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Intorno alla \"Vita ritrovata\" di san Francesco edita da Jacques Dalarun, in Collectanea...

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Collectanea Franciscana 86 (2016) 269-289 Aleksander Horowski INTORNO ALLA “VITA RITROVATA” DI SAN FRANCESCO EDITA DA JACQUES DALARUN I lettori di lingua italiana possono godere, da alcuni mesi ormai, la traduzione (ad opera di Filippo Sedda) di una “nuova” Vita di san Francesco, scritta da Tommaso da Celano su commissione di fra Elia da Cortona, mentre questi ricopriva l’ufficio di ministro generale dell’Ordine 1 . La notizia sul fortunato ritrovamento del piccolo codice manoscritto (ora il ms. NAL 3245 della BnF di Parigi), contenente una Vita inedita di san Francesco, scritta da Tommaso da Celano, ha fatto ormai il giro del mondo. Il testo è stato identificato come la versione integrale di ciò che, tramite vari estratti ad uso liturgico, si cono- sceva finora con il titolo di Legenda umbra (o Legenda neapolitana) 2 . Prima che ve- nisse pubblicata l’edizione critica del testo latino 3 , l’editore ne ha dato alla stampa la versione francese 4 che è stata recensita da Felice Accrocca (CF 85 [2015] 295-296). 1 Jacques Dalarun, La Vita ritrovata del beatissimo Francesco. La leggenda sconosciuta di Tommaso da Celano, (Presenza di san Francesco, 58) [Piazza Sant’Angelo, 2; I-20121] Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2015. 18 cm, 164 p. (€ 10,00) ISBN 978-88-7962-250-9. 2 Dopo le prime edizioni pubblicate negli anni Venti e Trenta del XX secolo da Michael Bihl e Giuseppe Abate, si deve proprio a Jacques Dalarun la nuova edizione critica, preceduta da un ampio studio, in cui veniva proposto come autore della Legenda Tommaso da Celano: Vers une résolution de la question franciscaine: la Légende ombrienne de Thomas de Celano, Paris 2007; edizione italiana corretta ed aggiornata: Oltre la questione francescana: la leggenda nascosta di san Francesco (La “Leggenda umbra” di Tommaso da Celano) (Fonti e ricerche, 21), Padova 2009. L’i- potesi di paternità ha avuto ora un’inaspettata conferma nella lettera dedicatoria della Vita brevior. 3 Jacques Dalarun, Thome Celanensis Vita beati patris nostri Francisci (Vita brevior). Présen- tation et édition critique, in Analecta Bollandiana 133 (2015) 23-86. 4 Jacques Dalarun, La Vie retrouvée de François d’Assise, Paris 2015.
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Collectanea Franciscana 86 (2016) 269-289

Aleksander Horowski

INTORNO ALLA “VITA RITROVATA” DI SAN FRANCESCO

EDITA DA JACQUES DALARUN

I lettori di lingua italiana possono godere, da alcuni mesi ormai, la traduzione (ad opera di Filippo Sedda) di una “nuova” Vita di san Francesco, scritta da Tommaso da Celano su commissione di fra Elia da Cortona, mentre questi ricopriva l’ufficio di ministro generale dell’Ordine1.

La notizia sul fortunato ritrovamento del piccolo codice manoscritto (ora il ms. NAL 3245 della BnF di Parigi), contenente una Vita inedita di san Francesco, scritta da Tommaso da Celano, ha fatto ormai il giro del mondo. Il testo è stato identificato come la versione integrale di ciò che, tramite vari estratti ad uso liturgico, si cono-sceva finora con il titolo di Legenda umbra (o Legenda neapolitana)2. Prima che ve-nisse pubblicata l’edizione critica del testo latino3, l’editore ne ha dato alla stampa la versione francese4 che è stata recensita da Felice Accrocca (CF 85 [2015] 295-296).

1 Jacques Dalarun, La Vita ritrovata del beatissimo Francesco. La leggenda sconosciuta di Tommaso da Celano, (Presenza di san Francesco, 58) [Piazza Sant’Angelo, 2; I-20121] Milano, Edizioni Biblioteca Francescana, 2015. 18 cm, 164 p. (€ 10,00) ISBN 978-88-7962-250-9.

2 Dopo le prime edizioni pubblicate negli anni Venti e Trenta del XX secolo da Michael Bihl e Giuseppe Abate, si deve proprio a Jacques Dalarun la nuova edizione critica, preceduta da un ampio studio, in cui veniva proposto come autore della Legenda Tommaso da Celano: Vers une résolution de la question franciscaine: la Légende ombrienne de Thomas de Celano, Paris 2007; edizione italiana corretta ed aggiornata: Oltre la questione francescana: la leggenda nascosta di san Francesco (La “Leggenda umbra” di Tommaso da Celano) (Fonti e ricerche, 21), Padova 2009. L’i-potesi di paternità ha avuto ora un’inaspettata conferma nella lettera dedicatoria della Vita brevior.

3 Jacques Dalarun, Thome Celanensis Vita beati patris nostri Francisci (Vita brevior). Présen-tation et édition critique, in Analecta Bollandiana 133 (2015) 23-86.

4 Jacques Dalarun, La Vie retrouvée de François d’Assise, Paris 2015.

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Sono seguite ad essa le versioni divulgative in spagnolo5 e in inglese6, mentre sono in preparazione le traduzioni in tedesco, ungherese, croato e polacco.

La seconda edizione francese e la sua corrispondente edizione italiana7 sono munite di un apparato di note e di commenti molto più ricchi rispetto all’edizione latina, con qualche piccola integrazione (per esempio viene aggiunto il riferimento biblico Lc 1, 66 al § 32; rimandi alle lettere pontificie e l’identificazione dei luoghi e delle persone), e soprattutto con una tavola sinottica che permette la comparazione con le principali agiografie francescane.

La parte iniziale della Vita brevior, suddivisa in nove lezioni destinate all’uso liturgico, è stata ormai pubblicata anche nel recente volume intitolato Franciscus Li-turgicus8. Nella stessa antologia viene ripubblicata anche la Legenda umbra, derivante dalla Vita brevior di Tommaso da Celano.

Questa Vita ritrovata è stata ormai oggetto di studio durante alcuni incontri ac-cademici, ad esempio, il 29 gennaio 2016, presso la Pontificia Facoltà Teologica San Bonaventura a Roma (Tommaso da Celano agiografo di san Francesco); il 31 marzo 2016, all’Università Cattolica di Milano (La “Vita intermedia di san Francesco” di Tommaso da Celano: storia di una scoperta annunciata); il 21 aprile 2016, alla Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani presso la Pontificia Università “Antonia-num” in Roma (Una nuova vita di san Francesco).

Spendiamo ora qualche parola a proposito del titolo dell’opuscolo, che possie-de alcune varianti. Nella rubrica della lettera dedicatoria leggiamo: “Incipit epistola super Vita beati Francisci” (coinciderebbe quindi con quella che conosciamo comu-nemente come Vita prima). Nella prima frase della stessa lettera, subito dopo l’indi-rizzo, l’autore usa anche l’espressione “Gloriosissimi patris nostri Francisci vita”, ma questa si riferisce in realtà alla Vita prima9. La rubrica dell’opuscolo vero e proprio,

5 La nueva vida de Francisco de Asís. Tomás de Celano (Colección Hermano Francisco, 62), Oñate 2015.

6 The Rediscovered Life of St. Francis of Assisi Thomas of Celano, translated by Timothy J. Johnson, St. Bonaventure NY 2016.

7 Thomas de Celano, La Vie de notre bienheureux père François, traduction française anno-tée et concordances par Jacques Dalarun, in Études Franciscaines n.s. 8 (2015) 187-285; J. Da-larun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco [traduzione italiana a cura di Filippo Sedda], in Frate Francesco n.s. 81 (2015) 289-386.

8 Franciscus Liturgicus: Editio fontium saeculi XIII, a cura di Filippo Sedda con la collabora-zione di Jacques Dalarun, Padova 2015, 85-96.

9 “Gloriosissimi patris nostri Francisci vitam quam, domino papa Gregorio iubente, sed te, pater, edocente, aliquantisper olim opere pleniori digessi, propter eos qui de verborum multi-tudine forte merito causabantur, te precipiente, nunc opusculo breviori perstrincxi (!) et summa

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invece, propone il titolo un po’ modificato: “Incipit Vita beati patris nostri Francisci”. Sorprende quindi che nella versione italiana leggiamo (in copertina e in frontespi-zio): “Vita… del beatissimo Francesco”. È invece del tutto comprensibile il titolo edi-toriale che rende l’intenzione dell’autore e che aiuta ad evitare eventuali equivoci, ossia Vita brevior oppure Vita brevis10.

La datazione e la relazione ad altre “Vitae”

A proposito della cronologia delle opere agiografiche dedicate a san Francesco, Dalarun afferma nella Premessa:

Quanto alla Vita di san Francesco di Giuliano da Spira, che ha conosciuto un notevole successo in Francia, mi sembra ora possibile verificare che a sua volta sia stata redatta attingendo alle due opere di Tommaso da Celano, la lunga e la breve: la lunga per aver più dettagli; la breve perché, essendo più recente, offre informazioni − sulla traslazione del 1230 per esempio − che mancavano al suo modello. Vita del beato padre nostro Francesco di Tommaso da Celano, Leggenda ad uso del coro, Vita di san Francesco di Giuliano da Spira: questi tre testi, intimamente legati, furono tutti composti dal 1232 al 1239, sotto il generalato di frate Elia e − sarei ormai tentato di pensare − già nei primi anni del suo mandato. Ma la Vita ritrovata assume un valore aggiunto quando si afferma − come credo sia lecito fare − che è stata, in assoluto, la seconda biografia scritta su Francesco d’Assisi e la prima mai scritta ad uso specifico dei frati Minori11.

Nell’introduzione apparsa su Frate Francesco, l’Editore precisa inoltre:

…essa è più lunga della Vita di san Francesco di Giuliano da Spira […]. Attenti paralleli testuali provano che essa è il modello esclusivo della Leggenda corale, un tempo attri-buita a Tommaso da Celano, uno dei modelli della Vita di san Francesco di Giuliano da Spira a parità con la Vita del beato Francesco, una delle fonti della Leggenda dei tre compagni…12.

E, nella nota 26 alla stessa pagina, aggiunge:

dumtaxat et expedientia queque, pluribus obmissis, sermone succincto et compendiose scribere procuravi”.

10 D’ora in poi si useranno le seguenti sigle: VB − Tommaso da Celano, Vita brevior; VbF − Tommaso da Celano, Vita beati Francisci (cosiddetta Vita prima); VBm − Vita brevior, sezione dei Miracoli; VsF − Giuliano da Spira, Vita sancti Francisci.

11 La Vita ritrovata, 11-12. − L’evidenziazione in neretto è mia.12 J. Dalarun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco, 293.

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Ora che si dispone della VB al completo, è più economico supporre che Giuliano abbia utilizzato congiuntamente VbF e VB per comporre la sua VsF, piuttosto che pensare che Tommaso si fosse ispirato sia a VbF che a VsF per produrre la sua Vita abbreviata13.

Dopo un’attenta lettura del testo (dovuta soprattutto al fatto di dover tradur-re la Vita brevior in polacco), mi trovo in disaccordo con Jacques Dalarun in molti punti della sua ricostruzione dell’origine di questa biografia di san Francesco, condi-videndo invece la posizione di mons. Felice Accrocca14, che cioè la Vita brevior è da considerarsi posteriore alla VsF di Giuliano da Spira e che Tommaso l’avrebbe com-posta verso la fine del generalato di Elia. Credo di poter ora rafforzare tale ipotesi con ulteriori argomenti.

Nel § 55 della Vita brevior incontriamo infatti un passo inedito, in cui il Cela-nese presenta la figura di Giovanni Parenti, generale dell’Ordine dal 1227 al 1232, e lo ricorda come ormai defunto. Un passo interessante anche perché non sarà ri-preso dalle biografie successive. Se l’identificazione di “frater Iohannes de Ordine Minorum” che appare in un documento sottoscritto nel 1237 dalla regina Adelasia di Torres, giudicessa di Gallura, è corretta15, allora Giovanni Parenti morì non prima di quell’anno, e quindi avremmo un importante dato per la datazione della Vita bre-vior agli ultimi due anni del generalato di Elia e dunque dopo la Vita sancti Francisci composta da Giuliano da Spira. Convince perciò poco la nota dell’editore, secondo cui Giovanni morì forse “nel 1232, cosa che avrebbe lasciato campo libero al suo successore”16, cioè all’elezione di Elia.

Tale datazione spiegherebbe inoltre meglio la scarsa diffusione della Vita bre-vior. In effetti, se Tommaso l’avesse composta poco prima della deposizione di Elia, il tempo per copiarla e distribuirla nelle province dell’Ordine sarebbe stato effetti-vamente esiguo17, tenuto conto anche del fatto che poco dopo sarebbe stata compi-lata la Legenda ad usum chori e successivamente sarebbe arrivata anche la richiesta

13 Ibidem.14 Mi riferisco al suo intervento del 21 aprile alla PUA, che sarà pubblicato nella rivista Frate

Francesco.15 Si tratta di una scoperta di Umberto Zucca. Cf. Filippo Sedda, Parenti, Giovanni, in DBI,

t. 81, Roma 2015, sub voce, con il rimando a un’ulteriore bibliografia. La voce è consultabile anche on-line sul sito www.treccani.it.

16 J. Dalarun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco, 326 (nota 335).17 Non voglio fantasticare su un eventuale (ma poco probabile) boicottaggio della Vita bre-

vior dalla parte dei frati. Dal momento che Elia non convocava i capitoli generali, non poteva avvenire un’approvazione della Vita brevior come leggenda ufficiale in questo modo (come avverrà poi nel caso delle due Legendae scritte da Bonaventura). Il ministro generale poteva però farla co-

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di Crescenzio da Jesi che ordinava il completamento della Vita beati Francisci, che avverrà con la stesura del Memoriale. La damnatio memoriae nei confronti di Elia, avvenuta in seguito alla sua scomunica, non costituiva invece un ostacolo insormon-tabile per la sopravvivenza della Vita brevior e ciò per due motivi. Il primo è che la lettera dedicatoria si poteva facilmente togliere (e, del resto, non abbiamo neanche la certezza se era contemplata come parte integrante della Vita)18. Il secondo motivo è che la presenza del nome dell’ex ministro generale non danneggiò in alcun modo la sopravvivenza e la diffusione della VbF, come testimonia per esempio il codice del monastero cistercense di Osek in Boemia19, che sostituisce il nome di Elia con l’espressione “frater illius”20. La stessa operazione si nota nel breviario delle clarisse di Breslavia ( Wrocław, BU, ms. I.Q.252), forse addirittura con più coerenza21.

Vale la pena ricordare inoltre che lo stesso Dalarun, nella sua lunga disquisizione dedicata alla datazione della Legenda umbra (che ora sappiamo essere un estratto della Vita brevior), proponeva come arco di tempo più probabile il periodo tra il 1237 e il 124422; oppure, appunto, tra il 1237 e il 1239 (ibidem, 178).

La priorità cronologica dell’opera di Giuliano può essere anche supportata dal fatto che essa sia rimasta incompleta. Manca la sezione dei miracoli postumi, annun-ciata nel § 46 e nel § 56. Ciò spiegherebbe bene il motivo, per cui Tommaso riprenda a scrivere una nuova vita abbreviata. A questo punto occorre precisare che la VB, anche se nel suo insieme (ossia insieme ai miracoli postumi) è più lunga della VsF, tuttavia se paragoniamo solo il paragonabile, ossia la parte biografica fino alla descri-zione del transito, della canonizzazione e della traslazione, allora risulta più concisa

piare e inviare gli exemplaria ad ogni ministro provinciale. Sembra però che ciò non sia avvenuto proprio per la mancanza di tempo necessario per eseguire le copie.

18 Basti pensare che nel caso analogo della Legenda ad usum chori è solo il codice 338 del Fondo Antico Comunale di Assisi a trasmetterne il prologo.

19 Manoscritto conservato ora probabilmente nell’Archivio Statale di Litoměřice (Státní oblastní archiv v Litoměřicích), dove confluì il patrimonio librario dei cistercensi di Osek.

20 VbF 109, l. 5 (AF X, 84).21 Si veda il testo dell’ufficio pubblicato in questo fascicolo di Collectanea Franciscana.22 J. Dalarun, Oltre la questione francescana, 167-217 (qui: 210). Trovo particolarmente im-

portante, valida e convincente la datazione del testo basata sul racconto del miracolo della reclusa (suor Prassede): il tempo della sua reclusione viene definito come “per triginta iam fere annos” nella VB (§ 73) e nella Legenda umbra (§ 39, ed. Dalarun, p. 298, lin. 5; testo attestato concorde-mente dal ms. 227bis di Terni e dal ms. 338 di Assisi), mentre nel Tractatus de miraculis (§ 181, in AF X, 324) si legge “per quadraginta iam fere annos”; quindi la Legenda umbra, o piuttosto la sua fonte ossia la Vita brevior, fu composta circa dieci anni prima del Tractatus. Cf. ibidem, 172-176.

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rispetto a quella scritta da Giuliano (come avremo la possibilità di dimostrare più avanti, mettendo a confronto i testi).

Un altro valido argomento a sostegno della datazione della VB per gli ultimi anni del generalato di Elia è stato presentato da Felice Accrocca. Lo studioso nota, infatti, che la VB omette la scena davanti al vescovo Guido I di Assisi, in cui Fran-cesco si sottomette all’autorità vescovile. Tale scena è invece presente sia nella VbF 14-15, sia nella VsF 9. Ciò si deve al contesto storico in cui si trova l’Ordine minori-tico alla fine degli anni Trenta del Duecento, quando s’intensificano i dissapori con il clero diocesano. I frati quindi vogliono sottolineare la loro esenzione dal potere vescovile e la dipendenza diretta dall’autorità pontificia, anche a costo di cancellare la memoria di un evento importante nella vita del santo fondatore.

Inoltre − come sottolinea pure Felice Accrocca − la VB attenua di più (rispetto alla VsF) la “dissolutezza” di Francesco, e ciò rientra nel processo di un graduale mi-glioramento dell’immagine dei genitori di Francesco e della sua giovinezza, visibile lungo tutte le biografie del Santo23.

Sempre Felice Accrocca ha osservato che la VsF di Giuliano non possiede nessuno dei nuovi episodi, inseriti nella VB24. Si tratta di sette nuovi fatti, assenti nella VbF e ignorati anche da Giuliano, che elenco qui, segnalando l’eventuale riutilizzo nelle successive biografie di san Francesco (limitandomi solo a quelle più affini)25:

− alcuni abitanti di Assisi sperimentano i benefici della generosità di Francesco dopo un suo viaggio di affari (VB 2) − cf. Legenda trium Sociorum 326;− la “ricca” mensa in un eremo (VB 28) − cf. Memoriale 61 (AF X, 167-168; ed. Accrocca − Horowski, n. 53, p. 118-121); Compilatio assisiensis 74, 1-1727;

23 Cf. Memoriale 3 (AF X, 131-132; Thomas de Celano, Memoriale: Editio critico-synoptica duarum redactionum ad fidem codicum manuscriptorum, curaverunt Felice Accrocca – Aleksander Horowski, [Subsidia scientifica franciscalia, 12], Roma 2011, n. 2.1-2.4, p. 19-21); Felice Accroc-ca, Un santo di carta. Le fonti biografiche di san Francesco d’Assisi, Milano 2013, 219-250.

24 Ritengo che la narrazione della traslazione delle reliquie (VB 96) sia modellata sul testo di Giuliano (VsF 75-76).

25 Cf. le Concordanze compilate da J. Dalarun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco, 373-381. Più novità (che però non possono trovare, per ovvie ragioni, alcun ri-scontro nella VsF) si trovano nella sezione dei miracoli. Sui 72 miracoli postumi (VBm 1-74) ben 33 sono nuovi, ossia non attinti dalla terza sezione della VbF. Tutti quanti confluiranno poi nel Tractatus de miraculis, aggiunto alla stesura definitiva del Memoriale.

26 Edizione: Théophile Desbonnets, Legenda trium Sociorum: édition critique, in AFH 67 (1974) 91. Non si tratta però della ripresa dalla Vita brevior, bensì di un racconto autonomo.

27 “Compilatio Assisiensis” dagli scritti di fr. Leone e Compagni su s. Francesco d’Assisi: Dal ms. 1046 di Perugia II edizione integrale riveduta e corretta con versione italiana a fronte e varianti, a

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− Giovanni Parenti, accolto nell’Ordine (VB 55) − passo assente in altre biografie;− un contadino ammonisce Francesco in viaggio (VB 59) − Memoriale 142 [red. R] (AF X, 212; ed. Accrocca − Horowski, n. 125.5-125.8, p. 237-239);− Francesco, prima della conversione, mendica davanti alla basilica di S. Pietro a Roma (VB 61) − Memoriale 8 (AF X, 135; ed. Accrocca − Horowski, n. 5.1, p. 28-29); Legenda trium Sociorum 1028;− Francesco chiede al cardinale Ugo (il futuro Gregorio IX) di promuovere Rainaldo di Ienne (il protettore dei minori e poi papa come Alessandro IV) alla dignità di vescovo (VB 80) − passo assente in altre biografie.

Come spiegare questa totale “disattenzione” di Giuliano nei confronti di tutte le novità di Tommaso? E poi, allo stesso tempo nella VsF non manca nessuno de-gli eventi che dalla Vita beati Francisci sono trasmigrati nella VB. Non è forse più economico affermare che l’agiografo tedesco non conosceva la Vita brevior, mentre stendeva la Vita sancti Francisci, ma − al contrario − il Celanese, rimettendo mano all’opera, aveva ormai a disposizione l’epitome di Giuliano?

Diversamente da quanto afferma l’Editore29, ho constatato inoltre che non è nuovo né inedito il contenuto del § 48 della Vita brevior, che corrisponde a VsF 51, dove Giuliano rielabora l’informazione proveniente dalla VbF 63 (oggetti toccati da Francesco avevano il potere di guarire le persone a distanza), come risulta dal con-fronto tra i tre testi nella tabella sottostante.

cura di Marino Bigaroni (Pubblicazioni della Biblioteca Francescana Chiesa Nuova – Assisi, 2), S. Maria degli Angeli − Assisi 1992, 204-208.

28 Edizione: Th. Desbonnets, in AFH 67 (1974) 96-97. A differenza di Jacques Dalarun sono convinto che né la Legenda trium sociorum, né il Memoriale dipendono a questo punto dal passo VB 61. I due testi, infatti, non solo arricchiscono questo episodio, aggiungendo il fatto delle generose offerte che Francesco pone sulla tomba di san Pietro, ma presentano come motivo del viaggio il pellegrinaggio non gli affari mercantili (Vita brevior). Bisogna quindi riconoscere che, componendo il Memoriale, Tommaso corregge il punto di vista che aveva presentato nella Vita brevior, servendosi ora della versione che ritiene più attendibile, ossia quella pervenutagli in segui-to alla raccolta delle testimonianze ordinata da Crescenzio da Jesi e che è confluita nella Legenda trium Sociorum. Marco Bartoli (Francesco e i poveri a Roma, in Frate Francesco ns 82 [2016] 185-194) conclude similmente che “i due testi non dipendono l’uno dall’altro, e forse non dipendono nemmeno da un archetipo comune perché le differenze letterarie sono molto rilevanti” (ibidem, p. 190).

29 Cf. J. Dalarun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco, 323 (nota 307, dove lo studioso dice: “ripreso in VsF 51”) e p. 376 (Concordanze).

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Tommaso, VbF 63 e 64 Giuliano, VsF 51 Tommaso, VB 48

Et quod magis est admirandum, si rem aliquam manu tangeret sanctus pater, per eam etiam nonnullis sanitas reddebatur (VbF 63). […] Haec autem in absentia beati Francisci fiebant, et his multo plura, quae a nobis non possent sermone longissimo aliquatenus explicari. Verum de iis, quae per eius praesentiam operari dignatus est Dominus Deus noster, pauca quaedam huic operi breviter inseremus (VbF 64).

Haec et his similia plura per beati Francisci non solum corporalem praesentiam gesta sunt, verum etiam, si qua fortasse vel manu contingeret, erant in eius absentia contra diversas clades salubre remedium.

Hec et his similia plura per corporalem presentiam servus Christi operabatur, sed − quod magis est admirandum − per ea que ipsius manu contigerat diversis hominum cladibus Dominus succurrebat.

L’ultimo argomento a sostegno della priorità cronologica della VsF di Giuliano rispetto alla VB, che mutuo dal già ricordato intervento di Felice Accrocca, riguarda la durata del soggiorno di Francesco e dei primi compagni a Orte dopo l’incontro con Innocenzo III. Lo studioso ha notato che la VbF parla di un periodo di quindici giorni. Giuliano da Spira, volendo sottolineare la somiglianza tra i dodici frati e il collegio apostolico, allunga questo tempo fino a quaranta giorni (come quelli tra-scorsi da Gesù nel deserto prima di iniziare la sua predicazione). Nella VB, invece, Tommaso toglie il numerale, sostituendolo con l’espressione generica “alcuni”, il che trova una spiegazione molto plausibile proprio nel dubbio che è sorto in lui, dopo aver letto il testo di Giuliano; mentre sembra improbabile che il Celanese sia passato da “quindici” ad “alcuni” senza la “mediazione” del suo confratello tedesco30.

30 (VbF 34-35): “Sumptoque cibo, et ex ipso non modicum confortati, venientes ad quemdam locum prope civitatem Ortensem, ibidem fere per dies quindecim sunt morati. […] Coeperunt propterea cum sancta paupertate ibidem habere commercium, et in defectu omnium quae sunt mundi nimium consolati, disponebant, sicut ibi erant, ei ubique perpetuo adhaerere. Et quia deposita omni solicitudine terrenorum, sola eos divina consolatio delectabat, statuunt et confirmant, nullis tribulationibus agitati, nullis impulsi tentationibus, ab eius amplexibus re-silire”. (VsF 22): “Venerunt ergo ad locum quemdam solitarium prope civitatem Ortensem, ubi quibusdam eorum in eadem civitate mendicantibus, in magna necessariorum penuria fere per dies quadraginta manserunt, ibique cum ingenti gaudio sanctae paupertatis initia renovantes, pacto illam perpetuo firmaverunt”. (VB 16): “Venerunt proinde ad quendam locum prope civitatem Ortensem ibique per dies aliquot commorantes, cum nichil terrene consolationis haberent, solius

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Ho tentato di esaminare in maniera comparata anche la struttura delle tre Vitae di san Francesco. A questo scopo sono utili non solo le già menzionate concordanze compilate da Jacques Dalarun31, ma anche (per la Vita sancti Francisci di Giuliano da Spira) quelle pubblicate da Daniele Solvi32. Infatti, nella parte che racconta gli eventi più importanti della vita di san Francesco ordinati in maniera cronologica (cioè dal-la conversione all’approvazione pontificia e poi i due ultimi anni, fino alla morte e canonizzazione) le tre Vitae sono pressoché concordi e parallele, mentre nella parte centrale che riguarda le virtù, i miracoli e la predicazione di Francesco, si notano − rispetto alla VbF − diversi spostamenti sia nella Vita brevior, sia nella VsF. Osservia-molo ora prendendo come punto di riferimento i capitoli VI-XII della leggenda di Giuliano da Spira (VsF 32-59).

Giuliano Tommaso da CelanoVsF VbF VB32 51-52 27-3033 53-54 3134 55 5235 56 5336 57 5437 58 3638 59 3739 60 3840 61 39-4041-42 77 6343 79 6344 80 6444a 82 6645 76 6246 62 32-3347 65 4148 66-67 42-4449 68 4550 69-70 46-4751 63 48-4952 64 50

sacrate paupertatis eos delectabat amplexus. Pepigerunt cum ea fedus, ut ei dulcius adhererent, pacto perpetuo firmaverunt”.

31 J. Dalarun, Tommaso da Celano, la Vita del beato padre nostro Francesco, 373-381.32 Daniele Solvi, Officina Franciscana: Testi, sinossi e indici delle Fonti francescane con grafici,

mappe e tabelle (Edizione Nazionale dei Testi mediolatini, 12), Firenze 2005.

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53-54 84-86 66-6755 86-87 68-6956 70 5157 71-72 5758 72-73 57-58

Al livello della macrostruttura, quindi, si può notare il riordinamento di alcuni episodi, e ciò avviene a volte solo nella VsF (§ 41-46 − il rapporto con le creature, le riverenza per la parola di Dio, la compassione con i poveri; § 53-55 − la celebra-zione del Natale a Greccio) oppure solo nella VB (§ 52-54 − il viaggio dai saraceni e il ritorno alla Porziuncola), mentre ci sono pure dei casi, dove sia la VsF sia la VB riposizionano nella stessa sequenza gli episodi provenienti dalla VbF (VsF 51-52 = VB 48-50 − le guarigioni fatte mentre Francesco era in vita). Questi dati però di-mostrano soltanto che le due vite abbreviate non dipendono immediatamente − al livello del piano generale − l’una dall’altra, ma piuttosto dalla VbF (mentre rimane il dubbio su quei tre paragrafi ricollocati allo stesso modo).

La relazione tra le tre Vitae si presenta diversamente, se osserviamo la micro-struttura delle pericopi parallele, ossia il loro ordine interno e le dipendenze testuali e concettuali. L’analisi sinottica di un passo che presenta la predicazione di Francesco nelle due Vitae del Celanese e in quella di Giuliano (VbF 62, VsF 46 e VB 32-33) rivela infatti che, all’interno di un singolo episodio, Giuliano da Spira non altera mai la successione delle frasi presenti nel passo corrispondente della VbF. Inoltre, il testo della VB risulta quasi sempre il più conciso delle tre Vitae. Pare che Tommaso si sia servito della VsF di Giuliano, perché già epitomata, abbreviandola ulteriormente e mutuando da essa il nuovo vocabolario in cui spesso riecheggia l’Ufficio ritmico (perciò tale testo era più adatto alla creazione di una leggenda liturgica che dove-va essere letta insieme all’Ufficio). Nella tabella sottostante ho messo in evidenza le espressioni che si ripetono nei passi paralleli. La frase che parla dei trenta uomini che al contempo scelgono la vita della penitenza dopo la predicazione di san Francesco, nella VB subisce lo spostamento, ma riprende il vocabolario di Giuliano e accetta an-che un altra modifica, cioè quella dell’avverbio “aliquotiens” al posto dell’originario “tunc temporis” (VbF). In questo caso però Tommaso aggiunge una nuova citazione biblica (Lc 1, 66) che gli permette di descrivere san Francesco come un nuovo Gio-vanni Battista. Un altro spostamento di frase si registra alla fine dell’episodio, dove Tommaso riassume in maniera molto condensata il testo di Giuliano, visto che al posto dell’espressione “fides Ecclesiae” abbiamo la “fides catholica”. Il fenomeno più importante però si può osservare all’inizio della stessa frase, dove la VB connette in-sieme due espressioni: l’una proveniente dalla VbF (insignia sanctitatis), l’altra dalla VsF (miraculorum prodigia). Ora, la presenza di quest’ultima espressione è giustifica-

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bile solo all’interno della struttura della VsF, dove immediatamente segue una serie di miracoli operati da san Francesco ancora in vita, mentre nelle due vitae di Tommaso si passa alla questione della stima di Francesco verso i sacerdoti.

Nell’introduzione possiamo osservare inoltre un altro fenomeno che prova la di-pendenza diretta di Giuliano dalla VbF: queste due Vitae, infatti, a differenza della VB, descrivono la predica agli uccelli prima e non dopo il passo che stiamo analiz-zando; essa si trova cioè nella VbF 58 e nella VsF 37 (mentre nella Vita brevior il fatto viene riferito nel § 36), perciò Giuliano, sulla scia della Vita beati Francisci, offre un co-ordinamento temporale dei fatti, rimandando all’episodio già descritto (ut dictum est).

Tommaso da Celano, VbF 62 Giuliano da Spira, VsF 46 VB 32-33Tempore illo in quo, sicut dictum est, venerabilis pater Franciscus volucribus praedicavit, civitates et castella circuiens et ubique benedictionem semina spargens, ad civitatem Esculanam applicuit.

Sanctus vir Dei Franciscus, eo tempore quo, ut dictum est, volucribus praedicavit, per civitates et castella longe lateque circuiens,

In qua cum verbum Dei more solito ferventissime loqueretur, immutatione dexterae Excelsi, tanta gratia et devotione pene universus populus est repletus, ut ad audiendum et videndum eum anhelantes omnes se invicem conculcarent.

Crescebat cotidie nutu Dei fides et devotio populi et ad videndum eum omnes tanto desiderio concurrebant ut se invicem multotiens conculcarent.

Nam et triginta viri, clerici et laici, tunc temporis ab ipso sanctae religionis habitum susceperunt.

tantorum divina virtute ad poenitentiam corda commovit, quod et aliquoties ad religionis habitum simul triginta recepit.

[spostato e rifatto]

Tanta erat fides virorum et mulierum, tanta devotio mentis erga sanctum Dei, ut felicem se pronuntiaret qui saltem vel vestimentum eius contingere potuisset.

Tanto namque desiderio turmatim populus confluebat ad ipsum, ut si quis vel eius vestimenta contingere posset, felicem se prae devotione permaxima reputaret.

Etiamsi quis saltem vestimentum eius tangere posset, felicem se ob devotionem nimiam reputabat.

Etenim manus Domini erat cum illo, corda hominum ad penitentiam movens, ita ut triginta viri insimul in loquo uno aliquotiens religionis habitum susciperent.

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Ingrediente ipso aliquam civitatem, laetabatur clerus, pulsabantur campanae, exsultabant viri, congaudebant feminae, applaudebant pueri, et saepe, ramis arborum sumptis, psallentes obviam ei procedebant.

Introeunte ipso civitatem aliquam vel castellum, pulsatis illum campanis solemniter exceperunt, et cum ingenti gaudio adventui eius unanimiter applaudentes, obviam sibi quandoque cum ramis arborum processerunt.

Ingrediente ipso aliquam civitatem vel castellum, pulsatis campanis, illum populi sepius sollempniter exceperunt, universi obviam sibi cum ramis arborum procedentes.

Confundebatur haeretica pravitas, extollebatur fides Ecclesiae, et fidelibus iubilantibus, haeretici latitabant.

Confundebatur haeretica pravitas, fides extollebatur catholica, quam non solum hic sanctus vita magnificavit et verbis,

[spostato e compendiato]

Nam tanta in eo apparebant insignia santitatis, quod nemo se illi audebat verbis opponere, cum ad ipsum solummodo respiceret frequentia populorum.

sed et plurimis extulit miraculorum prodigiis. Nam et omnem languorem, divini nominis invocata virtute curavit, verbo magnifice daemones effugavit, nullaque oranti necessitatis seu periculi difficultas obsistere potuit. Cuius miracula etsi prolixiori tractatui reservemus, pauca tamen huic opuscolo breviter inseremus.

Nam, propter eius insignia sanctitatis et miraculorum prodigia,

confundebatur heretica pravitas, extollebatur fides catholica.

La sinossi della predica agli uccelli presso Bevagna (VbF 58, VsF 37, VB 36), alla quale si ricollega il precedente passo della VbF e della VsF, con ancora più evidenza dimo-stra il processo di una graduale e costante abbreviazione del testo che va dalla VbF attra-verso la VsF fino alla VB. Il § 35 della VB può considerarsi essenzialmente un’introduzio-ne al paragrafo seguente, in cui Tommaso riassume due passi della Vita scritta da Giulia-no: VsF 33 e VsF 37, mettendo insieme le espressioni “ad summum apicem pertingere”33 e “columbina simplicitate plenissimus”. A sua volta, Giuliano riprenderà questa sequenza di parole dalla Vita brevior, mentre ne epitomerà il testo per compilare la Legenda ad usum chori (§ 7)34. Si tratterebbe quindi di un continuo processo di abbreviazione delle

33 “In omni genere perfectionis usque ad summum apicem pertingere cupiens, favorem summopere devitabat humanum…” VsF 33 (AF X, 351).

34 Rimando qui alle puntuali ed illuminanti analisi di Eleonora Rava e Filippo Sedda, Sulle tracce dell’autore della “Legenda ad usum chori beati Francisci”. Analisi lessicografica e ipotesi di attribuzione, in

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leggende sanfrancescane: dalla VbF, attraverso la VsF e la VB, fino alla Legenda ad usum chori, come un testo più conciso, destinato alle letture dell’Ufficio divino.

Nei tre passi paralleli che paragoniamo, l’uso della forma volgarizzante Beva-nium (al posto del nome latino classico Mevanium) appare solo nella Vita brevior35. Quello che ritengo più importante è però un significativo spostamento: il racconto del passaggio di Francesco tra gli uccelli che non volano via nonostante egli tocchi con la tonaca le loro teste e i loro corpi, viene riferito, nella VbF e nella VsF, dopo le parole della predica, mentre la VB non solo trasferisce questo fatto prima della predica, ma anche sensibilmente modifica il testo (Et inter eas vadens et veniens, cum tunica sua et capita earum tangebat et corpora), che prima usava le parole “transiens per medium illarum” e il verbo revertere (revertebatur − VbF; revertens − VsF). La VB è anche l’unico testo che − trasmettendo il testo della predica − definisce gli uccelli come creature “libere”, anziché “nobili”, come invece fanno le due Vitae più antiche. Infine, anche la conclusione del racconto sembra essere un apporto originale di Giuliano, assente nella VbF, ed epitomato dalla VB.

Tommaso da Celano, VbF 58 Giuliano da Spira, VsF 37 Tommaso da Celano, VB 35-36Beatus Franciscus, vir columbina simplicitate plenissimus,

(35) Ad summum perfectionis apicem vir iste pertingere meruit, quando, columbina simplicitate plenissimus, volucres, bestias atque pissces sibi frequenter obedire, experientia teste, cognovit.

Interea dum, sicut dictum est, multi appositi sunt ad fratres, beatissimus pater Franciscus iter faciebat per vallem Spoleta-nam. Qui ad locum quemdam applicuit prope Mevanium, in quo diversis generis congregata erat avium maxima multitudo, columbarum videlicet, corni-cularum et aliarum quae vulgo monaclae vocantur.

dum more solito quadam vice per vallem Spoletanam transitum faceret, accidit ut non longe a castello, cui nomen Mevanium, multitudinem magnam diversi generis avium convolasse videret.

(36) Nam cum tempore quodam transitum faceret per vallem Spoletanam, prope Bevanium ad quendam locum applicuit, in quo diversi generis avium maxima multitudo convenerat.

Archivum Latinitatis Medii Aevi 69 (2011) 107-175, in particolare: 122-124, 129-130 e 157 (tabella 19). Il testo, nella versione epitomata della Legenda ad usum chori 7 suona: “Ad summum perfectionis apicem sanctus iste pertingens, columbina simplicitate plenus, omnes creaturas ad Creatoris hortatur amorem. Praedicat avibus, auditur ab eis, tanguntur ab ipso, nec nisi licentiatae recedunt” (AF X, 122).

35 Tommaso userà tale forma anche in un altro episodio nel Memoriale. Cf. Memoriale 102.1 (ed. Accrocca − Horowski, 198-199).

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Has cum vidisset beatissimus servus Dei Franciscus, quia homo maximi fervoris erat, magnum etiam circa inferiores et irrationabiles creaturas pietatis atque dulcedinis gerens affectum, alacriter cucurrit ad eas, in via sociis derelictis. Cum autem satis prope iam esset, videns quod eum praestolarentur, ipsas more solito salutavit.

Et quoniam ob praecipuum Creatoris amorem miro in omnes etiam creaturas ducebatur affectu, sociis in via relictis, alacriter contra locum ubi stabant adunatae cucurrit, easque, prout ei consuetudinis erat, veluti rationis humanae participes salutavit.

Quas cum sanctus Dei vidisset, ob precipuum Creatoris amorem quia omnes creaturas amabat, alacriter cucurrit ad locum et eas, velud rationis participes, more solito salutavit.

Sed admirans non modicum, quomodo aves non surrexissent in fugam, uti facere solent, ingenti repletus gaudio, humiliter deprecatus est eas, ut verbum Dei deberent audire. Et inter plura quae locutus est eis, haec quoque adiunxit:

Videns autem quod propter ipsum loco non cederent, admirans usque ad illas accessit; sed nec tunc una quidem illarum, dum adveniret, abscessit. Repletus itaque gaudio magno, vir Dei sollicite illas ad audiendum Domini verbum intendere monuit, et his similia simpliciter eis inter alia plura proposuit:

Cumque aves non surgerent, ammiratione repletus, usque ad eas accessit. Et inter eas vadens et veniens, cum tunica sua et capita earum tangebat et corpora. Interim gaudio et ammiratione repletus, ut verbum Dei audirent sollicite ipsas ammonuit dicens:

“Fratres mei, volucres, multum debetis laudare Creatorem vestrum et ipsum diligere semper, qui dedit vobis plumas ad induendum, pennas ad volandum, et quidquid necesse fuit vobis. Nobiles vos fecit Deus inter creaturas suas et in puritate aeris vobis contulit mansionem, quoniam cum neque seminetis, neque metatis, ipse nihilominus sine omni vestra sollicitudine vos protegit et gubernat”.

“Fratres mei volucres, multum tenemini vestrum laudare et diligere Creatorem, qui plumis vos induit, qui pennis a terra vos subvehit, qui vobis inter creaturas nobilibus in puriore mansiones aëre tribuit; qui nec serentes nec metentes, nec in horrea congregantes, absque vestra sollicitudine vos enutrit et abundanter in omnibus quae vobis sunt opportuna providit”.

“Fratres mei volucres, multum debetis laudare Creatorem vestrum et ipsum diligere semper, qui plumis vos induit, pennas tribuit ad volandum, qui inter omnes creaturas liberas vos fecit et aeris vobis contulit puritatem. Non seminatis neque metetis et sine vestra sollicitudine vos gubernat”.

Ad haec aviculae illae, ut ipse dicebat et qui cum eo fuerant fratres, miro modo secundum naturam suam exsultantes, coeperunt extendere collum, protendere alas, aperire os et in illum respicere.

Ipsae vero aviculae, rostris apertis, alis collisque protensis, suo modo mirabiliter gestientes, sanctum Dei talia proponentem intuebantur, et verbis suis diligenter intendere videbantur.

Ad hec avicule ille, suo modo plurimum gestientes, ceperunt extendere collum, protendere alas, aperire hos et in illum respicere.

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Ipse vero transiens per medium illarum ibat et revertebatur, cum tunica sua capita earum contingens et corpora.

Sanctus vero Franciscus, per medium illarum transiens et revertens, tunica eas tangebat ut voluit;

(passo spostato prima del discorso rivolto agli uccelli e rielaborato [testo sottolineato])

Benedixit denique ipsis et, signo crucis facto, licentiam tribuit ut ad locum alium transvolarent.

nec illis quidem se prius a loco moventibus, donec benedictione cum signo crucis et licentia eis data, similiter ipse recessit.

Non sunt mote de loco, donec, signo crucis facto, ipsis licentiam et benedictionem dedit.

Beatus autem pater ibat cum sociis suis per viam gaudens, et gratias agebat Deo, quem omnes creaturae confessione supplici venerantur.

Tunc coepit se magnae negligentiae coram fratribus incusare, eo quod hactenus omiserat avibus praedicare. Igitur ab illo tempore vir Dei, cuius ori semper laus affuit, laus utique Salvatoris, non solum homines ut laudarent ipse laudans admonuit, sed et aves et bestias et quaslibet creaturas alias, fratrum vel sororum nominibus nuncupans ad omnium Conditoris laudem sollicitus invitavit.

Reversus ad fratres, quod olim non predicaverat avibus cepit se negligentie incusare.

Ab illo ergo die, aves et bestias et etiam insensibiles creaturas ad laudem et Creatoris amorem sollicitus ortabatur.

Condivido invece con Dalarun la posizione sulla posteriorità della Legenda ad usum chori rispetto alla Vita brevior. Ciò si può provare soprattutto sulla base di quei miracoli che sono assenti nella VbF, ma vengono inseriti ex novo nella VB (VBm 40-46; VBm 63-67 e 68) e successivamente epitomati, nello stesso ordine, nella Legenda ad usum chori (§ 15-16). Ritengo, infatti, che quest’ultima leggenda sia databile intorno al 1240, poco prima della riforma liturgica di Aimone da Faversham36.

Non ho potuto, infine, consultare il contributo di Paul Bösch che − come si può supporre − avrà analizzato le relazioni tra la Vita brevior, le opere di Giuliano da

36 Per la nuova edizione della Legenda ad usum chori (ora sotto il nome di Legenda liturgica Chicagensis) si veda il già ricordato volume Franciscus liturgicus, 111-123. Per le questioni relative alla datazione del codice Chicago, Newberry Library, ms. 24 (che determina la datazione della leggenda) si veda la posizione di Filippo Sedda, Prolegomena, in Franciscus liturgicus, 100-108, e la correzione di tale ipotesi, proposta nel mio contributo: Testi liturgici su san Francesco nel secolo XIII: A proposito del “Franciscus liturgicus” e delle “Fonti liturgiche francescane”, in CF 86 (2016) 291-334: 291-301.

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Spira e i vestigia della leggenda Quasi stella matutina37. Ad ogni modo, la ritrovata Vita brevior lascia ancora tanti interrogativi e tanti argomenti da esplorare.

La traduzione italiana

La traduzione italiana ad opera di Filippo Sedda è − a mio giudizio − scorrevole e bella. Il traduttore è riuscito a evitare la trappola di una versione schiava della lette-ra. Tuttavia ci sono alcuni piccoli passaggi da correggere:

Nel § 32, la frase “…una volta addirittura trenta uomini insieme…” dovrebbe suonare: “alcune volte addirittura trenta uomini insieme…”, perché il testo latino dice: “…triginta viri insimul in loquo (!) uno aliquotiens religionis habitum susci-perent …”.

Nel § 44, Sedda traduce il sostantivo caseata con “una porzione di formaggio”, ma si tratta piuttosto di una torta alla ricotta (dolce o salata che sia)38. Anche il con-testo del racconto favorisce questa interpretazione perché la preparazione della tor-ta, che esige l’azione di impastare e di dare all’impasto una forma regolare, rivela in maniera più evidente la perfetta guarigione della donna che soffriva per via dell’ar-trosi o della paralisi delle mani rispetto alla semplice azione di ritagliare una fetta di formaggio con il coltello.

Nel § 56, il traduttore scrive di Francesco presso Damietta: “…si gettò tra le braccia dei pagani” oppure “…si gettò tra i lacci dei pagani”39, mentre il testo latino recita: “…inter paganorum licias se ingessit”, perciò si dovrebbe tradurre: “…si infilò tra gli accampamenti fortificati dei pagani”40.

Osservazioni sull’edizione latina

Segnalo poi alcune osservazioni riguardanti l’edizione latina e il suo apparato, che sta dietro la traduzione italiana che abbiamo tra le mani e che è da tenere presente in ogni studio del testo.

37 Paul Bösch, Fragen zur neu entdeckten Franziskus-Quelle, in Wissenschaft und Weisheit 78 (2015). Il sito della casa editrice Aschendorff Verlag indicava l’apparizione di questo tomo della rivista solo nella data 17.05.2016.

38 Cf. Albert Blaise, Dictionnaire latin-français des auteurs du moyen-âge − Lexicon lati-nitatis medii aevi, praesertim ad res ecclesiasticas investigandas pertinens (Corpus christianorum continuatio mediaevalis), Turnholti 1975, 154: “caseata − mets au fromage”.

39 Il testo pubblicato nella rivista Frate Francesco e nel libretto sono infatti discordanti.40 Cf. A. Blaise, Dictionnaire latin-français, 536: “liciae − lices, barrières, palissades”.

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VB 25 (p. 46, lin. 1-2): “…frater Iohannes de Florentia, ministrum fratrum in Provincia constitutus…” − il testo si mantiene fedele al ms. NAL 3245, ma crede-rei opportuno inserire una preposizione prima della parola ministrum (<in> mini-strum), oppure di correggere il testo leggendo: ut minister.

VB 38 (p. 49, lin. 26): adducuctus (!) − è un refuso dell’editore, mentre il ms. NAL 3245 possiede la lezione corretta: adductus.

VB 41 (p. 50, lin. 20): “…cui unicus filius claudus et toto corpore debilis erat”. − La lezione cui, presente nel ms. NAL 3245, è da considerarsi un errore del copista, al posto di cuius. Il pronome relativo cui sarebbe ammissibile solo se si trattasse di un’appartenenza (dativus possessivus), ma non quando il verbo essere (esse) possiede un predicato (debilis erat).

VB 46: (p. 51, lin. 19-21): “…vir Dei regnum celorum evangelizans, apud quemdam timentem Deum, cuius uxorem, sicut omnibus notum erat, a demonio vexabatur, hospitaturus intravit”. − Il ms. P possiede la lezione “uxor” che è del tutto corretta; il sostantivo uxor funge infatti da soggetto della frase subordinata (uxor a demonio vexabatur), interrotta dall’inciso “sicut omnibus notum erat”; mentre la frase principale è: “…vir Dei apud quemdam timentem Deum hospitaturus intravit”.

VB 59 (p. 55, lin. 24-25): “Stude, frater, adeo esse qualiter te predicant ho-mines”. L’avverbio adeo esige un complemento o un predicato che manca in questa frase. Esso infatti esprime l’intensità di qualche qualità. Altrimenti l’autore avrebbe usato un’altra costruzione (per esempio: “…talis esse qualem te predicant…”). Il testo parallelo del Memoriale, attestato dal solo codice AB.23 dell’Archivio Generale dei Cappuccini, recita infatti: “Stude − ait rusticus − adeo bonus esse, ut ab omnibus diceris…”41. Proporrei quindi l’integrazione del paragrafo VB 59: “Stude, frater, adeo <bonus> esse, qualiter te predicant homines…”.

VB 87 (p. 65, lin. 2-3): “…stelam (!) lune inmensitatem habentem et solis cla-ritatem precedentem…” − L’editore mantiene la grafia del codice parigino (stela) anche se i due codici paralleli della Legenda umbra (Terni, BC, ms. 227bis e Napoli, BN, ms. VI.E.20) e il codice romano del Tractatus possiedono chiaramente la lezione corretta42. Più sostanziosa è la svista del participio che, sia nel codice NAL 3245, sia nel codice romano, suona pretendentem (scritto quasi per esteso), sinonimo del ver-bo latino ostendere, ossia far vedere, manifestare43. Perciò si dovrebbe tradurre: “…la stella che aveva l’immensità della luna e che si manifestava con lo splendore del sole”.

41 Thomas de Celano, Memoriale, ed. F. Accrocca − A. Horowski, 237.42 Cf. Legenda umbra, 6.III, ed. Dalarun 252.43 Cf. AF X, 546. La lezione precedentem si trova anche nel testo principale della edizione

della Legenda umbra ad opera di Dalarun (p. 252), dove Paolo Canali traduce: “stella di grandezza

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VBm 13 (p. 71, lin. 15): oraculum − così si legge nel ms. P, mentre il ms. R (Tractatus de miraculis) possiede la lezione oratorium, trascurata nell’apparato. È da domandarsi se questa variante sia dovuta al copista o piuttosto all’autore stesso che, visto il significato ambiguo del sostantivo oraculum (“oratorio”, ma anche “oracolo”), avrebbe usato una parola più univoca.

VBm 15 (p. 71, lin. 24-26): “Que de obmisso voto confessa et benedictione ab illis recepta, mulier eadem hora sana surrexit”. − Il ms. R (Tractatus de miraculis) omette il sostantivo mulier, del resto superfluo in questa frase, visto che è sufficiente, come soggetto, il pronome relativo que che si aggancia alla frase precedente44; ma l’edizione trascura questo particolare.

VBm 27 (p. 73, lin. 17) − variante trascurata nell’apparato: Voveo Domino Deo] Voveo Deo R

VBm 40 (p. 75, lin. 14-30) − varianti del codice AB.23 dell’Archivio Gene-rale dei Cappuccini (Tractatus de miraculis) trascurati nell’edizione della VB: 15 plurimis] pluribus R; 15 in flumen cecidit ipse puer] de ipsa ora fluminis cecidit in profundum R; 16 limo] sabulo R; 16 ipsum] om. R; 22 frequenter] devote R; 24 moram] horam R; 27 atque] et R

VBm 42 (p. 76, lin. 29): Guirlandinus − così legge Dalarun, senza alcuna va-riante nell’apparato. I manoscritti invece offrono le seguenti lezioni: Gurlandinus − ms. P; Girlandinus − ms. T (cf. Legenda umbra, ed. Dalarun, p. 274, lin. 14); Gerlandinus − ms. R.

VBm 42 (p. 77, lin. 4-5): “…magis clamoris vocem lugubrem audientes…” − tale lettura è presente solo nel ms. NAL 3245, mentre sia il ms. 227bis di Terni, sia il ms. romano del Tractatus, possiedono la lettura magni clamoris, molto più logica. È facile, del resto, supporre che la parola magis sia un errore del copista che sciolse male l’abbreviazione del suo antigrafo. Da notare, che nella traduzione italiana leggiamo comunque: “…la voce lugubre del grande clamore…”.

VBm 42 (p. 77, lin. 10): “… misera mater…” − l’edizione trascura la variante del ms. R: “…sero mater…” (probabilmente errata, ma sempre da tenere presente).

VBm 42 (p. 77, lin. 11): l’editore preferisce la lezione “rapida” del solo ms. NAL 3245, contro la lezione “rabida” attestata dalla Legenda umbra e dal Tractatus de mi-

simile alla luna e di una luminosità più forte del sole…”; mentre nella traduzione della VB di Filippo Sedda leggiamo: “…una stella che aveva l’immensità della luna e che precedeva lo splendore del sole…”.

44 Più volte, nella sezione dei miracoli della VB, si ha impressione che Tommaso abbia ripreso troppo fedelmente il latino alquanto maldestro del dossier creatosi ad Assisi, dove venivano registrate le grazie avvenute per intercessione di san Francesco.

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raculis (annotata nell’apparato). Sarebbe una lectio difficilior? Mi pare invece che il contesto giustifichi piuttosto la lezione più diffusa, perché l’intenzione dell’autore sembra essere quella di descrivere la veemenza del dolore sperimentato dalla madre dopo la morte del figlio.

VBm 46 (p. 77, lin. 29): Anche qui l’editore preferisce la lezione del solo codice parigino (Cuiusdam oppidi…), contro la testimonianza della Legenda umbra e del Tractatus annotata nell’apparato (Eiusdem oppidi…). Trovo poco probabile la cor-rettezza della lezione Cuiusdam, visto che Tommaso sempre annota i luoghi, in cui sono avvenuti i miracoli. Nella nota alla traduzione italiana Dalarun sembra poi dire che questo miracolo sia avvenuto nello stesso luogo in cui avvennero anche le grazie descritte nei paragrafi 44-45 e infatti il traduttore offre la versione: “Ad una donna della stessa piazzaforte…”, mentre avrebbe dovuto tradurre, mantenendosi al testo dell’edizione: “Ad una donna di qualche piazzaforte…”.

Citazioni bibliche

Una serie di osservazioni a parte riguardano le note relative alle citazioni e allu-sioni bibliche. Si tratta di due questioni. La prima è la ricopiatura delle note prove-nienti dall’edizione “quaracchiana” della Vita beati Francisci, note che sono sovrab-bondanti e spesso inutili45.

Nel passo VB 30 leggiamo “Cumque venisset ad portas civitatis…” (in VbF 52: “Cumque pervenisset ad portam civitatis”) con il rimando a Lc 7, 14 dove in realtà troviamo il testo: “Cum autem appropinquaret portae civitatis…”, si tratta quindi di un’allusione molto vaga, limitata a due parole, e che non apporta niente di utile alla comprensione del testo.

Un altro problema troviamo nel passo VB 31, dove l’espressione “Magnificatus ab hominibus” possiede il rimando a Lc 4, 15 (Magnificabatur ab omnibus (il che è invece una citazione esatta nel caso di VbF 53 che sta alla fonte di questo passo della VB). Tuttavia, l’editore avrebbe dovuto scegliere se correggere il testo della Vita bre-vior (un errore del copista causato dalla somiglianza grafica hominibus − omnibus), oppure rinunciare alla nota che rimanda al Vangelo di Luca.

Propongo infine alcune correzioni o integrazioni dell’apparato biblico:VB 3 (p. 36, lin. 13-14): “Subito enim in alterum virum conversus est…” − è una

chiara allusione alla trasformazione di Saul predettagli da Samuele (1 Sm 10, 6: “Et

45 Il problema è stato esposto (applicato all’edizione del Memoriale) da Felice Accroc-ca − Aleksander Horowski, Perché una nuova edizione?, in Thomas de Celano, Memoriale, p. CXXXIV-CXXXV.

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ALEKSANDER HOROWSKI288

insiliet in te Spiritus Domini, et prophetabis cum eis, et mutaberis in virum alium”), tenendo conto anche del fatto che nella frase precedente si parla dell’unzione dello Spirito Santo.

VB 36 (p. 48, lin. 4): “Etenim manus Domini erat cum illo…” − questo passag-gio, non segnalato nell’edizione latina, è una citazione di Lc 1, 66 (alla lettera) − ma è stato ormai integrato nell’edizione italiana.

VB 36 (p. 48, lin. 8) “…obviam sibi cum ramis arborum procedentes”. − L’autore allude all’ingresso di Gesù a Gerusalemme − Mt 21, 8.

VB 39 (p. 50, lin. 5-6): “…nomen Domini benedicens…” − non è la citazione del Salmo 122, 2, bensì del Salmo 112, 2.

VB 41 (p. 50, lin. 20): “…unicus filius claudus et toto corpore debilis erat” − Dalarun rimanda alla I lettera di Pietro 4, 14, ma si tratta piuttosto dell’allusione all’unico figlio di una povera vedova del Lc 7, 12.

VB 53 (p. 53, lin. 24): “…seminat semen vite, recolligens fructum…” − Dalarun rimanda al passo Mt 13, 3 (Ecce exiit qui seminat46), ma il riferimento più preciso sarebbe a Lc 8, 5 e 8 (Exiit qui seminat seminare semen suum… et ortum fecit fructum centuplum).

VB 68 (p. 58, lin. 10): “viro virtutis” − segnalato nell’edizione latina come “Mc 5, 50” − è in realtà 1 Mach 5, 50 (corretto ormai nella traduzione italiana).

***Concludendo, esprimo il mio apprezzamento al lavoro editoriale di Jacques

Dalarun, di Filippo Sedda , e di altri responsabili della versione italiana del testo che apporta un tassello importante al grande e complesso mosaico dei testi bio-agiografici di Francesco d’Assisi. Spero che anche queste brevi osservazioni contribuiscano a favorire lo studio del prezioso testo di Tommaso da Celano, a lungo mantenutosi nell’oblio.

46 Nell’intera parabola secondo la redazione di Matteo non appare il sostantivo semen. Il sostantivo fructus appare nel versetto 8 del cap. 13.

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INTORNO ALLA “VITA RITROVATA” DI SAN FRANCESCO 289

Riassunto: L’autore riconsidera la datazione della Vita beati patris nostri Francisci (detta anche Vita brevior) di Tommaso da Celano, pubblicata recentemente da Jacques Da-larun, proponendo di collocarla negli ultimi anni del generalato di Elia da Cortona, dopo il 1237, anno in cui Giovanni Parenti (menzionato da Tommaso da Celano come ormai defun-to) sarebbe ancora attestato in vita. Sulla base dell’analisi sinottica egli opta per la seguente successione delle opere agiografiche di Francesco d’Assisi: Vita beati Francisci di Tommaso da Celano, Vita sancti Francisci di Giuliano da Spira, Vita brevior e − infine − la Legenda ad usum chori (attribuita ormai a Giuliano). Tale ordine, infatti, rifletterebbe il processo di una continua abbreviazione del testo per giungere ad una leggenda destinata alle letture dell’Uf-ficio liturgico. Formula infine alcune osservazioni riguardanti l’edizione critica del testo e la sua versione italiana.

Parole chiave: Agiografia medievale − san Francesco d’Assisi − Tommaso da Celano − Giuliano da Spira

Abstract: The study re-examines the dating of the Vita beati patris nostri Francisci (also known as Vita brevior) of Thomas of Celano, recently published by Jacques Dalarun, proposing to situate it in the last years of the generalship of Elias of Cortona, that is after 1237, the year in which John Parenti (mentioned by Thomas of Celano as then deceased) would still be alive. Based on synoptic analysis, the author opts for the following sequence of the hagiographic works of Francis of Assisi: Vita beati Francisci of Thomas of Celano, Vita sancti Francisci of Julian of Speyer, Vita brevior and − finally – the Legenda ad usum chori (by now attributed to Julian). This sequence, in fact, would mirror the process of a continuous abridgement of the text in order to arrive at a legend meant for the Divine Office readings. Finally, some remarks are made about the critical edition of the text and its Italian version.

Keywords: Medieval hagiography − St Francis of Assisi – Thomas of Celano − Julian of Speyer

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