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McDowell, Wittgenstein e i confini della soggettività

Date post: 01-Dec-2023
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792 John in queUo di persona puo un naturale: naturale della seconda natura; ma il risuhato finale puo ponarc a una visione delle atti· vita e della razionalita piu 0 meno vicina a quella proposta da McDowell. 19 Cia mostra una sorta di indeterminatezza del conceno di seconda natura, e forse dell'intero progetto di McDowell: b posizione predsa che esso occupera nello spazio logico compreso tra platonismo sfrenato e nnturalismo aggressivo dipendera dal modo in cui ne verranno chiariri gli clementi apcrti. McDowell, Wittgenstein e i conjini della soggettivita Piergiorgio Donatelli 1. La mosofia procede per argomentazioni rna anche per immagini comples- sive <:he guidano il lavora riflessivo. La necessitil di distinguere i due aspetti non deve indurre tuttavia a pensare che iI contributo irnmaginarivo sia estraneo al modo in cui si sviluppano Ie argomentazioni. L'idea che stiamo suggerendo e di non pcnsare ane immagini filosofiche come a qualcosa che precede, temporal- mente e logicamente, iJ lavora di ricerca, rna come a cia che ne mostra il punto: il senso dell'esigenza di fomire argomenrazioni e di fomime di que! tipo. Possia- mo pensare di fare filosofia auraverso I'esame critico di tesi e argomellli alla luce deIrimmagine che Ii guida. Che vi sia uno spazio legittimo e rispeuabile per una talc critica filosofica c forse una delle idee piu innovative di Wingen- stein. 1 Essa non ba trovato tuttavia grande accoglienza da parte di molti lettori di questo amore cbe hanno prefetito fare un usa piuttosto estrinseco di aleune nozioni 0 idee generali. Nella linea degli eredi piu reccnti di questa concezione del lavoro filosofico si colloca John McDowell. (Ma egli andrebbe annoverato aneora prima come uno dei pochi interpreti che hanno reso disponibile questa lettura di Wittgcnstein). 2. In maniera ancora piu chi.ota che nei numerosi articoli khe egli sta racco- gliendo per Ia pubblicllzionc presso la Harvard University Press}, Mind and 19 L'idea che I'acquisizione di pirna maturita ndl'uomo preveda un'attivita extra-bio- logica di caeanere culturale si accompagna aila constatazione che alcuni car3tteri dj que- Sla attivit3 che si presentano come in m<lssimo luogo creativi sono oggetlo di studio delle scienzc naturali. L'esempio piG ovvio c fornito dallo studio del linguaggio, un campo esemplare di applicazione di un approccio naturalistico allo studio della mente, almeno per leorie. come quella di Chomsky, che 10 considerano un «organo» della mente. Moki a1tri esempi si possono lrovan:: per es. si sostienc talvolta, neUe oosiddetle «Teorie della mente», che l'anribuzione.proiezione dj slati intenzionali ai propri simili e legala a capa- cira Iargametlte innate, akune delle quali cognitivameme sigillate e forse persino localiz- Zate a livdlo neurobiologioo. 1 $i veda1. Conant, and Phi{orophy, nella sua Introduction a H. Putnam, \Vordr and ute, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 1994. pp. XLVI-LVIII.
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792 John M,Dou-'~fl

prend~re in ch~ s~nso queUo di persona puo esse[(~ un g~nere naturale: naturaledella seconda natura; ma il risuhato finale puo ponarc a una visione delle atti·vita cognitiv~ e della razionalita piu 0 meno vicina a quella proposta daMcDowell. 19

Cia mostra una sorta di indeterminatezza del conceno di seconda natura, eforse dell'intero progetto di McDowell: b posizione predsa che esso occuperanello spazio logico compreso tra platonismo sfrenato e nnturalismo aggressivodipendera dal modo in cui ne verranno chiariri gli clementi apcrti.

McDowell, Wittgenstein e i conjini della soggettivitaPiergiorgio Donatelli

1. La mosofia procede per argomentazioni rna anche per immagini comples­sive <:he guidano il lavora riflessivo. La necessitil di distinguere i due aspetti nondeve indurre tuttavia a pensare che iI contributo irnmaginarivo sia estraneo almodo in cui si sviluppano Ie argomentazioni. L'idea che stiamo suggerendo edinon pcnsare ane immagini filosofiche come a qualcosa che precede, temporal­mente e logicamente, iJ lavora di ricerca, rna come a cia che ne mostra il punto:il senso dell'esigenza di fomire argomenrazioni e di fomime di que! tipo. Possia­mo pensare di fare filosofia auraverso I'esame critico di tesi e argomellli allaluce deIrimmagine che Ii guida. Che vi sia uno spazio legittimo e rispeuabileper una talc critica filosofica c forse una delle idee piu innovative di Wingen­stein. 1 Essa non ba trovato tuttavia grande accoglienza da parte di molti lettoridi questo amore cbe hanno prefetito fare un usa piuttosto estrinseco di aleunenozioni 0 idee generali. Nella linea degli eredi piu reccnti di questa concezionedel lavoro filosofico si colloca John McDowell. (Ma egli andrebbe annoveratoaneora prima come uno dei pochi interpreti che hanno reso disponibile questalettura di Wittgcnstein).

2. In maniera ancora piu chi.ota che nei numerosi articoli khe egli sta racco­gliendo per Ia pubblicllzionc presso la Harvard University Press}, Mind and

19 L'idea che I'acquisizione di pirna maturita ndl'uomo preveda un'attivita extra-bio­logica di caeanere culturale si accompagna aila constatazione che alcuni car3tteri dj que­Sla attivit3 che si presentano come in m<lssimo luogo creativi sono oggetlo di studio dellescienzc naturali. L'esempio piG ovvio c fornito dallo studio del linguaggio, un campoesemplare di applicazione di un approccio naturalistico allo studio della mente, almenoper leorie. come quella di Chomsky, che 10 considerano un «organo» della mente. Mokia1tri esempi si possono lrovan:: per es. si sostienc talvolta, neUe oosiddetle «Teorie dellamente», che l'anribuzione.proiezione dj slati intenzionali ai propri simili e legala a capa­cira Iargametlte innate, akune delle quali cognitivameme sigillate e forse persino localiz­Zate a livdlo neurobiologioo.

1 $i veda1. Conant, PiClu~er and Phi{orophy, nella sua Introduction a H. Putnam,\Vordr and ute, Cambridge (Mass.), Harvard University Press, 1994. pp. XLVI-LVIII.

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World ci prc:senta una ri£J.es.sione me e innanziruno l'esplorazione dei modi incui una cena immagine guida e configura ridea che d formiamo dei problemifllosofici e della 10ro possibile soluzione. L'immagine e quella, in termini assaigenerici, dualista, the teDde a raffigurare la mente come uno spazio confmatocia qualthe parte e sonoposro, quando ciO accade, alla pressione eserdtara daUarealr.a esterna. La mente, che nellibro siama invitati a intendere nel sensa ampiodi cio che caranernza la rifles.sione umana (14 comprensiane, I'esperienza, I.conoscenza, il pensiero, «d, risulra percle> come una sorta di m~dium, un'entitiinlennediaria che ci mene in contano con i1 mondo estemo. n pensiero, quandoaccade the sia pemiero di qualcosa. toea la realti, combacia con ess<l. La rea.ltipercia vicne raffigurata come qualcosa d.i estemo al pensiero. rna non solo aII'at­to del pensore (una fonna di soggettivismo che poem vorrebbero sostenere), rnaai contenuti del pensiero Stesso. Secondo questa immagine l'oggettivita e Ia fan·datezza delle nostre pratiche ri£lessive sono ancorate alla possibiliti eli individua·re punti di contatto tra i1 nortro mondo riflessivo, in cui siamo liberi di muover·ci in tutte Ie direzioni, e il mondo esterno. Alcuni pllnci di conultto sembranotunavia £acilmente reperibili. I nostri semi, quando non ci ingannano, ci menG­DO a contatto con 10 realti. Preneliamo ad esempio I'espericnza visiva. Se tenia·rno gli acchi aperti, in determinate condizioni fisiche interne (ad esempio, diassenza eli aIlucinaz.ione mentale) cd esteme (se siamo liberi da illosioni Oltime,poniamo), vediamo the il bicchiere di CronIc a nei eblu, Come diet: McDowdl,siamo "carichi» di contenuto (p. 10), visivo in questa caso, in un modo che nonci lascia liberi di deddere. Tale conlenuto ci si impon~ e non possiamo cheaccoglierlo passivamem~ pel poi introdurlo nel nostro moodo riIJessi...o. Che ciaacada, dioono i sostenitori di qucsla immagine - che Wilfrid SellaI'$ ha effica.cement~ indicato come il Mito del Data 2 - d garantisc~ che il nostro mondoriflessivo eoggeuivo, Cancorato I. fuori, e Don esernplicemente it pano dellafantasia,

Connessa a questa immagin~ vi canche !'idea che cia che conta com~ giustifi­cazione sia qualcosa ch~ opera al di fuori del modo in cui nei pcnsiamo. riflenia·mo, conosciamo, etC., ordinariamenre: come un accordo tr:l elementi nd 005trOmondo rifles.sivo cd dementi «1a fuori», e quindi come una nozione ch~ si appdlaa un fondamcnlo est~mo aIle nostre pratiche riflessive. L'esplorazione dell'imma­gine della relazione tra menle e mondo comincia a menere in luce percio altririsvolri, rome iI prcdominio di un ttrtO model1o di giustificazione, rna anche temidislantl appena un passo da questi traltali, come quello dell'esig<::nza d.i superareillocalismo del nostro mondo riflessivo, auraveno I'appello • un punlO d.i vistasup~riore (unive.rsal~, imparzial~, non contaminato dalI'arbilrarieta del nostromodo di vedere Ie cose): un'esigenza ch~ sposta rapidam~nte il ragionamentodall'epiSlemologia e la filosofia della m~nre all'etica e aUa teoria politica_McDowdl non etllra in profondila in lali questioni anche se tocca rapidamemetulti questi campi, rna mostra di ~re soddisfatto d!=lla fenilita della sua indagi.ne, che si presta. ad essere rea!izzata in ambiti anche moiro lontani tra di loro.

2 W. SclJars, Empiria"sm and th~ Philosophy 0/ Mind. in H. Feigl.M. Scriven (a curadil, Minn~sota StuJi~;1I the PbiwJl)pby 0/ Scinlu, I, Minncapol~, UniVCfSity of Minne·soia Press. 1!n6, pp. 2'3·329.

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Vi saranno ccrtamente delle critiche comro questa poss.ibile validita generaledell'indaginc, rna esse saranno in parte ingiustificate poiche McDowell e piutto­sto accurato nd prcsentare il suo programma non come una certa tesi SOSlantivache va applicQtQ ai diversi casi, rna come una forma di libcrazione da certe im­magini fLiosofiche che va messa in pratica di volta in volta, caso per cuo (pp.85-86 e 177): una «decostruzione diagnostica» di alcuni modi di pensare piliche una filosofia positiva. l

3. A questa immagine filosofica. che: McDowdl identifi01 Sloncamaue con ilpensiero posl-canesiano (Ie lin~ generali della ricostruzione starica sono inqualche modo da ricondurre a quelle fane valere da R Rony, LJ fi/oso/ia e /0rperrhio dcJla natura, Milano, Bompiani, 1986), si trova contrapposta in Mmdand World una diversa irnmagine. Ma si tralta piunoslo di un invito a non pen·sare al nostro mondo riilessivo come a qualcosa di limitato, di bisognoso di giu.stificazione estema (iJ Mito del Dato), ne all'opposto come una condizione a cuinon possiarno sfuggire (come suggerisce invco:: Rony), bcnsi come la condizioneordinaria in cui viviamo. Noi interagiarro con il mondo, ama~rso il pensiero, [aconoscenza, I'esperienza, rna tutti questi non sono modi in cui il nostro mondorilIessivo viene in contatto con il .Mondo», rna esempi di cosa significa esseredelle creature rif1css.ive: esemplificazioni dd1a st~ nozione di mondo riflessivo- che non va quindi pensato come coochiuso da qualche parte rna come mtrUrato ogni volta che metti::amo in lucc una cerra capacit3 conccnuale di cui sia­mo in possesso_ La stessa fraseologia cht ::abbi::amo impiegato richiama I::a lezionedi Wittgenstein. Ma McDowell fa val ere anche una lezione pili precisa, comequando Wittgcnstcin scrive ndle Ricerche jil()Sojiche: .; «quando diciamo, e inten­diamo, che Ie cose st::anno cosi e cosl, con quello che intendi::amo non ci fermia­rno a un punta qualsiasi prima del £::ano: bensi intendiamo dire che questa cosocosi ~ co5i - sla - in questo modo COJi e COJ;", Amaverso la lenura che propa­ne McDowdl, Wittgertstein ci insegna a non imrnagin::arci il signific::ato, il pensie­ro, o:c., come dementi intermedi che possono in taluni casi loccare il terrenosc::abro deUa realta, ma come esempi dti modi in cui noi locchiamo il mondo...La vita rnentale eun aspetto delle nos/~ viiOlo, h::a senno McDowell in un aluoluogo. J e 00 signi.£ic.a che se vogliamo £idagare la natura della mente non dob·biamo guardare in qualche regno speciale, rna alIe rlOStre vite, a quc.Uo che fae­ciamo nella vila quotidiana.

La lexione di Wittern~lein guida McDowell nella ricOSlruzione di un:1 !radi­zione che a partire da Kant, attraverso illavoro fondamentale di Sellars e diDavidson ::arriva a delinc::are un'irnmagir.c filosofica del nOstra mondo ri£lessivo

3 Lro proposu coincide anche con Ia le(nr.J roe McDou-dl h. offeno di Wiltgenstein.efr., tell g1i senui recenti, MUllillS and Inu1fllQrlJl/uy in WIllf,~lIJlnn'J u.t" PhIlosophy.in P.A. French, T.E. Uehling, Jr.• H.K. WettStein (a cu'" di), MiJrL'~J' 5tudies i" Phi!c­ropby, XVII. The WiugolJ/nn Lcgary, Not~ Dame (lnd), University of Notre DJJTlePress, 1992, pp. 40-52.

.; Trad. iL Tonno, Einaudi. 1967. S 95., }. r-.kDollleU, Putnam 01/ Mind and Mnmng, in ..Philosophlcol Topies>o, 20 (1992),

pp. 35-48, a p. 40.

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che Muta il dualismo del MilO del Dato e desidera rendere contO delle aspira.zioni cornuni della riflessione, ad esmtpio all'oggeuivita e alla verica, senza checia comporti rassunzione di uo'immagine dualistica delle operazioni del regnoconcenuale. Bisogna osservare che questi fLlosofi, non solo Kant, rna anche gliaUlori recc:nci come Davidson, sono ~ttj da McDowell. L'autOte si appropriadi cene immagini, d.i ttni suggerimenri, rna come egli scrive, ode moose: ncllin­guaggio della filosofia rradizionale possono aspirare: ad avere il diritto di nonpreoccuparsi dei suoi problemi anziche risolvcrli» (p.r." n. 30). McDov...ell fac:mergere percii> una cena immagine luzntiana del regno conceltuale, rna di unKant letto dopa Wittgenstein (olue chc: dopo $trawson), in maniera in qualchemodo analoga a coloro chc: hanno voluto leggere recentemente Aristotde dopoWittgenslein. 6 Non vogliamo c:sprimere una crida in generale a questo mododi procedere. In un certo sensa esse non ~ sltro che l'c:stc:nsione allingu3ggiodella tradizione filosofica di quanta quell'idea di critica ftlosofica illustrata soprainvita a rare nei confroOli dellinguaggio delle teorie e delle inclinazioni ftlosofi­che del nostro tempo, Tunavia vogliamo suggerire che questa lettur.! pui> crearedelle tensioni interne alia proposta di McDowell. Una tensione di questO dpoemerge a nastro avviso in meriro alIa discussione dell'auribuzione di sensazioni(e piu in generale di 003 vita mentale) 3gli animali.

4. Dictro I'auribuzione di sensazioni agli animali si proma un'altra versionedel Mito del Dato. L'idea infaui che gli animali, cosi come i neonari e Ie perso­ne menl3lmente ritard:ne, abbiano csperienze ptrcettive come noi esseri ntziona­Ii suggerisce un'immagine dell'csperienza sensibile lunge queste Iinee: poiche glianimali non abitano nd nostra mondo riflcssivo, il comenuto delle loro sens:a­zioni non potra esserc concettuale, cosi come: non 10 ~ queUo dei ne:onati. $ipue supporre quindi chc: do me condividiamo con essi sia una c:apadtil di ricc:­vere un ceno contc:nuro infonnativo non conccuuale, 1 che: nel caso degli c:ssc:riumani razionali viene oeconcettualizzat(»O, vale a dire viene inserito nello spaziodei concerti. Un'immagine di questo ripo non puo non sollevare Ie obiczioni diMcDowdl, poiche c:ssa reintroduce I'idea che l'cspericnza coinvolga il contribu­10 d.i due dementi, Ie risorse conce:nuali cia una parte, e il Dato cxtn-concettua­Ie dall'altra. La risposta di McDowell ~ piuttosto direua. Evera che non possia­mo nc:gare me gli animali provino sensazioni, ma il modo in cui essi Ie p[Q\lanonon ~ i1 nostro. L'operazione della sensibilitit perceltiva negli esseri umani chevivono nello spazio delle ragioni ~ del tutW differente da quella degli animali.Cia che vi e in comune eun'analoga capacita biologica, TUltavia i.l modo in cuitale Clpadca biologica "iene pon.ata 3d operare negli essen umani rillessivi nonha nit>;nte in comuo<:: con il modo in cui essa opera negli animali. Gli animalinon sano nient'altro che: degli esseri oenaturali», sostiene McDowell: oen loraessere ~ interameme commuto nella lora natura. In particolare, Ie loro interazio­ni sensoriali con I'ambieme sono accadimenti nalurID (p. 70). L'insistenza qui

6 5i aUuck qui a H. Putnam. Aristotl~ 41~' Witlgenst~in, in Wo,ds and L4~. ciL, pp.62-81.

7 L-csprc:ssione: edi Gareth Evans che ha propano una concezione di quCSto tipo.Cfr. Th~ Van'tlits of Rt/~nrt, Oxford, Oarendon Press, 1982.

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sulla nozione di "naturlJ» gioca un ruolo cerlUa!e. Uno degli scapi del libra emfani quello di rendere disponibiJc una nozione di natura umana capa~ dirald~ conto del regno concelluale, radicalrnente distinta da qudIa che e 08­getto di studio delle scienze naturali. Percio quando McDowell scrive me glianimali sono sow degli esseri narurali intende sostenere che essi sonG confinatiintcramcnte nd mando della mera naruralita. La lora vita non e alno che «unarisposta al succedersi eli bisogni biologici»; essi sono schiavi di tali imperativi (p.117). n loro modo di confrontarsi con il mondo non e il n05tro, rna e comple­lamente intelligibUe come un accadimento naturale. nel quale non vi ealcunosp;u;io per una noOOne di soggeuivitit. n fauo che si attribuiscano scnsazioni siaagli animali sia agli esseri urnani razionali rivela la presenza di un'analoga strut­tura blOlogica, rna non comporta alcuna continuita sui piano concetluale.McDowell scrive a questo proposito: «il dolore non concettuale (nei neoOtldnon dotati di parola) e un prececknte causale dell'abilita di llvere episodi oon·cctruali di dolore. non un elemento continuativo pr=nte in essi a fondamentoddle struuure concenuali coinvohe». I

5. I passi in cui ricorrono qUC5te osservarioni sono quelli in cui McDowdi eparticolarmente impegnato a ffiettere in guardia contro la tenlazione di raffigu·rarsi la.comune capacitii di provare piacere c dolore nei lermini del Mito delData. Nello 6pirilo della critica. ftlosofica non cosnuuiva, egli \'uole mosrrareuna via d'uscila alIa mosCli in lrappola. ' \'Uole libcrarci dall'inesorabilidl di unarena immagine chc: inrom~ su di nai. 10 Ma Ie sue OS5ervazioni sembrano oltre­passare questo rornpito purameme dducidadvo e vogliono proporre un'immagi­ne soSlantiva ben precis:. del regno c.oncettuale, in cui gli esseri umani pensanliSlanno da una parte e gU animali dall'altra. La discussione sugli animali sembrarnosnare: percie. un aspetto tradizionalc:, in un cerro se.nso un aspeuo lumtilJno- rna non di Kant dopa Wingenstcin _ ddIa filosolla di McDowelL Nel pro­porre una ~na immagine ddla so~[tivila, nel privilegi:m: gli aspelU che: sonoappannaggio degli essen umani razionali II egIi di fallo lasci:. dietro di si iI com­pilO descriuivo e non cOStruruvo che aveva proposto per la filosofia. Vogli:Jmosuggerire cioe che iI lipo di esplorazione della concclIualita che McDowell rea·IiZZll potrebbe novani in [ensione con la proposta di rigida demarcazione traregno umano c regno animale. Essa ~mbu. infatli imponi troppo presto nelladiscussione della cortcetlualita c: finisce con 10 S'oo"Olgerc: un molo costrurnvo cheedi lnrralcio a qud lavern dducidativo a cui McDowell desidera vit:e\.'ersa con·tribuire. Essa impedisce infani di osservarc come vi possano C'S5C'l"C continuititra iJ comportamemo animale (0 quello dei neonati) e qucllo degIi esseri umani

8 J. McI:ll:N.-d1, Qnt StTa"d m 1M PrwllU Lmg""gt Argumtrrt, in ..cruet" Philosophi-sche Stlldi~, H-J4 (l989), pp. 28'·}0}, a p. 288.

9 Cfr. L Willgc:nstein, Rlcmhe /i/(m/it:ht. cit., S J09.10 Ibidtm, S42'.II McDowell usa a un ceno punto l'espressione «vila propriamc:mc umana", p. 117.

Su questo tipo di sdezione degJi aspelti ritenuti «propriament\': umani,. si veda il vivace:int('r..-c:nIO di A.C. Baier, A NQluT~ltll Vit'W 0/ Personl, nel suo Mora! PTtjuJIUl &;11)11on Ethia, Camblidge (Mass.), Harvard Uni"CrslIY Press, 19952, pp. J13·J26, J"-J58.

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razionali me possono illuminare la namra della concettualitil; COIltmuitil chemettono in luce cosa voglia dire sapere padroneggiare un concerto, rna senzache cia implichi me si cc:rcru un demenlO comune, iJ massimo comune denomi­nalOfe extra-concettua!e delle due situazioni.

Wittgenstein, ad esempio, ba seguito questa stnda. Egli ha rnOstrato comesia possibile uacaare una connessione tra iI comportamenlo animale e quelloumano adulto nei termini dell'>!'.J,Mmion>!' di sensazioni (e persino di imenzioni).Possiamo vedere ne1 comportamenlo animale un caso primititlO di un madellopiu complesso in cui ci riconosciamo. 12 II tipo di eonnessione che possiamoinstau!"2rt eIibero daIla tentazione milOlogizzante di cc:rcare un demc:nto cornu·ne da quaJche parte, rna al conlempo non cade neppure nella tentazione oppo.sta di teaceiare in anticipo i limiti dd regno concenuale in eoincidenza can iIcomportamento degli esseri umani razionaJi. Come Wittgenstein scrive; otNondire; ~Dew es:serci qualcosa di comune a tuui, a1trirnenti non si chiamerebbero'giochi'" - rna ,uard4 se ci sia qualcosa di comune a tutti». U Ora possiamosostilUire al concetto di t<g1oco» quello di otSCllsazione» e vediamo in quale dire­zjone ci incoraggia Wittgenstein. Possiamo scorgere rassomiglianze tra I'cspres­sione primiliva di una sensazione negli mimali e I'espressione di una scnsazionenel comportamento degli esseri umani adulti. Se ci siamo liberali dd1a tentazio­ne di mitoJoginare un c1emento unico preseme Iii fuoti, rna se siamo liberi alcomempo dalla tc:mazione di uacciare limiti e fomire in ancicipo Ie catalteristi­che di 00 che e .propriamente umano», possiamo imparare molto da queslecomparazioni. Possiamo imparare come e fano iI nostro regno coocettua.l.e; pas.siamo riconosce.re che ciO che ci carallerizza non esolo ia pastura erena, l'im­portanza personale e ia superioritil intelleuuale, roll aoche, ad esempio, la capa­nla di giocare e eli canzonarci, che i bambini mostrano di saper fare meglio dimolti adulti.•• Questa ricchezza ddta natura umana si apre ai nonri occhi unavolta che .abbiamo abb.andonato idee preconceue (<<deve C$$erci qualcosa dicornune...») su quali siano i contenuli di t.ale natura.

McDowell sembra invece rimanere prigioniero proprio di una ~rta immagi­ne preconeena della natura umana. Ma 5i osservi tuttavia che egIi ha introdot­to I'idea del.b discominuira tra regno animale e regno umana proprio aUo sco­po di Iibcrarci da una cattiva ;mml:lginc fdosofica: qudla del MilO del Dato.Gli dementi e i suggcrimenri filosofici su come perseguire una srrada delucida­tiva e descrittiva sono infatti tutti presenti in McDowell. Mll ncUa discussionesui case degli animali, e quindi in fondo nell'illustrazione della stessa iaea diconceuualitil, sembra prcvalere la forza di un.a tradizione kantiana che Don estata sufficientcmcnte ripeosata e superara I' dopa Wittgenstein. n risultato eI'esigenza di slabilire in modo piuttosto aprioristico i requisiti ddla razionalila,

12 Si vedano ad es., tr.J gli scrilli puhblicati recentemenle, Ie osservazioni in LastWriti"gs 0" th~ Philosopb., of Pt.,tho{ogy, II, Th>!' 1""C" ""d tbe Outer 1949-19Jl,Oxford, Basil Bbckwdl, 1992, p. 22.

U L. Wittgen$rcin, Riurche filosojidJe, cir., S 66.I~ Come suggcrisce A.C. Baier, op. al., p. 317.LJ Go(; iihnu:i"J~t, come siamo invitari II fare ad csempio aI (ermine del TrlUl:tlus

logico-pbilosophicus, Torino, Einaudi. 1%4, 654.

di cui 13 demarcazlone rigida tra regno tnimalc e regno umana cfo~ ~ easopiu evidente. Se l'immagine della demarcazione cleve risultare utile unicamcntcper liberarei dalla temazione del MilO del DalO, U ruolo che Ie e assegnato inMmd and V?orld sembra andare al di Ii di tale compilO. Nci Iimi[i in eui eioaecade. c non ci perrnene di guc,dau I fenomeni COSl come sana, essa e ilfrotto di una tendenZ2 milologizzame daRa quale McDowell stesso ci invilereb­be a libcrarci I'


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