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L’altro come schiavo: Matteo Angelo Galdi e il rifiuto della tratta dei neri, in G. FOSCARI (a...

Date post: 04-Nov-2023
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Indice

lxtnoouzroNsdi GiusePPe Foscari

Lo szuardo dell'aluo' Montaigne' la scoperta del Nuovo Mondo

e I'aitocritica dell'EuroPadi Vittorio Dini

Vattel: ['altro, il selvaggio' il pirata' il nemico' [a costituzione

di Francesco Mancuso

Ijaltro mondo di Gaetano Fitangie.l.

*" ".i""1"

economica e "mito" politico

di GiusePPe Foscari

Laltro come schiavo: Matteo Angelo Galdi

" il ,ifio.o della tratta dei neri

dl slluana scianona

Crisi e cesura. Il modello evolutivo

,r"lt" ,aoti" della rivoluzione americana

di Adriano Vinale

Fascismo e idea di Europa tra anniVenti e anni Tirenta

di Annamaria Amato

Identità euroPea e la scoperta dell"'altro":

la riflessione di Todorovdi Claudio Marra

Indice dei nomi

L3

29

53

75

91

109

119

r37

Laltro come schiavo:Matteo Angelo Galdi e il rifiuto della tratta dei neri

di Siluana Sciarrotta

La costrizione in schiavitù della popolazione africana da parte degli Europei per

àr fronte alla necessità di manodop.r", "rr.u"

dato vita negli stati del vecchio con-

jnenre, nel corso del Settecento, ad un noteYole dibattito circalanecessità e la legit-

j.rnità o meno di ridurre in una condizione di misera oppressione i neri'.

I sostenitori della schiavitù dovevano far emergere quegli aspetti della politica

;chiavista che, a loro giudizio, risultavano positivi' far capire che la sua abolizione

sarebbe stata antieco.ór.ri." e che avrebbe avuto come conse 8lenza irreparabile il

crollo del sistema produttivo di quei paesi europei che avevano colonie in America''

Sul tema della schiavitir si vedano i volumi M. Fioravanti, Il lato oscuro dzl moderno. Diritti dell'uomo,

::ltiauitù ed emancipazio"r;;r-;;;;) ,nr6grafa,in nQuaderni Fiorentini>, 20.13, n' 42' pp' 9-41; G' Turi'

Sthiaui in un mondo tiO*r. 'St")in

itlt?*aír;paziont l)tt'tta moderna a aggl, Roma-Bari'Latetza' 2012; L'

t.'1,""a"" í, ii ,"--ura àC ';i;;;;,v;i;i"Ì

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ii.ilp; qhe peculiar Inurirrrion, Slauery in the Ante-Bellum.sazrú, New York, Knopl 1955.

Si tengano in particoìare attenzione l" ,iúrta statunitense tWilliam and' Mary Quaterty e quella inglese S/a-

uery Ú Abolition., Si veda per un'analisi esausdva il testo classico di C. Biondi, Mon frele, tu ls Yon

esclaue! Tborie schiauiste

e dibattiti antropologico *àrli nel iettecento iìancese,Pisa, Editriée Libreria Goliardica, 1973' Della me-

76 Silaana Scianotta

Inoltre, essi si affannavano a dimostrare che le colonie americane' fossero un indi-scutibile fonte di ricchezza, proprio per la possibilità di continuare a sfruttare schiavineri. Fondamentale ed indispensabile era il loro :utrlizzo per il mantenimento dellemigliorate condizioni economiche in cui si erano venute a trovare le potenze colo-niali europee nel Seftecento; in tale ottica, era anche considerata come una soluzio-ne al problema della miseria europea. Non bisogna in alcun caso dimenticare che laschiavitù nelle colonie del nord America non ebbe inizio per pregiudizi razziali, maper Particolari necessità di ordine economico. Non fu, dunque, il razzismo a crearela schiavitù, ma viceversan.

La giustificazione addotta per il suo mantenimento partiva dal presupposto chegli Europei avessero strappato il popolo africano da terribili condizioni di vita, tantoche la loro esistenza nelle colonie poteva essere paragonata al paradiso terrestre. Essirincaravano la dose sostenendo di non aver compiuto un gesto riprovevole nello sra-dicare i neri dal loro contesto per trapiantarli coattivamente in America, ma di aver-li in buona sostanza salvati da unesistenzapiena di disagi. I disordini ed i confitti

Presenti nella società africana, poi, erano stati usati per giustificare la tratta. Infatti,gli autori schiavisti del calibro di Melon, Linguet, Malouet, Castillon e Barrère', percitare alcuni nomi, miravano nelle loro osservazioni a trasformare la schiavitù in unapratica legittima perché comunque garantiya la soprawivenza ela sussistenza di unpopolo, anche se era caratterizzata da aspetti negativi che d'altronde, come rimar-cavano, erano riscontrabili ed ineliminabili in ogni associazione o forma di poterecreata dall'uomo.

Il loro pensiero trovava un'ulteriore conferma nella teoria climatica, risalente al Vsecolo a. C., ripresa dalla Scolastica medievale e molto diffusa all'epoca delle scopertegeografiche, in base alla quale vi erano differenze nell'aspetto fisico e nell'indole degli

desima autrice è il lavoro successivo sulla letteratura antischiavista Z es esclaaes sont des homrnes. Lotta aboli-zionista e letteratura negrofla nella Francia del Settecento, Pisa, Editrice Libreria Goliardica, 1979.' Su questa tematica e sulle altre relative alle questioni derivanti dalla conquista e dalla colonizzazionesi vedano M. M. Benzoni, Americhe e modernità. (Jn iîinerario tra storia e storiografa dal 1492 ad oggi-Milano, Franco Angeli, 2012; J. H. Elliott, Imperi dcllAtkntico. Arnerica britannica e America spagno-la, 1492-1830, Torino, Einaudi, 2010 (ed. or. Empires of the Atlantictllorld. Britain and Soain Americar1492-tB31,NewHaven,YaleUniversiryPress,20dT);A.Gerbi, Ladisputad.elNuouoMondo.storiadiunapolemica, Milano-Napoli, Ricciardi, 1983.'Cfr. G. M. Fredrickson, Racism: A Short Hhtorv, Princeton UniversiwPress,2002 (eà.it. Breue storiadel razzismo, Roma, Donzelli, 2005); C. A. Wilson, Rncism: fom Slauery to aduanced Capiralism, London-Sage, 1996; G. M Fredrickson, The Arrongance ofrace. Historical perspectiues on Slauery, Racism and SocizlInequality, Hanove! 'Wesleyan Universiry Press, 1988.5 Cfr. PV. Malouet, Méntoire sur I'esclauage des négres,Parigi 1788; J. L. Castillon, Considérations sar lacauses physique et morales dz la diuersité du genie, des moeurs et du gouaernement des nations, Bouillon, hSociété rypoghraphique, 1769; S.-N. H. Linguet, Théorie des loix ciuiles ouPrincipes fondamentaux de la so-ciété,Londra, t767;J. F. Melon, Essai politique sur le commerce,Amsterdam, F. Changuion, 1754;PBanè-re, Dissertation sur la cause physique de la couleur des négra, de la qualité de leurs clteueux, et de la dzgénetz-tion de I'une et de I'autre, Pariei 1747.

I

Lahro come schiauo: Matteo Angelo Galdi e il rifuto della tratta dei neri 77

ebitanti a seconda del luogo in cui essi vivevano, da ciò derivava che alcune popo-hzioni fossero predisposte alla sottomissione ed altre al comando. I neri, p.ri"rrao,$ituati anche a vivere a temperature elevate, erano i soli che potevano essere sotto-posti al lavoro forzato senza particolari debilitazionifisiche.

La teoria poligenetica affermatasi nel Settecento, conrrapposta a quella mono-genetica, convalidava ulteriormente tale ipotesi crimadca. Il suo forrà"m.rrto .r"basato sul presupposto che le popolazioni del mondo discendessero da progenitoridiversi, dai quali derivavano popoli inferiori e popoli superioriu.

I fautori della schiavitù, poi, facevano riferimento "r.h.

a motivazioni di ordi-ne filosofico, non disdegnando di riproporre le tematiche di Aristotele relative allaschiavitù naturale di alcune popolazioni'.

Ad infuenzarli era anche una resi del naruralista Georges Buffon. Egli, pur nonesprimendo un Parere favorevole sulla lotta alla schiavitù, .r" dell'opiiione che ilmondo fosse popolato da specie più piccole e pirì fragili, come le americane, rispettoa quelle che abitavano I'Europa. Si trattava di una teoria che egli applicava ,ro., ,oloalle specie animali e vegetali, ma anche agli esseri umani, p..,-"r.o, proponeva unasuddivisione dei popoli che vivevano sulla Terra in base al .olore d.lt" p.ll., alla di-mensione del corpo ed alla statura. Questa supposta e, naturalmerrt., f"lr" inferioritànaturale degli abitanti dell'America diventava un ulteriore pretesro per negare anchela legittimità alle società meticcie che erano nare in quel contine.r,., p.r.Àé, sempresecondo Buffon, anche chi si fosse stabilito in quei luoghi sarebbe ,.rro..rro ,r.ll"scala dello sviluppo fisico'. Di fatto, un'impostazione che doveya essere puramentescientifica conduceva ad interpretazioniche legavano il carattere ed il temperamentodegli uomini all'aspetto fisico.

Per quanto riguarda il fronte antischiavista, in Francia il dibattito era molro acce-so, tanto che venne fondata nel 1788 daJacques Pierre Brisso tla Société des amis desnoirs con lo scopo di eliminare la schiavitù. Facevano parte della Sociétépersonaggidi spicco impegnati nella difesa dei diritti umani in ogni ambito sociale, i"Ai C""'-dorcet, La Fayette, I'abate Baptiste-Henri Grégoire. Malgrado gli sforzi coÀpiuti essi

'.Ct A' 4y!yy'The great chain of being. A stu$t of the History of an ldea,cambridge, Harvard univer-

sity Press, 1936.' Cft. Etica, Politica, Retorica. Studi su Aristotele e la sua.ltresenza in età modzrna, LAquila, Japadre, 1990,in particolare_ il saggio di G. Seel, La giustifcazione del dàminio nella "politica" ii erirt*rtr, pp. SZ-ZZ; c.cambiano, Aristotle and the Anonyrnous ipponrot, of skuery, in M. I. ri"r.v t"-."* di), classicar srauen.London, Frank cass&co., 1987, pp. zr-41; M. J.

-Finrey, îchiauitù antira', a;;i;g;';;;;;;,"1;;r,#

terza' f 98t (ed'. or. Ancient slauery.and rnodern ideology, New York, Viking press, tíso); v Goldschmidt,La teoria aristotelica della schiauitù e il suo merodo, inL. Sichirollo t" .r."?i), s.í iauitù antica e moderna.Problemi, ttoria, ktituziozi, Napoli, Gúda, 1979, pp. lg3_203.t Cfr. G' Buffon, Histoire naturelle générale a pariiroliarr, auec la destiption du cabinet du roi, paris,lm-primerie Proyale,l7 49 - 17 89 .

78 Siluana Sciarrotta

non riuscirono a far abolire la schiavitù dall'Assemblea Costituente e solo nel1794la Convenzione Nazionale ne avrebbe sancito la definitiva condanna.

Anche in Inghilterra era stata creata una società simile, la Society for Efecting theAbolition of the Slaue Tiade, un movimento abolizionista voluto dal deputato '$7il-

liam \Wilberforce e dall'attivista Thomas Clarkson, con il sostegno del primo mini-stro'S7illiam Pitt.

Una delle più lette ed infuenti opere antischiaviste fu un ponderoso volumescritto da Raynal, grazie anche all'aiuto nella stesura di Denis Diderot, Histoire phi-losophique et politique d.es établissements et du commerce drs Européens dans les deuxIndef .Il testo è sia una storia del commercio coloniale, e quindi una celebrazione delmercato internazionale, che uno dei più efficaci esempi della letteratura antischia-vista, in quanto condanna delle conseguenze della colonizzazione europea. Venivamesso in evidenza che la nuova schiavitù fosse stata utilizzata per servire agli scopidei nuovi imperi coloniali, i quali per i loro fini commerciali avevano privato un nu-mero cospicuo di esseri umani della loro naturale libertà. Su questi uomini venivacompiuto un duplice atto di sconvolgimento della personalità: la privazione della li-bertà individuale ed il distacco coatto dal loro luogo di origine. La schiavitù negavacosì all'uomo il suo fondamentale diritto inalienabile: la proprietà di se stesso.

Per Diderot, poi, la schiavitù aveva privato gli Europei di un aspetto fondamenta-le per la loro vita: la compassione. Pur vivendo l'uomo europeo del Settecento in unsecolo che vedeva il riconoscimento di un nuovo sentimento, quale quello dell'em-patia'., pur provando una sorta di partecipazione rrerso le condizioni degli indios,stentava ad avere pietà per le vicissitudini dei neri. In ciò Diderot vedeva un'unicabarriera che, nel momento in cui scriveva, sembrava imperforabile: il diverso coloredella pelle. Quindi, la maggiore differenzatra lo schiavo ed il padrone era rappresen-tata da una caratteristica estetica che non avrebbe potuto subire alcuna yariazione".

Condorcet, che professava l'universalità dei diritti, era del parere che I'abolizionedella schiavitr) fosse un dovere imprescindibile dell'uomo che viveva nella civiltà deilumi. Gli Europei non erano colpevoli solo di aver privato della libertà gli Africani,ma anche di tutti i delitti che erano stati commessi per arrivare a questo atto depreca-bile. Egli proponeva la soppressione immediata della tratta, ma non della schiavitrì;per quest'ultima pensava ad un processo graduale nel tempo".

' Cfr. G. T. Raynal, Histoire philosophique et politique des établissements et du commerce des Européens dan:les deux Indrs, Genève, chezJean-Leonar Pellet, 1780.

'o Cfr. L. Hunt, Laforza dell'empatia. Una storia dei diritti dell'uorno, Roma-Bari, Laterzr,2010 (ed. origi-nale Inuenting Human Rights. A History, New York-London, Norton&Cornpany,2007)." Si veda a tal proposito G. Goggi, Denis Diderot. Pensées détachées. Contributions à l'<Histoire des DetxIndesr, Siena, Università di Siena, 1976-77 e M. Duchet, Diderot et li,Histoire des Deux Ind.esr, ou l'ériturt

fragmentaire, Paris, Nizet, 1978.

" Cfr. Condorcet, Riflessioni sulla schiauitù dei negri, (a cura di M. Grippo-prefazione di V Dini), Napoli.Colonnese editore, 2003.

L'ahro corne schiauo: Matteo Angelo Galdi e il rifiuto della tratta dzi neri 79

Anche Montesquieu, nell'Esprit de lois, presentando un'analisi generale della

rchiavitù, a parrire da quella romana sino ad arrivare a quella coloniale, confutaya

i fondamenti dei filoschiavisti. Riteneva che gli Europei avessero troyato una giu-

rdficazione nella sottomissione degli africani, essi ne aveirano avuto la necessità

per far fronte alla coltivazione delle loro terre dopo aver sterminato la popolazione

amerinda.Come Condorcet, non si schierava a favore di un abolizione immediata, ma per

un miglioramento progressivo delle condizioni riservate ai neri".

In Inghilterra, Adam Smith era dell'awiso che l'unica motivazione che dava fon-

damento alla schiavitù fosse il commercio, pertanto, era necessario trovare manodo-

pera salariata che avrebbe dovuto sostituire nel lavoro delle piantagioni i neri una

volta che quesri sarebbero stad affrancati. Portava, infatti, come esempio la coltiva-

zione del grano nelle colonie inglesi che aweniva per mano di uomini liberi; mentre

le piantagioni di zucchero e di tabacco venivano lavorate dagli schiavi. Sosteneva,

poi, che se i Quaccheri della Pensilvania aveyano liberato tutti gli schiavi neri, anche

gli Europei avrebbero potuto farlo e cambiare di conseguenza le modalità di lavora-

zione delle piantagioni.Inoltre, egli aveva stimato che da un punto di vista economico il costo della ma-

nodopera servile era, addirittura, superiore a quella salariata, se si tenevano in consi-

derazione tutte le fasi connesse alla tratta degli schiavi".

Come Smith, altri autori dell'impero inglese, quali David Hume" eJohn Millar'u,

si erano fortemente opposti alla pratica schiavista.

Questo rilevante dibattito tra i più ferventi autori illuministi aveva yarcato i con-

fini delle Alpi ed era giunto nella Penisola italiana.

Nella seconda metà del Settecento gli Stati regionali italiani non erano diretta-

mente interessati alla politica coloniale, non avendo possedimenti oltreoceano. Se

tale tematica sfuggiva agli interessi statali, gli intellettuali, invece, erano alquanto in

sintonia con la cultura europea; infatti nella Penisola circolavano le opere degli au-

tori sopra menzionati. Le loro idee avevano spinto gli studiosi italiani ad aprirsi alle

questioni inerenti ai rapporti coloniali, allo sfruttamento degli schiavi ed al miglio-

ramento della loro condizione. Inoltre, l'interesse era determinato dalla forte carica

pragmarica di cui si nutriva I'Illuminismo di fine secolo, attento a sottolineare i costi

" Cfr. Ch. L. de Montesquieu, L'Esprit de lois, 1748 [tr. it. a cura di S. Cotta, Torino, Utet, 1952] capitoloV libro XV Si veda R. P Jameson, Montesquieu et l'esckaage. Érude sur les origines de I'opinion antiesclaua-giste en France au XWIIe siècle, Hachette, Paris, Hachette, 1!1 1.

" Cft. A. Smith, Za ricchezza delle nazioni, Roma, Grandi Thscabili Economici Newton, 7975, (ed. or. AnEnquiry into the Nature and Causes of the Weahh of Nations, London, Strahan, 1776).

'5 Cfr. D. Hume, Of the Populousness ofAncient Nations, in Essays, Moral, Political, and Literary Summar!,EssayXI, l,ondon, Grant Richards' 1903 (I edizionelT42).

" Cf.. J. Millar, The Origin of the Distinction of Ranks, in \{1 C. lrhmann (ed.), Iohn Millar of Glasgow1 73 5 - t S0 1, New York, Arno Press, I 979 (l edizione 17 7 l).

80 Siluana Scianotta

e i benefici del colonialismo e, soprattutto, ad esaltare l'uguaglianza tra gli uomini,di cui la schiavitrì rappresenraya la più evidente negazio.re;.

-

La cultura napoletana, in particolar modo, non fu estranea a questo filone di pen-siero e I'attenzione verso questa problematica rese gli intellettualidel Regno all'arran-guardia nel pensiero europeo del XWII secolo.

Esponente di rilievo della stagione illuminista, interprete delle esigenze del popo-lo napoletano ed in prospertiva di quello italiano, .or, t,rn occhio

"rt..rro agli aweni-

menti europei ed a quelli d'oltreoceano fu Matteo Galdi".

t7 Cfr. V Ferrone, Lezioni illaministiche, Roma-Bari, Latena,2Ol0.

:,^!L9t era nato a Coperchia (Salerno) nel 1765. Era stato allievo, presso la Scuola Regia di Salerno, deltrlosoto e matematico (ìennaro Fiore e di Giuseppe Grippa, professorè di astronomia e diisica. Nel lZó5 si

era poi trasferito a Napoli per seguire i c^orsi di.làgge. Venìto'in contarto con Filangieri avwa appreso e fa6oproprio il desiderio di una riforma pacifica dell'uiranità, entrambi consideravano'ía libertà poìi i.".o*. iiPresuP,Posto essenziale per dar vita ad una stagione di riforme basilari per lo Stato. Uomo dell'Illuminismone utilizzava il metodo critico per esaminare Ja.na"r. di risanare le condizioni economiche e sociali del re-

9,": dilit"lt Da;11nr1m1 fase di possibili cambiamenti legati alle riforme borboniche, sempre durante

il zuo soggiorno nella Capitale, si era awicinato agli ideali giaèobini, al sogno di una possibile ,rrrifi".,ion.italiana, con una forma di governo repubblicano i.-o.r"rÉo, .r".'',r".oi f"r parte àeile ro"i.tà popolari,luoghi di dibattito, centri di potere e di iniziativa politica, quei club, quindi, clie cospiravano contro il so_vrano tanto che, nel 1794,

-proprio Per aver partecipato ad un" .ongiuà "ontro

i Borbone era srato costret-to a scapPare in Francia. Nello Stato francese si eri stabiliro dal 17i4 al l796,la vita nel l,-rogo prop,rl.oredegli ideali,rivoluzionari gli aveva fortificato il suo pensiero sulla rivoluzione sressa, come solo un evenrocosì sconv-olgente e radicale fosse stato capace di ,"utt.r. dalle fondamenta la società provocando un realee consolidato cambiamento. Per questo màtivo la rivoluzione gli appariva quasi un evenro catartico, l'unicoin grado di riuscire a modificare li condizioni della collettivití. oi vge d '99

"velr" r,irsuto nella Milano

cisalPina, dove continuava T"o.." l pensare che i principi della rivoluzione avrebbero potuto espandersi in

una dimensione mondiale. La rivoluzione francese "rr*"

d"to vita ad un nuovo corso storico, in esso la li-bertà del commercio avrebbe assicurato il benessere economico di tutta la popolazione. Si era, poi, arruolatonell'Armata d'Italia ed alla fine della campagna, ritornato in terra natia con l'arrivo di Gioacchino Murat,era stato Posto dal sovrano francese a capo della pubblica istruzione. Nel I 809 orreneva la nomina di inten-dente del Molise. Con il ritorno dei Boibone, poi, grazie alla politica dell'amalgama promossa da Luigi deMedici, aveva conservato cariche governatiu., t".rtoà".ssere ntminato presiden"te dell'Assemblea del parla-mento del Regno delle due Sicilie nel 1g20. Moriva a Napoli nel 1g21.Per un analisi approfondita de.lla vita e.del pensiero di Matteo A-ngelo Galdi si veda M. Galdi, Memorie di-plomatiche, a cura di A. Tirccillo, Napoli, Ciida, zOOS, pp. 5_64;ù. R. Strollo, L,istrazione a Napoli nel d.e_cenniofrancese: il connibuto di Matieo Angelg Gatdi,Nàpor, Liguori, 2003;M.Themelly, ta rrh aa lìgge i problemi del nuoao ordine. napoleonico nellbpera del salernitíno Matteo Galdi, inl Gallo (a atra di), Lariuoluzi,one del 1799 inprouin,cia (i S.atlna N)oue acquisizioni e nuoueprospettiae,salerno,Laveglia,íó00;c. D'Alessio, Galdi' Matteo A:celo, i:j?i:t::arioliografcg degtt ,lahaL;,Éo-", irtituto d.ll'En".i"ropedr"ItalianaTleccani' 1998, vol. 51, pp.374-j77;L. Casílli,- Mattlo Galdi intendente di Molise, pp. az-66,u.Themelly,.Le nf.orme, la riu,oluzione, h Styo ner pensiero di Matteo Gatài, pp. +si-+zt, E. Granito, Dalkmaestà de I re alla maestà d'eÌ PoPoll: considerazion) sul pensiero polir'ro O

' 'r''o pngano, Matteo Galdi e Wn,cenzio Russo, pp. 481-503 in E. Granito-M. Schiavinà-G. Foscari (a cura di), il p7fuc;pato Citeriore tra an-,:::rr9r*,:

: c,onAuts!1ftyese: il mutumento di una realtà periferica del regno di Napoti, Salerno, t h;.

dr Stato di Salerno, 1993; P. Frascani, Matteo Galdi: analisi di una trasforltazione idnhgica durante il pe-:o!fu^r?:.k::""ario-napolnnico in Imlia, in nRassegna storica del Risoígimento), Lrx, rr72, pp.207-234;M. Galdi' Necessita di aablllre una repubblica in llalla, in A. Saitta, Aiíe origini'det Rinrgimiin, L,i iun ocelebre' concorso (1796), Roma, Iitituto storico italiano per I'età modern"" . .on,.-pàr"r, ea, 1964, pp-320 e ss.; M. Galdi' Idea delle riuoluzioni, in R. De Felice (a cura di), I giornali giacoblii italiani,MiÉ;-Feltrinelli,.1962, pp. 145-147; D. Cantimori, Matteo Angelo Galdi,' inir. cantimori-R. De Felice (a curadi), Giacobtni italiani, Bari, Laterza, 1956-t964,1, pp.4íl-441; L.'Rossi, r ji"r))- prangogtco di Matt-

I

L'altro come schiauo: Maneo Angelo Galdi e il rifiuto dzlla tratta dei neri gl

Nella prima fase della sua vita letteraria Galdi aveva collaborato amivamenre conil Magazzino Enciclopedico Salernitano", giornaJ,e letterario che tendeva a testimo-niare come anche Salerno, così come già Napoli aveva iniziaco in modo proficuo inprecedenza, fosse partecipe del fermento culturale e intellettuale tipico deil'Illumini-rno euroPeo. Egli aveva contribuito alla diffirsione del sapere sopratrurro in veste di

poeta, con diversi sonefti, sino a quando nel 1789, a 24 anni, pubblicava Del com_mercio dei negri. Disamina di una rnemoria del signor Linguef'.

Il giovane salernitano dava la sua interpretazioneal proÉl.ma della schiavitù e delcommercio dei neri esaminando una memoria di Simon Nicolas Henri Linguer,,,leterato ed awocato francese. Lapproccio giuridico di Linguet tendeva

" r-orra"r.

le teorie egualitarie di Montesquieu e Rousseau, i quali sostJnevano che tutti gli uo-mini nascevano uguali, di conseguenza la schiavitù era conrraria alle leggi di Àtura.Per Linguet, al contrario, il patto sociale si fondava proprio sulla disugulll ianza dellePersone; da un punto di vista morale riteneva condannabile la schiavitrì f,erché svili-ra la condizione di un essere umano, ma da un punto di vista politico ed economicometteva in evidenza come fosse impossibile conciliare l'uguaglianza con la proprietàprivata, presupponendo che la ricchezza fosse una discriminanre oggetriva. A sufpra-gare le sue motiYazioni sosteneva che il continente europeo forr. Lg"to indissolu-bilmente al commercio dei neri in Africa perché il loro lavoro nelle cùonie era indi-spensabile, di consegue nzal'abolizione della tratta avrebbe arrecaro gravi danni eco-nomici a quegli Stati che avevano fondato la loro economia sul lavoro schiavista.

Il saggio di Galdi veniva pubblicato in due parti: nella prima, egli optava per larapPresentazione e la dimostrazione delle caratterisriche di umanità presenti nei neri;nella seconda, mirava a smonrare il pensiero di Linguet.

Egli iniziava il testo presentando un breve resoconto della querelle europea re-lativa all'abolizione della schiavitù. punto focale era il ruolo À. ,.",r" ,lrolg.rrdoI'Inghilterra in tale disputa. Galdi metteva in evidenza, infatti, come I'inrer" E.rro-

Galdi, Milano-\o3a-Nagoli, Dante Alighieri, 1926; M: Ory", La uita e le opere di Matteo Angelo Galdi.lon

appendice di lettere diplomaticha Nàpoli, Premiata Scuola Tipografi." d.i Sordo-rrti, 119031." Per un esame del contenuto della rivista setrecentesca salernitana ilr.da A. Capone, Il <Magazzino enci-clopedico salernitano>, in nRassegna Storica del fusorgimento>, L, 2 (aprile-giugi o 1963), if,Z3, pp.25r-270.'o cfr. M' Galdi' Del commercio dei negri. Disamina di una-mernoria del signor Linguet, innMagazzino En-ciclopedico Salernitano,, n. l, venerdi3 luglio r7g9, pp..3-7; n. 2,,r.n.r?ì l0 luilio izsl, pi. ri_ic. iivedano in riferimento all'analisi j{to 1e1so.t5sto,i

r"ggi di A. Tirccillo, Contro lnXecratl ,}nkroio inyr-me' Matteo Galdi e il problema dclla schiauitù coloniile, in A. Alimento (a cura di), Modelli dbtt , ,";í;r.Prospettiue econorniche e sociali negli antichi Stati italiani, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2Ooí,;p;.163-178; G. Parisi, <Del commercio (i rygrb. t-In nticoh_di Matt* Aogri Gìld; net

-Maga ir" ,rrifr_pedico salernitano>, inE. Di Rienzo-A. Musi (a cura di), Storia e ,lta ,17,ii. ii"i i" memíria di Giaseppe

Nuzzo, Napoli, ESI, 2003, pp. 59 l-619.'j

lll"l Henri Linguet era un awocato e pubblicista francese, la sua opera piu imporrante è Tltéorie

!rl::;ri:.t,^,ou principesfondamentaux de la société (1767),in.rs. un int.ro.apitolo era dedicato alla

82 Siluana Scianotta

pa stesse confidando ProPrio negli Inglesi per dare l'esempio agli altri Stati sull'im-

Portanza dell'abolizione del commercio degli schiavi, prarica che srava svilendo ilsignificato della parola "umanità", tanto cara agli llluministi. Galdi riconosceva agliInglesi questa responsabilità in quanto, per le passate vicissitudini storiche, avevanoimparato a conoscere meglio di chiunque altro il valore della libertà. Nel contempo,egli provava meraviglia per Linguet, che dava sostegno con la sua opera letteraria aidisprezzati mercanti di uomini, attorizzando I'ignobile commercio degli schiavi,tanto più che lo scrittore francese apparteneva ad uno Stato che aveva dato i natali apersonalità che professavano la tolleranza ed il rispetto come base fondamentale deirapporti umani, qudi Voltaire e Montesquieu,,.

Nel suo approccio interpretativo Galdi ragionava anche su quanto scritto dal-lo scozzese Robertson'3 e dal francese Raynal", attingendo, quindi, a contributi distudiosi di caratura europea, denotando una circolarità delle problematiche tra gliintellettuali illuministi ed una cultura non provinciale della quale avrebbe dato am-pia prova soprattutto durante la sua esperienzain Lombardia, trail1796 edil1798.Nelle loro opere Robertson e Raynal erano partiri dall'iniziale condanna di Cristofo-ro Colombo e, per estensione, dei Genovesi che, sotto la sua guida, avevano scoperroil Nuovo Mondo e dato vita alla prima forma di commercio degli uomini, gettandole basi di ciò che sarebbe stata una terribile piaga nei secoli successivi. In tal modo,essi considerayano il popolo italiano come responsabile per aver commesso il peccatooriginale della tratta.

Galdi difendeva i primi conquistatori italiani, sostenendo che con il loro com-

Portamento non avrebbero potuto prevedere tutto l'orrore che ne sarebbe poi deri-vato; essi, d'alffonde, solo per poco tempo arrevano poruro approfittare delle conse-guenze economiche delle loro cattive azioni, mentre i Francesi continuavano a fareincetta del denaro derivante dalla tratta. Nonostanre ciò, condivideva I'analisi deidue studiosi in un punto: I'Italia doveva sempre essere degna di aver dato i natali aColombo ma allo stesso tempo non doveva in alcun caso dimenticare che proprio isuoi figli avevano iniziato a far diventare gli uomini una merce di scambio". Unen-do, così, con questa sua breve rifessione tutto il popolo europeo nella responsabilitàdel delitto commesso, un concetto che avrebbe sviluppato anche in alcuni suoi saggisuccessivi'u,

" CÈ. M. GaIù, Del commercio dei negri. Disamina di ana mernoria del signor Linguet, cit., n. l, p.3." Cfr. 'W: Robertson, The history of America Books, London 1777 11796." Cfr. G. T. RaynaJ', Histoire philosophique et politique des établissernents et du cornrnerce dcs Européens dmles dzux Indes, cit.

" Cfr. M. GaIú, Del commercio dci negri. Disamina di una memoria dzl signor Linguet, cit., n. l, p.3.'n Cfr. Idem, Dei rapporti politico-economici fra le nazioni libere, in D. Cantimori-R. De Felice, Giacohiiitaliani, Bari, Larerza, 1964, vol. ll, pp. 209-364.

I

L'ahro corne schiaao: Maneo Angeh Galài e il rifiuto della tratta dei neri 83

Con la scoperra dell'America si era diffuso il mito della superiorità della civiltà

oropea che si basava non solo sulle conoscenze culturali, tecniche e scientifiche, ma

doneva la sua fortuna anche alla fede cristiana. Gli indios, in primo luogo, e poi gli

Àfricani, non erano dediti alla pratica di una religione monoteistica ed i loro riti e le

bro superstizioni portavano maggiormente gli Europei a sentirsi "diversi" e superio-

ri rispetto a chi non aveva ancora conosciuto la "vera religione". Questa deficienza

Eppresenraya un punro fondamentale della loro condizione di inferiorità e di man-

canza di umanità.Gli Europei ayevano un atteggiamento differente nei confronti dei musulmani, i

quali, pur essendo venuti a conoscenza della parola di Dio, avevano deliberatamente

relto di credere in Allah e per questo erano ritenuti infedeli. La coscienza moderna

dell'Europa e la sua identità erano nate in rapporto all'Islam, in base ad esso si erano

definite, ma con la conquista dell'America, la scoperta dell'altro" ed il commercio

degli schiavi venivano a riformularsi ed a precisarsi meglio le caratteristiche dell'uo-

mo europeo, i suoi presupposri morali e la sua diversità rispetto a tutte le alterità'

LEuropa dopo aver definito gli altri, definiva se stessa ed il suo modo di essere.

Nel Settecento, con I'Illuminismo, stayano crollando le certezze della superiorità

intellenuale e religiosa, il principio della tolleranza richiedeva agli Europei un at-

teggiamento diverso, un superamento del concetto di discriminazione, pertanto gli

uomini diventavano tutti uguali prescindendo dalle caratteristiche etniche, psico-

somadche e religiose.Galdi, infatti, entraya nel vivo dell'argomento concentrandosi sul concetto di

"inferioriti'. Il problema e le relative conseguenze del commercio degli schiavi afri-

cani ruotavano intorno a questa visione dei neri considerati come soggetti inferiori

agli Europei ed era proprio su questa convinzione che si basavano la tratta dei neri,

I'assoggettamenro e la marcata consuetudine di infierire su di loro in modo barba-

ro.Gli Europei, superiori per natura, potevano assoggettare un popolo considerato

inferiore ed utilizzarlo per incrementare i loro profitti in quanto lo sfruttamento in-

discriminato rientrava nel novero degli aspetti fondanti I'idea stessa di impero. Que-sro conce6o di superiorità aveva giustificato agli occhi degli Europei, a partire dal

Cinquecento,l'utilizzo dellaforzaprima sugli indios e poi sui neri.

Lllluminismo minava alla base queste certez:Le nel momento in cui rivendicava

I'eguaglianza fra tutti gli esseri umani. Galdi, come altri autori illuministi antischia-

visti, mirava con la sua opera a dimostrare, sulla base di precisi presupPosti, che i neri

non fossero inferiori ai bianchi e che sarebbero stati considerati uguali una volta che

tt Si vedano in riferimento alla scoperta dell"'altro" ed alle sue conseguenze i testi di D. Abulafia, The Di-

scouery of Manhind. Atlantic Encounters in the Age of Columúzs, New Haven-London, YaIe University Press,

200g; Í. Todorov, La conqaista dellAmerica. Il problema dell'alno,Torino, Einaudi, 1992.

fossero stati estirpati tutti i pregiudizi e le errate convinzioni sulla loro esistenza' lJn

primo aspetto forrd"-.rrt"È "r" "rr.r.

a disposizione dei_parametri riconosciuti in

igrri ,.-po e in ogni luogo per valutare ,r' ptpolo ed attribuirgli le caratteristiche di

"umanit''. Secondo Galdi questi PresuPPosti erano la Presenza di una società' I'avere

una religione ed una -or"l..

Al .orp.tto di questi tre fattori si poteva chiaramente

"ff.r-"i. che si trattava di "uomini" a tutti gli effetti' a cui avrebbero dovuto essere

estesi i diritti inviolabilF .

Pertanto egli esaminava questi tre fattori uno Per uno in maniera comParatiYa'

In Europa, a partire d"l ><tv secolo, era sorta e si era sviluppata udorganizzazio'

ne del potere denominata Stato moderno, tipologia che si.era evoluta con il passare

dei secàh in forme meglio srrutturate e con carat;ristiche ben delineate' Ora' solo il

Vecchio Continente aveva conosciuto questa istituzione, di conseguenza, tale-ordine

statuale avrebbe poruto inficiare il conÀonto con l'organizzazione di altre realtà, per

tale motivo, Galài non riteneva come elemento essenziale la presenza di uno Stato

così come era conosciuto in Europa, ma una società., ov.vero un insieme di uomini

che viveva in comunità seguendo delle regole fisse e ben stabilite, anche di stampo

consuetudinario. Partenao a" questo presuPposto, egli metteva in evidenza che i

neri, quindi, avessero una loro società. Essi vivevano in piccoli agglomerati, indipen-

denti gli uni dagli altri, la loro esistenza si svolgeva sotto il goY:rÎo dei loro regnanti'

"rr..r"io leggi cÀe ne regolavano i comportamenti all'interno della propria società.di

riferimento e nei confrJnti delle altre. La conclusione logica era che se esistevano de-

gli uomini che vivevano in comune, se c'erano delle leggi ed un sovrano, tutto lascia-

í" pr.r.rpporre che la loro forma di organizzazione della vita Potesse essere assimilata

ad una società organizzata.punto rrrl qr"l. gli Europei cristiani non Potevano in_alcun.modo transigere era'

poi, la religione. Có-. già orserrrato in precedenza, coloro che non credevano in

alcun dio erano da loro considerati alla stregua delle bestie. E, nonostante gli Eu-

ropei fossero venuti a contatto con diverse popolazioni' a Partire dalla conquista

dell'America, ed avessero conosciuto uomini che adoravano idoli, avevano conti-

nuato a manrener€ ferma la loro visione intollerante. Solo con I'Illuminismo' con

nuove forme di concezione della religione che andavano dall'ateismo al deismo' si

prospettava per gli Europei una nuova concezione dell'Essere Supremo e delle. cre-

denze religiose, inoltre si era sviluppata I'idea della tolleranza verso coloro che si

erano staccati dalla religione cristiana originaria, dando vita a nuove interpretazioni

della Bibbia, sino ad "riir,"r.

finalmente a considerare uomini in quanto tali,-dotati

di intelletto e di capacità di discernimento, anche coloro che professavano religioni

politeiste. Calato in questo nuovo, ampio e variegato contesto di concezioni del-

84 Silaana Scianotta

,, Cff. M. Galdi, Del commercio àei negri. Disamina di una rnemoria del signor Linguet' cit" n' 7' p' 4'

L'altro corne schiauo: Matteo Angeh Galdi e il rifiuto della traxa dci neri 85

h fede, Galdi osservava che i neri, sia singolarmente che in comunità, Praticavanouna loro religione. Essi adoravano, infatti, diversi dei e davano vita a quelli che po-

6yano apparire all'occhio del cattolico inconsueti riti, ma che nella loro tradizione

rrano sacri e che servivano per propiziarsi il volere delle loro divinità. Si trattava,

quindi, rispetto a quello cristiano, di un credo diverso, che poteva sembrare molto

csreriore, senza alcun aspetto intimo, né racchiuso all'interno di un testo sacro, ma

cra pur s€mpre una forma di religiosità., tipica di una società fondata su una forma

diversa di devozione e con riti differenti, ma non tali da implicare un disconosci-

mento del loro intrinseco valore.

Lultimo aspetto verteva sulla presenza di una moralità. Concetto, questo, al-

quanto labile, perché era necessario definire a priori di cosa si trattasse. Come nei

J,r. casi analizzati in precedenza, Galdi partiva dal presupposto della morale così

come era concepita in Europa Per poter qualificare I'altro. Leuropeo aveva una

cuftura, si riuniva nelle Accademie per poter discutere con gli altri, vestiYa con

abiti raffinati, ma queste caratteristiche non erano sufncienti per Galdi per sta-

bilire criteri certi per definire la moralità, pertanto I'ignoranza imputata ai neri

non coincideva con I'amoralità. Galdi precisava che era necessario che una perso-

na non fosse dedita ai furti, alle ruberie, agli imbrogli ed agli omicidi per essere

qualificata come degna di una morale civile. Se un nero si rivelava ignorante, non

"rr.rr" "l.rrrra ambizione di crescita culturale, non partecipaYa a cerimonie ampol-

lose e nonvestiya alla moda non arrecava danno ad alcuno, in quanto si trattava di

caratteristiche che attenevano alla vita di ciascun individuo, non avevano di con-

seguenza alcuna influenza sulla vita degli altri e non poteyano essere considerate

come un criterio di valutazione per quella che egli chiamava "umanità". Inoltre,

la loro ignoranzanon poteva in alcun modo autorizzare gli Europei ad opprimerli

a causa dell'estremo desiderio di arricchimento. Le usanze che afferivano alla vita

di un determinato popolo, in particolare quello africano, non potevano avere al-

cuna infuenza îegati.va sulla quotidianità degli Europei. Egli riteneva, quindi, al

contrario degli autori schiavisti, che i neri avessero una loro morale perché non si

uccidevano in modo ingiusto e non erano dediti al furto se non in condizioni di

estrema necessità.Considerazioni più che sufficienti per avallare il suo giudizio.

Così facendo Galdi metteva in discussione le categorie concettuali dell'Euro-

pa sertecenresca che avevano per troppo tempo radicato un idea di superiorità che

lli appariv" più presunta che reale. È anche evidente il fatto che Galdi tendesse a

storicizzare le caratteristiche della società africana rapportandosi al loro peculiare

contesro, in quanto estendeva il concetto di civiltà sganciandolo dalla uulgata eu-

ropea.Eliminato il discrimine basato sui tre fattori sopramenzionad Galdi aveva così

chiarito che gli africani fossero degli esseri umani a tutti gli effetti.

86 Siluana Sciarrotta

In base a quest'ultima considerazione, egli riteneva che se un giorno (un geniosensibile ed entusiasta>,'e un uomo mosso dalla voglia di raccontare la verità storica,avesse dedicato una sua opera alle vicissitudini dei neri, avrebbe scritto pagine ol-tremodo vergognose per la popolazione europea. Chi avrebbe letto quesro racconro,così atroce nella sua realtà, sarebbe stato mosso da forti sentimenti di compassione

Per tutto il dolore che era stato inflifto a questi uomini, per tutta la sofferenza cheaveyano Patito. Tanto che, a parere di Galdi, non esisteva alcuna tragedia greca chepotesse in minima parte proyocare nell'animo umano un orrore simile a quello cheavrebbe potuto destare la lettura di tale libro. Inoltre, osseryava che anche la crudeltàinfitta dai Greci e dai Romani ai loro schiavi non potesse essere paragonata alla fe-rocia usata dagli Europei verso gli schiavi neri.

Questo passaggio relativo alle responsabilità storiche degli Europei nella gesrio-ne coloniale sarebbe ritornato in altre sue opere successive e ben si inquadrava nellapresa di distanza operata dagli scrittori illuministi nei confronti degli effetti del co-lonialismo, nella piena valoúzzazione del concetto di umanità.

Egli passava ad evidenziare, poi, I'importanza del concetto di libertà, presentandoun assioma: nla schiavitrj è contraria alla libertà: la libertà è il fondamento d'ogniumano diritto: la schiavitù dunque è opposta all'esser dell'uomo, e distruttiva del-la sua natura istessa>''. È il .aso di constatare che questo breve trattato di Galdi erastato pubblicato nei primi giorni del luglio 1789, quando in Francia il popolo sistava awiando alla Rivoluzione, quando la conoscenza dei valori dell'indipendenzaamericana era stata ampiamente assimilata in Europa e si era concÍetizzata nella ri-chiesta di diritti, di uguaglianza, di libertà per tutti, senza alcuna distinzione di ceto.Su queste premesse la schiavitù si rivelava un atto deleterio che distruggeva ed an-nientava ogni persona che la subiva, era contraria per sua intrinseca natura alla veraessenza dell'uomo ed ai principi rivoluzionari. La libertà era, dunque, il fondamenrodi tutti i diritti umani, di conseguenza la schiavitù mal si coniugava con la diffusionedei diritti; per una loro corretta ed universale estensione era opporruno eliminare lecondizione servile a cui erano sottoposti i neri.

Egli evidenziava, inoltre, che chi intendeva essere libero, chi desiderava dispor-re autonomamente dei propri diritti nell'ambito della società non poreva in alcunmodo farlo a danno degli altri, privandoli della libertà. Ragion per cui la rivendica-zione dei diritti doveva essere estesa anche ai neri, altrimenti si sarebbe trattato diuna rivendicazione monca e del tutto inadacra.

Va ricordato che sarebbero stati i giacobini francesi i primi ad abolire la schiavitùdei neri, mentre in America, nonostante la guerra d'indipendenza ela conseguenc

"t lai, p. 5.to lbidem.

L'altro come schiauo: Maxeo Angelo Galdi e il rifuto delk natta dei neri 87

f)ichiarazione, si sarebbe dovuto aspettare la seconda metà dell'Ottocento Per arri-

rare alla loro completa liberazione.

Galdi passava ad analizzarc, poi, le tanto temute e condannate rivolte degli schia-

nL Esse erano awenute in diverse zone del mondo ed in differenti momenti storici;

h ognuna I'oppresso aveva agito in modo aggressivo nei confronti dell'oppressore,

di colui che era il suo padrone. Nessuno avrebbe dovuto stupirsi Per questi comPor-

tementi, perché qualunque uomo, privato della libertà, nel momento del riscatto

rwebbe sempre reagito in maniera violenta. Non si poteva sperare che la richiesta di

hbertà da parte di colui che aveva vissuto giornate di duro lavoro, a cui era costretto

con brutale forza, acui era stato negato di amare e di formarsi una famiglia, se non

in base alle condizioni previste dal padrone, non fosse violenta e non determinasse

ulteriori perdite di vite umane.

Una società che si definiva civile avrebbe dovuto frenare ogni forma di vendetta,

professare un'esistenza tranquilla, lontana da ogni impeto di violenza, ma, secondo

Galdi, solo se rurri gli uomini avessero conseguito la libertà e I'uguaglianza nei diritti

si sarebbe potuto finalmente pervenire ad una società pacificata.

Galdi, poi, da buon illuminista, analizzavale epoche storiche Passate per eviden-

ziare quale fosse stata la precedente condizione dei neri. Il retaggio storico avallava

le sue considerazioni: i neri erano i discendenti degli Egiziani e dei Cartaginesi. <Per

abbassare alquanto I'orgoglio europeo>" egli ricordava ai suoi contemporanei che

non potevano considerarsi superiori agli altri facendo leva su origini valorose, in

quanro gli africani erano i discendenti dei dotd egiziani, che tanto lustro avevano

dato alla storia con le loro innumerevoli scoperte e conoscenze, e dei commercianti

cartaginesi, popolo anche questo con indiscutibili propensioni economiche. Civiltà

che erano scomparse non per ignavia, ma per differenti vicissitudini che di certo non

dipendevano da una loro intrinseca incapacità.

Inoltre, a suo parere, gli Europei non potevano bearsi della gloria del loro Passato'ma avrebbero dovuto ricordare ciò che erano stati tra il IX ed il XIV secolo, quando,

a suo giudizio, ad eccezione di Firenze, Genova, Roma, Napoli, Yeneziae Salerno, il

resto dell'Europa non viveva condizioni migliori del popolo africano.

Da questa affermazione emergono due aspetti della formazione di Galdi: da illu-

minista qual era considerava il Medioevo come un momento buio per la storia del

Vecchio Continente; è presente, poi, in nuce ciò che sarebbe diventato un aspetto

importante della sua vita e sarebbe confluito nelle sue idee repubblicane, I'amore per

ciò che considerava un entità unica, I'Italia unita.

Lultimo aspetto utile per confermare le sue teorie era quello economico.

Egli sosteneva che sarebbe stato facile per chiunque avanzaÍe la considerazione

che i neri vivessero in una condizione inferiore a quella dei bianchi in quanto non

" Ibidern.

88 Siluana Scianotta

erano stati in grado di far fronte al loro stesso sviluppo economico e non Potevano

essere neanch. .onfrott"ti con gli Europei e con le loro innumerevoli scoperte ed

innovazioni. Grazie al clima favorevole, all'invenzione della bussola e della stamPa

questi ultimi avevano poruto accelerare il processo di formazione della loro socie-

À civile. Fondamentale, soprattutto Per gli Europei, era stato il recupero dei testi

antichi, dei codici greci e latini, un ritorno al passato che aveva amplificato la loro

coscienza e rafforzato I'autocoscienza. Galdi, poi, evidenziava, che gli Europei aves-

sero sempre conservato un testo in particolare, facendolo diventare un concentrato

di diritto, di morale e di religione: la Sacra Bibbia. Il testo sacro fondamentale nel

quale riconoscersi, ma che troppo spesso era diventato fonte di discriminazione nei

confronti dell'altro.Galdi, quindi, usando una concezione tiPica del determinismo geografico, soste-

neva che "

fr.rr"r. lo sviluppo delle popolazioni africane non fosse stata la màîcaîza

di volontà, ma il clima torrido che non aveva permesso loro di prosperare nelle arti

e nelle industrie. Ma se essi non ayevano avuto dalla loro parte un clima favorevole,

non significava che bisognava lasciarli vivere nell'arretratezza, era opportuno agire

peruoÍ.rrarli dalla loro condizione e per aiutarli a crescere economicamente. Ciò

competeva proprio agli EuroPei.

In questa prima parte del saggio I'illuminista salernitano aveva così confutato tut-

te le consideiazioni negarive a-vanzate dagli autori schiavisti nei confronti dei neri.

Nella seconda parte p"ir"rr" ad occuparsi direttamente dell'opera di Linguet e delle

sue ipotesi.Egli iniziava subito con il mettere in evidenza che in un primo momento I'au-

tore francese avesse quasi confessato che la tratta dei neri fosse unazione ingiusta-

Secondo Galdi, a tale presa di coscienza avrebbe dovuto seguire I'analisi dei motivi

che avevano portato il popolo europeo a intraprendere la pratica della schiavitù' nri-

gitrando i riclami di quegl'infelici, frenando i generosi impulsi di una nazione, che

quantunque interessantissima nell'esecrabil commercio infame, sembra voler sacrifi-

care I'interesse privato alla ragione, ed alla giustizio".

Dalla lettur" di q,r.r,o passo emerge un altro aspetto tipico dell'Illuminismo: il

primato delf interesse generale rispetto a quello del singolo o di gruppi di individui--C"ldi,

infatti, evidenziava come gli Europei, mossi dalla loro egoistica fame di dena-

ro, avessero sacrificato i fondamenti della ragione e della giustizia che imponevano

la pubblica felicità di genovesiana memoria. Inolffe, asPetto di non minore valenza^

.o.r l" loro arrogan,. .d oppr.rsiva politica avevano causato la sofferenza di migliaie

di individui.Niente di tutto ciò era stato trattato da Linguet; egli era sì partito con la condan-

na della tratta in quanto tale, ma aveva poi fornito, ^ Parer suo, due giustificazionl

3' Iui, n.2, p. 13.

L'abro come schiauo: Matteo Angelo Galài e il rifiuto dzlla tratta dzi neri 89

Galdi per far capire quanto meschina fosse la teoria del letterato francese ne rip.or-

una esplicitamÀte le parole: <1. Il commercio di questo bestiame umano è odio-

ro beniì, ma per ora iireformablle2. Porterebbe seco I'irreparabile rovina di tanti

interessati>".Lingiustizia dell'azione commessa passava, dunque, in secondo piano a benefi-

cio del"primato dell'opportunismo commerciale. Inoltre, nell'appellativo usato da

Lirrgu.t p., indicare iìlri come "bestiame umano" si racchiudeva il senso della di-

scritinazione e I'equipollenza nero-bestia che di fatto ne legittimava I'assoggetta-

mento.Ricordiamo che la motiv^zione economica era la base fondante di ogni visione

shiavista, secondo la quale gli imperi coloniali'n Per crescere e Prosperare avevano

bisogno di numerosa manodopera, per cui la loro manc,Lnzao il loro numero esiguo

oe avrebbe sicuramente causaro la rovina. Tutto il lavoro nelle colonie doveva gravare

srlle spalle degli schiavi, altrimenti gli imperi sarebbero crollati. Ma proprio la moti-

vazione ..onorni.", letta nella ProsPettiva costo-beneficio, sarebbe stata la molla più

forte ttilizzata dagli Illuministi, e in qualche misura anche da Galdi, per attaccare le

ragioni del profitto su cui si reggevano imperi e schiavismo"'

Galdi, infatti, tendeva a smontare questa necessità economica ed inseriva un'altra

variabile interpretativa: era vero che gli Europei avessero con il tempo moltiplicato

i loro bisogni, ma ciò era accaduto a danno di altre persone. La sottomissione di un

"ltro popolo non era e non doveva essere un diritto per gli Europei, bensì doveva

essere rirenuta contraria alla morale ed alla religione. Inoltre, valutazione di estrema

rilevanza, chiunque viveva in libertà non PoteYa rendere schiavi gli altri; si trattava

di una sorta di traslazione del principio cristiano della fratellanza insito nell'animo

degli Europei ma non applicato nei fatti'per eliminare rutto ii male era necessario trovare un rimedio alla tratta e risolvere

il bisogno di manodop eraforzatache stava alla base del predominio coloniale. Galdi

,ite.r.à che i profitti provenienti dalla schiavitù non fossero solo ad appannaggio

degli imperi europei ma venissero equamente suddivisi tra "imperialisti" e schiavi;

il passaggio successivo era il riconoscimento che lo schiavo diventasse un agricoltore

i'prop"rl e la possibilità per quesro nuovo possidente fondiario di beneficiare dei

3u lbidem.

" per uno studio sull'economia effettiva degli imperi si vedano I.'ll'allerstein, Ihe Modzrn Vorld-Syltern'

The second Great Exbansion of the capi.taliivoid-E onoml, 1730-1840',s,vo1. III, San Diego, A"4:qi:The Second Great Expansion of the Capitalist 1730-1840's, vol. III, San Diego, Academic

press, 1989; ldem, The M"iír- U/";ú-iy,u*. Uruon66si and the Consolidation of.le.fyrolean !or!n'îi"r'"íy,îeoo-tiso,uot.Il, NewYork, AcademicPress, 1980; ldem, The Modern.w'orld-Slstem' Ca-p-it.-.

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London, Academic Press, 1974-3' Cfr. A. Pagden, Signori dzl mondo. Ideotogie dltt'iryle1o in,S216n?,.?!".8':'nC:!

e Francia 1500-1800'

Bologna, il úutno,io0 5, pp.257-289 @dl or..Lords-of att theworld. Idmlogies of Enpire in Spain, Britain

ord"Fran* c. 1500-c. 1S0ó, New Haven-London, Yale University Press' 1995)'

90 Silaana Sci.anotta

profifti rimasti nel Nuovo Mondo per investirli in modo oculato nella gestione del-

ie propri. attività lavorative. In tal modo, Galdi si poneva due obiettivi strategici:

lasciare risorse monetarie nel Nuovo Mondo ed emancipare lo schiavo riconoscen-

dogli i diritd che erano propri degli Europei. La conseguenza ditetta di queste due

a"{onicongiunte sarebbe stata la crescita dell'economia delle colonie, creando condi-

zioni di sviluppo delle quali avrebbero potuto beneficiare gli stessi ex schiavi. Questi

ultimi, infine, avrebbero potuto anche decidere, in quanto liberi, di far ritorno in

Africa ripopolando una terra ampiamente depauperata di risorse umane.

Galdi, foi, trorrava anche un altro espediente: dopo la liberazione degli schiavi,

per non far crollare il capitale dei loro proprietari, si sarebbe Potuto assegnare a que-

sti ultimi come controperrita una prestazione annuale di tipo vitalizio. Un introito

più sicuro della stessa proprietà di uno schiavo in quanto quest'uldmo avrebbe po-

trrto "rr.h.

morire per il duro sforzo, arrecando un danno economico al suo padro-

ne'u.

Lunica cosa che I'illuminista salernitano non chiariva éra chi avrebbe dovuto

sborsare questo denaro.

Con questo suo saggio Galdi riteneva di essere riuscito nell'intento di dimostrare

che tutti gli esseri umani avessero pari dignità e dovessero perciò godere della libertà

e dei diritti naturali, allo stesso tempo, aveva smontato la considerazione di Linguet

che reputava gli schiavi indispensabili al mantenimento degli imperi, perché era riu-

scito a prospettare una facile soluzione che avrebbe agevolmente sostituito il lavoro

forzato.Sulla base di queste considerazioni appare evidente che I'abolizione della schiavi-

tù fosse strettamente connessa aTlavùorizzazione di concetti quali eguaglianza e li-

bertà, le nuove parole d'ordine dell'Illuminismo, da cui proveniva anche la centralità

del concetto di umanità.

Ci pare olremodo interessante valorizzare il lavoro di Galdi nella misura in cui

provava a intersecare alcuni ragionamenti: la demolizione del concetto di diversiù

,r"t,rr"l. degli uomini e dei neri in quanto tali; I'implicita legittimazione alla ribel-

lione da parte degli schiavi; la demolizione delle ragioni economiche della schiavitù

Si trattava di .rrrì-portante Passo verso la modernità su cui pendeva il timore del

giudizio della storia rispetto alla tratta dei neri, per le pesanti responsabilità alle quali

avrebbe continuamente richiamato gli Europei.

" Cfr. M. Galdi, Del cornmercio dzi negri. Disamina di una rnemoria dzl signor Linguet, cit., t.2, pp- lLli'


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