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La storia del rubinetto

Date post: 25-Apr-2023
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Prefazione di Oscar G. Colli
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Prefazione

di Oscar G. Colli

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gli aspetti che attenevano a tutte le componenti che contri-buiscono tutt’oggi ad arredare questa stanza. La missione che il mio editore di allora chiese a me partner di quegli anni pionieristici fu quella di provare a raccontare il bagno futu-ribile, soprattutto piacevole oltre che fruibile da una utenza che si raffinava. Da quel dì è trascorso quasi un quarantennio della mia attività professionale che, a dispetto dell’anagrafe, prosegue con l’entusiasmo di allora perchè il bagno per sua natura si evolve come tutte le cose di questo mondo!Commento periodicamente, come accennavo nella prima parte, da ben quattro decenni circa, ciò che entra in una stan-za in perenne cambiamento. L’avvio dell’affinarsi della zona servizi igienici per la verità avvenne con qualche handicap rispetto alla restante parte della casa. Allora si pensava ad altro. Fuori e dentro le mura domestiche, nei mitici anni Sessanta, le priorità erano altre. I trasporti an-notavano una esplosione di interesse con la vendita di auto per il popolo. Proprio in quel periodo, un film su tutti “la Dolce Vita” rispetto alle tante pellicole circolanti a quel tempo, era paradigma di un comportamento che si andava modificando, cui si affiancava un più blando sradicamento dei localismi, con l’affermarsi della televisione nazionalpopolare. Come d’incanto gli atteggiamenti e molte delle abitudini dei nostri connazionali mutavano in un ordinato tripudio di messaggi promozionali che raggiungevano il diapason con “Carosel-lo”. La casa era intesa come bene rifugio: tinelli, soggiorni e camere da letto tutti sontuosi; appartamenti invasi da mobili

Quando vengono affrontati argomenti legati al bagno - in-teso come sito integrato e valorizzato nel residenziale, così come nei variegati luoghi destinati all’ospitalità - la mia re-azione è sempre ha un soprassalto gioiso. E’ l’orgoglio di appartenenza, pluridecennale, seppur con qualche variazio-ne sul tema, a questo comparto. Orgoglio che molto spesso sconfina nel compiacimento per via di una attività giornali-stica cui sono approdato in un lontano 1973, credendo - con altri - che, questo angolo abitativo rappresentato dal bagno, avrebbe conosciuto, nel nascente coraggioso connubio pro-duttori-comunicatori uno sviluppo che avrebbe contribuito - presunzione permessa - a modificare di sicuro il costume! Dopo passaggi giovanili quasi obbligati per chi di professione desidera fare il giornalista, fra sport, cronaca, e rubriche di colore, ho finito per trasmigrare nello specialistico, apprez-zando sin dall’avvio di questo mio mestiere più definito, la ricerca del design nei beni realizzati dalle aziende.Insomma un po’ per scelta ma tanto per somma di felici com-binazioni e astralità casuali, sono entrato dalla porta princi-pale nell’allora per me ignoto mondo del bagno, cogliendo

La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria

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Dall’iniziale gabinetto per le funzioni fisiologiche, si era già passati nelle nuove costruzioni al bagno seriale. Si stava già andando verso un bagno personalizzato (e anche il secondo bagno per i più abbienti o il bagno-lavanderia, per le case più grandi), ricco di aggregazioni come l’area “fitness” che continua ad avere ad avviati anni 2000 una larga schiera di aspiranti al benessere domiciliare!E in questo panorama, in perenne naturale divenire, l’oggetto in fondo meno invasivo, quasi sfuggente ma assolutamente indispensabile per le abluzioni, rimane sua maestà Il Rubinet-to! Esso appartiene per storia e consuetudini alla cosiddet-ta “area idraulica”, quindi, al campo tecnico e tecnologico quando non anche elettronico (accensione automatica a vi-sta o domotica). La rubinetteria sanitaria, cromata, colorata o satinata; in ot-tone o acciaio, nella gamma dei vari monocomando in circo-lo, con il “joystick”, oppure, come la rubinetteria degli inizi Novecento, con i tre punti che fanno tanto “old fashion”, rappresenta questo spaccato.Definiamoli complementi tecni-ci d’arredo, fondamentali oggetti quasi sempre discreti dal punto di vista dello loro invasività, al punto che in molte ri-cerche di mercato o sociologiche (ne è testimonianza un’ana-lisi realizzata dall’amico Prof. Enrico Finzi di “Astra Demosko-pea”), quando non si poneva la domanda sulle componenti nel bagno, una buona parte degli intervistati sul tema, si scordava nella elencazione degli oggetti inseriti nel commen-tare il proprio bagno di citare proprio la rubinetteria!

in legno massello o impiallicciato e trionfo di orpelli con i quali il limite del “kitsch” veniva ampiamente superato. Le cucine erano rigorosamente “americane” e il bagno in quella stagione di sviluppo economico del Paese era il più quieto, re-alizzato in serie, quasi sempre senza la minima ricerca di per-sonalità. Un luogo quasi asettico, seppur con tutti gli oggetti previsti a capitolato a riempire il vano indipendentemente dalla sua spazialità e continuava ad essere considerato luogo di servizio o poco più.L’avvento, dopo i grandi maestri progettisti, come Giò Ponti e Vietti, che già nell’anteguerra avevano rimesso mano agli oggetti per il bagno, di altri architetti e designer affermati nell’illuminazione e nell’arredo della casa, ha provveduto a far crescere in modo più razionale, grazie anche alle aumen-tate disponibilità delle famiglie italiane, il desiderio di propor-re soluzioni arredamentali di qualità complessiva. Nel bagno poi non si dovevano solo apportare proposte tecniche ma si doveva tenere ben presente il concetto che stava lentamente prendendo piede. Un po’ per le disposizioni di legge (all’avvio degli anni ‘70 nelle grandi città si andava sopprimendo gli ul-timi anacronistici “vespasiani”), i luoghi pubblici si dovevano dotare di corretti e dignitosi servizi igienici. Un adeguamento esterno che influì anche verso il privato.Fu così che: bar, albergi, ristoranti, palestre, stadi, avviarono la messa in regola dei propri bagni.Nelle abitazioni private iniziò quella che chiamerei seconda fase dello sviluppo organico del bagno.

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Questo atteggiamento o dimeticanza ha due tipi di risposta che mi sento dare. La prima che trattandosi di un accessorio, rispetto a tutto il resto, più inteso come appartenente all’a-rea tecnica. I più non lo percepiscono come parte dell’arredo, scordandoselo proprio; la seconda è che mediamente i pro-dotti dei nostri tempi sono affidabili e, quando non citato epressamente nella domanda, lo si dimentica quasi sempre perché - paradossalmente - non creando problemi, lo si scor-da. Eppure in fondo questo minuscolo oggetto cui accediamo quasi sempre con gesti automatici più volte nel corso della nostra giornata, si è evoluto in tutti i sensi. A partire dal suo aspetto formale che oggi offre una varie-tà infinta di soluzioni estetiche che soddisfano l’acquirente finale che sempre più tende a voler personalizzare ogni det-taglio, soprattutto nel bagno di casa sua. Oltre alla carena-tura il rubinetto dei nostri giorni offre contenuti ampiamente spendibili: durata nel tempo, affidabilità, risparmio d’acqua. Tutta una serie di prestazioni assicurate da cartucce interne di lunga durata e intercambiabili da rompigetto anticalcare e via di questo passo.Ribadisco, l’esteriorità del rubinetto cioè la parte che si vede e per via della quale si vende, gioca un ruolo determinate nel-la fase di vendita. Facendo io parte da qualche anno dell’Os-servatorio Permanente del Design, ho altresì il privilegio di guardare in profondità ciò che viene sottoposto per essere valutato dalle commissioni tematiche ed essere poi accolto all’interno del volume “ADI-Design-Index”. Oltre ad un piz-

zico di mestiere, appreso nel dirigere riviste specializzate di settore, nelle selezioni dei prodotti più completi e affidabili mi avvalgo di utili e qualificati contribuiti di colleghi, docenti, designer e distributori del comparto bagno, con i quali mi confronto prima di giudicare in modo oggettivo. Per via di questa grande opportunità che mi è stata offerta posso se-renamente affermare che la rubinetteria ha alle sue spalle in Italia una grande tradizione. Non è più soltanto progettual-stilistica ma anche forte di aspetti funzionali e di durata nel tempo che la pone a parità di altri Paesi.Questo oggetto, che rimane con il soffione della doccia il pez-zo più animato della stanza da bagno, sgorgando acqua a comando e alla temperatura desiderata, per via dell’indispen-sabile termostatico, ha un ruolo fondamentale nel moderno bagno degli italiani. Ma c’è l’estero, dove siamo stati capaci con le tre effe: “Fashion, Food e Furnishing” di ritagliarci un ampio spazio commerciale e mettere in mostra un “Made in Italy” che onora anche il settore bagno. La rubinetteria in particolare ha in giro per il mondo una presenza sempre più diffusa con prodotti ad alto contenuto di design e duraturi nel tempo. E’ il segno che le industrie italiane, quasi tutte di piccole o medie dimensione, con rare e valide eccezioni, operanti nei comprensori produttivi del Lago d’Orta nel novarese, nella provincia di Brescia e, a macchia di leopardo, nella Toscana, hanno radicata conoscenza del ramo in cui operano come industrie specializzate cui va aggiunta quella indispensabile

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dose di coraggio imprenditoriale di chi crede nel proprio ope-rato fatto di ricerca, costante innovazione e presenza sui mer-cati internazionali a garantire la visibilità dell’ottima rubinet-teria italiana che completa tanti bagni in giro per il mondo!

Oscar G. ColliDirettore “Il Bagno Oggi e Domani”

prima pubblicazione internazionale di settore fondata nel 1973

di Ghigos?

La Storiadel Rubinetto

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Il rubinetto è un elemento funzionale e simbolico allo stesso tempo, ricco di valenze ancestrali eppure perfetta rappresen-tazione della società contemporanea; rimanda a valori so-ciali ed etici, al rapporto più diretto tra corpo ed acqua e così, allegoricamente, a quello tra uomo e vita. Per questa sua caratteristica intrinseca, questo suo essere necessario ed essenziale, ma contemporaneamente anche icona di stile e oggetto di sperimentazione formale e tecnologica, potrebbe essere un ottimo strumento per leggere l’evoluzione sociale dal mondo antico ad oggi. La storia del rubinetto, infatti, affonda le sue radici lontano nel tempo, quando ancora la sua qualità era puramente mec-canica e funzionale; con il passare dei secoli e il mutamento delle nostre abitudini igieniche, sanitarie, ma anche estetiche, il rubinetto è però diventato un indiscusso protagonista del bagno moderno e uno degli oggetti-icona più rappresenta-tivi del design contemporaneo. Un terreno su cui la ricerca stilistica, tecnologica e materica non ha smesso di indagare

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strutturata per piccole evoluzioni che hanno riguardato so-prattutto i materiali, la componentistica, gli aspetti tecnolo-gici dei rubinetti, e solo in rari casi è stata radicalmente se-gnata da grandi innovazioni tipologiche. Una storia, dunque, proceduta con continuità e non, come in altri settori merceo-logici, per salienti e formali discontinuità. Come vedremo nel prosegue del testo, però, i percorsi di innovazione non sono mai univoci né predeterminati, ed in molti casi l’innovazione di processo risulta infine più importante di quella di prodotto, seppur sia spesso meno appariscente.

nemmeno in questi ultimi anni di crisi economica.Etimologicamente, il termine deriva dal francese Robin che, in gergo popolare, indicava l’ariete, ovvero l’animale che più spesso si poteva trovare come motivo decorativo sulla chia-vetta di regolazione della cannella dell’acqua. Dalla Francia all’Italia, a fine Ottocento la parola venne trasformata in ro-binetto e poi in rubinetto, in sostituzione del più generico termine “chiavetta” che pure restituiva immediatamente la funzione meccanica della componente. La stessa etimologia rivela, dunque, l’origine estremamente votata alla praticità e alla concretezza dell’oggetto, che solo nella seconda metà dell’ultimo secolo è diventato anche occasione di stile e stru-mento di riconoscibilità aziendale. I più antichi rubinetti riconducibili all’accezione moderna del termine sono principalmente di tipo “a maschio” ed hanno origine romana, mentre quelli “a vite” (i primi che hanno permesso di regolare l’entità del flusso d’acqua) sono stati introdotti dal mercante di ferramenta inglese Thomas Grill ad inizio Ottocento. Una delle più recenti e significative innova-zioni è invece degli anni settanta del secolo scorso, quando è stato messo a punto il miscelatore a dischi ceramici, anche se i primi esperimenti di miscelazione risultano più antichi. Oggi il termine rubinetto viene utilizzato in maniera generi-ca sia per indicare un prodotto con le doppie manopole per l’erogazione dell’acqua, sia per indicare proprio i miscelatori monocomando, ormai certamente i più diffusi in commercio. Questa, in estrema sintesi, una storia lunga secoli, che si è

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I primi rubinetti risalgono già all’età greca, ma si diffusero notevolmente in epoca romana, quando a primeggiare sul più teorico approccio filosofico degli ellenici fu invece il senso pratico latino. Durante il periodo romano venne ad esempio costruito l’acquedotto dell’Aqua Appia (300 a.c. ca) e quan-do, nel I secolo d.c., fu nominato un Curator che soprasse-desse alla gestione delle condutture verificandone anche gli sprechi, le eccedenze d’erogazione fino ad allora disperse furono risparmiate e veicolate per altri usi. Si è certamente trattato, al tempo, di una cospicua opera di risparmio idrico che ha necessitato un ingente uso di rubinet-ti al servizio della rete idrica urbana (da alcuni basso rilievi del periodo sembra che anche le fontane pubbliche fossero fornite di rubinetti alle estremità).I rubinetti romani - le cosiddette “valvulae” - usualmente erano realizzati a maschio cilindrico, probabilmente per esi-genze esecutive; si tratta di oggetti composti da due elementi principali (il corpo e il maschio) che permettevano o meno

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della mancanza d’acqua potabile, una carenza che nel XVI secolo ha addirittura imposto la restrizione delle condutture per limitare il consumo idrico. Se ancora nel Rinascimento il vulgo viveva in queste condizioni di forte degrado, era però altrettanto evidente una moda opposta, che si andava af-fermando in ambito aristocratico, volta alla celebrazione del culto del bagno. Quel culto che sopravvive, rinnovato nelle forme e nelle tecnologie, ancora oggi.Nel privato come nel pubblico, ovvero in ambito urbano, nelle piazze, o nelle ville dei signori locali, nel Rinascimento anche le fontane divennero oggetto di sperimentazione e occasio-ne di spettacolo, se non addirittura uno dei temi privilegiati di progetto. Così, “in questo carosello acquatico, valvole e rubinetti trovarono un impiego di primo ordine”2.Le valvole in particolare (a conchiglia, coniche, a cerniere multiple), grazie agli studi di Leonardo da Vinci furo-no reinventate o affinate costruttivamente, mentre poco più di un secolo dopo (1631) Dionigi Papin inventò anche la val-vola di sicurezza; intanto nel campo della rubinetteria assu-meva sempre più rilievo la fabbricazione di rubinetti in vetro. Dal XVIII secolo in poi assistiamo ad un rapido susseguirsi di importanti innovazioni tecnologiche, dal brevetto del primo wc a valvola dotato di sifone (1775) al diffondersi genera-lizzato, almeno in Inghilterra, della rubinetteria da bagno; dall’uso in campo medico e chimico (Lavoisier, 1788) di so-fisticate macchine in vetro e metallo dotate di piccoli rubi-netti in ottone, alla nascita dei caffè che necessariamente

il passaggio dell’acqua grazie alla rotazione di un cilindro forato; in questi primi esemplari di rubinetto sia il corpo che il maschio erano prodotti in fusione metallica, mentre le ar-caiche guarnizioni del tempo erano in stoppa o in cuoio. Il metallo usato preferenzialmente era il bronzo, una lega che era già nota ai latini perché vi realizzavano anche numerosi oggetti d’uso domestico (dalle sedie ai tavoli, dal vasellame ai candelabri).Con la crisi dell’Impero Romano tutti gli aspetti legati alla società civile conobbero un periodo di forte regresso, così la cura del corpo, la comodità della persona, la salubrità dell’ambiente come la stabilità degli organi istituzionali en-trarono in una lunga fase di decadenza. Non furono indenni alla furia devastatrice dei barbari nem-meno le singole opere idrauliche, che vennero preservate (o ricostruite) solo nei monasteri, nei castelli feudali e nei palazzi nobiliari dove ancora l’acqua scorreva liberamente. Viceversa le case dotate di acqua corrente erano rarissime, tanto che i cittadini erano avvezzi recarsi presso le fontane pubbliche per le loro necessità quotidiane. Sarà solo dopo il 1400 che iniziarono ad essere usate nelle singole dimore le

prime bacinelle di pietra fissate nel muro come antichi, primordiali lavandini. Abbiamo così visto passare alle nostre spalle i secoli bui del medioevo, i cosiddetti secoli “del puzzo e della sporcizia”1, che hanno anche assi-

stito al diffondersi di pericolose malattie epidemiche a causa

2. www.museodelrubinetto.it

1. Aa.Vv., L’uomo e l’acqua. Rubinetti, bagni e mode culturali attraverso i secoli, I quaderni dell’Ecomuseo, Pettenasco (No), 2001, pag. 61

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Dal Sedicesimo secolo ad oggi il culto del bagno ha dun-que via via assunto svariate forme, assumendo nella società contemporanea un ruolo fondamentale, sia comportamenta-le che spaziale: le stanze da bagno delle nostre case sono sempre più attrezzate, tecnologiche, accoglienti. Sono luoghi di vita e non solo di servizio, avendo ormai acquisito una propria riconoscibilità. Sono momenti essenziali della “ritualità domestica” e coin-volgono nella loro storia una molteplicità di valori e di conte-nuti: qui il tema dell’intimità e del pudore si intrecciano an-cora oggi a quelli della salute, del benessere e della bellezza, così come si ibridano sempre di più la dimensione pubblica e quella privata.

erano provvisti di rubinetti applicati ai contenitori di bibite. E’ probabilmente in questo contesto di locali pubblici al ser-vizio della cittadinanza, caratterizzati da interni curati e de-corati, che anche il rubinetto iniziò ad assumere un valore estetico, diventando un’importante componente d’arredo e giocando su forme accattivanti come mai prima d’allora. E’ però alla fine del XIX secolo che si affermerà l’uso del-la stanza da bagno così come la conosciamo oggi, ovvero composta da lavandino, vasca, water closet e, in Italia, dal bidet. Dopo secoli di oblio, infatti, finalmente nell’Ottocento si riapriranno (e non solo metaforicamente) i rubinetti; essi hanno avuto un notevole incremento produttivo anche grazie ad una forte richiesta di rinnovamento del costruito a cui si accompagnava l’esigenza di rinnovamento impiantistico: lo scaldabagno boiler sugg (1870) era dotato di una rubinette-ria che ricalcava quella delle macchine a vapore; un nuovo wc a sifone (1884) era stato studiato per contenere i cattivi odori ed essere quindi installato anche negli interni; lo scaldaba-gno ad alta pressione Califont (1899) distribuiva finalmente acqua calda in tutta la casa.Nonostante molte resistenze, il processo di alfabetizza-zione igienico-sanitaria arriverà dunque con la seconda metà dell’Ottocento finalmente a compimento: il principio di igiene e quello di salute divennero indissolubili in tut-to l’occidente. Bagno, doccia e sauna iniziarono a diffon-dersi dapprima con finalità terapeutiche e poi, nel secolo successivo, divennero realmente pratiche di uso comune.

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duttivo e di esperienza ormai radicato, ne trasse i maggiori benefici. Il definitivo successo economico del distretto è dunque degli anni Cinquanta e Sessanta, quando sorsero e si affermarono vicino a San Maurizio d’Opaglio molte imprese ancora oggi leader del mercato, da Giacomini e Zucchetti, da Fantini a Nobili, da Cisal a F.lli Frattini. Da allora San Maurizio d’Opaglio è considerata “capitale” italiana del rubinetto e non a caso proprio lì si trova la sede del “Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia”; il museo illustra la trasformazione del costume della “cura del corpo” (intesa prima come pratica di lusso e poi come fenomeno di massa), scandendone il cammino attraverso le più significati-ve innovazioni e scoperte tecniche che, in alcuni casi, hanno poi anche avuto evidenti ricadute formali.Seppur il comparto che gravita nell’area del cusio sia da anni riconosciuto come trainante del settore, alla fine del secolo scorso in Italia si riconoscevano tre aree produttive principali attive nel campo della rubinetteria e della relativa componen-tistica: oltre alla zona del lago d’Orta, anche il bresciano (in particolare nella val Gobbia) e la cintura milanese. Una foto-grafia del settore del 1990 racconta di 435 aziende disperse nel territorio per un totale di 11.700 addetti, di queste però solo 3 superavano i 250 addetti. Questi tre poli industriali in realtà non sono in competizione, avendo trovato diverse e singole specializzazioni: l’area milanese si è affermata come riferimento commerciale, quella di Novara come bacino pro-

Il territorio del Cusio rappresenta certamente il maggior polo industriale italiano nel settore della rubinetteria. Qui la pro-duzione è ormai storica, se si pensa che la prima azienda si stabilì nel territorio negli anni Venti del Novecento. Inizial-mente le ditte locali dedite alla rubinetteria avevano pochi addetti ed erano spesso a conduzione familiare, un fattore che, soprattutto in quegli anni, le portò a gestire l’interezza del processo produttivo, dalla fusione fino alla commercializ-zazione dei singoli prodotti. Se il comparto del Cusio arrivò alla Seconda Guerra Mondiale caratterizzandosi per questo tessuto produttivo diffuso ma ancora frammentato, sarà poi nel Dopoguerra che il compar-to si distinse definitivamente e la sua vocazione produttiva di distretto industriale emerse con forza, proseguendo fino ai giorni nostri. Negli anni del boom economico, infatti, anche il settore della rubinetteria - come quello edile e in generale dei beni di consumo - ebbe un florido sviluppo e proprio questo comparto del Piemonte, che già godeva di un substrato pro-

I distretti industrialidel rubinetto

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consapevolezza e coraggio la globalizzazione, che deve esse-re letta sia nelle sue implicazioni problematiche (la concor-renza cinese, l’abbattimento degli standard di qualità, la con-traffazione dei marchi), sia nelle opportunità che porta con sé e nelle prospettive che apre. Non solo negatività, dunque, ma anche occasioni di ulteriore sviluppo, tanto che anche molte aziende italiane hanno scelto di delocalizzare tutta (o parte) della loro produzione all’estero.

duttivo di qualità ed infine quella bresciana per l’approvvi-gionamento della materia prima; tali specializzazioni di fatto hanno favorito un modello di integrazione a rete delle diverse realtà aziendali, spesso complementari una all’altra.Ne è testimonianza anche l’esempio di Ruvaris, che dal 2006 si è costituita in consorzio coinvolgendo nell’operazione di-ciannove aziende del settore della rubinetteria sanitaria e del valvolame che rappresentano sia la realtà industriale del distretto del Cusio-Valsesia-VCO che del distretto di Brescia. Lo scopo del consorzio è quello di fornire un servizio di ricer-ca e sviluppo per il miglioramento delle tecnologie attuali e per la promozione di nuove tecnologie, così come è avvenuto con successo nel 2000, quando la Ruvaris srl ha brevettato il processo depombiante Ruveco. Tale metodo, messo a punto per ridurre la presenza di piombo dai prodotti in ottone e bronzo allo scopo di garantire la qualità e la salvaguardia della salute umana, costituisce certamente un momento to-pico della ricerca nel settore della rubinetteria, ormai sempre più attento al rispetto degli standard europei in materia di salute, protezione e prevenzione così come prescritto dalla Direttiva per le acque per consumo umano “DWD 98/83 CE” (standard che, in merito alla presenza di piombo nell’acqua, prevedono attualmente il limite di 25 microgrammi per litro che, ulteriormente, dal 2013 scenderà a 10 microgrammi per litro). Oggi, dunque, la vera sfida commerciale non è con competi-tors di casa nostra: è piuttosto la capacità di affrontare con

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tenuti e all’altissima flessibilità formale con esse perseguibile. Anche la progettazione del prodotto, derivazione diretta di queste innovazioni tecnologiche, ha subito nel dopoguerra sostanziali modifiche, potendo ora sfruttare le potenzialità offerte dalle nuove tecniche: invece del pezzo unico esito di una semplice fusione, ad esempio, si poterono pensare rubi-netti fatti da diverse componenti poi assemblate. E’ questo un caso emblematico di come un’innovazione di processo abbia immediate ricadute tecniche, produttive, ma anche progettuali e formali sull’elemento finito, determinando a ca-scata una molteplicità di “innovazioni di prodotto”.E’ un modo diverso di “fare” che consente - e stimola - un modo diverso di “pensare”. Un’altra importante discontinuità in questo ambito dell’in-novazione è stata sicuramente l’introduzione del miscelato-re monocomando, per la prima volta prodotto in Italia negli anni Settanta ed ancora oggi protagonista dei nostri bagni. In questo caso l’innovazione di prodotto è stata particolar-mente significativa perché non ha coinvolto solo la sfera for-male, ma ha agito anche sulla sfera funzionale, scardinando l’uso convenzionale del rubinetto a doppie manopole e pro-ponendo così un reale nuovo scenario fruitivo. Il miscelatore rappresenta dunque un’innovazione tecnica, tipologica e for-male al tempo stesso, e proprio per la sua plurima valenza ha saputo resistere all’avvicendamento delle diverse mode puramente stilistiche.Alla ricerca sulla componente estetica e funzionale si ac-

La rapida evoluzione tecnologica che ha contrassegnato gli anni del Secondo Dopoguerra ha innanzitutto indotto rile-vanti innovazioni nelle lavorazioni fino ad allora tradizional-mente in uso nelle fabbriche: alla fusione metallica si affiancò ad esempio lo stampaggio, che poi a poco a poco si impo-se sulla prima come processo produttivo. Nel campo delle “innovazioni di processo” che hanno interessato il settore della rubinetteria, altri momenti cruciali sono leggibili nelle trasformazioni che, a partire dagli anni Sessanta, hanno via via subito i trattamenti galvanici (cromatura, nichelatura, sta-gnatura, doratura, argentatura).Seppur in epoca più recente, un’altra essenziale innovazione che ha coinvolto i metodi produttivi e i processi di lavorazio-ne è stata l’introduzione delle macchine a controllo numerico che, strutturate su appositi software, hanno permesso di ri-durre gli addetti impiegati in ditta ed hanno portato un signi-ficativo incremento della produttività grazie a una maggior rapidità dei tempi di produzione, alla garanzia dei risultati ot-

Le innovazioni di processoe le innovazioni di prodottonel settore della rubinetteria

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che per questo non travalicano i tempi, ma anche attribuibili alla “pelle” esterna del rubinetto; gli studi sulla variabilità cromatica sono sicuramente indicativi di questa nuova ten-denza, che si è affermata soprattutto negli anni Ottanta. In questo periodo il rubinetto colorato ha rappresentato, infatti, il prodotto più innovativo di molte rubinetterie; si pensi ad esempio a Balocchi di Fantini, segnalati per il Compasso d’O-ro e noti proprio per l’introduzione del colore nelle batterie lavabo, a catalogo dal 1977 ed ancora oggi in produzione.Con il superamento di tale tendenza, già agli inizi degli anni Novanta la componente cromatica è stata notevolmente ridi-mensionata e si sono invece affermati prodotti cromati e do-rati; questa attenzione per la “superficie” del rubinetto non è però del tutto superata, al contrario si declina ancora oggi in vari modi, arrivando nei casi più innovatori a soluzioni di rubinetti decorati, verniciati, texturizzati.

compagna, a partire proprio da questi anni di crescita eco-nomica, anche una ricerca sui nuovi materiali utilizzabili in sostituzione delle leghe metalliche (in tal senso le sperimen-tazioni dell’ing. Frattini sui rubinetti in plastica rimangono esemplari), e una ricerca sui nuovi processi di trattamento dei materiali stessi (volti a migliorare la qualità dei prodotti e garantire la salvaguardia della salute umana). Quest’ultimo è un ambito che ancora oggi viene indagato con grande ener-gia da parte delle diverse realtà produttive, molte delle quali anche consorziatesi per ottimizzare sforzi e risultati (ne è un esempio emblematico il consorzio Ruvaris di Borgomanero, già citato in precedenza).Negli anni del boom economico, insieme a questa ricca ri-cerca materica e tecnologica si assiste anche alla diversifi-cazione produttiva delle singole realtà aziendali: ormai non più in grado di gestire la totalità della produzione, di fronte a un mercato in espansione e alla richiesta di elevati standard di qualità, esse dovettero infatti scegliere di specializzarsi o nella rubinetteria sanitaria o nel valvolame. Dopo secoli di integrazione, si assiste così alla separazione dei due settori merceologici fino a quel momento strettamente connessi. Da allora, a poco a poco anche le componenti più stilistiche, estetiche e formali hanno assunto un ruolo importante nella progettazione del rubinetto: è l’affermarsi dello styling e del design persino in un settore fino a quel momento prettamen-te tecnico e funzionalistico. E’ il prevalere di aspetti se voglia-mo più “superficiali”, ovvero legati a un contesto specifico e

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bagno con le sue molteplici componenti rappresenti a tutti gli effetti uno dei templi della vita moderna: “oggi, con un gesto meccanico apriamo il rubinetto e l’acqua riempie la stanza dei suoi vapori”3, ma anche dei suoi valori. La stanza da bagno è diventata ormai la stanza del riposo, della meditazione, dell’armonia, dell’equi-librio, dell’intimità, ma non è più appartata né na-scosta nella casa, perché anzi ne costituisce motivo di pregio. Un fenomeno curioso proprio di questi ultimi anni vede, in-fatti, un processo di introversione della casa nella stanza da bagno, quasi che essa fosse un microcosmo in cui gli altri am-bienti si intersecano trasferendo qui alcune delle loro tipiche funzioni (la lettura come l’ascolto di musica, l’attività ginnica e persino alcune lavorazioni d’ufficio). Il bagno diventa così molto di più di un semplice servizio igienico: è custode del-la cultura del piacere, del benessere interiore e, per antitesi, anche della relazione sociale. Negli ultimi anni è diventato persino una sorta di laboratorio tecnologico, attrezzato con idrogetti, cromoterapie e i più disparati e sofisticati accessori attivabili anche informaticamente. Contestualmente a queste inedite valenze, si assiste ad un cambiamento anche materico negli oggetti che popolano i bagni, alla ricerca di nuove proprietà sensoriali, percettive e psicologiche. Alla tradizionale ceramica si sostituiscono ad esempio ampie decorazioni per le pareti, che nelle sperimen-tazioni più d’avanguardia sono rivestite con stampe digitali anche personalizzabili.

Il rubinetto, tecnicamente “un dispositivo di regolazione del flusso di materie liquide o aeriformi installato all’estremità (quindi regolazione dei flussi in uscita) o nel mezzo (quindi regolazione del flusso di passaggio) di un condotto, di una tubatura o di un serbatoio”, può in realtà essere interpretato anche come un oggetto magico, che con un semplice gesto ci porta in una dimensione altra, improvvisa, rendendo l’ac-qua immediatamente e misteriosamente a portata di mano. E’ una sorta di sorgente artificiale, un artifizio che incanta i viandanti dei deserti contemporanei, soddisfacendone le esi-genze fisiche e spirituali. Eppure fino a non troppi anni fa il rubinetto è stato conside-rato più un terminale impiantistico che un oggetto pregnante nella sua autonomia formale e stilistica, forse per quella dif-fusione capillare che lo rende a noi sempre così vicino, così parte integrante della nostra quotidianità, a volte anche così scontato. Ecco dunque perché raramente nei libri di storia del design sono riportati esempi di rubinetterie illustri, seppur il

La “sala da bagno”, la rubinetteria e il design

3. E. Di Franco, Rubinetti. Il design della migliore produzione, Motta Editore, Milano 2003, pag. 4

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A livello espressivo la sala da bagno può diventare metafora di differenti stili di vita, ai quali anche la produzione della rubinetteria contemporanea si richiama direttamente.Senza voler essere esaustivi, una veloce lettura delle propo-ste di questi ultimi anni può condurre ad alcune interpre-tazioni critico-stilistiche che sono ormai condivise: spesso il design contemporaneo propone ad esempio un concetto purista, minimalista, in cui il vuoto e l’essenzialità delle ge-ometrie prevalgono sulla ridondanza formale, con soluzioni monomateriche e monocromatiche. In altri casi predomina invece la componente organica, che richiama il mondo na-turale tramite l’inserto nella rubinetteria di materiali lignei o di fibre vegetali; o, ancora, è rintracciabile nelle ricerche più d’avanguardia un atteggiamento progettuale sperimentale, giocato su colori improbabili e materiali inconsueti, che ricor-re anche all’uso di fotocellule, sensori e tecnologie avanzate per stupire l’utente (in questo trend si può ad esempio in-serire anche l’invenzione del miscelatore monocomando da parete, in grado di gestire contemporaneamente e con un unico gesto della mano sia la temperatura che il flusso d’ac-qua). Proseguendo in questa analisi sommaria, sempre più spesso nelle proposte recenti si individuano, da un lato, una ricerca di sensualità che si concretizza in rubinetti dalle for-me sinuose, avvolgenti, quasi morbide, ma, dall’altro, anche una ricerca quasi “scultorea” di rubinetti dalle forme invece dissonanti, frastagliate come un cristallo.Un’ulteriore tendenza, a cui tra l’altro si è già fatto esplicito

riferimento in precedenza, non riguarda tanto gli studi for-mali quanto la connotazione superficiale dei rubinetti, che diventano ora “campo libero” di disegno.Un ultimo approccio progettuale, meno stilistico ma certa-mente caratterizzante il design a noi coevo, persegue una maggior sensibilità (e sostenibilità) ambientale, che talvolta si esprime come risparmio energetico (la linea think-FLOW di Gebi è stata brevettata appositamente con lo scopo di re-cepire le direttive europee e controllare elettronicamente la temperatura e l’erogazione dell’acqua), talaltra come rispar-mio nei consumi idrici (la recente linea Pura della F.lli Frattini consente ad esempio di ridurre il consumo anche fino al 30% grazie a nuovissimi aeratori). Ci sono poi soluzioni ibride, che assicurano contemporaneamente un risparmio energetico e un risparmio idrico; è il caso, ad esempio, del sistema Sem-plifix di Argo, dotato di miscelazione comfort a temperatura suggerita e blocco antiscottatura, calibrato su una portata d’acqua di circa 6 litri al minuto per evitare inutili sprechi.Che sia rigorosa e geometrica o eccentrica, semplice o pre-ziosa, che richiami le linee del passato o si proietti verso for-me avveniristiche, che ambisca alla rottura degli schemi tra-dizionali o viceversa persegua un design “senza tempo”, che sia guidata dal principio del piacere e d’edonismo o da quello di eleganza, in ogni caso la rubinetteria è certamente ormai protagonista indiscussa dei nostri bagni, che si caratterizzano sempre di più come ambienti dotati di una propria intrinseca vocazione classica, minimal, o glamour…

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La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria

rielabora e mette a fuoco un’intuizione precedente. Viceversa il pensiero laterale procede per salti stocastici, per associazio-ni libere di idee o per assonanze di parole, di concetti, di im-magini, favorendo in tal modo letture inaspettate e originali, spesso ovvie, ma mai banali. E’ l’imprevedibilità delle idee che non può essere ricondotta a ragionamenti prettamente logici: come direbbe l’autore, “il pensiero laterale non è una nuova formula magica, ma semplicemente un diverso e più creativo modo di servirsi dell’intelletto”5. Anche tanti altri studiosi hanno affrontato, da diversi pun-ti di vista e con un diverso bagaglio di esperienze, questo tema della creatività e dell’innovazione. Il sociologo ameri-cano Richard Sennett, ad esempio, ha postulato nella siner-gia mente-mano-desiderio-ragione l’embrione di ogni nuova scoperta: per lui “fare è pensare”, ma il termine fare non è svilito ad una pratica pura-mente meccanica perché, anzi, “nel processo del fare sono contenuti pensiero e sentimento”6. Ad-dirittura Platone ricollegava l’abilità tecnica alla parola poiein, appunto “fare”; da essa è però derivato anche il termine “poe-sia”, solo apparentemente distante dal primo: è la celebrazione della poesia del fare, è l’abilità tecnica intesa come capacità di interpretazione del reale. Ricorrono spesso nei testi di Sennett i termini desiderio, senti-mento, immaginazione e poesia, considerati input e stimolo di qualsiasi azione (psichica o fisica) perché “uomini e donne sono sedotti dalla pura meraviglia, dall’eccitazione, dalla curiosità”7.

Innanzitutto va ricordato come la capacità di innovare non risieda solo nella capacità di creare nuovi prodotti, ma an-che processi, servizi, modelli distributivi e organizzativi, così come si è già cercato di dimostrare con alcune esemplifica-zioni concrete nella prima parte del testo. Rimane però un problema ancora aperto (e per questo fortemente dibattuto) capire come si possano facilitare, coltivare ed insegnare pro-cedimenti in grado di indurre innovazione. In cosa consista il pensiero creativo e in che modo si possano concepire idee innovative è stato un tema a lungo analizzato ad esempio dallo psicologo Edward De Bono, che in alcuni

insuperati testi (il più noto dei quali è Il pensiero laterale4) ha affrontato proprio questa problema-tica, distinguendo tra “pensiero verticale”, logico

e razionale, ed invece “pensiero laterale”, il pensiero creativo per eccellenza. Il primo approccio, infatti, si fonda sul concet-to di probabilità e non cerca quindi nuove interpretazioni del-la realtà, né, in questo modo, propizia l’invenzione: piuttosto

Il “pensiero progettante”e la ricerca di innovazione

4. E. De Bono, Il pensiero la-terale, Rizzoli, Milano 1981

5. Ibidem, pag. 66. R. Sennett, L’uomo arti-

giano, Feltrinelli, Milano 2008, pag. 16

7. Ibidem, pag. 12

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sonaggi in cerca d’autore di memoria pirandelliana - corri-spondono a sei ruoli che possono essere interpretati vicen-devolmente dai singoli protagonisti di una conversazione. Questo metodo serve per indurre le persone a indossare i panni degli altri, rinunciando a sostenere la propria posizio-ne a volte anche in modo assolutistico per mettere invece realmente in gioco le idee, valutandole per quelle che sono e non per chi le sostiene. Indossare i sei cappelli obbliga a met-tersi al posto dell’interlocutore, a cambiare il punto di vista, a non affezionarsi a posizioni precostituite, a mantenere un atteggiamento critico e costruttivo verso la discussione e il proprio interlocutore: è la valorizzazione dell’atteggiamento della cooperazione su quello della competizione. Anche I 10 volti dell’innovazione13 fa riferimento a dieci ruoli che ciascuno di noi può interpretare per favorire lo sviluppo di nuove idee, vanificando i dubbi e la sfiducia immessi nel progetto, spesso gratuita-mente, dagli immancabili scettici che in azienda tendono a contrastare ogni cambiamento. Le dieci “parti” sono identi-ficate con dieci personalità ben precise, ognuna con un com-pito e una qualità specifica: l’antropologo, lo sperimentatore, l’impollinatore trasversale, l’ostacolista, il collaboratore, il re-gista, l’architetto del benessere, lo scenografo, il premuroso e il narratore. Ed ognuna deve mettere le sue caratteristiche al servizio del processo collettivo, alla ricerca di innovazione. Questa teoria è stata messa a punto grazie all’esperienza di IDEO, una società di progettazione nata proprio per promuo-

La stessa intelligenza tecnica a suo avviso si sviluppa attraverso le facoltà di immaginazione e viene stimolata dall’uso di stru-menti inadeguati o difettosi, come dal confronto con situazioni incomplete o soluzioni parziali; ancora una volta, dunque, sep-pur seguendo un altro percorso critico, si ritiene che l’innovazio-ne profonda sia frutto di una costante tensione dell’uomo con l’imprevisto, l’imperfetto, l’ambiguità e l’istinto. In una parola, sia frutto della sua capacità di elaborare l’improvvisazione.

Tornando agli studi sull’innovazione - e so-prattutto alle tecniche messe a punto per coltivarla - si potrebbero citare molti altri te-sti di riferimento, di Enzo Baglieri e Gabriella Lojacono8 come di Roberto Verganti9, di Tom Kelley10 o Roberto Pozza11.Tra le strategie di innovazione da loro messe a fuoco si possono ricordare: l’esplorazione intesa come strumento di conoscenza; l’ibri-dazione intesa invece come opportunità di crescita e cambiamento; la stimolazione ca-suale come mezzo per liberare risorse menta-li; l’inversione come espediente per allenare

il pensiero e l’anticipazione come previsione e visionarietà. Di tutte le teorie elaborate, quelle che però sono state maggior-mente sistematizzate e “testate sul campo” sono certamente la teoria dei “sei cappelli” (De Bono, 1999) e la teoria dei “dieci volti” (Kelley, 2006).I Sei cappelli per pensare12 - un titolo che richiama i sei per-

8. E. Baglieri, G. Lojacono, (a cura di), Vincere con le idee. Innovazione, design, performance, Egea, Milano 2009

9. R. Verganti, Design-Driven Innovation, Harvard Bu-siness Press, Cambridge 2009

10. T. Kelley, I dieci volti dell’in-novazione, Sperling & Kupfer, Milano 2006

11. R. Pozza, Creatività in azienda, Gruppo 24 ore, Milano 2009

12. E. De Bono, Sei cappelli per pensare, Rizzoli, Milano 1999

13. T. Kelley, I dieci volti dell’in-novazione, Sperling & Kupfer, Milano 2006

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non ha certamente risposto ad un bisogno espresso, né ha mirato a migliorare la funzionalità o la tecnologia degli uten-sili da cucina, ma ha inventato un nuovo, potenziale, bisogno. In questo caso emozionale.Pur richiamando di nuovo l’attenzione sui desideri delle persone e sulla capacità di ribaltare un problema dato, leg-gendolo da punti di vista diversi, questa strategia è forte-mente innovativa perché mira a prefigurare prodotti e ser-vizi dirompenti guardando “al di là” dei consumatori, non ai loro bisogni specifici o alle loro richieste esplicite. Questo atteggiamento è in realtà ancora poco diffuso nelle aziende, probabilmente perché apparentemente troppo audace, ma certamente è destinato ad affiancare le più consolidate teorie “user-centered” orientate al cliente.La sfida è quella di “immaginare e investigare nuovi signifi-cati di prodotto attraverso un’ampia e approfondita esplo-razione della società, della cultura e della tecno-logia”15, ed in questa sfida i designer assumono un ruolo centrale: ora sono chiamati a cogliere, modellare e ribaltare il significato delle cose, arricchendole di nuovi con-tenuti; non sono semplicemente responsabili dello stile e del-la bellezza di un prodotto, né il loro compito si può esaurire nel rispondere con creatività alle esigenze dei consumatori. L’obiettivo più ambizioso per tutti gli operatori che a vario titolo lavorano in azienda, come scrive Verganti, non deve essere quello di guardare ai bisogni del mercato, ma di “fare proposte alle persone”. Non solo innovazione di processo e

vere e diffondere il pensiero innovativo presso le più diverse realtà aziendali.Se però queste due teorie rappresentano efficaci modelli di comportamento applicabili sia a livello individuale che azien-dale, esiste un terzo scenario che potenzialmente dovrebbe interessare maggiormente chi si occupa di marketing strate-gico. E’ la teoria di Roberto Verganti sul “design driven”: per lui l’innovazione design-driven, ovvero guidata dal design, non è diretta emanazione del mercato ma, al contrario, può creare nuovi mercati. “L’innovazione design-driven implica creare una nuova visione radicale che non risponde a cosa le persone vogliono oggi, ma a ciò che potrebbero desiderare domani. Come hanno fatto Nintendo con la Wii e Apple con l’iPod: hanno ridefinito il significato del giocare o dell’ascol-tare musica, e l’hanno proposto al mercato. I clienti non ave-

vano chiesto questi nuovi significati, ma quando li hanno provati è stato amore a prima vista”14. Anche Artemide ha fatto un’operazione simile nel 1998 quando, lanciando la lampada Metamor-

fosi, ha sovvertito le tradizionali aspettative delle persone: Metamorfosi non era solo un bell’oggetto, ma soprattutto una luce che faceva stare meglio, in grado di modificare lo stato psicologico del singolo e le sue relazioni sociali. Con tale prodotto Artemide ha capovolto la motivazioni per cui comunemente si acquistava una lampada, cambiandone ra-dicalmente il significato. D’altra parte la stessa Alessi, quan-do ha proposto la famosa collezione di oggetti d’affezione,

14. R. Verganti, Design-Driven Innovation, Harvard Bu-siness Press, Cambridge 2009, seconda di copertina

15. Ibidem, pag. XIII

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Il questionario presentato alle singole aziende, e restituito nelle tabelle, nelle schede e nei grafici a seguire, è parte in-tegrante di un più vasto progetto di ricerca che verrà imple-mentato nei mesi a venire. Con esso si intendono raccogliere e confrontare alcuni dati per portare all’attenzione degli utenti e degli operatori di set-tore un ritratto vivido di un segmento esemplare del mercato dei prodotti industriali. Obiettivo della ricerca è indagare il campo della rubinetteria sanitaria, che sembra manifestare una diversa attenzione per il design: non più inteso solo nei suoi aspetti puramente este-tici, tecnologici o funzionali, ma anche come prefiguratore di nuovi bisogni ancora inespressi. Un cambio di rotta che ad oggi ancora poche aziende hanno intrapreso, ma che potreb-be schiudere scenari interessanti e definire nuove prospettive produttive. Il tema dell’innovazione ricorre nei vari dati raccolti, che of-frono già singolarmente interessanti spaccati statistici; è però

di prodotto user-centered, quindi, ma soprattutto innovazio-ne di significato.In questa direzione, fortunatamente, sembrano ora indirizzar-si anche alcune ditte di rubinetteria.

Una lettura statistica

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importante effettuare anche una lettura di sintesi per notare come (a dispetto dei luoghi comuni) l’attitudine alla ricerca e la capacità di innovare non siano caratteristiche esclusive delle grandi aziende, ovvero non siano conseguenza diretta della dimensione delle ditte o dei loro fatturati. La carica in-novativa è infatti, piuttosto, un metodo organizzativo, una propensione, un atteggiamento che porta alla rottura degli schemi convenzionali. Non è imputabile ad un marchio, ma è valutabile in termini di brevetti depositati e di reali sperimen-tazioni applicate ai processi o ai prodotti.Per questo motivo, anche aziende a conduzione familiare o comunque di dimensioni più contenute (si pensi, ad esempio, alle fortunate esperienze di Fantini, Frattini, Crolla, Zazzeri ed Argo) si connotano per una forte componente innovativa e di ricerca, ed anzi proprio grazie ad esse sono riuscite a ritagliarsi una importante riconoscibilità nel mercato.La nostra indagine parte dunque dal produttore per una pri-ma e, riteniamo importante, valutazione del mercato, visto quindi da chi realizza e deve interpretare le tendenze future spesso solo attraverso la propria esperienza, cultura e sensi-bilità.

tra i 5 e i 20 mln di euro

tra i 5 e i 20 mln di euro

% investita in ricerca

% investita in comunicazione

Fatturato e Investimentipercentuali investite in ricerca e comunicazione rispetto al fatturato totale

Argo Rubinetterie

Roberto Crolla Rubinetterie

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F.lli Frattini Rubinetterie

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Staffcomposizione dell’ufficio tecnico internoe collaborazione con designers esterni

Mercatoaree di produzione merceologicanei settori della rubinetteria domestica

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A. CitterioP. StarkP. UrquiolaPhoenix Design

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Argo Rubinetterie

Argo Rubinetterie

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Carlo Nobili Rubinetterie

Carlo Nobili Rubinetterie

grafica
Nota
grafici:da rivedere nei datie nei COLORI

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Prodottole finiture superficiali maggiormente utilizzate

area merceologica bagno:suddivisione delle linee di prodottoper fasce di mercato

Prodottole finiture superficiali maggiormente utilizzate

TRATTAMENTI GALVANICI VERNICIATURE

Argo Rubinetterie più di 100 finiture speciali oltre ai colori standard

Roberto Crolla Rubinetterie

F.lli Fantini 5 cromature bianco, nero hi-inox, oro

F.lli Frattini cromatura esavalente, Rubinetterie cromatura trivalente, doratura nichelatura, nichelatura spazzolata ottone anticato

Hansa Metalwerke cromatura, satinatura bianco, finiture personalizzate finiture personalizzate

Hansgrohe polished nichel, bruned nichel, plastic white, steel, satin steel, chrom, finiture personalizzate finiture personalizzate

Carlo Nobili cromatura verniciatura normale, Rubinetterie marmorizzata, bronzata, con PVD

Zazzeri oro, ottone ottone brunito

fascia media

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fascia alta

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serie Milano

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doccia di fascia media

rubinetteria ed elementi

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Semplifi x System

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Carlo Nobili Rubinetterie

miscelatore nelle varie serie

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Prodottole finiture superficiali maggiormente utilizzate

l’innovazione di prodotto per il risparmio idrico ed energetico dell’utente finale

RISPARMIO IDRICO ED ENERGETICO

Argo Rubinetterie

Roberto Crolla accessori per rubinetteria per il risparmio Rubinetterie del consumo d’acqua

F.lli Fantini

F.lli Frattini cartucce ed areatoriRubinetterie che limitamo il flusso d’acqua

Hansa Metalwerke cartuccia con scatto antispreco e controllo della temperatura es. il flusso si riduce da 12/13 L/m a soli 4 L/m

Hansgrohe sistema di riduzione del consumo dell’acqua per docce e miscelatori ed un sistema per il recupero delle acqua grigie

Carlo Nobili vengono rispettate tutte le normative UERubinetterie per il risparmio idrico l'utente finale può arrivare a risparmiare oro, ottone fino a 100 euro l'anno

Zazzeri

1 anno

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più di 200novità

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Produzionegeografia e delocalizzazione produttivanell'industria della ruginetteria da bagno

l’innovazione di prodotto per il risparmio idrico ed energetico dell’utente finale

lavorazioni materiali maggiormente utilizzate utilizzati

Argo Rubinetterie lavorazioni

Roberto Crolla lavorazioni esterne Rubinetterie

F.lli Fantini asportazione del metallo

F.lli Frattini fusione, stampaggio,Rubinetterie torni, transfer

Hansa Metalwerke

Hansgrohe

Carlo Nobili tutte le lavorazioniRubinetterie si trasforma la materia prima in prodotto finito

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produzione delocalizzate

produzioneprincipale

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grafica
Nota
CAMBIARE COLORE!!!!

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innovazioni di processo per il contenimentodegli sprechi energeticiverso una produzione sostenibile

Brevettil'innovazione tecnica dei prodotti, dei processi,la ricerca nel design e la tutela dei risultati

?Brevettodi prodottoogni innovazione significativa viene brevettatainterfaccia del rubinetto, incastro a baionetta, risparmio termico e idrico

1˜500

>5008

0contenimento dei costi

ambientali delle lavorazioni di cromatura

e reimpiego intelligentedell'acqua usata

Brevetto esteticotutti i prodotti sono brevettati

Brevettodi processo

Brevetto di processoper migliorare l'estetica del prodotto

Brevetto di processo7 Semplifix - montaggioe 2 materiali

Brevettodi prodotto

Brevetto di prodottocartuccia coassialecon comandi:

1. aperto/chiuso2. regolazione termostatica

3. deviazione a 5 vie d'uso del flusso

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produzionemaggiormente

sostenibile

produzionetradizionale

implementazionedi un nuovo processo

galvanico ecologicoper la cromatura trivalente

senza l'impiegodi nichel

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Roberto Crolla Rubinetterie

Roberto Crolla Rubinetterie

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Argo Rubinetterie

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Carlo Nobili Rubinetterie

Carlo Nobili Rubinetterie

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Fierele principali Fiere per la presentazione dei nuovi prodotti

Testquali test vengono effettuati internamentee quali esternamente; quali nel processo di ricercae sviluppo e quali per verifica normativa

CersaieSicam

tenuta di flusso

tenuta di flusso,direzionali e funzionali

tenuta alla pressione,superficiali

resistenza della cromatura, certificazioni di prodotto UNI

EN 817 EN 200EN 1111

tenuta alla pressione e verifica di ogni pezzo di fascia alta

esterni: per il rispetto delle normative UE, USA e australiane

dimensionali, estetici edi qualità per possibilimigliorie, a fine ciclo produt-tivo test di funzionalità

non disponibile

CersaieSicam

CersaieIdeo Bain

Salone del MobileCersaie

CersaieISH

Salone del Mobile

CersaieISH (ogni 2 anni)Salone del Mobile

test effettuatiesternamente

test effettuatinel processo

di ricercae sviluppo

test effettuatiinternamente

test effettuatiper garantire standard di

certificazione

ISO

ISO

ISO

CersaieSia Guess

Salone del Mobile

CersaieIdeo Bain

ISH

controllo del lavoro meccanico, superficiale, della

tenuta (20 atm), della portata,

del rumore

esterni: ISO 9001 del ciclo produttivo ISO fiere alle quali

le aziende partecipanoregolarmente

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Roberto Crolla Rubinetterie

Roberto Crolla Rubinetterie

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Carlo Nobili Rubinetterie

Carlo Nobili Rubinetterie

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La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria

Oltre ad una prima contestualizzazione storica delle varie dit-te e ad un breve inquadramento sulla loro produzione, i dati che emergono come più significativi ai fini della ricerca svolta sono quelli inerenti l’innovazione perseguita dalle singole re-altà aziendali.Dai questionari compilati emerge chiaramente come le socie-tà che conferiscono la percentuale maggiore del loro fattu-rato in ricerca siano Fratelli Fantini, Carlo Nobili Rubinetterie e Hansgrohe, che rispettivamente investono il 5%, il 7% ed anche il 10% in nuove sperimentazioni.Hansgrohe è l’azienda leader del mercato sia per fatturato sia per il grado di innovazione proposta, la ditta ha infatti oltre cinquecento brevetti di innovazione di prodotto; pur di dimensioni minori, circa lo stesso numero di brevetti inerenti il prodotto è detenuto anche dalla Fratelli Fantini. Analizzando meglio i dati, si evidenzia però che tali nu-meri si concretizzano sul campo in ricerche molto diverse: Hansgrohe (e in misura minore anche Hansa Metallwerke)

Premiquali sono i principali premi e riconoscimentiper l'innovazione nel settore della rubinetteria

Analisi dei dati:i gradi dell’innovazione

selezione peril Compasso d'Oro

Manufactures AwardBio10

Design Plus

selezione peril Compasso d'Oro

selezione peril Compasso d'Oro

menzione speciale ADIpubblicato su

ADI Design Index

Red Dot Design AwardDesign Plus

IF International DesignForum AwardDeutscher Designpreis

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La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria

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La storia del Rubinetto > una breve storia di alfabetizzazione igienico-sanitaria

Hansa propone prodotti in cui il colore dell’acqua varia in base alla sua temperatura, mentre il controllo elettronico vie-ne esteso dalla gestione della temperatura alla gestione della quantità di acqua erogata. Hansgrohe produce termostati con una precisione di 0,5 C° e con la possibilità di memorizzare le impostazioni di base per un numero massimo di cinque uten-ti; la funzione “doccia alternata” consente poi di modificare personalmente gli intervalli di temperatura e le fonti di ero-gazione, mentre il “RainBrain” può memorizzare la play-list individuale trasmessa via Bluetooth dal lettore MP3 e quindi, tramite touch-screen, permette di richiamare i brani preferiti durante la doccia. Infine, inscrivibili in questa linea di ricerca volta a coniugare innovazione tecnica e benessere psicofisi-co, sono annoverabili alcune proposte della Fratelli Fantini (che sta commercializzando un sistema di soffione a cascata retroilluminato, illuminazione a led perimetrali e pulsanti di selezione delle aree di emissione dell’acqua), ma anche della Zazzeri, che ha invece progettato dei sistemi doccia Virgin e Shirò con led RGB per la cromoterapia. Decisamente sbilan-ciato sulla ricerca di risparmio idrico ed energetico è invece il sistema Semplifix di Argo Rubinetterie, già richiamato in precedenza, che assicura la sola acqua fredda quando il mo-nocomando con leva viene aperto in posizione centrale (in modo da non avere acqua tiepida quando non richiesto) e garantisce un blocco anti-scottatura - a temperatura ideale e portata d’acqua preimpostate - ruotando la leva sulla si-nistra.

da sempre propone al contempo brevetti estetici e tecnolo-gici, mentre usualmente le maggiori risorse delle ditte sono più facilmente investite in ricerca estetica (un campo in cui emerge come leader proprio la Fantini, ma anche Nobili ru-binetterie). Se praticamente tutti i brevetti della Fratelli Fan-tini sono di tipo estetico, una strategia decisamente diversa è quello perseguita da Argo Rubinetterie, che investe circa il 3,5% del suo fatturato in ricerca, ma tralasciando gli aspetti di natura puramente formale per indirizzarla prioritariamente sulla componente tecnica. Sintetizzando, si potrebbero dunque individuare almeno due grandi forme di innovazione di prodotto, che possono seguire percorsi paralleli, ma nei casi più fortunati anche convergenti: la ricerca estetica e quella tecnologica. Se al primo livello di ricerca tutte le aziende prestano estrema attenzione, per poter mantenere o ampliare la propria quota di mercato e consolidare la propria competitività, il secondo ambito – quello relativo all’innovazione tecnologica – è meno esplo-rato, probabilmente perché più oneroso ed incerto negli esiti commerciali. In questo secondo ambito stanno investendo prioritariamen-te i sopraccitati Hansgrohe, Argo Rubinetterie, ed anche Han-sa Metallwerke, che hanno recentemente messo a catalogo miscelatori digitali con sistemi avanzati di regolazione della temperatura e, conseguentemente, di risparmio energetico, ma che hanno anche abbinato alla semplice fornitura idrica la possibilità di gestirne gli aspetti cromatici e persino sonori.

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aggancio la flessibilità e l’intercambiabilità dei diversi termi-nali della rubinetteria.iBox Universal di Hansgrohe, Hansavarox di Hansa Me-tallwerke e Nobili Infinity di Nobili Rubinetterie sono dei rivo-luzionari sistemi ad incasso per docce e per vasca, grazie ai quali un corpo montato nella parete può essere integrato da molteplici set di rubinetterie esterni; questo corpo ad incasso universale rende totalmente liberi di decidere quando e quale terminale montare, consentendo infinite soluzioni e massima libertà di scelta dell’estetica finale e del tipo di miscelazione desiderata. Anche in caso di ripensamento, dunque, è possi-bile installare diverse rubinetterie senza toccare né il muro né l’intonaco, con estrema flessibilità e semplicità. Dalla loro introduzione, iBox universal, Hansavarox e Nobili Infinity hanno aperto nuovi orizzonti commerciali e, negli ul-timi anni, hanno conquistato il mercato.Il sistema brevettato Semplifix di Argo sfrutta invece una di-versa tecnologia e, oltre ai vantaggi in termini di risparmio idrico ed energetico già evidenziati, si distingue nel pano-rama produttivo perché permette di installare un rubinetto su un qualsiasi lavabo in soli cinque minuti. Il sistema risulta infatti compatibile con tutti i lavelli e con la maggioranza dei rubinetti della ditta; questo consente ai clienti di scegliere il modello che meglio si adatta al loro gusto e allo stile della loro casa. Oltre ad essere ideale per qualsiasi soluzione di ar-redo, il sistema Semplifix permette anche una semplicissima manutenzione casalinga e una immediata pulizia dei termi-

Un caso a sé è rappresentato dalla Carlo Nobili Rubinetterie, che si serve dell’innovazione tecnologica essenzialmente per conseguire un’innovazione formale: in questi ultimi anni la ditta ha messo a punto ben otto brevetti tecnici, tutti volti a migliorare in modo sostanziale l’estetica del prodotto. E’ il caso, ad esempio, del sistema “Nobili Widd” (Water Immer-sion Dry Disc), che consente all’acqua di raggiungere l’apice del rubinetto scorrendo esternamente al profilo della cartuc-cia, in modo da ottenere un design “pulito e lineare, come la bocca sottile e a filo del corpo”. Un’altra tecnologia, l’aera-tore “Cascade”, anche in situazioni di deficit idrico assicura comunque un getto copioso, mentre se si persegue un rispar-mio nel consumo d’acqua è sufficiente adottare un diverso aeratore che può limitare la portata fino a 9 litri al minuto. Se l’innovazione di prodotto si struttura dunque variabilmen-te in innovazione estetica e tecnica, certamente meno ricor-rente appare l’innovazione di processo; di nuovo l’analisi non restituisce un quadro omogeneo, ma non è un caso che le ditte che propongono, ad esempio, sistemi di installazione alternativi a quelli classici siano sostanzialmente quelle an-che più propense all’innovazione tecnologica sul prodotto: i nuovi sistemi di installazione ormai riconoscibili sul mercato sono iBox Universal di Hansgrohe, Semplifix di Argo Rubinet-terie, Hansavarox di Hansa Metallwerke e Infinity di Nobili. In tutti i casi il tentativo è quello di facilitare il lavoro dell’in-stallazione, semplificandolo nelle singole operazioni per ren-derlo più veloce e sicuro, oltretutto garantendo con un unico

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www. museodelrubinetto.it

www.ruvaris.it

nali. D’altro canto gli installatori professionisti ne apprezzano la velocità e la facilità di montaggio, che agevola in modo sostanziale il loro lavoro quotidiano grazie all’attacco rapido.In sintesi, di tutte le innovazioni che abbiamo individuato, quelle che probabilmente risultano più determinanti ai fini di un reale cambiamento del settore sono quelle tecnologiche di prodotto o di processo, perché inducono un’innovazione che non si esaurisce in forme più o meno avveniristiche che dettano mode temporanee, ma consentono una profonda rottura degli schemi tradizionali, persino prospettando delle svolte tipologiche, di fruizione di manutenzione o di installa-zione. Si tratta di un percorso certamente più rischioso perché costoso in termini di investimento iniziale e incerto nei risul-tati, ma potenzialmente più efficace perché in grado di deter-minare svolte radicali nel settore. E’ pertanto rispetto a questi parametri che è stata stilata la tabella di sintesi che segue.

INSERIRE TABELLA DI SINTESI FINALE

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