+ All Categories
Home > Documents > Kale Akte. L'insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

Kale Akte. L'insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

Date post: 21-Jan-2023
Category:
Upload: beniculturali
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
17
Transcript

435

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano aCaronia MarinaCarmela Bonanno - Fabrizio Sudano

Da Giugno 2003 a Maggio 2004 con fondiPOR Sicilia 2000-2006 - Misura 2.01 (recuperoe fruizione del patrimonio culturale e am-bientale Azione B - Circuito delle areearcheologiche), il Servizio archeologico del-la Soprintendenza BB.CC.AA. di Messina ha

luce tratti di un abitato disposto su terrazze,dislocate sul ripido pendio naturale della col-lina, che trova confronti in altri siti vicini sul-la stessa costa settentrionale della Sicilia(Solunto, Halaesa, Halontion, S. Fratello forsel’antica Apollonia, Tyndaris), databile tra il IVsec a.C. e la prima metà del I secolo d.C., an-che se il rinvenimento di frammenti sporadi-ci di sigillata africana attesta la frequentazionedel sito almeno fino al IV secolo d.C.

A Caronia Marina il Fazello3 aveva visto iresti allora ancora emergenti dell’antica KaleAkte, fondata da Ducezio nel 446 a.C.4, il fa-moso capo dei Siculi, che tra il 460 e il 450a.C aveva dato vita ad uno stato siculo su

1 La campagna di scavi è stata diretta da chi scrive con la colla-borazione dei Dottori Leeven Loots e Giuseppina Sirena e, per granparte della sua durata, è stata effettuata sul campo dai Dottori Fa-brizio Sudano e Tiziana Fisichella, a quest’ultima si deve la docu-mentazione grafica delle strutture; ringrazio per la collaborazionealla documentazione grafica il geometra Giuseppe Pelligra e per laconsulenza numismatica il Dottor Giovanni Perrotta. Ringrazio ilSoprintendente Dottor Gianfilippo Villari, il Dottor Umberto Spigoe la Dottoressa Maria Costanza Lentini, direttori prima l’uno e poil’altra del Servizio archeologico, per avermi affidato la direzionedello scavo e per avermi incoraggiata e aiutata a superare le conti-nue difficoltà che si sono presentate ; per questo ringrazio anchegli ispettori di cantiere Vincenzo Nicolosi e Calogero Franchina;un grazie particolare ai geometri Gaetano Cucinotta e FrancescoPiccillo rispettivamente per il rilievo e l’elaborazione grafica al com-puter delle varie fasi dello scavo.

Si premette che la presente relazione ha carattere preliminarein quanto la campagna di scavo è ancora in corso e soltanto dopouno studio sistematico di tutti i dati di scavo sarà possibile unasua edizione definitiva.

2 BONANNO 1993-1994, 953-975; BONANNO et al . 1995, 395-406;BONANNO 1997-1998, 428-447.

3 Nella metà del XVI secolo Fazello racconta di aver visto “adeadem Annunciatae circa Caroniae littora” le rovine di un insedia-mento che identifica erroneamente con Halaesa , cfr. Fazellus, I.9,4.Le rovine erano ancora visibili alla fine del Cinquecento; infattiCamillo Camilliani riferisce che “intorno al sito di Caronia si vedo-no i fondamenti et le rovine antiche dell’antica città d’Alessa”, cfr.SCARLATA 1993, 365. L’attribuzione dei resti visibili a Caronia Ma-rina all’antica Kale Akte si deve al C LUVERIUS (1619).

4 Diodoro (12, 8, 2) riporta la notizia della fondazione dellacolonia di Ducezio verso il 446, con l’aiuto di Archonides , signoredi Herbita .

condotto una lunga campagna di scavi aCaronia Marina in contrada Pantano1; inun’area posta a circa venti metri dal mare, suun basso promontorio leggermentedigradante verso Nord che si estende ad Estdella foce del torrente Caronia e, probabilmen-te limitava l’antico bacino portuale, la cui im-boccatura sarebbe da localizzare a Nord-Est.

Caronia Marina si trova ai piedi della col-lina, alta circa 300 m s.l m., sulla cui sommi-tà sorge l’attuale centro abitato di Caronia,che si sviluppa intorno al castello di epocanormanna; campagne di scavo condotte apartire dal 19922, sulle pendici settentrionalidella collina del Castello hanno portato alla

Fig. 1 - Planimetria dello scavo.

436

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

base confederativa con centro sacrale nel San-tuario dei Palikoi, presso il laghetto vulcani-co di Naftia non lontano da Menai.

Ducezio al suo ritorno dall’esilio aCorinto, insieme ad un piccolo gruppo digreci peloponnesiaci, su indicazione dell’oracolo di Delfi, fonda Kale Akte, Bella Co-sta, nella stessa località e con lo stesso nomeprescelti cinquant’anni prima da Skythes diCos, tiranno di Zancle per ospitare i Sami,reduci dalla sconfitta di Lade, che peròErodoto ci dice non giunsero mai a destina-zione, allettati dalla più vantaggiosa offertadi Anassila di Reggio di occupare Zancle.

Sebbene della Kale Akte fondata da Ducezionon sono state ancora rinvenute strutturemurarie sicuramente databili, tuttavia fram-menti ceramici di V secolo rinvenuti nei livel-li più profondi finora raggiunti in contradaPantano e ritrovamenti di tombe di età classi-ca a Caronia montana sulla collina retrostante

quella del castello5 inducono a pensare che ilterritorio della Kale Akte di Ducezio dovevacomprendere sia la zona montana che l’areamarittimo-portuale, sicuramente in relazionecon l’importante via di comunicazione costie-ra, che in epoca romana sarà la Via Valeria dicollegamento tra Capo Peloro e Lilibeo6.

A Caronia Marina già nel 1982-83 la So-printendenza archeologica di Siracusa, allo-ra competente per territorio, aveva condottouna campagna di scavi durante i lavori dicostruzione nel cortile dell’attuale Scuola

5 BERNABÒ BREA 1975, 20-21; SCIBONA 1987, 11.6 UGGERI 2002, 42-45; la stessa situazione può ipotizzarsi per

le altre città marittime vicine Halontion e la sottostante zona co-stiera dell’attuale Torrenova, il sito di c.da Monte di San Fratello,forse Apollonia e la costa sottostante (odierna Acquedolci) e sicu-ramente per Halaesa e la vicina Marina di Tusa, dove le fonti ro-mane collocano la presenza di un importante caricatoio; tutteperaltro poste in vicinanza di corsi d’acqua che ora sono quasiasciutti, ma che in antico dovevano essere ancora navigabili.

Fig. 2 - Veduta dall’alto dello scavo.

437

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

materna, attigua all’area del nostro scavo eaveva riportato alla luce strutture murariecostruite con grossi ciottoli fluviali e fram-menti di laterizi, oltre a due condutture, di-rezione N-S, allora datate all’età imperialeromana e nella vicina località Nunziatella,nell’area dell’attuale villetta comunale, lastessa Soprintendenza aveva messo parzial-mente in luce alcune strutture murarie per-tinenti ad ambienti di età romano imperialeavanzata, che, data la vicinanza del mare, siè supposto appartenere ad edifici di caratte-re commerciale o comunque legate ad attivi-tà portuali; infine a circa 10 metri a Norddell’attuale Scuola materna, sotto una casain proprietà Barna Sebastiano, si trova unambiente rettangolare rivestito in mattonicon volta a botte, forse una cisterna, anch’es-so di età imperiale romana, che nel corso deisecoli è stato destinato a vari usi.

Negli anni 1999-2001 due brevi campagnedi scavo nella area oggetto del nostro POR,dirette da Maria Costanza Lentini7con la col-laborazione di Adam Lindhagen e KristianGöransson dell’Istituto Svedese di StudiClassici di Roma, avevano messo in luce al-cuni ambienti di forma quadrangolare dispo-sti lungo un portico colonnato, databili trala fine del III sec. a.C. e la prima metà del Isec. d.C.; il terminus post quem per la costru-zione dell’edificio è stabilito dai rinvenimentidi una moneta mamertina (220-200 a.C.) e diceramica a vernice nera di età romano repub-blicana (cosiddetta campana) sotto i livellidel pavimento e di fondazione del muro 1, equasi di fronte, a Sud Ovest, di un edificiocon lo stesso orientamento di cui si sono in-dividuate due fasi, una dal III a.C. al I secolod.C. e una di età imperiale fino al IV secolod. C., identificato come taberna o thermopoliumin prossimità del porto per la presenza di unbanco costruito lungo la parete Est, su cuisono stati trovati carbone insieme a fram-menti di ceramica da fuoco, una spatolina dibronzo e un cucchiaino in osso.

La campagna di scavi del 2003-2004, rea-lizzata in estensione per circa 1500 mq e fi-nalizzata alla pubblica fruizione dell’area, hapermesso di conoscere l’entità dell’abitato, che

certo non doveva essere di piccole dimensio-ni, dal momento che continua a Sud, comedimostrano i muri e la conduttura che prose-guono in questa direzione e di esso doveva-no sicuramente fare parte le strutture trovatenel cortile della scuola materna; anche la tec-nica muraria dell’abitato di età romano im-periale della vicina villetta comunale in loca-lità Nunziatella non si discosta da quella coevadel nostro scavo; essa ha, infine, consentito didefinirne meglio la cronologia8.

Dell’abitato (figg. 1 - 2) sono state indivi-duate circa cinque fasi, a partire dalla finedel V secolo a. C. fino al periodo arabo, siapure con qualche periodo di abbandono; imaggiori indizi di frequentazione di fine Vsec. a.C., che potrebbero confermare la datadi fondazione ad opera di Ducezio, si sonoriscontrati nell’ambiente del saggio IV, maoccorrerebbe approfondire meglio l’indagi-ne dell’area per poterlo affermare.

(C.B.)

Nel settore Est dell’abitato è stato possi-bile individuare un vasto edificio di cui sonostati messi in luce tratti di strutture murariea secco, molto spesse costituite da grossi ciot-toli con piccole pietre utilizzate per colmaregli interstizi, si tratta di ambienti probabil-mente destinati ad attività artigianali e/o in-dustriali forse legate alla vicinanza del por-to o del mare, come dimostrano la presenzadi due pozzi cilindrici e di alcuni grandi am-bienti all’aperto, pavimentati in cocciopesto,databili tra la fine del V – inizi IV9 e la prima

7 LENTINI et al. 2002, 89 -108.8 Un forte ostacolo alla ricerca scientifica è stato quello rap-

presentato dalla natura del terreno, molto argilloso, che ha resodifficoltosi sia lo scavo che la distinzione degli strati e dal fattoche i resti archeologici,quasi sempre affioranti, sono stati profon-damente danneggiati dalle continue lavorazioni agricole del ter-reno, effettuate anche con mezzi meccanici e dalle profonde bu-che praticate per la piantumazione di alberi da frutta, che hannoreso impossibile, in alcuni punti, la lettura della dislocazione de-gli ambienti nelle varie fasi abitative; inoltre l’area è stata da sem-pre oggetto di espoliazioni e di scavi clandestini; a ciò si deveaggiungere la resistenza dell’attuale proprietario del terreno cheha reso, in certi momenti, davvero problematica la prosecuzionedell’esplorazione.

9 Oltre ad una probabile applique a protome umana di tipodedalico, tra i materiali più antichi rinvenuti si trovano alcuni

438

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

metà del III secolo a. C.10; alla stessa fase ap-partiene l’abitato del settore Ovest dell’area discavo, di cui restano soltanto tratti di muri, cheperò presenta un diverso orientamento forsedovuto all’articolazione della linea di costa, chedoveva essere differente rispetto all’attuale11.

Nella seconda metà del III secolo a.C. unaforte mareggiata distrusse gran parte del-l’edificio ricoprendolo di ciottoli e sabbia12,successivamente il terreno venne livellato esi costruì un grande edificio, di cui sono vi-sibili 11 ambienti di varie dimensioni, alcuniaperti e pavimentati in mattoni, altri con lepareti intonacate; nel tempo l’edificio dovet-te subire vari riadattamenti e suddivisioni,che portarono anche all’obliterazione deipozzi e al loro riempimento con materiali dirisulta, durante tale periodo venne realizza-to anche il portico colonnato13 e la sua tecni-ca muraria è diversa da quella del preceden-te; è realizzata molto accuratamente con pie-tre ben squadrate disposte a filari regolari,

frammenti di ceramica a vernice nera, relativi a coppette con orloespanso, rientranti nella classe delle coppe con “outurned rim” del-l’edizione dei materiali dell’Agorà di Atene, datati in un arco cro-nologico che va dalla fine del V agli inizi del IV secolo a.C.(Athenian Agora XII, 293, n. 794, fig. 8, pl. 32, esemplare datato al410 a.C.) Presenti in Sicilia anche a Himera: cfr. Himera II, 424, n.62, tav. LXVIII, n. 14, fig. 21 n. 19, esemplare degli inizi del IVsecolo a.C..

10 Ai primi decenni del III secolo si possono ascrivere alcuniframmenti di coppe decorate da incisioni e sopradipinture in bian-co e bruno, che formano motivi vegetali o ad onda, riconducibiliad una fase tardiva dello stile di Gnathia (MOREL 1981, 55).

11 L’abitato si adattava alla diversa linea di costa; ciò, ancoraoggi, sembra essere confermato indirettamente dalla presenza diciottoli di spiaggia, a circa 10 metri ad Ovest dell’abitato antico,nel terreno di proprietà Naselli.

12 Indizio, forse, che la linea di costa doveva essere più vicinaal settore Est dell’area di scavo e che, in seguito, dovette arretrare.

13 Rinvenuto negli scavi precedenti cfr. LENTINI et al. 2002, 2-93.

rinzeppate con pietre piccole, laterizi e tego-le fratte, legati con una malta di terra e conl’adozione di un nucleo interno entro dop-pio paramento; notevole il muro 1 (fig. 3) ditecnica raffinata e conservato, in un punto,fino a 2 metri di altezza, indagato per circa

Fig. 3 - Settore A: muro 1.

439

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

40 metri di lunghezza; la data di fondazionedi questa fase è la fine del III secolo a.C. perla presenza, nei livelli di fondazione dei muri,di ceramica a vernice nera di età romano re-pubblicana, mentre il terminus post quem perl’abbandono è dato dal rinvenimento, sottoil crollo dei grandi coppi del tetto, alcuni conlettere graffite prima della cottura, di unalucerna che reca inciso sul fondo il marchioProc(Ag)y(r), fabbricata quindi dalla botte-ga di Proculus Agyrion14 (fig. 4), attiva nellaprima metà del II secolo d.C.; l’abitato eradotato di un sistema di adduzione e deflussodelle acque, come dimostrano le duecondutture rinvenute, di cui una al di sottodel pavimento dell’edificio. Cambiò forse an-che la destinazione d’uso degli edifici da in-dustriale ad abitativa forse sempre connessaad attività botteghe, tabernae e forse anche ma-gazzini (horrea) legati alla loro posizione, vi-cina al porto e alla principale arteria viaria ro-mana, la Via Valeria; l’Itinerarium Antonini15 ri-porta la presenza di una statio a Calacta.

Tra la ceramica ritrovata molto frequentisono i frammenti riconducibili al repertoriodella ceramica romano-repubblicana a ver-nice nera (cosiddetta Campana) di tipo A16

individuati, oltre che dall’impasto, dalla ver-nice e dalle forme – aperte per la maggiorparte dei casi 17 - dalla decorazione a quattropalmette, disposte a croce, caratteristica diquesta produzione datata tra la fine del III ela metà del I secolo a.C.18

Altre forme sembrano appartenere al reper-torio della ceramica romano-repubblicana avernice nera (cosiddetta Campana) di tipo B,produzione datata tra il II e il I sec.a.C. e dellesue produzioni affini, le cosiddette “B-oidi”.19

La ceramica romana a vernice nera (cosid-detta Campana) di tipo C sembra la produzio-ne ceramica più attestata, le forme riconosciu-te sono sempre quelle aperte, quali patere20,ciotole e coppe per bere, cronologicamentedatabili tra il II e il I sec. a.C. 21

((F.S.)

La maggior parte delle anfore appartieneperlopiù al repertorio delle greco-italiche22,tra cui anche frammenti pertinenti alle loroforme più antiche, databili dal IV al II secoloa.C.; sono anche presenti frammenti di anforecorinzie, rodie, alcuni con bolli e altri relati-vi al tipo con orlo ad echino.

Molto frequenti sono le Dressel 1, che co-prono un arco cronologico che va dalla metàdel II alla metà del I secolo a.C. e inoltre leDressel 2/4 vinarie, le Dressel 6 olearie,databili tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. ele Dressel 21-22 a bocca larga per il trasportodella frutta secca e delle conserve di frutta,databili al I secolo d.C.

14 WILSON 1990, 260, fig. 218, n.116; WILSON 1998, 535-536, n. 51.15 MILLER 1916, c. 398.16 Per la definizione di Campana A, per le sue problematiche

e per il repertorio formale v. LAMBOGLIA 1950, 140; MOREL 1976;MOREL 1980; MOREL 1981; MOREL 1984.

17 Soprattutto patere: genere 1300, Patere con bordo convesso egenere 1400, Patere con bordo ondulato; cfr. MOREL 1981, 102 e ss.

18 LAMBOGLIA 1950, 203; M OREL 1981, 90.19 Si tratta soprattutto di forme aperte quali coppe e di vasi

per bere. Per le problematiche relative alla ceramica romana ditipo B e alle “B -oidi” cfr. MOREL 1981, 47 e 95.

20 Alcune quasi interamente ricomponibili da più frammenticome la patera (Inv. ME 17648) con orlo verticale leggermenterientrante, vasca poco profonda con andamento rettilineo, piedebasso con unghiatura, caratteristica di questa produzione di ce-ramica romana a vernice nera; fondo interno decorato da una fa-scia a rotella delimitata da cerchi concentrici incisi con all’internouna coppia di cerchi concentrici incisi: Genere 2200 Patere Serie2266, tipo 2266a1 (MOREL 1981, 157, pl. 42) – Lamboglia 7C(LAMBOGLIA 1950, 156), che trova confronti a Leuca ( GIARDINO 1978,131, B15, tav.68), a Monte Sannace (Monte Sannace,169-170, n. 3,tav. 310 ), a Sibari (Sibari II, 510, n. 741, figg. 402, 563), a Metaponto(GIARDINO 1980, 254, tipo c, n. 5, tav. 81), a Oppido Mamertina(Oppido Mamertina , 292, n. 537, fig. 304) e in Sicilia a Siracusa(PELAGATTI – CURCIO 1970, 470, fig. 43 a-c; FALLICO 1971, 617, fig. 39,B19), a Morgantina (STONE 1981, 101, tipo I, tav. 5) e a Monte Iato(CAFLISH 1991, 208, nn. 967, 970, fig. 33).

21 Vedi Genere 2200, Patere e Genere 2300 Ciotole in MOREL

1981, pp. 146 e 163. Un’importante fabbrica della ceramica roma-no-repubblicana a vernice nera di tipo C è stata individuata aSiracusa cfr. PELAGATTI – CURCIO 1970, 470 ss.; essa è molto diffusain molti siti sia in ambito siceliota (Morgantina, Monte Iato) chein area magno – greca (Sibari, Metaponto, Oppido Mamertina).

22 VANDERMESCH 1994.

Fig. 4 - Lucerna della bottega di Proculus Agyrion.

440

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

Il repertorio delle lucerne è abbastanzavario, anche se è quello comune nei siti coevi:le lucerne a vernice nera di epoca romanorepubblicana sono attestate con una tipologiavaria e, tra quelle di età imperiale, la formameglio rappresentata è quella della lucernaa disco, tipo Dressel-Lamboglia 28b/DeneauveVIII sia con becco rotondo checuoriforme, databili tra la fine del I e il IIIsecolo d.C., tra cui una con bollo:CIV(NDRAC).23Accanto alle produzioni diimportazione si trovano anche le lucerne diproduzione locale dell’officina di ProculusAgyrion, ampiamente diffuse in Sicilia, di cuisono presenti diversi esemplari.

Poche sono le attestazioni di ceramica fineda mensa di età romana, esse rappresentanoinfatti, ad una stima approssimativa, circa il2% del totale.24

Per la terra sigillata italica e tardo italicaoltre ad alcuni frammenti di forme nonidentificabili, ma riccamente decorati conmotivi floreali, riconducibili ad officine cen-tro - italiche del I secolo d.C., le forme piùricorrenti sono le coppe con orlo a fascia con-vessa decorato a rotella25e i piatti con orlo afascia delimitati da due listelli ingrossati,spesso con decorazione applicata à labarbotine: animali ed elementi vegetali26. Tra

i bolli rinvenuti si ricordano: quello di for-ma pressocchè quadrangolare, punzonato inmatrice con lettere a rilievo: C. ENT/FIRM,sul fondo di un piatto, attribuibile alla fab-brica padana di Firmus,27databile ai primidecenni del I secolo d.C.e il bollo in plantapedis allungata: S. M. P. della fabbrica pisanadi Sex. Murrius Pisanus28, databile tra la finedel I e la prima metà del II secolo d.C.

Pochi sono i frammenti di terra sigillatasud gallica ritrovati e per lo più pertinentialla forma Dragendorff 36 con orlo decoratocon foglie d’acqua applicate à la barbotine; sisegnala, inoltre, la coppa decorata a matrice(Inv. ME 17636), trovata incompleta, conmotivi vegetali alla base, file parallele dipuntini e tralci di fiori a rilievo sul corpo (fig.5), di probabile fabbrica sud gallica; anche laterra sigillata orientale è presente in una di-screta percentuale.

Scarsissima la percentuale di ceramica apareti sottili e nella maggior parte dei casi èimpossibile definire le forme di appartenen-za, si individuano solo alcuni frammenti diollette e bicchieri; sono presenti le brocchemonoansate e le olpai (fig. 6) con orlomodanato tipiche della prima età imperia-le29; mentre tra la ceramica da fuoco abbon-dano i tegami a vernice rossa interna e sonopresenti anche quelli con ansa a cordone ade-

23 Attribuibile alla fabbrica forse tunisina, di Caius Iunius Draco,maggiormente attiva tra il 150 e il 180 d. C.: cfr. BONIFAY 2004, 77-80. Le lucerne di questa fabbrica sono molto diffuse in Sicilia cfr.BONANNO 2001, 209.

24 Probabilmente quanto sopra detto è dovuto al fatto che gliambienti messi in luce non sono pertinenti a edifici di rappresen-tanza, ma destinati ad attività di preparazione e/o immagazzi-namento delle derrate alimentari.

25 Atlante II, 390, tav. CXXVI, 13: Forma XXII, varietà 1, databiletra il 10 a. C. e il primo decennio del I secolo d. C.; queste coppe sitrovano numerose nei siti romani siciliani cfr. MANDRUZZATO 1988,419, fig. A, b, tav. II,1 (Siracusa). Un aggiornato quadro delle pre-senze di sigillata italica in Sicilia è in MALFITANA 2004.

26 Atlante II, 382-382, Tav. CXVIII,16; Forma IX, varietà 13,databile tra il 20 e il 45 d.C.; simile a Conspectus 19.1.1; piatti diquesta forma sono diffusi nei siti coevi siciliani sia con applica-zioni à la barbotine cfr. MANDRUZZATO 1988, 427, fig. C, d (Solunto),sia senza decorazione cfr. MANDRUZZATO 1988, 434, fig. D, h (Lipari).

27 Cfr. OCK 2000, 226, n. 833, FIRMVS (1) .28 Cfr. OCK 2000, 290-292, n. 1212, SEX. M(VRRIVS) FES(TVS).29 Cfr. OLCESE 1993, 273, fig. 265.

Fig. 5 - Coppa decorata a matrice (inv. ME 17636).

441

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

renti alla parete e con estremità appiattite,tipiche dell’area dello Stretto30, le pentole conorlo a tesa e due prese orizzontali digitalatesotto l’orlo e le padelle 31.

(C.B.)

Per la coroplastica si segnala la presenzadi statuette fittili femminili, pervenute mol-to frammentarie, tra cui alcune cosiddette“tanagrine”.

Sono frequenti i pesi da telaio di formadiscoidale di vari tipi sia con facce piane cheleggermente convesse, con uno o due fori pas-santi per la sospensione, decorati a rilievo conmotivi vari: cerchi concentrici, raggi32.

Della terza fase (seconda metà II – Vsec.d.C.) restano tracce di rifacimenti di murie di ambienti in gran parte preesistenti, spe-cie nell’ambiente z al centro dell’edificio A e,nel settore ovest, nell’edificio B dove vieneocclusa una delle condutture per realizzareun ulteriore muro e anche più a nord, dovenello strato superficiale (US 1) è stato rinve-nuto un anello con sigillo incastonato incorniola: LVE33.

Questi livelli più superficiali sono quelliche hanno risentito di più delle distruzioni edei danneggiamenti, cui il sito è stato espo-sto nel corso dei secoli, per cui la lettura deiresti è particolarmente difficoltosa, restanosoltanto tratti di muri che spesso sisovrappongono a quelli dell’abitato prece-dente, ma che si distinguono per la diversatecnica costruttiva e poiché il terreno è statosempre coltivato e rimescolato non sempre èpossibile isolare e individuare gli strati, tral’altro i concimi utilizzati dagli agricoltorihanno esercitato un’azione fortemente cor-rosiva sulla ceramica, asportandone la ver-nice o l’ingubbiatura; tuttavia si possononotare all’interno di questo lungo periodo

30 Cfr. SANNINO 2001, 180-181; BONANNO 2001, 207.31 Cfr. DI GIOVANNI 1996, 82, fig. 12; 87, fig. 15.32 Cfr. LENTINI et al. 2002, 103-104.33 Si propone soltanto in via ipotetica: L. Valerius Eutychius; il

bollo L. Val(eri) Eut(ychi) si trova anche su anse di anfore Dressel20 ed è riferito alla gens Valeria cfr. GAROZZO 1998, 298.

Fig. 6 - Olpe.

442

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

una fase tra il II e il III secolo d. C34., caratte-rizzata da muri con una fondazione consisten-te, costituita da ciottoli di grandi e medie di-mensioni non sbozzati, al di sopra della qua-le si imposta una muratura molto più regola-re, con ciottoli squadrati di medie dimensio-ni, con rinzeppature di tegole fratte che for-mano un doppio paramento con riempimen-to interno e una seconda fase costruttiva tar-do romana, caratterizzata da muri di maggio-re spessore (55-60 cm), realizzati con grossiciottoli squadrati di riutilizzo e con ciottoli flu-viali informi e frammenti di tegole.

(F.S.)

La quantità di ceramica rinvenuta è note-vole, indice che la mancanza di strutture èdovuta unicamente all’espoliazione di ma-teriale da costruzione subita dall’insedia-mento e prova che l’abitato soprattutto dalIII e almeno fino agli inizi dal V secolo d.C.,deve essere stato occupato in maniera inten-siva e che in esso dovettero svolgersi attivitàcommerciali forse sempre legate alla sua vi-cinanza al fiume e al porto, la cui ubicazioneè certo difficile35; tuttavia a confermarne for-se indirettamente la presenza sono i nume-rosi frammenti di anfore olearie (e da garum)di produzione africana (tipo africana I “pic-colo”, africana II “grande”, tripolitane I, II,III, tutte databili tra il III e il IV secolo d.C.,nord africane36 e sono anche presenti in mi-nima percentuale le anfore forse vinarie del-la Mauretania Cesariense di II-III secolod.C.37; mentre rare sono le importazioni dianfore dalla Gallia e dalla Spagna; si trova-no, sia pure in quantità non eccessiva, fram-menti di Keay LII (IV-VI secolo d.C.), di pro-duzione locale o importate dalla Calabriadiffuse su tutta la costa settentrionale dellaSicilia e nell’area dello Stretto; mentre abbon-dano le piccole anfore vinarie (fig. 7) con bre-ve collo e anse circolari, leggermente arcua-te che si impostano appena sotto l’orlo, confondo piano o con base a fascia; anfore similisono state trovate a Roma nella Crypta Balbi38

e sono state considerate di importazione dal-la Sicilia, si tratta, di anfore prodotte local-mente39; tale ipotesi è avvalorata dalla noti-

zia del rinvenimento di una fornace che fab-bricava anfore dello stesso tipo a circa 10 Kmad Est dalla località Pantano in contradaChiappe40; queste anfore databili dal IV se-colo d.C. sono diffuse in maniera capillaresu tutta la costa settentrionale della Sicilia:Termini Imerese, S. Stefano di Camastra,

34 La fase di abitato del III secolo d.C. è documentata anchedal rinvenimento nel saggio IV eseguito, ad Est dell’area di sca-vo, al confine con la proprietà Naselli, sul battuto dell’area al-l’aperto antistante l’ambiente N, di una moneta di AlessandroSevero; inoltre nell’area di scavo attigua al suddetto saggio è sta-ta rinvenuta una moneta di Gordiano III, che però, poiché trova-ta nello strato superficiale US1 variamente alterato, non può con-siderarsi determinante ai fini della datazione delle strutture.

35Infatti, come già faceva notare Dunbabin, la spiaggia diCaronia Marina è sassosa e poco adatta per realizzarvi un portocfr. DUNBABIN 1948, 392; soltanto la piccola baia posta poco più adest della località Pantano, sembra adatta ad ospitare un porto.

36 Late roman north African Amphorae datate tra la fine del IV eil VI secolo d.C. cfr. PEACOCK – WILLIAMS , class 35, 158-166.

37 La presenza di queste anfore è poco frequente anche a Mal-ta cfr. BRUNO 2004, 147.

38 PACETTI 1998, 203-204.39La loro argilla sembra è, ad un esame minero-petrografico,

simile alle argille di altre forme, che sono anch’esse di produzio-ne locale o di ambito siciliano nord orientale.

40 WILSON 1990, 263; SCIBONA 1987, 12; sarebbe necessario an-che esaminare qualche campione di queste anfore e confrontarlocon le nostre.

Fig. 7 - Anfora di probabile produzione locale.

443

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

S. Fratello, Patti, Lipari, ma soprattutto si se-gnala il rinvenimento a Capo d’Orlando,nella fase di abbandono dell’area delle ter-me della Villa romana di Bagnoli, di una for-nace in cui sono stati trovati scarti di produ-zione di questo tipo di anfore41 e a Furnari,in località Tonnarella42 di uno scarico di for-nace, databile tra il III e il IV secolo d.C., cheproduceva in prevalenza questo tipo dianfore.

Il rinvenimento di questa grande quanti-tà di anfore, prodotte in loco, fa pensare chein questa zona veniva raccolto il vino di pro-duzione locale43; in questa area dovevanoconfluire sia attraverso le trazzere, sia forseper via fluviale, oltre al vino, i prodottidell’entroterra forse anche sughero, legname,cavalli di cui dalle fonti è ricordato l’alleva-mento in zona, per poi venire esportati, in-sieme ai prodotti della pesca, via mare tra-sportandoli, anche con il piccolo cabotaggio,fino al caricatoio più vicino, che potrebbeessere quello di Halaesa.

Sono presenti anche alcuni frammenti dicoppe corinzie con decorazione a rilievo44; èattestata in discreta quantità la terra sigillataafricana, sono più frequenti le prime formedella classificazione Hayes; la forma 2, anchecon orlo decorato da foglie d’acqua abarbotina, le forme 6, 7, 8 e 9, tutte datate trala fine del I e gli inizi del III secolo d.C.45; èpresente anche la sigillata C, sono state iden-tificate un frammento di scodella con largoorlo a tesa46 e una coppa Lamboglia 40=Hayes50, datata alla prima metà del IV secolo d.C.

Per la produzione D, a parte alcuni fram-menti di pareti pertinenti a forme nonidentificabili, non è stato possibile isolare al-tre forme precise47, ad eccezione dei rari piattiin sigillata africana D1 e D2 con decorazionea stampo sul fondo; tra i motivi decorativi siricordano quello a cerchi concentricidentellati alternati a quadrati con reticolatointerno delimitati da due cerchi concentriciincisi stile E Hayes A(ii) – A(iii), pertinentialla forma 61 Hayes48, databili tra la metà delIV e la metà del V secolo d.C.; si segnala, inol-tre, la presenza di fondi di piatti con decora-zione a cerchi concentrici dentellati alternati

a foglie di palma molto stilizzate che sia perla decorazione che per l’impasto e la cattivacottura, sono una produzione scadente del-la sigillata africana D; assenti i vasi a listello;sono rare anche le lucerne di importazioneafricana, è documentata la forma Atlante XA 1 a49, datata tra la fine del IV e il VI secolod.C.; sono presenti anche in scarsa quantitàpentole e altre forme della Pantellerian Ware50;mentre sono molto alte le percentuali di fram-menti di pentole con le caratteristiche prese“a orecchio”51 presenti ovunque sulla costasettentrionale della Sicilia, a Messina, aLipari, a Patti, a Capo d’Orlando; invece sonomolto rare le profonde pentole forma 198Hayes; sono presenti in buona quantità sia ipiatti-coperchio ad orlo annerito che i tega-mi a patina cenerognola e la “ceramica dacucina polita a bande”, che però è menoattestata. Tra la ceramica comune da mensa

41 Cfr. O LLÀ 2004, 111-114. O LLÀ , infra. Analisi minero-petrografiche eseguite da Claudio Capelli su sezioni sottili di cam-pioni di questo tipo di anfore provenienti da Capo d’Orlando eda Caronia, hanno permesso di escludere l’ipotesi di una fabbri-cazione a Capo d’Orlando delle nostre anfore, per l’assenza nelloro impasto di inclusi vulcanici.

42 Nel 1994 in occasione di uno scavo d’urgenza è stata inda-gata da chi scrive un’area, in cui sono stati trovati, per la maggiorparte, frammenti riferibili a questo tipo di anfore e anche scarti difornace di esse, insieme a piccole olle e altre forme di vasellameda cucina e da mensa, che presentavano anch’esse difetti di cot-tura, pochi gli elementi datanti, tra cui un frammento di terrasigillata africana C, forma Hayes 45 (230-320 d.C.).

43La raffigurazione sulle monete della zecca di Kalè Aktè del IIsecolo a.C. di Dioniso al dritto e del grappolo di uva al rovescioconferma l’esistenza di una forte produzione vinaria a Kale Akte eancora oggi nelle colline di Caronia si produce vino di ottimaqualità.

44 Su questa produzione, da ultimo: MALFITANA 2000; MALFITANA

2005; MALFITANA (in c.d.s.).45 Queste forme sono molto diffuse sulla costa settentrionale

della Sicilia e a Messina stessa.46 Atlante I, 63, tav. XXVIII, 6, simile alla forma Salomonson

C3, databile nella prima metà del III secolo d.C..47 Mancano del tutto le forme caratteristiche del tardo IV-VI

secolo d.C., in particolare quelle più diffuse in Sicilia, come leHayes 99 e le Hayes 104, fatto che consente di ipotizzare un perio-do di abbandono o di scarsa frequentazione del sito agli inizi delV secolo d.C., ma soltanto uno studio sistematico dei materialipotrà accertarlo.

48 Oltre ad HAYES 1972 per la decorazione della sigillata chiaracfr. Atlante I, 125, tav. LVIa, 34 (cerchi concentrici); Atlante I, 125,tav. LVI, b, 50 (quadrati) e GANDOLFI 1994, 146.

49 Atlante I, 200, tav. CLX, 3.50 Per la Pantellerian Ware cfr. SANTORO B IANCHI et al. 2003, in

particolare 61-70.51 BONANNO 2001, 202, nota 38.

444

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

e quella da cucina sembra di distinguere al-cune tipologie che, per l’impasto e la formapotrebbero fare pensare ad una loro produ-zione in loco, ma tale ipotesi attende di esse-re confermata da analisi archeometriche.

Analoga funzione avrà forse continuatoad assolvere l’abitato in età bizantina, a taleepoca infatti si data l’ambiente L, ubicato nelsettore S-W dell’abitato, al cui interno venneritrovata ancora integra un’anfo-ra, forse bizantina (fig. 8) con altocollo svasato e corpo cuoriformeallungato, che trova confronti inun esemplare rinvenuto nelle ac-que della baia di Naxos52 e in unesemplare dal Finale53; il vanoabitativo si distingue per l’ele-ganza e l’accuratezza della co-struzione delle sue strutturemurarie, del muro 142 in partico-lare, molto più solido rispetto atutte le altre unità murarie, co-struito con pietre e malta e rico-perto all’interno di un intonacodi ottima qualità, assente, peral-tro, negli altri muri; al suo inter-no è inglobata parte di una colon-na in mattoni circolari, di cui non è compren-sibile la funzione; l’ambiente si apre, forse, asud con un doppio ingresso costituito ai latida due muri in mattoni legati con malta esostenuto al centro da un pilastro anch’essomolto esteso; è ignota la funzione dell’am-biente che doveva essere originariamente pa-vimentato in mattoni, di cui restano pochiesemplari ed era stato costruito su un prece-dente ambiente di epoca romana (II sec. d.C.),adibito ad abitazione, forse la zona in cui vi-vevano le donne, come lasciano presuppor-re i numerosi oscilla e altri reperti ritrovati.La prosecuzione degli scavi verso Sud e ver-so Ovest servirebbe a chiarire la funzione diquesto importante ambiente. Inoltre, sempredal settore ovest dello scavo provengononumerosi frammenti pertinenti ad anforebizantine, tra cui numerose pareti di anforeLR2 prodotte nell’isola di Chio e in altre zonedella Grecia e diffuse tra il VI ed il VII secolod.C., appartenenti alla prima fase della pro-

duzione per le solcature strette e profondeche presentano, forse indizio di precise rottecommerciali e di contatti di questa parte dellacosta settentrionale della Sicilia direttamen-te con l’oriente bizantino; è presente, inoltre,in discrete percentuali il vasellame per lapreparazione e la conservazione dei cibi olle,ollette ansate, olle con caratteristiche anseorizzontali ondulate in ceramica acroma,

piatti e scodelle con larghi orli decorati aditate o con decorazione incisa prima dellacottura, grandi vasi cilindrici, pentole. Inquesto periodo l’abitato si contrae e lanecropoli bizantina occupa gran parte del-l’area da esso precedentemente occupata; neè prova il rinvenimento nel giugno del 1996di quattro tombe, avvenuto in occasione dilavori dell’Enel in Piazza Nunziatella, davan-ti alla Chiesa Madre, poco distante dallapiazzetta in cui si trovava l’abitato di età ro-mana imperiale.

52 OLLÀ 2001, 60, 36.53 MURIALDO 1966, 213- 246, fig. 6.4.

,

Fig. 8 - Ambiente L: anfora.

445

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

A circa 200 metri a Nord Ovest dal luogoin cui vennero rinvenute le tombe di cui si èparlato finora e a circa 100 metri a Sud dellanostra area di scavo, sempre durante i lavoridi scavo del POR Sicilia 2000-2006, la pulitu-ra effettuata all’interno della cosiddetta ci-sterna, ha permesso di individuare, a meno80 cm dal piano di calpestio, tre sepolture:due monosome (tombe 1 e 2) e una più gran-de, forse per sepolture multiple, che sono sta-te trovate già aperte e prive sia degli schele-tri, che di eventuali corredi che avrebberodovuto servire a datarle e della coperturaoriginaria54, tuttavia per la tipologia, speciedelle prime due sepolture, che è molto simi-le a quella delle tombe rinvenute a PiazzaNunziatella nel 199655, sembra molto proba-bile che esse appartengano alla fase bizantinadell’insediamento.

Anche l’insediamento di epoca bizantinadi Marina di Caronia56 è da ricollegare allasua vicinanza con il tracciato dell’antica ViaValeria, forse ancora percorribile.

Infine poco distante, nell’ambiente i, apoca distanza l’una dall’altra si sono trovatedue sepolture dentro fossa scavata nella nudaterra, entrambe prive di corredo, in cui ildefunto giaceva coricato sul fianco destro,per la loro tipica giacitura i defunti sono si-curamente arabi. Anche sotto la dominazio-ne araba quindi almeno una parte dell’areaera disabitata; sepolture simili si trovano inSicilia sulla Montagna di Entella57, a MonteMaranfusa58 e inoltre a Segesta59 e a Pachino60.

Idrîsî61 dice che a Caronia sorgeva una for-tezza molto antica presso la quale si trovavaun borgo fortificato di recente e proseguedicendo; “il paese possiede giardini, fiumi,vigne, alberi e un porto di mare, in cui vieneanche praticata la pesca del tonno”; si devequindi ritenere che nel periodo della domi-nazione araba esisteva anche il porto in cuiconfluivano le merci provenienti dall’inter-no per essere esportate e vicino doveva tro-varsi anche un piccolo centro abitato, che noninteressava sicuramente la località Pantano,ma di tutto ciò, finora, non si è trovata alcu-na traccia.

L’ambiente A si presuppone appartenga

ad una fase successiva, oltre che per la quotaa cui si trova, anche per sua la tecnica murariadi costruzione, molto curata, specie neiparamenti esterni, realizzati con pietre loca-li, alcune piccole, altre di notevoli dimensio-ni, come la pietra visibile all’angolo del muro42 e con tegole fratte molto fitte, la cui messain opera si differenzia da quella adoperataper le altre fasi dell’abitato. Tuttavia non sipossiede alcun indizio cronologico che nepermetta la datazione.

(C.B.)

Bibliografia

AMARI 1880M. AMARI, Biblioteca arabo – sicula, Vol. I, Torino 1880.

Athenian Agora XIIA. B. SPARKES – L. TALCOTT, The Athenian Agora. Vol.XII. Black and plain pottery of the 6th,5the 4th centuriesB.C., Princeton N. J. 1970.

Atlante IAtlante delle forme ceramiche, I. Ceramica fine romananel bacino mediterraneo (medio e tardo impero), Enciclo-pedia dell’Arte Antica , Roma 1981.

Atlante IIAtlante delle forme ceramiche, II. Ceramica fine romananel bacino mediterraneo (tardo ellenismo e primo impero),Enciclopedia dell’Arte Antica, Roma 1985.

54 Le sepolture sono state violate da ignoti forse negli annicinquanta del secolo scorso, come è emerso da testimonianze orali.

55 BONANNO 1997-1998, 429, 432, figg. 3-4.56La presenza bizantina nell’area dei Nebrodi è attestata an-

che ad Halaesa nell’area dell’agorà ormai abbandonata e in altrisiti: a Mistretta sono state rinvenute quattro sepolture i cui corre-di esposti al Museo di Monaco, sono stati pubblicati dalDannheimer (DANNHEIMER 1989) che osserva come le brocche e iboccali sono tra i corredi più diffusi nelle tombe bizantine dellaSicilia; a Capo d’Orlando si segnala una preziosa fibbia in bronzocon patina dorata proveniente dal complesso termale di Bagnoli(VII sec. d.C.) (SCHULZTE et al. 2004, 147-149); una estesa necropolibizantina spesso con sepolture polisome ha occupato l’area dellaVilla romana di Patti Marina e ha restituito numerosi oggetti dicorredo, tra cui anche preziosi orecchini d’oro (VOZA 1976-1977,581-585).

57 Indagate dalla Dott. ssa Francesca Spatafora, che ne ha datonotizia nel Luglio 2004 a Enna nel Convegno “Demetra, la divinità, isantuari, il culto, la leggenda”, i cui Atti sono in corso di stampa.

58 SPATAFORA 1995, 164-166.59 MOLINARI 1997, 102, fig. 156.60 Ringrazio la Dott. ssa Beatrice Basile per avermi fornito l’in-

dicazione.61 AMARI 1880, 66; B RESC – NEF 1999, 311.

446

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

BERNABÒ BREA 1975L. BERNABÒ BREA, Che cosa conosciamo dei centri indigenidella Sicilia che hanno coniato moneta prima dell’età diTimoleonte, in Atti del IV Convegno del Centro Internazio-nale di Studi Numismatici Napoli 1973, Roma 1975, 3-52.

BONANNO 1993-1994C. BONANNO, Scavi e ricerche a Caronia e a S. Marcod’Alunzio, in Kokalos XXXIX-XL, 1993-1994, 953-985.

BONANNO et al. 1995C. BONANNO – M. CUCARSI – A. RIVOLTA, Prospezionigeoarcheologiche preliminari nel territorio di Caronia, inScience and technology for the safeguard of culturalheritage in the mediterranean basin, Catania- Siracusa1995, Catania 1995, 395-406.

BONANNO 1997-1998C. BONANNO, Scavi e indagini nel territorio di Caronia eSan Marco d’Alunzio, in Kokalos XLIII-XLIV, 1997-1998,423-451.

BONANNO 2001C. BONANNO, L’insediamento rurale suburbano nei pressidella via per Catania, in G. M. BACCI – G. TIGANO (edd.),Da Zancle a Messina. Un percorso archeologico attraver-so gli scavi, Messina 2001, 195-213.

BONIFAY 2004M. BONIFAY, Etudes sur la céramique romaine tardived’Afrique, BAR International Series 1301, Oxford 2004.

BRUNO 2004B. BRUNO, L’arcipelago maltese in età romana e bizantina.Attività economiche e scambi al centro del Mediterraneo,Bari 2004.

BRESC – NEF 1999H. BRESC – A. NEF, La première gèographie de l’Occident,Paris 1999.

CAFLISH 1991R. B. CAFLISH, Firniskeramik vom Monte Iato. Funde 1971-1982, Studia Ietina IV, Zürich 1991.

Conspectus (= ETTLINGER et al. 1990)

DI GIOVANNI 1996V. DI G IOVANNI, Produzione e consumo di ceramica dacucina nella Campania romana, in M. BATS (ed.), Lescéramiques communes, Naples 1996, 65-103.

DANNHEIMER 1989H. DANNHEIMER, Byzantinische grabfunde aus Sizilien,Prähistorichen Staatssammlung München Museum fürVor-und Frühgeschichte 15, München 1989.

DUNBABIN 1948T. J. DUNABIN, The Western Greeks, Oxford 1948.

ETTLINGER et al. 1990E. ETTLINGER et al., Conspectus formarum terrae SigillataeItalico modo confectae , ( Materialen zur römisch-germanischen Keramik, 10), Bonn 1990.

FAZELLO

T. FAZELLO, De rebus Siculis Decades duae.

GANDOLFI 1994D. GANDOLFI, La produzione ceramica africana di età me-dio e tardo imperiale: terra sigillata chiara e ceramica dacucina, in S. LUSUARDI SIENA (a cura di), Ad mensam.Manufatti d’uso da contesti archeologici fra tarda antichi-tà e Medioevo, Udine 1994.

GAROZZO 1998B. GAROZZO, Nuovi bolli anforari dalla Sicilia occidenta-le, in Sicilia epigrafica. Atti del Convegno internazionaleErice 1998, s. IV, Quaderni 1,7-8, 281-383.

GIARDINO 1978L. G IARDINO, Le ceramiche ellenistiche e romane , inAA.VV., Leuca, Galatina 1978.

GIARDINO 1980L. GIARDINO, Sulla ceramica a pasta grigia di Metapontoe sulla presenza in essa di alcuni bolli iscritti: studio pre-liminare, in StAnt 1, 1980, 247-287.

Himera IIN. ALLEGRO – O. BELVEDERE – N. BONACASA (a cura di),Himera II. Campagne di scavo 1966-1973, Roma 1977.

LAMBOGLIA 1950N. LAMBOGLIA, Gli scavi di Albintimilium e la cronologiadella ceramica romana, Bordighera 1950.

LENTINI et al. 2002.M. C. L ENTINI – K. G ÖRANSSON – A. L INDHAGEN ,Excavations at sicilian Caronia, ancient Kale Akte , 1999-2001, in OpusRom, 27, 2002, 79-108.

MALFITANA 2000D. MALFITANA, La ceramica corinzia decorata a matrice dietà romana. Primi risultati di una ricerca in corso, inReiCretActa 36, 2000, 181-188.

MALFITANA 2004D. MALFITANA, Italian Sigillata Imported in Sicily: theEvidence of Stamps, in J. POBLOME et al., Early ItalianSigillata. The chronological framework and trade patterns.Catholic University of Leuven. First International ROCTconference, 7 – 8 maggio 1999. BABesch. Supplementa10, Leuven 2004, 309-336.

MALFITANA 2005D. MALFITANA, “Corinthian” Roman Relief Ware: newstudies and preliminary results, in M. BERG BRIESE – L. E.VAAG (eds), Trade Relations in the Eastern Mediterranean

447

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

from Late Hellenistic Period to Late Antiquity: the CeramicEvidence. Ph. D.-seminar for young scholars, Sandbjerg,Manorhouse (Denmark), 12-15 February 1998.Halicarnassian Studies 3, Odense 2005, 83-97.

MALFITANA (in c.d.s.)D. MALFITANA, La ceramica corinzia decorata a matrice dietà romana. ReiCretActa, Supplementum 10, Abingdon– Oxford (in c.d.s.).

MANDRUZZATO 1988A. MANDRUZZATO, La sigillata italica in Sicilia. Importa-zione, distribuzione, produzione locale, in ANRW II, 11,Berlin- New York 1988, 414-449.

MILLER 1916K. MILLER, Itineraria romana, Stuttgart 1916.

MOLINARI 1997G. MOLINARI, Segesta II. Il castello e la moschea (scavi1989-1995), Palermo 1997.

Monte SannaceA. C IANCIO et al . (ed.), Monte Sannace. Gli scavidell’acropoli (1978-1983 ), Galatina 1983.

MOREL 1976J. P. MOREL, Aspects de l’artisanat dans la Grand-Grèceromaine, in La Magna Grecia nell’età romana. Atti del 15convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 5-10 ot-tobre 1975, Napoli 1976, 263-324.

MOREL 1980J. P. MOREL , La céramique campanienne: acquis etproblèmes, in Céramique hellénistique et romaines, Centrede Recherches d’Histoire Ancienne 36, Annales Littérairesde l’Université de Besançon, Paris 1980, 85-122.

MOREL 1981J. P. MOREL , La cèramique campanienne. Les formes(BEFAR), Roma 1981.

MOREL 1984J. P. MOREL, La ceramica e il vetro, in F. ZEVI (a cura di),Pompei 79, Raccolta di studi per il decimonono centenariodell’eruzione vesuviana , Napoli 1984, 241-264.

MURIALDO 1966G. MURIALDO, Anfore tardoantiche dal Finale, in RivStLigLIX-LX, 1966, 213-246.

OLCESE 1993G. OLCESE, Le ceramiche comuni di Albintimilium. Inda-gine archeometrica sui materiali dell’area del Cardine, Fi-renze 1993.

OLLÀ 2001A. OLLÀ, La produzione di anfore vinarie a Naxos (III a.C.- V

d.C.), in M. C. LENTINI (a cura di), Naxos di Sicilia in età roma-na e bizantina ed evidenze dai Peloritani, Bari 2001, 47-60.

OLLÀ 2004A. OLLÀ, Ceramica da Bagnoli – S. Gregorio: importazio-ni e produzioni locali, in U. SPIGO (a cura di), Archeolo-gia a Capo d’Orlando , Milazzo 2004, 109-122.

Oppido MamertinaL. C OSTAMAGNA – P. V ISONÀ (a cura di), OppidoMamertina. Ricerche archeologiche nel territorio e incontrada Mella, Roma - Reggio Calabria 1999.

OXÉ – COMFORT – KENRICK 2000 (OCK)A. OXÉ – H. COMFORT – P. KENRICK, Corpus VasorumArretinorum. A catalogue of the Signatures, Shapes andChronology of Italian Sigillata: Second Edition, completelyrevised and enlarged, Bonn 2000.

PACETTI 1998F. PACETTI, La questione delle Keay LII nell’ambito della pro-duzione anforica in Italia, in L. SAGUI (ed.), Ceramica inItalia: VI - VII secolo, Atti del Convegno in onore di John W.Hayes, Roma, 11-13 maggio 1995, Firenze 1998, 185-208.

PEACOCK – WILLIAMS 1986D. P. S. PEACOCK – D. F. WILLIAMS, Amphorae and theRoman economy. An introductory guide, New York 1991.

PELAGATTI – CURCIO 1970P. PELAGATTI – C. CURCIO, Akrai (Siracusa). Ricerche nelterritorio, in NSc 95, 1970, 436-499.

SANNINO 2001L. SANNINO, Isolato 141. Via Cesare Battisti. Casa delloStudente. L’ambiente A: un magazzino di ceramiche co-muni di produzione locale, in G. M. BACCI – G. TIGANO

(edd.), Da Zancle a Messina: un percorso archeologicoattraverso gli scavi, Messina 2001, I , 177-183.

SANTORO BIANCHI et al. 2003S. SANTORO BIANCHI – G. GUIDUCCI – S. TUSA (a cura di),Pantellerian Ware. Archeologia subacquea e ceramiche dafuoco a Pantelleria , Palermo 2003.

SCARLATA 1993M. SCARLATA, L’opera di Camillo Camilliani, Roma 1993.

SCHULZE et al. 2004F. SCHULZE – M. DÖRRLAMM – E. KISLINGER – F. MAURICI,Una fibula bizantina del tipo Trapezunt/ Trebisonda, inU. SPIGO (a cura di), Archeologia a Capo d’Orlando,Milazzo 2004, 147-149.

SCIBONA 1987G. SCIBONA, s.v. Caronia, in BTCGI V, Pisa – Roma 1987.

Sibari IIAA.VV., Sibari (Cosenza). Scavi al Parco del Cavallo

448

Kale Akte. L’insediamento in contrada Pantano a Caronia Marina

(1960-1962, 1969-1970) e agli Stombi, in NSc 1970,Suppl. III.

SPATAFORA 1995F. S PATAFORA , Calatarsi. L’età medievale a MonteMaranfusa, in C.A. DISTEFANO – A. CADEI (edd.), Fede-rico e la Sicilia dalla Terra alla Corona, Palermo 1995,163-167.

STONE 1982S. C. STONE III, Roman Pottery from Morgantina in Sicily,Diss. Princeton University 1981, Ann Arbor 1982.

UGGERI 2002G. UGGERI, La Sicilia centro-meridionale tra il II e il VI sec.d.C. Testimonianze e monumenti, in R. M. BONACASA

CARRA – R. PANVINI (a cura di), La Sicilia centro-meridio-nale tra il II e il VI sec. d. C., Caltanissetta 2002, 39-56.

VANDERMERSCH 1994C. VANDERMERSCH, Vins et amphores de Grande Grèce etde Sicile IV-III s. avant J.- C., Napoli 1994.

VOZA 1976-1977G. VOZA, L’attività della Soprintendenza alle antichità dellaSicilia orientale, in Kokalos XXII-XXIII, 1976-1977, 581-585.

WILSON 1980J. R. A. WILSON, Sicily under the Roman Empire. TheArchaeology of the Roman Province 36 BC-AD 535 ,Warminster 1990.

WILSON 1998J. R. A. WILSON, Iscrizioni su manufatti siciliani in etàellenistico-romana, in Sicilia Epigrafica. Atti del Conve-gno Internazionale. Erice 15 – 18 ottobre 1998, AnnPisa,s. IV, Quaderni 7-8, 531-542.

Abstract - Da Giugno 2003 a Maggio 2004 con fondi POR Sicilia 2000-2006 a Caronia Marinaè stata effettuata una campagna di scavi in località Pantano, in un’area posta a circa ventimetri dal mare, su un basso promontorio leggermente digradante verso nord, che si estendead est delle foci del torrente Caronia e, probabilmente, limitava l’antico bacino portuale, lacui imboccatura sarebbe da localizzare a nord- est.

La campagna di scavi, realizzata in estensione per circa 1500 mq, ha permesso di conoscerel’entità di un abitato, di cui sono state individuate varie fasi di frequentazione a partire dallafine del V secolo a.C. fino all’età bizantina, che non doveva essere certo di piccole dimensioni.Si tratta di ambienti probabilmente destinati ad attività artigianali e commerciali, forse legatealla vicinanza del porto e del mare e della principale arteria viaria romana, la Via Valeria.

Della terza fase abitativa del sito, databile tra la seconda metà del II e il V sec.d.C., restanotracce di rifacimenti di muri e di ambienti in gran parte preesistenti; la quantità di ceramicarinvenuta è notevole e prova che l’abitato, le cui strutture hanno subito nel tempo una forteespoliazione, soprattutto dal III al V secolo d.C. deve essere stato occupato in maniera intensivae che in esso dovettero svolgersi attività commerciali forse sempre legate alla sua vicinanzaal porto.Tra le anfore prevalgono quelle di produzione africana; mentre sono presenti, siapure in quantità non eccessiva, frammenti di anfore tipo Keay LII (IV-VI secolo d.C.) diproduzione locale o importate dalla Calabria, diffuse su tutta la costa settentrionale dellaSicilia e nell’area dello Stretto; veramente notevole è la quantità di piccole anfore vinarie conbreve collo e anse circolari, leggermente arcuate e con base a fascia, simili a quelle trovate aRoma nella Crypta Balbi e ritenute di importazione dalla Sicilia; si tratta con molta probabilitàdi anfore prodotte localmente, tale ipotesi è avvalorata dalla notizia del rinvenimento di unafornace che fabbricava anfore dello stesso tipo in contrada Chiappe a circa 10 Km dallalocalità Pantano; queste anfore databili tra il IV e il VII secolo d.C. sono presenti in manieracapillare su tutta la costa settentrionale della Sicilia. Analoga funzione avrà forse continuatoa svolgere l’abitato in età bizantina, a tale epoca infatti si data l’ambiente L, al cui interno èstata ritrovata, ancora integra, un’anfora bizantina.

Dal settore ovest dello scavo provengono numerosi frammenti pertinenti ad anforebizantine, tra cui pareti di LR2, diffuse tra il VI ed il VII secolo d.C.; in questo periodol’estensione dell’abitato si riduce e la necropoli bizantina invade gran parte dell’area da essoprecedentemente occupata, ne è prova il rinvenimento, nel Giugno del 1996, di quattro tombe

449

Carmela Bonanno - Fabrizio Sudano

in Piazza Nunziatella, una delle quali ha restituito una bocchetta trilobata databile tra il VI eil VII secolo d.C..

Infine nell’area dell’ambiente i, due sepolture dentro fossa terragna, senza corredo con idefunti posti in decubito laterale sul fianco destro, sono sicuramente arabe; anche sotto ladominazione araba, quindi, almeno una parte dell’area era disabitata.


Recommended