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La tematica del sangue dei martiri da una pittura altomedievale della chiesa romana di S. Maria...

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Centro Studi Sanguis Christi - 8 ngue e antropologia nel Medioevo Edizioni Primavera 92 Roma 1993 di Francesco i o
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Centro Studi Sanguis Christi - 8

nguee antropologianel Medioevo

Edizioni Primavera 92Roma 1993

di Francesco i o

•<

RIFLESSIONI SULLA TEMATICA DEL SANGUEDEI MARTIRI DA UNA PITTURA ALTOMEDIOEVALE

DELLA CHIESA ROMANA D I SANTA MARIA ANTIQUA

GiusEPPE BIAMONTE

Estratto da:Att i della V I I Settimana

Roma, 25-30 novembre 1991

« Sangue e antropologia nel Medioevo »

Roma 1993

RIFLESSIONI SULLA TEMATICA DEL SANGUEDEI MARTIRI DA UNA PITTURA ALTOMEDIOEVALE

DELLA CHIESA ROMANA D I SANTA MARIA ANTIQUA

GRISEPPE BIAMONTE

Sin dalle epoche più antiche, a partire dalle civiltà preclassi-che, al concetto di sacrificio era attribuito un alto valore religiosoe i l sangue stesso delle vittime era sempre messo in rapporto conla forza vitale dell'uomo.

Anche nell'Antico Testamento, i l sangue, considerato nel con-testo sacrificale, veniva visto come mezzo d i purificazione e d iespiazione, nonché elemento basilare che doveva concorrere allastipulazione della alleanza tra Dio e i l suo popolo l.

Ma è i l cristianesimo che attribuisce al sangue 2, a l l ' i n t e r n odel messaggio salvifico portato da Cristo, un ruolo centrale nell'eco-

nomia della nuova fede. D i conseguenza, non possiamo non rile-vare uno stretto rapporto tra la tematica del sanguis Christi e quel-

i Es 24, 5-8. A questo proposito è interessante constatare come alcuniepisodi della storia sacra dell'Antico Testamento, frequentemente rappresen-tati nell'arte paleocristiana (vedi in particolare i l sacrificio d i Isacco, i trefanciulli ebrei nella fornace, Daniele nella fossa dei leoni), richiamando allamente i l concetto d i sacrificio, si collocano in una visione anticipatrice delsangue dei martiri cristiani che sarà versato in epoca storica.

2 DPAC, 3078, « Sangue ».

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la relativa al sacrificio martiriale 3, c o s t a n t e p u n t o d i r i f e r i m e nt o

della omiletica e della esegesi dei Padri della Chiesa 4. A iniziare dai primi tre secoli della storia della Chiesa, quandola fede cristiana era ancora considerata una religio illicita, ha sem-pre goduto grande fama e venerazione la figura del pecp-rug, vale adire colui che testimoniava la propria fede e la propria concezionespirituale della vita e dell'uomo usque ad ellusionern sanguints.

La passi° e i l sacrificio del martire cristiano possono essereassociati, a nostro avviso, alle titaniche imprese degli eroi e deisemidei pagani, i quali combattevano contro le forze oscure delmale in nome della virtù e della gloria 5. M a , d i v e r s a m e n t e d a t a l i

personaggi mitologici, le cui gesta esaltavano esclusivamente la for-za fisica, la figura del martire era caratterizzata da un'eccezionaleforza morale e spirituale che lo rendeva, secondo una felice defini-zione di P. Testini, « il perfetto imitatore di Cristo » 6. La figura del martire assurge, dunque, a personificare i l nuo-vo atleta vincitore sulle forze oscure del male, i l cui sacrificio di-venta modello ideale per i seguaci della nuova fede e simbolo dellaspiritualità medioevale.

3 DPAC, 2152, « Martirio ». Sull'importanza della figura de l martirenella letteratura e nell'arte cristiane, cf r in particolare H. Delehaye, Lesorigines du culte des martyrs, Bruxelles 19332. P . T e s t i n i , A r c h e o l o g i a C r i -

stiana, Bari 1980, 123-139; id., Le catacombe e g li antichi cimiteri cristianiin Roma, Bologna 1966, 179 ss. V. Saxer, Morts, martyrs, reliques en Afri-gite chrétienne aux premiers siècles, Parigi 1980.

4 Cfr A. Quacquarelli, I l battesimo d i sangue, in Studi Quacquarelli,Bari 1988, 289-302.

5 Esemplari a tal proposito sono le imprese d i Eracle volte a salvaregli dei nella lotta contro i giganti e a difendere i mortali dai mostri e daitiranni. Sempre in merito alla figura d i Eracle e in relazione alla simbiosiche si verifica in molti casi tra tradizione pagana e cultura popolare cri-stiana, sono interessanti alcune iscrizioni domestiche della Siria, provenientida Herakéh e da Refadi, databili al V I sec., nelle quali si legge: « qui abitaGesù Cristo, i l male non vi può entrare ». In tali iscrizioni a carattere apo-tropaico, collocate all'ingresso delle abitazioni, la figura d i Cristo ha sosti-tuito quella pagana di Eracle. Cfr l'h. Klauser, Studien zur Entstehungsgeschi-chte der christlichen Kunst IX, JAC 10, 111.

6 Programmi decorativi degli edifici d i culto d i Roma (117-IX secolo):il mosaico, appunti del corso monografico dell'anno accademico 1984/85 te-nuto presso la facoltà d i Lettere e Filosofia dell'Università « La Sapienza »di Roma a cura d i G. Biamonte ed E. Borriello.

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In conseguenza della grande popolarità goduta dalla tematicadel sangue di Cristo e dei martiri e della sua reiterata trattazionenella letteratura cristiana antica, ci aspetteremmo una vera e pro-pria « inflazione » di scene di martirio e della Passi° Christi nellaprimitiva arte cristiana 7. In realtà, l'arte cristiana delle origini evita scene cruente oviolente o anche episodi tristi; i l suo messaggio è prevalentementegioioso e pieno di speranza, carico di significati positivi e beneau-guranti. Si pensi a esempio alle scene bucolico-marittime o filoso-fiche della pittura cimiteriale o della decorazione dei sarcofagi, conle figure del buon pastore, dell'orante, del pescatore, del lettore-filosofo, che, pur rifacendosi a un concetto di felicitas già traman-dato dalla cultura classica, in ambito cristiano vogliono richiamarealla mente la pax e la quies dell'ambiente paradisiaco, secondo idettami della nuova fede.

Non mancano certamente le eccezioni, ma queste non fannoaltro che confermare la vasta diffusione della letteratura martiriale.Si veda a mo' di esempio la presunta scena di Coronati° a Prete-stato o i cosiddetti sarcofagi di passione, che nel IV-V sec. rappre-sentavano con una certa insistenza l'episodio del martirio dei prin-cipi degli apostoli, in particolare la decollati° Pauli'. Un particolarecenno merita la pittura, databile all'ultimo decennio del IV sec.,della probabile decollati° di Crispo, Crispiniano e Benedetta nelladomus celimontana dei SS. Giovanni e Paolo. Dobbiamo inoltrericordare che le fonti cristiane antiche, in particolare Prudenzio eGregorio di Nissa, parlano di decorazioni pittoriche con scene mar-tiriali o di passione che ornavano ambienti funerari e martyria9.

7 Su questo argomento cfr F. Bisconti, « Scene d i martirio nell'arte pa-leocristiana romana », Mondo Archeologico 47 (1980), 37-40; A . Saggiorato,I sarcotagi paleocristiani con scene d i passione, Bologna 1968.

8 G. Bovini-H. Brandenburg-F.W. Deichmann, Repertorium der christlich-antiken Sarkophagben I : Rom und Ostia, Wiesbaden 1967, nnrr. 26. 57. 61.189. 201. 212a. 215. 377. 667. 680; P. Testini, « L'iconografia degli ApostoliPietro e Paolo nelle cosiddette arti minori », in Saecularia Petri et Pauli,Città del Vaticano 1969, 243-288. L. De Bruyne, « L'iconographie des Ap8-tres Pierre et Paul dans une lumière nouvelle », ib., 37-84.

9 DPAC, 2152-2154. F. Bisconti, « Letteratura patristica ed iconografiapaleocristiana », in Complementi interdisciplinari d i Patrologia, Roma 1989,397-412. A . Quacquarelli, « L'antropologia del martire nel panegirico delNisseno a S. Teodoro di Amasea », in Arché e Telos, Milano 1981, 217-228.

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Ma è soprattutto a partire dall'Alto Medioevo che incontriamocon maggiore frequenza nell'arte cristiana scene cruente di marti-rio. A tal proposito, un documento rarissimo di pittura cimiteriale,seppure conservato solo in maniera frammentaria, è quello relativoalla decorazione, databile s e c . , dell'ambiente che ospitavala sepoltura del papa martire Callisto nella catacomba di Calepodiosull'Aurelia vetus 10 Tale decorazione, come anche a esempio gl iaffreschi della fine delPVIII sec. con i l martirio d i sant'Erasmonella chiesa romana di S. Maria in via Lata (Fig. 1), o quelli piùtardi dell'epoca di Pasquale I (817-824) in Santa Prassede, semprea Roma ", ci testimoniano la continuità del culto dei martiri nel-l'Alto Medioevo, rinnovato soprattutto a causa delle numerosissimetraslazioni, e la straordinaria importanza che veniva conferita alle sto-rie, talvolta leggendarie, talaltra esagerate fino all'inverosimile, masempre con intento dossologico, che narravano la loro passione.

Il ciclo pittorico oggetto della nostra indagine si riferisce allacomplessa e, per molti versi, leggendaria vicenda della passi° deimartiri Quirico e Giulitta, rappresentata nella chiesa romana di San-ta Maria Antiqua 12. Die decima sexta katendas Iulias Antiochiae Cirici et Iulittaematris eius et aliorum quadrigentorum quattuor'3: s e c o n d o i l M a r -A. Nestori, « La catacomba d i Calepodio a l I I I miglio dell'AureliaVetus e i sepolcri dei papi Callisto e Giulio I », RArC, 47 (1971), 199-212.

" G. Matthiae, Pittura romana del Medioevo - Secoli IV-IX, aggiorna-mento scientifico d i Maria Andaloro, Roma 1987, 174 ss. 282 ss. Secondoquanto asserisce i l Liber Pontificalis ( I l , 64), Pasquale I avrebbe operatola traslazione in Santa Prassede dei corpi dei martiri Crisanto, Darla, Gia-sone, Mauro e d i numerosi a ltri rimasti anonimi. Sulla intricata questionecfr A. Amore, I martiri d i Roma, Roma 1975, 54-59.

12 Per quanto riguarda la passi° dei SS. Quirico e Giulitta cfr G. Fogo-lari, « La leggenda del martirio dei Santi Quirico e Giulitta in S. MariaAntiqua », in Bullettino della Società Filologica Romana, 1902, 15-30. A .Amore, in EC, X, 430; R. van Doren, « Cyrice », DHGE, XII I , 1168. J. P.Kirsch, in LTK, V , 714; BS, X, 1324-1328. H . Aurenhammer, « julittaund Cyricus », Lexicon der cbristlichen Ikonograpbie, VI I I , Wien 1959.

'' H. Delehaye, Commentarius perpetuus in Martyrologium Hieronymianumad rec. H. Quentin, in « Acta SS. Novembris, par 2a, Bruxelles 1931, 321.

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tirologo Geronimiano la commemorazione del dies natatis dei duesanti, rispettivamente figlio e madre, va dunque collocata al 16giugno.

Questi sarebbero stati martirizzati ad Antiochia assieme a 404loro compagni durante la persecuzione dioclezianea.

Altre fonti, invece, come i l Sinassario di Costantinopoli, i l ca-lendario d i Napoli e i l Martirologio Romano 14, c o m m e m o r a n o idue martiri il 15 luglio e indicano nella città di Tarso, in Cilicia, i lluogo del loro martirio.

Le vicende che caratterizzarono le figure dei due martiri e lastraordinaria diffusione del loro culto, sia in Oriente che in Occi-dente, furono oggetto di analisi critica già a partire dalla fine delV sec. da parte della Chiesa. Un'esplicita condanna degli Acta ven-ne espressa nelle famose decretales de recipiendis et non recipien-dis libris emanate da papa Gelasio (492-496), nelle quali gli stessiatti venivano bollati come apocrifi e favolosi 15. Inoltre, nella seconda metà del V I sec., Teodoro, vescovo diIconium, in una lettera indirizzata al vescovo Zosimo, definisce an-ch'egli gli Acta dei SS. Quirico e Giulitta inverosimili e pieni difalsità e racconta i l loro martirio ricostruendolo sulla base della tra-dizione orale desunta dagli stessi parenti dei martiri.

Giulitta, nobile matrona della città di Iconium in Cilicia, erafuggita dalla patria con i l figlioletto di tre anni, Quirico, per sot-trarsi alla persecuzione dioclezianea. Giunta dapprima a Seleucia,aveva dovuto poi abbandonare anche questa città, rifugiandosi aTarso. Qui sarebbe caduta, assieme al figlioletto, nelle mani delcrudele praeses Alessandro. Essendosi rifiutata d i sacrificare aglidei, è condannata a morte e decapitata. I l figlioletto Quirico, pian-gente e impaurito viene preso fra le braccia del « preside » checerca di consolarlo con le carezze; a questo punto anche i l fanciul-lo si professa cristiano e morde la guancia del carnefice che avevatentato di baciarlo. Pieno d'ira per la brusca reazione di Quirico,

14 H. Delehaye et socii, Martyrologium Romanum ad formam editionistypicae, scholiis bistoricis instructum, in « Propylaeum ad Acta SS. De-cembris », Bruxelles 1940, 239-240.

15 PL, 59, voi. L IX , Parigi 1844-1846, col. 164 («Notitia librorumapocryphorum qui non recipiuntur: Passi° Quirici et Julitae, apocrypha »);Bibliotbeca bagiograpbica latina antiquae e t mediae aetatis, I , Bruxelles1898-1901, suppl. 2a ed. 1911, 271-272.

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Alessandro afferra i l fanciullo e lo scaglia violentemente a terra.Quirico muore sfracellandosi contro i l basamento del trono del go-vernatore 16. Sia gli avvenimenti favolosi e inverosimili desunti dagli Actadei martiri e pubblicati dai Bollandisti sulla base di un codice daquesti rinvenuto in un monastero della Westfalia 17, s i a l ' e p i s o d i odella morte di S. Quirico, secondo i l racconto testé citato del ve-scovo Teodoro, trovano la loro felice traduzione iconografica, purnella drammaticità delle scene, nella particolare atmosfera sugge-stiva dell'ambiente in cui sono inseriti.

L'eccezionale complesso archeologico di santa Maria Antiqua,che racchiude i l ciclo pittorico in questione, è sorto su un edificioromano di epoca imperiale nel cuore dell'antico foro. Della costru-zione primitiva non siamo in grado di precisare con sicurezza néil carattere né la funzione. Quel che è certo è che l'edificio, in cuiè stata adattata nel VI sec. la chiesa, sembra databile, sulla base deibolli di mattone, alla fine del regno di Domiziano, mentre interventisuccessivi sono stati attribuiti a epoca adrianea. Una fase ediliziaprecedente a quella domizianea è stata scoperta al di sotto del pianodi calpestio dell'atrio. Si tratta con molta probabilità di struttureinerenti i lavori d i prolungamento e monumentalizzazione dellaDomus Tiberiana fatti eseguire da Caligola. Ciò sarebbe provatonon solo da un frammento di iscrizione che menziona lo stesso im-peratore, ma anche da alcuni bolli laterizi databili alla prima metàdel I sec. d.C. l'.

Diciamo molto schematicamente che la chiesa si sviluppa sutre elementi principali: i l grande atrio quadrato con porticato mu-

16 Tale versione della morte d i san Quirico è in palese contrasto conle leggende apocrife, considerate in tutte le loro redazioni. Queste, infatti,registrano sempre la supremazia de l piccolo Quirico ne i confronti de lgovernatore Alessandro, i cu i strumenti d i tortura risultano impotenti d ifronte alla fermezza della fede del fanciullo. Quirico morirà soltanto quandola legge lo condannerà ufficialmente alla decapitazione. Cf r G . Fogolari,art. cit., 25.

17 Acta SS. lun., I I I , 28-33.18 P. Romanelli - P. J. Nordhagen, S. Maria Antiqua, Roma 1964, 7-28.

F. Coarelli, Guida archeologica d i Roma, Verona 1980, 85-86.

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nito di pilastri e semicolonne addossate; i l corpo vero e propriodella chiesa, a tre navate con nartece; la zona presbiteriale con trecappelle: l a centrale più ampia e le due laterali con funzione diprothesis e diaconicon.

E' nella cappella di sinistra, quindi nell'ambiente che dovevafungere da prothesis, che troviamo i l ciclo di affreschi databile alpontificato di papa Zaccaria (741-752).

Dell'intera decorazione della cappella, dedicata ai due martiridal dignitario di corte Teodoto, i l quale si fa ritrarre per ben trevolte e in tre momenti diversi, inaugurando in un certo senso i lmodello della cappella privata votiva che avrà larga diffusione inepoca seriore 19, a n a l i z ze r e m o i n m od o e s cl u si v o, con la sola ecce-

zione della pittura della parete di fondo, le scene che illustrano i lmartirio dei SS. Quirico e Giulitta.

Sulla parete di fondo (Fig. 2) appare la decorazione principale:in alto campeggia la splendida crocifissione, con ai lati Maria e Gio-vanni dolenti, e, in formato più piccolo, Longino con la lancia el'altro soldato con la spugna. Qui è bene evidenziato il particolare ve-ristico dell'acqua e del sangue che sgorgano dal costato del Cristoe che, a nostro avviso, può essere simbolicamente correlato, nelsuo più profondo significato sacrale, al sangue versato dal martireQuirico nella scena del supplizio con i chiodi che incontreremo piùavanti. Nel campo sottostante, pur se molto rovinato, è rappresen-tata Maria Regina assisa in trono con i l Bambino sulle ginocchia.Ai lati, i principi degli apostoli, Pietro e Paolo; subito dopo ap-paiono i due martiri eponimi della cappella. Alle due estremità sonorappresentati, a sinistra, papa Zaccaria con i l codex gemmato e, adestra, Teodoto che offre i l modello della cappella. Da notare che

19 Questo personaggio, qualificato dall'iscrizione come « prim(icerflo de-fensomm e t dlispensatore s(an)c(ta)e D(e )i Geneltrilcis semperque BirgoMaria qu(a)e appellatur antig(u)a », sembra avesse ricoperto prima del 752,vivente ancora papa Zaccaria, la carica di primicerius defensorum, vale a direprimo tra gli avvocati d i curia. Successivamente sarebbe assurto all'alto ruolodi primicerius notariorum o primicerius sanctae sedis apostolicae, vale a direprimo membro del collegio notarile e primo consigliere del papa. Di quest'ul•tima carica ne troviamo menzione sia nel Liber Pontificalis alla biografia d iAdriano I , nipote dello stesso Teodoto, sia in un'iscrizione della chiesa d iSant'Angelo in Pescheria. Inoltre, sempre l'iscrizione d i S. Maria Antiquaconferisce a Teodoto anche la carica d i amministratore civile (dispensator)della stessa diaconia. Cfr G. Matthiae, op. cit., 267.

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questi due ultimi personaggi hanno i l nimbo quadrato, segno chesono ancora viventi. Nella zona sottostante i riquadri figurati èrappresentato un velano che corre tutt'intorno alle pareti della cap-pella, anche al d i sotto delle scene di martirio.

Sulla parete sinistra (Fig. 3) sono rappresentati su un solo regi-stro sei episodi. I l primo pannello è diviso in due scene: a partiredall'alto si nota un personaggio femminile nimbato, abbigliato con tu-nica e palla color ocra, che sembra uscire da una porta di città raffigu-rata alle sue spalle. Secondo il Wilpert ', si tratterebbe dell'episodiodella fuga di santa Giulitta dalla persecuzione del governatore Ales-sandro. In basso è rappresentata ancora una volta la santa, nimbata,al cospetto dello stesso Alessandro, assiso in trono all'interno diun grande ambiente absidato. A i lati sono raffigurate le guardiedel corpo del governatore 21. La scena successiva mostra la figura del piccolo Quirico, ve-stito con una tunica azzurra, mentre viene condotto dinanzi a lgiudice.

E' accompagnato e tenuto per mano da un soldato; sulla de-stra appare la figura di un altro soldato, i l quale, dalla tavola delWilpert, sembra munito di lancia. Da notare sullo sfondo i l par-ticolare delle architetture che vogliono certamente richiamare unpaesaggio urbano e che sono ripetute, con la bella sequenza d iedifici timpanati, anche in altri riquadri. Tutte le scene sono cor-redate, oltre che dalla didascalia, che — laddove leggibile — nonlascia adito a dubbi sull'episodio che intende illustrare, anche dainomi dei singoli personaggi.

Del terzo scomparto, quasi del tutto perduto, si è conservatosoltanto un piccolo frammento. Qui possiamo riconoscere con unacerta difficoltà solo l'immagine di una testa e la didascalia VBI

20 Wilpert, Die Rórnischen Mosaiken, cit., 687-688.21 Qui si vuole alludere con molta probabilità alla circostanza narrata

negli Acta secondo la quale Giulitta, essendosi rifiutata d i adorare g li dei,propone ad Alessandro d i inviare alcuni soldati in città alla ricerca d iun bambino di tre anni. I l primo fanciullo che essi avrebbero incontrato sa-rebbe stato condotto a l cospetto dello stesso giudice e interrogato per co-noscere dalla sua voce innocente l'identità de l vero dio. Giulitta sarebbestata pronta a sacrificare alla divinità che i l fanciullo avrebbe indicato. Na-turalmente, i l bambino in questione sarà lo stesso figlio d i Giulitta, Quirico,il quale si professerà a sua volta cristiano. Cfr G. Fogolari, art. cit., 17.

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SCS CVIRICVS. Sempre secondo i l Wilpert , si tratterebbe del-l'episodio della professione d i fede cristiana da parte d i Quiricodurante i l suo interrogatorio.

Il quarto riquadro, nonostante le notevoli lacune nella partesinistra, illustra chiaramente la scena della fustigazione del piccoloQuirico. Nella scena è raffigurato a sinistra un personaggio ma-schile seduto in trono mentre fa i l gesto della parola. D i questafigura, che rappresenta i l governatore Alessandro che ordina aisuoi sgherri di fustigare con i l catornus il fanciullo, restano la testae parte del busto, nonché i l braccio e la mano destra. Dalla tavoladel Wilpert si riesce a distinguere parte del trono e del suppeda-neo. Sulla destra è rappresentato i l primo sgherro nell'atto di fu-stigare i l piccolo Quirico (da notare i l braccio destro levato). I lfanciullo è tenuto fermo in braccio al secondo aguzzino. La figuradel santo è quasi del tutto perduta, anche se è possibile distinguereil nimbo all'altezza del petto dell'uomo che lo tiene. Da notare i lparticolare delle mura merlate sullo sfondo e i l vestiario dei dueaguzzini. Questi, infatti, indossano una tunichetta corta cinta e leanaxyrides, una sorta d i pantaloni, tipico capo d i abbigliamentomolto diffuso nelle regioni orientali.

La didascalia VBI SCS CVIRICVS CATOMVLEBATVS ESTchiarisce definitivamente l'episodio desunto dagli Acta '.

La scena che segue nel quinto riquadro illustra i l miracolo disan Quirico, i l quale, nonostante abbia subito i l supplizio del tagliodella lingua, parla con maggiore veemenza al cospetto del gover-natore per opera della divina virtute, come si legge testualmentenegli Acta. Anche in questo caso l'iscrizione V I I SCS CVIRICVSLINGUA ISCISSA LOQVIT AT PRESIDEM dissolve ogni dub-bio sul significato che l'artista ha voluto attribuire alla scena. I l

22 Wilpert, op. cit., 689.23 A questo proposito sono interessanti le osservazioni d i G. Fogolari,

art. cit., 22, in merito a l termine catomulebatus. Riporta, infatti, che negliActa dei martiri in questione pubblicati dai Bollandisti si legge che Alessan-dro, irato per i l comportamento del fanciullo durante l'interrogatorio, « iussitcontristari puerum et catomis cedi ». Gli stessi Bollandisti, continua il Fogolari,asseriscono, in una nota alla vita dei SS. Vito e Modesto, che i l terminecathomis deriva dal greco e ha i l significato di « sulle spalle ». Tale termineindicherebbe proprio l'azione di battere i fanciulli nelle terga, come si usavaanticamente nelle scuole per punizione.

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personaggio clamidato e con i capelli riccioluti, stante al centro del-la scena, dovrebbe rappresentare i l medico, a l quale Alessandro— ancora una volta raffigurato in modo stereotipato seduto in tro-no — aveva dato l'ordine di tagliare la lingua al fanciullo. Questisembra indicare con la destra Quirico, forse per giustificarsi delfatto che i l santo riesce ancora a parlare nonostante la mutilazionesubita.

L'altra figura maschile alle spalle del governatore viene iden-tificata dal Wilpert " con i l servitore chiamato dallo stesso Ales-sandro per punire i l medico, colpevole di non aver portato benea termine l'incarico affidatogli. Al di là dell'attendibilità o menodi tale identificazione, riteniamo sia più importante evidenziare lanotevole forza espressiva del volto del personaggio in questione,rappresentato glabro e di profilo, quasi un vero e proprio ritratto.

Qui, assieme al piccolo Quirico, raffigurato in primo pianosulla destra, appare anche santa Giulitta, nimbata e con i l capo ve-lato dalla solita cuffia grigio-bianca.

Non possiamo escludere a priori una certa affinità tra questascena, o a esempio anche quella del tormento della padella ardenteche vedremo rappresentata sulla parete destra, e l'episodio biblicodel martirio dei Maccabei 25. I n f a t t i , a n c h e q u e s t i p e r s o na g g i s o no

raffigurati in Santa Maria Antiqua nell'Affresco sul pilastro destrodell'arco trionfale, anteriore d i un secolo rispetto alle pitture inquestione.

Tale affresco, che rappresenta appunto i fratelli Maccabei conla loro madre, Solomone, accanto a l vecchio Eleazaro, anch'eglimartirizzato sotto Antioco IV Epifane 26, è d a t a t o a l p o n t i fi c a t o d i

Martino I (649-653). Secondo la narrazione biblica, anche i Mac-cabei avrebbero subito i l martirio del taglio della lingua e dellapadella ardente. Degne di nota sono, infine, le caratteristiche sti-listiche d i tale affresco che testimoniano una sopravvivenza dellatecnica compendiaria della pittura antica, soprattutto nei volti deifratelli, resi con macchie di colore, e nelle lumeggiature delle vesti.

L'ultimo riquadro della parete sinistra — i l sesto —, benché

24 Wilpert, Die Rórnischen Mosaiken, cit., 690.25 2 Mac 7, 1-42.26 Nella descrizione dell'affresco G. Fogolari, art. cit., 26, n. l , identifica

erroneamente con Isaia i l vecchio Eleazaro, la cui identità è invece confer-mata dalla didascalia che si legge in alto a sinistra.

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quasi del tutto perduto, doveva forse rappresentare l'episodio delcarcere inflitto ai due santi e quello del loro supplizio nella pecebollente, entrambi narrati negli Acta.

Nella parte alta del riquadro si sono conservate le figure deisanti, rappresentati in posizione frontale, a mezzo busto, nimbatie in atteggiamento munte. Sono inseriti entro un ambiente angu-sto e appaiono come se fossero affacciati a una sorta di finestrone.

Qui si vuole certamente alludere al momento della detenzionee probabilmente anche alla conversione dei loro carcerieri. Da no-tare i l particolare dell'intervento divino, rappresentato dai raggi diluce che discendono sui martiri. Nella zona sottostante, quasi deltutto perduta, si riesce ancora a distinguere sulla destra una sortadi pentolone, sotto al quale è acceso un grande fuoco. All'internovi erano stati gettati i due santi; a destra si legge ancora la dida-scalia IVLITTA, mentre san Quirico doveva essere rappresentatoa sinistra, accanto alla madre

La fascia divisoria tra le due scene, che funge anche da pa-rapetto, presenta un'iscrizione della quale siamo in grado d i leg-gere solo tre parole: C VIR IC VS CVM MATRE... 28. Q u i l e fi -gure dei due martiri, benché rappresentate in forma più rigida estereotipata e con lo sguardo fisso verso l'osservatore, conservanotuttavia una certa espressività nella resa dei volti.

Le tre scene che seguono sulla parete destra della cappellasono le meglio conservate e le più leggibili dell'intero ciclo pitto-rico. I l primo riquadro presenta i l supplizio della padella ardente,e l'iscrizione VBI SCS CVIRICVS CVM MATRE SVAM IN SAR-TAGINE MISSI SVNT ancora una volta non lascia adito a dubbisul reale significato della rappresentazione. In questo caso l'inter-vento divino è chiaramente espresso dalla reale presenza del Cristo,il quale, affiancato dalla guardia angelica 29, s o c c o r r e i d u e m a r t i r iE' discutibile l'ipotesi di G. Fogolari, ib., 24 che vede in questa scenal'evento, pure narrato negli Acta, del demonio messo in fuga dalle orazionidei santi. I l particolare del pentolone, come anche i l frammento del sup-pedaneo del trono del praeses Alessandro sulla sinistra, identificano a nostroavviso senza ombra d i dubbio l'episodio sopra descritto.

28I l Wilpert, op. cit., 690 ss., completa la didascalia nel modo seguente:(ubi scs) CVIRICVS CVM MATRE (sua in cacabum missi sunt).

29 G. Matthiae, op. cit., 143, cita erroneamente un solo angelo e non parladella presenza della figura del Salvatore.

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e infonde loro coraggio. Questi sono raffigurati distesi su una sortadi padella quadrata, alle cui estremità due aguzzini sono intenti,l'uno ad attizzare i l fuoco, l'altro a sorreggere lo strumento d itortura.

L'ultimo riquadro, che è forse i l più completo e che chiudeil ciclo degli episodi di martirio, presenta due momenti distinti cheriguardano la sola persona di san Quirico: i l primo, che raffigurail supplizio dei chiodi, è desunto dagli Acta; i l secondo, quello del-la morte del fanciullo gettato violentemente a terra, è invece ripre-so dalla già citata lettera del vescovo Teodoro, anche se con unapalese variante. Qui, infatti, i l fanciullo viene gettato a terra dauno sgherro per ordine d i Alessandro, mentre noi già sappiamoche, secondo la tradizione, fu lo stesso praeses a provocare la mortedel piccolo santo (Fig. 4). Non siamo in grado di fornire alcuna chiari-ficazione in merito a tale discordanza, anche se è intuibile nell'interaeconomia del racconto l'intreccio fra tradizione e leggenda apocrifae l'esistenza di interpolazioni verificatesi nel corso dei secoli.

Un parallelo tra la scena ora citata e la narrazione biblica del-la strage degli innocenti è stato ipotizzato dal Fogolari, i l qualeparla, in verità senza alcuna prova, anche di una possibile rappre-sentazione di tale episodio in Santa Maria Antiqua

La scena del martirio con i chiodi è senza alcun dubbio la piùcrudele e impressionante dell'intero ciclo pittorico qui esaminato.

Alla presenza di Alessandro, seduto come di consueto in tro-no e fiancheggiato dalla guardia del corpo, vengono in un certo sen-so unificati i due diversi episodi di martirio. Alessandro è raffigu-rato, con i l braccio destro proteso in avanti nel gesto della parola,nel momento di ordinare l'esecuzione dei due supplizi ai quali ver-rà sottoposto i l fanciullo.

Nella prima scena, completata dall'iscrizione VBI SCS CVIRI-CVS ACVTIBV(s) CONFICTVS EST, si vedono due aguzzini in-fierire contro i l piccolo martire: quello di sinistra, munito di mar-tello, sta conficcando un chiodo nella testa di Quirico; la stessacosa viene ripetuta sulla spalla sinistra del fanciullo dall'altro sgher-ro rappresentato sulla destra. Da entrambe le ferite si vede zam-pillare i l sangue del martire. Da notare ancora la solenne compo-stezza del santo, nimbato come di consueto e vestito di una lunga

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3, Ib., 26.

tunica, verso i l quale un angelo (indicato anche dalla didascaliaANGELVS), proveniente da sinistra, dirige i raggi divini.

Dell'ultimo episodio, da noi più volte citato e di cui si leg-gono solo le parole VBI SCS CVIRICVS è da rilevare la fe-rocia dell'atto compiuto dal carnefice: Quirico, afferrato per unagamba, viene fatto letteralmente roteare in aria prima d i esserescagliato al suolo.

Si conclude così con una sorta di realismo spietato e violento,dai modi enfatici e truculenti, i l ciclo pittorico dedicato alla passi°dei martiri orientali Quirico e Giulitta. Pur constatando una certaunitarietà nell'intero ciclo decorativo della cappella di Teodoto, av-vertiamo tuttavia sfumature diverse di ordine stilistico e culturale:all'atmosfera fiabesca e popolare, alle caratterizzazioni di tipo « ro-manzesco » d i certi particolari relativi alle scene d i martirio, sicontrappone uno spirito aulico di tipo bizantineggiante nella scenadella crocifissione e nel sottostante pannello votivo con le figuredi papa Zaccaria e di Teodoto. Anche qui, però, pur nella mag-giore compostezza e dignità dei personaggi o nella ieraticità deiloro atteggiamenti, si evidenzia un rinnovato interesse per la ri -cerca introspettiva e psicologica e per la varietà della gamma cro-matica.

La critica più recente ha rilevato la coesistenza di fattori sti-listici diversi all'interno del disegno iconografico che ha guidato ladecorazione del complesso: accanto alle sperimentazioni precedentie al filone della tradizione artistica romana, vieppiù rafforzatasi nelcorso delPVIII sec. anche a causa dei ben noti avvenimenti icono-dastici, sembra siano penetrati nella pittura romana di questo pe-riodo apporti esterni provenienti dall'area palestinese 31• Non potendo ulteriormente approfondire problematiche che ciporterebbero ben lontani dal ristretto ambito della nostra ricerca,a noi basta qui rilevare la continuità del culto martiriale nella cul-tura artistica altomedioevale. A riprova di ciò, troviamo ancora unavolta un preciso riferimento ai numerosi martiri della persecuzionedioclezianea nel pannello sinistro della parete d'ingresso alla stes-

31 A questo proposito cfr G. Matthiae, op. cit., 268 ss.

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sa cappella, che ci presenta le figure di quattro santi, i cui nomi,come dice l'iscrizione soprastante, solo Dio conosce.

La decorazione della cappella va dunque inquadrata in quelparticolare momento storico che vede un recupero dei valori occi-dentali, pur nella persistenza — come abbiamo già avuto modo diosservare — di influenze bizantine o nell'inserimento d i elementiartistici esterni, in particolare quelli provenienti dall'area siro-pa-lestinese.

Questo equilibrato intreccio d i elementi culturali orientali eoccidentali, che qui nella cappella di Teodoto trova la sua massimaespressione anche attraverso i l recupero del patrimonio artisticopaleocristiano, può essere ben documentato dalla vasta popolaritàe ampia diffusione del culto dei nostri martiri in tutto P orbis chri-stianus antiquus3 2. L a S i r i a , l a P a l es t i n a, il P on to , la L id ia , la Gal-

lia, la Spagna, l'Italia annoverano chiese e santuari dedicati a que-sti santi orientali. L'esplorazione archeologica della Siria, a esem-pio, ha permesso d i riconoscere più d i un santuario dedicato alculto di martiri importanti (san Giorgio, san Conone, san Sergio,san Teodoro, etc.). Tra questi risulta anche san Quirico.

Così nella stessa Bisanzio, fra i numerosi santi titolari di chie-se e monasteri di età giustinianea, troviamo prima della fine delVI sec., anche il nome di san Quirico n.

Un'accoglienza del tutto particolare ebbe in Gallia i l culto deidue martiri. Qui, infatti, secondo quanto pubblicato dai Bollandi-sti, la tradizione voleva che sant'Amatore, vescovo di Auxerre dal388 al 418, avesse traslato da Antiochia nella sua diocesi i corpidei due martiri. Da Auxerre le reliquie sarebbero poi passate a Ne-vers, con la conseguente dedicazione della cattedrale a san Quirico.

Ancora in Gallia, l'esistenza di un complesso monastico dedi-cato a san Quirico ci è rivelata dall'epitaffio di una delle religioseappartenenti allo stesso monastero, una certa Eusebia

32 H. Delehaye, Les origines, cit., 167 s, osserva che buona parte dellechiese dedicate a l culto d i San Quirico, sia in Oriente che in Occidente,non menziona santa Giulitta, e si pone quindi i l problema se quest'ultimafigura sia stata arbitrariamente associata dagli agiografi antichi a quelladel santo fanciullo.

33 Ib., 209, 240, 350.34 E T VBI A DO ELECTA EST IN MONASTERI° SCS CYRICI...

(CIL, XII, 482).

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Fig. 1: S. Maria in via Lata. Roma. Martirio di S. Erasmo.

Fig. 2: S. Maria Antiqua. Roma. Parete di fondo: la crocifissione.

Fig. 3 : S . Maria Ant iqua. Roma. Parete sinistra: scene del mart irio dei SS. Quirico e Giulit ta.

Fig. 4 : S . Maria Ant iqua. Roma. Parete destra: scene de l mart irio dei SS. Quirico e Giulit ta.

In Italia diverse chiese, soprattutto nel Lazio e in Toscana,sono dedicate al culto dei due martiri. La più famosa è la Colle-giata di San Quirico d'Orcia nel senese, ricordata sin dal secoloVIII, vale a dire nella stessa epoca della cappella di Teodoto, ri-costruita in forme romaniche alla fine del XII sec. e rimaneggiatasullo scorcio del XIII.

In conclusione, crediamo che l'intero ciclo pittorico commis-sionato da Teodoto vada considerato nell'ottica di un rinnovato fer-vore per i l culto dei martiri, connesso con i ben noti avvenimentidella storia ecclesiastica di questo periodo e dal quale non può es-sere disgiunto i l simbolismo del sangue, i l cui profondo significatosacrale è poeticamente riassunto nelle parole di san Giovanni Cri-sostomo ":

« Vedete spesso all'aurora i l sole che nel suo sorgere diffonderaggi aurei. Così i corpi dei martiri, quando rivoli d i sangue comeraggi d'oro scendevano da ogni parte emanando luce più del solenel cielo. A vedere quel sangue, mentre gli angeli esultavano, i de-moni si atterrivano e i l diavolo tremava. Quello che scorreva nonera sangue comune, ma sangue di salvezza, sangue santo, sanguedegno dei cieli, che di continuo innaffia le belle piante della Chiesa ».

35 De martyribus, 2 (PG, 50,709). Cfr A. Quacquarelli, art. cit., 295.

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