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Legame tra sistemi adesivi smalto-dentinali e compositi. Valutazione sperimentale

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DENTAL CADMOS 10/2005 39 LAVORO ORIGINALE MATERIALI DENTARI Materiali dentari LAVORO ORIGINALE F. Damiani, G. Duvia, *G. Merlati, E. Bruno Università degli Studi di Milano - Istituto di Clinica Odontoiatrica - Direttore: prof. F. Santoro Insegnamento di Odontoiatria Conservatrice Titolare: prof. E. Bruno *Università degli Studi di Pavia Insegnamento di Materiali Dentari - Titolare: prof. P. Menghini Legame tra sistemi adesivi smalto-dentinali e compositi VALUTAZIONE SPERIMENTALE 1. Introduzione Da parecchi anni, ormai, la pra- tica odontoiatrica si avvale quo- tidianamente dell’utilizzo dei materiali compositi sia per tera- pie di tipo conservativo sia per terapie di tipo protesico. Le mo- tivazioni del successo di questi materiali sono sicuramente da ricercare, al di là della loro ec- cellente resa estetica, nel mag- gior rispetto, in fase di prepara- zione delle cavità, dei tessuti duri del dente. Infatti i rigidi cri- teri di costruzione secondo Black, volti a determinare stabi- lità, fissità e ritenzione, si sono ridimensionati in virtù dell’ade- sione chimica dei compositi alle strutture dentali. Se tutto questo rappresenta un notevole passo avanti, è altresì vero che, nonostante l’interesse della ricerca, tanti sono ancora i punti non chiariti, poiché com- plesse e varie le interrelazioni tra i vari materiali e i tessuti du- ri del dente. Da qui la necessità di valutare e studiare l’interfaccia dentina- adesivo, relazione estremamen- te delicata, ma anche l’opportu- nità di indagare l’interfaccia adesivo-composito, valutando che anche da questo settore pos- sono scaturire insuccessi (1). Quello che resta comunque in- discusso è il fatto che il vero tal- lone d’Achille di questi materiali è l’ancora eccessiva contrazio- ne che si verifica in fase di poli- merizzazione (2); ciò fa sì che, in fase di indurimento appunto, si vengano a creare delle forze opposte e spesso superiori a quella adesiva, la quale dovreb- be garantire un intimo contatto dei vari substrati a livello delle interfacce prima citate. Il risultato dell’interazione di tutte le forze in gioco è rappre- sentato dalla formazione di mi- crolacune marginali attraverso le quali sono liberi di infiltrarsi, tra la parete della cavità e il re- stauro, fluidi ricchi di batteri e molecole varie, punti di parten- za di carie secondarie, che mi- nerebbero l’integrità dell’ottura- zione o della ricostruzione pro- tesica. Tale fenomeno è noto con il nome di microleakage (3). Per tutto questo, l’obiettivo pri- mario della ricerca è quello di migliorare il legame dente-ade- Key words SEM analysis Adhesive-composite interface Microleakage Abstract Dentine-enamel adhesives and composite bond: an experimental study By this study the Authors evaluate adhesion quality of composite restorations. To achieve their aim a dye penetration test was used and the results were analyzed by stereomicroscopy. A SEM was also used to analyze the adhesive- composite interface. Finally one step and two steps adhesive techniques were compared. 90 standard Class II cavities were prepared in 30 recently extracted human molars; the specimens were divided into 6 groups. In each group a different adhesive system and composite were used, namely: Group I Prompt L-pop (3M Espe) + Filtek Supreme (3M Espe); Group II Xeno III (Dentsply) + Ceram-x mono (Dentsply); Group III Scotchbond 1 XT (3M Espe) + Filtek Supreme; Group IV One Step plus (Bisco) + Aelite LS (Bisco); Group V Stae (SDI) + ICE (SDI); Group VI Prime&Bond continues page 40 TEMPO MEDIO DI LETTURA: 30 MINUTI
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DENTAL CADMOS 10/2005 39LAVORO ORIGINALE MATERIALI DENTARI

Materiali dentariLAVORO ORIGINALE

F. Damiani, G. Duvia, *G. Merlati, E. BrunoUniversità degli Studi di Milano - Istituto di ClinicaOdontoiatrica - Direttore: prof. F. SantoroInsegnamento di Odontoiatria ConservatriceTitolare: prof. E. Bruno*Università degli Studi di PaviaInsegnamento di Materiali Dentari - Titolare: prof. P. Menghini

Legame tra sistemi adesivi smalto-dentinali e compositiVALUTAZIONE SPERIMENTALE

1. IntroduzioneDa parecchi anni, ormai, la pra-tica odontoiatrica si avvale quo-tidianamente dell’utilizzo deimateriali compositi sia per tera-pie di tipo conservativo sia perterapie di tipo protesico. Le mo-tivazioni del successo di questimateriali sono sicuramente daricercare, al di là della loro ec-cellente resa estetica, nel mag-gior rispetto, in fase di prepara-zione delle cavità, dei tessutiduri del dente. Infatti i rigidi cri-teri di costruzione secondoBlack, volti a determinare stabi-lità, fissità e ritenzione, si sonoridimensionati in virtù dell’ade-sione chimica dei compositi allestrutture dentali. Se tutto questo rappresenta unnotevole passo avanti, è altresìvero che, nonostante l’interessedella ricerca, tanti sono ancora ipunti non chiariti, poiché com-plesse e varie le interrelazionitra i vari materiali e i tessuti du-ri del dente.Da qui la necessità di valutare estudiare l’interfaccia dentina-adesivo, relazione estremamen-te delicata, ma anche l’opportu-nità di indagare l’interfaccia

adesivo-composito, valutandoche anche da questo settore pos-sono scaturire insuccessi (1).Quello che resta comunque in-discusso è il fatto che il vero tal-lone d’Achille di questi materialiè l’ancora eccessiva contrazio-ne che si verifica in fase di poli-merizzazione (2); ciò fa sì che,in fase di indurimento appunto,si vengano a creare delle forzeopposte e spesso superiori aquella adesiva, la quale dovreb-be garantire un intimo contattodei vari substrati a livello delleinterfacce prima citate. Il risultato dell’interazione ditutte le forze in gioco è rappre-sentato dalla formazione di mi-crolacune marginali attraversole quali sono liberi di infiltrarsi,tra la parete della cavità e il re-stauro, fluidi ricchi di batteri emolecole varie, punti di parten-za di carie secondarie, che mi-nerebbero l’integrità dell’ottura-zione o della ricostruzione pro-tesica. Tale fenomeno è notocon il nome di microleakage

(3).Per tutto questo, l’obiettivo pri-mario della ricerca è quello dimigliorare il legame dente-ade-

Key wordsSEM analysisAdhesive-composite interfaceMicroleakage

Abstract Dentine-enameladhesives and composite bond:an experimental studyBy this study the Authors evaluateadhesion quality of compositerestorations. To achieve their aim a dye penetration test was used andthe results were analyzed bystereomicroscopy. A SEM was alsoused to analyze the adhesive-composite interface. Finally one stepand two steps adhesive techniqueswere compared.90 standard Class II cavities wereprepared in 30 recently extractedhuman molars; the specimens weredivided into 6 groups. In each groupa different adhesive system andcomposite were used, namely: GroupI Prompt L-pop (3M Espe) + FiltekSupreme (3M Espe); Group II XenoIII (Dentsply) + Ceram-x mono(Dentsply); Group III Scotchbond 1XT (3M Espe) + Filtek Supreme;Group IV One Step plus (Bisco) +Aelite LS (Bisco); Group V Stae (SDI)+ ICE (SDI); Group VI Prime&Bond

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sivo-materiale da otturazione,alla luce anche del continuo di-venire dei materiali.La logica evoluzione di questi,oltre a cercare risultati sempremigliori, tende alla semplifica-zione dei passaggi, onde limita-re il più possibile la variabile re-lativa all’operatore.

Scopo della ricercaLo scopo della nostra ricerca èquello di valutare, in un primomomento, il grado di suc-cesso/insuccesso di restauri dicavità composte attraverso testdi microinfiltrazione analizzatiin microscopia ottica. Successi-vamente, quello di analizzare alSEM campioni analoghi a quelli

in precedenza testati, con loscopo di verificare l’integritàdell’interfaccia sistema adesi-vo-composito, evidenziandoquindi un suo coinvolgimento ouna sua esclusione nell’even-tuale insuccesso del legameadesivo.Utilizzando poi, nell’esecuzionedei restauri, materiali adesiviche si avvalgono di tecnicheoperative differenti, sarà infinepossibile una valutazione com-parativa che permetterà di evi-denziare se gli adesivi a un pas-saggio, più pratici nel loro utiliz-zo, sono in grado di garantireuna performance adesiva para-gonabile a quella dei sistemi adue passaggi e se le varie classidi adesivi interagiscono in ma-niera differente con il materialeda restauro soprastante.

2. Materiali e metodiSono stati selezionati 30 dentimolari umani, esenti da carie,estratti per motivi parodontali econservati in soluzione fisiolo-gica a temperatura ambienteper circa un mese.Su ciascun dente sono state ese-guite fino a 1 mm sopra allagiunzione amelocementizia trecavità composte (una occluso-mesiale, una occluso-vestibola-re e una occluso-distale) per untotale di 90 cavità.

Tali box sono stati eseguiti uti-lizzando una fresa cilindricadiamantata montata su turbina,il tutto raffreddato con un’ab-bondante irrigazione di sprayd’acqua.I margini di ogni cavità sonostati in seguito regolarizzati uti-lizzando un gommino a granamedia montato su manipolo blusotto irrigazione d’acqua. In talmodo sono state eliminate tuttele irregolarità presenti a livellodel margine del box che avreb-bero potuto interferire con unachiusura ottimale del restauro. Identi così preparati sono staticonservati sempre in soluzionefisiologica fino all’esecuzionedei restauri.Una volta terminata la prepara-zione delle cavità, i campionisono stati suddivisi in modorandomizzato in sei gruppi dicinque denti ciascuno, per untotale di 15 cavità a gruppo (ta-bella I).Una particolare attenzione èstata prestata nell’abbinare si-stema adesivo e materiale com-posito forniti e fabbricati dalmedesimo produttore, così co-me suggerito dalle Case stesse,in modo tale da evitare qualsiasieventuale incompatibilità di ma-teriale tra prodotti di Case diffe-renti. Ogni materiale è stato im-piegato attenendosi scrupolosa-

Abstract Dentine-enameladhesives and composite bond:an experimental study

NT (Dentsply) + Ceram-x mono.Any restored tooth was thermocycled(5000 cycles at 5° ± 2°C and 55°± 2°C). 2 specimens of each groupwere analyzed by SEM to analyzethe adhesive-composite interface.The remaining specimens werestored in a 0,5% basic fuchsinesolution for 24 hours and observedby stereomicroscopy. Almost all the samples were dyepenetrated. Teeth restored using onestep adhesives showed a degree ofinfiltration higher than those restoredby a two step techniques. Failure ofadhesive-composite interface wasfound though rarely. One stepadhesives showed to be less reliablethan two steps adhesives in theability to bond with tooth structure.The Authors conclude that two stepsadhesives, especially Prime&BondNT, represent the best compromisebetween bond strength andquickness of use.

continued

Tabella I Suddivisione dei campioni e abbinamenti sistema adesivo-materiale composito

Sistema Materiale Casa Tipo di tecnicaadesivo composito produttrice adesiva

Gruppo 1 Adper Filtek Supreme 3M Espe One stepPrompt L-pop

Gruppo 2 Xeno III Ceram-x mono Dentsply One step

Gruppo 3 Adper Filtek 3M Espe Two stepScotchbond 1 XT Supreme

Gruppo 4 One Step plus Aelite LS Bisco Two step

Gruppo 5 Stae Ice SDI Two step

Gruppo 6 Prime&Bond NT Ceram-x mono Dentsply Two step

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mente alle indicazioni fornitedalla Casa produttrice.Per la polimerizzazione delle re-sine composite, tutte fotoattiva-bili, è stata utilizzata una lampa-da di tipo tradizionale Bisco VIP. È stata scelta una metodica dipolimerizzazione che si avvaledi luce incrementale la quale se-condo molti Autori riduce note-volmente lo stress da polimeriz-zazione, il che si traduce in unasignificativa riduzione delle in-filtrazioni marginali (4). I tempidi polimerizzazione sono statitenuti volutamente lunghi, 40sec per lo strato di adesivo e 40sec per ogni incremento di com-posito, così da garantire unaperfetta polimerizzazione di tut-to il restauro.Una volta terminata la loro pre-parazione, tutti i campioni sonostati sottoposti a una proceduradi invecchiamento artificialeche porta il restauro a uno statosimile a quello che assumereb-be dopo dieci anni di perma-nenza nel cavo orale. Il ther-

mocycling è stato studiato ne-gli anni da parecchi Autori, e datutte queste ricerche è emersocome questo test sia indispen-sabile per far sì che i risultatidello studio in questione abbia-no una certa attendibilità ancheda un punto di vista clinico (5).Già nel 1978 Lloyd et al. (6) fe-cero emergere, dai loro studi,come ottimale il range di tem-peratura compreso tra i 5° ±2°C e i 55° ± 5°C per quanto ri-guarda il termociclaggio deidenti.

Il thermocycling dei nostri cam-pioni è stato eseguito per mezzodi un Thermocycler FCA 14,(ICR snc, Cava Manara, Pavia),con le modalità di seguito de-scritte (tabella II).Terminato poi anche il ther-mocycling sono stati prelevati daciascun gruppo due denti, i qualihanno subito la preparazione ne-cessaria per essere quindi analiz-zati mediante SEM, mentre i re-stanti tre di ciascun gruppo sonostati preparati e utilizzati per lavalutazione della microinfiltra-zione mediante immersione insoluzione colorante.

Preparazione per il SEMI denti selezionati per l’osserva-zione al microscopio elettroni-co a scansione sono stati di-mensionalmente ridotti con l’a-sportazione della porzione radi-colare, fino a circa 1 mm sottola giunzione amelocementizia,mediante disco separatore mon-tato su manipolo da laboratorio;in tal modo si è venuta a forma-re una base d’appoggio pianaper il campione. Sempre conl’ausilio del medesimo disco se-paratore, è stata asportata laparte più coronale di ogni den-te, fino a rendere il campionepiatto anche nella porzione delpiano occlusale, con completaesposizione della dentina. Il pia-no occlusale è stato infine rifini-to utilizzando della carta vetrataa grana finissima montata sumanipolo da laboratorio.Ogni campione è stato poi de-calcificato per 60 sec con acido

ortofosforico al 35% (Scotch-bond Etchant, 3M Espe), sciac-quato e deproteinizzato con unasoluzione di ipoclorito di sodioal 2% per 30 sec (7). Tale proce-dura è necessaria per rimuoverelo strato di fango dentinale chericopre il piano occlusale dopola sua riduzione con il disco se-paratore.L’osservazione con microscopiaelettronica a scansione tradizio-nale di campioni biologici impo-ne, inoltre, che il materiale siastato in precedenza adeguata-mente fissato mediante perma-nenza (immersione), per tempivariabili in funzione delle dimen-sioni del campione, in una solu-zione tampone fosfato (SigmaAldrich, Milano) + 5% glutaral-deide (Sigma Aldrich, Milano).Al termine del periodo di fissa-zione il campione è stato disidra-tato con miscele acqua/etanoloassoluto a concentrazione cre-scente di quest’ultimo (25% eta-nolo: 75% acqua, 50% etanolo:50% acqua, 75% etanolo: 25% ac-qua, 100% etanolo); questi pas-saggi hanno l’obiettivo di preser-vare la struttura della compo-nente organica. Il passaggio fina-le di disidratazione è stato effet-tuato con esametildisilazano(HMDS, Sigma Aldrich, Milano)ed è stato seguito da un proces-so di metallizzazione del campio-ne che prevede la ricoperturacon uno strato d’oro (agar auto

sputter coater) in modo da ren-derlo conduttivo agli elettroni econcludere la preparazione perl’osservazione al SEM. L’osservazione è stata eseguitacon un microscopio elettronicoa scansione LEO 420 (LEO Ltd).I parametri strumentali salientisono riportati sulla striscia nerain basso di ciascuna figura: EHT= potenziale di accelerazionedegli elettroni, WD = working

distance, Mag = ingrandimento.

Tabella II Parametri di esecuzione del thermocycling

Temperatura vasca fredda 5°C

Temperatura vasca calda 55°C

Tempo di immersione in ciascuna vasca 30 sec

Tempo di trasferimento tra le due vasche 5 sec

Numero cicli 5000

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Valutazione della microinfiltrazionedel coloranteTerminato il thermocycling, peri restanti tre campioni di cia-scun gruppo si è provveduto asigillare l’apice radicolare conla cera e a rivestire l’intera por-zione radicolare con due stratidi smalto in vernice fino a circa2 mm dai margini dell’otturazio-ne. Successivamente tutti i cam-pioni sono stati immersi per 24ore in soluzione di fucsina basi-ca allo 0,5%; dopo averli lavati easciugati, i campioni sono statitagliati in modo assiale in sensosia mesiodistale sia linguo/pala-to-vestibolare, così da poter os-servare l’entità di penetrazione

del colorante nei confronti dellacamera pulpare, con due osser-vazioni per ogni cavità, comedescritto nella specifica tecnicaISO (8) (tabella III).

3. RisultatiGruppo 1L’osservazione al microscopioelettronico a scansione dei cam-pioni restaurati con l’adesivoPrompt L-pop e il compositoFiltek Supreme, entrambi pro-dotti e forniti da 3M Espe, e ap-partenenti dunque al primogruppo, ha rilevato un’adesionedel restauro alle strutture den-tarie, sia smalto sia dentina, nelcomplesso scadente, a maggior

ragione quando l’interfaccia èstata analizzata a elevato in-grandimento (fig. 1).In alcuni casi si sono potute re-pertare anche zone con adesio-ne buona. L’osservazione in microscopiaottica dei campioni sottoposti altest di infiltrazione ha mostratorisultati assimilabili a quelli ot-tenuti mediante l’osservazionedei campioni al SEM; si è infattiriscontrato un elevato grado diinfiltrazione nella totalità deicampioni esaminati (fig. 2).Va inoltre rilevato che non è sta-ta possibile l’osservazione dicinque siti poiché l’intero re-stauro si è distaccato dal dentedurante la fase di sezionamentodel campione.

Gruppo 2 Anche l’osservazione dei cam-pioni appartenenti a questogruppo ha mostrato un legameadesivo non del tutto soddisfa-cente, con presenza frequentedi lacune e distacchi localizzatiper lo più tra dente e adesivo onel contesto dello strato ibrido.

Tabella III Metodo di misura delle microinfiltrazioni secondo la specifica tecnica ISO

Entità di colorante rilevato Codice

Assenza di penetrazione 0

Penetrazione limitata alla parte smaltea delle pareti della cavità 1

Penetrazione che interessa anche la porzione dentinale delle pareti senza però coinvolgere il tetto della camera pulpare 2

Penetrazione che arriva fino al tetto della camera pulpare coinvolgendolo 3

Fig. 1 Restauro appartenente al gruppo 1 in cui è evidenteun’adesione scadente (200x)

Fig. 2 Notevoli infiltrazioni di colorante in cavità del gruppo 1 (2x)

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Le zone di buona adesione sonorisultate però, nei campioni diquesto gruppo, molto più fre-quenti rispetto all’analisi delgruppo precedente; si sono po-tuti apprezzare abbastanzaspesso sia lo strato ibrido siauna cospicua componente diadesivo tra dente e materialecomposito.

due passaggi, ma migliore diquello del gruppo precedente(figg. 3, 4).

Gruppo 3Il materiale utilizzato in questogruppo (Scotchbond 1 XT, 3MEspe) si è dimostrato eccellen-te nel formare il legame adesivocon le strutture del dente siacon lo smalto sia con la denti-na; la totalità dei restauri ap-partenenti a questo gruppo èapparsa nel complesso moltoben adesa al dente sottostanteed è stato possibile evidenziaresolo poche zone di scarsa ade-sione (fig. 5).

Fig. 3 Osservazione in microscopia elettronica di cavità del gruppo 2 (200x)

Fig. 4 Osservazione inmicroscopia ottica di cavitàdel gruppo 2 (6x)

Fig. 5 Adesione eccellente con dentina osservata nel gruppo 3 (3000x)

Fig. 6 Infiltrato quasi nullo incavità del gruppo 3; osservazionein microscopia ottica (8x)

L’analisi al microscopio otticodei campioni sottoposti a test diinfiltrazione ha fatto emergere,anche in questo caso, risultaticoncordanti con quelli appenaesposti; il grado di infiltrazionerilevato si attesta per lo più sul1° e 2° grado, rivelandosi di po-co peggiore rispetto a quello ot-tenuto con le tecniche adesive a

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I risultati ottenuti dall’osserva-zione al microscopio ottico deicampioni sottoposti al test diinfiltrazione hanno fornito ri-sultati che, in accordo con l’os-

servazione al SEM, mostranoun livello di penetrazione delcolorante modestissimo o, inalcuni casi, addirittura nullo(fig.6).

Gruppo 4Il legame adesivo che i materialidel quarto gruppo sono stati ingrado di formare con il dente èapparso, dall’analisi dei campio-

Fig. 7 Fallimento dell’adesione con la dentina nel contesto dello stratoibrido e a livello dell’interfaccia adesivo-composito; la frattura prosegue approfondendosi e dirigendosi verso l’interfaccia dente-adesivo; infatti sono ben evidenti i tubuli dentinali, sia in sezione trasversale sia in sezione longitudinale, all’interno dei quali si riscontra la presenza di resin tag(3000x)

Fig. 8 Particolare di infiltrato digrado 2° osservato in microscopiaottica in cavità del gruppo 4 (8x)

Fig. 9 Esempio di ottima adesione nella fattispecie neiconfronti dello smalto (2000x)

Fig. 10 Lievissima infiltrazionerilevabile a mala pena aingrandimento massimo (10x)

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ni al microscopio elettronico ascansione, nel complesso buo-no, anche se durante la nostraindagine si sono potuti eviden-ziare alcuni crack localizzati, adifferenza di tutti gli altri gruppia livello dell’interfaccia adesivo-composito (fig. 7). L’infiltrazione rilevata risultaessere generalmente di gradobasso, anche se si sono presen-tati all’osservazione pochi casidi grado massimo, con coinvol-gimento anche della camerapulpare (fig. 8).

Gruppo 5Anche i materiali del quintogruppo si sono dimostrati eccel-lenti nel formare il legame evi-denziando una completa com-penetrazione tra dente e adesi-vo e tra quest’ultimo e composi-to. Solo raramente si sono ri-scontrati alcuni distacchi loca-lizzati per lo più tra sistema ade-sivo e dente o nel contesto dellostrato ibrido (fig. 9).Anche analizzando i risultati deltest di infiltrazione dei campio-ni appartenenti a questo grup-po, è emerso che ancora unavolta essi rispecchiano appienoil comportamento dei materialianalizzato in microscopia elet-tronica; si è dunque reso evi-dente un grado di infiltrazionenullo o modestissimo, tantoche, a volte, la sua osservazioneè stata possibile solo a elevatoingrandimento (fig. 10).

Gruppo 6L’osservazione al SEM dei cam-pioni appartenenti al sesto e ulti-mo gruppo ha mostrato un lega-me adesivo della resina al denteassolutamente più che soddisfa-cente e, più precisamente, quasiimpeccabile nei confronti dellosmalto, mentre qualche fallimen-to in più, seppur raro e di mode-sta entità, si è potuto repertare

in dentina (fig. 11).A conferma di una forza adesivacon lo smalto di notevole entitàè il fatto che, in alcuni casi, la ri-ma di frattura, che a livello den-tinale si osserva al passaggio trarestauro e dente, a livello smal-teo devia il proprio tragitto por-tandosi nel contesto del tessutodentale, e lasciando quindi inal-terato il sigillo marginale del-l’otturazione.

Inoltre va rilevato che, nei raricasi in cui l’adesione non appa-re ottimale, il fallimento si os-serva, per lo più, non all’inter-faccia tra dente e adesivo ma alivello dell’interfaccia adesivo-composito o contestualmente alcomposito.L’osservazione in microscopiaottica non ha fatto altro che con-fermare ancora una volta i risul-tati ottenuti dalla microscopia

Fig. 11 Adesione impeccabile a livello dentinale osservatafrequentemente nel gruppo 6 (5000x)

Fig. 12 Infiltrato nullo in cavità del gruppo 6 (8x)

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elettronica. Ciò si traduce in gra-di di infiltrazione nulli o di mode-stissima entità (fig. 12). L’ottimorisultato ottenuto è probabilmen-te da imputare anche all’eccel-lente sigillo che si realizza con losmalto nella maggior parte deicasi, fatto che sbarra l’ingresso aqualsiasi tipo di infiltrato.La tabella IV elenca i risultaticomplessivi del test di infiltra-zione dei vari gruppi.

4. DiscussioneLa quasi totalità degli studi rela-tivi all’infiltrazione marginale,compresa la nostra ricerca, indi-ca che la maggior parte dei mate-riali restaurativi è soggetta a in-filtrazione; i risultati di tali ricer-che, però, essendo queste ese-guite in vitro, dovrebbero esse-re considerati come valori teori-ci massimali. Essi, infatti, non

vengono raggiunti necessaria-mente anche in vivo dato che, inquesta situazione, processi fisio-logici, come la produzione didentina reattiva o la pressioneidrostatica presente all’internodei tubuli dentinali, potrebberoopporsi alla penetrazione di flui-di e batteri, rendendo quindi l’in-filtrazione inferiore rispetto aquella ottenuta in vitro (9).Riguardo alle metodiche da noiutilizzate nel condurre questostudio va notato che l’osserva-zione al SEM si presta moltobene alla verifica del sigillo diun restauro in materiale com-posito alle pareti della cavità;tale indagine rappresenta, sen-za alcun dubbio, un dato rile-vante, poiché fornisce una vi-sione diretta delle interfaccedente-restauro e adesivo-com-posito. Essa possiede però an-

che dei limiti e, tra i più impor-tanti, bisogna ricordare l’intro-duzione di errori legati allacreazione di artefatti, come po-trebbero essere le fratture chesi vengono a formare nei cam-pioni in seguito al rigoroso pro-cesso di disidratazione cui essidevono essere sottoposti primadi essere osservati.Un altro limite dell’osservazio-ne al microscopio a scansione,così come dell’osservazione de-gli infiltrati in microscopia otti-ca, è il fatto di essere applicabilinel campo della bidimensionali-tà, fornendo quindi solo una vi-sione dello strato superficialesenza mostrare ciò che accadeal di sotto di esso.La scelta della fucsina basicacome colorante, all’interno delquale sono stati immersi i cam-pioni per rilevare l’infiltrazione

Tabella IV Sintesi dei risultati del test di infiltrazione dei diversi gruppi

Siti di 3M, Prompt Dentsply, 3M, Bisco, SDI, Stae Prime&osservazione L-pop + Xeno III Scotchbond 1 One step plus + Ice Bond NT+

Filtek + Ceram-x XT + Filtek + Aelite LS Ceram-xSupreme Supreme

Cavità 1 1 1 1 1 1 0

Cavità 2 2 1 0 1 0 2

Cavità 3 2 2 0 2 1 1

Cavità 4 2 2 1 1 1 0

Cavità 5 2 2 0 2 0 0

Cavità 6 2 2 0 1 1 1

Cavità 7 1 2 0 3 1 0

Cavità 8 2 1 1 1 0 0

Cavità 9 1 2 1 3 2 0

Cavità 10 2 2 1 1 0 0

Cavità 11 2 2 1 1 0 0

Cavità 12 2 2 2 0 0 0

Cavità 13 3 1 1 2 0 0

Cavità 14 N.O. 1 1 1 1 2

Cavità 15 N.O. 1 1 1 0 0

Cavità 16 N.O. 1 0 1 1 1

Cavità 17 N.O. 2 2 2 0 2

Cavità 18 N.O. 1 1 3 2 1

N.O. = non osservabile

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LAVORO ORIGINALE MATERIALI DENTARI

deriva dal fatto che tale sostan-za possiede un’elevata affinitàdi legame alla dentina; inoltreda alcuni studi emerge che lasoluzione di fucsina è quella cherivela la maggior percentuale diinfiltrazione nei test di colora-zione (10). Infine, in linea con la maggiorparte della letteratura interna-zionale, anche noi abbiamo rite-nuto indispensabile attuare uninvecchiamento artificiale deicampioni prima che essi venis-sero analizzati; tale procedurariproduce in vitro le condizioniestreme possibili all’interno delcavo orale e in particolare quel-le relative al coefficiente diespansione termica del restaurorispetto a quello del dente. Lasignificatività del thermocyclingda noi eseguito deriva anche dalfatto che 5000 cicli possono es-sere considerati un vero e pro-prio invecchiamento artificiale.

5. ConclusioniAlla luce di ciò che è stato dettofinora e riassumendo infine i ri-sultati da noi ottenuti possiamodunque affermare che:• l’esame al SEM rivela che l’a-brasione orizzontale del pianoocclusale ha esposto in tutti icampioni l’interfaccia smalto-dentina-restauro;• sempre dall’analisi medianteil microscopio elettronico ascansione emerge che nel falli-mento del legame adesivo è piùfrequentemente coinvolta l’in-terfaccia dente-sistema adesivorispetto a quella adesivo-com-posito, sebbene anche quest’ul-tima abbia mostrato di non es-sere priva di lacune;• pur notando un complessivobuon comportamento dei mate-riali da restauro da noi testati, aparte qualche rara eccezione, ri-sulta evidente che tutti i campio-ni hanno fatto rilevare un certo

grado di infiltrazione marginalesenza, però, che possa essere no-tata una prevalenza di infiltrato alivello cervicale rispetto al livel-lo occlusale o viceversa;• la presenza di lacune, osserva-te al SEM, e di infiltrato, osserva-to in microscopia ottica, è statariscontrata anche in quei restau-ri eseguiti con i materiali chehanno fornito i risultati migliori,così come anche tra i materialiche peggio sviluppano il legameadesivo con il dente si sono evi-denziate aree di buona adesione;ciò chiarisce come a oggi nonesista ancora una tecnica com-pletamente esente da fallimenti,così come non si può sostenereche una metodica adesiva sia deltutto fallimentare;• la stretta concordanza dei ri-sultati ottenuti dalle analisi inmicroscopia ottica, in seguito altest di infiltrazione, e in micro-scopia elettronica accredita il la-voro svolto;• dalla comparazione tra le tec-niche adesive a uno e due pas-saggi emerge, in linea con la let-teratura internazionale (11), chegli adesivi a un passaggio, e traquesti soprattutto il Prompt L-pop (3M Espe), risultano menoconvincenti di quelli a due nel-l’instaurare il legame adesivocon le strutture dentarie;• gli adesivi two-step, i cui re-stauri hanno mostrato i risultatinel complesso migliori per quan-to riguarda il sigillo marginale,rappresentano, secondo noi, ilmiglior compromesso tra rapidi-tà, facilità di utilizzo e tenuta delrestauro.

RiassuntoGli scopi della nostra ricerca sono

valutare il grado di successo-

insuccesso dell’adesione in

restauri di cavità composte

attraverso test di

microinfiltrazione analizzati in

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LAVORO ORIGINALE MATERIALI DENTARI50 10/2005 DENTAL CADMOS

microscopia ottica, verificare

l’integrità dell’interfaccia sistema

adesivo/composito mediante

analisi al SEM e infine attuare

una valutazione comparativa tra

le metodiche adesive a uno e due

passaggi.

Sono stati selezionati 30 denti

molari umani estratti esenti da

carie, su ognuno dei quali sono

state eseguite tre cavità composte,

per un totale di 90 cavità, sono

stati suddivisi in sei gruppi da

cinque denti ciascuno (15 cavità).

I restauri di ogni gruppo sono

stati eseguiti con materiali

differenti e in particolare: Gruppo

I Prompt L-pop (3M Espe) + Filtek

Supreme (3M Espe); Gruppo II

XenoIII (Dentsply) + Ceram-x

mono (Dentsply); Gruppo III

Scotchbond 1 XT (3M Espe) +

Filtek Supreme (3M Espe);

Gruppo IV One Step plus (Bisco)

+ Aelite LS (Bisco); Gruppo V Stae

(SDI) + Ice (SDI); Gruppo VI

Prime&Bond NT (Dentsply) +

Ceram-x mono (Dentsply). Tutti i

campioni sono quindi stati

sottoposti a thermocycling (5000

cicli con bagni a 5° ± 2°C e 55° ±

2°C). Due campioni per ogni

gruppo sono quindi stati osservati

al microscopio elettronico a

scansione, prestando particolare

attenzione all’interfaccia adesivo-

composito, mentre i restanti tre,

previa immersione in soluzione

di fucsina basica al 0,5% sono

stati divisi lungo l’asse lungo

dentale e osservati allo

stereomicroscopio.

È stato riscontrato un grado di

successo significativamente

differente a seconda della tecnica

adesiva (one-step, two step)

utilizzata; non possiamo

comunque sostenere l’esistenza

di una tecnica completamente

esente da fallimenti, così come

di una completamente

fallimentare. I risultati emersi

dall’analisi al SEM e dall’analisi

in microscopia ottica

concordano tra di loro

rivelandosi di verifica e

conferma gli uni per gli altri.

È stato possibile riscontrare un

indiscusso maggior

coinvolgimento dell’interfaccia

dente-adesivo nel fallimento del

legame adesivo, sebbene anche

l’interfaccia adesivo-composito

non sia risultata completamente

priva di lacune e crack.

La quasi totalità dei campioni ha

mostrato un certo grado di

infiltrazione sebbene con

differenze evidenti tra le diverse

tecniche adesive. In accordo con la

letteratura internazionale i

materiali a un passaggio si sono

mostrati meno efficaci

nell’istaurare un’adesione con le

strutture dentali. I sistemi

adesivi a due passaggi, avendo

fornito i risultati migliori,

rappresentano per noi, a oggi, il

miglior compromesso tra facilità-

rapidità di utilizzo ed efficacia

del legame adesivo sviluppato.

Parole chiaveAnalisi al SEM

Interfaccia adesivo-composito

Microinfiltrazione

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Pervenuto in redazione nel mese di maggio 2005

Giuseppe Duviavia Giovanni XXIII, 223873 Missaglia (LC)tel. 347 [email protected]

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