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La gestione dei parametri fondamentali nella stratificazione L ...

Date post: 20-Jan-2023
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1 2017 Febbraio 2017 Anno 36, n. 1 Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in Abbonamento Postale –70% NO/TORINO – contiene inserti pubblicitari La gestione dei parametri fondamentali nella stratificazione F. Iorio L’analisi strutturale e funzionale dei rapporti cranio-mandibolari i MAFO ® – Modelli Analitici della Funzione Occlusale G. Borin Fluorescenza come anima della forma in ceramica F. Raffo Ricostruzioni estetico-funzionali con microfaccette E. Cortesi
Transcript

1 2017

Febbraio 2017Anno 36, n. 1P

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La gestionedei parametri fondamentalinella stratificazione

F. Iorio

L’analisi strutturale e funzionaledei rapporti cranio-mandibolarii MAFO® – Modelli Analiticidella Funzione Occlusale

G. Borin

Fluorescenza comeanima della formain ceramica

F. Raffo

Ricostruzioni estetico-funzionalicon microfaccette

E. Cortesi

3

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I sommario

editoriale 05

punto del direttore 07

F. Iorio 21-31

La gestione dei parametri fondamentali

nella stratificazione

PERIODICO

PER LA PROFESSIONE ODONTOTECNICA

n. 1 febbraio 2017

Testata degli Operatori di Comunicazione n. 5505 del 21/07/1998

Reg. Trib. Brescia n. 18 del 07/05/1987

Editore Antlo

Associazione nazionale titolari di laboratorio odontotecnico

Via Appia, 100 - 83042 Atripalda (Av)

Presidente nazionale Antlo

Massimo Maculan

335/7387002

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Segretario nazionale Antlo

Marco Poggio

333/4744033

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Tesoriere nazionale Antlo

Innocente Pozzan

335/7386979

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Redazione

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Grafica, redazione e impaginazione

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011 3110675

Stampa

A.g.v. Snc Di Bianchi Mario & C. - Torino

Comitato scientifico

G. Barducci, R. Bartolloni, A. Bonaca, R. Bonfiglioli, P. Bozzo,

E. Buldrini, R. Canalis, F. Fantozzi, G.lo Garotti,

G.do Garotti, V. Liberati, C. Montesarchio, A. Olivieri, R. Pascetta,

A. Puntoni, S. Sgrò, S. Streva, G. Zuppardi

Abbonamento annuale 4 numeri: Euro 60,00

Modalità di pagamento:

- Bonifico bancario intestato a Antlo Nazionale

IBAN: IT27Z0358903200301570282590

C/o Allianz Bank - filiale di Roma

Causale: abbonamento NLO 2017

G. Borin 45-53L’analisi strutturale e funzionale dei rapporti cranio-mandibolari

i MAFO® – Modelli Analitici della Funzione Occlusale

E. Cortesi 9-17Ricostruzioni estetico-funzionali

con microfaccette

F. Raffo 35-43Fluorescenza come anima

della forma in ceramica

5

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I editoriale

“A umentare il livello qualitativo della congressualità ANTLO”, questo l’im-

pegno assunto al Congresso di Assisi nel 2014, impegno onorato nei

due anni seguenti e che oggi compie un ulteriore deciso salto di qualità. Lascia-

mo infatti il Palacongressi di Montesilvano con sentimenti di nostalgia e gratitudi-

ne per approdare a Roma il 22 e 23 settembre al Marriott Park Hotel, che tra le

molte opzioni ci è sembrata quella all’altezza delle nostre ambizioni.

Una location di indubbio prestigio, con un programma culturale altrettanto

prestigioso, declinato soprattutto sull’internazionalità dei relatori, tanto da sugge-

rirci di denominare l’evento: International ANTLOmeeting2017.

Il prof. Paolo Crepet aprirà i lavori congressuali con una prolusione sull’im-

portanza dell’estetica nella percezione del pieno benessere psico-fisico, estetica

che rappresenta il fil rouge su cui verranno declinate varie relazioni nelle diverse

sessioni.

Il programma prevede infatti, nella parte culturale, il 34° Congresso tecni-

co-scientifico ANTLO di odontotecnica con relatori del calibro di Sasha Hein,

Nondas Vlachopoulos, Max Bosshart, Claude Sieber, Romeo Pascetta e Gianni

Persichetti con Stefano Mariotti, oltre al maestro Giuseppe Zuppardi.

Al 5° Congresso OrthoANTLO di tecnica ortodontica sono previste relazioni

tecnico-cliniche di Claudio Frontali-dr. Claudio Lanteri; Nicola Bardaro-dr. Raffa-

ele Ambrosio; Massimo Brugiati-prof. Carmelo Zappone. Mentre al 3° Congresso

SchelANTLO di protesi rimovibile saranno presenti come relatori Ciro Simonetti,

Maiorano Ricchezza, Sandro Berardi, Alessio Berardi, Vincenzo Maccallini, Sergio

Streva e Vincenzo Liberati. Sono comunque previste ulteriori implementazioni nel

panel dei relatori delle varie assisi congressuali.

Il format del meeting non è sostanzialmente cambiato, nella parte merce-

ologica si succederanno i tavoli tecnici e uno spazio espositivo che vedrà una

notevolissima presenza delle aziende.

Per la parte politico-sindacale, oltre alla tradizionale tavola rotonda, contiamo

sulla presenza della Ministra Lorenzin, mentre ha confermato la presenza il sot-

tosegretario al MEF, l’on. Pier Paolo Baretta. Ovviamente, curata come sempre la

parte conviviale che, oltre alla cena di gala, vedrà alcune novità, dal momento che

la città di Roma consente una ragguardevole pluralità di opportunità.

A un mese di distanza, in ottobre, il Congresso politico sarà chiamato a fare

il bilancio dell’attività in campo organizzativo, culturale e sindacale, definendo le

nuove linee di intervento associativo e i nuovi obiettivi, con sostanziali modifiche

al gruppo dirigente, anche in virtù del fatto che, esauriti i due mandati previsti

dallo Statuto, termina la mia esperienza di presidente nazionale ANTLO.

Nel contempo si sta lavorando sullo Statuto e sul Regolamento che – come

indicato più volte dagli organi e dallo stesso documento programmatico approvato

all’unanimità all’ultimo Congresso politico – hanno bisogno di modifiche sostan-

ziali in grado di cogliere al meglio il nuovo contesto di riferimento.

Continua inoltre, nella massima discrezione, l’attività sindacale nel rapporto

con i diversi livelli istituzionali al fine di concretizzare gli obiettivi posti.

Ci attende quindi un anno di notevole impegno che, siamo certi, riserverà

grandi risultati.

MASSIMO MACULAN

editoriale

m. maculan

Un anno di grande impegno

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7

C ari colleghi e amici,

“Chi ben comincia, è a metà dell’opera”. A questo primo numero

dell’anno non si poteva accostare detto migliore. Il numero in questione è ricco di

argomenti riguardanti la tecnica di assoluto valore scientifico, che saranno di vero

ausilio nel nostro quotidiano lavorativo.

Oggi più che mai si parla di ricostruzioni estetiche e mininvasive. Enrico Cor-

tesi illustra come affrontare tecnicamente la costruzione di faccette in ceramica;

i risultati sono veramente sorprendenti e sicuramente aprono nuove e ampie pro-

spettive, sempre in evoluzione, sull’estetica dentale.

Il collega Francesco Iorio affronta il tema della stratificazione secondo il pro-

tocollo Sintex. Valore, tinta e croma sono le basi di partenza; potrebbe apparire

scontato, ma sicuramente troverete interessante come un protocollo (quello Sin-

tex) sia un aiuto assolutamente indispensabile nella routine quotidiana.

Francesco Raffo prende avvio da un’attenta analisi svolta su studi anatomici

e strutturali del dente e mette in risalto come la rifrazione della luce possa in-

fluenzare la fluorescenza e la trasparenza. Questa base di partenza lo porta poi a

sperimentare tecniche diverse nella stratificazione della ceramica. Insomma, un

articolo davvero ben costruito.

L’intervista, curata da ANTLO, che leggeremo in questo numero è stata fatta

al collega e amico Rosario Chiavetta, relatore di ANTLO Formazione e presidente

ANTLO Sicilia.

Infine, Giorgio Borin ci illustra la metodica MAFO (Modelli Analitici della Fun-

zione Occlusale); lo studio e l’analisi della funzione occlusale individualizzato

sono un ausilio imprescindibile nelle riabilitazioni protesiche e ortodontiche.

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

GIUSEppE ChIOvARO

punto del direttore

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I punto del direttore

g. chiovaro

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Le ricostruzioni non invasive stanno

modificando l’approccio dell’odontoiatra

con il piano di trattamento dei pazienti,

che naturalmente preferiscono

interventi minimamente invasivi.

Una vera e propria rivoluzione

dell’odontoiatria protesica e ricostruttiva,

in quanto il dente non viene

preparato ma semplicemente

rivestito sulla faccia vestibolare

o occlusale mediante porzioni di corona

incollate fino a fare corpo unico

conservando propriocettività, tessuti

gengivali sani e ripristinando la funzione.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I cortesi: faccette senza preparazione

Ricostruzioni estetico-funzionali

con microfaccette

Enrico Cortesi – Titolare di laboratorio odontotecnico a Lugo (RA) – E-mail: [email protected]

Enrico Cortesi

Conseguito il diploma odontotecnico nel 1981, inizia la professione presso il maestro Gian-carlo Garotti, grazie al quale apprende la mer-ceologia di leghe dentali e ceramiche.

Frequenta i corsi di Gnatologia, PKT, Celenza, del prof. Cuman (annuale medico-tecnico). Dal 1993 frequenta il corso quadriennale del prof. Slavicek presso l’Università di Vienna, dove nel 1997 consegue il Postgraduate Ma-ster in Ricostruzioni occlusali 1a, 2a, 3a clas-se cross-bite e Protesi totale.Per la ceramica e l’estetica approfondisce le proprie conoscenze frequentando i seguenti corsi: Willy Geller (a Zurigo), Paul J. Muia, E. Buldrini, R. Bonfi glioli, P. Miceli, corso annuale di Implantoprotesi del dott. Mauro Merli (annuale medico-tecnico).

Nel corso degli anni ha catalogato campioni di tinte, saturazione, luminosità e traslucenza, sviluppando un sistema che gli consente di esaminare e utilizzare, in breve tempo, nuo-ve masse ceramiche, con risultati continui.

Presidente ANTLO Emilia Romagna, conti-tolare del laboratorio Dental Labor dal 1989 a Lugo di Romagna. Docente ANTLO Forma-zione. Tiene corsi di: Morfologia e Estetica in metal-ceramica e integrale non invasiva con faccette, ceratura estetico-funzionale per ri-abilitazioni complesse.

1010

Se negli anni Ottanta si auspicava che

in futuro sarebbero state disponibili tec-

niche non invasive per sanare le disfun-

zioni dell’organismo umano e riparare i

danni causati dalle malattie del cavo ora-

le e dall’usura del tempo, oggi grazie alla

prevenzione/cura, unitamente alle oramai

consolidate tecniche adesive (e ricostrut-

tive), ci stiamo sempre più avvicinando

alla possibilità di ripristinare aspetto e

morfologia dei denti con interventi mini-

mali (concetto biomimetico/biomeccani-

co estetica e funzione).

Abbiamo iniziato negli anni Novanta a re-

alizzare faccette e onlay in ceramica leu-

citica termo-pressata principalmente per

fi ni estetici, poi grazie alla stretta collabo-

razione con i clinici e a una più approfon-

dita conoscenza dei materiali (cementi,

ceramiche e disilicati), ci siamo spinti a

ricostruire parti funzionali e tavolati oc-

clusali in casi sempre più complessi, arri-

vando a semplifi care i protocolli di lavoro

per studio e laboratorio.

Questo ha permesso, in primo luogo, di

ridurre il costo biologico per il paziente e,

in seguito, di contenere tempi e costi di

produzione senza modifi care il valore del

risultato ottenuto.

Ma quale poteva essere la durata? Al tem-

po non c’erano certezze a lungo termine.

Oggi, molti studi testimoniano prognosi

favorevoli per gli elementi naturali mini-

mamente preparati, con risultati sovrap-

ponibili alle corone fi sse, ma con una mi-

gliore possibilità di reintervento.

La valutazione retroattiva a 5, 10, 15 e

20 anni (di permanenza nel cavo orale)

dei casi clinici ci ha permesso di capi-

re direttamente punti di forza e criticità

delle tecniche e dei materiali utilizzati,

per arrivare a una soluzione ideale nelle

differenti situazioni. Ecco la breve docu-

mentazione di alcuni casi.

FIG. 1 FIG. 2a

FIG. 2b

cortesi: faccette senza preparazione I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

Fig.1 - Ponte California bridge metallo-ceramica di 22 anni.

Fig. 2a - Additional Veneers eseguite dal maestro Willi Geller.

Fig. 2b - 12 faccetta su co-noide dopo 10 anni.

Fig. 2c - Faccette su 11, 21 dopo 5 anni.

FIG. 2c

1111

Nell’immagine del 2015 (Fig. 1), un Cali-

fornia bridge con Inlay in metallo cerami-

ca, a confermare la bontà della cementa-

zione adesiva eseguita nel 1993 (dott. M.

Caravita, od. E. Cortesi).

Un aspetto dei casi trattati con micro-

faccette che ci ha colpito positivamente

è stato l’ottimo adattamento funzionale

e mimetico dei denti trattati nonché dei

tessuti attigui, che restano integri e sani

nel tempo (tecnica W. Geller, integrazione

biomimetica/biomeccanica) (Figg. 2a-c).

Fattori e aspetti positivi:

- preparazioni minimali (conservare smal-

to sano anche pigmentato);

- superfi ci adesive ampie, cementazione

su smalto integro;

- margini dente-cemento-faccetta ben lu-

cidati;

- margini a sfumare invisibili (senza

chamfer);

- possibilità di ricoprire macchie e decolo-

razioni;

- migliore gestione delle risorse.

Fattori sfavorevoli:

- angoli positivi, negativi, sottosquadri;

- superfi ci di adesione ridotta con bracci

di leva ampi;

- presenza di dentina esposta (riduce

adesione);

- carico funzionale continuo o accidentale

elevato;

- margini dente-cemento-faccetta concavi;

- eccessiva inclinazione vestibolare mar-

gini incisali;

- Inlay MOD (Mesiale Occlusale Distale su

molari);

- forti serratori, bruxisti.

Una possibilità molto interessante poco

utilizzata, ma da non trascurare, è quella

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I cortesi: faccette senza preparazione

FIG. 3a FIG. 3b

FIG. 3c FIG. 3d

Fig. 3a - Foglio di platino adattato.

Fig. 3b - Microfaccette ultimate.

Fig. 3c - Spazio tra 11 e 21.

Fig. 3d - Faccette mesiale 11 e 21 cementate.

1212

di poter utilizzare ceramiche opache per

ricoprire decolorazioni anche in spesso-

ri minimi, così da non dovere rimuovere

porzioni importanti di smalto e tessuto

comunque sano. Con la tecnica del foglio

di platino in particolare (o disilicato) pos-

siamo bilanciare il grado di opacità, satu-

razione e trasparenza per simulare i denti

naturali con 0,3-0,6 mm di ceramica, a

ricostruire la corona senza sovracontorna-

re eccessivamente il profi lo di emergenza

(Figg. 4a-5b).

Le faccette in ceramica feldspatica o sin-

tetica vengono sottoposte a trattamento

di mordenzatura con acido fl uoridrico al

15% per 30 sec. (per il disilicato di litio

per 1 min.).

La cementazione su smalto, quando pos-

sibile, è preferibile, mentre per i cementi

il Dual Cement auto-fotopolimerizzante

con primer e adesivi dedicati è risultato

affi dabile.

Nel caso specifi co (Figg. 6a-d) si è realiz-

zato il terzo incisale del dente 21 con una

leggera sovramodellazione vestibolare, ra-

stremata a cementazione avvenuta.

Un altro esempio di utilizzo delle fac-

cette estetico funzionali è la possibilità

di ripristino di elementi naturali usurati

antagonisti di un nuovo ponte ancora da

realizzare.

Paziente M., 67 anni, bruxista (Figg.

7a-g): nella fase di valutazione esteti-

co-funzionale del provvisorio 13/23 si è

evidenziata l’eccessiva lunghezza dei ca-

nini (necessari per la funzione disclusiva)

(Fig. 7a). Quindi, si è pensato di rialline-

are prima 33/43 e 44 con faccette addi-

zionali (senza preparazione, cementate in

una seduta), per poi accorciare 13 e 23,

così da ripristinare una più corretta linea

estetico-funzionale superiore e inferiore

(Fig. 7f).

FIG. 20

FIG. 4a

cortesi: faccette senza preparazione I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

Fig. 4a - Prima faccetta su 12 senza preparazione.

1313

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I cortesi: faccette senza preparazione

FIG. 4b

FIG. 4c

FIG. 5a

Fig. 4b - Dopo 6 anni,spessore 0,3 mm.

Fig. 4c - Moncone di prova fotopolimeralizzato

(resina con croma del dente + faccetta).

Fig. 5a - Microfaccetta su 34 usurato.

14

articolo tecnico I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICOarticolo tecnico IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

14

FIG. 6c

FIG. 6a FIG. 6b

cortesi: faccette senza preparazione I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

Fig. 5b - Faccetta con opaco appena cementata su 34 (col-letto discromico, abrasione da spazzolamento).

Fig. 6a - Campioni indivi-duali di smalto per ripristina-re il terzo incisale fratturato del 21.

Fig. 6b - Cottura della cera-mica su foglio.

Fig. 6c - Faccetta appena cementata.

FIG. 5b

1515

FIG. 6d

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I cortesi: faccette senza preparazione

Fig. 6d - Pazientesoddisfatta.

Fig. 7a - Nel ponteprovvisorio superiore si

valuta di migliorare la linea estetico-funzionale

accorciando i caninisuperiori.

Fig. 7b - Sull’antagonista inferiore si ripristina la linea

di 33, 43, 44 con Additional Veneers.

Fig. 7c - Fogli di platino e faccette eseguite.

Fig. 7d - Cementazione auto-fotopolimerizzazione.

FIG. 7a FIG. 7b

FIG. 7c FIG. 7d

1616

cortesi: faccette senza preparazione I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 7e FIG. 7f

FIG. 7g

Fig. 7e - Rifinitura e lucidatu-ra a specchio dei margini.

Fig. 7f - Linee estetico-fun-zionali superiori e inferiori ripristinate di 33, 43, 44.

Fig. 7g - Adattamento usura “naturale” delle faccette ad-ditive ancora perfettamente funzionanti dopo 10 anni.

Un settore sempre diffi cile da ripristinare in modo soddi-

sfacente è il gruppo frontale inferiore per via degli spes-

sori e degli spazi limitati, in modo particolare quando si

lavora su tessuti ancora sani di pazienti giovani (33 anni)

(Figg. 8a-c).

Queste possibilità stanno modifi cando l’approccio dell’o-

dontoiatra al piano di trattamento dei pazienti, che natu-

ralmente accettano di buon grado interventi non invasivi.

Una vera e propria rivoluzione dell’odontoiatria protesica

e ricostruttiva, in quanto il dente non viene preparato

(per ricostruire una nuova corona), ma semplicemente

rivestito sulla faccia vestibolare o occlusale mediante

pozioni di corona incollate fi no a fare corpo unico, con-

servando propriocettività e tessuti gengivali sani. Questo

contribuisce a ridurre il numero di protesi tradizionali da

eseguire e molti odontotecnici, di conseguenza, si pon-

gono quesiti sul nostro futuro, chiedendosi: «Come sarà

il nostro lavoro domani?».

«L’unica costante è il cambiamento», sosteneva Eraclito.

A mio modo di vedere, l’odontotecnico non può impedi-

re i cambiamenti, quindi deve necessariamente stare al

passo con i tempi e non limitarsi all’utilizzo passivo delle

tecnologie per diventare un mero esecutore o, peggio, un

fi nalizzatore di semilavorati.

L’odontotecnico di oggi deve necessariamente puntare a

1717

FIG. 33

divenire un consulente esperto per

l’odontoiatra sulle differenti possibi-

lità di ripristino estetico-funzionale

delle arcate dentali già dalla stesura

del piano di trattamento (anche me-

diante le oramai consolidate tecniche

non invasive). Anche se le richieste

dei pazienti vanno sempre più verso

la domanda di denti chiari e regolari

tipo “White Smile”, continuo a pen-

sare che solo con una stretta colla-

borazione e il dialogo all’interno del

team medico (paziente e tecnico) si

possa arrivare al risultato desidera-

to e di completa soddisfazione per

il paziente.

«Se inizi con il fare il possibile, po-

tresti ritrovarti a fare l’impossibile.»

Ringraziamenti

Grazie a tutti i colleghi del Team

Dental Labor Lugo.

Fig. 8a - Foglio di platino adattato. Faccette adattate su

modello integro.

Fig. 8b - Faccette cementate da 33 a 43.

Fig. 8c - Integrazione funzio-nale ed estetica.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I cortesi: faccette senza preparazione

FIG. 8a FIG. 8b

FIG. 8c

1. Restauri estetici in ceramica, S. Kina, A. Bruguera, Piccin.

2. La riabilitazione estetica in protesi fi ssa, M. Fradeani, G. Barducci, Quintessenza.

3. Odontoiatria estetica e ricostruttiva, T. Douglas, W. Geller, Quintessenza.

Bibliografia

L’“Academia Internacional de Odontologia Integral”, è un’associazione scientifica istituita legalmente e concepita per dedicarsi, senza finalità di lucro, alla creazione ed alla realizzazione di eventi interdisciplinari di carattere scientifico e culturale nel campo dell’odontoiatria.

Fondata nel 1992 a Lima (Perù) e da subito operativa a livello internazionale, l’Accademia annovera 63 sedi distribuite in più di 40 paesi tra Europa, Africa, Asia ed America.

L’AIOI-Italia nasce nel Gennaio 2016, con lo spirito di comunione delle idee e di condivisione delle conoscenze, credendo in una visione olistica ed interdisciplinare nel mondo della scienza odontoiatrica e, a tal proposito, i Suoi soci fondatori, nonchè componenti dell’attuale direttivo, appartengono a generazioni differenti oltre che a categorie complementari nel settore dell’odontoiatria, palesando così la diversità come vero punto di forza dell’Accademia.

Il nostro obiettivo è quello di collaborare all’interscambio tra i vari paesi appartenenti all’Accademia Mondiale.Il nostro desiderio è quello di accorciare sempre di più le distanze al fine di rendere condivisibili le molteplici realtà dell’odontoiatria nel panorama internazionale.

Benvenuti ad AIOI-Italia !

Aprile 8 Lecce Terapia Funzionale della Classe II Evento organizzato da Tecnort

Aprile 23 -25 San Benedetto del

Tronto

International Course of Neuroscience, Human Behaviour, Hypnosis

Luglio 8 Teramo Corso di Odontoiatria dello SportEvento organizzato da Orthofan

Settembre 21 - 22 Roma Congresso Nazionale AIOI-Italia all’interno di ANTLO MEETING 2017

Ottobre 1 - 8 BRASILE CONGRESSO MONDIALE AIOI

Coming Soon Roland Italia CAD CAM in Odontoiatria e Odontotecnica:

il futuro di una professione.

CONGRESSO MONDIALE AIOI

Calendario Eventi AIOI 2017

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21

Come già risaputo, i fattori dominanti

per la riproduzione del colore nella

realizzazione delle protesi dentarie

sono: valore, tinta e croma.

In questo articolo si porrà l’accento

sulle caratteristiche e sugli effetti che

ognuno di questi valori ha nella

lavorazione, andando poi a discutere

di come essi vengono affrontati nel

protocollo Sintex.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

La gestione

dei parametri fondamentali

nella stratificazione

Francesco Iorio

Francesco Iorio nasce a Napoli il 20 apri-le del 1982. Diplomato nel 2002, è tito-lare del laboratorio Iorioinlab dal 2011.

Dopo aver affi nato le sue conoscenze nel campo della protesi fi ssa grazie a corsi di perfezionamento tenuti dai maggiori esper-ti del campo nel panorama internaziona-le, quali odt. Vincenzo Mutone, odt. Naoto Yuasa, odt. Nondas Vlachopoulos, sviluppa una personale tecnica di stratifi cazione, il protocollo Sintex, che lo porta alla pubblica-zione in riviste di fama nazionale e, anche grazie al patrocinio della Simex Srl, a te-nere dimostrazioni in tutta Italia dal 2015.

Dal 2017 tiene corsi sul suo personale proto-collo di stratifi cazione.

Francesco Iorio – Titolare del laboratorio odontotecnico Iorioinlab, Pomigliano d’Arco (NA)

2222

Fig. 1 - Campione in zirconio Blu Zirkon.

Fig. 2 - Applicazione dentina opaca A3 per A e dentina opaca A2 per B.

Fig. 3 - Sovrapposizione del-le dentine: A3 per A, dentina A3 (50%), Ccv4 (25%) e Ccv1 (25%) per B.

Fig. 4 - Risultato dopola cottura di entrambii campioni.

iorio: stratificazione semplificata I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 1 FIG. 2

FIG. 3 FIG. 4

Introduzione

Le metodiche utilizzate nelle fasi di

stratifi cazione sono per lo più deri-

vanti da esperienze personali e sin-

golari o, meglio, da informazioni ap-

prese con il passare del tempo; solo

grazie ad un costante aggiornamen-

to, con il conseguente utilizzo delle

nuove tecniche recepite, si può spe-

rare di ottenere risultati gradevoli e

soddisfacenti. Il bagaglio d’esperien-

ze che ho maturato negli anni grazie

all’insegnamento ricevuto da grandi

maestri di fama internazionale è

stato fondamentale per la messa ap-

punto del protocollo di stratifi cazio-

ne Sintex. Esso si propone più che

come una tecnica dai parametri fi ssi,

come un modo di stratifi care basato

su alcuni fondamentali principi (va-

lore, tinta, croma), dai quali si parte

per poi discostarsene a seconda del-

le esigenze singolari di ogni lavoro.

Come già risaputo, i fattori dominan-

ti per la riproduzione del colore nella

realizzazione delle protesi dentarie

sono valore, tinta e croma; si por-

rà, in questo articolo, l’accento sul-

le caratteristiche e sugli effetti che

ognuno di questi ha nella lavorazio-

ne, andando poi a discutere di come

essi vengono affrontati nel protocol-

lo Sintex, confrontando lo stesso con

una convenzionale tecnica di strati-

fi cazione. L’elemento predominante

tra valore, tinta e croma è sicura-

mente il valore, che è il quantitativo

di bianco contenuto all’interno di un

corpo in ceramica; quindi, più pri-

meggerà il bianco, più il valore sarà

alto e più il corpo sarà opalescente.

Vedremo come andando ad apporre

dentine opache di colore molto chia-

ro fi n dalle prime fasi di stratifi ca-

zione, riusciamo ad ottenere il valore

desiderato, sebbene questo condi-

zioni l’andamento del croma, il qua-

le verrà recuperato in seguito grazie

all’intensifi cazione delle dentine con

traslucenti di colletto cromatici; tut-

to questo è utile per l’aumento e la

rifrazione della luce e della intensi-

tà del croma nella dentina utilizza-

ta. A tal proposito saranno messe a

confronto due tecniche di stratifi ca-

zione, con l’ausilio di due campioni

prova realizzati su di una barra in zir-

conio. Il primo è stato eseguito con

un tipo di stratifi cazione convenzio-

nale mentre per il secondo sono sta-

te utilizzate masse da me modifi cate

in modo tale da poter ottenere cro-

maticità e traslucenza senza grossi

sforzi. Con lo stesso protocollo con

cui è stato ottenuto il secondo cam-

pione, verrà mostrato un caso reale.

Sarà illustrato il protocollo Sintex

anche su metallo, dapprima su cam-

pione prova e con la stessa tecnica

di stratifi cazione è stato ottenuto un

caso clinico associando ad essa l’ap-

2323

plicazione degli internal stain.

Fase 1: Realizzazione campioni pro-va su barra in zirconio

Per la realizzazione dei campioni, sono

state scelte come masse per il primo

(campione A) dentina opaca A3, dentina

A3, Silky E1, Aqua Blue 1, LT0, LT Na-

tural e smalto E3, mentre per il secondo

(campione B) sono state utilizzate dentina

opaca A2, dentina A3, Ccv4, Ccv1, Silky

E1, Aqua Blue 1, LT0, LT Natural e T1;

entrambi i campioni sono stati eseguiti su

un frammento di zirconio Blu Zirkon A2

(Fig. 1).

La stratifi cazione ha inizio con l’applica-

zione di dentina opaca A3 per il campione

A e di dentina A2 per il campione B (Fig.

2); tra le due dentine opache, la prima ri-

sulta essere più cromatica, con un valore

più basso, a differenza della seconda che

risulta meno satura ma più opalescente.

Quest’ultima, quando colpita dalla luce,

la rifl etterà con un coeffi ciente di rifrazio-

ne diverso, per cui il nostro restauro fi nale

avrà un aspetto più luminoso. Procedia-

mo con la sovrapposizione delle dentine

(Fig.3): nel campione A utilizziamo una

dentina A3 tradizionale, nel campione B

la stessa dentina (50%) viene miscelata

con Ccv4 (25%) e Ccv1 (25%); in questo

modo, la dentina del secondo risulta esse-

re più cromatica e più traslucente rispetto

a quella del campione A (Fig. 4). Si può

notare, dalla modalità di sovrapposizione

delle masse, come la quantità di cera-

mica utilizzata sia pressappoco identica

(Fig. 5). Si prosegue con la realizzazione

del piatto incisale (Aqua Blue 1, LT0, LT

Natural, Silky E1) e di una banda bianca

(Silky E1) all’altezza del terzo medio; per

entrambi i campioni, si seguono le stesse

fasi di stratifi cazione (Fig. 6).

Le forme dei manufatti vengono comple-

tate con Smalto E3 per il campione A

e luster T1 per il campione B (Fig. 7);

si è cercato di ottenere nei due esempi

FIG. 5 FIG. 6

Fig. 5 - Dettaglio sullo spessore del quantitativo di

ceramica applicata.

Fig. 6 - Dettaglio sullemodalità di stratificazione.

Fig. 7 - Applicazione di Smalto E3 per A

e luster T1 per B.

Fig. 8 - Dettaglio sulle forme.

FIG. 7

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

FIG. 8

2424

Fig. 9 - Comparazione dei risultati finali con l’elemento A3 scala VITA.

Fig. 10 - Caso clinicoiniziale.

Fig.11 - Mascherina ottenuta dal provvisorio prefabbri-cato.

Fig. 12 - Applicazione di dentina opaca A1.

Fig. 13 - Applicazione denti-na A2 (50%) miscelata con il Ccv1 (35%) e Ccv4 (15%).

FIG. 9 FIG. 10 FIG. 11

approssimativamente le stesse forme uti-

lizzando, anche in questo caso, circa la

stessa quantità di ceramica (Fig. 8). Lo

smalto E3 non presenta le caratteristiche

proprie degli altri smalti, ma è associa-

bile alla famiglia delle dentine, tenendo

conto che la gamma degli E è desaturata,

e che tra loro, gli elementi appartenenti

alla stessa differiscono per diverso grado

di opalescenza. Nel risultato fi nale si può

apprezzare come il colore del secondo

campione risulta essere più simile al co-

lore dell’elemento A3 scala VITA e come

in esso gli effetti provenienti dalle mas-

se sottostanti siano più evidenti (Fig. 9),

mentre nel primo campione, confrontato

con l’elemento A3 scala VITA, si nota una

carenza di croma, valore più basso e l’as-

senza degli effetti provenienti dalle sotto-

stanti masse. Da quanto ho illustrato fi n

ora, è evidente che tra i due campioni c’è

una notevole differenza di cromaticità del-

le dentine e una diversa luminosità dovuta

alle caratteristiche delle dentine opache.

primo caso clinico

Il paziente si rivolse al nostro team chie-

dendo la riabilitazione dei due incisivi

centrali superiori, avendo subito cure

odontoiatriche incongrue; egli presentava

importanti ricostruzioni su entrambi gli

elementi e una scorretta terapia canala-

re sull’elemento 11, per cui si decise di

procedere al ritrattamento dello stesso,

mentre per l’elemento 21, avendo una

carenza di smalto perimetrale, non fu

ritenuto opportuno dal clinico procedere

con una protesi di tipo adesivo, quindi si

proseguì alla realizzazione di due coro-

ne in zirconio-ceramica (Fig. 10). Come

di consueto, la stratifi cazione viene ef-

fettuata con l’ausilio di una mascherina

guida attraverso un provvisorio preceden-

temente fabbricato (Fig. 11); essa, ese-

guita su strutture di colore A2, realizza-

te con zirconio Blu Zirkon, ha inizio con

l’applicazione di una dentina opaca A1,

la quale ha il compito di far rifl ettere la

luce con maggiore esposizione (Fig. 12).

iorio: stratificazione semplificata I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 12 FIG. 13

2525

Di seguito viene sovrapposta la dentina

A2 (50%) miscelata con il Ccv1 (35%)

e Ccv4 (15%), la cui unione è utile per

aumentare il croma e la traslucenza del-

la stessa; in tal modo viene recuperato

anche il defi citario croma presente nella

dentina opaca A1 (Fig. 13). La costruzio-

ne del piatto incisale è stata effettuata

con l’utilizzo di LT0, LT Natural, Silky

E1, Aqua Blue 1, Tx (Fig. 14), mentre

la forma è stata completata con il solo

utilizzo di LT0 (Figg. 15-16). Dopo una

prima cottura (Fig. 17), si procede con la

prova in cavo orale (Fig. 18), per poi pro-

seguire alla fi nalizzazione del manufatto

evitando una seconda cottura, in quanto

il risultato ottenuto dalla prima, è stato

giudicato soddisfacente (Figg. 19, 20).

Realizzazione di campione su metallo

Il protocollo Sintex prevede, oltre all’uti-

lizzo di un opaco convenzionale, anche

l’applicazione di un opaco colorato (opaco

orange) nelle zone cervicali in modo tale

da poter intensifi care da subito il croma

nelle aree in cui si applica; questo pas-

saggio risulta utile soprattutto nelle pre-

parazioni di tipo verticale, dato che que-

sto tipo di lavorazione lascia spesso, nelle

porzioni del colletto, poco spessore a di-

sposizione per la stratifi cazione e di con-

seguenza non permette di poter ottenere

facilmente la profondità e la cromaticità

desiderata (Fig. 21). Successivamente

viene miscelata una dentina opaca A3,5

insieme al fl uorescente f1 (10%). Otte-

nuto l’impasto, viene applicato esclusiva-

mente a ricopertura dell’opaco orange in

modo tale da attutire e desaturare il cro-

ma proveniente da quest’ultimo (Fig. 22).

Uno dei passaggi chiave della stratifi ca-

zione Sintex è l’apposizione della dentina

opaca ob creamy, che essendo di valore

molto alto e quindi tendente al bianco,

Fig. 14 - Costruzione del piatto incisale con LT0, LT

Natural, Silky E1, Aqua Blue 1, Tx.

Figg. 15, 16 - Completa-mento della forma con LT0.

Fig. 17 - Prima cottura.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

FIG. 14 FIG. 15

FIG. 16 FIG. 17

2626

ha il compito di annullare l’effetto cupo

proveniente dal metallo sottostante (Fig.

23). Successivamente viene applicata la

dentina opaca del colore da riprodurre

(Fig. 24), mentre la dentina di colore A3

viene miscelata con i traslucenti di col-

letto “tc1” e “tc4” in proporzioni 50%

dentina, 25% tc1, 25% tc4 in modo tale

da compensare il croma defi citario pre-

sente all’interno delle dentine stesse (Fig.

25). Il tutto viene ricoperto con lo Speed

Enamel “s2”, unico smalto di superfi cie

che si può trovare nella gamma Noritake:

quest’ultimo è disponibile solo per la ce-

ramica ex3 (Fig. 26). Ottenuta la prima

cottura (Fig. 27) si procede a completare

la forma del campione con l’ausilio del lu-

ster LT0 (Fig. 28): confrontando il test

ottenuto con il campione A3 della scala

vita, si può apprezzare la similitudine di

FIG. 18 FIG. 19

Fig. 18 - Prova biscotto.

Figg. 19, 20 - Caso finale.

Fig. 21 - Campione in metallo con opaco, più opaco orange nella porzione del colletto.

Fig. 22 - Ricopertura dell’o-paco orange con OB A3,5 + F1.

Fig. 23 - Ricopertura dell’o-paco con Ob Cramy.

iorio: stratificazione semplificata I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 20 FIG. 21

FIG. 22 FIG. 23

27

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I articolo tecnico

27

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO articolo tecnico

entrambi (Fig. 29). Il secondo provino che viene illustra-

to nelle Figure 30 e 31 è stato stratifi cato in modo tale

da lasciare libera la dentina ob creamy nella porzione di-

stale, mentre la porzione mesiale è stata stratifi cata per

intero con lo stesso protocollo con cui è stato eseguito il

primo campione. Si può apprezzare il notevole grado di

luminosità proveniente appunto dalla dentina bianca e il

giusto equilibro tra croma e traslucenza.

Come illustrato, pur avendo utilizzato un numero cospi-

Fig. 24 - Applicazione della dentina opaca del colore dedicato.

Fig. 25 - Dentina miscelata con i traslucenti di colletti.

Fig. 26 - Smalto speed enamel a ricopertura totale.

Fig. 27 - Risultato prima cottura.

Fig. 28 - Completamento della forma con luster LT0.

Fig. 29 - Test a confronto con il campione A3 scala VITA.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

FIG. 24 FIG. 25

FIG. 26 FIG. 27

FIG. 28 FIG. 29

2828

iorio: stratificazione semplificata I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

cuo di masse, il risultato rimane gratifi -

cante e gli obbiettivi primari, cioè valo-

re, tinta e croma, sono stati soddisfatti.

Con la stessa tecnica di stratifi cazione

con cui ho eseguito entrambi i campio-

ni descritti, ho realizzato la prima cottu-

ra del lavoro che illustrerò in seguito. Il

caso ha richiesto l’utilizzo degli internal

stain, affi nché alcuni degli effetti presen-

ti nei denti residui, venissero riprodotti.

Riabilitazione di arcata superiore

Paziente donna; anni: 62; richieste: so-

stituzione di una vecchia protesi con l’au-

spicio di migliorare il suo sorriso.

La paziente si presenta alla nostra atten-

zione chiedendo sin da subito, per motivi

estetico-funzionali, il rifacimento di una

protesi in essere con interessamento degli

elementi dentali da 1.5 a 2.5 (Fig. 32). Di

comune accordo sia con il clinico sia con

la paziente, abbiamo optato per la realiz-

zazione di una classica protesi in metallo

ceramica. Una particolare attenzione è

stata fatta sullo studio del colore da ripro-

durre data la presenza di diverse pigmen-

tazioni sugli elementi residui nell’arcata

inferiore. Dato che le zone cervicali di

questi ultimi risultano essere molto co-

lorate, sarei potuto cadere in inganno se

avessi fatto prevalere, nella scelta delle

masse da utilizzare, dentina e dentine

opache dal croma elevato che come ben

sappiamo contengono all’interno di esse

un ingente quantitativo di grigio, ma gra-

zie anche ad alcune informazioni ricevute

dalla paziente in merito al colore chiaro

dei suoi denti nella giovane età, ho capito

che avrei dovuto gestire la stratifi cazione

utilizzando delle masse che mi permet-

tessero di ottenere inizialmente un valore

alto e un croma basso e poi successiva-

mente recuperare quest’ultimo applican-

do la tecnica degli internal stain, in modo

tale da poter conseguire un risultato che

mi portasse a raggiungere sia un valore

alto che un croma ben defi nito. Quindi,

così come un pittore predilige una tela

bianca su cui dipingere, ho realizzato una

base chiara per poi andare ad applicare

FIG. 30 FIG. 31

FIG. 32 FIG. 33

Figg. 30, 31 - Realizzazione secondo campione.

Fig. 32 - Caso iniziale.

Fig. 33 - Prima cottura.

2929

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

gli internal stain in più step, in modo tale

da poter riprodurre in maniera tridimen-

sionale gli effetti presenti negli elementi

inferiori. Ripetendo lo stesso protocollo di

stratifi cazione con cui sono stati ottenuti

i campioni sopra discussi, viene eseguita

la prima cottura con l’unica differenza nel

preferire la dentina A2 anziché la dentina

A3 e insieme al 50% di essa sono stati

miscelati il 75% di tc1 e il 25% di tc4

(Fig. 33). Come si evince dalle immagini

che illustrano il risultato della prima cot-

tura, sono riuscito a raggiungere una buo-

na luminosità e una discreta cromaticità.

Successivamente ho eseguito una prima

applicazione degli internal stain, andando

ad aumentare il croma nelle zone cervi-

cali con il cervical 2, eseguendo alcune

crack line verticali con il brown, e dando

movimento nelle porzioni marginali alter-

nando grey e blue miscelati con il bright

diluition.

Quest’ultimo, se unito agli internal, rie-

sce, oltre a desaturarne il colore, anche

a rendere la miscela più pastosa, simile

a una vera e propria massa facilitandone

l’impiego (Fig. 34). Consiglio ai colleghi

utilizzatori di internal, prima di eseguire

ulteriori cotture dopo l’applicazione di

questi ultimi, di chiedere al clinico con

cui si collabora una o più prove interme-

die con annessa documentazione foto-

grafi ca onde evitare di fi nire in spiacevoli

inconvenienti. Dalla Figura 34 si può ap-

prezzare la valenza e l’effi cienza di que-

sti materiali una volta applicati e messi

a confronto con il resto della dentatura

(Fig. 34). Dopo essermi assicurato che la

strada percorsa fosse quella giusta, ho re-

alizzato una seconda cottura, scegliendo

come unica massa a ricopertura totale il

luster LT0 escludendo le porzioni inter-

stiziali dove essendoci zone con l’opaco

esposte, ho apposto dentina opaca e den-

tina del colore A3,5 (Fig. 35). Ottenuta la

seconda cottura, si procede con l’ausilio

dell’internal white a riprodurre le bande

FIG. 36 FIG. 37

FIG. 34 FIG. 35

Fig. 34 - Applicazioneinternal stain.

Fig. 35 - Test cottura degli internal nel cavo orale.

Fig. 36 - Ricopertura con luster LT0.

Fig. 37 - Seconda cottura degli internal stain.

3030

iorio: stratificazione semplificata I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

bianche stendendo quest’ultimo in senso

orizzontale (Fig. 36). Un’ultima cottura di

correzione viene eseguita utilizzando an-

che in questo caso il luster LT0 (Fig. 37)

facendo attenzione a ricoprire bene tutte

le zone in cui sono stati applicati gli in-

ternal in modo da evitarne la rimozione in

fase di rifi nitura fi nale (Fig. 38). Il lavoro

viene ultimato e consegnato allo studio e

a distanza di qualche settimana, la pa-

ziente viene controllata e contestualmen-

te vengono scattate le foto fi nali (Figg.

39-42).

Conclusioni

La tecnica Sintex nasce per far fronte

ai problemi che accomunano la quoti-

dianità all’interno dei nostri laboratori.

Essa, con l’utilizzo di un numero ridotto

di masse, riesce a raggiungere risulta-

ti soddisfacenti, anche laddove gli spazi

risultano ridotti grazie all’ottimizzazione

delle caratteristiche intrinseche di ogni

singola massa. In Sintex, sia il croma che

il valore si ottengono, con la gestione e

la scelta di masse da utilizzare per ogni

singolo strato, attraverso un metodo di

stratifi cazione codifi cato per tutti i colo-

FIG. 38 FIG. 39

FIG. 40

Fig. 38 - Completamento delle forme con LT0.

Figg. 39, 40 - Caso finito.

3131

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I iorio: stratificazione semplificata

ri della scala VITA, distaccandosi in tal

modo dagli stereotipi voluti dalle tecni-

che convenzionali. Inoltre, questa tecnica

consente di fi nalizzare le forme con l’uti-

lizzo di un’unica massa, che può variare

dall’LT3 per un valore più alto al Super

Grey per un valore più basso, scelta a se-

conda del valore desiderato. In tal modo

è possibile dedicarsi maggiormente ai

dettagli della forma, non dovendo tene-

re sotto controllo molte masse, il che è

vantaggioso in quanto meno indaginoso.

Ringraziamenti

Ringrazio lo studio odontoiatrico dei fra-

telli dott. Iorio Siciliano con i quali è stato

realizzato il primo caso; a loro va la mia

più sentita gratitudine per il supporto, la

dedizione e l’impegno dimostrato. Ringra-

zio lo studio odontoiatrico del dott. Paolo

Manna con il quale è stato realizzato il

secondo caso, con cui collaboro ormai da

un decennio, carissimo amico e grande

professionista.

La mia gratitudine va inoltre a Tommaso

Busiello, collega e amico, per aver contri-

buito a questa pubblicazione con la forni-

tura dei materiali in zirconio.

FIG. 41

FIG. 42

Figg. 41-42 - Caso finito.

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35

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I articolo tecnico

35

Non soddisfatto delle principali tecni-

che di stratificazione in ceramica, ho

sentito l’esigenza di elaborare un’at-

tenta analisi partendo dal dente naturale

per cercare di perfezionare

il più possibile il risultato finale.

Sottoponendo quindi dei corpi naturali

a diverse fonti di luce, ho riscontrato

reazioni diverse delle masse dentinali

e dello smalto. Da questa ricerca è

possibile osservare un punto di vista

differente, un nuovo modo di intende-

re la fluorescenza e traslucenza della

materia naturale, potendo così speri-

mentare metodologie differenti nella

fase di stratificazione in ceramica.

Fluorescenzacome animadella forma in ceramica

Francesco Raffo – Titolare di laboratorio odontotecnico, San Lorenzo Alle Corti (PI) – E-mail: [email protected]

Francesco Raffo è titolare dal 2001 di un labo-ratorio odontotecnico a Pisa. Ha frequentato nu-merosi corsi di formazione per la propria crescita professionale, con relatori di fama nazionale e internazionale. In particolare, ha maturato un’ot-tima esperienza su temi: metal-ceramica; cera-mica pressata su metallo; e ceramica integrale.

Circa dodici anni fa, si è appassionato allo studio dell’anatomia coronale, nella ricerca dell’estetica e del dettaglio naturale. Dal 2009 fa parte di DET (Dentsply Educational Team) di Dentsply Italia, per la presentazione, ricerca e sviluppo di nuovi materiali. Collabora dal 2011 con Trasformer, per lo sviluppo di protocolli di lavoro applicabili a protesi fi ssa e mobile.

Negli ultimi anni, grazie a degli studi perso-nali, ha approfondito la conoscenza sulle pro-prietà delle ceramiche dentali; questo gli ha consentito di elaborare programmi di cottura personalizzati, volti a migliorare la qualità dei manufatti, esaltandone il risultato fi nale. Tiene corsi e conferenze su questi argomen-ti. A ottobre 2016 è stato docente del master universitario di II livello in Endodonzia e Odon-toiatria restaurativa presso l’Università degli Studi di Siena.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I raffo: ceramica, luce

36

Il concetto di “mimesi” è stato per me

fondamentale in questi anni per dare il

via a un’attenta ricerca rivolta all’estetica.

“Mimesi” è infatti un termine spesso usa-

to nella storia dell’arte, poiché racchiude

nella sua etimologia il concetto di “imi-

tazione della natura” (dal greco mímēsis cioè “imitazione”).

La nostra professione si accosta moltissi-

mo all’imitazione della realtà, il compito

quotidiano dell’odontotecnico è esatta-

mente quello di avvicinarsi il più possibile

alla naturale bellezza e perfezione di un

dente (Fig. 1).

Rifl ettendo quindi su questo concetto,

ho osservato con attenzione il rifl esso

naturale del dente, non solo nella sua

parte esteriore ma anche al suo interno,

studiandone la fl uorescenza e il com-

portamento con l’esposizione alla luce.

Ho cercato quindi di affi nare le normali

procedure di stratifi cazione, soffermando

la mia attenzione sul comportamento dei

materiali utilizzati e soprattutto la loro

reazione rispetto alla luce; confrontando

il naturale rifl esso della dentina e dello

smalto con quello che ottenevo con la

ceramica (Fig. 2). In questa prima fase

Fig. 1 - Nonostante il disarmonico allineamento degli elementi dentali si può percepire la loro naturale bellezza.

Fig. 2 - Provino di un ele-mento naturale sottoposto al test di luce. Si denota la diversa rifrazione e rif lessio-ne della luce.

FIG. 1

raffo: ceramica, luce I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 2

3737

della mia analisi, ho potuto constatare che il comporta-

mento più interessante di un dente naturale sottoposto

alla luce riguarda proprio il modo in cui quest’ultima vie-

ne in parte rifl essa e in parte assorbita dalla materia,

precisamente nel corpo centrale del dente. Se ne evince

quindi che la dentina non è un corpo traslucente come

solitamente si crede, ma rifl ette, assorbe e fi ltra la luce

in modo diverso (Figg. 3, 4). Da un certo punto di vi-

sta può sembrare una deduzione ovvia, proprio perché

la dentina è composta di materia fl uorescente, quindi si

comporta come tale, assorbe la luce e la riemette verso

il suo esterno, ma in realtà tutto ciò è stato il mio punto

di partenza per lo studio della stratifi cazione durante la

formazione del nucleo dentinale, o meglio “l’anima fl uo-

rescente”, come mi piace defi nirla (Fig. 5). Da qui in poi

ho dettagliatamente sperimentato le varie caratteristiche

delle masse che ritengo più idonee per questa fase della

stratifi cazione e il disegno che si deve realizzare per po-

FIG. 3Fig. 3 - Test con luce debole,

possiamo osservare l’anima dentinale come fulcro che assorbe la fonte luminosa.

Fig. 4 - Test con luce intensa, l’anima dentinale evidenzia

maggiormente l’assorbimen-to della fonte luminosa.

Fig. 5 - Test lampada di Wood, provino di un elemen-to naturale. La dentina risulta

essere una massafluorescente.

FIG. 4 FIG. 5

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I raffo: ceramica, luce

3838

ter replicare “l’anima fl uorescente” natu-

rale (Figg. 6-9). Con l’impiego di una luce

a raggi ultravioletti, ho trovato la confer-

ma che stavo cercando: effettivamente la

materia non viene completamente attra-

versata dal fascio luminoso, ma addirittu-

ra questo non arriva nemmeno al nucleo

del dente (polpa). Come si può ben ve-

dere dalle foto qui riportate (Figg. 10a,

10b), possiamo notare come il nucleo del

dente sia di color arancio e non evidenzia

la tonalità blu della lampada di Wood. A

supporto di questa disanima, la Figura 11

denota come la superfi cie della dentina

sia ricca di luce riemessa, a differenza

del concetto sostenuto in passato, dove si

identifi ca uno strato di trasparente fra la

dentina e lo smalto.

Successivamente per avere un’ulteriore

conferma, ho osservato da molto vicino

il nucleo fl uorescente, cercando di iden-

tifi care gli spessori reali della dentina e

ho potuto quindi constatare in maniera

defi nitiva che gli spessori sono risultati

essere più sottili rispetto a quelli che noi

realizziamo con le tecniche abituali (Fig.

12). Quindi nella fase di stratifi cazione e

alla luce di questa analisi, devo applicare

una quantità di dentina con uno spessore

più fi ne solamente per ricoprire il disegno

della dentina fl uo realizzato in preceden-

za (Fig. 13).

Fig. 6 - Test con luce a raggi ultravioletti dell’opaco.

Fig. 7 - Test lampada di Wood di alcune masse cera-miche fluorescenti.

Fig. 8 - Test con luce a raggi ultravioletti, scala di provini di alcune masse in ceramica. Si può osservarnela fluorescenza.

FIG. 6 FIG. 7

raffo: ceramica, luce I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 8

3939

A questo punto ho spostato la mia atten-

zione verso il ruolo dello smalto, analizzan-

done gli spessori, il suo comportamento

“naturale” e facendo un ipotetico raffronto

con la fase di stratifi cazione che avrei do-

vuto seguire con il materiale estetico.

Da questa analisi, alcuni degli spessori

sono risultati essere uguali nella zona ter-

zo medio, mentre sono risultati più spes-

si nel terzo incisale, ma la cosa per me

più signifi cativa è stata “scoprire” che lo

smalto arriva di fatto fi no alla zona cervi-

cale, cosa ovvia ma banalmente mai fatta

quando si stratifi ca un materiale estetico

(Fig. 14).

Quest’ultima rifl essione, anche se sempli-

ce e al dire il vero quasi banale, si è dimo-

strata essere fondamentale nella ricerca

della “mimesi”, poiché mi ha permesso

di donare al manufatto una traslucenza

estesa in tutto il suo corpo, integrandolo

meglio al tessuto rosa (Fig. 15).

Non soddisfatto completamente della mia

ricerca, ho realizzato di non essere an-

cora in possesso di tutte le informazioni

necessarie per risolvere il problema del-

la traslucenza, poiché non ho alcun dato

certo di come si comporti la materia che

costituisce lo smalto. Ho quindi usufruito

ancora una volta di fonti di luce diverse

per osservare denti naturali, cercando

di identifi care quale fosse la tipologia di

smalto che deve essere impiegata sovrap-

posta alla dentina, per riprodurre gli stes-

si risultati (Fig. 16).

FIG. 9

FIG. 10a FIG. 10b

Fig. 9 - Prova cottura del nucleo realizzato con masse

fluorescenti all’interno del cavo orale.

Fig. 10a - Provino sezionato sottoposto al test della lampa-da di Wood. Si evince la per-sistenza della cromia arancio

nella camera polpare anche se illuminata da una luce blu.

Fig. 10b - Provino ceramico sezionato e realizzato su strut-

tura metallica sottoposto al test con luce a raggi ultravio-letti. Notiamo come le masse

ceramiche gestite con una stratificazione simil-natura si

comportino similmente al pro-vino relativo al dente naturale

della Figura 10a.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I raffo: ceramica, luce

4040

raffo: ceramica, luce I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 11 FIG. 12

FIG. 13

FIG. 14

Fig. 11 - Test che evidenzia la zona più luminosa di tutto il dente fra dentina e smalto, contrariamente a come si afferma-va in passato, non si tratta di uno strato di trasparenze.

Fig. 12 - Elemento naturale sezionato a forma di spicchio che evidenzia gli spessori della dentina.

Fig. 13 - Dentina stratificata sopra un nucleo di dentina fluorescente. La figura evidenzia quanto sia sottile lo strato di dentina facendo intravedere lo strato sottostante.

Fig. 14 - Provino naturale sottoposto a una fonte di luce ibri-da. Sono evidenziati gli spessori reali dello smalto che appa-iono di color avio nell’immagine. Possiamo percepire inoltre come lo smalto arrivi fino alla linea amelo cementizia.

4141

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I raffo: ceramica, luce

FIG. 15 FIG. 16

FIG. 17 FIG. 18

Fig. 15 - Test con luce a raggi ultravioletti, conferma la pre-senza dello smalto nella zona cervicale.

Fig. 16 - Provino naturale sottoposto a una fonte di luce natu-rale. Possiamo vedere come un elemento sia ricco di smalto e

fino a dove si estende la sua superficie.

Figg. 17, 18 - Elemento naturale sottoposto a una fonte di luce naturale. Sottolinea l’opalescenza dello smalto nella sua

integralità.

4242

raffo: ceramica, luce I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 21

FIG. 22

FIG. 19

FIG. 20

Figg. 19-22 - Elemento 31 in metal-ceramica su impianto. Da questa immagine possia-mo percepire che seguen-do uno schema naturale in stratificazione, riusciremo a ottenere una buona integra-zione con l’estetica rosa, sia con gli altri elementi che con il tessuto gengivale.

4343

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I raffo: ceramica, luce

Al test della luce, lo smalto in tutta la sua integralità ri-

sulta opalescente, dalla zona cervicale alla zona incisale,

diversamente da come siamo abituati a riproporlo normal-

mente, costruendone l’opalescenza solo ed esclusivamen-

te nella zona incisale (Figg. 17, 18).

Dopo queste ulteriori verifi che posso ritenere esaustiva la

ricerca e i test svolti, identifi cando un dente come un

insieme di masse diverse costituite da un disegno anato-

mico ben defi nito, partendo da un’anima fl uorescente e

arrivando all’opalescenza della sua superfi cie.

Utilizzando questo punto di osservazione, spezzettando

idealmente le diverse masse e immaginandole nella loro

sezione, siamo sicuramente più facilitati a realizzare ma-

nufatti con un’estetica migliore e con una maggiore inte-

grazione con il tessuto rosa (Figg. 19-22).

La nostra professione richiede un’attenta conoscenza dei

materiali, oltre alle procedure per impiegarli nel corret-

to modo, ma essere bravi in questo non basta. La vera

bravura dell’odontotecnico è saper usufruire delle proprie

conoscenze professionali per ricreare ogni volta qualco-

sa di completamente diverso. Perché nei nostri labora-

tori siamo quotidianamente impegnati a realizzare prote-

si diverse, per persone diverse e con necessità diverse.

Per questo motivo è davvero di fondamentale importanza

soffermarsi a un’attenta osservazione di molteplici aspetti

che ci permettono, assieme alle nostre competenze, di

avvicinarci alla vera “mimesi”, “dall’anima fl uorescente”

all’intera forma anatomico-coronale della nostra protesi

(Figg. 23-28).

La natura ha creato qualcosa prima di noi, qualcosa di

estremamente bello, perfetto, semplice e funzionale, il

nostro ruolo è quello di saperlo osservare, capire e ricreare

in ogni suo dettaglio.

FIG. 23 FIG. 25FIG. 24

FIG. 26 FIG. 27

FIG. 28

Figg. 23-25 - Elemento 21 zirconia-ceramica.

Figg. 26-28 - Faccette su 12 e 22 in ceramica stratificata su nucleo pressato in silicato. In queste figure possiamo para-

dossalmente vedere l’importanza di partire da un nucleo fluorescente anche in un caso di ceramica integrale.

45

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I articolo tecnico

45

Nell’articolo viene illustrata la metodi-

ca per approntare i modelli di studio

MAFO® – Modelli Analitici della Fun-

zione Occlusale. Saranno esaminate le

correlazioni esistenti tra determinate

caratteristiche che si presentano nelle

forme delle nostre arcate dentarie e

specifiche e riconoscibili caratteri-

stiche osteopatiche di sviluppo delle

ossa craniche. Il riconoscimento di tali

caratteristiche porterà a uno studio

della funzione occlusale individua-

lizzato, prima di riabilitare protesica-

mente o ortodonticamente, al fine di

ottenere un minor rischio di recidive o

problematiche articolari.

L’analisi strutturale e funzionaledei rapporti cranio-mandibolari

i MAFO® – Modelli Analitici

della Funzione Occlusale

Giorgio Borin – Titolare di laboratorio odontotecnico, Pasian di Prato (UD) – E-mail: [email protected]

Giorgio Borin è nato a Montagnana (PD) nel 1955 e vive a Udine, dove si è diplomato nel 1977 presso l’IPS “G. Ceconi”. Da 40 an-ni è titolare di un laboratorio odontotecnico presso Pasian di Prato (UD), si occupa in particolare di riabilitazioni protesiche fi sse e mobili, studiando soprattutto gli aspetti occluso-posturali e neuromuscolari. Ha fre-quentato corsi di cefalometria e di tecnica ortodontica secondo Richetts, nonché di osteopatia, chinesiologia e posturologia. Ha approfondito i concetti neuromuscolari, posturali e chinesiografi ci. Ha tenuto rela-zioni in molti convegni e importanti eventi ed è autore di diversi articoli pubblicati da riviste del settore in Italia e all’estero.Ha ideato i prodotti di odontoprotesi: il Ver-ticalibro®; il SOM® – Sistema Ortogonale Multifunzione; i modelli di studio MAFO® – Modelli Analitici della Funzione Occlusale; l’arco di trasferimento ALTrO® e ALTrO® 2.0; nonché il bite ROF® – Riequilibratore Occlu-so-Funzionale.È autore del volume Vademecum osteopatico

odontoiatrico e orto-protesico. Tiene corsi te-orici e pratici sulla costruzione della protesi totale neuro-muscolare su basi individuali osteopatiche, sulla fi losofi a e costruzione del ROF® e sulla costruzione dei modelli di studio MAFO®.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I borin: adattamenti cranio-mandibolari

46

Da molti anni, ormai, l’osteopatia è entrata a far parte del

bagaglio di conoscenze e approfondimenti che riguardano

vari indirizzi nel campo della medicina, in particolare in

merito allo sviluppo delle ossa craniche. Si è compreso

che il relazionarsi di sfenoide e occipite a livello della sin-

condrosi sfeno-basilare (SSB) in fl essione o in estensione

dà luogo a caratteristiche craniche di sviluppo assoluta-

mente diverse, precisamente maggiore diametro trasver-

so, minore supero-inferiore in fl essione, minor diametro

trasverso e maggiore supero-inferiore in estensione con

le relative ripercussioni nelle arcate dentarie (Figg. 1-3).

Fig. 01 - Sincondrosi sfeno-basilare in flessione ed estensione.

Fig. 02 - Viso e arcate in flessione.

Fig. 03 - Viso e arcate in estensione.

Fig. 04 - Caratteristiche di torsione destra.

Fig. 05 - Caratteristiche di rotazione in latero-flessione destra.

L’osteopatia ha però fatto molto di più, evidenziando e classi-

fi cando determinate caratteriste di sviluppo asimmetrico tra

lato destro e sinistro del cranio. Gli stain verticali e laterali e le

compressioni sono stati divisi in schemi cosiddetti fi siologici

– tra cui sono inserite le torsioni destra e sinistra e le rotazioni

in latero-fl essione (side bending) destra e sinistra – e schemi

afi siologici (Figg. 4, 5).

Tali caratteristiche della forma cranica predispongono for-

me delle arcate con particolari distintivi, nonché verticalità

e orientamenti, soprattutto di alcuni elementi dentali, non a

caso utilizzati come riferimento. Tutto ciò infl uisce inevitabil-

mente anche sulla funzione che verrà a determinarsi, dal mo-

mento che nella forma cranica troviamo anche orientamenti

particolari delle ossa temporali, dove sono alloggiate le ATM

(articolazione temporo-mandibolare) (Fig. 6).

borin: adattamenti cranio-mandibolari I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 1 FIG. 2

FIG. 3

FIG. 4 FIG. 5

I denti sono il riflesso del cranio, il cranio è il riflesso dei denti, dott. A.T. Still

4747

FIG. 6

FIG. 7

Fig. 6 - Temporale in RE.

Fig. 7 - SOM® 2.

Fig. 8 - Croce di montaggio.

Fig. 9 - Modello superiore con croce di montaggio.

Fig. 10 - Modello inferiore con croce di montaggio.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I borin: adattamenti cranio-mandibolari

Si potrà, ad esempio, riscontrare una predisposizione a una

masticazione prevalente destra o sinistra, con tutto ciò che

ne consegue nel caso diventasse monolaterale (per com-

prendere questi concetti in maniera suffi cientemente chia-

ra, rimando al volume Vademecum osteopatico odontoiatri-

co e orto-protesico, Edizioni L’orto della cultura).

La necessità di evidenziare queste caratteristiche e di po-

terle inoltre misurare, cosa non sempre semplice, mi ha

portato a ideare uno strumento: il SOM® 2, adatto a creare

modelli di studio specifi ci, ovvero i MAFO® (Fig. 7). Come

consigliava Galileo Galilei: «Misura ciò che è misurabile e

rendi misurabile ciò che non lo è!».

Sono convinto, infatti, che se certe caratte-

ristiche esistono, deve essere possibile ripro-

durle in modelli di studio che ci consentano,

appunto, di poter “studiare qualcosa”.

L’unico modo per poter valutare e misurare un

corpo tridimensionale, come lo sono i nostri

modelli (e le bocche che questi riproducono)

è innanzitutto orientare i modelli in modo

coerente rispetto agli assi X, Y, Z. Questo è

possibile utilizzando la “croce di montaggio”

del SOM® 2, un sistema composto da tre

elementi scorrevoli tra loro, che non perdono

mai il rapporto di ortogonalità (Figg. 8-10), il

sistema è utilizzabile anche per il montaggio

in articolatore (Figg. 11-12).

Questo sistema di orientamento, utilizzando

ovviamente sempre lo stesso modello, è sta-

to confrontato per verifi ca con un altro si-

stema di trasferimento/orientamento da me

ideato, costituito da ALTrO® e ALTrO® 2.0,

strumenti utilizzabili con quasi tutti gli arti-

colatori in commercio; dal confronto si evin-

ce che il risultato è pressoché sovrapponibile

(Figg. 13-18).

FIG. 9

FIG. 8

FIG. 10

4848

Fig. 11 - Utilizzo croce per montaggio in articolatore.

Fig. 12 - Utilizzo croce per montaggio in articolatore.

Fig. 13 - Confronto in artico-latore sagittale.

Fig. 14 - Confronto in artico-latore frontale.

FIG. 11

FIG. 12

borin: adattamenti cranio-mandibolari I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 13

FIG. 14

4949

A tal proposito mi permetto di puntualizzare

che affi nché qualsiasi oggetto o corpo tridi-

mensionale, compresi quindi i modelli delle

arcate dentarie, possa defi nirsi “orientato

spazialmente”, esso deve essere orientato in

funzione degli assi X, Y, Z. Solo in questo caso

la posizione delle arcate potrà essere messa

in relazione all’articolatore che certamente è

costruito su tali assi.

Nello specifi co caso dei modelli di studio

MAFO®, l’orientamento del modello infl uisce

in modo determinante sulla nostra capacità

di percezione delle asimmetrie, per questo è

fondamentale un orientamento coerente con

gli assi ortogonali, il rischio altrimenti è di in-

fi ciare o falsare la nostra osservazione (Fig.

19). Come reperi per l’arcata superiore vengo-

no usati i due cuspidoni dei molari per l’asse

latero-laterale X; per quello antero-posteriore

Z viene usato l’asse passante per la papilla re-

tro incisiva, rilevato come quota anteriormen-

te nel punto di contatto palatale degli incisivi

inferiori sui superiori e il centro Fovee. Per

l’asse inferiore, i reperi sono le fosse dei pri-

mi molari (asse X), il margine dei due incisivi,

rilevato nella direttrice frenulo labiale-frenulo

linguale (non dentale quindi!), è punto media-

no posteriore, rilevato in basso vicino all’osso

basale tra i due settimi (asse Z), punto me-

diano posteriore che va relazionato con l’asse

verticale Y.

Fondamentale e sostanziale è relazionare gli

assi X e Z con l’asse verticale Y, allineato con

il centro Fovee o il punto mediano posterio-

re inferiore, perché è a questo punto che le

asimmetrie si evidenziano, a volte anche in

modo macroscopico (Figg. 20-21).

A questo punto, fi ssati con della cera i model-

li delle arcate, preventivamente e opportuna-

mente ridotti, sulla croce di montaggio, questi

vengono zoccolati come in fi gura (Fig. 22).

Una volta così preparati, i modelli avranno la

base inferiore e la basetta posteriore a 90°

FIG. 15

Fig. 15 - Arco di orientamen-to/trasferimento ALTrO®.

Fig. 16 - Assi costruttivi degli articolatori.

Fig. 17 - ALTrO® su paziente.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I borin: adattamenti cranio-mandibolari

FIG. 16 FIG. 17

5050

FIG. 21

tra loro, inoltre utilizzando in accoppiamen-

to SOM® 2 e RADA® (Rilevatore Asimmetrie

Dento-Articolari), si potrà avere un punto di

osservazione il più corretto e oggettivo possi-

bile per valutare mesializzazioni, differenze di

verticalità e lateralità dei denti di riferimento

(Fig. 23).

Ciò consentirà un’osservazione utile a valutare

e misurare nel modo più oggettivo possibile

se vi sono differenze tra lato destro e sinistro,

misurarlo infatti non è affatto semplice so-

prattutto nei palati stretti.

Con questa metodica pertanto si vuole evi-

denziare e rendere misurabili le asimmetrie

presenti nelle arcate, in alternativa ad altri tipi

di una squadratura che le simmetrizzano fal-

sando, a mio parere, l’osservazione (Fig. 24).

Si potrà verosimilmente valutare l’orienta-

mento e le inclinazioni e/o basculamenti del

cosiddetto piano occlusale, sia tra lato destro

e sinistro sia sagittalmente, in rapporto con la

base del modello che è orizzontale (Fig. 25,

o le antero-posteriorità diverse dei sesti o dei

canini in rapporto alla basetta posteriore (Fig.

26), nonché i rapporti dinamici con cui ma-

scellare e mandibola si relazionano tra loro,

ad esempio, in antero-posteriorità o in torsio-

ne (Figg. 27-30).

FIG. 18 FIG. 19

borin: adattamenti cranio-mandibolari I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

FIG. 20

Fig. 18 - Sistema di trasferi-mento ALTrO® versione 2.0.

Fig. 19 - Orientamento del modello e percezione visiva.

Fig. 20 - Centraggio asse Y modello superiore.

Fig. 21 - Centraggio asse Y modello inferiore.

Fig. 22 - SOM gessatura.

Fig. 23 - SOM + RADA.

Fig. 24 - Misurazione con Verticalibro.

FIG. 22

FIG. 23 FIG. 24

5151

Fig. 25 - Verticalità diverse dei sesti.

Fig. 26 - Misurazioneposizione dentale.

Fig. 27 - Verticalità diminuita lateralmente.

Fig. 28 - Verticalità diminuita anteriormente.

Fig. 29 - Misurazione dei rapporti di verticalità anterio-

ri e posteriori.

Fig. 30 - Torsionisull’asse verticale.

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I borin: adattamenti cranio-mandibolari

In considerazione del fatto che a determinate

caratteristiche, torsione destra o sinistra, side

bending destro o sinistro, ecc., dovrebbero

corrispondere anche conseguenti inclinazioni

e verticalità dei denti, il confronto e la misu-

razione ci consentirà di valutare la coerenza

e corrispondenza. Si potrà anche valutare la

maggiore larghezza di un emipalato o emi-

mandibola rispetto al contro laterale (Figg.

31-32).

Una torsione destra, ad esempio, sviluppa un

lato di masticazione preferenziale a sinistra,

dove il palato sarà più stretto e la verticalità

intra-arcate sarà minore, mastichiamo infatti

dal lato con minor verticalità, mentre in una

rotazione in fl essione laterale si mastica pre-

valentemente dal lato del palato più largo. Po-

ter misurare questi parametri pertanto, potrà

essere utile anche per valutare la coerenza o

meno della minor verticalità dal lato prevalen-

te di masticazione (Fig. 33).

Se riscontrassimo perdita di verticalità, ad

esempio, dal lato largo del palato (in una tor-

sione cranica), o non corrispondenza di ante-

riorità-posteriorità di alcuni elementi dentali

di riferimento, ciò potrebbe essere importante

per capire se siamo in presenza di un adatta-

mento funzionale o patologico, foriero di pos-

sibili problemi, se non già presenti.

FIG. 25 FIG. 26

FIG. 27 FIG. 28

FIG. 29 FIG. 30

52

articolo tecnico I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICOarticolo tecnico IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

52

Fig. 31 - Misurazione arcata superiore.

Fig. 32 - Misurazione arcata inferiore.

Fig. 33 - MAFO visione antero-posteriore.

Fig. 34 - Diverse verticalità e antero-posteriorità di sesti e canini.

Fig. 35 - Misurazione arcata destra paziente prima e dopo trattamento.

Fig. 36 - Secondo zoccolo.

borin: adattamenti cranio-mandibolari I IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO

Inoltre, poter evidenziare e misurare la diver-

sità di espansione di un emipalato rispetto

all’altro, la mesializzazione o meno del primo

molare o del canino, o le diverse verticalità

rispetto ai controlaterali, ritengo possa di-

ventare un’osservazione decisiva per poter

pianifi care un trattamento protesico oppure

ortodontico in modo davvero individualizzato

(Fig. 34). Memore del principio affermato da

Leonardo Da Vinci riguardo alla necessità di

rendere misurabili i parametri che si prendo-

no in considerazione, ritengo che dimostrare

a fi ne trattamento, con suffi ciente rigore, di

avere espanso un solo emipalato (quello più

stretto ovviamente), sia enormemente più si-

gnifi cativo rispetto al misurare semplicemen-

te la distanza intermolare senza sapere dove

è avvenuta l’espansione (Fig. 35).

Creando un secondo zoccolo con gli stessi

riferimenti, ma senza l’inserimento dell’asse

verticale Y, si potrà valutare, singolarmente

per il mascellare e la mandibola, rotazioni in

senso antero-posteriore sull’asse orizzontale

X (rotazione anteriore o posteriore), torsioni

sull’asse verticale Y, e basculamenti laterali

sull’asse antero-posteriore Z, mentre ponen-

doli in occlusione tra loro potranno essere va-

lutati rapporti relazionali cranio-mandibolari

e gli adattamenti cui sono sottoposti (Figg.

36-37).

FIG. 31 FIG. 32

FIG. 33 FIG. 34

FIG. 35

FIG. 36

5353

IL NUOVO LABORATORIO ODONTOTECNICO I borin: adattamenti cranio-mandibolari

Considerazioni simili sulle asimmetrie delle arcate, ovviamen-

te, possono e dovrebbero essere fatte non solo in ortodonzia

ma anche in protesi totale, che potrebbe anche essere una

pre-implantare e in protesi fi ssa. Ciò assumerebbe valenza

come studio preliminare delle problematiche e delle caratteri-

stiche individuali di sviluppo cranico, che inevitabilmente sa-

ranno associate e associabili alla funzione cranio-mandibolare

e agli spazi volumetrici interni (cioè alla funzione linguale) e

esterni alle arcate (Figg. 38-39).

Troppo spesso infatti non si tiene in considerazione che questi

aspetti mettono in relazione l’osso ioide con tutti i muscoli

a lui legati, i muscoli orbicolare e buccinatore con i muscoli

costrittori del faringe intimamente legati alle vertebre C1 e

C2, e che quindi la funzione dell’apparato orale non potrà che

concretizzarsi in un rapporto cranio-cervico-mandibolare-ioi-

deo inscindibile.

FIG. 37FIG. 38

FIG. 39

Fig. 37 - Analisi dei rapporti.

Fig. 38 - Analisi arcate edentule.

Fig. 39 - Ricostruzione volumi.

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suoi restauri dentali dalla situazione iniziale al lavoro fi nale. Oltre alla scelta di materiali e tecnologie per zirconia, abbiamo progettato un’intera gamma di prodotti per consentire di creare capolavori di alta qualità anche in metallo. Il nostro metallo pre-sinterizzato Sintermetall, lega di cromo-cobalto stabilizzata al 100 %, permette di sinterizzare le strutture senza tensioni interne né deformazioni. Con un valore di contrazione del 7 % soltanto e un’elevata resistenza alla torsione, questo materiale è la soluzione adatta per realizzare corone singole, ponti fi no a 14 elementi, mesostrutture, telescopiche, barre, attacchi e perni monconi. Il Sintermetall appartiene alla categoria dei materiali teneri e può essere fresato in tutte le fresatrici Zirkonzahn e sinterizzato sia nel forno Sinterofen 300S (solo per Sintermetall) che nel forno Zirkonofen 700 Ultra-Vakuum (per zirconia e Sintermetall).

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ANTLOmeetingCongresso SUD

Ore 09:00 Registrazione partecipanti

Ore 09:30 Apertura lavori Massimo Maculan Presidente Nazionale ANTLO Giuseppe Giuliano Vice Presidente Nazionale Sud

Presidente di seduta: Daniele Nardandrea

Chairmen Giacinto Iannone Domenico Citarella Rosario Chiavetta

Ore 09:45 Restauri adesivi in ceramica Vincenzo L’Aflitto

Ore 10:15 Protesi: procedure cliniche e di laboratorio Emanuele Camaioni, Dott. Santo Garocchio

Ore 11:15 Coffee break

Ore 11:30 Spazio sindacale Massimo Maculan

Ore 12:00 Funzione ed estetica in protesi totale rimovibile Pasquale Lacasella, Dott. Massimo dell’Aquila

Ore 13.00 Lunch

Ore 14.30 Arte e percezione visiva come strumento indispensabile per rendere i nostri restauri armonici e credibili nei visi dei nostri pazienti con restauri indiretti non invasivi Roberto Iafrate, Dott. Luca L. Dalloca

Ore 16.30 Chiusura lavori

Hilton Garden Inn Matera - Via Germania, Borgo Venusio (MT) - dalle ore 9:00 alle ore 16:30

“Il moderno approccio alla protesi rimovibile”

II Edizione

IjrINTERNATIONAL JOURNAL

OF REMOVABLE PROSTHESIS

. . . .

Ingresso gratuito,

obbligo d’iscrizione

[email protected] +39 335 7840719

Prof. Andrea Borracchini

Mdt. Ivano Bortolini

Mdt. Armando Buongiovanni

Dr. Alessio Casucci

Dr. Paolo Capparè

Mdt. Tonino D’AlicandroDr. Cesare D’orsogna

Dr. Edoardo Foce

Prof. Giorgio Gastaldi

Dr. Marco Montanari

Prof.a.c. Francesco Ravasini

Mdt. Giancarlo Riva

Dr. Roberto Scrascia

Dr. Marco Tallarico

Dr. Ugo Torquati GrittiDr. Daniele Vrespa

Moderatori dell’evento

Prof. Gianfranco Gassino Dr. Caterina Perra

Mdt. Giuliano Bonato Mdt. Andrea Puntoni

9-10 Giugno 2017 Bologna, Hotel Savoia Regency - Via del Pilastro, 2

RIABILITARE IL PAZIENTE EDENTULO PENSANDO A DOMANI

APPROCCIO PARODONTALE NELLE RIABILITAZIONI PROTESICHECOMPLESSE A CARATTERE MULTIDISCIPLINARE

TUTTI GLI UTILIZZI DI OT EQUATOR

IL PAZIENTE EDENTULO:DALLA PROTESI TOTALE ALL’OVERDENTUREProf.a.c. Massimo Pasi Dr. Adriano Barichella

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PROTESI RIMOVIBILE SU IMPIANTI:PASSATO O FUTURO?

Mdt. Vincenzo Cavallari

I SISTEMI RITENTIVI IN CAMPO EXTRAORALE

RIABILITAZIONE IMPLANTO-PROTESICA DI PAZIENTI FORTEMENTE ATROFICI MEDIANTE OVERDENTURE A SUPPORTO IMPLANTARE: ESTETICA E FUNZIONE

Mdt. Max Bosshart Mdt. Benoit Gobert

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LONGEVITÀ DEI SISTEMI RITENTIVI NELLA PROTESI RIMOVIBILE MODERNA: ASPETTI CLINICI, TECNICI E MERCEOLOGICI

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