+ All Categories
Home > Documents > Lippke (2014.3d), Il Nutrimento nell’epoca biblica ... e oggigiorno

Lippke (2014.3d), Il Nutrimento nell’epoca biblica ... e oggigiorno

Date post: 20-Apr-2023
Category:
Upload: unifr
View: 0 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
20
45 « Il nostro pane quotidiano »: Precetti nutritivi, raffinatezze del palato e disturbi alimentari In questa esposizione le scienze bibliche, l’archeologia classica, la psicologia e le scienze ambientali mostrano insieme alcu- ni aspetti della ricerca attuale. La mostra nella sala del museo ha sei pun- ti chiave. Oltre a “La produzione e la con- servazione degli alimenti nel Medio Orien- te antico” e “L’allattamento nell’Antichità”, vi sono descritti “Gli alimenti – cibo divino e dono degli dèi”, “Feste e digiuni”, “Distur- bi dell’alimentazione (condizionamento dell’immagine di sé delle giovani donne)”. Fanno inoltre parte della mostra le testi- monianze riguardanti il leggendario cibo dei morti. Oggetti antichi e moderni invita- no ad un viaggio nel tempo. Anche aspetti quotidiani della cultura e della società tro- vano il loro spazio. Uno sguardo ai tempi passati L’approvvigionamento, la degustazione e il godimento delle pietanze rivestono non solo un ruolo rilevante nel nostro quotidia- no, ma erano di notevole importanza già millenni or sono. Le grandi civiltà del mon- do antico (Egizi, Ittiti, Assiri, Babilonesi) – e in mezzo a questi popoli anche gli Israeliti – conoscevano la preoccupazione del “pane quotidiano”, interpretavano l’abbondanza di cibo come una grazia e benedizione di- vine e digiunavano durante alcuni periodi. Vetrina di presentazione Alcuni oggetti molto rilevanti sono esposti nell’atrio. Sul ripiano inferiore si può osser- vare una macina in pietra di 3000 anni fa. Si tratta in realtà di un antico attrezzo multi- funzionale (cfr. più sotto). Nell’illustrazio- ne sul ripiano intermedio se ne può vedere l’utilizzo attivo: un’egizia macina il grano (ill. 1). Lo sforzo è immane, il rendimen- to non particolamente abbondante. In alto troneggiano figure di dee, contraddistinte per ideali di bellezza ben poco moderni. Le forme generose della piccola statuetta ren- dono visibile la “benedizione della formo- sità”: chi aveva molto cibo poteva costituire delle riserve, per l’appunto, anche nel pro- prio corpo (ill. 2). La statuetta più grande, probabilmente una divinità gravida, trasporta sul capo un reci- piente caratteristico per l’antica produzio- ne del burro (ill. 3). Vetrina 1: La produzione e la conserva- zione degli alimenti nel Medio Oriente antico La parte superiore della vetrina rende espli- citi alcuni aspetti fondamentali per la com- prensione del tema dell’esposizione. Un frammento di rilievo dell’epoca di Amarna (1350-1336 a. C.) mostra una scena quoti- diana: padre e figlio si trovano forse sulla „IL NUTRIMENTO NELL’EPOCA BIBLICA... ...E OGGIGIORNO“
Transcript

45

« Il nostro pane quotidiano »: Precetti nutritivi, raffinatezze del palato e disturbi alimentari

In questa esposizione le scienze bibliche, l’archeologia classica, la psicologia e le scienze ambientali mostrano insieme alcu-ni aspetti della ricerca attuale.La mostra nella sala del museo ha sei pun-ti chiave. Oltre a “La produzione e la con-servazione degli alimenti nel Medio Orien-te antico” e “L’allattamento nell’Antichità”, vi sono descritti “Gli alimenti – cibo divino e dono degli dèi”, “Feste e digiuni”, “Distur-bi dell’alimentazione (condizionamento dell’immagine di sé delle giovani donne)”. Fanno inoltre parte della mostra le testi-monianze riguardanti il leggendario cibo dei morti. Oggetti antichi e moderni invita-no ad un viaggio nel tempo. Anche aspetti quotidiani della cultura e della società tro-vano il loro spazio.

Uno sguardo ai tempi passati

L’approvvigionamento, la degustazione e il godimento delle pietanze rivestono non solo un ruolo rilevante nel nostro quotidia-no, ma erano di notevole importanza già millenni or sono. Le grandi civiltà del mon-do  antico (Egizi, Ittiti, Assiri, Babilonesi) – e in mezzo a questi popoli anche gli Israeliti – conoscevano la preoccupazione del “pane  quotidiano”, interpretavano l’abbondanza  di cibo come una grazia e benedizione di-vine e digiunavano durante alcuni periodi.

Vetrina di presentazione

Alcuni oggetti molto rilevanti sono esposti nell’atrio. Sul ripiano inferiore si può osser-vare una macina in pietra di 3000 anni fa. Si tratta in realtà di un antico attrezzo multi-funzionale (cfr. più sotto). Nell’illustrazio-ne sul ripiano intermedio se ne può vedere l’utilizzo attivo: un’egizia macina il grano (ill. 1). Lo sforzo è immane, il rendimen-to non particolamente abbondante. In alto troneggiano figure di dee, contraddistinte per ideali di bellezza ben poco moderni. Le forme generose della piccola statuetta ren-dono visibile la “benedizione della formo-sità”: chi aveva molto cibo poteva costituire delle riserve, per l’appunto, anche nel pro-prio corpo (ill. 2). La statuetta più grande, probabilmente una divinità gravida, trasporta sul capo un reci-piente caratteristico per l’antica produzio-ne del burro (ill. 3).

Vetrina 1: La produzione e la conserva-zione degli alimenti nel Medio Oriente antico

La parte superiore della vetrina rende espli-citi alcuni aspetti fondamentali per la com-prensione del tema dell’esposizione. Un frammento di rilievo dell’epoca di Amarna (1350-1336 a. C.) mostra una scena quoti-diana: padre e figlio si trovano forse sulla

„IL NUTRIMENTO NELL’EPOCA BIBLICA......E OGGIGIORNO“

46

via che porta al campo, portando un sac-co per la mietitura. Alcuni sigilli cilindri-ci illustrano l’importanza dei temi agricoli: vengono rappresentati per esempio i tem-pi dell’aratura, della semina e della mietitu-ra con le connesse costellazioni, come an-che palme da dattero e un uomo con uno Schadduf (antico instrumento per l’irriga-zione) nell’atto di attingere acqua. Un si-gillo è tutto ricoperto di diversi tipi di ani-mali da gregge, mentre un altro amuleto mostra uno dei principali mezzi di traspor-to nell’antichità: l’asino, animale che può sopportare carichi pesanti. Al contempo veniva anche usato a mo’ di antico “taxi” - per chi se lo poteva permettere. Le autori-tà in Palestina/Israele cavalcavano un asino (come Gesù stesso la Domenica delle Pal-me), simbolo di prestigio. Solitamente però gli asini sono rappresentati con ingenti ca-richi di sacchi e bisacce (ill. 4). Anche que-sto è un segno di benedizione. Ci si augu-ra infatti la benedizione di un commercio prospero, granai sempre colmi e animali da soma copiosamente sobbarcati. Tale imma-gine espressa in lettere è invocata nel Salmo 144, 13a.14a:

“I nostri granai siano pieni, trabocchino diogni specie di bene (...) I nostri animali da soma siano sempre carichi”.

Accanto alle due tavolette in terracotta raf-figuranti il sacrificio e la caccia come ele-menti centrali dell’approvigionamento del-

la carne si trova un sigillo cilindrico con una scena di caccia molto dettagliata. Par-ticolarmente significativa è l’immagine di due portatori d’uva su una lampada ad olio bizantina (ill. 5, metà del primo millennio d. C.).Esiste un legame diretto tra quest’imma-gine e un passaggio del Libro dei Numeri, cap. 13 e 14, in cui si narra che Giosuè e Ca-leb portarono con sé dal loro viaggio d’e-splorazione nella terra promessa un enor-me grappolo d’uva appeso ad un’asta. L’uva è qui il simbolo della fertilità della terra di Canaan, nella quale scorrono “latte e miele”.Il piccolo sarcofago di un toporagno (in-settivoro) al bordo della vetrina rimanda alla problema degli insetti come consuma-tori d’alimenti e parassiti. Il toporagno era tenuto in grande considerazione dalle an-tiche civiltà a causa della sua predilezione per gli insetti e per questo in parte anche venerato. Nella parte inferiore della vetrina si trova un modellino messo a disposizione dal gruppo di coordinamento delle scienze ambienta-li (prof. H. Völke e Chr. Rothenberger) vol-to a stimolare la riflessione. “L’alimentazio-ne è essenziale”. Così inizia il commento, e prosegue: “Quella umana è costituita da acqua ed alimenti. Essa è necessaria per lo sviluppo del corpo e il mantenimento del-le sue funzioni vitali.” Ciò valeva già per le donne e gli uomini dell’antichità. I nostri antenati dedicavano una parte considere-vole della loro vita al rifornimento e, so-prattutto, all’approvvigionamento di pro-teine, carboidrati, grassi e acqua. Tuttavia

47

non è semplice paragonare lo stile di vita antico a quello del giorno d’oggi: mentre alcune sfide sono rimaste uguali, le condi-zioni di base sono mutate radicalmente. Le antiche civiltà si confrontavano ad esem-pio con il problema dell’aumento del sale nei suoli o subivano le drammatiche conse-guenze dell’eccessivo disboscamento, men-tre le emissioni di anidride carbonica, la so-vrapproduzione e i rifiuti plastici sono da annoverare fra i problemi della moderna civilizzazione. La tabella (p. 19.26.37) elen-ca alcuni interessanti termini di paragone legati al tema “Ambiente ieri e oggi”. Ogni categoria può essere analizzata e discussa, ci si può chiedere se essa sia rilevante solo per il presente o se lo fosse già nell’antichi-tà. In questa vetrina è inoltre esposta una pubblicazione sull’etica ambientale. Si pone difatti l’interrogativo di quale sia l’atteggia-mento della società odierna nei confron-ti dell’ambiente: è necessaria una scelta tra preservazione o distruzione. A tal proposi-to, la Bibbia, con la sua lunga tradizione, of-fre un catalogo di importanti prese di posi-zione che anche dopo diversi millenni non hanno perso attualità in questo dibattito .Sullo sfondo della parte inferiore della ve-trina si possono ammirare due oggetti an-tichi: un recipiente per provviste e un ma-nico di brocca con l’impronta di un sigillo (ill. 6). Vi si può riconoscere non soltanto il sole alato (simbolo regale nell’epoca ve-terotestamentaria), ma anche l’iscrizione: si riconoscono, se le si riesce a decifrare, le lettere ebraiche lmlk – “per il re”. Si tratta dunque di una misura di capacità fissata dal

re, utilizzata per pesare i beni (cereali, frut-ta). Tali prodotti erano in seguito inviati al re ed alle sue sedi amministrative. Questo tipo d’iscrizioni su manici è conosciuto per la regione collinosa a sud-ovest di Gerusa-lemme, la cosiddetta Shephelah. Si pone al-lora la domanda di stabilire chi fosse questo re e a chi fossero destinati questi prodotti. Si tratta del re di Giuda, che risiede a Ge-rusalemme, o di un re filisteo, con la corte a Gad o Gaza? Oppure bisogna interpretare questi recipienti colmi come tributo da ver-sare al re assiro? Il mistero non è ancora del tutto risolto.

Vetrina 2: L’allattamento nell’Antichità.Fra il latte e gli omogeneizzati, quando compare il biberon sulla scena?

La vetrina intende mostrare il passaggio “dal latte materno agli omogeneizzati”, in particolar modo ponendo in questione la comparsa del biberon nel mondo dell’in-fanzia. Il concetto espositivo è stato rea-lizzato dall’Istituto di Archeologia classica (sotto la direzione della Prof.ssa V. Dasen, della Sig. S. Jaeggi, Assistente FNS, in colla-borazione con le Sig.re C. Dubois e L. Ros-sier).I contenitori esposti (documentati sin dal II millennio a. C.) vennero inizialmente in-terpretati come oggetti destinati a riempi-re lampade a olio. Nel frattempo, tuttavia, sono stati raccolti degli indizi che lasciano pensare che si tratti di biberon o pompe ti-ralatte rudimentali (ill. 7).

48

Non è detto che tutti siano stati effettiva-mente utilizzati – attualmente sono oggetto di studio anche scenari che potevano pre-vedere degli utilizzi simbolici.Il progetto interdisciplinare FNS “Allatta-mento nella storia” si occupa anche del-la tipologia di tali recipienti e dell’anali-si chimica di residui dei liquidi che hanno contenuto: ci si chiede se veramente sia uscito del latte da questi beccucci oppure anche liquidi di tutt’altra natura. Se poi gli oggetti vengono rinvenuti in corredi fune-rari, divengono particolarmente rilevanti le ricerche sulla persona che era stata sepolta con essi.Lo svezzamento è una tappa cruciale nel-la crescita del bambino: esso poteva avve-nire più presto o più tardi, talvolta in modo brusco, talvolta lentamente e con cautela. Il cibo solido, infatti, per lo più consistente in una poltiglia di cereali, poteva essere con-taminato e rivelarsi in alcuni casi pericolo-so o persino mortale nei primi stadi di vita. Secondo i risultati della paleopatologia, che si occupa dello studio delle patologie anti-che, la mortalità infantile era nell’antichità molto elevata. Nella parte superiore sinistra della vetrina è esposto il corredo funera-rio di una tomba di un bambino. Si tratta forse di stoviglie per bambini, molto simi-li a quelle che si trovano oggi in commer-cio. Nell’angolo superiore destro è espo-sto il livello attuale di alta tecnologia per la preparazione del latte: una macchina au-tomatizzata - simile in tutto e per tutto ad una macchina per la preparazione del caffè espresso - funzionante con capsule. Infine

vengono prese in considerazione le compo-nenti religiose di questo ampio tema (cfr. le figure di divinità che allattano).

Vetrina 3: Cibo degli dèi e dono divino

Il tema del cibo come benedizione divina è stato già accennato nella vetrina preceden-te: le figure delle divinità materne rappre-sentate nell’atto di allattare neonati (spes-so delle divinità, dei semi-dèi o dei re). In questa terza vetrina si può ammirare un prototipo di questa divinità madre cha al-latta: si tratta della dea egizia Iside che al-latta Osiride (termine tecnico Isis lactans, ill. 8). Come icona della madre premurosa che provvede all’alimentazione, questa rap-presentazione è stata mantenuta anche nel cristianesimo e riappare nella figura di Ma-ria madre di Dio. La Vergine nutre il picco-lo Gesù al seno, come faceva Iside con suo “figlio” Osiride mille anni prima.Nell’attuale installazione si possono osser-vare davanti questa statuetta di bronzo altre due figure metalliche. Si tratta di individui che si avvicinano alla divinità offrendole dei pani (ill. 9). Secondo l’antico immaginario comune anche gli dèi dovevano essere rifo-cillati. Nelle testimonianze rimasteci di liste delle offerte da portare alle divinità appa-re frequentemente il pane quotidiano. Tale concezione è conservata anche nell’Antico Testamento, nei libri dell’Esodo e del Le-vitico. Sono menzionati i cosiddetti “pani della presenza” o “pani della presentazione” e i riti da compiere per queste offerte.

49

La benedizione dei seni, già più volte te-matizzata, è messa qui in relazione con al-tre immagini di benedizione. Una dea (ill. 10) che apre le parti intime (come segno di benedizione della nascita) è collegata ai fi-gli che si nutrono ai suoi seni. Questi due aspetti incarnano la benedizione, come an-che i due animali simili a capre che si pos-sono appena distinguere sulle cosce della statuetta intenti a brucare degli arbusti ver-di. Anche il motivo dei capridi a lato di una pianta simbolizza la benedizione che la dea accorda agli esseri umani: la fertilità, la di-scendenza e l’abbondanza della flora e del-la fauna.Nella vetrina si trova anche una doppia im-magine di due dee greche strettamente le-gate alla vegetazione (ai cereali in particola-re) e al ciclo annuale: Demetra e Persefone.Nella parte superiore della vetrina sono esposti da una parte dei recipienti con una funzione cultuale, dall’altra degli ogget-ti che riproducono la simbologia del toro. Entrambi gli oggetti al bordo destro sono concavi e servivano a contenere le liba-gioni. Con tali recipienti si potevano ver-sare liquidi pregiati destinati all’offerta. Essi funzionavano come un antico innaf-fiatoio sacro, con il quale versare con pre-cisione l’offerta liquida gradita alla divini-tà rappresentata. La forma del contenitore rafforza l’efficacia dell’offerta: il liquido uti-lizzato assume la potenza dell’animale. Nel-la vetrina sono esposti un recipiente a for-ma di toro ed uno a forma di cammello (ill. 11). Il potenziamento dell’offerta vale an-che per altri contenitori, come per esempio

la ciotola decorata con un toro, all’estremi-tà opposta della vetrina. Su questi oggetti si riconoscono due diverse versioni del toro sacro. In entrambi i casi si tratta del dio egi-zio Apis, una volta rappresentato come un toro scalciante su un frammento di sarcofa-go e un’altra su un frammento di stele che mostra degli Egizi nell’atto di pregare il toro Apis (ill. 12). È assai probabile che il toro Apis sia servito da modello per il racconto biblico del vitello d’oro nel Libro dell’Eso-do. Di certo era un culto conosciuto dagli Israeliti in Egitto. Oltre al fatto che anche i tori potessero essere oggetto di sacrificio (offerta di carne e grasso), la simbologia di quest’animale non si riduce al solo poten-ziamento della materia offerta. Esso stesso poteva anche essere venerato come energia divina.

Vetrina 4: Celebrazione festiva e digiuno

Quest’ultima considerazione introduce di-rettamente alla vetrina successiva: agli ani-mali vengono attribuiti diversi ruoli a se-conda delle situazioni. Da un lato essi sono considerati “puri” e sono dunque atti al consumo, in altri casi possono essere “im-puri” e quindi non considerati tra gli ali-menti. Sono proscritti dal consumo anche gli animali considerati simbolo della divi-nità: nessuno mangerebbe mai una mucca sacra in India! Tutte queste sfaccettature – confrontate anche con i passi biblici riguar-danti purezza e impurità – possono essere chiarite grazie agli animali qui esposti.

50

Per il falco, il persico del Nilo (ill. 13), l’ibis, lo struzzo e il gallo vi sono buone spiegazio-ni sulla loro appartenenza all’una o all’altra delle categorie sopra citate. Nella parte in-feriore della vetrina sono esposti differenti portatori nell’atto dell’offerta sacrificale (p. es. ill. 14). Inoltre viene messo in particola-re evidenza uno tema centrali: il divieto di mangiare carne di maiale. Questo divieto è tuttora presente nell’Ebraismo e nell’Islam. Si tratta di uno dei tabù alimentari più co-nosciuti. Può essere che questo divieto ab-bia le sue radici nelle più svariate abitudini alimentari e nelle possibilità di produzio-ne. Gli Israeliti avrebbero a un certo pun-to trasposto tale elemento distintivo cul-turale nella sfera religiosa – un fenomeno ricorrente nel mondo antico. Nel comples-so, inoltre, possono essere illustrate trami-te la vetrina le tradizioni festive: nel corso dell’anno avevano luogo delle feste, legate o meno al Tempio, che scandivano il ritmo dei giorni e rompevano la routine quotidia-

na. Ad esse erano spesso legate delle tradi-zioni alimentari specifiche (Soukkot, Pes-sah, Pourim e Anno nuovo ebraico). Allo stesso tempo alcuni periodi erano consa-crati a una certa presa di distanza dal cibo sperimentata collettivamente: il digiuno di Godolia è un esempio calzante per l’antico Israele. Nella società contemporanea si sono man-tenuti i tempi di digiuno (prima della Pa-squa, ma in realtà anche prima del Natale!). I musulmani digiunano un mese all’anno (Ramadan). In seguito a questi periodi di digiuno la prossimità con il cibo viene ce-lebrata in maniera intensa con feste volut-tuose.

Vetrina 5: Disturbi del comportamen-to alimentare. Influenza dell’autoritratto nelle giovani donne

Anche nella quinta vetrina la vicinanza e la distanza dal cibo assumono un ruolo parti-colare.

51

Qui tuttavia non ci interessa l’ambito cul-tuale ma i settori secolari del nostro pre-sente. La vetrina, che è stata arredata dalla cattedra di psicologia clinica e psicoterapia (Prof. Simone Munsch, Dr. Andrea Wys-sen) espone delle cognizioni centrali su questo tema: anzitutto si pone il problema dell’ ideale estetico. Come la carnagione e la statura, anche la forma corporea è influen-zata dalle diverse mode. Un fisico snello e sportivo, come viene suggerito tramite vari giocattoli, è un obiettivo fortemente desi-derato nel mondo occidentale. Nel Paki-stan una discussione sulle corporature bel-le avrebbe un risultato diverso. Nel mondo occidentale si tenta di avvicinarsi all’ideale con l’aiuto di diete drastiche, intense pra-tiche sportive e medicine. Pillole e com-presse dovrebbero come per magia condur-re alla figura desiderata. Questi preparati sono pubblicizzati vigorosamente ed ag-gressivamente. D’altra parte gli alimenti in-salubri (dolci, patatine, bevande alla moda) sono celebrati per il consumatore perlome-no alla stessa stregua. Si mostrano due fac-ce della nostra società consumistica odier-na. Tali messaggi contraddittori possono altresì sfociare in malattie che attualmen-te sono oggetto di ricerca. Pubblicazio-ni come “Divorare la vita” o dissertazioni sul “Binge-Eating” sono esposte così come le riviste di moda e lifestyle ed un assorti-mento di alimenti poco sani. Vicinanza e distanza dai cibi poco equilibrate possono, come visto, far ammalare. Spesso è l’insod-disfazione verso il proprio corpo ad essere determinante. Un collegamento teologico

con questo tema può trovarsi nel significa-to dell’uomo secondo la tradizione biblica. Ogni uomo è una creatura di Dio – ama-to incodizionatamente nella sua forma e nel suo aspetto a prescindere dalla percezione del proprio corpo e dal fisico. Il messaggio biblico accentua tutto questo ed offre in-somma un punto di partenza per l’accetta-zione del proprio corpo e per l’autostima.

Vetrina 6: L’alimentazione dei morti

Ritorniamo al passato: Non solo gli dèi e le persone vive dovevano essere approvvigio-nati con il cibo. Anche i morti necessitava-no di un particolare sostentamento per la vita nell’aldilà. In tale situazione è il primo discendente maschile ad avere un ruolo di primo piano: egli è responsabile del culto dei morti e deve assumere precise funzio-ni che garantiscono il ricordo e l’esistenza degli antenati defunti. L’ultima vetrina mo-stra soprattutto oggetti egiziani, poiché la concezione dell’aldilà era molto accentua-ta e tramandata nell’antico Egitto. Gli Egi-zi avevano già migliaia d’anni prima della costituzione del cristianesimo una conce-zione assai concreta della vita dopo la mor-te, ma anche della “risurrezione” del morto durante il giorno del giudizio. Nell’angolo sinistro della vetrina sono raggruppati an-zitutto recipienti per le provviste in alaba-stro sottile. In essi si conservavano diverse scorte di cibo, ma anche unguenti prezio-si e profumi. Un frammento di stele fune-raria (ill. 15) mostra un defunto accanto al quale si può riconoscere sua moglie. Spes-

52

so il defunto è circondato da benedizioni in scrittura geroglifica: “Che ti siano dati 1000 buoi, 1000 pollastri, 1000 pani e anche 1000 porzioni di vino.” Ma anche per il disbrigo del lavoro fisico vi erano delle soluzioni. Nella vetrina si riconosce una piccola figu-rina con funzini di aiutante. Simili figurine erano assegnate ai defunti in grande quan-tità. Si chiamano figurine “ushabti”. Il nome deriva della parola egiziana per “dare rispo-sta” (wesheb). Le figurine danno risposta quando il defunto chiede: “Chi coltiverà il mio campo?” o “Chi mieterà il raccolto?” In questo caso le figurine ushabti entrano in scena e sbrigano il lavoro. Nella vetrina è esposta una figurina d’Osiride vegetante (ill. 16). In questa e simili forme furono po-sti nella tomba e poi annaffiati dei semi di piante (crescione ed altri). Al terzo giorno germogliava una vita nuova e fresca (ver-de) nel luogo della morte e della solitudi-ne. Si tratta di un bel simbolo per la risur-rezione. La concezione della rinascita dopo la morte apparteneva allora, come ancora oggi, al messaggio fondamentale delle reli-gioni. Nella tomba incontriamo anche l’a-sino: i boccali fissati sulla sua schiena sono stati riempiti con cereali o altri materiali. Anche qui il messaggio è chiaro: un ricco approvvigionamento di beni ha una gran-de importanza sia prima che dopo la morte.

Due altri oggetti esposti all’esterno delle vetrine

Nel gabinetto dell’esposizione si trovano ancora altri due pezzi: da una parte un’altra

installazione di macinello (ill. 17), dall’al-tra un altare per la presentazionre di offer-te sacrificali che mostra l’evidente forma di un volto. Nell’antichità la macina con sasso e pestello era uno strumento di lavoro mul-tifunzionale. Si può non soltanto sbramare/macinare (chicco) ma è possibile lavorarvi anche altri beni: spremere i frutti e aprire e dividere oggetti duri. In un certo senso si tratta di un arnese multiuso, utilizzato mil-lennio dopo millennio grazie alle sue pos-sibilità d’impiego. L’altare per offerte sacri-ficali (ill. 18) è databile a circa il 5000 a.C. Nel Golan è stato ritrovato un grosso nu-mero di pezzi simili che oggigiorno sono esposti in vari musei (p. es. in Israele). Sulla lastra dell’altare, realizzato a forma di testa piatta, venivano posate offerte di cibo, con-sacrandole così alla divinità. Nel volto scol-pito si può forse riconoscere la divinità ado-rata. L’altare raffigurante un volto ricorda le affermazioni sull’approvvigionamento degli dèi, pratica che evidentemente risale fino a 7000 anni fa. Il nutrimento e l’approvvi-gionamento (dèi, animali, viventi e defun-ti) hanno ovviamente una lunga tradizio-ne che è stata fondamentale sia in epoca biblica sia successivamente. Tali tradizioni esistono tuttora nella nostra vita quotidia-na – spiegarne alcune è lo scopo di questa esposizione, ma ognuno è invitato ad atti-varsi come esploratore e a cercare le lunghe tradizioni del cibo e della lavorazione nella vita di tutti i giorni. I fenomeni sono nume-rosi e si incontrano frequentemente. Anche qui vale la parola biblica: “Cercate e trove-rete” (Vangelo di Matteo 7,7).

55

2 Eine beleibte Sitzfigur (Schaar Ha-Golan-Typ) | Figu-rine corpulente en position assise (Type Schaar Ha-Golan) | Una figurina corpulenta in posizione seduta (Tipo Schaar Ha-Golan) | Oturan şişman figür (Schar Ha-Golan-Typ)

1Eine kornmahlende Ägypterin | Egyptienne moulant du grain | Un’Egizia mentre macina dei chicchi | Tahıl öğütmekte olan Mısırlı bir kadın

3Die schwangere Göttin von Gilat (Israel) | La déesse enceinte de Gilat (Israël) | La dea incinta di Gilat (Isra-ele) | Gilat`ın hamile tanrıçası (İsrail)

56

4Gravierte Platte: Eselstreiber und beladener Esel | Plaque gravée: ânier et âne chargé | Lastra incisa: asina-io e asino con carico | Oyulmuş plaka - Eşek sürücüsü ve yüklenmiş eşek

6 Siegelung auf einem Henkel „lmlk“ (für den König) | Sceau sur une anse: “lmlk” (pour le roi) | Impressione su un manico “lmlk” (per il re) | Kulbun üzerinde yer alan mühür: „lmlk“ (kral için)

5Byzantinische Öllampe mit atl. Motiv | Lampe à hui-le byzantine avec motif vétérotestamentaire | Lucerna bizantina con motivo dell’Antico Testamento | Bizans dönemine ait motifli kandil/yağlambası

57

8 Die Göttin Isis stillt den Horusknaben an ihrer Brust | La déesse Isis allaite l’enfant Horus | La dea Isis allatta il bam-bino Horus | Tanrıça İsis erkek çocuğu Horus`u göğsünde emzirmektedir

7 Römische Tüllenflasche (eine antike Nuckelflasche?) | Bouteille à bec romaine (biberon antique?) | Una bottiglia a becco romana (un poppatoio antico?)| Roma dönemine ait şişe (antik dönemin biberonu?)

9 Ein Priester mit vier Opferbrot auf einer Platte | Un prêtre avec des pains d’offrande sur un plateau | Un sacerdote con pani da sacrificio su di un vassoio| Bir tane rahip kurban ekmekleriyle birlikte

58

10 Die Segensgöttin aus Palästina (mit Attributen & Symbolen) | La déesse de bénédiction de Palesti-ne (avec attributs et symboles) | Dea delle bene-dizioni proveniente dalla Palestina (con attributi e simboli) | Bereket tanrıçasi (işaret ve sembollerle), Filistin`den

11Libationsgefäss in Form eines beladenen Kamels | Réci-pient à libation en forme d’un chameau chargé | Recipi-ente di libagione in forma di cammello con carico | Yük taşıyan bir deve şeklinde yapılmış libasyon kabı

12Fragment einer ägyptischen Stele, welche die Verehrung des Gottes Apis zeigt | Fragment d’une stèle égyptienne représentant la vénération du dieu Apis | Un frammen-to di stele egizia raffigurante la venerazione del dio Apis | Bir adet stel (dikili taş) parçası, (Mısır`dan) burada tanrı Apis`in onurlandırılmasını göstermektedir

59

14 Ein Opfergabenbringer, der ein Tier auf den Armen trägt | Homme présentant une offrande, avec un animal dans les bras | Un uomo che porta in braccio un animale sacrificale | Kollarının üzerinde bir hayvan taşıyan kurban getiricisi

13Der in Ägypten heilige Nilbarsch darf in Israel, da er Flos-sen und Schuppen hat, als reines Tier verspeist werden | La perche du Nil, sacrée en Egypte, peut être consommée en Israël. Elle a des nageoires et des écailles et est donc un animal pur | Il pesce persico del Nilo, sacro in Egitto, può essere consumato in Israele. Esso ha pinne e squame, dun-que è un animale puro. | Mısır’da kutsal sayılan Nil levreği israil’de yüzgeçleri vepulları olduğu için saf hayvan olarak yenilebilir

15Grabrelief mit dem Verstorbenen und seiner Frau (am linken Rand), vermutlich vor einem Opfertisch voller Gaben | Relief funéraire avec le défunt et son épouse (bord gauche), probablement devant une table couver-te d’offrandes | Rilievo funerario con il defunto e sua moglie (al bordo sinistro), presumibilmente davanti ad un tavolo coperto con sacrifici. | Mezartaşı Rölyef, ölen kişi ve onun eşi (soltarafta),büyük ihtimalle üstünde hediyeler bulunan kurban masasının önünde

60

17Reibsteininstallation mit Läufer und Stössel | Installa-tion de meule en pierre avec meule et broyeur | Posa in opera di macina con sasso e pestello | Öğütme taşi takımı, alt kısmı ve tokmağı

18Opferaltar aus dem Golan| Autel d’offrande du Go-lan | Altare per sacrifici proveniente dal Golan | Golan`dan kurban altarı

16Holzfigur eines ägypt. Totengottes | Figurine en bois d’un dieu des morts égyptien | Figurina di legno di un dio dei morti egizio | Mısırlı bir ölüm tanrısının tahtadan yapılmış figürü

Ernährung | Nutrition | Beslenme | Nutrimento

B+O Museumsstudien 1

Florian Lippke

Ernährung | Nutrition | Beslenme | Nutrimento

Eine viersprachige Annährung an das Thema Nahrung | Versorgung

in der Biblischen Welt und heute

in Zusammenarbeit mit Sebastian von Peschke (Layout)mit Übersetzungen von Sandra Jaeggi, Bettina Beer-Aebi, Alessandro Ratti,

Zeki Demir, Manuel Ceccarelli und Anna-Maria Canteri-Fricker

Éditions Bible+Orient Fribourg 2015

B+O Museumsstudien 1Florian Lippke

Ernährung | Nutrition | Beslenme | Nutrimento«Eine viersprachige Annährung an das Thema Nahrung | Versorgung in der Biblischen Welt und heute»

Texte & Gesamtverantwortung: Florian Lippke, Kurator VA | ANELayout und Anpassungen: Florian Lippke & Sebastian von PeschkeSatzfinish: Sebastian von Peschke & Bettina Beer-Aebi

Übersetzungen: Sandra Jaeggi, Bettina Beer-Aebi, Melanie Carafa (FR)Zeki Demir (TÜRK; Tercüme & Düzenleme)Alessandro Ratti («Binding-Stipendiat der Schweizerische Studienstiftung | Borsista Binding della Fondazione Svizzera degli Studi»), Anna-Maria Canteri-Fricker, Manuel Ceccarelli (IT)

Zusammenstellung Bespielungslisten: Leonardo Pajarola(Übersetzung FR: Sandra Jaeggi)

Vorwort und kommentiertes Abbildungsverzeichnis: Florian LippkeLektorat: Bettina Beer-Aebi (D, FR)

Alle Rechte vorbehalten© 2015 Bibel+Orient Museum, Fribourg (Florian Lippke / ÉBO Fribourg)http://www.bible-orient-museum.ch1. Auflage 150 Ex. | Herstellung: Universität Freiburg CH (Uniprint)Covergestaltung: fll ISBN 978-3-906300-01-6

5

Inhalt

Biblisch-exegetische Variationen zu Nahrung und Versorgung in biblischer Zeit und in der biblischen Welt (anstelle eines Vorworts) ............................................................... 7-13

Austellungsbeiträge (Begleitmaterial und Übersichtskatalog)

Ernährung in biblischer Zeit ... und heute (D) ........................................................................ 15-23

La nutrition à l’époque biblique ... et aujourd’hui (FR) ......................................................... 25-33

Antik zamanlarda beslenme ... ve bugün (TÜRK) .................................................................. 35-43

Il nutrimento nell`epoca biblica ... e oggigiorno (IT) ........................................................... 45-52

Abbildungen (viersprachige Legenden) ................................................................................... 55-60

Vitrinenbespielung (D/FR) ........................................................................................................ 61-69

Kommentierter Abbildungsnachweis (D) ................................................................................ 69-71

72


Recommended