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La ceramica sigillata africana, in Nora. Il foro romano. Storia di un’area urbana dall’età...

Date post: 26-Nov-2023
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Capitolo 19 La ceramica sigillata africana GIOVANNA FALEZZA Dagli scavi nel foro di Nora provengono 395 frammenti di sigillate di importazione africana. Lo stato di conservazione dei materiali, per lo più fram- menti di piccole dimensioni, non ha consentito di calcolare il numero massimo di individui né talvolta di riferire ciascun pezzo ad una specifica produzio- ne. Nell’insieme dei frammenti riconosciuti con cer- tezza (117) la maggior quantità è rappresentata dalla produzione A (65% del totale), seguita, con un certo distacco, dalla C (19%) e dalla D (14%); solo il 2% è attribuibile con certezza alla produzione A/D (Fig. 1). L’assoluta preminenza della produzione A tra le sigillate africane dell’area del foro non riflette la realtà dell’intera città: nei diversi settori di Nora indagati estensivamente i dati delineano un quadro piuttosto disomogeneo (nell’area C le produzioni A e D sono pari 1 ; nell’area G è prevalente la produzio- ne A 2 ; in altre aree sono stati rinvenuti troppo pochi 1 Produzione A: 42%; produzione D: 41%; produzione C: 17% (GAZZERRO 2003, 118). 2 64 frammenti diagnostici in produzione A, 1 in C, 1 in D (FREZZA 2001-2002). sigillata africana 0 10 20 30 40 50 60 70 A A/D C D produzione % pareti diagnostici Fig. 1. Distribuzione quantitativa dei pezzi per ciascuna produzione. Si indica per ciascuna produzione la percentuale dei frammenti diagnostici e delle pareti.
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Capitolo 19

La ceramica sigillata africanaGiovanna Falezza

Dagli scavi nel foro di Nora provengono 395 frammenti di sigillate di importazione africana. Lo stato di conservazione dei materiali, per lo più fram-menti di piccole dimensioni, non ha consentito di calcolare il numero massimo di individui né talvolta di riferire ciascun pezzo ad una specifica produzio-ne.

Nell’insieme dei frammenti riconosciuti con cer-tezza (117) la maggior quantità è rappresentata dalla produzione A (65% del totale), seguita, con un certo distacco, dalla C (19%) e dalla D (14%); solo il 2% è attribuibile con certezza alla produzione A/D (Fig. 1).

L’assoluta preminenza della produzione A tra le sigillate africane dell’area del foro non riflette la realtà dell’intera città: nei diversi settori di Nora indagati estensivamente i dati delineano un quadro piuttosto disomogeneo (nell’area C le produzioni A e D sono pari1; nell’area G è prevalente la produzio-ne A2; in altre aree sono stati rinvenuti troppo pochi

1 Produzione A: 42%; produzione D: 41%; produzione C: 17% (Gazzerro 2003, 118).

2 64 frammenti diagnostici in produzione A, 1 in C, 1 in D (Frezza 2001-2002).

sigillata africana

0

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A A/D C D

produzione

%pareti

diagnostici

Fig. 1. Distribuzione quantitativa dei pezzi per ciascuna produzione. Si indica per ciascuna produzione la percentuale dei frammenti diagnostici e delle pareti.

2 Giovanna Falezza

frammenti per costituire un campione valido3).Per quanto riguarda i contesti di rinvenimento, è

significativo notare come la sigillata africana A pro-venga in buona parte da strati relativi agli interventi edilizi che interessarono il portico orientale del foro in età severiana (US 11131, 11294, 11331); al con-trario, essendo molto povera nell’area la stratigrafia relativa all’età tardo antica, i frammenti di produ-zione D sono stati rinvenuti quasi unicamente in li-velli humotici, moderni o post-antichi, con l’unica eccezione di uno strato tardo antico (US 11531) nel-la porzione nord del portico occidentale.

1. Produzione a

La produzione A, fabbricata com’è noto tra la fine del I ed il III secolo nella Tunisia settentrionale, rappresenta nell’area del foro di Nora la più attesta-ta tra le sigillate africane (65%). I frammenti ad essa riferibili con certezza sono in totale 77 ed appar-tengono sia alla fabbrica A1 (argilla di color matto-ne e consistenza granulosa, con inclusi di piccole e medie dimensioni, e vernice “a buccia d’arancio”) sia alla A2 (argilla meno fine, superficie più ruvida, vernice meno brillante). I frammenti di produzione A1 (fine I - metà II sec. d.C.4) sono presenti in quan-tità maggiore (40% del totale) rispetto a quelli in A2

3 Area A-B: 6 frammenti diagnostici in sigillata africana A, 5 in C, 13 in D (Tonacci 1999-2000). Terme a mare: 5 fram-menti in sigillata africana A, 4 in D (TroncheTTi 1985).

4 GandolFi 2005, 198.

(16%) (Fig. 2).Dal punto di vista morfologico sono state indivi-

duate all’interno della produzione A 6 coppe, 6 piat-ti e 5 scodelle, senza predominanza di una singola forma.

le Forme5

Coppa Hayes 2La coppa emisferica Hayes 2 è documentata nel

materiale del foro di Nora da un frammento (NR02/PF/5841/CR/4). L’esemplare riconosciuto presen-ta un impasto particolarmente fine, riconducibile a quello degli esemplari più antichi della forma Hayes 8 A6, decorazione a foglie d’acqua alla barbotina e scanalatura all’interno dell’orlo. Si tratta di una for-ma tra le più antiche, imitante la forma Drag. 35 in sigillata sud-gallica, diffusa almeno dall’età flavia (forse anche da prima)7; il frammento tuttavia pro-viene dal riempimento di una trincea di spoglio della struttura templare (US 5841), e costituisce dunque materiale residuale.

La forma è documentata nelle altre aree di Nora con un solo altro frammento proveniente dall’area G8. Nel resto della Sardegna è attestata nella col-lezione del Museo Archeologico di Cagliari9, negli

5 Per le cronologie si fa riferimento principalmente ad At-lante delle Forme Ceramiche, I, 1981, con aggiornamenti da BoniFay 2004.

6 Così come nota Bonifay: BoniFay 2004, 156.7 Atlante I, XIII, 10.8 Frezza 2001-2002, 57.9 Boninu 1971-72, 301, fig. 6.

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A1 A2fabbrica

n° framm.

scodelle

piatti

coppe

Fig. 2. Grafico della distribuzione delle forme all’interno delle due fabbriche A1 e A2.

la ceramica siGillaTa aFricana 3

scavi in Vico III Lanusei a Cagliari10, a Cornus (3 esemplari)11. Dal territorio di Villacidro (località Nuraxi)12 proviene un frammento di questa coppa in produzione locale.

Piatto Hayes 3 A = Salomonson A1 (Fig. 3, 1)Dal riempimento di una buca antecedente alla

fondazione dell’arco d’ingresso nord-orientale del foro (US 11331) proviene un piatto (NR06/PG/11331/CR/22) formato da numerosi frammenti pertinenti di tipo Salomonson A1 = Hayes 3A. Si tratta di un piatto di grandi dimensioni (il diametro

10 Defrassu 2006, 104.11 GiunTella 2000, 181. 12 Tilloca 2004, 1261.

è di 25 cm); l’impasto, molto fine, è simile a quello della coppa Hayes 2; l’orlo è decorato a foglie d’ac-qua alla barbotina e presenta una scanalatura interna per accogliere il coperchio. Anche questa forma, di fabbrica A1, è tra le più antiche (cronologia: 60-90 circa).

Piatto Hayes 3 B = Lamboglia 4/36 A (Fig. 3, 2)Evoluzione della forma Hayes 3 A, questo piat-

to con orlo decorato a foglie d’acqua non presenta rispetto a questa la scanalatura interna all’orlo per l’alloggiamento di un coperchio. E’ attestato da 4

frammenti provenienti da 4 diverse unità stratigrafi-che (sempre come residuali) , ai quali è forse possi-bile aggiungere due frammenti di dimensioni mol-to ridotte, pure residuali. Gli esemplari individuati

Fig. 3

4 Giovanna Falezza

hanno dimensioni minori rispetto a quelli della va-riante 3 A (diametri: 12-15 cm) e sono tutti prodotti in A1. La cronologia della forma è fissata al 75-150 d.C.

Il piatto è ampiamente diffuso in tutta la Sar-degna romana. A Nora, 3 di questi piatti di diverse dimensioni sono stati rinvenuti in una tomba roma-na13, 29 frammenti nell’area G14, ed altri frammenti nello scavo delle Terme a Mare15. Nel resto della Sardegna, la forma è attestata a Turris Libisonis16, a Cagliari nella c.d. Villa di Tigellio17 e in Vico III Lanusei18, ad Olbia (Su Cuguttu)19, nel Nuraghe Losa di Abbasanta20, a Narbolia21, nel territorio del Sinis (località Pala Naxi e località S. Maria)22, nel territorio di Villacidro (località Sabodus, comune di Serramanna)23; si trova inoltre nella Collezione Satta di Nuoro24 e nella collezione del Museo di Cagliari25, ed in vari contesti tombali (necropoli di Bithia26, necropoli di Pau Cungiaus nell’agro di Vil-lermosa27).

Piatto Hayes 3 C Da due strati di formazione post-antica, relativi

alla fase di spoglio delle strutture templari (US 5722 e US 5984) provengono due frammenti (NR01/PF/5722/CR/4, NR03/PF/5924/CR/32) di piatti di tipo Hayes 3 C, con orlo rivolto verso l’esterno ma non decorato. Un frammento è in A1 ed ha un diametro di 10 cm; l’altro è prodotto in A2 ed ha diametro maggiore (18 cm). Per quanto riguarda la cronologia, la proposta di Hayes (prima metà del II secolo) va probabilmente abbassata a fine II-III se-colo28.

Due esemplari di questo piatto sono stati rinve-nuti a Turris Libisonis29, ed 1 frammento nel territo-

13 la FraGola 2000, 211.14 Frezza 2001-2002, 30.15 TroncheTTi 1985, 80.16 villedieu 1984, 110.17 anGiolillo 1981-1985, 205-206, 210, .18 deFrassu 2006, 104.19 K 1996, 410.20 sanToni et al. 1993, 128-130.21 sTeFani, zucca 1985, 98.22 Tore, sTiGliTz 1988, 650, 655.23 Tilloca 2004, 1262.24 Boninu 1978, 179, tav. LXVII, 4.25 Boninu 1971-72, 304-314.26 TroncheTTi 1987, 16-17, tav. 1 n. 2.27 orTu 1993, 221-222 (piattello Hayes 3 in versione minia-

turistica).28 Secondo la Villedieu la diffusione di questa forma non ol-

trepassa di molto l’inizio del III secolo (villedieu 1984, 110).29 villedieu 1984, 110.

rio del Sinis (località San Vero Milis)30.

Scodella Hayes 5 A = Lamboglia 18/31 Tra i materiali del foro è attestato un unico fram-

mento (NR04/PF/5479/CR/3) riferibile a questa scodella carenata con scanalatura all’interno dell’or-lo appena accennata. Impasto e vernice sono quelli caratteristici della produzione A1. Si tratta ancora di una delle produzioni più antiche (età flavia o poco prima); il frammento tuttavia proviene da un livello relativo alla fase di ristrutturazione del tempio ope-rata nel corso del III secolo (US 5479).

Non sono note attestazioni della forma a Nora; 1 frammento è documentato a Turris Libisonis31.

Scodella Hayes 6 A = Salomonson A9aScodella Var. Salomonson A9b Scodella Hayes 6 B = Lamboglia 23 (Fig. 4, 3 e 4)

Si tratta di una scodella carenata con orlo oriz-zontale solcato da una scanalatura sulla superficie superiore. Sono attestate tra i materiali provenienti dall’area del foro 3 varianti: Hayes 6 A, con orlo leg-germente incurvato verso l’esterno (1 frammento, NR04/PG/11112/CR/2, di produzione A1); Variante Salomonson A9b, con rivolto verso l’alto e munito di doppia scanalatura (1 frammento, NR98/P/5042/CR/3, di produzione A1); Hayes 6 B, con orlo teso verso l’alto e parete ricurva (4 frammenti, NR01/PE/5625/CR/11, NR04/PF/5469/CR/3, NR04/PG/11000/CR/42, NR03/PF/5983/CR/4, di produ-zioni A1 e A2).

Per quanto riguarda la cronologia, per la Hayes 6 A Hayes propone un arco di diffusione tra la fine del I e gli inizi del II secolo; per la Hayes 6 B, più tarda della precedente, la seconda metà del II seco-lo. I frammenti rinvenuti sono però tutti residuali in livelli di età imperiale avanzata32 oppure in strati humotici o post-antichi33.

La forma è già attestata a Nora nell’area C34 (1 orlo) e nell’area G35 (2 orli, uno di tipo 6 A e uno di tipo 6 B). In Sardegna se ne registra un’ampia diffusione: nel territorio del Sinis e dell’Oristanese

30 Tore, sTiGliTz 1988, 656.31 villedieu 1984, 111.32 Come il frammento di Hayes 6 A (NR04/PG/11112/

CR/2), proveniente da un livello pavimentale di IV secolo (US 11112).

33 NR98/P/5042/CR/3 (Var. Salomonson A9b); NR01/PE/5625/CR/11, NR04/PF/5469/CR/3, NR04/PG/11000/CR/42, NR03/PF/5983/CR/4 (Hayes 6 B).

34 Gazzerro 2003, 123.35 Frezza 2001-2002, 36.

la ceramica siGillaTa aFricana 5

(località San Vero Milis)36, ad Olbia (Su Cuguttu)37, presso il Nuraghe Losa di Abbasanta38, a Turris Li-bisonis39, nella necropoli di San Gavino40, a Cor-nus41. La scodella è presente anche nella collezione del Museo Archeologico di Cagliari42.

Coppa Hayes 8 A, n.1 = Lamboglia 1 a (Fig. 4, 5)Questa coppa carenata con lobo del bordo ar-

rotondato e decorazione a rotellatura costituisce la forma più attestata (12 frammenti) in sigillata afri-cana all’interno del materiale proveniente dall’area del foro. I frammenti rinvenuti, nella maggior parte di piccole dimensioni, presentano un impasto molto fine e vernice brillante di tipo A1, in qualche caso quasi “vetrosa”. Per la cronologia, pare ormai de-finitivamente accettata una datazione della forma tra la fine del I e la prima metà del II secolo43; nel materiale del foro di Nora i frammenti sono per lo più residuali in US non significative (humus, livelli post-antichi44) o in stratigrafie di III secolo del por-

36 Tore, sTiGliTz 1988, 656.37 saTTa 1996, 411.38 sanToni et al. 1993, 133-134.39 villedieu 1984, 111.40 saTTa 1987, 101.41 GiunTella 2000, 181.42 Boninu 1971-72, 317.43 BoniFay 2004, 156.44 NR98/P/5043/CR/4 (US inquinata), NR01/PF/5708/

CR/120, NR01/PF/5710/CR/8, NR03/PF/5409/CR/22, NR04/PG/11000/CR/41.

tico orientale45. Da sottolineare però il rinvenimento di due frammenti di questa coppa che attaccano tra loro nella malta costitutiva del muro curvilineo di ampliamento del foro nel settore nord-orientale (US 5513, NR05/PF/5513/CR/1).

La forma conosce amplissima diffusione in tutto il bacino del Mediterraneo. A Nora un esemplare è attestato nell’area C46 e 7 frammenti nell’area G47; nel resto della Sardegna è presente nelle collezio-ni del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari48, del Museo di Sassari e di Nuoro49, ed è attestata in maniera abbastanza consistente nell’area del Sinis e dell’Oristanese (in località Sorighis presso Riva Stagno di Sa ‘e Procus, a Pala Naxi, a Su Anzu-Riola Sardo)50 e nel territorio di Villacidro (località Saboddus, comune di Serramanna)51. Frammenti di questa forma provengono anche da numerosi scavi sardi: a Cagliari in Vico III Lanusei52, ad Olbia (Su Cuguttu)53, nel nuraghe Losa di Abbasanta54, a San-

45 US 11294 (NR05/PG/11294/CR/27, NR05/PG/11294/CR/28, NR05/PG/11294/CR/29, NR05/PG/11294/CR/30); US 11331 (NR05/PG/11331/CR/38).

46 Gazzerro 2003, 120.47 Frezza 2001-2002, 32.48 Boninu 1971-72, 294, 1-2 e 296, 3.49 Boninu 1978, 172-179, tav. LXVII,1.50 Tore, sTiGliTz 1988, 649, 650, 652.51 Tilloca 2004, 1262.52 deFrassu 2006, 105.53 saTTa 1996, 409.54 sanToni et al. 1993, tav. IV, 3.

Fig. 4

6 Giovanna Falezza

ta Maria di Villasimius55, nel territorio di Gesturi56, a Villa Speciosa57, presso il nuraghe Mannu58, ed a Porto Torres59. A Cornus60 la forma è attestata anche con impasto locale fino all’inizio del III sec. d.C.

Coppa Hayes 8 A, nn. 2, 4 = Lamboglia 1 b (Fig. 5, 6)

Molto meno frequente nel materiale del foro di Nora (2 frammenti: NR04/PF/5469/CR/1, NR04/PF/5472/CR/2) è la variante Lamboglia 1 b della coppa carenata, di produzione A1, con lobo centrale dell’orlo a sezione angolare e decorazione a rotella

meno fine e più rada. Questa forma è diffusa nella seconda metà del II secolo fino al massimo agli inizi del III61; dei frammenti rinvenuti nell’area del foro, uno proviene da un livello di III secolo (US 5472), l’altro da uno strato humotico (US 5469).

La coppa è già documentata a Nora con un solo

55 TroncheTTi 1982, 81, fig. 25.56 lilliu 1985, 214, n. 943, tav. LX.57 sanna 1985, 105, tav. XXXIX, 1985, V, 1, 3-4.58 Boninu 1980, 206, nn. 3-5, tav. LXI, 1, 5.59 villedieu 1984, 111.60 GiunTella 2000, 167.61 Atlante I, 26-27; villedieu 1984, 111, nota 11; BoniFay

2004, 156.

frammento proveniente dall’area A-B62. Altre at-testazioni in ambito sardo sono a Turris Libisonis (10 frammenti)63, a Cagliari in Vico III Lanusei (1 frammento)64, e nella Collezione Satta di Nuoro (1 esemplare)65.

Coppa Hayes 9 A = Lamboglia 2a (Fig. 5, 7)Dalla preparazione di un piano pavimentale

nell’ambiente più a sud del portico occidentale del foro (US 11679) proviene un frammento di que-sta coppa di piccole dimensioni (NR06/PH/11679/CR/4, diam. 11 cm), con orlo solcato all’esterno da

due scanalature che delimitano una fascia a sezione convessa. La datazione della forma è ancora con-troversa, ma essa pare essere prodotta per tutto il II secolo66.

A Nora questa coppa è già attestata con 1 fram-mento dall’area A-B67 ed 8 frammenti dall’area G68.

62 BaGGio et alii 1994, 207.63 villedieu 1984, 111.64 deFrassu 2006, 105.65 Boninu 1978, 179, n. 74, tav. LXVII, 1.66 GiunTella 2000, 181; villedieu 1984, 111.67 BaGGio et alii 1994, 207.68 Frezza 2001-2002, 47.

Fig. 5

la ceramica siGillaTa aFricana 7

E’ presente inoltre a Cornus (3 esemplari)69, a Tur-ris Libisonis (10 frammenti)70, a Cagliari in Vico III Lanusei71, ad Olbia-Su Cuguttu (11 esemplari )72; dal territorio di Villacidro (località San Sisinnio)73 proviene infine un frammento della forma in produ-zione locale.

Scodella Hayes 16, n. 16 = Lamboglia 3 C1 (Fig. 5, 8)

Questa scodella carenata con orlo indistinto e parete obliqua è attestata da due frammenti di picco-le dimensioni, l’uno rinvenuto nell’humus (NR04/PG/11000/CR/37), l’altro in un contesto della se-conda metà del III secolo74. L’orlo di uno dei due è lievemente rilevato all’interno; entrambi presen-tano le caratteristiche tipiche della produzione A2. La forma è prodotta tra la seconda metà del II e la prima metà del III secolo.

Si tratta di una scodella piuttosto diffusa a Nora, rinvenuta anche nell’area C75, nelle aree D e A/B76, e nell’area G77. In Sardegna è documentata a Porto Torres in ambito urbano78 e nella necropoli di San Gavino79, nel nuraghe Losa di Abbasanta80, a Vil-lasimius81, nel territorio di Sinnai (Cagliari)82; un esemplare è presente inoltre nella Collezione Satta di Nuoro83.

Piatto Hayes 26 = Lamboglia 9 b (Fig. 5, 9)Piatto Lamboglia 9 a = Hayes 27, nn. 1-2

Si tratta di un piatto con parete ricurva e orlo in-clinato verso l’interno, con una scanalatura all’inter-no sotto l’orlo. Sono attestati in totale 3 frammenti in produzione A2 riconducibili a questa forma; due (l’uno proveniente dall’humus e l’altro da un livel-lo di età medievale/moderna84) sono attribuibili al tipo Lamboglia 9 b, con orlo incurvato ma indistinto

69 GiunTella 2000, 181.70 villedieu 1984, 111.71 deFrassu 2006, 105.72 saTTa 1996, 409-410.73 Tilloca 2004, 1261.74 US 5470 (framm. NR04/PF/5470/CR/14), in associazi-

one con una casseruola Lamboglia 10 A in africana da cucina, una lucerna Loeschcke I-VIII ed un sesterzio di Filippo II.

75 Gazzerro 2003, 121.76 BaGGio et alii 1994, 207.77 Frezza 2001-2002, 41.78 villedieu 1984, 112.79 saTTa 1987, 104.80 sanToni et al. 1993, tavv. V, 8, VI, 4.81 marras 1982, 69, fig. 21c.82 iBBa 2001, 70, tav. V. 12.83 Boninu 1978, 179, tav. LXVII, 3.84 Rispettivamente US 11000 (NR04/PG/11000/CR/40) e

5409 (NR03/PF/5409/CR/23).

dalla parete; in un altro frammento85 (cui se ne può aggiungere forse un secondo86) l’orlo forma con la parete uno spigolo vivo come nel tipo Lamboglia 9 a. Come la precedente, questa forma è prodotta tra la seconda metà del II e la prima metà del III secolo.

A Nora 12 frammenti di piatti Lamboglia 9 b sono attestati nell’area C, un frammento in una tomba romana87, 1 orlo nell’area G88. Nel resto della Sardegna esemplari di questi piatti sono stati rinve-nuti presso il nuraghe Losa di Abbasanta89 e a Turris Libisonis90; la forma è presente anche nelle collezio-ni del Museo di Cagliari91.

Piatto Hayes 31, nn. 2, 6 Questo piatto con parete inclinata all’esterno e

bordo affusolato è documentato in sigillata africana A2 da 3 (o forse 4) frammenti, che si distinguono dalla forma simile in produzione C (forma Lambo-glia 40 bis, documentata nel materiale dell’area del foro da 4 frammenti; cfr. infra) per il uno spessore maggiore della parete e per la diversa qualità della vernice. La datazione della forma di Hayes (prima metà del III secolo) va forse ampliata a tutto il III se-colo92; i frammenti rinvenuti nell’area del foro sono tuttavia tutti residuali in contesti post-antichi93.

Da Nora provengono altri 5 frammenti di questa forma dall’area C94. Diversi esemplari sono inoltre documentati nel nuraghe Losa di Abbasanta95, a Turris Libisonis (17 esemplari)96 e dal territorio di Sinnai (Cagliari) (1 esemplare)97.

Coppa Ostia I, fig. 57

Si tratta di una variante della forma Hayes 14/17, ma più bassa rispetto a questa, di forma emisferi-ca e senza carenatura. La datazione proposta è tra la seconda metà del II e la prima metà del III se-colo. Tra il materiale del foro un solo frammento

85 NR01/PF/5710/CR/4, proveniente da uno strato mod-erno (US 5710).

86 NR03/PF/5965/CR/15, rinvenuto in uno strato relativo allo spoglio delle strutture templari (US 5965).

87 la FraGola 2000, 212.88 Frezza 2001-2002, 43.89 sanToni et al. 1993, tav. VI, 7.90 villedieu 1984, 113.91 Boninu 1971-72, 320, fig. 21, tav. IV, n. 5.92 BoniFay 2004, 159.93 US 5708 (NR01/PF/5708/CR/128), US 5409 (?) (NR03/

PF/5409/CR/34), US 5710 (NR01/PF/5710/CR/3), US 11014 (NR03/PG/11014/CR/1).

94 Gazzerro 2003, 121.95 sanToni et al. 1993, 137-138.96 villedieu 1984, 113.97 iBBa 2001, 70, tav. V, 13.

8 Giovanna Falezza

(NR01/PF/5708/CR/123), proveniente da un livello di spoglio/abbandono delle strutture (US 5708), è riconducibile a questa forma, attestata però in quan-tità maggiore (5 frammenti) in un’altro settore della città (area C98).

2. Produzione a/d

Di questa produzione transizionale di ceramica sigillata africana è stata riconosciuta una sola for-ma, rappresentata tuttavia da un pezzo quasi inte-gro. L’area di produzione non è ancora stata fissata con sicurezza, ma appare probabile l’area tunisina centrale o meridionale99. La sigillata africana di tipo A/D è scarsamente documentata a Nora: al di fuo-ri dell’area del foro si registra un’unica forma (un piatto Hayes 33, nn. 2-5), proveniente da strati di età tarda del settore AB100.

le Forme

Scodella Ostia I, fig. 31 (Fig. 6, 10)Si tratta di una scodella con orlo a tesa piana

lievemente pendente, parete ricurva e fondo apo-de; una leggera scanalatura sottolinea all’interno il punto di congiunzione tra parete e fondo, mentre all’esterno tra parete e fondo si nota un leggero gra-dino. L’esemplare (NR04/PH/11524/CR/1) presenta un impasto non molto raffinato e vernice opaca ste-sa all’interno e poco al di sotto dell’orlo esterno.

Le caratteristiche di impasto e vernice si avvi-cinano a quelle della tarda produzione A, mentre la forma ricorda alcuni esemplari in produzione D (Hayes 32/58). La diffusione cronologica è limitata alla prima metà del III secolo; l’esemplare rinvenu-to proviene da un “pozzetto” di scarico tardo-antico localizzato nel settore nord del portico occidentale (US 11524).

La forma è attestata a Cornus con 3 esempla-ri101.

98 Gazzerro 2003, 120.99 GandolFi 2005, 198.100 Tonacci 1999-2000, n. 54.101 GiunTella 2000, 182.

3. Produzione c

Della produzione C, fabbricata nella Tunisia centro-orientale a partire dagli inizi del III secolo e costituente il 19% delle sigillate africane provenien-ti dal foro di Nora, sono attestati solo 9 frammenti diagnostici e 13 frammenti di pareti. Le fabbriche presenti sono solo le più antiche (C1, C2, C3), men-tre sono assenti frammenti in C4 e C5. Più in par-ticolare, il 19% dei pezzi presenta vernice corposa di colore arancione scuro molto brillante e rientra nella produzione C1; la produzione C2 costituisce il 27% dei frammenti ed è caratterizzata da corpo ceramico fine, vernice molto diluita, superficie li-

scia; la più alta percentuale dei pezzi (54%) è infine di produzione C3, con argilla vagamente granulosa, pareti più spesse e vernice di colore arancione scuro (fig. 7).

Dal punto di vista morfologico, sono state rico-nosciute due sole forme, la scodella Lamboglia 40 bis e il piatto Hayes 62 B. La prima è una delle più diffuse e di lunga vita della produzione, rappresen-tata inizialmente da esemplari di alta qualità (il tipo Lamboglia 40 bis attestato nell’area del foro), poi da una produzione intermedia con la forma Lam-boglia 40 e infine da vasi di fattura scadente di tipo Hayes 50B102.

102 Cfr. GandolFi 2005, 203, e caBras 2007.

Fig. 6

19%

27%

54%

C1

C2

C3

Fig. 7. Grafico delle attestazioni delle fabbriche C1, C2 e C3.

la ceramica siGillaTa aFricana 9

le Forme

Scodella Lamboglia 40 bis = Salomonson C1 = Ha-yes 50 A, nn. 1-45 (Fig. 8, 11)

Quattro frammenti di orlo sono riferibili alla scodella Lamboglia 40 bis, con orlo indistinto e affusolato e parete rettilinea. Uno dei frammenti è di produzione C1, gli altri tre di produzione C2. La cronologia proposta da Hayes per questa forma è tra 230-240 e 325 d.C. circa; ad Ostia è attestata prin-cipalmente in contesti della prima metà del III seco-

lo. Solo uno dei frammenti dell’area del foro non è residuale in livelli di età medievale o moderna103, e proviene dalla preparazione pavimentale del vano più a sud del portico occidentale (US 11679), in as-sociazione con il piatto-coperchio Ostia I, fig. 261.

A Nora la forma è presente nell’area C (1 frammento)104 e in una tomba romana (3 frammenti)105. Per quanto riguarda il resto della Sar-degna, è la forma maggiormente presente tra la si-gillata africana C di Olbia (98 esemplari)106 e anche

103 NR06/PH/11679/CR/193. Gli altri provengono dalle US 5737 (NR01/PF/5737/CR/7), 5409 (NR03/PF/5409/CR/30), 11624 (NR06/PH/11624/CR/24).

104 Gazzerro 2003, 122.105 la FraGola 2000, 212.106 caBras 2005, 83, 85-87; secondo l’autrice si tratta della

forma in sigillata africana C più attestata nel Mediterraneo.

di Turris Libisonis107. Altre attestazioni sono presso il nuraghe Losa di Abbasanta108, nel territorio del Sinis e dell’Oristanese109, a Cornus110 e nel relitto di Fontanamare111.

Piatto Hayes 62 B, n. 15 (Fig. 8, 12)Altri quattro frammenti, tutti di fabbrica C3,

appartengono a piatti di tipo Hayes 62 B, con orlo indistinto e parete ricurva ad arco di cerchio. Tre orli provenienti dalla medesima unità stratigrafica sono forse riferibili ad un unico esemplare, cui pro-

babilmente appartengono anche altri frammenti di fondo con decorazione a stampo a doppia scanala-tura e palmette stilizzate112 in stile Hayes C. Questo esemplare (NR05/PH/11531/CR/22+26) proviene da uno strato di formazione tardo antica nella por-zione nord del portico occidentale (US 11531); un altro frammento (NR06/PH/11613/CR/1) è pure re-siduale nel riempimento di una fossa di spoglio di una base onoraria dello stesso portico (US 11613). La forma è datata alla fine del IV secolo.

Un esemplare di questo piatto è attestato a Cor-

107 villedieu 1984, 117.108 sanToni et al. 1993, tav. V.109 Tore 1988, 464.110 GiunTella 2000, 182.111 Pallarés 2004, 48-49.112 Hayes, stampo 75; cfr. Atlante I, tav. LXVIII, 16.

Fig. 8

10 Giovanna Falezza

nus113.

4. Produzione d

Tra le sigillate africane rinvenute nell’area del foro la produzione D rappresenta il 14%. Il 10% dei frammenti è costituito da pezzi diagnostici, che ci consentono di riconoscere almeno 7 forme prove-nienti da 8 diverse unità stratigrafiche e ci fornisco-no quindi indicazioni significative circa la presenza a Nora di questa ultima produzione di sigillata afri-cana. Le forme provenienti dall’area del foro sono per lo più databili tra la seconda metà del IV e gli inizi del V secolo; solo la coppa Hayes 78 (rinvenu-ta in uno strato relativo allo spoglio delle strutture forensi in età post-antica) presenta una cronologia lievemente più tarda (fino alla fine del V secolo). La forma più antica è forse la scodella Lamboglia 51, prodotta a partire dal 320 circa.

Con la produzione D, le cui fabbriche sono state localizzate nella Tunisia settentrionale, si diffon-de un repertorio morfologico del tutto nuovo. Nel materiale del foro di Nora sono attestate cinque scodelle (tre di tipo Hayes 61, una Hayes 67, una Lamboglia 51), un grande piatto con orlo indistinto dalla parete (Lamboglia 9 A), una coppa con orlo a tesa (Hayes 78), due vasi a listello (Atlante 48.11, Var. Atlante 48.16). La quasi totalità dei frammenti non presenta decorazione; uniche eccezioni sono un fondo con decorazione interna a stampo entro dop-pie scanalature (decorazione tipica della produzio-ne D a partire dal 320-330 d.C.114), e il bordo del-la scodella Lamboglia 51, decorato con nervature all’esterno sotto l’orlo.

le Forme

Scodella Hayes 61 (Fig. 9, 13)Sono riconducibili alla forma Hayes 61 tre fram-

menti di orlo (uno rinvenuto in un livello tardo antico e due residuali in strati moderni115). Più in particolare, un frammento appartiene alla variante Hayes 61, n. 26, con orlo verticale munito di gra-dino all’esterno (riferibile in generale al tipo 61 B) e caratteristiche fisiche affini alla produzione D1, mentre altri due (uno di produzione D1, l’altro D2)

113 GiunTella 2000, 183.114 GandolFi 2005, 207.115 NR05/PH/11531/CR/23, di tipo 61 A, proviene dall’US

11531 (di età tardo antica); NR98/P/5042/CR/2, di tipo 61 A, dall’US 5042 (strato humotico); NR97/P/5008/CR/7, di tipo Hayes 61, n. 26, dallo strato humotico US 5008.

alla variante Lamboglia 54 bis o alla variante Ha-yes 61 n. 21, con orlo inclinato all’interno e spigolo vivo all’esterno nel punto di congiunzione tra orlo e parete (cfr. il tipo 61 A).

Per la cronologia, Hayes propone il periodo 325-400/420 per la 61 A e il periodo 380/390-450 per la 61 B116; ma soprattutto per la 61 B le date d’appari-zione e d’estinzione sono ancora controverse (l’ap-parizione, inizialmente fissata intorno al 400-420 da Hayes, è stata poi rialzata alla fine del IV secolo dal-lo stesso autore, quindi riabbassata al 420; la scom-parsa è stata invece posticipata fino al terzo quarto o alla fine del V secolo). In definitiva l’evoluzione e la datazione della forma rimangono controverse. Bonifay ritiene che le varianti ricondotte a questa forma siano così tante che allo stato attuale delle ricerche una maggiore precisione nella datazione sia impossibile; propone quindi una revisione della tipologia, introducendo un tipo di transizione tra 61 A e B (il tipo 61 A/B) e delle varianti interne alla 61 B (B1, B2, B3)117. La scodella Hayes 61, n. 26 (rinvenuta nell’area del foro in uno strato humotico, US 5008) sarebbe riferibile alla variante B2 di Bo-nifay118, da lui datata alla prima metà del V secolo.

La forma conosce ampia diffusione in territorio sardo. A Turris Libisonis sono attestati 51 esemplari di Hayes 61A e 17 di Hayes 61B119; ad Olbia la forma è documentata nei relitti120; altri frammenti proven-gono da Cornus121, dal territorio del Sinis (località San Lorenzo, Sa Salina Manna, Nuraghe Spinarba, Nuraghe S’Omu, Nuraghe Abili, Pala Naxi)122, dalla necropoli di Pill’ ‘e Matta a Quartucciu123 e da Ca-gliari (dagli scavi sotto la chiesa di S. Eulalia124 e da Vico III Lanusei125).

Scodella Hayes 67, nn. 5-6, 17, 28 (Fig. 9, 14) Si tratta di una scodella con orlo pendente sca-

nalato nella parte superiore, unito alla parete da un elemento ricurvo con sezione ad “S”, attestato nell’area del foro da un solo frammento (NR05/PF/12036/CR/2). Il pezzo, proveniente da uno stra-to moderno (US 12036), presenta una vernice molto spessa e brillante stesa all’interno e fino al limite dell’orlo esterno (produzione D2). Bonifay propone

116 Atlante I, 84.117 BoniFay 2004, 167.118 BoniFay 2004, 168, fig. 90, n. 23.119 villedieu 1984, 122-123.120 PieTra 2005.121 GiunTella 2000, 183.122 Tore, sTiGliTz 1988, 645-648, 650.123 salvi 2005, 78, 111, 118, 122, 128, 140.124 F. Carrada in marTorelli, mureddu 2002, 289.125 deFrassu 2006, 108.

la ceramica siGillaTa aFricana 11

di suddividere il tipo in 3 varianti, sulla base della forma dell’orlo: A, con bordo dello stesso spessore della parete o poco inspessito; B, con bordo a lab-bro triangolare con 1 o 2 scanalature sulla sommità (come il frammento proveniente dal foro di Nora); C, con labbro pendente arrotondato126.

La forma è diffusa tra la seconda metà del IV e la prima metà del V secolo ed è attestata in gran-de abbondanza in tutto il Mediterraneo occidentale. A Nora, una scodella di tipo Hayes 67, nn. 1, 4, 9 proviene dall’area C127 e 3 frammenti dall’area A-B, ambiente X128. Nel resto della Sardegna, è presente a Turris Libisonis (77 frammenti)129, nel territorio di Sinnai (Cagliari) (1 esemplare)130, nella necro-poli di Pill’ ‘e Matta a Quartucciu131, a Cornus (3 esemplari)132, e nei relitti di Olbia133.

Piatto Lamboglia 9 A (Fig. 9, 15)Si tratta di un grande piatto (diametro di circa

32 cm) con orlo indistinto dalla parete e fondo pia-

126 BoniFay 2005, 171.127 Gazzerro 2003, 122.128 Tilloca 2000, 243.129 villedieu 1984, 124.130 iBBa 2001, 71, tav. V, 14.131 salvi 2005, 81.132 GiunTella 2000, 183.133 PieTra 2005.

no. La vernice, spessa e opaca, è stesa all’interno e all’esterno fino sotto all’orlo. La cronologia della forma è da situarsi secondo Hayes tra 375 e 400 cir-ca, ma è possibile che fosse diffusa anche più avan-ti134. Il solo frammento rinvenuto (NR05/PH/11531/CR/94) proviene da uno strato di riporto di età tardo antica del portico occidentale (US 11531); non ci sono altre attestazioni della forma a Nora.

Scodella Lamboglia 51, 51 A = Hayes 59, nn. 9, 16-17 (Fig. 10, 16)

Un frammento (NR04/PG/11031/CR/1) prove-niente da uno strato di formazione moderna (US 11031) appartiene a questa scodella a pareti ricurve, con largo orlo munito di scanalature e diametro di circa 30 cm. Le caratteristiche fisiche avvicinano il frammento rinvenuto alla produzione D2; la verni-ce, spessa e brillante, è presente sia all’interno che all’esterno del vaso. La parete è decorata esterna-mente da una serie di nervature singole impresse nell’argilla ancora fresca. Per quanto riguarda la cronologia, la diffusione della forma è fissata da Hayes al 320-420 d.C., ma si registrano maggiori attestazioni nel IV piuttosto che nel V secolo (è ben rappresentata a Cartagine soprattutto negli strati di

134 Atlante I, 86.

Fig. 9

12 Giovanna Falezza

fine IV)135. La forma non è attestata in altre aree della città di

Nora; è presente invece a Turris Libisonis136 e tra il materiale degli scavi di S. Eulalia a Cagliari137.

Vaso a listello Atlante 48.11 = Hayes 91, variante precoce Vaso a listello Var. Atlante 48.16 (Fig. 10, 17)

Il vaso a listello Hayes 91 è una forma largamen-te diffusa nel Mediterraneo con un’ampia quantità di varianti, con pareti più o meno svasate, listello più o meno largo, presenza o assenza di decora-zione. I due frammenti rinvenuti nell’area del foro (l’uno, NR05/PH/11560/CR/5, proveniente da una fossa di spoglio tardo antica US 11560; l’altro, NR04/PH/11500/CR/3, rinvenuto nel livello humo-tico US 11500) sono riconducibili rispettivamente a due varianti identificate nell’Atlante delle Forme Ceramiche: l’una con largo listello poco incurvato (Atlante 48.11), l’altra con listello piegato ad angolo e scanalatura all’interno poco sotto all’orlo (Var. At-lante 48.16). Il primo frammento presenta le carat-teristiche della produzione D1, la vernice è sottile e opaca ed è stesa solo nella parte superiore del listel-lo; il frammento Atlante 48.16 ha invece una verni-ce molto spessa, brillante e uniforme sia all’interno

135 Atlante I, 83.136 villedieu 1984, 122.137 F. Carrada in marTorelli, mureddu 2002, 289.

che all’esterno, anche al di sotto del listello.La forma è ampiamente attestata in Sardegna.

Vari frammenti sono stati rinvenuti nell’area del Si-nis (tre in località Sorighis, uno in una tomba in loc. Soddì)138, un esemplare in una tomba della necro-poli di Pill’ ‘e Matta a Quartucciu139, e un’imitazio-ne locale in una tomba in località San Vero Milis. A Turris Libisonis140, Cagliari (S. Eulalia)141 e nel nuraghe Losa di Abbasanta142 sono presenti tutte le varianti; dagli scavi in Vico III Lanusei143 a Cagliari ne provengono 10 frammenti. Le forme 91 A e 91 C sono presenti anche nei relitti di Olbia144. Per quanto riguarda Nora, infine, diversi frammenti di questo vaso a listello sono stati rinvenuti nello scavo di un ambiente nell’area M145.

Sulla datazione della forma Hayes 91 e delle sue varianti sono state avanzate svariate ipotesi146. Le due varianti presenti tra il materiale del foro sono diffuse entrambe tra la metà del IV e il V secolo.

138 Tore, sTiGliTz 1988, 649, 656.139 salvi 2005, 102.140 villedieu 1984, 126-127.141 F. Carrada in marTorelli, mureddu 2002, 291.142 sanToni et al. 1993, 141.143 deFrassu 2006, 110-111.144 PieTra 2005.145 colaviTTi, TroncheTTi 2000, 41, tav. XI.146 Cfr. BoniFay 2004, 177: egli propone il periodo 400/420-

500 per la 91 A, 400/420-530 per la 91 B, 530-600 per la 91 C e 600-650 circa per la 61 D.

Fig. 10

la ceramica siGillaTa aFricana 13

Coppa Hayes 78 = Lamboglia 35 (Fig. 10, 18)Da ultimo, un frammento di esigue dimensioni

(NR03/PF/5984/CR/32) è forse riferibile alla cop-pa Hayes 78, con orlo a tesa leggermente incurvata verso il basso e pareti ricurve; la vernice è sottile e poco brillante. La forma è datata al V secolo; il frammento proviene da uno strato di riporto moder-no (US 5984).

5. imiTazioni di siGillaTe aFricane

La grande circolazione di ceramica africana in tutto il Mediterraneo stimola le diverse officine locali alla creazione di vasellame il più possibile simile agli esemplari importati ma acquistabile a minor costo. Il fenomeno delle “imitazioni” della sigillata africana è ampiamente attestato in diversi siti di tutta la penisola italiana, e sembra riguardare principalmente forme da mensa profonde, destinate al consumo di cibi semiliquidi147. Ogni produzione locale presenta caratteristiche proprie, talvolta con un rivestimento simile a quello delle sigillate, altre volte con una semplice politura a stecca o senza ri-vestimento.

In Sardegna, esemplari imitanti le sigillate afri-cane (soprattutto, pare, le forme tarde148) sono do-cumentati in diversi contesti149 ma non sono ancora stati oggetto di uno studio mirato. In attesa di studi più approfonditi, in questa sede ci si limita ad una semplice presentazione dei pochi frammenti rinve-nuti, i quali, sebbene richiamino tutti evidentemen-te le ceramiche africane per il colore dell’impasto e del rivestimento, differiscono tra loro per alcune piccole caratteristiche.

- NR05/PG/11150/CR/6150: orlo (costituito da tre fram-menti pertinenti) di scodella (diam. 10 cm); le pareti sono ricurve, distinte dal fondo da uno spigolo leggero, e l’or-lo è estroflesso, con labbro arrotondato e profilatura per il coperchio. Per la morfologia il pezzo è confrontabile con

147 FonTana 1998, 96.148 TroncheTTi 1996a, 80.149 Per Nora, nello specifico, sono presenti tra i materiali

dell’area C (Gazzerro 2003, 119) e delle tombe romane (la FraGola 2000, 212: imitazione locale di scodella Lamboglia 3 c1).

150 Per la descrizione dei frammenti si riportano la sigla identificativa del pezzo, le dimensioni, i colori di impasto e rivestimento espressi con le sigle del codice Munsell, la du-rezza dell’argilla (morbido: può essere scalfito con l’unghia; duro: può essere inciso con la punta di un bisturi; molto duro: è scalfibile a fatica con la lama di un bisturi) e le caratteristiche di impasto e rivestimento visibili ad un’analisi macroscopica.

la forma Hayes 95, n. 3 in sig afr. D (cfr. Atlante I, tav. XLVII, 10)151; tuttavia le dimensioni sono molto inferiori rispetto al confronto. Argilla 5 YR 5/6 (yellowish red), morbida, ricca di inclusi; rare tracce di vernice arancio-rossa, sottile e brillante.

- NR05/PH/11539/CR/3: framm. di fondo piatto (diam. 12 cm) con 3 solcature concentriche all’interno. è con-frontabile con i fondi senza piede tipici di molti piatti e scodelle di produzione D. Argilla 2.5 YR 5/6 (red), dura, con piccoli inclusi; rivestimento 2.5 YR 5/6 (red), molto sottile e liquido, steso solo all’interno.

- NR05/PI/5295/CR/5: framm. di fondo di scodella con piede ad anello (diam. piede 7 cm). Argilla 2.5 YR 6/6 (light red), dura, con piccoli inclusi; vernice 2.5 YR 5/8 (red), sottile, semibrillante.

- NR05/PG/11033/CR/48: framm. di parete di piccole di-mensioni (1,5 x 0,6 cm). Argilla 2.5 YR 5/6 (red), dura, depurata; vernice 2.5 YR 5/6 (red), sottile, semibrillante.

- NR05/PI/5172/CR/3: framm. di parete di piccole di-mensioni (2 x 0,6 cm). Argilla 2.5 YR 6/6 (light red), morbida, con piccoli inclusi; rivestimento 2.5 YR 6/8 (light red), sottile, molto scrostato.

6. ceramica siGillaTa aFricana: quadro Gene-rale

Sulla base dei dati desunti dai rinvenimenti di sigillata africana nell’area del foro di Nora sono sta-ti elaborati dei diagrammi (Figg. 11 e 12) dell’an-damento delle attestazioni della classe ceramica tra la fine del I ed il VII sec. d.C. Sebbene si debba sottolineare come i dati possano essere in parte con-dizionati dalla cronologia degli interventi edilizi ef-fettuati nella piazza152, l’andamento dei diagrammi riflette almeno indicativamente quello delle impor-tazioni del vasellame da mensa africano nella città di Nora.

Come emerge con evidenza dai grafici, le atte-stazioni più alte di sigillata africana si concentrano in due periodi, il primo tra la fine del I e gli inizi

151 Si propongono alcuni confronti con forme in sigillata africana solo sulla base della somiglianza morfologica, senza voler affermare con certezza una reale derivazione dei fram-menti da queste. Le notazioni cronologiche riportate sono quin-di solo indicative, ed i pezzi allo stato attuale delle ricerche non sono databili (appaiono dunque privi di collocazione cronologi-ca nelle tabelle di associazione stratigrafica).

152 Come si è già puntualizzato (cfr. supra), nell’area man-cano quasi del tutto le stratigrafie relative alla fase tardo-antica; tuttavia i frammenti rinvenuti in strati post-antichi e moderni, comunque appartenenti al materiale circolante nella città, pos-sono colmare almeno in parte la lacuna.

14 Giovanna Falezza

del II secolo, il secondo tra la fine del IV e i primi decenni del V secolo.

Osservando nello specifico l’andamento della curva, si nota che la quantità di sigillata africana rinvenuta cresce rapidamente tra il 70 e il 100 per poi scemare gradualmente fino al 200 d.C., quando ha inizio un brusco calo delle importazioni che si arresta solo attorno al 230. Rispetto al trend medio delle esportazioni di sigillata africana nel Mediter-raneo153, che registra un aumento delle attestazioni sia intorno al 160 sia tra il 200 e il 230 d.C., sem-bra dunque che a Nora le importazioni di sigillata A siano concentrate soprattutto nei primi anni della produzione. Il vasellame di questa prima fase è ca-ratterizzato da un’ampia varietà di forme (5 coppe, 6 piatti e 5 scodelle), tra cui le più frequenti sono le coppe Hayes 8 A (12 frammenti), i piatti Hayes 3 B (5 frammenti) ed Hayes 31 (5 frammenti) e le scodelle Hayes 6 B (5 frammenti).

Nei secoli successivi la situazione della città sar-da corrisponde a quella degli altri siti del Mediterra-neo: nella seconda metà del III secolo il trend è bas-so, ma abbastanza costante, ed una nuova crescita delle importazioni si registra solo a partire dall’ini-

153 FenTress, FonTana 2003, 149, fig. 11.3.

zio del IV secolo, in concomitanza con l’affermarsi della produzione D. Concordemente ai dati di altre aree di Nora154, infatti, la produzione C è scarsa-mente attestata ed è presente con due sole forme, la scodella Lamboglia 40 bis e il piatto Hayes 62 B; la sigillata africana D è invece ben documentata e presenta una varietà abbastanza ampia di forme, tra le quali la più comune sembra essere la scodella Lamboglia 54 bis.

Dal 400 d.C. in poi le importazioni calano gra-dualmente ovunque, con un unico momento di ri-presa tra il 490 e il 530, registrato a Nora come in vari altri siti mediterranei. Quest’ultimo dato è in accordo con i risultati di uno studio condotto su altri materiali della stessa Nora, provenienti dal settore occidentale dell’abitato, dove è stata rilevata una ripresa delle attestazioni tra la fine del V e il primo decennio del VI secolo155.

Si delinea in definiva un quadro di fecondi rap-porti commerciali della città con l’Africa settentrio-nale, con particolare affluenza di vasellame soprat-tutto negli anni iniziali della produzione A prima e

154 Cfr, Gazzerro 2003, 118, per l’area C; Frezza 2001-2002 per l’area G.

155 TroncheTTi 2003, 102-103.

0

0,5

1

1,5

2

2,5

3

3,5

4

4,5

5

0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 550 600 650

anni d.C.

media ponderata

sig afr A

sig afr D

sig afr A/D

sig afr C

sig afr A (inclusepareti)

sig afr C (inclusepareti)

sig afr D (inclusepareti)

Fig. 11. Importazioni di sigillata africana. Il diagramma è stato costruito calcolando la media ponderata dei frammenti per decennio (cfr. Terrenato, Ricci 1998). Sono segnalati in maniera distinta gli andamenti di ciascuna delle quattro produzioni e vengono indicate sia le curve elaborate con il conteggio dei soli pezzi diagnostici (linea continua) sia quelle in cui si considerano anche i frammenti di

pareti (in tratteggio)

la ceramica siGillaTa aFricana 15

della produzione D poi. In seguito invece, dopo il primo quarto del VI secolo, dai dati dell’area del foro sembra evidenziarsi un fortissimo calo delle importazioni, così come è stato registrato anche nel settore occidentale dell’abitato156. Poiché il quadro che emerge dalla ricognizione di superficie del terri-torio norense per l’età tardo-antica157 indica al con-trario una continuità di vita degli insediamenti fino al VII secolo (con la presenza di forme in sigillata africana D che arrivano fino alla metà del VII se-colo158), potrebbe avvalorarsi l’ipotesi di un decadi-mento in questa fase della città, ormai priva di forza propulsiva, e di una persistenza degli insediamenti a carattere produttivo nel territorio, ora più autonomi e legati piuttosto al centro di Carales159. Va in ogni caso ricordato che il 533-534 sono gli anni della ca-duta del regno dei Vandali in Africa e della fine del dominio vandalico della Sardegna160, eventi storici che certo influirono sugli equilibri politici dell’iso-

156 Nell’area C le forme più tarde non oltrepassano la metà del VI secolo (cfr. Gazzerro 2003, 120), e una simile situazione emerge dai dati dell’area M (cfr. TroncheTTi 2003, 103).

157 Cfr. Garau, rendeli 2006.158 Garau, rendeli 2006, 1260, nota 46.159 Per le possibili letture della situazione di Nora e del suo

territorio tra VI e VII secolo si veda ancora Garau, rendeli 2006, 1267-1274.

160 Cfr. masTino 2005, 506-507.

la recando forse un cambiamento nella stessa realtà cittadina di Nora.

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anni d.C.

media ponderata

sigillata africana (complessivo)

Fig. 12. Diagramma complessivo delle importazioni di sigillata africana (calcolato sulla media ponderata al decennio dei soli fram-menti diagnostici).


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