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OLCESE G. (1998) (con Della Porta C., Sfredda N., Tassinari G.). Ceramiche in Lombardia tra II sec....

Date post: 09-Feb-2023
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DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA Collana diretta da Gian Pietro Brogiolo e Sauro Gelichi
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DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA

Collana diretta da Gian Pietro Brogiolo e Sauro Gelichi

CERAMICHE IN LOMBARDIATRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C.

RACCOLTA DEI DATI EDITI

a cura di:

GLORIA OLCESE

ASSOCIAZIONE STORICO ARCHEOLOGICA

DELLA RIVIERA DEL GARDA

CAROLA DELLA PORTA, GLORIA OLCESE, NICOLETTA SFREDDA, GABRIELLA TASSINARI

Con contributi diSTEFANIA JORIO E MARIAGRAZIA VITALI

DOCUMENTI DI ARCHEOLOGIA

16

Editrice SAPSocietà Archeologica s.r.l.

Il volume è stato pubblicato con il contributo diRegione Lombardia

Assessorato alla Cultura e Trasparenza

1998, © SAPSocietà Archeologica s.r.l.

Viale Risorgimento 1446100 Mantova

Tel./Fax 0376-369611

www.archeologica.it

ISBN 88-87115-15-X

I. Ceramiche in Lombardia (G.O.)1. Ceramiche in Lombardia: scopi e limiti del

lavoro2. Lo studio delle ceramiche in Lombardia3. Tradizione ceramica e fornaci4. Analisi di laboratorio su ceramiche dell’Ita-

lia settentrionale (ceramiche a vernice nera)5. Le ceramiche a pareti sottili6. La produzione di ceramica di tipo Aco e di

tipo Sarius in Italia settentrionale7. La terra sigillata di prima e media età impe-

riale8. La produzione ceramica in età tardoantica e

altomedievale9. Il problema delle imitazioni delle sigillate

africane in Italia settentrionale10. Prospettive di ricerca

II. Ceramica a vernice nera (N.S.)1. Introduzione2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso col-

legati3. La ceramica acroma4. Forme/tipi5. Appendice: le attestazioni della ceramica a

vernice nera in Lombardia6. I bolli sulla ceramica a vernice nera rinve-

nuti in Lombardia

III. Ceramica a pareti sottili (G.T.)1. Introduzione2. Stato delle ricerche e problemi aperti3. Il quadro produttivo e i problemi ad esso col-

legati4. Quadro morfologico5. Appendice: le attestazioni della ceramica a

pareti sottili in Lombardia

IV. Ceramica a matrice (C.D.P., N.S., G.T.)1. Introduzione2. La ceramica tipo Aco3. La ceramica tipo Sarius4. Catalogo

V. Ceramica invetriata di età altoimperiale(N.S., G.T.)

1. Introduzione2. Catalogo

2.a. Recipienti per versare e per conserva-re liquidi e alimenti

2.b. Recipienti potori e da mensa

VI. Terra sigillata di età alto e medioimperiale (C.D.P.)1. Introduzione2. Il quadro produttivo e i problemi ad esso col-

legati3. Le forme4. I bolli: una proposta di lettura5. Appendice: le attestazioni della terra sigilla-

ta in Lombardia6. I bolli sulla terra sigillata rinvenuti in Lom-

bardia

VII. Terra sigillata di età medio e tardoimperiale (S.J.)1. Introduzione2. Le caratteristiche distintive3. Le forme4. Appendice: le attestazioni della terra sigillata

di età medio e tardo imperiale in Lombardia

VIII. Ceramiche comuni (C.D.P., N.S., G.T.)1. Criteri metodologici2. Problemi di inquadramento cronologico3. La ceramica comune del periodo tardo-celtico4. La ceramica comune in età imperiale5. La ceramica comune tra tardoantico e altomedievo6. Catalogo

6.a. Recipienti da cucina6.b. Recipienti per la preparazione di ali-

menti e sostanze6.b.1 Bolli su mortaria in opus doliare6.c. Recipienti per versare e per conserva-

re liquidi e alimenti6.d. Recipienti potori6.e. Recipienti da mensa6.f. Recipienti ad orlo decorato6.g. Recipienti per la toeletta e varia

IX. Ceramica a vernice rossa interna (C.D.P.)1. Catalogo

X. Ceramica invetriata di età tardoanti-ca-altomedievale (C.D.P., N.S., G.T.)1. Introduzione2. Catalogo

2.a. Recipienti da cucina2.b. Recipienti per la preparazione di ali-

menti e sostanze2.c. Recipienti per versare e per conserva-

re liquidi e alimenti2.d. Recipienti potori2.e. Recipienti da mensa2.f. Varia

XI. Ceramiche in età longobarda (G.T., M.V.)1. Ceramica comune e ceramica invetriata2. Ceramica detta longobarda3. Catalogo della ceramica detta longobarda

XII. Catalogo dei bolli laterizi (C.D.P., N.S., G.T.)

XIII. Elenco delle fornaci (C.D.P., N.S., G.T.)

XIV. Le province della Lombardia1. Provincia di Bergamo (C.D.P)2. Provincia di Brescia (G.T.)3. Provincia di Como (G.T.)4. Provincia di Cremona (N.S.)5. Provincia di Mantova (C.D.P)6. Provincia di Milano (G.T.)7. Provincia di Pavia (N.S.)8. Provincia di Varese (G.T.)

Bibliografia generale

Le tavole

I N D I C E

Pag. 7

“ 7“ 9“ 10

“ 10“ 15

“ 15

“ 17

“ 18

“ 18“ 19

“ 21“ 21

“ 21“ 23“ 23

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“ 35

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“ 48

“ 67“ 67“ 67“ 68“ 68

“ 75

“ 75“ 76

“ 76“ 76

“ 81“ 81

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“ 92

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Pag. 125“ 125“ 127“ 127

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“ 307

“ 323

Si ringraziano le autrici delle tesi citate, discus-se presso l’Università degli Studi di Milano,l’Università degli Studi di Pavia e l’Università

Cattolica di Milano

Un particolare ringraziamento alla RegioneLombardia per il finanziamento concesso

1. Ceramiche in Lombardia: scopi e limitidel lavoro

Nonostante i numerosi passi avanti fatti dallaricerca archeologica in Lombardia e, più in gene-rale, in Italia settentrionale, la conoscenza delleproduzioni ceramiche nel periodo considerato èancora piuttosto lacunosa1.

Sono state individuate poche aree produttive eraramente è possibile collegare una classe o ungruppo ceramico ad una precisa zona di origine. Sequesta lacuna non ha molte ricadute sullo studiodelle ceramiche di uso comune, il più delle volteprodotta nell’area di rinvenimento, molte sono ledifficoltà che esistono nello studio delle ceramichefini, oggetto di circolazione intensa. Non conoscerele produzioni locali di ceramica fine rende infattipiù difficile isolare e distinguere le ceramiche diimportazione e ciò si ripercuote sulla comprensio-ne di fenomeni economici nelle diverse epoche sto-riche.

Inoltre, chi si occupa di problemi connessi allaproduzione e alla circolazione delle ceramichedeve fare i conti con una frammentazione deglistudi (ma non si tratta ovviamente di un problemalimitato all’Italia settentrionale) che difficilmenteconsente di avere un quadro d’insieme esauriente.

In mancanza di dati relativi ad aree di fornace,l’unica alternativa possibile per la ricostruzionedi fenomeni di produzione e distribuzione è quelladi lavorare sui dati dei siti di consumo, cercandocollegamenti e rapporti emergenti in modo com-pleto solo dall’indagine combinata sui materiali dipiù siti.

Questo lavoro non ha certo la possibilità nèl’ambizione di rispondere anche solo in minimaparte ai numerosi quesiti relativi alla ceramicache la ricerca archeologica sta portando in primopiano in Italia settentrionale.

Con obiettivi molto più contenuti si è pensatodi offrire una serie di dati bibliografici sistematiz-zati e rielaborati, oltre che alcuni spunti da cui

Gloria Olcese 7

I. CERAMICHE IN LOMBARDIA

partire per organizzare ricerche future, mirateall’individuazione delle aree di produzione e allaricostruzione della circolazione delle ceramiche inLombardia e in Italia settentrionale.

In realtà, nelle nostre intenzioni originarie, lafase di raccolta dei dati pubblicati relativi alleceramiche in Lombardia avrebbe dovuto costituiresolo il primo gradino di una ricerca, il cui scopoultimo era quello di organizzare uno studio direttosu alcune classi di materiali, utilizzando più meto-di di indagine, anche quelli di laboratorio.

Diversi motivi hanno fatto sì che la ricercaintrapresa si orientasse diversamente. Quello piùdeterminante è da vedere nella mole dei dati rac-colti che ha superato di molto le aspettative di par-tenza. L’entità dei dati pubblicati, che costituisco-no la base del lavoro, non era infatti all’inizio dellaricerca quantificabile; nè si sapeva quanto avreb-bero pesato sulla realizzazione complessiva lavarietá e l’eterogeneitá delle pubblicazioni esi-stenti, la cui mole ci ha obbligato a modificare piùvolte modalità prestabilite di organizzazione dellostudio e della sua presentazione. Tutto ciò ha spo-stato forzatamente l’interesse dagli aspetti pro-duttivi - che erano quelli che avevano stimolatol’indagine - verso quelli di documentazione e diraccolta dei dati, facendo sì che quella che dovevaessere la prima parte della ricerca programmata,diventasse in realtà un lavoro a sè stante.

A parte qualche eccezione - relativa di solito aindagini studi su materiali in corso da parte delleAutrici - le ceramiche non sono state studiatedirettamente, poichè ciò avrebbe significato conti-nuare le ricerche nei magazzini di Soprintendenzee Università, e una tale indagine non era facil-mente realizzabile.

Ha prevalso quindi la linea di un “recupero” dinotizie, alcune delle quali difficilmente rintraccia-bili perchè pubblicate in riviste locali o a diffusio-ne limitata.

Lo spoglio delle pubblicazioni é stato effettuatodalle Autrici con l’intenzione di coprire nel modopiù esaustivo le diverse aree geografiche della

1 Pur essendo consapevoli di quanto siano importanti le inda-gini sulle ceramiche non disgiunte da quelle sui contesti di rin-

venimento, la situazione attuale della ricerca non sempre con-sente un riesame critico esaustivo siti/materiali.

Lombardia seguendo i confini amministrativiattuali ed ha interessato i lavori pubblicati fino al19972.

Questo libro raccoglie quindi i dati editi relati-vi alle ceramiche in Lombardia tra il II secolo a.C.e il VII secolo d.C., con una prima proposta di rag-gruppamento. Sono escluse dalla ricerca, oltre alleceramiche sicuramente importate, le lucerne e leanfore.

Pur con i limiti imposti dal tipo di indagine,l’angolazione con cui si sono considerati i dati, èquella della rivalutazione e di una maggiore atten-zione nei confronti delle produzioni potenzialmen-te “locali/regionali”. Come era però prevedibile, sesi escludono le ceramiche comuni, che nella mag-gior parte dei casi sono state prodotte nell’area dirinvenimento, ci si è ben presto scontrati con la dif-ficoltà di individuare le produzioni locali di cera-miche fini, la cui definizione è strettamente legataallo studio diretto dei materiali e, molto spesso,all’utilizzo di indagini di laboratorio.

Elaborando i capitoli sulle ceramiche a verni-ce nera o sulle sigillate, ad esempio, ci si è spessotrovati difronte all’incertezza se includere omeno nel catalogo alcuni tipi documentati inLombardia, talora in quantità massicce, ma lacui origine è oggi sconosciuta o incerta. Nei capi-toli dedicati alle singole classi, volta per volta, isingoli problemi sono stati segnalati e discussi;alcune volte, nell’incertezza, le ceramiche di ori-gine sconosciuta o incerta sono state ugualmentetrattate, affinchè il dato documentario nonandasse perduto.

Un altro limite di questo lavoro consiste nellemodalità di elaborazione delle informazioni rac-colte.

Il tentativo di sistematizzazione di dati archeo-logici inerenti le ceramiche viene effettuato invirtù di criteri forse non sempre oggettivi; ma sitratta in realtà di un limite comune a molte ricer-che di argomento analogo.

Le numerose discussioni che hanno accompa-gnato il tentativo di raggruppamento delle cerami-che o le continue revisioni e aggiustamenti neces-sari per la redazione finale del catalogo, sono laspia delle difficoltà incontrate e testimonianodell’insufficienza dei criteri di studio che abitual-mente utilizziamo in questo ambito della ricercaarcheologica.

Le complicazioni maggiori si incontrano quan-do ci si allontana, come nel nostro caso, dallo stu-dio dei materiali di un singolo sito e quando silavora sui materiali di più siti, avendo a che farecon dati eterogenei.

Per forza di cose si è conservata la suddivisionetradizionale delle ceramiche per classi: per ciascu-na di esse si è riassunto lo stato degli studi, cer-cando di mettere in evidenza le possibili produzio-ni locali. Solo la continuazione delle ricerche e ilcontrollo diretto sui materiali consentirà di verifi-care se le ipotesi formulate sono corrette. Per ilaterizi e per la terra sigillata è stato redatto unelenco dei ceramisti attestati in area padana.

Assemblando le informazioni, più volte si èavuta la tentazione di ridurre e raggruppare ulte-riormente le ceramiche documentate: la mia posi-zione, ad esempio, era spesso orientata ad unasemplificazione, ad uno snellimento, all’estrapola-zione di pochi tipi guida e alla riduzione delladocumentazione di ceramiche dalle caratteristichemorfologiche analoghe. Ha prevalso però la lineadi chi il lavoro lo ha eseguito direttamente, cioèquella di non perdere la massa di informazioni rac-colte, considerando la loro utilità specifica.

In considerazione della natura essenzialmentebibliografica di questa indagine, non si è ritenutoopportuno proporre una tipologia dei recipienti.

Proprio elaborando questo lavoro, infatti, abbia-mo sperimentato ancora una volta che i criteri mor-fologici, da soli, non sono sufficienti per redigereuna tipologia. La redazione di una tipologia vera epropria è possibile solo quando si possiedono anchealtri dati, ad esempio quelli relativi all’impastodella ceramica, che sono indispensabili per circo-scrivere le produzioni. I dati confluiti nei testi sonoin molto casi ricavati da pubblicazioni datate, chenon sempre contemplano informazioni sugli impa-sti e sulle caratteristiche tecnologiche delle diverseceramiche, oppure quando le contemplano, sonospesso soggettive e generiche, tanto che si è preferi-to evitare di riportarle.

Per ora, quindi, ci si è limitati a suggerire deiraggruppamenti di ceramiche, che costituiscono icataloghi.

Fin dall’inizio dell’indagine si è deciso di prende-re in considerazione un periodo lungo, consapevolidi quanto sia importante nello studio dell’artigiana-to ceramico poter lavorare con ampi margini crono-logici e su di una zona geografica piuttosto vasta.Tale approccio è in parte mutuato dagli studiarcheometrici, in virtú dei quali l’artigianato è sal-damente ancorato a realtà geologiche; lo si è mante-nuto anche con la convinzione che il dato cronologi-co acquisti un peso ancora più determinante se inse-rito in una sequenza piuttosto ampia, che tengaconto dei fenomeni che si sono verificati nell’epocache precede o segue quella oggetto di studio.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI8

2 La mia introduzione è andata in stampa in un momento suc-cessivo a quello della consegna delle altre parti di questo lavo-ro. Questo fatto mi ha dato la possibilità, oltre che di poter fareriferimento anche a qualche testo uscito nel 1998, di inserire

alcuni argomenti oggetto di ricerche recentissime, non ancoraconcluse nel momento in cui le Autrici delle singole parti ave-vano già dato alla stampa il loro contributo.

La scelta di un’ampia fascia cronologica ci èparsa quindi importante per poter cogliere even-tuali modificazioni tecnologiche leggibili meglionella lunga durata o anche solo per poter contaresu di un maggiore numero di informazioni.

1.1. La struttura del libro

Il lavoro è suddiviso in due parti delle quali laprima comprende i testi e la seconda le tavole.

I primi capitoli dedicati alle classi ceramicheprese in considerazione (ceramica a vernice nera;ceramica a pareti sottili; ceramica a matrice; cera-mica invetriata di età altoimperiale; terra sigillatadi età alto e medioimperiale; terra sigillata di tar-doimperiale; ceramiche comuni; ceramica inve-triata di età tardoantica e altomedievale; ceramicadi età longobarda). I capitoli relativi alle terresigillate di età tardo-imperiale (JORIO, infra) equello relativo alle ceramiche di epoca longobarda(VITALI, infra) si basano sullo studio diretto deimateriali di uno o più siti.

Il capitolo dodicesimo consiste in una lista dibolli laterizi rinvenuti in Lombardia. Un primoelenco schematico delle fornaci pubblicate fino adora in area lombarda è compreso nel capitolo tre-dicesimo.

In linea di massima i capitoli sono organizzaticon un ordine prefissato (introduzione alla classe;quadro produttivo e problemi collegati; forme etipi documentati; eventuale documentazione epi-grafica).

Nell’appendice collocata alla fine del capitolorelativo ad ogni classe, sono riportate le attesta-zioni delle singole forme in area lombarda. Valeforse la pena di ribadire che le attribuzioni deidiversi esemplari sono state formulate sulla basedi dati bibliografici.

Nei cataloghi si è cercato, nei limiti del possibi-le, di seguire un ordine cronologico, lasciando nellaparte finale i recipienti la cui cronologia non èattualmente precisabile.

Il catalogo delle ceramiche comuni, consideratala netta preponderanza di tale classe sulle altre,costituisce una sorta di parte a sè stante i cui cri-teri di elaborazione e presentazione dei dati sononecessariamente un po’ diversi da quelli adottatiper le ceramiche fini (si veda infra il paragrafo suicriteri metodologici adottati per lo studio delleceramiche comuni).

Per scelta delle Autrici, che hanno raccolto i datisulle singole classi ceramiche e a cui si deve anche laredazione del catalogo, sono stati pubblicati i disegnidi più recipienti per ogni raggruppamento, con loscopo di offrire agli studiosi più termini di confronto.

La parte finale del volume comprende una sin-tesi dei dati ottenuti, organizzata per aree geogra-fiche. I testi sono organizzati secondo gli attuali

confini amministrativi della regione Lombardia,mentre, per ragioni di comodità, i materiali delleprovince di Lodi e Lecco sono stati accorpati rispet-tivamente alle province di Milano e di Como.

2. Lo studio delle ceramiche in Lombar-dia: dati acquisiti e problemi aperti

Negli ultimi anni la ricerca storica e archeolo-gica in Italia settentrionale ha avuto un notevoleincremento, se pur con orientamenti e indirizzidiversi.

Per l’epoca romana, il fenomeno che ha ricevu-to maggior attenzione è quello relativo alla roma-nizzazione, indagata nei suoi diversi aspetti, tracui gioca un ruolo preponderante quello dedicatoall’arte colta e alla committenza delle opere d’arteda parte degli esponenti della classe dirigente inCisalpina.

In via di incremento è lo studio della romaniz-zazione attraverso lo studio dei materiali d’uso e laricostruzione puntuale dei circuiti commerciali edelle modalità della produzione ceramica. Esisteuna serie abbondante di dati, emersi da rinveni-menti in aree urbane e rurali, ma il riesame criticodi tutti questi materiali è solo agli inizi.

Ancora poco si sa di tutta la sfera collegata allaproduzione ceramica, delle modalità di produzione,di quelle di impianto e funzionamento delle officine,dei cambiamenti di tecniche derivate dall’arrivo deiRomani; tali cambiamenti sono stati oggetto diindagine soprattutto nelle zone conquistate al difuori dell’Italia, ad esempio in Gallia.

È indubbio - ed è stato rilevato in molti recen-ti lavori - che l’avvento dei Romani apporta dellemodificazioni sostanziali ai modi di vita dellepopolazioni indigene dell’Italia settentrionale,cambiamenti che lasciano la loro traccia neglioggetti della vita quotidiana e nei corredi tomba-li, che tanta importanza rivestono nella ricostru-zione della vita e della storia dell’Italia setten-trionale.

Tali modificazioni andrebbero esaminate nellediverse aree geografiche; secondo le nuove tenden-ze di studio sembrano essere avvenute, almenonelle regioni transpadane, non in modo cruentoma essere l’esito di un lento adattamento.

In effetti proprio i corredi tombali dimostranoche gli oggetti portati dai coloni o fabbricati con leloro tecnologie, si affiancano a quelli tipici dellepopolazioni indigene (a questo proposito si vedanoi testi sulle varie classi ceramiche, infra). Unesempio a questo proposito sono i corredi tombalidelle necropoli della Lombardia, in cui i vasi condecorazioni a tacche e ad incisioni o bugne, defini-ti anche “olle celtiche” affiancano ceramiche a ver-nice nera, o a pareti sottili, oppure dal I secolo a.C.,terra sigillata di importazione e ceramiche comunicon impasto calcareo, caratteristica dalla tradizio-ne tecnologica romana.

Gloria Olcese 9

Nelle pagine seguenti per integrare almeno inparte l’approccio bibliografico del lavoro, ci si è sof-fermati su qualche argomento relativo alle cerami-che della Lombardia e più generalmente dell’Italiasettentrionale, discutendo alcuni dei nuovi datiottenuti grazie alle ricerche in laboratorio.

Tali dati, che concernono principalmente alcu-ne ceramiche fini, rispecchiano lo stato degli studi;la loro trattazione, in questa sede, non ha quindi lapretesa di offrire un quadro definitivo della produ-zione artigianale in area lombarda - attualmenteimpossibile - ma si é posta come scopo una primariflessione su quegli aspetti che lo stato della ricer-ca consente di discutere.

Non si è invece ritenuto opportuno riassumerein questa introduzione le informazioni archeologi-che relative alle classi ceramiche trattate piùampiamente nel resto del volume, a cui si riman-da, oltre che per i dati di rinvenimento in Lombar-dia, per lo stato degli studi e per i riferimentibibliografici.

3. Tradizione ceramica e fornaci

In Lombardia la forte industrializzazione hacontribuito ad obliterare ampiamente tracce legatealle attività dell’artigianato: le notizie su fornaciceramiche sono piuttosto sporadiche e interessano,con l’eccezione della fornace di Cremona, soprattut-to la produzione di materiale laterizio3. Grazie aduna notizia preliminare sappiamo del rinvenimentodi un punzone per ceramica del tipo di quelli utiliz-zati per la sigillata tarda a Inverno Monteleone(Pv), in una zona in cui si ipotizza la presenza di unafornace datata ad età tardo-romana4.

Se il quadro che ci rimandano le ricerche finoad ora compiute rispecchia la realtà, la Lombardianon sembra essere stata, almeno in età antica, unaregione con una produzione ceramica importante etecnologicamente avanzata, quale è invece quelladocumentata in altre regioni d’Italia come, adesempio, in Etruria. Le ceramiche prodotte inLombardia nelle diverse epoche, inoltre, a partealcune produzioni specifiche, il cui luogo di fabbri-cazione è per altro ancora incerto, non paiono

avere avuto diffusione molto ampia, bensì esseredestinate principalmente ad un mercato locale/regionale.

Attualmente, in Lombardia, l’unica fornace diceramica di età romana di cui si conoscono anche iprodotti è quella rinvenuta a Cremona, in via Pla-tina, studiata da A. Breda come tesi di laurea5. Lostudioso ritiene che essa operò tra l’età tiberiana ela fine del I secolo a.C. e gli inizi del II secolo d.C.,anche se non è possibile individuare rapporti dicronologia relativa tra i nuclei di materiali recupe-rati nè stabilire un’eventuale sequenza nell’attivi-tà produttiva.

Nella fornace di via Platina furono prodotteceramiche comuni e ceramiche a pareti sottili -quest’ultima classe costituisce infatti la percen-tuale nettamente maggiore dei rinvenimenti -, connumerosi scarti di fornace.

In base ai dati fino ad ora pubblicati, sembrache nè la ceramica a vernice nera nè la terra sigil-lata siano attribuibili alla produzione della strut-tura scavata6.

4. Analisi di laboratorio su ceramichedell’Italia settentrionale

Le analisi di laboratorio possono dare un aiutodeterminante alla risoluzione di molte problemati-che inerenti l’individuazione e la distinzione deicentri produttori di ceramica.

La condizione indispensabile perchè tali inda-gini possano essere di aiuto è che esistano dati diriferimento sicuri. In realtà non possediamo moltidati di laboratorio sull’area padana e, nel comples-so, le banche dati sono ancora piuttosto sguarnite.

Avere una visione di insieme risulta quindipiuttosto complesso ed è ancora problematicoeffettuare determinazioni di origine in base ai solidati di laboratorio. I dati analitici, inoltre, si riferi-scono a classi ceramiche prodotte in periodi crono-logici diversi, che spesso vengono studiate da spe-cialisti con un ambito di azione differente.

I dati archeologici e analitici attualmente a dis-posizione confermano che in area padana funzio-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI10

3 Si veda a questo proposito l’elenco delle fornaci (infra).4 Not.ALomb, 1992-1993, p.68; LAVIZZARI 1998, p.277. Inarea pavese è documentata ancor oggi un’importante produzio-ne laterizia.5 BREDA 1983-84; BREDA 1996. Sempre a Cremona è statoindividuato in piazza Marconi un edificio definito inizialmente“produttivo commerciale” datato alla fine del II inizi I secolo(PASSI PITCHER 1984, p.81; MASSEROLI in Optima via1998, p.415) ma per il quale le indagini più recenti escludereb-bero una connotazione produttiva. Devo le informazioni sullepiù recenti scoperte a Cremona alla cortesia della Dott.ssa M.Volonté.6 Per quanto riguarda la ceramica a vernice nera, il Breda pre-cisa che “non è stata rinvenuta all’interno della camera di cot-tura o in scarichi attorno alla struttura come quella a pareti

sottili e in terra sigillata - ma al di sotto del piano di combu-stione della fornace, del quale costituiva il vespaio...Il materia-le a vernice nera, certamente anteriore all’impianto della for-nace, deve invece essere collegato ad una precedente diversaproduzione, probabilmente localizzabile anch’essa nelle imme-diate vicinanze”. A proposito della terra sigillata l’Autore spe-cifica che “non è certo che i frammenti di terra sigillata (nessu-no dei quali è stato rinvenuto all’interno della struttura) sianopertinenti alla medesima fornace e non a qualche altro impian-to analogo attivo in zona nello stesso periodo”.A proposito dei rinvenimenti di Cremona si veda il testo delposter che sarà presentato dalle Dott.sse S. Masseroli e M.Volontè nel testo degli Atti del Convegno di Desenzano delGarda, dal titolo “Produzione ceramica in area padana tra il IIsecolo a.C. e il VII secolo d.C.: nuovi dati e prospettive di ricer-ca “(8-10 aprile 1999).

navano diversi centri destinati alla produzione diceramica, ma nella maggior parte dei casi tali cen-tri non sono stati ancora localizzati7.

4.1. Le ceramiche a vernice nera in Italiasettentrionale: dati acquisiti e problemiaperti

Uno dei “fossili-guida” della romanizzazione inItalia settentrionale è costituito dalla ceramicadetta a vernice nera.

Si tratta di ceramica prodotta in Italia tra il IV eil I secolo a.C.; in Italia settentrionale la sua produ-zione e circolazione interessa in modo particolare ilII e I secolo a.C., quest’ultimo in modo prevalente8.

Le caratteristiche peculiari delle ceramiche avernice nera nord-italica furono portate all’atten-zione degli studiosi dalla Fiorentini e, successiva-mente, dal Morel e dalla Brecciaroli Taborelli9.Esse consistono in un repertorio morfologico omo-geneo e piuttosto ristretto (la ripetizione di alcuneforme come la patera con carena a spigolo vivo (F2270) o la coppa conica con carena a spigolo vivo (F2654) e nell’uso di utilizzare bolli con impressionidi gemme, uso che, in base ai dati di Eporedia(Ivrea), sembrebbe iniziare nel decennio 70/60 a.C.e perdurare talora nella terra sigillata padana10.

Resta da localizzare la zona dell’Italia setten-trionale nella quale operavano in epoca romanaofficine produttrici di ceramiche a vernice nera e diterra sigillata, esportate a medio-lungo raggio (siveda infra).

Per quanto riguarda le ceramiche a vernice neradi importazione, i dati sono ancora fluttuanti, pro-prio per la difficoltà di distinguere i materiali localida quelli importati (si veda SFREDDA, infra).

In base ai dati a nostra disposizione, sembraessere assente in Lombardia la ceramica “campa-na A”, di origine campana11; ciò parrebbe indicarel’esclusione di questa regione dai traffici tirrenici,attestati però da alcune anfore Dressel 1, se pur inquantità modeste12.

L’assenza quasi totale nelle regioni internedell’Italia settentrionale della campana A, anchese dovrebbe essere suffragata da studi futuri, con-ferma i dati già emersi da un primo lavoro di sin-tesi effettuato in Piemonte13.

Conferma inoltre che esistono “regioni cerami-che” molto diverse. La maggior parte delle regioniinterne del nord Italia mostra una facies ceramicaprofondamente diversa da quella di altre, non solodell’Italia centrale o meridionale, ma in qualchecaso (penso alla Liguria, ad esempio), anche diquella settentrionale.

Per quanto riguarda le produzioni ceramiche avernice nera dell’Etruria, restano ancora valide leosservazioni formulate dal Morel, che mettevanoin guardia sulla possibilità di distinguere la Cam-pana B vera e propria da tutte le produzioni dellasua cerchia di influenza, compresa l’aretina a ver-nice nera, in assenza di bolli o di dati tipologicisicuri14.

La messa a punto recente dei dati archeometri-ci (analisi chimiche) dell’Etruria ha poi conferma-to che, allo stato attuale della ricerca, è illusoriopensare di poter attribuire ceramiche di originesconosciuta ad un’area precisa dell’Etruria, inbase ad analisi di laboratorio15.

Le indagini archeometriche portate avanti inquesti anni da diverse équipes su alcune classi diceramiche fini consentono di affrontare alcuniaspetti relativi alla individuazione delle aree diproduzione.

Gli studi archeologici più recenti relativi alleceramiche a vernice nera dell’Italia del nord, inmodo particolare, attirano la nostra attenzioneprincipalmente su due aspetti, tra loro collegati,che verranno riassunti per sommi capi nelle pagi-ne che seguono.

4.2. Ceramiche a vernice nera in areapadana: frammentazione o accentramentodella produzione ?

A proposito della ceramica a vernice neradell’Italia settentrionale e dell’area padana inmodo particolare, il dibattito sui centri di produ-zione ha visto in passato la formulazione da partedegli studiosi di ipotesi diverse: alcuni archeologiritengono che la produzione delle ceramiche avernice nera sia da attribuire a poche officine,concentrate nelle zone di più antica romanizza-zione; altri sono invece dell’opinione che la pro-duzione fosse frammentata in una serie innume-

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7 LASFARGUES, PICON 1982; PICON 1994; MAGGETTI,GALETTI 1986; SCHNEIDER 1997; FRONTINI et alii 1992-93: MAGGETTI et alii 1998. Le analisi di laboratorio eseguiteriguardano principalmente l’età romana e, in parte, quellamedievale. Molto pochi sono fino ad ora i dati analitici sullaceramica preromana.8 Per la cronologia delle ceramiche a vernice nera in Italia set-tentrionale si vedano le osservazioni di Morel, MOREL 1998.9 FIORENTINI 1963; MOREL 1987; BRECCIAROLI TABO-RELLI 1988a. Per le ceramiche a vernice nera delle necropolilombarde e di Milano, FRONTINI in S. Maria alla Porta 1986;Ead. Scavi MM3.10 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p. 51 e nota n.126

11 Per una sintesi sulle ceramiche a vernice nera in Piemontesi veda da ultimo MOREL 1998.12 A proposito dello studio delle anfore, BRUNO in Optima via1998.13 Il vino pare anche in questo caso sottrarsi alle logiche cheregolano il commercio del vasellame. MOREL 1998; per l’assen-za ad Eporedia di campana A, BRECCIAROLI TABORELLI1988a, p.93. Ceramica campana di tipo A è presente tra i mate-riali di Aquileia, come è confermato da analisi di laboratorio ese-guite da G. Schneider a Berlino, a cui devo l’informazione.14 MOREL 1986, p.469.15 Per la situazione delle ricerche di laboratorio (analisi chimi-che) in Etruria settentrionale, OLCESE, PICON 1998, p.33.

revole di officine sparse pressochè ovunque inarea cisalpina.

A questo proposito già nel 1988, L. BrecciaroliTaborelli sottolineava “una tendenza predominan-te ad assegnare le classi individuate ad officinelocali; ciò che in qualche caso può risultare credibi-le, ma che quasi sempre manca del sostegno di datidocumentari”16. Studiando il materiale di Epore-dia, l’Autrice aveva notato che circa l’80 % dellaceramica a vernice nera nord-italica di quel sitoapparteneva ad un’unica classe (denominata clas-se A), ispirata alla campana B del I secolo a.C.,mentre un numero ridotto di frammenti documen-tava le restanti.

La classe A presentava, secondo la studiosa,analogie puntuali con le ceramica a vernice nera diorigine italica rinvenuta al Magdalensberg(Carinzia), definita “poröses Fabrikat” e studiatadalla Schindler17.

Altri archeologi ipotizzano invece una pluralitàdi fabbriche localizzabili un po’ ovunque, non limi-tate alle colonie di più antica fondazione18.

L’ipotesi di un accentramento di officine nord-italiche della ceramica a vernice nera e della circo-lazione su scala più ampia di certi prodotti non ètuttora accolta da alcuni studiosi che, oltre a ipo-tizzare l’esistenza di molte officine, ritengonoimprobabile che ceramica dalle caratteristiche difabbricazione ed estetiche piuttosto scadentipotesse essere oggetto di circolazione. Si trattaperò di una convinzione piuttosto ingannevole eche si scontra con i dati analitici in nostro posses-so, in base ai quali, almeno un gruppo di cerami-che a vernice nera dalle composizioni chimichesimili e distintive, è già stato individuato in piùsiti dell’Italia del nord e d’oltralpe.

La progressiva conoscenza delle ceramiche diepoca romana sta sfatando sempre più concreta-mente luoghi comuni come quello che ceramichedalle caratteristiche estetiche modeste debbanonecessariamente essere “locali”.

Considerando i due modelli di interpretazionerelativi alle ceramiche a vernice nera dell’Italiasettentrionale, due osservazioni vengono sponta-nee.

In primo luogo che i dati a disposizione sonoancora troppo pochi per individuare dei modelli eche forse resta da fare ancora molto lavoro archeo-

logico e archeometrico in molti centri dell’Italiadel nord (indagini mirate a localizzare siti produt-tori, censimento dei materiali, schedature diimpasti, confronti tra ceramiche di siti diversi)prima di arrivare ad interpretazioni e a tradurrein storia economica i dati archeologici attualmen-te a disposizione.

Le interpretazioni storiche vengono formulatepartendo da dati tipologici e, molto spesso, in basead un esame autoptico delle argille. Tale esame,utilizzato comunemente, talvolta forse con eccessi-va fiducia, è spesso ingannevole e insufficiente perla distinzione delle produzioni di ceramiche fini.

In secondo luogo sembra che prevalga la tenta-zione di giungere ad una sintesi interpretativaprima di aver considerato compiutamente tutti idati a disposizione, compresi quelli, ancora preli-minari, delle analisi di laboratorio. In questa fasedella ricerca è necessario vagliare con attenzionetutti i dati - archeologici e archeometrici - per evi-tare di cadere in errori che potrebbero compromet-tere l’interpretazione storica finale19.

Ciò premesso, é possibile che l’avanzamentodella ricerca dimostri che i due modelli propostinon si escludano a vicenda. Nell’ambito di una plu-ralità di officine che producevano per un mercatoprincipalmente locale, è probabile che ne esistes-sero alcune che hanno prodotto e diffuso cerami-che in un raggio più ampio. Il gruppo di ceramica avernice nera di cui si parla più diffusamente nelparagrafo seguente, potrebbere essere propriol’esempio più eloquente di una tale realtà.

4.3. L’individuazione dell’area di origine dialcune ceramiche a vernice nera padane(“poröses Fabrikat” - gruppo centro-padano)20

Uno dei problemi ancora aperti concerne l’indi-viduazione dell’origine di alcune ceramiche a ver-nice nera dell’Italia settentrionale; tale argomentoè stato recentemente oggetto di un dibattito che,proprio per la sua attualità, ancora non ha trovatospazio nella bibliografia specifica21.

La premessa indispensabile è che gli studiarcheometrici sulle produzioni ceramichedell’area padana sono solo agli inizi e, consideratala scarsità di rinvenimenti di aree di fornace, nonè possibile contare su informazioni necessarie perquesto tipo di ricerche.

In questo paragrafo si cercherà di riassumere i

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI12

16 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p.36.17 SCHINDLER 1967; SCHINDLER 1986.18 FRONTINI 1985; EAD. Scavi MM3; da ultimo FRONTINIet alii 1992-1993; FRONTINI et alii 1998 (in modo particolaresi veda la discussione a p. 196)19 Per le procedure relative alla determinazione di originedelle ceramiche archeologiche, si vedano, tra gli altri, PICON1984; PICON 1986. 20 Considerato lo stato preliminare degli studi e la novitá delle

ricerche, il gruppo di ceramiche a vernice nera di cui si parla inquesto paragrafo non ha ancora un nome preciso e viene defini-to dagli studiosi in modi diversi. Anche in questa sede si evite-rà di definirlo precisamente, in attesa che la ricerca scientificaarrivi a dati conclusivi sull’area di origine.21 Alcuni cenni emergono in diversi contributi pubblicati negliatti del Convegno “Indagini archeometriche relative alla cera-mica a vernice nera: nuovi dati sulla provenienza e la diffusio-ne”, Milano 1998.

dati a disposizione; va tenuto conto che è possibileche indagini in corso modifichino piuttosto rapida-mente le nostre conoscenze attuali22.

Tra le ceramiche a vernice nera originarie pro-babilmente dell’Italia del nord è stato isolato gra-zie ad analisi chimiche (XRF) un gruppo che, pro-prio alla luce delle nuove ricerche di laboratorio,sembra essere documentato in numerosi sitidell’Italia settentrionale e in alcuni d’oltralpe23.La localizzazione del luogo di origine di tale grup-po di ceramiche a vernice nera è attualmente anco-ra incerta. Non sempre i criteri archeologici sonosufficienti a isolare le ceramiche appartenenti atale gruppo, che possono essere facilmente confusecon altre produzioni nord-italiche.

Tra i materiali del Magdalensberg furono indi-viduati due gruppi di ceramiche a vernice nera diorigine italica, definiti in base alle caratteristichetecnologiche l’uno “poröses Fabrikat” e l’altro “har-tes Fabrikat”; sottoposti ad analisi di laboratorio aFriburgo, i due gruppi rivelarono caratteristichecomposizionali diverse24.

L’hartes Fabrikat fu attribuito alle officine diArezzo, mentre per l’altro gruppo restava aperto ilproblema dell’individuazione dell’area di origine,che venne collocata ipoteticamente, in base alleattestazioni e al confronto con campioni di riferi-mento, in zona padana (e in particolare in areabolognese, anche se in via ipotetica).

Fino ad ora infatti non sembra che le ceramichein questione siano state rinvenute in altre zoned’Italia, mentre appaiono con frequenza propriotra i materiali del nord d’Italia e, in particolare,della zona padana o circumpadana.

Come si è detto precedentemente, alla finedegli anni ‘80, L. Brecciaroli Taborelli aveva isola-to ad Eporedia (Ivrea) un gruppo di ceramiche avernice nera con “impasto omogeneo per durezza,granulometria e colore”, accomunate da repertorioformale, decorazione e dettagli tipologici che siispirano a quelli della Campana B e soprattutto aquelli dell’aretina a vernice nera del I secolo a.C.

Tale gruppo, definito “classe A”, numericamen-te prevalente nel sito piemontese sulle altre cera-miche a vernice nera di origine nord-italica (di cuirappresenta circa l’80 %), veniva accostatodall’autrice al gruppo del “poröses Fabrikat” indi-viduato al Magdalensberg25.

Recenti analisi chimiche effettuate da M. Piconsulle ceramiche a vernice nera rinvenute ad Epo-redia, hanno effettivamente confermato che leceramiche appartenenti alla classe A hanno lastessa composizione chimica di quelle al Magda-lensberg (poröses Fabrikat); risultato analogohanno dato le analisi chimiche eseguite su unaserie di ceramiche a vernice nera da Tortona e daVilla del Foro26.

Inoltre, recenti analisi chimiche effettuatesulle ceramiche a vernice nera recuperate duran-te gli scavi del monastero di S. Giulia a Bresciahanno consentito di isolare un gruppo (gruppo A)le cui catteristiche composizionali sono moltovicine a quelle del gruppo documentato al Mag-dalensberg27.

Ulteriore testimonianza della presenza di talegruppo ad Angera, a Calvatone e, forse, a Milano ead Adria, risulta indirettamente dalla recentepubblicazione dei dati chimici relativi a ceramichea vernice nera rinvenute in quei siti28.

I dati archeometrici precedentemente ricorda-ti, insieme ad altri ancora inediti, attestano dun-que l’ampia diffusione di ceramiche a vernice nerala cui composizione è molto simile a quella delgruppo individuato per la prima volta al Magda-lensberg (poröses Fabrikat).

I dati fino ad ora ottenuti non significano,ovviamente, che tutte le ceramiche a vernice neraprodotte in Italia settentrionale provengano dauna stessa area e appartengano al gruppo in que-stione; né escludono che centri dell’Italia setten-trionale producessero localmente ceramica a ver-nice nera.

Almeno in due siti, Eporedia e Brescia, le ana-lisi chimiche effettuate hanno permesso di indivi-duare anche altri gruppi di ceramiche a vernice

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22 Proprio nel periodo in cui questo lavoro veniva dato allastampa, sono state predisposte con M. Picon una serie di cam-pionature su argille di alcune aree della Valle Padana.23 MAGGETTI et alii 1998, p.26; SCHNEIDER et alii 1997;OLCESE, PICON 1998; OLCESE, SCHNEIDER, S.Giulia, incorso di stampa.Senza le numerose discussioni e spiegazioni di M. Picon e, ulti-mamente, anche di G. Schneider, non mi sarebbe stato possi-bile affrontare, se pur superficialmente, l’argomento delle cera-miche a vernice nera padane, dal punto di vista delle analisi dilaboratorio. Ringrazio entrambe gli studiosi per l’aiuto e ilsostegno costante che danno al mio lavoro.24 MAGGETTI, GALETTI 1986; FRONTINI et alii 1992-1993;FRONTINI et alii 1998.25 BRECCIAROLI TABORELLI 1988a, p.36 e p.96. Le analisimineralogiche eseguite dallo Sfrecola sulle ceramiche a vernicenera di Eporedia portarono alla distinzione di tre gruppi.Recentemente il Morel, sintetizzando lo stato degli studi sulle

ceramiche a vernice nera in Piemonte, ha affermato che il grup-po in questione è stato isolato, oltre che a Eporedia, anche aOrnavasso (MOREL 1998, p. 242).26 Picon, comunicazione scritta dei risultati delle analisi,attualmente inediti.27 Per le analisi sulle ceramiche a vernice nera di Brescia,OLCESE, SCHNEIDER S. Giulia, in corso di stampa; OLCE-SE, S.Giulia, in corso di stampa).28 FRONTINI et alii 1992; FRONTINI et alii 1998 (gruppo cen-tro-padano). A questo proposito si vedano le osservazioni delMaggetti e del Picon negli Atti del Convegno di Milano, MAG-GETTI et alii 1998, p.26 e quelle, indirette, dello Schneider che inbase ai dati composizionali pubblicati riconosce le ceramiche diAngera come appartenenti al gruppo padano di origine scono-sciuta (G. SCHNEIDER, Neue Untersuchungen zur Herkunftder Padana und Tardopadana, Archäometrie und Denkmalpfle-ge, Jahrestagung in Archäologiezentrum der Universität Wien,Wien 1997).

nera, di origine diversa da quella del gruppo inquestione, anche se documentati in percentualiinferiori.

Questi primi risultati evidenziano quindi lapresenza diffusa di un gruppo dalle caratteristichecomposizionali distintive, di probabile originepadana.

In base alle analisi effettuate a Berlino, Lione eFriburgo, le ceramiche a vernice nera del gruppo“padano” si distinguono per le alte percentuali diCr e Ni, che possono caratterizzare l’argilla forma-tasi in vicinanza di rocce ofiolitiche (con rocceultrabasiche: peridotiti, serpentiniti, gabbro)29.Tali caratteristiche costituiscono un “marcatore”del gruppo di cui si cerca di stabilire l’origine e con-sentono di isolare in laboratorio le ceramiche inquestione dalle altre produzioni genericamentedefinibili come padane. Le terre con tali caratteri-stiche in Italia settentrionale sono circoscritteprincipalmente a tre aree: la zona compresa gros-so modo tra Piacenza e Modena, la zona alpina delPiemonte (Ivrea) e un’area della Liguria (zona diVoltri).

Si tratta, quindi, di uno dei casi “fortunati”nella ricerca archeometrica inerente le determina-zione di origine, cioè quello in cui il tipo di roccia ela presenza di alcuni minerali marcatori nell’argil-la della ceramica forniscono un contributo deter-minante ad individuare alcune aree possibili diorigine e ad escluderne altre con lo stesso marginedi sicurezza.

Poichè però attualmente non si conosce l’esten-sione della zona ofiolitica in questione, sarà neces-sario procedere ad una serie di ricerche mirate e alprelievo di campionature di argille, per circoscri-vere esattamente la possibile zona di origine delleceramiche in questione30.

Mentre questo lavoro era in stampa, l’elabora-zione di recenti analisi chimiche effettuate da M.Picon sulle ceramiche della classe A di Eporedia,ha permesso di escludere che la zona di Ivrea fossequella in cui sono state fabbricate le ceramiche avernice nera del gruppo padano diffuso un po’ovunque in Italia del nord e di cui si cerca di stabi-lire l’origine. Le ceramiche prodotte a Eporediahanno percentuali elevate di Cr e Ni, ma un rap-porto Cr/Ni diverso da quello rilevato nelle cera-miche a vernici nere di area padana appartenenti

al gruppo di cui si vuole stabilire l’origine (Picon,comunicazione personale).

Potendo contare anche su di un dato cosìimportante, le zone possibili di origine si riduco-no ulteriormente; in base a criteri archeologici edi rinvenimento è più probabile che l’area in cuierano attive le officine che hanno prodotto leceramiche a vernice nera del gruppo in questio-ne sia da collocare in zona emiliana (area Pia-cenza-Parma?). Officine ceramiche di età roma-na sono state rinvenute in area piacentina emodenese; in qualche caso, come in quello dellafornace di Magreta, hanno prodotto proprioceramiche a vernice nera, anche se le loro com-posizioni chimiche non sembrano corrisponderea quelle del gruppo di cui si cerca di stabilirel’origine31.

Gli archeometristi che si sono occupati di que-sto argomento, in base a criteri geologici e analiti-ci, paiono propensi a ritenere che l’area di originedel gruppo di ceramiche a vernice nera sia piutto-sto circoscritta32, anche se è probabile che la pro-duzione fosse ripartita in più officine.

La mancanza di dati sulle composizioni delleterre delle aree dell’Italia settentrionale ci impedi-sce attualmente di formulare ipotesi risolutive.Sembrerebbero comunque da escludere alcunezone, come ad esempio Milano, poichè la città ètroppo lontana dalle zone delle ofioliti (PICON,comunicazione personale).

Se la continuazione dei lavori confermerà iprimi dati di laboratorio, sarà possibile distingue-re in modo più chiaro il gruppo di ceramiche a ver-nice nera che sembra aver avuto una certa diffu-sione in area settentrionale e transalpina.

Non è da escludere che l’area che ha prodottoe diffuso le ceramiche a vernice nera sia la stes-sa in cui è stata prodotta terra sigillata nellaprima età imperiale. Indicazioni in tal sensosembrano venire da uno studio condotto recente-mente da G. Schneider e da chi scrive sulle cera-miche di Brescia33. Dalle analisi effettuate èemerso che la ceramica a vernice nera (gruppo A)ha composizioni molto simili a quelle di un grup-po di terra sigillata di media età imperiale congemme impresse rinvenuta sempre a Brescia,documentata però in molti altri siti dell’Italiasettentrionale34.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI14

29 Valori medi di Cr 267 ± 39, Ni = 176 ±13, MAGGET-TI,PICON, GALETTI 1998, p.26 (in base alle analisi chimichedi ceramiche trovate in Svizzera). Valori medi molto simili sonostati ottenuti con le analisi delle ceramiche a vernice nera diBrescia, Cr 261 ±12; Ni 176 ±7.30 Tali campionature sono in corso di effettuazione da parte diM. Picon e di chi scrive. Una prima comunicazione verrà datada M. Picon al Convegno di Desenzano, nell’aprile del 1999.31 Per la fornace di Magreta, identificata con il centro di mer-cato dei Campi Macri, PARRA in Modena 1988. Le analisi chi-

miche sui materiali della fornace di Magreta sono state esegui-te da G. Schneider e sono attualmente inedite.32 Si veda inoltre quanto precisato già nel 1986 dal Maggetti aproposito dell’area di origine circoscritta dell’origine del gruppopadano, MAGGETTI et alii 1986, p.406. 33 OLCESE, SCHNEIDER, S.Giulia, in stampa. Per questoproblema si rimanda al paragrafo successivo, oltre che ai testidella Jorio in S. Giulia.34 JORIO, S. Giulia, in stampa.

5. Le ceramiche a pareti sottili

Le ricerche sulle aree di produzione delle cera-miche a pareti sottili sono piuttosto arretrate e,fino ad ora, ci muoviamo principalmente nelcampo di ipotesi formulate in studi importanti,anche se ormai piuttosto datati (per la sintesi sullaclasse TASSINARI, infra).

Oltre alle proposte del Lamboglia e della Riccirelative alla localizzazione di alcune produzionidella Valle del Po, in tempi recenti si è appresodell’esistenza di fornaci per la produzione di cera-mica a pareti sottili a Cremona35; a Eporedia(Ivrea) si è recentemente ipotizzata una produzio-ne locale in età augusteo tiberiana36.

La recente pubblicazione dei materiali delle offi-cine ceramiche di Loyasse (30-15 a.C.) e La Muette(20-15 / 10-5 a.C.) a Lione ha fatto emergere i possi-bili rapporti tra quelle officine e alcuni centri pro-duttori italici attualmente sconosciuti (di area pada-na ?), tanto che si è ipotizzato che i due atelierspotes-sero essere delle succursali di officine italiche oppu-re che in esse lavorassero ceramisti italici37.

Ciò documenta il passaggio precoce in Gallia dinuove tecniche di fabbricazione e di modalità didiffusione mediate dall’Italia (dall’area padana ?),connesse al processo di romanizzazione.

In base ai ritrovamenti del Magdalensberg, leceramiche a pareti sottili di origine padana sonodocumentate soprattutto dall’età augustea e sem-brerebbero distinguibili da quelle di origine cen-tro-italica per repertorio morfologico e argille38.

Le ceramiche a pareti sottili di area padana rin-venute nei siti di oltralpe vengono solitamente ricon-dotte a due grandi gruppi: le produzioni di areapadana occidentale e quelle di area orientale, anchese non è attualmente chiaro dove si possa collocarela linea di frontiera tra le due aree produttive39.

A proposito dei rinvenimenti del Magdalensberg,poi, gli studi più recenti hanno confermato quantogià sostenuto dal Greene, e cioè che le ceramiche apareti sottili trovano confronto con le produzionidella parte orientale della pianura padana40.

Le analisi chimiche finora eseguite riguardanoancora una volta i materiali di Lione e quelli del

Magdalensberg; si tratta di analisi preliminari che,soprattutto nel caso del Magdalensberg, denotanola presenza di materiali italici, in qualche caso dipossibile origine padana41.

Alcune analisi effettuate su ceramiche a paretisottili di Adria42, apparentemente molto simili atipi analoghi del Magdalensberg, hanno mostratoche tali ceramiche presentavano in realtà forti dif-ferenze chimiche non solo rispetto a quelle delMagdalensberg, ma anche tra di loro, provandoancora una volta che le somiglianze e i confrontistabiliti in base ad un esame autoptico, molto spes-so non sono affidabili43.

Anche per le ceramiche a pareti sottili, infine,sarebbe opportuno procedere ad una sistematizza-zione dei dati archeologici/tipologici, chiarendoquesiti e obiettivi storici, prima di avviare un pro-getto di analisi di laboratorio completo relativoall’area padana.

6. La produzione di ceramica di tipo Aco edi tipo Sarius in Italia settentrionale

Tra le ceramiche che ritornano in più aree dellaLombardia e che sono state isolate grazie a carat-teristiche morfologiche, tecnologiche e decorative,oltre che per la presenza dei nomi dei ceramisti, cisono le ceramiche di tipo Aco, così chiamate dalnome del ceramista più documentato44.

Se tali caratteristiche hanno fatto sì che leceramiche in questione ricevessero un’attenzionemaggiore, che è sfociata in studi d’insieme, d’altrocanto, queste stesse caratteristiche hanno favoritola loro estrapolazione e la separazione da altreclassi ceramiche (come la terra sigillata o le cera-miche a pareti sottili), che forse potrebbero aiuta-re a definirne e in modo più preciso la produzionee a localizzarne i centri di origine. Anche per leceramiche di Aco e dei suoi lavoranti si pone infat-ti il problema dei centri di fabbricazione.

Cremona, Faenza, Ravenna, Adria e Aquileiasono stati indicati come possibili centri di produ-zione di Acobecher, in seguito al rinvenimento dimateriale di scarto o di matrici45.

In Italia centrale, a Cosa, era attiva l’officina diCusonius46.

Al di fuori dell’Italia sono state localizzate succur-

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35 BREDA 1983-84; BREDA 1996; per lo status questionis,TASSINARI, infra.36 Ringrazio la Dott.ssa L. Brecciaroli Taborelli per avermimostrato il materiale di Eporedia che verrà prossimamentepresentato al Convegno di Desenzano.37 Ateliers Lyon 1996, pp. 232-23338 SCHINDLER 1998, p.392 e ss.39 SCHINDLER 1998, p.392 e ss.40 GREENE 1979, p.7741 SCHINDLER 1998, p.402 e ss.42 DE MIN in Antico Polesine (forme 1, 68, 84, 102, 116 delMagdalensberg, SCHINDLER 1998, p.403).

43 SCHINDLER 1998, p. 403; in base alle analisi chimiche ese-guite da G. Schneider tali campioni non costituiscono un’unicaproduzione nè possono formare un gruppo di riferimento perAdria.44 Per la ceramica tipo Aco e Sarius in Italia settentrionale,LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987; per la raccolta dei dati inLombardia, TASSINARI, infra.45 RIGHINI 1979; BERMOND MONTANARI 1972; SCOTTIMASELLI 1984; DE MIN in Antico Polesine 1986. Per la biblio-grafia relativa ai centri di produzione conosciuti, TASSINARI,infra. Per la ceramica tipo Aco a Cremona, STENICO 1963-64;LAVIZZARI 1987; MAZZEO 1985; PONTIROLI 1992.46 MARABINI MOEVS 1980.

sali delle fabbriche di Aco a Lione, alcuni centri pro-duttorisono stati individuati nella valle dell’Allier47.A Mainz-Wiesenau è stata rinvenuta una matrice48.

Trasferimenti di matrici per terra sigillatadall’Italia verso la Gallia, sono documentate tra imateriali di Lione (officina di La Muette) graziealle analisi chimiche eseguite da M. Picon; semprele analisi di laboratorio hanno dimostrato che sonostati effettuati trasferimenti di matrici e di mate-riali tra le officine di Lione e quelle di Vienne49.

Per quanto riguarda Cremona, si pongono alcuniinterrogativi che verranno probabilmente risolti daricerche in corso sia sui materiali che negli archivi50.

Nel 1963-64 lo Stenico pubblica negli Acta deiRei Cretariae Fautorum due matrici, di cui unacon la firma L. Norbani, e alcuni frammenti cera-mica di tipo Aco, in più pubblicazioni indicati comescarti di fornace51.

L’Autore dice testualmente: “il merito dellariesumazione di questo materiale va alla diligenzacon cui il mio scolaro Dott. G. Pontiroli esplorò idepositi ancor disordinati di materiali restituitidal sottosuolo cremonese per la preparazione dellasua tesi di laurea in archeologia. Egli potè appura-re che i frammenti in questione erano di sicuraprovenienza cremonese, tutti venuti casualmentealla luce in una sola occasione e in una ristrettazona, allora chiamata contrada del Cistello, più o

meno corrispondente alla attuale via Mainardi,nella parte orientale della città moderna”.

Pertanto, il rinvenimento delle matrici e di partedei frammenti dei vasi di Aco non è stato effettuatodirettamente nè dallo Stenico nè dal Pontirolidurante scavi o recuperi, ma appare risultare dauna ricostruzione bibliografica effettuata dal Ponti-roli sulla base di registri degli inizi del ‘90052.

È probabile che a Cremona funzionassero for-naci anche per la produzione di ceramica tipo Acoe alcuni dati sembrano andare in quella direzione.Tra essi merita attenzione una notizia piuttostogenerica, rimasta senza seguito anche nelle pub-blicazioni più recenti, relativa al rinvenimento diun’altra fornace di ceramica a pareti sottili , oltrea quella di via Platina, in via Geromini 1653.

Ci si chiede, però, se i dati attualmente a dispo-sizione siano sufficienti per localizzare con sicu-rezza a Cremona la fabbrica di L. Norbanus .

Per quanto riguarda poi la presenza di matrici,vale forse la pena ricordare che, per quanto essesiano un buon indizio di una produzione ceramica,potevano essere esportate, forse anche come oggettodi commercio: il rinvenimento delle matrici aMainz54 e a Lione (queste ultime sottoposte ad ana-lisi chimica sono risultate in parte locali e in parteimportate)55 è emblematico e attesta la probabileesistenza di più filiali di una stessa officina, tra lequali avvenivano scambi di matrici e di materiali56.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI16

47 Ateliers Lyon 1996; Per le officine nella valle dell’Allier,VERTET, LASFARGUES 1972), p. 232.48 Mainzer Zeitschrift 10, 1915, p.90 e ss. Inoltre KLUMBACH1972, p.196 nota 9 (matrice firmata ..TTI).49 Ateliers Lyon 1996.50 Gli argomenti a cui si accenna brevemente in questo testoverranno ripresi più ampiamente dalla dott.ssa Volontè in uncontributo che sarà presentato al Convegno di Desenzanonell’aprile del 1999 (nota 6).Colgo l’occasione per ringraziare la Dottoressa M. Volonté peravermi concesso di prendere visione dei registri e delle matricie della ceramica tipo Aco di Cremona e per la disponibilità concui ha risposto alle mie domande. 51 STENICO 1963-64, p.63.I frammenti di ceramiche del tipo Acobecher rinvenuti non pos-sono, a mio parere, essere definiti veri e propri scarti di forna-ce. Si tratta di recipienti frammentari, che contengono concre-zioni di terra, probabilmente in seguito alla giacitura nel terre-no e che inglobano frammenti di parete del recipiente stesso. 52 I registri furono compilati dal Conservatore, MarcheseAntonio Sommi Picenardi, negli anni 1910-1914 e comprendo-no sia materiali ritrovati in zona cremonese che quelli acquisi-ti in altre aree d’Italia, ad esempio in area centroitalica. Il Marchese ha riportato in maniera abbastanza precisa (con-trariamente a quanto dice il Pontiroli, che parla di “laconicheed improprie definizioni dei reperti”) rinvenimenti effettuatinelle diverse zone di Cremona e del territorio. La parte cheinteressa è la rubrica S “Oggetti di scavo”, che riunisce mate-riali di provenienze diverse L’inventario consiste in una descrizione sommaria dei pezzi,anche se una certa attenzione è riservata al materiale decoratoe bollato, di cui viene letto e trascritto il bollo.Nel paragrafo riservato a via Cistello, all’interno della rubrica“S”, il Marchese aveva compreso sotto la dicitura “nn. 1-24 =frammenti diversi di vasi in terracotta”, oltre a frammenti dipavimento antico a mosaico.

I frammenti della ceramica di Aco e la matrice bollata nonappaiono quindi direttamente nella Rubrica S, ma come si èdetto inizialmente, sono stati fatti coincidere dal Pontiroli con inumeri 1-24. Viene spontaneo chiedersi in base a quali elemen-ti lo studioso abbia riconosciuto nei numeri 1-24 la ceramica diAco, dal momento che il Marchese, curiosamente, non forniscealcun dato che possa consentire tale identificazione. Il Pontiroli ha forse effettuato il riconoscimento in base ad alcu-ni numerini attaccati dal Marchese sui pezzi, che il Pontirolistesso ha riportato, incollandoli su foglietti di carta, per impe-dire che andassero persi. Alcuni di tali numeri sono stati rin-tracciati sui pezzi, ma non sulle matrici, fatto che di per sèpotrebbe essere del tutto privo di significato, ed indicare chequelli delle matrici sono andati persi nel corso del tempo.Appare però alquanto singolare che il Marchese, che ha ripor-tato nella Rubrica “S” tutti i bolli delle lucerne o delle sigillate,o che registra accuratamente la presenza di frammenti di cro-giuoli per la lavorazione del vetro, non abbia riconosciuto lamatrice, isolandola dal resto e, soprattutto, non abbia trascrit-to la firma L.NORBANI, così come ha fatto per il resto delleiscrizioni relative all’instrumentum.Dalle tabelle compilate dal Pontiroli, inoltre, risulta una con-traddizione relativa proprio alla provenienza di uno dei fram-menti di Acobecher, quello su cui resta parte della firma..ORB.., pezzo che nel testo viene indicato provenire da viaCistello (versione da quel momento seguita da tutti gli altristudiosi), mentre nella tabella riassuntiva, è collocato tra imateriali di provenienza ignota (n. 85 della tabella). 53 La notizia è data sempre dal Pontiroli ed è riportata dal tra-filetto sul giornale la Provincia, in data 20 aprile 1978, PON-TIROLI 1992, p.116. 54 KLUMBACH 1972.55 PICON, LASFARGUES 1974.56 A proposito della possibile oraganizzazione delle officinedella ceramica di Aco si vedano anche le recenti osservazioni inSCHINDLER 1998, p.296 e ss.

Le analisi di laboratorio sulla ceramica tipoAco sono solo agli inizi e le informazioni a disposi-zione sono ancora molto poche57.

In futuro sarà utile esaminare i dati analiticidelle ceramiche di tipo Aco congiuntamente aquelli delle altre classi ceramiche dell’Italia set-tentrionale, per l’individuazione delle possibiliaree di produzione.

Le poche analisi chimiche fino ad ora effettuatesono state eseguite da G. Schneider a Berlino suimateriali del Magdalensberg o da M. Picon sui mate-riali rinvenuti a Lione58.

I risultati confermano che si tratta di cerami-che di produzione italica, realizzate con argillepoco calcaree (Ca0 al di sotto del 2%); inoltre, chegli Acobecher fino ad ora analizzati non hanno lestesse composizioni delle ceramiche a vernicenera o delle sigillate “padane” già sottoposte adanalisi e di cui si è discusso nei paragrafi prece-denti. Ciò farebbe ipotizzare altri centri di produ-zione, anche se è presto per formulare osservazio-ni conclusive.

Le ceramiche tipo Aco analizzate, non distin-guibili in base a criteri autoptici, si suddividono indue gruppi. Questo non significa però automatica-mente che i due gruppi siano stati fabbricati inlocalità diverse.

Il primo comprende le firme Aco, C. AcoC.l.Diophanes, Diophanes, L. Norbanus, BuccioNorbani, Hilarus Gavi, Acastus Aco.

Il secondo gruppo comprende invece le firme:Aco Hilarus, Hilarus Aco, Hilarus, C.Aco C.l.Antiochus.

I risultati ottenuti vengono interpretati dagliAutori come una possibile conferma che il nomeAco venisse utilizzato come marca (alla maniera diarretinum ?), più che come indicazione di un’offici-na specifica.

Le coppe di Sarius del Magdalensberg sottopo-ste ad analisi risultano avere la stessa composizio-ne delle sigillate di età tiberiano-claudia del grup-po B del Magdalensberg (bollata da A. Terentius,dai Serii e da T. Turius)59.

Allo stato attuale della ricerca, infine, le diffe-renze di stile e decorazione riscontrate sui pezzi,non corrispondono a gruppi chimici diversi.

7. La terra sigillata di prima e media etàimperiale

Abbiamo poche informazioni anche sui centri

produttori di terra sigillata dell’Italia settentrio-nale. Il problema più difficile è la distinzione delleproduzioni locali da quelle importate.

Allo stato attuale della ricerca sono stati isola-ti due grandi gruppi, la sigillata padana e la sigil-lata tardo-padana, di cui non si conoscono i luoghidi produzione.

La loro diffusione capillare in zone anchemolto distanti tra loro complica e rende quasiimpossibile l’individuazione dell’origine dientrambe le produzioni; é probabile che nell’ambi-to della sigillata definita “padana”, siano attual-mente comprese ceramiche prodotte in aree diffe-renti e distanti tra loro.

Le analisi chimiche eseguite fino ad ora presen-tano una realtà ancora più complessa e articolatadi quella emergente dall’indagine archeologica.

Sulla base di analisi eseguite su ceramiche dietà romana rinvenute in Emilia e sul Magdalen-sberg sono stati infatti individuati già otto centriproduttori possibili, per ora non localizzati, ma ilcui numero è destinato ad aumentare60.

Recenti scoperte consentono di annoverareEporedia tra i centri produttori di terra sigillata inetà augusteo-tiberiana61.

Le analisi chimiche effettuate hanno permessodi evidenziare che le argille delle sigillate padanee tardo-padane sono ricche in calcio (tra 4,5 e16%), con una composizione simile. L’analisi mul-tivariata, poi, ha consentito la separazione deigruppi della sigillata padana e della tardo-pada-na, autorizzando l’ipotesi di aree di produzionedifferenti62.

Come si è anticipato a proposito delle cerami-che a vernice nera, si ipotizza che l’area che ha pro-dotto alcune delle ceramiche a vernice nera (ana-loghe al poröses Fabrikat), abbia prodotto in unmomento successivo anche terra sigillata63.

Di particolare interesse, a questo proposito, irisultati preliminari di analisi chimiche effettuatesu piatti/coppe in terra sigillata con decorazione agemme impresse, rinvenuti a Brescia e datatidalla Jorio alla media età imperiale64. Recipientianaloghi sono stati rinvenuti a Verona, Altino(Ve), Manerba sul Garda (Bs), San Pietro Incaria-no (Vr) e Calvatone (Cr) (in questo caso la cronolo-gia è più antica).

In un caso almeno - quello di Calvatone - graziead analisi chimiche di confronto, si è potuto stabi-lire che le ceramiche dei due siti (Calvatone e Bre-

Gloria Olcese 17

57 Un progetto di analisi di laboratorio è stato recentementeavviato da chi scrive in collaborazione con l’ArbeitsgruppeArchäometrie della Freie Universität Berlin (Dr. G. Schneider)su ceramiche tipo Aco di vari siti dell’Italia settentrionale.58 SCHINDLER et alii 1997; SCHINDLER 1998.59 SCHINDLER 1998, p.305 e ss.60 PICON 1995, pp. 54 - 55; SCHINDLER et alii 1997, p. 48461 L. BRECCIAROLI TABORELLI, Produzioni eporediesi di

età augusteo-tiberiana: terra sigillata e ceramica a pareti sotti-li, intervento programmato per il Convegno di Desenzano sulGarda, citato alla nota n.6.62 SCHNEIDER et alii. 1997.63 Si veda la nota 35.64 Jorio, in Santa Giulia, in corso di stampa; Jorio , in questostesso volume. Si rimanda a questi lavori anche per la biblio-grafia oltre che per una più ampia trattazione del problema.

scia) formano un unico gruppo65. Come per le cera-miche a vernice nera, il luogo di produzione restaperò da localizzare.

In base alle analisi chimiche eseguite, infine, leterre sillate con decorazione a gemme impressehanno una composizione molto simile a quella dellaceramica a vernice nera analoga al gruppo del porö-ses Fabrikat del Magdalensberg (e degli altri centridi cui si è detto precedentemente), tanto da far pen-sare alla stessa area di produzione.

8. La produzione ceramica in età tardoan-tica e altomedievale.

L’aumento delle ricerche e delle pubblicazionirelative all’epoca tardoantica e altomedievale hafatto sì che cominciasse a delinearsi una faciesceramica dell’Italia settentrionale, con caratteri-stiche peculiari e distintive rispetto a quelle dialtre zone66.

Si incominciano a individuare le forme delleceramiche comuni nord-italiche, ma anche di alcu-ne fini e invetriate67.

Per la Lombardia possediamo numerosi dati, incontinuo aumento, dedotti principalmente dascavi urbani e di necropoli (si vedano i testi diVITALI; TASSINARI, VITALI infra).

Come per l’epoca romana, però, esistono pochidati certi sulle aree produttive di ceramiche siafini che comuni.

Il dibattito archeologico relativo a quest’epocasi è concentrato principalmente sul problema dellacontinuità/rottura tra le produzioni ceramiche diepoca romana e quelle di età medievale. Grandeattenzione, poi, si è giustamente riservata agliinflussi arrecati dalle ceramiche dei barbarisull’artigianato ceramico locale.

Tale approccio, se ha contribuito all’accresci-mento dei dati in alcuni ambiti delle indagini, haperò rallentato avanzamenti della ricerca nelcampo della produzione e della circolazione. Di

conseguenza possediamo pochi dati sulle modalitàdel funzionamento delle officine e non è per oraricostruibile il quadro produttivo, analogamente aquanto già fatto per le produzioni ceramiche dialtre aree (come ad esempio della Francia meridio-nale)68.

Brescia fu un centro produttore, perlomeno inetà tardo-antica e altomedievale, come dimostranole fornaci rinvenute e le analisi di laboratorio recen-temente effettuate sulle ceramiche di S.Giulia69.

Aperto resta, infine, il problema dei centri pro-duttori della ceramica detta longobarda (si vedaVITALI, infra).

Analisi di laboratorio sono state effettuaterecentemente da G. Schneider e da chi scrive sullaceramica “longobarda” di Brescia; in base a taleanalisi è stato possibile verificare una somiglianzacomposizionale con le ceramiche comuni e le cera-miche invetriate ritenute di produzione locale. Sele ipotesi formulate sono corrette, è possibile che aBrescia (e aree circonvicine) sia stata prodottaceramica di tipo “longobardo”, così come già avevasostenuto il von Hessen70.

9. Il problema delle imitazioni delle sigil-late africane in Italia settentrionale.

Per il periodo tardoantico e altomedievale si èposto anche in Italia settentrionale il problemadella possibile esistenza di ceramiche di produzio-ne regionale che imitassero le terre sigillate di ori-gine africana e orientale71.

L’argomento è stato affrontato solo in tempirecenti e non esistono molti dati in proposito72.

Si è deciso quindi di non comprendere questoargomento nel presente lavoro, ma di richiamarlosolo brevemente (si veda però a tal proposito ancheil testo della Jorio, infra).

Va considerato che manca attualmente unostudio complessivo sulle sigillate chiare in Italia

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI18

65 Sulle ceramiche a decorazione a gemme impresse da Calva-tone, VOLONTÉ 1997, p. 29-31 e pp. 79-90. Per una prima noti-zia sulle analisi chimiche su alcuni campioni da Calvatone,OLCESE, SCHNEIDER 1999. Le analisi di confronto sui materiali di Calvatone sono statepossibili grazie alla cortesia e alla disponibilità delle Dott.sseL. Passi Pitcher e M. Volonté, che ringrazio.66 Si veda a tal proposito il capitolo sulla ceramica invetriatain età tardoantica - altomedievale e ceramiche in età longobar-da, infra; inoltre si vedano i vari contributi raccolti nel volumeCeramica in Italia 1998 e, in modo particolare, le sintesi recen-ti riferite ad alcune classi di materiali dell’Italia settentrionalea cura di BROGIOLO, GELICHI; per la situazione particolaredella Liguria, regione a sè stante nel quadro delle produzioniceramiche dell’Italia settentrionale, si veda il contributo diOLCESE, MURIALDO per le ceramiche comuni e della GAN-DOLFI, per le ceramiche fini.Per le ceramiche da mensa in Piemonte, BRECCIAROLITABORELLI 1998a.67 Si vedano a titolo di esempio i contributi citati nella notaprecedente.

68 Si veda a titolo di esempio La céramique médiévale en Médi-terranée, Actes du 6 congrès, Aix en Provence, 1997.69 OLCESE, SCHNEIDER, S. Giulia, in stampa.70 OLCESE, SCHNEIDER, S. Giulia, in stampa; O. von Hes-sen 1968.71 Il problema è stato considerato recentemente in un contri-buto di sintesi sulla situazione delle imitazioni delle terre sigil-late africane in Italia (FONTANA in Ceramica in Italia 1998) ea proposito delle ceramiche di S. Giulia a Brescia (MASSA, S.Giulia, in stampa).72 Ad Angera, ad esempio, si è data per certa l’identificazione diuna produzione padana sulla base di analisi mineralogiche,LAVIZZARI PEDRAZZINI 1992a. Trattandosi di un articolopreliminare, però, non sono stati pubblicati dati analitici, nè datitipologici che consentissero di risalire alle forme prodotte in Ita-lia settentrionale. Il problema è così rimasto in sospeso, in attesadi un avanzamento degli studi.Anche il resoconto delle analisi mineralogiche sui materiali diAngera (Angera romana II), pubblicato in un momento successivo,non consentiva un approfondimento dell’argomento, per l’impos-sibilità di collegare il dato tipologico a quello di laboratorio.

settentrionale che consentirebbe almeno di avereun quadro della situazione delle ceramiche impor-tate, anche se per alcune aree disponiamo di sinte-si regionali (a titolo di esempio si vedano le recen-ti sintesi relative alla Lombardia e al Piemonte)73.In tali lavori si é giunti alla conclusione che lasigillata africana nel territorio transpadano occi-dentale è da considerarsi “un prodotto esotico conun mercato estremamente limitato rispetto adaltre classi ceramiche”74.

Per quanto riguarda poi la produzione locale diceramiche imitanti le sigillate, il problemaandrebbe esaminato in un’ottica più ampia, quelladella produzione delle sigillate in età tardo-anticain Italia del nord. La produzione di terra sigillatain età medio e tardo imperiale è poco conosciuta esolo negli ultimi tempi si stanno aprendo alcunispiragli su possibili produzioni locali.

Attualmente vi è una certa confusione genera-ta dalla coesistenza di produzioni affini e dalledefinizioni che vengono adottate per distinguerle.

Un punto che sarebbe importante chiarire è adesempio cosa i diversi autori intendano per imita-zioni di terra sigillata.

Secondo alcuni, le imitazioni dovrebbero inrealtà comprendere produzioni tecnologicamentedistinte dalle sigillate e da esse distinguibili pro-prio in virtù di criteri anche tecnologici. Taliceramiche si ispirano infatti al repertorio dellesigillate, ma sono state realizzate con procedi-menti tecnologici e di cottura più semplici. Inquesto senso, produzioni simili alle sigillate, manon definibili come tali per motivi tecnologici,sono documentate già in età imperiale, in diversezone dell’impero

Di grande aiuto sarebbe quindi poter considera-re anche i dati relativi alla produzione di sigillata inepoca precedente (primo e medio-impero), dalmomento che è probabile che vi sia un collegamentoe che alcune aree di produzione abbiano continuatoa produrre anche oltre la prima età imperiale.

Inoltre sarebbe opportuno un maggiore collega-mento tra gli studiosi che in aree diverse dell’italiasettentrionale si trovano a studiare gli stessimateriali.

10. Prospettive di ricerca

Gli argomenti solo sfiorati in questa introdu-zione e le tematiche affrontate se pur parzialmen-

te nel libro consentono di intuire quanto le futurericerche sulla produzione ceramica in Italia delNord possano essere dense di sviluppi e ricche dirisultati nuovi75.

In generale, gli aspetti produttivi meritanomaggiore attenzione e le indagini collegate ai pro-blemi di determinazione di origine dovrebberoassumere una posizione sempre più determinantenell’ambito delle indagini archeologiche.

La ricerca degli ultimi anni ha ormai dimostra-to in modo chiaro che le ricerche di laboratorio pos-sono dare un contributo fondamentale agli studiche si propongono di determinare l’origine delleceramiche, di indagare modalità produttive e didefinire percorsi commerciali.

Tali studi, spesso relegati in modo piuttostoriduttivo nell’ambito della “ceramologia”, consen-tono in realtà di fare molti passi avanti nella rico-struzione della storia economica. Ai problemi dideterminazione di origine, infatti, sono stretta-mente collegati quelli di distribuzione e circolazio-ne dei prodotti. Non meno importante è lo studiodelle tecnologie e dei cambiamenti tecnologici cheaccompagnano, ad esempio, il processo di romaniz-zazione in Italia settentrionale.

Ovviamente, l’uso delle analisi di laboratorio insè non è sufficiente a risolvere i problemi, anzi inalcuni casi un utilizzo non sufficientemente medi-tato può portare a complicare la situazione di par-tenza; può inoltre generare diffidenza nei confron-ti di una disciplina che nel nostro paese non haancora contorni ben definiti.

Pur essendo apparentemente facile e pocoproblematico ricorrere all’aiuto delle analisi dilaboratorio, sempre più appare necessario proce-dere con grande cautela. Per quanto riguarda ilcampo delle determinazioni di origine delle cera-miche antiche, per limitarci all’ambito più densodi risvolti storici ed economici dell’archeometria,è necessario tener conto della “filosofia” che staalla base di tali studi. Per garantire un risultatoaffidabile è indispensabile seguire un percorsometodologico preciso che parta da un’impostazio-ne corretta e consapevole del progetto da partedell’archeologo e comprenda la formulazione deiquesiti al laboratorio, le campionature, la distin-zione tra gruppi di riferimento e gruppi di com-posizione e, non da ultimo, l’interpretazione sto-rica dei dati76.

(Gloria Olcese)

Gloria Olcese 19

73 Per la Lombardia, ROFFIA in Scavi MM3 1991, per il Pie-monte, BRECCIAROLI TABORELLI 1998.74 BRECCIAROLI TABORELLI 1998, p.281.75 Alcuni dei temi affrontati stanno emergendo in modo sem-

pre più chiaro e alcuni di essi verranno discussi prossimamen-te nel Convegno di Desenzano, citato alla nota 6.76 A questo proposito si vedano PICON 1984; PICON 1989;OLCESE, PICON 1995.

1. Introduzione

In questo capitolo è stata riportata la gran partedelle forme di ceramica a vernice nera pubblicate1,rinvenute in Lombardia, per offrire un quadro delleattestazioni lombarde, in un arco cronologico com-preso tra il LT D e il primo quarto del I sec. d.C. Siè scelto di non dividere la ceramica qui espostasecondo il tipo di produzione, perché lo stadioattuale degli studi in questo settore non consenteancora di procedere in tal senso. Infatti molte pub-blicazioni, soprattutto quelle meno recenti, nonvanno al di là della descrizione puramente morfolo-gica del pezzo. Inoltre non si è arrivati a delle con-siderazioni sicure sulle possibili aree di originedella vernice nera, anche quando lo studio di que-sta ceramica è stato affrontato in modo rigoroso.

In questi ultimi anni, in Lombardia, sono staticondotti e pubblicati diversi scavi di abitati (Milano,Calvatone, CR), i quali hanno contribuito ad amplia-re il quadro tipologico della ceramica a vernice nera,rinvenuta in genere nei corredi funerari. Tuttaviarimangono ancora aperti diversi problemi quali ilrapporto tra forma e cronologia, poiché la maggiorparte del materiale è stato trovato in contesti strati-grafici non sigillati, e la localizzazione dei centri pro-duttivi, dei quali mancano riferimenti sicuri.

Anche la diversità dei contesti di rinvenimentodella ceramica a vernice nera tra la Lombardiaoccidentale, dove sono state scavate per lo piùnecropoli, e la Lombardia orientale, dove inveceprevalgono generalmente gli scavi di abitati, nonconsente di mettere a fuoco chiaramente alcunipunti, quali la diversità dei repertori morfologiciesistenti nelle due aree lombarde. Infatti la pre-senza o l’assenza di una determinata forma cera-mica in una zona potrebbe essere legata nonnecessariamente ad una scelta produttiva masolamente al tipo di contesto in cui il manufattoviene trovato, necropoli piuttosto che abitato.

2. Il quadro produttivo e i problemi ad essocollegati

L’attenzione di alcuni studi sulla ceramica avernice nera in Lombardia si è focalizzata ultima-mente sulla localizzazione delle fornaci e sui rap-porti di questo territorio con i centri di produzionesoprattutto dell’area etrusco settentrionale enord-adriatica, affiancando ai metodi tradizionalidell’analisi morfo-tipologica e macroscopica deipezzi (impasto e tipo di vernice) quelli di laborato-rio per determinare l’origine dei reperti (analisichimiche e minero-petrografiche).

Alla luce di questi studi sono emersi alcuni pro-blemi fondamentali: in primo luogo la difficoltàdella distinzione tra produzione “locale” e produ-zione importata, soprattutto in assenza di rinveni-menti di fornaci o di scarti di lavorazione. Di rego-la dagli archeologi viene considerata attribuibilead una produzione “locale e/o regionale” quellaceramica che ad un’analisi macroscopica risultacotta irregolarmente, con una colorazione tenden-te al rosso-bruno o al grigiastro, rivestita da verni-ci brutte, prevalentemente opache e distribuitepoco uniformemente, o la cui forma o variante nonrientra nelle tipologie comunemente usate delLamboglia (1952) e del Morel (1981).

In secondo luogo, la mancanza in Lombardia dirinvenimenti di fornaci o di scarti di lavorazionepone anche il problema dell’efficacia, in questa fasedella ricerca, dell’applicazione dei metodi archeome-trici, poiché per ora non è possibile creare dei gruppidi riferimento con ceramica dall’origine sicura. Inol-tre la composizione omogenea delle argille della pia-nura padana, di origine alluvionale, rende difficileuna caratterizzazione precisa delle materie primenell’ambito delle zone in essa comprese. Risultaspesso problematico, quindi, attribuire i frammentiad un sito piuttosto che ad un altro situato nello stes-so bacino geolitologico2. Una ceramica definita

II. CERAMICA A VERNICE NERA

Nicoletta Sfredda 21

1 Sono stati considerati solo i reperti dalla provenienza sicura,quindi il materiale senza provenienza delle collezioni è statoescluso.2 N. CUOMO DI CAPRIO, M. PICON, Classification et determi-nation d’origine des céramiques à vernis noir et à vernis rouged’Italie: aspect méthodologiques, in 1st European workshop on

archaeological ceramics, Roma 1994, pp. 163-181; M. MAGGET-TI, M. PICON, G. GALETTI, Céramique à vernis noir de Suisse:arguments chimiques de provenance, in Indagini archeometricherelative alla ceramica a vernice nera: nuovi dati sulla provenien-za e la diffusione, Milano 22-23 novembre 1996, a cura diP.FRONTINI E, M.T.GRASSI, Como 1998, pp. 23-30.

“padana”, dunque, in base ai dati attuali potrebbeprovenire dalla pianura lombarda come da quellaemiliana, subito al di là del Po, dal Veneto, dall’areadi Adria3, tutte zone con cui la Lombardia, soprat-tutto quella orientale, aveva legami commerciali.Comunque per tutte le problematiche legate alleanalisi di laboratorio e all’individuazione delle pro-duzioni, si rimanda ad Olcese, Le ceramiche a verni-ce nera in Italia settentrionale (vedi supra)

Nonostante le difficoltà su esposte, sono statecomunque avanzate dagli archeologi alcune consi-derazioni circa la presenza di ceramica a vernicenera in Lombardia, sebbene non ci siano ancoraconferme certe di queste ipotesi. È stato sostenutoda alcuni studiosi che alla fine del II secolo a.C.inizi nella regione una produzione di ceramica avernice nera, che andrebbe ad affiancare e poi asostituire, nel corso del I sec. a.C., quelle formeimportate dall’Etruria settentrionale (Volterra,Arezzo) e dalle zone nord-adriatiche (Adria)4. Irisultati delle ricerche finora condotte dagliarcheologi non sono ancora così decisivi da portareall’individuazione certa dei luoghi di importazio-ne, ma si può parlare sicuramente di una produ-zione di questa classe ceramica in Italia setten-trionale, caratterizzata da una tecnologia quasimai all’altezza di quella dell’Italia centrale. Infat-ti i reperti che si rinvengono sono rivestiti general-mente da una vernice opaca, spesso evanescente(vd. infra paragrafo 4).

Dal quadro distributivo delle forme in vernicenera documentate e pubblicate attualmente emer-ge una diffusione in tutta la regione, con delle dif-ferenze di concentrazione nelle varie zone.

Tra le province della Lombardia occidentale sinota una massiccia presenza di ceramica a vernicenera nel Pavese, in particolare nella Lomellina. Siha, infatti, una discreta attestazione di coppeLamb. 28, Lamb. 16 e, in grosse quantità, di cera-mica a vernice nera tarda come le patere Lamb.5/7 e 7/16. Queste attestazioni così rilevanti dialcune forme, come appunto i due tipi di patere,potrebbero indicare l’esistenza nella zona di centridi produzione, soprattutto in età augusteo-tiberia-na, anche se in realtà non si hanno dati oggettivi,quali fornaci o scarti, che comprovino ciò.

Nel Comasco, invece, la ceramica a vernicenera è esigua, mentre gode di maggior favore ilrepertorio di forme della vernice nera ma acromo.Sulla base delle attuali pubblicazioni, mancanoforme comuni come le patere in vernice neraLamb. 5/7 e Lamb. 7/16.

Anche nel Varesotto i rinvenimenti non sononumerosi, sebbene sia documentato gran parte del

repertorio morfologico della vernice nera.Nella Lombardia orientale, la provincia più

interessante sia per gli ingenti quantitativi diceramica a vernice nera rinvenuta sia per la quali-tà e per le morfologie attestate è il Cremonese, unazona di più antica romanizzazione rispetto all’areapropriamente insubre.

Cremona viene considerata un centro rilevantedi manifattura e di diffusione della ceramica. Èstata supposta una produzione anche di ceramicaa vernice nera nella fornace di ceramica a paretisottili scoperta in via Platina5, sebbene dallo scavonon risultino indizi evidenti di tale lavorazione.Infatti è stato trovato, impiegato come vespaionello strato sottostante la fornace, solamente ungruppo di frammenti di orli e di piedi pertinentialla patera Lamb. 7/166, caratterizzati da unamanifattura omogenea.

Nel Cremonese, in particolare nella zona meri-dionale (Cremona e Calvatone), sono documentatialcuni tipi rari nel resto della Lombardia, come ilpiattello Lamb. 4, ed altri, come le coppe ad orloingrossato (vd. infra) comuni con aree limitrofe,come il Mantovano e l’area emiliana (Reggio Emi-lia, Bologna e il Modenese) e assenti nella Lom-bardia occidentale.

Questo legame con la ceramica a vernice neraal di là del Po (si sono notati punti di contattoanche nella ceramica comune, cfr. infra) è un’ulte-riore conferma dell’unità culturale esistente tra lezone al di qua e al di là del fiume che, in questocaso, non sembra avere la funzione di elementoseparatore. Rimane, comunque, difficile stabilirese siamo di fronte a un modello tipologico comuneo invece a prodotti provenienti da un unico centro.

Invece la coppa conica, sempre proveniente dalterritorio cremonese, trova confronti con quellerinvenute a Milano e nel Mantovano. A Milano, ilritrovamento nello scavo della MM3 di un numeroeccezionale di frammenti pertinenti a questecoppe coniche, caratterizzate dalla stessa tecnolo-gia, ha spinto a ipotizzare una produzione locale inetà augustea e tiberiana7.

Pochi sono i bolli in planta pedis rinvenuti inLombardia sulla ceramica a vernice nera. Sonopresenti su patere Lamb. 7/16 o su fondi di formenon precisamente identificabili. Da Cremona,dalla fornace di via Platina, proviene un frammen-to di vernice nera con bollo BATVLLI oBATVLLVS8. L’ interesse per questo bollo risiedenel fatto che esso compare anche su un esemplarein terra sigillata9 proveniente da Calvatone (CR),testimoniando così la continuità di produzione dauna classe all’altra10.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI22

3 Vd. nota precedente.4 FRONTINI et alii.5 FRONTINI et alii 1992-93, pp. 364-365.6 BREDA 1996, p. 53. Sono state analizzate le patere Lamb.7/16 provenienti dalla fornace di via Platina ed è risultato un

gruppo omogeneo: FRONTINI et alii 1992-93, p. 371. 7 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 29.8 Vd. infra le schede dei bolli. 9 Vd. in questo volume il capitolo sulla terra sigillata.10 VOLONTÉ 1992-93, p. 225.

Un certo interesse sembra rivestire anche ilmarchio composto da due C contrapposte, general-mente considerato caratteristico della produzionearetina11 della ceramica a vernice nera. L’attribu-zione cronologica è data ad un momento avanzatodel I sec. a.C.12. Questo marchio, la cui resa èdiversa rispetto a quello aretino ed è più semplifi-cato, è stato rinvenuto in diversi contesti lombar-di, dal Bresciano13 al Cremonese14 su frammentisupposti locali per il tipo di vernice15, a Milano suframmenti ritenuti aretini16.

3. La ceramica acroma

La classificazione del vasellame acromo conforme del repertorio della ceramica a vernice nera inletteratura non segue criteri standard. Infatti alcu-ni studiosi catalogano questi manufatti insieme allaceramica a vernice nera17, altri invece li inseriscononella ceramica comune considerandoli una imitazio-ne della vernice nera18. Anche nel presente lavoro siè preferito trattare questi manufatti acromi insiemealla ceramica comune in quanto privi di vernice (vd.ceramica comune, patere e coppe), senza però consi-derarli un prodotto di “imitazione”.

Le ceramiche acrome, che presentano le stesseforme della ceramica a vernice nera, sono le patereLamb. 5 e 5/55, le Lamb. 6, le Lamb. 36, le Lamb.5/7 e 7/16, le coppe Lamb. 16 e Lamb. 28 e le pissi-di Lamb. 3.

Dal censimento dei siti di attestazione di que-ste ceramiche non verniciate19, si nota che tra leprovince della Lombardia occidentale la loro pre-senza sembra essere leggermente superiore nelComasco, unica provincia in cui la ceramica a ver-nice nera risulta essere invece scarsa. Ma si trattadi un caso anomalo, poiché in tutte le altre provin-ce occidentali sono presenti le stesse forme sia inceramica comune che rivestite di vernice, con pro-porzioni variabili a seconda della forma. General-mente queste ceramiche non rivestite sono docu-mentate in contesti funerari, mentre nel Milanesesono state trovate sia in necropoli (in provincia)che in abitato (a Milano).

Nella Lombardia orientale invece le formeacrome della ceramica a vernice nera sono scar-se20. Ciò è generalmente spiegato con il fatto chenella Lombardia orientale, in particolare nel Cre-monese, vi sia stata una precoce adozione dellatecnologia di tradizione romana che ha portatopresto all’affermazione della ceramica a vernicenera. Tuttavia, attualmente, non si può esclude-

re del tutto che la presenza irrilevante delleforme acrome della ceramica a vernice nera inquesta parte della Lombardia sia da imputareanche alla scarsità di scavi di necropoli, dove que-sto tipo di ceramica generalmente sembra esserericorrente, come perlomeno attestano i rinveni-menti nella Lombardia occidentale. Infatti nelBresciano, per esempio, dove sono diversi gliscavi di necropoli, sono presenti anche le formeacrome della vernice nera.

In conclusione, dall’analisi dei rinvenimenti sinota che solo nel Comasco si ha una presenzaimportante di ceramica acroma non affiancata daaltrettante forme in ceramica a vernice nera.

Non si può escludere del tutto, comunque, lapossibilità di considerare l’acroma non tanto unaimitazione locale quanto una produzione parallelaalla ceramica a vernice nera, avvenuta molto pro-babilmente negli stessi ateliers e distribuita sulterritorio a seconda delle richieste. A Rimini, peresempio, in base allo studio di uno scarico di cera-miche proveniente dagli scavi dell’ex palazzo Bat-taglini si è ipotizzato che le medesime botteghe pro-ducessero contemporaneamente ed alternativa-mente ceramiche verniciate, acrome (della stessaforma delle prime o di forme diverse) e lucerne21.

La presenza dei graffiti sia sulla ceramica avernice nera che su quella acroma, un fenomenosolitamente raro su altre forme della ceramicacomune, sembra costituire un legame in più tra ledue classi.

Questi segni potrebbero riferirsi alle botteghedove era prodotta la ceramica per poterla distin-guere dopo la sfornatura22.

4. Forme/tipi

In Lombardia la documentazione della cerami-ca a vernice nera inizia ad essere consistente dal Isec. a.C., quando, sulla base di dati tecnologici,morfologici e quantitativi, si pensa inizi una pro-duzione “locale” (vd. supra, paragrafo 2). Le carat-teristiche tecnologiche che ricorrono nei manufat-ti rinvenuti in Lombardia, prodotti dal I sec. a.C.,indicano una certa trascuratezza del prodotto, lavernice è spesso sottile, poco coprente e si staccafacilmente. Generalmente sono visibili il disco diimpilamento e le impronte digitali verso l’attaccodel piede. Queste caratteristiche, data appunto laloro ripetività, non sono state riproposte nellatrattazione che segue delle singole forme.

Si è scelto di esporre tutti i tipi, anche quelli

Nicoletta Sfredda 23

11 Per alcuni riferimenti bibliografici vd.: FRONTINI 1987, p.145, nota 12.12 S. Maria alla Porta 1986, p. 326.13 FRONTINI 1987, p. 145. Si tratta di un frammento bollatoproveniente dal Collegio Arici, Brescia.14 Vd. infra le schede dei bolli.15 CROCI 1996, p. 141.

16 S. Maria alla Porta 1986, p. 326.17 Per es. in Cantù 1991.18 GRASSI 1995, p. 90 e nota 346.19 Vd infra: ceramica comune, patere e coppe.20 Vd. infra: ceramica comune, patere e coppe.21 Con la terra 1993, p. 117.22 Arsago 1990, p. 68.

ritenuti dai vari autori importati, poiché questolavoro si è basato solamente sulla bibliografia.Quindi, oltre alle generali difficoltà su esposte diindividuare l’area di produzione, non c’è stata unarevisione dei pezzi per verificare le varie afferma-zioni degli studiosi. Perciò, qualora il reperto siastato considerato importato dall’Autore che l’hapubblicato, la notizia è stata inserita nel catalogoin appendice, insieme ai dati bibliografici.

In questo capitolo e nelle schedine delle forme edei tipi sono state trattate prima le patere e poi lecoppe seguendo in generale la sequenza numericadel Lamboglia (1952), tranne nei casi in cui non viè corrispondenza con la sequenza cronologica.

Patere

La patera risulta la forma della ceramica a ver-nice nera maggiormente attestata in Lombardia;essa costituisce una novità nel repertorio formaledella ceramica da mensa lombarda. Infatti tra ilvasellame da mensa in ceramica comune di etàtardoceltica predominano le coppe rispetto allepatere23.

Le patere Lamb. 5, Lamb. 6 e Lamb. 36, attesta-te da pochi esemplari nel II sec. a.C., hanno unboom commerciale dal I sec. a.C. Risalgono a questoperiodo anche alcuni frammenti di patera con orloingrossato rinvenuti a Milano, una caratteristicanon confrontabile altrove in altri esemplari24.

La patera Lamb. 5 (tav. I, nn. 1-8) è una delleforme più documentate in Lombardia, nel LTD1/LT D225.

La variante più antica della Lamb. 5 è caratte-rizzata dalla vasca profonda, da un orlo arrotonda-to e da un attacco arrotondato dell’orlo alla parete(serie Morel 2252 e Morel 2255). Talvolta nel LTD1 si trova la Lamb. 5 con ancora elementi morfo-logici in comune con la Lamb. 2726.

Le forme più tarde, del LT D2, sono più squa-drate e preludono alla patera Lamb. 5/7 (Morel2254, 2284b 1, 2256, 2280, 2284). Generalmente siritiene che la Lamb. 5 non vada oltre il 30 a.C., conun attardamento fino ad età tiberiana in Lomelli-na27 e nel Bresciano28.

In alcuni esemplari di Lamb. 5 compaiono deco-razioni29 e graffiti30.

La versione acroma della Lamb. 531 è documen-tata numerosa ovunque, con l’eccezione della pro-vincia di Bergamo, dove la sua presenza è assaiscarsa, del Cremonese e del Mantovano dove, perora, non risulta documentata. Anche sulla versio-ne acroma della patera Lamb. 5 talvolta vi sono igraffiti.

La patera Lamb. 6 (tav. II, nn. 1-5) con breveorlo a tesa sagomata e vasca bassa32, nelle varian-ti Morel 1441a 1, 1631, 1632, risulta essere piutto-sto diffusa in tutta la Lombardia, ad esclusione delComasco, dove la sua presenza è scarsa. Questetre varianti, per le loro caratteristiche morfologi-che e tecnologiche (vedi supra) sono considerategeneralmente produzioni “locali” più tarde33rispetto alla Lamb. 6 con tesa incavata (variantiMorel 1443a 1, 1443m 1 e Morel 1441e 1), diffusanel corso del II secolo34. La Lamb. 6 con tesa inca-vata è poco attestata in Lombardia e solitamente èritenuta importata35. Da Calvatone, CR, proven-gono invece alcuni frammenti nella variante piùantica, Morel 1443, ritenuti in parte di importa-zione e in parte di produzione locale.

L’orlo breve e massiccio (Morel 1631) è diffusosoprattutto nella seconda metà del I sec. a.C. Sitrova ancora in tombe di età augusteo-tiberiana36.

Alcuni esemplari di Lamb. 6 hanno una decora-zione nel fondo interno37.

Questa forma è documentata sporadicamenteacroma (nelle varianti Morel serie 1440 e 1630) e congraffiti nel Comasco, nel Milanese e nel Varesotto38.

Sono stati attribuiti alla forma Lamb. 6 specieMorel 1620 (tav. II, n. 6) quattro frammenti rinve-nuti a Milano, privi di confronti. Sebbene sianostati catalogati come Lamb. 639, ne costituisconouna variante anomala. Per tale motivo si è scelto,in questa sede, di catalogarli separatamente.

La patera Lamb. 36 (tav. III, nn. 1-3) è docu-mentata, tra il II sec. a.C. e il I sec. a.C., in tutta laLombardia, anche se in quantità poco rilevante, adeccezione del Bresciano, dove per ora sembra esse-re attestata solo nel LT C240 e nel Pavese dove èquasi del tutto assente.

La variante con tesa curva (Morel 1213, Morel

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI24

23 Vd. ceramica comune, patere e coppe.24 Vd. appendice.25 Vd. appendice.26 Tomba di Misano Gera d’Adda (BG) forma 27 e tomba di Gal-larate (VA) forma 5.27 FRONTINI 1985, p. 11, note 16 e 17.28 A Nave: Sub ascia 1987, p. 155; ad Acquafredda: VECCHI1991-92, p. 194.29 Vd. appendice.30 Vd. appendice.31 Vd. ceramica comune, patera n. 2, tav. CL, nn. 2-3.32 Vd. appendice.33 A Milano un frammento Morel 1631 viene riferito a fabbri-

che aretine, anche se questa variante è ritenuta da vari autoridi produzione locale. Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25.34 Sono datati al LT C2 gli esemplari: BS: Gottolengo (FRON-TINI 1985, p. 36, tav. 1, 12); Remedello, Tagliate (FRONTINI1985, p. 38, tav. 2, 1, p. 39, tav. 2, 3). 35 FRONTINI 1985, p. 12.36 Si veda Acquafredda (BS): VECCHI 1991-92, p. 98, tomba127.37 Vd. appendice.38 Vd. ceramica comune, patera n. 1, tav. CL, n. 1.39 Vd. appendice.40 Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 36, nn. 6-7, tav. 1, 13, p. 37,tav. 1, 17); Remedello, Tagliate (FRONTINI 1985, pp. 39-40,nn. 6-11, tav. 2, 8-13).

1315) sembra essere più attestata rispetto a quel-la con tesa piana (Morel 1315f 1).

La versione acroma della Lamb. 36 è diffusa intutta la regione, ad esclusione del Mantovano. IlPavese si distingue per la relativa quantità di rin-venimenti pertinenti a questa forma.

In questa patera, sia con vernice che senza,sono presenti talvolta dei graffiti sulla superficieesterna41.

Il piattello su alto piede Lamb. 4 (tav. III,nn. 4-6) è una forma complessivamente poco pre-sente in Lombardia. È stata rinvenuta unicamen-te in contesti di abitato, nella variante con vascapoco profonda (Morel 1410, 1415). Attualmente èstata rilevata una discreta concentrazione di que-sto piattello solo a Calvatone (CR), motivo per cuiè stata ipotizzata una produzione localizzata inzona42.

Risulta poco rilevante in Lombardia la presen-za, nel I sec. a.C., della patera Lamb. 5/55 (tav.IV, nn. 1-4)43. Diffusa è invece la versione acromadi questa forma.

Espressioni della produzione più tarda sono lepatere Lamb. 7, Lamb. 5/7 e Lamb. 7/16, datategeneralmente all’età augusteo-tiberiana. LeLamb. 5/7 e 7/16 si trovano anche nella versioneacroma (vd. ceramica comune, patera n. 6, tav.CLI, nn. 1-2).

La patera Lamb. 7 (tav. IV, n. 5) si distinguedalla Lamb. 5 per le maggiori dimensioni del dia-metro e per la profondità della vasca. La formaviene ripresa nella terra sigillata con la formaGoud. 1 (vd. terra sigillata). Vi ricorrono elementitipici della produzione tarda della ceramica a ver-nice nera: modellato trascurato, argilla granulosa,vernice iridescente con sfumature ramate. Si trovaanche con decorazioni sul fondo44. I ritrovamenti,distribuiti in tutta la regione, non sono numero-si45. Si rinvengono manufatti ritenuti sia di impor-tazione46, sia di produzione locale.

La patera Lamb. 5/7 (tav. IV, n. 6) e la Lamb.7/1647 sono ampiamente attestate in tutta Lom-bardia e sono considerate generalmente di produ-zione locale, anche se alcune di esse sono ritenutedagli studiosi importate48. I due tipi sono caratte-rizzati da una fattura trascurata nella stesuradella vernice. Il fondo esterno e parte della paretesono solitamente risparmiate. Nelle forme piùtarde della Lamb. 7/16 la superficie risparmiataarriva fino alla carena. Su alcuni esemplari di

entrambi i tipi compaiono sia delle decorazioni49sia dei segni graffiti; sulla Lamb. 7/16 sono pre-senti, anche se raramente, dei bolli50.

La patera Lamb. 7/16 (tav. V, nn. 1-3) persistepiù a lungo della coeva patera Lamb. 5/7 (a Valeg-gio (PV) si trova in un contesto associata ad unesemplare di terra sigillata di età tiberiana).

Le Lamb. 7/16 rinvenute in Lombardia51 sonocaratterizzate nella stragrande maggioranza daun alto bordo con orlo indistinto (Morel 2271,2276, 2277, 2851a 1), mentre è rara la variante conorlo ingrossato (Morel 2276b 1). Esemplari di que-sta variante (Morel 2276b 1) sono attestati a Mila-no52 e a Cremona53. Essa sembra rappresentare lostretto legame tra la ceramica a vernice nera e laterra sigillata in quanto una forma analoga siritrova nella Drag. 31 in terra sigillata nellavariante ad orlo arrotondato talvolta pendulo,attestata anch’essa nel Cremonese54.

Dalla fornace di via Platina, a Cremona, pro-vengono centoundici frammenti di patere Lamb.7/16, prevalentemente di piedi, con fondo internodecorato da solcature o da una fascia a rotella, ealcuni orli nella variante Morel 2276b 1. Le carat-teristiche tecnologiche analoghe a tutti i frammen-ti spingono a credere che si tratti di un’unica pro-duzione, probabilmente cremonese.

Sono state inserite nel catalogo qui espostoanche due orli di patere (tav. V, nn. 4-5) rinvenutia Milano (patera con orlo ingrossato, e pateracon orlo estroflesso) che per ora non hanno con-fronto altrove.

Coppe

In Lombardia le coppe risultano quantitativa-mente inferiori rispetto alle patere. Diversi sonogli esemplari che non rientrano nelle tipologiecomunemente usate (in particolare a Milano e aCremona), spesso attestati da unica. Le coppe piùnumerose sono le Lamb. 28 e le Lamb. 16.

La coppa Lamb. 2 (tav. VI, nn. 1-3) è unaforma presente in tutta la regione (nelle variantiMorel 1231, 1235, 1241)55, ma con pochi esem-plari. Il tipo si colloca tra il LT D2 e l’età augu-stea e tiberiana. L’orlo estroflesso, la carena spi-golosa e le pareti spesse (Morel 1231) sono consi-derati elementi tipici della produzione piùtarda56.

Alcuni esemplari sono stati considerati dai vari

Nicoletta Sfredda 25

41 Vd. ceramica comune, patera n. 3.42 Il materiale è in corso di studio: Bedriacum 1996, vol. 1.2, p.54, nota 18.43 Vd. appendice.44 A Cavernago (BG) vi è una decorazione formata da 4 palmetteimpresse tra due coppie di cerchi concentrici incisi sul fondo interno.45 Vd. appendice.46 Vd. appendice.47 Vd. appendice.

48 Vd. appendice.49 Per le decorazioni vd. appendice.50 Per i bolli e i graffiti della Lamb. 5/7 e 7/16 vd. appendice.51 Vd. appendice.52 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 25-26.53 CR: Cremona (CROCI 1996, fig. 14, Morel 2276 b 1).54 Vd. infra: capitolo sulla terra sigillata.55 Vd. appendice.56 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 23.

autori prodotti locali, altri di importazione57. Tal-volta vi sono decorazioni58 e graffiti59.

La pisside Lamb. 3 (tav. VI, nn. 4-10)60 è atte-stata nel LT C2 con alcuni esemplari considerati diprovenienza adriese61. Tra la fine del II sec. a.C. eil I sec. a.C. questa forma è attestata in tutta laLombardia, in particolare nelle varianti Morel7545 e Morel 7544. Sono presenti invece, conesemplari unici in tutta la regione, le varianti piùantiche Morel 7543, proveniente da Calvatone,CR, e Morel 7521 da Garlasco, PV. Anche nellaLamb. 3 talvolta compaiono i graffiti62.

La versione acroma della Lamb. 3 è diffusa intutta la Lombardia occidentale e nel Bresciano(vd. ceramica comune, pisside, tav. CXXXVIII, nn.11 e 12).

La coppa Lamb. 27 (tav. VII, nn. 1-3) è presentein Lombardia con il tipo ad orlo leggermente rien-trante, documentato nel II e all’inizio del I sec. a.C63.Nel LT D1, questa coppa si trova principalmentenella variante con orlo verticale (Morel 2821, 2822).

La coppa Lamb. 31 (tav. VII, n. 4) si trova incontesti tombali lombardi già nel LT C2 (185-120a.C.) con esemplari ritenuti di importazione daAdria64. In generale risulta una forma poco docu-mentata in contesti datati al LT D e principalmen-te nelle due varianti Morel 2615 e Morel 2951. Èpresente a Bergamo e nella Lombardia orientale.

La coppa Lamb. 28 (tav. VII, nn. 5-10) è unadelle coppe più comuni in Lombardia65, soprattut-to nel I sec. a.C. La Lamb. 28 è attestata nelle trevarianti con vasca a calotta che compare nel LT D1(tav. VII, n. 5), con vasca a carena arrotondata(Morel 2614, 2617, 2653, 2685, 2944a 1) e convasca a carena più spigolosa (Morel 2642, 2650,2652, 2654a), peculiare del LT D2.

Su alcuni reperti compaiono decorazioni66 egraffiti67. Secondo il risultato di analisi condottesu dei campioni, alcuni frammenti sarebberoimportati68.

Mentre la versione verniciata della Lamb. 28 è

diffusa ovunque, e in modo particolare nel Pavese,quella acroma è documentata soprattutto nelComasco e nel Milanese e con pochi esemplari nelVaresotto e nel Bresciano69.

La coppa Lamb. 8 (tav. VIII, n. 1) è presentein tutta la Lombardia, ma con pochi esemplari70.Generalmente questa coppa è considerata impor-tata. È stata ipotizzata una produzione di Lamb. 8nel Cremonese, per le sue attestazioni relativa-mente frequenti negli scavi71.

La coppa Lamb. 16 (tav. VIII, nn. 2-4) è diffu-sa in tutto il territorio, ad eccezione del Cremone-se72, sia nelle varianti datate al LT D2 (Morel2863, 2651, 2654) sia nella variante di età augu-stea (Morel 2864). Questa coppa prosegue in etàimperiale nel repertorio morfologico della terrasigillata, come Goud. 273.

Su alcuni reperti si trovano iscrizioni graffite ein un caso vi è un bollo illeggibile74.

A Milano alcuni dei reperti sono considerati diproduzione volterrana o etrusca75, mentre la mag-gior parte di essi sono ritenuti, sulla base di consi-derazioni tecnologiche, di produzione locale. Que-sta forma è prodotta anche acroma ed è documen-tata nel Comasco, Varesotto e nel Milanese76.

Da una tomba, datata all’età tardo-repubblica-na, della necropoli di Nave (BS) proviene un’unicacoppetta (vd. coppa Nave, tav. VIII, n. 5) noninseribile nei repertori comunemente usati. Siavvicina vagamente alla Lamb.16.

La coppa Lamb. 33 (tav, VIII, n. 6) e la Lamb.27/33 (tav. VIII, n. 7) sono documentate nel LT Dda uno scarsissimo numero di reperti e tutti nellaLombardia orientale. La Lamb. 27/33, presentecon alcuni esemplari nel Bresciano77 già nel LTC2, sembra ancora documentata a Calvatone, CR,entro il primo quarto del I sec. d.C. (da contesto).

La coppa Lamb. 30/33 (tav. VIII, n. 8) è rap-presentata da un unico esemplare proveniente daGropello Cairoli, PV, datato all’inizio del LT D dacontesto78. Essa trova confronti solo con un esem-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI26

57 Vd. appendice.58 Vd. appendice.59 Vd. appendice per i graffiti.60 Vd. appendice.61 Cfr: Gottolengo, BS (FRONTINI 1985, pp. 35-36, tav. 1, nn.8-9).62 Per i graffiti si veda l’appendice.63 FRONTINI 1985, p. 15: variante b del Lamboglia. Sono data-te a questo periodo:BS: Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 37, tav. I, 14).CR: Piadena, Latteria (FRONTINI 1985, p. 43, tav. 3, 6. Areaadriese); Piadena, Vho (FRONTINI 1985, p. 44, tav. 3, 9 ). PV: S.Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 33, tav. 1, 4. Areaadriese)64 Cfr. nel Bresciano: Gottolengo (FRONTINI 1985, p. 36, tav.1, 11); Remedello, Tagliate ( FRONTINI 1985, p. 38, tav. 2, 2);nel Cremonese: Piadena (FRONTINI 1985, p. 41, tav. 3, 1, p.42, tav. 3, 3, p. 43, tav. 3, 8, p. 44, tav. 3, 7).65 Vd. appendice.

66 Vd. appendice per le decorazioni.67 A Bagnolo Mella (BS): iscrizione graffita in alfabeto nord-etru-sco; a Remedello (BS) vi è una iscrizione graffita sulla parete.68 Vd. appendice: coppa Lamb. 28.69 Vd. ceramica comune, coppa n. 6, tav. CXLII, nn. 1-2; coppan. 7, tav. CXLII, nn. 3-4.70 Vd. appendice.71 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55.72 Vd. appendice.73 Vd. terra sigillata.74 A Curno (BG) bollo in planta pedis illeggibile; a Como, aCasate (CO) e ad Arsago Seprio (VA): iscrizioni graffite sulfondo esterno; nel Milanese segni graffiti sulla parete esterna.75 S. Maria alla Porta 1986, p. 311.76 Vd. ceramica comune, coppetta n. 21, tav. CXLVI, nn. 1-3,variante A.77 A Remedello (FRONTINI 1985, p. 39, nn. 2-4, tav. 2, 4-6).78 FRONTINI 1985, p. 61.

plare di Barzio (CO), ritenuto di importazionedall’area nord-adriatica (Adria?) e datato al LTC279.

La coppa Lamb. 51 (tav. VIII, n. 9) è poco dif-fusa ed è documentata finora solo nella Lombardiaorientale. Gli esemplari rinvenuti sono datatigeneralmente al II sec. a.C.80 A Calvatone (CR),invece, questa forma si trova in un contesto datatotra il II sec.a.C. e il terzo quarto del I sec. a.C.81

In Lombardia sono state recentemente scoper-te alcune forme non interamente ricostruibili chenon fanno parte del repertorio morfologico canoni-co. Un gruppo, formato da pochi frammenti carat-terizzati dall’orlo ingrossato proviene dal Cremo-nese e dal Mantovano (vd. coppa con orlo inter-namente obliquo, coppa con orlo ingrossatoe arrotondato, coppa con orlo a mandorla,coppa con orlo pendente, coppa con orlo asezione triangolare, tav. IX, nn. 1-7). Questireperti si inquadrano tra la fine del II sec. a.C. e ilprimo quarto del I sec. d.C. e trovano confronto conil Mantovano e l’area emiliana82.

Un altro gruppo è costituito da pochi frammen-ti provenienti da Milano, datati al I sec. a.C., (vd.coppa carenata, coppa con orlo leggermenteingrossato e pareti oblique, coppa con orloindistinto e pareti verticali, tav. IX, nn. 8-10) eprivi di confronto.

Tra le coppe, la cui morfologia è diffusa in Ita-lia settentrionale, vi sono quelle con corpo conico equelle con vasca a calotta, datate tra l’età augu-stea e quella tiberiana. La coppa con corpoconico e orlo indistinto rettilineo o appena intro-flesso (tav. X, nn. 1-2) è attestata in pochi siti della

Lombardia orientale e a Milano83. Altrove questaforma è documentata a Solduno-Pedrotta, nelCanton Ticino e a Eporedia in Piemonte84. A Mila-no c’è una buona concentrazione di questa coppa,motivo per cui la Frontini suppone che sia una pro-duzione locale85. Generalmente le superfici ester-ne sono ampiamente risparmiate. La Fiorentini86individuò alcuni frammenti, soprattutto piedi adanello con bollo, definiti di produzione padana eattribuiti a questa forma.

La coppetta con vasca bassa a calotta ebasso piede ad anello (tav. X, n. 3) è una formarara e documentata solamente a Gerenzano (VA) ea Curno (BG) in età augustea87. Questa coppetta èavvicinabile alla coppa Lamb. 8.

Coperchi

In questa categoria rientra un solo pezzo, data-to al I sec. a.C. (tav. X, n. 4). Assai diffusa è, inve-ce, la stessa forma non verniciata88.

Ollette

La forma dell’olla, rara in Lombardia, è presen-te con il tipo Lamb. 10 (tav. X, nn. 5-6). La mag-gior parte dei ritrovamenti sono concentrati nelCremonese89. La solcatura sulla spalla è una deco-razione comune agli esemplari di Calvatone (CR),di Santa Cristina e Bissone (PV) e altrove di Adriae di Bologna90.

Un frammento di olla è stato attribuito allaLamb. 10/11 (tav. X, n. 7) ed è datato alla secondametà del I sec. a.C. sulla base di un contesto tombale.

(Nicoletta Sfredda)

Nicoletta Sfredda 27

79 Barzio, loc. fondo sig. Scola (TIZZONI 1982, p. 45, n. 1, tav.XXXVIII, a = FRONTINI 1985, p. 32, n. 1, tav. 1, n. 2).80 Sono datati al LT C2 i seguenti pezzi:Brescia, S. Zenone de Arcu (FRONTINI 1985, p. 34, nn. 1-2;ritenuti dall’autrice di produzione adriese sulla base di analisivisive); Gottolengo (BS) (FRONTINI 1985, p. 37, tav. 1,16).Piadena, necropoli della Latteria (CR) (FRONTINI 1985, p. 42,tomba 3, n. 1; ritenuto dall’autrice di produzione adriese sullabase di analisi visive).81 Bedriacum 1996, p. 67.

82 Per i singoli cfr. si rimanda a: Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57.83 Vd. appendice.84 Scavi MM3 1991, p. 26.85 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, nota 20.86 FIORENTINI 1963, vol. 3.1, p. 42, fig. 23.87 Vd. appendice.88 Vd. ceramica comune, coperchio n. 3, tav. LXXXVI, nn. 6-8.89 Vd. appendice.90 Bedriacum 1996, vol. 1.2 p. 55.

APPENDICE

5. Le attestazioni della ceramica a vernicenera in Lombardia

Sono state inserite nelle schede tutte quelle formedatate a partire dalla fine del II sec. a.C., mentrequelle ritenute dai vari studiosi più antiche e quin-di attribuite al LT C2 sono state riportate in notanel capitolo sulle forme e tipi, per completare ilquadro (vd. supra).La classificazione seguita è quella del Lamboglia(1952), cercando però di rispettare anche lasequenza cronologica. Dove era possibile sonostate date le varianti del Morel (1981).Sono riportate prima le patere, poi le coppe, icoperchi e le ollette.

Patere

Forma: patera Lamb. 5 (tav. I, nn. 1-8)Decorazione: 2 o 4 cerchi concentrici incisi sul fondoentro cui talvolta si trovano stampiglie (Gallarate, VA);palmette stilizzate, gemme o cartigli ovaleggianti conlettere incise e rotellature; rosette (Cremona); in un casomotivo con tre spighe (Arsago Seprio, VA).Dati epigrafici: una lettera graffita sulla superficieesterna (Cologne, BS); iscrizioni graffite in alfabetonord-etrusco sulla superficie esterna o su quella interna(Gottolengo, BS); graffito sul fondo esterno di una pate-ra (Capiago Intimiano, CO); stampiglia con motivo delledue C contrapposte (Cremona); lettere graffite interna-mente o una X incisa sulla parete esterna (Valeggio,PV); lettere graffite e segni: IPI; E T; A K E I; U (ArsagoSeprio, VA: Arsago 1990, pp. 71-72).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2,p. 41, scheda 41); Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p.35, fig. 19, n. 9: Morel 2286. La Fiorentini (1963) la defi-nisce Campana B); Caravaggio (FRONTINI 1985, p. 65,tav. 7, n. 8: Morel 2265); Levate (Levate 1993, foto a p.37); Treviglio, Campo S. Maurizio (FRONTINI 1985, p.102, tav. 14, n. 9: Morel 2284b 1; n. 10: Morel 2283); Tre-viglio, via XXIV Maggio (FRONTINI 1985, p. 103, tav.15, nn. 1-4: Morel 2284); Verdello, via Galilei (FRONTI-NI 1985, p. 101, tav. 14).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 45, tomba 100, n.5, tav. IV, n. 5, p. 70, tomba 111, n. 4, tav. IV, n. 4: Morel2255; p. 71, tomba 111, n. 6, tav. IV, n. 6, p. 98, tomba127, n. 1, tav. IV, n.1); Coccaglio (FRONTINI 1985, p.105, tav. 15, nn. 9-10: Morel 2284); Cologne (FRONTINI1985, p. 54, tav. 5, nn. 9-10: Morel 2284b 1); Fiesse, Ca’di Marco (FRONTINI 1985, p. 57, tav. 6, n. 5: Morel2283); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI 1985, p.56, tomba 5, tav. 6, n. 4, p. 66, tomba 1, tav. 8, nn. 7-8, p.67, tomba 2, tav. 8, n. 10, tav. 9, n. 1: Morel 2283); Mon-tichiari, S. Cristina (“NotALomb”, 1994, p. 77); RodengoSaiano (BROGIOLO, MASSA 1986, pp. 34-35: attribu-zione ipotetica).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.108, d, pp. 131-133, f, m, tav. XIII, f, pp. 144-145, c, e,tav. XIV, c, e: Morel 2284); Como (cit. in SENA CHIESA1993, p. 193: attribuzione ipotetica); Lomazzo (MAGGI

1982, p. 158: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 34-37, figg. 1-5: Morel 2254; p. 38, fig. 6: Morel 2283 = PAOLUCCI1996, p. 241, fig. 1; VOLONTÉ 1988-89, p. 50, nn. 2-3,tav. XIX: Morel 2822; pp. 51-54, nn. 4-9, tavv. XX-XXI:Morel 2284; Calvatone romana 1991, p. 87, tav. IX, n. 1,p. 121, nn. 1, 3, tav. I, nn. 1-2: Morel 2254; p. 122, n. 4,tav. I, n. 3: Morel 2284; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54,p. 69, figg. 12-14: Morel 2283; fig. 15: Morel 2253; figg.16-17: Morel 2286; Calvatone romana 1997, p. 61, tav.II, 4: Morel 2286); Cremona (FRONTINI 1985, p. 156,tav. 29, nn. 9-11: Morel 2252; GALLI 1996, figg. 13-14:Morel 2255; figg. 15-16: Morel 2284); Cremona, p.zaMarconi (CROCI 1996, p. 140, fig. 1: Morel 2252b 1,importata?; figg. 2-3: Morel 2252a 1; figg. 7-8: Morel2284; figg. 9-10: Morel 2254); Cremona, via Platina(BREDA 1983-84, p. 101, fig. VN25); Palazzo Pignano(FIORENTINI 1962, p. 51, fig. 1, B = FRONTINI 1985,p. 69, tav. 9, n. 5: Morel 2252; Riti e sepolture 1990, p. 26,fig. 27, n. 4: Morel 2283).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 86: attribuzione ipote-tica); Legnano (Otium 1993, p. 45); Milano, S. Maria allaPorta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 295-305, tav. 86, k,n, o-x, tav. 87, a-b. Alcuni frammenti sono riportati allaproduzione di ceramica a vernice nera di Arezzo); Mila-no, S. Satiro (FRONTINI 1985, pp. 152-154, tav. 26, n. 8:Morel 2256); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 24, tav. I, nn. 12-13: Morel 2257, alcuni fram-menti sono attribuiti a fabbrica volterrana, altri a fab-brica locale; nn. 14-17: Morel 2287, sono attribuiti a fab-brica aretina; nn. 18-22: Morel 2255; nn. 23-25: Morel2252, alcuni frammenti sono attribuiti a fabbrichedell’Etruria settentrionale; nn. 26-27: Morel 2254; nn.28-29: Morel 2280; nn. 30-32: Morel 2820); Milano, viaCroce Rossa (BOLLA 1992-93, p. 247: Morel 2254 eMorel 2280); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZO-NI 1984, pp. 54-57, tav. LXIII, a, tav. LXIV, n-q, s-v, x:Morel 2283; tav. LXIII, d, e, h: Morel 2265; tav. LXIII, k,l-n: Morel 2256; tav. LXIV, r: Morel 2255; tav. LXIV, w:Morel 2252 = FRONTINI 1985, pp. 46-47, tav. 4, nn. 1-3: Morel 2252; nn. 4-7: Morel 2256).MN: Canneto sull’Oglio (FRONTINI 1985, p. 58, tav. 6,n. 7: Morel 2822); Casalromano, Fontanella (FRONTINI1985, p. 108, tav. 15, n.14: Morel 2256); Mantova(TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, h: Morel 2286); Medole(FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 8: Morel 2283); SanBenedetto Po (BOTTURA 1988, p. 109, tav. XXXIII, nn.A1-A2: Morel 2284); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzodi Pegognaga 1996, p. 110, n. 8, fig. 11, n. 8: Morel 2255);Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 122, nn. 4-6: Morel2265; p. 124, n. 7: Morel 2284; p. 129, n. 24).PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 121,tomba 11, n. 2, p. 126, tomba 3, n. 4: attribuzione ipoteti-ca); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b,fig. 2, tomba 12: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 210, tomba 10, n. 6, tav. VII, n. 2, p. 219, tomba18, n. 1, tav. XI, n. 11, p. 233, tomba 3, n. 2, tav. XVIII, n.5, p. 236, tomba 6, nn. 7, 11, tav. XX, nn. 1, 3, p. 238,tomba 7, n. 3, tav. XIX, n. 7, p. 245, tomba 12, n. 1, tav.XXI, n. 11: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI28

225, tomba 23, nn. 11-12, tav. XIV, nn. 3, 6 = FRONTINI1985, p. 77, tomba BE 23, tav. 10, nn. 8-9: Morel 2254;FRONTINI 1985, p. 76, tomba BE 15, tav. 10, nn. 6, 12,p. 78, tomba BE24, tav. 10, nn. 6, 10: Morel 2283; p. 80,tomba BE P7, tav. 11, n. 1: Morel 2254; VANNACCILUNAZZI 1983a, p. 218, tomba 17, n. 1, tav. XI, n. 6 =FRONTINI 1985, p. 76, tomba BE17, tav. 10, n. 12:Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 226, tomba23, n. 13, tav. XIV, n. 7 = FRONTINI 1985, p. 77, tombaBE23, tav. 10, n. 10: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 227, tomba 24, n. 8, tav. XIV, n. 13 = FRONTI-NI 1985 p. 78, tomba BE24, tav. 10, n. 12: Morel 2284;VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 229, tomba 25, n. 1, tav.XI, n. 12 = FRONTINI 1985, p. 79, tomba BE25, tav. 10,n. 13: Morel 2284; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 244,tomba 10, n. 11, tav. XXI, n. 7: Morel 2284; FRONTINI1985, p. 80, tomba BEP7, tav. 11, n. 2, p. 81, tomba BEP10, tav. 11, n. 5); Garlasco (FRONTINI 1985, p. 93, tav.13, nn. 7, 10, 13); Garlasco, cascina Baraggia (FRONTI-NI 1985, p. 93, tomba BA 58, p. 94, tomba BAV 12, tav.13, n. 5: Morel 2822; tomba BA 58, tav.13, n. 13, p. 96,tomba BV 42, tav. 13, n. 7, p. 96, tomba BV 45, tav. 13, n.13, p. 97, tomba BV 78, tav. 13, n. 9, p. 99, tav. 13, n. 13,p. 100, tomba BV 85, tav. 14, n. 1: Morel 2284; BOTTI-NELLI 1991-92, p. 100, tomba 40, n. 5, tav. LXXX/3);Gropello Cairoli, Cascina Becca di S. Spirito (FRONTINI1985, p. 62, tav. 7, n. 1: Morel 2822); Gropello Cairoli,podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 91, tomba 42, n. 4,tav. XI, n. 5: Morel 2820); Gropello Cairoli, Vigna Garal-di (FRONTINI 1985, pp. 121-122, tav. 19, nn. 3-5: Morel2284); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993,tab. 2: Morel 2254); Valeggio, cascina Tessera (FRONTI-NI 1985, p. 51, tomba 128, tav. 11, n. 8, p. 52, tomba 141,tav. 5, n. 4, p. 82, tomba 90, tav. 11, n. 6, p. 82, tomba 91,tav. 12, n. 10, p. 83, tomba 105, tav. 11, n. 8, p. 85, tombe116 A, 116 B, tav. 11, n. 12, p. 86, tomba 138, tav. 11, nn.13-14, p. 87, tomba 139, tav. 12, nn. 2-5, p. 88, tomba 141bis, tav. 12, nn. 10-13, p. 89, tomba 146, tav. 12, n. 14, p.91, tomba 202, tav. 12, n. 10, p. 130, tomba 140, tav. 21,nn. 6, 7, 9-11: Morel 2284; p. 84, tomba 109, tav. 11, n. 7,p. 86 tomba 130, p. 87 tomba 139, p. 91 tomba 188, p. 92tomba 206, p. 91, tomba 188, tav. 11, n. 14: Morel 2265;p. 130, tomba 140, tav. 21, nn. 5, 8: Morel 2254; p. 50,tomba 99, tav. 5, n. 2, p. 61, tomba 178, tav. 6, n. 12, p. 87,tomba 139, tav. 12, n. 6: Morel 2283).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n.1, tav. 91, n. 6); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago1990, pp. 53-54, tav. XIII, l, p. 55, tav. XIV, i , tav. XVI,d-e, p. 57, tav. XVII, a-c, tav. XVIII, a, tav. XIX, e, f:Morel 2284); Gallarate (FRONTINI 1985, p. 59, tav. 6,nn. 8-9: Morel 2265); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI1981, p. 13, tav. 9, a-b = FRONTINI 1985, p. 59, nn. 1-2,tav. 6, nn. 8-9: Morel 2265); Somma Lombardo (SIMO-NE 1985-86, p. 100, tomba 1, c, tav. I, c, p. 108, tomba 6,f, tav. IV, f, p. 112, tomba 8, f, tav. V, f : Morel 2283).

Forma: patera Lamb. 6 (tav. II, nn. 1-5)Decorazione: stampiglia impressa nel fondo interno(palmette, fior di loto), entro cerchi concentrici (ValeggioLomellina, PV; Angera e Arsago Seprio, VA).Dati epigrafici: graffito sulla superficie esterna, SVR(Arsago Seprio (VA): Arsago 1990, p. 72, tav. XXIII, a).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, foto a p. 38: Morel 1631; Carta Bergamo1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41: Morel 1631); Bergamo,biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p. 108, fig. 97, n. 9:

Morel 1631); Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p. 30, fig.14, n. 3 = MOREL 1981, forma 1443a 1. La Fiorentini(1963) la definisce Campana A, mentre il Morel (1981)come produzione locale o regionale; fig. 14, n. 4 = MOREL1981, 1174b 1); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel 1631).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 71, tomba 111, n.7, p. 99, tomba 127, n. 5, tav. IV, n. 8: Morel 1631; p. 106,tomba 129, n. 3, tav. IV, n. 3); Brescia, via Trieste(“NotALomb”, 1991, p. 96); Nave (Sub ascia 1987, p.153, tomba 1, tav. 14, nn. 5-8: Morel 1631; p. 153, tomba59, tav. 14, n. 9: Morel 1632).CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, pp. 51-52, n. 17, tav.I, n. 4); Casatenuovo (TIZZONI 1982a, p. 53, n. 1, tav.XLVII, g = FRONTINI 1985, p. 72, tav. 10, n. 2: Morel1441/1445).CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 36, fig. 20, n. 1:Morel 1443m 1 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig. 3;Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 24: Morel 1443.Alcuni frammenti. sono ritenuti importati, altri locali;fig. 25, Morel 1440; fig. 26: Morel 1631); Cremona(GALLI 1996, p. 70, fig. 17: Morel 1443m 1; fig. 18:Morel 1631); Cremona, p.za Cavour (FRONTINI 1985,pp. 156-157, tav. 29, nn. 5-6, 12: Morel 1443m 1. LaFrontini (1985) le ritiene produzioni volterrane); Cre-mona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 141, fig. 15); Cre-mona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 103, fig. VN26 =BREDA 1996, p. 57, fig. 6: Morel 1632).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 305-307, tav. 87, d, e: ritenute di importazione;tav. 86, g: Morel 1631); Milano, S. Satiro (FRONTINI1985, p. 154, n. 30, tav. 28, n. 3: Morel 1441a 1); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, nn.9-12: Morel 1443, alcuni frammenti sono attribuiti aproduzioni dell’Etruria settentrionale; nn. 13-16: Morel1631 (il n. 14 è ritenuto di produzione aretina); n. 17:Morel 1441a 1); Milano, scavi Università degli Studi(SFREDDA 1998, p. 90, tav. I, 1: Morel 1443 m1).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, g); Pego-gnaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p.112, nn. 9-10, fig. 11, nn. 9-10: Morel 1631; p. 112, n. 11,fig. 11, n. 11: Morel 1443, è ritenuto di probabile impor-tazione volterrana); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p.119, tav. XXXVII, nn. A3-A4: Morel 1631; n. A5); Viada-na (Il caso mantovano 1984, p. 129, n. 25: Morel 1631).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b,tomba 21, fig. 1; VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 239,tomba 7, n. 5, tav. XIX, n. 3 = FRONTINI 1985, p. 80,tomba BEP7, tav. 11, n. 3: Morel 1631); Valeggio, casci-na Tessera (FRONTINI 1985, p. 90, tomba 165, tav. 13,n. 2: Morel 1631).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 202-204, tav. IX,nn. 3-4, tav. X: Morel 1631; Angera romana II 1995, p.306, n. 2, tav. 91, n. 7; p. 79, n. 1, tav. 43, n. 1: attribu-zione ipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago1990, p. 24, tav. XXIII, a, e, p. 46, tav. V, e, p. 51, tav. XI,b: Morel 1443; p. 53, tav. XIII, e: Morel 1631; p. 57, tav.XVIII, b: Morel 1446).

Forma: patera Lamb. 6, specie Morel 1620 (tav. II, n. 6)Attestazioni:MI: Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, n.18).

Forma: patera Lamb. 36 (tav. III, nn. 1-3)Dati epigrafici: in prossimità del piede sulla pareteesterna, CALIIDONOS (San Giorgio su Legnano, MI); Xgraffita esternamente (Verdello, BG; Cantù, CO).

Nicoletta Sfredda 29

Attestazioni:BG: Cortenova (FIORENTINI 1963, fig. 17, n. 6:MOREL 1315c 1. La Fiorentini (1963) la definisce comeCampana A, mentre il Morel (1981) come produzionelocale o regionale); Verdello, Ramiglia (FRONTINI1985, p. 53, tav. 5, n. 7: Morel 1213). CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 238,nota 15); Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 49, nn. 1-8,tav. I, nn. 1-3).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol 1.2, p. 56, figg. 42-43: Morel 1315).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 320, tav. 88, m: Morel 1315f 1); San Giorgio suLegnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 19, tomba 2, pp.8-9, n. 5 = Otium 1993, p. 45: Morel 1315f 1); San Giu-liano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 57, n. 41,tav. LXIV, y).MN: Medole (FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 9: Morel1213).PV: Voghera, fornace Servetti (CALANDRA 1992, tav.II, n. 4; catalogata come Lamb. 6).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1940, p. 26, fig. 3,prima fila, prima a destra, terza fila, prima a sinistra);Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 54, tav. XIV,f: attribuzione ipotetica); Somma Lombardo (SIMONE1985-86, p. 104, tomba 3, b, tav. II, b: Morel 1213).

Forma: piattello Lamb. 4 (tav. III, nn. 4-6)Attestazioni:CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 35, fig. 19, 7 =MOREL 1981, forma 1415a 1 = PAOLUCCI 1996, p.241, fig. 4; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54, fig. 11: Morel1410); Cremona (FRONTINI 1985, p. 157, tav. 30, n. 10= GALLI 1996, p. 69, fig. 11: pubblicato dalla Frontini(1985) come coperchio; GALLI 1996, p. 69, fig. 9: Morel1415; fig. 10: Morel 1410; fig. 12); Cremona, p.za Marco-ni (Piazza Marconi 1984, p. 28, n. 10 = CROCI 1996, pp.142, 150, fig. 17).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 24,tav. I, n. 9: attribuito alla produzione volterrana; tav. I,nn. 10-11: Morel 1410).

Forma: patera Lamb. 5/55 (tav. IV, nn. 1-4)Dati epigrafici: talvolta graffiti sulle pareti (Comasco). Attestazioni:BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 18, n. 2: Morel2822b 1. La Fiorentini (1963) la definisce Campana A,mentre il Morel (1981) come produzione locale o regio-nale; fig. 18, n. 4 = MOREL 1981, 2283b 1. La Fiorentini(1963) la definisce come Campana A, mentre il Morel(1981) come produzione locale o regionale); Carobbiodegli Angeli (FIORENTINI 1963, fig. 18, n. 3 = MOREL1981, forma 2283a 1. La Fiorentini (1963) la definiscecome Campana A, mentre il Morel (1981) come produ-zione locale o regionale); Treviglio, Campo S. Maurizio(FRONTINI 1985, p. 102, tav. 14, n. 11: Morel 2255).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 305, tav. 87, c); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 24, tav. I, n. 33: Morel 2234).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 39,tomba 7, n. 3, tav. X, n. 2: Morel 2255; p. 103, n. 5, tav.LXXXV, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa(ARATA 1984, p. 91, tomba 42, n. 5, tav. XI, n. 3: Morel2234).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 42,tav. I, c).

Forma: patera Lamb. 7 (tav. IV, n. 5)Decorazione: quattro palmette impresse tra due coppiedi cerchi concentrici incisi sul fondo interno (Cavernago,BG).Attestazioni:BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, p. 36, fig. 20, n. 4= MOREL 1981, forma 2272c 1. La Fiorentini (1963) ladefinisce come Campana B, mentre Morel (1981) comeproduzione locale o regionale); Cavernago (FRONTINI1985, p. 148, tav. 25, n. 4).BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 154, n. 11).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.94, d, p. 99, a: attribuzione ipotetica); Cassago Brianza(Carta Lecco 1994, pp. 168, 189, 339, scheda 64, fig. 111,n. 2: Morel 2273); Lomazzo (MAGGI 1982, p. 158: attri-buzione ipotetica).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 40-41, tav. 8;Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 54, fig. 20: Morel 2284); Cre-mona (GALLI 1996, p. 70); Offanengo, Dossello (FRON-TINI 1985, p. 149, tav. 25, n. 8: è data come attribuzioneincerta tra Lamb. 7 o 5/7).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 307-309, tav. 87, h, i, j); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 25, tav. II, nn. 21-22, 24-25, tav. III, nn. 1-2: Morel 2286, alcuni frammenti sonoattribuiti a fabbriche aretine).MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 126, n. 12).PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.121, tomba 11, n. 1); Gravellona Lomellina (FIORENTI-NI 1963, p. 36, fig. 20, n. 6: Morel 2286b); Gropello Cai-roli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 90, tomba 42, n.3, tav. XI, n. 1). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 56, tav.XVI, c).

Forma: patera Lamb. 5/7 (tav. IV, n. 6)Decorazione: cerchi concentrici sul fondo o fascia ditacche eseguite a rotella entro due cerchi concentrici(Garlasco e Valeggio, PV).Dati epigrafici: iscrizioni graffite sulla parete esterna(Gropello Cairoli, Marone e Ottobiano, PV).Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25,n. 1).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 98, tomba 127, n.2, tav. IV, n. 6); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 73, tav. IV, nn. 7-8); Cologne (“NotA-Lomb”, 1985, p. 165); Montichiari, S. Cristina (“NotA-Lomb”, 1991, p. 77); Nave (Sub ascia 1987, p. 154, tomba48, tav. 15, n. 10); Remedello, Corte (FRONTINI 1985,p. 149, tomba 1, tav. 25, n. 7).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, p. 54, fig. 21); Cremo-na, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 141, figg. 12-13).MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-7, n. 24);Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 115, n. 2); Milano,necropoli (BOLLA 1992-93, p. 247); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 24-25, tav. II, nn. 1-8:alcuni frammenti sono attribuiti a probabile produzionearetina).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 113, n. 12, fig. 11, n. 12: attribuzione ipotetica);Serravalle, Boaria Cardinala (CALZOLARI 1989, fig.225).PV: Carbonara (FRONTINI 1985, p. 115, tav. 17, n. 1, p.116, tav. 17, n. 4); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985,p. 134, tomba BA8, tav. 22, n. 6, p. 135, tomba BA13, tav.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI30

22, n. 4, p. 136, tomba BA22, tav. 22, nn. 6, 10, p. 138,tombe BA36, BAO10, tav. 22, nn. 4, 10); Garlasco,Madonna delle Bozzole (FRONTINI 1985, p. 141, tombeMB22, MB23, tav. 23, nn. 7-9); Gropello Cairoli (FRON-TINI 1985, p. 116, tomba VIII, tav. 17, n. 5, p. 119,tomba XXII, tav. 17, n. 10); Gropello Cairoli, Marone(FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 9); Gropello Cairoli,podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 60, tomba 18, n. 7,tav. II, n. 6); Gropello Cairoli, Vigna Marabelli (FRON-TINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 7); Ottobiano, cascinaRotorta (FRONTINI 1985, p. 144, tomba 30, tav. 24, n. 7= VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 79, tomba 30, n. 4, tav.VIII, 2; FRONTINI 1985, p. 145, tomba 36, tav. 24, nn.8-9 = VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 83, tomba 36, tav.XI, nn. 3-4); Valeggio, Tessera (FRONTINI 1985, p. 126,tomba 81, tav. 20, n. 4, p. 126, tomba 84, tav. 20, n. 5, p.124, tomba 34, tav. 20, n. 8, p. 127, tomba 86, tav. 21, n.2, p. 128, tomba 87, tav. 20, n. 6, p. 129, tomba 134, tav.21, nn. 1- 2, p. 132, tomba 160, tav. 21, n. 14, p. 125,tomba 80, tav. 21, n. 7, p. 128, tomba 104, tav. 20, n. 8, p.129, tomba 132, tav. 20, nn. 9-10, p. 132, tomba 163, tav.22, n. 1 bis, p. 133, tomba 181, tav. 22, n. 2).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n.3, tav. 91, n. 8); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 119, tomba 138, n. 5, tav. XXXVII,f, p. 135, tomba 197, n. 8: attribuzione ipotetica); ArsagoSeprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 157-158, nn.3-4, tav. V, n. 3, tav. VII, n. 1; Arsago 1990, pp. 53-54,tav. XIII, g-i, tav. XIV, g); Gerenzano, fornace Clerici(Prima di noi 1996, p. 85, nn. 7-8, tav. IX, nn. 7-8).

Forma: patera Lamb. 7/16 (tav. V, nn. 1-3)Decorazione: scanalature concentriche sul fondo inter-no (nel Milanese e nel Pavese); talvolta tra i due cerchiconcentrici decorazioni a rotella (Garlasco, Baraggia,PV), tacchette di forma subtriangolare impresse (Viada-na, MN; Cassolnovo, PV), fascia di trattini eseguiti arotella (Gropello Cairoli, Marone, PV).Dati epigrafici: bollo in planta pedis M.BETUTI (Colo-gno sul Serio, BG); bollo BATVLLVS o BATVLLI entrocart. rett. e L.C.F. in planta pedis verso sinistra (Cre-mona); bollo in planta pedis M COELI tra strigilatureconcentriche (Gropello Cairoli, PV); bollo in planta pedisdi lettura incerta ...ANV.. (Zinasco, PV); bollo illeggibile(Nave, BS); segni graffiti (Pavese).Attestazioni:BG: Cologno al Serio (FIORENTINI 1963, fig. 22, n. 8:Morel 2276c 1. È definita sia dalla Fiorentini (1963) chedal Morel (1981) di produzione locale o regionale); Ghi-salba (SAPELLI 1981, p. 150, fig. 1, n. 1).BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 153, tomba 19, tav. 14, n. 3:Morel 2277; p. 153, tomba 46, tav. 14, n. 1, tav. 14,tomba 59, n. 4: Morel 2271; p. 153, tomba 11, n. 2); Pon-toglio, cascina Gonzarola (“NotALomb”, 1988-89, p. 214,fig. 189).CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 46, tav. I, n. 1:Morel 2851; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 54-55, figg.22-23: Morel 2276; Calvatone romana 1997, p. 61, tav.II, 5); Cremona (FIORENTINI 1963, p. 43, fig. 24, n. 1;CROCI 1996, p. 141, fig. 14: Morel 2276b 1; GALLI1996, p. 70, figg. 20-23); Cremona, via Platina (BREDA1996, p. 56, figg. 2-3).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 115, n. 1);Legnano (Otium 1993, p. 45, dis. 5c); Lodi Vecchio (Lodi1990, p. 72); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, pp. 25-26, tav. III, nn. 3-6: Morel 2276; pp. 24-25,

tav. III, nn. 7-8: Morel 2276b 1; tav. III, n. 9); Monza(TIZZONI 1984, p. 63, n. 1, tav. LXVI, a (il Tizzoni lacataloga come Lamb. 7) = FRONTINI 1985, p. 114, tav.16, n. 13 = MALBERTI 1989, p. 26, n. 1, tav. XVII, n. 1:Morel 2277); Parabiago, S. Lorenzo (FRONTINI 1985, p.112, tav. 16, nn. 9-10: Morel 2277; Antichi silenzi 1996,p. 31, p. 42, tav. 2, figg. 1-2, p. 93, figg. 3-6, p. 136, tomba13, tav. 24, figg. 4-5, p. 100, nn. 1-4, p. 142, tomba 19,tav. 30, figg. 1-2, p. 160, tav. 48, fig. 7: Morel 2277); SanGiorgio su Legnano (Guida 1984, p. 24, St. 10574;FRONTINI 1985, p. 113, tav. 16, n. 11: Morel 2277).MN: Asola (FRONTINI 1985, p. 150, tav. 25, n. 9: Morel2276); Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 150,tav. 25, n. 10: Morel 2276); Pegognaga, S. Lorenzo (S.Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 115, nn. 13-14, fig. 12,nn. 13-14: attribuzione ipotetica); Sustinente, CorteRinascente (CALZOLARI 1989, p. 268); Viadana (Il casomantovano 1984, p. 130, n. 27: Morel 2277).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 77, n. 37, tav.LXXXV, f = FRONTINI 1985, p. 122, tav. 19, n. 8: Morel2271; TIZZONI 1984, p. 77, nn. 38-39, tav. LXXXV, c, g= FRONTINI 1985, p. 122, tav. 19, nn. 9-10: Morel2276); Carbonara (FRONTINI 1985, p. 115, tav. 17, n. 1:Morel 2277); Cassolnovo (FRONTINI 1985, p. 114, tav.16, n. 14: Morel 2277); Cassolnovo, Brugarolo (VAN-NACCI LUNAZZI 1984, p. 320, tomba 12, tav. II, n. 10:Morel 2276, Morel 2277); Cozzo Lomellina (INVERNIZ-ZI et alii 1997, p. 56, n. 20, tav. 2, n. 20); Dorno, S.Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 121, tomba 11, n.3, p. 128, tomba 1, nn. 2-3, tav. VIII, n. 8, p. 132, tomba4, nn. 1, 8, tav. VII, n. 10); Gambolò, Belcreda (VAN-NACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 8= FRONTINI 1985, p. 115, tomba BEP9, tav. 17, n. 2:Morel 2277); Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p.136, tomba BA32, tav. 22, n. 7 = BOTTINELLI 1991-92,p. 79, tomba BA32, n. 7, tav. LI, n. 1: Morel 2271; FRON-TINI 1985, p. 137, tomba BA33, tav. 22, n. 8 = BOTTI-NELLI 1991-92, p. 83, tomba BA33, n. 5, tav. LV, n. 1:Morel 2271; FRONTINI 1985, p. 138, tomba BAO10,tav. 22, n. 11, p. 139, tomba BAV23, tav. 23, n. 3: Morel2271; p. 139, tomba BAV13, tav. 23, nn. 1-2: Morel 2276;pp. 134-135, tombe BA8, BA13, BA13 bis, tav. 22, n. 5, p.137, tomba BA34, tav. 22, n. 11: Morel 2277; p. 138,tomba BA 36, tav. 22, n. 5); Garlasco, Madonna delleBozzole (FRONTINI 1985, p. 140, tomba MNO5, tav. 23,n. 5: Morel 2277; tav. 23, n. 6: Morel 2276); Gropello Cai-roli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 13, n. 7, p. 25, n.2, p. 26, n. 3, p. 45, n. 4, p. 46, n. 2, p. 49, n. 1, tombe I, X,XI, XIII, XVII: Morel 2276; p. 27, tomba XII, n. 4, p. 46,tomba XXV, n. 2: Morel 2277; FRONTINI 1985, p. 116,tomba VIII, tav. 17, n. 5, p. 117, tombe X e XI, tav. 17,nn. 6-7, p. 119, tomba XXIII, tav. 18, n. 1, p. 120, tombaXXVII, tav. 18, n. 3: Morel 2276; p. 118, tomba XIX, tav.17, n. 9: Morel 2851; p. 118, tomba XII, tav. 17, n. 8, p.120, tomba XXV, tav. 18, n. 2: Morel 2277); Gropello Cai-roli, Marone (FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, n. 10, tav.19, n. 1: Morel 2277); Gropello Cairoli, Vigna Marabelli(FRONTINI 1985, p. 121, tav. 18, nn. 4-5: Morel 2276; p.121, tav. 18, n. 6: Morel 2277; tav. 18, n. 8: Morel 2851);Ottobiano, cascina Rotorta (FRONTINI 1985, p. 143,tomba 11, tav. 24, n. 5, p. 144, tomba 27, tav. 24, n. 6:Morel 2277; p. 145, tomba 37, tav. 24, n. 10: Morel 2276;VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, tomba 11, nn. 3-4, p.72, tomba 27, tav. VIII, nn. 2, 11, p. 74, tomba 28, n. 2:Morel 2277; p. 85, tomba 37, n. 3, tav. XI, n. 10: Morel2276); Pavia (PATRONI 1909, p. 35, fig. d; FRONTINI

Nicoletta Sfredda 31

1985, p. 146, tav. 24, n. 12: Morel 2276); San Genesio eUniti, Comairano (FRONTINI 1985, p. 146, tav. 24, n.11: Morel 2276); Valeggio, Tessera (VANNACCILUNAZZI 1978, fig. 24; FRONTINI 1985, pp. 123-125,tav. 20, nn. 1-3: Morel 2851; p. 131, tomba 181, tav. 21,n. 13, pp. 133-134, tav. 22, nn. 2-3: Morel 2276); Zinasco(MACCHIORO 1984, pp. 13-14, tav. XVI, figg. 13-14:Morel 2276).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 229, n.4, tav. 52, n. 13, p. 266, n. 13, tav. 63, n. 10; p. 227, n. 9:attribuzione ipotetica); Angera, abitato (Angera romanaII 1995, pp. 305-306); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 118, tomba 134, n. 4, p.136, tomba 202, n. 1, p. 142, tomba 231, n. 1: attribuzio-ne ipotetica); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”,1992-93, p. 94 = St. 102968, Civico Museo Archeologicodi Arsago Seprio); Cassano Magnago (FRONTINI 1985,p. 109, tav. 16, nn. 2-3: Morel 2277); Gallarate (FRON-TINI 1985, p. 109, tav. 16, n. 1: Morel 2276).

Forma: patera con orlo ingrossato (tav. V, n. 4)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28,tav. VI, n. 23).

Forma: patera con orlo estroflesso (tav. V, n. 5)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28,tav. VI, n. 24).

Coppe

Forma: coppa Lamb. 2 (tav. VI, nn. 1-3)Decorazione: doppi tratteggi concentrici (Como).Dati epigrafici: iscrizione graffita in alfabeto nord-etrusco sulla parete esterna (Coccaglio, BS). Attestazioni:BG: Levate (Levate 1993, p. 37).BS: Coccaglio (FRONTINI 1985, p. 105, tav. 15, n. 8:Morel 1235); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI1985, p. 56, tav. 6, nn. 1-3: Morel 1241); Nave (Sub ascia1987, p. 156, tav. 16, nn. 14-18: Morel 1231); Remedello,Corte (FRONTINI 1985, p. 106, tomba 10, tav. 15, n. 11:Morel 1235).CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982, p.320, PV01, PV02, p. 325, PV26, figg. 13-14, 31).CR: Cremona (GALLI 1996, p. 69, fig. 5: Morel 1235);Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 142, fig. 16:Morel 1235).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 288, tav. 86, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 23-24, tav. I, nn. 2-3: Morel 1232, dueframmenti su quattro sono considerati importati da fab-briche dell’Etruria settentrionale; tav. I, n. 4: Morel1243, per il tipo di vasca con le pareti poco svasate è sup-posta una produzione estranea a quella locale; tav. I, n.5: Morel 1231).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, pp. 108-109, nn. 4, 6, fig. 10, n. 4: Morel 1243; fig.10, n. 6); Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 128, n. 21).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 321, tav. III, n. 4); Garlasco, Baraggia (FRON-TINI 1985, p. 140, tomba BV 68, tav. 23, n. 4); Valeggio,

cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 88, tomba 141 bis,tav. 12, nn. 8-9, p. 90, tomba 165, tav. 13, n. 1, p. 130,tomba 140, tav. 21, nn. 3-4: Morel 1235).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 50,58, tav. X, b, tav. XX, e).

Forma: pisside Lamb. 3 (tav. VI, nn. 4-10)Dati epigrafici: lettera graffita sul fondo esterno (Cer-menate, CO) o sul fondo interno (Milano, S. Maria allaPorta).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, foto a p. 38: Morel 7545; Carta Bergamo1992, vol. 2.2, p. 41, scheda 41: Morel 7545); Bergamo(?)91 (FIORENTINI 1963, fig. 19, n. 4: Morel 7544e 1. LaFiorentini (1963) la definisce come Campana B, mentreil Morel (1981) come produzione locale o regionale; FIO-RENTINI 1963, fig. 19, n. 5 = MOREL 1981, 7516a 1);Calusco d’Adda (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 53,scheda 132: Morel 7545); Cavernago (Carta Bergamo1992, vol. 2.2, pp. 63-64, scheda 194, fig. 34: Morel7545); Treviglio, Campo S. Maurizio (FRONTINI 1985,p. 102, tav. 14, n. 8: Morel 7545).BS: Cologne (FRONTINI 1985, p. 54, tav. 5, n. 8: Morel7544a 1); Gottolengo, cascina Riccio (FRONTINI 1985,p. 66, tomba 1, tav. 8, n. 6: Morel 7544).CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.9, tav. I, n. 7 = GRASSI 1995, pp. 42-43); Cermenate(MAGGI 1982, pp. 160-161 =? FRONTINI 1985, p. 72,tav. 10, n. 1: Morel 7544).CR: Calvatone (VOLONTÉ 1988-89, p. 44, tav. XVIII, n. 1:Morel 7543; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 53, fig. 9: Morel7544; p. 54, fig. 10: è ritenuto di provenienza volterranasulla base di analisi chimiche; PAOLUCCI 1996, p. 242,fig. 8: Morel 7545); Cremona (FRONTINI 1985, p. 156,tav. 29, n. 1, n. 8: Morel 7545; GALLI 1996, p. 69, figg. 6-8:Morel 7544); Cremona, p.za Marconi (CROCI 1996, p. 144,fig. 25). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 289, tav. 86, c-d: sono ritenuti provenientidall’Etruria settentrionale; tav. 86, e: Morel 7545; tav.86, f: Morel 7544); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 24, tav. I, nn. 6-7: Morel 7544; tav. I, n. 8:Morel 7553, attribuzione ipotetica).MN: Canneto sull’Oglio (FRONTINI 1985, p. 58, tav. 6,n. 6: Morel 7545); Viadana (Il caso mantovano 1984, p.122, n. 3, p. 129, n. 23: Morel 7545).PV: Garlasco, cascina Baraggia (FRONTINI 1985, p. 98,tomba BV72, tav. 13, n. 11; BOTTINELLI 1991-92, p.98, tomba 38, n. 7, tav. LXXVII, n. 1: Morel 7521); Valeg-gio, cascina Tessera (FRONTINI 1985, p. 87, tomba 139,tav. 12, n. 1: Morel 7545).VA: Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, n.15, tav. XXIII, n. 15 = Somma Lombardo 1985, p. 41, n.15: Morel 7545; SIMONE 1985-86, p. 106, tav. III, e:Morel 7530).

Forma: coppa Lamb. 27 (tav. VII, nn. 1-3)Attestazioni:BG: Misano di Gera d’Adda (FRONTINI 1985, p. 65, tav.8, nn. 1-2: Morel 2821).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 73, tav. IV, n. 3: Morel 2783h 1).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI32

91 Si trova al museo di Bergamo, ma non è chiaro se provengada Bergamo città.

CO: Como, Breccia (MAGGI 1982, p. 164: attribuzioneipotetica).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 56, fig. 1: Morel2783c 1; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 30; Calva-tone romana 1997, p. 59, tav. I, n. 1).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 290-291, tav. 86, g: Morel 2822, ritenuto diproduzione volterrana; p. 290: alcuni frammenti sonoconsiderati locali); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985,p. 153, tav. 26, n. 9: Morel 2821; tav. 26, n.10: Morel2784); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.26, tav. III, figg. 16-17: Morel 2822, alcuni frammentisono attribuiti a fabbriche dell’Etruria settentrionale).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, fig. 10, f: Morel 2784);Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano 1984,p.119, n. 2, p. 121, fig. 2 = FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9,n. 6).PV: Santa Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 64, n.2, tav. 7, n. 5: Morel 2784, è proposta una produzioneadriese).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 306, n.5, tav. 91, n. 10).

Forma: coppa Lamb. 31 (tav. VII, n. 4)Attestazioni: BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 16, n. 3: Morel2951a)92.BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165: Morel 2363). CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 32, fig. 16, n. 4 :Morel 2615c 1; PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 6).MN: Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano1984, p. 119, n. 293 = FRONTINI 1985, p. 70, tav. 9, n. 7:Morel 2615).

Forma: coppa Lamb. 28 (tav. VII, nn. 5-10)Decorazione: fila di foglie d’acqua e rotella sulla super-ficie esterna (Milano, un esemplare); due cerchi concen-trici incisi sul fondo interno (Milano, S. Maria allaPorta; San Giuliano Milanese, MI).Dati epigrafici: iscrizione graffita in alfabeto nord-etrusco (Bagnolo Mella, BS); iscrizione graffita sullaparete (Remedello, BS).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2,p. 41, scheda 41); Caravaggio (FRONTINI 1985, p. 65,tav. 7, n. 9: Morel 2685); Carobbio degli Angeli (FIO-RENTINI 1963, fig. 15, n. 5: Morel 2654a 2. La Fiorenti-ni (1963) la definisce Campana A, mentre il Morel(1981) come produzione locale o regionale); Gerad’Adda94 (FIORENTINI 1963, fig. 15, n. 4 = MOREL1981, 2944a 1); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel 2654);Misano di Gera d’Adda (FRONTINI 1985, p. 65, tav. 8,n. 4: Morel 2685; p. 66, tav. 8, n. 5: Morel 2653); Verdel-lo, Ramiglia (FRONTINI 1985, p. 53, tav. 5, n. 6: Morel2654); Verdello, via Galilei (FRONTINI 1985, p. 101,tav. 14, nn. 5-6: Morel 2654; tav. 14, n. 7: Morel 2617).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 46, nn. 6-7, p. 49,n. 2, tav. VI, nn. 1-3); Bagnolo Mella (FRONTINI 1985,p. 68, tav. 9, n. 2: Morel 2685); Brescia, via AlbertoMario (Via Alberto Mario 1988, p. 73, tav. IV, nn. 4-6);Fiesse, Ca’ di Marco (FRONTINI 1985, p. 69, tav. 9, n. 4:

Morel 2685); Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tomba 48,tav. 16, n. 2: Morel 2685; p. 156, tav. 16, tomba 1, n. 3:Morel 2654; p. 156, tav. 16, tomba 48, nn. 4-5); Reme-dello (FRONTINI 1985, p. 68, tomba A, tav. 9, n. 3, p.106, tomba Y, tav. 15, n. 7: Morel 2614); Remedello,Corte (FRONTINI 1985, p. 107, tomba 11, tav. 15, n. 12:Morel 2654). CO: Capiago Intimiano, Mandana (MAGGI 1982, p. 134:attribuzione ipotetica); Como, Breccia (MAGGI 1982, p.164: attribuzione ipotetica); Como, Pianvalle (NEGRO-NI CATACCHIO 1982, p. 323, PV21, p. 325, PV29, figg.19, 34: Morel 2654); Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p.54, n. 1, tav. I, n. 1).CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 31, fig. 15, n. 6:Morel 2652; PAOLUCCI 1987-88, pp. 44-46, fig. 10:Morel 2654; fig. 12: Morel 2685; pp. 49-50, fig. 18: Morel2652; fig. 11: Morel 2652 = PAOLUCCI 1996, p. 241, fig.2; VOLONTÉ 1988-89, p. 59, catt. 10-11, tav. XXII:Morel 2614; p. 60, catt. 12-13, tav. XXIII: Morel 2617;Calvatone romana 1991, pp. 87-88, tav. IX, nn. 5-6, p.122, tav. I, n. 5; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 56, figg. 32-34: Morel 2653, fig. 35; figg. 36-37: Morel 2654; figg. 39-41; Calvatone romana 1997, p. 60, tav. I, nn. 2-3: Morel2653; n. 4: Morel 2654); Cremona (GALLI 1996, p. 70,figg. 24, 29: Morel 2617; fig. 25: Morel 2650; figg. 26-28);Cremona, p.za Cavour (FRONTINI 1985, pp. 156-157,tav. 29, nn. 7, 14, tav. 30, n. 1); Cremona, p.za Marconi(Piazza Marconi 1984, p. 28, n. 15; CROCI 1996, pp.143-144, figg. 20-21, figg. 22-24: Morel 2654); Spinod’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, n. 3, tav. 6, b: Morel2642; tav. 6, c: Morel 2654 = FRONTINI 1985, p. 55, tav.5, nn. 12-13).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 86: attribuzione ipote-tica); Boffalora d’Adda (FRONTINI 1985, p. 60, tav. 6, n.10: Morel 2685); Legnano (Otium 1993, p. 45, dis. 5, a:Morel 2645); Legnano, via Novara (VOLONTÉ 1988-89,p. 140, n. 12, tav. 70: Morel 2642); Lodi, Presedio (TIZ-ZONI 1982b, p. 193, n. 2, tav. 1, b: Morel 2685); Milano,S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 311-314, tav. 87, m: attribuito a fabbriche volterrane; tav.87, n, tav. 88, a-d); Milano, S. Satiro (FRONTINI 1985,pp. 153-154, tav. 26, nn. 12-13; tav. 26, n. 11: attribuzio-ne ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 26, tav. III, nn. 18-21: Morel 2653; nn. 22-26:Morel 2652; n. 27: Morel 2650, alcuni frammenti sonoriferiti a produzioni etrusche settentrionali, uno a pro-duzione aretina); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZ-ZONI 1984, p. 57, n. 42, tav. LXII, q = FRONTINI 1985,p. 49, tav. 4, n. 13: Morel 2654).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 22, i, l, m: Morel2654); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 106, n. 1, fig. 10, n. 1: Morel 2652; p. 108, n. 2,fig. 10, n. 2: Morel 2617, frammenti ritenuti di produzio-ne adriese); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 118, tav.XXXVII, nn. A1-A2); Viadana (Il caso mantovano 1984,p. 124, n. 8: Morel 2685; pp. 127-128, nn. 16, 20, 22, pp.129-131, n. 6: Morel 2654).PV: Belgioioso, fondo Fisoni (FRONTINI 1985, p. 53, tav.5, n. 5: Morel 2654); Gambolò, Belcreda (VANNACCILUNAZZI 1983a, p. 226, tomba 23, n. 14, tav. XIV, n. 9,p. 239, tomba 8, n. 3, tav. XX, n. 14 = FRONTINI 1985, p.77, tomba BE23, tav. 10, n. 11, p. 81, tomba BEP8, tav.

Nicoletta Sfredda 33

92 La Fiorentini (1963) la definisce come Campana A, mentre ilMorel (1981) come produzione locale o regionale.93 L’autore cataloga questa coppa come una Lamb. 28.

94 Non è chiaro di che sito si tratti: in provincia di Bergamo esi-stono Misano Gera d’Adda e Fara Gera d’Adda. Non esiste nep-pure un sito Gera d’Adda nelle vicinanze del lago di Como,come indica il Morel (MOREL 1981).

11, n. 4: Morel 2642); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI1991-92, p. 123, tomba BA72, n. 2, tav. CIX, n. 5); Lomel-lo, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 160:Morel 2654); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCILUNAZZI 1978, fig. 18; FRONTINI 1985, p. 49, tomba79, n. 1, tav. 5, n. 1: Morel 2617; p. 51, tomba 128, tav. 5,n. 3, p. 60, tomba 126, tav. 6, n. 11: Morel 2614; p. 84,tomba 113, tav. 11, n. 11: Morel 2642; p. 87, tomba 139,tav. 12, n. 7; p. 91, tomba 202, tav. 13, n. 3: Morel 2685). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1940, p. 26, fig. 3,prima fila, prima a sinistra: Morel 2654); Angera, abita-to (GRASSI 1988, pp. 204-205, tav. IX, n. 5; Angeraromana II 1995, p. 306, n. 4, tav. 91, n. 9, p. 397, n. 2,tav. 117, n. 2); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990,p. 58, tav. XX, a, b, f).

Forma: coppa Lamb. 8 (tav. VIII, n. 1)Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982, p.323, PV 19-20, figg. 17-18).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 55, fig. 27:Morel 2245; PAOLUCCI 1996, p. 242, n. 5: Morel 2855);Cremona (CROCI 1996, p. 142, fig. 18: Morel 2855); Cre-mona, via Goito (GALLI 1992-93, n. 43, p. 30, tav. XI, n.3).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 310, tav. 87, K: produzione volterrana); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, n.10: Morel 2961; n. 11: Morel 2964; alcuni frammentisono ritenuti importati dall’area volterrana).MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 128, n. 18:Morel 2855).PV: Santa Cristina e Bissone (FRONTINI 1985, p. 63,tomba 2, tav. 7, n. 4: Morel 2855, ritenuto di provenien-za nordadriatica).VA: Arsago Seprio, S.Ambrogio (Arsago 1990, p. 24, tav.XXIII, d, p. 58, tav. XX, d).

Forma: coppa Lamb. 16 (tav. VIII, nn. 2-4)Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile(Curno, BG); iscrizioni graffite sul fondo esterno (Como,Casate e Arsago Seprio, VA); segni graffiti sulla pareteesterna (Milanese).Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25,n. 3: Morel 2864); Levate (Levate 1993, p. 37: Morel2864); Treviglio, via XXIV Maggio (FRONTINI 1985, p.104, tav. 15, n. 5: Morel 2654).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 99, tomba 127, n.8, tav. VI, n. 4); Brescia, necropoli (FRONTINI 1985, p.104, tav. 15, n. 6: Morel 2654; BEZZI MARTINI 1987, p.70, n. 7, p. 71, fig. 9: Morel 2855); Nave (Sub ascia 1987,p. 156, tombe 43, 58, 50, tav. 16, nn. 9-12: Morel 2864).CO: Como, Breccia (FRONTINI 1985, p. 110, tav. 16, n.4: Morel 2864); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO1974, pp. 188-189, n. 21, tav. V, n. 21 = FRONTINI 1985,p. 73, tav. 10, n. 3: Morel 2654).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 318-319, tav. 88, k, l); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26, tav. III, nn. 12-15, tav.IV, nn. 22-26: Morel 2654); Parabiago (TIZZONI 1984,p. 72, n. 3, tav. XLIV = FRONTINI 1985, p. 113, n. 1, tav.16, n. 12: Morel 2864).MN: Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 151, tav.25, n. 12: Morel 2864).PV: Belgioioso, Santa Margherita, fondo Folletti (FRON-

TINI 1985, p. 101, tav. 14, n. 3: Morel 2654); Borgo SanSiro (TIZZONI 1984, p. 77, n. 36, tav. LXXXV, h96 =FRONTINI 1985, p. 123, tav. 19, n. 11: Morel 2651. IlTizzoni la cataloga come Lamb. 28, la Frontini comeLamb. 16, Morel 2654); Gambolò, Belcreda (FRONTINI1985, p. 115, tomba BEP9, tav. 17, n. 3: Morel 2864);Garlasco, Baraggia (FRONTINI 1985, p. 137, tomba BA33, tav. 22, n. 9 = BOTTINELLI 1991-92, p. 82, n. 4, tav.LIV, n. 3: Morel 2864); Gravellona Lomellina (FIOREN-TINI 1963, p. 41, fig. 22, n. 5 = MOREL 1981, forma2863a 1); Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p.121, tav. 19, n. 2: Morel 2654); Gropello Cairoli, poderePanzarasa (ARATA 1984, p. 72, tomba 27, tav. VI, n. 2).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 259, n.9, p. 267, n. 5, tav. 62, n. 8, tav. 63, n. 15: Morel 2654);Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI1987, p. 118, tomba 134, n. 3, p. 137, n. 2: attribuzioneipotetica); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p.58, tav. XX, c).

Forma: coppa Nave (tav. VIII, n. 5)Attestazioni: BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 156, tomba 50, tav. 16, n. 13).

Forma: coppa Lamb. 33 (tav. VIII, n. 6)Attestazioni: CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 53, fig. 22; Cal-vatone romana 1991, p. 122, tav. I, n. 5).

Forma: coppa Lamb. 27/33 (tav. VIII, n. 7)Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 56).MN: Medole (FRONTINI 1985, p. 71, tav. 9, n. 10).

Forma: coppa Lamb. 30/33 (tav. VIII, n. 8)Attestazioni: PV: Gropello Cairoli, Marone (FRONTINI 1985, p. 61,tomba IX, tav. 6, n. 13: Morel 2538).

Forma: coppa Lamb. 51 (tav. VIII, n. 9)Attestazioni:BG: Bergamo (?) (FIORENTINI 1963, fig. 12, n. 5 =MOREL 1981, forma 2527b 1. La Fiorentini (1963) ladefinisce come Campana A, mentre il Morel (1981) comeproduzione locale o regionale).CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 41, fig. 22, n. 6;fig. 22, n. 7 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 7; Bedriacum1996, p. 57, fig. 44: Morel 2527).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, q).

Forma: coppa con orlo internamente obliquo (tav. IX, n. 1)Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, fig. 54; ine-dito, scavi dell’Università degli Studi di Milano e di Pavia,1988-1991, in corso di studio); Cremona (GALLI 1992-93).

Forma: coppa con orlo ingrossato e arrotondato (tav. IX,nn. 2-3)Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 46-48); Cremona (GALLI 1992-93, p. 35, n. 61, tav. XVII, n.2, pp. 67-68).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 23, fig. 10, p).

Forma: coppa con orlo ingrossato e a mandorla (tav. IX,nn. 4-5)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI34

Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 49-51).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 21, fig. 10, a).

Forma: coppa con orlo pendente (tav. IX, n. 6)Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, figg. 52-53).

Forma: coppa con orlo a sezione triangolare (tav. IX,n. 7)Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 57, fig. 45).

Forma: coppa carenata (tav. IX, n. 8)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28,tav. VI, n. 19).

Forma: coppa con orlo leggermente ingrossato e paretioblique (tav. IX, n. 9)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28,tav. VI, n. 20).

Forma: coppa con orlo indistinto e pareti verticali (tav.IX, n. 10)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 28,tav. VI, n. 21).

Forma: coppa con corpo conico (tav. X, nn. 1-2)Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 198, tomba 32,tav. VI, n. 5); Coccaglio (FIORENTINI 1963, p. 42, fig.23, n. 1).CR: Cremona, via Platina (BREDA 1996, pp. 50, 56,fig. 4).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 26,tav. IV, nn. 1-5, 27).

MN: Cavriana, Cavallara (FRONTINI 1985, p. 150,tomba 96, tav. 25, n. 11).

Forma: coppetta con vasca bassa a calotta (tav. X, n. 3)Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tomba 31, tav. 25,n. 2).VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.69, nn. 3-4, tav. II, nn. 3-4 ).

Coperchi

Forma: coperchio a presa cilindrica (tav. X, n. 4)Attestazioni:CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 54, n. 36, tav. III,n. 3).

Ollette

Forma: olletta Lamb. 10 (tav. X, nn. 5-6)Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, foto a p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2,p. 41, scheda 41).CR: Calvatone (FIORENTINI 1963, p. 37, fig. 21, n. 4 =MOREL 1981, 3554b 1 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 9;Bedriacum 1996, p. 55, figg. 28-29: Morel 3450); Spinod’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, n. 1, tav. 6a = FRONTI-NI 1985, p. 55, tav. 5, n. 11).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 311, tav. 87, l).PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 90,tomba 42, tav. XI, n. 2); Santa Cristina e Bissone (FRONTI-NI 1985, p. 64, n. 1; ritenuta dall’autrice importata).

Forma: olletta Lamb. 10/11 (tav. X, n. 7)Attestazioni:PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984,p. 70, tomba 25, tav. V, n. 1).

(Nicoletta Sfredda)

Nicoletta Sfredda 35

6. I bolli sulla ceramica a vernice nera rinve-nuta in Lombardia

Figulo/figlina: AGRIPPAAttestazioni:VN, forma apertaBS: Coccaglio (p.p., AGRIPPA, M.AGRIP[...]: FIOREN-TINI 1963, p. 47).VN, patera Lamb. 5 o 7CR: Calvatone (p.p., M.AGRI[ppae]: MIRABELLAROBERTI 1972, p. 113).Osservazioni: CVArr. 33: AGRIPPA, da Velleia(Parma).

Figulo/figlina: BATVLLI o BATVLLVSAttestazioni:VN, patera Lamb. 7/16 CR: Cremona (c.ret.: GALLI 1996, p. 70)

Figulo/figlina: M. BETVTIAttestazioni:VN, patera Lamb. 7/16BG: Cologno al Serio (p.p., M. BETVTI: FIORENTINI1963, p. 41).VN, fondo di coppa conicaBS: Coccaglio (p.p., M. BETVTI: FIORENTINI 1963, p.47).

Figulo/figlina: C contrapposteAttestazioni:VN, pateraBS: Brescia, Collegio Arici (c. ret.: FRONTINI 1987, p.145).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 61, tav. II,

3); Cremona, p.za Marconi (c. ret.: P.za Marconi 1984, p.28, n. 14; CROCI 1996, p. 149, fig. 11); Cremona (GALLI1996, p. 70).MI: Milano (c. ret.: S.Maria alla Porta 1996, p. 326;Scavi MM3 1991, p. 27, tav. VI, nn. 6-9).

Figulo/figlina: L.C.F.Attestazioni:VN, patera Lamb. 7/16CR: Cremona (p.p., L.C.F.: GALLI 1996, p. 77, fig. 20).

Figulo/figlina: M COELIAttestazioni:VN, patera Lamb. 7/16PV: Gropello Cairoli, Vigna Garaldi (p.p. tra tre strigila-ture concentriche, M COELI: FRONTINI 1985, p.116, n.1 = MACCHIORO 1991, fig. 10).VN, forma non id.CR: Voltido (c.ret., M. COE: FIORENTINI 1963, p. 48).

Figulo/figlina: MAGRIAttestazioni:VN, coppa conica

BS: Coccaglio (p.p., MAGRI: FIORENTINI 1963, p. 42,fig. 23).

Figulo/figlina: POSTVMIAttestazioni:VN, coppa conicaBS: Coccaglio (p.p., POSTVMI: FIORENTINI 1963, p.47).Osservazioni: CVArr. 1376: POSTVMI, da Ornavasso,in p.p., su piatto, in terra sigillata?

Figulo/figlina: VENVSTI(VS)Attestazioni:VN, forma apertaMI: Milano, Monastero Maggiore (c.ret.?, VENVSTI:FIORENTINI 1963, p. 47, n. 73).Osservazioni: CVArr. 2253: VENVSTVS, della Valledel Po; CVArr. 2255: VEN/VSTI...

Figulo/figlina: [...]ANV[...]Attestazioni:VN, patera Lamb. 7/16PV: Zinasco (p.p.: MACCHIORO 1984).

(Nicoletta Sfredda)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI36

III. CERAMICA A PARETI SOTTILI

Gabriella Tassinari 37

1. Introduzione

La documentazione della ceramica a pareti sot-tili in Lombardia è molto numerosa e articolata.Tuttavia è difficile tracciarne il panorama sullabase delle sole notizie fornite dalla bibliografia,poiché molte di esse non risultano utilizzabili.Infatti in alcune pubblicazioni la ceramica a paretisottili non viene neppure riconosciuta o non si pre-sentano forme né si danno indicazioni sull’impasto.Inoltre per talune aree disponiamo di uno scarsonumero di dati; per altre (come il comprensorio delTicino) le relazioni sono più abbondanti, ma spessonon sufficientemente rigorose.

Attualmente non esistono pubblicazioni com-plessive sulla ceramica a pareti sottili rinvenutain Lombardia, ma solo lavori parziali su singolenecropoli o abitati. A volte, ad esempio nel casodelle necropoli di Angera (VA) (Angera romana1985) e di Nave (BS) (Sub ascia 1987) viene elabo-rata una tipologia interna. Sono proprio questetipologie le più rispondenti alla necessità di ordi-nare una produzione di ateliers ipotizzatilocali/regionali che distribuivano i loro prodotti suun’area limitata; perciò, quando possibile, ad essesi è fatto riferimento nel nostro lavoro. Tali tipolo-gie sono per lo più limitate ai contesti funerari, inquanto di solito non è possibile ricostruire vasiinteri dai reperti, molto frammentari, rinvenutinei contesti urbani.

Dunque, pur tenendo presente come lo statodelle pubblicazioni della Lombardia condizioni for-temente ogni considerazione sulle produzioni, nelpresente contributo si documenteranno le attesta-zioni note, esponendo ipotesi e conoscenze attuali.

2. Stato delle ricerche e problemi aperti

Un problema fondamentale per la ceramica apareti sottili in Lombardia è la mancanza di una

1 La Ricci (1985, p. 241) sottolinea come la stessa definizionedella classe richieda alcune precisazioni e ne estende i confini,includendo vari vasi potori, indipendentemente dallo spessore

delle pareti. Anche la Mayet (1980, p. 201) sottolinea che ladefinizione di “pareti sottili” non è soddisfacente, dato lo spes-sore di alcuni esemplari, ma è ormai convenzionale.

classificazione sistematica della produzione dellaCisalpina. I tradizionali punti di riferimento - glistudi della Marabini Moevs (1973), della Mayet(1975) e della Ricci (1985) -, che si riferisconoessenzialmente ad altre aree, sono per lo più ina-datti per la classificazione della ceramica a paretisottili lombarda. Infatti, a parte il riferimento adalcune forme-base, spesso per le morfologie stret-tamente locali questi confronti paiono forzati e/olimitati a somiglianze non precise. Dunque di fre-quente i materiali lombardi si possono solo avvici-nare ai prototipi centroitalici, a causa di variantimorfologiche più o meno numerose; a volte essisembrano il risultato di una commistione di formecodificate.

Un’altra nota difficoltà consiste nell’individua-re i confini effettivi della classe1, cioè nel distin-guere la ceramica a pareti sottili da quella comu-ne, particolarmente nel caso di forme non classifi-cate, prive di ingobbiatura e decorazione, e/o conimpasto scarsamente depurato o addirittura rozzoe pareti piuttosto spesse. Queste analogie morfolo-giche, tecnologiche e funzionali tra le due classisembrano trovare una spiegazione nel fatto che leofficine producevano contemporaneamente diver-se classi di ceramica.

Numerosi esemplari lombardi sono posti daalcuni studiosi nella ceramica a pareti sottili e daaltri nella ceramica comune; infatti la distinzionesi fonda spesso solo su criteri soggettivi. Pertantonei casi di attribuzione dubbia alla ceramica apareti sottili o alla ceramica comune, nel presentelavoro ci si è basati su più dati (analogie morfolo-giche, impasto, decorazione). Per esempio sonostati qui inseriti quegli esemplari, definiti dairelativi Autori “imitazione delle pareti sottili”, ilcui impasto è abbastanza depurato, oppure queipezzi che, nonostante le pareti spesse e l’impastonon depurato, mostrano una certa accuratezza e/ol’“intenzione” di riprodurre forme tradizionalidella ceramica a pareti sottili.

3. Il quadro produttivo e i problemi ad essocollegati

I centri conosciuti di produzione della ceramicaa pareti sottili in Italia settentrionale sono Aqui-leia2, Ravenna3, Adria4, Este5, Bologna6 e moltoprobabilmente Eporedia (Ivrea)7; in Lombardiasolo Cremona. È del tutto generica e vaga l’indivi-duazione di altri centri produttivi.

Alcuni studiosi riconoscono come unica produ-zione tipica dell’area settentrionale l’“Alpine manu-facture”8. Essa presenta caratteristiche marcate epiuttosto omogenee: le pareti sono sottili, spesso conuna consistenza e un suono metallici; l’ impasto èdepuratissimo, di varie tonalità di grigio, dal chiaroallo scuro al nero; appare evidente l’intento di imi-tare originali in metallo. Tale produzione è stataaccettata da vari studiosi come peculiare dell’Italiasettentrionale; in realtà non è stata suffragata daprove sicure. L’“Alpine manufacture” è ampiamentedistribuita in Cisalpina; appare anche esportata, adesempio in Norico e nell’area danubiana. Però rima-ne difficile localizzarla in una zona ben precisa,come la lombarda, e le indicazioni in tal senso sonovaghe. La Ricci9 in base alle attestazioni, anche lepiù antiche, che si concentrano nell’area padanacentro-occidentale (area peraltro non ben delimita-ta), appunto qui ne situerebbe i centri produttivi.

È arduo distinguere la produzione padana (elombarda), che imita i modelli medioitalici, dalleimportazioni dell’Italia centrale. In alcuni sitilombardi, soprattutto in epoca tardorepubblica-na, l’esemplare importato sembra coesistere conquello riprodotto dalle fabbriche cisalpine, con lestesse caratteristiche morfologiche. Il problema ècomplicato da un ragionamento che, pur viziatodi fondo, è talora valido: gli esemplari con impa-sto depurato e fattura accurata sono attribuiti,almeno ipoteticamente, alla produzione centroi-talica o a officine locali di tradizione centroitali-ca, i pezzi più “brutti” sono riportati a officinelocali. In assenza di analisi di laboratorio, è disolito impossibile attribuire la ceramica a paretisottili senza caratteristiche discriminanti a cen-tri di produzione precisi. Pertanto la distinzionetra produzione locale e importazione è quasi sem-

pre basata su esame autoptico soggettivo e dun-que ipotetica.

Quanto alla struttura degli ateliers padani e/olombardi della ceramica a pareti sottili ci si trovanel campo delle mere ipotesi. Alcuni pensano adelle filiali nell’Italia settentrionale, collegate allegrandi manifatture centroitaliche di età tardore-pubblicana, che iniziano la loro produzione favori-te dalla vicinanza dei mercati transalpini. Consi-derata la diffusione dei prodotti nel I sec. d.C., essinon escludono che queste succursali fossero gran-di officine a produzione “industriale” e larga atti-vità commerciale. Altri studiosi parlano di unapluralità di piccole fabbriche locali (indipenden-ti?)10. Per quanto riguarda il territorio lombardoalcune di queste officine potrebbero essere ubicatelungo il Ticino; esse servivano il relativo compren-sorio, grazie al sistema privilegiato di trasportiidroviari.

In Lombardia l’unica sicura fornace che produ-ceva ceramica a pareti sottili è stata individuata aCremona, in via Platina, oggetto di una tesi di lau-rea da parte di A. Breda11. L’assenza di informa-zioni sulla stratigrafia del rinvenimento non con-sente di stabilire la cronologia relativa dei diversimateriali recuperati. Comunque, la ceramica apareti sottili è l’unica classe che possa attribuirsicon certezza all’impianto produttivo (2339 fram-menti; 87%). Nell’ impossibilità di ricostruire levarie fasi dell’attività della struttura produttiva,fondandosi esclusivamente sul confronto con imateriali editi, Breda ritiene che essa operò tral’età tiberiana e la fine del I-inizi del II sec. d.C., inparticolare nella seconda metà del I sec. d.C.L’Autore formula due ipotesi. La prima è che perun certo periodo (seconda metà del I sec. d.C.) lafornace per la ceramica a pareti sottili abbia utiliz-zato una zona di scarico, comune ad altre fornaciche producevano ceramica, come la terra sigillatarecuperata nello scavo. La seconda ipotesi è che ilcomplesso di pareti sottili non provenga dalla solafornace rinvenuta ma rappresenti lo scarico di piùimpianti produttivi, avvicendatisi sul sito tra l’etàtiberiana e gli inizi del II sec. d.C.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI38

2 SCOTTI MASELLI 1984, pp. 50-55; RICCI 1985, p. 349.3 M. G. MAIOLI, Vasi a pareti sottili grigie dal Ravennate, in“RCRFActa” 1972-73, XIV-XV, pp. 106-124; MAIOLI 1973;RICCI 1985, p. 349.4 In località Retratto (Antico Polesine 1986, pp. 211-213, 216-219). 5 Area tra il Tiro a Segno e il Cimitero; materiale inedito cit. inEste 1992, p. 313 e nota 24.6 GUALANDI GENITO 1973. In questo scarico di fornace, dellaceramica a pareti sottili sono stati rinvenuti solo bicchieri atulipano Ricci 1/186, e un’unica coppetta emisferica Angera 1.7 BRECCIAROLI TABORELLI 1987, p. 103 e nota 12, p. 125,nota 93; BRECCIAROLI TABORELLI 1990, p. 85, nota 55.

8 Sull’argomento, SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 222;MARABINI MOEVS 1973, pp. 214-215; MAYET 1975, pp. 67-68; GREENE 1979, pp. 75, 79-81; MAYET 1980, pp. 202, 208. 9 RICCI 1985, p. 348.10 Sulla presenza di grandi manifatture con un commercio adampio raggio o di una pluralità di fabbriche a smercio limitatocfr. le recenti osservazioni della Frontini, relative alla cerami-ca a vernice nera, in FRONTINI et alii 1992-93, p. 331. Per unapluralità di officine per la ceramica a pareti sottili del Piemon-te, cfr. BRECCIAROLI TABORELLI 1990, pp. 84-85. 11 BREDA 1983-84. Recentemente è stato presentato un rias-sunto di questo rinvenimento, non a cura dell’Autore, con alcu-ne delle forme recuperate (BREDA 1996, pp. 51-54, 59-63).

Il 96% della ceramica a pareti sottili è costituitoda coppette, carenate (91%) o emisferiche, una solabiansata (cfr. infra, coppette Angera 1-3 e via Plati-na 1); invece la percentuale delle ollette è minima(4%) (cfr. infra, ollette via Platina 2-3). La qualitàmedia dei prodotti è molto buona, con impasti com-patti e cottura uniforme; talvolta le pareti hannospessore ridottissimo, consistenza dura, risonanzametallica. L’impasto grigio è leggermente più nume-roso (58%) rispetto all’impasto chiaro. Particolar-mente interessanti sono le decorazioni, molto varieper tecnica e motivi; la più frequente è quella á labarbotine, seguita dalla rotella; meno documentatesono l’incisione e la sabbiatura. Queste tecnichedecorative comunque non contribuiscono a circoscri-vere l’ambito cronologico dei pezzi di via Platina, per-ché nessuna è caratteristica di un periodo preciso.

La diffusione della ceramica a pareti sottili inLombardia si situa nel I sec. a.C., ma il suo inizionon è precisabile (anche se vi sono attestazionidella fine del II sec. a.C.). La Ricci12 pensa che laproduzione dell’area padana centrooccidentalecominci nella seconda metà del I sec. a.C.

In alcuni siti, data la loro posizione geograficaparticolare (ad esempio Calvatone, CR) o la loroimportanza (Milano) si assiste ad una maggiorapertura verso una più ampia circolazione di pro-dotti: sono infatti attestate forme di epoca piùantica o in contesti cronologici più alti rispetto alresto della Lombardia. A Calvatone l’impasto gri-gio costituisce meno del 15% del totale della cera-mica a pareti sottili13. Ciò è dovuto sia a motivicronologici (la produzione ad impasto grigio è piùtarda di gran parte del materiale qui rinvenuto)sia alla posizione di questo centro, gravitanteverso l’area emiliana e medio-adriatica, dove laceramica a pareti sottili ad impasto chiaro è per-centualmente molto numerosa. Situazione analo-ga si riscontra a Cremona (p.za Marconi). Perquest’area è essenziale punto di riferimento la pro-duzione della fornace di via Platina.

A Milano il panorama dei contesti abitativi sidifferenzia sotto vari aspetti da quello delle areefunerarie; si riscontrano infatti una più ampiagamma di modelli e prodotti importati da area cen-troitalica, già dagli inizi del I sec. a.C. Questi datituttavia vanno valutati con cautela.

Le necropoli del comprensorio del Ticinooffrono la morfologia più varia e numericamenteconsistente di ceramica a pareti sottili. Va peròricordato che questa è la zona meglio indagata ededita. Considerata l’importanza delle vie fluvio-lacuali per la circolazione dei manufatti è probabi-le, come del resto più volte ripetuto, che le officineceramiche fossero sviluppate nell’area Po-Ticino-Verbano, proprio a causa della sua connotazione

produttiva e mercantile. E in effetti il Comasco sicaratterizza per un certo conservatorismo: leforme sono poche, spesso influenzate dalla tradi-zione preromana. In parte un’eccezione è costitui-ta da Como, dove sono presenti numerosi esempla-ri, soprattutto di coppette (vedi infra).

Il Bergamasco non è molto pubblicato, ma siha comunque l’impressione di un’area piuttostochiusa e relativamente “povera” (vedi infra).

Invece il panorama relativo al Bresciano sem-bra un po’ “falsato” dallo stato, non particolarmen-te soddisfacente, delle pubblicazioni. Infatti quan-do una necropoli notevole è edita, come quella diNave, è testimoniato un repertorio morfologicopiuttosto cospicuo e vario (vedi infra).

Nel Mantovano molti pezzi vengono da ricer-che di superficie; si tratta per lo più di coppette,talvolta decorate con i motivi caratteristici di viaPlatina, ad esempio le composizioni a punti varia-mente disposti o le lunule (vedi infra).

4. Il quadro morfologico

Al fine di ordinare ed esaminare gli esemplaririnvenuti in Lombardia si è ritenuta necessariauna suddivisione in gruppi sulla base delle analo-gie morfologiche dei reperti. Perciò sono state adot-tate le tipologie tradizionali della Marabini Moevs(1973), della Mayet (1975), della Ricci (1985) equella elaborata per la ceramica a pareti sottilidella necropoli di Angera, VA (Angera romana I1985), utile data la pluralità di forme rinvenute.Per il materiale che non rientra nelle precedenticlassificazioni i gruppi sono stati denominati inbase al sito dove i pezzi sono presenti o sono piùnumerosi. Più gruppi peculiari di uno stesso sitosono stati numerati in ordine progressivo.

È parso opportuno riunire i reperti in tre diversecategorie: 1. Materiale rinvenuto nella fornace di viaPlatina a Cremona; 2. Prodotti di probabile originepadana e/o lombarda; 3. Prodotti di origine incerta.

Le attestazioni di tutti gli esemplari rinvenutisono riportate in appendice, seguendo questaimpostazione.

Data l’impossibilità di esaminare visivamentela maggior parte dei tipi di argilla, si è preferitomantenere solo la distinzione degli impasti in duegrandi gruppi: impasto chiaro e impasto grigio(comprendendo per comodità sotto questo unicotermine le varie tonalità di grigio dal chiaro alloscuro al nero). Le caratteristiche dell’impasto pos-sono esser assai differenti: accanto a prodotti assaicurati, con pareti sottilissime, a “guscio d’uovo” vene sono di più grossolani, con pareti dallo spessorenotevole. Si tratta di produzioni evidentementediverse che comunque, almeno per ora, non è sem-pre possibile suddividere e precisare.

Gabriella Tassinari 39

12 RICCI 1985, p. 348. 13 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 83-100; Calvatone romana1997, p. 71.

4.a. Materiale rinvenuto nella fornace di viaPlatina a Cremona

La coppetta emisferica o carenata, inquadrabi-le nel tipo Marabini XXXVI, è la forma più diffusain Lombardia, come pure a Cremona. Poiché il tipoMarabini XXXVI riunisce al suo interno troppevarianti, si sono classificati gli esemplari lombardisecondo la tipologia attualmente esistente per laregione, e cioè come coppette Angera 1, 2, 3.. Lecoppette rinvenute nella fornace di via Platina diCremona, data la loro produzione sicuramentelombarda, sono state estrapolate e inserite in sche-de separate dalle coppette di analoga morfologia dicui non si conosce l’origine (Prodotti di probabileorigine padana e/o lombarda).

Le coppette di via Platina sono attestate sia conimpasto chiaro che grigio e si collocano nell’arco cro-nologico generale della fornace (età tiberiana / fineI-inizi II sec. d.C.). La coppettaAngera 1, con corpoemisferico, di rado con pareti leggermente svasate,è documentata da pochi pezzi (tav. XI, nn. 1-2; vediappendice), mentre le più numerose sono le coppet-te Angera 2, con bassa carenatura arrotondata omarcata e orlo talvolta lievemente sporgente (tav.XI, nn. 3-7; vedi appendice). Non è frequente la cop-petta Angera 3 con carenatura alta e spesso accen-tuata (tav. XI, nn. 8-10; vedi appendice).

La coppetta via Platina 1 è documentata daun unico frammento biansato, solo genericamentericonducibile nell’ambito delle forme Marabini XL,Mayet XXXVIII (tav. XI, n. 11; vedi appendice).

Le ollette via Platina 2 sono simili alla formaMarabini X, ma se ne distinguono per l’orlo e ilcollo modanati. Queste ollette, pur con le lorovarianti, appaiono omogenee, per caratteristichetecnologiche, morfologiche e decorative (dai comu-ni fasci di linee a pettine ai vari motivi á la barbo-tine tipici di via Platina). È perciò assai probabileche le uniche altre ollette analoghe, da Calvatone(CR) e da Lovere (BG), provengano dalla fornace divia Platina. Queste ollette sono databili nel I-iniziII sec. d.C. (tav. XI, nn. 12-16; vedi appendice).

È stata classificata come via Platina 3 l’ollet-ta, che rientra nella serie Marabini V, generica-mente ascrivibile nel I-inizi II sec. d.C. (tav. XI, n.17; vedi appendice).

I recipienti a pareti sottili di via Platina sonocaratterizzati da una gran varietà di motivi deco-rativi. Per l’impressione a rotella si sono distintiquarantatre punzoni a modulo geometrico rag-gruppabili in sei tipi fondamentali (rombi, triango-li, trapezi, intagli più o meno sottili, ecc.). I diversi

modelli decorativi á la barbotine sono stati raccol-ti in tre serie, a seconda dei motivi e della loroorganizzazione. Si tratta di elementi vegetalimolto vari, liberi o raccordati entro file di punti;oppure di racemi semicircolari o di festoni ondula-ti di punti o gocce. Motivi originali, frequentissimie caratteristici di via Platina sono le strigilature ole lunule variamente disposte e le composizioni apunti, gocce, circoletti e mammillature. Di rado èpresente la sabbiatura.

4.b. Prodotti di probabile origine padana e/olombarda

La maggior parte della ceramica a pareti sottilirinvenuta in Lombardia è ricollegabile ad una pro-duzione genericamente definibile come “padana”.Non si hanno però dati sufficienti né per individua-re i luoghi di fabbricazione né per circoscrivernel’area di distribuzione. Sicuramente alcuni di que-sti centri produttivi erano collocati in Lombardia,come la già citata fornace di via Platina, a Cremo-na. In parte le attestazioni lombarde rientranonella cosiddetta “Alpine manufacture” (vd. supra).

In Lombardia le forme più diffuse per tutto il Isec. d.C. sono le coppette emisferiche e quellecarenate14.

Le coppette Angera 1, 2, 3 sono le più numero-se. La coppetta Angera 1 sembra leggermenteanteriore: si trova a Calvatone (CR) già in un con-testo di secondo quarto del I sec. a.C., mentrealtrove va da età augustea all’età neroniana, conuna particolare concentrazione in età giulio-clau-dia (tav. XII, nn. 1-3; vedi appendice). La coppettaAngera 2 si colloca da età tiberiana sino al primoquarto del II sec. d.C., con una massima attesta-zione in età giulio-claudia. Prevale l’impasto grigiosu quello chiaro (tav. XII, nn. 4-6; vedi appendice).Anche nella coppetta Angera 3 predomina l’impa-sto grigio; la datazione va dall’età claudia alla finedel I sec. d.C. (tav. XII, nn. 7-9; vedi appendice).

In generale, tra le coppette sopra citate, quellead impasto chiaro sono meno frequenti; le più atte-state, specie in età augusteo-tiberiana, sono quellesabbiate con linea incisa orizzontale all’inizio delcorpo (coppetta Angera 1). Per gli esemplari adimpasto chiaro alcuni Autori ritengono probabileche siano importati da manifatture centroitaliche,altri15 che siano da riferire a produzioni padane,imitanti i prodotti peninsulari, almeno da età tibe-riana; a Calvatone (CR)16 si ipotizza una fabbrica-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI40

14 La stessa situazione si verifica anche ad Alba (LEVATI1997, pp. 424-429) e nel Canton Ticino (DE MICHELI 1997),per citare due esempi di zone vicine. Le coppette ticinesi sonodel tutto simili alle lombarde. Si possono riunire i tipi delladivisione analitica operata dalla De Micheli secondo le coppet-te Angera 1 (pp. 217-218, 222, fig. 1, nn. 2-5), Angera 2 (pp. 218,222, fig. 1, nn. 7, 10-12), Angera 3 (pp. 218, 222, fig. 1, nn. 8-9,

14). Gli esemplari, con impasto chiaro e grigio, documentatifino ad età adrianea, presentano le stesse decorazioni lombar-de, tra cui quella particolare “a piume”, tipica del comprensorioVerbano-Ticino (cfr. infra e nota 19).15 Ad esempio la Sena Chiesa (Angera romana I 1985, p. 393,nota 19) e la Ceresa Mori (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 42).16 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 90, 98.

zione locale, nonostante la cronologia più alta.Comunque, ricordiamo che è forte la percentualedi coppette ad impasto chiaro rinvenute nella for-nace di via Platina e che in qualche contesto si èriscontrata un’uguale proporzione tra pezzi adimpasto chiaro e grigio17.

Le coppette ad impasto grigio sono nettamentepredominanti. Tipica è la coppetta Angera 2, conargilla depuratissima, di color grigio, talvoltanero, decorata a rotella, ritenuta da vari studiosidi produzione locale, diffusa e esportata oltralpe.La Ricci18 pensa per la produzione di tali coppettea un centro della valle padana occidentale (anchese ritiene necessari esami di laboratorio), nonescludendo altri centri non identificabili.

Le diverse decorazioni non sono correlate ai sin-goli gruppi; tuttavia le strigilature sono più legatealle coppette Angera 3. Alcune decorazioni godette-ro di notevole successo; ad esempio la decorazione“a piume”, su esemplari concentrati lungo le vied’acqua, tra il comprensorio Verbano-Ticino e l’arearetica19, il motivo di foglie d’acqua e bastoncelli,quello a conchigliette20 e la decorazione á la barbo-tine insieme a rotellatura delle coppette grigie, pre-senti soprattutto tra l’età claudia e la flavia. Invarie coppette la distribuzione della sabbiaturacopre l’intera superficie, senza preservare un’arealiscia nella zona di contatto con le labbra del bevito-re. In alcuni casi (ad esempio a Nave, BS, e a Calva-tone, CR) un impasto ricco di quarzo dà lo stessoeffetto della sabbiatura, su entrambe le superfici.

La Ricci indica i centri della Valle padana occi-dentale come i probabili responsabili della produ-zione del bicchiere Ricci 1/5, di età augustea, rin-venuto ad Ornavasso21. Si tratta di un esemplare aimpasto grigio con una peculiare decorazione areticolo di linee incise, delimitata superiormenteda un cordoncino ondulato á la barbotine22. I bic-chieri lombardi sono tutti frammentari; l’unicointero, di Alzate Brianza (CO), è documentato soloda un disegno del secolo scorso. Comunque, essisono riportabili al tipo Ricci 1/5, di frequente pre-sentano la caratteristica decorazione sul corpo dilinee incise incrociate, per lo più delimitata supe-riormente dal cordoncino á la barbotine. Questi

bicchieri sono attestati in età tardorepubblicana(70-30 a.C.: Alzate Brianza, CO; Scavi MM3 1991)e sembrano arrivare fino a età augusteo-tiberiana(Calvatone, CR) (tav. XIV, n. 1; vedi appendice).

Alcuni bicchieri lombardi sono riconducibili altipo Ricci 1/89. Essi possono presentare alcuneinflessioni morfologiche dal prototipo, come l’esem-plare di Gambolò, PV (tav. XIV, n. 7) o uno di Mila-no (Scavi MM3) decorato a cordonature (tav. XIV, n.8). Inoltre dall’abitato di Angera (VA) provengonoalcuni esigui frammenti molto simili a questo tipo,non decorati e spesso non depurati, al confine tra laceramica comune e le pareti sottili (visione autopti-ca). Tali elementi inducono a supporre una produ-zione padana e/o lombarda. Questo territorio dun-que si aggiungerebbe a quelle aree, come la Campa-nia e la Renania, dove questi bicchieri furono pro-dotti in età augustea23.

I contesti lombardi datati coprono il I sec. a.C.fino all’età augustea (tav. XIV, nn. 6-8; vediappendice).

Il bicchiere Mayet XII è attestato soprattuttonel Milanese; meno frequente altrove, è assentenella Lombardia orientale, tranne che forse a Cal-vatone (CR). In base ai contesti datati, è collocabilein età augustea, in accordo con la datazione dellaMayet24. Lione è un centro di fabbricazione di esem-plari per lo più non decorati e morfologicamentemolto omogenei. Vi sono vari di questi bicchieri trale produzioni dell’atelier di Loyasse (30/20 a.C.) edell’atelier di la Muette (20/5 a.C.); è stata propostauna loro durata compresa tra il 30 e il 10 a.C.25.

Vari esemplari lombardi sono decorati a rotel-la, decorazione che la Ricci26 ritiene vada probabil-mente attribuita a centri produttivi diversi daLione. Una produzione milanese è ipotizzata dallaBolla, in base all’impasto rossiccio e poco depura-to, ipotesi seguita dalla Ceresa Mori per uno deitre diversi tipi in cui ha distinto i frammenti rin-venuti a Milano27. Infine altri pezzi hanno impastocosì grossolano da poter esser considerati cerami-ca comune (ad esempio a Fino Mornasco, CO, aBernate Ticino, MI, ad Arsago Seprio, VA) (tav.XIV, nn. 9-10; vedi appendice).

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17 S. Maria alla Porta 1986, p. 138; Angera romana II 1995, pp.530-531, 612.18 RICCI 1985, p. 285.19 È plausibile l’ipotesi della Sena Chiesa (Angera romana I1985, p. 410) che gli esemplari con tale decorazione, proprio inbase alla loro diffusione, siano stati prodotti nel comprensorioVerbano-Ticino. Ricordiamo però che i dati possono esser falsa-ti perché questa è la zona più pubblicata.Ai confronti citati dalla Sena Chiesa (ibidem) si può aggiunge-re una coppetta da un’altra necropoli del Canton Ticino, Tene-ro (SILVESTRINI 1940, p. 324, tomba 3, n. 1, tav. VI, n. 8).20 La decorazione a conchigliette è comunissima, con diversevarianti, e compare anche sulle ollette. Essa è ampiamente dif-fusa, dall’area adriatica all’Italia settentrionale, dal Magdalen-sberg alle province danubiane. Cfr., ad esempio, MAIOLI 1973,

p. 69 e nota 39; SCHINDLER KAUDELKA 1975, tav. 38, forme116-117, tav. 39, forme 88, 103, 118, 121, 136-140, 143-144, tav.40, forme 143-144 (15-45 d.C. circa); Angera romana I 1985, p.405; LEVATI 1997, p. 425, fig. 7, nn. 18-21.21 RICCI 1985, pp. 245, 315.22 RICCI 1985, p. 315, decorazione 21, tav. CI, n. 14.23 RICCI 1985, p. 262.24 MAYET 1975, pp. 50-51. 25 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 22-23, p. 34, fig. 4, nn. 7-17, pp. 63-68, p. 137, fig. 34, nn. 8-15, p. 141, fig. 38, n. 16, p.230.26 RICCI 1985, p. 275, tipo Ricci 1/162.27 Rispettivamente, BOLLA 1988, p. 178; Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 45.

Il bicchiere a tulipano (Ricci 1/186) è untipico esempio della produzione padana28. Infatti èmolto diffuso nell’Italia settentrionale, sia innecropoli che in abitato: un centro di produzioneera Bologna, ove si è rinvenuto lo scarico di fornacedell’officina di Hilario, di età augustea29. L’analisiin sezione sottile di un pezzo di Calvatone (CR) inimpasto chiaro, di buona fattura, ne ha evidenziatola probabile provenienza dalla zona occidentale anord del Po30. Questo bicchiere viene consideratouna forma che testimonia l’influenza del sostratoceltico ancora in età imperiale31. È un prodotto cheha avuto una breve durata e si presenta molto omo-geneo anche per la fattura. L’impasto di solito èchiaro, con inclusi fini che rendono spesso la super-ficie granulosa al tatto (e perciò detta “sabbiata”)32.

Solo nel Pavese sono attestate, per lo più conun unico pezzo, tre varianti della forma canonica(variante A; tav. XIV, nn. 12-13): la parte superio-re è bombata, leggermente rientrante (variante B;tav. XIV, n. 14) o molto sviluppata a profilo con-vesso (variante C; tav. XIV, n. 15) oppure con leanse (variante D). Quanto alla cronologia, lavariante A inizia dalla seconda metà del I sec. a.C.,costituisce un fossile-guida per i contesti di etàaugustea e non sembra oltrepassare la prima metàdel I sec. d.C.; le varianti B, C e D sono un poco piùtarde, della prima metà del I sec. d.C. (tav. XIV,nn. 12-15; vedi appendice).

Il bicchiere Ricci 1/205 è attestato a Milano,con due esemplari frammentari, datati in base aiconfronti ad età augustea e tiberiana. Il centro diproduzione di questo bicchiere sembra collocabilenell’area padana occidentale33; lo confermerebbeanche la decorazione a cerchiolini di uno dei duepezzi, segnalata come caratteristica di quell’area34(tav. XV, n. 1; vedi appendice).

I dati attuali condizionano pesantementequalsiasi affermazione sul centro di fabbricazionedei vasi antropoprosopi (olletta Angera 11).Essi presentano sul corpo un volto umano, talvol-

ta non deformato, più spesso grottesco; in alcunicasi vi è una protome umana sul retro. A secondadella tecnica di lavorazione si possono suddivide-re in tre gruppi35: decorazione plastica á la barbo-tine; applicazione plastica a mano e a stecca; lavo-razione a stecca semplificata. Queste ollette sonoper lo più prive di contesto; la datazione propostaper la maggior parte di esse è l’età tiberiana e laclaudio-neroniana; un po’ problematica è la crono-logia dei vasi modellati in modo più sommario36. Ègeneralmente riconosciuta la funzione apotropai-ca della riproduzione alterata degli elementi delvolto umano. La stessa funzione apotropaica haanche l’olletta di Arsago Seprio (VA), l’unica conla raffigurazione degli organi sessuali femminili(tav. XV, n. 8).

La destinazione è prevalentemente funeraria; lamaggior parte degli esemplari proviene da tombe,pochi sono stati rinvenuti in contesti abitativi.

I vasi antropoprosopi, diffusi in Italia setten-trionale e ampiamente oltralpe (Britannia, Gallia,Renania, Rezia...)37, sono particolarmente nume-rosi nel comprensorio del Ticino (sono presentianche nel Canton Ticino38). I più probabili luoghid’origine del prototipo sono l’area centroitalica e lacentromeridionale; tra le più antiche testimonian-ze vi è un frammento da Cosa, datato entro laseconda metà del II sec. a.C.39. I vasi lombardiperò appartengono ad una produzione autonoma,poiché sono fondamentalmente diversi da quellidell’area peninsulare, ad esempio da alcuni esem-plari di probabile produzione campana40. Il fram-mento recuperato in via Platina a Cremona è pro-babilmente estraneo alla produzione della fornacee forse è un modello proveniente da altre manifat-ture41 (tav. XV, nn. 6-8; vedi appendice).

Sono riportabili ai tipi Ricci 1/364-1/365numerose ollette, particolarmente attestate in etàtiberiano-claudia e documentate fino alla primametà del II sec. d.C. Caratteristica è la decorazio-ne sul corpo a fasci di linee incise a pettine paral-lele, allineate o incrociate, presente anche su

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI42

28 Secondo la Ricci (1985, pp. 278, 348) fu prodotto nella Valledel Po.29 GUALANDI GENITO 1973, pp. 280-290, 293-294, 297-304.30 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 86, fig. 76.31 Ad esempio ARSLAN 1971-74, p. 49.32 Quasi sicuramente non è altro che questa superficie “sabbia-ta” l’impasto cosiddetto refrattario, cioè ricco di quarzo, di unesemplare di Milano (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 137, 179,tav. LXXXII, n. 15). Lo stesso tipo di impasto si riscontra suibicchieri a tulipano rinvenuti fuori Lombardia, ad esempio aBologna (GUALANDI GENITO 1973, p. 297) e ad Adria (Anti-co Polesine 1986, p. 217, n. 44, tav. 4). In particolare ad Adria,un altro centro di produzione di questi bicchieri, è presente unesemplare deformato, in impasto chiaro, a due anse (nostravariante D) (ibidem, p. 217, n. 43, tav. 4). 33 RICCI 1985, pp. 277, 348.34 RICCI 1985, p. 326, decorazione 33, tav. CVI, n. 11.

35 Tale suddivisione è stata proposta dalla Sena Chiesa, inAngera romana I 1985, p. 414, nota 139.36 Secondo la Sena Chiesa (Angera romana I 1985, p. 414) ladecorazione a volto umano dopo l’età flavia non è più attestatasu esemplari norditalici. 37 Per i vasi antropoprosopi del Magdalensberg, SCHINDLERKAUDELKA 1975, pp. 130-132, forma 126, tav. 27. Cfr. inoltrei riferimenti bibliografici dati in SENA CHIESA 1983, p. 387;TASSINARI 1988, p. 150.38 Ad esempio, SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Min. C.28, p. 138, dis. 136, n. 29.39 MARABINI MOEVS 1973, pp. 64-66, tavv. 6, 59, n. 68;RICCI 1985, pp. 321-322, 347.40 Si tratta di esemplari conservati al Museo Nazionale diNapoli: RICCI 1985, pp. 321-322, 347, tav. CXIV, nn. 1-2 (tipo1/111), n. 3 (tipo 1/26).41 BREDA 1983-84, pp. 75, 214-215; BREDA 1996, p. 53.

parecchie ollette rinvenute nel Canton Ticino, chenon oltrepasserebbero la prima metà del I sec.d.C.42. Queste ollette hanno impasto a volte depu-rato a volte rozzo, con pareti piuttosto spesse e per-ciò confondibili con la ceramica comune (tav. XVII,nn. 15-17; vedi appendice).

Un bicchiere di Salò (BS) rappresenta il tipoRicci 1/6943, contraddistinto da una decorazione difitte linee incise parallele orizzontali, intersecate daaltre linee verticali, più distanti e profonde, a for-mare una griglia (tipo Ricci 4344). Questi bicchiericon tale peculiare decorazione sono diffusi soprat-tutto nella zona nordorientale e sul versante adria-tico, con differenze di ingobbio e di impasto, grigio(ad esempio ad Aquileia) o bruno (ad esempio sulMagdalensberg), dall’ultimo quarto del I sec. a.C. alprimo quarto del I sec. d.C. Il bicchiere di Salò sem-bra inserirsi bene in questa produzione, trovando inparticolare confronto con i pezzi di Aquileia, per lesue caratteristiche (impasto grigio, decorazioneRicci 43, contesto di rinvenimento databile al 40-50d.C. ca) (tav. XIX, n. 1; vedi appendice).

Leggermente differenti sono due bicchieri lom-bardi riferibili al tipo Ricci 1/7045, che condividecon il bicchiere precedente la decorazione e l’areadi diffusione (tav. XIX, nn. 2-3; vedi appendice).

Una serie di elementi possono direttamente eindirettamente testimoniare la produzione lom-barda della ceramica a pareti sottili rinvenutanella regione. Purtroppo, in base ai dati attuali,non è possibile individuare altre officine di fabbri-cazione, oltre a quella di Cremona, né precisarel’area di diffusione (lombarda? padana?).

In base a criteri morfologici, decorativi e di impa-sto si propende a sostenere o almeno ipotizzare chesiano prodotti in Lombardia numerosi esemplari46.

Ne sono un esempio le varie coppette che presen-tano notevoli analogie con il tipo MarabiniXXXVI47, ma che tuttavia se ne discostano per diver-si particolari (tav. XII, nn. 10-16; vedi appendice).

Così si possono ritenere prodotti lombardi trecoppette con orlo alto e corpo con carenaarrotondata o accentuata. Infatti alcune sonocatalogate dai relativi Autori come tipi Marabini

(XIX e LIV) o Mayet (XXXVII); ma tali identifica-zioni, non convincenti, depongono a favore di unaelaborazione morfologica indipendente di questeforme (tav. XIII, nn. 3-5; vedi appendice).

Le coppette biansate sono poco frequenti. La piùattestata è la coppetta Cremona 1, con orlo alto erigonfio e corpo fortemente rastremato; ne sono statitrovati sette esemplari a Cremona e uno nell’Oltrepòmantovano, non precisamente databili. Queste cop-pette potrebbero appartenere ad una produzione diCremona in base alla forma senza confronti,all’impasto grigio, con ingobbiatura non uniforme ealla decorazione a rotella ottenuta con gli stessi tipiparticolari di punzoni (rombi, triangoli...) della for-nace di via Platina (tav. XIII, n. 8; vedi appendice).

Le altre coppette biansate sono presenti sem-pre con un solo esemplare. Costituiscono indica-zioni per ipotizzare una produzione locale la diffu-sione circoscritta, il fatto che non siano riconduci-bili nell’ambito delle forme codificate (si veda adesempio la forma sproporzionata della coppettaCardano al Campo 1; tav. XIII, n. 13) o alcuneparticolarità locali (ad esempio le anse duplici,bipartite in alto e unificate in basso della coppettaArsago Seprio 2; tav. XIII, n. 10) e la fatturaspesso poco accurata (tav. XIII, nn. 9-13; cfr. anchela coppetta Legnano 1; vedi appendice).

Sono assai frequenti le ollette con corpo ovoide eorlo estroflesso, che per tale morfologia sono spessodefinite “varianti” della forma Marabini V. Esse sidistinguono tra loro per alcune specifiche particola-rità che inducono a classificarle separatamente.

Tra esse le più numerose sono le ollette Ange-ra 10, collocabili nel I sec. d.C., con una probabileprevalenza in età giulio-claudia. Per la caratteri-stica decorazione á la barbotine a puntini di variedimensioni disposti irregolarmente o a file, estra-nea a tipologie centroitaliche, si è a ragione richia-mata una presumibile continuazione delle ollettea protuberanze del tardo La Tène48. Le olletteAngera 10 sono attestate esclusivamente nel com-prensorio Verbano-Ticino; perciò si condivide l’ipo-tesi del Lamboglia che il centro di produzione fossenon lontano dal Canton Ticino49. Queste presenzepotrebbero esser più numerose, poiché è spesso

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42 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 225.43 RICCI 1985, p. 259, tav. CXXXIX, n. 3 = SCHINDLER KAU-DELKA 1975, tav. 23, n. 130, tav. 39, forma 130 (20-30 d.C. circa).44 RICCI 1985, p. 313, tav. CI, n. 1.45 RICCI 1985, p. 259, tav. LXXXII, n. 14 = SCHINDLER KAU-DELKA 1975, tav. 18, n. 95, a- c, tav. 39, forma 95 (20-30 d.C.circa).46 Sembra confermare questa affermazione il fatto che spessoquegli esemplari qui ritenuti prodotti lombardi non trovanoconfronto puntuale neanche in zone relativamente vicine, comead esempio Alba; lo dimostra la recente analisi della ceramicaa pareti sottili lì rinvenuta (cfr. LEVATI 1997).

47 Appunto come una variante della forma Marabini XXXVI èconsiderato il tipo di coppetta emisferica con orlo estroflesso,assottigliato o ingrossato (Calvatone 1) in Bedriacum 1996, vol.1.2, p. 91. Così la coppetta Capiago Intimiano 1 è morfologica-mente la stessa del tipo Ricci 2/221 (Mayet XXX); si tratta diesemplari dalla Spagna, per i quali non si formulano ipotesisulla datazione e il centro di produzione (RICCI 1985, p. 295). 48 Cfr. i riferimenti bibliografici dati in Angera romana I 1985,p. 413, nota 136.49 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 223. Per gli esempla-ri del Canton Ticino, che giungono fino a età adrianea, cfr. daultimo DE MICHELI 1997, pp. 220, 222, fig. 2, n. 22.

difficile riconoscere se vanno inseriti nella cerami-ca a pareti sottili o nella ceramica comune quegliesemplari catalogati semplicemente come “tipicheollette punterellate” (tav. XV, nn. 11-14; vediappendice).

Varie altre ollette, più o meno accostabili allaforma Marabini V, presentano leggere variantimorfologiche, di frequente una decorazione inqua-drabile nel ricco repertorio tardoceltico, un impa-sto spesso non depurato; inoltre sono documentatesolo in un sito o sono circoscritte ad un’area benprecisa (tav. XVI, nn. 1-13, tav. XVII, n. 1; vediappendice).

Tra questi esemplari vi sono le ollette Angera13, molto vicine alla ceramica comune e perciò nonfacilmente definibili come ceramica a pareti sotti-li; sono poco frequenti, concentrate solo nell’areaVerbano-Ticino e probabilmente databili in etàflavio-traianea (tav. XVII, n. 2; vedi appendice).

L’olletta Angera 12 è documentata nellanecropoli di Angera (VA) da due esemplari spora-dici, ascritti ad età claudio-neroniana (tav. XVII,n. 5; vedi appendice). Per la forma e la decorazionea baccellature di una di queste ollette, la SenaChiesa50 rileva l’imitazione delle Zartenrippen-schalen in vetro e pensa ad un prodotto forse nonpadano. Tuttavia le affinità con altre ollette (tav.XVII, nn. 6-7; vedi appendice) inducono a suppor-re una produzione locale/regionale.

I bicchieri Angera 7, con le presine sul corpo,sono ascrivibili da età augustea a età neroniana.Essi si possono riferire genericamente ai tipi Mara-bini XI e XXXII, dove però non compaiono le presi-ne. Questi bicchieri presentano analogie anche conalcune forme dei bicchieri di Aco51. Il bicchiereAngera 7 appare caratteristico di una parte delcomprensorio Verbano-Ticino52; si può ritenere sitratti di una produzione con diffusione relativa-mente limitata (tav. XVIII, nn. 7-8; vedi appendice).

Vari bicchieri/ollette sono simili al bicchiereAngera 7. Essi sono caratterizzati sia da omoge-neità morfologica sia da variazioni che fanno laspecificità di ogni pezzo, da impasto di solito nondepurato e da un certo spessore delle pareti (tav.XVIII, nn. 9-12; vedi appendice).

Si possono considerare prodotti lombardi anche

alcuni bicchieri, analoghi e leggermente differenti,talvolta con pareti piuttosto spesse e/o con impastopoco depurato, che costituiscono “varianti” di unastessa forma. Infatti sia il bicchiere Angera 8 chequello Arsago Seprio 6 sono avvicinabili ai tipiMarabini XI e Mayet XXXVI (tav. XVIII, nn. 13-14; vedi appendice), mentre il bicchiere Milano 5si differenzia dal tipo Ricci 1/70, pure attestato inLombardia (cfr. supra), per l’impasto chiaro,l’assenza di decorazione e la datazione più tarda(tav. XIX, n. 4; vedi appendice).

La presenza quasi solo nella necropoli di Ange-ra (VA) (alcuni esemplari sono documentati anchenel Canton Ticino53) dell’olletta Angera 14 confer-ma l’ipotesi avanzata di una produzione locale54.Inoltre queste ollette, decorate o non, hanno unimpasto talvolta depurato, talvolta grossolano; lafattura è progressivamente più trascurata, con lepareti più spesse, così da avvicinarsi alla ceramicacomune. Ad Angera queste ollette, insieme ai boc-calini monoansati (Angera 16) sostituiscono tuttele altre forme, da età flavia (ma per lo più da etàtraianea) ad età antonina; un esemplare è ancoraassociato a una moneta di Plautilla (tav. XIX, nn.6-7; vedi appendice).

Da alcuni studiosi sono inseriti tra i bicchieriAngera 7 anche altri manufatti che presentano lecaratteristiche presine sul corpo. Tuttavia qui èparso opportuno dividerli e classificarli come grup-po Arsago Seprio 9, poiché si differenziano per ilcorpo, troncoconico o cilindrico, e perché parecchihanno impasto non depurato e fattura general-mente corrente, tanto che il Lamboglia55 li inseri-sce nei “vasi verniciati e d’uso comune”. Dunque ilriferimento alla ceramica a pareti sottili è giustifi-cato piuttosto dalla forma. Analogamente ai bic-chieri Angera 7, questi vanno da età augustea adetà neroniana; invece nel Canton Ticino, dove essisono numerosi, sembrano persistere fino allaprima metà del II sec. d.C.56. La loro diffusione èlimitata al comprensorio Verbano-Ticino (tav.XIX, nn. 10-11; vedi appendice).

Il boccalino (tipi Marabini XV, L, LI, LXVIII,LXX) è noto nella produzione centroitalica già daetà augustea e diviene, dalla fine del I sec. d.C.,una delle forme più diffuse. La maggior parte degliesemplari lombardi costituiscono attestazioni iso-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI44

50 Angera romana I 1985, pp. 414-415.51 Cfr. MARABINI MOEVS 1973, pp. 73, 101; Angera romanaI 1985, pp. 410-411, 420.52 Nel Canton Ticino bicchieri Angera 7 sono presenti ad esem-pio a Muralto (SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Liv. a. 8, p.37, dis. 50, n. 2; Branca, p. 189, dis. 103, n. 5) e a Locarno, Soldu-no (DONATI 1979, p. 198, tomba 1956/S3, fig. 41).53 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, Mur. P. 28, p. 25, dis.37, n. 3; DONATI 1979, p. 116, tomba 57.2, fig. 156.

54 Angera romana I 1985, pp. 415-417, 421.55 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 224-225.56 Cfr. gli esemplari di Ascona (DONATI, BUTTI RONCHETTI,BIAGGIO SIMONA 1987, p. 44, p. 85, tomba S2, n. 06, p. 93,tomba S5, n. 05, p. 125, tomba S23, n. 02). Secondo il Lamboglia(SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 224-225) questi bic-chieri tendenderebbero, col tempo, ad acquistare parete curva;con tali esemplari si attenua la distinzione tra i bicchieri Ange-ra 7 e i bicchieri Arsago Seprio 9. Cfr. ad esempio, SIMONETT,LAMBOGLIA 1967-71, Min. C. 31, p. 142, dis. 137, n. 5.

late, senza confronto o solo genericamente accosta-bili ai tipi delle classificazioni comunemente usate(tav. XX, nn. 1-4, 8; vedi appendice).

I più frequenti sono i boccalini monoansatiAngera 16. Essi presentano alcune varianti: orlocon o senza collarino, corpo ovoide o con bassa care-natura arrotondata. Alcuni esemplari si distinguo-no per impasto più depurato e fattura più accurata.Questi recipienti potori si affermano, in base ai con-testi datati, da età tardo-flavia (il maggior numerodi presenze in età traianea-adrianea) a età antoni-na. I boccalini della necropoli di Angera (VA) sono ipiù numerosi; hanno spesso un impasto depurato,compaiono contemporaneamente alle ollette Ange-ra 14, ma maggiore è il numero di presenze, nel IIsec. d.C. (tav. XX, nn. 5-7; vedi appendice).

I boccalini biansati sono piuttosto rari e sonodocumentati con quattro diversi esemplari (tav.XX, nn. 9-10; cfr. anche i boccalini Rovello Porroe Abbiategrasso; vedi appendice).

4.c. Prodotti di origine incerta

Per alcuni esemplari rinvenuti in Lombardianon è possibile stabilire se si tratti di una produ-zione lombarda o padana oppure di un’importazio-ne da altre aree.

Prodotti di tradizione centroitalica

Il bicchiere Marabini I costituisce uno dei casiin cui è quasi impossibile distinguere gli esemplariimportati da quelli probabilmente riprodotti in loco.Un centro di produzione è stato indicato nella zonatra Lazio settentrionale e Toscana meridionale, daiprimi decenni del II sec. a.C.; intorno alla metà del Isec. a.C. sembrano iniziare le produzioni locali57. Iltipo è piuttosto frequente nei contesti lombardi,dalla fine del II sec. a.C. ai decenni iniziali del I sec.d.C. e soprattutto nel I sec. a.C. Attualmente ci sibasa solo su criteri soggettivi per individuare levarie produzioni.Tra i bicchieri Marabini I di Cal-vatone (CR) e di Cremona i singoli Autori hannodistinto alcuni esemplari importati, con paretimolto sottili e fattura più accurata, da altri conside-rati riproduzione locale dei prototipi. Sarebberoritenuti probabilmente locali quei bicchieri con lepareti più spesse e con la decorazione irregolare epoco curata che troverebbero confronto in altri pezzidi Cremona, dallo scarico della fornace di via Plati-na (inedito) e da p.za Marconi58. Anche per alcuni

frammenti di Milano si ipotizza una produzionelocale59 (tav. XXI, n. 3; vedi appendice).

Il bicchiere Marabini III è caratteristico delperiodo repubblicano; il centro di produzione eramolto probabilmente in Etruria60. Gli esemplarilombardi, per lo più frammentari, non sembranoavere il corpo alto e slanciato dei bicchieri centroi-talici, tanto che qualcuno viene inserito tra leollette di forma Marabini V. Date le numeroseanalogie con il tipo Ricci 1/12 (cfr. infra) non siesclude che vari frammenti lombardi appartenga-no a quel tipo. L’eterogeneità morfologica e tecno-logica riscontrata nei pezzi di Calvatone (CR), adesempio, con pareti più sottili e impasto più depu-rato (tav. XXI, n. 5) oppure con fattura poco accu-rata (tav. XXI, n. 6) non consentono di precisare leproduzioni61. Gli unici esemplari databili (secondoquarto I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.) pro-vengono da Calvatone (CR) (tav. XXI, nn. 4-6; vediappendice).

Anche il bicchiere Marabini IV è peculiare delperiodo repubblicano, da metà del II sec. a.C. conprobabile incremento nel I sec. a.C.; sembra assen-te dai livelli augustei62. Il tipo non è frequente inLombardia; i contesti datati concordano con la cro-nologia suddetta (Cremona: inizi I sec. a.C.; Milano,Scavi MM3: 100-30 a.C.). La Ricci63 propone di indi-viduare il centro di produzione di questo tipo nelleofficine dell’Italia centrale. In base a criteri nonverificabili i frammenti di Milano sono attribuiti auna produzione locale64 (tav. XXI, nn. 7-9; vediappendice).

Secondo la Ricci65 il centro di produzione delbicchiere Marabini VII (Ricci 1/20, 1/362) fu pro-babilmente, in una fase iniziale, centroitalico; poi,forse già dalla metà del I sec. a.C., questi bicchierifurono prodotti in altri centri, ad esempio Siracusae Aquileia. Ad essi si può aggiungere Adria, dovein uno scarico di un’officina ceramica sono presen-ti bicchieri in impasto chiaro simili ai lombardi66.Proprio dalla seconda metà del I sec. a.C. (Calva-tone, CR) a età augustea (Ottobiano, PV, ArsagoSeprio, VA) sono inquadrabili i bicchieri lombardi.Essi sono talvolta catalogati come tipo MarabiniIV o tipo Mayet VIII, poiché si discostano un po’dalle forme canoniche (tav. XXI, nn. 10-13, vediappendice).

L’olletta Marabini V, generalmente non deco-

Gabriella Tassinari 45

57 RICCI 1985, pp. 243-244.58 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 84-85; CASSI 1996, pp. 83-84.59 S. Maria alla Porta 1986, p. 137; Scavi MM3 1991, vol. 3.1,p. 44. 60 RICCI 1985, p. 245.61 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85, 97.62 RICCI 1985, pp. 247-248, tipo 1/19.

63 RICCI 1985, ibidem. Invece la Marabini Moevs (1973, pp.59-61) indica per la produzione di questo tipo una zona a suddella Transpadana.64 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 51.65 RICCI 1985, p. 248.66 Antico Polesine 1986, pp. 216-217, tav. 4, nn. 35-38. Un bic-chiere, ad impasto chiaro, identico all’esemplare di Parabiago(tav. XXI, n. 11) è attestato nel Canton Ticino nella prima metàdel I sec. d.C. (DE MICHELI 1997, pp. 220, 222, fig. 2, n. 37).

rata, ha un uso piuttosto lungo: i contesti lombar-di databili vanno dal I sec. a.C. a tutto il I sec. d.C.Tra le ollette di Calvatone (CR) la Masserolidistingue alcuni esemplari di fattura accurata, conpareti sottili, impasto ben depurato, probabilmen-te di produzione centroitalica (tav. XXI, n. 15) ealtri che considera di produzione padana, perchépiù lontani per morfologia e fattura dal prototipo(tav. XXI, n. 16)67. In effetti alcune ollette lombar-de Marabini V sono vicine alla ceramica comune epresentano numerose analogie con le ollette Ange-ra 13, prodotto quasi sicuramente lombardo (cfr.supra) (tav. XXI, nn. 14-16; vedi appendice).

Assai singolare è la coppetta biansata ArsagoSeprio 10, di età augustea, con anse sopraelevate,duplici, bipartite in alto e in basso, unificate dauna striscia con le estremità rialzate. Essa non èinquadrabile nelle classificazioni note ed è priva diriscontri (anche per la decorazione e l’applicazionesulle anse) in Lombardia. Invece le sue caratteri-stiche trovano singoli confronti su coppe rinvenutein Etruria, nel Lazio e nella penisola iberica68.Pertanto questa coppetta è probabilmente impor-tata da manifatture centroitaliche (tav. XXI, n. 1;vedi appendice).

Analogamente da manifatture centroitalichepotrebbe provenire la coppetta biansataGraffigna-na, rinvenuta in una tomba di fine I sec. a.C.-inizi Isec. d.C. Questa è vicina al boccalino Ricci 1/165-166(Marabini LVI; Mayet XIII, anche con una solaansa), che conosce una considerevole esportazione inetà augustea69 (tav. XXI, n. 2; vedi appendice).

Prodotti con confronti tra le produzioni lionesi

Il bicchiere Marabini XII è stato consideratouna derivazione dalle forme del Golasecca70. Lioneè un centro di fabbricazione; vari di questi bicchie-ri figurano tra le produzioni dell’atelier di la Muet-te, ascrivibili tra il 20 e il 5 a.C.71. I pochi fram-menti, di età augusteo-tiberiana, rinvenuti nel

Milanese e a Calvatone (CR) sono eterogenei, perfattura e impasto. È difficile individuarne il luogodi produzione72 (tav. XXII, n. 2; vedi appendice).

Anche il bicchiere Marabini XXXV è uno deiprodotti più diffusi delle officine di Lione73. Si rin-viene tra il materiale dell’atelier di Loyasse (30/20a.C.) e, in alta percentuale, tra quello dell’atelier dila Muette (20/5 a.C.). Gli esemplari mostrano leg-gere variazioni morfologiche.

La forma è attestata in Lombardia, in modolimitato, in contesti di età augustea74 (tav. XXII, n.3; vedi appendice).

La coppetta Angera 5 è documentata solo nellanecropoli di Angera (VA); sporadica, è attribuitaall’età claudio-neroniana. La singolare decorazione- pareti increspate, cioè a colate à la barbotine e sab-biate - è riconducibile alla decorazione Ricci 70, con-siderata tipica della manifattura di Lione e diffusanell’area transalpina75. Quindi l’esemplare, senzaconfronti nell’area Verbano-Ticino, è probabilmen-te importato da ateliers lionesi76. Però va ricordatoche la Marabini Moevs collega questa tecnica didecorazione “a ragnatela” (spider-web) con la cera-mica tardo La Tène77. La stessa decorazione compa-re anche su un frammento di Milano catalogatonelle coppette Angera 2 e su un fondo di coppetta,sabbiato all’interno, rinvenuto a Cremona, via Pla-tina, ritenuto estraneo alla produzione della forna-ce78 (tav. XXII, n. 1; vedi appendice).

Prodotti con confronti tra le produzioni transalpine

La coppetta Angera 6 è attestata solo ad Angera(VA), in una tomba di età flavia. Per la forma e ladecorazione a depressioni essa è avvicinabile allaforma Marabini XXVII, senza anse. Considerandol’ampia produzione decorata a depressioni, diffusanelle province transalpine in età flavia e nel II sec.d.C., questa coppetta è forse importata da officinetransalpine79 (tav. XXII, n. 4; vedi appendice).

I bicchieriAngera 9 riuniscono esemplari un po’

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI46

67 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88. 68 Cfr. TASSINARI 1986, pp. 163-166.69 RICCI 1985, pp. 275-276.70 MARABINI MOEVS 1973, p. 74; RICCI 1985, p. 275, tipo1/159.71 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 63-68, p. 137, fig. 34, nn. 1-6.72 Non si possono verificare i criteri secondo cui i frammentimilanesi sembrano essere di produzione locale (Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 45-46).73 Da ultimo, Ateliers Lyon 1996, pp. 22-23, p. 34, fig. 4, nn. 2,4-5, pp. 63-68, pp. 135-136, figg. 32-33, p. 142, fig. 39, nn. 1-6.74 Un frammento di Calvatone (CR) per il tipo di impasto - gri-gio ingobbiato di nero - e di decorazione - mammillature á labarbotine - è stato ricondotto alla produzione padana: Bedria-cum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97. Inoltre l’impasto dei bicchieri diCanegrate (MI) è identico al caratteristico impasto non depu-rato dei bicchieri a tulipano rinvenuti nello stesso sito (visioneautoptica).

75 GREENE 1979, p. 17; RICCI 1985, p. 320, tav. CIII, n. 1, ovenumerosi riferimenti. Cfr. inoltre, per il Magdalensberg,SCHINDLER KAUDELKA 1975, p. 129, forma 125, tav. 26, p.143, forma 145, tav. 31 (età claudia).Va tuttavia ricordato che questa decorazione è ancorabileanche ad altri centri produttivi, come Ravenna e Adria, dove èpresente su coppette ad impasto chiaro (MAIOLI 1973, p. 63,tav. I, n. 1; Antico Polesine 1986, p. 218, n. 51, tav. 5). A questiesemplari si può forse aggiungerne uno di Eporedia (BREC-CIAROLI TABORELLI 1987, p. 138, tav. XLVII, 392.183).76 Angera romana I 1985, pp. 409-410.77 MARABINI MOEVS 1973, pp. 178-179.78 BREDA 1983-84, pp. 213-214, tav. PS 81; BREDA 1996, p. 53.79 Angera romana I 1985, p. 408. Non è possibile definire laprovenienza neanche dell’identica coppetta, con impasto chiaroe pareti sottilissime, rinvenuta in una tomba della prima metàdel II sec. d.C. di Ascona, nel Canton Ticino (DONATI, BUTTIRONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, pp. 40-43, terzadall’alto nella tavola).

diversi per forma e per impasto, ma caratterizzatidalla particolare decorazione a depressioni ovali esolcature80. L’esemplare di Angera (VA), rinvenutoin una tomba di età neroniana, è avvicinabile allaforma Mayet VI-VII. È probabile che anche questibicchieri per le loro caratteristiche, come la decora-zione, appartengano ad una produzione transalpi-na81 (tav. XXII, nn. 5-6; vedi appendice).

Il boccalino Angera 15, con depressione sottol’ansa, si collega ai boccalini monoansati in impa-sto grezzo (nn. 3 e 4 della ceramica comune), ditradizione retica, diffusi e tipici della Lombardia

orientale e del Trentino occidentale dal I al IV sec.d.C. Finora in Lombardia sono stati rinvenuti solodue di questi boccalini in ceramica a pareti sottiliad Angera (VA), in una tomba di età neroniana, ead Albairate (MI), datato ad età traianea. È statoipotizzato82 che il manufatto angerese sia proba-bilmente importato dall’area alpina orientale.Uno o più esemplari analoghi sono conservati almuseo di Aquileia; pertanto non si può escludereneanche l’importazione da quel centro o da offici-ne della Cisalpina orientale (tav. XXII, n. 7; vediappendice).

(Gabriella Tassinari)

Gabriella Tassinari 47

80 La stessa caratteristica decorazione compare, ad esempio, sudue diversi tipi ad impasto chiaro (I sec. d.C. / età adrianea), nelCanton Ticino (DE MICHELI 1997, pp. 218, 220, 222, fig. 1, n.17, fig. 2, n. 36).

81 L’ipotesi, avanzata (Angera romana I 1985, p. 411) perl’esemplare angerese, anche in base all’impasto, può forse esserestesa agli altri due bicchieri.82 Angera romana I 1985, pp. 419-421.

5.a. Materiale rinvenuto nella fornace di via Plati-na a Cremona

Coppette

Forma: coppetta Angera 1 (Marabini XXXVI, MayetXXXV, Ricci 2/214, 2/235, 2/291, 2/315, 2/348, 2/405-407)(tav. XI, nn. 1-2)Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine: motivi vegetali accompa-gnati da file o festoni di puntini, puntini insieme a circo-letti tangenti e intersecantisi; di rado sottili costolaturee sabbiatura interna.Impasto grigio: á la barbotine: squame irregolari dispo-ste in file approssimativamente orizzontali; file e festo-ni di puntini; a rotella.Attestazioni: Impasto chiaro, ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 150, tav.PS 1, pp. 155-156, tav. PS 8, pp. 159-160, tav. PS 13, pp.166-167, tav. PS 21, p. 207, tav. PS 73).Impasto grigio, ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 177-178, tav. PS 34 (= BREDA 1996, p. 51, fig. 15), p. 211,tav. PS 78, p. 219, tav. PS 86).

Forma: coppetta Angera 2 (Marabini XXXVI, MayetXXX, XXXIII, Ricci 2/230, 2/248, 2/320, 2/323, 2/327,2/404, 2/409, 2/410, 2/433) (tav. XI, nn. 3-7)Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine: solcature insieme arametti di foglie o a tralci desinenti in gocce á la barbo-tine; file di gocce irregolari; file di punti insieme a race-mi semicircolari; file di gocce o puntini alternati a circo-letti con gocce al centro; squame irregolari disposte ascacchiera in file orizzontali; baccellature e lunule irre-golari; di rado sabbiatura. Impasto grigio: á la barbotine: motivi vegetali spessostilizzati, talvolta desinenti in gocce á la barbotine;gocce irregolari; file di punti insieme a circoletti con alcentro mammillature o a foglie o racemi semicircolariguarniti da mammillature; rotella insieme a solcature ecostolature.Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 150-152, tavv. PS 2- PS 4, p. 157, tav. PS 9, pp. 165-166, tavv.PS 19-PS 20, pp. 169-170, tavv. PS 24-PS 25, pp. 173-174, tavv. PS 29-PS 30, p. 176, tav. PS 32, pp. 178-179,tav. PS 35, pp. 181-182, tavv. PS 39-PS 40, pp. 184-185,tavv. PS 43-PS 45, pp. 191-192, 195-197, tavv. PS 51-PS53, tav. PS 55, tav. PS 57, tav. PS 59, pp. 199-200, tavv.PS 62-PS 63, p. 202, tav. PS 66, pp. 204-208, tav. PS 69,tavv. PS 71-PS 72, tav. PS 74, pp. 225-226, tav. PS 95).Impasto grigio, spesso ingobbiato: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 153-155, tavv. PS 5-PS 6, pp. 158-159, tav. PS 11, pp. 167-

168, tav. PS 22, pp. 170-172, tavv. PS 26-PS 27, pp. 174-175, tav. PS 31, p. 179, tav. PS 36, pp. 183-184, tav. PS42, pp. 197-198, tavv. PS 60-PS 61, p. 201, tav. PS 65,pp. 203-205, tav. PS 68, tav. PS 70, pp. 211-212, tav. PS79, pp. 221-223, tav. PS 88, tavv. PS 90-PS 91).

Forma: coppetta Angera 3 (variante del tipo MarabiniLXVII, Mayet XXXIII, Ricci 2/231, 2/402) (tav. XI, nn. 8-10) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta una solcatura sotto l’orlo; sulcorpo á la barbotine: rametti di foglie lanceolate o sagit-tate insieme a punti. Impasto grigio: á la barbotine: motivi vegetali, file dipunti, mammillature; rotella; strigilature.Attestazioni:Impasto chiaro, ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 161-162, tavv. PS 14-PS 15).Impasto grigio, spesso ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 157-158, tav. PS 10, p. 180, tav. PS 38, pp. 188-189, tav. PS48, pp. 193-194, tav. PS 54, pp. 209-210, tav. PS 76, pp.220-222, tavv. PS 87-PS 89).

Forma: coppetta biansata via Platina 1 (tav. XI, n. 11)Decorazione: sull’orlo solcatura, sul corpo strigilature. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura nerastra: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 187-188, tav. PS 47 = BREDA 1996, p. 51, fig. 16).

Bicchieri e ollette

Forma: olletta via Platina 2 (tav. XI, nn. 12-16)Decorazione: Impasto chiaro: modanature sull’orlo e/o collo; sul corpoá la barbotine, rade squame ampie e regolari, disposteapprossimativamente a scacchiera o circoletti con mam-millature.Impasto grigio: modanature sull’orlo e/o collo; sul corpoá la barbotine: tralci ramificati desinenti in foglie trilo-bate; racemi semicircolari con filari di puntini; festoneondulato a doppio filare di puntini; fasci di linee a petti-ne oblique incrociantesi; rotella. Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 179-180, tav. PS 37, pp. 208-209, tav. PS 75).Impasto grigio:BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 119, n. 6,tav. L, n. 6).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 71-72, catt. 10-11,tavv. X-XI; FAVARO 1989-90, p. 101, n. 8, tav. X;Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 92, fig. 106); Cremona, viaPlatina (BREDA 1983-84, pp. 168-169, tav. PS 23, pp.186-187, tav. PS 46, p. 212, tav. PS 80, pp. 215-218, tavv.PS 83-PS 85, pp. 224-225, tavv. PS 93-PS 94).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI48

APPENDICE

5. Le attestazioni della ceramica a pareti sot-tili in Lombardia

Forma: olletta via Platina 3 (tav. XI, n. 17)Decorazione: modanature sulla spalla.Attestazioni: Impasto chiaro, ingobbiato:CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 227, tav.PS 96).

5.b. Prodotti di probabile origine padana e/o lom-barda

Coppette

Forma: coppetta Angera 1 (Marabini XXXVI, MayetXXXV, Ricci 2/214, 2/235, 2/291, 2/315, 2/348, 2/405-407)(tav. XII, nn. 1-3)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta sull’orlo solcature o modanatu-re; sul corpo á la barbotine (vari motivi vegetali; scagliedi pigna; puntini...); sabbiatura; á la barbotine insiemea sabbiatura; rotella; rotella insieme a solcature; á labarbotine insieme a solcature; sabbiatura insieme a sol-cature; depressioni; costolature; nervature trasversaliche formano un motivo a petali obliqui, riempiti da altresottili nervature (“a piume”). Impasto grigio: talvolta sull’orlo solcature o modanatu-re; sul corpo á la barbotine (vari motivi vegetali; puntinia file o disposti a formare rombi; conchiglie...); sabbiatu-ra; á la barbotine insieme a sabbiatura; rotella; á la bar-botine insieme a rotellatura; á la barbotine insieme asottili costolature; rotella insieme a solcature; leggeredepressioni; strigilature; nervature trasversali che for-mano un motivo a petali obliqui, riempiti da altre sottilinervature (“a piume”). Impasto non specificato: á la barbotine; a rotella. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 211-213, tav.VIII, nn. 5-6); Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCILUNAZZI 1977, p. 31, n. 3, tomba 12, tav. XLIV, n. 2, p.32, n. 5, tomba 19, tav. XLVII, n. 4); Salò, Lugone(SIMONI 1972, p. 44, n. 3, tav. I, n. 2).CO: Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 201-202, 361,scheda 238, fig. 134, nn. 4-5, fig. 207).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 90, figg. 90-92).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.153, n. 7, tav. 77, p. 184, n. 7, tav. 98); Milano, necropoli(BOLLA 1988, pp. 77-78, cat. 23/2-3, p. 112, cat. 25/72);Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p.142, tav. 54, p, q); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 42, tav. IX, nn. 1, 4, 6); Parabiago, S. Lorenzo(Antichi silenzi 1996, p. 87, n. 8, tav. 20, n. 8, p. 116, n.4, tav. 41, n. 4, p. 119, n. 3, tomba 35, tav. 44, n. 3); ter-ritorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 210-211,tav. LV, n. 200).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p.70, tav. XVIII, n. C6, pp. 122-123, tav. XXXVIII, n. C1);Suzzara (BOTTURA 1988, p. 55, tav. XIII, n. C4).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 79,n. 8, tomba BA32, tav. LI, n. 2).VA: Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, n. 3); Cardanoal Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 165-166, tav. XL, n. 147); Cassano Magnago (SIRONI 1952,pp. 6-8, n. 13; TREGGIARI 1986-87, pp. 170-171, tav.

XLI, n. 153); Gorla Minore (TREGGIARI 1986-87, p.174, tav. XLII, n. 154); Somma Lombardo (SIMONE1985-86, p. 106, d, tomba 4, tav. II, d, p. 108, i, tomba 5,tav. III, i); Somma Lombardo, via Visconti (Varese,Musei Civici di Villa Mirabello, cit. in BERTOLONE1949-50, p. 73).Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p.114, fig. 99, n. 10); Lovere (Valle Camonica romana1986, p. 116, tomba 9bis, tav. XLIX, n. 1; Carta Bergamo1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig.56). BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, nn.1-2); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 18, n.7, fig. 12 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 36, 38, n. 56a,fig. 56a = Carta Brescia 1996, vol. I, p. 162, scheda 428,tav. II, n. 12); Nave (Sub ascia 1987, pp. 42-43, P, pp. 52-53, R (= tav. XXII, n. 5?), pp. 75-76, O, p. 175, tav. 22, nn.1-2, 5); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 2, tomba75). CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.169, d, tav. XVIII, d); Capiago Intimiano, Villa Soave(NOBILE 1984, p. 89, n. 28, tav. II, n. 28); Como, Camer-lata (BUTTI 1980, p. 179, n. 8, tav. 45, n. 2 = TREGGIA-RI 1986-87, pp. 25-27, tav. IV, n. 10; Carta Como 1993,fotografia tra p. 80 e p. 81); Olgiate Comasco (SOMAINI1907, p. 137, prima da destra).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 90, figg. 93-94); Cremona (CASSI 1996, p. 87, fig. 22); Cremona, p.zaMarconi (CATTANEO 1991-92, pp. 69-71, tav. XIX, catt.31, 33 = CATTANEO 1996, p. 155, p. 167, figg. 12-13;Piazza Marconi 1984, p. 29, n. 22: attribuzione ipoteti-ca); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole(Platina 1988, p. 98, scheda 35).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 3); Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 209-210,tav. LIV, n. 199); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 80,cat. 23/17, p. 94, cat. 24/4); Parabiago, S. Lorenzo (Anti-chi silenzi 1996, p. 83, n. 2, tomba 3, tav. 17, n. 2, p. 109,n. 2, tav. 35, n. 2); Turbigo, La Galizia (TREGGIARI1986-87, pp. 92-93, tav. XIX, n. 68).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 83, tav. XXII, n.C1); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 123, tav.XXXVIII, n. C4).PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, pp. 96-97, tav.XX, n. 72); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92,p. 52, n. 9, tomba BA13, tav. XXII, n. 2, pp. 92-93, nn.12-14, tomba BA36, tav. LXVIII, n. 1); Gropello Cairo-li (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 11, 13, nn. 3-4,tomba I, fig. 2, pp. 39-40, n. 3, tomba XXI, fig. 26); Gro-pello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 81, n.2, tomba 36, tav. IX, n. 1); Pavia (poster esposto a: Mul-tas per gentes et multa per aequora. Culture antiche inProvincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Gior-nata di Studi, Gambolò, Castello Litta 18 maggio1997); Zinasco (MACCHIORO 1984, p. 15, tav. XVII,fig. 17).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 119, n.4, tav. 33, n. 1, p. 279, n. 4, tav. 65, n. 10, p. 280, nn. 16-18, tav. 67, nn. 4-6); Angera, abitato (Angera romana II1995, p. 88, n. 1, tav. 44, n. 1); Arsago Seprio (FERRA-RESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 102, n. 4, tav.XXXV, f); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”,1992-93, p. 94 = St. 102970, Civico Museo Archeologicodi Arsago Seprio); Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n.139: attribuzione ipotetica).

Gabriella Tassinari 49

Impasto non specificato:BS: Carpenedolo, Campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206, fig. 180); Cortefranca (BEZZI MARTINI1983, pp. 63-64, scheda 26); Manerbio, Quintane(“NotALomb”, 1988-89, p. 211, fig. 186 = Manerbio1995, p. 84); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 47, n. 15,tav. I, n. 4).CR: Cremona (CASSI 1996, p. 87, fig. 25).MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 25, St. 1058); Milano,necropoli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/93).PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n.22).

Forma: coppetta Angera 2 (Marabini XXXVI, MayetXXX, XXXIII, Ricci 2/230, 2/248, 2/320, 2/323, 2/327,2/404, 2/409, 2/410, 2/433) (tav. XII, nn. 4-6) Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpoá la barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, motivivari stilizzati, lunule, mammillature, punti... variamen-te combinati); rotella; solcature; rotella insieme a solca-ture; sabbiatura; sabbiatura insieme a linea incisa; sab-biatura insieme a increspature. Impasto grigio: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo ála barbotine (motivi vegetali, anche stilizzati, motivivari stilizzati, mammillature, punti in file e/o a festoni...variamente combinati); rotella; á la barbotine insieme arotellatura; costolature; solcature; rotella insieme a sol-cature; rotella insieme a solcature e costolature; sabbia-tura; sabbiatura insieme a solcature; strigilature; rarauna decorazione a due bande, la prima con un motivo aconchiglie á la barbotine, la seconda a rotella.Impasto non specificato: á la barbotine (foglie, volute,puntini); rotella.Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.42, 59, n. 43); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987,pp. 70-71, 79, n. 6, fig. 8 = Ceramiche Brescia 1988, pp.33-34, n. 48a); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 1,tomba 73).CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 30-31,tav. IV, n. 13).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,fig. 3); Albairate (Albairate 1986, pp. 58, 65, nota 65);Garbagnate Milanese (TREGGIARI 1986-87, pp. 70-71,tav. XIII, n. 46); Legnano, Casina Pace (TREGGIARI1986-87, pp. 73-74, tav. XIV, n. 49); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p. 94, cat. 24/8); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 42, tav. IX, n. 7); territoriodi Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 211-212, tav.LV, nn. 201-202).MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, p. 204, tav. I, n. 1, p. 207, tav. II, n. 4).PV: Alagna Lomellina (M.G. DIANI, La necropoli roma-na di Alagna Lomellina, intervento a: Multas per genteset multa per aequora. Culture antiche in Provincia diPavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi(Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 259, n.10, tav. 62, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 106, n. 8: attribuzione ipote-tica); Varese (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 185-186, tav.XLVI, n. 170).Impasto grigio, spesso ingobbiato:

BG: Bergamo (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 192-193,tav. XLIX, n. 176); Zanica, Cascina Piane (Carta Berga-mo 1992, vol. 2.1, p. 136, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda633).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, nn.3-4, 7); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996,pp. 42, 59, n. 42); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89,p. 84, fig. 64, prima, seconda e terza fila, prima da sini-stra); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 6);Nave (Sub ascia 1987, p. 61, E; pp. 72-73, A1 (= p. 176,tav. 22, n. 3); pp. 90-91, S1 (= p. 175, tav. 22, n. 4)).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.89, n. 27, tav. II, n. 27); Como, Camerlata (BUTTI 1980,p. 178, n. 4, tav. 45, n. 2 = TREGGIARI 1986-87, pp. 36-37, tav. V, n. 17; TREGGIARI 1986-87, pp. 27-30, tav.IV, nn. 11-12, pp. 42-43, tav. VI, n. 20;Carta Como 1993,fotografia tra p. 80 e p. 81; SENA CHIESA 1993, p. 194,fig. 9); Lecco (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 195-196, tav.L, n. 180); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTIRONCHETTI 1985, pp. 10-11, n. 10, tav. III, n. 10, p. 47,nn. 6-7, tav. XII, nn. 6-7).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 61-63, cat. 2, tav. II;Calvatone romana 1991, pp. 124-125, nn. 2-3, tav. IV,nn. 2-3: attribuzione ipotetica); Cremona (CASSI 1996,p. 87, fig. 23); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo LePergole (Platina 1988, p. 98, scheda 35).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 98, fig. 20, prima asinistra); Legnano, Casina Pace (TREGGIARI 1986-87,pp. 74-75, tav. XIV, n. 50); Milano, necropoli (BOLLA1988, p. 96, cat. 24/22, pp. 105-106, cat. 25/18-19); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 42-43, tav.IX, nn. 10-12); Tavazzano con Villavesco, Cassinetta(TREGGIARI 1986-87, pp. 91-92, tav. XIX, n. 67); terri-torio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 212-213,tav. LV, n. 203, p. 224, tav. LIX, n. 219).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 90, tav. XXV, n. C1);Suzzara (BOTTURA 1988, p. 55, tav. XIII, n. C3, p. 57,tav. XIV, n. C15).PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, p. 94, tav. XX, n.69); Cozzo Lomellina (TREGGIARI 1986-87, p. 103, tav.XXII, n. 78); Filighera (TREGGIARI 1986-87, p. 104,tav. XXII, n. 79); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUC-CALA 1979, p. 37, n. 2, tomba XIX, fig. 24, pp. 48-49, n.2, tomba XXVII, fig. 33); Gropello Cairoli, podere Pan-zarasa (ARATA 1984, p. 81, n. 2, tomba 36, tav. IX, n. 1);Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI 1987, p.160: attribuzione ipotetica); Lungavilla, fornace Palli(CALANDRA 1992, p. 20, n. 22, tav. III, n. 4; CALAN-DRA 1997, p. 17, fig. 5, n. 3); Pavia (?) (TREGGIARI1986-87, p. 231, tav. LXII, n. 230); Valeggio Lomellina(VANNACCI LUNAZZI 1992, p. 66, n. 2, tomba 54bis,fig. 3); Zinasco (MACCHIORO 1984, p. 14, tav. XVII,figg. 15-16). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 121, n.8, tav. 33, n. 8, p. 234, n. 14, tav. 53, n. 8, p. 262, n. 13,tav. 62, n. 12, p. 275, n. 9, tav. 64, n. 16, p. 282, n. 5, tav.65, n. 13); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p.88, nn. 2-3, tav. 44, nn. 2-3); Cardano al Campo, via Car-reggia (TREGGIARI 1986-87, pp. 164-167, tav. XL, nn.146-148); Induno Olona (PONTI 1896, p. XXIV, tav. XV,n. 6 =? TREGGIARI 1986-87, pp. 174-175, tav. XLII, n.157).Impasto non specificato:CR: Cremona (CASSI 1996, p. 88, figg. 30, 32, 34).MI: territorio di Milano (SENA CHIESA 1979a, p. 191,fig. 194, a sinistra).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI50

Forma: coppetta Angera 3 (variante del tipo MarabiniLXVII, Mayet XXXIII, Ricci 2/231, 2/402) (tav. XII, nn.7-9)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpoá la barbotine (foglie stilizzate, punti...); á la barbotineinsieme a scanalature; linee incise; rotella; strigilature. Impasto grigio: talvolta solcature sotto l’orlo; sul corpo ála barbotine (festoni di racemi semicircolari, foglie sti-lizzate, punti, mammillature, squame, cerchi... varia-mente combinati); rotella; á la barbotine insieme a rotel-latura; solcature; rotella insieme a solcature; rotellainsieme a costolature e solcature; rotella insieme a con-chiglie; strigilature; strigilature insieme a solcature. Impasto non specificato: á la barbotine (foglie stilizzate,puntini, squame...); strigilature.Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato:BG: Bergamo (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 193, tav.XLIX, n. 177).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VIII, n.4); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 6, tomba 70,scheda n. 7, tomba 103).CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 40-42,tav. VI, n. 19); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta(BUTTI RONCHETTI 1985, p. 47, n. 8, tav. XII, n. 8);Tavernerio (TREGGIARI 1986-87, p. 62, tav. XI, n. 38).MI: Legnano (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 200, tav. LI,n. 185).MN: Cavriana (TREGGIARI 1986-87, pp. 187-188, tav.XLVII, n. 171).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 221, n.26, tav. 74, n. 5).Impasto grigio, spesso ingobbiato: BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol.2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17); Zanica, Basella (CartaBergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda 632, fig. 95).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 212, tav. VII, n.5); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.42, 59, n. 41); Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI1987, p. 52, fig. 7, pp. 54-55, n. 10); Nave (Sub ascia1987, p. 58, E3 (= p. 175, tav. 21, n. 6), p. 78, T1, p. 95, D,p. 177, tav. 22, n. 7); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO1982-84, p. 22, tav. IV, t. 126/3, p. 68, tav. XXIII, t.172/5; MASSA 1997, scheda n. 3, tomba 172, scheda n.14, tomba 31). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.89, n. 29, tav. II, n. 29); Como, Camerlata (TREGGIARI1986-87, pp. 33-36, tav. V, nn. 15-16, pp. 39-40, tav. VI,n. 18); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTIRONCHETTI 1985, p. 20, n. 5, tav. VI, n. 5, p. 26, n. 4,tav. VIII, n. 4, pp. 47-48, n. 9, tav. XII, n. 9); MarianoComense (SAPELLI 1980, p. 92, n. 3, tav. 1, n. 3); Taver-nerio (TREGGIARI 1986-87, p. 61, tav. X, n. 37).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 63-67, catt. 3, 5, 6,tavv. III-V, VI; CORSANO 1990, pp. 48-50, C13-C30,tavv. I, nn. 7-9, tav. II, nn. 1-13).MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 64-65,tav. XII, n. 40); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112,cat. 25/71); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 222-223, tav. LIX, nn. 216-217, pp. 225-226, tav.LX, nn. 221-222); San Vittore Olona (TREGGIARI 1986-87, pp. 89-90, tav. XIX, n. 65 = ? SUTERMEISTER1960c, pp. 34, 41, n. 4, tomba 16). MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p.57, nn. 6-9, figg. 40-41, nn. 6-9); Gonzaga (BOTTURA

1988, p. 22, tav. II, n. C4, p. 77, tav. XX, n. C3); Pego-gnaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp.142-143, nn. 21-22, fig. 16, nn. 21-22). PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, pp. 95-96, 98,tavv. XX-XXI, nn. 70-71, 73); Garlasco, Baraggia (BOT-TINELLI 1991-92, p. 117, n. 9, tomba BA 70, tav. CI, n.2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p.59, n. 5, tomba 18, tav. II, n. 4, p. 79, n. 2, tomba 34, tav.VIII, n. 2); Pieve Porto Morone (TREGGIARI 1986-87, p.105, tav. XXII, n. 80); Redavalle, Gragnolate (TREG-GIARI 1986-87, pp. 107-108, tav. XXIII, nn. 81-82);Vigevano, Morsella (DIANI 1992, p. 84, tav. II, n. 1, tav.V, n. 4).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 190-191, B11-B12, tav. III, nn. 3-4: attribuzione ipotetica; Angeraromana II 1995, p. 88, n. 4, tav. 44, n. 4); Induno Olona(TREGGIARI 1986-87, pp. 173-176, tav. XLII, nn. 155-156, tav. XLIII, n. 158); Sesto Calende, Oriano (TREG-GIARI 1986-87, pp. 183-184, tav. XLV, n. 167).Impasto non specificato:CR: Cremona (CASSI 1996, pp. 87-88, figg. 24, 26-29,31).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 88: attribuzione ipote-tica); Sant’Angelo Lodigiano, Lazzaretto (Lodi 1990, p.69, primo disegno).

Forma: coppetta Milano 1 (assai simile alla coppettaDicocer 33B, Mayet XXXIII B) (tav. XII, n. 10)Decorazione: solcature sotto l’orlo e sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/74).Cronologia: non precisabile; 10 a.C.-30 d.C., per con-fronto con la coppetta Dicocer 33B (Mayet XXXIII B) (?).

Forma: coppetta Capiago Intimiano 1 (tav. XII, nn. 11-12)Decorazione: Impasto chiaro: solcatura irregolare sotto l’orlo. Impasto grigio: solcature, sotto l’orlo e sul corpo; sabbia-tura; á la barbotine insieme a solcature e costolature. Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 141-142, cat.53/3).Impasto grigio, talvolta ingobbiato:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 63, G, pp. 45-46, F (= p.175, tav. 22, n. 1)). CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp.99-100, nn. 53-54, tav. VII, nn. 53-54).Cronologia: età augusteo / tiberiana (contesti tombali;Nave, BS).

Forma: coppetta Calvatone 1 (tav. XII, nn. 13-14)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta due solcature incise parallele,sotto l’orlo. Impasto grigio: á la barbotine; rotella; strigilature; sab-biatura; solcature.Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, fig. 96). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 141-142, tav. 54, o). Impasto grigio, di frequente ingobbiato: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 214, tav. VIII, n.

Gabriella Tassinari 51

1: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 64, cat. 4; pp. 67-68,cat. 7: attribuzione ipotetica; PAOLUCCI 1987-88, pp.64-65, cat. 31 = PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 10; Calvato-ne romana 1997, p. 69, tav. IV, n. 2); Cremona, p.za Mar-coni (CATTANEO 1991-92, pp. 69-71, tav. XIX, cat. 32). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 145, tav. 55, i: attribuzione ipotetica); territoriodi Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 216-217, tav.LVII, n. 209, p. 221, tav. LVIII, n. 215).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, pp. 133-134, nn. 6-7, fig. 13, nn. 6-7, pp. 137-141,nn. 13, 16, 19, fig. 14, nn. 13, 16, fig. 15, n. 19).Impasto non specificato:MI: Milano, Monastero Maggiore (S. Maria alla Porta1986, pp. 138, 151, nota 34: attribuzione ipotetica);Milano, via del Lauro (ibidem: attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / età augustea(contesti).

Forma: coppetta Somma Lombardo (tav. XII, n. 15)Dati epigrafici: quattro lettere graffite sul fondo esterno.Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 102, c,tomba 2, tav. I, c).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. (contesto tombale).

Forma: coppetta Capiago Intimiano 2 (tav. XII, n. 16)Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 115-116, d, tav. XI, d).Cronologia: età augustea - inizi età tiberiana (contestotombale).

Forma: coppetta emisferica di cui non sono precisabilile caratteristiche morfologiche1 (Marabini XXXVI,Mayet XIX, XXX, XXXIII, XXXV, XXXVII) Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine (motivi vegetali, anchestilizzati, conchigliette, squame, fasce puntiformi...);rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; solcature;rotella insieme a solcature; strigilature; strigilatureinsieme a solcature; sabbiatura.Impasto grigio: á la barbotine (motivi vegetali, anchestilizzati, puntini, festoni...variamente combinati);rotella; á la barbotine insieme a rotellatura; strigilatu-re; sabbiatura.Impasto non specificato: rotella; sabbiatura; solcature.Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 48, St. 41731, p. 60, St.52832, p. 90, St. 1817); Rodengo Saiano (BROGIOLO,BRUNO, MASSA 1986, pp. 37-38); Salò, Lugone(MASSA 1997, p. 92, tabella, tomba 103, St. 80544, St.80566).CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 48, n. 10, tav. XII, n. 10).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, fig. 101;Calvatone romana 1997, p. 68).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 87); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p. 107, catt. 25/32, 25/33).

MN: Cavriana, Cavallara (inediti; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Pegognaga (BOTTURA 1988, p.33, tav. V, n. C1).PV: Gropello Cairoli, Cascina Menabrea (MACCHIORO1991, p. 355, fig. 21); Pavia (C. DE MASI, Ceramica fineda mensa a Pavia: un ritrovamento lungo il corso delTicino, intervento a: Multas per gentes et multa peraequora. Culture antiche in Provincia di Pavia: Lomelli-na, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi (Gambolò,Castello Litta 18 maggio 1997)).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 239, n.10, tav. 57, n. 13; p. 263, nn. 9-10: attribuzione ipoteti-ca); Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 89, n. 9,tav. 44, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 89, n. 9, p. 127, nn. 5-6, tomba 167,p. 131, n. 6, tomba 182, p. 146, n. 5, tomba 255; p. 97, n.3, tomba 71: attribuzione ipotetica).Impasto grigio, talvolta ingobbiato: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, p. 71, fig. 67, n.14); Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p.114, fig. 99, n. 11); Carobbio degli Angeli, ritrovamentoCelati (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153,fig. 17); Casazza (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 135,fig. 43, vol. 2.2, p. 58, scheda 164, fig. 24); Casazza,Mologno (Civico Museo, Bergamo, Inv. 3494; cit. inFORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 128); Ghisal-ba (SAPELLI 1981, p. 153, fig. 1, nn. 7-8); Zanica, Casci-na Piane (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 136, fig. 45,vol. 2.2, p. 137, scheda 633).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 211, tav. VIII, n.8); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 84, fig. 64,terza fila, prima e seconda da destra, quarta fila e quin-ta fila, prima da destra); Brescia, Colle Cidneo (ROFFIA1986, p. 149, fig. 10, nn. 2-3); Brescia, via Alberto Mario(Via Alberto Mario 1988, p. 84); Brescia (Carta Brescia1996, vol. II, p. 207, fig. 134, nn. 1-2, 4); Nave (Sub ascia1987, p. 46, St. 49538, p. 48, St. 41738, p. 53, St. 30778,p. 56, St. 41397, p. 61, St. 41627, p. 62, St. 52838, p. 77,U, p. 81, St. 41778, p. 86, St. 41709, p. 87, St. 41804, p.90, St. 41817, p. 95, St. 50698); Rodengo Saiano (BRO-GIOLO, BRUNO, MASSA 1986, pp. 37-38); Salò, Lugo-ne (MASSA 1997, scheda n. 13, tomba 183, p. 92, tabel-la, tomba 56 = 126, tomba 142, presso t. 120, n. 57,20/7/75, 4/8/76, 6/8/76, 1976, St. 74813, St. 74835, St.80515, St. 80516, St. 80543, St. 80545, St. 80546, St.80567, St. 80575, n. 78, St. 74834, St. 80574).CO: Como, Camerlata (BUTTI 1980, pp. 178-179, nn. 5-6, tav. 45, n. 2;Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p.81); Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, pp. 29-30, n. 6, tomba 8, tav. VIII, n. 6).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 91-92, figg.101-104, 109-110; Calvatone romana 1997, pp. 68-69,tav. IV, nn. 1, 3); Cremona, p.za Marconi (Piazza Marco-ni 1984, p. 29, nn. 19-21; CATTANEO 1991-92, pp. 69-71, catt. 30, 34-36, tavv. XIX-XX; CATTANEO 1996, p.155, p. 167, figg. 11, 14-15); Palazzo Pignano (PalazzoPignano 1985, p. 197, PP 70/144A, fig. 33, n. 1).MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 58, 65, nota 66); Mila-no, necropoli (BOLLA 1988, p. 82, cat. 23/42); San Vitto-re Olona (SUTERMEISTER 1960c, pp. 34, 41, n. 3,tomba 16, pp. 36, 41, n. 10, tomba 17: attribuzione ipo-tetica); territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87,pp. 216-217, tav. LVII, n. 209, p. 221, tav. LVIII, n. 215).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI52

1 Si sono così riuniti quei frammenti troppo piccoli per consentiredi individuare le coppette Angera 1, 2, 3 oppure quei pezzi che sono

definiti coppette tipo Marabini XXXVI ma sono accompagnati dauna documentazione grafica e/o fotografica insufficiente o assente.

MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, pp.21-24, tav. II, nn. C2, C3, C5-C6, C8-C9, C17-C21, p. 77,tav. XX, nn. C2, C4, pp. 100-101, tav. XXIX, nn. C2-C3);Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996,pp. 132-141, pp. 144-145, nn. 4-5, nn. 9-10, n. 14, nn. 17-18, nn. 24-26, fig. 13, nn. 4-5, fig. 14, nn. 9-10, n. 14, n.17, fig. 15, n. 18, nn. 24-26); Poggio Rusco (BOTTURA1988, p. 69, tav. XVIII, nn. C1, C3, p. 123, tav. XXXVIII,nn. C2-C3); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 239,fig. 148); Schivenoglia (BOTTURA 1988, p. 97, tav.XXVIII, n. C1); Serravalle a Po (CALZOLARI 1989, pp.268, 273, 278, 280-286, figg. 202, 215, 236-243); Susti-nente (CALZOLARI 1989, p. 264); Suzzara (BOTTURA1988, pp. 55-57, tav. XIII, nn. C5-C11, tav. XIV, nn. C12-C14, C16-C18).PV: Pavia (C. DE MASI, Ceramica fine da mensa aPavia: un ritrovamento lungo il corso del Ticino, inter-vento a: Multas per gentes et multa per aequora. Cultureantiche in Provincia di Pavia: Lomellina, Oltrepò ePavese. Giornata di Studi (Gambolò, Castello Litta 18maggio 1997)); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131,tav. XVII, n. 7).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 239, n.11, p. 255, n. 4, tomba 21, p. 278, n. 11, p. 281, n. 9: attri-buzione ipotetica); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 98, n. 4, tomba 72, p. 129, n.3, tomba 175); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d,pp. 57-58, fig. 2, tipo 5).Impasto non specificato:BS: Brescia, S. Salvatore (GUARNIERI 1960, p. 157, fig.11c, p. 160, nota 5); Carpenedolo, Campo Mattone(“NotALomb”, 1988-89, p. 206); Lonato (Lonato 1988, p.19, n. 4).CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 58).PV: Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997,p. 165, nn. 1-2, tav. 3, nn. 1-2).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 88, nn. 5-6, tomba 46, p. 132, n. 6, tomba186); Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig.10; attribuzione ipotetica).Cronologia: I sec. d.C., con una concentrazione tra l’etàgiulio-claudia e la flavia.

Forma: coppetta Marabini XXXVIII (Ricci 2/244) (?)2(tav. XII, nn. 17-18)Decorazione: in un caso solcatura incisa sotto l’orlo. Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91, figg. 97,99-100).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 43,tav. X, n. 5: attribuzione ipotetica).Cronologia: metà I sec. a.C. / età augustea (contesti).

Forma: coppetta Calvatone 2 (tav. XIII, nn. 1-2)Decorazione: à la barbotine; cordoni orizzontalirotellati.

Attestazioni: Impasto grigio, spesso ingobbiato: CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 65-66, cat. 32 =PAOLUCCI 1996, p. 242, fig. 11; PAOLUCCI 1987-88,pp. 68-69, cat. 35).MI: territorio di Milano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp.216-217, tav. LVII, n. 208, pp. 220-221, tav. LVIII, nn.213-214). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XX, n. C6);Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996,p. 141, n. 20, fig. 15, n. 20).Cronologia: non precisabile.

Forma: coppetta Garlasco 13 (tav. XIII, n. 3)Decorazione: a rotella; spesso linee incise o solcaturesottolineano l’orlo e/o la spalla.Attestazioni: Impasto grigio, talvolta con ingobbiatura: CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 29, n. 5, tomba 8, tav. VIII, n. 5, p. 47,n. 5, tav. XII, n. 5).MI: Corbetta (TREGGIARI 1986-87, pp. 68-69, tav.XIII, n. 44: attribuzione ipotetica).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 117,n. 8, tomba BA70, tav. CI, n. 1); Garlasco, Madonnadelle Bozzole (VANNAZZI LUNAZZI 1982a, p. 34, n. 2,tomba 2, tav. II, n. 6).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 232-233, nn. 9-11, tav. 54, nn. 1-3); Induno Olona (TREG-GIARI 1986-87, pp. 176-177, tav. XLIII, n. 159).Cronologia: metà / seconda metà del I sec. d.C. (contesti).

Forma: coppetta Brescia 1 (tav. XIII, n. 4)Decorazione: scanalature sottolineano l’orlo e la spal-la; sul corpo a rotella.Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura grigia: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 113,n. 19, fig. 27, n. 19 = Ceramiche Brescia 1988, p. 22, n.29a, tav. VIIa); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 6,tomba 70). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Salò, BS).

Forma: coppetta Gropello Cairoli (tav. XIII, n. 5)Decorazione: scanalature sottolineano l’orlo e la spal-la; sul corpo a rotella.Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura grigia: PV: Gropello Cairoli (ARATA 1984, pp. 66-67, n. 7,tomba BA70, tav. IV, n. 6, p. 75, n. 1, tomba 29, tav. VII,n. 1).Cronologia: età tiberiana / prima metà I sec. d.C. (con-testi tombali).

Forma: coppetta Angera 4 (forma Schindler Kaudelka914; vicina anche al bicchiere Marabini XXXIII) (tav.XIII, nn. 6-7)Decorazione: Impasto chiaro: a rotella, unita a linee incise e solcature.

Gabriella Tassinari 53

2 Lo stato frammentario di queste coppette non consente diconfermare l’attribuzione (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 91,solo per le coppette di figg. 99-100) al tipo Marabini XXXVIII(Ricci 2/244).3 La coppetta è presente nel Canton Ticino, nella seconda metàdel I sec. d.C., con le stesse caratteristiche di impasto, grigio, edi decorazioni (DE MICHELI 1997, pp. 218, 222, fig. 1, n. 13).

4 SCHINDLER KAUDELKA 1975, p. 191, tav. 39 (30-40 d.C.circa). Oltre agli esemplari del Magdalensberg, si può ricorda-re una coppetta di questo tipo, con impasto grigio, decorata arotella e á la barbotine, da una tomba di Alessandria, di metà Isec. d.C.: cfr. E. ZANDA, M. C. PREACCO ANCONA,Nuclei dinecropoli di Forum Fulvii ed Hasta, in “QuadAPiem”, 1994, 12,pp. 139-140, tav. XXXVII, n. 3.

Impasto grigio: a rotella, talvolta unita a linee incise ecordonature.Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 231, n.8, tomba 3, tav. 53, n. 2); Gorla Minore, Prospiano(TREGGIARI 1986-87, pp. 181-182, tav. XLV, n. 165).Impasto grigio: CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp.116-117, n. 20, tav. III, n. 20). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 43,tav. IX, n. 13: attribuzione ipotetica). MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 117, tav.XXXVI, n. C1). Cronologia: età claudia / età flavia (contesti).

Forma: coppetta biansata Cremona 1 (tav. XIII, n. 8)Decorazione: sull’orlo linee incise, sul corpo a rotella. Attestazioni:Impasto grigio, con ingobbiatura grigia:CR: Cremona (CASSI 1996, p. 86, figg. 16-18).MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVIII,n. C2).

Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 1 (tav. XIII, n.9)Decorazione: sabbiatura, costolature. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 95, n. 1, tomba 65, tav. XXXIV, f).Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 2 (tav. XIII,n. 10)Decorazione: sull’orlo solcature, sul corpo incisioniverticali. Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio rosso marrone:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 135, n. 9, tomba 197). Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: coppetta biansata Legnano 1Decorazione: a rotella e scanalature orizzontali. Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Legnano (?) (Otium 1993, tav. IV, n. 3, in centro).Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Forma: coppetta biansata Zanica (tav. XIII, n. 11)Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio bruno:BG: Zanica (TREGGIARI 1986-87, pp. 15-17, tav. II, n. 5). Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Forma: coppetta biansata Como 1 (tav. XIII, n. 12)Decorazione: sulla spalla á la barbotine, sul corpofascia a rotella, delimitata superiormente e inferior-mente da una linea incisa.Attestazioni: Impasto grigio:CO: Como, Camerlata (BUTTI 1980, p. 179, n. 7, tav. 45,

n. 2 = TREGGIARI 1986-87, pp. 43-44, n. 21, tav. VI =Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p. 81).Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Forma: coppetta biansata Cardano al Campo 1 (tav.XIII, n. 13)Decorazione: cordonatura sulla carena; tratti incisidisordinamente sopra e sotto la carena. Attestazioni: Impasto grigio: VA: Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI1986-87, pp. 167-168, tav. XL, n. 149).Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Bicchieri e ollette

Forma: bicchiere Ricci 1/5 (tav. XIV, n. 1)Decorazione: Impasto chiaro: spesso sul corpo linee incise incrociate areticolo, per lo più delimitato superiormente da un cor-doncino á la barbotine, ondulato o decorato a tacchette.Impasto grigio: spesso sul corpo linee incise incrociate areticolo, per lo più delimitato superiormente da un cor-doncino á la barbotine, ondulato o decorato a tacchette.Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato: CO: Alzate Brianza, al Soldo (CASTELFRANCO 1879,p. 9, tav. I, n. 4 = GRASSI 1995, p. 43, fig. 8, n. 4).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 89, figg. 87-88).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44,tav. XII, n. 3). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n.8, tav. 93, n. 13).Impasto grigio, talvolta ingobbiato:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 89).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 137-138, 142-143, tav. 54, t, v-z: attribuzioneipotetica); Milano, S. Tecla (S. Maria alla Porta 1986,pp. 138, 142, tav. 56d); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 4-6: attribuzione ipote-tica).

Forma: bicchiere simile al tipo Ricci 1/175 (tav. XIV, n. 2) Decorazione: a spine á la barbotine. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav.XIII, b).Cronologia: età augustea (contesto tombale).

Forma: bicchiere Ricci 1/12 (Mayet II) (tav. XIV, nn. 3-4)Dati epigrafici: lettere incise A, O, in caratteri nord-etruschi (Angera, VA).Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 17, nn.9-10, tomba VII, tav. VIII, nn. 5-6 = TIZZONI 1985, p.38, n. 1, tav. 30, a-b; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 28,n. 19, tomba A, tav. XXXVII, n. 1).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, fig.185).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI54

5 Il tipo Ricci 1/17 è documentato da un unico esemplare, aIbiza, del quale la Ricci (1985, p. 247) non stabilisce cronologiané centro di produzione.

MN: Viadana, Casale Zaffanella (Il caso mantovano1984, p. 121, n. 4, fig. 120). Impasto non specificato:VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, pp. 29-30,fig. I, n. 3). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (Calvatone,CR).

Forma: bicchiere Nave 1 (variante locale del tipo Ricci1/12) (tav. XIV, n. 5)Decorazione: sul corpo fascia á la barbotine di tre filesovrapposte di punti.Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 37-38, I = p. 172, tav. 21,n. 1). MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 100,n. 8, tav. 31, n. 8: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / inizi età augu-stea (contesti).

Forma: bicchiere Ricci 1/89 (Marabini VI) (tav. XIV, nn.6-8)Decorazione: in un caso cordonature (Milano, scaviMM3).Attestazioni: Impasto chiaro:BG: Levate (Levate 1993, p. 39); Treviglio, via XXIVMaggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI 1995, p.71, scheda 63.3).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 88-89, fig.86).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 144-145, tav. 55, c, e); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48, tav. XIV, n. 15).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 244, n. 2, tav. XIX, n. 19).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 55, tav.XV, e).Impasto non specificato:CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1996, p. 155,p. 166, fig. 8).PV: Pavia, corso Cavour (PATRONI 1909, pp. 269-270,fig. 3, b).

Forma: bicchiere Mayet XII (tav. XIV, nn. 9-10)Decorazione: Impasto chiaro: a rotella, talvolta divisa in due fasce dasolcature orizzontali; a solcature; á la barbotine (a gocce,a bugnette, a spine verticali). Impasto non specificato: á la barbotine a spine. Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 79-80, b, tav. V, b); Fino Mornasco, Socco (MAZZO-LA 1992, p. 59, n. 23, tav. III, n. 23).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 66, tav. III,n. 5: attribuzione ipotetica).MI: Bernate Ticino (inedito, Museo della Società diStudi Patri di Gallarate); Legnano, via Novara (SUTER-MEISTER 1928, p. 62, fig. 44, terzo da sinistra =VOLONTÉ R. 1988-89, p. 108, n. 1, tav. 51); Milano,necropoli (BOLLA 1988, p. 111, cat. 25/70); Milano,

scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn.12, 14, tav. XIII, n. 1); Parabiago, S. Lorenzo (Antichisilenzi 1996, p. 88, n. 1, tomba 9, tav. 21, n. 1, p. 90, n. 3,tav. 22, n. 3, p. 100, n. 9, tav. 31, n. 9); territorio di Mila-no (?) (TREGGIARI 1986-87, p. 214, tav. LVI, n. 205).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 321, tav. III, n. 9); Gropello Cairoli (FORTU-NATI ZUCCALA 1979, pp. 71-72, n. 1, fig. 59).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 137, n. 6, tomba 203, tav. XLI, c, p. 136, n. 5,tomba 201); Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p.52, tav. XII, c); Cantello, Ligurno (inedito, Varese,Musei Civici di Villa Mirabello); Cassano Magnago(SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 12).Impasto grigio: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45,tav. XII, n. 13).Impasto non specificato:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 1); Milano, S. Simpliciano (S. Maria alla Porta 1986,p. 137, tav. 56, f).PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n.44).VA: territorio di Varese (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 88).

Forma: bicchiere biansato Parabiago 1 (variazionelocale del tipo Mayet XII?) (tav. XIV, n. 11)Decorazione: modanature sulla carena.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, pp.13-15, figg. 6, 8, 10, n. 4 = Otium 1993, p. 52, tav. IV, fig.2, primo a sinistra = Antichi silenzi 1996, p. 33, p. 189,tav.1, n. 7).Cronologia: molto probabilmente entro la prima metàI sec. d.C.6.

Forma: bicchiere a tulipano Ricci 1/186 (simile a MayetVIII) (tav. XIV, nn. 12-15)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta due o più solcature orizzontali,parallele, appena sotto l’orlo o a metà di esso o sul corpo,talvolta una cordonatura all’attacco della parte inferiore.Attestazioni:Impasto chiaro, talvolta “sabbiato” o ingobbiato (varian-te A):BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol.2.1, p. 138); Levate (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p.138).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 216-217, tav.IX, nn. 1-2); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani1996, pp. 42, 58, n. 39); Nave (Sub ascia 1987, pp. 40-41,L1, pp. 42-43, R (= p. 174, tav. 21, n. 4); p. 46, St. 49539:attribuzione ipotetica); Villachiara (Riti e sepolture1990, pp. 36-37, n. 6, pp. 38-39, n. 2, tomba 8).CO: Albate (MAGNI 1907, p. 235); Cantù (Cantù 1991,pp. 84-85, n. 11, tav. II, n. 5); Capiago Intimiano, Man-dana (VASSALLE 1983, pp. 49-50, b, tav. I, b, pp. 113-114, a, tav. X, a); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBI-LE 1984, p. 99, nn. 51-52, tav. VII, nn. 51-52); Cermena-te (PIOVAN 1968-69, pp. 240-241, n. 3); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, pp. 58-59, nn. 21-22, tav. III,nn. 21-22); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, pp. 136-

Gabriella Tassinari 55

6 Ai primi decenni del I sec. d.C. è datato un bicchiere biansato,in impasto chiaro, analogo a questo bicchiere lombardo, prove-

niente dallo scarico di un’officina ceramica di Adria (AnticoPolesine 1986, p. 217, n. 42, tav. 4).

137 = BUTTI RONCHETTI 1986, pp. 119-120, tavv. III-IV, nn. 25-27). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 86, figg. 76-77; Calvatone romana 1997, p. 66); Cremona, p.za Mar-coni (CATTANEO 1991-92, p. 63, catt. 19-20, tav. XV:attribuzione ipotetica).MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, nn. 9,18, tav. 2, nn. 9, 18, tav. 3, n. 18); Corbetta (DE DONNOet alii 1995, p. 124, tav. 8, n. 41); Graffignana (CERESAMORI 1982, p. 207, n. 4, tav. 3d); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/4); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45, tav. XII, nn. 7-9, pp.137, 179, tav. LXXXII, n. 15); Monza (MALBERTI1989, pp. 26-27, nn. 5-7, tav. XVIII, nn. 5-7); Parabiago,S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 87, n. 5, tomba 7,tav. 20, n. 5, p. 88, n. 2, tomba 9, tav. 21, n. 2, p. 102, nn.5-6, tav. 32, n. 5); San Colombano al Lambro (?) (inedi-to; cit. in CERESA MORI 1982, p. 208); San Giorgio suLegnano (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7-8, n. 2, tomba2, pp. 12-13, n. 8, tomba 10, nn. 4-6, tomba 12); San Vit-tore Olona (SUTERMEISTER 1960a, pp. 36, 41, n. 2,tomba 17). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Mantova, vie Massari / Corridoni(Il caso mantovano 1984, p. 49, figg. 32-33, n. 1); Pego-gnaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp.146-148, nn. 31-32, fig. 17, nn. 31-32); Viadana, SalinaVangolo (Viadana, Museo Civico, cit. in Il caso mantova-no 1984, p. 49).PV: Alagna Lomellina (M.G. DIANI, La necropoli roma-na di Alagna Lomellina, intervento a: Multas per genteset multa per aequora. Culture antiche in Provincia diPavia: Lomellina, Oltrepò e Pavese. Giornata di Studi(Gambolò, Castello Litta 18 maggio 1997)); Cassolnovo,Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 322, tav. III,n. 8); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.130, nn. 6-7, p. 132, n. 2, tav. VII); Gambolò, Belcreda(VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, n. 2, tav. XIX, n.10); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979,pp. 24-25, n. 3, tomba X, fig. 13, pp. 46-47, n. 3, tombaXXV, fig. 31, pp. 51-52, n. 3, tomba XXIX, fig. 35, p. 71,n. 1, fig. 58); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCILUNAZZI 1986, p. 74, n. 10, tomba 28, tav. VIII, n. 13,p. 86, n. 4, tomba 37, tav. XI, n. 9).VA: Angera, necropoli (scheda RA, St. 14205); ArsagoSeprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.124, n. 1, tomba 153, tav. XXXIX, a, p. 124, n. 1, tomba157, p. 135, n. 12, p. 136, n. 6, p. 137, nn. 8-9); ArsagoSeprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93, p. 94 = St.102969, Civico Museo Archeologico di Arsago Seprio);Cantello, Ligurno (inediti; Varese, Musei Civici di VillaMirabello); Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37,fig. 10 = ? SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 11); Gerenzano, for-nace Clerici (Prima di noi 1996, p. 88, n. 15, tav. X, n. 15). Impasto grigio (variante A):CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97; Cal-vatone romana 1997, p. 66); Cremona, p.za Marconi(CATTANEO 1991-92, p. 64, catt. 21-22, tav. XVI; CAT-TANEO 1996, p. 154, p. 166, fig. 3: attribuzione ipotetica). PV: Voghera, fornace Servetti (CALANDRA 1992, p. 20,n. 19, tav. III, n. 2).

Impasto non specificato (variante A):BS: Cortefranca (BEZZI MARTINI 1983, pp. 63-64,scheda 26); Cortefranca, Timoline (inv. A09. 5972, 5978-5980, 5994-5996, cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427);Manerbio, Villa Brandini (Manerbio 1995, p. 82).CO: Albavilla (ISACCHI 1981, p. 263, fig. 2); Cantù (inv.E 1731, Museo Civico di Como; cit. in Cantù 1991, p. 94,n. 19); Como, Camerlata (inv. E 1265, Museo Civico diComo; cit. in NOBILE 1984, p. 58, nota 3).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 2); Lodi, territorio (?) (inv. 70, Civico Museo Archeo-logico; cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427); Milano,territorio (?) (inv. A09. 4998-4999, Civico Museo Archeo-logico; cit. in BOLLA 1988, p. 177, nota 427); Parabiago,S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, tav. 2, n. 5); San Colom-bano al Lambro (?) (inedito, cit. in CERESA MORI 1982,p. 208). PV: Garlasco (PONTE 1964, tav. IX, nn. 10, 12); Lomel-lo, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, nn. 53-54);Pavia, territorio (?) (inv. 151, 221, 324, Pavia, CiviciMusei; cit. in GUALANDI GENITO 1973, p. 301, nota39); Santa Cristina e Bissone, Bosco di Mezzo (inedito,cit. in SCHIFONE 1992, p. 21); Vigevano, Morsella (ine-dito, cit. in Cantù 1991, p. 94, n. 8). VA: Varese (inedito, cit. in VASSALLE 1983, p. 199,nota 3); Varese, territorio (QUAGLIA 1881, tav. 5, n.86).Impasto chiaro, talvolta con sabbiatura o ingobbiatura(variante B):PV: Casteggio (FROVA 1958a, pp. 8, 10-11, fig. 5, tav. Va-b, primo e terzo); Gropello Cairoli, Panzarasa (ARATA1984, p. 93, n. 2, tomba 43, tav. XI, n. 8); Lungavilla, for-nace Palli (CALANDRA 1992, p. 20, nn. 20-21, tav. III,nn. 1, 3).Impasto chiaro (variante C):PV: Casteggio (FROVA 1958a, pp. 10-11, fig. 5, tav. Vb,secondo).Impasto chiaro (variante D):PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp.44-45, n. 2, tomba XXIV, fig. 30, n. 2).

Forma: bicchiere Ricci 1/205 (tav. XV, n. 1)Decorazione: Impasto chiaro: una sottile scanalatura orizzontale sulcollo. Impasto grigio: cerchiolini sulla spalla.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44,tav. XII, n. 2).Impasto grigio:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44,tav. XII, n. 1).

Forma: olletta Marabini XXXI (Ricci 1/59)7 (tav. XV,n. 2)Decorazione: scanalature orizzontali alla base delcollo.Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbio grigio:MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI56

7 La Marabini Moevs (1973, pp. 100-101, 219, tavv. 15, 64, n.161, tav. 44, n. 407) ritiene che l’olletta tipo XXXI vada attri-buita ad un’officina norditalica per l’impasto grigio e soprattut-to per la forma. Secondo la studiosa la forma richiama la tradi-

zione golasecchiana. Tuttavia non vi sono riscontri puntuali.Considerate le stesse caratteristiche del tipo, anche la Ricci(1985, p. 257) pensa ad una produzione padana, con inizio inetà augustea.

1996, pp. 130-131, n. 1, fig. 13, n. 1; p. 120, nota 13: attri-buzione ipotetica).Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Forma: olletta Pegognaga (simile al tipo Ricci 1/211,Mayet XXI) (tav. XV, n. 3)Attestazioni: Impasto chiaro, con ingobbio bruno:MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Loren-zo di Pegognaga 1996, pp. 146, 148, n. 33, fig. 17, n. 33).Cronologia: probabilmente I sec. d.C.

Forma: olletta Acquafredda (tav. XV, n. 4)Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 99-100, 215,tav. 26, n. 1, tav. VIII, n. 8).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesto tombale).

Forma: olletta Calvatone 3 (tav. XV, n. 5)Decorazione: linee incise orizzontali parallele.Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 70, tav. IV,n. 5).Cronologia: non precisabile.

Forma: vasi antropoprosopi (olletta Angera 11, Marabi-ni V/VI) (tav. XV, nn. 6-8)Decorazione: Impasto chiaro: spesso sull’orlo modanature; sul corpovolto umano, talvolta non deformato, più spesso grotte-sco (occhi e sopracciglia in rilievo, naso di frequenteadunco, di solito grandi orecchie, bocca chiusa o atteg-giata in una smorfia); in alcuni casi una protome umanasul retro.Impasto grigio: sul corpo volto umano, non deformato(sopracciglia rilevate, occhi circolari in rilievo, nasoappuntito, piccole orecchie, bocca chiusa o semiaperta). Attestazioni: Impasto chiaro: Decorazione plastica á la barbotine: CR: Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 214-215, tav. PS 82 = BREDA 1996, p. 52, fig. 18).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, pp. 126-127, Inv. St. 20186 e St. 20185, pp. 146,148, n. 34, fig. 17, n. 34).PV: Pavia (?) (FROVA 1958-59, p. 13, figg. 15D-E =SCHIFONE 1992, p. 60, fig. 30, a-c).VA: Angera, necropoli (FROVA 1958-59, p. 13, fig. 16B =Angera romana I 1985, pp. 413-414, tav. 82, n. 23, tav.84, n. 11).Applicazione plastica a mano e a stecca: CO: Como, Camerlata (FROVA 1958-59, p. 12, fig. 16A =BUTTI 1980, tav. 46, n. 2 = Carta Como 1993, fotografiatra p. 80 e p. 81). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 27= FROVA 1958-59, p. 12, fig. 14 A-B); Legnano (?)(TREGGIARI 1986-87, p. 205, n. 192, tav. LIII); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n.4); San Giorgio su Legnano (?) (Otium 1993, p. 53, tav.IV, n. 4; tracce di invetriatura verde chiaro).VA: Arsago Seprio, SS. Cosma e Damiano (?) (TASSI-NARI 1988, pp. 147-149, tavv. I-II); Mercallo dei Sassi,Vignaccia (FROVA 1958-59, p. 12, figg. 12-13).

Lavorazione a stecca semplificata:CO: Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 138; FROVA1958-59, p. 13, fig. 17).CR: Cremona (CASSI 1996, p. 89, fig. 40).PV: Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI 1978b,fig. 1 = TREGGIARI 1986-87, pp. 114-115, n. 90, tav.XXV); Validone (FROVA 1958-59, p. 13, fig. 14C =PONTE 1964, p. 197, tav. VIII, n. 7 = SCHIFONE 1992,p. 60, fig. 30, d).Impasto grigio:Lavorazione a stecca semplificata:BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 48-49, R = p. 173, fig. 102,p. 175, tav. 21, nn. 8-9).CR: Calvatone (PONTIROLI 1974, p. 195, n. 276 (373),tav. CXLII).I dati disponibili non consentono di specificare impasto,tipologia e cronologia dei seguenti esemplari:BG: Bergamo, via Arena (TREMEL 1967-69, p. 290, tav.VIII, n. 4 = Bergamo 1986, p. 130, fig. 127: attribuzioneipotetica).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 239, tav. 77, j: attribuzione ipotetica); Milano,via S. Paolo (BOLLA 1988, p. 63, nota 175, p. 179); Vit-tuone (SOMAINI 1907, p. 140 = FROVA 1958-59, p. 17,nota 25).

Forma: olletta Nave 2 (tav. XV, n. 9)Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 36, G = p. 172, tav. 21, n.2).Cronologia: età tardorepubblicana (contesto tombale).

Forma: bicchiere San Vittore OlonaAttestazioni: Impasto chiaro:MI: San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1960a, pp. 34,41, n. 9, tomba 16 = Otium 1993, tav. IV, n. 1, al centro).Cronologia: in associazione con materiale di I sec. d.C.

Forma: bicchiere Fino Mornasco (tav. XV, n. 10)Decorazione: cordoncino sotto l’orlo, sul corpo file discaglie semilunate precedute da una fila di punte rile-vate.Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p. 56, n. 12, tav.II, n. 12).Cronologia: I sec. a.C. (in base al confronto con le ana-loghe ollette in ceramica comune n. 32).

Forma: olletta Angera 10 (tav. XV, nn. 11-14)Decorazione: Impasto chiaro: sul corpo á la barbotine a puntini divarie dimensioni, disposti o irregolarmente o più spessoa file, talvolta delimitate da serie di scanalature o costo-lature. Impasto non specificato: á la barbotine a puntini, dispo-sti in vario modo, insieme a costolature.Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Albavilla (ISACCHI 1981, p. 263, fig. 1 = TREG-GIARI 1986-87, pp. 20-21, tav. III, n. 7); Como, Camer-lata (BUTTI 1980, p. 178, n. 2, tav. 45, n. 2, prima dasinistra = MAGGI 1982, p. 166 = SENA CHIESA 1993,p. 194, fig. 12; Carta Como 1993, fotografia tra p. 80 e p.

Gabriella Tassinari 57

81); Valmadrera (GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22 =Carta Lecco 1994, pp. 215-216, 370, scheda 323, fig. 143,n. 1).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.116, n. 7, tav. 54, n. 7); Legnano (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 203-204, tav. LII, n. 190); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/75); Milano, S. Maria allaPorta (S. Maria alla Porta 1986, p. 141, tav. 54, m: attri-buzione ipotetica); Milano, S. Maria della Vittoria(GRAMICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 104, n.3, tav. 3, n. 3: attribuzione ipotetica); Parabiago, S.Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 96, tav. 28, n. 8, pp.115-116, tav. 41, n. 3); San Giorgio su Legnano (SUTER-MEISTER 1956a, pp. 7, 9, n. 2, tomba 3, pp. 7, 11, n. 4,tomba 9 = Antichi silenzi 1996, p. 192, nota 30: attribu-zione ipotetica); territorio di Milano (?) (TREGGIARI1986-87, p. 215, tav. LVI, n. 206). VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 19; Ange-ra romana I 1985, p. 123, n. 7, tav. 33, n. 15, p. 412, tav.82, nn. 21-22); Angera, abitato (Angera romana II 1995,p. 405, n. 1, tav. 119, n. 2); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 10, tav. XL, d, p.130, n. 2, tomba 178, tav. XL, e; p. 125, n. 10, p. 130, n.6, tomba 181: attribuzione ipotetica); Mercallo dei Sassi(FROVA 1960, pp. 126-127, tav. XXVII, n. 1); SommaLombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73 = Somma Lom-bardo 1985, p. 66, in alto a sinistra).Impasto non specificato: MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 98, fig. 20, secon-da e terza da sinistra); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n. 5: attribuzione ipoteti-ca); Milano, territorio (SENA CHIESA 1979a, p. 191,fig. 194, a destra); Milano, via Puccini (Via Puccini1997, scheda 10: attribuzione ipotetica).VA: Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n. 137: attribu-zione ipotetica).

Forma: olletta Como 2 (tav. XVI, nn. 1-2)Decorazione: sulla spalla cordonature, talvolta incisecon tratti obliqui; sul corpo puntini á la barbotine omotivi impressi (rosette, puntini).Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Como, Breccia, Rondineto (TREGGIARI 1986-87,pp. 22-23, tav. III, n. 8); Como, Camerlata (TREGGIARI1986-87, pp. 47-49, tav. VII, n. 25, tav. VIII, n. 26).Cronologia: non precisabile, perché pezzi privi di con-testo (entro la prima metà del I sec. d.C., in base alladecorazione?).

Forma: olletta Como 3 (tav. XVI, nn. 3-6)Decorazione: spesso sulla spalla cordonature, talvoltaincise con tratti obliqui; sul corpo puntini á la barbotineo diversi motivi impressi (triangolini, segmenti dentatidisposti a zigzag o a semicerchio); in un caso sotto la spal-la una fila di spine á la barbotine seguite da file verticalidi punti incisi a pettine (Parabiago, S. Lorenzo, MI).Attestazioni: Impasto chiaro, di rado con ingobbio brunastro:CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 45-47,tav. VII, nn. 23-24, p. 53, tav. IX, n. 30; SENA CHIESA1993, p. 194, fig. 8); Olgiate Comasco (BUTTI RON-CHETTI 1986, pp. 117-118, tav. III, n. 21 = ? SOMAINI1907, p. 137, seconda da sinistra).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 125,nn. 16-17, tav. 47, n. 16); San Vittore Olona (TREGGIA-RI 1986-87, pp. 89-90, tav. XIX, n. 66).

Cronologia: non precisabile, perché pezzi privi di con-testo (entro la prima metà del I sec. d.C., in base alladecorazione?).

Forma: olletta Legnano 2 (tav. XVI, n. 7)Decorazione: una scanalatura sulla spalla.Attestazioni:Impasto non specificato:MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 26, St. 27756 = Otium1993, p. 38, dis. 1b).Cronologia: non precisabile.

Forma: olletta Santa Cristina e Bissone (tav. XVI, n. 8)Attestazioni: Impasto chiaro, con tracce di ingobbio:PV: Santa Cristina e Bissone, Bosco di Mezzo (TREG-GIARI 1986-87, pp. 113-114, tav. XXV, n. 89). Cronologia: la necropoli da cui questa olletta provieneè datata al II-I sec. a.C. (SCHIFONE 1992, p. 21).

Forma: olletta Milano 2 (tav. XVI, n. 9)Decorazione: una costolatura delimita inferiormenteil collo. Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48,tav. XV, n. 1).Cronologia: probabilmente I sec. d.C.

Forma: olletta Cremona 2 (tav. XVI, n. 10)Decorazione: costolature sotto l’orlo, solcature paralle-le orizzontali sul corpo. Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Cremona (CASSI 1996, pp. 88-89, fig. 37).Cronologia: probabilmente I sec. d.C.

Forma: olletta Arsago Seprio 3 (tav. XVI, nn. 11-12)Decorazione: di rado cordonature; quasi sempre sullaspalla una solcatura, sul corpo fasci di linee incise a pet-tine per lo più incrociate obliquamente.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Corbetta (TREGGIARI 1986-87, pp. 69-70, tav.XIII, n. 45); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER1928, p. 62, fig. 44, primo da sinistra = VOLONTÉ R.1988-89, p. 142, n. 14, tav. 71; TREGGIARI 1986-87, pp.77-79, tav. XV, nn. 53-54); Parabiago, S. Lorenzo(SUTERMEISTER 1928, p. 93, fig. 74; TREGGIARI1986-87, pp. 87-88, tavv. XVII-XVIII, nn. 63-64; Antichisilenzi 1996, p. 31, tav. 8, nn. 1-2); San Giorgio su Legna-no (SUTERMEISTER 1956a, pp. 7-8, n. 16, tomba 1:attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 279, n.5, tav. 65, n. 11); Arsago Seprio (SIRONI 1958, pp. 177-178, n. 9; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.108, n. 5, tav. XXXVI, d); Cardano al Campo, via Car-reggia (TREGGIARI 1986-87, p. 168, tav. XLI, n. 150);Gorla Minore, Prospiano (TREGGIARI 1986-87, p. 182,tav. XLV, n. 166); Mercallo dei Sassi (TREGGIARI1986-87, pp. 178-179, tav. XLIV, n. 162).Cronologia: età tiberiana / primi decenni II sec. d.C.(contesti tombali).

Forma: olletta Arsago Seprio 4 (tav. XVI, n. 13)Decorazione: cordonature sulla spalla.Attestazioni:

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI58

Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 130, n. 2, tomba 178, tav. XL, e).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: olletta Garlasco 28 (tav. XVII, n. 1)Decorazione: sul corpo due fasce a rotella. Attestazioni: Impasto grigio:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 47, n. 2, tav. VI, n. 4).Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: olletta Angera 13 (tav. XVII, n. 2)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta una solcatura orizzontale sullaspalla.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 66-67,tav. XII, n. 42).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 301,tav. 76, nn. 5-6); Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 206,C28, tav. IX, n. 1); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 97, n. 8: visione autoptica);Gallarate, territorio (inedito, Museo della Società diStudi Patri di Gallarate).Impasto grigio:VA: Gallarate (DEJANA, MASTORGIO 1970, pp. 111,114, fig. 6).Impasto non specificato:VA: Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132-133, fig.4, primo da destra: attribuzione ipotetica).

Forma: bicchiere Legnano 3 (tav. XVII, n. 3)Decorazione: modanature sul corpo.Attestazioni: Impasto grigio:MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18,29-30, n. 4).Cronologia: prima metà II sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: bicchiere Milano 3 (tav. XVII, n. 4)Decorazione: solcatura sul corpo.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 96, cat. 24/23).Cronologia: età claudio-neroniana (contesto tombale).

Forma: olletta Angera 12 (tav. XVII, n. 5)Decorazione: a baccellature; a bastoncelli incisi. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 414-415, tav. 82, n. 24).

Forma: olletta Milano 4 (tav. XVII, n. 6)Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 82, 97, cat.23/40, cat. 24/28).Cronologia: età claudio-neroniana (contesto tombale).

Forma: olletta Certosa di Pavia (tav. XVII, n. 7)Decorazione: una costolatura sulla spalla. Attestazioni: Impasto chiaro:PV: Certosa di Pavia (TREGGIARI 1986-87, p. 102,tav. XXII, n. 77).Cronologia: non precisabile (priva di contesto).

Forma: olletta Marabini X9 (tav. XVII, nn. 8-10)Decorazione: Impasto chiaro: a rotella (puntini, lineette, spine,spina di pesce in verticale); a solcature orizzontali,ondulate irregolari.Impasto grigio: á la barbotine; a linee incise oblique; arotella (puntini, lineette, tacchette, motivi a spina dipesce in verticale). Impasto non specificato: a rotella; á la barbotine aspine.Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 143-144, a, b, tav. XIV, a, b); Como, Camerlata(BUTTI 1980, p. 178, n. 3, tav. 45, n. 2, prima dadestra); Erba, Crevenna (TREGGIARI 1986-87, pp.58-59, tav. X, n. 35); Fino Mornasco, Socco (MAZZO-LA 1992, p. 56, n. 11, tav. II, n. 11).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologi-co dell’Alto Mantovano).Impasto grigio, spesso ingobbiato:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 34, I = p. 173, tav. 21, n. 3). CO: Introbio (TIZZONI 1984, p. 23, n. 13, tav. XXIII,n).CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p.66, n. 25, tav. XVII = CATTANEO 1996, p. 154, p. 166,fig. 5).MI: Milano, S. Vittore (TREGGIARI 1986-87, pp. 81-82, tav. XVI, n. 57); Milano, via dei Piatti (Milanoritrovata 1986, pp. 322-323, n. 4.7b.2).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XX, nn.C5, C7); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 70, tav.XVIII, n. C4); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 57-58,tav. XIV, nn. C21, C24).Impasto non specificato: CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265, 267,fig. 5, prima a sinistra).MI: Milano, Monastero Maggiore (S. Maria alla Porta1986, p. 137, tav. 56, e).Cronologia: età tardorepubblicana / età augustea(contesti).

Forma: olletta Nave 3 (variante locale del tipo Mara-bini X) (tav. XVII, n. 11)Decorazione: linee incise a pettine.Attestazioni: Impasto grigio:BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 72-73, H; pp. 75-76, L1= p. 173, tav. 21, n. 5). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: bicchiere Lurate Caccivio (variante locale deltipo Marabini X) (tav. XVII, n. 12)Decorazione: in due casi a rotella.

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8 Si differenzia solo per il piede l’analoga olletta presente nelCanton Ticino, nella prima metà del II sec. d.C. (DE MICHELI1997, pp. 218, 222, fig. 1, n. 15).

9 Alcuni esemplari lombardi del tipo Marabini X hanno paretiun po’ spesse e struttura simile alle ollette in ceramica comunen. 18, variante B.

Attestazioni: Impasto grigio:CO: Caslino d’Erba (TREGGIARI 1986-87, pp. 56-57,tav. IX, n. 33: attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio,Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 21-22, n. 1, tav. VII, n. 1); Olgiate Comasco (SOMAINI1907, p. 137, secondo da destra: attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Lurate Caccivio,CO: contesto tombale).

Forma: olletta Arsago Seprio 5 (vicino ai tipi MarabiniX, Ricci 1/46-1/4710) (tav. XVII, n. 13)Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, n. 6, tav. IX). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 50, tav.IX, c). Cronologia: LT D (Arsago Seprio, VA: contesto tombale).

Forma: olletta Calvatone 4 (vicino al tipo Ricci 1/47)(tav. XVII, n. 14)Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, n. 7, tav. X).Cronologia: non precisabile.

Forma: olletta Ricci 1/364-1/365 (tav. XVII, nn. 15-17)Decorazione: Impasto chiaro: sull’orlo modanature; sul corpo fasci di2-4 e più linee incise a pettine parallele, allineate o obli-que o incrociate a formare losanghe; talvolta una lineaincisa sottolinea la spalla.Impasto grigio: sull’orlo modanature; spesso sul corpofasci di 2-4 e più linee incise a pettine incrociate obliquea formare losanghe o parallele, allineate o oblique. Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 215, tav. VIII, n. 7).CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.118, n. 22, tav. III, n. 22).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 72, cat. 38).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.208, n. 5, tav. 115); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.142, cat. 53/4); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 48: attribuzione ipotetica); Parabiago, S.Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 125, tav. 47, n. 15). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 78, tav. XXI, n. C8).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 93,n. 14, tomba BA36, tav. LXVIII/3).VA: Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 57-58,fig. 2).Impasto grigio:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 215, tav. VIII, n.3); Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 84, fig. 64,seconda fila dal basso, prima da sinistra); Nave (Subascia 1987, pp. 52-53, L = p. 173, tav. 21, n. 6).CO: Como, Camerlata (TREGGIARI 1986-87, pp. 51-53,tav. VIII, n. 29).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 73, cat. 39 = PAO-LUCCI 1996, p. 242, fig. 12); Cremona, p.za Marconi (CAT-TANEO 1991-92, p. 66, cat. 24, tav. XVII = CATTANEO1996, p. 154, p. 166, fig. 4); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio,Campo Le Pergole (Platina 1988, p. 98, scheda 35).

MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 143, cat. 54/2;pp. 107-108, cat. 25/34: attribuzione ipotetica). MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 25, tav. III, n. C25, p.78, tav. XXI, n. C8); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzodi Pegognaga 1996, p. 120, nota 11, pp. 130-132, fig. 13,n. 2); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 57-58, tav. XIV, nn.C20, C23, C25).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 37, n. 2, tomba 8, tav. III, n. 11);Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 58,n. 1, tomba XXXIV, fig. 42).Impasto non specificato: BS: Cortefranca (BEZZI MARTINI 1983, pp. 63-64,scheda 26). CO: Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 113, fig. 2:attribuzione ipotetica).

Forma: olletta Borgo San Giacomo (variante del tipoRicci 1/364-1/365) (tav. XVIII, n. 1)Decorazione: sull’orlo modanature; sul corpo file dipunti á la barbotine. Attestazioni: Impasto grigio, con ingobbiatura nera:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.42, 58-59, nn. 39bis-40).Cronologia: non precisabile.

Forma: olletta Mercallo dei Sassi (variante del tipoRicci 1/364-1/365) (tav. XVIII, n. 2)Decorazione: sul collo modanature, sulla spalla solca-tura, sul corpo fasci a pettine di linee incise obliqueincrociate. Attestazioni:Impasto chiaro:VA: Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA 1960, p. 126,tav. XXVII, n. 2).Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto).

Forma: olletta Redavalle (tav. XVIII, nn. 3-4)Decorazione: in un caso sul corpo tre file di puntini á labarbotine (Lovere, BG).Attestazioni: Impasto chiaro:BG: Lovere (TREGGIARI 1986-87, pp. 13-14, tav. I, n. 3).PV: Redavalle (TREGGIARI 1986-87, p. 108, tav. XXIII,n. 83).Cronologia: 40-60 d.C. (?), in base al confronto di unadi queste ollette con un esemplare del Canton Ticino,così datato11.

Forma: olletta Brescia 2 (tav. XVIII, n. 5)Decorazione: sul corpo modanature e punti á la barbo-tine. Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Brescia, corso Magenta (“NotALomb”, 1988-89, pp.244-245, fig. 214c = Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209,fig. 134, n. 7).Cronologia: età augustea (?) (“NotALomb”, 1988-89,ibidem); età claudio-neroniana (?) (Carta Brescia 1996,ibidem).

Forma: olletta Bergamo (tav. XVIII, n. 6)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI60

10 La Ricci (1985, p. 254) ritiene che il tipo Ricci 1/46 (Mayet V)sia prodotto a Siracusa nella seconda metà del I sec. a.C.

11 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 222, Min. C. 14.

Decorazione: Impasto chiaro: costolature sull’orlo, fasci di linee a pet-tine orizzontali e ondulate sul corpo.Impasto grigio: solcature con fasci di linee incise a petti-ne a zig-zag.Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Brescia, vicolo Settentrionale 5 (“NotALomb”, 1988-89, pp. 255-256, fig. 230 = Carta Brescia 1996, vol. II, p.209, fig. 134, n. 9).Impasto grigio:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p.108, fig. 97, n. 5). Cronologia: età augustea (?) (Brescia); inizi II sec. d.C.(Bergamo).

Forma: bicchiere Angera 7 (tav. XVIII, nn. 7-8)Decorazione: talvolta una o due solcature in corri-spondenza delle prese.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Legnano, via Novara (Guida 1984, p. 28, St. 10515 =VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 199-200, n. 3, tav. 108).Impasto grigio:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 112, n.12, tav. 72, n. 4; Inv. St. 5152, Civici Musei Villa Mira-bello di Varese, cit. ibidem, pp. 410-411, nota 123); Arsa-go Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.137, n. 7, tomba 203).

Forma: olletta Monza (accostabile ai tipi MarabiniXXXII, Ricci 1/173 e 1/378) (tav. XVIII, n. 9)Decorazione: sotto l’orlo una scanalatura, un’altra sulcorpo.Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Monza (MALBERTI 1989, p. 26, n. 4, tav. XVIII, n.4).Cronologia: non precisabile (priva di contesto)12.

Forma: olletta Parabiago 2 (tav. XVIII, n. 10)Attestazioni: Impasto non specificato:MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, tav. 3,n. 1).Cronologia: età augustea (?).

Forma: bicchiere Olgiate Comasco (tav. XVIII, n. 11)Decorazione:Impasto chiaro: tre linee incise parallele orizzontalisull’orlo, una sul corpo.Impasto grigio: rotella, linee incise parallele orizzontalisull’orlo e sul corpo.Attestazioni: Impasto chiaro:CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.119, n. 23, tav. III, n. 23 = ? SOMAINI 1907, p. 136,secondo da destra).Impasto grigio:CO: Lecco (?) (TREGGIARI 1986-87, pp. 198-199, tav. L,n. 183).Cronologia: probabilmente I sec. d.C. (privi di contesto).

Forma: bicchiere Ottobiano (commistione dei tipiMarabini XI-Marabini LII) (tav. XVIII, n. 12)Decorazione: una scanalatura sul corpo.Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 216, tav. VIII, n. 2).PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 72, n. 4, tomba 27, tav. VIII, n. 10).Cronologia: età augustea (Ottobiano, PV: contestotombale); intorno alla metà I sec. d.C. (Acquafredda, BS:contesto tombale).

Forma: bicchiere Angera 8 (avvicinabile ai tipi Marabi-ni XI e Mayet XXXVI) (tav. XVIII, n. 13)Decorazione: sul corpo fitte tacchette incise.Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 411,tav. 82, n. 5).Cronologia: età tiberiana (ma privo di contesto).

Forma: bicchiere Arsago Seprio 6 (avvicinabile ai tipiMarabini XI e Mayet XXXVI) (tav. XVIII, n. 14)Decorazione: leggera solcatura sotto l’orlo, sul corposcaglie á la barbotine. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 122, n. 4, tav. XXXVIII, e).Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: bicchiere Ricci 1/69 (forma Schindler Kaudelka130) (tav. XIX, n. 1)Decorazione: linee incise parallele orizzontali, interse-cate da altre linee verticali (tipo Ricci 43).Attestazioni: Impasto grigio:BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 3, tomba 172,foto a tav. XXIII, n. 10).

Forma: bicchiere Ricci 1/70 (tav. XIX, nn. 2-3)Decorazione: solcatura sull’orlo; sul corpo linee paral-lele orizzontali a pettine, intersecate da rade linee verti-cali oppure due fasce di tacche incise separate da scana-lature.Attestazioni: Impasto grigio:CO: Lucino (TREGGIARI 1986-87, pp. 59-60, tav. X, n.36). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 40, n. 1, tav. IV, n. 5).Cronologia: in associazione con una moneta di Vespa-siano (Garlasco, PV).

Forma: bicchiere Milano 5 (simile al tipo Ricci 1/70)(tav. XIX, n. 4)Attestazioni:Impasto chiaro:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 153-154, 190,cat. 57/6); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER1956a, pp. 7, 10, n. 6, tomba 7: attribuzione ipotetica).

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12 Due ollette analoghe sono state rinvenute nel Canton Ticino,una a Locarno, Solduno, da una tomba della prima metà del Isec. d.C. (DONATI 1979, p. 78, tomba Ba 5, fig. 64), l’altra ad

Ascona, da una tomba di fine I-prima metà del II sec. d.C.(DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987,pp. 42-44, ultima in fondo alla tavola).

Cronologia: seconda metà I / prima metà del II sec.d.C. (Milano, contesto tombale).

Forma: bicchiere Arsago Seprio 713 (tav. XIX, n. 5)Decorazione: un cordoncino orizzontale separa l’orlodal corpo. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 83, n. 6, tav. XXXII, c).Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C.(contesto tombale).

Forma: olletta Angera 14 (tav. XIX, nn. 6-7)Decorazione: spesso due fasce a rotella, con tratti disolito obliqui nella fascia superiore e verticali nell’infe-riore, divise da una linea incisa orizzontale o da unadoppia scanalatura. Attestazioni: Impasto chiaro, spesso con ingobbiatura color rosso cupo:MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.255, n. 1, tav. 148).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 76, n.8, p. 117, n. 1, tomba 5, p. 138, n. 4, tav. 39, n. 8, pp. 141-142, n. 9, tav. 41, n. 7, p. 146, n. 5, p. 153, n. 3, tav. 50, n.7, p. 160, n. 4, tomba 38, tav. 83, n. 9, p. 177, n. 5, tomba57, p. 182, n. 8, tav. 46, n. 5, p. 203, n. 4, tomba 96, pp.217-218, n. 4, tav. 48, n. 9); Besozzo (TREGGIARI 1986-87, p. 163, tav. XXXIX, n. 145).

Forma: olletta Mortara Decorazione: a rotella; una costolatura divide in due ilcorpo.Attestazioni: Impasto grigio: PV: Mortara (“NotALomb”, 1992-93, pp. 88-89, tomba42, fig. 87, seconda da sinistra).VA: Induno Olona (Varese 1977, vol. 1, foto a p. 68: attri-buzione ipotetica). Cronologia: metà I sec. d.C. (Mortara, PV: contestotombale).

Forma: bicchiere Angera 17 (simile al tipo MarabiniXII)14 (tav. XIX, n. 8)Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 272, n.4, tomba 38, tav. 64, n. 10).Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: bicchiere Arsago Seprio 8 (simile al tipo Mara-bini XII) (tav. XIX, n. 9)Decorazione: sul corpo solcature orizzontali parallele. Attestazioni: Impasto grigio:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 153, n. 1, tomba 17, tav. LIII, b). Cronologia: II sec. d.C. (contesto tombale).

Forma: bicchiere Arsago Seprio 9 (tav. XIX, nn. 10-11)

Decorazione: talvolta una o due solcature circolari incorrispondenza delle prese.Attestazioni:Impasto chiaro:CO: Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 136, primo dadestra).MI: Bernate Ticino (TREGGIARI 1986-87, pp. 65-66,tav. XII, n. 41; un altro inedito al Museo della Società diStudi Patri di Gallarate); Cernusco sul Naviglio (TREG-GIARI 1986-87, pp. 67-68, tav. XII, n. 43); Corbetta (DEDONNO et alii 1995, p. 124, tav. 7, n. 40); Legnano, viaNovara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 239, n. 1, tav. 137);Monza (MALBERTI 1989, p. 27, n. 8, tav. XVIII, n. 8).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 253, n. 7,tav. 61, n. 10); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 120, n. 4, tomba 139, tav. XXXVIII b,p. 135, nn. 10-11, p. 136, n. 1, tomba 199); Jerago con Orago(DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1970, pp. 21-22, nn. 3-4). Impasto grigio:VA: Angera, necropoli (Inv. St. 14207, St. 5140, St. 5141,Civici Musei Villa Mirabello di Varese; cit. in Angeraromana I 1985, pp. 410-411, nota 123).

Boccalini

Forma: boccalino monoansato Cavriana (tav. XX, n. 1)Decorazione: sull’orlo solcature; sul corpo cordonaturae reticolo di linee incise.Attestazioni: Impasto grigio:MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, pp. 207-208, tav. III, n. 4).Cronologia: età tiberio-claudia (contesto).

Forma: bicchiere ansato Nave 4 (tav. XX, n. 2)Decorazione: á la barbotine, un tralcio di foglied’acqua contrapposte e delimitate superiormente dauna fila di puntini.Attestazioni: Impasto grigio, sabbiato: BS: Nave (Sub ascia1987, pp. 48-49, C = p. 175, tav. 21, n. 7).Cronologia: età tiberiana (contesto tombale).

Forma: boccalino monoansato Uboldo (tav. XX, n. 3)Decorazione: solcature sotto l’orlo; apicaturasull’ansa. Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Uboldo, Cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p.101, n. 2, tav. XIII, n. 2).Cronologia: probabilmente I sec. d.C.

Forma: boccalino monoansato Milano 6 (tav. XX, n. 4)Decorazione: sul corpo cordonature orizzontali. Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 46,tav. XIV, n. 2).Cronologia: non precisabile.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI62

13 Questo bicchiere, con le pareti abbastanza spesse, è accosta-bile al tipo Marabini XXXIV, documentato a Cosa in età augu-stea e per il quale la Marabini Moevs (1973, p. 104) supponeuna derivazione da forme di tradizione La Tène.14 Questo esemplare e il seguente sono stati inseriti nella cera-mica comune (rispettivamente, Angera romana I 1985, pp. 272,

485; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 153, n. 1,tomba 17). Invece la loro forma e l’impasto depurato suggeri-scono di considerarli tra la ceramica a pareti sottili. Bicchierianaloghi, ad impasto chiaro, sono attestati nel Canton Ticinoda età flavia a età adrianea (DE MICHELI 1997, pp. 220, 222,fig. 2, n. 31).

Forma: boccalino monoansato Angera 16 (tav. XX, nn.5-7)Attestazioni: Impasto chiaro, spesso ingobbiato:BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134,n. 12); Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, pp. 90-91, 103, n. 22, fig. 37 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 30-31, n. 42a, tav. IX, d); Cividate Camuno, necropoli (ValleCamonica romana 1986, p. 46, tav. XX, n. 1= MuseoArcheologico 1989, p. 36, fig. 33).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 70: attribu-zione ipotetica); Piadena, Breda (“NotALomb”, 1986, p.191, fig. 185, a sinistra). MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18,29, n. 3); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat.25/76); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.46, tav. XIV, n. 1: attribuzione ipotetica); Milano, via Puc-cini (Via Puccini 1997, scheda 10, esposto con il n. 26).PV: Casteggio (TREGGIARI 1986-87, p. 101, tav. XXI,n. 76); Redavalle, Gragnolate (TREGGIARI 1986-87, p.109, tav. XXIII, n. 84).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 3,tav. I, n. 7; Angera romana I 1985, p. 81, n. 12, tav. 24, n.13, p. 110, n. 8, tav. 31, n. 7, p. 136, n. 3, tav. 39, n. 3, p.140, n. 4, tav. 41, n. 2, p. 159, n. 4, tav. 42, n. 13, p. 185,n. 10, tav. 46, n. 10, p. 202, n. 10, p. 227, n. 12, p. 311, n.8, p. 312, n. 7, tav. 70, nn. 4, 10, tav. 83, n. 4; altri esem-plari conservati al Museo di Como: Angera romana I1985, p. 419 e nota 172, tav. 83, nn. 12, 19, 20); Cardanoal Campo, via Carreggia (TREGGIARI 1986-87, p. 169,tav. XLI, n. 151).

Forma: boccalino monoansato Cardano al Campo 2(tav. XX, n. 8)Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Cardano al Campo, via Carreggia (TREGGIARI1986-87, pp. 169-170, tav. XLI, n. 152).Cronologia: probabilmente età traianeo-adrianea (inbase ai confronti).

Forma: boccalino biansato Scanzo (tav. XX, n. 9)Decorazione: a rotella.Attestazioni: Impasto chiaro:BG: Scanzo (TREGGIARI 1986-87, pp. 14-15, tav. I, n. 4).Cronologia: non precisabile (privo di contesto).

Forma: boccalino biansato Rovello Porro Attestazioni: Impasto non specificato:CO: Rovello Porro (GIORGI, MARTINELLI 1981, p.261, fig. 9, St. 31709).Cronologia: non precisabile.

Forma: boccalino biansato Cremona 3 (tav. XX, n. 10)Decorazione: solcature orizzontali sull’orlo e sul corpo.Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p.29, n. 23 = CATTANEO 1991-92, p. 77, cat. 44, tav. XXII= CATTANEO 1996, p. 156, p. 167, fig. 16).Cronologia: non precisabile.

Forma: boccalino biansato Abbiategrasso (vicino ai tipiMayet IV, Ricci 1/40-41)

Decorazione: a linee incise e a gocce á la barbotine. Attestazioni: Impasto grigio: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18,fig. 1). Cronologia: non precisabile.

5.c. Prodotti di tradizione centroitalica

Coppette

Forma: coppetta biansata Arsago Seprio 10 (tav. XXI,n. 1)Decorazione: sull’orlo modanature; sul corpo festone ála barbotine, ondulato, segmentato a rotella e terminan-te in un punto in rilievo. Attestazioni:Impasto chiaro:VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp.163-166, tav. IX).

Forma: coppetta biansata Graffignana (tav. XXI, n. 2)Attestazioni: Impasto chiaro:MI: Graffignana (CERESA MORI 1982, p. 207, n. 3,tav. 3c).

Bicchieri e ollette

Forma: bicchiere Marabini I (Mayet I, Ricci 1/1) (tav.XXI, n. 3)Decorazione: Impasto chiaro: spesso á la barbotine (a festoni di punti,a ricamo a rete); solcature incise; in un caso con nerva-ture sotto l’orlo e sulla spalla. Impasto grigio: spesso á la barbotine (a festoni di punti,a ricamo a rete); fasci di linee incise; fasce di cerchioliniimpressi.Dati epigrafici: iscrizione: LVDO SVO (Lomello, PV).Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato:BG: Misano di Gera d’Adda (TIZZONI 1981, p. 8, tav. I, i).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 84-85, figg.69-70; Calvatone romana 1997, pp. 65-66, tav. III, nn. 1-2); Cremona (CASSI 1996, pp. 83-84, figg. 1-3; fig. 4: attri-buzione ipotetica); Cremona, p.za Marconi (Piazza Mar-coni 1984, p. 29, n. 18; CATTANEO 1991-92, pp. 55, 59,tav. XI, nn. 1-2, tav. XXIII, n. 48: attribuzione ipotetica;CATTANEO 1996, p. 153, p. 166, figg. 1-2); Cremona, viaDecia (PONTIROLI 1974, p. 97, n. 69 (580), tav. LI).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 144, tav. 54, ad-ag, tav. 55, a; p. 140, tav. 54, b-e: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 44, tav. XI, nn. 1-2, 4; p. 48, tav.XIV, n. 12: attribuzione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Gropello Cairoli (ARATA 1984, p. 53, n. 5, tomba 8,tav. I, n. 7); Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZZI1992, p. 71, n. 3, tomba 203, fig. 7).Impasto grigio, talvolta ingobbiato:BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p.520 = GRASSI 1995, p. 71, scheda 63.3).

Gabriella Tassinari 63

CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 76, catt. 1-2, tav. VII).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 44,tav. XI, n. 5; p. 48, tav. XIV, n. 13: attribuzione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).Impasto non specificato: MI: Milano, Carrobbio (S. Maria alla Porta 1986, p.137); Milano, S. Tecla (S. Maria alla Porta 1986, p. 137). PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 333, tav.XVIII, n. 27).

Forma: bicchiere Marabini III (Ricci 1/7) (tav. XXI, nn.4-6)Attestazioni: Impasto chiaro, talvolta ingobbiato:CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 49, n. 16, tav. XII, n. 16).CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 89, cat. 4, tav.VIII; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 85, figg. 71-72; Calva-tone romana 1997, pp. 65-66, tav. III, n. 3); Cremona(CASSI 1996, p. 84, fig. 5).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 144, tav. 54, ah: attribuzione ipotetica); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 48, tav.XIV, n. 11).

Forma: bicchiere Marabini IV (Ricci 1/19) (tav. XXI, nn.7-9)Decorazione: di rado linee incise; in un caso á la bar-botine a elementi verticali ingrossati e arrotondati(Milano, scavi MM3).Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 84: attribuzione ipotetica).CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, pp.60-61, catt. 14-15, tav. XIV).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 145, tav. 55, d); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 44, tav. XI, nn. 7-8, 10); Monza (MAL-BERTI 1989, p. 27, nn. 9-10, tav. XVIII, nn. 9-10).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 322, tav. III, n. 7).VA: Mornago, Montonate (TREGGIARI 1986-87, pp.180-181, tav. XLV, n. 164).

Forma: bicchiere Marabini VII (Mayet III, Ricci 1/20,1/362) (tav. XXI, nn. 10-13)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta a rotella; á la barbotine a spine;linee incise. Impasto grigio: talvolta a rotella; á la barbotine a spine;á la barbotine e solcature.Attestazioni: Impasto chiaro:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 84: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 85, fig. 73).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 45,tav. XII, nn. 10-11; p. 50, tav. XVI, n. 11: attribuzioneipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996,p. 34, tav. 3, nn. 2-3). MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n.2, tav. 93, n. 7).

Impasto grigio:PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 79, n. 6, tomba 30, tav. VIII, n. 3).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 54, tav.XIV, d, p. 56, tav. XVI, b).Impasto non specificato:MN: Goito, corte Gaigole (“NotALomb”, 1990, pp. 87-88,fig. 94, n. 14).

Forma: olletta Marabini V (tav. XXI, nn. 14-16)Decorazione: Impasto chiaro: á la barbotine; a rotella; linee paralleleincise; solcatura.Attestazioni: Impasto chiaro:BG: Misano di Gera d’Adda (DE MARINIS 1979, p. 96,n. 239 = TIZZONI 1981, p. 8, tav. I, h); Treviglio, viaXXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p. 520 = GRASSI1995, p. 71, scheda 63.3).BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 27,tomba 90, tav. XXX, n. 4; VANNACCI LUNAZZI 1977,p. 19, n. 5, tomba XII, tav. XIV, n. 2 = TIZZONI 1985, p.50, n. 34, tav. 38, c (senza tomba)).CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, pp. 15-16, n. 11, tav. IV, n. 11, p. 34, n. 5,tav. IX, n. 5, p. 62, n. 1, tav. XVIII, n. 1). CR: Calvatone (FAVARO 1989-90, p. 100, cat. 5, tav.IX; Calvatone romana 1991, p. 124, tav. IV, n. 1: attri-buzione ipotetica; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, figg.83-84 (produzione centroitalica), fig. 85 (produzionepadana)); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 68, cat. 23, tav. XVI = CATTANEO 1996, p. 155,p. 166, fig. 9).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.259, n. 1, tav. 150); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 47, tav. XIV, n. 10; p. 47, tav. XIV, n. 6:attribuzione ipotetica); Milano, via Puccini (Via Puccini1997, scheda 10, fig. 1).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 317, n.13, tav. 93, n. 18).Impasto non specificato: MI: Albairate (Albairate 1986, p. 58: attribuzione ipote-tica).

5.d. Prodotti con confronti tra le produzioni lionesi

Coppette

Forma: coppetta Angera 5 (tav. XXII, n. 1)Decorazione: modanature e pareti increspate, concolate à la barbotine e sabbiate.Attestazioni: Impasto chiaro, con ingubbiatura bruna:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 409-410, tav. 82, n. 17).

Bicchieri e ollette

Forma: bicchiere Marabini XII (Ricci 1/159) (tav. XXII, n. 2)Decorazione: Impasto chiaro: talvolta solcature parallele orizzontaliincise sul corpo.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI64

Attestazioni: Impasto chiaro:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85-86, figg.74-75; Calvatone romana 1997, p. 66, tav. III, n. 4).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 116, tav. 2, n.9: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 45-46, tav. XIII, n. 4).Impasto grigio:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 85-86).

Forma: bicchiere Marabini XXXV (Ricci 1/158; affineanche al tipo Mayet V) (tav. XXII, n. 3)Decorazione:Impasto grigio: in un caso mammillature á la barbotine(Calvatone, CR). Attestazioni: Impasto chiaro: CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, pp. 67-68, tav.III, n. 6).MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, tav. 2,nn. 6, 14, tav. 3, n. 14); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 46, tav. XIII, n. 5: attribuzione ipotetica). Impasto grigio, talvolta con ingobbiatura nera: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86, 97, fig. 79).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/3).

5.e. Prodotti con confronti tra le produzioni trans-alpine

Coppette

Forma: coppetta Angera 6 (avvicinabile al tipo Marabi-ni XXVII) (tav. XXII, n. 4)

Decorazione: a depressioni e solcatura.Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 120, n.5, tav. 33, n. 3).

Bicchieri e ollette

Forma: bicchiere Angera 9 (avvicinabile ai tipi MayetVI-VII, Ricci 1/86) (tav. XXII, nn. 5-6)Decorazione: Impasto chiaro: a depressioni ovali e solcature.Impasto grigio: a depressioni ovali e solcature.Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 240, n.6, tav. 58, n. 3).Impasto grigio: PV: Casatisma (TREGGIARI 1986-87, p. 99, tav. XXI, n.74).VA: Induno Olona (PONTI 1896, p. XXIV, tav. XV, n. 19:attribuzione ipotetica).

Boccalini

Forma: boccalino Angera 15 (tav. XXII, n. 7)Attestazioni: Impasto chiaro:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 240, n.8, tav. 58, n. 4).Impasto non specificato:MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 99, fig. 21).

(Gabriella Tassinari)

Gabriella Tassinari 65

IV. CERAMICA A MATRICE

Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari 67

1. Introduzione

Sono stati riuniti in questo capitolo quei vasiprodotti per calco entro matrice, chiamati conven-zionalmente tipo Aco e tipo Sarius, dal nome deiloro più noti e documentati fabbricanti.

Queste produzioni sono state già oggetto distudi fondamentali da parte della Schindler Kau-delka (1980), della Mazzeo Saracino (1985) e dellaLavizzari Pedrazzini (1987, 1997); ad essi sirimanda per un’analisi esauriente delle problema-tiche inerenti a questa classe.

2. Ceramica tipo Aco

In Lombardia i vasi tipo Aco si rinvengono inpercentuale assai più alta delle coppe tipo Sarius.Essi possono esser non verniciati oppure esserrivestiti da una vernice rossa, che a volte è simile aquella della terra sigillata anche se più opaca, avolte assume l’aspetto di una ingobbiatura; piùraramente sono coperti da un’invetriatura1.

I dati concordano nell’indicare l’apice dellaproduzione della ceramica tipo Aco in età proto emedioaugustea; forse qualche pezzo è di età tibe-riana2.

I centri di produzione dei vasi tipo Aco ricono-sciuti in Italia settentrionale sono Ravenna3,Faenza4, Adria5 e probabilmente Aquileia6. Perquanto riguarda la Lombardia, il rinvenimento aCremona in via Mainardi (ex via Cistello) di dueframmenti di matrici, di cui uno firmato L.NOR-BANI, ha indotto a ritenere che nella città fossesituato l’atelier di questo vasaio. Va però ricordatoche il dato non è sicuro (vd. supra Olcese, la pro-

duzione di ceramica di tipo Aco e Sarius in ItaliaSettentrionale). Alcuni dei frammenti recuperati aCremona sono considerati scarti di fornace7; tutta-via un esame autoptico non ha individuato indizitali da suffragare questa tesi.

Lvcivs Norbanvs era affiancato da altri duelavoranti di condizione servile, Bvccio e Stepanvs8.Caratteristiche comuni ai prodotti di questi vasaisono la mancanza di vernice, la forma prevalentedel bicchiere, tipo Lavizzari 2, e la predilizione peril motivo a Kommaregen. Il raggio di diffusione deipezzi dell’officina di Norbanvs è ampio (l’altoAdriatico, il Veneto, il Magdalensberg, dove nesono stati rinvenuti moltissimi) e sembra gravita-re verso oriente. Infatti tali prodotti sono scarsa-mente presenti a occidente di Cremona, mentresono parecchi nel carico della nave affondata nelporto di Brindisi, forse destinati all’esportazioneverso mercati lontani.

Un addensamento dei vasi tipo Aco è rilevabilenel comprensorio del Ticino (ricordiamo però chequesta è una delle zone più pubblicate dell’Italiasettentrionale). Gli insiemi dei rinvenimenti delcomprensorio del Ticino e della bassa pianura pada-na risultano piuttosto omogenei. Essi sono due deitre gruppi principali di vasi tipo Aco (il terzo corri-sponde all’alto Adriatico) individuati sulla basedell’intensità e della distribuzione di questi manu-fatti e delle loro caratteristiche morfologiche, tecno-logiche e decorative9. L’accordo di più dati fa sup-porre la presenza di fabbriche in tali zone.

I più numerosi in Lombardia sono i vasi diC.Aco, eponimo della categoria, e dei suoi lavoran-ti: Aco Acastvs, il cui stato giuridico è ancora dis-cusso, Diophanes, Antiochvs ed Aescinvs, che sidichiarano liberti di Aco. Si ipotizza che quella di

1 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 27-28.2 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 23-24 e passim; EADEM1997, pp. 247-248.3 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEO SARA-CINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 22.4 RIGHINI 1979, pp. 219, 230, 233-234, n. 1; MAZZEO SARA-CINO 1985, p. 189; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22, 63.5 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216.

6 Si tratta di un bicchiere con imperfezioni tali da far pensaread uno scarto di produzione. Cfr. SCOTTI MASELLI 1984, p.64; MAZZEO SARACINO 1985, p. 189.7 STENICO 1963-64, p. 54; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.127, nn. 13-15; CASSI 1996, p. 85.8 Su Norbanvs, Stepanvs e Bvccio, LAVIZZARI PEDRAZZINI1987, pp. 21-23, 73-80 e passim; EADEM 1997, pp. 235, 242-243.9 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1984, p. 249; EADEM 1987, pp.19-22 e passim.

C.Aco sia una grande impresa, suddivisa in variefiliali condotte dai suoi lavoranti che mantengonoil nome di Aco come marchio di garanzia10.

3. Ceramica tipo Sarius

La ceramica tipo Sarius non è molto frequentein Lombardia. Assente in alcune province, essa siconcentra nelle province meridionali ed è diffusasoprattutto nell’Oltrepò mantovano, che in epocaromana apparteneva all’Emilia. In particolare,quasi tutti i rinvenimenti, anche se frammentari,sono riferibili alle tipiche coppe Mazzeo 13D. Ladecorazione, a matrice, annovera una gran varietàdi motivi, pur stilisticamente omogenei11.

Ad età augustea sono ascritte le coppe Mazzeo10D, 11D, 12D, mentre la coppa 13D è collocata daetà augustea a età flavia. Sono i pochissimi contestilombardi datati; comunque essi concordano con ladatazione della Mazzeo Saracino anche per la coppaMazzeo 13D; si discostano solo le coppe Mazzeo 11Dche si trovano in un contesto milanese dalla finedell’età augustea alla seconda metà del I sec. d.C.

In Italia settentrionale sono stati riconosciuticentri di produzione della ceramica tipo Sarius aRavenna12, Adria13 e probabilmente a Faenza14;frammenti di matrice sono stati rinvenuti aBudrio (BO)15 e in Lombardia, a Miradolo Terme(PV); ciò rende possibile l’ipotesi di una produzio-ne locale di questa ceramica. Inoltre la Jorio sup-pone che alcune coppe Mazzeo 13D rinvenute aMilano fossero fabbricate in via Rugabella16. Tut-tavia non vi sono elementi per avvalorare tale ipo-tesi (cfr. anche infra terra sigillata).

In base alle firme conosciute, Sarivs era padronedi un’officina con parecchi lavoranti i cui nomi com-paiono anche su vasi non decorati (CVArr 1655-1670). Tra questi il più noto è Svrvs che si firmaprima come servo di Sarivs (SVRVS SARI L.S.) poicome liberto (L.SARIVS L.L. SVRVS). Svrvs avreb-be continuato per conto proprio, diffondendo i suoiprodotti in una vasta area, dall’Italia settentrionaleal Magdalensberg e fino a Malta17.

Anche altri ceramisti hanno fabbricato le coppedecorate peculiari di questa produzione; ad esem-pio, in Lombardia, Acvtvs.

(Gabriella Tassinari)

4. Catalogo

Per la classificazione dei vasi tipo Aco si èseguita la tipologia della Lavizzari Pedrazzini

(1987); per le coppe tipo Sarius la tipologia dellaMazzeo Saracino (1985). Le concordanze con altreclassificazioni vengono riportate tra parentesi.

I bicchieri tipo Aco troppo frammentari perl’identificazione del tipo sono stati raggruppatisecondo le diverse decorazioni.

4.a. Ceramica tipo Aco

Forma: bicchiere Lavizzari 1a (Mazzeo 2D) (tav. XXIII,n. 1)Descrizione: alto orlo estroflesso indistinto, alta spallaarrotondata, corpo troncoconico, piede a disco, segnatoda due solcature.Rivestimento: vernice rossa opaca.Decorazione: sul corpo motivi fitomorfi divisi in treregistri orizzontali (tralcio di fiori, di vite, di edera),separati da un motivo a cordicella.Dati epigrafici: C.ACO, spaziato, tra i tralci superiori.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 266, n.14, tav. 63, n. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.101, n. 2, tav. 4, n. 1). Osservazioni: l’esemplare si distingue per la sua sin-tassi decorativa, che trova confronti nella ceramicaitalo-megarese, ma è rara in quella tipo Aco. Inoltre ladecorazione ricorda i migliori vasi di Diophanes (cfr.Angera romana I 1985, pp. 377-380).G.T.

Forma: bicchiere Lavizzari 1c (tav. XXIII, n. 2)Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo troncoconicoslanciato, piede a disco.Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen e motivovegetale (Garlasco, PV); in alto un giro di testine femmi-nili, di profilo, sul corpo figure femminili intere (Vitto-rie?), di profilo, con in mano una patera (?) o una corona(?), stanti sopra scudi ovali orizzontali, sotto cui sono fileverticali di foglioline, alternate a motivi composti dascudi ovali seguiti da file verticali di api, negli spazi libe-ri scudi, motivi vegetali, api e testine (Arsago Seprio, VA).Dati epigrafici: [...]AESCINVS (Garlasco, PV), seguitoda una foglia di vite; C.A.[C]O.C.L. AESCINVS (ArsagoSeprio, VA).Attestazioni:PV: Garlasco, Baraggia (VANNACCI LUNAZZI 1986,pp. 65, 78, fig. 11 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.113, n. 3, tav. 13, n. 3).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, pp.158-159, tav. VI, n. 1, tav. X, n. 1 = LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 1, tav. 13, n. 2).Osservazioni: ad un uso scorretto dei punzoni si devel’errore della mancanza della C nel nome di Aco nel bic-chiere di Arsago Seprio (VA). Di Aescinvs, liberto di Aco, si conoscono pochi pezzi, trai quali una Sariuschalen di Aquileia e un bicchiereLavizzari 1c, proveniente dal carico del relitto di Comac-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI68

10 Sull’organizzazione delle officine di C.Aco e sullo stato giuridi-co dei suoi lavoranti, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 22-23,45-69 e passim.Sul nome di Aco utilizzato talvolta come marchiodi garanzia cfr. da ultimo, SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEI-DER, ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1997, p. 485.11 Per un’ interpretazione, ipotetica, di tali scarse differenze distile cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 93-103; MAZ-ZEO SARACINO 1985, p. 191.

12 BERMOND MONTANARI 1972, pp. 65-74; MAZZEOSARACINO 1985, p. 191.13 Antico Polesine 1986, pp. 211-212, 215-216.14 RIGHINI 1979, pp. 220-222, 230, 235, n. 4; MAZZEO SARA-CINO 1985, p. 191. Si tratta del vasaio Adelpus/Adelpos.15 MAZZEO SARACINO 1985, p. 224.16 Scavi MM3 1991, pp. 67-68, tav. XXIX, nn. 20-21.17 Cfr. MAZZEO SARACINO 1985, p. 190.

chio, che ricorda la sintassi decorativa dell’esemplare diArsago Seprio (VA) e che ha la marca completaC.ACO.C.L.AESCINVS (LAVIZZARI PEDRAZZINI1997, pp. 235, 239, tav. 3, nn. 1-4).G.T.

Forma: bicchiere Lavizzari 2a (Mazzeo 1D) (tav. XXIII,n. 3)Descrizione: breve orlo estroflesso o leggermentesegnato esternamente, corpo ovoide o troncoconico,piede a disco, di rado fondo piano.Rivestimento: di rado vernice rossa (Borgo San Giaco-mo, BS, territorio di Milano (?), Comabbio, VA).Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Kom-maregen, spesso desinenti in fondo in triangoli, delimi-tati superiormente da motivi fitomorfi; in un caso Kom-maregen entro rettangoli delimitati da fasci di linee sor-montate da rosette e losanghe formate da Kommaregencon al centro e ai vertici motivi floreali (Borgo San Gia-como, BS); fasce di linee puntinate verticali e oblique(Comabbio, VA); arcate unite tra loro da festoni di fioricon crateri a volute e cerchielli in alto, negli intercolum-ni due linee intersecantisi e una rosetta (Turbigo, MI).Dati epigrafici: ACO (Cremona); [...]PHILADE[LPHVS](Mantova); H[ILARVS] (Milano); [...]A[...] (Turbigo, MI).Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.43, fig. 44); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134,n. 14).CR: Cremona, via Geromini (LAVIZZARI PEDRAZZINI1987, p. 102, n. 9, tav. 5, n. 2, p. 127, nn. 11-12, tav. 21,n. 9).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 49-50, tav. XVI, n. 1); territorio di Milano (?) (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, pp. 126-127, n. 9, tav. 19, n. 7); Turbi-go, Gallizia (SUTERMEISTER 1936a, pp. 6, 13, fig. 9A =LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 21, tav. 9, n. 5).MN: Mantova, vie Cairoli/Montanari (STENICO 1974-75, pp. 58-59, fig. 6 = Il caso mantovano 1984, p. 46, n.1, fig. 31 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 83, tav.19, n. 3).PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 86, fig. 16 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.127, n. 10, tav. 19, n. 8).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 128, n. 33, tav. 20, n. 13 = Angera romana II 1995, p.313, n. 2, tav. 143, n. 7); Comabbio (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 126, n. 3, tav. 20, n. 1).Osservazioni: la decorazione a kommaregen è diffusain tutta la Lombardia. La Lavizzari Pedrazzini ritieneche buona parte degli esemplari così decorati, rinvenutiad occidente dell’Adda, per le caratteristiche di impastoe la mancanza di vernice, siano importati da area vene-ta o veneto-emiliana (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 24 nota 10, pp. 35-36, 81; Angera romana II 1995, pp.533-534). Il frammento di Turbigo (MI), noto solo da un disegno, èstato inserito nell’officina di Acastvs, sulla base di con-fronti (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106). N.S.

Forma: bicchiere Lavizzari 2b (Mazzeo 1D, variante A)(tav. XXIII, nn. 4-5)

Descrizione: breve orlo estroflesso o appena rientranteleggermente segnato esternamente, una risega sottoli-nea la spalla, corpo ovoide o troncoconico, piede a disco.Rivestimento: di rado vernice rossa (Casteggio, PV).Decorazione: sul corpo generalmente motivi a Komma-regen talvolta desinenti verso il fondo in triangoli, delimi-tati superiormente da motivi vegetali (ad esempio fasciaa foglie di ulivo, d’alloro o d’edera, boccioli o fila di rosettestilizzate); taeniae (?) e figure umane entro coppie di archisu colonnine, divise da motivi vegetali, alle imposte degliarchi, foglie, rosette e uccellini, alla sommità degli archiuccelli (Casteggio, PV); motivo ad archetti con al centrofoglie lanceolate e testine di profilo (Ottobiano, PV).Dati epigrafici: BVCCIO.NORBANI (Calvatone, CR;Milano, necropoli; il bollo di Milano presenta rosettecome punti distinguentes); BVCCIO [NORBANI] (Mila-no, scavi MM3; Cavriana, MN); STE[PANVS NORBA-NI], in un riquadro puntinato con una croce di S. Andreae preceduto da una testina di profilo (Cremona); [...A]CO(Milano, scavi MM3); [...]DIOPHANES, entro un carti-glio puntinato (Casteggio, PV); HILARVS.GAVI.S, tradue testine di profilo affrontate (Ottobiano, PV);[...]RRRRRR[...[/[...]VS (Ottobiano, PV).Attestazioni:BG: Bergamo, via Solata (Bergamo 1986, p. 145, fig.146).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 67-68, b, c, 106-107, a, b, tav. IV, b, c, tav. IX, a, b;LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 126, nn. 4-8).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 86-87, figg.67, 82); Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, pp.52-53, fig. 4 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 162 (487)(nella tav. LXVIII come n. 164 (485)) = LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 119, n. 10, tav. 16, n. 7 = CASSI1996, p. 85, fig. 13; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.127, n. 20, tav. 21, n. 8).MI: Milano, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 120, n. 17, tav. 18, n. 3 = BOLLA 1988, pp. 34-35, cat.2/1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.49-50, tav. XVI, nn. 4-6, 9); territorio di Milano (?)(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n. 30).MN: Cavriana, Cavallara (inediti18, Museo Archeologi-co dell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S.Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 145, n. 27, fig. 17, n. 27:attribuzione ipotetica); Viadana (Il caso mantovano1984, pp. 132-133, fig. 124: attribuzione ipotetica).PV: Casteggio (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1981, pp. 295-301, tavv. 1-2 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 109-110, n. 17, tav. 11, n. 2); Ottobiano, cascina Rotorta (VAN-NACCI LUNAZZI 1986, p. 75, n. 4, tav. IX, 1; VANNAC-CI LUNAZZI 1986, p. 83, n. 6, tav. X, n. 1 = LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 84, n. 1, tav. 19, n. 1).Osservazioni: i pezzi di Capiago Intimiano (CO), perimpasto e morfologia differenti dagli altri esemplaridella zona, sarebbero di produzione gallica (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, pp. 21, 126; Angera romana II1995, p. 534, nota 52).Gli esemplari dalle necropoli di Milano firmatiBVCCIO.NORBANI dovrebbero essere due, ma attual-mente ne è identificabile solo uno, al museo di Bologna(il secondo: LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 121, n.30).G.T.

Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari 69

18 La documentazione disponibile non permette di escludere che ilpezzo firmato da BVCCIO possa essere un bicchiere Lavizzari 2a.

Forma: bicchiere Lavizzari 3a (Mazzeo 5D) (tav. XXIII,n. 6)Descrizione: orlo estroflesso, vasca troncoconica arro-tondata, piede a disco.Rivestimento: vernice rossa brillante.Decorazione: sul corpo: in un frammento intreccio dicesto di vimini, nell’altro giro a cordicella sopra una filadi spirali correnti.Dati epigrafici: [ACASTV]S.ACO. Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.49-50, tav. XVI, nn. 7-8).Osservazioni: la stessa decorazione “a cesto” comparesul bicchiere di Angera (VA) Lavizzari 4b, sempre pro-veniente dall’officina di Acastvs (vedi, infra).G.T.

Forma: bicchiere Lavizzari 4a (Mazzeo 6D) (tav. XXIII,n. 7)Descrizione: orlo leggermente introflesso o estroflesso,sottolineato da una solcatura, corpo ovoide o troncoconi-co, con costolatura a metà della parete, piede a disco ofondo piano.Rivestimento: vernice rossa opaca o bruna (Nave, BS;Parabiago, MI; Dorno, PV).Decorazione: sul corpo a Kommaregen; aquile in attodi afferrare piccoli quadrupedi e vari uccellini posatisopra grandi alberi con foglie e frutti e sopra archi sucolonnine (Nave, BS); motivo a cesto di vimini (Milano);in alto giri di foglioline e cordoncino, nella parte centra-le archetti con colonnine poggianti su basette gradinatee terminanti con un cerchio umbilicato, sopra cui sonocapitelli stilizzati o motivi triangolari, nella zona infe-riore meandro delimitato da giri a cordicelle e al di sottoun reticolo a punti, con foglie ai vertici superiori (Ange-ra, VA); motivo a treccia, tralcio con fiori, boccioli efoglie, nella zona inferiore motivo a cesto (Dorno, PV);ad arcate delimitate in alto da un giro a corna d’ariete,negli intercolumni lunghe foglie di palma, emergenti daun cespo d’acanto stilizzato (Parabiago, MI). Dati epigrafici: ACO DIOPH[ANES] (Curno, BG);C.ACO.DIOPHANES, entro un cartiglio puntinato(Dorno, PV); [...AC]O.C.L.ANT[IOCHVS] (Milano);GR(ATVS).T.RVBRIV (Parabiago, MI); ACO.ACASTVS(Angera, VA).Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, p. 147, tav. 47, n. 5; CartaBergamo 1992, vol. 1.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 77-79, sche-da 285).BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 169, figg. 100-101 = LAVIZ-ZARI PEDRAZZINI 1987, p. 128, n. 29, tav. 21, 1a-b).MI: Milano, via Broletto o via del Lauro (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 7, tav. 12, n. 5 = ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 50, St. 17304); Parabiago, S.Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, pp. 13, 16, fig. 9B =LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 116, n. 3, tav. 14, n.2 = Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 3, n. 4).PV: Dorno (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109, n.13, tav. 11, n. 4).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 375-377, tav. 111, n. 3 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp.102-103, n. 1, tav. 6, n. 1).

Osservazioni: il bicchiere di Nave (BS) si distingue perl’affastellamento di motivi diversi impressi senza unnesso apparente (Sub ascia 1987, p. 169; LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 82). Gli esemplari dell’officina di Gratus T. Rubriu sonopochissimi.G.T.

Forma: bicchiere Lavizzari 4b (Schindler Kaudelka 4c;Mazzeo 4D, variante A) (tav. XXIII, n. 8)Descrizione: orlo leggermente introflesso, corpo ovoideschiacciato, piede a disco.Rivestimento: vernice rossa opaca.Decorazione: nella zona superiore, tratti verticaliparalleli che raffigurano l’orlo di un cesto di vimini,chiuso da una cordonatura, sul corpo intreccio delcesto.Dati epigrafici: [P]ALMA. SEMPER. ET. LAVRVS.VIRET. NE. DESIT. VNQVAM. PRAEMIVM.VICT/ORIBVS. CIRCO, nella parte centrale, tra duecordoni; sotto: ACAS[TVS].Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 374-375, tav. 81, n. 1, tav. 111, n. 2 = LAVIZZARI PEDRAZ-ZINI 1987, p. 105, n. 16, tav. 8, n. 5a-b).Osservazioni: particolare è la decorazione “a cesto”, cheriproduce l’aspetto di un contenitore di vimini intrecciato.Tale motivo sembra incontrare particolare fortuna in Ita-lia settentrionale, soprattutto nella Transapadana, dovecompare ad esempio anche su urne cinerarie in pietra. Ivasi tipo Aco con la decorazione “a cesto”, provengono inprevalenza dal comprensorio del Ticino19.Questo esemplare rientra in quella serie assai singolaredei vasi con iscrizioni, tipici dell’officina di Acastvs. Sitratta di una diecina di vasi omogenei, di tipo Lavizzari3 o 4b, la cui destinazione è tuttora discussa (simbolica?in particolari cerimonie o occasioni?). Secondo alcunistudiosi le iscrizioni sarebbero esortazioni genericheriferite a donne, sport, convivi...; secondo altri ogni iscri-zione sarebbe dedicata ad una divinità, ad esempio que-sta di Angera ad Apollo protettore dei giochi20.G.T.

Forma: bicchiere Lavizzari 5 (Mazzeo 3D) (tav. XXIII,n. 9)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, piedea disco.Rivestimento: vernice rossa.Decorazione: sul corpo: giro di spiraline, festoni dipunti con fiocchi e rosette.Dati epigrafici: ACO.ACASTVS.Attestazioni:VA: Varese, Calcinate degli Orrigoni (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 103, n. 3, tav. 6, n. 5).Osservazioni: l’esemplare presenta superficie abrasa emotivi poco leggibili probabilmente a causa della matri-ce stanca (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 103).Finora si conosce solo un altro esemplare di bicchiereLavizzari 5, da Palazzolo Vercellese (VC), con marca ACO,integrata, in base a confronti, come ACO[ACASTVS](LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 106, n. 19, tav. 9, n. 1).G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI70

19 Per un’analisi della decorazione a cesto e della sua presenzanelle altre classi ceramiche cfr. Angera romana I 1985, p. 375;LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 38-39.

20 Per un esame delle iscrizioni e delle varie ipotesi degli stu-diosi, cfr. Angera romana I 1985, pp. 374-375; LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, pp. 53-55; EADEM 1997, pp. 240-241.

Forma: coppa Lavizzari 6a (Mazzeo 8D) (tav. XXIII, n. 10)Descrizione: orlo diritto, sottolineato esternamente dauna solcatura, anse ad anello, impostate e saldate sulcorpo, corpo ovoide, piede ad anello.Rivestimento: invetriatura giallo-bruna (Milano).Decorazione: sul corpo: meandro, festoni con rosettependenti da bucrani, rametti, foglie, grappoli d’uva, inbasso losanghe puntinate (Villachiara, BS); cordicella emotivi vegetali (Milano).Dati epigrafici: ACO.ACASTVS, tra due api (Villa-chiara, BS).Attestazioni:BS: Villachiara (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.104, n. 12, tav. 7, n. 5 = Riti e sepolture 1990, p. 36, n. 4,p. 37, fig. 4).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49,tav. XVI, n. 17: attribuzione ipotetica).Osservazioni: nella ceramica tipo Aco in genere l’inve-triatura è rara; comunque si trova più frequentementesulle coppette21 che sui bicchieri.N.S.

Forma: coppa biansata Lavizzari 7 (Mazzeo 9D) (tav.XXIII, n. 11) Descrizione: orlo verticale con leggero incavo interno,anse a nastro ad anello impostate sotto l’orlo e sullaspalla, vasca leggermente carenata, piede ad anello.Rivestimento: vetrina giallo scuro, liscia e lucente siaall’interno che all’esterno (Garlasco, PV); vetrina giallo-bruna (Milano).Decorazione: sull’orlo scanalature, sulla vasca à labarbotine un ramo con foglie (lauro?) alternate a bacchetra due file di ovuli (Garlasco, PV); ovuli e foglioline(Milano).Dati epigrafici: ACO (Milano); [...]ACO[...] (Garlasco,PV).Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 49,tav. XVI, n. 18: attribuzione ipotetica).PV: Garlasco (Arte e civiltà romana 1964, pp. 340-341, n.480, tav. CXL, n. 292 = MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70= MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 10 = LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 107, n. 27, tav. 9, n. 8).Osservazioni: la Lavizzari Pedrazzini (1987, pp. 56-57,nota 32) attribuisce la coppa di Garlasco (PV) all’officinadi Acastvs per il tipo di decorazione e di forma.N.S.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: di rado vernice rossa (Scavi MM3 1991,2 frammenti; Angera, VA).Decorazione: sul corpo motivo a Kommaregen, talvoltadesinente a punta, in qualche caso nei triangoli rispar-miati sono inseriti boccioli trilobati (Cremona). Il Kom-maregen è delimitato superiormente da motivi vegetali(tralci di vite, foglioline, boccioli), da corna d’ariete o dabottoncini.Dati epigrafici: DIOPHANES (Milano, via del Lauro);L.N[ORBANI], dopo una palmetta (Calvatone, CR);[...NORB]ANI (Calvatone, CR).Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134,n. 15).

CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.94, c).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1996, pp. 242, 252, fig. 13;CORSANO 1990, p. 52, C48, fig. 1, n. 1; Bedriacum1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv. 111/150; LAVIZZARIPEDRAZZINI 1997, p. 242, tav. 4, n. 2, n. inv. 889927;LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 243, nota 71, n. inv.961308; Calvatone romana 1997, pp. 66-67 e nota 11);Cremona (CASSI 1996, p. 85, fig. 15); Cremona, via Mai-nardi (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 14,tav. 21, n. 5 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra inalto; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, n. 13, tav.21, n. 11 = CASSI 1996, p. 85, fig. 42, a sinistra in basso;LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 127, nn. 15-21, tav.21, nn. 3-4, 6-8, 10, 12).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.49-50, tav. XVI, nn. 10, 13-16); Milano, via del Lauro(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50); Milano, via Piatti(LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 112, n. 14, tav. 12,n. 10).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Mantova, area del Seminario(STENICO 1974-75, pp. 58-59); Mantova (S. Lorenzo diPegognaga 1996, pp. 145, 147, nn. 28-30, fig. 17, nn. 28-30).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.128, nn. 34-41, tav. 20, n. 12, p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7;Angera romana II 1995, p. 313, nn. 3-4, 8).Osservazioni: il frammento rinvenuto a Milano (viaPiatti) è attribuito all’officina di Antiochvs in base adun peculiare motivo decorativo che si riscontra negliesemplari firmati; uno di Calvatone (CR) a Lvcivs Nor-banvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, pp. 63, 112,242).N.S.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoRivestimento: vernice rossa (Ostiglia, MN); invetria-tura bruno giallastra (Milano).Decorazione: sul corpo a cesto di vimini.Dati epigrafici: [ACO DIOPH]ANES (Ostiglia, MN).Attestazioni:CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 240,n. inv. 960965).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 139, 149, tav. 56, c).MN: Ostiglia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 109,n. 15, tav. 11, n. 3).Osservazioni: il frammento di Calvatone (CR), in cuirimangono poche lettere su doppio registro, è attribui-to all’officina di Acastvs (LAVIZZARI PEDRAZZINI1997, p. 240).N.S.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoRivestimento: talvolta vernice rossa (Milano, un fram-mento di Angera, VA), in un caso invetriatura (Calvato-ne, CR).Decorazione: sul corpo motivi vegetali, talvolta a fascesovrapposte: tralci, foglie, palmette, rosette, cornad’ariete, punti e linee.Dati epigrafici: [...A]CO (Calvatone, CR); [...ANT]IOC[VS...](Angera, VA).

Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari 71

21 Per un’altra coppa invetriata Lavizzari 6a, marcataC.ACO.C.L.ANTHIOCVS, da Vercelli, LAVIZZARI PEDRAZ-ZINI 1997, p. 239, tav. 3, n. 5.

Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp.103, 108, fig. 97, n. 7).CR: Calvatone (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p. 242,tav. 1, n. 13, n. inv. 911187; LAVIZZARI PEDRAZZINI1997, p. 243, nota 73, n. inv. 91294). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,tav. XVI, n. 2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi1996, p. 93, n. 8, tomba 13, tav. 24, n. 8).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 111, n. 9, tav. 12, n. 9 = Angera romana II 1995, p. 312,n. 1, tav. 143, n. 6; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.129, n. 45 = Angera romana II 1995, p. 313, n. 6).Osservazioni: il reperto di Milano ha una vernice spes-sa molto simile a quella della terra sigillata (Scavi MM31991, ibidem). Il frammento proveniente da Angera èritenuto importato dalla zona emiliana, perché attribuitoad Antiochvs e alla sua officina di Faenza (Angera roma-na II 1995, p. 534). Poiché l’invetriatura è più frequentesulle coppette non è escluso che uno dei due frammenti diCalvatone (CR) sia appunto una coppetta; l’altro pezzopotrebbe esser attribuito a Bvccio, in base alla decorazio-ne (rispettivamente LAVIZZARI PEDRAZZINI 1997, p.242, nota 62, p. 243, nota 73).G.T.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoDecorazione: sul corpo composizioni floreali, vegetali eanimali alternate a arcate, colonne o candelabri ottenu-ti sovrapponendo motivi diversi.Dati epigrafici: in un caso, [...N]ORB[ANI...] (Cremona).Attestazioni:BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 209, fig. 134, n. 13).CR: Cremona (CASSI 1996, p. 85, figg. 12, 14); Cremo-na, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 53, figg. 5-7=PONTIROLI 1974, p. 116, n. 163 (486), tav. LXVIII, p.117, n. 164 (485) (nella tav. LXVIII come n. 162 (487)) =LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 124, n. 50, tav. 17, n.1, n. 54, tav. 17, n. 4, n. 55, tav. 17, n. 2 = CASSI 1996, p.85, fig. 10, fig. 11, fig. 42, primo a destra; STENICO1963-64, p. 52, fig. 3 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,pp. 122-123, n. 42, tav. 16, n. 10; LAVIZZARI PEDRAZ-ZINI 1987, p. 127, n. 22, tav. 21, n. 2).Osservazioni: quattro frammenti rinvenuti a Cremonasono riferibili all’officina di Norbanvs (LAVIZZARIPEDRAZZINI 1987, p. 124, nn. 42, 50, 54, 55).In base ai motivi decorativi, anche il frammento di Bre-scia sembra attribuibile all’officina di Norbanvs (CartaBrescia 1996, ibidem).N.S.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoRivestimento: vernice rosso arancione (Angera, VA).Decorazione: sul corpo motivi architettonici.Dati epigrafici: [...]E[...](Cremona).Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 134, n. 16).CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1996, pp. 154-155, 166, fig. 7).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,tav. XVI, n. 12).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 84).G.T.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoRivestimento: vernice rossa.Decorazione: motivi geometrici: reticolo di puntini (Cal-vatone, CR) o linee puntiformi parallele (Angera, VA).Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 81).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 128, nn. 42-43, tav. 20, n. 10 = Angera romana II 1995,p. 313, n. 5).G.T.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoDecorazione: sul corpo cupidi con l’arco tra arcate emotivi floreali (Bergamo); parte superiore di una mena-de danzante con braccio destro sollevato e sinistroabbassato (Angera, VA).Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, pp.103, 108, fig. 97, n. 5).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 38, p. 129, n. 44, tav. 20, n. 11 = Angera romana II1995, p. 313, n. 7, tav. 93, n. 4, tav. 143, n. 8).Osservazioni: nel repertorio decorativo dei vasi tipoAco le figure sono piuttosto rare.G.T.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipoDecorazione: file di spine à la barbotine.Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88, fig. 80).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 130, n. 2, tav. 22, n. 7).Osservazioni: questo tipo di decorazione, che si trovanella ceramica a pareti sottili, è stato anche consideratoun precedente o una versione corrente del motivo aKommaregen dei bicchieri tipo Aco22.G.T.

Forma: bicchiere di cui non è possibile stabilire il tipo Rivestimento: vernice rossa (Angera, VA); invetriatu-ra giallastra (Brescia).Dati epigrafici: C.A[CO...] (Bergamo); [...A]NTHIOCVS(Brescia); sotto un giro di trattini, su due registri,[...]ID.EST./RENT[...] (Bergamo).Attestazioni: BG: Bergamo (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 58,nota 40). BS: Brescia (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 111, n. 6);Sirmione (“NotALomb”, 1994, p. 79: attribuzione ipotetica).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.99, a); Como, S. Carpoforo (inediti; inv. nn. E 1206-1208,1263, Museo Giovio di Como, cit. in SENA CHIESA1993, p. 194 e nota 22).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 87, n. inv.110/155).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 50,tav. XVI, n. 3).VA: Angera, abitato (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p.129, n. 46 = Angera romana II 1995, p. 403, tav. 119, n. 1).Osservazioni: uno dei due frammenti di Bergamo rien-tra nell’ambito dei vasi con iscrizioni, peculiari dellaproduzione di Acastvs.G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI72

22 Cfr. LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 24 nota 10, pp. 82,130; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 88.

MatriceDecorazione: Kommmaregen delimitato superiormen-te da un giro a corna d’ariete.Dati epigrafici: in negativo, L.NORBANI.Attestazioni:CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52,fig. 1 = PONTIROLI 1974, pp. 115-116, n. 160 (489),tavv. LXVII-LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 118, n. 1, tav. 15, n. 1). N.S.

Matrice Decorazione: Kommmaregen delimitato superiormen-te da un giro a corna d’ariete.Attestazioni:CR: Cremona, via Mainardi (STENICO 1963-64, p. 52,fig. 2 = PONTIROLI 1974, p. 116, n. 161 (488), tav.LXVIII = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 4,tav. 15, n. 6 = CASSI 1996, p. 85, fig. 41).N.S.

4.b. Ceramica tipo Sarius

Forma: coppa biansata cantaroide Mazzeo 10D(Schindler Kaudelka 5) (tav. XXIV, n. 1).Descrizione: alto orlo verticale, parte superiore delcorpo a profilo leggermente concavo, anse a nastro impo-state sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vascasegnato da un gradino, vasca con carena arrotondata,piede a tromba esternamente modanato.Rivestimento: vernice rossa opaca.Decorazione: sul corpo motivi vegetali complessi a cuiè alternata una rana (Sirmione, BS); foglia di vite voltaverso il basso (Milano). Attestazioni:BS: Sirmione (STENICO 1973, pp. 116-117, fig. 6 =MAZZEO SARACINO 1985, p. 219).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,tav. XXIX, nn. 1-3; p. 73, tav. XXIX, n. 17: attribuzioneipotetica).Osservazioni: a Milano, dove la forma è attestata sol-tanto da frammenti, un pezzo presenta un collarinoall’attacco dell’ansa.Si tratta di un tipo poco attestato sia in Lombardia siaaltrove, in genere bollato L.SARIVS L.L. SVRVS. C.D.P.

Forma: cratere Mazzeo 11D (tav. XXIV, n. 2)Descrizione: orlo triangolare pendente con risega inter-na, parte superiore del corpo a profilo leggermente conca-vo, attacco della vasca segnato da un gradino, vasca glo-bulare, piede a tromba con bordo sagomato ribattuto.Rivestimento: vernice rossa.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,tav. XXIX, nn. 4-5; nn. 6-7: attribuzione ipotetica).Osservazioni: si tratta di una forma molto rara, anchealtrove. A Milano è attestata da sette frammenti di orloe piede, non decorati.C.D.P.

Forma: coppa cantaroide Mazzeo 12D (tav. XXIV, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, assottigliato, parte supe-riore del corpo a profilo concavo, anse a nastro imposta-te sotto l’orlo e sulla carena, attacco della vasca segnatoda un gradino, profonda vasca emisferica.

Rivestimento: vernice rossa.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 71,tav. XXIX, n. 8).Osservazioni: quest’unico frammento di orlo, nondecorato, documenta la forma in Lombardia. Comun-que, essa è rara anche altrove.C.D.P.

Forma: coppa biansata Mazzeo 13D (Schindler Kaudel-ka 2, Lavizzari 8a) (tav. XXIV, nn. 4-7)Descrizione: orlo introflesso appena distinto, altolabbro bombato, attacco della vasca sottolineato dauna strozzatura, anse a nastro, ad asola, talvolta costo-late, impostate a metà dell’orlo e saldate sul corpo,vasca emisferica schiacciata, basso piede ad anello,talvolta modanato. La Mazzeo Saracino (1985) distin-gue tre varianti:A) labbro poco sviluppato, di altezza decisamente infe-riore alla vasca;B) labbro sviluppato in altezza quasi quanto la vasca;C) labbro sviluppato in altezza molto più della vasca.Rivestimento: in genere vernice rossa, di solito piutto-sto opaca, più raramente grigia.Decorazione: sul corpo motivi molto variati, ottenutidalla combinazione di punzoni diversi.Fasce verticali di motivi a V sovrapposti o fascia oriz-zontale di ovuli spartiti da sagittae o fascia con quadra-tini, cordoni sottili e foglia di felce o fascetta di trattini avirgola, ghirlanda di foglioline e bulbo centrale cui sicontrappongono due foglie, talvolta anse decorate supe-riormente con una bugnetta (Milano); motivi vegetaliliberi o con reticolo di nastri, decorazione pseudo archi-tettonica, di rado cornice a ovuli (Bresciano e Mantova-no); grandi archi, con rosette e volatili reggenti col beccoun festoncino oppure vasi, baccellature e astragali (Cal-vatone, CR); serie di archetti delimitati in alto da unmeandro racchiuso da due fasce di ovuli (Ostiano, CR);fiore a calice con foglie che si dipartono da un nastro, iltutto circoscritto da due fiori a più petali e da due uccel-li uno per lato che si librano nell’aria oppure reticolo dinastri con ai vertici rosette, preceduto da una fascia digigli e seguito da una seconda fascia a triangoli conrombi e semicerchi (Gropello Cairoli, PV); fascia di ovulicon sagitte, doppie linee a zig-zag con motivi vegetali ecerchielli umbilicati (Ottobiano, PV); fiori, delfini eancore tra spazi geometrici, sulle anse due pasticche(Valeggio, PV).Dati epigrafici: in genere sulla vasca tra la decorazionea lettere ben spaziate: ACO (Ottobiano, PV); ANTIOCVS(Borgo San Giacomo, BS); L.SARIVS.L.L.SVRVS (terri-torio di Brescia (?); [L. S]ARI[VS L.L. SV]R[VS] (Gonza-ga, MN); SVRVS SARI L.S (Dorno, PV); L.SARIVSSVRVS (Valeggio, PV); L.S. (Torrevecchia Pia, PV);[...M]AGISTRO VERGILI[O...] (Pegognaga, MN);L.VERGILIVS da una parte e dall’altra PRINCEPS(area tra Ostiano, CR e Pralboino, BS); ACV/TVS (SanBenedetto Po, MN); [...]TI[...] (Sermide, MN).Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 238-239, tav.21, n. 3, tav. 55, nn. 1-2); Borgo San Giacomo (Insedia-menti romani 1996, p. 43, fig. 45); Brescia, via GezioCalini (“NotALomb”, 1991, p. 82: attribuzione ipotetica);territorio di Brescia (?) (STENICO 1965, pp. 108, 110,fig. 43, nn. 6-7 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222).CR: Calvatone (STENICO 1974-75, pp. 55-58, figg. 4-5;

Nicoletta Sfredda, Carola Della Porta, Gabriella Tassinari 73

CORSANO 1990, pp. 59-60, C96-101, fig. 1, n. 5, fig. 2,nn. 1-3, fig. 3, nn. 1-2; Calvatone romana 1997, p. 82);Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 149,catt. 90-91, tav. XXXIV = CATTANEO 1996, pp. 156-157, fig. 20); area tra Ostiano (CR) e Pralboino (BS)(PONTIROLI 1974, p. 195, n. 275 (374), tav. CXLII =STENICO 1974-75, p. 55, fig. 3).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.71-72, tav. XXIX, nn. 9-10: variante B; tav. XXIX, nn.11-12, 20-21: variante A; tav. XXIX, nn. 13-16, nn. 22-23); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 119,n. 2, tomba 34, p. 180, fig. 92, tav. 44, n. 2: variante B).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Gazzuolo (?) (STENICO 1974-75,p. 58); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 77, tav. XX, B2; p.18, tav. I, B2 = CALZOLARI 1991, p. 74, p, fig. 12, n. 2);Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 134, B1 = CALZOLARI1991, pp. 70-72, n, fig. 11, n. 16); Poggio Rusco (BOTTU-RA 1988, p. 67, tav. XVII, B1, B2, B3, p. 118, tav.XXXVIII, B4); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, figg.133, 150); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 116,tav. XXXVII, B5 = CALZOLARI 1991, pp. 69-79, a, fig.11, n. 15); Sermide (CALZOLARI 1991, p. 75, x, fig. 12,n. 3: variante B); Serravalle (CALZOLARI 1989, fig.224); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, B1:variante B).PV: Dorno (STENICO 1965, p. 111, tav. 45, nn. 1-2 =MAZZEO SARACINO 1985, p. 222); Gropello Cairoli(FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 36, n. 3, fig. 22, n. 3,fig. 23: variante A; pp. 26-27, n. 4, fig. 14, n. 4, fig. 15:variante B); Miradolo Terme (STENICO 1974-75, p. 48,nota 7: attribuzione ipotetica); Ottobiano, cascinaRotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 61, n. 9, tomba11, fig. 9 = LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 102, n.11, tav. 5, n. 3); Pavia, corso Cavour (PATRONI 1909,pp. 270-271, fig. 6, a); Torrevecchia Pia, campo Troselle(GALLI 1993, p. 48, St. 93680); Valeggio, cascina Tesse-ra (VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 160, fig. 24 =VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 76, fig. 10).Osservazioni: si tratta della forma più diffusa dellaproduzione cosiddetta tipo Sarius. Rinvenuta sia in con-testi funerari sia di abitato, molto raramente si conser-va integra. In genere è riconoscibile dal profilo dellavasca, ma spesso in presenza di piccoli frammenti non èpossibile distinguere le varianti, né affermare con sicu-rezza se si tratti della forma Mazzeo 13D o di altre coppedella stessa produzione.La decorazione, benché di stile unitario, raramente siripete uguale da esemplare ad esemplare: la combina-zione di diversi punzoni in modo libero e variato aumen-ta considerevolmente i possibili risultati decorativi23.La coppa di Parabiago (MI) è l’unica, tra quelle rinvenu-

te in Lombardia, ad essere priva di decorazione. C.D.P.

Forma: coppa biansata AbbiategrassoDescrizione: orlo estroflesso, breve collo concavo,attacco con la vasca segnato da una carena, anse impo-state sulla carena e sul ventre, vasca emisferica, piede atromba esternamente modanato.Rivestimento: vernice rosso arancio.Decorazione: modanature, motivi vegetali e florealidisposti simmetricamente.Attestazioni: MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18,fig. 3).Osservazioni: le caratteristiche tecniche di questacoppa la fanno rientrare nella ceramica tipo Sarius. Tut-tavia la sua forma non trova confronto nella tipologiadella Mazzeo Saracino (1985).G.T.

Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipoDecorazione: figura femminile in peplo, di profilo,andante verso destra, reggente nella mano abbassataun oggetto non distinguibile.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 72,tav. XXIX, n. 19).Osservazioni: nella ceramica tipo Sarius la figuraumana è rara. Il pezzo presenta ottima fattura e niti-dezza di rilievo (Scavi MM3 1991, ibidem).G.T.

Forma: coppa di cui non è possibile stabilire il tipoRivestimento: vernice rosso scura.Decorazione: un leprotto accucciato, la parte inferiore diun cratere (?) baccellato, sopra un piedistallo e un altopiede (di calice?) all’interno di una zona delimitata da fascidi quattro linee parallele, al cui incrocio è una rosetta.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 73,tav. XXIX, n. 18).Osservazioni: i punzoni sono accostati in modo casua-le (Scavi MM3 1991, ibidem).G.T.

Matrice Decorazione: parte di un cigno, palmetta, delimitati inalto da una fascia ad ovuli capovolti.Attestazioni:PV: Miradolo Terme, Gobba (STENICO 1974-75, pp. 47-51, fig. 1 = MAZZEO SARACINO 1985, p. 222).C.D.P.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI74

23 Cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1980, pp. 30-44.

V. CERAMICA INVETRIATA DI ETÀ ALTO IMPERIALE

Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 75

1. Introduzione

Per fornire un quadro più completo delle atte-stazioni ceramiche di epoca romana, si è ritenutoopportuno comprendere anche la ceramica inve-triata di età altoimperiale, pur nella consapevolez-za che il problema dell’identificazione dei centri diproduzione di tali manufatti è ancora aperto.Infatti l’attribuzione ad una produzione localepiuttosto che allogena di queste ceramiche gene-ralmente si basa solo su considerazioni stilistichee morfologiche, non suffragate da elementi concre-ti. Vi è ancora, quindi, la necessità di condurreulteriori ricerche e verifiche, magari affiancandole analisi chimiche e minero-petrografiche aglistudi tipologici.

In assenza di un’osservazione diretta dei pezziqui esposti e di parametri sufficienti per indivi-duare la produzione, vengono semplicementeriportate le indicazioni tratte dagli Autori chehanno pubblicato tali vasi.

Il maggior numero di ritrovamenti di recipientiinvetriati di età altoimperiale si rileva nel Pavese.Lo studio e la puntualizzazione delle problemati-che legate a questo tipo di ceramica, rinvenutanell’area in questione, si deve alla Maccabruni(1987, 1995), cui si rimanda per un’analisi esau-riente. La studiosa, accanto ad esemplari che tro-vano precise corrispondenze nella produzionedell’area mediterranea orientale1 e in particolaredi Tarso, ha isolato un gruppo con caratteristicheproprie, forse di fabbricazione norditalica. Il reper-torio decorativo in rilievo a matrice (ad esempio ilmotivo delle pigne entro ovuli alternate a rosette)2,spesso ispirato all’argenteria ellenistica (come lecoppie di tralci d’edera simmetricamente contrap-posti)3, e l’accuratezza con cui alcuni esemplarisono realizzati costituirebbero, secondo la Macca-bruni, elementi per riconoscere le importazioni da

Tarso. Le caratteristiche, invece, che distinguereb-bero i pezzi di fabbricazione norditalica4, sarebberola fattura più corrente, le forme senza confrontiprecisi con quelle orientali (per esempio, boccalinon. 2, vasetto ansato n. 1) e le decorazioni à la bar-botine, contraddistinte da motivi ripresi dal reper-torio della ceramica a pareti sottili (per esempio ladecorazione della coppa n. 12).

Nel Pavese, in particolare in Lomellina, sonostati rinvenuti alcuni esemplari con tali peculiarità.Non ci sono, però, prove decisive per poter parlare diuna produzione di ceramica invetriata pavese. Leforme attestate sono recipienti potori e da mensa.

Rari sono i rinvenimenti di ceramiche invetria-te nel Varesotto, e solo nei siti di Angera e Castel-lanza. Interessanti sono le anforette di Angera(nn. 1 e 2), la forma e la decorazione delle qualisono confrontabili con esemplari del Canton Tici-no. È plausibile credere che le anforette angeresi equelle ticinesi vengano da una stessa officina, lacui ubicazione non è però ancora precisabile. Infat-ti esemplari analoghi si rinvengono anche in areatransalpina (cfr. infra).

Anche nel Bresciano i rinvenimenti di cerami-che invetriate altoimperiali sono pochi. Tra questi,due calici (nn. 8 e 9) costituiscono oggetto di dis-cussione, poiché da alcuni sono ritenuti importatida Smirne, mentre da altri (come la Maccabruni)prodotti norditalici.

Riveste un particolare interesse la coppa bian-sata n. 2 di Abbiategrasso (MI) la cui forma è deltutto analoga alle coppe tipo Sarius, che dimostraancora una volta la stretta connessione tra questeceramiche. Si può forse ipotizzare che tali pezziinvetriati fossero prodotti nelle stesse officinedelle coppe tipo Aco e tipo Sarius, influenzate daiprodotti invetriati provenienti dall’oriente.

(Nicoletta Sfredda)

1 La ceramica invetriata di produzione microasiatica è statastudiata sistematicamente da H. Gabelmann (H. GABEL-MANN, Zur hellenistisch-römischen Bleiglasurkeramik inKleinasien, in “JdA”, 1974, LXXXIX, pp. 260-307; IDEM, Klei-nasiatische glasierte Reliefkeramik (50 v. Chr. bis 50 n. Chr.)und ihre oberitalischen Nachahmungen, in “Gnomon”, 1979,

LI, pp. 677-682) e dalla A. Hochuli Gysel (HOCHULI GYSEL1977).2 Vd. skyphos n. 5, variante A, da Garlasco (?) (PV).3 Vd. skyphos n. 5, variante A, da Cassolnovo (PV).4 Cfr. ad esempio MACCABRUNI 1987, pp. 170-172; MACCA-BRUNI 1995, p. 51.

2. Catalogo

2.a. Recipienti per versare e conservare liquidi ealimenti

Anforette

Forma: anforetta n. 1 (tav. XXV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, lungo collo concavo, ansesormontanti impostate sull’orlo e saldate a metà delcorpo, corpo ovoide, alto piede a disco. Rivestimento: vetrina verde oliva, spessa e bollosa.Decorazione: sul corpo a matrice, tralci di vite e fioriuscenti da crateri; due rosette a cinque petali agli attac-chi delle anse con l’orlo.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 314, n.4, tav. 71, nn. 3-4).Cronologia: non oltre il II sec. d.C. (in base ai confronti).Osservazioni: questa anforetta è ottenuta da unamatrice bivalve, con anse lavorate a parte e saldate. Lasua forma e la decorazione trovano confronto, nonostan-te alcune differenze, con alcune anforette del CantonTicino, inquadrabili tra il I sec. d.C. e la metà del II sec.d.C.5. Rispetto ad esse l’anforetta n. 1 sembrerebbe piùtarda per la scarsa precisione della composizione e per iltipo di vetrina6. Comunque queste similitudini spingonoa ipotizzare che le anforette angeresi (nel territorio diAngera sono state trovate altre due anforette invetriate,l’anforetta n. 2 (vd. infra) e una terza, di cui si ha solonotizia7) insieme a quelle ticinesi provengano da unastessa officina, dalla localizzazione ancora imprecisabi-le. Bisogna tener presente, infatti, che esemplari similisi rinvengono anche in area transalpina8.G.T.

Forma: anforetta n. 2Descrizione: orlo estroflesso, lungo collo troncoconico,anse impostate sul corpo, corpo ovoide, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficieesterna.Decorazione: in rilievo: una rosetta all’ attaccaturadell’ansa sul corpo; sul corpo scena bacchica: Sileno ven-demmiante, Dioniso con un kantharos, Pan con syrinx epedum, Menade con tirso.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (TAMBORINI 1940, pp. 60-61,figg. 8-11). Cronologia: probabilmente I sec. d.C.Osservazioni: il pezzo è ottenuto da una matricebivalve, con anse lavorate a parte e saldate. Sebbene lamodellatura sia sommaria e la resa non accurata, que-sto recipiente è interessante per la singolarità dellascena. G.T.

Olpi

Forma: olpe (?) n. 1 (tav. XXV, n. 2)Descrizione: orlo a fascia arrotondato e ingrossatoesternamente, collo concavo, ansa a nastro costolata.Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficie

esterna e gialla sulla superficie interna (Valeggio).Decorazione: sul corpo, à la barbotine tralcio con fogliecuoriformi a spina di pesce sfalsate.Attestazioni:PV: Garlasco, cascina Baraggia (MACCABRUNI 1995,pp. 54, 61, cat. 16); Valeggio, cascina Tessera (MACCA-BRUNI 1995, p. 54, cat. 15).Cronologia: decenni centrali del I sec. d.C.N.S.

Olle ansate

Forma: vasetto ansato n. 1Descrizione: orlo estroflesso, tre anse impostate sottol’orlo e saldate sulla spalla, corpo a ventre ribassato,basso piede.Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficieesterna, giallo-verde sulla superficie interna.Decorazione: in rilievo à la barbotine serie di foglie conpeduncolo disposte a spina di pesce.Attestazioni:PV: Casteggio (MACCABRUNI 1974-75, p. 63, n. 4, fig. 4).Cronologia: I sec. d.C.N.S.

2.b. Recipienti potori e da mensa

Boccalini

Forma: boccalino n. 1 (tav. XXV, nn. 3-4)Descrizione: orlo estroflesso, breve collo cilindrico,ansa impostata sulla spalla e saldata sul ventre, corpoovoide o globulare, piede a disco troncoconico.Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna,gialla sulla superficie interna (esemplare di Brescia).Decorazione: sul collo due modanature, sul corposquame à la barbotine, disposte in un caso tra due fascedi linee parallele.Attestazioni: BS: Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, p. 91, n.20 = Ceramiche Brescia 1988, p. 31, n. 44a, tav. X, b).PV: Casteggio (MACCABRUNI 1995, pp. 54, 61, cat.17).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: presenta impasto ben depurato. Il motivo a squame si ispira al repertorio decorativodella ceramica a pareti sottili (cfr. supra).N.S.

Forma: boccalino n. 2Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, ansa anastro impostata sotto l’orlo e saldata sul ventre, corpoglobulare, piede a disco.Rivestimento: vetrina verde chiara su entrambe lesuperfici.Decorazione: sul corpo motivo vegetale à la barbotine(foglie con peduncolo disposte a spina di pesce).Attestazioni: PV: territorio di Pavia (?) (MACCABRUNI 1974-75, pp.63, 66, fig. 5).Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI76

5 MACCABRUNI 1981, pp. 61, 63-64, 87-88, 90, 92, nn. 2, 3, 14,tavv. II, VII; cfr. anche p. 90, n. 12, tavv. III, VIII.6 MACCABRUNI 1981, p. 64; Angera romana I 1985, p. 529.

7 A. GAROVAGLIO, in “NSc”, 1880, V, p. 203.8 MACCABRUNI 1981, pp. 64, 66-67.

Osservazioni: si tratta di una forma rara, modellatacon impasto poco depurato. Per le sue caratteristichetecniche e stilistiche si ritiene che sia un prodotto dellamedesima bottega del vasetto ansato n. 1 (vedi infra)9.N.S.

Ollette

Forma: olletta n. 1 (tav. XXVI, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato, arrotondato, collo tronco-conico, corpo ovoide, basso piede a disco. Rivestimento: vetrina color verde chiaro sulla superfi-cie esterna.Decorazione: solcature alla base del collo; sul corponella parte superiore motivo di losanghe á la barbotinecon punti agli angoli, nella parte inferiore solcatureparallele incise cui si sovrappone una decorazione arotella di triangoli.Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.43, 59, n. 46).Cronologia: I sec. d.C. e non oltre la prima metà del IIsec. d.C. (in base ai confronti con le analoghe ollette apareti sottili).Osservazioni: quest’olletta rappresenta una commi-stione della ceramica invetriata con quella a pareti sot-tili. Infatti per la forma e per la decorazione è riportabi-le alle ollette a pareti sottili tipi Ricci 1/364-1/365,numerose in tutta la Lombardia, particolarmente nel Isec. d.C. e fino alla prima metà del II sec. d.C. (cfr. supraceramica a pareti sottili).G.T.

Coppe

In base ai dati disponibili, le coppe hanno impastoben depurato.

Forma: coppa biansata n. 1 (tav. XXVI, n. 2)Descrizione: orlo diritto, modanato, anse a nastro aquattro costolature, impostate sotto l’orlo e saldate nelpunto di massima espansione, vasca emisferica, piede adisco.Rivestimento: vetrina verde giallastra sulla superficieesterna e vicino all’orlo all’interno.Decorazione: sull’orlo tre costolature; sul corpo à labarbotine, tra corimbi, protomi umane, forse di eroti,dalle cui orecchie si dipartono due foglie ovali con ner-vature.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 79, Cat. 23/10).Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (in base ai con-fronti).Osservazioni: la forma di questa coppa si ritrova aLocarno e a Muralto, nel Canton Ticino10. Vanno rileva-te anche le affinità con una coppa biansata firmata daAco (vd. supra, ceramica tipo Aco, coppa biansata tipoLavizzari 7). Invece la complessa decorazione dellacoppa milanese non trova confronti puntuali e sembraattribuibile a fabbrica norditalica11.G.T.

Forma: coppa biansata n. 2

Descrizione: alto orlo rientrante introflesso, anseimpostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, vasca emi-sferica, piede a disco.Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna.Decorazione: motivi floreali applicati.Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18,fig. 2).Cronologia: età augustea / età flavia (?) (in base ai con-fronti).Osservazioni: morfologicamente questo esemplare èlegato alle coppe tipo Sarius.G.T.

Forma: coppa ansata n. 3Descrizione: orlo diritto, ansa impostata sotto l’orlo esaldata nel punto di massima espansione, corpo a calice,alto piede modanato.Decorazione: una solcatura sull’orlo; sul corpo à labarbotine tralcio orizzontale con due file di bacche supeduncoli obliqui, al di sotto una fila orizzontale di pic-cole protuberanze.Attestazioni:VA: Castellanza, Cavo Buon Gesù (SUTERMEISTER1928, p. 52, fig. 34).Cronologia: probabilmente I sec. d.C.Osservazioni: la forma di questa coppa non sembraattestata altrove, mentre la sua decorazione trova pun-tuale confronto con quella del boccalino n. 2 (vd. supra),nonché di una coppa biansata e di un’urnetta prove-nienti da Locarno, nel Canton Ticino12.G.T.

Forma: skyphos ansato n. 4 (tav. XXVI, n. 3)Descrizione: alto orlo diritto, con scanalatura all’inter-no al di sotto dell’orlo, anse ad anello verticale, corposemiovoide, alto piede, fondo cavo con tre scanalatureconcentriche.Rivestimento: vetrina verde scuro sulla superficieesterna, vetrina giallo scuro, liscia e lucente sulla super-ficie interna.Decorazione: anse sormontate da una piastrina trape-zoidale con due volute in rilievo, sul corpo a matrice alcentro una rosetta, rami e foglie di platano alternate asteli con bacche, fissati da una tenia alle anse.Attestazioni:PV: Castello d’Agogna (Ceramica invetriata 1981, n. 0 =MACCABRUNI 1985, p. 23, n. 6, tav. I, a-b).Cronologia: I sec. d.C.Osservazioni: la forma di questo esemplare è simile aquella classificata dalla Hochuli-Gysel come Ringhen-kelkantharos 1.N.S.

Forma: skyphos n. 5 (tav. XXVI, nn. 4-6)Descrizione: orlo più o meno diritto con scanalatura,anse ad anello verticale, sormontate da una piastrinatrapezoidale, vasca emisferica più o meno arrotondata,piede ad anello. Le varianti sono due:A) orlo diritto;B) alto orlo diviso a metà da una scanalatura orizzontale.Rivestimento: vetrina verde lucente sulla superficieesterna, vetrina giallo scuro su quella interna.

Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 77

9 MACCABRUNI 1974-75, p. 73.10 MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70, 88-89, n. 6, tavv. IV, VIII.

11 BOLLA 1988, p. 175.12MACCABRUNI 1981, pp. 68, 70, 88-89, nn. 6-7, tavv. IV, V, VIII.

Decorazione: anse con due volute in rilievo o con duecoppie di volute in rilievo tra le quali si inseriscono pic-cole rosette o anse unite da una tenia avvolta in vari girie una rosetta inserita come riempitivo; sulla vasca moti-vi a matrice (motivi floreali come foglie cuoriformi ecorimbi, rami di quercia, tralcio di vite, pigne, cerchiet-ti, uccellini, ghirlande sospese a bucrani).Attestazioni:PV: Cassolnovo, Brughiera (MACCABRUNI 1985, p. 25,n. 7, p. 29, foto 6: variante A); Garlasco, Baraggia (MAC-CABRUNI 1995, pp. 50, 56, cat. 7: variante A; catt. 1-3);Gropello Cairoli, Panzarasa (ROFFIA 1979, pp. 118-119, fig. 11 = MACCABRUNI 1985, p. 25, n. 8, tomba 39,tav. II, a-b: variante B); Gropello Cairoli, Vigna Mara-belli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 48-50, tombaXXVII, fig. 33, n. 4 = MACCABRUNI 1985, p. 22, n. 3, p.29, foto 2: variante A; p. 23, n. 5, p. 29, foto 4: varianteB); Lomellina (?) (PONTE 1964, p. 197, tav. VII = MAC-CABRUNI 1974-75, pp. 61-63, n. 2, fig. 2 = MACCA-BRUNI 1985, p. 22, n. 1, p. 29, foto 1; MACCABRUNI1985, p. 23, n. 4, p. 29, foto 3 : variante A); Lomello(MACCABRUNI 1995, pp. 50, 57, cat. 6: variante B);Vigevano, Morsella (ROFFIA 1979, p. 119, fig. 12 =MACCABRUNI 1985, p. 22, n. 2: variante A).Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (con-testi).Osservazioni: questi manufatti rientrano nel tipoHochuli-Gysel Ringhenkelskyphos Ia. Gli esemplari qui classificati come variante B sono rite-nuti dalla Maccabruni una variante a diffusione loca-le13. Nel recipiente di Garlasco, Baraggia (PV), il motivodelle ghirlande associate a bucrani non trova confrontinel repertorio dell’invetriata microasiatica14.N.S.

Forma: skyphos n. 6 (tav. XXVII, n. 1)Descrizione: orlo diritto indistinto, anse impostatesull’orlo e saldate sulla parete, vasca subcilindrica,piede ad anello.Rivestimento: vetrina verde brillante su entrambe lesuperfici.Decorazione: anse sormontate da una placca decorataa stampo con gorgoneion; sul corpo leggera linea incisa.Attestazioni:PV: Tromello, cascina Stremiana (MACCABRUNI1995, pp. 51, 58, cat. 9).Cronologia: età flavia (contesto).Osservazioni: secondo la Maccabruni (1995, p. 51)potrebbe trattarsi di un prodotto importato, poiché iltipo di impasto è diverso da quello diffuso in Lomellinanel I sec. d.C.N.S.

Forma: calice n. 7 (tav. XXVII, nn. 2-3 )Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno,corpo emisferico, separato dal piede da una modanatu-ra, piede a disco cavo con doppia modanatura. All’inter-no, sul fondo, tre punti in rilievo disposti a triangolo.Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficieesterna, vetrina giallo scuro sulla superficie interna.Decorazione: sotto l’orlo scanalature a rilievo, quattrozone triangolari con i vertici verso il basso, alternativa-

mente riempite da foglie stilizzate racchiuse entrolosanghe e da coppie di cerchietti concentrici, in file oriz-zontali sfalsate; negli spazi intermedi vi è rappresenta-to un rapace, rivolto verso sinistra, verso il basso trefoglie allungate, con nervatura centrale e bordi frasta-gliati.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli, Marone-Panzarasa (ROFFIA1979, pp. 118-119, fig. 11 = MACCABRUNI 1985, p. 25,n. 9, tomba 39, tav. III, a-b).Cronologia: prima metà I sec. d.C. (?)Osservazioni: questo calice rientra nella forma Hochu-li-Gysel Kelche 3.N.S.

Forma: calice n. 8 (tav. XXVII, n. 4)Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno,lungo collo concavo, anse applicate sulla spalla accen-tuata, corpo emisferico, separato dal piede da una moda-natura, piede ad anello (?).Rivestimento: vetrina verde chiaro e verde-rossicciosulla superficie esterna.Decorazione: modanature sull’orlo e sul corpo, sulcorpo a matrice file orizzontali di punti delimitano supe-riormente e inferiormente medaglioni circolari occupatida motivi floreali e teste femminili.Attestazioni:BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, pp.103-105, tav. XL, n. 2, tav. XLI, n. 1 = Museo Archeolo-gico 1989, pp. 37-38, n. 36).Cronologia: età neroniana (contesto tombale).Osservazioni: per le sue caratteristiche formali, deco-rative e tecniche questo manufatto è attribuito da alcu-ni studiosi alla produzione di Smirne15. La Maccabruni,invece, ritiene questo e il n. 9 (vd. infra) un’imitazionegrossolana della produzione di Tarso16. Entrambi gliesemplari andrebbero dunque inseriti in quella produ-zione norditalica a diffusione locale, tuttora oggetto didiscussione.In particolare questo calice può esser avvicinato peralcune caratteristiche alla forma Hochuli-Gysel Kelche2. Il calice di Breno conteneva probabilmente le ossacombuste del defunto.G.T.

Forma: calice n. 9 (tav. XXVII, n. 5)Descrizione: orlo verticale a fascia, con incavo interno,due anse applicate sulla vasca, corpo a cratere, piede atromba cavo.Rivestimento: vetrina verde chiaro e verde-rossicciosulla superficie esterna.Decorazione: sul piede modanature, sul corpo a matri-ce file orizzontali di punti delimitano superiormente einferiormente e disposti a festone uniscono medaglionicircolari, occupati da motivi floreali e teste di eroti.Attestazioni:BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, pp.103-105, tav. XL, n. 1, tav. XLI, n. 2 = Museo Archeolo-gico 1989, pp. 37-38, n. 37a-b).Cronologia: età neroniana (?) (in base al confronto conil calice n. 8).Osservazioni: le analogie nelle caratteristiche decora-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI78

13 MACCABRUNI 1995, p. 50.14 MACCABRUNI 1995, p. 57, fig. 7.

15 Valle Camonica romana 1986, p. 104.16 MACCABRUNI 1987, p. 171.

tive, formali e tecniche tra i calici nn. 8 e 9, hanno indot-to alcuni studiosi ad attribuirli alla stessa produzionedi Smirne17. Entrambi gli esemplari sono invece rite-nuti dalla Maccabruni (1987) di produzione norditalica(vd. supra).G.T

Forma: coppa biansata n. 10 (tav. XXVII, nn. 6-7)Descrizione: orlo arrotondato, sottolineato da una sca-nalatura orizzontale, anse fittamente costolate, impo-state sul fondo e sviluppate oltre l’altezza dell’orlo, a cuisono saldate per mezzo di una piastrina verticale, corpotroncoconico, piede ad anello.Rivestimento: vetrina verde oliva sulla superficieesterna, vetrina giallo-verde sulla superficie interna.Decorazione: sulla parte superiore dell’ansa piastrinaa doppie volute, alla base rosetta; sul corpo à la barboti-ne ramo con steli a spina di pesce terminanti con unabacca, delimitato da file di punti.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli, Panzarasa ( ROFFIA 1979, p. 119= MACCABRUNI 1985, p. 26, n. 11, tomba 24, tav. IV, a-b, foto 9).Cronologia: fine I sec. d.C.N.S.

Forma: coppa biansata n. 11 (tav. XXVIII, n. 1)Descrizione: orlo diritto ingrossato, anse ad anelloimpostate sotto l’orlo e saldate sul corpo, corpo troncoco-nico, piede a disco.Rivestimento: vetrina verde brillante sulla superficieesterna, giallo verde su quella interna.Decorazione: anse a volute; sul corpo à la barbotinefoglie cuoriformi disposte a spina di pesce tra due file dipuntini.Attestazioni:PV: Valeggio, cascina Tessera (MACCABRUNI 1995,pp. 53-54, cat. 13).Cronologia: decenni centrali del I sec. d.C.N.S.

Forma: coppa biansata n. 12 (tav. XXVIII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, con leggeroincavo interno, anse a nastro impostate sotto l’orlo e fis-sate sulla spalla, vasca emisferica, piede ad anellomodanato.Rivestimento: vetrina gialla internamente e sullazona superiore del vaso, verde sulla zona inferiore.Decorazione: sul corpo cordoni e nella parte inferioremotivo floreale a festone (un ramo stilizzato con foglie) àla barbotine, modanature sul piede.Attestazioni:

PV: Dorno (MACCABRUNI 1995, pp. 52, 59, cat. 12).Cronologia: età augustea (?).Osservazioni: il motivo decorativo di questa coppatrova corrispondenze nella ceramica a pareti sottili (vd.supra). La Maccabruni (1995, p. 52) ipotizza per questomanufatto una produzione norditalica.N.S.

Forma: coppa biansata n. 13 (tav. XXVIII, n. 3 )Descrizione: orlo estroflesso, anse verticali scanalateimpostate sull’orlo e saldate sul corpo, vasca emisferica,piede a disco.Rivestimento: vetrina verde brillante su entrambe lesuperfici.Decorazione: sul corpo à la barbotine foglie disposte aspina di pesce sfalsate, tra doppie costolature; rosettaapplicata all’attacco inferiore dell’ansa.Attestazioni:PV: Valeggio, cascina Tessera (MACCABRUNI 1995,pp. 54, 60, cat.14).Cronologia: età flavia (contesto).N.S.

Forma: coppa o skyphos di cui non è identificabile il tipoRivestimento: vetrina bianca e verde.Decorazione: a matrice con foglie e grappoli d’uva.Attestazioni:BG: Chiuduno, Cicala (Carta Bergamo 1992, vol. 2, p.67, scheda 213).N.S.

Askoi

Forma: askos n. 1Descrizione: corpo a forma di anatra, beccuccio al disopra della testa, ansa a nastro impostata sull’orlo e sal-data sul dorso dell’uccello, apertura nella coda. Entrambele estremità dell’ansa sono fermate da una rosetta a rilie-vo applicata. Sul corpo sono segnate le ali del volatile.Rivestimento: vetrina verde chiaro.Attestazioni:PV: Casteggio, territorio (MACCABRUNI 1974-75, p.73, fig. 6).Cronologia: metà I sec. d.C. / II sec. d.C.Osservazioni: questa forma è lavorata a stampo bival-ve ed è rifinita a stecca.Essa può essere considerata una derivazione degliaskoi, anche se decisamente più raffinati, dell’ Egittoellenistico18. La forma dell’askos ricorre più di frequen-te nella ceramica comune, dal I secolo in avanti (vd.infra ceramica comune, askoi).N.S.

Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 79

17 Valle Camonica romana 1986, p. 105. 18 MACCABRUNI 1974-75, p. 73.

VI. TERRA SIGILLATA DI ETA ALTO E MEDIOIMPERIALE

Carola Della Porta 81

1. Introduzione

Le attestazioni di terra sigillata in Lombardiasono molto numerose e piuttosto articolate. Tutta-via ad una presenza così massiccia non corrispon-de una quantità adeguata di pubblicazioni, tale dapoter ricostruire esaurientemente il quadro pro-duttivo della regione.

Un ulteriore limite in tal senso deriva dal fattoche la maggior parte delle pubblicazioni utilizza laterra sigillata come fossile-guida per la datazionedei contesti, ma è meno attenta alla presentazionesistematica e standardizzata del materiale. Que-sto vale non soltanto per le pubblicazioni del pas-sato, ma anche per contributi più recenti, benchédue opere fondamentali sull’argomento (MAZZEO1985 e Conspectus 1990) abbiano sottolineato piùvolte l’esigenza di un nuovo approccio alla terrasigillata, che tenga in maggior conto gli aspettiproduttivi rispetto a quelli artistici e cronologici.

Ancora oggi si ha dunque la tendenza a distin-guere i prodotti in base all’esame autoptico (di cuiperaltro non si vuole negare qui la validità), senzafar seguire a quest’ultimo una pubblicazione rigo-rosa ed oggettiva delle osservazioni effettuate chepermetta l’utilizzazione dei dati anche a chi non haavuto la possibilità di esaminare i pezzi. È inoltreparticolarmente scarso il ricorso ad analisi archeo-metriche, nonostante siano attualmente disponibi-li alcuni gruppi di riferimento, soprattutto perquanto riguarda le terre sigillate centroitaliche1.

Il presente contributo si pone l’obiettivo di rac-cogliere le attestazioni di terra sigillata di età altoe medioimperiale esistenti in Lombardia, al fine diprecisare le conoscenze attuali e le ipotesi più cor-renti sulle localizzazioni produttive e/o le reti perla distribuzione di prodotti importati.

Dal momento che lo scopo di questo lavorodovrebbe essere quello di dare un quadro produtti-vo della Lombardia, da questa trattazione sono

stati esclusi i prodotti di sicura origine sud-gallica,peraltro molto scarsi, e la terra sigillata africana.

I prodotti di origine centroitalica sono stati inve-ce inclusi nella trattazione, perché non semprel’attribuzione appare certa e spesso non è possibiledistinguere tra i pezzi aretini/centroitalici e quellipadani di ottima qualità2. Nelle schede si riportal’indicazione di “produzione aretina” o “produzionecentroitalica” ecc., qualora il bollo indichi senzadubbi l’origine del manufatto oppure qualora lafonte bibliografica vi faccia esplicitamente riferi-mento, benché non sia stato possibile controllarel’informazione direttamente sui singoli pezzi.

Nel presente contributo il termine “pre-sigilla-ta”3 non viene utilizzato, come era già stato suggeri-to nel Conspectus (1990, p. 4), sebbene in alcune pub-blicazioni se ne faccia ancora uso. Infatti, talvoltaesso viene ad indicare forme in vernice rossa cherichiamano il repertorio che era già della ceramica avernice nera (per esempio la patera Goud. 1 o lecoppe Goud. 2 e Goud. 5), in altri casi manufatti informe tipiche della terra sigillata ma con vernicetendente al bruno-nero. Nel primo caso il termine“pre-sigillata” (da intendersi, ritengo, come “sigilla-ta iniziale”, “sigillata precoce” oppure “proto-sigilla-ta”) è piuttosto improprio, in quanto queste formenon sono diffuse soltanto nel primo periodo di atte-stazione della terra sigillata ma si rinvengono alme-no fino all’età tiberiana, quando questa produzioneera ovunque ben avviata. Nel secondo caso è moltoprobabile che si tratti semplicemente di errori di cot-tura e quindi di prodotti mal riusciti che presentanouna colorazione più scura rispetto al canonico rossocorallino. Resta comunque accertato il fatto che finoad età tiberiana, quindi dopo la diffusione dei bolli inplanta pedis, alcune officine abbiano continuato aprodurre manufatti sia in vernice nera sia in vernicerossa (Lamb. 7/16-5/7 e Goud. 1, Lamb. 16 e Goud. 2,Lamb. 18 e Goud. 5), bollando indiscriminatamenteora gli uni ora gli altri con gli stessi punzoni4.

1 Per una sintesi sull’argomento, PICON 1995. Si veda inoltreil recente SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEH-LICKY SCHEFFENEGGER 1997.2 Cfr. per il problema Conspectus 1990, p. 2; Angera romana II1995, pp. 535-536.

3 Viene talvolta usato anche il termine “ceramica di transizio-ne” (AMADORI 1996).4 Per esempio nel Cremonese è attestato il bollo BATVLLI in c.ret. siasu un fondo di ceramica a vernice nera (Cremona: GALLI 1996, p. 70)sia su uno di terra sigillata (Calvatone: CORSANO 1990). Per i bolliin p.p. su ceramica a vernice nera si veda supra il capitolo relativo.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI82

2. Il quadro produttivo e i problemi adesso collegati

Come sottolineato nel Conspectus (1990), il pro-blema principale concernente la terra sigillata inpianura padana consiste nella difficoltà di distin-guere esclusivamente su base autoptica il mate-riale importato da quello prodotto in loco. Ciò èreso ancora più difficile dal fatto che raramentesono stati rinvenuti, o riconosciuti come tali,impianti produttivi di terra sigillata e/o scarichi difornace (cioè con presenza massiccia di scarti).Questa situazione è probabilmente dovuta allaprossimità di tali impianti agli insediamenti urba-ni antichi e quindi alla loro localizzazione al disotto degli attuali centri abitati.

Per i prodotti padani il problema è complicatoulteriormente dalle caratteristiche relativamenteuniformi degli stessi. Infatti, mentre i migliori pro-dotti centroitalici rinvenuti in Lombardia possonoessere identificati in base alla osservazione dellaqualità della vernice e della fattura, sempre con lostretto ausilio dei bolli, invece senza l’aiuto delleanalisi chimiche risulta attualmente impossibiledistinguere, tra i rinvenimenti di una data locali-tà, la produzione lombarda da quella provenienteda altri siti cisalpini. In questo campo non possonovenire in aiuto neanche le analisi minero-petro-grafiche, a causa della omogeneità della geologiadella pianura padana, che non permette infatti difissare sicuri punti di riferimento e di distinguerearee precise. Quindi sotto la definizione di “terrasigillata padana” si può nascondere sia una produ-zione locale del sito di rinvenimento sia unaimportazione da altre località cisalpine, che sonotalvolta piuttosto lontane, quali ad esempio Aqui-leia o la costiera romagnola. Quest’ultima possibi-lità presuppone l’esistenza di una organizzazionecommerciale articolata.

Ipoteticamente la presenza di terra sigillata inLombardia può essere ricondotta a quattro fattori.Il primo è l’importazione diretta da Arezzo edall’Italia centrale, attraverso i passi appenninicie l’Emilia: ciò è confermato dal rinvenimento dibolli che già il CVArr definiva aretini (vd. infraschede dei bolli di origine non padana).

Il secondo è la precoce apertura di filiali inCisalpina da parte di figuli aretini (filiali peraltronon ancora localizzabili), come sembrano confer-mare le analisi effettuate su alcuni reperti rinve-nuti nel Magdalensberg5. In Lombardia sono atte-stati quasi tutti i bolli di questi ceramisti (SentivsFirmvs, Sertorivs Ocella, Sestivs Dama eA.Titivs), ma non è possibile attualmente stabilire

se si tratti di importazioni dalle officine di Arezzoo di pezzi padani.

Il terzo è l’importazione di terra sigillata dalocalità cisalpine (per ora sconosciute) al di fuoridei confini lombardi.

Il quarto è la possibile produzione locale in Lom-bardia da parte di artigiani che operano ad altolivello qualitativo oppure con tecniche più correnti.

In questa sede vengono considerati senz’altroaretini anche produttori come Gellivs e Mvrrivs. Laloro origine da Arezzo non è mai stata messa in dis-cussione, ma in passato è stata sostenuta l’ipotesicirca l’esistenza di loro filiali in Cisalpina6. Tuttaviai manufatti di questi ceramisti rinvenuti sia in Lom-bardia sia altrove sono molto uniformi, al punto chese anche l’ipotesi delle filiali fosse affidabile, biso-gnerebbe supporre che esse fossero in effetti un sologrande impianto produttivo localizzato in un unicosito. Inoltre, l’esame della produzione di Gellivs7 eanalisi chimiche su alcuni campioni sembrano indi-care senza dubbio come la produzione di questo figu-lo si sia svolta esclusivamente ad Arezzo8. Si devequindi ritenere che esistesse una rete commercialemolto capillare, che dal 15 d.C. a circa la metà del Isecolo abbia determinato la diffusione dei prodotti diquesti ceramisti da Arezzo in tutta la Cisalpina e neiterritori al di là delle Alpi nord-orientali.

Per quanto riguarda le produzioni cisalpine idati archeometrici per ora disponibili indicanoalmeno otto centri produttivi diversi, sulla base dicampionature di materiale dall’Emilia Romagna edal Magdalensberg9, ma essi non sono per ora loca-lizzabili. Le fabbriche individuabili sono destinatecertamente ad aumentare se si pensa che il CVArrsituava in pianura padana almeno 145 ceramisti.

Non è per ora possibile individuare neppure lesedi produttive di quei figuli che la ZabehlickyScheffenegger (1992) definisce tardopadani. Talifiguli bollano in genere i loro prodotti con i trianomina in sigla o molto abbreviati. Secondo la stu-diosa questi artigiani potrebbero essere localizzatinel comprensorio del Verbano-Ticino. Tuttavial’esame della documentazione lombarda esistentenon circoscrive le attestazioni soltanto a quellazona, come invece sembrano indicare le carte distri-butive pubblicate da questa autrice. È quindi pro-babile che quelle carte rispecchino essenzialmentelo stato degli studi e delle ricerche sul territorio enon il reale quadro distributivo, che potrebbe subiremodifiche radicali con l’ampliamento degli studi.

Circa le produzioni locali lombarde i datiattualmente disponibili sono piuttosto scarsi.

5 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991.6 Cfr. ETTLINGER 1972, pp. 142-143; RICCIONI 1980, p. 61;MAZZEO SARACINO 1985, pp. 186-187; PUCCI 1985, p. 368.7 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1982.

8 Conspectus 1990, p. 33; SCHNEIDER 1993.9 PICON 1995, pp. 54-55. Gruppi chimici differenti, anche seimparentati tra loro, sono emersi dalle recenti indagini inSCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, p. 484.

Innanzitutto non è ancora stato chiarito il proble-ma della presenza o meno di una fornace di terrasigillata a Cremona, in via Platina10, dove inveceveniva sicuramente prodotta ceramica a paretisottili (vd. supra il cap. sulla ceramica a pareti sot-tili). Infatti, tra il materiale in terra sigillata recu-perato nell’area della fornace non sono stati indi-viduati sicuri scarti di lavorazione e non tutti ireperti sono omogenei tra loro: sono stati rinvenu-ti anche alcuni pezzi di origine aretina e di originesud-gallica11. Particolarmente attestate in via Pla-tina sono la patera Drag. 31, in una variante adorlo pendulo (variante Cremona), e la coppa/pate-ra Drag. 37/32, le quali sono state ritenute pecu-liari di questa ipotetica fornace12. Sui fondi dellaDrag. 31 sono stati rinvenuti su più esemplari ibolli in planta pedis C.T.V. e GAIVS. È opportunosegnalare che nella necropoli di Salò, Lugone (BS),questi bolli si rinvengono proprio su esemplari diDrag. 31, variante Cremona13.

Da un’altra zona di Cremona, via Mainardi (exvia Cistello), provengono alcuni frammenti difondi in terra sigillata bollati in planta pedis con imarchi FELIX e PRISCI. Dal momento che in que-sta località sono stati rinvenuti due frammenti dimatrici di bicchieri tipo Aco, indici forse della pre-senza di un impianto produttivo14 (vd. supra il cap.sulla ceramica a matrice), la Amadori localizza quianche una produzione di terra sigillata, databileall’età augusteo-tiberiana15. Tuttavia i frammentiin terra sigillata recuperati sono molti pochi e nes-suno può essere considerato uno scarto di fornace;perciò i dati circa l’esistenza in questo sito di unafabbrica di terra sigillata non sono conclusivi.

La presenza di una officina a Milano, in viaRugabella16, non è stata avvalorata per ora né dalrinvenimento di veri e propri scarti di fornace nétantomeno di un impianto produttivo17. Le analisimineralogiche di alcuni campioni, infine, nonhanno potuto escludere altri luoghi di produzione.

L’alta incidenza di certe forme in alcune zonepuò indicare indirettamente la presenza di uno opiù impianti produttivi nell’area: è il caso peresempio della massiccia attestazione di formecome la Drag. 31 e la Drag. 37/32 nel comprensoriodel Verbano-Ticino, dove in genere presentanocaratteristiche tecnologiche affini (per esempiouna vernice poco coprente che si scrosta facilmen-te). Tuttavia non è possibile circoscrivere perfetta-mente la zona di diffusione, né distinguere con

sicurezza questi prodotti da quelli fabbricati inaltre aree.

L’esame morfologico suggerisce in alcuni casiuna produzione locale a scarso raggio di diffusione,ad esempio per una variante della coppa Ritt. 9,localizzata nella pianura centro-orientale18 (tav.XXX, n. 3), caratterizzata da impasti molto friabi-li che trattengono male la vernice e databile tral’età tiberiana e l’età claudia.

3. Le forme

Dal punto di vista formale il repertorio dellaterra sigillata in Lombardia è rimasto pressochéinvariato rispetto a quello evidenziato dalla MazzeoSaracino (1985) e dal Conspectus (1990). L’aumentodelle pubblicazioni e soprattutto l’esame a tappetodi quelle esistenti hanno permesso invece di sfatarealcune idee radicate circa la presenza esclusiva dialcune forme in alcune aree. Tali zone erano state inpassato semplicemente oggetto di pubblicazioni piùsistematiche; inoltre i rinvenimenti in piccole egrandi necropoli, più facili da scavare e da studiare,avevano portato alla luce numerose forme intere ocompletamente ricostruibili.

Per comodità espositiva, nell’analisi delleforme attestate, ho considerato come discriminan-te la data convenzionale del 15 d.C. che segna l’ini-zio della diffusione dei bolli in planta pedis19 edelle forme decorate ad applicazioni. Per la classi-ficazione si segue la tipologia della Mazzeo Saraci-no (1985), integrata da quella del Conspectus(1990). Nelle schede di appendice sono riportateanche le concordanze con altre tipologie.

Prima del 15 d.C. il repertorio formale attesta-to in Lombardia è in genere rappresentato dapochi esemplari per ogni forma.

Si può citare la coppa Haltern 14, decorata arotella20 (tav. XXIX, n. 1). I contesti di rinveni-mento sembrano indicare una datazione alla pienaetà augustea. A Milano è attestato un bollo in car-tiglio rettangolare tra due spighe, attribuibile alfigulo padano Satvrninvs.

La coppa Goud. 2 è una delle più attestate trale forme di età augustea21 (tav. XXIX, nn. 3-4):essa, pur rifacendosi a prototipi aretini, richiamaanche la forma tarda Lamb. 16 in ceramica a ver-nice nera, ben conosciuta in regione. Questa coppapresenta alcuni bolli in cartiglio22, tra cui uno di C.

Carola Della Porta 83

10 BREDA 1996.11 AMADORI 1996, pp. 100-101.12 BREDA 1996, p. 51; AMADORI 1996, p. 101.13 A Salò il bollo GAIVS si trova anche su Drag. 36 e Drag.36/51, oltre che su Drag. 37/32, anche se lacunoso: cfr. MASSA1997.14 STENICO 1963-64, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987.15 AMADORI 1996, p. 101.16 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70.

17 Si veda a riguardo anche G. Olcese, recensione al volumeScavi MM3 1991, in “ArchMediev”, XX, 1993, pp. 679-683.18 Vd. appendice.19 Conspectus 1990, pp. 5-6, 147-148.20 Vd. appendice.21 Vd. appendice.22 A Capiago Intimiano (CO) AVSSI; a Fino Mornasco (CO)AVSS/LA; a Parabiago (MI) PASSI(ENVS) TELAMO e illeggi-bile; ad Arsago Seprio (VA) C.SERTORIVS OCELLA.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI84

Sertorivs Ocella, figulo aretino, che forse avevaaperto anche una fabbrica in Cisalpina23.

Anche la patera Goud. 1, che poteva formareuna sorta di servizio con la coppa precedente, deri-va chiaramente da prototipi in ceramica a vernicenera (forme Lamb. 7 e 5/7) (tav. XXXII, n. 1). La suapresenza sul territorio è sicuramente sottostimata,perché difficilmente è rinvenuta intera e la formadel piede non permette una sicura identificazione24.A Parabiago (MI) è stato rinvenuto un bollo padanoin cartiglio rettangolare di Lvccivs, mentre a Cre-mona sono attestati bolli in planta pedis di Felix.

Un’altra forma che si avvicina alla produzionedella ceramica a vernice nera è la coppa Goud. 525(tav. XXIX, n. 6), che richiama la forma Lamb. 28.

Una coppa di età augustea abbastanza diffusaè la coppa Consp. 1426, attestata nelle variantiConsp. 14.1 (tav. XXIX, n. 9) e 14.4 (tav. XXIX, n.10). Sebbene risenta fortemente degli influssi ita-lici, doveva essere prodotta anche nella pianurapadana, come indica il bollo di Vegetvs rinvenuto aMilano.

La coppetta Ritt. 5 è ben attestata in Lom-bardia, dove prevalgono nettamente le variantiMazzeo 12A (Consp. 22.1-4) (tav. XXIX, n. 11),Mazzeo 12B (Consp. 22.5, 22.6) (tav. XXIX, n. 12) eMazzeo 12C (Consp. 23.1, 23.2) (tav. XXIX, n. 13),ma sono frequenti i frammenti di piedi non facil-mente classificabili27. I pezzi padani sono in gene-re di buona fattura e non si distinguono facilmen-te dai prodotti aretini, pure presenti in Lombar-

dia. I bolli sono soprattutto in cartiglio rettangola-re28, ma si trovano anche bolli in planta pedis29.

Tra le patere di età augustea è documentata intutta la regione, ma in pochi esemplari, la pateraDrag. 1630 (tav. XXXII, nn. 6-8), che presenta tal-volta bolli in cartiglio di produttori padani31.

Al momento di passaggio tra il bollo in cartiglioe quello in planta pedis si può collocare la pateraDrag. 17A (tav. XXXIII, n. 1), rinvenuta in Lom-bardia in numerosi pezzi32. La patera è stata pro-dotta sicuramente da figuli padani, con bollo in car-tiglio rettangolare33 e raramente con planta pedis34,ma è stata anche importata dall’Italia centrale35.

La diffusione della terra sigillata in Lombardiadiviene massiccia con l’apparire dei bolli in plantapedis, all’inizio dell’età tiberiana, e con l’afferma-zione delle produzioni decorate ad applicazioni.Tra le patere, la Drag. 17B può essere considera-ta un fossile-guida del periodo tra l’età tiberiana el’età flavia (tav. XXXIII, nn. 2-3)36 ed è soprattuttotra i prodotti di base del ceramista aretino L.Gel-livs Qvadratvs, che bolla con la planta pedis nume-rosi esemplari37. Tra gli altri ceramisti si possonocitare gli aretini Camvrivs e C.Mvrrivs38 e altriforse padani39.

Collegata alla precedente dal punto di vista mor-fologico, produttivo e cronologico è la patera Drag.15/1740 (tav. XXXIII, nn. 4, 6), di cui prevale lavariante Mazzeo 20B41 (tav. XXXIII, n. 5). Sono pre-senti sia ceramisti di origine aretina che padani42.

22 A Capiago Intimiano (CO) AVSSI; a Fino Mornasco (CO)AVSS/LA; a Parabiago (MI) PASSI(ENVS) TELAMO e illeggi-bile; ad Arsago Seprio (VA) C.SERTORIVS OCELLA.23 ZABELICKY SCHEFFENEGGER 1991, pp. 95-96.24 Vd. appendice.25 Vd. appendice.26 Vd. appendice.27 Vd. appendice.28 Bolli non padani: a Bergamo di C.M.R.; ad Abbiategrasso(MI) di L.CRISPI(VS); a Legnano, Casina Pace (MI), diAVRE(LIVS?). Bolli padani: a Bergamo di EROS; a Nave (BS) di DASI(VS); aCalvatone (CR) di CHOEP, GERMAN(VS), HILARVS,INGENVVS, SOLO; a Cremona di [C]LARIO; ad Arsago Seprio(VA) di LVCI(?).Bolli incerti: a Parabiago (MI) di GA(V)I[VS] (?).29 Bolli non padani: a Bergamo di C.MVRRIVS e di L.GEL-LIVS QVADRATVS; a Nave (BS) di C.MR.Bolli padani: a Calvatone (CR) di AT(T)ICVS.30 Vd. appendice.31 A Milano bollo di FVSCVS SERI HILARI. Sempre a Milanoè presente anche l’aretino C.MEMMIVS.32 Vd. appendice.33 Bolli padani: a Capiago Intimiano (CO) quattro bolli diAVDASI(VS); a Calvatone (CR) di BATVLLVS; a Abbiategras-so (MI) di LVCCIVS con graffito al fondo IN INTVS NOVVLI-VA; a Legnano (MI) di PARABOLVS; a Monza (MI) diAMICVS; a Parabiago (MI) di SCO.34 Bolli padani: a Como di M.ATILIVS (attribuzione ipotetica);a Cremona di TERTI(VS); a Milano di AT(T)ICVS.

35 Bolli non padani: a Levate (BG) in cart.ret. di PRO; a Cor-betta (MI) in cart.ret. di C.SENTIVS FIRMVS.36 Vd. appendice.37 Bolli di L.GELLI(VS) QVADRATVS: ad Antegnate (BG); aNave (BS); a Salò (BS); ad Abbiategrasso (MI); a Cavriana(MN); ad Arsago Seprio (VA); a Somma Lombardo (VA).38 A Capiago Intimiano (CO) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS) esotto il piede graffito RR; ad Arsago Seprio (VA) bolli in p.p. diCAMVRIVS e VILL(IVS) N(ATALIS); a Gorla Minore (VA)bollo in p.p. di CAMVRIVS (attribuzione ipotetica).39 Ad Acquafredda (BS) bollo in p.p. di A[TERE]NTIVS; a Como,Borgovico, bolli in p.p. di M.ATILIVS e M[....]; a Como, Camerla-ta, bollo in p.p. di M.ATILIVS; a Calvatone (CR) bollo in c.ret. diFVSC(VS) e bolli in p.p. di L.M.V e di VERECVNDVS; a Para-biago (MI) bollo in p.p. di C.T.P; a San Giorgio su Legnano (MI)bolli in p.p. CRAOCT e di A.TERENTIVS; a San Vittore Olona(MI) bollo in p.p. di L.M.V.; ad Angera (VA) bollo in p.p. di FOR-TIO o FORTIS. A Borgo San Giacomo (BS) bollo in p.p. diFLAVI(VS), ceramista di incerta origine.40 In presenza di fondi bollati di patere frammentarie non sipuò differenziare tra le Drag. 17B, le Drag. 15/17 e le Ritt. 1.41 Vd. appendice.42 Bolli aretini: a Como, Camerlata, bollo in p.p. diC.MVRRI(VS); a Gropello Cairoli (PV) bollo in p.p. diL.GELLI(VS) QVADRATVS.Bolli padani: ad Acquafredda (BS) bollo in p.p. di LVCIFER; a Nave(BS) bollo in p.p. di FIRM(VS); a Salò (BS) bolli di MSM e TERTI; aComo, Camerlata, bolli in p.p.di A.TERENTIVS e SALVI(VS); a Cal-vatone (CR) bollo in p.p.di LVCIFER; a Inveruno (MI) bollo in p.p.diA.TERENTIVS; a Legnano (MI) bollo in p.p. di A.TERENTIVS; aParabiago (MI) due bolli in p.p. di ACAP; a Curtatone (MN) bollo inp.p.di ARTORIVS; ad Angera (VA) bollo in p.p.di SEC.C.T.

Tra i piatti decorati ad applicazioni si collocaanche la patera Ritt. 1, che spesso presenta ilmarchio di fabbrica43. In Lombardia essa è docu-mentata soprattutto tra l’età augustea e l’etàneroniana, nella variante Mazzeo 16A44 (tav.XXXIII, n. 7).

Il quadro produttivo delle forme di origine are-tina prodotte anche da ceramisti padani si comple-ta con alcune coppe e coppette. In particolare lacoppa Ritt. 9 è piuttosto comune in Lombardia,soprattutto nella pianura centro-orientale45 (tav.XXX, nn. 1-2). In quest’ultima zona è nota unavariante che per caratteristiche morfologiche (pic-colo orlo arrotondato, carena poco marcata e senzamodanature) e tecnologiche (argille friabili, verni-ce scarsamente conservata) può essere definitalocale (tav. XXX, n. 3). Come per le patere sopracitate i bolli indicano sia importazioni direttedall’Italia centrale, sia botteghe padane46.

Non molto numerosa, anche se distribuita sututto il territorio regionale, è la coppa Drag. 2747,in genere databile entro la metà del I sec. d.C. (tav.XXX, nn. 4-6). Dei cinque bolli in planta pedis atte-stati, quattro provengono dalla stessa necropoli(Nave, BS) e sono attribuibili allo stesso figuloM.S.Fes(tvs)48.

Introdotta in Italia settentrionale nella primametà del I sec. d.C. da ceramisti come Gellivs49, lacoppa o pisside Drag. 4 entra nel repertorio deiceramisti padani50 e si diffonde in particolarenella seconda metà del I sec. d.C., anche se non hamai raggiunto una distribuzione capillare51 (tav.XXX, n. 12).

La forma che in assoluto ha conosciuto il piùgrande successo commerciale in Lombardia è lacoppa Drag. 24/2552, attestata nelle varianti

Mazzeo 15A (tav. XXX, nn. 7-8), Mazzeo 15B (tav.XXX, n. 9) e Mazzeo 15C (tav. XXX, n. 10). Nata inambito italico e importata in Cisalpina da cerami-sti come Gellivs53 intorno alla prima età tiberiana,essa fu presto fabbricata anche dai ceramistipadani54. In particolare, con un decadimento tec-nico della produzione e un ispessimento delle pare-ti, diventa il cavallo di battaglia dei ceramistipadani della seconda metà del I sec. d.C. che sonoidentificabili con il bollo con i tria nomina in siglao fortemente abbreviati55. In alcune zone dellaLombardia la coppa Drag. 24/25 è ancora attestatain pieno II sec. d.C., benché la produzione diventipiù corrente e priva di decorazioni: per esempio adAngera (VA) è in contesto anche con moneta diAntonino Pio, mentre ad Arsago Seprio (VA) conmoneta di Marco Aurelio. Nel primo periodo diproduzione (fino a circa la metà del I sec. d.C.) laDrag. 24/25 è spesso in associazione con la Drag.17B, mentre successivamente si trova comune-mente con la Drag. 31. Nel Varesotto invece ingenere si rinviene con la coppa/patera Drag. 37/32.

Databile entro la prima metà del I sec. è lapatera Drag. 18/31, presente, anche se in pochiesemplari, su tutto il territorio lombardo (tav.XXXIII, n. 8). Si è ritenuto opportuno inserire inquesto tipo anche alcuni esemplari che ad Ange-ra56 e ad Arsago Seprio57 sono stati classificaticome variante varesina della Drag. 31.

Delle patere che si affermano tra il 25 e il 50d.C., la forma di maggior successo è senz’altro lapatera Drag. 3158. Essa si rinviene più frequen-temente nella variante Mazzeo 27B (tav. XXXIV,nn. 2-3), ma talvolta anche nella variante Mazzeo27A (tav. XXXIV, n. 1). Nella Lombardia orientalesi trova soprattutto in una variante a vasca bassa

Carola Della Porta 85

43 Bolli non padani: a Nave (BS) bollo in p.p. di L.GELLI(VS)QVADRATVS; a Como, Camerlata, due bolli in p.p. diL.GELLI(VS) QVADRATVS; a Parabiago (MI) bollo in c.ret. diANTI(OCHVS)?; ad Angera (VA) bollo in p.p. di C.MVRRI(VS).Bolli padani: a Zanica (BG) bollo in p.p. di PHILOMV(SVS); aNave (BS) bollo in p.p. di C.T.P; a Como, Camerlata, bollo inp.p. di C.T.P; ad Angera (VA) bollo in p.p. di L.M.V.44 Vd. appendice.45 Vd. appendice.46 Bolli non padani: a Como, Camerlata, bolli in p.p. diM.PERENNIVS e M. PERENNIVS CRESC(ENS); a Legnano(MI) bollo in c.ret. di AVILLI(VS) con graffito; a Milano bolli inc.ret. di C.AVRELIVS e M.PERENNIVS; ad Abbiategrasso (MI)bollo in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS; ad Albairate (MI)bollo in p.p. di C.MVRRI(VS); a Gropello Cairoli (PV) bollo in p.p.di C.MVRRI(VS); a Bergamo bollo in p.p. di C.MVRRI(VS).Bolli padani: a Bergamo bolli in c.ret. di ANEMO e L.SARIVS;a Borgo San Giacomo (BS) in p.p. TAC (?) e di C.T.V. (?); adAbbiategrasso (MI) in cartiglio di VEGETVS; a Schivenoglia(MN) in p.p. di SECVNDVS; a Gorla Minore (VA) in p.p. di ATI-METVS. 47 Vd. appendice.48 Il quinto bollo in p.p. illeggibile proviene da Olgiate Comasco (CO).49 Bolli in p.p. di L.GELLI(VS) QVADRATVS: a Como, Camer-lata; a Cavriana (MN).

50 A Zanica (BG) bollo in p.p. di L.M.V; ad Angera (VA) bolli inp.p. di L.M.V e di Q.S.P.51 Vd. appendice.52 Vd. appendice.53 Un bollo in p.p. L.GELLI(VS) QVADRATVS è attestato adAlbairate (MI) con graffito IIIRTVLI, interpretabile comeTERTVLI. Un altro ceramista aretino sicuro ad Olgiate Coma-sco (CO): M.PERENNIVS.54 Tra i bolli più antichi sono attestati a Parabiago (MI) diGA(V)I[VS]?, a Suzzara (MN) di A.TERENTIVS, a Gallarate(VA) di GRAECER e ad Arsago Seprio (VA) di LV[...] con ungraffito R all’interno del piede.55 Bolli in p.p. tardopadani sono presenti a Borgo San Giacomo(BS) di Q.T.C.; a Brescia, via Alberto Mario di C.T.S; a Nave(BS) di L.M.V; a Como, Borgo Vico, di C.T.S; a Como, Rebbio di[···]S e all’interno del piede una X graffita; a Oliveto Lario (CO)di C.T.P.; a Castelleone (CR) di C.TAP e sul fondo esterno graf-fito LVF; ad Albairate (MI) di O.CI; a Milano di L.M.V.; a SanGiorgio su Legnano (MI) di C.T.P; a San Vittore Olona (MI) diQ.L.E e TREP; a Cavriana (MN) di [···]SC [···]; ad Angera (VA)di C.T.S.; ad Induno Olona (VA) di S.S.C. e graffito sul fondo.Un bollo in p.p. di origine incerta è attestato a Capiago Inti-miano (CO) di MERCA. [TOR?].56 Lavizzari Pedrazzini in Angera romana I 1985.57 FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987.58 Vd. appendice.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI86

e orlo ingrossato (variante Calvatone, tav. XXXIV,n. 6) o in una variante a vasca profonda con orlopendente (variante Cremona, tav. XXXIV, n. 5).

Dal punto di vista morfologico la variante Cal-vatone sembra derivare dalla aretina Goud. 14(Consp. 2.1.1 e 2.1.2)59, ma anche avere rapporticon una variante ad orlo ingrossato della Lamb. 7in ceramica a vernice nera, peculiare proprio delCremonese (vd. supra il cap. sulla ceramica a ver-nice nera). La presenza di impressioni di gemmesu esemplari di questa variante potrebbe essere laconferma dei suoi rapporti con la ceramica a verni-ce nera60. Tuttavia l’uso di imprimere le gemmesul fondo di patere in terra sigillata non è circo-scritto al periodo altoimperiale, ma sembra carat-terizzare le Drag. 31 della Lombardia orientalefino ad età medioimperiale e oltre61.

La Drag. 31, variante Cremona62, viene attri-buita alla produzione della fornace di Cremona,via Platina (vd. supra Il quadro produttivo e i pro-blemi ad esso collegati), ma si trova maggiormenteattestata nella necropoli di Salò (BS) in contestitra il 90 e il 199 d.C.

Considerando la diffusione della patera Drag.31, relativamente pochi sono gli esemplari bollatida ceramisti sia di origine aretina63 sia padani64.Lo spettro cronologico di attestazione è piuttostoampio (secondo quarto I sec. d.C.65 / seconda metàII sec. d.C.66) e con il tempo la Drag. 31 viene asostituire le patere Drag. 17B, Ritt. 1 e Drag.15/17. La forma conosce un certo sviluppo: peresempio dall’età flavia la dimensione del fondodella variante Mazzeo 27B sembra restringersi(tav. XXXIV, n. 4), le argille si fanno meno depura-te e le vernici meno compatte e durevoli67.

Strettamente legata alla patera Drag. 31 è lacoppa-patera Drag. 37/3268, collocabile pressap-poco nello stesso orizzonte cronologico e attestatanelle varianti Mazzeo 26A (tav. XXXIV, n. 7) e

Mazzeo 26B (tav. XXXIV, n. 8): secondo la Laviz-zari Pedrazzini essa sarebbe proprio una rielabo-razione popolare della Drag. 3169. Questa forma èdiffusa soprattutto nel comprensorio Verbano-Ticino70. In quest’area la sua massiccia presenzapotrebbe essere anche sottovalutata: infatti moltisono gli esemplari inediti ed inoltre è possibile chepezzi ritenuti in passato Drag. 31 siano in realtàDrag. 37/32. Essa è più rara nella Lombardiaorientale, dove però potrebbe essere localizzatauna officina (Cremona, via Platina)71. I reperti quirinvenuti sono caratterizzati da fondi concavi alli-neati all’andamento curvilineo della parete e daorli estroflessi, talora penduli.

Morfologicamente vicina alla coppa/pateraDrag. 37/32 è una patera con orlo indistinto,vasca emisferica profonda e piede ad anello(tav. XXXIV, n. 10), che la Mazzeo72 considera unavariante della precedente. Essa è presente nelComasco e nel Varesotto73. Simile ad entrambe èla patera Drag. 32, dalla bassa vasca a paretiarrotondate e l’orlo distinto (tav. XXXIV, n. 9). Èanch’essa poco numerosa74.

Tra le forme di lunga durata si può collocare lacoppa Drag. 40, documentata in Lombardia tral’età giulio-claudia e l’età severiana75 (tav. XXX, nn.15-16). Si tratta di un tipo molto semplice con pro-fonda vasca emisferica che non presenta particolariproblemi tecnici dal punto di vista della modellazio-ne, fatto che ne ha determinato il successo. Senzaprecise descrizioni delle caratteristiche tecnologi-che è difficile distinguere le produzioni “sigillate”talvolta bollate76, dalle produzioni più scadenti, ascarso raggio di distribuzione, molto affini alla cera-mica comune depurata (vd. infra ceramica comune,ciotole/coppe n. 32; tav. CXLVII, nn. 6-8).

Nella seconda metà del I sec. d.C., ma soprattut-to a partire dall’età flavia comincia la diffusione dialcune forme che continuano fino ad esaurimento

59 VOLONTÉ 1992-93. Altri pensano che la Drag. 31 nelle suediverse varianti sia una evoluzione della Drag. 18/31 (soprat-tutto la variante Mazzeo 27A, Consp. 3.2: Lavizzari Pedrazziniin Angera romana I 1985).60 COCCONCELLI 1996, pp. 278-280.61 Si veda da ultimo M. Volonté in Tesori della Postumia.Archeologia e storia intorno a una grande strada romana alleradici dell’Europa, catalogo della mostra di Cremona, Milano1998, pp. 501-502.62 In MASSA 1997 (pp. 95-96) questa forma viene classificatacome Curle 15. Tuttavia essa non ha niente a che vedere contale forma come classificata in MAZZEO SARACINO 1985(forma Mazzeo 30) o nel Conspectus 1990 (forme Consp. 47 e48), testi su cui il presente lavoro si basa. Neppure ha riscontronel Dicocer 1993, che prende in considerazione, tra l’altro,anche le produzioni di terra sigillata gallica (p. 579, forma SIG-SG VeC2).63 A Nave (BS) bollo in p.p. di RASINI(VS).64A Salò (BS) bolli in p.p.di GAIVS e di C.T.V.; a Cremona, via Pla-tina, bolli in p.p.di GAIVS e di C.T.V.; a Milano bollo in p.p.di Q.S.P;ad Angera (VA) bolli in p.p. di L.M.CE, L.V.M., Q.V.S. e di VIIRI.65 Ad Angera un esemplare proviene da una tomba che gli sca-

vatori datano all’età tiberiana per la presenza di alcuni frusto-li di ceramica a vernice nera e di un pendaglio in metallo pre-zioso di un tipo in genere attestato nel tardo La Tène (Angeraromana I 1985, p. 243, n. 8): questo monile potrebbe però ancheessere un oggetto di famiglia ereditato.66 Ad Arsago Seprio (VA) è associata con moneta di MarcoAurelio.67 Lavizzari Pedrazzini in Angera romana I 1985.68 Età tiberiana/età adrianea, specie età claudio-neroniana/età fla-via (comprensorio del Verbano-Ticino); ad Angera (VA) un esem-plare in una tomba di età antonina e ad Arsago Seprio (VA) unoassociato con moneta di Marco Aurelio, ma con dubbi sul corredo.69 Angera romana I 1985.70 Vd. appendice.71 Vd. appendice.72 MAZZEO SARACINO 1985, tav. LXV, n. 4.73 Vd. appendice.74 Vd. appendice.75 Vd. appendice.76 A Zanica (BG) bollo in p.p. di ANS; a Molteno (CO) bollo inp.p. di L.M.V. (?).

della produzione, intorno alla seconda metà del IIsec. d.C. Si tratta delle patere Drag. 3677 (tav.XXXV, nn. 3-5) e Drag. 36/5178 (tav. XXXV, n. 6) edelle coppe Drag. 3579 (tav. XXXI, nn. 5-7),Consp. 4680 (tav. XXXI, n. 5) e Drag. 35/5181 (tav.XXXI, n. 8), che presentano in genere sulla tesa unadecorazione à la barbotine con volute, grappoli emotivi floreali. Questi recipienti sono bollati soltan-to raramente, quasi sempre con bolli con i tria nomi-na in sigla o fortemente abbreviati82. A differenza diquanto sostenuto dalla Mazzeo Saracino83, questeforme non sono circoscritte al comprensorio Verba-no-Ticino. È probabile che esse appaiano maggior-mente rappresentate in quella zona semplicementeperché quell’area è stata più capillarmente indaga-ta e soprattutto più pubblicata.

Contemporanee alle precedenti sono alcuneforme con orlo distinto triangolare: si tratta dellapatera Curle 1584 (tav. XXXV, nn. 1-2) e dellacoppa Drag. 4685 (tav. XXXI, nn. 3-4). Diversa-mente da quanto afferma la Mazzeo Seracino(1985) esse non sono esclusive del comprensoriodel Ticino, anche se sono genericamente poco atte-state. In alcuni casi esse risultano bollate con i trianomina abbreviati86.

4. I bolli: una proposta di lettura

Tra la terra sigillata pubblicata in Lombardia equi raccolta, numerosi esemplari sono provvisti dibolli. Questi vengono riportati in appendice suddi-visi tra bolli di possibile origine padana, bolli dialtra origine e bolli frammentari o incerti. Perl’individuazione dei singoli ceramisti è statoimpiegato il CVArr. Benché quest’opera sia oggifortemente lacunosa e datata87, si è ritenutoopportuno accettare le singole attribuzioni esoprattutto le localizzazioni delle botteghe, dalmomento che i dati a disposizione sono principal-mente di origine bibliografica e non sono statesvolte indagini chimico-fisiche sul materiale.

Mancando dati quantitativi affidabili circa lapresenza complessiva di terra sigillata nella regio-ne88, non si può stabilire il rapporto tra i rinveni-menti bollati e i rinvenimenti non bollati. Inoltresoltanto in parte è possibile associare il bollo a unaforma ricostruibile e quindi classificabile89.

Per queste ragioni, le osservazioni sui bolli inci-dono soltanto marginalmente sul panorama com-plessivo della terra sigillata in Lombardia. Inoltreesse si riferiscono non a tutto il periodo di attesta-zione di questa classe, ma a quello che va dall’iniziodell’età augustea alla fine del I sec. d.C. circa, dalmomento che raramente sono stati rinvenuti pezzibollati sicuramente fabbricati dopo tale data.

In Lombardia, sulla base dei dati editi, è statariconosciuta la presenza di 154 figuli90. Tra questi,in base alle indicazioni del CVArr, 54 sono i figuliaretini, centro-italici o di altra origine (da ora in poidefiniti “non padani”)91, contro 100 figuli probabil-mente padani. Il numero dei bolli presenti per cia-scun figulo è piuttosto variabile: si può notare cheben 151 nominativi presentano meno di 10 attesta-

Carola Della Porta 87

77 Vd. appendice.78 Vd. appendice.79 Vd. appendice.80 Vd. appendice.81 Vd. appendice.82 Patera Drag. 36: a Angera (VA) bollo in p.p. L.S.N. PateraDrag. 36/51: a Salò (BS) bollo in p.p. di GAIVS; a Calvatone(CR) bollo in p.p. illeggibile e graffito LPS sul fondo interno.83 MAZZEO SARACINO 1985, pp. 185-186.84 Vd. appendice. Ad Angera (VA) (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 210, tav. 2, n. 8) appare un esemplare con orlo e carena ondulati, dacui deriva la variante angerese della Mazzeo Saracino (1985, tav.LXVI, n. 2). Tuttavia in Angera romana I 1985 (p. 232, n. 12) lo stessopezzo non presenta più le ondulazioni. Si tratta di un errore di disegno?85 Vd. appendice.86 Patera Curle 15: ad Angera (VA) un bollo in p.p. di L.M.CE.Coppa Drag. 46: a Lovere (BG) bollo in p.p. di Q.S.P.(?); a Gal-

larate (VA) bollo C.O[.]I e graffito M. 87 Una nuova edizione del Corpus è ora in preparazione a curadi P. M. Kenrick (cfr. P. M. KENRICK, Corpus vasorum arreti-norum: the third generation, in “ReiCretRomFautActa”, 34,1995, pp. 281-282).88 Nel presente lavoro non è stato possibile quantificare i rin-venimenti in terra sigillata, perché le fonti bibliografiche sonotroppo disomogenee, dal momento che vanno dalla pubblicazio-ne esaustiva di tutto il materiale rinvenuto alla mera notizia.89 Per la raccolta dei bolli è stato possibile utilizzare anchetesti, come le fonti ottocentesche e il CIL, che non prestanoalcuna attenzione alla tipologia e che perciò non sono statiimpiegati per individuare le forme.90 I bolli incerti o frammentari riportati nella relativa appendi-ce non sono stati considerati per la stesura di questo capitolo.91 Nel presente capitolo non sono stati conteggiati i tre bolliARRET, rinvenuti a Milano (vd. Appendice, Bolli, di originediversa), perché attualmente non è stata provata né la loroimportazione né la loro produzione in Cisalpina.

Ceramisti non 6 23 16 3 48padani <10 bolli

Ceramisti con filiali 4 4padane <10 bolli

Ceramisti padani 6 36 52 5 99<10 bolli

Mvrrivs (aretino) 1 1

Gellivs (aretino) 1 1

L.Mag.Vir. (padano) 1 1

Ceramisti tot. 12 63 70 9 154

Tab. 1: I ceramisti

Ceramisti

con bolli non

determinabili

Ceramisti

con bolli

in c.ret.

Ceramisti

con bolli

in p.p.

Ceramisti

con bolli

in c.ret. e p.p.

Totale

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI88

zioni. Soltanto tre ceramisti superano tale soglia: sitratta di Mvrrivs, con 18 attestazioni, Gellivs, conben 44 bolli, e L.Mag.Vir. con 20 presenze.

Pur nella consapevolezza che i dati a disposi-zione sono incompleti e destinati a cambiare adogni nuova scoperta e che le localizzazioni propo-ste dal CVArr sono state verificate soltanto inparte, si è voluto tentare di analizzare, con stru-menti di statistica elementare, le attestazioni dibolli presenti in Lombardia alla luce della lorodiversa origine e del diverso impatto che le singolecategorie di produttori devono avere avuto sulmercato lombardo dall’età augustea alla fine del Isec. d.C. circa.

Per semplificare le osservazioni, i dati nelletabelle e nei grafici sono stati raggruppati per cate-gorie di ceramisti: ceramisti non padani che pre-sentano meno di 10 attestazioni, ceramisti pada-ni che presentano meno di 10 attestazioni,Mvrrivs, Gellivs92 e L.Mag.Vir., figuli che pre-sentano più di 10 attestazioni ciascuno. Inoltre si èritenuto opportuno distinguere quattro figuli nonpadani (Sentivs Firmvs, Sertorivs Ocella, SestivsDama e A.Titivs), in quanto sembra che avesseroaperto delle filiali in Cisalpina93: con i dati attualiresta incerto se le attestazioni lombarde provenga-no dalla casa madre o dalle botteghe padane.

Dalla tabella 2 si può notare come i bolli preva-lentemente documentati siano in cartiglio e inplanta pedis. I bolli di altro tipo (in lunula, in plan-ta manus ecc.) o non determinabili risultano esse-re circa l’8% del totale.

Considerando che i bolli in cartiglio sono piùantichi di quelli in planta pedis, le attestazionipossono essere suddivise cronologicamente in dueperiodi, fissando convenzionalmente al 15 d.C. il

limite di passaggio da un tipo di bollo all’altro.Osservando le attestazioni complessive sul ter-

ritorio lombardo (tab. 2 e graf. 1), è evidente comei ceramisti padani, con meno di 10 bolli ciascuno,restano in entrambi i periodi i favoriti sul mercatoregionale, con 65 bolli in cartiglio e 113 in plantapedis. Ad essi vanno aggiunte le 20 attestazioni inplanta pedis di L.Mag.Vir.

I bolli non padani totali si attestano sulle 47unità nel periodo del cartiglio e sulle 91 nel perio-do della planta pedis, cosicché il rapporto tra ledue produzioni (non padana e padana) subisce neidue periodi una modifica molto marginale (da1:1,38 a 1:1,46) (vd. graf. 2).

Tuttavia prendendo in considerazione soltantoi ceramisti (non padani e padani) con meno di 10bolli, si può notare che il rapporto tra le due pro-duzioni cambia notevolmente nei due periodi pas-sando da 1:1,4 a 1:3,4 (grafico 3).

Dunque a mantenere l’equilibrio tra le due pro-duzioni, come notato nel grafico 2, contribuisconoin maniera determinante i figuli Mvrrivs e Gellivs,il cui peso sul mercato lombardo aumenta nelcorso del tempo. Infatti se la produzione diMvrrivs in c.ret. (nessun cartiglio di Gellivs è statorinvenuto) costituiva esclusivamente il 1,8% ca.delle presenze, i bolli in planta pedis dei due cera-misti formano il 26% ca. del totale (conquistando il63% ca. delle attestazioni non padane).

Soltanto il padano L.Mag.Vir., con le sue 20attestazioni, può competere con i due ceramistiaretini, ritagliandosi circa il 9% del mercato lom-bardo nel periodo della planta pedis.

Le differenze più marcate tra i due periodi sinotano osservando il grafico 6.

Nel periodo del cartiglio rettangolare tutti i 72

92 In questa sede (vd. anche supra Il quadro produttivo e i pro-blemi ad esso collegati) si accoglie la tesi, sostenuta soprattut-to in ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1982, Conspectus

1990, p. 33 e SCHNEIDER 1993, che Gellivs e anche Mvrrivsavessero la loro sede produttiva ad Arezzo o comunque al difuori della Cisalpina.93 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991.

Categorie di Bolli non det. Bolli Bolli Bolli ceramisti o di altro tipo in c.ret. in p.p. tot.

Ceramisti non 12 32 33 77padani <10 bolli

Ceramisti con filiali 13 13padane <10 bolli

Ceramisti padani 15 65 113 190<10 bolli

Mvrrivs (aretino) 2 2 14 18

Gellivs (aretino) 44 44

L.Mag.Vir. (padano) 20 20

Ceramisti tot. 29 112 223 365

Tab. 2: I bolli Graf. 1

ceramisti attivi (padani e non) presentano unamedia di circa 1,6 bolli ciascuno (padani: 1,6; nonpadani: 1,5)94. Questo dato indica sostanzialmentela presenza sul mercato lombardo di un grannumero di produttori, ciascuno con scarso poteredi smercio. Tra questi ceramisti si collocano anchenomi importanti, come gli aretini Cn.Ateivs95 eL.Tettivs Samia, di cui sono note le grandi produ-zioni esportate un po’ ovunque.

Nella conquista di quote di mercato dovevaquindi giocare un ruolo fondamentale la prossimi-tà geografica dell’area di produzione rispetto aquella di consumo: con ciò infatti si spiega comemai i 41 ceramisti padani vengano a coprire il 58%del fabbisogno lombardo. È quindi questo vantag-gio della localizzazione che potrebbe aver spintoSentivs Firmvs, Sertorivs Ocella, Sestivs Dama eA.Titivs ad aprire filiali in Cisalpina, con lo scopodi avvicinare la zona di produzione a quella dismercio.

Con l’avvento della planta pedis la situazionedel mercato lombardo è radicalmente mutata:appaiono notevoli differenze di concentrazionedella produzione e di incidenza sul mercato tra iproduttori padani e quelli di altra origine. Lacapacità produttiva individuale dei produttoripadani si mantiene sostanzialmente stabile, conuna attestazione media di 2,3 bolli ciascuno (com-preso L.Mag.Vir.), contro l’1,6 bolli del periodo pre-cedente96. La produzione padana rimane in gene-rale altamente parcellizzata e ogni singolo produt-tore continua ad avere scarso potere di mercato97.

Diversamente il mercato delle importazioni siconcentra nelle mani di poche botteghe: infatti senumerosi ceramisti non padani abbandonano ilmercato lombardo (i nominativi passano da 31 a21), i nuovi produttori98 si mantengono altamentecompetitivi, con una scarsa diminuzione della loroquota complessiva (dal 42% al 40,6%). L’attesta-zione media dei ceramisti non padani presi nel loro

Carola Della Porta 89

94 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anche deiceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello in p.p.95 Si veda a riguardo il recente KENRICK 1997.96 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anche deiceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello in p.p.97 I produttori padani con meno di 10 attestazioni, benché siaandato aumentato il loro output complessivo (che passa dai 65

bolli in c.ret. ai 113 in p.p.), rimangono scarsamente competiti-vi: infatti 57 nominativi (su 79 attestati, cioé il 73%) copronouna quota di mercato del 50%. Essa sale al 59.3% soltantoincludendo i dati riferibili a L.Mag.Vir.98 Viene qui usata la locuzione “nuovi produttori”, in quantosoltanto quattro ceramisti non padani presentano bolli sia inc.ret. sia in p.p., cioè esportano in Lombardia in entrambi iperiodi.

Graf. 2 Graf. 3

Categorie di ceramisti %

Ceramisti non padani <10 bolli 28,6Ceramisti con filiali padane <10 bolli 11,6Ceramisti padani <10 bolli 58,0Mvrrivs (aretino) 1,8Gellivs (aretino)L.Mag.Vir. (padano)Ceramisti tot. 100,0

Tab. 3: Bolli in c.ret. %

Categorie di ceramisti %

Ceramisti non padani <10 bolli 14,7Ceramisti con filiali padane <10 bolliCeramisti padani <10 bolli 50,4Mvrrivs (aretino) 6,3Gellivs (aretino) 19,6L.Mag.Vir. (padano) 8,9Ceramisti tot. 100,0

Tab. 4: Bolli in p.p. %

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI90

complesso passa dall’1,5 ai 4,3 bolli ciascuno99.Come è evidente dal grafico 7, Gellivs e Mvrrivsfanno la parte del leone con rispettivamente 44 e14 attestazioni in planta pedis (con la conquistarispettivamente del 19,6% e del 6,3% del mercatolombardo). Tuttavia anche tra i produttori menoattestati (che in media presentano 1,7 bolli ciascu-no) ci sono nominativi tutt’altro che trascurabilicome Camvrivs, che con i suoi 8 bolli copre unoshare del 3,6%.

Davanti a questi dati ci si deve chiedere cheruolo giochi la difficoltà degli studiosi nel rico-struire l’organizzazione delle botteghe ceramiche,in particolare di quelle padane, e nell’individuare

le modalità di smercio dei prodotti finiti. Nello stu-dio qui proposto ogni nominativo di ceramista èstato infatti considerato indicativo dell’esistenzadi una bottega100, mentre è stato spesso ipotizzatoche in alcuni casi in una stessa officina lavorasse-ro più operai, ciascuno con un proprio bollo101.Inoltre è anche possibile che un singolo negotiatorsmerciasse i prodotti di officine diverse e che ciòabbia contribuito al successo commerciale di alcu-ni produttori, rispetto ad altri.

Per valutare il peso che potrebbero avere avutoeventuali grandi concentrazioni di produzione e/odi smercio anche in Cisalpina si può fare l’esempiodi quei ceramisti che bollano in planta pedis con itria nomina abbreviati e che presentano tutti un

99 Per calcolare le attestazioni medie si è tenuto conto anchedei ceramisti che presentano sia il bollo in c.ret. sia quello inp.p.100 Si veda il recente FÜLLE 1997, che prende in esame lemanifatture di terra sigillata presenti ad Arezzo e che giunge

alla conclusione che il bollo presente sulla ceramica vada riferi-to all’officinator, cioè al gestore della bottega, piuttosto che alsingolo ceramista che fabbricava materialmente il vaso. Secon-do questo modello ogni bollo deve quindi indicare la presenza diuna bottega, benché questa possa essere collegata ad altre,come presuppone la “nucleated workshop production”.

Graf. 4 Graf. 5

Graf. 6 Graf. 7

prenome e un gentilizio C.T., forse indicante illegame con un unico patrono o comunque conun’unica famiglia. Si tratta di 9 nominativi chebollano complessivamente 23 pezzi. Dal graficoappare subito evidente come cambia il loro ruolosul mercato lombardo se presi singolarmente o ingruppo.

È quindi possibile che anche in Italia setten-trionale ci siano state delle forme di concentrazio-ne della produzione in grosse botteghe oppure unaorganizazzione unitaria dello smercio dei prodottifiniti. Oltre al caso sopra ricordato si può citareM.Serivs (Hilarvs) e i suoi lavoranti, che si trova-no diffusi in Lombardia come pure in tutta laCisalpina. Attualmente però questi fenomenisfuggono nelle loro linee essenziali: non è statoancora appurato con sicurezza se schiavi, liberti opatroni lavorassero in una singola grande fabbricaoppure in una pluralità di fabbriche, anche seunite da vincoli di patronato o di proprietà, esoprattutto come era organizzata l’attività di ven-dita. Un contributo importante anche per chiarirequesti punti potrebbe provenire dalla scoperta diimpianti produttivi in Cisalpina o da analisi chi-miche mirate su una campionatura significativaproveniente da tutte le località di attestazione diquesti bolli.

Come già sottolineato nel quadro produttivo(vd. supra), con i dati attualmente disponibili nonè facile stabilire quali ceramisti padani abbianoprodotto in Lombardia e quali invece in altre zonedella Cisalpina. L’unico nominativo che potrebbe

suggerire una localizzazione a Cremona della pro-duzione è Gaivs, i cui bolli sono stati ritrovati suDrag. 31 molto simili tra loro, provenienti da viaPlatina a Cremona, dove è stata ipotizzata la pre-senza di una fornace, e da Salò (BS). Tuttavia sitratta per ora soltanto di un’ipotesi in attesa diverifica.

Concludendo, il mercato lombardo offre unanotevole campionatura di bolli, che permette diosservare alcune dinamiche legate alla catena pro-duzione-consumo di terra sigillata e il loro svilup-po nel corso di circa un secolo e mezzo. L’approccioqui seguito è strettamente legato alle propostesuggerite dal CVArr circa la localizzazione dellesingole officine in Cisalpina, o fuori di questaregione, ed è perciò passibile di revisione qualoraqueste ubicazioni risultino da correggere. Non sideve dimenticare però che se un ceramista, attual-mente localizzato ad Arezzo, risultasse in seguitoprovenire da un altro sito dell’Etruria, il discorsorelativo alla diffusione dei prodotti sul mercatolombardo non cambierebbe. Un notevole muta-mento di prospettiva potrebbe invece avvenirequalora alcuni grossi produttori cisalpini risultas-sero invece essere non padani e viceversa.

Sia per quanto riguarda la terra sigillata nelsuo complesso sia per quanto riguarda i bolli,restano aperti molti quesiti che non possono esse-re risolti senza un approccio articolato che tocchitutti gli aspetti del ciclo produttivo di questa clas-se, dalla localizzazione delle botteghe alla loroorganizzazione interna, dall’approvvigionamentodelle materie prime allo smercio dei prodotti.

(Carola Della Porta)

Carola Della Porta 91

100 Si veda il recente FÜLLE 1997, che prende in esame lemanifatture di terra sigillata presenti ad Arezzo e che giungealla conclusione che il bollo presente sulla ceramica vada riferi-to all’officinator, cioè al gestore della bottega, piuttosto che alsingolo ceramista che fabbricava materialmente il vaso. Secon-

do questo modello ogni bollo deve quindi indicare la presenza diuna bottega, benché questa possa essere collegata ad altre,come presuppone la “nucleated workshop production”.101 Per una valutazione di questi problemi, cfr. PUCCI 1993.

Graf. 8 Graf. 9

Per la tipologia è stato seguito ora il lavoro dellaMazzeo Saracino (1985) ora il Conspectus (1990),tranne che quando diversamente specificato. Leconcordanze con altre classificazioni vengonoriportate tra parentesi.Le dizioni “produzione aretina” o “produzione cen-troitalica” ecc. indicano un dato fornito dalla fontebibliografica e non controllato dalla scrivente oppu-re la presenza di un bollo aretino o centroitalico. Peril materiale bollato di Gellivs e Mvrrivs si è preferi-to specificare “produzione di Gellivs” o “produzionedi Mvrrivs”, dal momento che non tutti concordanocirca la localizzazione di queste officine. Quandonon è precisato nulla, si intende produzione nord-italica, certa o probabile, anche se spesso le fontibibliografiche non sono sempre chiare su questopunto.Sono state riportate prima le coppe e poi le patere,seguendo un approssimativo ordine cronologico diapparizione.Per quanto riguarda i dati epigrafici si riporta ilnome del ceramista a cui appartiene il bollo: per lalettura dei singoli marchi si rimanda alle schedesui singoli ceramisti nell’appendice sui bolli.

Coppe

Forma: coppa Haltern 14 (Mazzeo 1, Consp. 38) (tav.XXIX, n. 1)Dati epigrafici: bollo in cartiglio di SATVRNINVS(Milano).Attestazioni:CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 57, C78, tav. IV, n.17; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano ePavia). MI: Abbiategrasso (PALESTRA 1956, p. 18, n. 4); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62, tav. XX,n.1). PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, pp. 83-84, tomba 36, n. 7, tav. XI, n. 6).

Forma: coppa Consp. 36.4 (Mazzeo 2, Schindler Schef-fenegger 12b) (tav. XXIX, n. 2)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62,tav. XX, n. 2).

Forma: coppa Goud. 2 (Drag. 33, Mazzeo 5, Consp. 7.2)(tav. XXIX, nn. 3-4)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare AVSSI eilleggibile (Capiago Intimiano, CO); bollo in cartigliorettangolare AVSS LA (Fino Mornasco, CO); bolli in car-

tiglio rettangolare di PASSI(ENVS) TELAMO e illeggi-bile (Parabiago, MI); bollo in cartiglio rettangolare di C.SERTORIVS OCELLA (Arsago Seprio, VA).Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 69-70, f-g, tav. IV, f: Mazzeo 5B); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, p. 55, n. 9, tav. II, n. 9: Mazzeo5B).CR: Cremona, via Garibotti (AMADORI 1993-94, p. 350,n. 30, tav. XVII, n.1: Mazzeo 5A); Cremona, via Platina(BREDA 1983-84, p. 137, cat. TS38; AMADORI 1993-94, p. 351, n. 31, tav. XVII, n. 2: Mazzeo 5A).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.63-64, tav. XXI, n. 1: Mazzeo 5B); Parabiago, S. Lorenzo(Antichi silenzi 1996, p. 34, tomba 301, tav. 2, n. 3, p.100, tomba 19, tav. 30, n. 7).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 168, n. 35, fig. 19, n. 35).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav.XIII, c: Mazzeo 5A, produzione aretina ?); Laveno, alleTerrazze (BERTOLONE 1937-38, p. 38, F: attribuzioneipotetica).

Forma: coppa Goud. 10 (Mazzeo 8, Consp. 9) (tav.XXIX, n. 5)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63,tav. XX, n. 10).

Forma: coppa Goud. 5 (Mazzeo 7, Consp. 8.1, Pucci XIX,varietà 1) (tav. XXIX, n. 6)Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig.118); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p.151, catt. 94-95, tav. XXXVI = CATTANEO 1996, p. 157,figg. 22-23).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63,tav. XX, nn.19-22). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Loren-zo di Pegognaga 1996, p. 168, n. 37, fig. 19, n. 37: attri-buzione ipotetica); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p.68, tav. XVII, n. B5: attribuzione ipotetica).

Forma: coppa Consp. 8.1.3 (forma MM3, tav. XVII, n.111, variante tra Goud. 5 e Goud. 7) (tav. XXIX, n. 7)Dati epigrafici: bollo in cartiglio rettangolare )( (Mila-no, necropoli).Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/5: pro-duzione aretina); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 60, tav. XVIII, n. 11: produzione aretina ?).

Forma: coppa Goud. 7 (Mazzeo 9, Consp. 13) (tav.XXIX, n. 8)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI92

1A causa di un errore di stampa nel testo (Scavi MM31991, vol. 3.1,p. 60) è detta forma tav. XVII, n. 11: in realtà si trova a tav. XVIII.

APPENDICE

5. Le attestazioni della terra sigillata in Lom-bardia

Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.59-60, tav. XVIII, nn. 8-10: produzione aretina).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 77, tav. XX, n. A1:interpretato come ceramica a vernice nera); PoggioRusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav. XVII, n. B9).

Forma: coppa Consp. 14 (Goud. 13, 16, 18/24, Mazzeo10, Haltern 7) (tav. XXIX, nn. 9-10)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare di SOLI-MARVS (Canegrate, MI); bollo in cartiglio rettangolaredi VEGETVS (Milano).Attestazioni:BG: Zanica, fondo Campagna (Carta Bergamo 1992, vol.2.1, p. 138, vol. 2.2, p. 137, scheda n. 633, figg. 96-97:Consp. 14.1.5).CR: Calvatone (VOLONTÉ M. 1988-89, p. 183, cat. 161,tav. LXX: attribuzione ipotetica; Calvatone romana1997, pp. 79-80, tav. VI, n. 1: attribuzione ipotetica, pro-duzione aretina ?).MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, p. 5, tav. 1, n.3, tav. 2, nn. 7, 11: produzione forse non padana); Legna-no (?) (Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a sinistra, sulretro: Consp. 14.1); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 64, tav. XXI, nn. 2-3: Consp. 14.1; p. 64,tav. XXI, nn. 4-5: Consp. 14.4).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: Consp. 14.1); Pegognaga, S. Loren-zo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 159, n. 4, fig. 18, n.4: Consp. 14.1, produzione aretina).

Forma: coppetta Ritt. 5 (Mazzeo 12, Consp. 15, 22, 23,24) (tav. XXIX, nn. 11-15)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare diC.M.R., di EROS, di [···]AN[···], bolli in planta pedis diC.MVRRI(VS) e di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Berga-mo); bolli in cartiglio rettangolare di PRISC(VS) e diDAC(VS) (Acquafredda, BS); bollo in cartiglio rettango-lare di DASI(VS) e bollo in planta pedis di C.M.R. (Nave,BS); bollo in cartiglio rettangolare illeggibile (CapiagoIntimiano, Mandana, CO); bollo in cartiglio rettangola-re illeggibile (Como, S. Carpoforo); bollo in cartiglio ret-tangolare di [C]LARIO (Cremona); bolli in cartiglio ret-tangolare di GERMAN(VS), di INGENVVS, diHILARVS, di CHOEP, di SOLO, bollo in planta pedis diAT(T)ICVS (Calvatone, CR); bollo in cartiglio rettango-lare di L.CRISPI(VS) (Abbiategrasso, MI); bollo in carti-glio rettangolare di AVRE(LIVS?) (Legnano, CasinaPace, MI); bollo di GA(V)I[VS] (?) (Parabiago, MI); bolloin cartiglio rettangolare di LVCI(?)(Arsago Seprio, VA).Attestazioni:BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986,pp. 110-112, fig. 99, n. 5: Consp. 24.4, produzione areti-na; fig. 99, n. 7: produzione di Mvrrivs; fig. 99, n. 8: pro-duzione di Gellivs; fig. 99, nn. 4, 9); Carrobbio degliAngeli (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153,fig.17, n. 10: Mazzeo 12B o Mazzeo 12C).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 229-230, tav. X,nn. 6-7); Brescia, p.za della Loggia (“NotALomb”, 1987,pp. 120-121, fig. 118: Mazzeo 12A); Brescia, via AlbertoMario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Nave (Sub ascia1987, p. 160, tav. 19, n. 3: Mazzeo 12A; p. 160, tav. 19,nn. 1-2: Mazzeo 12B; p. 160, tav. 19, n. 4: Mazzeo 12C,produzione aretina).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.114, b, pp. 120-121, a, tav. X, b, tav. XIII, a: Mazzeo 12B;

p. 162, a, tav. XVII, a: Mazzeo 12C); Capiago Intimiano,Villa Soave (NOBILE 1984, pp. 81-82, tav. I, nn. 10-11:Mazzeo 12B); Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco1994, pp. 189, 340, scheda 71: Mazzeo 12D, attribuzioneipotetica); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p.166;NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 202, nn. 11, 12, fig. 3:Mazzeo 12B e C).CR: Calvatone (CORSANO 1990, pp. 52-54, C51-C58,tav. III, nn. 12-19: produzioni aretina e padana; PAO-LUCCI 1987-88, pp. 103-105, figg. 59-61 = PAOLUCCI1996, p. 243; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 107-108, fig.120: Mazzeo 12D; p. 107, fig. 121: produzione aretina);Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 138, TS40 =BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1993-94, p. 352, n. 32,tav. XVIII, n. 1 = AMADORI 1996, p. 101, fig. 8).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,fig. 4: produzione aretina); Albairate (Albairate 1986, p.56); Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 120, n. 23, tav.4, n. 23: Mazzeo 12B); Graffignana (CERESA MORI1982, p. 207, n. 2, tav. 3, b: Mazzeo 12A); Legnano, Casi-na Pace (SUTERMEISTER 1960a, p. 22, tomba 17 =Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a sinistra, tav. IX, n. 5:Mazzeo 12A, produzione aretina ?); Legnano, via PietroMicca (Riti e offerte 1990, p. 31, n. 3, fig. a p. 19: Mazzeo12B); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/49:Consp. 24.4); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMIC-CIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 104, n. 7, tav. 2, n.7: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 60, tav. XIX, nn.1-3: produzionearetina; p. 64, tav. XXI, n.13: Mazzeo 12A); Parabiago,S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 84, tomba 5, nn. 3-4,tav. 17, n. 3, tav. 18, n. 4, p. 87, tomba 7, n. 3, tav. 20, n.3, p. 116, tomba 32, n. 2, tav. 42, n. 2: Mazzeo 12B; p. 90,tomba 10, n. 2, tav. 22, n. 2).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Loren-zo di Pegognaga 1996, p. 169, n. 39, fig. 19, n. 39); Pog-gio Rusco (BOTTURA 1988, p. 121, tav. XXXVII, n. B2:Mazzeo 12A o B).PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba 13bis, n. 6, tav. XXI-3); Ottobiano, cascina Rotorta (VAN-NACCI LUNAZZI 1986, p. 61, tomba 11, n. 5, fig. 8);Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 48,St. 93702: Mazzeo 12B).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 227, n.10, tav. 52, n. 5: Mazzeo 12A; p. 227, n. 11, tav. 52, n. 6);Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 4, tav.43, n. 7, p. 310, n. 4, tav. 92, n. 5); Arsago Seprio (FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 6, p.136, n. 2, p. 137, n. 3, tav. XXXVII, e, tav. XLI, d: Mazzeo12B); Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93,p. 94 = St. 102971, Civico Museo Archeologico di ArsagoSeprio); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 7-8, n. 14:Mazzeo 12C).

Forma: coppa Ritt. 9 (Goud. 33 e 41, Mazzeo 17, Consp.26 e 27.1-2) (tav. XXX, nn. 1-3)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare diANEMO e di L.SARIVS e bollo in planta pedis diC.MVRRI(VS) (Bergamo); bolli in planta pedis TAC eC.T.V. (Borgo San Giacomo, BS); bollo in planta pedisilleggibile (Nave, BS); bolli in planta pedis diM.PERENNIVS e M.PERENNIVS CRESC(ENS)(Como); bollo in planta pedis illeggibile (Olgiate Coma-sco, CO); due bolli in cartiglio rettangolare illegibili(Calvatone, CR, Scavi Università); bollo in planta pedis

Carola Della Porta 93

di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Abbiategrasso, MI);bollo in planta pedis di C.MVRRI(VS) (Albairate, MI);bollo in cartiglio rettangolare di AVILLI(VS) e bollo inplanta pedis OC AT (Legnano, via Novara, MI); bolli incartiglio rettangolare di C.AVRELIVS e di M.PEREN-NIVS (Milano); bollo in planta pedis di SECVNDVS(Schivenoglia, MN); bollo in planta pedis diC.MVRRI(VS) (Gropello Cairoli, PV); bollo in plantapedis illeggibile (Angera, VA); bollo in planta pedis diATIMETVS (Gorla Minore, VA).Attestazioni:BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986,pp. 110-112, fig. 99, n. 2: produzione di Mvrrivs; fig. 99,nn. 1, 3); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo 1992,vol. 2.1, p. 138, fig. 45; vol. 2.2, p. 137, scheda 633: Maz-zeo 17B ?).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 230); Borgo SanGiacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44, fig. 47);Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, tav.XLI, figg. 10-11); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p.151, fig. 10, n. 8: Mazzeo 17B); Nave (Sub ascia 1987, p.165, tav. 19, n.11: Mazzeo 17B; p. 165, tav. 19, nn. 12-14:variante locale).CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145); Capiago Intimia-no, Villa Soave (NOBILE 1984, p. 83, n. 12, tav. I, n. 12);Como, Camerlata (MAGGI 1982, p. 166; NOBILE DEAGOSTINI 1995, p. 202, n. 13, fig. 3: Mazzeo 17B);Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p.143; BUTTI RON-CHETTI 1986, p. 112, tav. II, n. 10: Mazzeo 17A). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 57, P83, tav. IV, n.16; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig. 123: Mazzeo17B; Calvatone romana 1997, p. 80, tav. VI, n. 3; inediti,Scavi Università degli Studi di Milano e Pavia); Cremo-na (AMADORI 1993-94, p. 348, n. 28, tav. XVI, 1, pp.353-55, n. 34, tav. XIX = AMADORI 1996, fig. 10: Maz-zeo 17B); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio (Platina 1988,scheda 35: Mazzeo 17B e variante locale).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,n. 5: produzione di Gellivs); Albairate (Albairate 1986,p. 56, fig. 5: Mazzeo 17A, produzione di Mvrrivs; p. 87,fig. 19: Mazzeo 17B); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47,tav. III, n. 2: Mazzeo 17B); Legnano, via Novara(SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 6: produzione are-tina; VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 182-183, n. 5, tav. 97:Mazzeo 17B; p. 141, n. 13, tav. 70: attribuzione ipoteti-ca); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61,tav. XIX, n. 12: Mazzeo 17A, produzione aretina; p. 61,tav. XIX, n. 13: Mazzeo 17B, produzione aretina; p. 65,tav. XXI, n. 20: Mazzeo 17A); Milano, via dei Piatti(Milano ritrovata 1986, p. 319, n. 14.76.1: Mazzeo 17A,produzione aretina); Parabiago, S. Lorenzo (Antichisilenzi 1996, p. 92, tomba 12, nn. 3-4, tav. 23, n. 4, p. 99,tomba 17, n. 8, tav. 29, n. 8, p. 123, tomba 2/1993, n. 3,tav. 45, n. 3: Mazzeo 17B). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 18,tav. I, n. B4: Mazzeo 17B); Pegognaga, S. Lorenzo (S.Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 162, n. 13, fig. 18, n. 13:Mazzeo 17B, produzione aretina); Schivenoglia (BOT-TURA 1988, p. 97, tav. XXVIII, n. B3 = CALZOLARI1991, p. 74, q: Mazzeo 17B); Suzzara (BOTTURA 1988,p. 53, tav. XIII, n. B3: Mazzeo 17B).PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.33, tomba XV, n. 1: produzione di Mvrrivs).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 246, n.5, tav. 60, n. 4: Mazzeo 17B; p. 248, n. 9, tav. 60, n. 13:

Mazzeo 17A); Angera, abitato (Angera romana II 1995,p. 310, n. 5); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76);Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 57, fig. 2:attribuzione ipotetica).

Forma: coppa Drag. 27 (Mazzeo 14; Consp. 32) (tav.XXX, nn. 4-6)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di M.S.FES(TVS?)su tre esemplari (Nave, BS); bollo in planta pedis illeggi-bile (Olgiate Comasco, CO).Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.44, fig. 48: Mazzeo 14A); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA1986, p. 149, fig. 10, n. 5); Nave (Sub ascia 1987, p. 164,fig. 99, tav. 19, n. 5: Mazzeo 14B).CO: Albavilla (ISACCHI 1975, fig. 16); Olgiate Comasco(BUTTI RONCHETTI 1986, p. 113, n. 11, tav. II, n. 11:Mazzeo 14C).CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 58, P91, tav. IV, 18).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 120, n. 22, tav.4, n. 22: Mazzeo 14B, attribuzione ipotetica); Milano,necropoli (BOLLA 1988, p. 112, cat. 25/77-78, tav.LXXVI: Mazzeo 14B).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.30, tomba XIV, n. 3).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 360,tav. 45, n. 7, tav. 80, n. 11: attribuzione ipotetica).

Forma: coppa Drag. 24/25 (Mazzeo 15; Goud. 38;Consp. 34) (tav. XXX, nn. 7-10)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di Q.T.C. (BorgoSan Giacomo, BS); bollo in planta pedis di C.T.S. (Bre-scia, via Alberto Mario); bolli in planta pedis di L.M.V. eilleggibili (Nave, BS); bollo in planta pedis di C.T.S.(Como, Borgo Vico); bollo in planta pedis [···]S e all’inter-no del piede una X graffita (Como, Rebbio); bolli in plan-ta pedis: due di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di cui unocon graffiti sul fondo interno, e uno di MERCA[TOR?](Capiago Intimiano, Villa Soave, CO); bollo in plantapedis di M.PERENNIVS (Olgiate Comasco, CO); bollo inplanta pedis di C.T.P. (Oliveto Lario, CO); graffito LPS(Calvatone, CR: Calvatone romana 1991); bollo in plan-ta pedis di CTAP e sul fondo esterno graffito LVF(Castelleone, CR); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS)QVADRATVS, con graffito IIIRTVLI, e di O.CI (Albai-rate, MI); bollo in planta pedis di L.M.V. (Milano, necro-poli); bollo in cartiglio rettangolare di GA(V)I[VS]?(Parabiago, MI); bollo in planta pedis di C.T.P. (SanGiorgio su Legnano (MI); bolli in planta pedis di Q.L.E.e di TREP (San Vittore Olona, MI); bollo in planta pedisdi [···]SC [···] (Cavriana, MN); bollo in planta pedis diA.TERENTIVS (Suzzara, MN); bollo in planta pedisilleggibile (Garlasco, PV); bollo in planta pedis di C.T.S.(Angera, VA necropoli); bollo in planta pedis di LV[···] egraffito R all’interno del piede (Arsago Seprio, VA); bollodi GRAECER (Gallarate, VA); bollo di S.S.C. e graffitosul fondo (Induno Olona, VA).Attestazioni:BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 151-152, fig. 1, nn. 2,4: Mazzeo 15A); Lovere (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p.138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig. 56); Zanica(Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda 632, fig.95: Mazzeo 15B).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 233-235, tav.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI94

XI, nn.1-13: Mazzeo 15B e 15C); Bagnolo Mella (“NotA-Lomb”, 1994, p. 115); Borgo San Giacomo (Insediamentiromani 1996, p. 44, fig. 50); Breno (“NotALomb”, 1988-89, p. 84); Brescia, liceo Arnaldo (“NotALomb”, 1988-89,p. 244); Brescia, p.za della Loggia (“NotALomb”, 1987, p.121); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario1988, pp. 94-95); Brescia, via S. Zeno (“NotALomb”,1988-89, p. 197); Carpenedolo, campo Mattone (“NotA-Lomb”, 1988-89, p. 205); Cividate Camuno (ABELLICONDINA 1986, p. 56, scheda 14, p. 68); Manerbio,Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186);Nave (Sub ascia 1987, p. 164, tav. 19, nn. 6-9: Mazzeo15B; tav. 19, n. 10: Mazzeo 15A); Salò, Lugone (SIMONI1972, p. 96, n. 1, tav. III, n. 30, p. 98, n. 3, tav. III, n. 33= MASSA 1997, pp. 96-97, tav. XXIV, nn. 9-10, schede25, 28, 29, 30, 41, 49: Mazzeo 15B; MASSA 1997, pp. 96-97, scheda 33: Mazzeo 15C).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (MAGGI 1982, p.140: produzione aretina ?; NOBILE 1984, pp. 83-84, nn.14, 16, tav. I, nn. 14, 16: produzione di Gellivs; pp. 83-88,tavv. I-II, nn.15, 17-26: Mazzeo 15A, 15B); CassagoBrianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTINI 1994, p.158, tav. 1, A7: Mazzeo 15A); Como, Borgo Vico (GIUS-SANI 1904, tav. II, n. 12; MAGGI 1982, p. 173; NOBILEDE AGOSTINI 1995, p. 205, n. 2, fig. 5: Mazzeo 15A ?);Como, Camerlata (BASERGA 1930, p. 101, figg. 5-6;TERENZIANI 1978-79, tav. 5, n. 3, tav. 12, nn. 2a, 2b, 3;MAGGI 1982, p. 166); Como, Rebbio (GIUSSANI 1936,pp. 104-105; TERENZIANI 1978-79, p. 131, tav. 24, n. 1,tav. 30, n. 1); Como, S. Giovanni Pedemonte (TEREN-ZIANI 1978-79, p. 117, tav. 27, n. 3); Lurate Caccivio,Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 9, n.3, p. 14, tav. IV, nn. 5-6: Mazzeo 15A; p. 29, tav. VIII, n.3: Mazzeo 15B; pp. 42-44, tav. XI, nn.16-26: Mazzeo15A, 15B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 99,tav. 6, n. 3, p. 102, tav. 8, nn. 3-4, p. 103, tav. 9, nn. 4-4a,p. 105, tav. 10, n. 3a, p. 110, tav. 12, n. 5, p. 113, tav. 14,n. 3, p. 116, tav. 17, n. 5c, p. 117, tav. 18, n. 3: Mazzeo15B); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RON-CHETTI 1987, p. 86, n. 126); Montano Lucino (MAGGI1982, p. 151); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 136,p. 143: produzione aretina; MASCETTI 1966; MAGGI1982, p. 155; BUTTI RONCHETTI 1986, p. 114, tav. II,nn.12-13: Mazzeo 15A); Oliveto Lario, Onno (CartaLecco 1994, pp. 202, 366, scheda 285). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 114,fig. 9, n. 5764; PAOLUCCI 1987-88, pp.101-103, fig. 57-58 = PAOLUCCI 1996, p. 243, fig. 15: Mazzeo 15B;VOLONTÉ M. 1988-89, pp. 148-151, catt. 90-94, tavv.LIX-LXI: Mazzeo 15A; p. 152, catt. 95-96, tavv. LXI-LXII, pp. 153-155, catt. 97-100, tavv. LXII-LXIV: Maz-zeo 15B = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig. 13; COCCON-CELLI 1989-90, pp. 118-124, catt. 63-72, tavv. LXX-LXXIV: Mazzeo 15A; pp. 125-126, catt.73-74, tav.LXXV, pp. 127-128, catt. 75-77, tavv. LXXVI-LXXVIII:Mazzeo 15B = COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 7-9;FAVARO 1989-90, pp. 257-262, catt. 88-95, tavv. LXI-LXIV, p. 264, cat. 97, tav. LXVI: Mazzeo 15A; p. 263, cat.96, tav. LXV: Mazzeo 15B = FAVARO 1996, p. 268, figg.7-10; Calvatone romana 1991, p. 163, n. 1, tav. V: Maz-zeo 15B; CORSANO 1990, pp. 55-56, C68-C73, tav. IV,nn. 1-6: Mazzeo 15A; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108,fig. 124: Mazzeo 15A); Castelleone, Le Valli (Riti e sepol-ture 1990, p. 40, n. 4: produzione padana ?); Cremona,p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 35, n. 65; CAT-TANEO 1991-92, p. 156, cat. 100, tav. XXXIX = CATTA-

NEO 1996, pp.157-158, fig. 28: Mazzeo 15A); Cremona,via Platina (BREDA 1983-84, pp. 133-134, cat. TS 34:Mazzeo 15A; p. 135, cat. TS 36: attribuzione ipotetica =BREDA 1996, p. 51, fig. 11; AMADORI 1993-94, pp. 362-363, n. 45, tav. XXVI, n. 1, p. 364, n. 47, tav. XXVII, n. 1:Mazzeo 15A; pp. 363-364, n. 46, tav. XXVI, n. 2, pp. 364-365, n. 48, tav. XXVII, n. 2: Mazzeo 15B; pp. 365-366, n.49, tav. XXVII, n. 3: Mazzeo 15C; p. 366, n. 50, tav.XXVIII, n. 1: attribuzione ipotetica = AMADORI 1996,p. 99, figg. 13-14); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio (Plati-na 1988, p. 97, scheda 35: Mazzeo 15A o B).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,fig. 8: Mazzeo 15B); Albairate (Albairate 1986, pp. 57,87: produzione di Gellivs e padana); Concorezzo (PIRO-LA 1978, p. 25); Magnago, Bienate (SUTERMEISTER1936b, p. 9, fig. 5, n. 5); Milano, necropoli (BOLLA 1988,p. 94, cat. 24/7: Mazzeo 15A; p. 83, cat. 23/46-48, p. 95,cat. 24/10, p. 98, cat. 24/37, p. 106, cat. 25/20, p. 108, cat.25/35: Mazzeo 15B; p. 163, cat. 62/6-7); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, n. 9:Mazzeo 15A, produzione aretina; p. 64, tav. XXI, n. 16:Mazzeo 15A); Milano, via dei Piatti (Milano ritrovata1986, pp. 319-320, n. 14.7b.2, p. 320, n. 14.7b.3, p. 321,n. 14.7b.8); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 24,AR 1145 = Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a destra, sulretro: Mazzeo 15A; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 7, n.4, p. 125, tav. 47, n. 12: Mazzeo 15A; tav. 7, nn. 2-3: Maz-zeo 15B: produzione padana e incerta); San Giorgio suLegnano (SUTERMEISTER 1956a, p. 8, nn. 11-12); SanVittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 18, p. 28,tomba 7, p. 32, tomba 22, p. 34, tomba 29, p. 37, tomba33, p. 45, tomba 65, p. 46, tomba 71; SUTERMEISTER1960c, p. 34, tomba 16, n. 6).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 19,tav. I, n. B10: Mazzeo 15A; p. 19, tav. I, nn. B7, B9, B11:Mazzeo 15B); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 33, tav. V,n. F1: attribuzione ipotetica); Pegognaga, S. Lorenzo (S.Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 159-161, n. 7, fig. 18, n.7: Mazzeo 15A, produzione aretina; p. 161, n. 9, fig. 18,n. 9: Mazzeo 15B, produzione aretina; p. 171, nn. 42-43,fig. 19, nn. 42-43: Mazzeo 15B); Poggio Rusco (BOTTU-RA 1988, pp. 68-69, tav. XVII, nn. B5, B12); Roncoferra-ro (CALZOLARI 1989, p. 226, fig. 134: Mazzeo 15C);Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 264, p. 271, fig. 187);Serravalle (CALZOLARI 1989, pp. 280-286, figg. 227,229: Mazzeo 15B); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 54, tav.XIII, n. B9 = CALZOLARI 1991, p. 70, fig. 11, n. 1).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 40, tav.IV, n. 6: Mazzeo 15B); Ottobiano, cascina Rotorta (VAN-NACCI LUNAZZI 1986, p. 58); Retorbido (BERGAMA-SCHI et alii 1995, p. 254, tav. 2, n. 5).SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 140-141, n. 8).VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128; Angeraromana I 1985, p. 184, n. 8, tav. 46, n. 9: Mazzeo 15B; p.276, n. 2, tav. 65 n.16, p. 354); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, p. 310, tav. 92, n.11, p. 399); ArsagoSeprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.89, tomba 47, n. 8, p. 90, nn. 7-8, p. 91, tomba 50, n. 4, p.95, n. 10, p. 96, n. 7, p. 97, tomba 71, n. 2, p. 103, tomba88, nn. 4-5, p. 106, tomba 94, n. 6, p. 107, nn. 10-13, p.110, n. 4, tomba 107, p. 111, n. 2, tomba 113, p. 112, n.12, p. 113, n. 10, p. 115, tomba 123, n. 4, tomba 124, n. 6,p. 118, tomba 132, n. 6, p. 126, n. 6, p. 128, n. 8, p. 131,tomba 182, n. 5, p. 133, tomba 188, n. 2, p. 146, tomba

Carola Della Porta 95

255, n. 4, p. 117, n. 7, tav. XXXVII, b, p. 149, n. 4, tomba7, tav. XLV, b: Mazzeo 15A; p. 90, n. 7, tav. XXXIV, b, p.151, n. 4, tav. XLIX, d, p. 154, tomba 20, n. 4, tav. LV, a:Mazzeo 15B); Cantello, Ligurno (inedito, Varese, MuseiCivici di Villa Mirabello); Gallarate (BERTOLONE1949-50, p. 76); Gallarate, Crenna (inedito, Gallarate,Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, via Mila-no (inedito, Gallarate, Museo della Società di StudiPatri); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 57,fig. 2); Gorla Minore, Prospiano (inediti, Gallarate,Museo della Società di Studi Patri); Induno Olona(PONTI 1896); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73).

Forma: coppa Consp. 33.2 (Pucci XXXVII, varietà 2)(tav. XXX, n. 11)Dati epigrafici: bollo in planta pedis [···]CER (Curtato-ne, MN).Attestazioni:MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p.54, fig. 40, n. 2: importazione dall’Etruria o dalla Cam-pania ?).

Forma: coppa Drag. 4 (Mazzeo 21, Consp. 29) (tav.XXX, n. 12)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di L.M.V. (Zanica,BG); bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVA-DRATVS (Como, Camerlata); bollo in planta pedis diCREPER(EIVS)? (Olgiate Comasco, CO); bollo in plantapedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Cavriana, MN);bolli in planta pedis di L.M.V. e di Q.S.P. (Angera, necro-poli, VA); due esemplari con bollo in planta pedis illeggi-bile, di cui uno con graffito NOVELLI sul fondo esterno(Arsago Seprio, VA).Attestazioni:BG: Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol.2.2, p.137, scheda 632, fig. 95).CO: Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79, tav. 9, n.4: produzione di Gellivs; NOBILE DE AGOSTINI 1995,p. 202, n. 14, fig. 3); Mariano Comense (SAPELLI 1980,p. 92, tav. 1, n. 4 ); Montorfano, Linghirone (BIANCHI1982, p. 30); Olgiate Comasco (MASCETTI 1966;BUTTI RONCHETTI 1986, p. 111, tav. II, n. 9).CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p.157, n. 101, tav. XXXIX = CATTANEO 1996, p. 158, fig.29).MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87); Milano,necropoli (BOLLA 1988, p. 80, cat. 23/18).MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, p. 208, n. 8, tav. III, n. 6: produzione di Gellivs);Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 67, tav. XVII, n. A1:considerato come ceramica a vernice nera).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 39,tomba 8, n. 5, tav. III, n. 15) .VA: Angera, necropoli (BATTAGLIA, MAIOLI, MAN-ZOTTI 1982, p. 88, tav. VII; BATTAGLIA 1985; Angeraromana I 1985, pp. 124-125, nn. 7-10, pp. 252-253, nn. 5-6, tav. 35, nn. 3-6, tav. 61, n. 9); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, p. 83, n. 7, tav. 43, n. 9, p. 310, n. 7, tav.92, n.7, p. 399); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 89, tomba 48, n. 7, p. 90, n. 6, p. 98,tomba 73, n.1, p. 107, n. 5, p. 112, tomba 97, n. 13, p. 121,tomba 144, n. 4, p. 132, tomba 186, n. 4, p. 146, tomba254, n. 7, tav. XXXIV, a); Cantello, Ligurno (inedito,Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Somma Lom-bardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73).

Forma: coppa Ritt. 12 (Mazzeo 22, Consp. 37) (tav.XXX, nn. 13-14)Dati epigrafici: bolli in planta pedis di C.O.S e diC.O.ST (Parabiago, MI).Attestazioni:BS: Breno (“NotALomb”, 1988-89, p. 84).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.83, n. 13, tav. I, n. 13: Mazzeo 22B); Como (BUTTI 1980,p. 181, n. 1); Como, Camerlata (MAGGI 1982, p. 166);Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 214,237, n. 1, p. 345, scheda 108, fig. 140, n. 2: Mazzeo 22B).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/51:Mazzeo 22A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, pp. 61, 65, tav. XIX, nn. 20-21: produzione aretina;tav. XXII, nn. 2-3: Mazzeo 22A); Parabiago, S. Lorenzo(Antichi silenzi 1996, pp. 94-95, tomba 14, nn. 3-4, tav.26, nn. 3-4: Mazzeo 22B).VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128); Ange-ra, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 15, tav. 93,n. 2: Mazzeo 22A).

Forma: coppa Drag. 40 (Ritt. 8, Mazzeo 23, Consp. 36.3)(tav. XXX, nn. 15-16)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di ANS (Zanica,BG); bollo in planta pedis di L.M.V. (?) (Molteno, CO).Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.44, n. 3, fig. 23); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 95).CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 45, tav. XII, nn. 30-31); Molteno(NOBILE 1992, p. 60, tav. 20, n.16.26). CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI1995, p. 13).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 83, cat. 23/50,p.113, cat. 25/80); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 65, tav. XXII, n. 4, pp. 67-68, tav. XXIV, n. 1);Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, pp. 110-111, n. 4, tav. 37, n. 4, pp. 113-114, tomba 30, nn. 2, 10,tav. 40, nn. 2, 10).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 82, tav. XXII, n.B3); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 108, tav.XXXIII, nn. B2, B3).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 48,tomba 23, n. 1, tav. VI, n. 8).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1937-38, p. 24,fig. 12, nn. 3, 5, p. 26, fig. 14, A; Angera romana I 1985,p. 116, n. 3, p. 155, n. 5, p. 194, n. 6, p. 215, n. 7, p. 235,n. 5, p. 242, n. 10, tav. 32, n. 2, tav. 42, n. 10, tav. 47, n.4, tav. 49, n. 8, tav. 58, n. 16); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, p. 83, n. 11, tav. 43, n. 12, p. 310, n. 14,tav. 92, n. 12).

Forma: coppa Drag. 7 (Mazzeo 24, Consp. 37.3-4) (tav.XXXI, nn. 1-2)Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.83, tav. I, n. 13); Como, Camerlata (inedito, CivicoMuseo Giovio, n. inv. E 1264, cit. in NOBILE 1984, p. 50,nota 33: attribuzione ipotetica); Garlate (NOBILE 1992,p. 69, tav. 26, n. 22.5: Mazzeo 24B); Perledo, Gittana(Carta Lecco 1994, pp. 202, 368, scheda 296: attribuzio-ne ipotetica).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI96

fig. 6: Mazzeo 24B); Albairate (Albairate 1986, p. 56:Mazzeo 24B); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 128, n. 8, tav. 61: Mazzeo 24B); Legnano (?)(Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 2, a destra: Mazzeo 24A);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 61-62,tav. XIX, n. 22: Mazzeo 24A).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 42,tomba 13, n. 1, tav. IV, n. 9: attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p.171, n.6, tav. 43, n. 9: Mazzeo 24B); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, p. 310, n. 10, tav. 92, n.10: Mazzeo 24A).

Forma: coppa Drag. 46 (Consp. 49, Mazzeo 29) (tav.XXXI, nn. 3-4)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di Q.S.P.(?) (Love-re, BG); bollo di C.O[.]I e graffito M (Gallarate, VA).Attestazioni:BG: Lovere (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol.2.2, pp. 93-94, scheda 370, fig. 56: Mazzeo 29B).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp.169-170, tav. XVIII, e: Mazzeo 29A). CR: Cremona, via Platina (AMADORI 1993-94, p. 409,n. 113, tav. LVI = AMADORI 1996, p. 99, fig. 9: Mazzeo29B).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 172, n.10, p. 232, n. 14, p. 250, n. 14, p. 278, n. 9, p. 244, n. 14,p. 272, n. 9, tav. 44, n. 11: Mazzeo 29A; p. 237, nn. 14-15,tav. 55, nn. 10-11, p. 249, n. 9, tav. 60, n. 6: Mazzeo 29B);Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 310, n. 8,tav. 92, n. 8); Gallarate (BERTOLONE 1949-50, p. 76).

Forma: coppa Consp. 46 (Drag. 46B, Mazzeo 28) (tav.XXXI, n. 5)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66,tav. XXIII, n. 2).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 279, n.2, tav. 65, n. 9); Angera, abitato (Angera romana II 1995,p. 310, n. 9, tav. 92, n. 9).

Forma: coppa Drag. 35 (Mazzeo 31, Consp. 43, 44) (tav.XXXI, nn. 6-7)Dati epigrafici: graffito LPS (Calvatone, CR); graffitoX sul fondo esterno e su quello interno (Milano, ScaviMM3 1991); graffito X sul fondo esterno (Angera, VA).Attestazioni:BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 113, n.18, fig. 26: Consp. 43).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp.189, 340, scheda 71, fig. 121, nn. 4, 6: Consp. 44); Lura-te Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI1985, p. 45, tav. XI, n. 29: Consp. 43); Mandello Lario(Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig. 134, n.1: Consp. 43; n. 2: Consp. 44); Mariano Comense(SAPELLI 1980, p.127, tomba 37, n. 5a, tav. 23, n. 5a:Consp. 43; p. 116, tomba 15, n. 3, tav.17, n. 3: Consp. 44);Olgiate Comasco (MAGGI 1982, p.192, tab. a). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 163, n. 2,tavv. I e V: Consp. 43; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108,fig. 125: Consp. 43: definita produzione centroitalica,anche se i dati delle analisi non sono sicuri; Calvatoneromana 1997, p. 82, tav. VII, n. 4: Consp. 44); Cremona,

p.za Cavour (AMADORI 1993-94, p. 410, n. 114, tav. LV,n. 2 = AMADORI 1996, p. 99, fig. 15: Consp. 44).MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 57, 87); Milano, necro-poli (BOLLA 1988, p.108, cat. 25/36-38: Consp. 43); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 65-66, tav.XXII, nn. 10-11: Consp. 44); San Vittore Olona (SUTER-MEISTER 1952c, p. 31, tomba 18, p. 42, tomba 51).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 174, n. 51, fig. 20, n. 51: Consp. 43).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 48,tomba 23, n. 2, tav. VI, n. 9).VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128; BAT-TAGLIA 1985, p. 231; Angera romana I 1985, p. 82, n.11, p. 127, tomba R1, n. 3, p. 278, n. 5, p. 284, tomba 55,n. 2, tav. 25, n. 4, tav. 36, n. 4, tav. 65, n. 4: Consp. 43;“NotALomb”, 1987, p. 154); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, pp. 308-309, p. 400, nota 17); ArsagoSeprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, pp.79-80, tomba 12, nn. 2-6, p. 81, tomba 16, nn. 5-6, p. 93,tomba 59, n. 8, p. 121, tomba 146, n. 3, p. 150, tomba 10,n. 5, tav. XLVII, e: Consp. 43); Cantello, Ligurno (inedi-ti, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); IndunoOlona (PONTI 1896, fig. 20: attribuzione ipotetica).

Forma: coppa Drag. 35/51 (Ritt. 14, Mazzeo 33, Consp.45) (tav. XXXI, n. 8)Dati epigrafici: graffito X sul fondo esterno (MarianoComense, CO).Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 5, tav. II, n.13, p. 25, n. 1, tav. II, n. 25 = MASSA 1997, p. 96, tav.XXV, n. 8, schede 22, 27).CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 108, nn. 3-4,tav. 19, nn. 3-3a; MAGGI 1982, p.149).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Legnano, viaNovara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 152, n. 6, tav. 77);Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, p. 27, n. 1,fig. a p. 15, p. 29, n. 2, fig. a p. 18); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p.112, cat. 25/79); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, nn. 14-15). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 90, n.2, tav. 27, n. 2, p. 101, n. 7, tav. 28, n. 12, p. 278, n. 8, tav.65, n. 3); Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, p. 3: attri-buzione ipotetica).

Patere

Forma: patera Goud. 1 (Mazzeo 4, Consp. 1) (tav.XXXII, n. 1)Dati epigrafici: bolli in planta pedis di FELIX (Cremo-na); bollo in cartiglio rettangolare di LVCCIVS (Para-biago, MI).Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 105-106,fig. 113); Cremona (PONTIROLI 1992, pp. 42-43, nn. 4-5, p. 45, n. 11 = AMADORI 1996, figg. 4, 54); Cremona,p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 150, nn. 92-93,tav. XXXV: attribuzione ipotetica).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 62,tav. XX, nn. 6-8: produzione centroitalica); Parabiago, S.Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tomba 301, tav. 2, n.4, tomba 301, tav. 3, n. 5; p. 100, tomba 19, n. 6, tav. 30,n. 6: definita Drag. 17A; p. 113, tomba 30, n. 4, tav. 40,n. 4: definita Drag. 31B).

Carola Della Porta 97

MN: Serravalle (CALZOLARI 1989, pp. 285-286, fig.231); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 271, fig. 188).

Forma: patera Goud. 14 (PUCCI XIX, varietà 2, Consp.2.1) (tav. XXXII, n. 2)Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63,tav. XX, n.14: importazione ?).

Forma: patera Goud. 6 (Mazzeo 3; Consp. 10) (tav.XXXII, n. 3)Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 59,tav. XX, nn. 3-4).

Forma: patera Consp. 2.2 (Goud. 12A; Pucci XI, varietà2, XII, varietà 6) (tav. XXXII, n. 4)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare diACASTVS e di CN.ATEIVS (Canegrate, MI).Attestazioni: MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, p. 7, tav. 2, n.17: produzione aretina; p. 7, tav. 2, n. 8); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 59, tav. XVIII, nn. 4-5: produzione aretina; p. 63, tav. XX, nn. 11-13).

Forma: patera Consp. 5.2 (Goud. 12B) (tav. XXXII, n. 5)Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig.117; Calvatone romana 1997, p. 80, tav. VI, n. 2).

Forma: patera Drag. 16 (Goud. 15, 17, Mazzeo 11,Consp. 12.1, 12.5) (tav. XXXII, nn. 6-8)Dati epigrafici: bolli in cartiglio rettangolare diC.MEMMIVS e di FVSCVS SERI HILARI e bollo incer-to CA[...] SE(rvvs) (Milano, necropoli).Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p.108, fig. 97, n. 2: Mazzeo 11B; fig. 97, n. 10: Mazzeo11C).BS: Lonato (Lonato 1988, p. 19, fig. 1: attribuzione ipo-tetica).CR: Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p.153, cat. 97, tav. XXXVII = CATTANEO 1996, p. 157,fig. 25: Mazzeo 11B); Cremona, via dei Mille (AMADORI1993-94, p. 342, n. 22, tav. XIII, 1).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 67, cat. 15/2, p.73, cat. 22/1: Mazzeo 11B; p. 67, cat.15/1: produzionearetina); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1,p. 60, tav. XVIII, nn. 12-20: produzione aretina; p. 64,tav. XXI, nn. 6-7: Mazzeo 11A; p. 64, tav. XXI, nn. 8-12:Mazzeo 11B).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 169, n. 38, fig. 19, n. 18: Mazzeo 11B).PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 91, tomba 36,n. 9, tav. LXVII, n. 1).

Forma: patera Consp. 2.3.1 (Schindler Scheffeneggertav. 19, nn. 12-19) (tav. XXXII, n. 9)Attestazioni:CR: Calvatone (inediti, Scavi Università degli Studi diMilano e Pavia).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 63,tav. XX, nn.15-18).

Forma: patera Goud. 36 (Consp. 20.1.1) (tav. XXXII, n.10)

Attestazioni:CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n.5781 = Calvatone romana 1991, p. 165, n. 12, tav. VI, n. 1).

Forma: patera Drag. 17A (Drag. 2, Goud. 26, Mazzeo13, Consp. 18.1-2) (tav. XXXIII, n. 1)Dati epigrafici: bollo in cartiglio quadrangolare diPRO (Levate, BG); quattro bolli in cartiglio rettangolaredi AVDASI(VS) (Capiago Intimiano, CO); bollo in plan-ta pedis di M.ATILIVS (Como, Borgo Vico: attribuzioneipotetica); bollo in cartiglio rettangolare di BATVLLVS(Calvatone, CR: CORSANO 1990); bollo quadrangolaredi LVCCIVS con graffito al fondo IN INTVS NOVVLI-VA, bollo in planta pedis illeggibile (Abbiategrasso, MI);due bolli in cartiglio rettangolare di C.SENTIVSFIRMVS (Corbetta, MI); bollo in cartiglio rettangolaredi PARABOLVS (Legnano, via Novara, MI); bollo inplanta pedis di AT(T)ICVS (Milano, via dei Piatti); bolloin cartiglio rettangolare di AMICVS (Monza, MI); bolloin cartiglio rettangolare di SCO, graffito sul fondo ester-no MICCVA (?) (Parabiago, S. Lorenzo, MI); bollo inplanta pedis illeggibile (Arsago Seprio, VA).Attestazioni:BG: Levate (Levate 1993, p. 38: produzione aretina);Zanica (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 137, scheda633, fig. 97: attribuzione ipotetica).BS:; Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p.105, tav. XLI, figg. 7-8); Brescia, via Trieste (“NotA-Lomb”, 1991, p. 96); Nave (Sub ascia 1987, p. 162, tav.18, n. 3); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, pp. 51-54).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 60-61, c-d, pp. 116-117, g, pp. 121-124, c-f, tav. III, c-d, tav. XIII, d); Como, Borgo Vico (GIUSSANI 1904, tav.I, nn. 1-2; MAGGI 1982, p. 173: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 54, C61-C62, tav. III,nn. 21-22, p. 58, P89-90, tav. IV, n. 12; PAOLUCCI 1987-88, pp. 92-93, fig. 47 = PAOLUCCI 1996, p. 243, fig. 14;Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 119); Cremona(PONTIROLI 1974, p. 108, n. 101 (548), tav. LIX); Cre-mona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 154, cat. 98,tav. XXXVIII = CATTANEO 1996, p.157, fig. 26).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 87); Corbetta (DEDONNO et alii 1995, p. 116, nn. 12-14, tav. 3, nn. 12-14:produzione aretina ?; p. 120, n. 21, tav. 4, n. 21: attribu-zione ipotetica); Legnano, via Novara (SUTERMEI-STER 1937-38, p. 12, n. 3 = VOLONTÉ R. 1988-89, pp.97-98, n. 2, tav. 46); Legnano (?) (Otium 1993, p. 47, tav.III, n. 1, a sinistra); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.85, cat. 23/73-74); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 60, tav. XIX, nn. 4-7: produzione aretina; p.64, tav. XXI, nn.14-15); Milano, via dei Piatti (Milanoritrovata 1986, p. 321, n. 14.7b.6); Monza (MALBERTI1989, p. 26, tav. XVII, n. 3); Parabiago, S. Lorenzo (Anti-chi silenzi 1996, p. 83, tomba 3, n. 1, tav. 17, n. 1, p. 84,tomba 5, nn. 5-6, tav. 18, nn. 5-6, p. 87, tomba 7, n. 2,tav. 20, n. 2, p. 90, tomba 10, tav. 22, n. 1, p. 110, tomba28, nn. 2-3, tav. 37, nn. 2-3).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Loren-zo di Pegognaga 1996, pp. 169-171, n. 40, fig. 19, n. 40);San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 110, tav. XXXIII,n. B1); Suzzara (BOTTURA 1988, pp. 53-54, n. B7);Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 268).PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba 13bis, n. 7, tav. XXI, n. 2, p. 92, tomba 36, nn. 10-11, tav.LXVII, nn. 2-3).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI98

VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 227-228, nn. 12-13, p. 234, n. 13, p. 237, n. 18, p. 239, nn. 4-7, p. 264, n. 8, tav. 52, nn. 3-4, tav. 53, n. 7, tav. 55, n. 2,tav. 57, nn. 2-4, 9-11); Angera, abitato (Angera romanaII 1995, p. 82, n. 1, tav. 43, n. 5, p. 309, n. 1, tav. 92, n. 2,p. 400, n. 1, tav. 117, n. 3; p. 400, nn. 1-2, tav. 117, nn. 3-4: produzione aretina?); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 111, n. 5, p. 125, tomba159, n. 5, p. 124, tomba 154, n. 2, tav. XXXIX, c); Galla-rate (BERTOLONE 1949-50, p. 76).

Forma: patera Drag. 17B (Goud. 39, Drag. 1, Mazzeo18, Consp. 20.4) (tav. XXXIII, nn. 2-3)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di L.GELLI(VS)QVADRATVS e sotto il piede graffito ROMA (?) (Ante-gnate, BG); bollo in planta pedis di A[TERE]NTIVS(Acquafredda, BS); bollo in planta pedis di FLAVI(VS)(Borgo San Giacomo, BS); bollo in planta pedis diL.GELLI(VS) QVADRATVS (Nave, BS); bollo in plantapedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Salò, BS); bollo inplanta pedis di C.MVRRI(VS) e sotto il piede graffito RR(Capiago Intimiano, CO); bolli in planta pedis di M.ATI-LIVS e M[....] (Como, Borgo Vico); bollo in planta pedis diM.ATILIVS (Como, Camerlata); bollo in planta pedis diL.GELLI(VS) QVADRATVS (Rovello Porro, CO); bollo incartiglio rettangolare di FVSC(VS), bolli in planta pedisdi L.M.V e di VERECVNDVS (Calvatone, CR); bollo inplanta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS (Abbiate-grasso, MI); graffito [....]TIA (Albairate, MI); bollo inplanta pedis di L.M.V. (Legnano, MI); bollo in plantapedis di L.M.V. (Milano, necropoli); bollo in planta pedisdi C.T.P e graffito M.ATTIR[IVS] sul fondo esterno (Para-biago, MI); bolli in planta pedis di CRAOCT e diA.TERENTIVS, quest’ultimo con iscrizione graffitaP.I.I.F (San Giorgio su Legnano, MI); bollo in planta pedisL.M.V. e sul fondo esterno graffito VANIRI (San VittoreOlona, MI); bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVA-DRATVS (Cavriana, MN); bolli in planta pedis diL.GELLI(VS) QVADRATVS, di FORTIO o FORTIS (?) edi L.M.V. (Angera, VA); bolli in planta pedis di CAM-VRIVS, di L.GELLI(VS) QVADRATVS, di VILL(IVS)N(ATALIS) e illeggibili, in un caso all’interno del piede ilgraffito SIC (Arsago Seprio, VA); bollo in planta pedis diCAMVRIVS (attribuzione ipotetica; Gorla Minore, VA);bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS esotto il piede graffito X (Somma Lombardo, VA).Attestazioni:BG: Antegnate (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 40, sche-da 33: attribuzione ipotetica); Zanica (Carta Bergamo1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 231-232, tav. X,nn. 1-2, 5); Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115);Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 44,fig. 59: Mazzeo 18B); Cividate Camuno (ABELLI CON-DINA 1986, p. 56, scheda 14, p. 68); Desenzano (Desen-zano I 1994, p. 166); Nave (Sub ascia 1987, p. 162, tav.18, n. 5: produzione di Gellivs; p. 162, tav. 18, n. 4: Maz-zeo 18B); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, tav.XXV, T. 172/c = MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 7:Mazzeo 18B, produzione di Gellivs).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp.77-79, tav. I, n. 3: Mazzeo 18A, produzione di Mvrrivs);Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189,340, scheda 71, fig. 121, n. 5: Mazzeo 18B); Como, BorgoVico (NOBILE DE AGOSTINI 1995, pp. 205-206, nn. 4-5, fig. 5: Mazzeo 18B); Como, Camerlata (GIUSSANI

1904, tav. I, nn. 1-2; MAGGI 1982, p. 166); Lurate Cac-civio, Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985,pp. 39-42, nn. 1-15, tavv. X-XI, nn. 1-15, pp. 58-59, nn. 1-4, tav. XVII, nn. 1-4: Mazzeo 18B; alcune attribuzioniipotetiche); Rovello Porro (GIORGI, MARTINELLI1981, p. 258: produzione di Gellivs).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 89, 91, 93-95,figg. 44, 45, 48-52; FAVARO 1989-90, p. 231, cat. 87, tav.LIX, Mazzeo 18A; CORSANO 1990, pp. 54-55, C63-C67,tavv. III, n. 23, IV, n. 7, p. 58, tav. IV, n.15; Bedriacum1996, vol. 1.2, p. 107, fig. 119); Cremona, c.so Garibaldi(AMADORI 1993-94, p. 346, n. 27, tav. XV, n. 2 = AMA-DORI 1996, fig. 25: Mazzeo 18B, produzione aretina ?);Cremona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 35, n.65; CATTANEO 1991-92, p. 155, cat. 99, tav. XXXVIII =CATTANEO 1996, p. 157, fig. 27: Mazzeo 18B).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 18,fig. 5: Mazzeo 18B, produzione di Gellivs); Albairate(Albairate 1986, pp. 56, 87); Corbetta (DE DONNO etalii 1995, p. 120, n. 20, tav. 4, n. 20: Mazzeo 18A, attri-buzione ipotetica); Legnano, Casina Pace (SUTERMEI-STER 1960a, p. 22, tomba 17: Mazzeo 18B); Legnano (?)(Otium 1993, p. 48); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.113, cat. 25/85-86: Mazzeo 18B); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, nn. 14-16, p.64, tav. XXI, n. 22); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEI-STER 1928, p. 97, fig. 81 = Guida 1984, p. 23, AR 1147;Otium 1993, p. 47, tav. III, n. 1, a destra, tav. IX, n. 4;Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 7, n. 1, p. 118, tomba 33,n. 2, tav. 43, n. 2, p. 119, tomba 35, n. 1, tav. 34, n. 1:Mazzeo 18B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEI-STER 1928, p. 87: attribuzione ipotetica; SUTERMEI-STER 1956a, p. 9, n. 4: attribuzione ipotetica); San Vit-tore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 26, tomba 5, p.34, tomba 28: attribuzioni ipotetiche).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: produzione di Gellivs e padana);Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 20-21, tav. II, nn. B15-B17: Mazzeo 18B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo diPegognaga 1996, pp. 163-165, nn. 15-25, fig. 18, nn. 18,20, 23, tav. XXV, nn. 17, 19, 22, 24, 25, tav. XXVI, nn. 14,16, 21: Mazzeo 18B, produzione aretina); Serravalle(CALZOLARI 1989, p. 286).PV: Garlasco (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 34,tomba 2, n. 1, tav. II, n. 7); Gropello Cairoli (FORTU-NATI ZUCCALA 1979, p. 56, tomba XXXIV, n. 1).SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 137-138, nn. 4-5).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1937-38, p. 24, fig.12, nn. 1-2: Mazzeo 18B; BATTAGLIA, MAIOLI, MAN-ZOTTI 1982, p. 88, tav. VII: produzione di Gellivs; Ange-ra romana I 1985, p. 118, n. 8, p. 232, n. 13, p. 239, nn. 8-9, p. 248, n. 10, p. 256, nn. 5-6, p. 263, n. 8, p. 271, tomba36, n. 3, p. 281, n. 6, tav. 57, nn. 5-8, tav. 60, n.14: Mazzeo18A; tav. 32, n. 8, tav. 59, n. 7, tav. 62, nn. 2, 4: Mazzeo18B; “NotALomb”, 1987, pp. 153-154); Angera, abitato(GRASSI 1988, p. 185, B8, tav. IV, n. 2: attribuzione ipo-tetica; Angera romana II 1995, p. 83, nn. 2-3, tav. 43, n. 6,p. 310, n. 2, tav. 92, n. 3, p. 400, n. 2, tav. 117, n. 6, tav.118, n.1); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, n. 2, fig. 2:Mazzeo 18B; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987,p. 88, tomba 46, n. 4, p. 94, tomba 63, nn. 7-8, p. 101,tomba 83, n. 3, p. 104, tomba 89, nn. 6-7, p. 106, tomba 94,nn. 4-5, p. 107, tomba 97, nn. 6-8, p. 112, tomba 116, nn.7-8, p. 113, tomba 117, nn. 8-9, p. 117, tomba 130, n. 11, p.118, tomba 132, nn. 4-5, p. 118, tomba 134, n. 5, p. 121,

Carola Della Porta 99

tomba 144, n. 3, p, 121, tomba 145, n. 2, p. 123, tomba 150,n. 3, p. 123, tomba 151, n. 3, p. 123, tomba 152, n. 3, p. 125,tomba 159, nn. 6-7, p. 126, tomba 162, n. 5, p. 127, tomba167, n. 4, p. 130, tomba 181, n. 5, p. 154, tomba 21, n. 5:Mazzeo 18B; p. 105, tomba 90, n. 4, p. 126, tomba 162, n.2, tav. XXXIX, d: Mazzeo 18B, produzione di Camvrivs; p.117, n. 6, tav. XXXVII, a, p. 126, tomba 162, n. 3, p. 126,tomba 163, n. 3, tav. XL, a: Mazzeo 18B, produzione diGellivs); Gallarate (DEJANA, MASTORGIO 1970a, p.111, fig. 3: Mazzeo 18B); Gorla Minore (SUTERMEI-STER 1952d, p. 57, fig. 2: attribuzione ipotetica, produ-zione aretina); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73; Somma Lombardo 1985, p. 68: Mazzeo 18B, pro-duzione di Gellivs).

Forma: patera Drag. 17 senza possibilità di stabilire seA o B.Attestazioni:CO: Albavilla (MAGGI 1982, p.145); Mariano Comense(SAPELLI 1980, p. 99, tav. 7, n. 5a, d); Mariano Comen-se, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 83, tav.XI, n. 103); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p.142:attribuzione ipotetica). MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 118, nn. 15-19,tav. 4, nn. 15-19: attribuzione ipotetica); Milano, necro-poli (BOLLA 1988, pp. 106,113, cat. 25/22).SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 139,nn. 5-7).VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128); Angera,abitato (Angera romana II1995, p. 310, n. 16, tav. 93, n. 3).

Forma: patera Drag. 15/17 (Drag. 3, Goud. 28, Mazzeo20, Consp. 19.2, 21) (tav. XXXIII, nn. 4-6)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di LVCIFER(Acquafredda, BS); bolli in planta pedis di C[..]RA, diFIRM(VS) e illeggibile (Nave, BS); bollo in planta pedisdi L.GELLI(VS) QVADRATVS (Salò, BS); bollo in plan-ta pedis illeggibile (Capiago Intimiano, CO); bolli inplanta pedis di L.ILI, di C.MVRRI(VS), di A.TEREN-TIVS, di SALVI(VS) (Como, Camerlata); bollo in plantapedis di LVCIFER (Calvatone, CR: CORSANO 1990);bolli in planta pedis di M.S.M. e di TERTI(VS) (Cremo-na); bollo in planta pedis di A.TERENTIVS (Inveruno,MI); bollo in planta pedis di A.TERENTIVS (Legnano,MI); due bolli in planta pedis di ACAP (Parabiago, MI);bollo in planta pedis di ARTORIVS (Curtatone, MN);bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS(Gropello Cairoli, PV); bollo di ELVCIE. H. (ValeggioLomellina, PV); bollo in planta pedis di SEC(VNDVS)C.T. (Angera, necropoli, VA).Attestazioni:BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 152, n. 4, fig. 1, n. 5).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 232-233, tav. X,nn. 3-4: Mazzeo 20B); Bagnolo Mella (“NotALomb”,1994, p. 115); Breno (“NotALomb”, 1988-89, p. 84);Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 2: Maz-zeo 20B); Nave (Sub ascia 1987, p. 161, tav. 18, nn. 6-8:Mazzeo 20B); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84,tav. XXV, T. 172/d = MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 8:Mazzeo 20C, produzione di Gellivs).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (MAGGI 1982, p.140: attribuzione ipotetica); Cassago Brianza, Pieguzza(Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71: attribuzioneipotetica); Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79,tav. 6, nn. 2-3, tav. 7, n. 1, tav. 10, nn. 3a, 3b, 4; MAGGI1982, p. 166).

CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 96-97, fig. 53;CORSANO 1990, p. 54, C59-C60, tav. III, n. 20, pp. 57-58, P86-87, tav. IV); Cremona, via Garibotti (AMADORI1993-94, pp. 355-360, tav. XX-XXIV = AMADORI 1996,figg. 11-12: Mazzeo 20B); Cremona, via Platina (BREDA1983-84, p. 142, cat. TS 43 = BREDA 1996, p. 51, fig. 13= AMADORI 1993-94, p. 345, n. 26, tav. XV, n. 1 = AMA-DORI 1996, fig. 27: Mazzeo 20B, produzione aretina ?).MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87); Inveruno(SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 9); Legnano, viaNovara (SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 1;VOLONTÉ R. 1988-89, pp. 98-99, n. 3, tav. 47); Legnano(?) (Guida 1984, p. 23, St. 10503 = Otium 1993, p. 47,tav. IX, n. 1: Mazzeo 20A); Milano, necropoli (BOLLA1988, p. 106, cat. 25/21: Mazzeo 20B); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 61, tav. XIX, nn. 17-18: produzione aretina); Parabiago, S. Lorenzo (Antichisilenzi 1996, p. 95, tomba 14, n. 6, tav. 27, n. 6: Mazzeo20B; p. 92, tomba 12, n. 2, tav. 23, n. 2, p. 95, tomba 14,n. 5, tav. 27, n. 5, p. 99, tomba 17, n. 2, tav. 30, n. 2, p.125, n. 11, tav. 47, n. 11: definiti Goud. 31).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Curtatone, Buscoldo (Il caso man-tovano 1984, p. 58, n. 11, fig. 41: Mazzeo 20B); Gonzaga(BOTTURA 1988, p. 20, tav. I, nn. B13, B14: Mazzeo20B); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 32, tav. X, n. B2:Mazzeo 20B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 166, n. 27, fig. 18, n. 27: Mazzeo 20B,produzione aretina; p. 166, n. 26, fig. 18, n. 26: Mazzeo20C, produzione aretina; p. 173, n. 48, fig. 19, n. 48:Mazzeo 20C); Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 68, tav.XVII, n. B7); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 229,fig. 145); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 271, fig. 200:Mazzeo 20B).PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.30, tomba XIV, n. 1 = MACCHIORO 1991, fig. 10: pro-duzione di Gellivs; ARATA 1984, p. 71, tomba 26, n.1,tav. V, n. 4); Valeggio Lomellina (VANNACCI LUNAZ-ZI 1992, p. 68, tomba 69, n. 3, fig. 6).SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 139,n. 4).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 263, n. 7,p. 268, tomba 35, n. 8, p. 270, n.10, p. 271, n. 4, p. 274, n. 8,p. 276, tomba 43, n. 3, p. 281, n.7, tav. 64, nn. 5-6, 15, tav.65, nn. 1, 6: Mazzeo 20B); Angera, abitato (Angera roma-na II 1995, p. 310, n. 3, tav. 92, n. 4, p. 400, nn. 3-5, tav.117, nn. 5-7: produzione aretina ?); Arsago Seprio (FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 112, n. 9, p. 114,tomba 120, n. 6, p. 117, n. 10, p. 123, tomba 152, n. 2).

Forma: patera Ritt. 1 (Goud. 30, Mazzeo 16, Consp. 4.3,4.6) (tav. XXXIII, n. 7)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di PHILOMV(SVS)(Zanica, BG); bollo in cartiglio rettangolare illeggibile,bolli in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS e diC.T.P. (Nave, BS); bollo in cartiglio rettangolare [....]R,bollo in planta pedis di L.GELLI(VS) QVADRATVS congraffiti, uno SALBV e l’altro EAL(?), bollo in planta pedisdi C.T.P., bollo in planta pedisC[....] con graffito SPSECV(Como, Camerlata); bollo in cartiglio rettangolare diANTI(OCHVS)? (Parabiago, MI); bolli in planta pedis diL.GELLI(VS) QVADRATVS, di C.MVRRI(VS) e diL.M.V. (Angera, necropoli, VA).Attestazioni:BG: Zanica, Cascina Piane (Carta Bergamo 1992, vol.2.1, p. 138, vol. 2.2, p. 137, scheda 633).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI100

BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, p. 231); Breno,necropoli (Valle Camonica romana 1986, p. 105, tav.XLI, figg. 5-6); Nave (Sub ascia 1987, p. 160, tav. 18, n.1: Mazzeo 16A; tav. 18, n. 2: Mazzeo 16A, produzione diGellivs).CO: Como, Camerlata (TERENZIANI 1978-79, tav. 7, n.3, tav. 8, nn. 1-2, tav. 10, n. 2a, tav. 11, n. 1; MAGGI1982, p. 166). CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 52, C49-C50, tav.III, n.11: attribuzione ipotetica).MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 56, 87: Mazzeo 16A);Legnano (?) (Otium 1993, p. 47: attribuzione ipotetica);Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 85, cat. 23/72); Mila-no, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI,ROVIDA 1993, p. 104, n. 6, tav. 2, n. 6: attribuzione ipo-tetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.61, tav. XIX, nn. 10-11: produzione aretina; pp. 64-65,tav. XXI, nn. 17-19: Mazzeo 16A); Parabiago, S. Lorenzo(Antichi silenzi 1996, p. 100, tomba 19, n. 5, tav. 30, n.30: definita Drag. 17A, produzione aretina ?). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, p. 208, tav. III, n. 7: Mazzeo 16A); Pegognaga, S.Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 162, n. 11,fig. 18, n. 11: produzione aretina; p. 172, n. 45: Mazzeo16A); Sustinente (CALZOLARI 1989, p. 261); Suzzara(BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, n. B2: Mazzeo 16A).PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 51, tomba13bis, n. 8, tav. XXI, n. 3).VA: Angera, necropoli (FACCHINI 1982, p. 128, nota 8= Angera romana I 1985, p. 351: produzione di Gellivs edi Mvrrivs; Angera romana I 1985, p. 238, n. 8, p. 256,tomba 26, n. 7, p. 277, n. 7, p. 280, tomba 48, n. 3, tav. 56,n. 8, tav. 62, n. 3: Mazzeo 16A); Angera, abitato (Angeraromana II 1995, p. 309); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p.106, tomba 94, n. 7, p.127, tomba 166, n. 1); Somma Lombardo (BERTOLONE1949-50, p. 73).

Forma: patera Drag. 18/31 (Goud. 34, Mazzeo 25,Consp. 3.1) (tav. XXXIII, n. 8)Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile (Arsa-go Seprio, VA).Attestazioni: CO: Como, Borgo Vico (TERENZIANI 1978-79, p. 108,tav. 21, n. 1; NOBILE DE AGOSTINI 1995, p. 205, n. 1,fig. 6: definita Drag. 18); Como, Camerlata (NOBILEDE AGOSTINI 1995, p. 202, n. 15, fig. 3: definita Drag.18).CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n.5782 = Calvatone romana 1991, p. 165, cat. 14, tav. VI,n. 3).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65,tav. XXII, n. 8); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi1996, pp. 95-96, tomba 14, n. 7, tav. 27, n. 7, p. 118, n. 4,tav. 43, n. 4, p. 123, tomba 2/1993, n. 2, tav. 45, n. 2, p.124, n. 10, tav. 47, n. 10).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 252,nn. 5-6, tav. 61, n. 7); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 105, tomba 92, n. 4, tav.XXXVI, b).

Forma: patera Drag. 31 (Mazzeo 27, Consp. 3.2, 3.3)(tav. XXXIV, nn. 1-6)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di RASINI(VS)

(Nave, BS); bolli in planta pedis di CAE, di T.TVRIVS,di L.M.V. (Mazzeo 27B), di FL.CNAE (variante Calvato-ne), di D.I.V., di GAIVS, di L.T.C., di C.T.V., di FL.M, di[.]N.P., di P.PAN, di Q[...], di QVIN.L, di V.T.[.] (varian-te Cremona) (Salò, BS); bolli in planta pedis di C[...]Fcon graffito LPS nella vasca, di P.A e di PHILI (Calvato-ne, CR); bollo in planta pedis di VHEC o VHEQ, bolli inplanta pedis di GAIVS e di C.T.V. (Cremona, via Plati-na); bollo in planta pedis di Q.S.P. (Milano, scavi MM3);bolli in planta pedis di L.M.CE, di L.V.M., di Q.V.S., diVIIRI e quattro illeggibili, di cui uno con graffito MAR-TIALI (Angera, VA); due bolli in planta pedis illeggibilie due graffiti all’interno del piede (Arsago Seprio, VA).Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p.108, fig. 97, n. 12: attribuzione ipotetica); Bergamo, viaArena (MEDICI, TOFFETTI, p. 44, n. 2, fig. 22: Mazzeo27B a fondo stretto); Carobbio degli Angeli (Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 154).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 235-236, tav.XII, nn. 2-3, 5: attribuzione ipotetica); Brescia, viaAlberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 95); Desenza-no (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 3: variante Cre-mona); Ghedi (“NotALomb”, 1984, pp. 124-125); Maner-ba del Garda, Olivello (MARCHESINI 1893, p. 228: conimpronta di gemma); Nave (Sub ascia 1987, p. 165, tav.18, n. 11: Mazzeo 27B, produzione aretina; tav. 18, nn.9-10: Mazzeo 27B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 80,n. 1, tav. II, n. 23, p. 100, n. 1, tav. IV, n. 38 = MASSA1997, pp. 95-96, tav. XXV, nn. 3-4, schede 49, 25 e sche-de 20, 26, 29, 31, 32, 33, 38, 41, 49: variante Cremona,definita Curle 15; SIMONI, LANDO 1982-84, tav.XXIII, T.172/1; MASSA 1997, p. 95, tav. XXIV, n. 6,scheda n. 3, p. 95, tav. XXIV, n. 3, schede nn. 5, 10, 18:Mazzeo 27B; p. 96, tav. XXIV, n. 2: variante Calvatone,definita Drag. 37/32).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.79, tav. I, n. 4: Mazzeo 27B); Cassago Brianza, Pieguzza(Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71: attribuzioneipotetica); Esino Lario (Carta Lecco 1994, pp. 204, 347,scheda 126: attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio,Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 44,tav. XI, n. 28: attribuzione ipotetica); Mariano Comense(SAPELLI 1980, p. 124, n. 4b, tav. 24, n. 4b: attribuzio-ne ipotetica); Mariano Comense, Fontanone (BUTTIRONCHETTI 1987, p. 83, n.102, tav. XI, n.102: Mazzeo27B); Olgiate Comasco (MAGGI 1982, p. 155; BUTTIRONCHETTI 1986, p. 115, tav. III, n. 17: Mazzeo 27B). CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, p. 114,fig. 7, n. 5780; Calvatone romana 1991, p. 165, cat. 13,tav. VI, n. 2: Mazzeo 27A; p. 166, cat. 17, tav. VI, n. 6:Mazzeo 27B; COCCONCELLI 1989-90, pp. 58-71, catt.1-25, tavv. VII-XXXI, variante Calvatone; cat. 174-175,183, 186, 190: frr. di fondi con impronta di gemma =COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 1-3: variante Calva-tone; pp. 278-280, figg. 14-19: frr. di fondi con improntadi gemma; FAVARO 1989-90, pp. 142-147, catt. 15-25,tavv. XV-XX, pp. 148-153, catt. 26-35, tavv. XXI-XXVI,pp. 154-168, catt. 36-59, tavv. XXVII-XL, p. 193, cat. 85,tav. LVII: variante Calvatone; p. 184, n. 78, tav. LIII,due frr. di fondo con impronta di gemma = FAVARO1996, p. 268, figg. 1-6: variante Calvatone; PAOLUCCI1987-88, pp. 97-98, fig. 54; VOLONTÉ M. 1988-89, pp.95-106, catt. 20-41, tavv. XXVII-XXXVII, pp. 107-115,catt. 42-57, tavv XXXVIII-XLV, p.106, catt. 58-59, tav.XLVI, nn. 58-59, p. 117, cat. 60, tav. XLVII = VOLONTÉ

Carola Della Porta 101

1992-93, pp. 217-222, tav. I = VOLONTÉ 1996, p. 259,figg. 6-7: variante Calvatone; CORSANO 1990, p. 56,C74-C76, tav. IV, nn. 8-10, pp. 72-76, catt. 26-33, tavv.XXXIIL-XXXIX, pp. 77-83, catt. 34-45, tavv. XL-LI:Mazzeo 27B con vasca più ristretta; Bedriacum 1996,vol. 1.2, p. 106, figg. 114-115: variante Calvatone; Cal-vatone romana 1997, pp. 80-81, tav. VI, n. 4: varianteCremona; pp. 80-81, fig. 6, col fondo con impronta digemma); Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92,pp. 158-159, catt. 102-194, tav. XL = CATTANEO 1996,p. 158, fig. 30: variante Calvatone); Cremona, via deiMille (AMADORI 1993-94, pp. 342-343, n. 23, tav. XIII,n. 2: Mazzeo 27A); Cremona, via Garibotti (AMADORI1993-94, pp. 368-369, nn. 53-54, tav. XXIX, p. 370, n. 56,tav. XXXII = AMADORI 1996, figg. 16-17: Mazzeo 27A);Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, p. 115, cat. TS8:Mazzeo 27B; cat. TS13-TS19: variante Cremona; pp.108-111, cat. TS1-TS3, pp. 112-114, cat. TS6-TS7, pp.111-112, cat. TS4-TS5; pp. 117-118, cat. TS11: attribu-zione ipotetica; AMADORI 1993-94, p. 371, n. 57, tav.XXXIII, n. 1: Mazzeo 27B; pp. 327-330, nn. 5-7, tav. II, n.2, tav. III, pp. 332-333, nn. 10-11, tavv. VI-VII, pp. 374-379, nn. 61-66, tav. XXXV-XXXVII: variante Cremona =AMADORI 1996, figg. 20-24: variante Cremona); Piade-na, S. Paolo Ripa d’Oglio (Platina 1988, p. 97, scheda35); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197,PP70-107, fig. 33, n. 3: variante Cremona).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 56, p. 87, fig. 18: Maz-zeo 27B); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89,p. 127, n. 7, tav. 61, pp. 151-152, n. 5, tav. 76, p. 174, n.2, tav. 91, p. 184, n. 6, tav. 98, p. 192, n. 11, tav. 104, p.216, n. 2, tav. 121: Mazzeo 27B); Milano, S. Maria allaPorta (S. Maria alla Porta 1986, p.134, n. 2, tav. 53, n);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav.XXII, n. 6: Mazzeo 27A); San Giorgio su Legnano(SUTERMEISTER 1956a, p. 12, tomba 11, n. 1: attribu-zione ipotetica).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 100, tav. XXIX, nn.B3, B4: Mazzeo 27B); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Loren-zo di Pegognaga 1996, p. 173, n. 47, fig. 19, n. 47, tav.XXVIII, n. 47: fr. di fondo con impronta di gemma,attribuzione ipotetica); Poggio Rusco (BOTTURA1988, pp. 67-68, tav. XVII, n. B10: Mazzeo 27B); Serra-valle (CALZOLARI 1989, p. 278, fig. 204: variante Cre-mona); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 53, tav. XIII, n.B5: Mazzeo 27A).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 80,tomba 10, n. 8, p. 172, n. 11, p. 237, nn. 16-17, p. 240, nn.4-5, p. 242, n. 9, p. 243, n. 8, p. 252, n. 6, p. 254, tomba 21,n. 3, tav. 24, n. 8, tav. 44, n.10, tav. 55, nn. 3, 7, tav. 58,nn. 1-2, 15, tav. 59, n. 4: Mazzeo 27A e Mazzeo 27B;“NotALomb”, 1987, p. 153); Angera, abitato (BATTA-GLIA 1982, p. 5: attribuzione ipotetica; Angera romanaII 1995, p. 83, nn. 5-6, tav. 43, n. 8, p. 310, n. 6, tav. 92, n.6, p. 401, nn. 8-9, tav. 118, nn. 3-4); Arsago Seprio (FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 97, tomba 70,nn. 4-5, p. 102, tomba 86, n. 3, p. 104, n. 5, p. 106, tomba94, n. 3, p. 110, tomba 108, n. 1, p. 112, n. 6, p. 117, nn. 8-9, p. 120, tomba 139, n. 3, p. 121, tomba 145, n. 1, p. 121,tomba 146, n. 5, p. 123, tomba 150, nn. 1, 2, 4, p. 132,tomba 184, n. 4, p. 136, tomba 201, n. 3, p. 137, n. 4, p.140, tomba 221, n. 3, p. 143, tomba 242, n. 2, p. 151, n. 5,p. 154, tomba 22, n. 3, tavv. XLIX, c, LVI, a: Mazzeo 27B);Cantello, Ligurno (inedito, Varese, Musei Civici di VillaMirabello); Cassano Magnago (SIRONI 1952, pp. 7-8,n.15: attribuzione ipotetica); Gallarate, Crenna (inedito,

Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); GorlaMinore (SUTERMEISTER 1952d, p. 64, tav. 2, figg. 3-8:attribuzione ipotetica).

Forma: patera Drag. 37/32 (Mazzeo 26) (tav. XXXIV,nn. 7-8)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS (?)(Salò, BS). Talvolta sono presenti graffiti incisi, soprat-tutto nella Lombardia occidentale.Attestazioni:BG: Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992, vol.2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17: Mazzeo 26B); Fornovo SanGiovanni (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 138, vol 2.2,p. 86, scheda 318); Lovere (Valle Camonica romana1986, p. 119, tomba 26, n. 8, tav. L, n. 8; Carta Bergamo1992, vol. 2.1, p. 138, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, pp. 236-237, tav.XII, nn. 4, 6: Mazzeo 26B); Brescia, via Alberto Mario(Via Alberto Mario 1988, p. 95); Nave (Sub ascia 1987, p.162, tav. 18, n. 12: Mazzeo 26B); Salò, Lugone (MASSA1997, p. 96, tav. XXIV, n. 3, schede 9, 10, 14, 17, 22, 34:Mazzeo 26B).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.121, tav. XIII, b: Mazzeo 26A); Capiago Intimiano, VillaSoave (NOBILE 1984, pp.79-81, tav. I, nn. 5-9: Mazzeo26A e B); Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGO-STINI 1994, p. 157, tav. 1, A5, A6); Como, Breccia(MAGGI 1982, p. 164); Como, Camerlata (MAGGI 1982,p. 166); Como, Rebbio (TERENZIANI 1978-79, p. 133, tav.25, n. 1, tav. 30, n. 3; MAGGI 1982, p. 171); Costa Masna-ga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp. 214, 237, n. 2, p. 345,scheda 108, fig. 140, n. 4: Mazzeo 26A); Lurate Caccivio,Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 10,tomba 2, n. 4, tav. III, n. 4, pp. 13-14, nn. 1-4, tav. IV, nn.1-4, p. 19, tomba 4, nn. 1-2, tav. VI, nn. 1-2, p. 23, tomba 6,nn. 1, 5, tav. VII, nn. 1, 5, p. 25, tomba 7, nn. 1-2, tav. VIII,nn. 1-2, p. 29, tomba 8, nn. 1-2, tav. VIII, nn. 1-2, p. 34,tomba 9, nn. 1-3, tav. IX, nn. 1-2, p. 44, n. 27, tav. XI, n. 27:Mazzeo 26A; p. 6, tomba 1, n. 1, tav. II, n. 1: Mazzeo 26B;p. 60, nn. 13-14, tav. XVII, nn. 13-14); Mariano Comense(SAPELLI 1980, p. 93, n. 4a, p. 95, n. 3a, p. 103, n. 3b, p.110, n. 4, p. 112, n. 3, p. 115, n. 3a, p. 119, n. 3, p. 121, n. 3,p. 129, n. 4a-b, p. 130, n. 2d, tav. 12, n. 4, tav. 14, n. 3, tav.15, n. 3, tav. 20, n. 3a: Mazzeo 26B); Mariano Comense,Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 72, n. 9, p. 75,nn. 29, 30, p. 83, n. 104, p. 84, n. 112, tav. VI, n. 29, tav. XI,n.104: Mazzeo 26B); Montano Lucino (MAGGI 1982,p.151); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.115, nn. 14-16, tavv. II-III, nn. 14-16); Tavernerio (ISAC-CHI 1968-69, p. 247, fig. 1; MAGGI 1982, p. 143); Valma-drera (Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 3, pp. 370-371,scheda 323, fig. 143, n. 2: Mazzeo 26B). CR: Calvatone (COCCONCELLI 1989-90, pp. 101-102,catt. 61-62, tavv. LXVII-LXVIII = COCCONCELLI 1996,p. 277, figg. 4-5: Mazzeo 26B; FAVARO 1989-90, p. 207,cat. 86, tav. LVIII; VOLONTÉ M. 1988-89, pp. 136-138,catt. 84-88, tavv. LV-LVI = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig.8; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII, n. 2: attribu-zione ipotetica); Cremona (AMADORI 1993-94, pp. 397-398, n. 95, tav. XLVII: Mazzeo 26A; p. 398, n. 96, tav.XLVIII, n. 1: Mazzeo 26B; p. 404, nn. 104-105, tav. LII, p.406, n. 108, tav. LIII, n. 3, p. 409, n. 112, tav. LIV, n. 4:attribuzione ipotetica = AMADORI 1996, figg. 18-19);Cremona, p.za Marconi (CATTANEO 1991-92, p. 160,catt. 105-106, tav. XLI = CATTANEO 1996, p. 158, figg.31-32); Cremona, via Platina (BREDA 1983-84, pp. 123-

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127, cat. TS 19-21, 23 = BREDA 1996, pp. 50-51, fig. 9);Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 197, PP80-4).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 6); Albairate (Albairate 1986, pp. 57, 87, fig. 18);Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 257, n.1, tav. 149: Mazzeo 26B); Legnano, via Pietro Micca(Legnano 1988, p. 21, St. 55786, dis. 14 = Riti e offerte1990, p. 26, n. 1, fig. a p. 12: Mazzeo 26B); Milano, necro-poli (BOLLA 1988, p. 78, cat. 23/7, pp. 84-85, cat.23/54-71, p. 95, cat. 24/11-12, pp. 96-98, cat.24/24, 24/29-30,24/38, p.108, cat. 25/39-40, p. 113, cat. 25/81-84, p. 142,cat. 53/5-7, pp.163-164, cat. 62/13-15: Mazzeo 26B);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65, tav.XXII, n. 7); Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 27,AR 1148 = Otium 1993, p. 50, dis. 8; Antichi silenzi 1996,p. 31, tav. 7, n. 5, p. 33, tomba 13, tav. 1, n. 1: Mazzeo26B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER1956a, p. 8, tomba 1, nn. 14-15, p. 10, tomba 6, n. 2, p. 11,tomba 7, n. 7, p. 14, tomba 12, n. 13: attribuzioni ipoteti-che); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 22,tombe 1-2, p. 23, tomba 4, p. 26, tomba 6, p. 28, tomba 8,p. 30, tombe 13-16, p. 32, tomba 22, p. 34, tomba 27, p.37, tomba 33, p. 38, tombe 34-35, p. 39, tomba 37, p. 40,tombe 42-43, p. 41, tomba 44, p. 43, tomba 53, p. 44,tomba 58, p. 45, tomba 65, p. 46, tomba 70: attribuzioniipotetiche).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 20,tav. I, n. B12: attribuzione ipotetica); Pegognaga, S.Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 174, n. 50,fig. 20, n. 50: Mazzeo 26B).PV: Garlasco (BOTTINELLI 1991-92, p. 121, tomba 71,n. 4, tav. CVIII, n. 1); Gropello Cairoli (ARATA 1984, p.60, tomba 18, n. 6, tav. II, n. 5: Mazzeo 26B); Ottobiano,cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, pp. 60-61,tomba 9, n. 3, tav. IV, n. 12). SO: Talamona (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 38, n. 3).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 4,tav. I, n. 4: Mazzeo 26A; FACCHINI 1982, pp.128-129;BATTAGLIA, MAIOLI, MANZOTTI 1982, p. 89; Angeraromana I 1985, p. 125, nn. 11-14, tav. 35, nn. 7-10, p.282, n. 4, tav. 65, n. 12: Mazzeo 26A; p. 86, nn. 13-14,tav. 26, nn. 6-7, p. 118, n. 9, p. 119, tomba 7, n. 3, p. 120,n. 4, p. 122, n. 5, p. 123, n. 6, p. 131, n. 3, p. 133, n. 3, p.141, n. 6, p. 144, n. 7, p. 176, n. 6, p. 190, n. 5, p. 191, n.3, p. 212, n. 8, p. 230, n. 7, p. 234, n. 12, p. 236, nn. 10-11,p. 243, n. 9, p. 249, n. 8, p. 262, nn. 10-11, p. 263, n. 6, p.264, nn. 6-7, p. 268, tomba 35/1, n. 7, p. 271, n. 5, p. 276,tomba 42, n. 4, p. 277, n. 10, p. 279, n. 3, p. 281, n. 8, p.286, nn. 21-22, tav. 33, n. 9, tav. 37, n. 10, tav. 38, n. 4,tav. 41, n. 14, tav. 45, n. 6, tav. 46, n. 14, tav. 47, n. 1,tav. 49, n. 4, tav. 53, nn. 3, 6, tav. 55, nn. 4-5, tav. 59, n.3, tav. 60, n. 7, tav. 67, nn. 1-2: Mazzeo 26B; GRASSI1988, p. 184, B7, tav. IV, n. 1: attribuzione ipotetica);Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, p. 5; Angera roma-na II 1995, pp. 82, 310, n.13, p. 401, n.11, tav. 118, n. 6:Mazzeo 26B); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 79, tomba 9, n. 5, p. 82, tomba 19,n. 4, p. 85, tomba 33, n. 6, p. 85, tomba 34, n. 3, pp. 88-89, tomba 47, nn. 4-7, p. 89, tomba 48, nn. 5-6, p. 90, nn.4-5, p. 91, tomba 50, n. 3, p. 91, tomba 51, n. 4, p. 91,tomba 52, n. 1, p. 92, tomba 54, n. 2, p. 92, tomba 55, n.1, p. 93, tomba 58, n. 2, p. 93, tomba 59, nn. 6-7, p. 94, n.6, p. 95, n. 9, p. 95, tomba 67, nn. 2-3, p. 96, n. 6, p. 97,tomba 71, n. 1, p. 98, tomba 72, n. 2, p. 99, tomba 77, n.3, p. 100, tomba 78, n. 3, p. 100, tomba 79, n. 3, p. 101,

tomba 81, nn. 1, 3, p. 101, tomba 82, n. 3, p. 102, tomba84, n. 3, p. 103, tomba 87, nn. 4-5, p. 103, tomba 88, nn.6-7, p. 105, tomba 91, n. 3, p. 107, n. 9, p. 108, tomba 100,n. 1, p. 110, tomba 107, n. 3, p. 110, tomba 110, n. 3, p.111, tomba 113, n. 1, p. 111, tomba 114, n. 6, p. 112, n.11, p. 116, tomba 126, n. 2, p. 116, tomba 127, n. 2, p.118, tomba 133, n. 3, p. 121, tomba 146, n. 5, p. 124, n. 4,p. 128, n. 7, p. 129, tomba 172, n. 2, p. 130, tomba 181, n.4, p. 131, tomba 182, n. 4, p. 132, tomba 185, n. 2, p. 132,tomba 186, n. 5, p. 133, tomba 188, n. 1, p. 139, tomba210, nn. 6-8, p. 141, tomba 226, n. 1, p. 144, tomba 247,n. 3, p. 144, tomba 248, n. 6, p. 145, tomba 249, n. 2, p.145, tomba 252, n. 1, p. 145, tomba 253, n. 4, p. 146,tomba 254, nn. 5-6, p. 146, tomba 255, n. 3, p. 147, tomba258, n. 3, p. 147, tomba 259, n. 1, p. 147, tomba 260, n. 3,pp. 150-151, tomba 11, nn. 5-7, p. 151, tomba 12, n. 6,tav. XLIX, b: Mazzeo 26A; p. 149, tomba 7, n. 5, tav.XLV, c, p. 150, tomba 9, nn. 4-5, tav. XLVI, b, p. 150,tomba 10, nn. 3-4, tav. XLVII, c, d, p. 152, tomba 15, n.2, tav. LI, c, p. 155, n. 2, tav. LVI, b: Mazzeo 26B); Car-dano al Campo (DEJANA 1980, pp. 134-135, fig. 6); Gal-larate (BERTOLONE 1949-50, p. 76; DEJANA,MASTORGIO 1970a, p. 111, n. 5, p. 114: Mazzeo 26B);Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73: Maz-zeo 26B); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996,p. 103, tav. XV, n. 3: Mazzeo 26A; p. 103, tav. XV, n. 2:Mazzeo 26B).

Forma: patera Drag. 32 (tav. XXXIV, n. 9)Dati epigrafici: bollo in planta pedis illeggibile (Ange-ra, VA).Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 5, tav. I, n. 12= MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, n. 4, scheda 22: defini-ta Drag. 37/32).CR: Calvatone (VOLONTÉ M. 1988-89, p. 141, cat. 89,tav. LVII = VOLONTÉ 1996, p. 260, fig. 9).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Legnano, CasinaPace (SUTERMEISTER 1960a, p. 26, tomba 19: attri-buzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.85, cat. 23/71: variante locale); San Vittore Olona(SUTERMEISTER 1960b, pp. 29, 31, n. 12: attribuzio-ne ipotetica).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p.158, n.5, tav. 42, n.16, p. 245, n. 5, tav. 59, n. 8).

Forma: patera con orlo indistinto, vasca emisferica pro-fonda e piede ad anello, tra la Drag. 32 e la Drag. 37/32(tav. XXXIV, n. 10)Attestazioni:CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 101, n. 2, tav.9, n. 2).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 182, n.7, tav. 46, n. 4).

Forma: patera Curle 15 (Mazzeo 30, Consp. 47, 48) (tav.XXXV, nn. 1-2)Dati epigrafici: bolli in planta pedis di L.M.CE. e illeg-gibile (Angera, VA).Attestazioni:CO: Albavilla (MAGGI 1982, p. 145); Como (inedito,Museo Civico P. Giovio); Como, Rebbio (TERENZIANI1978-79, p. 132, tav. 24, n. 2).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 65,tav. XXII, n. 9).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 3,

Carola Della Porta 103

tav. I, n. 3: Consp. 47; Angera romana I 1985, p. 232, nn.12-13, tav. 55, nn. 8-9: Consp. 47); Angera, abitato(Angera romana II 1995, p. 308).

Forma: patera Drag. 36 (Mazzeo 32; Consp. 39, 40, 42)(tav. XXXV, nn. 3-5)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS e diQ.M.M. (Salò, BS); graffito ANAI sul fondo esterno,graffito e un segno a croce sulla parete esterna, sottol’orlo (Mariano Comense, CO).Attestazioni:BS: Acquafedda (VECCHI 1991-92, pp. 237-238, tav.XII, n. 1: Consp. 39); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA1986, p. 151, fig. 10, n. 12: attribuzione ipotetica);Desenzano (Desenzano I 1994, p. 166, tav. III, n. 4:Consp. 40, attribuzione ipotetica); Salò, Lugone (SIMO-NI 1972, p. 98, n. 2, tav. III, nn. 31-32 = MASSA 1997, p.96, tav. XXV, nn. 1-2, 5, schede 15, 30, 43: Consp. 39;SIMONI, LANDO 1982-84, p. 24, nn. 3-6, tav. V, T.128/3-6: Consp. 39).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 157, tav. 1, A1: Consp. 39); Mariano Comen-se (SAPELLI 1980, p. 109, tav. 12, n. 3, tav. 34, n. 3:Consp. 39; p. 106, tav. 6, n. 2b: attribuzione ipotetica);Montano Lucino (MAGGI 1982, tab. a p. 192).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 108, fig.126: Consp. 39; Calvatone romana 1997, p. 82, tav. VII,n. 5: Consp. 40); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano1985, p. 197, PP 80/4: Consp. 40).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 57); Milano, necropoli(BOLLA 1988, p. 108, cat. 25/38: Consp. 39); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66, tav. XXII,nn. 12-13: Consp. 39); Milano, via dei Piatti (Milanoritrovata 1986, p. 322, n. 14.7b.9).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 30, tav. I,nn. 1-2: Consp. 42; Angera romana I 1985, p. 272, n. 6,tav. 65, n. 4: Consp. 39; p. 232, n. 8, tav. 54, n. 9: Consp.40; p. 180, n. 2, p. 197, n. 6: attribuzione ipotetica);

Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 83, n. 8, tav.43, n. 10: Consp. 40; p. 400: attribuzione incerta traDrag. 36 e Drag. 35; p. 83, n. 9, pp. 308-309).

Forma: patera Drag. 36/51 (Mazzeo 34; Consp. 41;Ludowici Tg) (tav. XXXV, n. 6)Dati epigrafici: bollo in planta pedis di GAIVS (Salò,BS); X graffita sul fondo esterno (Mariano Comense,CO); bollo in planta pedis illeggibile e graffito LPS sulfondo interno (Calvatone, CR).Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p.108, fig. 99, n. 3: attribuzione ipotetica); Bergamo, viaArena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 43, n. 1, fig. 21);Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 166, n. 2, tav. 2, b).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario1988, p. 95); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 100, n. 2,tav. IV, n. 36 = MASSA 1997, p. 96, tav. XXV, n. 6,schede 15, 36, 42, 44).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 157, tav. 1, A4); Como, p.za Mazzini (BUTTIRONCHETTI 1995, p. 218, n. 6767, fig. 4, tav. I, n. 1);Mariano Comense (SAPELLI 1980, p.108, nn. 3-4, tav.19, nn. 3-3a; MAGGI 1982, p.149).CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 7, n.5779; Calvatone romana 1991, p. 165, catt. 15-16, tav.VI, nn. 4-5; PAOLUCCI 1987-88, pp. 100-101, fig. 56).MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, p. 27,n. 2, fig. a p. 15); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 66, tav. XXII, nn.14-15); San Vittore Olona(SUTERMEISTER 1952c, p. 31, tomba 18). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, pp. 82-83, nn. 12-13, p. 99, n. 7, p. 101, nn. 5-7, p. 104, n. 6, p.127, n. 4, p. 136, n. 5, p. 185, n. 9, tav. 25, nn. 5-6, tav. 28,nn. 7, 12-14, tav. 29, n. 8, tav. 36, n. 5, tav. 46, n. 8);Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 309, 401,n.10, tav. 118, n. 5); Uboldo, cascina Malpaga (Prima dinoi 1996, p. 103, tav. XV, n. 1).

(Carola Della Porta)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI104

6. I bolli sulla terra sigillata rinvenuta inLombardia

Legenda:< > legamento. punto distinguente[ ] integrazione dove è rotto( ) scioglimentoc.ret. = cartiglio rettangolarep.p. = planta pedis

6.a. Bolli di certa o possibile origine padana

Figulo/figlina: ACAPAttestazioni:TS, Drag. 15/17MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., ACAP, con palmettaterminale, due attestazioni: Antichi silenzi 1996).

Figulo/figlina: ACASTVS CVArr 8bAttestazioni:TS, Consp. 2.2MI: Canegrate (c.ret., ACA/STVS: SUTERMEISTER1952a).Osservazioni: questo figulo è di probabile localizzazio-ne padana, dal momento che è attestato sul Magdalen-sberg in Fabrikat B1. Potrebbe trattarsi del lavorante diAco: ACO ACASTVS. Tuttavia bolli con il nominativoAcastvs sono attestati anche a Roma e nella fornace diVasanello (RM)2. Inoltre bolli di Acastvs si trovano inGallia, anche se forse si tratta di semplice omonimia3.

Figulo/figlina: ACVTVS CVArr 20Attestazioni:TS, forma non id.MI: Legnano, via Novara (p.p., ACVTI: SUTERMEI-STER 1937-38, p. 12, n. 4). Osservazioni: il bollo si rinviene anche ad Altino eAquileia4. Sul Magdalensberg è presente in FabrikatB5, di cui recenti analisi chimiche hanno confermatol’origine padana6.

Figulo/figlina: AERCOAttestazioni:TS, forma non id.MI: Inveruno (p.p., AERCO: SUTERMEISTER 1937-38,p. 13, n. 13).

Figulo/figlina: AGATO o AGATHO CVArr 31Attestazioni:TS, patera

MN: Sermide (c.ret., AGATO: CALZOLARI 1991, p. 70, b).Osservazioni: si rinviene anche a Rimini, Ravenna,Altino, Aquileia e Pola7. Sul Magdalensberg è attestatoin Fabrikat B di origine padana8.

Figulo/figlina: AMICVS CVArr 62Attestazioni:TS, Drag. 17AMI: Monza (c.ret., AMICI: MALBERTI 1989).Osservazioni: questo bollo si rinviene anche a Raven-na, Concordia ed Aquileia9. Sul Magdalensberg è atte-stato in Fabrikat B e C di origine padana10. In partico-lare recenti analisi chimiche su un campione di Drag.17A in Fabrikat B hanno confermato l’origine padana diquesto ceramista11.

Figulo/figlina: ANEMO CVArr 75Attestazioni:TS, Ritt. 9BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., ANEMO,con graffito LYC X: Bergamo 1986).Osservazioni: si rinviene anche a Ravenna ed Aqui-leia12. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B diorigine padana13.

Figulo/figlina: M.ANNEI(VS)Attestazioni:TS, coppaCR: Cremona, p.za Marconi (c.ret., MAN/NEI: PiazzaMarconi 1984, p. 34, n. 61 (lettura errata: MAN/NET) =PONTIROLI 1992, p. 117, n. 148 = CATTANEO 1996, p.156, fig. 19).TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., MAN/[NEI]: Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 1).Osservazioni: in genere questi bolli vengono attribuitial ceramista centroitalico A. MANNEIVS KAPELLA(CVArr 946), la cui produzione è stata rinvenuta a Tor-rita di Siena14. Tuttavia in Italia centrale sono noti solobolli in planta pedis con diverse grafie. È invece più pro-babile che i bolli di Cremona e di Milano, in cartiglio ret-tangolare, siano da attribuire ad un figulo padanoM.ANNEIVS15, già noto sul Magdalensberg, in Fabri-kat C di origine padana, con bolli molto simili16. Recen-ti analisi chimiche hanno confermato l’appartenenza deicampioni dal Magdalensberg alla produzione padana ela loro estraneità rispetto ai gruppi di riferimento perora noti da Arezzo, Torrita di Siena, Pisa, Roma e Cam-pania17.

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1 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 86.2 Notizia di G.Olcese.3 La terre sigillée 1986, p. 279.4 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.5 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 264, tav. 86.6 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F511.7 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.8 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 265, tav. 87.9 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.10 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 88.

11 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F514.12 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.13 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 89.14 Fornace di Umbricio Cordo 1992, p. 114.15 Probabilmente da attribuire al medesimo ceramista sono anchei bolli rinvenuti a Budrio (BERGAMINI 1980, p. 21, tav. V, nn. 64-65), a Rimini e ad Aquileia (SCOTTI MASELLI 1980, tav. I).16 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 273-274, tav. 90.17 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F518. Si ringrazia par-ticolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Università di Berlino, perle precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a queste analisi.

Figulo/figlina: ARTORIVS CVArr 1343Attestazioni:TS, Drag. 15/17MN: Curtatone, Buscoldo (p.p., ARTORI: PAIS 1888,1088, n. 84b = Il caso mantovano 1984, p. 58, n.11, fig.41).

Figulo/figlina: AT(T)ICVS o ATTICVS CVArr 206ko-207mnAttestazioni:TS, Ritt. 5.CR: Calvatone (p.p., ATICI: CORSANO 1990, p. 54, C58= PONTIROLI 1992, p. 61, n. 42).TS, Drag. 17AMI: Milano, via dei Piatti (p.p., ATICI: Milano ritrovata1986, p. 321, n. 14.7b.6).TS, forma non id.MN: Poggiorusco, Prati Fiera (p.p., [A]TICI: BOTTURA1988, p. 122, B9, tav. XXXVIII = CALZOLARI 1991, p.70, e).Osservazioni: attestato anche ad Aquileia e sul Mag-dalensberg, in Fabrikat B di origine padana18. Esisteanche un figulo puteolano (CVArr 207p), ma con bolliATTIC o ATTICI.

Figulo/figlina: M.ATILIVSAttestazioni:TS, Drag. 17ACO: Como, Borgo Vico (p.p., M. A[TILI]: GIUSSANI1904 = MAGGI 1982).TS, Drag. 17BCO: Como, Camerlata (p.p., M. ATILI: GIUSSANI 1904= MAGGI 1982); Como, Borgo Vico (p.p., M. ATILI:NOBILE DE AGOSTINI 1995).Osservazioni: non è chiaro se le attestazioni di Como,Borgo Vico, siano effettivamente due - una su Drag. 17Ae una su Drag. 17B - o se si tratti di una interpretazionetipologica differente di uno stesso pezzo.

Figulo/figlina: ATIMETVS CVArr 199Attestazioni:TS, Ritt. 9 (?).VA: Gorla Minore (p.p., ATIM: SUTERMEISTER1952d).Osservazioni: è attestato anche a Rimini e ad Aqui-leia19. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat B diorigine padana20. Potrebbe essere lo stesso figulo chebolla anche le Firmalampen21.

Figulo/figlina: AVDASI(VS)Attestazioni:TS, Drag. 17ACO: Capiago Intimiano, Mandana (c.ret., AVDASI,quattro attestazioni: VASSALLE 1983).TS, forma non id.CO: Olgiate Comasco (c.ret., <AV>DASI: SOMAINI1907, p. 142).

VA: Angera, necropoli (c.ret., AVDASI: BERTOLONE1937-38, p. 25, fig. 13, n. 6).Osservazioni: alcuni esemplari di Capiago Intimiano(CO) sono considerati dalle fonti bibliografiche comeceramica a vernice nera.

Figulo/figlina: AVSSIAttestazioni:TS, Goud. 2CO: Capiago Intimiano, Mandana (c.ret., AVSSI: VAS-SALLE 1983).

Figulo/figlina: AVSS LAAttestazioni:TS, Goud. 2CO: Fino Mornasco, Socco (c.ret., AVSS/LA (LA capovol-to): MAZZOLA 1992).Osservazioni: va ricondotto al precedente AVSSI?

Figulo/figlina: BATVLLVS CVArr 326Attestazioni:TS, Drag. 17ACR: Calvatone (c.ret., B<AT><VL>LI: CORSANO 1990= PONTIROLI 1992, p. 53, n. 24).Osservazioni: questo bollo è presente anche su cerami-ca a vernice nera (vd. il capitolo sulla ceramica a verni-ce nera). È documentato anche a Concordia e Aquileia22.

Figulo/figlina: CARPINATVSAttestazioni:TS, pateraMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., CARPI/NATI: S.Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 178, n. 61, tav. XXIX, n.61).Osservazioni: il bollo trova confronto con un esempla-re rinvenuto sul Magdalensberg23 e attribuito alla pro-duzione C, che le analisi chimiche sembrano indicarecome padana24.

Figulo/figlina: CASSI(VS?)Attestazioni:TS, pateraBS: Cividate Camuno, via Terme Romane (?, CASSI:ABELLI CONDINA 1986, p. 61, scheda 31).Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso figulo chebolla Firmalampen25.

Figulo/figlina: CELER CVArr 409Attestazioni:TS, coppaMN: Ostiglia, Quadro Paletta (p.p., CELER: CALZOLA-RI 1991, pp. 70-72, g).Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia26. SulMagdalensberg è presente in Fabrikat B di originepadana27. Esiste un ceramista CELER di origine etru-sco-laziale, ma bolla in genere in cartiglio (CVArr408).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI106

18 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tavv. 91-92.19 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.20 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 91.21 BUCHI 1975, pp. 9-11.22 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.

23 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 94.24 Conspectus 1990, p. 9.25 BUCHI 1975, pp. 19-20.26 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.27 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 94.

Figulo/figlina: CHOEPAttestazioni:TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., CHOEP: CORSANO 1990 = PON-TIROLI 1992, p. 56, n. 31).

Figulo/figlina: CHORIOAttestazioni:TS, coppaMN: San Benedetto Po, il Dosso (c.ret., CHO/RIO: CAL-ZOLARI 1991, p. 72, h).

Figulo/figlina: CIAN Attestazioni:TS, forma non id.MI: Legnano, via Novara (p.p., CIAN (?): SUTERMEI-STER 1937-38, p. 12, n. 5); San Giorgio su Legnano(p.p., CIAN, in associazione con graffito: SUTERMEI-STER 1937-38, p. 13, nn. 11-12).

Figulo/figlina: CLARIOAttestazioni:TS, Ritt. 5CR: Cremona, via Platina (c.ret., CLA/RIO: BREDA1983-84 = BREDA 1996 = AMADORI 1993-94 = AMA-DORI 1996).

Figulo/figlina: COMMVNIS CVArr 466Attestazioni:TS, piatto su alto piedeBS: Breno, Santuario di Minerva (p.p., CO<MM>VNIS:“NotALomb”, 1991, p. 30).Osservazioni: il bollo è attestato sul Magdalensberg inFabrikat B28, di cui recenti analisi chimiche hanno con-fermato l’origine padana29. Il bollo compare anche sulucerne tipo Firmalampen30.

Figulo/figlina: DAC(VS) CVArr 580Attestazioni:TS, Ritt. 5BS: Acquafredda (p.p., DAC: VECCHI 1991-92).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia e sul limes.

Figulo/figlina: DASI(VS) CVArr 587Attestazioni:TS, Ritt. 5BS: Nave (c.ret., DASI: Sub ascia 1987).Osservazioni: questo ceramista padano forse lavoravain collaborazione con SOLO (vd. infra) con cui presentasomiglianze nella foggia dei bolli. È presente anche adAltino, Aquileia e Adria31. Sul Magdalensberg è attesta-to in Fabrikat B di origine padana32.

Figulo/figlina: DENTO CVArr 592

Attestazioni:TS, forma non id.MI: Romprezzani (c.ret., DENTO: PAIS 1888, 1080, n.158). Osservazioni: è attestato anche ad Altino, Aquileia eRimini33. Sul Magdalensberg è presente in Fabrikat Bdi origine padana34.

Figulo/figlina: EROS CVArr 642Attestazioni:TS, Ritt. 5BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., EROS: Ber-gamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 4).TS, forma non id.VA: Laveno (c.ret., EROS: CIL, V, 8115, n. 42).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia e a Raven-na35. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B diorigine padana36. Sono conosciuti altri ceramisti dinome Eros ad Arezzo (CVArr 640) e a Pozzuoli (CVArr641), ma si tratta di omonimie.

Figulo/figlina: EXOR(ATVS) o HEXOR(ATVS) CVArr661Attestazioni:TS, pateraMN: Goito, Corte Gaigole (p.p., [H?]EXOR: “NotA-Lomb”, 1990, p. 87, fig. 94, n. 15).Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia e aRavenna37.

Figulo/figlina: FELIXAttestazioni:TS, patera Goud. 1CR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p.,FELIX: PONTIROLI 1992, pp. 42-43, nn. 4-5, p. 45, n.11 = AMADORI 1996, figg. 4, 54).Osservazioni: nel CVArr esistono più figuli che si bol-lano FELIX. Il primo, CVArr. 685, bolla in genere in car-tiglio rettangolare, salvo un’attestazione in planta pedissu una Ritt. 5 di Aquileia. Vi è anche un figulo puteola-no (CVArr 684). Tra il materiale prodotto a Lione esisto-no bolli FELIX, sempre in cartiglio rettangolare (Ate-liers Lyon 1996, p. 199). È conosciuto anche un FELIXche bolla Firmalampen38 e un FELIX che bolla anfore39.Difficilmente i bolli di Cremona possono essere attribuiti aquesti ceramisti, dal momento che Felix è un cognome piut-tosto diffuso. Forse si tratta proprio di un produttore locale.

Figulo/figlina: FEST(VS) CVArr 689Attestazioni:TS, coppettaPV: Valeggio Lomellina (p.p., FESTI: VANNACCILUNAZZI 1992, p. 68, tomba 68).Osservazioni: questo figulo è presente anche a Raven-

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28 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 96.29 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F524.30 BUCHI 1975, pp. 27-29.31 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.32 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 97.33 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.34 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 97.35 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.

36 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 98.37 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.38 BUCHI 1975, pp. 59-61.39 L. CHERUBINI, A. DEL RIO, Appunti su fabbriche del ter-ritorio pisano e volterrano, in “Annali della Scuola Normale diPisa”, 25, 1995, pp. 373, 381; EADEM, Le produzioni ceramichedelle bassi valli del Fine e del Cecina, in Ceramica romana earcheometria: lo stato degli studi. Atti delle giornate interna-zionali di studi (Castello di Montegufoni, 1993), a cura di G.OLCESE, Firenze 1995, p. 222.

na ed ad Aquileia40. Sul Magdalensberg è attestato inFabrikat B di origine padana41.

Figulo/figlina: FIRM(VS) CVArr 694Attestazioni:TS, Drag. 15/17BS: Nave (p.p., FIRM[I]: Sub ascia 1987).Osservazioni: questo figulo è presente anche ad Aqui-leia42. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B diorigine padana43.

Figulo/figlina: [F]ORT[IO] o [F]ORT[IS] CVArr 705 o706Attestazioni:TS, Drag. 17B (?)VA: Angera, abitato (p.p., [.]ORT[..]: GRASSI 1988). Osservazioni: il bollo può avere due possibili integra-zioni, entrambe riferite a due ceramisti di originepadana ed entrambe attestate anche ad Aquileia44.Potrebbe trattarsi dello stesso ceramista che bolla leFirmalampen45.

Figulo/figlina: FVSC(VS) CVArr 719Attestazioni:TS, Drag. 17B CR: Calvatone (c.ret., FVSCI, tra due palmette simme-triche: CORSANO 1990, p. 55, C64 = PONTIROLI 1992,p. 56, n. 30).Osservazioni: benché non sia riportato il prenome e ilgentilizio, è possibile che questo ceramista sia da identi-ficare con Fvscvs Seri Hilari o con M.S.Fvscvs (vd. infra).È presente anche ad Altino, ad Aquileia e a Rimini46.Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana47.

Figulo/figlina: GAIVSAttestazioni:TS, patera Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., CAIVS: MASSA 1997, p. 99,tabella G, scheda 20; p.p., GAIVS, seguito da edera:MASSA 1997, p. 99, tabella G).CR: Cremona, via Platina (p.p., GAIVS, seguito daedera: BREDA 1983-84, pp. 139-140, TS41= PONTIRO-LI 1992, p.110, n. 129 = BREDA 1996, p. 51 = AMADO-RI 1996, p. 101, fig. 59).TS, patera Drag. 37/32BS: Salò, Lugone (p.p., [GAIV]S, seguito da edera:MASSA 1997, p. 99, tabella G).TS, patera Drag. 36BS: Salò, Lugone (p.p., GAIVS, seguito da edera:MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 43).TS, patera Drag. 36/51BS: Salò, Lugone (p.p., G[··]VS: SIMONI 1972 = MASSA1997, p. 99, tabella G, scheda 42).

Figulo/figlina: GERMAN(VS) CVArr 751

Attestazioni:TS, Ritt. 5 CR: Calvatone (c.ret., GERM/ANI: CORSANO 1990 =PONTIROLI 1992, p. 53, n. 23).TS, forma non id.CR: Calvatone (c.ret., GE[RMA]NI: CORSANO 1990, p.56, C77 = PONTIROLI 1992, p. 62, n. 45).Osservazioni: questo ceramista padano (CVArr) èattestato anche ad Aquileia e a Rimini48. Il nominativoGermanvs è presente anche tra i figuli gallici49, ma lafoggia del bollo è differente. Dal momento che si trattadi un nome etnico o schiavile, non si può escluderel’omonimia.

Figulo/figlina: GRAECER CVArr 753Attestazioni:TS, Drag. 24/25VA: Gallarate (?, GR<AE>CER: BERTOLONE 1949-50).Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabri-kat B di origine padana50.

Figulo/figlina: D.I.V.Attestazioni:TS, patera Drag. 31, variante CremonaBS: Salò (p.p., D.I.V.: SIMONI 1963, p. 10, tomba 22, p.40 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 33).

Figulo/figlina: HILARVS CVArr 796Attestazioni:TS, Ritt. 5CR: Calvatone (c.ret., HILARI: CORSANO 1990 = PON-TIROLI 1992, p. 61, n. 43).TS, coppetta BS: Nave (c.ret., HIL/[···]: Sub ascia 1987, pp. 63, 166-167).Osservazioni: benché il cognome Hilarvs sia molto dif-fuso tra gli schiavi e tra i ceramisti di origine libertina,è probabile che questi bolli siano da riferire ad un figulodi origine padana. Infatti sul Magdalensberg sono statirinvenuti pezzi con bolli simili, già attribuiti al FabrikatB51, che sono risultati di origine padana a seguito direcenti analisi chimiche52.

Figulo/figlina: INGENVVS CVArr 829Attestazioni:TS, Ritt. 5CR: Calvatone (c.ret., INGE/NVI: CORSANO 1990 =PONTIROLI 1992, p. 56, n. 29).TS, forma non id.CR: Calvatone (c.ret., INGE: PONTIROLI 1992, p. 62,n. 44).Osservazioni: è forse da identificare con M.SerivsIngenvvs. È presente a Rimini, Adria, Altino ed Aqui-leia53. Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B diorigine padana54.

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40 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.41 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 99.42 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.43 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 99.44 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.45 BUCHI 1975, pp. 65-67.46 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.47 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 100.

48 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.49 La terre sigillée 1986, p. 282.50 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 103.51 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 267, tav. 103.52 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F504.53 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.54 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 104.

Figulo/figlina: Q.L.E.Attestazioni:TS, Drag. 24/25MI: San Vittore Olona (p.p., Q.L.E.: SUTERMEISTER1952c).TS, forma non id.VA: Angera, necropoli (p.p., Q.L.E.: BERTOLONE1937-38, p. 25, fig. 13, n. 3).

Figulo/figlina: LATINVS CVArr 873Attestazioni:TS, pateraMN: Gonzaga, Corte Fossa Scura (p.p., LATIN[I]: BOT-TURA 1988, p. 107, B2, tav. XXXII = CALZOLARI 1991,p. 72, m).Osservazioni: l’origine padana non è sicura.

Figulo/figlina: LICCAEVS CVArr 881Attestazioni:TS, forma non id.VA: Angera, abitato (c.ret., LIC/CAE: GRASSI 1988, pp.185-186, fig. 6).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia55. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana56.

Figulo/figlina: LVCCIVS CVArr 891Attestazioni:TS, Goud. 1MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., LVCCI: Antichi silen-zi 1996). TS, Drag. 17AMI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., LVCCI, con graffi-to: VAY 1980-81).TS, forma non id.MI: Legnano (?) (c.ret., LVCCI: Otium 1993, p. 48, tav.IX, n. 3).Osservazioni: è presente anche ad Altino, Aquileia eConcordia57. Sul Magdalensberg è attestato in FabrikatB di origine padana58.

Figulo/figlina: LVCI(?)Attestazioni:TS, Ritt. 5VA: Arsago Seprio (c.ret., LVCI, due attestazioni: FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987).TS, forma non id.VA: Angera, abitato (c.ret., LVCI: Angera romana II1985, p. 310, n. 18); Arsago Seprio (c.ret., LVCI: FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 3,tomba 136).Osservazioni: l’attribuzione di questi bolli è incerta.La Lavizzari Pedrazzini (Angera romana II 1995, p.538) li attribuisce a Lvcifer (vd. scheda seguente), cheperò in genere bolla in planta pedis. Il CVArr (n. 893)attribuisce alcuni bolli LVCI, rinvenuti a Magreta (MO)e a Rimini, al ceramista centroitalico L.LVCILLIVS, chenormalmente si firma L.LVCIL o LVCIL. La localizza-zione in Italia settentrionale di tutti i bolli LVCI fa ipo-tizzare che questo ceramista fosse cisalpino, anche senon è chiaro se si debba identificare con Lvcifer o con un

Lvcivs o Lvcillivs. Resta aperta anche la possibilità chesi tratti di una diversa grafia per Lvccivs, ceramistapadano pure attestato in Lombardia (vd. scheda prece-dente).

Figulo/figlina: LVCIFER CVArr 892Attestazioni:TS, Drag. 15/17BS: Acquafredda (p.p., LVCIF: VECCHI 1991-92).CR: Calvatone (p.p., LVCIF<ER>: CORSANO 1990).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia59. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana60.

Figulo/figlina: L.M.CE. CVArr 914Attestazioni:TS, Curle 15VA: Angera, necropoli (p.p., LMC: Angera romana I1985).TS, Drag. 31VA: Angera, necropoli (?) (p.p., LMC: Angera romana I1985, p. 355).Osservazioni: è attestato anche ad Aquileia (CVArr914).

Figulo/figlina: Q.M.M.Attestazioni:TS, patera Drag. 36BS: Salò, Lugone (p.p., Q.M.M.: MASSA 1997, p. 99,tabella G, scheda 15).

Figulo/figlina: L.M.V. o L.MAG( ) VIR(ILIS) CVArr917-921Attestazioni:TS, Drag. 24/25BS: Nave (p.p., [···]M.V.: Sub ascia 1987).MI: Milano, necropoli (p.p., L.M.V: BOLLA 1988).TS, Drag. 40CO: Molteno (p.p., LMV(?), attribuzione ipotetica:NOBILE 1992).TS, Drag. 4BG: Zanica, Cascina Piane (p.p., LMV: Carta Bergamo1992).VA: Angera, necropoli (p.p., due attestazioni, LMV;MV(?): Angera romana I 1985).TS, Drag. 17BCR: Calvatone (p.p., [L.]M.VIRI: PAOLUCCI 1987-88,p. 89, n. 44 = PAOLUCCI 1996, p. 243).MI: Legnano (?) (p.p.?, L.M.VIR: Otium 1993, p. 48);Milano, necropoli (p.p., [L].M.V: BOLLA 1988); San Vit-tore Olona (p.p., L.MG.VI., con graffito: SUTERMEI-STER 1952c).VA: Angera, necropoli (p.p., due attestazioni, LMV:BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, nn. 1-2).TS, Ritt. 1VA: Angera, necropoli (p.p., L.V.M.: Angera romana I1985).TS, Drag. 31, variante Mazzeo 27BBS: Salò, Lugone (p.p., [L.]M.VIRI: MASSA 1997, p. 99,tabella G).VA: Angera, abitato (p.p., L.M.[V]: Angera romana II1995, p. 83, n. 6).

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55 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.56 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 105.57 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.

58 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 105.59 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.60 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 106.

TS, forma non id.CO: Como, via 5 Giornate (p.p., L.V.M., letto LVMA:BUTTI 1980, p. 181, n. 3).MI: Milano, zona tra via Borromei - S. Orsola - via Mori-gi (p.p., V.M.L (L invertita): FROVA 1951, p. 20). MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., LVM: S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 168, n. 35, tav. XXVII, n. 35).VA: Angera, necropoli (p.p., L.M.V., con graffito OPTA-TII (?): BATTAGLIA 1985); Cardano al Campo (p.p.,L.M.V.: DEJANA 1980, pp. 128, 137).Osservazioni: sono stati inseriti anche i bolli L.V.M.,benché non ci sia l’assoluta certezza che si tratti sempredello stesso ceramista. Il bollo LVM di Pegognaga (MN)era stato attribuito dalla fonte bibliografica a L.Vmbri-civs (CVArr 2395), ceramista centroitalico.Il CVArr localizza altri bolli ad esempio ad Aquileia,Libarna, Concordia, Giubiasco, Locarno, Ornavasso,Varallo Pombia.

Figulo/figlina: MANDATVS CVArr 945Attestazioni:TS, pateraCR: Casalmaggiore (c.ret., MA<ND><AT>I: PONTIRO-LI 1992, p. 63, n. 46).Osservazioni: è presente anche ad Altino, Aquileia eConcordia61. Sul Magdalensberg è attestato in FabrikatB di origine padana62.

Figulo/figlina: C.O.S. Attestazioni:TS, Ritt. 12MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.O.S.: Antichi silenzi1996).Osservazioni: potrebbe essere da collegare al successi-vo C.O.ST, rinvenuto nel medesimo sito.

Figulo/figlina: C.O.STAttestazioni:TS, Ritt. 12MI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.O.ST, e p.p.,C.O.[ST]: Antichi silenzi 1996).

Figulo/figlina: OFFAAttestazioni:TS, pateraCR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p.,OFFA: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 6 = AMADORI 1993-94, n. 11, tav. VII = AMADORI 1996, fig. 2).

Figulo/figlina: PARABOLVSAttestazioni:TS, Drag. 17AMI: Legnano, via Novara (c.ret., PARA/BOLI: SUTER-MEISTER 1937-38, p. 12, n. 3 = VOLONTÉ R. 1988-89). Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabri-kat C63, di cui recenti analisi chimiche hanno conferma-to l’origine padana64.

Figulo/figlina: PASSI(ENVS) TELAMO CVArr 1228Attestazioni:TS, Goud. 2MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., PASSI/TELAMO, èstato letto anche PRASSI/TELACO: SUTERMEISTER1937-38, p. 14, n. 23).TS, coppaVA: Angera, abitato (c.ret., PASSI/TEL<AM>: Angeraromana II 1995, p. 311, n. 20).TS, pateraVA: Angera, abitato (c.ret., PASSI/TEL<AM>: Angeraromana II 1995, p. 310, n. 19).TS, forma non id.CR: Cremona, via Teatro (c.ret., PASS[.]/TELA[M...], èstato letto come: FASS/TEL<AM>: PONTIROLI 1992,p. 45, n. 12).MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., ?: Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 6); Romprezzani (?, PASSITEL<AM>: PAIS 1888, 1080, n. 30). PV: Lomellina (?, PASSI/TEL<AM>: CIL, V, 2, 8115, n.85).Osservazioni: è presente in varie località, tra cui Alti-no e Aquileia65. Sul Magdalensberg è attestato in Fabri-kat C di origine padana66.

Figulo/figlina: L.PATRON(VS)Attestazioni:TS(?), forma non id.MI: Turbigo, la Gallizia (c.ret., L.PAT/RONI: SUTER-MEISTER 1937-38, p. 13, n. 14).

Figulo/figlina: PELOPS CVArr 1234Attestazioni:TS, forma non id.MI: Romprezzani (?, PELOPS: PAIS 1888, 1080, n. 309). Osservazioni: è presente anche ad Aquileia67. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana68.

Figulo/figlina: PHILOMV(SVS) CVArr 1319Attestazioni:TS, Ritt. 1BG: Zanica, Cascina Piane (p.p., PHILOMV: Carta Ber-gamo 1992).Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabri-kat B di origine padana69.

Figulo/figlina: PRIMVS CVArr 1390Attestazioni:TS, forma non id.MN: Cavriana, Cavallara (p.p., PRIMI: PICCOLI 1975,p. 26).Osservazioni: il presente ceramista, attestato anchead Adria, ad Altino e ad Aquileia70, è definito padano dalCVArr. Tuttavia il nome Primvs è piuttosto diffuso tra iceramisti centroitalici71 o gallici72, ma con bolli in carti-glio. È possibile si tratti di omonimia.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI110

61 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.62 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 106.63 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109.64 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F517.65 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.66 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109.

67 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.68 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 109.69 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 111.70 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.71 È attestato tra i figuli della fornace di Vasanello (RM): noti-zia di G. Olcese.72 La terre sigillée 1986, p. 284.

Figulo/figlina: PRISC(VS) CVArr 1406Attestazioni:TS, Ritt. 5BS: Acquafredda (c.ret., PRISCI: VECCHI 1991-92).MN: Virgilio, Buscoldo (?, [P]RISC[I]: PAIS 1888, 1088,n. 33c).TS, coppaCR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p.,PRI[SCI]: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 8; p.p., PR[I]SCI:PONTIROLI 1992, p. 45, n. 9; p.p., PRISCI: PONTIRO-LI 1992, p. 45, n.10).Osservazioni: il CVArr propone due ceramisti dalcognome Priscvs: il primo (n. 1405) bolla di solito inplanta pedis ed è ricollegato al figulo tardoitalicoSex.Mvrrivs Priscvs ma non presenta attestazioni inItalia settentrionale; il n. 1406 bolla in cartiglio ret-tangolare in genere coppette Ritt. 5. Sul Magdalen-sberg quest’ultimo è noto con alcuni esemplari inFabrikat B e C73. In particolare recenti analisi chimi-che su un campione di Ritt. 5 in Fabrikat B hanno con-fermato l’origine padana di questo fabbricante74. Ipo-teticamente si attribuiscono a questo ceramista pada-no i bolli in planta pedis di Cremona. Tuttavia non sipuò escludere che essi appartengano ad un terzo figu-lo di nome Priscvs per ora non ben identificato né loca-lizzato.

Figulo/figlina: C.R.F.Attestazioni:TS, pateraMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., C.R.F.: BOTTURA1988, p. 51 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 172, n.46, tav. XXVIII, n. 46).Osservazioni: benché il ceramista in oggetto non siaper ora noto, nel CVArr sono attestati alcuni figuli con lostesso nome e gentilizio (ad esempio C.R.ANDRO-NICVS, C.R.C. e C.R.P.): forse si tratta di liberti e lavo-ranti dello stesso patrono.

Figulo/figlina: C.R.V.Attestazioni:TS, pateraCR: Cremona, via Platina (p.p., C.R.V., due attestazioni:BREDA 1983-84, pp. 111-112, TS 4-5 = PONTIROLI1992, p. 109, nn. 126-127, letto CISA = BREDA 1996, p.51 = AMADORI 1996, fig. 58).

Figulo/figlina: ROMANVS CVArr 1581Attestazioni:TS, forma non id.VA: Arsago Seprio (c.ret., ROMANI: FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 125, n. 4, tomba 159). Osservazioni: talvolta è identificato con M.SerivsRomanvs. È presente anche ad Aquileia75. Sul Magda-lensberg è attestato in Fabrikat B di origine padana76.

Figulo/figlina: S.S.C.

Attestazioni:TS, Drag. 24/25VA: Induno Olona (?, S.S.C., con graffito: PONTI 1896).

Figulo/figlina: L.S.N.Attestazioni:TS, Drag. 36VA: Angera, necropoli (p.p., LSN: Angera romana I1985)TS, forma non id.MI: Milano, via dei Piatti (p.p., LSN: Milano ritrovata1986, p. 321, n. 14.7b.7). Osservazioni: il bollo è presente nel Canton Ticino, aMadrano, associato ad una moneta di Traiano77.

Figulo/figlina: Q.S.P. CVArr 1636Attestazioni:TS, Drag. 4VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.P.? BATTAGLIA 1985,p. 231).TS, Drag. 46BG: Lovere, Valvendra (p.p., Q[S?]P: Carta Bergamo1992).TS, Drag. 31MI: Milano, scavi MM3 (p.p., Q.S.P.: Scavi MM3 1991).TS, forma non id. VA: Angera, necropoli (p.p., C.S.[P]: Angera romana I1985, pp. 354-355).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia78. Vengo-no attribuiti a questo ceramista anche i bolli C.S.P.

Figulo/figlina: Q.S.S. (CVArr 1636 o 1637)Attestazioni:TS, forma non id.VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.S., due attestazioni:FACCHINI 1982, p. 128; BATTAGLIA 1985); IndunoOlona (?, Q.S.S., due attestazioni, con graffiti rispettiva-mente COMAGI e COMAG: CIL, V, 8115, n. 105).

Figulo/figlina: SABIN(VS) CVArr 1643Attestazioni:TS, pateraBS: Nave (p.p., SABINI: Sub ascia 1987, pp. 166-167).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia79. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana80.

Figulo/figlina: SALVI(VS) CVArr 1648Attestazioni:TS, Drag. 15/17CO: Como, Camerlata (p.p., SALVI: TERENZIANI1978-79 = MAGGI 1982).TS, forma non id.MI: Albairate (p.p., SALVI: Albairate 1986, p. 58).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia81. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana82.

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73 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 113.74 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F506.75 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.76 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 115.77Milano ritrovata 1986, p. 321.

78 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.79 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.80 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 115.81 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.82 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 116.

Figulo/figlina: L.SARIVS CVArr 1655Attestazioni:TS, Ritt. 9BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., SARI: Ber-gamo 1986).Osservazioni: si tratta di L.Sarivs Svrvs, ceramistanoto per la produzione delle coppe tipo Sarius (vd.supra). Recenti analisi chimiche su una coppa Ritt. 5,bollata SARI e rinvenuta sul Magdalensberg, ne hannoindicato l’appartenenza ad un gruppo chimico di originepadana, caratterizzato da bassi valori in Cromo eNichel83. Questo gruppo è chimicamente simile, anchese non identico, al gruppo chimico in cui rientrano alcu-ne coppe tipo Sarius, rinvenute sul Magdalensberg eparimenti analizzate84.

Figulo/figlina: SATRI(VS)Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., SATRI: Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 14).

Figulo/figlina: SATVRNINVS CVArr 1672Attestazioni:TS, Haltern 14MI: Milano, scavi MM3 (?, SATVR, entro due rami dipalma: Scavi MM3 1991). Osservazioni: figulo, presente anche ad Aquileia85,forse da identificarsi con M.S. SATVRNINVS (CVArr1632). Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B diorigine padana86.Il cognomen Satvrninvs è attestato anche tra i produtto-ri di mortaria (vd. infra il capitolo relativo).

Figulo/figlina: SCOAttestazioni:TS, Drag. 17AMI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., SCO: Antichi silenzi1996).

Figulo/figlina: SECVNDVS CVArr 1720Attestazioni:TS, Ritt. 9MN: Schivenoglia, Fienil Nuovo (p.p., SECVN: BOTTU-RA 1988 = CALZOLARI 1991).TS, forma non id.MN: Cavriana, Cavallara (c.ret., SECVNDI: PICCOLI1975, p. 26).PV: territorio pavese (?) (?, ?: SCHIFONE 1992, p. 59).Osservazioni: è attestato anche a Rimini, Ravenna,Aquileia e Veglia87. Sul Magdalensberg sono presentialcuni esemplari in Fabrikat B88, che recenti analisi chi-miche hanno indicato come appartenenti ad una produ-zione padana, caratterizzata da bassi valori in Cromo eNichel89.

Figulo/figlina: C.SENTIVS FIRMVS CVArr 1732-1733Vd. bolli di origine aretina.

Figulo/figlina: SEPP/IENVSAttestazioni:TS, patera CR: Calvatone (c.ret., SEPP/IENI: Bedriacum 1996, vol.1.2, p. 106, figg. 112, 116).TS, forma non id.CR: Calvatone (c.ret., SEPP/IENI: VOLONTÉ M. 1988-89, n. 103).Osservazioni: i bolli non sono di lettura certa.

Figulo/figlina: M.SERIVS (HILARVS) CVArr 1751-1773Seguono le schede riguardanti i ceramisti che il CVArrcollega alla bottega di M.Serivs, ceramista padano, lacui fabbrica non è attualmente localizzabile all’internodella Cisalpina. In Lombardia non è noto alcun bollo cherechi esclusivamente il gentilizio Serivs (CVArr 1751).In genere si trovano il nome schiavile seguito dal preno-me e gentilizio del patrono o i tria nomina fortementeabbreviati. È possibile che questa fabbrica (o fabbriche)sia stata attiva soprattutto intorno alla seconda metàdel I sec. d.C., anche se alcuni bolli in cartiglio rettango-lare indicano un precoce inizio della produzione, chesembra essere durata per almeno 40 anni90.

Figulo/figlina: M.S.FES(TVS?) CVArr 1629Attestazioni:TS, Drag. 27BS: Nave (p.p., M.S.FES, quattro attestazioni: Subascia 1987).

Figulo/figlina: FVSCVS SERI HILARI (servus) CVArr1760Attestazioni:TS, Drag. 16MI: Milano, necropoli (c.ret., FVSCVS/SERI/HILARI:BOLLA 1988).Osservazioni: è probabile che questo schiavo di M.Serivs Hilarvs sia da identificare con FVSCVS (vd.supra).

Figulo/figlina: M.S.INGENVVSVd. supra INGENVVS.

Figulo/figlina: M.S.MOSC(H)VS CVArr 1630 e 1764Attestazioni:TS, coppa (Ritt. 5 ?)MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., M.S.[M]: BOTTURA1992, p. 80, n. 136 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p.176, n. 54, tav. XXVIII, n. 54: attribuzione ipotetica).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI112

83 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F499. Si ringraziaparticolarmente il dott. Gerwulf Schneider, Università di Ber-lino, per le precisazioni gentilmente fornitemi riguardo a que-ste analisi.84 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, p. 485 e tabella a p. 491, dove ilcampione F499 è stato erroneamente attribuito al gruppo diSario, invece che al gruppo padano povero in Cr e Ni.85 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.

86 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 116.87 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.88 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 117.89 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campioni F523, F497, B514,F526. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider,Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemiriguardo a queste analisi.90 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 255-259.

TS, patera Drag. 15/17CR: Cremona, via Garibotti (p.p., M.S.M.: AMADORI1993-94 = AMADORI 1996).TS, pateraBG: Bergamo (?, [...]MOSCI: CIL, V, 2, 8115, n. 55).CR: Calvatone (p.p., M.S.MOSCI: Calvatone romana1991, p. 123).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., M.S.M[OSCI]: S. Loren-zo di Pegognaga 1996, p. 178, n. 61, tav. XXIX, n. 61).Osservazioni: la lettura e l’attribuzione del bollo sullacoppetta di Pegognaga (MN) sono incerte.

Figulo/figlina: M.SERIVS ROMANVSVd. supra ROMANVS.

Figulo/figlina: M.S.VERECVNDVS CVArr 1633Vd. infra VERECVNDVS.

Figulo/figlina: SERRA CVArr. 1774Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, porta Romana (?, SERRA, letto BERRA:CIL, V, 8115, n. 20 = BOLLA 1988, p. 184).VA: Angera, necropoli (riquadro a coda di rondine,SERRA: Angera romana I 1985, p. 353).Osservazioni: sul Magdalensberg è attestato in Fabri-kat C di origine padana91.

Figulo/figlina: C.SERTORIVS OCELLA CVArr 1777-1780Vd. i bolli di origine aretina.

Figulo/figlina: A.SESTIVS DAMA CVArr 1799Vd. bolli di origine aretina.

Figulo/figlina: SOLIMARVS CVArr 1840Attestazioni:TS, Consp. 14MI: Canegrate (c.ret., SOLI/MARI, tre attestazioni:SUTERMEISTER 1952a).Osservazioni: benché il CVArr non dia nessuna loca-lizzazione per questo ceramista, bolli simili sono statirinvenuti sul Magdalensberg e sono stati attribuiti allaproduzione padana92.

Figulo/figlina: SOLO CVArr 1841Attestazioni:TS, Ritt. 5CR: Calvatone (c.ret., SOLO, tra due palmette: CORSA-NO 1990 = PONTIROLI 1992, p. 55, n. 28).TS, coppettaMN: Sermide, podere Longhino (c.ret., SOLO, tra pal-mette: CALZOLARI 1991, pp. 74-75, s). Osservazioni: questo ceramista padano forse lavoravain collaborazione con DASIVS (vd. supra) con cui pre-senta affinità nei bolli. È presente anche ad Aquileia93.Sul Magdalensberg è attestato in Fabrikat B94, di cuirecenti analisi chimiche hanno confermato l’originepadana95.

Figulo/figlina: SYNODVS CVArr 1880Attestazioni:TS, pateraMN: Pegognaga (c.ret., SYNODI: BOTTURA 1988, p. 51= S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 171, n. 41, tav.XXVII, n. 41).Osservazioni: è presente anche ad Aquileia96. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana97.

Figulo/figlina: C.T.(?)Seguono le schede riguardanti una serie di ceramistiprobabilmente da collegare ad un solo patrono se nonaddirittura ad una sola bottega. Essi infatti hanno incomune il prenome e il gentilizio C.T. Questa o questefabbriche non sono per ora localizzabili.

Figulo/figlina: C.T.F. (?).Attestazioni:TS, forma non id.PV: Sforzesca, Belcreda (p.p., CTF (?): BARNI 1922, p.23, fig. 28, n. 2).Osservazioni: forse da identificare con il seguenteFESTVS C.T.

Figulo/figlina: FESTVS C.T. (servvs) CVArr 1883Attestazioni:TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (p.p., FEST.C.T.: Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVIII, n. 5).Osservazioni: è dato come un lavorante della fabbricadi C.T.

Figulo/figlina: C.T.P. CVArr 1886Attestazioni:TS, Drag. 24/25CO: Oliveto Lario (p.p., C.T.P.: Carta Lecco 1994).MI: San Giorgio su Legnano, (p.p., C.T.P.: SUTERMEI-STER 1956a).TS, Drag. 17BMI: Parabiago, S. Lorenzo (p.p., C.T.P., con graffitoM.ATTIR[IVS]: Antichi silenzi 1996).TS, Ritt. 1BS: Nave (p.p., C.T.P.: Sub ascia 1987).CO: Como, Camerlata (p.p., C.TP a lettere inverse:TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982).TS, forma non id. MI: Lissone (p.p., C.TP: BERNASCONI 1926, p. 15);Milano, v.le Schiller (p.p., C.T.P, letto C.I.PE: LEVI1934, p. 92).VA: Angera, necropoli (p.p., C.[T]P: BERTOLONE1937-38, p. 25, fig. 13, n. 5).Osservazioni: il CVArr (n. 1886) definisce questoceramista come padano. Tuttavia ad Arezzo è attesta-to un ceramista che si firma C.T.P.: si tratta della stes-sa officina?

Figulo/figlina: C.T.S.Attestazioni:

Carola Della Porta 113

91 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 118.92 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 120.93 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.94 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 121.

95 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 2, campione F509.96 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.97 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, tav. 121.

TS, Drag. 24/25BS: Brescia, via Alberto Mario (p.p., C.T.S: Via AlbertoMario 1988, pp. 95-96).CO: Como, Borgo Vico (p.p., CTS: NOBILE DE AGO-STINI 1995).VA: Angera, necropoli (p.p., CTS: Angera romana I1985).TS, coppaMN: Poggio Rusco (p.p., C.T.S: CALZOLARI 1991, p.72, k).TS, pateraPV: Valeggio Lomellina (p.p., CTS: VANNACCILUNAZZI 1978b, tomba 23).Osservazioni: forse questi bolli sono da ricollegare aiceramisti padani SEC(VNDVS) C.T. o a C.T.SVC(CESSVS) (vd. schede successive).

Figulo/figlina: SEC(VNDVS) C.T. (servvs) CVArr1884Attestazioni:TS, Drag. 15/17 VA: Angera, necropoli (p.p., SEC.C.T.: Angera romana I1985).

Figulo/figlina: C.T.SVC(CESSVS) CVArr 1888Attestazioni:TS, forma non id.CO: Albate (p.p., C.T.SVC: MAGNI 1907, p. 235 =MAGGI 1982, p. 179).Osservazioni: forse è lo stesso figulo che bolla anchecome SVCCESSVS (CVArr 1864).

Figulo/figlina: C.T.V.Attestazioni:TS. Ritt. 9BS: Borgo San Giacomo (p.p., CTV: Insediamenti roma-ni 1996).TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., CTV, letto ITV o L.T.V.: SIMONI1972 = MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 26).CR: Cremona, via Platina (p.p., C.T.V., due attestazioni:BREDA 1983-84, p. 108, TS1, p. 110, TS2-TS3 = PON-TIROLI 1992, p. 108, nn. 124-125, p. 109, n. 128 =BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 101, fig. 57).

Figulo/figlina: L.T.C.Attestazioni:TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., LTC: SIMONI 1972 = MASSA1997, p. 99, tabella G, scheda 38).

Figulo/figlina: Q.T.C.Attestazioni:TS, Drag. 24/25BS: Borgo San Giacomo (p.p., Q.T.C.: Insediamentiromani 1996).

Figulo/figlina: C.TAPAttestazioni:TS, Drag. 24/25CR: Castelleone (p.p., CTAP, con graffito sul fondo

esterno LVF: Riti e sepolture 1990).TS, forma non id.CO: Como (c.ret., CTAP: CIL, V, 8115, n. 118).Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso cerami-sta dei bolli C.T.P.

Figulo/figlina: A.TERENTIVS CVArr 1932-38Attestazioni:TS, Drag. 24/25MN: Suzzara, Dragoncello (p.p., A<TE>RE<NT>: BOT-TURA 1988 = CALZOLARI 1991).TS, coppettaMN: Schivenoglia, Fienil Nuovo (c.ret, A<TE>R/[···]:BOTTURA 1988, p. 97, B2, tav. XXVIII = CALZOLARI1991, p. 70, d).TS, Drag. 15/17CO: Como (?, A[TE]REN: CIL, V, 8115, 183); Como,Camerlata (p.p., A.TEREN: TERENZIANI 1978-79 =MAGGI 1982).MI: Inveruno (p.p., A<TE>RE<NT>, letto <TAE>RE<NT>:SUTERMEISTER 1937-38, p. 12, n. 9); Legnano, via Nova-ra (p.p., TERE<NT>: SUTERMEISTER 1937-38); Legna-no (p.p., TERENT: Otium 1993).TS, Drag. 17BBS: Acquafredda (p.p., A[TERE]N: VECCHI 1991-92).MI: San Giorgio su Legnano (p.p., TEREN, con graffito:SUTERMEISTER 1956a).Osservazioni: è presente anche a Rimini, Ravenna,Adria e Aquileia98. Sul Magdalensberg è attestato inFabrikat B di origine padana99.I bolli di Como e Como, Camerlata, potrebbero essere lostesso esemplare.

Figulo/figlina: TERTI(VS) CVArr 1942Attestazioni:TS, patera Drag. 15/17CR: Cremona, via Garibotti (p.p., TERTI: PONTIROLI1992, p. 100, n. 104 = AMADORI 1993-94 = AMADORI1996).TS, forma non id.MN: Serravalle (p.p., TERTI: CAVAZZONI 1991, p. 85).Osservazioni: come Primvs e Secvndvs, TERTIVS è unnome piuttosto diffuso nel mondo romano e tra i cerami-sti. Oltre a questo figulo, attestato anche a Concordia ead Aquileia100 e considerato padano, il CVArr indica lapresenza di un ceramista puteolano (n. 1944), uno lazia-le (n. 1945) e uno anche spagnolo (n. 1943). Altri cera-misti Tertivs sono localizzabili in Gallia101.Si segnala il rinvenimento a Solferino, Staffolo (MN) diun fondo, interpretato come ceramica a vernice nera, mapiù probabilmente in terra sigillata102, con quattro bolliin planta pedis TERTI associati a una serie di stampi-glie a forma di conchiglia e di trapezio decorato a retico-lo e con al centro una stampiglia a forma di ruota rag-giata (PICCOLI 1996, pp. 162-165, tav. 4, b). Si tratta diuna prova di lavorazione o di un falso?

Figulo/figlina: A.TITIVS FIGVLVS ARRETINVSCVArr 1999-2003Vd. i bolli di origine aretina.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI114

98 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.99 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 259-260, tav. 122.100 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.

101 La terre sigillée 1986, p. 285.102 La vernice molto rovinata ha assunto una colorazionescura.

Figulo/figlina: TREPAttestazioni:TS, Drag. 24/25 MI: SanVittore Olona (p.p., TREP: SUTERMEISTER1952c).

Figulo/figlina: T.TVRI(VS) CVArr 2159-2160Attestazioni:TS, patera Drag. 31, variante Mazzeo 27BBS: Salò, Lugone (p.p., T.TVRI: MASSA 1997).TS, pateraBS: Brescia, colle Cidneo (p.p., TV[···]: ROFFIA 1986, p.151, fig. 10, n. 14); Manerba del Garda, Olivello (p.p.,T.TVRI: MARCHESINI 1893, p. 231).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., T.TVRI: BOTTURA1992, p. 80, n. 138 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p.177, n. 59, tav. XXIX, n. 59).TS, forma non id.CR: Cremona, via Mercatello (ex via Diaz) (p.p., T.TVRI:PONTIROLI 1992, p. 107, n. 121).Osservazioni: è presente anche a Rimini, Ravenna edAquileia103. Sul Magdalensberg sono attestati alcuni esem-plari in Fabrikat B104, che recenti analisi chimiche hannoindicato come appartenenti ad una produzione padana,caratterizzata da bassi valori in Cromo e Nichel105.

Figulo/figlina: C.V.M.Attestazioni:TS, forma non id.VA: Angera, necropoli (p.p., CVM: FACCHINI 1982, p.128).

Figulo/figlina: Q.V.S. Attestazioni:TS, Drag. 31VA: Angera, necropoli (p.p., Q.V.S.: Angera romana I1985, p. 355).

Osservazioni: non vi sono riscontri noti.

Figulo/figlina: VEGETVS CVArr. 2249Attestazioni:TS, coppa Consp. 14MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., VEG/ETI: Scavi MM31991).TS, Ritt. 9MI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., ?: VAY 1980-81).TS, coppettaMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., [.]GET: S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 167, n. 32, tav. XXVII, n. 32).TS, forma non id. MI: Canegrate (c.ret., VEG/[..], letto VEG/BV: SUTER-MEISTER 1952a, pp. 6-7, n. 15).Osservazioni: questo figulo, presente anche a Rimini ead Aquileia106, è localizzato dal CVArr in Cisalpina. SulMagdalensberg è attestato in Fabrikat B di originepadana107.Esistono altri Vegetvs, che in genere bollano con marchidiversi, in Svizzera (CVArr 2247) e in Gallia108.Il bollo di Pegognaga (MN) potrebbe essere attribuito aVEGETVS: in tal caso è necessario supporre un’integra-zione <VE> in legamento, in quanto nella planta pedisc’è spazio soltanto per una lettera.

Figulo/figlina: VERECVNDVS CVArr 2260Attestazioni:TS, Drag. 17BCR: Calvatone (p.p., [V]ERECV[...]: CORSANO 1990 =PONTIROLI 1992, p. 79, n. 75).TS, pateraMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., <VE>REC: BOTTU-RA 1992, p. 80, n. 137 = S. Lorenzo di Pegognaga 1996,p. 176, n. 55, tav. XXVIII, n. 55).Osservazioni: il CVArr collega questo ceramista aM.S.Verecvndvs.

Carola Della Porta 115

103 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.104 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, pp. 259-260, tav.124.105 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campioni F523, F497, B514,F526. Si ringrazia particolarmente il dott. Gerwulf Schneider,

Università di Berlino, per le precisazioni gentilmente fornitemiriguardo a queste analisi.106 SCOTTI MASELLI 1980, tav. II.107 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 270, tav. 124.108 La terre sigillée 1986, p. 286.

6.b.Bolli di origine diversa (non padani) o incerta

Figulo/figlina: AGATHEMERVS CVArr 1086Attestazioni:TS, forma non id.VA: Laveno (?, AG<AT><HE><ME>: CIL, V, 8115, n. 6).Osservazioni: potrebbe trattarsi di un lavorante diN.Naevivs Hilarvs di Pozzuoli.

Figulo/figlina: AMAR(ANTVS?) CVArr 154Attestazioni:TS, forma non id.SO: Chiavenna (p.p., AMAR: MUFFATTI MUSSELLI1985, p. 138, n. 2).Osservazioni: produzione aretina ?

Figulo/figlina: ANN[IVS] ?

Attestazioni:TS, forma non id.MI: Romprezzani (?, ANN[...: PAIS 1888, 1080, n. 74). Osservazioni: potrebbe trattarsi del ceramista aretinoANNIVS (CVArr 77).

Figulo/figlina: SEX.ANN(IVS) AFER CVArr 87-92Attestazioni:TS, forma non id.CR: Calvatone (c.ret., SEX.AFR.: CORSANO 1990, pp. 58,92); Cremona, via Platina (c.ret., radiale, SEX./[A]NN.:BREDA 1983-84, p. 137, TS39 = BREDA 1996, p. 51 =AMADORI 1996, p. 100, fig. 28).MI: Milano, Scavi MM3 (c.ret., SE[X]/AN[NI]: ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, 1).

Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: SEX.AFRI CLITVS CVArr 92dAttestazioni:TS, forma non id.VA: Induno Olona (c.ret., SEX.AFR./CLITVS: CIL, V,8115, n. 5).Osservazioni: è un lavorante di Sex. Annivs Afer (vd.scheda precedente), con forse filiali fuori da Arezzo. Bollidi Clito sono attestati a Roma e in Italia meridionale.

Figulo/figlina: ANTI(OCHVS)?Attestazioni:TS, Ritt. 1 (?)MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret., AN[TI]: Antichi silen-zi 1996).Osservazioni: Antiochvs è il nome di numerosi servi diceramisti di Arezzo e Pozzuoli: CVArr 102-107.

Figulo/figlina: ARRET(INVS) CVArr 132Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., due attestazioni radiali,ARR/ET: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXIV, n.20, tav. XXVII, n. 9); Milano (?, ?: inedito, cit. in ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70).Osservazioni: questo bollo vuole indicare l’origine are-tina del produttore, ma non compare mai ad Arezzo. Èusato frequentemente dai ceramisti puteolani, per favo-rire le proprie esportazioni (CVArr 132). È attestatoanche a Lione tra le imitazioni di sigillata109.La Jorio attribuisce entrambi i pezzi ad una fabbrica loca-lizzabile in via Rugabella, Milano, che, come nel caso deifiguli di Pozzuoli, avrebbe voluto spacciare i propri pro-dotti come aretini110. Tuttavia la presenza di questa offi-cina non è stata ancora provata né da riscontri oggettiviné da dati analitici (vd. supra il cap. sulla terra sigillata).Bolli ARRET, ma con grafia diversa, sono stati rinvenu-ti sul Magdalensberg e sono stati attribuiti al FabrikatC di origine padana111. Tale attribuzione è stata recen-temente confermata da analisi chimiche112.

Figulo/figlina: C.ARVI(VS) CVArr 137Attestazioni:TS, forma non id.CO: Oltrona di San Mamette (?, C.ARVI, la A è privadella barretta orizzontale: PAIS 1888, 1880, n. 2 =CVArr, 137, v).Osservazioni: si tratta di un ceramista aretino o cen-troitalico.

Figulo/figlina: ASTR(AGALVS?) SCA(VRI) (servvs)Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, ASTR/SCA:Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 11). Osservazioni: questo bollo non attestato nel CVArr: sipropone questo scioglimento sulla base della attestazio-ne di un ceramista puteolano ASTR(AGALVS) (CVArr142) e sul fatto che i servi di L.Umbricivs Scaurvs sonoseguiti dall’abbreviazione SCA(VRI) (cfr. CVArr 2402-

2409). Potrebbe quindi trattarsi di un lavorantedell’officina aretina di L.Umbricivs Scaurvs, non ancoraattestato.

Figulo/figlina: CN.ATEIVS CVArr 144-186Attestazioni:TS, Consp. 2.2MI: Canegrate (c.ret., ATEI: SUTERMEISTER 1952a).TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., <AT>EI, tre attestazioni,due centrali e uno radiale: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.68, tav. XXVI, nn. 2-4).Osservazioni: ceramista aretino113.

Figulo/figlina: AVILLI(VS) CVArr 226Attestazioni:TS, Ritt. 9MI: Legnano, via Novara (c.ret., <AV>ILL, in associa-zione con due graffiti, uno all’esterno e uno sul fondo:SUTERMEISTER 1937-38). TS, coppaMN: Sermide, fondo Porcara Vecchia (planta manus<AV>ILL: CALZOLARI 1991, p. 70, f).TS, pateraBG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., AVILLI:Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 6).BS: Cividate Camuno, via Terme Romane (?, AV[···]:ABELLI CONDINA 1986, p. 61, scheda 31).TS, forma non id.CO: Como, Borgo Vico (p.p., <AV>ILL: GIUSSANI 1904,p. 48, tav. I, n. 7).MI: Milano, via dei Piatti (p.p., [.]VIL: Milano ritrovata1986, p. 320, n. 14.7b.5).Osservazioni: si tratta di uno dei numerosi Avilli, ope-ranti ad Arezzo o in Italia centrale.

Figulo/figlina: A.AVILI(VS) CVArr 249Attestazioni:TS, pateraMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., A.<AV>ILI: S. Loren-zo di Pegognaga 1996, p. 167, n. 33, tav. XXVII, n. 33).Osservazioni: si tratta di un figulo di incerta localizza-zione.

Figulo/figlina: L.AVIL(IVS) (SVRA) CVArr 259Attestazioni:TS(?), forma non id.MI: Milano, Brera (p.p., L.AVIL: CIL, V, 8115, n. 15).Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: AVRE(LIVS?)Attestazioni:TS, Ritt. 5MI: Legnano, Casina Pace (c.ret., <AV>RE: Otium1993).Osservazioni: potrebbe trattarsi di un bollo diC.AVRELIVS (vd. scheda successiva).

Figulo/figlina: C.AVRELIVS CVArr 307Attestazioni:TS, Ritt. 9

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI116

109 Ateliers Lyon 1996, p. 209.110 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68, 70.111 SCHINDLER, SCHEFFENEGGER 1977, p. 274, tav. 91.

112 SCHINDLER KAUDELKA, SCHNEIDER, ZABEHLICKYSCHEFFENEGGER 1997, fig. 3, campione F505.113 Si veda il recente KENRICK 1997.

MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., C.<AVR>: Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 10).Osservazioni: non è chiaro se questa officina sia loca-lizzabile ad Arezzo, in centro Italia o a Pozzuoli.

Figulo/figlina: MASA CALIDI (STRIGONIS) (servvs)CVArr 375Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., <MA>S[A]/C[ALIDI]:Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 15).Osservazioni: ceramista aretino della bottega di Cali-divs Strigo.

Figulo/figlina: CAMVRIVS CVArr 397 Attestazioni:TS, Drag. 17BVA: Arsago Seprio (p.p., C<AM><VR> e p.p., CAMVRI:FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987); GorlaMinore (p.p., CAMVRI: SUTERMEISTER 1952d). TS, pateraMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., CAMVRI: S. Lorenzodi Pegognaga 1996, p. 168, n. 34, tav. XXVII, n. 34).TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., CAMVRI: BARELLI 1875,p. 41, nota 1; p.p., C<AM>VRI, letto erroneamenteC.MORI, con graffito sul rovescio LAR/CAII: BARELLI1875, p. 41).MI: Legnano (?) (p.p., C<AM>VRI: Otium 1993, p. 48, t.IX, n. 1). SO: Sondrio, S. Agata (p.p., CAMVRI: MUFFATTIMUSSELLI 1985, pp. 25-28, n. 2).Osservazioni: ceramista aretino. Alcuni bolli sonostati rinvenuti nella fornace di Torrita di Siena114, ma ilgrosso della produzione doveva avvenire altrove, proba-bilmente proprio ad Arezzo.

Figulo/figlina: CLA(RVS) CVArr 443Attestazioni:TS, forma non id.SO: Chiavenna (p.p., CLA: MUFFATTI MUSSELLI1985, p. 138, n. 5).Osservazioni: forse ceramista d’oltralpe, di cui un’offici-na è stata identificata a Lione (Ateliers Lyon 1996, p. 198).

Figulo/figlina: P.CLOD(IVS) PROC(VLVS) CVArr454Attestazioni:TS, forma non id.VA: Laveno (?, P.CLO PR, letto P. CLO TRF: CIL, V,8115, n. 30).Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: CREPER(EIVS)?Attestazioni:TS, Drag. 4CO: Olgiate Comasco (p.p., CREPER: MAGGI 1982, p.155).Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione.Potrebbe essere attribuito a P.CREPEREIVS (CVArr552-554), che però in genere bolla in cartiglio.

Figulo/figlina: L.CRISPI(VS) CVArr 559

Attestazioni:TS, Ritt. 5MI: Abbiategrasso, Pestegalla (c.ret., L.CRISPI: PALE-STRA 1956).TS, forma non id.MI: Milano, via dei Piatti (c.ret., sormontato da un ramodi palma L.<CR>I<SP>I, con graffito sul fondo esternoNNAAC: Milano ritrovata 1986, p. 320, n. 14.7b.4).Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: FAVSTVS CVArr 680Attestazioni:TS, coppettaMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., FAVSTI: S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 177, n. 57, tav. XXIX, n. 57).Osservazioni: questo ceramista, di incerta localizza-zione, sembra produrre soprattutto coppette.

Figulo/figlina: FLAVI(VS) o FLAVVSAttestazioni:TS, Drag. 17BBS: Borgo San Giacomo (p.p., F<LA>VI: Insediamentiromani 1996).Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione. Esisteun figulo di nome FLAVVS, di origine gallica (CVArr 699).

Figulo/figlina: L.GELLI(VS) QVADRATVS CVArr736-737Attestazioni: TS, Ritt. 5BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., GELLI: Ber-gamo 1986).TS, Ritt. 9MI: Abbiategrasso, Pestegalla (p.p., GELLI: PALE-STRA 1956). TS, Drag. 24/25CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., GE(L)LI, condue graffiti e p.p., GELL: NOBILE 1984).MI: Albairate (p.p., L.GEL, con graffito:Albairate 1986).TS, Drag. 4CO: Como, Camerlata (p.p., GELLI: TERENZIANI1978-79).MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [G]EL, letto BEL: FOR-TUNATI ZUCCALA 1986).TS, coppaMN: Cavriana, Cavallara (p.p., GELLI: inedito, MuseoArcheologico dell’Alto Mantovano).SO: Chiavenna (p.p., L.GELL: MUFFATTI MUSSELLI1985, p. 137, n. 1).TS, Drag. 17BBG: Antegnate, campo Marsilio (p.p., GELL[I] conassociato graffito ROMA (?): Carta Bergamo 1992, vol.2.2, p. 40).BS: Nave (p.p., L.GELLI: Sub ascia 1987); Salò, Lugone(p.p., L.GELL: MASSA 1997).CO: Rovello Porro (p.p., GELLI: GIORGI, MARTINEL-LI 1981).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (p.p., L.GELLI: PALE-STRA 1956).MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [GEL]LI e p.p., L.GEL:inediti, Museo Archeologico dell’Alto Mantovano).VA: Angera, abitato (p.p., ?: Angera romana II 1995);Arsago Seprio (p.p., LGELLI e p.p., L.GELL: FERRA-

Carola Della Porta 117

114 Fornace di Umbricio Cordo 1992, p. 114.

RESI, RONCHI, TASSINARI 1987); Somma Lombardo(p.p., L.GEL, con graffito X: Somma Lombardo 1985).TS, Drag. 15/17BS: Salò, Lugone (p.p., L.GELL: MASSA 1997).PV: Gropello Cairoli (p.p., GELLI: FORTUNATI ZUC-CALA 1979 = MACCHIORO 1991).TS, Ritt. 1BS: Nave (p.p., [G]EL: Sub ascia 1987).CO: Como, Camerlata (p.p., LGELI, due attestazionicon graffiti: SALBV e EAL (?): TERENZIANI 1978-79).VA: Angera, necropoli (p.p., GELLI: FACCHINI 1982, p.128, nota 8 = Angera romana I 1985, p. 351). TS, pateraBS: Brescia (p.p., L.GEL: CIL, V, 2, 8115, n. 50); Maner-ba del Garda, Olivello (p.p., L.GEL: MARCHESINI1893, p. 231).CO: Lucino (p.p., GELLI, due attestazioni: BASERGA1949, p. 20).MN: Sermide, fondo Porcara vecchia (p.p., L.GELLI:CALZOLARI 1991, p. 72, l).TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., L. GELI, tre attestazioni,una con graffito sotto il piede ALBVTO: BARELLI 1875,p. 41); Montano Lucino (p.p., GELLI, due attestazioni ?:BASERGA 1949 = MAGGI 1982, p. 151). CR: Cremona, tra via Amidani e via Bissolati (p.p.,L.GELLI, con graffito VIATOR: PONTIROLI 1992, p.118, n. 150).MI: Albairate (p.p., GELLI, con graffito: Albairate 1986,p. 58); Milano, scavi MM3 (p.p., GELL: Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 68, tav. XXVII, n. 15); Monza (collezio-ne) (p.p., L. GELI: CIL, V, 2, 8115, n. 50).VA: Angera, necropoli (p.p., GELLI: LEVI 1930, p. 106,fig. 3; p.p., L. GEL: Angera romana I 1985, p. 231, n. 12);Angera, abitato (p.p., [GE]LLI: GRASSI 1988, p. 185);Arsago Seprio (p.p., L.GELL: FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 126, n. 3, tomba 162).Osservazioni: si tratta della fabbrica aretina che ebbe inassoluto più successo commerciale in Italia settentriona-le durante la prima età imperiale. A lungo si è ritenutoche avesse filiali in pianura padana, come ne sono atte-state a Lione (Ateliers Lyon 1996, p. 200), ma l’esamedella sua produzione (ZABEHLICKY SCHEFFENEG-GER 1982) e le analisi chimiche di alcuni suoi prodotti(Conspectus 1990, p. 33; SCHNEIDER 1993) hanno suf-fragato l’origine aretina dei vasi di questo ceramista.

Figulo/figlina: IVCVNDVS CVArr 835Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., IVCV: Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 5). Osservazioni: questo ceramista è di incerta localizza-zione. A Lione è attestato un bollo in cartiglio rettango-lare IVCV con palmetta (Ateliers Lyon 1996, p. 199).

Figulo/figlina: MAR( ) CVArr 956Attestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., MAR: BARELLI 1875, p. 41= CIL, V, 8115, n. 68) .Osservazioni: il CVArr attribuisce il bollo ad un cera-mista di Pozzuoli.

Figulo/figlina: C.MEMMIVS CVArr. 984Attestazioni:TS, Drag. 16MI: Milano, necropoli (c.ret., <ME>MM: BOLLA 1988).Osservazioni: fabbricante aretino.

Figulo/figlina: MERCA[TOR?]Attestazioni:TS, Drag. 24/25CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., MERCA:MAGGI 1982, p. 140).Osservazioni: non si conoscono altri bolli di questoceramista, il cui scioglimento è incerto. Il CVArr (1525)attesta un bollo MERCA/RAS<IN>, sciolto in MERCA-TOR RASINI. Non è possibile stabilire se si tratti diquel ceramista o piuttosto di un altro figulo.

Figulo/figlina: C.M.R. o C.ME.R CVArr 979, 982Attestazioni:TS, Ritt. 5BS: Nave (p.p., C.MR: Sub ascia 1987).TS, Ritt. 5, Consp. 24.4BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (c.ret., II/CMR:Bergamo 1986).TS, forma non id.BS: Brescia (?, C.ME.R: CIL, V, 2, 8115, n. 71).MN: Pegognaga, Corte Vecchia (p.p., C.<ME>.R: CAL-ZOLARI 1991, p. 72, i).Osservazioni: il bollo C.ME.R non appare mai ad Arez-zo, anche se analisi chimiche su pezzi da Roma indicanoun’origine aretina115.

Figulo/figlina: C.MVRRI(VS) CVArr 1042-1044Attestazioni:TS, Ritt. 5BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., C.<MVR>R:Bergamo 1986).TS, Ritt. 9BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (p.p., C.<MVR>RI: Bergamo 1986).MI: Albairate (p.p., MVR: Albairate 1986).PV: Gropello Cairoli (p.p., CMVR: FORTUNATI ZUC-CALA 1979).TS; coppaBS: Brescia (p.p., ?: San Salvatore 1978, p. 66 II 118).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., <MVR>RI: S. Lorenzodi Pegognaga 1996, p. 167, n. 31, tav. XXVII, n. 31).TS, Drag. 17BCO: Capiago Intimiano, Villa Soave (p.p., C.MVRRI, congraffito RR all’interno: NOBILE 1984).TS, Drag. 15/17CO: Como, Camerlata (p.p., con graffito, C.MVRRI:TERENZIANI 1978-79).TS, Ritt. 1VA: Angera, necropoli (p.p., C. MVRRI: FACCHINI1982, p. 128, nota 8 = Angera romana I 1985, p. 351). TS, pateraBG: Bergamo, biblioteca A. Maj (c.ret., <MVR>R:“NotALomb”, 1985, fig. 97, n.23); Bergamo, p.za Merca-to del Fieno (p.p., C.<MVR>RI: Bergamo 1986, pp. 110-112, fig. 99, n. 12).CR: Calvatone (in lunula, C<MV>R: PAOLUCCI 1987-88, pp. 96-97, n. 53 = PAOLUCCI 1996, p. 243).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI118

115 Notizia di G.Olcese.

TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (p.p., tre attestazioni, C<MV>RI,C<MVR> [RI] e [C.MVR]RI: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.68-70, tav. XXVIII, nn. 1-3). VA: Angera, necropoli (p.p., C.MVRRI: LEVI 1930, p.108); Angera, abitato (?, C.<MV>RRI: Angera romana II1985, p. 83, n. 12); Arsago Seprio (c.ret., MVRRI(?):FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 119, n. 4,tomba 136).Osservazioni: si tratta di una fabbrica aretina cheebbe un notevole successo commerciale in Italia setten-trionale durante la prima età imperiale, insieme a quel-la di Gellivs. A lungo si è ritenuto che avesse filiali inpianura padana, ma questa ipotesi non è stata ancoraprovata.

Figulo/figlina: C. MVRR(IVS) FELIX CVArr 1045Attestazioni:TS, forma non id.MI: Romprezzani (c.ret., C. M<VR>R/ FELIX: PAIS1888, 1080, n. 273b). Osservazioni: si tratta forse di un lavorante del prece-dente.

Figulo/figlina: NAVOS LIBONIS CVArr 878Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, necropoli (c.ret., NAVOS/.]IBON: BOLLA1988, p. 184).Osservazioni: è probabile che si tratti dello stesso bollocitato nel CVArr come proveniente da Monza, ma con-servato al Museo di Milano. È attestato anche a Romaed è forse di produzione gallica.

Figulo/figlina: NICIA CVArr 1120Attestazioni:TS, pateraMN: Poggiorusco, Stoppiaro (p.p., NICIA: CALZOLARI1991, p. 74, o).Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione.

Figulo/figlina: M.PERENNIVS CVArr 1236-1285Attestazioni:TS, Drag. 24/25CO: Olgiate Comasco (?, MPER: SOMAINI 1907, p. 143).TS, Ritt. 9CO: Como, Camerlata (p.p., PEREN: TERENZIANI1978-79).MI: Milano, via dei Piatti (c.ret., MPE: Milano ritrovata1986).TS, forma non id.CR: Calvatone (?,<MP>ER: CIL, V, 2, 8115, n. 168).MI: Inveruno (p.p., due attestazioni, <MP>EREN: LEVI1934, p. 95); Romprezzani (M. <PE>R<EN> a lettereinverse: PAIS 1888, 1080, n. 302). Osservazioni: si tratta di bolli riferibili all’officina deiPerenni di Arezzo.

Figulo/figlina: M. PERENNIVS CRESC(ENS) CVArr1281Attestazioni:TS, Ritt. 9CO: Como, Camerlata (p.p., PERNCRES: TERENZIA-NI 1978-79)

TS, coppaMN: Ostiglia, Quadro Paletta (p.p., CRESC: CALZOLA-RI 1991, p. 72, j).Osservazioni: questo ceramista faceva parte dell’offici-na dei Perenni di Arezzo.

Figulo/figlina: M.P.S CVArr 1284Attestazioni:TS, coppaMN: Cavriana, Cavallara (p.p., M.P.S.: inedito, MuseoArcheologico dell’Alto Mantovano).Osservazioni: il CVArr attribuisce i bolli M.P.S. aM.PERENNIVS SATVRNINVS, ceramista aretino.

Figulo/figlina: SEX.PETRONIVS CVArr 1301Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, Scavi MM3 (c.ret., radiale, ?: Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, 5).Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: C.PILI(VS) CVArr 1326Attestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., C.PILI, letto L.PILI:BARELLI 1875, p. 41 = CIL, V, 8115, n. 90).Osservazioni: ceramista di incerta localizzazione,attestato anche a Roma (CVArr).

Figulo/figlina: PRO CVArr 1407Attestazioni:TS, Drag. 17ABG: Levate (c.ret., PRO: Levate 1993).Osservazioni: questo bollo appare attestato nella for-nace di Vasanello (RM)116.

Figulo/figlina: RASINI(VS) CVArr 1485Attestazioni:TS, Drag. 31BS: Nave (p.p., RASINI: Sub ascia 1987).TS, forma non id.MI: Romprezzani (?, RASIN: PAIS 1888, 1080, n. 350). Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: ROMANVS VIBI (o VIBIENI) (servvs)CVArr 2304Attestazioni:TS, patera ?CR: Casalmaggiore (c.ret., radiale, ROMAN/VIBI: PON-TIROLI 1992, p. 64, n.47).Osservazioni: ceramista centroitalico.

Figulo/figlina: T.RVFRE(NIVS) RVFIO o RVFINIVSCVArr 1602Attestazioni:TS, forma non id.VA: Milano, zona della Vetra (?, T.<RVF>RE/<RVF>IO,con graffito: LEVI 1931, p. 173). Osservazioni: probabilmente ceramista centroitalico.

Figulo/figlina: C.SENTIVS FIRMVS CVArr 1732-1733Attestazioni:TS, Drag. 17A

Carola Della Porta 119

116 Notizia di G.Olcese.

MI: Corbetta (c.ret, C.<SE>NTI/FIRMI, due attestazio-ni: DE DONNO et alii 1995).TS, forma non id. MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., C.S<ENT>I: Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 2).VA: Angera, necropoli (c.ret., C.SENTI, letto L.SENTI:BERTOLONE 1937-38, p. 25, fig. 13, n. 8).Osservazioni: si tratta di un ceramista aretino. Un rin-venimento del Magdalensberg, sottoposto ad analisi chi-miche, sembra suggerire che questa fabbrica avesseaperto filiali in pianura padana già da età cesariano-augustea (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991, p.98). Tuttavia questo pezzo presenta un bollo moltodiverso da quelli rinvenuti in Lombardia. Sicuramentefiliali di questa fabbrica furono aperte a Lione (AteliersLyon 1996, pp. 203-204).

Figulo/figlina: SERTORIVS CVArr 1776Attestazioni:TS, PateraMN: Ostiglia, Quadro Paletta (c.ret., SERT: CALZOLA-RI 1991, p. 74, r).Osservazioni: si tratta probabilmente di un C.SERTO-RIVS: ad Arezzo sono attestati un OCELLA (vd. schedaseguente) e un PROCVLVS.

Figulo/figlina: C.SERTORIVS OCELLA CVArr 1777-1780Attestazioni: TS, Goud. 2VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (c.ret., C.SERT/OCEL?:Arsago 1990)TS, patera CR: Calvatone (c.ret., ?: cit. in VOLONTÉ 1992-93, p.219).MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, C S[.]/ OCE:Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 68, tav. XXVII, n. 6).Osservazioni: si tratta di uno dei ceramisti aretini piùprecocemente attestato in pianura padana. Alcuni rin-venimenti del Magdalensberg, sottoposti ad analisi chi-miche, suggeriscono l’esistenza di una filiale padana diquesta fabbrica (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER1991, p. 95) con bolli in genere C.SERT/OCEL. Attual-mente non è possibile stabilire se i rinvenimenti lom-bardi siano importazioni da Arezzo o prodotti padani.

Figulo/figlina: A.SESTIVS DAMA CVArr 1799Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., due attestazioni radiali,A.SESTI/DAM<AE> e A.SESTI/DAMAE: Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, nn. 6-7).Osservazioni: ceramista aretino. Alcuni rinvenimentidel Magdalensberg, sottoposti ad analisi chimiche, sug-geriscono l’esistenza di una filiale padana di questafabbrica (ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1991, p.97). Attualmente non è possibile stabilire se i rinveni-menti lombardi siano importazioni da Arezzo o prodot-ti padani.

Figulo/figlina: L.TETTI(VS) SAMIA CVArr 1968Attestazioni:TS, forma non id.CR: Cremona, p.za Marconi (c.ret., L.TETTI/SAMIA:

Piazza Marconi 1984, p. 34, n. 61 = CATTANEO 1991-92, p. 148, n. 88 = CATTANEO 1996, p. 156, fig. 18).Osservazioni: ceramista aretino di ampia diffusione.

Figulo/figlina: EVTICVS L.TETTI (SAMIAE) (servvs)CVArr 1978Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., EVTICV/L.TETTI: ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVII, n. 3).Osservazioni: si tratta di un lavorante di L.TettivsSamia, ceramista aretino (vd. scheda precedente).

Figulo/figlina: FAVSTVS L.TETTI (SAMIAE) (servvs) Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., FAVSTI/L.TETTI: ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVIII, n. 4).Osservazioni: si tratta di un lavorante di L.TettivsSamia, ceramista aretino (vd. scheda relativa), non atte-stato nel CVArr.

Figulo/figlina: A.TITIVS FIGVLVS ARRETINVSCVArr 1999-2003Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, A.T: Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 9; c.ret., radiale,A.TIT: ibidem, tav. XXVI, n. 10; c.ret., centrale, A.TITI:ibidem, tav. XXVI, n. 12; c.ret., centrale, A.TIT/FIGV:ibidem, tav. XXVI, n. 11).Osservazioni: si tratta di uno dei ceramisti aretini piùprecocemente attestato in pianura padana. Alcuni rin-venimenti del Magdalensberg, sottoposti ad analisi chi-miche, suggeriscono l’esistenza di una filiale padana diquesta fabbrica (ZABEHLICKY-SCHEFFENEGGER1991, p. 96) con una notevole varietà di bolli. Benché lemarche rinvenute in Lombardia trovino confronto conquelle padane rinvenute sul Magdalensberg, attual-mente non è possibile stabilire se esse siano importazio-ni da Arezzo o prodotti padani.

Figulo/figlina: VMBRIC(IVS) CVArr 2385Attestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, S. Ambrogio (p.p., VMBRIC: LUSUARDISIENA 1971-74, p. 72). Osservazioni: si tratta di un bollo della famiglia degliVMBRICI, localizzabile ad Arezzo e in genere in Etru-ria. A Torrita di Siena è stata localizzata la fornace diL.Vmbricivs Cordo, ma la gens aveva probabilmente piùimpianti produttivi anche nella zona di Arezzo117.

Figulo/figlina: L.VMBRIC(IVS) HOSPES CVArr 2440Attestazioni:TS, forma non id.MI: Romprezzani (?, L.VM. H.: PAIS 1888, 1080, n. 464).Osservazioni: bollo di incerta lettura, forse attribuibileal ceramista localizzato ad Arezzo, di cui sono stati rinve-nuti alcuni bolli anche nella fornace di Torrita di Siena118.

Figulo/figlina: A.VIBIVS DIOMEDES CVArr 2342-2347Attestazioni:TS, forma non id.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI120

118 Fornace di Umbricio Cordo 1992, pp. 114-116. 117 Fornace di Umbricio Cordo 1992, pp. 143-145.

MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., radiale, DIO<ME>DI/VIBI[.]: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 68-70, tav. XXVI, n. 13;c.ret., centrale, A.VIBI/DIOME: ibidem, tav. XXVI, n. 14).Osservazioni: ceramista aretino.

Figulo/figlina: VILL(IVS) N(ATALIS) CVArr 2371, 2372Attestazioni:TS, Drag. 17BVA: Arsago Seprio (p.p., VILLN: SIRONI 1958, pp. 176,181= FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 16).TS, forma non id.VA: Laveno Mombello (p.p., VILLI: BERTOLONE 1953-54, p. 154).

Osservazioni: il CVArr distingue due ceramisti VIL-LIVS e VILLIVS NATALIS, ma è possibile si tratti dibolli diversi dello stesso figulo.

Figulo/figlina: )( CVArr 2537Attestazioni:TS, coppa Consp. 8.1.3MI: Milano, necropoli (c.ret., )( : BOLLA 1988).Osservazioni: questo tipo di bollo è attestato, convarianti, nella ceramica a vernice nera, anche a Milano(S. Maria alla Porta) e è diffuso nella prima produzionecentroitalica di terra sigillata.

Carola Della Porta 121

6.c. Bolli incerti o frammentari

N.B.: i bolli sono ordinati alfabeticamente secondola prima lettera leggibile, a prescindere dalla suaposizione all’interno del marchio.

Figulo/figlina: AAttestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., A: TERENZIANI 1978-79).

Figulo/figlina: ANB[...]Attestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., ANB[...]: BARELLI 1875, p. 41).

Figulo/figlina: ANS o A.N.S.Attestazioni:TS, Drag. 40BG: Zanica, Cascina Piane (?, ANS: Carta Bergamo1992).

Figulo/figlina: C[...]Attestazioni:TS, Ritt. 1CO: Como, Camerlata (p.p., C[...], con graffito: TEREN-ZIANI 1978-79 = MAGGI 1982).

Figulo/figlina: CA[N.. ]Attestazioni:TS, coppettaMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., CA[N.. ]: S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 177, n. 56, tav. XXIX, n. 56).Osservazioni: le caratteristiche tecniche del pezzo sug-geriscono una produzione padana, ma il bollo resta didifficile interpretazione.

Figulo/figlina: CA[...] SE(rvvs)Attestazioni:TS, Drag. 16MI: Milano, necropoli (c.ret., CA[...]/SE: BOLLA 1988).

Figulo/figlina: CAEAttestazioni:BS: Salò, Lugone (p.p., CAE: MASSA 1997, p. 99, tabel-la G).

Figulo/figlina: C.AV[...]Attestazioni:TS, forma non id.LO: Lodi Vecchio (?, C<AV>: FROVA 1955, p. 18).Osservazioni: potrebbe trattarsi di C. AV[RELIVS],CVArr 307, ceramista forse puteolano, oppure di C.AV[ILLIVS], CVArr 256, figulo sud-italico.

Figulo/figlina: [...]CERAttestazioni:TS, coppa Consp. 33.2MN: Curtatone, Buscoldo (p.p., [...]CER: Il caso manto-vano 1984).

Figulo/figlina: C[...]FAttestazioni:TS, Drag. 31CR: Calvatone (p.p., C[...]F con associato il graffito LPSsulla vasca: Calvatone romana 1991).

Figulo/figlina: C.LRAttestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., C.LR: BARELLI 1875, p. 41).Osservazioni: bollo di incerta identificazione.

Figulo/figlina: [...]CNAttestazioni:TS, coppettaMN: Pegognaga, S. Lorenzo (p.p., [...]CN: S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 177, n. 58, tav. XXIX, n. 58).Osservazioni: le caratteristiche tecniche del pezzo sug-geriscono una produzione padana, ma il bollo resta didifficile interpretazione.

Figulo/figlina: C.O[.]IAttestazioni:TS, Drag. 46 VA: Gallarate (?, C.O[.]I (?): BERTOLONE 1949-50).

Figulo/figlina: C[..]RA ?Attestazioni:TS, Drag. 15/17BS: Nave (p.p., C[..]RA, letto come C[OD]RA: Sub ascia1987).Osservazioni: bollo di incerta identificazione.

Figulo/figlina: CRAOCTAttestazioni:TS, Drag. 17BMI: San Giorgio su Legnano (p.p., CRAOCT: SUTER-MEISTER 1928).Osservazioni: bollo di lettura dubbia.

Figulo/figlina: DIICIA (?)Attestazioni:TS, forma non id. CO: Cassago Brianza, Pieguzza (?, DIICIA: Carta Lecco1994, p. 189).Osservazioni: la Fortunati Zuccala (Carta Lecco 1994,ibidem) propone per questo bollo la lettura DECIAI’ELIX (CVArr 589, m), riconducendolo a DECIMVSFELIX, figulo di incerta origine.

Figulo/figlina: DS[...]Attestazioni:TS, pateraCR: Calvatone (c.ret., DS[...]: Calvatone romana 1997,pp. 81-82, tav. VII, n. 1).

Figulo/figlina: ELVCIE. H.Attestazioni:TS, Drag. 15/17PV: Valeggio Lomellina (p.p.?, ELVCIE. H.: VANNAC-CI LUNAZZI 1992).Osservazioni: lettura incerta.

Figulo/figlina: [.]EST(VS) ?Attestazioni:TS, coppettaBS: Brescia, domus di S. Salvatore (c.ret., [.]EST: SanSalvatore 1978, p. 63 II 108).Osservazioni: bollo di interpretazione incerta, forse daattribuire a Festvs (CVArr 689).

Figulo/figlina: [...]FECIAttestazioni:TS, pateraCR: Cremona, via Mainardi (ex via Cistello) (p.p.,[...]FECI: PONTIROLI 1992, p. 44, n. 7).

Figulo/figlina: FL.CNAE (?)Attestazioni:TS, patera Drag. 31, variante CalvatoneBS: Salò, Lugone (p.p., FL.CNAE: MASSA 1997, p. 99,tabella G, tav. XXIV, n. 2).Osservazioni: bollo di interpretazione incerta.

Figulo/figlina: F[L].MAttestazioni:TS, patera Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., F[.].M: MASSA 1997, p. 99,tabella G, scheda 29).Osservazioni: bollo di incerta lettura.

Figulo/figlina: FOR FDE (o FOR FOE)Attestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (c.ret., FOR/FDE: BARELLI1875, p. 41 = FOR/FOE: CIL, V, 8115, n. 46).Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazione.

Figulo/figlina: GA(V)I[VS]?

Attestazioni:TS, Ritt. 5MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret.?, [G]AI: Antichi silenzi1996).TS, Drag. 24/25MI: Parabiago, S. Lorenzo (c.ret.?, GA[···]:Antichi silen-zi 1996).Osservazioni: potrebbe trattarsi di C.GAVIVS, cera-mista aretino (CVArr 727).

Figulo/figlina: [...]IMOAttestazioni:TS, forma non id. MI: San Giorgio su Legnano (p.p., [...]IMO: SUTER-MEISTER 1956a, tav. 7).

Figulo/figlina: [...]IMVS FE.[... ]Attestazioni:TS?CR: Calvatone ([...]IMVS FE.[... ]: PONTIROLI 1992, p.120, n. 154).

Figulo/figlina: LAD[...]Attestazioni:TS, forma non id. (Ritt. 9?)MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., LAD[...]: Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n. 12).Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione.

Figulo/figlina: L.ILI(VS?)Attestazioni:TS, Drag. 15/17CO: Como, Camerlata (p.p., L.ILI: TERENZIANI 1978-79 = MAGGI 1982).Osservazioni: bollo di lettura incerta.

Figulo/figlina: LV(?)Attestazioni:TS, Drag. 24/25 VA: Arsago Seprio (p.p., LV[...] con graffito: FERRARE-SI, RONCHI, TASSINARI 1987).Osservazioni: potrebbe darsi che il bollo sia da inte-grare LV[CI], come altri bolli dalla stessa necropoli.Questi ultimi sono però in cartiglio rettangolare.

Figulo/figlina: M[...]Attestazioni:TS, Drag. 17BCO: Como, Borgo Vico (p.p., M[...]: NOBILE DE AGO-STINI 1995).

Figulo/figlina: MAED.CAttestazioni:TS, forma non id.VA: Angera, necropoli (p.p., <MA>ED.C: BERTOLONE1937-38, p. 25, fig. 13, n. 4).Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione.

Figulo/figlina: M.CLANI(VS) o CLAVI(VS) ?Attestazioni:TS, forma non id.MI: Legnano, Casina Pace (c.ret., M. CL<AN>I o M.CL<AV>I: SUTERMEISTER 1960a, tomba 17).Osservazioni: bollo di incerta lettura.

Figulo/figlina: M.MA (?)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI122

Attestazioni:TS, pateraCR: Cremona, via Platina (p.p., M.MA(?), la A è capovol-ta: BREDA 1996, p. 51 = AMADORI 1996, p. 108).Osservazioni: bollo di incerta lettura.

Figulo/figlina: MV[...]Attestazioni:TS?, forma non id.VA: Induno Olona (MV[...]: CIL, V, 8115, n. 74).

Figulo/figlina: NL.VSAttestazioni:TS, forma non id.MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., racchiuso entro cerchiet-ti, NLVS: Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 70, tav. XXVII, n.13).Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione.

Figulo/figlina: N.P.S. o M.P.S.Attestazioni:TS, forma non id.MI: S.Vittore Olona (p.p., NPS: SUTERMEISTER1960a, p. 28).Osservazioni: il bollo con i tria nomina è di incerta let-tura.

Figulo/figlina: [.]N.P.Attestazioni:TS, patera Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., [.]N.P.: MASSA 1997, p. 99,tabella G, scheda 41).

Figulo/figlina: OCATAttestazioni:TS, Ritt. 9 (?).MI: Legnano, via Novara (p.p., OCAT: VOLONTÉ R.1988-89)

Figulo/figlina: O.CIAttestazioni:TS, Drag. 24/25MI: Albairate (p.p., O.CI: Albairate 1986).

Figulo/figlina: OLI.CTAttestazioni:TS, forma non id. CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (p.p., OLI.CT:BUTTI RONCHETTI 1985, p. 46, n. 34).Osservazioni: bollo di difficile lettura.

Figulo/figlina: P.A(TTIVS)?Attestazioni:TS, Drag. 31CR: Calvatone (p.p., motivo a croce tra le due lettere,P.A.: CORSANO 1990).Osservazioni: in mancanza di documentazione grafica,è difficile dare un’interpretazione circa il bollo di Calva-tone: potrebbe essere P.<AT>, un bollo di P.ATTIVS,come è attestato a Neuss (CVArr 209, n. 61).

Figulo/figlina: PHILI(?) Attestazioni:TS, Drag. 31CR: Calvatone (p.p., PHILI: CORSANO 1990 = PONTI-ROLI 1992, p. 55, n. 27).

Figulo/figlina: P.I[.]/-I (?)Attestazioni:TS, forma non id.CR: Calvatone (p.p., P.I[.]/-I (?): PONTIROLI 1992, p.54, n. 25).

Figulo/figlina: P.PAN (?)Attestazioni:TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., P.P<AN>: MASSA 1997, p. 99,tabella G, scheda 32).Osservazioni: bollo di incerta lettura.

Figulo/figlina: Q[...]Attestazioni:TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., Q[...]: MASSA 1997, p. 99, tabel-la G, scheda 32).

Figulo/figlina: Q.N.F. o C.N.F.Attestazioni:TS, forma non id.BG: Lovere (?, Q.N.F.: ABELLI CONDINA 1986, pp.109-111, scheda 1).Osservazioni: la lettura proposta potrebbe non esserecorretta.

Figulo/figlina: Q.S.[.]Attestazioni:TS, forma non id.VA: Angera, necropoli (p.p., Q.S.[.]: FACCHINI 1982, p. 128).Osservazioni: potrebbe essere integrato Q.S.S. oQ.S.P.

Figulo/figlina: QVIN(TVS?) L(ibertvs) (?)Attestazioni:TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., Q<VIN>.L, letto erroneamenteQWI, con graffito A(ALI)SVR(I): SIMONI 1972 =MASSA 1997, p. 99, tabella G, scheda 49).

Figulo/figlina: [...]RAttestazioni:TS, Ritt. 1CO: Como, Camerlata (c.ret., [...]R: TERENZIANI1978-79).

Figulo/figlina: [...]SAttestazioni:TS, Drag. 24/25CO: Como, Rebbio (p.p., [...]S, con graffita una X:TERENZIANI 1978-79).

Figulo/figlina: SAL(?) NIX(?)Attestazioni:TS, forma non id.MI: Canegrate (c.ret.?, SAL/NIX: SUTERMEISTER1952a, p. 7, tav. 2, n. 12).Osservazioni: bollo di difficile lettura.

Figulo/figlina: [····]SC[····]Attestazioni:TS, Drag. 24/25MN: Cavriana, Cavallara (p.p., [····]SC[····]: inedito,Museo Archeologico dell’Alto Mantovano).Osservazioni: bollo rovinato, di incerta lettura.

Carola Della Porta 123

Figulo/figlina: SCETAttestazioni:TS, forma non id.CO: Como, Camerlata (p.p., TERENZIANI 1978-79).Osservazioni: bollo di incerta interpretazione.

Figulo/figlina: SV[···]Attestazioni:TS, coppettaMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., SV[···]: BOTTURA1992, p. 80, n. 157).Osservazioni: bollo rovinato, di incerta lettura.

Figulo/figlina: TACAttestazioni:TS, Ritt. 9BS: Borgo San Giacomo (p.p., TAC (?): Insediamentiromani 1996).Osservazioni: bollo di incerta identificazione.

Figulo/figlina: T.APPI(VS) (?)Attestazioni:TS, forma non id.CR: Cremona, p.za Roma (p.p., TAPPI: PONTIROLI1992, p. 111, n. 132, letto TAPSI = AMADORI 1993-94,p. 415, n. 121 = AMADORI 1996, fig. 62).

Figulo/figlina: VHEC o VHEQAttestazioni:TS, Drag. 31

CR: Cremona, via Platina (p.p., VHEC o VHEQ: BREDA1983-84, p. 113, TS6 = BREDA 1996, p. 51).Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione.

Figulo/figlina: VIIRIAttestazioni:TS, Drag. 31 VA: Angera, necropoli (p.p., VIIRI ?: BATTAGLIA 1985,p. 233).Osservazioni: potrebbe ricondursi a L.MAG()VIR(ILIS?) (CVArr 917-921, vd. supra ).

Figulo/figlina: VMBAttestazioni:TS, forma non id.CO: Como, via 5 Giornate (p.p., VMB, con graffitoall’esterno X: BUTTI 1980, p. 181, n. 2).

Figulo/figlina: VSAttestazioni:TS, forma non id.VA: Besozzo (p.p., V capovolto S: GIUSSANI 1930, p.147).

Figulo/figlina: V.T.[.]Attestazioni:TS, Drag. 31, variante CremonaBS: Salò, Lugone (p.p., V.T.[.]: MASSA 1997, p. 99,tabella G).

(Carola Della Porta)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI124

VII TERRA SIGILLATA DI ETÀ MEDIO E TARDO IMPERIALE

Stefania Jorio 125

1. Introduzione

Il tema che qui viene affrontato è ancora in unostadio che non permette una sintesi ma solo unaggiornamento e un più sistematico approccio aidati conosciuti, tanto più per l’ambito lombardoove molto scarse risultano le pubblicazioni concontesti affidabili per l’età qui considerata.

Perché questo contributo possa risultare stru-mento almeno orientativo per gli studi futuri biso-gna innanzi tutto che siano chiare le considerazio-ni di partenza. Per quanto possa sembrare strano,il primo punto su cui non equivocare è rappresen-tato dalla definizione del tipo di materiali di cui siintende trattare. Il secondo, in parte legato alprimo, riguarda la terminologia.

Il concetto concordemente evidenziato neglistudi più recenti è che queste sigillate siano“tarde”, ovvero posteriori alla conclusione di quel-le che potremo quindi chiamare “classiche”. Occor-re di conseguenza fissare il momento iniziale diquesta fase produttiva e i caratteri con cui identi-ficarla. Poiché il momento conclusivo delle fabbri-che nord-italiche viene collocato non oltre l’etàantonina, è a cavallo degli ultimi decenni del IIsec. o agli inizi del III che dovrebbe evidenziarsi unmutamento. Ma la svolta, almeno agli inizi, noninteressò tanto il livello qualitativo1 quanto ilrepertorio formale. Solo raramente i manufattiripropongono o paiono assimilabili senza forzatureai tipi antecedenti, mentre sembrano rielaborare,anche con una certa libertà, alcune forme delleceramiche di importazione - sia africane che galli-che - tanto che la loro connotazione di “locali” trovaspessore proprio nella contrapposizione a questeultime.

Uno dei problemi maggiori che questi materia-li pongono è costituito dalla loro disomogeneità daimputare a diversi fattori tra cui la pluralità dellefabbriche e la durata cronologica. Elemento, ilprimo, fortemente plausibile ma poco significativo

fino al momento in cui non verranno individuatidei centri manifatturieri e non saranno loro rico-nosciuti dei caratteri peculiari. Poiché la disomo-geneità investe l’aspetto anche di un singolomanufatto risulta particolarmente arduo giungeread una codificazione di quegli elementi esterioricon cui si procede nelle classificazioni. La creazio-ne di gruppi di riferimento per i corpi ceramici e irivestimenti all’interno di un determinato com-plesso non è facilmente estensibile ad altri perchéper lo più si può trovare una somiglianza ma nonuna coincidenza dei dati distintivi. Ed in più, nonsi è ancora in grado di mettere in relazione deter-minate caratteristiche a determinati centri mani-fatturieri né tanto meno a distinti laboratori diun’area manifatturiera.

L’elaborazione di un repertorio morfologico edella sua scansione nel tempo è strettamente legataal numero e all’affidabilità dei contesti di rinveni-mento nonché alla presenza di materiali in quanti-tà tale da permettere valutazioni statistiche; non-ostante tale repertorio sia ancora in uno stadio pre-liminare e diversamente avanzato a seconda deiterritori, ha trovato di recente importanti elementidi integrazione e precisazione attraverso la pubbli-cazione di scavi particolarmente significativi comealcuni del Piemonte2, con buone sequenze stratigra-fiche anche per l’età tardo antica.

Per la felice corrispondenza di non pochi tipiessi sono risultati di grande aiuto per la datazionedi molti rinvenimenti lombardi.

Ma questo porta ad interrogarsi su un secondofondamentale problema, se cioè questa affinitàformale sia dovuta ad una realtà che vide unnumero non elevato di centri produttori coninfluenza su un territorio di una certa estensione oinvece indichi l’esistenza di un patrimonio diforme comune a ambiti produttivi maggiormentedifferenziati e più capillarmente distribuiti nelterritorio, a servizio cioè di una situazione com-merciale di breve respiro. In tal senso sarà fonda-

1 Come al contrario avvenne in Gallia ove il mutamento vienespiegato con l’uso di forni più rudimentali e capaci di tempera-

ture minori di quelli cui si dovevano le sigillate di colore rosso.Cfr. VERNHET 1977, pp. 33-34; DESBAT 1987, p. 269.2 Cfr. PREACCO 1996; VOLONTÉ 1997.

mentale indagare sulle possibili linee di distribu-zione attraverso una attenta e sistematica analisidei luoghi di rinvenimento. E’ evidente l’importan-za di poter disporre, si spera in un futuro non lon-tano, di dati archeometrici che identifichino le pos-sibili zone estrattive.

Attualmente non si ritiene di poter suggerireun quadro produttivo specificatamente lombardo,da un lato perché delle poche fabbriche di cerami-ca fine individuate nella nostra regione non sem-bra oggi possibile determinare il periodo di attivi-tà e soprattutto fissarne il momento conclusivo3,dall’altro perché attraverso i confronti si indivi-duano legami morfologici e tecnici verso settoriproduttivi limitrofi ma extra regionali, indici dipossibili linee di commercializzazione di cui non sipuò per ora indicare il o i centri propulsori.

Riguardo al problema della nomenclaturaritengo che il moltiplicarsi delle definizioni, evi-dentemente generate dalla sensazione di inade-guatezza di quelle esistenti e dalla ricerca di unaterminologia più appropriata, debba oggi esseresuperato da uno sforzo comune degli studiosi delsettore per giungere ad una proposta univoca che,per convenzione, raggiunga il consenso di una scel-ta. E’ evidente il beneficio di chiarezza che avreb-bero le trattazioni su questi materiali. Nel lorostudio non risulta ancora abbandonato il terminestorico di “terra sigillata chiara” che, attribuito daN. Lamboglia a produzioni rivelatesi poi di origineafricana e in effetti usato poi comunemente comesinonimo delle medesime, viene oggi applicato amanufatti di cui si esclude tale origine ma chemostrano con i modelli un’assonanza formale. Atale definizione si aggiunge la specifica di “produ-zione locale” scaturita da osservazioni autoptichesupportate o meno da analisi archeometriche4. Aquesto termine si affiancano oggi altre definizioniattraverso cui si vuole di volta in volta porre inrisalto l’elemento cronologico, quello geografico opiù esplicitamente il concetto di “imitazione”5.

Nessuna di queste definizioni appare a rigoreapplicabile al di fuori dell’ambito per cui è stataconiata senza dovere di volta in volta precisare checosa vi si comprenda. La più recente, quella di“terra sigillata tarda nord-italica”6, nata dallacombinazione dell’elemento cronologico e dellalocalizzazione di officine in ambito medio padano ealto adriatico, è senz’altro quella più adatta a com-prendere questo panorama articolato di produzio-ni. Presenta, a mio avviso, un limite nel fatto chel’autrice, e quanti la hanno poi adottata, vi accolgatipologie derivate sostanzialmente dalle sigillateafricane e pertanto dovrebbe risultare inadatta aqualificare manufatti di cui si presume un legamecon aree produttive diverse. La necessità di chia-rezza ma soprattutto di convergenza di significatonella scelta delle definizioni può essere esemplifi-cata, osservando come l’espressione “terra sigilla-ta padana tarda” in uso come corrispettivo di “norditalica tarda”7 sia stata poi proposta e accettataper qualificare produzioni di altro ambito cronolo-gico8.

In ultima analisi, dunque, manca a tutt’oggi untermine cui si riconosca concordemente il compitodi definire questa classe di sigillate.

Infine, venendo all’esame dei materiali lombar-di, si deve dire innanzi tutto che elemento chiave èstato considerato quello morfologico e che il crite-rio di base con cui si è scelto di inserire un tiponella trattazione è stato quello della sua estranei-tà al repertorio della produzione nord-italica di etàprecedente9. A mio avviso infatti gli elementi dicontinuità con questa tradizione finiscono colrisultare secondari rispetto a quelli innovatori omediati da tradizioni non italiche. Anche la dipen-denza da queste ultime non deve essere estremiz-zata o ricercata in ogni caso, essa può, seppure concautela e considerando sempre determinanti leassociazioni, servire ad esempio da indicatore cro-nologico. È del resto plausibile che alcune forme,affermatesi nel gusto attraverso la conoscenza dei

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI126

3 Come è noto Cremona fu certamente sede di manifatture diceramiche da mensa; nella fornace di via Platina si suppone laproduzione anche di sigillate di età “tarda”, databili almenofino agli inizi del III secolo con, in particolare, il tipo dellacoppa emisferica ad orlo introflesso. Cfr. AMADORI 1996, p.101.4 Risultano invece del tutto inutilizzabili i dati di quegli studiin cui gli autori, pur asserendo l’esistenza di gruppi differenti erapportandoli a centri produttivi diversi, non li rendono poidistinguibili nell’analisi di dettaglio. Si tratta in molti casi diuna posizione programmatica (cfr. Angera romana II 1995, pp.542-546) che forse trae origine dall’attribuire alla produzionelocale solo un valore imitativo degli originali o dal considerarela produzione locale come una diretta filiazione dai prototipi,ma che rende del tutto impossibile non solo una quantificazio-ne di questi materiali ma anche la comprensione delle tipologieattestate ed in ultima analisi la portata economica di tale feno-meno.5 Si vedano ad esempio i termini “terra sigillata tarda”: MAIO-LI 1975; CORTELAZZO 1989; “Terra sigillata medio-adriati-

ca”: BRECCIAROLI TABORELLI 1978; “sigillata B tardiva”:MOLLO MEZZENA 1992; “terra sigillata chiara di imitazionelocale”: BERGAMINI 1973; BERGAMINI 1980; “imitazionidelle sigillate”: Tesoro nel pozzo 1994, pp. 75-85.6Modena 1988, II, pp. 43-51.7 Cfr. ad es. AMADORI 1996, p. 100; LAVIZZARI PEDRAZZI-NI 1992a, p. 134.8 Conspectus 1990, p. 16. Si identifica una produzione “tardopadana”, corrispondente, per epoca, a quella “tardo italica”.Cfr. inoltre, in questo stesso volume, DELLA PORTA, p. 00.9 Cfr. MAZZEO SARACINO 1985. Sono consapevole che questocriterio trova un limite nella estrema frammentazione dellamaggior parte delle attestazioni. Ma molti autori mettono inguardia dall’appoggiarsi sul solo elemento tecnico per il fattoche esso può risultare comune a produzioni diverse per areageografica e epoca. Su questo argomento cfr. DESBAT 1987, p.268. Anche il colore dei rivestimenti, visto inizialmente (LAM-BOGLIA 1958, pp. 298-299) come possibile elemento di distin-zione cronologica, oggi è considerato più dubitativamente, datele numerose eccezioni: Dicocer 1993, p. 175.

prototipi, abbiano trovato per la loro semplicità oversatilità nell’uso, una particolare adesione e unarielaborazione locale.

L’aspetto esteriore di questi manufatti, anchese codificabile con difficoltà, risulta manifesta-mente diverso da quello delle produzioni prece-denti e attestato su livelli qualitativi frequente-mente mediocri. Tali caratteri sono stati messi inluce anche negli studi di altre aree geografiche. Sidelinea pertanto una situazione diffusa di conti-nuità produttiva che doveva efficacemente contro-bilanciare non solo la difficoltà di approvvigiona-mento dei manufatti originali in alcune zone10 masoprattutto l’elevatezza dei costi che riservava apochi i prodotti d’importazione.

2. Le caratteristiche distintive

L’eterogeneità di queste sigillate è dunqueimputabile a svariati fattori: diversità delle zoneproduttive, del livello tecnico delle fabbriche, deiriferimenti formali, delle epoche.

L’aspetto non può dunque che risultare moltovariabile, tanto nei corpi ceramici di diverso colore econsistenza quanto e soprattutto nei rivestimenti.

Pur essendo pienamente consapevole che ilproblema principale non sia quello di creare deiraggruppamenti che condividano un certo numerodi elementi distintivi quanto quello di rapportarepoi questi raggruppamenti a una o più delle varia-bili sopra ricordate, si ritiene opportuno esporre idati esteriori più ricorrenti rilevati nella documen-tazione lombarda. Si descriveranno in questa sedesoltanto gli elementi che si possono cogliere conun’analisi visiva, rimandando ad altro contributo(Cfr. OLCESE, supra) l’approccio archeometrico ead un lavoro per ora solo impostato, la verifica seai caratteri definibili su base ottica corrispondanodifferenze chimiche della materia prima. Del restoquesti elementi non sono affatto secondari al finedel riconoscimento delle produzioni e anche quan-do si disporrà di campioni riferibili ad aree estrat-tive-manifatturiere il collegamento ad essi nonpotrà avvenire che mediante un’operazione sog-gettiva dello studioso.

Si possono dunque proporre alcune principalisuddivisioni.

Un primo gruppo comprende manufatti concorpi ceramici teneri, farinosi, di colore giallo-ros-sastro o bruno chiaro, accoppiati a rivestimentigeneralmente mal aderenti, opachi, sottili, di cat-tiva conservazione. In mancanza di elementi mor-fologici qualificanti è questo il gruppo più difficil-mente distinguibile da alcuni “filoni” padani di età

precedente. Proprio per questo motivo esso potreb-be trovare una collocazione cronologica tra la finedel II e gli inizi del III sec., quando ancora fortedoveva essere la tradizione “nord italica” e nonaffermate a sufficienza quelle provinciali.

In un secondo gruppo confluiscono esemplari icui corpi ceramici sono di consistenza variabile, daltenero al duro, in conseguenza di diversi livelli dicottura, indici di botteghe ma non necessariamentedi aree produttive diverse. Il colore muta dal brunochiaro-giallastro, al rosato, all’arancio. I rivesti-menti presentano un’ampia gamma di tonalità,dall’arancio al rosso, al rosso-marrone, spesso nonuniforme per la presenza di chiazze e aloni. Sono inprevalenza opachi, sottili ma aderenti e quindi dis-cretamente conservati. Possono esistere variazionifra l’esterno e l’interno. Da un punto di vista for-male emergono legami soprattutto con l’ambientegallico produttore di quelle ceramiche con impastochiaro (beige-arancio, non più rosso) che nella valledel Rodano prendono il nome di “sigillata chiaraB”11, ma sensibili appaiono anche i punti di contat-to con la prima delle produzioni africane - la A -soprattutto nella sua fase finale di III secolo. Alivello decorativo si afferma in particolare il gustoper la decorazione a rotella distribuita in fascesulla superficie esterna dei vasi.

Il terzo gruppo si discosta dal precedente perun cambiamento più vistoso nei rivestimenti che siattestano su colorazioni non uniformi, dall’aran-cio-bruno al bruno-nerastro, con evidenti striaturepiù scure e riflessi metallici. In conformità con leproduzioni d’oltralpe della c.d. sigillata lucente,confermata in nord Italia dai rinvenimenti pie-montesi, la cronologia di questi materiali puòscendere fino agli inizi del V secolo.

Con le più tarde produzioni narbonesi, leD.S.P.12 di color arancio, sembrano per ora docu-mentabili minori contatti, forse per l’influenzaormai preponderante delle importazioni africane.

Tuttavia il fenomeno dell’imitazione da questaproduzione di forme e stili decorativi in suppellet-tili che conservano i caratteri tecnologici dellesigillate13 non sembra al momento in Lombardiadi grande portata rispetto a quello che vede produ-zioni di ceramiche “comuni” ispirarsi al repertoriodi queste sigillate.14

3. Le forme

Il repertorio di forme che qui di seguito si pro-pone è stato organizzato sostanzialmente attra-verso tipi individuati a Cremona, Calvatone (CR) eBrescia. Come si vedrà le attestazioni da altri siti

Stefania Jorio 127

10 Ma si pensi ad esempio al fenomeno della sigillata “medioadriatica”, importante produzione locale di un’area deputataad accogliere e smerciare le importazioni africane11 Si fa qui riferimento alla terminologia di N. Lamboglia cui sideve la prima individuazione e classificazione di questi materiali.

12 RIGOIR 1968, pp. 177-244.13 Si allude ad esempio alla produzione “medio adriatica”.14 Sul concetto di “imitazione” e su questo tipo di documenta-zione in Lombardia cfr. MASSA 1998.

sono molto limitate ma ritengo che questo datorispecchi più la situazioni attuale degli studi - piùsistematici in alcune aree rispetto ad altre - chenon la reale consistenza dei materiali15. Ovvia-mente il procedere delle ricerche porterà a sostan-ziali integrazioni.

Si sono classificati tipi non facenti parte deirepertori della produzione nord italica del primoimpero; quando altrimenti, sono stati consideratisolo gli esemplari che appartenevano con sicurez-za a contesti posteriori al II secolo o la cui qualitàceramica denunciava una tradizione manifattu-riera diversa da quella italo-settentrionale.

Come ben denuncia la bibliografia in appendi-ce, la maggior parte delle attestazioni è statadesunta da pubblicazioni degli ultimi anni. E que-sto per due ordini di motivi: il primo è dovuto alrecente accresciuto interesse per questa categoriadi materiali, il secondo al fatto che gli studi ante-riori all’individuazione delle manifatture africanenon potevano presentare i materiali che in modounitario sotto la denominazione di terra sigillatachiara il che rende, attraverso la sola analisidell’edito, indistinguibili le eventuali diverse pro-duzioni.

Si sono inserite nel catalogo tutte le forme perle quali si poteva arrivare a una discreta definizio-ne morfologica. Pochissime sono le forme comple-te. Sono state invece escluse quelle per le qualil’eccessiva parzialità della parte rimasta non per-metteva un’accettabile caratterizzazione.

Si è attuata una divisione in forme aperte echiuse cercando, per quanto i dati permettevano,di organizzarne anche una successione cronologicaall’interno delle due categorie. La presentazionedei tipi non tiene invece conto del loro livello qua-litativo e tecnico, che può essere anche moltodiverso ma non per questo sicuramente indicativodi differenze cronologiche.

Nella classificazione si utilizzano, quando pos-sibile e in aggiunta ad una sommaria descrizione,repertori universalmente noti; il riferimento alleforme “Desbat” è desunto da DESBAT 1980.

Si presenta per prima una delle poche formeche trova riscontro nelle produzioni di età prece-dente a quella qui presa in considerazione. Si trat-ta del piatto Drag. 18, 18/31, molto in voga soprat-tutto nelle fabbriche galliche del sud e al contrario

scarsamente documentato in ambito nord italico.Il primo dei due esemplari riprodotti graficamenteè morfologicamente del tutto prossimo ai tipi di Isec. (vasca bassa, carena arrotondata) ma è statorinvenuto in tomba datata tra la fine del II e laprima metà del III16, e trova confronti, ancora inambito funerario, nel territorio veronese17 (tav.XXXVI, n. 1). Il secondo, meglio definibile comevariante, proviene da una sepoltura di IV sec.18(tav. XXXVI, n. 2). Entrambi i pezzi presentanobolli illeggibili, uno in planta pedis, l’altro conmarchio rettangolare.

Sembra interessante notare come questo con-servatorismo tipologico risulti attestato in ambitofunerario ove, a mio avviso, non stupisce un piùevidente ed esplicito legame con la tradizione pre-cedente.19

Fra le forme “nuove”, risulta attualmentemeglio documentata quella di un piatto con orloindistinto e decorazione a rotella.

Essa è stata individuata in modo massiccio negliscavi di S. Giulia di Brescia20 e attestata con unacerta frequenza anche a Calvatone (CR), sia nei rin-venimenti degli anni ‘60-’70 che in quelli recenticondotti dalla Soprintendenza e dalla UniversitàStatale di Milano. Risulta inoltre presente anche aMilano fra i materiali di via Moneta, inediti ma incorso di studio da parte di chi scrive21.

Si tratta di un grande piatto con orlo arroton-dato indistinto, pareti svasate raccordate alfondo con carena smussata (tav. XXXVI, nn. 3-6).Sulla base delle attestazioni di S. Giulia si pensadi poter proporre l’esistenza di un primo tipo convasca bassa e ampia a fondo piano o con piedeatrofizzato e di un secondo con vasca più profon-da ma meno larga, a profilo anche leggermenteconvesso. Per quest’ultimo si può supporre - nes-sun esemplare è infatti completo - la presenza diun piede anulare22. Sempre presente è invece ungradino interno in corrispondenza del punto dicarena.

La ricerca di un possibile prototipo conduce siaalle produzioni africane A/D con i tipi Hayes 18 e27, e C con il tipo Lamboglia 40, che a quelle dellavalle del Rodano con il tipo che A. Darton classifi-cò sempre con il numero 40 considerandolo possi-bile imitazione di quello africano23.

Tuttavia, anche in considerazione della sempli-cità della forma, è possibile che si tratti di un’ela-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI128

15 Al proposito si vedano le osservazioni che già nel 1982 veni-vano fatte sulla “discreta quantità” di questi materiali neimagazzini dei musei. Cfr. MARTELLI 1982, p. 100, nota 5.16 MASSA 1997, p. 97.17 BOLLA 1995, p. 46. In due tombe della necropoli di Bossemadi Cavaion (VR), datate ai primi decenni e alla prima metà delIII sec.18 NOBILE 1992, pp. 13-14, 53-54.19 Da un’altra tomba tardo antica del comasco proviene unesemplare di Drag. 40 la cui presenza problematica si è cercatadi spiegare attraverso un fenomeno di “affezione” all’interno

del gruppo familiare: NOBILE 1992, p. 60, tav. 20, 16.26. 20 Per una discussione più ampia su questa forma cfr. JORIO1998, e tav. XXVIII.21 Ringrazio la dott.ssa A. Ceresa Mori, direttrice degli scavi divia Moneta, per aver concesso l’anticipazione in questo lavorodi alcuni dati sulle presenze “tarde” di terra sigillata di questosito di Milano.22 Negli scavi di S. Giulia molti sono i piedi di tal genere chepotrebbero essere pertinenti a questa forma.23 DARTON 1972, p. 174. Ma vedi anche il tipo Lamboglia 10della B: LAMBOGLIA 1958, p. 309.

borazione autonoma da considerare per ora a dif-fusione “regionale” data la concentrazione inambito lombardo centro-orientale e nella prossimaarea veneta24.

In tutti gli esemplari la forma è caratterizzatada una decorazione a rotella sviluppata con fascedi motivi diversi (aghetti, triangolini, cerchielli,ecc.) sull’intera parete esterna.

La qualità risulta molto differenziata andandoda quella più scadente con corpo ceramico tenero,poco cotto e rivestimento arancio poco aderente aquella risultata da una cottura ottimale, o da cot-tura eccessiva, in cui il rivestimento assume unacolorazione rosso-bruna-grigiastra con riflessimetallici.

Se ne propone una datazione iniziale nel IIIsecolo, forse a partire dal tipo con piede, mentrenon sembra precisabile il momento conclusivo.

Di datazione simile risulta un tipo di piatto-coppa a pareti arrotondate (tav. XXXVI, n. 7).

Corrisponde morfologicamente alla Drag. 32,così poco rappresentata nel primo impero in ambi-to nord-italico da non essere inserita nel repertoriodi L. Mazzeo Saracino.

Fu invece ricorrente nelle fabbriche gallichesoprattutto dell’Est, ove comparve attorno allametà del II sec. e abbondò soprattutto nella metàdel III; nella produzione chiara B vi corrisponde iltipo Lamboglia 31.

Si presenta con vasca ampia e non molto pro-fonda, poggiata su piede anulare a sezione rettan-golare, orlo indistinto e assottigliato. Sulla super-ficie esterna si distribuisce su più registri la deco-razione a rotella.

Trova perfetta corrispondenza in territorioveronese25 e aostano26 sullo scorcio del II e nel IIIsecolo d.C. La forma è per ora nota in Lombardiasolo a S. Giulia di Brescia27.

Sempre a S. Giulia compare un tipo di scodellacon orlo espanso, a mandorla, e decorazioneesterna della vasca con rotella di triangolini (tav.XXXVI, n. 9). Fra i riferimenti possibili vi è quellocon la forma Desbat 3528, che nella valle del Rodanoè datata fra la seconda metà e la fine del II sec., maanche quello con la più profonda forma Hayes 85(produzione africana C) con cui ha in comune il tipodi decorazione. In questo caso la sua datazione siabbasserebbe sensibilmente. Potendo disporre diun’unica attestazione, anche molto incompleta, nonsono possibili ulteriori precisazioni.

Caratterizzato da un orlo breve e con profiloesterno concavo, bordo appiattito superiormente,risulta un tipo di piatto-scodella carenato.Un’alta carenatura dà inizio ad una vasca a paretioblique. Sconosciuta, per l’incompletezza delleattestazioni, la tipologia dell’eventuale piede (tav.XXXVI; n. 8).

Trova riscontri precisi in contesti piemontesidatati a partire dall’età medio imperiale29 e unanotevole assonanza con tipi a vasca più profon-da, classificati infatti come coppe, del territorioemiliano30.

Non trova invece corrispondenza nei repertoridei tipi noti e pertanto può al momento essere con-siderato un’elaborazione di ambito nord-italico dicui non è precisabile la durata.

La forma è stata individuata a Brescia, insituazione di probabile residualità, appartenendoad un contesto datato dalla metà del V secolo; ipezzi rinvenuti a Calvatone, non ancora editi31,potranno forse risultare significativi al riguardo.

Pur non disponendo degli elementi necessariper una definizione morfologica, vale la pena diaccennare al “caso” rappresentato da una serie difondi frammentari provenienti dagli scavi di Bre-scia, genericamente riconducibili a piatti ecoppe32, caratterizzati da una peculiare decorazio-ne impressa a stampo con motivi ispirati al reper-torio faunistico e vegetale, in alcuni casi accoppia-ti con incisioni ad onde (tav. XXXVI, n. 10). Glistampi utilizzati sono ovali o circolari ed uno stes-so motivo può essere ripetuto più volte o alternatocon altro diverso.

Tale particolare tecnica decorativa, inconsuetanella terra sigillata italica, si trova consistente-mente documentata in Lombardia solo nei centridi Brescia e Calvatone, ove si precisa con l’utilizzodi gemme.33

Per i rinvenimenti del sito cremonese si sostie-ne una datazione ad età augusteo-tiberiana, ocomunque non posteriore alla metà del I sec. d.C.,per quelli bresciani, sulla scorta di osservazionipiù diffusamente esposte altrove34, chi scrive pro-pone un inquadramento cronologico ad età decisa-mente più tarda, il che ne spiega il richiamo inquesta sede.

Solo ulteriori ritrovamenti in contesti affidabi-li e un’attenta ricognizione fra i materiali ineditigiacenti presso le varie istituzioni permetterannodi risolvere le interessanti problematiche suscita-

Stefania Jorio 129

24 È infatti presente tra i materiali inediti e in corso di studiodi altri siti di Brescia e a Verona.25 BESCHI 1974-75, fig. 13.26 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, a.27 JORIO 1998, tav. XXVIII, 7-8.28 MEFFRE 1988, p. 117, fig. 12, 35.29 VOLONTÈ 1997, p. 445, fig. 6, 13.30 Tesoro nel pozzo 1994, fig. 45, 3.31 VOLONTÈ 1997, nota 104, preannuncia la presenza di que-sta forma a Calvatone.

32 La documentazione bresciana non si limita agli 8 esemplaridi S. Giulia: ad essi sono da aggiungere ulteriori frammenti,rinvenuti nel passato ed ora in corso di studio o in scavi appenaconclusi ed ancora inediti. Ringrazio la dott.ssa F. Rossi peravermene comunicata la notizia.33 Sugli esemplari di Calvatone si veda da ultimo M. Volonté,La ceramica decorata a gemme impresse, in Tesori della Postu-mia 1998, pp. 501-502, 576-577.34 JORIO 1998. Qui inoltre si offre una rassegna degli esem-plari editi che presentano questa tecnica decorativa.

te da questi pezzi, relative non solo alla loro data-zione, ma anche all’area di produzione e ai percor-si con cui circolarono.

Considerevole per numero e varianti la presen-za di forme caratterizzate da orli a tesa (tav.XXXVI, nn. 1-6): in base alle dimensioni e profon-dità della vasca si distinguono piatti, scodelle, cop-pette, certamente abbinabili nell’uso.

Fra i problemi che pongono vi è quello metodologi-co della nomenclatura con cui individuarli.

Morfologicamente molti di questi pezzi possonoessere accostati ai tipi nord-italici Drag. 35, 36, lacui cronologia più bassa è stata fissata al più tardinella seconda metà del II secolo d.C. Qualitativa-mente predominano impasti farinosi e rivestimen-ti sottili, opachi, così poco aderenti da tendere ascomparire; ovvero caratteri che si discostano daquelli più ricorrenti in queste forme nella produ-zione nord italica di prima età imperiale35.

Conseguentemente le attestazioni, peraltro noninfrequenti, di queste forme in età medio-tardoimperiale, in una pluralità di siti che vanno dallacosta tirrenica36 a quella adriatica37, all’area pada-na38 o subalpina39 ricorrono alla terminologia delleproduzioni africane, a quella appositamente coniataper la zona medio-adratica, o infine a quella dedottadai tipi gallici “tardivi”. In tutte le pubblicazioni peròtali prodotti sono ritenuti di manifattura locale: sem-bra plausibile pensare a una maggiore sensibilità neiconfronti dei modelli localmente più diffusi e noti.

I tipi lombardi esemplificati graficamentemostrano tese piuttosto ridotte ove possono com-parire scanalature concentriche o rotellature; nondocumentata invece la decorazione à la barbotine,assai apprezzata proprio nella produzione norditalica di età precedente40 ed ancora attestata inconsimili pezzi di area piemontese41.

Sembra mostrare un più diretto rapporto con laproduzione narbonese a rivestimento arancione diseconda metà IV-V secolo un’unica attestazione,da S.Giulia, di piatto decorato sul bordo dellatesa, leggermente rialzato, da baccellature pira-midali42 (tav. XXXVII, n. 8).

Gli si affianca un secondo frammento di fatturascadente che accoppia al motivo delle tacche quellodi una mal conservata rotella (tav. XXXVII, n. 7). Illivello qualitativo modesto è comparabile con quello

delle attestazioni piemontesi datate fra la secondametà del IV e la metà del V secolo43 ed aostane44.

Fra le forme aperte si propone come ultimo tipoquello di una scodella con orlo a sezione trian-golare (tav. XXXVII, n. 9). E’ anch’essa una formadi età decisamente avanzata, databile, come risul-ta dai rinvenimenti, a partire dal IV e per l’interoV sec., con palesi richiami alla Hayes 61 di produ-zione africana D. E’ comune in area piemontese45,aostana46, in siti padani interni o costieri47.Rispetto all’abbondanza della documentazione dialtre zone, in Lombardia è attestata solo ad Ange-ra, dove, per le qualità tecniche, è ritenuta affinealla forma 9B della produzione lucente.

Più ricco si configura il quadro delle formechiuse, da portata e da bere. Fra di esse spicca per“originalità” quella della coppa emisferica conorlo introflesso (tav. XXXVIII, nn. 1-3).

Dotata di vasca mediamente profonda su piedeanulare piuttosto alto, il tipo è caratterizzato daun orlo più o meno introflesso, poco o affattoingrossato rispetto alla parete: in base a tale ele-mento e alla presenza o meno di un accenno dicarena nel passaggio alla parte bassa della vasca,ne sono state distinte delle varianti all’internodella produzione di via Platina a Cremona, ovequesta coppa è stata isolata per la prima voltacome forma a sé48. Classificata in molti casi comeforma affine alla Goud. 21, per le caratteristichetecniche se ne è proposto un avvicinamento allaLamb. 8 della produzione africana A e, in sintoniacon questa, una datazione fra la seconda metà delII sec. e gli inizi del III sec., datazione in cui ben siinseriscono due rinvenimenti tombali di Salò49. Lasua preponderanza nel territorio cremonese con inumerosi esemplari rinvenuti a Calvatone inaggiunta a quelli della fornace di via Platina, nefanno attendibilmente supporre una fabbricazionein loco. Sempre dal territorio cremonese provieneinoltre un esemplare intero che, datato tra III e Vsecolo, sembrerebbe ampliare sensibilmente ladurata di questa forma.

Non aggiungono precisazioni cronologiche glialtri rinvenimenti di area padana50.

Piuttosto ben attestate appaiono alcunevarianti di. coppe con orlo distinto e decora-zione a rotella (tav. XXXVIII, nn. 4-8).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI130

35 Angera romana I 1985, p. 348.36 MICHELUCCI 1985, tav. XVII, 446.37 Cfr. forma BRECCIAROLI 9, Ravenna e il porto di Classe1983, p. 110, 4.70, 4.71.38Modena 1988, p. 51, fig. 28, 2-4.39 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, l.40 MAZZEO SARACINO 1985, pp. 207-298. 41 PREACCO 1996, p. 165, fig. 117, 12-14.42 RIGOIR 1968, forma 1; RIGOIR 1979, figg. 10, 11 per ladecorazione sul bordo.43 PREACCO 1996, pp. 168-9, fig. 119, 19, 20 e nota 43.44 MOLLO MEZZENA 1992, p. 281, tav. I, e.

45 VOLONTÈ 1997, p. 445, fig. 6, 17; CORTELAZZO 1989, pp.105-106 ove bibliografia su altri rinvenimenti piemontesi.46 MOLLO MEZZENA 1992, tav. I, f-g.47Modena 1988, II, p. 51, fig. 28, 1; PIOLANTI 1984, p. 328, fig.3, 22, 25.48 AMADORI 1996, p. 101, figg. 34-38.49 Per il rinvenimento di Salò cfr. MASSA 1997, p. 96, tav.XXIV, 11. Per quanto riguarda il riferimento tipologico mi sem-bra più appropriato quello con la coppa Lamboglia 3a della piùtarda fase produttiva A, di III secolo.50 Cfr. ad es. Modena 1988, II, pp. 50-51, fig. 27, 2; ma perMAIOLI 1976, p. 163, una forma molto simile (forma 11) si pro-lunga fino alla metà del III secolo.

Elemento di definizione morfologica risultal’orlo leggermente ingrossato e distinto esterna-mente, accoppiato ad una vasca emisferica media-mente profonda e di ampiezza variabile. Presumi-bile è la presenza di un piede ad anello. Appareevidente una dipendenza dalle forme Lamb. 2,2/37 delle manifatture narbonesi a loro volta colle-gate alla forma Drag. 37 dell’antecedente produ-zione gallica. Nella classificazione di Desbat vi cor-rispondono le forme 12 e 14.

Caratterizzante è l’elemento decorativo di rotel-lature impresse sulla parete esterna secondo criteridistributivi variabili: limitati alla porzione inferioredella vasca lasciando superiormente un’alta fascialiscia, su più livelli separati fra loro da porzionilisce, su un unico registro, all’altezza della spalla.

In Lombardia questa coppa risulta per oraattestata sostanzialmente a Calvatone51, ove èstata datata fra la fine del I e gli inizi del II sec. ofra il II e il III sec.52 In area piemontese la docu-mentazione più tarda è quella di Vercelli ove siipotizza una datazione “almeno a partire dallametà del IV secolo”53, mentre in altri contesti ine-diti di Industria ed Eporedia e in ambito aostano sidatano nella II metà del III sec.54 Risulta inoltreanche nel modenese e, più in generale, in diversisiti dell’Emilia55.

Meno documentata della forma precedenterisulta quella della coppa a vasca carenatadotata di orlo indistinto e leggermente ingrossato(tav. XXXVIII, n. 9). Essa è per ora nota solo a Cal-vatone, ove è stata ritenuta affine alla Lamb. 8della produzione B56. Anche per questa forma pro-penderei per un accostamento ad un tipo tardodella africana A, ovvero quello Lamboglia 3b2.

Seguono alcune forme che si è scelto di caratte-rizzare attraverso la presenza di un listello. Dueesemplari testimoniano la longevità della formaDrag. 24/2557 (tav. XXXIX, nn. 1-2), ma i caratte-ri tecnici e la decorazione nel primo, quelli morfo-logici nel secondo, suggeriscono una datazione chesupera i termini cronologici della produzione norditalica “classica”58.

Nel secondo gruppo si presenta una attestazio-ne di Drag. 44 per ora isolata nei rinvenimentilombardi (tav. XXXIX, n. 3), e quella di una formache caratterizza invece i contesti tardo antichi del

Piemonte e Valle d’Aosta59, ove viene ritenuta difabbrica locale (tav. XXXIX, n. 4). Quest’ultima,priva di un vero e proprio corrispettivo in altre pro-duzioni, sembra ancora mediata dalla tradizionemanifatturiera gallica e in particolare dai tipiDarton 1/3 e Lamboglia 1/3C della c.d. “lucente”.

La classe delle ollette e/o bicchieri èanch’essa rappresentata da diversi tipi cui corri-sponde una documentazione numericamente scar-na e per lo più incompleta. Come elemento decora-tivo compaiono motivi a rotella o solcature. Si pos-sono enucleare ollette con orlo ingrossato eestroflesso (tav. XXXIX, n. 7), bicchieri concorpo carenato orli indistinti o leggermenteestroflessi (tav. XXXIX, n. 5), bicchieri concorpo cilindrico e orlo assottigliato e distinto oinfine con parete fortemente concava nel trattosuperiore e carena alta ed accentuata (tav. XXXIX,n. 8). Quest’ultimo può essere accostato al tipoRigoir 18 della tarda produzione narbonese e trovaconfronti con i materiali di Alba60. Quanto all’ulti-mo pezzo esemplificato graficamente, esso sembrarichiamare l’imboccatura di forme chiuse non pre-cisabili data la limitatezza della parte rimasta61(tav. XXXIX, n. 9).

Si conclude dando una prima esemplificazionedi alcuni tipi di olle, per ora testimoniate in Lom-bardia solo negli scavi milanesi di via Moneta, incorso di pubblicazione. Il primo di essi, che può rag-giungere anche ragguardevoli dimensioni, è carat-terizzato da orlo arrotondato, estroflesso, appiattitosuperiormente e parete movimentata da solcatureche distinguono fasce lisce da altre decorate a rotel-la (tav. XL, n. 1). Trova corrispondenza in Piemon-te, dove è datato a partire dal III sec.d.C.62 Per glialtri pezzi non sono al momento proponibili con-fronti (tav. XL, nn. 2-4). Tra di essi si segnala l’inu-suale vaso dall’orlo a fascia sagomata, legger-mente rientrante e dall’alto corpo che si chiudeverso il fondo con accentuata carena, in quanto èl’unico fra questi reperti che, appartenendo ad uncontesto di V sec.d.C, non risulti in situazione diresidualità (tav. Xl, n. 5). Il corpo ceramico rossoscuro associato ad un rivestimento che varia dalrosso mattone al nero brillante si accorda con ladatazione proposta dalla stratigrafia.

(Stefania Jorio)

Stefania Jorio 131

51 Al punto che se ne è proposta una distinzione in 4 o 5 varian-ti: cfr. rispettivamente COCCONCELLI 1996, p. 277, figg. 10-13 e FAVARO 1996, p. 269 e figg. 11-16.52 Rispettivamente FAVARO e COCCONCELLI, op. cit.53 PREACCO 1996, p. 168, fig. 119, 14.54 PREACCO 1996, p. 168 e MOLLO MEZZENA 1992, p. 281,tav. I, b-d.55Modena 1988, II, p. 51, fig. 27, 3-6.56 VOLONTÈ 1996, p. 260 e FAVARO 1996, p. 269 e nota 12.57 Per la documentazione nord italica di età precedente cfr.

supra DELLA PORTA. Nella classificazione di Desbat vi corri-sponde la forma 16.58 Per il primo pezzo, trovato a Cremona, è stato proposto, sepur dubitativamente, un richiamo dell’omonima forma dellaproduzione africana D. Cfr. AMADORI 1996, fig. 38.59 Si veda per una sintesi di tali confronti JORIO 1988.60 VOLONTÈ1997, p. 445, fig. 6, 12.61 Cfr. indicativamente le forme Desbat 57 o 75.62 PREACCO 1996, p. 168, fig. 119, 12; VOLONTÈ 1997, pp.444-445, fig. 6, 7-8.

APPENDICE

4. Le attestazioni di terra sigillata di età medioe tardoimperiale in Lombardia

Forma: piatto Drag. 18, 18/31 (tav. XXXVI, nn. 1-2)Attestazioni:BS: Salò (MASSA 1997, pp. 94, 97, tav. XXIV, n.1)CO: Costa Masnaga (NOBILE 1992, pp. 53-54, tav. 13,n.14.1).

Forma: piatto con orlo indistinto e decorazione a rotella(tav. XXXVI, nn. 3-6)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, nn. 1-5).CR: Calvatone (COCCONCELLI 1989-90, pp. 186-189, cat.154-158, tav. IC-CI; p. 194, cat. 164, tav. CV: liscia; Calva-tone romana 1991, p. 124, C2, tav. III, 3 e p. 105; VOLON-TÈ 1996, p. 260, fig. 18; Bedriacum 1996, p. 109, fig. 130;VOLONTÈ 1997, p. 86, tav. VIII, n. 6).MI: Milano (da via Moneta, in corso di studio).

Forma: piatto-coppa a pareti arrotondate (tav. XXXVI, n.7)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, nn. 7-8).

Forma: scodella con orlo espanso ( tav. XXXVI, n. 9)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVIII, n. 6).

Forma: piatto-scodella carenato (tav. XXXVI, n. 8)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXVII, n. 5).CR: Calvatone (in corso di studio).

Forma: coppa con decorazione impressa (tav. XXXVI,n.10).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXX, nn.13-14; fig.4, nn. 4-6; fig. 5, nn. 1-5.

Forme: piatti e coppe con orlo a tesa ( tav. XXXVII, nn. 1-6)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXIX, nn. 1-14);Salò (MASSA 1997, Tav. XXV, n. 7).CR: Calvatone, (FAVARO, 1996, p. 269).VA: Angera (Angera romana II 1995, I, p. 93, tav. 45, n. 6).

Forma: piatto a tesa decorata (tav. XXXVII, nn. 7-8)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXXI, nn. 1-2).MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

Forma: scodella con orlo a sezione triangolare (tav.XXXVII, n. 9)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (MASSA 1998).VA: Angera (Angera romana II1995, II, p. 322, tav. 95, n. 2).

Forma: coppa emisferica con orlo introflesso (tav. XXXVIII,nn. 1-3)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1998, tav. XXX, n. 1); Salò(MASSA 1997, p. 96, tav. XXIV, n. 11).CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, pp. 114-116,fig. 8; VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 10; COCCONCELLI1996, p. 277, fig. 6; FAVARO 1996, p. 268; CERRI 1996, p.237, figg. 10-17; PAOLUCCI 1996, p. 244, Fig. 17); Cremo-na (PONTIROLI 1974, p. 126, tav. LXXXIX; BREDA 1996,p. 51, fig. 10; AMADORI 1996, p. 101, figg. 34-37; CATTA-

NEO 1991-92, p. 152, cat. 96, tav. XXXVII; Calvatone roma-na 1997, p. 82, tav. VII, n. 3 ); Madignano (CAZZAMALLI1995, pp.16 ,19, tav. VI, n. 10).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p.83, tav. XLIII, n.23/50).

Forma: coppa con orlo distinto e decorazione a rotella (tav.XXXVIII, nn. 4-8)Attestazioni:CR: Calvatone (MIRABELLA ROBERTI 1972, fig. 8;VOLONTÈ1996, p. 260, figg. 15-16; COCCONCELLI 1996,p. 277, figg. 10-12; FAVARO 1996, p. 269, figg. 11-15;CERRI 1987-88, pp. 164-165, cat. 7-11, tav. V; Bedria-cum 1996, p. 109, figg. 128-129; Calvatone romana 1997,p. 85, tav. VIII, n. 5).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 66,tav. XXIII, nn. 8-10).

Forma: coppa a vasca carenata (tav. XXXVIII, n. 9)Attestazioni:CR: Calvatone (FAVARO 1996, p. 269, fig. 16; VOLONTÈ1996, p. 260, fig. 17).

Forma: coppa Drag. 24/25 ( tav. XXXIX, nn. 1-2)Attestazioni:CR: Cremona, via Speciano (AMADORI 1996, fig. 38;VOLONTÈ 1996, p. 260, fig. 14).

Forma: coppa a listello (tav. XXXIX, nn. 3-4)Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (JORIO 1988, Tav. XXX, nn. 4-5).

Forma: bicchiere carenato (tav. XXXIX, n. 5)Attestazioni:BS: Brescia, S.Giulia (JORIO 1988, tav. XXX, nn. 7-9).

Forma: coppa (tav. XXXIX, n. 6)Attestazioni:CO: Costa Masnaga (NOBILE 1992, pp. 13-14, tav. 13, nn.14.2, 14.3).

Forma: olletta con orlo ingrossato e estroflesso (tav.XXXIX, n. 7)Attestazioni:CR: Calvatone (FAVARO 1996, p. 269, fig. 13).

Forma: bicchiere (tav. XXXIX, nn. 8-9)Attestazioni:VA: Angera (Angera romana II 1995, pp. 322-323, tav. 95,nn. 4- 5).

Forma: olla ad orlo estroflesso ( tav. XL, n. 1)Attestazioni:MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

Forma: olla ( tav. XL, n. 2)Attestazioni:MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

Forma: olla (tav. XL, n. 3)Attestazioni:MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

Forma: vaso (tav. XL, n. 4)Attestazioni:MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

Forma: vaso con orlo a fascia sagomata (tav. XL, n. 5)Attestazioni:MI: Milano, via Moneta (in corso di studio).

S.J.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI132

1. Criteri metodologici

Il catalogo comprende le testimonianze diceramiche comuni presenti in Lombardia dallaromanizzazione all’altomedioevo. Esso risultasuddiviso in capitoli per grandi categorie funzio-nali (per esempio: recipienti da cucina, recipientiper la preparazione di alimenti e sostanze, reci-pienti per versare e per conservare liquidi e ali-menti, recipienti da mensa ecc.). Queste categorienon devono essere però in alcun modo consideraterigide: infatti è nota la difficoltà che spesso siincontra nell’associare una forma alla sua origi-naria funzione.

All’interno di ogni capitolo il materiale è statotrattato per forme (per esempio: olle, coperchi,anforotti ecc.), le quali a loro volta sono state sud-divise per raggruppamenti morfologici, numeratiin ordine progressivo possibilmente cronologico.Solo in alcuni casi sono stati avvicinati gruppisimili, sebbene di diversa datazione, per sottoli-nearne la continuità formale nel corso del tempo.

Per la creazione dei singoli gruppi si è tenutoconto dei parametri di somiglianza e diversità trala forma dell’orlo, del collo, l’andamento del corpoe del piede. Non è stato costante il ricorso alla sud-divisione interna di ciascun gruppo: spesso infattipiccole variazioni morfologiche rientrano nellanaturale variabilità che conosce una produzionenon in serie di oggetti artigianali; inoltre esse nonhanno in genere valore cronologico né possonoessere imputate alla reale volontà del vasaio di dif-ferenziare i singoli recipienti. Di contro, talvoltaqueste varianti possono rispecchiare gusti tipici diuna certa area o aiutare a caratterizzare singoleproduzioni. In tali casi si è cercato di tenere contodi queste differenze, sia descrivendole sia indican-do la loro localizzazione geografica.

In questo lavoro si è ritenuto opportuno non

utilizzare il termine “tipo”, per definire questigruppi. Infatti studi su singoli siti1 hanno mostra-to come per la individuazione di un tipo i parame-tri morfologici debbano essere strettamenteaffiancati a parametri tecnologici. Ciò infatti con-sente di cogliere differenze non soltanto culturali(forma), ma anche funzionali e di produzione(impasto, modellazione e cottura). Purtroppo, acausa della natura prevalentemente bibliograficadei dati disponibili, non sempre è stato possibileutilizzare l’impasto e la tecnica di foggiatura e dicottura del vaso come elementi di distinzione. Ciòè principalmente dovuto al fatto che questi fattorinon vengono descritti in maniera omogenea nellepubblicazioni e quindi non è possibile farsi un’ideaprecisa delle caratteristiche tecnologiche deireperti2. Pertanto in questo lavoro i parametriimpasto, modellazione e cottura sono stati utiliz-zati soltanto qualora essi fossero chiaramenteindicati e/o costituissero una costante in tutti gliesemplari morfologicamente simili. Così, le coppen. 1 sono state distinte dalle ciotole-coperchio n. 2,entrambe ad orlo introflesso, in quanto le primesono caratterizzate da una foggiatura al tornio,una accurata rifinitura delle superfici e un impa-sto sempre depurato tipico di ceramiche da mensa,mentre le seconde sono prodotte con impasti rozzie con una lavorazione manuale che conferisce loroun aspetto più grossolano.

In conclusione il catalogo proposto non vuoleessere una seriazione di recipienti rispondente acriteri di classificazione rigidi e costanti che pos-sano essere in teoria applicati a qualsiasi conte-sto, bensì un raggruppamento funzionale al riesa-me della documentazione disponibile, per lo più dinatura bibliografica. Esso vorrebbe inoltre evi-denziare i punti di contatto e le differenze tra levarie zone della Lombardia nell’arco di sette/ottosecoli3.

VIII. CERAMICHE COMUNI

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 133

1 Ad esempio: Scavi MM3 1991, vol. 3. 1, pp. 133-257; OLCESE1993; Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 133-161.2 Per esempio: con un termine generico come “poco depurato”alcuni studiosi intendono un impasto fine con esigua presenza didegrassante, altri un impasto che ha conosciuto uno scarso pro-cesso di depurazione ed è perciò sostanzialmente non depurato.

3 Per una recente riflessione sul metodo tipologico si veda, adesempio, W.Y. ADAMS, E.W. ADAMS, Archaeological typologyand practical reality. A dialectical approach to artifact classifi-cation and sorting, Cambridge 1991.

2. Problemi di inquadramento cronologico

Numerose sono state le difficoltà (peraltro giànote agli studiosi) incontrate nel corso del lavoroper delineare la seriazione cronologica di alcuneforme della ceramica comune, come i coperchi, itegami, le olle, ecc. Infatti la funzionalità e la con-tinuità d’uso di tali recipienti determinano un con-servatorismo che ostacola o impedisce datazionipuntuali da parte degli studiosi. Datare questireperti in ceramica comune rimane un problemaanche perché i contesti da cui essi provengonospesso non sono chiusi (per vari motivi, tra cui lamancanza di stratigrafia del sito e il fenomenodella residualità).

Per ovviare a questi limiti gli studiosi hanno difrequente indicato alcuni criteri, ritenuti indizicronologici: proporzioni, variazioni degli orli e deiprofili, qualità dell’impasto e progressiva trascu-ratezza della fattura, ecc. Tuttavia spesso questaserie di parametri regge nell’ambito locale e/oall’interno di un certo contesto (per lo più funera-rio) ma, se estesa alla Lombardia, non ha più lastessa potenzialità.

In conclusione, solo la presenza di stratigrafieben determinate o di contesti chiusi rendono possi-bile individuare alcune linee di sviluppo crono-tipologico delle forme ceramiche. Quindi, quandoquesti requisiti sono assenti, come accade nellamaggior parte dei casi, è più prudente concludereche non sono a disposizione dati sufficienti perdelineare le evoluzioni morfologiche4.

Di conseguenza nel catalogo si è preferito ripor-tare le cronologie proposte dalle fonti bibliografi-che quando esse risultavano fondate sui contesti dirinvenimento, mentre si è ritenuto opportuno tra-lasciarle qualora fossero basate esclusivamente suconfronti o su criteri soggettivi.

3. La ceramica comune del periodo tardo-celtico

La ceramica comune qui esaminata parte dalmomento della romanizzazione, in particolare daquella fase che il De Marinis ha denominato LTC/D e che può essere collocata tra il 150 e il 125a.C.5: da questo momento infatti si nota una pro-gressiva acculturazione delle popolazioni localiagli usi e gusti romani.

Benché non siano molto diffuse in Lombardiale testimonianze della produzione ceramica delperiodo medio La Tène (in particolare del III sec.a.C.), in quanto l’uso generalizzato di deporrevasellame ceramico nelle tombe inizia proprio conla romanizzazione, i paralleli con i rinvenimentid’Oltralpe e del Canton Ticino permettono di evi-denziare una serie di manufatti profondamentelegati alla tradizione celtica e quindi ai gusti e alleabitudini alimentari degli indigeni. Gli scavi degliabitati del periodo della romanizzazione, che negliultimi anni sono oggetto di frequenti pubblicazio-ni, hanno contribuito ad arricchire il repertoriomorfologico disponibile6.

Il panorama della ceramica comune tardocel-tica non offre un quadro omogeneo. Alcune formesono diffuse su tutto il territorio lombardo, sug-gerendo la presenza di una sostanziale koiné cul-turale che ha attenuato le differenze etnicheintragalliche7. Si tratta per esempio della ciotolada mensa n. 1 che si trova sia nelle necropoli sianegli abitati di tutta la Lombardia dal LT C/D.Questa coppa, che negli esemplari più antichipresenta talvolta decorazione sovraddipinta, siinserisce chiaramente nel filone produttivo di ori-gine gallica, pur ricordando forme della vernicenera (Lamb. 27). Per quanto riguarda le cerami-che da mensa, tale filone è caratterizzato da unimpiego di impasti depurati, rifiniti in modo dacreare una superficie liscia e cotti in atmosferaossidante, sebbene con problemi di cottura (adesempio la cosiddetta “anima grigia”). Questecaratteristiche tecnologiche sono evidenti adesempio nelle ciotole/coppe n. 3, nei coperchi n. 3e spesso nelle olle n. 9.

Anche alcune forme in ceramica da cucina, dif-fuse su tutto il territorio lombardo, in abitato e innecropoli, suggeriscono un’omogeneità culturale.Sono, ad esempio, le ciotole-coperchio nn. 1 e 2, conimpasto grossolano e modellate a mano, poi sop-piantate dai coperchi di tradizione romana (coper-chi nn. 4-9, 14). Anche le decorazioni ottenute acrudo (impressioni digitali, bugnette ecc.) sonoespressione di questa koiné culturale. Esse posso-no essere associate sia ad olle rinvenute su tutto ilterritorio lombardo (ad esempio nn. 14 e 40) sia adalcune peculiari di singole aree (ad esempio nn. 12,15-20, 24-29, 37-39).

Alcune forme sembrano invece indicare unaforte differenziazione tra le varie zone della Lom-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI134

4 Per esempio alcuni coperchi, data la loro semplicità morfologi-ca, sono documentati lungo un ampio arco cronologico, dal I alVI sec. d.C. Talvolta nelle pubblicazioni si sottolinea che i coper-chi della prima età imperiale non si differenziano da quelli tar-doromani/altomedievali né per la morfologia, né per l’impasto(nn. 12 e 14), ma sarebbe più prudente affermare che non sihanno attualmente gli strumenti per distinguerli.Analogamen-te non è per ora possibile indicare l’evoluzione cronologica dialcune olle che ricorrono dal I al VI sec. d.C. (ad es. nn. 51 e 56).

A parte il contesto di rinvenimento, non si dispone ancora diparametri per una loro precisa collocazione cronologica.5 DE MARINIS 1986, p. 126.6 Ad esempio si vedano i materiali relativi al periodo dellaromanizzazione in Scavi MM3 1991, vol. 3.1; Angera romana II1995; Bedriacum 1996, vol. 1.2.7 DE MARINIS 1986, pp. 127-130.

bardia (in particolare: territorio insubre8, territo-rio cenomane, Lomellina e Oltrepò pavese, agerCremonae e ager Mantuae). Si tratta principal-mente di morfologie legate alla cottura dei cibi cheforse hanno risentito meno dell’influenza dei pro-cessi di acculturazione generali. Tipiche, ad esem-pio, dell’area insubre sono alcune olle ad impastogrossolano, tutte caratterizzate da collo concavo oquasi cilindrico, fortemente distinto, spesso da ungradino (olle nn. 16-19, 27-29, 37-38). Sempre aquesto ambito insubre appartengono ad esempioanche le olle/ollette n. 32, le coppette nn. 12-15, ibicchieri nn. 1-2, 6-10, 13-14.

Invece negli agri di Cremona e Mantova sonoattestate alcune forme in ceramica comune cherisentono dei contatti con l’area veneto-adriatica eche non sembrano penetrare nei territori insubri.Si tratta in particolare dell’olla n. 36 e dei morta-ria a pasta grigia (nn. 1 e 2).

La Lomellina e l’Oltrepò pavese presentanoalcune morfologie che sembrano la rielaborazionelocale di forme comuni a tutta l’area celtica. Peresempio alcune olle, tutte con collo distinto, corpoovoide e impasto grossolano o depurato (nn. 3-6,8), sembrano esclusive di questo territorio, conrare attestazioni nel Comprensorio del Ticino,benché si avvicinino dal punto di vista morfologicoalle olle di ascendenza tipicamente La Tène9 e dif-fuse un po’ ovunque (nn. 1, 2 e 7). Peculiari delPavese sono anche alcune ciotole (nn. 4, 8-10, 18).

Il territorio cenomane non sembra caratteriz-zato da forme specifiche ed esclusive, sebbenesiano particolarmente numerosi alcuni recipienti,come il vasetto a fiasco n. 12, le olle n. 14, le cioto-le nn. 1 e 2.

Il recipiente considerato per antonomasia ditradizione tardoceltica è il vaso a trottola. Benchési sia tentato di individuarne una precisa evoluzio-ne10, il vaso a trottola non può essere ritenuto atutti gli effetti un “fossile-guida” che permetta didatare i contesti tombali ad un precisa fase deltardo La Tène11. Infatti, sebbene alcuni esemplari,in genere non decorati, si rinvengano anche inarea cenomane (in particolare a Remedello e aBrescia), il vaso a trottola è maggiormente atte-stato nell’area insubre e in Lomellina. Inoltre inalcune necropoli sono presenti tipi diversi nelmedesimo contesto12. Ciò premesso, dei quattrogruppi individuati in Lombardia, il più antico èsenz’altro il n. 1, ad alta spalla arrotondata, men-tre il n. 4, a corpo lenticolare carenato, è in genere

documentato soprattutto nel LT D. Dall’inizio delLT D2 esso convive con alcune olpi (nn. 3, 5, 7),recipienti che poi lo sostituiranno completamente.In particolare l’olpe n. 5, a spalla carenata, sembraessere influenzata dalla forma dei vasi a trottola,con cui si trova spesso associata (a Verdello, a Tre-viglio, BG, e a Capiago Intimiano, CO)13.

Riassumendo, durante il periodo della roma-nizzazione sopravvive in Lombardia una forte tra-dizione manifatturiera di origine celtica. Essa pro-duce sia vasellame da mensa di alta qualità (peresempio le ciotole n. 1, le olle nn. 1-2, i coperchi n.3, i vasi a trottola), caratterizzato da una notevoleomogeneità morfologica e tecnologica, sia vasella-me ad impasto grossolano, più funzionale per lacucina (tra le altre, le ciotole-coperchio nn. 1 e 2, leolle nn. 14, 16, 40), distinto in genere per la deco-razione ottenuta a crudo. Nonostante questa omo-geneità si individuano facies più prettamente loca-li (per esempio in Lomellina), che rielaboranoautonomamente morfologie diffuse altrove, o zoneche sembrano influenzate dai territori limitrofi(come il Cremonese e il Mantovano)14. Durantel’età augustea questo quadro si modifica e le formetradizionali vengono sostituite da quelle diinfluenza “romana”. Ad esempio le olle di tradizio-ne celtica sono soppiantate da recipienti più tipi-camente romani, come le olle a labbro estroflesso,globulari (n. 50) e ovoidi (n. 51).

4. La ceramica comune in età imperiale

Con l’età augustea si può considerare conclusoil processo di romanizzazione dell’Italia settentrio-nale e terminata la fase di integrazione tra indige-ni e romani15.

Anche la ceramica di uso comune riflette il pre-valere di una nuova cultura. Si ha maggiore curanella fabbricazione del vasellame da fuoco (i vasisono modellati prevalentemente al tornio e hannouno spessore regolare), si semplificano le decora-zioni sul corpo del vaso e si amplia il repertoriomorfologico. Appaiono, per esempio, i mortaria nn.6 e 7, tipici manufatti di tradizione centroitalica.Inoltre si affermano definitivamente recipientiche nell’età tardorepubblicana erano scarsamenteattestati, come le olpi e i tegami.

Le olle, con i relativi coperchi, continuano adessere i manufatti in ceramica comune maggior-mente documentati. Tra i contenitori per liquidiprevalgono nettamente le olpi, mentre gli altri

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 135

8 Per l’estensione del territorio insubre si veda GRASSI 1995.9 Cfr. STÖCKLI 1975, pp. 45-47, fig. 50.10 NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 339; STÖCKLI 1975, pp.50-52.11 DE MARINIS 1986, p. 98.12 Cfr. I Celti 1991, fig. a pag. 463 (Remedello, tomba XIV).

13 Lo stesso discorso non sembra possibile per l’olpe n. 8, tradi-zionalmente avvicinata al vaso a trottola, ma diffusa su unareale molto più vasto.14 Non bisogna tuttavia dimenticare che il Cremonese e il Man-tovano facevano parte della X Regio e che l’ Oltrepò mantovanoera geograficamente Emilia.15 Sull’argomento si veda, da ultimo, GRASSI 1995.

recipienti, come anforette e brocche, hanno unaminima incidenza sul totale dei rinvenimenti. Èprobabile che ciò sia dovuto in parte alla difficoltàdi individuare queste forme dai soli frammenti.Anche i recipienti da mensa e potori risultanoquantitativamente poco rilevanti. In questo casola concorrenza della ceramica fine può costituireuna causa per lo scarso numero dei reperti.

Il problema principale che riguarda la cerami-ca comune in Lombardia rimane ancora quello diindividuare i centri produttori, soprattutto inassenza di rinvenimenti di fornaci. Comunque laraccolta sistematica di tutta la ceramica comune,rinvenuta e pubblicata, ha permesso di focalizzarealcune questioni.

Un dato che emerge chiaramente è la suddivi-sione della Lombardia in due grandi aree princi-pali che coincidono con ambiti culturali diversi: laLombardia orientale (la bassa pianura bergama-sca, il Bresciano, il Cremonese e il Mantovano),che rientra nella X Regio, e quella occidentale (ilComasco, il Varesotto, il Pavese, il Milanese occi-dentale), che appartiene alla Regio Transpadana.Tra le ceramiche circoscritte ad una di questearee, si possono citare l’olla n. 49 e le olpi nn. 14 e33, attestate nel Bresciano e nel Mantovano eassenti nell’area occidentale, oppure i recipienti,più numerosi, esclusivi del comprensorio del Ver-bano-Ticino, come le olle nn. 47-48, 58, 63, 66-67,le olpi nn. 29 e 30.

Queste aree culturali diverse che caratterizza-no la Lombardia orientale e quella occidentale siincontrano e si mescolano a Milano. Questa città,proprio per la sua posizione di crocevia in mezzoalla pianura e quindi per la sua funzione di centrodi smercio, costituisce una realtà a sé rispetto adaltre zone. Vi si rinvengono forme ceramiche pecu-liari sia della Lombardia occidentale sia di quellaorientale. Per esempio sono attestati a Milanol’olla n. 64 o il coperchio n. 11 presenti solo nellaLombardia occidentale oppure le olle nn. 55 e 57 oil coperchio n. 7, testimoniati nell’area orientaledel territorio. Inoltre a Milano sono documentati,talvolta in maniera esclusiva, tutti i coperchi e itegami in ceramica a vernice rossa interna, che sitrovano solo sporadicamente altrove.

Nel delineare le differenze culturali esistentinelle due aree della Lombardia, bisogna però anchetener conto dei diversi contesti di rinvenimento.Infatti nell’area occidentale prevalgono gli scavi dinecropoli, mentre nella orientale sono frequentiquelli di abitati. Ne è un esempio la massicciaquantità di olpi trovate nella Lombardia occidenta-le, che può essere spiegata non solo perché essevengono a sostituire i vasi a trottola, ma anche per-ché in questa area sono state indagate e pubblicateesaustivamente soprattutto le necropoli.

Nell’ambito di queste due grandi suddivisioniculturali della Lombardia si sviluppano nelle sin-gole zone caratteristiche morfologiche peculiari.Ad esempio è interessante notare come, nellaLombardia orientale e in particolare nel Brescia-no, in varie forme della ceramica comune ricorrasovente la caratteristica del corpo molto espansorispetto al fondo del recipiente che va a restringer-si quasi a formare un tacco (bicchiere n. 18, bocca-li nn. 4 e 8).

Dai dati a disposizione emerge inoltre l’esisten-za di numerosi manufatti esclusivi di un solo sito.Soltanto per citarne qualcuno ricordiamo i bicchie-ri nn. 17, 19, 23-24 (Angera, VA) e n. 25 (Calvato-ne, CR), le coppe n. 23 (Ottobiano, PV), n. 27 (Salò,BS), n. 28 (Arsago Seprio, VA), n. 29 (Gropello Cai-roli, PV) e n. 34 (Garlasco, PV), le olpi n. 16 (Capia-go Intimiano, CO), n. 18 (Casteggio, PV) e n. 21(Garlasco, PV).

Tuttavia, si evidenzia anche la presenza diforme e tipi diffusi in tutta la regione, che testimo-niano un “modello ideale unico”modificato, poi, davariabili diverse a seconda della zona o del singolosito. Un’esemplificazione di ciò sono le olle nn. 50 e51, la cui idea di base, cioè quella di un recipientead orlo estroflesso e corpo globulare oppure ovoide,viene sviluppata nei vari ambiti con dettagli diffe-renti. Si possono citare anche il tegame n. 5, conl’orlo introflesso e le pareti più o meno profonde, ole olpi nn. 26 e 37. Poiché generalmente la variabi-lità di un prodotto è tanto più ampia quanto menolegata alla forma di scambio, il fenomeno sopraci-tato porterebbe a concludere per l’esistenza di unapluralità di fabbriche.

Comunque il quadro produttivo lombardodedotto dalla documentazione disponibile risultaancora più complesso. Infatti alcune forme ampia-mente attestate e molto standardizzate sono indi-catori anche di una concentrazione della produzio-ne in pochi centri che commercializzano il prodot-to su vasta scala. È il caso dell’olpe n. 8 diffusaovunque in Lombardia e rinvenuta in tutta l’Italiasettentrionale e oltre, fino al Magdalensberg16,oppure dell’olla n. 42 che si trova nella Lombardiaorientale, a Milano e in generale in tutta l’Italiaorientale, dal Friuli alle Marche, con la stessa tec-nica produttiva e il medesimo impasto.

5. La ceramica comune tra tardoantico ealtomedioevo

L’arco cronologico abbracciato dalla ceramicacomune considerata in questo lavoro arriva fino alVII sec. d.C., ma, soprattutto dal V secolo in poi,emergono numerose difficoltà nell’analisi. Dopoquest’epoca, infatti, sono pochi sia i sepolcreti concorredo ceramico, sia i contesti chiusi, anche in

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI136

16 Cfr. SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 31-32, tav. 1.

scavi stratigrafici di insediamenti (senza contare ilfenomeno della residualità). Perciò è spesso arduoisolare precise fasi cronologiche all’interno delperiodo “tardoantico/altomedioevale”; è il caso, adesempio, delle olle nn. 77-80, attestate in contestidatabili genericamente dal III/IV al VII sec. d.C.

Inoltre la frammentarietà dei reperti, tipica deirinvenimenti di abitato, rende più difficile classifi-care il materiale. Ciò è evidente nell’esame dellapentola n. 9 e dei grandi recipienti con listello nn.7 e 8. Per quest’ultimo recipiente la variabilitàmorfologica, nonostante la quantità dei frammen-ti recuperati ad Angera (VA), non permette di indi-viduarne la funzione esatta.

Nell’analisi del passaggio tra tardoantico ealtomedioevo alcuni studiosi sottolineano l’aspettodella naturale trasformazione interna della socie-tà, mentre altri accentuano la cesura determinatadallo scontro con un differente mondo culturale,quello delle popolazioni “barbariche”. Comunque,dai dati raccolti nel nostro studio, emerge la conti-nuità di alcune forme e tecniche della tradizioneceramica romana dopo il V secolo. Infatti alcunirecipienti di tradizione romana proseguono anchedopo l’arrivo dei popoli di origine germanica, con-vivono con la loro ceramica e talvolta sono da essainfluenzati. Così in alcuni contesti (ad esempioMilano, Castelseprio e Sesto Calende, VA) i catini-coperchio possono essere associati con la tipicaceramica longobarda, decorata a stralucido e/o astampiglia. Un altro esempio significativo è ilgrande recipiente n. 5, una forma di tradizioneromana con una decorazione a stampiglia, fre-quente nel repertorio decorativo germanico. Inol-tre in quella fase dell’occupazione longobarda cheva all’incirca dalla seconda metà VI sec. d.C. allaprima metà del VII sec. d.C. sono documentati siarecipienti prettamente longobardi sia manufattiin ceramica comune e invetriata che per le lorocaratteristiche formali, decorative e/o tecnologi-che, è problematico classificare semplicemente“romani” o “longobardi”. Tali esemplari, infatti,presentano connotati “misti”, risultato degliinflussi e degli scambi tra l’elemento “romano” equello “non romano” (vd. infra Ceramiche in etàlongobarda).

I livelli qualitativi della ceramica comune lom-barda collocabile nell’ambito del repertorio dellatradizione ceramica tardoromana/altomedievalesono abbastanza differenziati. A forme e tipi carat-terizzati da qualità scadente, lavorazione a torniolento o a mano e cottura non uniforme, fannoriscontro altri prodotti dalla fattura piuttostoaccurata. Talvolta proprio a causa della uniformi-tà tecnologica degli esemplari, con impasto grosso-lano e esecuzione sommaria, è stata supposta lafabbricazione in un’unica area (ciotole n. 41). Altrevolte l’impasto può presentarsi ben depuratooppure rozzo in esemplari morfologicamente simi-li (ad esempio patera n. 12). Infine, raramente in

base alle differenze di impasto e trattamento dellasuperficie, è stato possibile distinguere vasellamepiù recente (ciotola-coperchio n. 19, di III/VI sec.d.C.) da quello analogo più antico (ciotola-coper-chio n. 2, di età tardoceltica).

Si evidenzia un impoverimento del repertoriomorfologico, ridotto nelle forme e nei tipi, ma èazzardato concludere che tutta la produzione cera-mica del periodo in questione sia modesta, funzio-nale all’autoconsumo e con circolazione circoscrit-ta. Infatti la relativa varietà da zona a zona e alcu-ne peculiarità prettamente locali non possonoesser generalizzate per tutta la ceramica e perl’intero periodo considerato e interpretate toutcourt come segno della pluralità di fornaci che pro-ducono per il fabbisogno di un’area limitata o addi-rittura di piccoli impianti per la fabbricazionedomestica. Va ricordato che questa situazione èdocumentata anche in piena età imperiale (vd.supra). Inoltre vi sono parecchie ceramiche pre-senti ovunque, soprattutto dal V sec. d.C., chetestimoniano una forte omogeneità tra varie zonelombarde.

Per quanto riguarda il repertorio morfologico,attestato esclusivamente nei contesti dal III al VIsec. d.C. e forse oltre, una documentazione quanti-tativamente significativa riguarda alcune forme,come le pentole (nn. 6-11), i coperchi (nn. 13, 15-24), le ciotole/coppe (nn. 37-43).

I tegami tardoantichi/altomedievali sono pochie in genere limitati ad un solo sito o ad una solazona (nn. 7, 9-12). Sono molto più attestati, invece,quelli che, pur essendo nati in età imperiale, conti-nuano senza soluzioni di continuità fino al V/VIsec. d.C. (nn. 1, 5 e 8).

Alcune forme propongono la questione del rap-porto con la produzione ceramica più fine, in parti-colare con la terra sigillata chiara. In qualche casola connessione riguarda non solo le strette somi-glianze morfologiche (ad esempio fiasca n. 2), maanche l’impasto abbastanza depurato e l’accura-tezza di esecuzione di vari esemplari (coperchio n.20; patera n. 13).

I recipienti per contenere e versare liquidi sononumerosi nei siti lombardi fino alla fine del IV sec.d.C., per poi diminuire drasticamente. In particola-re è alta l’incidenza delle olpi nei contesti, per lo piùtombali, del III/IV sec. d.C. (nn. 47, 50, 53-55, 57-60), alcune delle quali sono analoghe in ceramicainvetriata (ad esempio nn. 52, 56). Invece le anfo-rette continuano ad essere scarsamente testimonia-te, come in età imperiale. L’anforetta n. 4 è la piùcomune e caratteristica dei contesti funerari dellaLombardia centroorientale, specie di IV sec. d.C.; adessa è spesso associato il boccale biansato n. 9.

Attestate su tutto il territorio sono le olle nn.74-75, 79 e 77. In particolare l’olla n. 77 è tra le piùcaratteristiche del periodo e si rinviene sia in abi-tato sia in necropoli, in varie dimensioni. Invecealcune olle appaiono documentate in una zona ben

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 137

definita e circoscritta; spesso si tratta dell’interocomprensorio Verbano-Ticino o di una parte diesso, come il Comasco (nn. 72-73, 76).

Le più note forme-guida per l’età tardoantica ealtomedievale in Italia settentrionale sono i catini-coperchio e i mortaria a listello. I catini-coperchiosono documentati in Lombardia dalla secondametà del III al VII sec.d.C. Non sono ben precisa-bili né i momenti di inizio e di fine, né il periodo dimaggior diffusione della forma. I contesti altome-dievali di Castelseprio (VA), dove si rinvengono inn. 10-12, indicano che la forma era ancora atte-stata in età longobarda, in particolare tra la finedel VI e il VII sec. d.C. Dall’esame morfologico è

difficile tracciare una evoluzione cronologica deicatini-coperchio. Quello più antico e più legato allatradizione tardoromana sembra essere il n. 10,variante A, per le sue caratteristiche come l’impa-sto ben depurato e l’esecuzione accurata.

In base ai dati attuali anche i mortaria a listel-lo risultano prodotti senza soluzione di continuitàdal tardoantico fino all’altomedioevo; gli esempla-ri lombardi arrivano almeno fino agli inizi del VIIsec. d.C. I nn. 17 e 18 sono i più documentati e i piùdiffusi anche al di fuori dei confini lombardi. Sonostretti i loro rapporti sia con le forme della terrasigillata chiara sia con la ceramica invetriata,dove sono documentati vari mortaria a listello.

(Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI138

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6. Catalogo*

6.a. Recipienti da cucina

Olle/ollette

Sotto il termine tradizionale di olle si raggruppanorecipienti per la cottura degli alimenti (ad impastocon smagrante), per la conservazione delle derrate(spesso ad impasto piú depurato), nonché le urnedeposte nelle tombe per contenere le ceneri.Dal momento che è spesso difficile distinguere lefunzioni delle olle, si è scelto di riunire in ununico capitolo tutti questi contenitori a prescin-dere dalla loro reale funzione, limitandosi a for-nire nelle osservazioni l’indicazione, qualora que-sta fosse disponibile, circa le caratteristiche tec-nologiche. Per le olle tardo-celtiche si è preferito specificarenelle osservazioni il tipo di impasto per sottolinea-re i due filoni (ceramica grossolana/depurata) checaratterizzano questa produzione.In linea generale si sono unite olle della stessa fog-gia ma con differenti dimensioni quando si volevaevidenziarne l’omogeneità formale.

Forma: olla n. 1 (tav. XLI, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, breve collo troncoconico,spalla rialzata, corpo espanso svasato verso il fondo,piede a disco.Decorazione: talvolta sul collo scanalature; raramentesulla spalla e sul corpo bande rosse o bianche orizzonta-li sovraddipinte.Attestazioni:BG: Levate (Levate 1993, p. 36); Pagazzano (inedito,Bergamo, Museo Civico).BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165: attribuzioneipotetica); Gottolengo (inedito, Comune di Gottolengo:cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzio-ne ipotetica). CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.10, tav. I, n. 10: attribuzione ipotetica); Casatenovo,Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916, p. 73, fig. 16; TIZ-ZONI 1981, p. 29, n. 2, tav. 19, a); Como, Casate(NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 182-183, tav. II, fig.9, tav. III, figg. 11-12); Como, Pianvalle (NEGRONICATACCHIO 1982a, p. 326, PV 05, fig. 43); San Fermodella Battaglia (inedito, Museo Civico di Como: cit. inNEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184: attribuzione ipo-tetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p.65, fig. 1). CR: Palazzo Pignano, Cinquanta Pertiche (FIORENTINI1962, p. 51, fig. 1a = Riti e sepolture 1990, pp. 26-27, fig. 2).MI: Magenta, Pontevecchio (inedito, Museo Civico diLegnano: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184:attribuzione ipotetica); Milano, via Moneta (“NotA-Lomb”, 1987, p. 139, fig. 138); San Giorgio su Legnano

(SUTERMEISTER 1956a, pp. 13, 16, n. 1, tomba 18:attribuzione ipotetica); Turbigo (inedito, Museo Civicodi Como: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 184:attribuzione ipotetica). PV: Belgioioso (inedito, Comune di Belgioioso: cit. inNEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 333: attribuzioneipotetica); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNAC-CI LUNAZZI 1982c, p. 751, tav. II, n. 4); Marcignago(TIZZONI 1984, p. 81, tav. XC, e).VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, pp. 29-30, n.1, fig. I, n. 1: attribuzione ipotetica); Arsago Seprio, S.Ambrogio (Arsago 1990, p. 47, tav. VI, e, p. 60, tav. XXII,a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 69,n. 5, tav. II, n. 5); Malnate (BERTOLONE 1967-69, tav.VI, n. 17: attribuzione ipotetica); Somma Lombardo(BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, n. 3, tav. XXIII, n.14; Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 3, 14; SIMONE1985-86, p. 104, c, tomba 3, tav. II, c). Cronologia: I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: l’impasto di quest’olla è abbastanzadepurato; la lavorazione è al tornio. Talvolta quest’ollaha la superficie ingobbiata (Como, Arsago Seprio, VA).N.S.

Forma: olla n. 2 (tav. XLI, nn. 3-6)Descrizione: orlo estroflesso più o meno distinto eingrossato, spalla rilevata, corpo espanso leggermentesvasato verso il fondo, piede a disco o ad anello.Decorazione: talvolta una scanalatura orizzontale sulcorpo; in un caso spina di pesce a pettine sulla spallaseguita da due solcature (Castelleone, CR).Attestazioni:CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 54, n. 39, tav. III,n. 2); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.182, tav. III, n. 10); Introbio (TIZZONI 1984, p. 28, tav.XXXII, d).CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990,p. 28, tomba 7, p. 31, fig. 7).MI: Legnano (TIZZONI 1984, p. 44, n. 1, tav. XLV, b);Meda (BASERGA 1916, p. 71, fig. 8: attribuzione ipo-tetica).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 214, tomba 13, tav. IX, n. 2).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 42, tav.I, a); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928,p. 50, fig. 33, in basso, terza da sinistra: attribuzioneipotetica).Cronologia: LT D1 (CO e VA); LT D2 (CR).Osservazioni: queste olle sono modellate al tornio ehanno un impasto depurato. Quella rinvenuta a Castel-leone (CR) presenta tracce di un rivestimento rosso.N.S.

Forma: olla n. 3 (tav. XLII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico distintodalla spalla quasi a formare un gradino, spalla più omeno rialzata, corpo ovoide, piede ad anello.Decorazione: sul ventre fasci di linee incise disposte in

* Abbiamo adottato il termine “attribuzione ipotetica” nel casodi una citazione indiretta o qualora la forma non fosse identifi-cabile con sicurezza.

vario modo, fasci di puntini o reticolo inciso dalla spallaal piede oppure vari motivi a pettine, in un caso alterna-ti ad un motivo verticale di bugne; in un caso solcaturasotto l’orlo.Attestazioni:MI: San Giorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 13,tav. XI, n. 3).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 74, tav.LXXXIII, a); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA1985, p. 115, tomba 8, tav. V, n. 4, p. 118, tomba 9, tav.V, n. 8, p. 143, tomba 13, tav. IX, n. 2); Gambolò, Bel-creda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, pp. 220-221,tomba 21, tav. XII, n. 8, tav. XIII, n. 6, tav. XIV, n. 8, p.227, tomba 24, tav. XIV, n. 15, p. 238, tomba 7, tav.XIX, n. 1, p. 236, tomba 6, tav. XX, nn. 9-10, p. 243,tomba 10, tav. XXI, n. 4); Garlasco (PONTE 1964, tav.IX, n. 13); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p.65, tav. 26, n. 2); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUC-CALA 1979, p. 22, tomba VIII, fig. 11, n. 1, pp. 34-35,tomba VIII, fig. 21, n. 3); Gropello Cairoli, podere Pan-zarasa (ARATA 1984, p. 73, tomba 27, tav. VI, n. 4);Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII,nn.14,16); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCILUNAZZI 1986, p. 53, tomba 4, tav. IV, n. 2, p. 79,tomba 30, tav. VIII, n. 4, tomba 27, n. 7); Pavia, viaCavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, e, fig. 4, a, p.271, fig. 5, c); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 139,tav. XVIII, n. 3, tav. XIX, nn. 5, 7); Sannazzaro de’ Bur-gondi (PONTE 1964, tav. X, n. 7); Valeggio, cascinaTessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, n. 283);Villanova d’Ardenghi (PONTE 1964, tav. IX, n. 5).VA: Laveno, alle Torrazze (BERTOLONE 1937-38, p.38, G, L: attribuzione ipotetica); Luino (TIZZONI 1984,p. 86, tav. XC, b).Cronologia: fine II/I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: quest’olla ha un impasto depurato; lasuperficie esterna può essere steccata. È ampiamenteattestata nel Pavese. N.S.

Forma: olla n. 4 (tav. XLII, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato, collo troncoconico, corpoglobulare, piede ad anello.Decorazione: fasce incise alternate di linee orizzontalie ondulate, intervallate da puntini.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982c, p. 748, n. 4, p. 749, tav. I, n. 5).Cronologia: LT D.N.S.

Forma: olla n. 5 (tav. XLII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpoespanso, svasato verso il fondo, piede ad anello.Decorazione: sul ventre fitte scanalature.PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 234, tomba 4, tav. XVIII, n. 10).Cronologia: LT D.N.S.

Forma: olla n. 6 (tav. XLII, nn. 5-8)Descrizione: orlo estroflesso o indistinto arrotondato,collo concavo, attacco collo-spalla continuo, corpo lenti-colare o globulare, piede ad anello.Attestazioni:

PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 321, tombe 10 e 15, tav. III, nn. 1, 10); Gambolò,Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 211, tomba11, tav. VII, n. 8, p. 218, tomba 17, tav. XI, n. 5, p. 243,tomba 10, tav. XXI, n. 2); Garlasco, Baraggia (MELLEY1992-93, p. 152, tav. 77, n. 4, p. 165, tav. 84, n. 1); Gar-lasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI1982a, p. 38, tomba 8, tav. III, n. 10); Gropello Cairoli(FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 60, fig. 43, n. 11, p.71, fig. 58, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa(ARATA 1984, p. 71, n. 3, tav. V, n. 3, tomba 25); Lomel-lo, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n.13);Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 83, tav. XI, n. 7 tomba 36).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 221, n.30, tav. 76, n. 1).Cronologia: LT D2 (contesti).Osservazioni: sono lavorate al tornio e presentano unimpasto grossolano.N.S.

Forma: olla n. 7 (tav. XLIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, più o menoingrossato, collo troncoconico, attacco collo-spalladistinto, talvolta segnato da un gradino, corpo ovoidecon spalla rialzata, fondo piano, in un caso a disco.Decorazione: nove impressioni ovali sulla parte infe-riore del vaso e quattro sul fondo oppure nove impres-sioni di gemme raffiguranti un fiore e un frutto (BorgoSan Siro, PV); croci a rotella (Garlasco, PV); sul ventrefile di puntini a pettine (Gropello Cairoli, PV).Dati epigrafici: graffito a forma di A incisa cinque voltesulla parete e sul fondo esterno (Borgo San Siro, PV);iscrizione incisa: SALVI[S]/FIRMI[S] (Garlasco, PV).Attestazioni:BS: Cividate Camuno (Valle Camonica romana 1986, p.47, tav. XXI, n. 1); Remedello (VANNACCI LUNAZZI1977, p. 16, tav. VIII, n. 1, p. 21, tav. XVIII, n. 4, p. 22,tav. XXI, n. 5 = TIZZONI 1985, p. 39, n. 7, tav. 30, g, pp.42-43, n. 4, tav. 33, c, p. 46, n. 1, tav. 37, e; TIZZONI1985, p. 50, nn. 32-33, 35-37, tav. 38, a-b, d-f).MI: San Colombano al Lambro (TIZZONI 1982b, p. 197,tav. 5, a).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, pp. 74-75, tav.LXXXII, g, h, tav. LXXXIII, b, c, i, p. 76, tav. LXXXIV, f,p. 77, tav. LXXXV, e); Dorno, S. Materno (ANTICOGALLINA 1985, p. 119, tomba 9, tav. V, n. 10: attribu-zione ipotetica); Gambolò, Belcreda (VANNACCILUNAZZI 1983a, p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 6, p. 217,tomba 16, tav. IX, n. 13); Garlasco, Baraggia (BOTTI-NELLI 1991-92, p. 59, n. 2, tomba 19, tav. XXVII, n. 1;MELLEY 1992-93, p. 59, tav. 23, n. 1, p. 78, tav. 36, n. 1,pp. 86-87, tav. 41, n. 1, pp. 94-95, tav. 48, n. 1, pp. 98-99,tav. 51, n. 1, pp. 132-133, tav. 67, n.1, p. 137, tav. 70, n.1,p. 168, tav. 85, n. 4); Gropello Cairoli (FORTUNATIZUCCALA 1979, pp. 41-43, tomba XXII, fig. 28, n. 2, pp.44-45, p. 60, fig. 43, nn. 5-12); Gropello Cairoli, Marone(VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, n. 10);Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n.11); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1978a, p. 107, n. 307, tomba 189).Cronologia: II/I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: queste olle sono lavorate senza uso ditornio e hanno un impasto grossolano.N.S.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI140

Forma: olla n. 8 (tav. XLIII, nn. 3-4)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo o cilindrico,spalla rialzata, corpo globulare, fondo piano. Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 227, tomba 24, tav. XIV, nn. 10,16, p. 233, tomba 3,tav. XVIII, n. 1); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93,p. 66, tav. 27, n.1); Garlasco, Madonna delle Bozzole(VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 751, tav. II, n. 5).Cronologia: LT D2.N.S.

Forma: olla n. 9 (tav. XLIII, nn. 5-6)Descrizione: orlo estroflesso a sezione triangolare,spalla più o meno carenata, corpo espanso, piede a discoo ad anello.Decorazione: di rado una scanalatura sul corpo.Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,p. 319, n. 3, tomba 1, fig. 5).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig.160).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.143, tav. LVII, n. 7: attibuzione ipotetica).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 221, n. 7, fig. 24, n. 7: attribuzione ipotetica).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 129,n. 2, tomba 1, tav. CXVII, n. 1).Cronologia: LT D2.Osservazioni: queste olle sono lavorate al tornio ehanno un impasto depurato.L’ esemplare di Como ha la superficie ingobbiata e unasolcatura sul ventre.N.S.

Forma: olla n. 10 (tav. XLIV, nn. 1-5)Descrizione: orlo indistinto o arrotondato, strettaimboccatura, breve collo cilindrico, spesso spalla altaarrotondata, corpo espanso con pareti svasate verso ilfondo, fondo piano.Attestazioni:PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXV,i); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 216, tomba 15, tav. IX, n. 10, p. 227, tomba 23, tav.XIV, n. 1); Garlasco (ARSLAN 1970-73, p. 476, fig. 1);Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp.63, 65, fig. 2, n. 20, pp. 67, 69, fig. 3, n. 10); GropelloCairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 24, tombaIX, fig. 12, n. 2, p. 60, fig. 43, n. 13, p. 65, fig. 45, n. 1, p.70, fig. 57, n. 2); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894,tav. XVIII, n. 50); Pieve del Cairo, Castello (PONTE1964, tav. XVIII, n. 4: attribuzione ipotetica); Sannaz-zaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X,n. 7: attribuzione ipotetica); Valeggio, cascina Tessera(VANNACCI LUNAZZI 1981, tav. I, n. 12: attribuzioneipotetica).Cronologia: LT D2.Osservazioni: questi manufatti sono lavorati al tornioe hanno un impasto grossolano.Sono attestati solo in Lomellina.N.S.

Forma: olla n. 11 (tav. XLIV, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo ovoi-de, fondo piano.

Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 217, tomba 16, tav. IX, n. 15); Garlasco, Madonnadelle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 47,tomba 19, tav. V, n. 9).Cronologia: LT D2.N.S.

Forma: olla n. 12 (tav. XLV, nn. 1-3)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo ovoi-de, piede ad anello.Decorazione: in un caso bugne dalla spalla al piede(Garlasco, PV), in un altro fascia di impressioni oblique(Gambolò, PV).Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 212, tomba 11, tav. VII, n. 9, p. 231, tomba 1, tav. XVI,n. 7, p. 246, tomba 15, tav. XXI, n. 12); Garlasco, Madon-na delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3, n. 16;VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 748, n. 9, tav. II, n. 1);Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 17);Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1981,p. 267, tav. I, n. 9).Cronologia: LT D / età augustea.Osservazioni: la modellazione di queste olle è effettua-ta senza uso di tornio; l’impasto è grossolano. Si distin-guono dal n. 14 per la presenza del piede. N.S.

Forma: olla n. 13 (tav. XLV, n. 4)Descrizione: breve orlo estroflesso, collo concavo, spal-la arrotondata, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 236, tomba 6, tav. XX, n. 11); Garlasco, Baraggia(MELLEY 1992-93, p. 98, tav. 50, n. 2).Cronologia: LT D2. N.S.

Forma: olla n. 14 (tav. XLV, n. 5; tav. XLVI, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo conca-vo, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta impressioni digitali o unghiateliberamente disposte; linee incise ondulate o verticali;reticolo di linee irregolari ottenute al pettine; puntinidisposti a spina di pesce sul corpo.Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzioneipotetica); Levate (Levate 1993, fig. a p. 50); Verdello,via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 11, tav. 14, d).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 76, tav. III, nn. 1-6); Desenzano (Desenzano I 1994,tav. I, n. 3: attribuzione ipotetica); Fiesse, Ca’ di Marco(VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 34-35, tav. XLII, n. 2);Gavardo, S. Martino (SIMONI 1964, fig. a p. 44, in altoa sinistra; BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav.VIII, n. 94); Lonato (Lonato 1988, p. 19, fig. 5).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 126, n. 176; Cal-vatone romana 1991, p. 168, tav. I, n. 1; CORSANO1990, pp. 69-71, P149, P155, P156, tav. VI, nn. 1, 7, 16;Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 152-154, figg. 219-227,229-231; Calvatone romana 1997, p. 119, tav. XVIII, n.2); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XC,nn. 251-252); Piadena, necropoli della Latteria (inedito;

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 141

Piadena, Civico Museo Archeologico Platina, foto in:FRONTINI 1985, tav. 37, fig. 1).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.176, tav. LXXVIII, nn. 11-13: attribuzione ipotetica).MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 121, n. 5, fig.117: attribuzione ipotetica).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 74, tav. LXXXII,c, d); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 320, tomba 1, tav. II, n. 5); Gambolò, Belcreda(VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 210, tomba 1, tav. VII,n. 4, p. 215, tomba 14, tav. IX, n. 4, p. 227, tomba 24, tav.XIV, nn. 11-12, p. 243, tomba 10, tav. XXI, n. 5); Garla-sco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 55, n. 6, tav.XXV, n. 3, p. 57, n. 2, tomba 18, tav. XXVI, n. 3, p. 106,n. 3, tomba 46, tav. LXXXIX, n. 1; MELLEY 1992-93, p.56, tav. 21, n. 3, p. 132, tav. 66, n. 2, pp. 141-142, tav. 73,n. 3); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971,pp. 75-76, fig. 5, n. 4; VANNACCI LUNAZZI 1982c, p.748, tav. II, n. 3); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUC-CALA 1979, p. 60, fig. 43, n. 9, p. 64, fig. 48, n. 5, p. 70,fig. 57, n. 1); Gropello Cairoli, Marone (VANNACCILUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, n. 5); Pavia, via Cavour(PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, c).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295-297, nn. 17-21, tav. 89, nn. 3-7).Cronologia: LT C2 (Piadena, CR: contesto tombale) /età augustea (Calvatone, CR; Milano; Cassolnovo, PV). Osservazioni: questi manufatti sono spesso modellaticon impasti grossolani senza l’ausilio del tornio. Trova-no consonanze morfologiche con il n. 51 (vedi infra), chein età imperiale le sostituirà completamente.La decorazione impressa è tipica della tarda età celtica. C.D.P.

Forma: olla n. 15 (tav. XLVI, n. 3)Descrizione: orlo quasi diritto arrotondato, corpo ovoi-de, fondo piano.Decorazione: nella parte superiore del corpo fasce inci-se ad onde intrecciate, nella parte inferiore linee oriz-zontali incise.Attestazioni:VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, pp. 199-200, C3, fig.18, tav. VIII, n. 2); Gerenzano, fornace Clerici (Prima dinoi 1996, p. 73, n. 12, tav. IV, n. 12).Cronologia: età della romanizzazione (per confrontocon alcuni esemplari di Ornavasso (NO)1.G.T.

Forma: olla n. 16 (tav. XLVI, n. 4; tav. XLVII, nn. 1-3)Descrizione: orlo assottigliato, collo talvolta distintodalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano.Presenta due varianti:A) orlo più o meno diritto e assottigliato, breve collo con-cavo;B) orlo introflesso arrotondato, collo troncoconico.Decorazione: a linee incise orizzontali ondulate, verti-cali, oblique e a reticolo; a solcature, a puntini, a tacchedisposte in vario modo; ad alveare, a chevrons, a spinadi pesce. Talvolta fila di tacche alla base (Cozzo Lomelli-na e Garlasco, PV; Arsago Seprio e Vergiate, VA).Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 64-65, 68, 73, nn. 1, 7, 15, tav. XV, nn. 1-2, tav. XVII, n. 2:

variante A; pp. 70-73, nn. 9-10, 13, tav. XVI, nn. 1-2,tav. XVII, n. 1: variante B); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, pp. 126-127, tav. XXV, n. 59:variante A); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria allaPorta 1986, pp. 187-190, 193-197, tav. 62, f-l, n-p, r-t, v,tav. 63, a, d-j, x, tav. 64, a-y, aa-af, tav. 65, a-e: varian-te B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1,pp. 173-174, 177-178, 188, tav. LXXV, n. 15, tav.LXXIX, nn. 8-10, tav. LXXX, nn. 2, 7-9: variante A; p.177, tav. LXXIX, nn. 1-2, 5, 7: variante B); Nosate (TIZ-ZONI 1984, p. 65, n. 11, tav. LXVII, k: variante A); SanGiorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. XI, n.1: variante A). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 58,tav. 4, n. 36: variante B); Garlasco, Baraggia (MELLEY1992-93, p. 36, tav. 9, n. 1, pp. 163-164, tav. 83, n. 3:variante A). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295-297, nn. 12, 14, 22-25, 27-28, tav. 88, nn. 12, 14, tav. 89,nn. 8-11, 13, 15: variante A; p. 295, nn. 13, 15, p. 296, n.26, tav. 88, n. 13, tav. 89, nn. 1, 12: variante B); ArsagoSeprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 49, tav. VIII, e, p.51, tav. XI, a, p. 27, tav. XXV, a: variante A; pp. 44, 46,tav. III, e, tav. V, f: variante B); Castellanza (SUTER-MEISTER 1952b, pp. 11-12, prima a sinistra: varianteB, attribuzione ipotetica); Vergiate (TIZZONI 1984, p.89, n. 1, tav. XCII, c: variante A).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: questi recipienti sono lavorati al tornio oa mano e hanno un impasto grossolano. Presentano ana-logie con le ollette n. 17, dalle quali si distinguono per ledimensioni maggiori. Queste olle sono attestate per lopiù in abitato. Negli esemplari milanesi l’orlo è in genere lucidato astecca e striature in varie direzioni regolarizzano lasuperficie del corpo; talvolta la superficie è levigata.Un’olla di Arsago Seprio (VA) fungeva da cinerario.G.T.

Forma: olletta n. 17 (tav. XLVIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo diritto, spesso assottigliato, collotroncoconico spesso distinto da un gradino, corpo ovoide,fondo piano. Decorazione: linee incise, tacche impresse o bugne, difrequente dalla spalla fino al fondo.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986,p. 193, tav. 63, r, u); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, pp. 173, 177, tav. LXXIV, nn. 8-14, tav. LXXV, nn.1-4, 6-13); Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-65, n. 4, tav.LXVII, d); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11,tav. VII, n. 2 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 3;VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 4; Antichi silenzi 1996,p. 34, tav. 5, n. 6); Varedo, S. Lorenzo (“NotALomb”, 1992-93, pp. 197-198, fig. 200, prima a sinistra).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 14, p. 233, tomba 2, tav.XVII, n. 8); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN1971, pp. 63, 66, fig. 2, n. 21); Gropello Cairoli (FORTU-NATI ZUCCALA 1979, p. 16, tomba III, fig. 5, n. 1, p. 64,fig. 48, n. 6).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 43, tav.II, c, p. 49, tav. VIII, d); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI142

1 PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 254, tav. XXVII, nn. 3-4.

1981, pp. 13-14, tav. 9, c); Malnate (TIZZONI 1984, p.87, n. 2, tav. XCVI, d); Somma Lombardo (SIMONE1985-86, p. 104, a, tomba 4, tav. II, a, p. 106, f, tav. III, f,p. 108, d-e, tomba 6, tav. IV, d-e); Vizzola Ticino (TIZ-ZONI 1984, p. 90, n. 1, tav. XCVIII, k).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: queste ollette sono generalmente lavo-rate senza uso di tornio, la cottura è irregolare, l’impa-sto è grossolano. Vengono spesso definite “vasi situlifor-mi” (ad esempio in ARSLAN 1971).N.S.

Forma: olletta n. 18 (tav. XLVIII, nn. 3-6)Descrizione: orlo indistinto, leggermente rientranterispetto alla parete, corpo ovoide, fondo piano. Levarianti sono due:A) orlo diritto e ventre espanso;B) orlo introflesso, spalla carenata.Decorazione: a tacche impresse, a bugne o a linee inci-se (a reticolo, linee sinuose, a pettine, linee spezzate) sututto il corpo o sulla spalla.Attestazioni :BG: Levate (Levate 1993, p. 36: variante B).CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 238:variante B); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE1983, pp. 84-88, m-r, tavv. VI-VII, m-r: variante A; p. 63,g, tav. III, g, pp. 163-164, d, tav. XVII, d, p. 178, b, tav.XX, b: variante B); Cassago Brianza, Crotto (CartaLecco 1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig. 107, n. 9:variante B); Como (BASERGA 1930, p. 90, figg. 3-4);Erba, Crevenna (ISACCHI 1975, p. 8: variante B); FinoMornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 58, n. 20, tav. III,n. 20: variante B); Guanzate (PIOVAN 1968-69, pp. 238-239, al centro); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p.136, terzo da destra, prima fila: variante B, attribuzioneipotetica); Uggiate (MASCETTI 1966: attribuzione ipo-tetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p.65, fig. 1: variante B). MI: Bernate Ticino (inedita; Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri); Magnago, Bienate (SUTERMEI-STER 1936b, p. 9, fig. 5, n. 3: attribuzione ipotetica);Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-65, nn. 6-7, tav. LXVII, f,g: variante B); Parabiago (TIZZONI 1984, p. 72, n. 2,tav. XLIV, d: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Anti-chi silenzi 1996, p. 90, tav. 23, n. 8: variante A); San Giu-liano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 52, n. 1, tav.LVIII, a: variante A); Seveso (NEGRONI CATACCHIO1974, p. 205, tav. VIII, fig. 46: variante B).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 12, p. 225, tomba 23, tav.XIV, n. 5: variante B; p. 233, n. 2, tomba 2, tav. XVII, n.9: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VAN-NACCI LUNAZZI 1982a, p. 37, n. 5, tomba 5, tav. III,n. 2: attribuzione ipotetica); Gropello Cairoli (FORTU-NATI ZUCCALA 1979, pp. 33-34, tomba XVII, fig. 20,n. 2: variante A); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131,tav. XVII, n. 1); Torre d’Isola (ARSLAN 1970-73, p.480, fig. 5: variante A); Valeggio, cascina Tessera(VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 104, nn. 284, 289:variante B; VANNACCI LUNAZZI 1978b, tomba 99,fig. 12: variante B).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 199, tav. VIII, n. 1:variante B); Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI1986, p. 162, n. 11, tav. VIII, n. 2: variante B;Arsago 1990,p. 42, tav. I, e, p. 46, tav. V, b, p. 48, tav. VII, a, b, p. 55, tav.XV, g, p. 57, tav. XIX, b, d, p. 60, tav. XXII, b: variante B);

Cardano al Campo (MACCHI 1959, fig. a p. 58: varianteB); Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928,pp. 50-51, fig. 33, in basso, secondo da sinistra: varianteB); Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992, p.7, tav. V, n. 2: variante B); Gerenzano, fornace Clerici(TIZZONI 1984, p. 84, n. 1, tav. XCII, b = Prima di noi1996, p. 76, n. 2, tav. V, n. 2: variante A; Prima di noi1996, p. 68, n. 1, tav. II, n. 1: variante A); Somma Lom-bardo (BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, nn. 1-2 =Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 1-2: variante B; SIMO-NE 1985-86, p. 100, a, tomba 1, tav. I, a, p. 102, g, h, tomba2, tav. I, g, h, p. 104, e, tomba 3, tav. II, e, p. 109, e-f, tomba7, tav. IV, e-f, p. 113, f, tomba 9, tav. V, f: variante B).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: questo vasellame è generalmentemodellato senza uso di tornio, la cottura è irregolare,l’impasto è grossolano.Queste ollette rientrano nel repertorio tipologico propriodella Lombardia occidentale.N.S.

Forma: olletta ansata n. 19 (tav. XLVIII, n. 7)Descrizione: orlo diritto, collo troncoconico, ansa abastone impostata sulla spalla e presso il fondo, corpotroncoconico, fondo piano.Decorazione: linee incise a spina di pesce o bugne.Attestazioni:CO: Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38, p. 66,fig. 2).MI: Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav.VII, n. 3 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 2).Cronologia: LT D.Osservazioni: l’impasto di quest’olletta è grossolano. Ben-ché la presenza dell’ansa potrebbe indicare un uso di bocca-le, il tipo di impasto e le analogie morfologiche con l’ollettan. 18 suggeriscono l’impiego come recipiente da cucina.N.S.

Forma: olla n. 20 (tav. XLIX, nn. 1-3)Descrizione: orlo indistinto introflesso, corpo ovoide,fondo piano.Decorazione: sul corpo: bugne, linee incise dispostein vario modo, a reticolo, file sovrapposte irregolari ditacche, fasce formate da segmenti verticali a rotella,cordoni.Attestazioni: CO: Cantù, Brugnola (Cantù 1991, p. 78, n. 3, tav. I, n. 3);Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp. 63-65, g-i, tav. III, h-i, p. 149, m, tav. XV, m); Cassago Brian-za, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig.107, n. 8); Cermenate (GIUSSANI 1936, p. 97, fig. 12;PIOVAN 1968-69, pp. 240-241, nn. 1-2); Como, Pianvalle(NEGRONI CATACCHIO 1982a, pp. 324-325, PV 25, fig.30); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 58, n. 19,tav. III, n. 19); Lomazzo (TIZZONI 1984, p. 33, tav. XC, a).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986,p. 198, n. 7, tav. 65, j: attribuzione ipotetica); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 171, tav. LXXIII, nn. 4,10, 12-17, pp. 172-173, tav. LXXIV, nn. 1-2, 4-6).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b,p. 6, fig. 1, tomba 21, p. 7, fig. 2, tomba 12; VANNACCILUNAZZI 1983a, p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 1, p. 222,tomba 21, tav. XII, n. 6, p. 224, tomba 23, tav. XIV, n. 4,p. 239, tomba 8, tav. XX, n. 15, p. 232, tomba 1bis, tav.XVI, n. 14, p. 244, tomba 10, tav. XXI, n. 6); Garlasco,Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 130, tav. 65, n. 1); Gro-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 143

pello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp. 15-16,tomba IV, fig. 6, n. 1, p. 61, fig. 45, n. 2).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 295-297, nn. 9-11, tav. 88, nn. 9-11); Cassano Magnago(SIRONI 1952, pp. 5-6, n. 7: attribuzione ipotetica); Gal-larate (BERTOLONE 1931, pp. 31-32, fig. 7); Gerenza-no, fornace Clerici (Prima di noi 1996, pp. 68-69, n. 2,tav. II, n. 2, p. 85, n. 5, tav. IX, n. 5).Cronologia: LT C2 / età augustea, con massima atte-stazione nel LT D; a Milano, scavi MM3, da contesti conterminus ante quem l’età flavia.Osservazioni: questo vasellame è eseguito senza uso ditornio e ha impasto molto grossolano. Esso si trova invarie dimensioni sia in necropoli che in abitato.A Milano, scavi MM3, alcuni esemplari presentano unaaccurata lucidatura a stecca dall’orlo alla spalla.G.T.

Forma: olla n. 21 (tav. XLIX, n. 4)Descrizione: orlo introflesso indistinto, alta spallaarrotondata, corpo con pareti svasate verso la base,fondo piano.Attestazioni:CO: Introbio (TIZZONI 1984, p. 28, n. 1, tav. XXXII, e);Montorfano, Linghirone (BIANCHI 1982, pp. 26-27, a).Cronologia: LT C2 (Introbio, CO, ma corredo incerto).Osservazioni: l’olla n. 21 è fabbricata senza uso di tor-nio, con impasto grossolano (Introbio, CO).G.T.

Forma: olletta n. 22 (tav. XLIX, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, fondopiano.Attestazioni:CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990,p. 28, tomba 7, fig. 9).Cronologia: LT D2.Osservazioni: il manufatto è modellato senza uso ditornio e ha un impasto grossolano.N.S.

Forma: olla n. 23 (tav. XLIX, nn. 6-7)Descrizione: orlo appena estroflesso assottigliato,corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: linee incise a pseudo-reticolo (ArsagoSeprio, VA); unghiate sulla spalla e talvolta tacche sulpiede (Garlasco, PV).Attestazioni:CR: Castelleone, Corte Madama (Riti e sepolture 1990,p. 28, tomba 7, fig. 8).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 27-28,tav. 1, n. 1, p. 30, tav. 3, n. 2, p. 42, tav. 11, n. 3, p. 88,tav. 42, n. 1, p. 94, tav. 47, n. 2, p. 137, tav. 70, n. 4).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 46, tav.VI, a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.76, n. 5, tav. V, n. 5).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: queste ollette hanno un impasto grosso-lano e sono modellate sia con il tornio che senza.G.T.

Forma: olla n. 24 (tav. XLIX, n. 8)Descrizione: orlo arrotondato, collo troncoconico,attacco collo-spalla carenato, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: incisioni sul corpo o sulla spalla: lineeondulate, parallele, a reticolo o a spina di pesce.

Attestazioni:BS: Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VIII, n. 87: attribuzione ipotetica).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 5); Gropello Cairoli, S. Spiri-to (VANNACCI LUNAZZI 1976, pp. 455-456, tav. XLIV,b: attribuzione ipotetica); Lomello, Alle Brelle (PONTE1894, p. 331, tav. XVIII, n.10); Valeggio, cascina Tesse-ra (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 106, n. 303, tomba189, p. 111, n. 330; VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 267,tav. I, n. 7).Cronologia: LT D2 (contesti). Osservazioni: l’olla n. 24 è modellata a mano e ha unimpasto grossolano. Rientra nel repertorio morfologicotardoceltico attestato soprattutto nel Pavese.N.S.

Forma: olletta n. 25 (tav. XLIX, n. 9)Descrizione: orlo diritto o leggermente estroflesso,corpo troncoconico, fondo piano.Decorazione: talvolta linee incise o tacche impresse.Attestazioni: BG: Treviglio, Campo S. Maurizio (TIZZONI 1981, p. 25,n. 1, tav. 17, c).BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 35, B, tav. 30, n. 1).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 52,tav. 12, n. 2).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 227, tav. XIV, n. 14, tomba 24); Garlasco, Madonnadelle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 35, tav.II, n. 10, tomba 4).Cronologia: LT D / età augustea.Osservazioni: quest’olla presenta impasto grossolano.N.S.

Forma: olla/olletta n. 26 (tav. L, nn.1-4)Descrizione: orlo leggermente estroflesso, collo conca-vo, attacco con la parete sottolineato da un gradino,corpo ovoide, fondo piano. Sono presenti due varianti: A) orlo superiormente piano; B) orlo obliquo e talvolta internamente distinto. Decorazione: sul corpo linee incise parallele, orizzon-tali, ondulate, anche associate a file di tacche, impres-sioni semilunate.Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.47, fig. 67: variante A).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 8, n.43: variante A); Milano, c.so Vittorio Emanuele (inedito,cit. in S. Maria alla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribu-zione ipotetica); Milano, Monastero Maggiore (inedito,cit. in S. Maria alla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribu-zione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVERSO1994-95, pp. 75-76, n. 17, tav. XVIII, n. 1); Milano, S.Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 184-185,tav. 61, a-p: variante A; pp. 185-186, tav. 61, q-s: varian-te B); Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA,GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 10, tav. 3, n. 10:variante A); Milano, S. Tecla (inedito, cit. in S. Mariaalla Porta 1986, p. 186, nota 1: attribuzione ipotetica);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173,177-178, tav. LXXVI, nn. 1-2, 4-5, tav. LXXX, n. 3, tav.LXXXV, n. 3: variante A; pp. 173, 177-178, tav. LXXV,nn. 18-20, tav. LXXVI, n. 3: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 118,414, tav. 120, n. 3: variante A).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI144

Cronologia: I sec. a.C. (Milano, scavi MM3). Osservazioni: queste olle sono frequenti soprattutto aMilano. Sono attestate in dimensioni grandi e piccole.G.T.

Forma: olla n. 27 (tav. L, nn. 5-6)Descrizione: orlo estroflesso o diritto, arrotondatoesternamente, alto collo cilindrico, attacco tra collo espalla ben distinto, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: impressioni sulla spalla (Milano); inci-sioni a reticolo e sulla spalla fascia ondulata incisa apettine (Ottobiano, PV).Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.175, tav. LXXVII, nn. 10-12, pp. 174-175, tav. LXXVII,nn. 6-9, 14-15).PV: Lungavilla (CALANDRA 1997, p. 16, n. 4, fig. 5, n.1); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 3, f);Pieve del Cairo (PONTE 1964, tav. XIX, n. 8); Ottobiano,cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 82,tomba 34, tav. XI, n. 1); Sannazzaro de’ Burgondi(PONTE 1964, tav. X, n. 3).Cronologia: LT D2.Osservazioni: l’ impasto è grossolano.N.S.

Forma: olla n. 28 (tav. L, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, alto collo diritto, corpoglobulare, fondo piano.Decorazione: incisioni sulla spalla (Gropello Cairoli,PV); tacche impresse sul fondo (Garlasco, PV).Attestazioni:PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 36, n. 11,tomba 34, tav. VIII, n. 1); Gropello Cairoli (FORTUNATIZUCCALA 1979, pp. 24-25, fig. 13, n. 1, p. 26, fig. 14, n. 2, pp.44-45, tomba XVIII, fig. 29, n. 1, p. 50, tomba XVIII, fig. 34, 1).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea.Osservazioni: quest’olla è analoga all’olla n. 27, da cuisi differenzia per il corpo globulare anziché ovoide e perle dimensioni minori.N.S.

Forma: olla n. 29 (tav. LI, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, talvolta internamenteconcavo, spalla distinta da un gradino, corpo ovoide.Decorazione: tacche impresse; serie di ditate e unghia-te sul corpo.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 187, 190, tav. 62, a-d, x); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 173, 177-178, 188, tav.LXXV, n. 21, tav. LXXVI, nn. 6-15, tav. LXXX, nn. 4-5,tav. LXXXVI, n. 6); Milano, via S. Valeria (LUSUARDISIENA 1971-74, tav. 8, n. 3).PV: Lungavilla (CALANDRA 1997, p. 17, fig. 5, n. 2).Cronologia: LT D.G.T.

Forma: olletta n. 30 (tav. LI, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, fondopiano.Decorazione: sul corpo fascia di linee orizzontali ondu-late, racchiusa tra due solcature parallele (Como).Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,p. 324, PV 13, fig. 25).

VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 49, tav.IX, b); Vizzola Ticino (inedito, Museo di Gallarate, cit. inNEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 341: attribuzioneipotetica). Cronologia: LT D2.Osservazioni: queste ollette hanno l’impasto depurato.G.T.

Forma: olletta n. 31 (tav. LI, n. 4)Descrizione: orlo ingrossato e arrotondato, corpo ovoi-de, piede a disco.Decorazione: sulla spalla fasce di linee orizzontaliincise, sul corpo incroci di linee oblique che delimitanozone risparmiate o a tacche; serie di tacche sulla spalla.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, p.138, tav. II, S1, S2 primo e secondo da sinistra).Cronologia: LT C/D.Osservazioni: questi esemplari sono modellati al tor-nio e hanno impasto depurato.N.S.

Forma: olletta n. 32 (tav. LI, nn. 5-6) Descrizione: orlo più o meno estroflesso, arrotondato oassottigliato, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: sul corpo, serie di linee incise, talvolta areticolo, bugne, tacche incise.Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.100, nn. 56-57, tav. VII, nn. 56-57); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, pp. 57-58, nn. 16, 18, tav. II, nn.16, 18); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.119, n. 24, tav. III, n. 24). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 67, fig. 3); Legnano (?)(Otium 1993, p. 38, dis. 2: attribuzione ipotetica); SanGiorgio su Legnano (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. XI, n. 2).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXIV, a).VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.85, n. 6, tav. IX, n. 6). Cronologia: I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: l’impasto è generalmente grossolano, men-tre è depurato nei due pezzi di Capiago Intimiano (CO).G.T.

Forma: olletta n. 33 (tav. LI, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso assottigliato, corpo ovoidecon spalla alta e arrotondata, fondo piano.Decorazione: solcatura sulla spalla e unghiate impres-se sul corpo.Attestazioni:BG: Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 10,tav. 14, b).Cronologia: LT D.C.D.P.

Forma: olletta n. 34 (tav. LII, nn. 1-4)Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, piede adisco svasato o ad anello.Decorazione: solcature orizzontali parallelele sulcorpo (Verdello, BG); fascia di bugne sulla spalla, sulcorpo motivi incisi dendriformi su uno sfondo a taccheimpresse, in un caso diviso da una fascia orizzontaleliscia (Biassono, MI).Attestazioni: BG: Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 13,tav. 14, f).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 145

MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 74, nn. 5-6, tav. I, nn. 5-6).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972,pp. 138, 152, tav. IV, O 8).Cronologia: LT D. Osservazioni: queste ollette sono modellate al tornio,hanno impasto depurato e in un caso superficie ingob-biata. Esse sono definite anche vasi o bicchieri situlifor-mi (ARSLAN 1972; NEGRONI CATACCHIO 1982b).G.T.

Forma: olletta n. 35 (tav. LII, nn. 5-6)Descrizione: orlo indistinto, corpo ovoide o con spallaaccentuata, fondo piano.Decorazione: incisioni sulla parete (Garlasco, PV).Attestazioni:PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, pp. 75-76, nn. 20,24, tav. LXXXIII, l, m); Garlasco, Baraggia (MELLEY1992-93, p. 160, tav. 81, n. 3); Pavia, via Cavour (SARO-NIO MASOLO 1982, pp. 682-683, tav. II, n. 8).Cronologia: LT D.Osservazioni: queste ollette, eseguite senza uso di tor-nio, hanno impasto grossolano.G.T.

Forma: olla n. 36 (tav. LII, nn. 7-8)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, collo concavodistinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondopiano.Decorazione: talvolta fila di tacche sulla spalla.Attestazioni:BS: Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp.210-211, fig. 186: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (DELLA PORTA, SFREDDA 1993, pp. 90-92, tav. II, nn. 4-5; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, figg.247-248; Calvatone romana 1997, pp. 120-121, tav.XVIII, n. 6; inediti, scavi dell’Università degli Studi diMilano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremo-na, p.za Marconi (inedito, segnalazione L. Passi Pitcher).MN: Castel d’Ario, Corte Villa Grossa (inedito, NucleoOperativo di Mantova della Soprintendenza Archeologi-ca, rinvenimento del 3/11/1990, segnalazione E. Menot-ti); Sermide, Porcara (inedito, Nucleo Operativo di Man-tova della Soprintendenza Archeologica, rinvenimentodel 14/7/1991, segnalazione E. Menotti); Villimpenda(CALZOLARI 1989, fig. 124).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (Calvatone,CR: contesti).Osservazioni: si tratta di una forma poco attestata interritorio lombardo che trova confronti nelle Venezie,dove è detta olla “Sevegliano 4”, e nel Modenese2. Carat-teristico di questi vasi è un impasto grossolano, arric-chito di gusci di conchiglia macinati; inoltre è presentesempre il nucleo nero. Queste olle potrebbero avere come ascendente morfolo-gico alcuni grandi recipienti ad orlo ingrossato attestatinella produzione etrusco-padana3.C.D.P.

Forma: olla n. 37 (tav. LIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide con altaspalla arrotondata, fondo piano o piede a disco.

Decorazione: fasce orizzontali incise a unghiate o aspina di pesce, separate da solcature, o a reticolo e lineeondulate; talvolta collo cordonato.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 191, tav. 63, s).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 114-115, tav. 59, n.1).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 26, tav.XXIV, a, p. 57, tav. XIX, a).Cronologia: LT D.Osservazioni: queste olle presentano un impastogrossolano.G.T.

Forma: olla n. 38 (tav. LIII, n. 3)Descrizione: orlo indistinto o segnato da una leggerasolcatura, collo cilindrico, spalla evidenziata da un leg-gero gradino, corpo globulare, fondo piano.Decorazione: linee incise a reticolo, a spina di pesce, lineeverticali a pettine, sulla spalla tacche ovali allungate.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 190, tav. 62, u); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 174, tav. LXXVII, nn. 4-5, p. 178, tav.LXXX, n. 6); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p.11, tav. VII, n. 6 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 4).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 50, tav.18, n. 1); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI1993, pp. 50, 95, fig. 9, d).Cronologia: LT D2 (contesti). Osservazioni: l’olla n. 38 presenta impasto grossolanoed è modellata sia con tornio che senza. Si rinvengonoesemplari di varie dimensioni.G.T.

Forma: olletta n. 39 (tav. LIII, n. 4)Descrizione: orlo appena estroflesso arrotondato, colloconcavo, spalla pronunciata, corpo globulare.Decorazione: sulla spalla due file orizzontali di tacchequadrate impresse a rotella. Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.185, tav. LXXXV, n. 4).Cronologia: I sec. d.C. (?).Osservazioni: quest’olletta, lavorata al tornio, sembrarisentire l’influsso della tradizione celtica: essa è infattiavvicinabile alle olle delle schede precedenti, sia performa che per decorazione. Poiché proviene da un conte-sto pienamente romanizzato si potrebbe trattare di con-tinuazione culturale o di un fenomeno di residualitá.G.T.

Forma: olla/olletta n. 40 (tav. LIII, nn. 5-8)Descrizione: orlo estroflesso, talvolta ingrossato, corpoglobulare, fondo piano.Decorazione: incisioni disposte in vario modo, spina dipesce, bugnette, puntini, tacche irregolari o impressioniquadrangolari, talvolta piú di un motivo associato.Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 3 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Verdello, via

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI146

2 Cfr. LEONARDI, MAIOLI 1976, tav. 11, nn. 170, 171; LEO-NARDI, RUTA SERAFINI 1981, pp. 36-37; SALZANI 1986, fig.2; BUSANA 1990, fig. 10, 11; Modena 1988, II, p. 70, fig. 42, A;CASSANI, FAILLA, SANTORO 1997.

3 Per esempio, Gli Etruschi a nord del Po, catalogo della mostra(Mantova 1986-87), a cura di R. DE MARINIS, Mantova 1986,vol. 1, p. 267, fig. 162.

Galilei (TIZZONI 1981, pp. 23-24, nn. 12, 14, tav. 14, c,e, g, h).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIX, n. 2);Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p.45, tav. VIII, n. 92); Polpenazze, Capra (BOCCHIO1971, pp. 5-6, n. 1, tav. I, n. 1); Remedello (VANNACCILUNAZZI 1977, p. 21, tav. XIX, n. 3 = TIZZONI 1985, p.44, n. 9, tav. 34, g).CO: Cantù (Cantù 1991, pp. 83-84, n. 10, tav. II, n. 4);Como (GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 4: attribuzioneipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp.57-58, n. 17, tav. II, n. 17).CR: Spino d’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, tav. 7, b).MI: Legnano, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 8,n. 20, fig. 2, n. 20: attribuzione ipotetica); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 183, tav. LXXXIII, n.5); Nosate (TIZZONI 1984, p. 64, n. 5, tav. LXVII, e);Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34, tav. 5,n. 4, p. 94, tav. 25, n. 21: p. 86, tav. 19, n. 15: attribuzio-ne ipotetica).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, tav. LXXXIII,d); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984,p. 321, tomba 15, tav. III, n. 11); Cozzo Lomellina(INVERNIZZI et alii 1997, p. 56, tav. 4, n. 28); Dorno, S.Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.127, tomba 3, tav.VI, n. 16, p.127, tomba 3, tav. VII, n. 1); Gambolò, Bel-creda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 235, tav. XVIII,n. 12, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 16); Garlasco, Madon-na delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41,tomba 11, tav. IV, n. 10); Gropello Cairoli, Marone(VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, n. 18, tav. II, n. 8;ARATA 1984, p. 51, tav. I, n. 2); Gropello Cairoli (FOR-TUNATI ZUCCALA 1979, pp. 35-36, tomba XVIII, fig.22, n. 1, p. 63, fig. 47, n. 5).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 238, n.10, tav. 56, n. 10); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 136, n. 4, tomba 202, tav.XXV, a); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996,p. 85, n. 4, tav. IX, n. 4). Cronologia: LT D2 / età tiberiana (contesti).Osservazioni: questo vasellame è lavorato al tornio eha un impasto grossolano. Le attestazioni più numerosesi hanno nel Pavese. N.S.

Forma: olla n. 41 (tav. LIII, n. 9)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide,fondo piano.Decorazione: linee oblique incise sul corpo.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.183, tav. LXXXIII, n. 5).Cronologia: I sec. a.C. (contesti).G.T.

Forma: olla n. 42 (tav. LIV, nn. 1-5)Descrizione: orlo con incavo interno, collo concavo, attac-co tra collo e spalla segnato da una nervatura, corpo ovoi-de, fondo piano. Sono state individuate cinque varianti:A) orlo verticale, appiattito superiormente, con incavointerno;

B) orlo ad uncino;C) orlo leggermente estroflesso, ingrossato arrotondato;D) orlo estroflesso arrotondato con imboccatura adimbuto; E) orlo a sezione quadrangolare.Decorazione: talvolta linee parallele incise sotto laspalla.Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XX, n. 1: varian-te A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 125,n. 6: variante E); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 93, tav. XIII, n. 3: variante E).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, figg.210-211: variante A; p. 151, fig. 213: variante E; Calva-tone romana 1997, p. 119, tav. XVII, nn. 5-6: variante A;n. 7: variante E; inediti, Scavi Università degli Studi diMilano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: varian-ti A e B);Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav.VII: variante A).MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 141,nn. 92-93, tav. XL, nn. 1-2); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, p. 127, tav. XXV, n. 61: varianteA; p. 128, tav. XXVI, n. 62: variante D; p. 127, tav. XXV,n. 60); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 178-180, tav. 60, a-e, h: variante A; tav. 60, k:variante B; tav. 60, f-g, l: variante C; tav. 60, h: varianteD); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.180, tav. LXXXI, nn. 1-3, 5-8, 10-12: variante A; tav.LXXXI, nn. 4, 9: variante B; tav. LXXXI, n. 13: varianteC; tav. LXXXI, n. 14, tav. LXXXII, n. 4: variante D; tav.LXXXII, n. 5: variante E).MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav.XXXIV, n. L2: variante A).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec.d.C. (Milano); inizio I sec. d.C. (Calvatone, CR). Osservazioni: a questo gruppo appartengono olle eollette, la cui caratteristica principale consiste nell’esse-re modellate sempre con lo stesso impasto, molto ricco diquarzo che rende la superficie scabra al tatto. Per que-sta caratteristica vengono anche definite, pur impro-priamente, “olle ad impasto refrattario” (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 178). Quest’olla si trova in abitato, con lo stesso impasto, a Mila-no e in tutta l’Italia nord-orientale, dal Trentino, al Vene-to, alla Lombardia orientale, all’ Emilia Romagna fino alleMarche, tra l’età tardorepubblicana e l’età claudia4.Le attestazioni così sparse suscitano il problemadell’ubicazione dei luoghi di produzione, che potrebberoessere concentrati in poche località.A Calvatone (CR) sono stati rinvenuti alcuni frammentidi orli deformati, che inducono a ipotizzare una possibi-le produzione bedriacense5.N.S.

Forma: olla/olletta n. 43 (tav. LV, nn. 1-4)Descrizione: orlo a fascia, superiormente appiattito,breve collo concavo, attacco tra collo e spalla segnato dauna nervatura. Presenta tre varianti:A) orlo a fascia con incavo interno, corpo ovoide, carenato;B) alto orlo diritto con incavo interno, pareti diritte; C) breve orlo arrotondato, corpo carenato.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 147

4 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151.5 Calvatone romana 1997, p. 118; inediti, Scavi Universitàdegli Studi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio.

Quanto ai risultati delle analisi minero-petrografiche effettua-te sulle olle di Calvatone cfr. DELLA PORTA, SFREDDA 1997,pp. 143, 146.

Decorazioni: fasci di solcature.Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.46, fig. 64: variante A).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.180, tav. LXXXII, nn. 6-10, 18: variante A; tav. LXXXII,n. 17: variante B; tav. LXXXII, n. 19: variante C).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà Id.C.Osservazioni: questo gruppo presenta analogie con iln. 42 sia dal punto di vista morfologico sia dell’impasto.Infatti anche l’olla n. 43 è modellata con un impastoricco di quarzo e definito talvolta “impasto refrattario”(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 178). Le dimensioni di que-sto recipiente variano notevolmente.N.S.

Forma: olla n. 44 (tav. LV, nn. 5-6)Descrizione: alto orlo estroflesso, appiattito superior-mente, sottolineato da una solcatura, corpo globulare.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.180, tav. LXXXII, nn. 20-21).Cronologia: età augustea (contesto).N.S.

Forma: olla n. 45 (tav. LV, n. 7)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, collo cilindri-co distinto dalla spalla, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.180, tav. LXXXII, nn. 12, 13).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec.d.C.Osservazioni: queste olle rientrano nel gruppo di quel-le modellate con impasto arricchito di quarzo, chiamateanche “ad impasto refrattario” (vd. supra n. 42).N.S.

Forma: olla n. 46 (tav. LV, n. 8)Descrizione: orlo diritto modanato, collo concavodistinto dalla spalla da un gradino, corpo ovoide, fondopiano.Decorazione: sulla spalla doppia banda ondulata eintrecciata (Arsago Seprio, VA) o linee incise (Parabia-go, MI).Attestazioni:MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 113,tav. 39, n. 3: attribuzione ipotetica).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 116, n. 1, tomba 125, tav. XXIV, d).Cronologia: I sec. d.C. (Parabiago, MI: in associazionecon Drag. 37/32).G.T.

Forma: olla n. 47 (tav. LVI, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato e arrotondato,collo cilindrico, alta spalla arrotondata, corpo ovoide,fondo piano, leggermente incavato.Decorazione: due cordoni sul collo.Attestazioni:PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 56,tav. 2, n. 22, tav. 3, n. 27); Gambolò, Belcreda (VAN-NACCI LUNAZZI 1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n.17); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 34, n. 5, tav. II, n. 5); Gropello Cai-

roli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 28, fig. 16, n. 2, p.60, fig. 43, n. 14); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894,tav. XVIII, n. 1); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNAC-CI LUNAZZI 1986, p. 85, tomba 37, tav. XI, n. 11); Pavia(inediti, Museo Civico di Pavia: cit. in MACCHIORO1984, p. 16 nota 21); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909,p. 269, fig. 3, g); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole(STRADA 1940, tav. X, n. 2); Zinasco, tenuta la Madon-nina (MACCHIORO 1984, pp. 16-17, tavv. XX-XXI, figg.23-26).Cronologia: I sec. d.C.Osservazioni: l’olla n. 47 è lavorata al tornio e ha unimpasto piuttosto grossolano. Il corpo può essere più svi-luppato in larghezza che in altezza o viceversa.Queste olle, caratterizzate da una decorazione a cordonesul collo, sono una forma tipica della Lomellina. Si tro-vano in ambito funerario anche con funzione di cinera-rio. L’esemplare di Lomello si distingue perché ha laspalla meno accentuata.N.S.

Forma: olla n. 48 (tav. LVI, nn. 2-3)Descrizione: orlo a sezione quadrangolare, collo cilin-drico, corpo globulare schiacciato, fondo piano. Decorazione: sul collo due leggere scanalature (Ange-ra, VA); sulla spalla onde incise a pettine (OlgiateComasco, CO).Attestazioni:CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp.125-126, n. 39, tav. VI, n. 39).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 223, tav. 9, n. 1 = Angera romana I 1985, p. 118, n. 12,tav. 32, n. 11).Cronologia: seconda metà I sec.d.C. (Angera, VA).G.T.

Forma: olla n. 49 (tav. LVI, n. 4)Descrizione: orlo ingrossato con incavo interno, colloconcavo, corpo globulare.Attestazioni: BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123,n. 5, fig. 125, n. 4); Brescia, via Alberto Mario (Via Alber-to Mario 1988, p. 86, n. 7, tav. VII, n. 7).Cronologia: fine I sec. a.C. / II sec. d. C. (contesti).Osservazioni: la peculiarità dell’orlo ingrossato conincavo interno si ritrova anche su una brocca, semprerinvenuta a Brescia (vd. infra n. 9). Le Autrici (CartaBrescia 1996, p. 185) ritengono si tratti di una sorta di“servizio”, indice di una comune produzione locale.C.D.P.

Forma: olla/olletta n. 50 (tav. LVII, nn. 1-10)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo concavoo troncoconico, corpo espanso con ventre rialzato, fondopiano. Si individuano tre varianti:A) attacco collo-spalla non distinto; B) attacco collo-spalla distinto o segnato da un gradino;C) sul corpo una o due prese orizzontali.Decorazione: raramente tacche impresse, linee ondu-late a pettine o bande di linee intrecciate; talvolta sullaspalla una o più solcature più o meno sottili. Dati epigrafici: a Nave (BS) bolli impressi: uno illeggi-bile, l’altro CAB.Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVIII, n. 3,tav. XIX, n. 5: variante A; tav. XIX, n. 1: variante B);

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI148

Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47,fig. 68: variante A; p. 47, figg. 69, 71: variante B); Bre-scia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 3:variante B); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 89, tav. IX, n. 15: variante A); Lonato(Lonato 1988, p. 19, fig. 3: variante B); Nave (Sub ascia1987, pp. 196-200, tav. 30, nn. 3-7, tav. 31, nn. 1-2, tav.32, nn. 1-7: variante B; p. 194, tav. 30, n. 2: variante C);Puegnago sul Garda (MASSENSINI 1972, tav. 2, n. 1);Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104:variante B).CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 35,tav. VI, n. 35: variante A); Lurate Caccivio, CascinaBenedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 54, tav. XV,nn. 13-15: variante A; pp. 63-64, n. 7, tav. XVIII, n. 7:variante B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 99, n.5, tav. 7, n. 5e-f: variante A); Mariano Comense, Fonta-none (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 73, n. 17B, tav. VI,n. 17: variante B, attribuzione ipotetica); Olgiate Coma-sco (BUTTI RONCHETTI 1986, p. 126, n. 40, tav. VI, n.40: variante B; pp. 126-127, nn. 41-42, tav. VI, nn. 41-42:variante A).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, p. 165, cat. 40, tav.XLII: variante A; PAOLUCCI 1987-88, p. 134, cat. 88:variante C; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, fig. 217:variante A); Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZA-MALLI 1995, pp. 13, 23, n. 6, tav. III, n. 3: variante B).MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 38, dis. 1a: variante A,attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara (VOLON-TÉ R. 1988-89, p. 212, n. 2, tav. 118, p. 232, n. 1, tav. 13:variante A; pp. 99-100, n. 4, tav. 48, p. 196, n. 5, tav. 106,p. 204, n. 5, tav. 112, p. 210, n. 7, tav. 116, pp. 220-221,n. 8, tav. 124, pp. 239-240, tav. 137: variante B; Suter-meister 1992, p. 15, in alto a sinistra: variante B);Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 17, 30,n. 5: variante A); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 79,cat. 23/9: variante B; BOLLA 1992-93, p. 256, fig. 11:variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 189, tav. LXXXVII, n. 1, p. 219, tav. C, n. 7:variante A; p. 189, tav. LXXXVII, n. 2: variante B);Ossona (SUTERMEISTER 1960b, p. 39, n. 1, fig. 1:attribuzione ipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (Antichisilenzi 1996, p. 85, tav. 19, n. 13, p. 34, tav. 5, n. 5, p. 87,tav. 21, n. 11, p. 96, tav. 28, n. 11, pp. 119-120, tav. 44, n.6: variante A; p. 103, tav. 33, n. 12, p. 110, tav. 36, n. 9,p. 111, tav. 38, n. 8, p. 33, tav. 1, n. 6, p. 83, tav. 17, n. 5,p. 112, tav. 39, n. 9, pp. 125-126, tav. 48, nn. 25-26:variante B); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER1956a, pp. 7-8, nn. 9-10, tomba 1: attribuzione ipoteti-ca); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 25,tipo n. 1: attribuzione ipotetica; SUTERMEISTER1960c, p. 41, nn. 8-9, tomba 17: attribuzione ipotetica).MN: Casalromano, Fontanella (TIZZONI 1984, p. 37, n.3, tav. XL, a: variante A); San Benedetto Po (BOTTURA1988, p. 112, tav. XXXV, M7, M10, M11: attibuzione ipo-tetica); Suzzara (BOTTURA 1988, p. 58, tav. XIV, L2:attribuzione ipotetica). PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 319, tomba 1, tav. II, n. 1: variante B); Casteg-gio (FROVA 1958a, p. 10, fig. 5: variante A); Garlasco,Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a,p. 38, tomba 5, tav. III, n. 1, p. 44, tomba 15, tav. V, n. 3:variante A); Vigevano, cava Portalupa (RAMPA,SFREDDA 1984, pp. 106-107, n. 3: attribuzione ipoteti-ca); Vigevano, La Morsella (SELLER, VIETTI 1985, p.232, tav. 4, n. 5: attribuzione ipotetica).

VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 8, alcentro: variante B, attribuzione ipotetica; LAVIZZARIPEDRAZZINI 1980, pp. 223-224, tav. 9, n. 2, tav. 10, nn.1, 3-7: variante A; tav. 9, n. 4, tav. 10, n. 2: variante B;Angera romana I 1985, p. 83, n. 15, tav. 25, n. 8, p. 120,nn. 2, 7, tav. 33, nn. 5-6, p. 136, n. 5, tav. 39, n. 5, p. 138,n. 7, tav. 39, n. 9, p. 171, n. 7, tav. 43, n. 10, p. 221, n. 29,tav. 76, n. 3: variante A; p. 73, n. 11, tav. 23, n. 6, p. 168,n. 9, tav. 44, n. 6, p. 182, n. 9, tav. 46, n. 6: variante B; p.308, n. 7, p. 309, n. 2, tav. 69, nn. 8, 9: variante C); Ange-ra, abitato (Angera romana II 1995, pp. 112-114, tav. 49,n. 3, pp. 327-328, tav. 97, n. 4: variante A; p. 117, tav. 51,n. 2, pp. 413-414, tav. 120, n. 1: variante B); ArsagoSeprio (SIRONI 1958, p. 177, fig. n. 8; FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 80, n. 3, tomba 14, tav.XXXI, a, p. 83, n. 8, tav. XXXII, f, p. 88, n. 1, tomba 45,tav. XXVI, i, p. 108, n. 7, p. 110, n. 5, tomba 107, tav.XXVI, a-b, p. 151, n. 8, tomba 12, tav. XLIX, e, p. 152, n.4, tomba 15, tav. LI, g: variante A); Fagnano Olona(MASTORGIO 1971: attribuzione ipotetica); Gallarate(SIRONI 1952, p. 13, n. 2: variante B); Gerenzano, for-nace Clerici (Prima di noi 1996, p. 75, n. 1, tav. V, n. 1:variante A); Jerago con Orago (DEJANA, MASTOR-GIO, TURRI 1970, pp. 21-22, n. 2: variante C); Musi-gnano, Canicc (BERTOLONE 1940, p. 34, fig. 10:variante B); Somma Lombardo (Somma Lombardo1985, p. 66, prima a sinistra in basso: variante A; p. 41,n. 22, p. 66, prima a destra in alto: variante B); Uboldo,cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109, nn. 1, 7, tav.XVIII, n. 1, tav. XIX, n. 7: variante A; p. 109, nn. 2-4, tav.XVIII, nn. 2-4: variante B); Varese, necropoli delle Bet-tole (inedita, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello);Varese, Rasa di Velate (inedite, Varese, Musei Civici diVilla Mirabello: varianti A e B).Cronologia: età imperiale e forse sino al VI sec. d.C.Osservazioni: si tratta del vasellame forse piú diffusonel mondo romano, sia in abitato che in necropoli, dovesi trova in differenti dimensioni, impiegato come cinera-rio o come elemento di corredo. Esso presenta affinitàmorfologiche anche con il n. 51, da cui si distingue per ilcorpo globulare schiacciato piuttosto che ovoide. Nonsempre è possibile una classificazione precisa soprattut-to in presenza di soli orli. Attualmente non sono a dispo-sizione dati sufficienti per costruire una evoluzione cro-nologica dell’olla n. 50, se si esclude una prevalenza diattestazioni al I-II sec. d.C. per le varianti B e C.C.D.P.

Forma: olla/olletta n. 51 (tav. LVIII, nn. 1-5)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o a profilotriangolare, collo concavo, corpo ovoide più o meno alto,fondo piano. Presenta due varianti:A) attacco collo-spalla indistinto;B) attacco collo-spalla segnato da un gradino.Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise a mano oa pettine, solcature orizzontali e parallele, modanatureo bande di linee a pettine ondulate, parallele o intreccia-te; di rado una solcatura o una nervatura sull’orlo; indue casi nervatura all’attacco collo-spalla (variante B,Angera e Arsago Seprio, VA); in un caso due fasce paral-lele di triangoli e rettangoli incisi (Lurate Caccivio, CO)o tacche quadrangolari (Milano, p.za Missori).Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.98: variante B).BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 6-8: variante B, attri-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 149

buzione ipotetica); Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav.XVIII, n. 2: variante B); Borgo San Giacomo (Insedia-menti romani 1996, p. 47, fig. 72: variante B); Brescia(Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 2: varian-te B); Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig.12, nn. 5-10: variante B, attribuzione ipotetica); Brescia,necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 91, n. 25, fig. 40:variante B); Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO1990, pp. 116-118, tav. III, n. 1: variante A; Milano1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 7: variante B); Brescia, viaAlberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 93, tav. XII, n.10: variante A; n. 9: variante B, attribuzione ipotetica);Desenzano (Desenzano I 1994, pp. 167-168, tav. IV, n. 4:variante A; tav. IV, nn. 1-3: variante B, attribuzione ipo-tetica); Manerba del Garda, Pieve (CARVER, MASSA,BROGIOLO 1982, pp. 276, 278, fig. 27, gruppo 2b, F146:variante B; gruppo 1, D75, F32: attribuzione ipotetica);Nave (Sub ascia 1987, pp. 36-37, H, pp. 72-73, l, pp. 75-76, K, E1, tav. 33, nn. 4-8: variante A); Salò, Lugone(SIMONI, LANDO 1982-84, p. 35, n. 3, tav. IX, T. 145/3,p. 43, n. 1: variante A; SIMONI 1972, p. 44, n. 1, tav. I,n. 1 = MASSA 1997, scheda n. 1, tomba 73: variante B;MASSA 1997, scheda n. 39, tomba n. 93: variante A;scheda n. 9, tomba n. 34, scheda n. 39, tomba n. 93:variante B).CO: Como (BASERGA 1930, p. 90, fig. 2: variante A,attribuzione ipotetica); Lurate Caccivio, Cascina Bene-detta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 17, n. 15, tav. V, n.15, p. 24, n. 10, tav. VII, n. 10, pp. 54-55, n. 16, tav. XV,n. 16: variante A); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p.93, n. 3, tav. 2, n. 3, pp. 97-98, n. 1, tomba 98, tav. 5, n. 1:variante A; p. 94, n. 4c, tav. 2, n. 4c: variante B); Maria-no Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p.78, n. 58, tav. VIII, n. 58: attribuzione ipotetica); Mon-torfano, Linghirone (BIANCHI 1982, pp. 28-29, c:variante B); Rovello Porro (PIOVAN 1968-69, pp. 242-243, n. 1; GIORGI, MARTINELLI 1981, p. 261, fig. 9:variante B).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, p. 127, n. 77:variante B; Calvatone romana 1991, p. 128, n. 14, tav.VIII, n. 3, pp. 168-169, tav. I, nn. 2-3, tav. II, nn. 1-2:variante B; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 151, figg. 214,218: variante A; p. 156, fig. 255: variante B); Cremona(?) (PONTIROLI 1974, p. 108, n. 102 (547), tav. LIX:variante B). MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, b-c: attribu-zione ipotetica; DE DONNO et alii 1995, p. 124, tav. 8, n.44: variante A); Legnano, Casina Pace (SUTERMEI-STER 1960a, p. 21, tomba n. 13, primo a destra, tomban. 14, ultimi due in basso: attribuzione ipotetica); Legna-no, Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 7, nn. 8, 10,fig. 2, nn. 8, 10: attribuzione ipotetica); Legnano, viaNovara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 222, n. 1, tav. 126:variante A); Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988,pp. 28, 30, n. 18: variante A); Legnano, via Pietro Micca(Riti e offerte 1990, pp. 16, 27-28, n. 5: variante B); Mila-no (LEVI 1935, pp. 76-77, fig. 3: variante B, attribuzioneipotetica); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 81, cat.23/29, p. 104, cat. 25/6, cat. 25/9: variante B; La città1997, p. 195, d, p. 156, fig. 32, d: variante B); Milano,p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 124-125, 127-128, nn. 71, 75, 79, tav. XXXV, n. 2, tav. XXXVI, n. 2, tav.XXXVII, n. 1: variante A; pp. 110-111, nn. 48-50, pp.149-150, n. 98, tavv. XXVII-XXX, XLII: variante B);Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 141-142, tav. XXXVI, n. 83: variante A; pp. 130-132, tavv.

XXIX-XXX, nn. 67-69: variante B); Milano, S. Maria allaPorta (S. Maria alla Porta, p. 202, tav. 66, c-d: attribu-zione ipotetica); Milano, S. Maria della Vittoria (GRA-MICCIA, GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 9, tav.3, n. 9: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 214, tav. XCVIII, nn. 1, 3: varian-te A; pp. 184-186, 188, 189, tav. LXXXV, nn. 1-2, 11-14,17, tav. LXXXVI, nn. 1, 4, 11, 14-18, tav. LXXXVII, nn.3-6: variante B); Milano, via Puccini (Via Puccini 1997,scheda 9, fig. 1.1: variante B). MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, p. 206, n. 1, tav. II, n. 1; inediti, Museo Archeolo-gico dell’Alto Mantovano: varianti A e B); Gonzaga(BOTTURA 1988, p. 27, tav. IV, M1: variante B); Pego-gnaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p.229, n. 24, fig. 27, n. 24: variante A).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 320, tomba 1, tav. II, n. 2: variante B); CozzoLomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 58, tav. 4, n. 29,tav. 5, n. 39, p. 62, tav. 6, n. 47: variante B); Garlasco,Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982a,p. 36, tomba 4, tav. II, n. 9, pp. 46-47, tomba 19, tav. VI,n. 1: variante B); Gravellona Lomellina (PERIN,RAMPA 1982, pp. 77-78, tav. 7, nn. 502, 903: varianteA); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p.78, tomba 33, tav. VIII, n. 1); Pieve del Cairo (PONTE1964, p. 139, tav. XIX, n. 8: variante B).VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7,seconda fila, seconda da sinistra, fig. 8, prima e terza:attribuzione ipotetica; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 224, tav. 11, n. 1: variante B; Angera romana I 1985,p. 95, n. 7, tav. 27, n. 18: variante A; p. 213, n. 10, tav. 49,n. 6, p. 221, nn. 27-28, tav. 76, nn. 2, 4: variante B);Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIII, n. 18, tav.XXIV, n. 20, tav. XXXVIII, primo e secondo in alto:variante A; tav. XXIV, n. 19: variante B;Angera romanaII 1995, pp. 112-114, tav. 49, nn. 1-2, nn. 4-7, tav. 50, nn.1-2, nn. 4-5, pp. 327-328, tav. 96, nn. 7-8, tav. 97, nn. 5-6, p. 412, tav. 119, n. 7, p. 466, tav. 135, nn. 1- 4, p. 473,tav. 137, n. 8: variante A; pp. 115-117, tav. 50, n. 8, tav.51, nn. 1, 3, pp. 348-350, tav. 104, nn. 1-4, pp. 414-415,tav. 120, n. 4: variante B; pp. 121-122, tav. 52, nn. 5-7:attribuzione ipotetica); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p.178, fig. n. 10: variante A; FERRARESI, RONCHI, TAS-SINARI 1987, p. 77, n. 5, tav. XXIX, a, p. 80, nn. 4-5,tomba 14, tav. XXXI, c-d, p. 149, nn. 2-3, tomba 5, tav.XLIII, c, p. 150, n. 7, tomba 9, tav. XLVI, c, p. 152 n. 6,tomba 15, tav. LI, d: variante A; p. 83, n. 4, tav. XXXII,e: variante B); Gallarate, via Baraggia (inedite; Gallara-te, Museo della Società di Studi Patri); Musignano,Canicc (BERTOLONE 1940, p. 33, fig. 9, prima a destra:variante A); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp. 94-95, tav. LVIII, Sc. 0519, Sc. 0026, Sc. 0520, p.104, tav. LXIII, Sc. 0239: variante A; “NotALomb”,1987, p. 76, fig. 69, ST 55733: variante B); Uboldo, casci-na Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109, n. 5, tav. XVIII,n. 5: variante B); Vergiate (BERTOLONE 1949-50, p.76, fig. 7, n. 5: variante A).Cronologia: I/VI sec. d.C.Osservazioni: il n. 51 si distingue dal n. 50 per il corpoovoide. Non sempre è possibile una classificazione preci-sa, soprattutto in presenza di soli orli. Alcune ollettepresentano varie analogie con i bicchieri n. 20.Quest’olla è ampiamente documentata, in dimensionimolto variabili, in necropoli e in abitato.Attualmente non sono a disposizione dati sufficienti per

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI150

costruire una evoluzione cronologica di questa forma, sesi esclude una prevalenza di attestazioni al I/II sec. d.C.In base ai contesti di Brescia, Desenzano, Manerba delGarda (BS) e Calvatone (CR) si può osservare che forsein età più tarda l’orlo tende ad assottigliarsi6.C.D.P.

Forma: olla/olletta n. 52 (tav. LIX, nn. 1-3)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o a profilotriangolare, talvolta breve collo concavo, corpo ovoide,fondo piano.Decorazione: scanalatura sul corpo e/o sul collo (Bre-scia, Nave, BS; Angera, VA); cordonatura sul collo(Olgiate Comasco, CO). Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIX, nn. 3-4);Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 127, n.6); Nave (Sub ascia 1987, p. 200, tav. 33, n. 10); Salò,Lugone (SIMONI 1972, p. 46, n. 3, tav. I, n. 2; MASSA1997, scheda n. 2, tomba 75, scheda n. 12, tomba 102).CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.127, tav. VII, n. 43).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 117,tav. 42, n. 6).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 226, tav. 13, n. 3; Angera romana I 1985, p. 123, n. 1,tomba 14, tav. 34, n. 1, p. 138, n. 6, tav. 39, n. 10, p. 233,n. 15, tav. 54, n. 10, p. 222, nn. 31-32, tav. 76, nn. 5-6);Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132, 134, tomba6, tav. III).Cronologia: età augustea (Nave, BS); seconda metà Isec. d.C. / primi decenni II sec. d.C. (Angera, VA).Osservazioni: l’olla n. 52 è attestata in dimensionigrandi e piccole.Alcune olle presentano analogie con gli esemplari delgruppo precedente.G.T.

Forma: olletta n. 53 (tav. LIX, nn. 4-6)Descrizione: breve orlo distinto, diritto o leggermenteintroflesso, arrotondato, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta a linee incise orizzontali, diritte,a zig-zag, a fasci di linee oblique che si intersecano oppu-re a tacche ovoidali sulla spalla.Dat epigrafici: a Bergamo graffiti incisi illeggibili.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.98, n. 11).BS: Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978,p. 33, II 23); Brescia, Forcello (BEZZI MARTINI 1987, p.91, n. 26, fig. 41 = Ceramiche Brescia 1988, pp. 30-31, n.42a, tav. IXd); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 88, tav. IX, nn. 2-3); Nave (Sub ascia1987, p. 96, T, tav. 33, nn. 13, 15). CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 67, n. 59,tav. IX, n. 59).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, fig.249); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav.XCII, n. 256).MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 16,27, n. 3); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 82, cat.23/44); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp.156-157, n. 106, tav. XLV).

MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, pp. 18-31, R1-R2, pp.100-105, L1); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 82-89,R1); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, pp. 225-227, nn. 16-18, fig. 26, nn. 16-18); PoggioRusco (BOTTURA 1988, pp. 32-43, R3, M10, pp. 67-73,R1, pp. 118-128, R1); San Benedetto Po (BOTTURA1988, pp. 109-115, R1).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 153, n. 4, tav. LIV, c).Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: queste ollette si rinvengono sia in necro-poli sia in abitato. C.D.P.

Forma: olla n. 54 (tav. LIX, n. 7)Descrizione: orlo arrotondato ingrossato, alta spallaarrotondata, corpo svasato, fondo leggermente convesso. Attestazioni:CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 97, n. 1,tomba 117, tav. 5, n. 1, pp. 98-99, n. 1, tomba 16, tav. 6,n. 1).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 237, n.22, tav. 56, n. 3).Cronologia: non oltre la metà I sec. d.C. (Angera, VA);60/120 d.C. (Mariano Comense, CO).Osservazioni: le olle di Mariano Comense (CO) sonoeseguite a mano e fungevano da cinerari.G.T.

Forma: olla n. 55 (tav. LIX, n. 8)Descrizione: orlo arrotondato ingrossato, distinto dalcorpo da una profonda solcatura, corpo globulare, fondopiano.Decorazione: sporadicamente fila di tacche sulla spalla.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155, fig.253); Piadena, S. Lorenzo Guazzone (inedito, Antiqua-rium comunale, Piadena).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.194, tav. XCVII, nn. 3-5).MN: Cavriana, San Cassiano (inedito, Museo Archeolo-gico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988,pp. 100-105, L2); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 32-43, L9, M11, M12, pp. 82-89, M11, pp. 92-96, L2, M9).Cronologia: I/II sec. d.C. (Milano: contesto); I/III sec.d.C. (Calvatone, CR: contesti).Osservazioni: si tratta di una forma larga e bassa, chepuò essere interpretata anche come ciotola. A Calvato-ne, a Piadena (CR) e a Cavriana (MN) queste olle pre-sentano lo stesso impasto delle olle n. 56 attestate neimedesimi siti.C.D.P.

Forma: olla n. 56 (tav. LX, nn. 1-4)Descrizione: orlo diritto o introflesso, talvolta ingros-sato o a profilo triangolare, collo con doppia scanalatura,spalla rilevata, corpo ovoide o globulare, fondo piano,talvolta prese a mezzaluna.Decorazione: talvolta sulla spalla fila di taccheimpresse; fitte linee oblique incise sulla parete; in uncaso doppia fila di denti di lupo impressi, in un altrodecorazione a rotella. Un esemplare ha una presa deco-rata da tacche (Milano, Scavi MM3).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 151

6 DELLA PORTA, SFREDDA 1997, pp. 146-147, tav. II.

Dati epigrafici: bollo (?) [...O]LFE (Milano, via Pucci-ni); bollo (?) ATIIA (Pavia, Seminario).Attestazioni:BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125,n. 5); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 46, tav. III, n. 18).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 128-130, nn.79-83; Calvatone romana 1991, p. 126, nn. 4-5, tav. VI,nn. 1-2, pp. 127-128, nn. 12-13, tav. VIII, nn. 1-2, p. 169,tav. II, n. 4; DELLA PORTA, SFREDDA 1993, pp. 92-93, tav. III, nn. 1-4; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155,figg. 250-252; Calvatone romana 1997, p. 121, tav.XVIII, n. 7); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92,tav. V, tipo 6 A e B).MI: Lodi Vecchio (SCHIAVI 1991-92, pp. 84-86, tav. 1,nn. 6, 10); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 109, cat.25/44, p. 144, cat. 54/5, pp. 158-159, cat. 61/5, pp. 164-165, catt. 62/25-62/26; La città 1997, pp. 202-203, b, p.168, fig. 41, b); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 82, n. 19, tav. XIX, n. 1, pp. 84-85, n. 22, p. 87, n.26, tav. XXI, nn. 1-2, p. 88, n. 28, pp. 92-93, nn. 33, 35,tav. XXII, nn. 1-3, pp. 95-96, n. 38, tav. XXIII, n. 1, pp.145-147, nn. 94-96, tav. XLI, nn. 1-3); Milano, p.za S.Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 135-136, tav. XXXIII,nn. 76-77, pp. 136-137, tav. XXXIV, nn. 78-79); Milano,S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI,ROVIDA 1993, pp. 106, 108, nn. 16-21, tav. 4, nn. 16-18, tav. 5, nn. 19-21); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 192-194, tav. LXXXIX, nn. 1-18);Milano, via Puccini (Via Puccini 1997, scheda 9, fig.1.2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 99,tav. 30, n. 7).MN: Cavriana, San Cassiano (inediti, Museo Archeolo-gico dell’Alto Mantovano); Gonzaga (BOTTURA 1988, p.27, tav. IV, M2-M6, pp. 78-79, tav. XX, M3-M6, p. 103,tav. XXX, M4); Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 38-43,tavv. VIII-XI, M13, M15-M27, M29, M42, M43, M45, p.85, tav. XXIII, M10, p. 94, tav. XXVII, M8); Pegognaga,S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, pp. 228-229,nn. 21-22, fig. 26, nn. 21-22); San Benedetto Po (BOT-TURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, M1-M3); Schivenoglia(BOTTURA 1988, p. 97, tav. XXVIII, M1); Sermide, Por-cara (inediti, Nucleo Operativo di Mantova, segnalazio-ne E. Menotti); Serravalle a Po (CALZOLARI 1989, figg.203, 233, 256); Sustinente (CALZOLARI 1989, figg. 172,197); Viadana, S. Matteo e fondo Cavallino (inediti,Museo Civico A. Parazzi, Viadana); Villimpenta (CAL-ZOLARI 1989, fig. 65).PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54,tav. 2, n. 14); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCA-BRUNI 1987, p. 166, fig. 5, GTV 204/5); Pavia, Semina-rio (Archeologia urbana 1995, p. 100, tav. II, nn. 17-18);Pavia, Torre Civica (BLAKE 1978, p. 160, fig. 39, n. 38);Retorbido (BERGAMASCHI et alii 1995, p. 255, tav. 3,nn. 9, 10, 13, 14); Rivanazzano, Barborina (BUSINAROet alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 14); Torrevecchia Pia,campo Troselle (GALLI 1993, p. 51, p. 96, fig. 10, p. 97,fig. 11, b).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIV, n. 32:attribuzione ipotetica).Cronologia: I/IV sec. d.C., con maggiori attestazionitra I e III sec. d.C.Osservazioni: si tratta di un’olla che presenta come

caratteristica distintiva due profonde solcature sul colloe ha numerose varianti, difficilmente precisabili. Essa èdocumentata in grandi e piccole dimensioni. Queste olle sono ampiamente diffuse in Italia setten-trionale, soprattutto in Piemonte/Liguria7. Nel Cremo-nese, nel Mantovano e nel Pavese esse si trovano ingenere in un impasto di colore dal bruno scuro al rossointenso, poco compatto, con inclusioni superficialilamellari, che trova confronti anche nel Modenese enell’Alessandrino8. Invece a Milano queste olle presen-tano un impasto duro con superfici lisce e, negli esem-plari più tardi, spesso una patina marrone scura. C.D.P.

Forma: olla n. 57 (tav. LX, nn. 5-6)Descrizione: piccolo orlo estroflesso, breve collo tronco-conico, ampia spalla rilevata e costolata, corpo ovoide,fondo piano.Decorazione: costolature sulla spalla.Attestazioni: BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.98, nn. 1, 2, 4, 6); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOF-FETTI 1994, p. 55, n. 36, fig. 42, p. 57, nn. 101-102, 112,figg. 51-53); Lovere (Valle Camonica romana 1986, p.118, tomba 26, n. 1, tav. L, n. 1); Zanica, cascina Piane(Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, fig. 45, vol. 2.2, p. 137,scheda 633).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.47, fig. 70); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, fig. 126,n. 1).MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 108-109, n. 46, tav. XXVI); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 184, tav. LXXXIV, nn. 6-10).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 26, tav. III, L1: attri-buzione ipotetica).Cronologia: I sec. d.C. (Zanica, BG; Milano: contesti).Osservazioni: questo vasellame ad impasto grossolanosembra attestato soprattutto nel Bergamasco, con pochevariazioni. Trova rapporti morfologici con l’olla n. 60, dacui si distingue principalmente per la presenza dellacostolatura sulla spalla.C.D.P.

Forma: olla n. 58 (tav. LXI, nn. 1-2)Descrizione: orlo introflesso, arrotondato, collo tronco-conico con modanature più o meno accentuate, talvoltadue prese orizzontali ad orecchietta impostate sullaspalla, corpo globulare o troncoconico con pareti più omeno svasate, fondo piano o leggermente convesso. Decorazione: modanature, di rado tacche sulla spalla. Attestazioni: CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 159, B8, tav. 3, B8; Carta Lecco 1994, pp.189, 340, scheda 71, fig. 123, n. 6); Lurate Caccivio,Cascina Benedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 11, n.14, tav. III, n. 14, p. 16, n. 14, p. 17, n. 17, tav. V, nn. 14,17, p. 20, n. 7, tav. VI, n. 7, pp. 55-56, nn. 19-20, tav. XVI,nn. 19-20, p. 64, n. 10, tav. XVIII, n. 10); MarianoComense (SAPELLI 1980, p. 94, n. 1, tomba 83, tav. 3, n.1); Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI1987, p. 74, nn. 26-27, tav. VI, nn. 26-27, p. 77, n. 49, tav.VII, n. 49, p. 82, nn. 94-97, tav. X, nn. 94-97, p. 84, n.110, tav. XI, n. 110, p. 86, n. 124, tav. XII, n. 124); Olive-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI152

7 Cfr. DELLA PORTA, SFREDDA 1993, tav. IV. 8 Cfr. Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 155.

to Lario, Onno (inedito, Museo di Erba, cit. in CartaLecco 1994, p. 240, nota 42: attribuzione ipotetica); Val-madrera (Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 5, pp. 370-371, scheda 323, fig. 143, n. 7). MI: Lissone (BERNASCONI 1926, tav. II, prima fila:attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRAVER-SO 1994-95, pp. 96, 98, nn. 39, 43, tav. XXIV, nn. 1-2);Milano, scavi MM3 (Milano capitale 1990, p. 364, sche-da 5d.1b; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 193-194, tav.XCVII, nn. 1, 2, 11-13); Sant’ Angelo Lodigiano, Lazza-retto (BARONI 1932, p. 132, fig. 2; Lodi 1990, p. 69,secondo disegno). PV: Zeme (MOCHI, PERNICH 1987-88, p. 132, tav. 2,nn. 16-17: attribuzione ipotetica).Cronologia: I sec. d.C. (Comasco e Milano, p.za Misso-ri); III/IV sec. d.C., con possibile residualità (Milano,scavi MM3).Osservazioni: le olle di Mariano Comense e Valmadre-ra (CO) erano impiegate come urne cinerarie. In alcuniesemplari di Milano, scavi MM3, è rimasta traccia deltreppiede di appoggio nel fondo a calotta.G.T.

Forma: olla n. 59 (tav. LXI, n. 3)Descrizione: orlo distinto, obliquo, corpo globulare,fondo piano. Decorazione: fascia ondulata incisa a pettine sullaspalla (Brescia) o solcatura orizzontale (Milano).Attestazioni:BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12,n. 4).MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp.202-203, tav. LIV, nn. 130-131); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 190, tav. LXXXVII, nn.13-14).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, pp. 32, 34-35, tomba 1, tav. II, n.1).Cronologia: I sec. d.C. (contesti milanesi).C.D.P.

Forma: olla n. 60 (tav. LXII, nn. 1-3)Descrizione: breve orlo diritto o estroflesso, ampiaspalla rilevata, corpo ovoide o troncoconico, a volte conpresette orizzontali, fondo piano o convesso.Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise o brevitacche oblique, in un caso incise su una cordonatura.Attestazioni: BG: Bergamo, p.za Mercato del Fieno (Bergamo 1986, p.116, fig. 103, nn. 1-2); Bergamo, via Arena (MEDICI,TOFFETTI 1994, p. 54, nn. 1-7, figg. 39, 40, p. 58, nn.114-117, fig. 54); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2,pp. 77-79, scheda 285); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp.167-168, nn. 15-25, fig. 6, n. 8, figg. 7, 8); Isso (“NotA-Lomb”, 1984, fig. 74); Levate (Levate 1993, p. 30, tomba20). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 169, tav. III,n. 6, tav. IV, n. 4).CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER1961-65, p. 164, tav. LIII); Lurate Caccivio, CascinaBenedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 24, n. 9, tav.VII, n. 9); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 92, n. 1,tav. 1, n. 1, p. 93, n. 1, tav. 2, n. 1, p. 106, n. 1, tav. 6, n.1, pp. 101-102, nn 1, 4, tav. 9, nn. 1, 4d, p. 111, n. 1, tav.13, n. 1, p.121, nn. 1, 3b, tav. 15, nn. 1, 3b, p. 104, n. 1,tav. 18, n. 1, p. 123, n. 1, tav. 24, n. 1, pp. 124-125, nn. 1-2, tav. 21, nn. 1-2, p. 127, nn. 1-2, tav. 23, nn. 1-2, p. 130,

nn. 1, 2a, tav. 25, nn. 1, 2a); Mariano Comense, Fonta-none (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 73, nn. 14-15, tav.V, n. 14, tav. VI, n. 15, p. 79, n. 65, tav. VIII, n. 65, p. 80,nn. 73-75, tav. IX, nn. 73-75, p. 83, n. 99, tav. X, n. 99, p.86, nn. 123, 125, tav. XII, nn. 123, 125).MI: Lissone (BERNASCONI 1926, tav. II, seconda fila:attribuzione ipotetica); Milano, S. Maria alla Porta (S.Maria alla Porta 1986, p. 189, tav. 62, q); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 213-214, tav.XCVII, nn. 16-17; p. 194, tav. XCVII, nn. 9-10: attribu-zione ipotetica).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 119-120, tav. 52, n. 1).Cronologia: fine I sec. a.C./I sec. d.C. (contesti di Ber-gamo e di Milano, dove però ci sono anche presenze resi-due in età tardoantica); I/II sec. d.C., con una concentra-zione dalla metà I sec. d.C. alla metà II sec. d.C. (Coma-sco; Angera, VA); età tardoantica (Ghisalba, BG).Osservazioni: queste olle hanno impasto molto rozzo etalvolta sono eseguite senza uso di tornio. Nella necro-poli di Mariano Comense (CO) sono per lo più impiegatecome cinerari.C.D.P.

Forma: olla n. 61 (tav. LXIII, n. 1)Descrizione: orlo indistinto appiattito superiormente,corpo troncoconico, fondo piano.Decorazione: linee incise a zig-zag.Attestazioni:CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 111, n. 1,tomba 9/10, tav. 13, n. 1).Cronologia: I/II sec. d.C.Osservazioni: quest’olla, eseguita a mano, era impie-gata come urna cineraria.G.T.

Forma: olla n. 62 (tav. LXIII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo tronco-conico, attacco collo-spalla segnato da un gradino, corpoovoide piuttosto sviluppato in altezza con diametro mas-simo sulla spalla, fondo piano. Dati epigrafici: bolli impressi: TAKA e CONSTANS(Brescia, necropoli).Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 5 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzioneipotetica).BS: Breno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p.106, tav. XLII, n. 5; p. 106, tav. XLII, fig. 2, tav. XLIII,fig. 1: attribuzione ipotetica); Brescia, necropoli (BEZZIMARTINI 1987, p. 50, n. 7, fig. 4, p. 54, nn. 11-12, figg.8-9, p. 72, n. 12-14, figg. 13-15, p. 91, n. 27, fig. 42, p. 117,n. 27, fig. 35); Nave (Sub ascia 1987, p. 200, tav. 31, nn.4-6); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 12, p.86, tomba 116, tav. II = MASSA 1997, scheda n. 8, tomban. 116; MASSA 1997, scheda n. 14, tomba n. 31).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 125-126, n. 75:attribuzione ipotetica; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143,fig. 190).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.184, tav. LXXXIV, nn. 1-5).Cronologia: I sec. d.C. (Brescia, Nave (BS), Milano).Osservazioni: questo gruppo di olle si distingue dal n.51 per il maggior sviluppo in altezza del corpo e perun’imboccatura più stretta rispetto alla spalla. Sembradiffuso principalmente nella Lombardia orientale,

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 153

anche se in presenza di frammenti è difficile giungere aduna precisa classificazione. Talvolta la superficie è luci-data a stecca. Un esemplare di Salò, BS, presenta dueprese sulla spalla.C.D.P.

Forma: olla n. 63 (tav. LXIV, n. 1)Descrizione: orlo a sezione triangolare, talvolta conincavo interno, breve collo, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: scanalature orizzontali parallele incisesulla spalla. Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.190, tav. LXXXVII, n. 11: attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 225, tav. 13, n. 1 = Angera romana I 1985, p. 112, n.13, tav. 73, n. 1); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 150, n. 6, tomba 9, tav. XLVI,a); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132, 135,tomba 7, fig. 5); Mercallo dei Sassi, Vignaccia (FROVA1958-59, fig. 3, tomba 11).Cronologia: I / primi decenni II sec. d.C.Osservazioni: caratteristiche di queste olle sono ledimensioni notevoli (diam. orlo sui 30 cm e alt. sui 35cm).G.T.

Forma: olla n. 64 (tav. LXIV, n. 2; tav. LXV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, talvolta a sezione qua-drangolare, breve collo concavo, spesso distinto da ungradino, corpo ovoide, fondo piano, a volte concavo.Decorazione: talvolta fasci di linee ondulate ottenute apettine (Legnano, MI).Attestazioni:MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a,pp. 20-21, 24-26, tomba 22, n. 1, tombe 2-4, 11, tomba13, primo a sinistra, tomba 14, primo a sinistra in alto,tomba 16, primo a sinistra: attribuzione ipotetica);Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 118, n.2, tav. 56, p. 172, n. 4, tav. 90, pp. 216-217, n. 3, tav.122); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 104, cat. 25/5);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 186,tav. LXXXV, n. 19); San Vittore Olona (SUTERMEI-STER 1952c, p. 40, tomba 42: attribuzione ipotetica).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 149, n. 2, tomba 6, tav. XLIV, a, p. 150, n. 6,tomba 10, tav. XLVII, a, p. 152, n. 4, tomba 14, tav. L, c,p. 153, n. 3, tomba 16, tav. LII, a); Besozzo (QUAGLIA1881, tav. VI, n. 108: attribuzione ipotetica); Castellan-za (SUTERMEISTER 1952b, pp. 11-12, prima a sini-stra: attribuzione ipotetica); Castellanza, Campo Bolla(“NotALomb”, 1984, p. 146, fig. 150, tomba 6); Gallara-te (BERTOLONE 1931, p. 31, fig. 6, al centro: attribu-zione ipotetica; SIRONI 1952, pp. 13-14, n. 4); Gallara-te, Cà di Ass (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3, terza dasinistra: attribuzione ipotetica; inedite, Gallarate,Museo della Società di Studi Patri); Gallarate, vialeMilano (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969a, p.225, b); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, p. 59,tav. 2, n. 2; tav. 2, n. 1: attribuzione ipotetica); Ligurno,necropoli Collodera (inediti, Varese, Musei Civici diVilla Mirabello).Cronologia: I/II sec. d.C. e forse sino agli inizi del IIIsec. d.C. (contesti).Osservazioni: l’olla n. 64 ha in genere grandi dimen-sioni e sembra attestata solo in una zona ben precisa del

comprensorio del Ticino: il Legnanese, Milano e l’areavaresina.Numerose olle fungevano da cinerari. G.T.

Forma: olla n. 65 (tav. LXV, n. 2; tav. LXVI, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso a profilo quadrangolare otriangolare, collo troncoconico talvolta distinto dallaspalla da un gradino, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: di rado fila di tacche ovali sulla spalla(Milano, necropoli).Attestazioni:BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 47, tav. III, nn. 22-23: attribuzione ipotetica).CO: Caslino d’Erba (NOBILE 1992, pp. 49-50, n. 11.3,tav. 9, n. 11.3); Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.3, tav.12, n. 13.3); Molteno (NOBILE 1992, p. 60, n. 16.27, tav.20, n. 16.27 = Carta Lecco 1994, pp. 227, 238, n. 3, p. 363,scheda 256, fig. 153, n. 3); Monte Barro (Monte Barro1991, pp. 65-66, tav. XXXIX, nn. 4-5, 14: attribuzioneipotetica); Valbrona (NOBILE 1992, p. 63, n. 19.8, tav.23, n. 19.8).MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 29-30, n. 19); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 114-115,cat. 25/96); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 186, tav. LXXXV, n.18). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 107-108, tav. 46, nn. 6-9, tav. 47, n. 1, p. 326, tav. 96, n. 2);Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI1987, pp. 35, 37, St. 44452, tomba 90: attribuzione ipo-tetica). Cronologia: terminus post quem 195/197 d.C. (Erba,CO: contesto con moneta); IV sec. d.C. (Caslino d’Erba,Molteno, Valbrona, CO); secondo quarto III/VI sec. d.C.(Angera, VA); età tardoantica/altomedievale (RodengoSaiano, BS).Osservazioni: queste olle si rinvengono sia in necro-poli che in abitato, per lo più in contesti non precisa-mente databili. Le dimensioni variano considerevol-mente (diametro orlo da cm.14 a cm. 25 circa; altezzada cm.14 a cm. 30 circa).G.T.

Forma: olla n. 66 (tav. LXVI, nn. 2-3; tav. LXVII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, con o senza collo, corpoovoide piú o meno panciuto, fondo piano.Decorazione: talvolta una o più solcature sulla spalla.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 62-63,nn. 37-38, tav. VI, nn. 37-38).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,pp. 224-225, tav. 11, n. 4, tav. 12, n. 2 = Angera romanaI 1985, p. 139, n. 2, tav. 40, n. 1, p. 205, n. 1, tav. 47, n.8); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI1987, p. 153, n. 2, tomba 17, tav. LIII, a, p. 80, n. 8, tav.XXX, c); Gallarate (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3,seconda da sinistra =? SIRONI 1952, pp. 13-14, n. 3:attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà I/II sec. d.C. (Angera e Arsa-go Seprio, VA).Osservazioni: è attestata in varie dimensioni.G.T.

Forma: olla n. 67 (tav. LXVII, n. 2)Descrizione: orlo diritto, triangolare, superiormenteappiattito, corpo ovoide, fondo piano.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI154

Decorazione: solcatura sulla spalla.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.190, tav. LXXXVII, n. 12).VA: Castellanza, Campo Bolla (“NotALomb”, 1984, p.146, fig. 150, tomba 4); Mercallo dei Sassi, Vignaccia(FROVA 1958-59, fig. 3, tomba 6).Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti).G.T.

Forma: olla n. 68 (tav. LXVIII, n. 1)Descrizione: orlo a profilo triangolare, corpo situlifor-me, fondo piano.Decorazione: linee incise orizzontali parallele.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 226, tav. 13, n. 2 = Angera romana I 1985, p. 287, n.26, tav. 66, n. 11).Cronologia: età flavia (contesto tombale).G.T.

Forma: olla n. 69 (tav. LXVIII, n. 2)Descrizione: orlo arrotondato, corpo situliforme, dueprese a metà della parete, fondo piano.Attestazioni:BS: Breno (Valle Camonica romana 1986, p. 106, tav.XLII, nn. 3-4).Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C.Osservazioni: questo esemplare, esclusivamente loca-le, è simile ai recipienti cilindrici in pietra ollare, pre-senti nella stessa necropoli di Breno.C.D.P.

Forma: olla n. 70 (tav. LXVIII, n. 3)Descrizione: orlo a profilo triangolare, collo cilindrico,corpo ovoide con ventre espanso, fondo piano.Decorazione: sulla spalla una fascia curvilinea a petti-ne (Angera, VA).Attestazioni:MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 130,n. 66, tav. XXVII: attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 226, tav. 15, n. 3 = Angera romana I 1985, p. 127, n. 3,tomba 20, tav. 36, n. 2); Angera, abitato (BATTAGLIA1982, tav. XXIV, n. 17); Mercallo dei Sassi, Vignaccia(FROVA 1958-59, fig. 4, tomba 5); Sesto Calende, S.Giorgio (BRUSCHERINI BIANCHI 1961, pp. 333-334,n. 2: attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà II sec. d.C. (Angera, VA:contesto tombale).Osservazioni: si rinviene in necropoli e in abitato.G.T.

Forma: olla n. 71 (tav. LXVIII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, corpo piri-forme a ventre ribassato, piede a disco.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 45, n. 1, tav. V, n. 7).Cronologia: terminus post quem moneta di Faustina(seconda metà II sec. d.C.).N.S.

Forma: olla/olletta n. 72 (tav. LXIX, nn. 1-4; tav. LXX,n. 1)Descrizione: orlo a fascia, collo appena accennato o

concavo, corpo ovoide, fondo piano. Sono presenti quat-tro varianti: A) orlo diritto o arrotondato esternamente, con incavointerno; di solito l’imboccatura è uguale o maggiore deldiametro massimo del corpo;B) orlo diritto modanato;C) orlo diritto arrotondato esternamente, con incavointerno;D) orlo a profilo triangolare.Decorazione: talvolta sulla spalla linee incise paralle-le.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 65, n. 50,tav. VIII, n. 50: variante D); Lurate Caccivio, CascinaBenedetta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 55, n. 17, tav.XV, n. 17: variante A).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 127-128, cat.78: variante D; Calvatone romana 1991, p. 127, tav. VI,n. 4: variante C); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano1985, p. 200, tav. III, nn. 1-2: variante D).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (inedita, cit. in BROGIO-LO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 481: attribuzione ipo-tetica); Legnano, Costa per S. Giorgio (inedita; Legnano,Museo Civico Guido Sutermeister); Legnano, via Nova-ra (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 186, n. 1, tav. 99, p. 249, n.1, tav. 145: variante D); Lodi Vecchio, Cascina S. Loren-zo (BUSINARO, RIZZI 1995, pp. 260-261, tav. 2, n. 6:variante B, attribuzione ipotetica); Milano, S. Giovannialle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 3: variante C); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 220, tav. C, n.16: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi1996, p. 31, tav. 12, n. 4: variante D).PV: Voghera, Oriolo (CALANDRA 1992, p. 64, tav. XI, n.3: variante A).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XXXVII,terza e quinta dall’alto: variante A; tav. XXXVII, quartadall’alto: variante B; Angera romana II 1995, pp. 104-107, tav. 45, nn. 7-10, tav. 46, nn. 3-4, pp. 122-124, tav.52, nn. 9-10, p. 328, tav. 98, n. 2, p. 473, n. 35, tav. 137,n. 9: variante A; pp. 106-107, tav. 46, nn. 1-2, p. 326, tav.95, n. 9: variante B; p. 326, tav. 95, n. 7: variante C; pp.106-107, tav. 45, nn. 12-13, pp. 124-125, tav. 53, nn. 2-4,p. 326, tav. 95, n. 8, p. 328, tav. 96, n. 1, tav. 98, n. 3:variante D); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 148, n. 1, tomba 3, tav. XLII, d, p.150, n. 5, tomba 8, tav. XLV, d: variante A; p. 148, n. 1,tomba 2, tav. XLII, a: variante B; p. 84, n. 3, tomba 28,tav. XXXIII, c, p. 149, n. 3, tomba 6, tav. XLIV, c: varian-te D); Cardano al Campo (inedite; Gallarate, Museodella Società di Studi Patri); Cassano Magnago (inedite;Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Castel-lanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p. 50, fig.33, in basso, prima, seconda e terza da destra: attribu-zione ipotetica); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, p. 332, tav. 9, prima fila, primo da destra, secondafila, secondo da destra, p. 335, tav. 11, n. 6: attribuzioneipotetica; Castelseprio 1978-79, fig. 38, nn. 7, 8, fig. 58,n. 19: variante A; fig. 58, n. 7: variante D; BROGIOLO,LUSUARDI SIENA 1980, p. 481, fig. 11, nn. 2-3: varian-te A); Daverio, Dobbiate (inedite; Varese, Musei Civicidi Villa Mirabello: varianti A e D); Gallarate (Gallarate,Museo della Società di Studi Patri: variante D = ? BER-TOLONE 1931, p. 31, fig. 6); Gallarate, Cà di Ass (BER-TOLONE 1931, p. 28, fig. 3, seconda da destra; SIRONI1952, pp. 13-14, n. 1: variante D); Mercallo dei Sassi,Vignaccia (inedita, St. 5623; Varese, Musei Civici di

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 155

Villa Mirabello: variante A); Musignano, Canicc (BER-TOLONE 1940, p. 33, fig. 9, prima a sinistra: attribuzio-ne ipotetica); Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”,1988-89, pp. 226-227, n. 7, fig. 198, n. 7 = MARIOTTI,MASTORGIO 1990, pp. 11, 13, n. 7: variante C); SestoCalende, S. Giorgio (BRUSCHERINI BIANCHI 1961,pp. 333-334, n. 1: attribuzione ipotetica); Sesto Calende,via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 59, tav. XXX, Sc. 0330,Sc. 0332, pp. 61-62, tav. XXXVI, Sc. 004, tav. XXXVII,Sc. 0283: variante A; pp. 57-59, tav. XXV, Sc. 0074, Sc.0286, tav. XXVI, Sc. 0468, Sc. 0406, tav. XXVII, Sc.0273, Sc. 0161, pp. 60-63, tav. XXXI, Sc. 0300, tav.XXXII, Sc. 0270, Sc. 0271, tav. XXXIII, Sc. 0327, Sc.0086, tav. XXXIV, Sc. 0071, tav. XXXV, Sc. 0287: varian-te D; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55725: varian-te A; fig. 69, St. 55743: variante D); Uboldo, cascina Mal-paga (Prima di noi 1996, p. 102, n. 9, tav. XIV, n. 9:variante D).Cronologia: III/V sec. d.C. (varianti A, B e C); III/VIsec. d.C. (variante D).Osservazioni: questo gruppo comprende ollette (diam.orlo sui 14/16) e olle (diam. orlo dai 18 ai 30 cm, per lo piùsui 20/24 cm). Entrambe compaiono sia nelle tombe, comeelemento di corredo e talvolta come urne cinerarie, sia inabitato. A Milano e ad Angera (VA) si trovano anche nellaversione invetriata (vd. ceramica invetriata n. 4). Le olle n. 72 sono caratteristiche del comprensorio delTicino, con presenze numerosissime nell’area varesina enel Canton Ticino9, più rare nel Comasco, nel Milanesee nel Pavese. Nella Lombardia orientale le attestazionisono circoscritte a Calvatone e a Palazzo Pignano (CR).G.T.

Forma: olla n. 73 (tav. LXX, nn. 2-3)Descrizione: orlo estroflesso, quasi a tesa, spesso conincavo interno, corpo con ventre ribassato o appenacarenato, fondo piano.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 36,tav. VI, n. 36, p. 65, nn. 51-52, tav. VIII, nn. 51-52);Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 27, n. 7, tav. VIII, n. 7: attribuzioneipotetica).MI: Legnano (SUTERMEISTER 1956b, pp. 24-25, primia sinistra, in alto e in basso: attribuzione ipotetica);Legnano, Costa per S. Giorgio (inedita; Legnano, MuseoCivico Guido Sutermeister); Legnano, Gabinella(SUTERMEISTER 1945, p. 8, n. 21, fig. 2, n. 21: attri-buzione ipotetica); Legnano, via Pietro Micca (Riti eofferte 1990, pp. 13, 26, n. 3); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 214, tav. XCVIII, n. 9: attribuzio-ne ipotetica).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 110-111, tav. 48, n. 6, pp. 120-121, tav. 52, n. 3, p. 327, tav.96, nn. 4-6); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 81, n. 8, tomba 17, tav. XXXI, g, p.149, n. 3, tomba 5, tav. XLIII, d); Cardano al Campo(inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri);Castelseprio (Castelseprio 1978-79, p. 81, fig. 56, 9:

attribuzione ipotetica); Gallarate, Ca’ di Ass (inedita;Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Gerenza-no, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 73, n. 14, tav.IV, n. 14); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87,pp. 56-57, tav. XX, Sc. 0108, Sc. 0214, tav. XXI, Sc. 0206,tav. XXII, Sc. 0365; “NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St.55706, St. 55726); Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, pp.117-118, fig. 5, prima da sinistra: attribuzione ipoteti-ca); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 109,n. 8, tav. XIX, n. 8).Cronologia: III/IV sec. d.C. (contesti databili).Osservazioni: questo gruppo è attestato soprattuttonel Varesotto e nel Legnanese. Purtroppo quasi semprei contesti non sono databili.G.T.

Forma: olla/olletta n. 74 (tav. LXX, nn. 4-6)Descrizione: orlo arrotondato, talvolta con incavointerno, sottolineato da un piccolo listello appuntito oarrotondato, spesso collo concavo.Decorazione: talvolta linee incise parallele sull’orlo osul corpo (Angera, VA).Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990,p.116, tav. III, n. 5). CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 200, tav.III, n. 3: attribuzione ipotetica). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 110,tav. 48, nn. 2-3, pp. 127-128, tav. 53, nn. 10-11, pp. 327-328, tav. 96, n. 3, tav. 98, nn. 4-5, p. 417, tav. 121, n. 2);Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973 -75, p. 326, tav. 6,terza fila dal basso, secondo da sinistra: attribuzioneipotetica). Cronologia: secondo quarto III / VI sec.d.C. (contesti).Osservazioni: l’olla in esame non è frequente in Lom-bardia10. La documentazione più cospicua è quella diAngera (VA), dove sono attestate sia olle che ollette edove talvolta il profilo dell’orlo è modanato da un ingros-samento sottostante il listello. È presente anche la ver-sione invetriata (olla n. 5).G.T.

Forma: olla n. 75 (tav. LXXI, nn. 1-4)Descrizione: collo troncoconico, spalla più o meno altae arrotondata, corpo troncoconico, fondo piano o conca-vo. Si individuano due varianti:A) orlo più o meno triangolare;B) orlo estroflesso.Decorazione: di rado una linea incisa orizzontale sulcorpo.Attestazioni: BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 10, 12: variante A);Roccafranca (“NotALomb”, 1982, pp. 99-101 = Milanocapitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e.1, b, f: variante A).CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55,n. 15.5, tav. 15, n. 15.5 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235,n. 5, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 3: variante A); Cassa-go Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340,scheda 71, fig. 124, n. 2: variante A, attribuzione ipote-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI156

9 Per le olle del Canton Ticino e della zona piemontese del com-prensorio del Ticino si rimanda ad Angera romana II 1995, pp.104-106. Ai confronti ivi citati si possono aggiungere anche gliesemplari rinvenuti nel territorio di Borgosesia (VC) (BREC-CIAROLI TABORELLI 1995, pp. 91-92, tav. XXIII, nn. 11-15,17-18, pp. 113, 116-117, 121, tav. XXXII, nn. 1, 5, tav. XXXIV,

nn. 2, 4, tav. XL, nn. 1, 4) e a Cureggio (NO) (PANTÒ 1996, p.109, fig. 12, nn. 2-4).10 Invece fuori Lombardia sono frequenti, specialmente nel IV-VI sec.d.C., esemplari analoghi, a livello morfologico. Per i con-fronti si rimanda ad Angera romana II 1995, pp. 110, 127-128.

tica); Garlate (NOBILE 1992, p. 71, n. 22.14, tav. 30, n.22.14: variante A; p. 70, n. 22.11, tav. 29, n. 22.11:variante B); Lecco, Acquate (Carta Lecco 1994, pp. 195,358, scheda 213, fig. 128, n. 5: variante B); Lecco, Pesca-renico (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358-359, scheda 217,fig. 129, nn. 3-4: variante B); Molteno (NOBILE 1992, p.58, n. 16.11, tav. 18, n. 16.11 = Carta Lecco 1994, pp.226, 238, n. 6, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 6: varianteA); Valbrona (NOBILE 1992, p. 62, n. 19.1, tav. 22:variante A). MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 190, e, p. 151, fig.28, e: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 218, tav. XCIX, n. 14: variante B).Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: l’olla n. 75 è particolarmente frequentenel Comasco dove si trova anche in piccole dimensioni.G.T.

Forma: olla n. 76 (tav. LXXII, nn. 1-2)Descrizione: orlo diritto ingrossato arrotondato, corpoovoide, fondo piano.Attestazioni:CO: Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.2, tav. 12, n. 13.2);Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 51, n. 12.4, tav.10, n. 12.4).Cronologia: III sec. d.C. (Erba, CO, con moneta di Clo-dio Albino, 195-197 d.C.); IV sec. d.C. (Pontelambro,CO). G.T.

Forma: olla/olletta n. 77 (tav. LXXII, nn. 3-6; tav.LXXIII, nn. 1-3)Descrizione: orlo ingrossato arrotondato, corpo espan-so con ventre rialzato e parte inferiore più o meno sva-sata, fondo piano o convesso. Si distinguono quattrovarianti:A) orlo impostato direttamente sul corpo, talvolta sotto-lineato da una solcatura;B) orlo con breve gola;C) orlo con breve gola cordonata;D) collo corto troncoconico;Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, fig. 67, n. 8:variante B; “NotALomb”, 1986, fig. 67, nn. 1-3: varian-te A; fig. 66, n. 31: variante B; fig. 66, n. 47: variante D);Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 55,nn. 8-35, 42-60, figg. 41, 43, 44: variante D; p. 56, nn.61-75, figg. 45-46: variante C; pp. 56-57, nn. 76-96, figg.47-49: variante A; p. 57, nn. 97-100, fig. 50: variante B);Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, pp.107-110, tav. I, nn. 1-7, tav. II, n. 1: variante D); Ghi-salba (SAPELLI 1981, fig. 7, n. 5: variante B); Orio alSerio (“NotALomb”, 1984, fig. 77, St. 49357: variante C;fig. 77, St. 49358, 49359: variante B); Romano di Lom-bardia (“NotALomb”, 1984, fig. 71, St. 49962, 49967,49961: variante B); Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985,fig. 79, n. 3: variante A; fig. 79, nn.1, 4, 10, 12: varianteB; fig. 79, n. 7: variante D); Trezzo d’Adda, S. Martino(inediti, Scavi Lusuardi Siena 1989-91, cit. in Ad men-sam 1994, p. 36).BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, n. 11: variante D); Brescia(Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 125, n. 1: varian-te A); Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978,p. 31, II.17, p. 38, II.35); Brescia, S. Giulia (Milano capi-tale 1990, p. 159, scheda 2b.6.7, n. 8: variante B; p. 365,scheda 5d.1a: variante D; MASSA, PORTULANO 1990,

p. 112, tav. III, n. 2: variante D); Brescia, via AlbertoMario (BROGIOLO, GELICHI 1986, p. 295, tav. I, n. 1:variante A; nn. 2-3: variante D; Via Alberto Mario 1988,p. 86, n. 1, tav. VII, n. 1: variante A, attribuzione ipote-tica; p. 93, tav. XIII, nn. 1-2: variante D); Desenzano(“NotALomb”, 1988-89, p. 96, fig. 77: variante D, attri-buzione ipotetica; Desenzano I 1994, p. 168, tav. V, n. 2:variante A, attribuzione ipotetica; p. 168, tav. V, n. 1:variante B; p. 168, tav. IV, n. 5: variante D); Manerbadel Garda, Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982,p. 276, fig. 27, gruppo 3, D43: variante A; fig. 27, gruppo3, G187: variante D); Nave (“NotALomb”, 1988-89, p.101, fig. 82: variante C, attribuzione ipotetica).CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55,n. 15.4, tav. 15, n. 15.4 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235,n. 4, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 2: variante A); Blevio(NOBILE 1992, p. 46, n. 8.1, tav. 6, n. 8.1: variante B);Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 43,a, tav. I, a = NOBILE 1992, p. 47, n. 9.1, tav. 7, n. 9.1:variante A; VASSALLE 1983, pp. 184-185, b, tav. XXI, b= NOBILE 1992, p. 47, n. 9.5, tav. 7, n. 9.5: variante B);Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, sche-da 67, fig. 121, n. 2: variante B); Cassago Brianza, Pie-guzza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340, scheda 71, fig.123, nn. 1-2: variante A; fig. 123, n. 5: variante C; NOBI-LE DE AGOSTINI 1994, p. 159, B3, tav. 2, B3: varianteA; p. 159, B6-B7, tav. 2, B6, tav. 3, B7: variante B); Civa-te (NOBILE 1992, p. 62, n. 18.2, tav. 22, n. 18.2 = CartaLecco 1994, pp. 218, 236, n. 2, p. 341, scheda 79, fig. 145,n. 2: variante B); Erba (NOBILE 1992, p. 52, n. 13.1, tav.11, n. 13.1: variante D); Esino Lario, Castello (CartaLecco 1994, pp. 207, 348, scheda 135, fig. 137, n. 2:variante D); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp.63-65, nn. 39-47, tavv. VI-VII, nn. 39-47, p. 65, n. 49,tav. VIII, n. 49, p. 66, n. 56, tav. IX, n. 56: variante A; p.65, n. 48, tav. VIII, n. 48: variante B); Garlate (NOBILE1992, pp. 69-70, nn. 22.7, 22.9, tavv. 27-28, nn. 22.7,22.9: variante B); Lecco, Acquate (Carta Lecco 1994, pp.195, 358, scheda 213, fig. 128, n. 6: variante A); MarianoComense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 76,n. 38, tav. VII, n. 38: variante C); Molteno (Carta Lecco1994, pp. 224, 237, n. 1, p. 363, scheda 256, fig. 149, n. 1:variante B); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 66, tav.XXXIX, n. 6: variante B); Pognana Lario (NOBILE1992, p. 45, n. 7.1, tav. 6, n. 7.1: variante A); Pontelam-bro, Lezza (NOBILE 1992, p. 52, n. 12.10, tav. 11, n.12.10: variante A; p. 51, n. 12.5, tav. 10, n. 12.5, p. 52, n.12.9, tav. 11, n. 12.9: variante B); Valbrona (NOBILE1992, p. 62, n. 19.2, tav. 22, n. 19.2: variante A; pp. 62-63, n. 19.3, tav. 22, n. 19.3: variante B; p. 63, n. 19.7, tav.23, n. 19.7: variante D).CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 169, tav. III,nn. 1-2, 4: variante D; tav. III, nn. 3, 5: variante C; p.169, tav. IV, nn. 1-3: variante A; CORSANO 1990, p. 70,P157, tav. VI, n. 8: variante A; Calvatone romana 1997,pp. 124-125, tav. XIX, n. 13: variante C); Castelleone,Cassacapra (Riti e sepolture 1990, p. 48, p. 49, fig. 6:variante D); Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZA-MALLI 1995, pp. 12-13, 22, nn. 3-4, tav. II, nn. 1-2:variante D); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985,pp. 199-200, tav. I, n. 4: variante A; tav. I, nn. 7-8:variante B).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 154, cat. 57/5; Lacittà 1997, p. 188, c, p. 149, fig. 24 c, p. 192, b, p. 154, fig.29, b: variante D; p. 188, d, p. 149, fig. 24, d, p. 203, a, p.168, fig. 42, a: variante A); Milano, p.za S. Nazaro

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 157

(GAMBARÉ 1994-95, p. 141, tav. XXXVI, n. 82: varian-te A; p. 137, tav. XXXV, n. 80: variante D); Milano, S.Giovanni alle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 4: varianteD); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.215, tav. XCVIII, nn. 15, 17-19, tav. XCIX, nn. 4-6, pp.217-218, tav. XCIX, n. 9: variante A; tav. XCIX, nn. 7-8:variante B; tav. XCVIII, nn. 4-6, tav. XCIX, nn. 1-3:variante D); Milano, scavi Università degli Studi(SFREDDA 1998, p. 90, tav. I, n. 7: variante C); Pioltel-lo, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig. 151, St.51065 = Milano capitale 1990, pp. 284-285, scheda 4e.3a= Ad mensam 1994, tav. 3, n. 8: variante A).PV: Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p.53, p. 99, fig. 13, a: variante A).VA: Saronno, Favia (Prima di noi 1996, p. 121, tav.XXII, in alto: variante C); Varese, Rasa di Velate (inedi-ti, Musei Civici di Villa Mirabello, Varese: variante A).Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: si tratta della forma più tipica dell’etàtardoromana/altomedievale, che si rinviene sia in abita-to sia in contesti tombali, in dimensioni molto variabili.Nel Comasco sembrano maggiormente documentate leollette.C.D.P.

Forma: olla n. 78 (tav. LXXIII, nn. 4-6)Descrizione: orlo a tesa più o meno sviluppata, corpoovoide, fondo piano o convesso.Decorazione: scanalature orizzontali parallele sulcorpo (Brescia).Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.71, nn. 23-26, fig. 75); Ghisalba (SAPELLI 1981, fig. 6,nn. 1-5); Seriate (CERESA MORI 1980-81, tav. 1, b);Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, fig. 79, n. 11).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 102, tav. XVI, nn. 3, 7).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 94, cat. 24/2; Lacittà 1997, p. 191, f, p. 151, fig. 28, f); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 218, 220, tav. C, nn. 1-2,12-13); Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160,fig. 151, St. 48865 = Milano capitale 1990, pp. 284-286,scheda 4.6.3a).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 112, tav. XXXV,M6: attribuzione ipotetica).PV: Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI1987, p. 165, n. 206/19); Pavia, S. Michele Maggiore(Archeologia urbana 1995, p. 75, tav. II, nn. 19, 21-23,26); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p.53, p. 99, fig. 13, b).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 110-111, tav. 48, nn. 4-5, pp. 120-121, tav. 52, nn. 2, 4);Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, p. 329, tav. 7,prima fila in alto, primo da destra: attribuzione ipoteti-ca; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 11, 1).Cronologia: IV/VII sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: non sempre è possibile classificare que-sto genere di vasellame, perché, qualora rinvenuto inframmenti, può essere scambiato per pentole o tegami atesa. Inoltre la forma è molto variabile, con tesa più omeno sviluppata.C.D.P.

Forma: olla n. 79 (tav. LXXIV, nn. 1-3)Descrizione: orlo estroflesso, per lo più a sezione qua-drangolare, talvolta con incavo interno, corpo ovoide conspalla arrotondata più o meno pronunciata, fondo piano. Decorazione: sottili solcature parallele orizzontali(Monte Barro, CO, Milano).Attestazioni: BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996,pp. 110-114, tav. II, nn. 4-7).BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.118, tav. III, n. 6); Brescia, via Alberto Mario (Via Alber-to Mario 1988, p. 102, tav. XVI, n. 2); Rodengo Saiano(BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 45, tav. II, n.15, p. 47, tav. IV, n. 27).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp.189, 340, scheda 71, fig. 124, n. 4); Molteno (NOBILE1992, p. 58, n. 16.12, tav. 18, n. 16.12 = Carta Lecco1994, pp. 226, 238, n. 7, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 5;NOBILE 1992, p. 60, n. 16.28, tav. 20, n. 16.28 = CartaLecco 1994, pp. 227, 238, n. 2, p. 363, scheda 256, fig.153, n. 2); Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 66-68,tav. XXXIX, nn. 9, 11, 13, 15-16, tav. XL, nn. 1-2, 8-15).CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 200, tav.II, nn. 5-6: attribuzione ipotetica).MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 188, c, p. 149, fig.25, c); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 202, tav. 66, f); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 219, tav. C, nn. 8-9).PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, pp. 176, 186, tav. 6);Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, p. 53,fig. 13, c: attribuzione ipotetica); Pavia, S. Michele Mag-giore (Archeologia urbana 1995, p. 75, tav. II, nn. 18,24). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 114-115, tav. 50, nn. 6-7, pp. 412-413, tav. 119, n. 8); Castel-seprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, tav. 11, nn. 3, 7:attribuzione ipotetica; DEJANA 1978-79, tav. III;Castelseprio 1978-79, fig. 16, nn. 2, 5, 6, fig. 39, nn. 7-10,25, 27; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 13, n.4, fig. 14, nn. 1-2, fig. 15, n. 2); Oggiona con Santo Stefa-no (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, fig. 198, nn. 3-4= MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p. 11, nn. 3-4, p. 12,fig. 3).Cronologia: IV / inizi VII sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: questo gruppo è piuttosto diffuso; adesempio a Monte Barro (CO) esso è il più rappresentatoe il più articolato in varianti11.Alcuni esemplari, specie se frammentari, presentanoanalogie con le olle nn. 50 e 51.G.T.

Forma: olla n. 80 (tav. LXXIV, nn. 4-6)Descrizione: orlo estroflesso a sezione triangolare, tal-volta con incavo interno, corpo biconico con pareti piut-tosto svasate, fondo piano. Talvolta sono presenti anse.Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1993, p.71, n. 27, fig. 76).BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 47, tav. IV, n. 28).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 156, fig.258; Calvatone romana 1997, p. 123, tav. XIX, nn. 8-9);

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI158

11Anche le olle analoghe rinvenute nella grotta “Ciota Ciara”,in Valsesia, presentano diverse varianti (BRECCIAROLI

TABORELLI 1995, pp. 89-90, tav. XXIc, tav. XXII, nn. 2, 5-8,tav. XXIII, nn. 1-2).

Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XXIV,n. 53, tav. XXV, n. 54).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 207, tav. 67, a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 221, tav. C, n. 19).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 103, tav. XXX, M6:attribuzione ipotetica); Pegognaga (BOTTURA 1988,pp. 35-36, tav. VI, L7, pp. 84-85, tavv. XXII-XXIII, M3,M4, M5); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 112,tav. XXXV, M9); Suzzara, Ospedale Nuovo (“NotA-Lomb”, 1990, p. 97: attribuzione ipotetica).PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 170, tav. 13, nn.237-238: attribuzione ipotetica); Lomello, Villa Maria(BLAKE, MACCABRUNI 1987, p. 163, fig. 4, n. 206/29:attribuzione ipotetica); Pavia, S. Michele Maggiore(Archeologia urbana 1995, p. 74, tav. II, n. 17).Cronologia: fine IV/VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: si tratta di un’olla, talvolta chiamatapentola, presente frequentemente in contesti tardoanti-chi/altomedievali dell’Italia settentrionale e dell’Italiaadriatica12.C.D.P.

Forma: olla n. 81 (tav. LXXV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso con profilo triangolare,corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: linea ondulata incisa sulla spalla.Attestazioni: CR: Calvatone (inedito, Scavi Università degli Studi diMilano e di Pavia,1988-1991, in corso di studio).Cronologia: V/VII sec. d.C. (in base ai confronti13).Osservazioni: si tratta dell’ unica attestazione per oraconosciuta in Lombardia. Essa richiama olle presenti a Ravenna e ad Invillino-Ibligo14.C.D.P.

Forma: olla n. 82 (tav. LXXV, nn. 2-3)Descrizione: orlo leggermente estroflesso appiattitosuperiormente, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: sulla spalla in un caso scanalatura, in unaltro fasce orizzontali alternativamente ondulate e ret-tilinee, ottenute a pettine.Attestazioni: VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 119,tav. 51, n. 5, p. 194, tav. 67, n. 6, tav. 141, nn. 4-5, p. 327,tav. 97, n. 1, tav. 144, n. 1).Cronologia: V/VII sec. d.C. e forse oltre.Osservazioni: il diametro dell’orlo di queste olle ègeneralmente compreso tra i 18 e i 24 cm. Si distingueun’olla, un unicum per le dimensioni (diam. cm 47) e perla decorazione a fasce di linee orizzontali alternate alinee ondulate. È databile ad epoca altomedievale (ibi-dem, tav. 67, n. 6). Questa caratteristica sintassi orna-mentale, presente anche su altri frammenti recuperatiad Angera15, contraddistingue numerosi recipienti rin-

venuti in vari siti tardoantichi-altomedievali, in partico-lare nelle zone centrale e orientale dell’arco alpino16.G.T.

Forma: olletta n. 83 (tav. LXXV, n. 4)Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo ovoide, connervatura, fondo piano.Decorazione: linea incisa orizzontale sul corpo.Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (TREMEL 1967-69, p. 288, tav.6, n. 5 = Bergamo 1986, p. 130, fig. 127 = MEDICI, TOF-FETTI 1993, p. 72, n. 32, fig. 79).Cronologia: non precisabile.C.D.P.

Forma: olla n. 84 (tav. LXXV, n. 5)Descrizione: orlo ingrossato, superiormente appiatti-to, corpo globulare, prese plastiche.Decorazione: linee incise orizzontali parallele sulcorpo e tacche sulle prese.Attestazioni:CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, tav. XV, n. 18, tav. XVIII, n. 8).Cronologia: non precisabile.G.T.

Grandi recipienti

Forma: grande recipiente n. 1 (tav. LXXVI, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso a tesa, corpo troncoconico,fondo piano.Attestazioni:MI: Paderno Dugnano (NEGRONI CATACCHIO 1974,pp. 206-207, tav. IX, fig. 49 = TIZZONI 1984, p. 70, n. 1,tav. LXXX, a).Cronologia: I sec. a.C., più probabilmente secondametà.Osservazioni: un cattivo restauro impedisce osserva-zioni sulla fattura di questo pezzo asimmetrico, didimensioni notevoli (TIZZONI 1984, p. 70).G.T.

Forma: grande recipiente n. 2 (tav. LXXVI, n. 2)Descrizione: orlo indistinto obliquo, pareti appenabombate, verso il fondo sulla parete due fori circolari.Decorazione: profonde linee incise intersecantisi aspina di pesce.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.158-159, tav. LXV, n. 6). Cronologia: entro il I sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: grande recipiente n. 3 (tav. LXXVII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso più o meno arrotondato o

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 159

12 Cfr. per esempio Luni II 1977, p. 625, gruppo 39; MERCAN-DO 1979, p. 153, fig. 64, q-r, p. 200, fig. 117, c, p. 241, fig. 153, z(non datati); STAFFA 1991, p. 346, fig. 79, n. 212 (VII-VIII sec.d.C.); ARDIZZON, BORTOLETTO 1996, p. 51, tav. 2, n. 9. Cfr.anche DELLA PORTA, SFREDDA 1997, p. 147, tav. III.13 Vedi nota seguente.14 Rispettivamente, Ravenna e il porto di Classe 1983, p. 129,7.1 = I Goti 1994, p. 245, fig. III.148 = Tesoro nel pozzo 1994, p.90, fig. 56 (VI-VII sec. d.C.); BIERBRAUER 1990, p. 62, tav. II,n. 5 (V-VII sec. d.C.).

15Angera romana II 1995, pp. 191-192, tav. 68, n. 3.16 Per questo motivo decorativo si rimanda infra al capitolosulle ceramiche in età longobarda. Oltre ai confronti ivi citati siricordano i numerosi vasi rinvenuti nell’area danubiana, adesempio a Carnuntum, in contesti di IX-X sec. d.C. (GRÜNE-WALD 1979, tav. 90, n. 2, tav. 91, nn. 15-16, tav. 92, nn. 1, 7,tav. 93, nn. 4, 8, tav. 94, nn. 1-2, tav. 96, n. 9, tav. 97, n. 5, tav.98, n. 1). Per un’ampia panoramica su questa decorazione cfr.inoltre Luni II 1977, pp. 643-644.

appena sagomato, collo concavo, corpo ovoide, sulla spal-la due prese orizzontali (in un caso quattro), fondo piano. Decorazione: talvolta sulle prese tacche circolari, sullaspalla linee incise, in un caso una linea ondulata. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7,seconda fila, prima da sinistra); Arsago Seprio (FERRA-RESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 12, tav.XXIV, b); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 132-133, fig. 3).Cronologia: I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: questi recipienti sono rinvenuti entrosepolture come cinerari o come elementi di corredo. G.T.

Forma: grande recipiente n. 4 (tav. LXXVII, n. 2; tav.LXXVIII, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato arrotondato o a profilotriangolare, corpo situliforme, fondo piano.Decorazione: linee incise orizzontali, parallele e/oondulate, regolari o no.Attestazioni:CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 107, n. 1,tomba 63, tav. 3, n. 1, p. 119, n. 1, tav. 11, n. 1). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 105, cat. 25/16);Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 191, tav.L, n. 123); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1,p. 158, tav. LXV, n. 2).PV: Gravellona Lomellina (PERIN, RAMPA 1982, p. 69,tav. 6, n. 522, p. 74, gruppo 19: attribuzione ipotetica).Cronologia: I / primo ventennio II sec. d.C. (contesti).Osservazioni: a Mariano Comense (CO) e a Milano(necropoli) questi contenitori sono utilizzati come urnecinerarie.G.T.

Forma: grande recipiente n. 5 (tav. LXXVIII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso a tesa, corpo presumibil-mente cilindrico.Decorazione: a stampiglia con motivo a rosette a diecipetali disposte irregolarmente sulla superficie superioredell’orlo. Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 75-76, tav.XLVII, n. 3).Cronologia: fine V / metà VI sec. d.C.Osservazioni: la decorazione, frequente nella ceramicalongobarda, compare in questo caso su una morfologianon di tradizione barbarica.L’ esemplare è eseguito senza uso di tornio, ha un impastomediamente depurato e un notevole spessore delle pareti.G.T.

Pentole

Vengono riunite qui alcune forme, modellate con impa-sti adatti all’esposizione sul fuoco, che richiamano lemoderne pentole da cucina. Esse si distinguono dalleolle in genere per il corpo troncoconico o a calotta, men-tre si differenziano dai tegami per la maggiore profondi-tà della vasca.

Forma: pentola n. 1 (tav. LXXIX, n. 1)Descrizione: orlo a tesa molto sviluppata, orizzontale o

pendente, talvolta con gradino interno, pareti arroton-date, in un caso carenate. Attestazioni: VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 418,tav. 122, n. 7, tav. 123, n. 1).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questa pentola si ricollega a quelle atesa di origine italica, prodotte nella zona centro-sud tir-renica, largamente esportate e diffuse in area mediter-ranea, caratteristiche della prima età imperiale, maprodotte per molto tempo. Gli esemplari angeresi sem-brano ascrivibili a officine locali o regionali. G.T.

Forma: pentola n. 2 (tav. LXXIX, nn. 2-4)Descrizione: orlo estroflesso, vasca troncoconica confondo concavo, peducci conici.Dati epigrafici: graffiti LUCINA e ITALIA (Bergamo,via Arena).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, fig. 67, n. 26);Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 64-69, figg. 59-70); Carobbio degli Angeli, via Marconi 35(BOLLA 1979, pp. 36-37, n. 5); Carobbio degli Angeli,rinvenimento Celati (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p.56, scheda 153, fig. 17); Casazza (Carta Bergamo 1992,vol. 2.1, fig. 46; FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996,pp. 114-115, tav. III, nn. 1-2); Covo (cit. in SAPELLI1981, p. 164); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp.77-79, scheda 285); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 165-166, nn. 5, 7, fig. 5, nn. 5, 7); Levate (Levate 1993, p. 34).BS: Breno, necropoli (St. 64473, Cividate Camuno,Museo Archeologico Nazionale).CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,pp. 323-324, PV 12, fig. 23).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 124, tav.XIX, n. 10; inedito, Scavi Università degli Studi di Mila-no e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); PalazzoPignano (Palazzo Pignano 1985, p. 204, tav. VII, n. 2).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1992-93, pp. 251-252,fig. 5); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 336-337, tav. 92, g, i); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 198-199, tav. XCII, nn.1-7).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 244, n. 1, tomba 11, tav. XIX, n. 20); Torrevecchia Pia,campo Troselle (GALLI 1993, p. 50, p. 95, fig. 9, b).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. VII: attri-buzione ipotetica; Angera Romana II 1995, p. 420, tav.121, n. 3).Cronologia: LT D / età imperiale (contesti).Osservazioni: questa pentola viene talvolta chiamatapentola o terrina “peduncolata” (Carta Bergamo 1992,vol. 2.1, p. 138).Nonostante i numerosi rinvenimenti (editi e inediti) nonè ancora possibile elaborare una sequenza crono-tipologi-ca attendibile e controllata in base ai contesti di rinveni-mento. I sei tipi proposti dalla Toffetti (1994, pp. 64-69),basati principalmente sul maggiore o minore sviluppodella tesa, non sono confermati stratigraficamente.La pentola a tre piedi (tripus) è documentata in moltearee romanizzate, ma in Lombardia sembra avere unadiffusione molto ampia soltanto nel Bergama sco, dove sitrova in tutti gli ambiti cronologici (Carta Bergamo 1992,vol. 2.1, p. 138; MEDICI, TOFFETTI 1994, pp. 64-66).C.D.P.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI160

Forma: pentola n. 3 (tav. LXXIX, n. 5)Descrizione: orlo ingrossato e arrotondato con incavointerno, parete svasata arrotondata.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.193, tav. XC, nn. 1-3).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec. d.C.Osservazioni: presenta lo stesso impasto delle olle n.42 (vedi supra).N.S.

Forma: pentola n. 4 (tav. LXXIX, nn. 6-7)Descrizione: orlo a tesa, corpo globulare, prese oriz-zontali leggermente arcuate o rettangolari, più o menoinclinate verso il basso.Decorazione: in un esemplare costolatura sotto l’orlo esulla spalla solcature parallele orizzontali, in un altrosolcature parallele sulla tesa.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.192, tav. LXXXVIII, n. 5, p. 195, tav. XC, n. 7).Cronologia: entro la prima metà I sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: pentola n. 5 (tav. LXXX, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o appiattito,collo concavo, corpo globulare, con prese orizzontali adarco o a linguetta. Decorazione: sul corpo e sulle prese rotellatura di tac-che più o meno piccole, quadrate o ovali.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.190, tav. LXXXVII, nn. 9-10, p. 191, tav. LXXXVIII, nn.1, 3).Cronologia: età augustea / primi decenni I sec. d.C.(contesti).Osservazioni: per la sua decorazione questo gruppopuò essere ricondotto alla produzione locale di tradizio-ne tardoceltica (Scavi MM3 1991, ibidem).G.T.

Forma: pentola n. 6 (tav. LXXX, nn. 3-4)Descrizione: orlo estroflesso, con o senza incavo inter-no, vasca troncoconica, listello sporgente a profilo acuto,impostato sul corpo ad altezza variabile, fondo piano. Attestazioni: VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 109, n. 8, tomba 101, tav. XXXVI, e); Oggio-na con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, fig. 198, n. 2 = MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p.11, n. 2, p. 12, fig. 2).Cronologia: III/IV sec. d.C. (Oggiona con Santo Stefa-no, VA).Osservazioni: l’esemplare di Arsago Seprio (VA) hauno spessore notevole.G.T.

Forma: pentola n. 7 (tav. LXXX, n. 5)Descrizione: orlo a tesa orizzontale, corpo a pareti ret-tilinee o carenate, fondo piano o convesso.Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 66, n. 41);Bergamo, Rocca (Bergamo 1986, pp. 148-149, fig. 103, n.10); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.70, n.1, fig. 71; p. 71, n. 16, fig. 74: attribuzione ipotetica);Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 166, nn. 8-9, fig. 5, nn. 8-9).

BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123,n. 4: attribuzione ipotetica); Brescia, via Alberto Mario(Via Alberto Mario 1988, p. 89, nn. 49-50, tav. X, nn. 2,4-5, tav. XII, n. 4, tav. XVI, n. 1); Manerba del Garda,Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, pp. 282-283, gruppo 2a, fig. 29).CO: Erba (NOBILE 1992, p. 53, n. 13.5, tav. 12, n. 13.5);Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI1987, p. 76, n. 36, tav. VII, n. 36, p. 81, n. 85, tav. IX, n.85); Molteno (NOBILE 1992, p. 57, n. 16.3, tav. 16, n.16.3 = Carta Lecco 1994, pp. 224, 237, n. 2, p. 363, sche-da 256, fig. 150, n. 7).MI: Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA,GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 14, tav. 4, n. 14:attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3. 1, p. 222, tav. CI, n. 3).MN: San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 112, tav.XXXV, M6: attribuzione ipotetica).PV: Vigevano, La Morsella (SELLER, VIETTI 1985, pp.233, 236, tav. 6, nn. 45, 48: attribuzione ipotetica); Zeme(MOCHI, PERNICH 1987-88, p. 132, tav. 1, n. 13).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 130-131, tav. 54, nn. 1-4, pp. 418-419, tav. 123, n. 2); SestoCalende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 78, tav. L, Sc.0449, Sc. 0124: attribuzione ipotetica).Cronologia: III/VI sec. d.C. (contesti); ad Erba (CO) ter-minus post quem una moneta del 195/197 d.C.Osservazioni: sono stati qui raggruppati alcuni reci-pienti dalla forma poco omogenea, che però presentanocome costante la tesa orizzontale. Anche i diametri diqueste pentole sono molto variabili e possono raggiun-gere i 40-45 cm.Questa pentola si distingue dai tegami con orlo a tesaprincipalmente per la maggior profondità della vasca.C.D.P.

Forma: pentola n. 8 (tav. LXXXI, n. 1)Descrizione: orlo a tesa, internamente sporgente, cor-done a metà circa della profonda vasca troncoconica,fondo convesso.Attestazioni:MI: Pioltello, Seggiano (“NotALomb”, 1985, p. 160, fig.151, St. 48868 = Milano capitale 1990, p. 284, scheda4e.3a). Cronologia: IV sec. d.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: pentola n. 9 (tav. LXXXI, nn. 2-5)Descrizione: orlo indistinto o a tesa, pareti ad andamen-to quasi verticale, listello più o meno breve sulla parete.Decorazione: talvolta, al di sotto del listello, una o piùlinee incise parallele orizzontali; in un caso costolaturasulla tesa (Monte Barro, CO). Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVI,n. 5).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.222, tav. CI, n. 4, p. 231, tav. CVI, nn. 6-7).PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 172, n. 3, p. 180,tav. 11, nn. 3-4, p. 165, n. 170, tav. 12, n. 170: attribu-zione ipotetica); Gravellona Lomellina (PERIN,RAMPA 1982, p. 69, tav. 6, n. 909, pp. 74-75, gruppo 19;attribuzione ipotetica).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 162-163, tav. 62, nn. 6-8); Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 39, n. 31).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 161

Cronologia: IV / inizi VII sec. d.C. e forse oltre (contesti).Osservazioni: la frammentarietà dei rinvenimentirende difficile la classificazione e l’ individuazione dellafunzione precisa di questo recipiente, nonché la sua ade-guata denominazione. Infatti, in base all’impasto, allafattura e alle tracce di combustione, due dei tre esem-plari milanesi sono classificati come coperchi, l’altrocome pentola (Scavi MM3 1991, ibidem).Anche per i recipienti di Monte Barro (CO) e di Angera(VA) non si può escludere un loro uso sul fuoco17.Infine va notato come entro un ambito ristretto di pezzivi sia una relativa varietà.G.T.

Forma: pentola n. 10 (tav. LXXXI, nn. 6-7)Descrizione: orlo a tesa squadrata o arrotondata, corpoa calotta, fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.114, tav. I, n. 6).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 236, tav. 76, n: attribuzione ipotetica); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 229, tav. CV,nn. 21-22).Cronologia: fine V/VI sec. d.C. e forse oltre (Milano,scavi MM3).Osservazioni: questi esemplari sono stati qui classifica-ti come pentole, invece che come coperchi, per la mancan-za di presa e per l’impasto adatto all’impiego su fuoco.G.T.

Forma: pentola n. 11 (tav. LXXXI, n. 8)Descrizione: orlo a tesa superiormente incavata, vascacon carena più o meno accentuata.Decorazione: piccole tacche sull’orlo all’interno e all’esterno.Attestazioni:BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 47, tav. III, n. 20).PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 99,tav. I, n. 13; tav. I, n. 14: attribuzione ipotetica).Cronologia: età tardoantica-altomedievale.G.T.

Forma: pentola n. 12 (tav. LXXXII, n. 1)Descrizione: orlo verticale, appiattito superiormente,con incavo interno, corpo globulare, prese a mezzaluna ea bastoncello, fondo a calotta. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.192, tav. LXXXVIII, n. 6).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questo esemplare ha la superficie ester-na accuratamente lisciata a stecca con effetto semiluci-do. Lo si ritiene di produzione locale in base ai risultatidelle analisi mineralogiche (Scavi MM3 1991, ibidem).G.T.

Forma: pentola n. 13 (tav. LXXXII, n. 2)Descrizione: orlo ingrossato superiormente appiattito,vasca emisferica, prese orizzontali a bastoncello.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 234, n. 4, tav. 76, a).Cronologia: non precisabile.G.T.

Tegami

Forma: tegame n. 1 (tav. LXXXIII, nn. 1-8)Descrizione: orlo indistinto o appena ingrossato, tal-volta assottigliato, vasca troncoconica o a pareti legger-mente bombate, fondo piano, di rado piede a disco. Sidistinguono cinque varianti:A) orlo con scanalatura superiore;B) vasca con pareti quasi diritte;C) vasca con pareti molto svasate;D) orlo sottolineato esternamente da una solcatura,vasca con pareti molto svasate;E) orlo internamente a profilo obliquo.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.97, n. 22: variante B, attribuzione ipotetica); Bergamo,via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p. 51, n. 31, fig.38: variante A, attribuzione ipotetica); Curno (CartaBergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: varianteB, attribuzione ipotetica).BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.113, tav. I, n. 3: variante E); Manerba del Garda (CAR-VER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 279, fig. 27: varianteB; pp. 279-281, fig. 28, n. F45: variante E); Salò, Lugone(SIMONI 1972, p. 49, n. 8, tav. I, n. 6: variante B; p. 63, n.1, tav. II, n. 18, p. 71, n. 1, tav. II, n. 21: variante C; SIMO-NI, LANDO 1982-84, p. 42, n. 14, tav. XII, T. 150/4:variante C; p. 51, n. 1, tav. XIV, T. 160/1: variante D; p. 51,n. 2, tav. XV, T. 160/2, p. 57, n. 6, tav. XX, T. 165/6: varian-te E; MASSA 1997, scheda n. 16, tomba 77: variante B;scheda n. 17, tomba 79, scheda n. 21, tomba 36, scheda n.25, tomba 11, scheda n. 52, tomba 150: variante C; schedan. 64, tomba 160: variante D; scheda n. 57, tomba 165,scheda n. 69, tomba 84, scheda 70, tomba 87: variante E).CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, pp. 183-184,tav. I, n. 6; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, fig. 234:variante B; Calvatone romana 1997, pp. 122-123, tav.XIX, n. 5: variante E); Cremona, p.za Marconi (MAR-CHI 1991-92, tav. L, n. 144: variante A; tav. XLIX, nn.142-143: variante D). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 292,n. 255, tav. LXXVII: variante A; p. 166, n. 111, tav.XLVIII: variante D, attribuzione ipotetica); Milano, p.zaS. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 199, tav. LII, n. 127:variante A); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 196, tav. XCI, nn. 1-3: variante A; p. 197, tav.XCI, n. 9: variante C).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI162

17 Vari recipienti analoghi sono stati rinvenuti in Piemonte, adesempio nella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia (BRECCIARO-LI TABORELLI 1995, pp. 97-98, 106, tavv. XXId, XXVI, nn. 5-6), nel castrum di Belmonte (TO) (PANTÒ 1996, p. 105, fig. 8,n. 4) e nell’ isola di S. Giulio d’Orta (NO) (ibidem, p. 112, fig. 13,n. 12; per altri esempi piemontesi, ibidem, p. 105, nota 20, p.112). Se conservati in porzioni maggiori, gli esemplari piemon-

tesi risultano simili ad ollette o bicchieri. Alcuni di questi reci-pienti presentano caratteristiche tali da indurre ad ipotizzareche essi imitino la pietra ollare (PANTÒ 1996, ibidem); peraltri si è supposto un impiego come contenitori da dispensa(BRECCIAROLI TABORELLI 1995, ibidem). I pezzi piemonte-si sembrano concentrati tra VI e VII sec. d.C.

MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 74, L1: variante A; p.78, tav. XXI, M1, M2: variante C, attribuzione ipoteti-ca); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 37, tav. VII, M6:variante A, attribuzione ipotetica).PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 62,tav. 5, n. 44: variante D); Garlasco, Madonna delle Boz-zole (VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 41, tomba 11, tav.IV, n. 12, p. 44, tomba 16, tav. V, nn. 2, 6: variante C);Vigevano, S. Vittore (PANSECCHI et alii 1987-88, p.142, tav. 5, n. 11).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,pp. 220-221, tav. 8, n. 5 = Angera romana I 1985, p. 116,n. 4, tav. 32, n. 3: variante B; LAVIZZARI PEDRAZZINI1980, pp. 220-221, tav. 7, nn. 9, 11, tav. 8, nn. 2, 6:variante C; Angera romana I 1985, p. 90, n. 8, tav. 26, n.16, p. 95, n. 6, tav. 27, n. 19, p. 113, n. 18, tav. 73, n. 7, p.215, n. 8, tav. 49, n. 10: variante C); Angera, abitato(Angera romana II 1995, pp. 136-137, tav. 55, n. 2:variante B; tav. 55, n. 3: variante C; tav. 55, n. 1: varian-te D, attribuzione ipotetica); Arsago Seprio (FERRARE-SI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 81, n. 6, tomba 17,tav. XXXI, f, p. 94, n. 2, tomba 60, tav. XXXIV, e, p. 152,n. 5, tomba 14, tav. L, g, p. 152, n. 8, tav. LI, f, p. 153, n.5, tomba 18, tav. LIV, d: variante C; p. 79, n. 6, tomba10, tav. XXIX, i: variante D; pp. 64-65, 151, n. 8, tomba11, tav. XLVIII, b: variante E); Gallarate, p.za Ponti(SIRONI 1952, pp. 14-16, nn. 13-15: variante C; TIZZO-NI 1981, p. 14, tav. 9, f-g: variante A); Gallarate, territo-rio (inedito; Gallarate, Museo della Società di StudiPatri: variante C); Uboldo, cascina Malpaga (Prima dinoi 1996, pp. 111-112, n. 3, tav. XX, n. 3: variante D);Varese, Bettole (inediti; Varese, Musei Civici di VillaMirabello: variante D).Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. (variante A); I sec.a.C. / II sec. d.C. (variante B); età augustea / IV sec. d.C.(variante C); III sec. d.C. (variante D: Arsago Seprio, VA,con moneta di Giulia Maesa, 218/222 d.C.); ultimo quar-to I/II sec. d.C. (variante E: Arsago Seprio, VA); IV/VIsec. d.C. (variante E: alcuni contesti del Bresciano).Osservazioni: la semplicità di questa forma e le suecaratteristiche che sembrano rimanere costanti neltempo creano varie difficoltà per una sua seriazione cro-nologica.I tegami della variante A vengono talvolta definiti ad“orlo bifido”, perché caratterizzati dalla presenza di unascanalatura sull’orlo, forse per il coperchio. Dalla docu-mentazione disponibile non è possibile stabilire se tra itegami lombardi di questa variante ci sia qualcheimportazione dall’area tirrenica.Le varianti A e B sembrano circoscritte alla prima etáimperiale, le varianti C e D continuano senza notevolicambiamenti fino all’etá tardoantica, la variante E pre-senta una cronologia non omogenea.L’esemplare della variante E di Arsago Seprio (VA) erautilizzato come cinerario.G.T.

Forma: tegame n. 2 (tav. LXXXIII, n. 9)Descrizione: orlo ingrossato a profilo triangolare arro-tondato, leggermente introflesso, vasca carenata.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.198, tav. XCI, n. 13). Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (con-testo).G.T.

Forma: tegame n. 3 (tav. LXXXIII, n. 10)Descrizione: orlo distinto, arrotondato, pareti diritte,due prese a mezzaluna presso il fondo, fondo concavo.Decorazione: prese decorate da impressioni formantiun motivo a finta treccia (Milano).Attestazioni:BG: Bergamo, via S. Alessandro (Bergamo 1986, p. 161,fig. 167); Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 3 = CartaBergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.197, tav. XCI, n. 10).Cronologia: età augustea (Bergamo: contesti tombali);fine I sec. d.C. (Milano).C.D.P.

Forma: tegame n. 4 (tav. LXXXIV, nn. 1-2)Descrizione: orlo arrotondato indistinto, grande vascatroncoconica più o meno sviluppata in altezza, due presea linguetta presso la base, fondo piano. Attestazioni: BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 92, tav. XII, n. 5); Idro, Castel Antico (BROGIOLO1980, p. 194, fig. 7); Nave (Sub ascia 1987, pp. 205-206,tav. 37, nn. 1-4); Manerba del Garda, Rocca (inedito, cit.in BROGIOLO 1980, p. 194: attribuzione ipotetica);Soiano del Lago (inedito, cit. in BROGIOLO 1980, p.194: attribuzione ipotetica).Cronologia: età tiberiana / età claudia (Nave, BS).Osservazioni: questo tegame sembra attestato soltan-to in territorio bresciano. Purtroppo non è possibilegiungere ad una sicura definizione cronologica, perchègli unici rinvenimenti datati sono quelli della necropolidi Nave (BS).Le grandi dimensioni inducono a non escludere per que-sti manufatti in ceramica da fuoco, oltre ad un impiegocome tegami, un utilizzo sia come bracieri per il riscal-damento degli ambienti sia come catini-coperchio.C.D.P.

Forma: tegame n. 5 (tav. LXXXIV, nn. 3-6)Descrizione: orlo introflesso, vasca troncoconica sva-sata, fondo piano. Presenta tre varianti:A) orlo piú o meno assottigliato;B) orlo introflesso a profilo triangolare, attacco orlo-parete a spigolo;C) orlo ingrossato arrotondato.Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.50, nn. 19-21, fig. 33: variante A; p. 50, nn. 1-18, figg. 31-32: variante C).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, nn. 5-6:variante C); Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO1990, p. 113, tav. I, n. 1: variante C; Milano capitale1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 1: variante C; GIAN-FRANCESCHI, LUCCHESI RAGNI 1993, p. 79, n. 9:variante A); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 92, nn. 1A- 1B, tav. XII, nn. 1-2: varian-te C); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA 1987, p.134, tav. IV, n. 1: variante C); Gavardo, Brea (“NotA-Lomb”, 1988-89, pp. 207-208, figg. 182-183: variante C);Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195, n. 2:variante C); Padenghe sul Garda, S. Cassiano (BAZZO-LI, VEZZOLA 1972, p. 22, n. 3: variante C); Salò, Lugo-ne (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 42, tav. XII, T. 150/8,p. 57, n. 6, tav. XX, T. 165/6: variante A; p. 20, n. 1, tav.IV, T. 124/1, p. 39, tav. XI, T.149/1 = MASSA 1997,

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 163

scheda n. 24, tomba 149: variante C; MASSA 1997,scheda n. 54, tomba 19, scheda n. 55, tomba 98, schedan. 60, tomba 41, scheda n. 64, tomba 160, scheda 71,tomba 89: variante A; scheda n. 39, tomba 93, scheda n.46, tomba 91, scheda n. 57, tomba 165, scheda 68,tomba 63: variante C); Sirmione (BROGIOLO,LUSUARDI, SESINO 1989, p. 50, forma 4a, tav. I, nn.9-10: variante A); Villachiara (Riti e sepolture 1990, p.46, n. 2: variante C); Vobarno (SIMONI 1971, pp. 22-23,fig. 5: variante A). CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 182, tav. I, n.5: variante A; p. 182, tav. I, n. 4: variante C; Bedriacum1996, vol. 1.2, p. 156, fig. 256: variante A; Calvatoneromana 1997, p. 122, tav. XIX, nn. 2-3: variante A; tav.XIX, n. 7: variante B; inedito, scavi Università degliStudi di Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio:variante C); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92,tav. L, n. 145: variante A).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 100, fig. 23, primo adestra: variante C, attribuzione ipotetica); Legnano (?)(Guida 1984, p. 28, St. 10489: variante A); Legnano,Costa per S. Giorgio (inedito; Legnano, Museo CivicoGuido Sutermeister: variante B); Legnano, via Novara(Guida 1984, p. 29, St. 27542 = VOLONTÉ R. 1988-89, p.238, n. 1, tav. 136: variante B; VOLONTÉ R. 1988-89, p.133, n. 3, tav. 64, p. 158, n. 1, tav. 79, pp. 235-236, n. 2,tav. 133, p. 244, n. 2, tav. 142: variante A; p. 236, n. 3, tav.134, p. 244, n. 1, tav. 141: variante B); Legnano, via Pie-tro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 17, 30, n. 6: variante A);Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p. 198, tav.LII, n. 126: variante A, attribuzione ipotetica); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 197, tav. XCI,n. 12: variante A, attribuzione ipotetica; p. 224, tav. CII,nn. 3-4: variante C).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 102, tav. XXX, M1:variante A); Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 37, tav.VII, M7, p. 93, tav. XXVI, M1, M2, M5: variante A; p. 85,tav. XXIII, M8, pp. 93, tav. XXVI, M3, M4: variante C);Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996,pp. 231-232, n. 28, fig. 27, n. 28: variante A); San Bene-detto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav. XXXIV, M4:variante C); Suzzara, Ospedale Nuovo (“NotALomb”,1990, p. 97: attribuzione ipotetica).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 36, tomba 5, tav. III, n. 3: varianteA); Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 100,tav. II, n. 20: variante A, attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 77, n.9, tav. 23, n. 17, p. 99, n. 9, tav. 28, n. 8, p. 105, n. 6, tav.29, n. 11, p. 110, n. 9, tav. 31, n. 8, p. 130, n. 4, tav. 37, n.7, p. 134, n. 4, tav. 38, n. 7, p. 143, n. 6, tav. 41, n. 12, p.311, n. 10, tav. 70, n. 6: variante A; p. 163, n. 14, tav. 43,n. 2, p. 168, n. 10, tav. 44, n. 5: variante C); Angera, abi-tato (BATTAGLIA 1982, tav. II, n. 1, tav. XXXII, n. 1:variante A; Angera romana II 1995, p. 330, tav. 98, n. 8:variante B; pp. 137-138, tav. 55, nn. 4-6, p. 330, pp. 422-423, tav. 121, n. 5: variante C); Arsago Seprio (FERRA-RESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 77, nn. 2-3,tomba 1, tav. XXIX, b, c, p. 80, n. 9, tav. XXX, b, p. 80, n.2, tomba 14, tav. XXXI, b, p. 88, n. 4, tomba 44, tav.XXVII, a, p. 153, n. 4, tomba 16, tav. LII, b: variante A;p. 81, n. 7, tomba 17, tav. XXXI, h, p. 82, n. 4, tomba 20,tav. XXVII, c, p. 148, n. 2, tomba 2, tav. XLII, c, p. 148,

nn. 3-4, tomba 3, tav. XLII, e, g, p. 149, n. 4, tomba 5,tav. XLIII, e, p. 152, n. 5, tomba 13, tav. L, a, p. 153, nn.4-5, tomba 17, tav. LIII, c, d, p. 154, n. 3, tomba 19, tav.LIV, e, p. 154, n. 7, tomba 21, tav. LV, c: variante B; p.84, n. 1, tomba 27, tav. XXVII, b, p. 154, n. 4, tomba 19,tav. LIV, g: variante C); Cantello, Ligurno (inedito;Musei Civici di Villa Mirabello, Varese: variante A);Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp. 134, 136, tav.IV, primo in alto: variante A; pp. 132, 134, 136, tavv. III-IV: variante B); Castellanza, Bressanella (SUTERMEI-STER 1928, p. 50, fig. 33, in basso, primo e secondo dadestra: variante B, attribuzione ipotetica); Gallarate(BERTOLONE 1931, p. 31, fig. 6, al centro: variante B);Gallarate, Cà di Ass (BERTOLONE 1931, p. 28, fig. 3,secondo, terzo e quarto da sinistra: variante B); Galla-rate, territorio (inedito; Gallarate, Museo della Societàdi Studi Patri: variante C); Gallarate, via Baraggia (ine-dito; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri:variante B); Gallarate, via Milano (DEJANA,MASTORGIO 1970a, pp. 110-111, n. 1: variante A,attribuzione ipotetica); Gerenzano, fornace Clerici(Prima di noi 1996, p. 88, n. 20, tav. X, n. 20: varianteC); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI1969b, fig. a p. 231, nn. 3, 5, p. 238: variante A; DEJA-NA, MASTORGIO, TURRI 1970, p. 21, p. 22, n. 1:variante A; DEJANA, MASTORGIO 1970b, pp. 177-178, nn. 2-3, p. 179, nn. 2-3: variante B); Sesto Calende,via Bellaria (“NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55746:variante A); Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi1996, p. 111, nn. 1-2, tav. XX, nn. 1-2: variante A; p. 101,n. 3, tav. XIII, n. 3, p. 112, n. 4, tav. XX, n. 4: variante C);Varese, Bettole (inediti; Musei Civici di Villa Mirabello,Varese: varianti A e C); Vergiate (BERTOLONE 1949-50, p. 76, fig. 7, n. 6: variante B).Cronologia: I/V sec.d.C. (contesti tombali); fine II/IVsec. d.C. (variante B); III/VI sec. d.C. (Brescia, Calvato-ne, CR, Milano).Osservazioni: si tratta di una forma molto comune chetrova ampi confronti al di fuori del territorio lombar-do18. Talvolta questi manufatti vengono definiti ancheciotole19, ma il diametro, la ridotta altezza e il fondopiano, oltre all’ impasto grossolano, suggeriscono di con-siderarli tegami.La variante B è prevalentemente circoscritta ad un’areaben precisa del comprensorio Verbano-Ticino, l’altoMilanese e il Varesotto, dove essa è assai frequente.Così ad Arsago Seprio (VA) il tegame della variante B,con un’altezza variabile delle pareti, è un elemento tipi-co dei corredi di III sec. d.C.; un esemplare ha due forisotto l’orlo.Nella variante C sono stati inclusi esemplari con vascabassa e altri con vasca profonda, perché la maggioreparte dei rinvenimenti è frammentaria e quindi è diffi-cile operare una suddivisione. Per questo stesso motivoe per mancanza di contesti stratigrafici sicuri, non è pos-sibile confermare l’ipotesi che l’altezza aumenti in epocapiù tarda (Angera romana II 1995, pp. 137-138). C.D.P.

Forma: tegame n. 6 (tav. LXXXIV, n. 7)Descrizione: orlo ingrossato, superiormente piano einternamente sporgente, vasca troncoconica con rigon-fiamento circa a metà, fondo piano.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI164

18 Cfr. ad esempio Luni II 1977, gruppo 27.19 Lavazza e Vitali (Ad mensam 1994, p. 46) propongono un uti-

lizzo come piatti individuali per la mensa, utilizzati anchecome tegami.

Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 222, tav. 8, n. 8 = Angera romana I 1985, p. 166, n. 11,tav. 43, n. 8).Cronologia: età antonino-severiana (contesto tomba-le).Osservazioni: questo tegame trova un confronto preci-so in un esemplare del Canton Ticino, ascritto al III/IVsec. d.C.20.G.T.

Forma: tegame n. 7 (tav. LXXXIV, nn. 8-9)Descrizione: orlo arrotondato, leggermente introfles-so, percorso esternamente da una scanalatura e talvoltaappena modanato, vasca troncoconica arrotondata,fondo piano. Decorazione: scanalature e linee incise parallele oriz-zontali.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.223, tav. CI, nn. 7-9). Cronologia: IV/V sec. d.C. (contesti).G.T.

Forma: tegame n. 8 (tav. LXXXV, nn. 1-2)Descrizione: orlo a tesa orizzontale, bassa vasca tron-coconica poco svasata, fondo piano o leggermente conca-vo. Presenta due varianti:A) tesa poco sviluppata;B) tesa ampia e sviluppata.Attestazioni: BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994,pp. 50-51, nn. 22-27, figg. 34-35: variante A); Casazza(FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p. 114, tav. II,nn. 8-9: variante B); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 165,fig. 5, n. 1: variante A; fig. 5, nn. 2-3: variante B); Seria-te (CERESA MORI 1980-81, p. 166, n. 3, tav. 2, c:variante A).BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, nn. 13-14: variante A);Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47,fig. 73: variante B); Brescia, S. Giulia (Milano capitale1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 2: variante A; MASSA,PORTULANO 1990, tav. I, n. 2: variante B); Brescia, viaAlberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 92, tav. XII,nn. 3-4: variante A); Desenzano (Desenzano I 1994, p.169, tav. VI, n. 2: variante B).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 137-138, fig. 31:variante A; Calvatone romana 1991, p. 182, tav. I, nn. 2-3: variante A; tav. I, n. 1: variante B); Cremona, p.zaMarconi (MARCHI 1991-92, tav. L, n. 146: variante A);Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI 1995,pp. 15, 26, tav. VI, n. 9: variante A).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 59, p. 70, fig. 8: varian-te A, attribuzione ipotetica); Milano, p.za Missori (TRA-VERSO 1994-95, p. 165, n. 110, tav. XLVII, n. 2: varian-te B); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 235, tav. 76, h: variante B, attribuzione ipoteti-ca); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.224, tav. CI, nn. 12-15, tav. CII, nn. 1-2: variante A).PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.60, fig. 43, nn. 1, 2, 4: variante A, attribuzione ipotetica).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 87, n. 2, tomba 43, tav. XXVII, d: variante B).

Cronologia: fine I/V sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questo tegame richiama morfologica-mente le pentole con orlo a tesa (n. 7), dalle quali sidistingue per il diametro maggiore e la minore profondi-tà. Sembra più numeroso in età tardoromana.C.D.P.

Forma: tegame n. 9 (tav. LXXXV, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, vasca care-nata con pareti appena concave, fondo piano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.224, tav. CII, n. 6).Cronologia: seconda metà IV / inizi V sec. d.C. (conte-sto).Osservazioni: questo tegame è caratterizzato da unimpasto depurato e da una certa accuratezza d’esecuzio-ne (ad esempio la superficie esterna è lucidata); non siesclude la presenza di peduncoli di sostegno (Scavi MM31991, p. 224).G.T.

Forma: tegame n. 10 (tav. LXXXV, n. 4)Descrizione: orlo a tesa talvolta pendente, vasca tron-coconica, fondo piano. Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.227, tav. CII, nn. 8-10). Cronologia: fine IV/V sec.d.C. (contesto).G.T.

Forma: tegame n. 11 (tav. LXXXV, n. 5)Descrizione: orlo indistinto o leggermente introflesso,prese orizzontali impostate appena sotto l’orlo, vascatroncoconica, fondo piano o concavo. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, tav. I,n. 8; Angera romana I 1985, p. 313, n. 9, tav. 70, n. 12);Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XV, n. 37);Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI1987, p. 84, n. 3, tomba 29, tav. XXVII, e).Cronologia: come terminus post quemmoneta di Traia-no (?) (Angera, VA); III/IV sec.d.C. (Arsago Seprio, VA).G.T.

Forma: tegame n. 12 (tav. LXXXV, n. 6)Descrizione: orlo a tesa, internamente sporgente,superiormente arrotondato e segnato da doppia scana-latura, due (?) prese orizzontali che proseguono in unacordonatura orizzontale, corpo troncoconico, fondopiano. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.225, tav. CII, n. 12; nn. 13-14: attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà V/VI sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: tegame n. 13 (tav. LXXXV, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamentee appiattito superiormente, vasca troncoconica, fondopiano, una presa posta sulla parete.Decorazione: tacche superiormente sull’orlo.Attestazioni:

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 165

20 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 225, Min. C.1.

PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 53, tav. IV, n. 19). Cronologia: non precisabile.N.S.

Coperchi e ciotole -operchio

Si è ritenuto opportuno considerare insieme le cio-tole-coperchio e i coperchi, in quanto è difficiledistinguere le due forme quando si rinvengonoframmentarie. Benché il termine tradizionale di ciotole-coperchioindichi una loro possibile duplice funzione dicopertura e di contenitore, resta incerto il lororeale utilizzo.

Forma: ciotola-coperchio n. 1 (tav. LXXXVI, nn. 1-4)Descrizione: vasca troncoconica. Presenta tre varianti:A) orlo indistinto, presa/piede ad anello;B) orlo indistinto, presa/piede a disco;C) orlo estroflesso, presa/piede ad anello.Decorazione: talvolta a tacche e a finta treccia sull’orlo e sulla presa; talvolta sul corpo fasce perpendicola-ri di incisioni triangolari o motivo a linee incise a petti-ne in senso verticale, ad alveare o a spina di pesce e a zigzag, bugne o tacche.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.97, n. 4); Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79,scheda 285: variante A).BS: Borno, necropoli (Valle Camonica romana 1986, p.98, n. 9, tav. XXXVIII, fig. 1); Brescia, Capitolium (cit. inCarta Brescia 1996, vol. II, p. 62); Brescia, Collegio Arici(cit. in Carta Brescia 1996, vol. II, p. 62); Brescia, Palaz-zo Martinengo (Carta Brescia 1996, vol. II, pp. 62, 67,fig. 35, n. 4); Brescia, S. Giulia (cit. in Carta Brescia1996, vol. II, p. 62); Gavardo, S. Martino (BOCCHIO,SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VII, nn. 68, 70); Nave(Sub ascia 1987, p. 202, tav. 34, n. 3: variante A); Reme-dello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 17, tomba VII,tav. VIII, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 38, n. 2, tav. 30, e:variante A).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 153-155, figg. 34-36; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, figg. 236-244:varianti A e B; Calvatone romana 1997, p. 120, tav.XVIII, n. 4; inediti, Scavi Università degli Studi diMilano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: varian-ti A e B).MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 191-192, n. 138, tav. LVIII, n. 138); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, pp. 170-171, n. 99, tav. XLII:variante C); Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria allaPorta 1986, pp. 223-225, tav. 71, g-z); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 202, tav. XCIV, nn.1-7, pp. 206-207, tav. XCV.b, n. 1: variante A; p. 202, tav.XCIV, nn. 8-9, 11: variante B; p. 202, tav. XCIV, n. 10:variante C; p. 203, tav. XCIV, n. 12).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXIV,g, p. 77, tav. LXXXV, b: variante A); Gambolò, Belcreda(VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 205, tomba 3, tav. II,n. 7); Garlasco (ARSLAN 1970-73, p. 477, fig. 3); Garla-sco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 41, tav. 11, n. 2, pp.55-56, tav. 21, n. 2, p. 141, tav. 73, n. 2: variante A; p. 98,tav. 50, n. 1, p. 105, tav. 54, n. 2, p. 132, tav. 66, n.1, p.

168, tav. 85, n.1: variante B); Garlasco, Madonna delleBozzole (ARSLAN 1971, pp. 62-63, fig. 2, nn. 2-8, pp. 67,70, fig. 3, nn. 2-3, pp. 75-76, fig. 5, n. 1; VANNACCILUNAZZI 1980, p. 232, tav. I, nn. 8-10; VANNACCILUNAZZI 1982c, pp. 752-753, tav. III, n. 5, p. 755, tav.IV, n. 5: variante A; p. 750, tav. III, n. 2, tav. IV, n. 4:variante B); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA1979, pp. 33-34, tomba XVI, fig. 20, n. 1, p. 37, tombaXIX, fig. 24, n. 3, pp. 41-43, tomba XXII, fig. 28, n.1, p.61, fig. 44, n. 3, p. 62, fig. 46, n. 1, p. 64, fig. 48, nn. 2-3);Torre d’Isola (ARSLAN 1970-73, p. 480, fig. 4: varianteB); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1978a, p. 104, n. 285).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 294-295, nn. 3, 5-6, tav. 88, nn. 3, 5-6: variante A o B); Gola-secca (TIZZONI 1984, p. 85, n. 1, tav. XCIII, b: varianteA o B); Marnate (inedita; Gallarate, Museo della Societàdi Studi Patri).Cronologia: LT C2 / età augustea (contesti).Osservazioni: generalmente queste ciotole-coperchiosono modellate a mano con impasto grossolano, caratte-ristiche che le distinguono dai successivi coperchi di etàromana con analoga morfologia. Dagli scavi della MM3 di Milano (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 202) sembra che le varianti A e B abbiano valorecronologico: infatti la variante B apparirerebbe legger-mente più tardi rispetto alla A (intorno alla metà del Isec. a.C.). Tale osservazione non è per ora confermata daaltri dati (a Calvatone, CR, le varianti A e B sono sem-pre associate in ogni contesto). Entrambe le varianticontinuano fino all’età augustea.C.D.P.

Forma: ciotola-coperchio n. 2 (tav. LXXXVI, n. 5)Descrizione: orlo leggermente rientrante, vasca aparete bombata, presa/piede ad anello.Decorazione: impressioni su tutta la parete o incisionicruciformi (Garlasco, PV); tacche sull’orlo (Angera, VA).Attestazioni:BG: Curno (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79,scheda 285); Levate (Levate 1993, p. 31, tombe 9 e 20);Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, pp. 22-23, nn. 6-8,tav. 13, h, i, l).BS: Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 45, tav. VII, n. 69).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 154, figg.245-246; Calvatone romana 1997, p. 120, tav. XVIII, n. 5;inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e di Pavia,1988-1991, in corso di studio); Piadena, Latteria Sociale(inedito; Piadena, Civico Museo Archeologico Platina).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.203, tav. XCIV, nn. 16-17); Nosate (TIZZONI 1984, p.65, n. 13, tav. LXVII, m).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 130,n. 3, tav. CXVI, n. 2; MELLEY 1992-93, p. 39, tav. 10, n.1, p. 45, tav. 13, n. 1, pp. 49-50, tav. 17, n. 1, pp. 73-74,tav. 33, n.1, pp. 77-78, tav. 35, n. 2, p. 86, tav. 40, n. 2, p.93, tav. 46, n. 3, p. 102, tav. 53, n. 2, pp. 108-109, tav. 55,n. 4, p. 112, tav. 56, n. 3, pp. 136-137, tav. 69, nn. 2-3, p.141, tav. 73, n. 1, p. 159, tav. 80, nn. 1-2, pp. 162-163,tav. 82, n. 4); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARS-LAN 1971, pp. 63, 65, fig. 2, nn. 1, 13-18, pp. 67, 70, fig.3, n. 15); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav.XVIII, n. 9). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 294, n.1, tav. 88, n. 1).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI166

Cronologia: LT C2 / età augustea (contesti).Osservazioni: salvo rare eccezioni, queste ciotole-coper-chio sono modellate a mano con impasto grossolano,caratteristica che le distingue dalle contemporanee cioto-le/coppe n. 1, sempre modellate al tornio e ben depurate.C.D.P.

Forma: coperchio n. 3 (tav. LXXXVI, nn. 6-8)Descrizione: orlo indistinto, con dente ad incastro,corpo a calotta o troncoconico, presa a disco o troncoco-nica, internamente cava. Le varianti sono:A) dente di incastro introflesso, orlo curvato verso ilbasso, che continua la curvatura della parete;B) dente di incastro introflesso, orlo rialzato versol’esterno;C) dente di incastro diritto, orlo rialzato a tesa orizzon-tale verso l’esterno.Decorazione: bande orizzontali bianche (Somma Lom-bardo, VA) o rosse (Milano).Dati epigrafici: lettere graffite sulla parete esterna(Somma Lombardo (VA). Attestazioni:CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 55, nn. 40-41, tav.IV, nn. 1-2: variante C); Como, Casate (NEGRONICATACCHIO 1974, p. 193, tav. V, figg. 27-28: varianti Be C). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig.161: variante A).MI: Magenta, Pontevecchio (inedito, Museo di Legnano;cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 194: attribuzio-ne ipotetica); Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, tav.X, n. 3: attribuzione ipotetica); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 145, tav. LVII, n. 25:variante A; tav. LVII, nn. 26-27: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 333,tav. 101, nn. 1, 2-3: variante B); Somma Lombardo(BERTOLONE 1960a, p. 113, fig. 16, n. 5, tav. XXIII, n.21; Somma Lombardo 1985, p. 41, nn. 5, 21, 30: varian-te B; SIMONE 1985-86, p. 102, b, tomba 2, tav. I, b:variante A).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: questo coperchio rientra nel repertoriotardoceltico. Trova, infatti, notevoli affinità tecnologi-che con le ciotole/coppe tardoceltiche n. 1, per la coper-tura delle quali questo coperchio con il dente ad incastrosembra specialmente adatto. Con le suddetteciotole/coppe ha in comune l’impasto depurato e la tec-nica di lavorazione adottata (in particolare la rifinituradelle superficie che conferisce alle pareti un aspettoliscio e lucido).N.S.

Forma: coperchio n. 4 (tav. LXXXVII, nn. 1-3)Descrizione: orlo indistinto, corpo a calotta o troncoco-nico, presa a bottone cava internamente o troncoconica.Descrizione: talvolta costolature.Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 3); Bre-scia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 126, n. 6);Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 50, n. 7,fig. 7); Brescia, via Zima (Ceramiche Brescia 1988, p. 34,n. 50a, p. 87, tav. XIII). CO: Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHET-TI 1987, p. 77, n. 52, tav. VIII, n. 52).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143, figg.193-194); Castelleone (inedito, Raccolta presso la Biblio-

teca Civica); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92,tav. XLI, nn. 113-114, tav. XLIV, nn. 122-124); Cremo-na, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 111, n. 108 (541),tav. LXII, n. 109 (540), tav. LXIII).MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 29,31, n. 20); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95,pp. 173-175, nn. 115, 117, tavv. XLIX-L, p. 176, n. 118,tav. LI, n. 2, pp. 188-189, n. 134, tav. LVII); Milano,p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp. 174-175, tav.XLIV, nn. 107-108, pp. 178-179, tav. XLVI, n. 115);Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986,pp. 219-221, tav. 70, b, f, r-y, ab, ac, tav. 71, d-e); Mila-no, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPEL-LI, ROVIDA 1993, p. 108, n. 26, tav. 6, n. 26: attribu-zione ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, pp. 204-209, 211, 227, tav. XCVa, nn. 4-6, 11,17, tav. XCVb, nn. 3, 7-9, 11-13, 17, tav. XCVIb, nn. 8,13-16, tav. CIV, n. 2).PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.124, tomba 7, tav. VI, n. 10); Rivanazzano, Barborina(BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 15).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 149,tav. 58, nn. 4-5: attribuzione ipotetica); Sesto Calende,via Bellaria (“NotALomb”, 1987, p. 76, fig. 69, St. 55716-55716/1).Cronologia: I sec. a.C. / inizi II sec. d.C. (Calvatone,CR, Milano).Osservazioni: sono stati riuniti in questo grupponumerosi frammenti dei quali non è possibile stabilirela forma completa: perciò si è scelto di non suddividerein varianti i pochi esemplari interi.Questo coperchio ha impasti diversi, sia mediamentedepurati che ricchi di quarzo. Alcuni esemplari sonopiuttosto piccoli.Qualche coperchio (Milano, Dorno, PV) ha la superficieesterna resa ondulata da costolature più o meno accen-tuate.N.S.

Forma: coperchio n. 5 (tav. LXXXVII, n. 4)Descrizione: orlo distinto rialzato, vasca troncoconica.Decorazione: in un caso puntini impressi a spina dipesce (Milano).Attestazioni: BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12,n. 2).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig.196; Calvatone romana 1997, p. 113, tav. XVI, n. 1); Cre-mona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XLIV, n.125).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.205-208, 210, tav. XCVa, nn. 8-10, 20, tav. XCVb, nn. 10,18, tav. XCVIb, nn. 7, 10-12).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 149,tav. 58, n. 7).Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: questo coperchio ha un impasto media-mente depurato o in qualche caso arrichito con quarzo.Le pareti hanno uno spessore sottile.La documentazione disponibile non permette di associa-re con sicurezza a questa forma nessuna presa. C.D.P.

Forma: coperchio n. 6 (tav. LXXXVII, n. 5)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, presaa bottone arrotondata, irregolare.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 167

Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 136-137, ad, tav. XIV, ad).Cronologia: fine I sec. a.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: coperchio n. 7 (tav. LXXXVII, n. 6)Descrizione: orlo ingrossato esternamente, arrotonda-to, vasca emisferica.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig.197).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.206, tav. XCVa, n. 19).Cronologia: età augustea / fine I sec. d.C. (Calvatone, CR).Osservazioni: questo coperchio è caratterizzato da unimpasto mediamente depurato e da una cottura in atmo-sfera ossidante. È una forma attestata in Italia centrosettentrionaledall’età cesariana fino al II sec. d.C.21.N.S.

Forma: ciotola-coperchio n. 8 (tav. LXXXVII, n. 7)Descrizione: orlo indistinto, introflesso, più o menoingrossato e arrotondato, vasca emisferica, piede/presaa disco.Decorazione: cordoni in rilievo segmentati da trattiparalleli obliqui (Castellanza, VA).Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 94, tav. XIII, n. 7: attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 227, tav. 11, n. 3, tav. 16, nn. 1, 2, 4 = Angera romanaI 1985, p. 112, nn. 14-15, tav. 73, nn. 2-3, pp. 205-206, n.2, tav. 47, n. 7, p. 222, n. 34, tav. 76, n. 9); Castellanza(SUTERMEISTER 1952b, pp. 11-12: attribuzione ipote-tica); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp.70-71, tav. XLIV, Sc. 0512, Sc. 0501: attribuzione ipote-tica). Cronologia: prima metà I sec. d.C. (Angera, VA).Osservazioni: la forma richiama sia le ciotole-coper-chio tardoceltiche n. 2 sia le ciotole-coperchio n. 19,databili al III/VI sec. d.C.G.T.

Forma: ciotola-coperchio n. 9 (tav. LXXXVII, nn. 8-9)Descrizione: orlo a fascia, corpo troncoconico,presa/piede a disco. Presenta due varianti: A) orlo diritto; B) orlo leggermente inclinato verso l’interno. Decorazione: sottili scanalature sull’orlo (Angera, VA).Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,pp. 227- 228, tav. 16, n. 5 = Angera romana I 1985, p.222, n. 35, tav. 76, n. 8: variante A); Arsago Seprio (FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 135, n. 14,tomba 197, tav. XXVIII, a: variante B).Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (Arsago Seprio,VA); età claudio-neroniana (?) (Angera, VA, contestoincerto).G.T.

Forma: ciotola-coperchio n. 10 (tav. LXXXVII, n. 10;tav. LXXXVIII, n. 1)

Descrizione: orlo internamente ingrossato a profilosquadrato o arrotondato, corpo troncoconico, presa adisco. Presenta due varianti: A) orlo esternamente indistinto dalla parete; B) orlo esternamente distinto dalla parete.Attestazioni:BS: Carpenedolo, campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206, fig. 180: variante B, attribuzione ipotetica).CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 60, n. 28,tav. III, n. 28: variante B).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.208, tav. XCVb, n. 21: variante B). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54,tav. 2, n. 16: variante B); Rivanazzano, Barborina(BUSINARO et alii 1997, p. 166, tav. 4, n. 16: attribu-zione ipotetica).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 227, tav. 16, n. 3 = Angera romana I 1985, pp. 105-106, n. 1, tav. 30, n. 1: variante A); Angera, abitato(Angera romana II 1995, pp. 148-149, tav. 58, nn. 2-3:variante A; pp. 188-189, tav. 67, nn. 4-5: attribuzioneipotetica). Cronologia: età claudio-neroniana (Angera, VA: conte-sto tombale); dopo la metà I sec. d.C. (Milano).Osservazioni: queste ciotole-coperchio si rinvengonosia in tombe che in abitato. G.T.

Forma: coperchio n. 11 (tav. LXXXVIII, nn. 2-4) Descrizione: orlo distinto arrotondato o appuntito,separato internamente e esternamente dalla vasca daun gradino, vasca troncoconica, presa a disco, talvoltaincavata esternamente.Attestazioni:CO: Mariano Comense (SAPELLI 1980, pp. 97-98, n. 1,tomba 98, tav. 5, n. 1); Mariano Comense, Fontanone(BUTTI RONCHETTI 1987, pp. 81, 84, tav. IX, n. 90,tav. XI, n. 108); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI1986, p. 128, n. 46, tav. VII, n. 46).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 219, n. 1, tav. 70, a); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 208, tav. XCVb, n. 19).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 133, n. 2, tomba 190, tav. XXVIII, b); Jeragocon Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969b, fig.a p. 231, n. 4, p. 238); Sesto Calende, via Bellaria(ROZZI 1986-87, p. 74, tav. XLVIII, Sc. 0046: attribuzio-ne ipotetica).Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti).Osservazioni: è attestato in necropoli e in abitato.G.T.

Forma: ciotola-coperchio n. 12 (tav. LXXXVIII, nn. 5-7)Descrizione: orlo a tesa, corpo a calotta o troncoconico,presa/piede ad anello. Sono state definite due varianti:A) orlo piano con depressione centrale;B) orlo piano spesso internamente sporgente.Decorazione: talvolta sull’orlo unghiate, sul corpolinee ondulate.Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 67, nn. 15,21, 40: attribuzione ipotetica); Bergamo, biblioteca A.Maj (“NotALomb”, 1985, fig. 98, n. 9); Bergamo, Rocca(Bergamo 1986, pp. 148-149, fig. 103, n. 7); Bergamo, via

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI168

21 Si veda in Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 148, nota 178.

Arena (TREMEL 1967-69, p. 286, tav. III, n. 8 = MEDI-CI, TOFFETTI 1994, pp. 74-75, figg. 80-86, nn. 12-44);Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996, p.116, tav. IV, n. 2: variante A; tav. IV, nn. 5, 8: varianteB); Covo (inedito, cit. in SAPELLI 1981, p. 165, nota 29:attribuzione ipotetica); Curno (Carta Bergamo 1992,vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285: attribuzione ipotetica);Ghisalba (SAPELLI 1981, fig. 11, nn. 1-2); Isso (“NotA-Lomb”, 1984, fig. 74); Levate (Levate 1993, p. 31, tomba24); Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, p. 82, fig. 6).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 4:variante A); Adro (Adro, p. 20, tav. VI, n. 7); Borgo SanGiacomo (Insediamenti romani 1996, p. 47, fig. 74:variante A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188,fig. 126, n. 3: variante A; n. 2: variante B); Brescia, colleCidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12, n. 1: variante B);Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p. 114,tav. I, n. 5: variante B); Brescia, via Alberto Mario (ViaAlberto Mario 1988, p. 89, gruppo 4, tav. IX, n. 9: varian-te A; tav. IX, nn. 7-8, 10-11: variante B; p. 94, tav. XIII,n. 5); Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, gruppo 2D,tav. V, n. 7: variante A; tav. V, n. 6: variante B); Nave(Sub ascia 1987, p. 202, tav. 34, nn. 1-2: variante A);Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986,p. 42, tav. 1, n. 7: variante A).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 160, B14, tav. 4, B14: variante B); MarianoComense, Fontanone (BUTTI RONCHETTI 1987, p. 81,n. 89, tav. IX, n. 89: variante A; p. 74, n. 24, tav. VI, n.24, p. 79, n. 64, tav. VIII, n. 64, p. 80, n. 72, tav. IX, n. 72:variante B); Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 70-71,tav. XLII, nn. 6, 13-16, tav. XLIII, nn. 2-3: variante B).CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 148-150, cat. 33:variante B; PAOLUCCI 1987-88, pp. 143-144, nn. 100,101: variante A; Calvatone romana 1991, p. 128, n. 15,tav. VIII, n. 4: variante A; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p.145, figg. 205-206: varianti A, B; Calvatone romana1997, p. 115, tav. XVI, nn. 6-8: variante A); Cremona,p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. XLV, n. 129:variante A); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p.201, gruppo 14, tav. IV, n. 5: variante A).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.208, tav. XCVb, n. 20: variante A).MN: Cavriana, S. Cassiano (inedito, Museo Archeologi-co dell’Alto Mantovano); Pegognaga (BOTTURA 1988,p. 35, tav. VI, L3); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 232, nn. 29-30, fig. 28, nn. 29-30:variante A; p. 234, n. 31, fig. 28, n. 31: variante B).PV: Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana1995, p. 74, tav. II, n. 16).Cronologia: età tiberiana / VI sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: si tratta di un gruppo bene attestato,soprattutto nella Lombardia nord-orientale. In genereesso presenta un impasto depurato.A Calvatone (CR) e a Cavriana (MN) l’impasto, ricco dimica e di colore rosso-bruno, risulta analogo a quello deirecipienti ad orlo decorato ivi documentati (cfr. infrarecipienti ad orlo decorato n. 2). A Brescia un esemplarepresenta un piede/presa a disco di notevole diametro(Via Alberto Mario 1988, tav. XIII, n. 5), ma è stato quiinserito per le sue caratteristiche conformi al gruppo.N.S.

Forma: ciotola-coperchio n. 13 (tav. LXXXVIII, n. 8)Descrizione: orlo a sezione quadrangolare, vasca acalotta, piede/presa ad anello sagomata.

Decorazione: modanature sull’orlo e sulla vasca.Attestazioni:BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996,p. 116, tav. IV, n. 1).Cronologia: V sec. d.C. (?).N.S.

Forma: coperchio n. 14 (tav. LXXXIX, nn. 1-3)Descrizione: orlo a tesa, corpo troncoconico, presa/piede cilindrica o a disco. Si distinguono due varianti: A) tesa orizzontale più o meno sviluppata, a profilo arro-tondato o squadrato, talvolta internamente scanalata; B) tesa obliqua esternamente arrotondata, attacco allaparete interna a spigolo o arrotondato.Decorazione: tre registri di linee incise, oblique, paral-lele e fitte sul corpo (Milano, p.za S. Nazaro).Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XXI, n. 2:variante A); Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188,fig. 126, n. 4: variante A); Brescia, necropoli (BEZZIMARTINI 1987, pp. 31-32, n. 4, fig. 3: variante A).CO: Mariano Comense, Fontanone (BUTTI RONCHET-TI 1987, p. 72, n. 3, tav. V, n. 3, p. 75, n. 34, p. 76, n. 42,tav. VII, nn. 34, 42: variante A); Montorfano, Linghiro-ne (BIANCHI 1982, p. 28: variante A). CR: Calvatone (inedito, Scavi Università degli Studi diMilano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cre-mona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav. LI, nn. 147-148); Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 201,gruppo 13, tav. IV, n. 4: variante A).MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 13,26, n. 4: variante A); Lodi Vecchio, Cascina S. Lorenzo(BUSINARO, RIZZI 1995, p. 261, tav. 2, n. 10); Milano,necropoli (BOLLA 1988, p. 88, cat. 23/103, p. 105, cat.25/17: variante A; p. 88, cat. 23/106, p. 95, cat. 24/16, p.98, cat. 24/40, p. 104, cat. 25/7: variante B); Milano, p.zaMissori (TRAVERSO 1994-95, p. 187, nn. 132-133, tav.LVI, nn. 1-2: variante A; pp. 178, 180-182, nn. 119-120,nn. 122-124, 127, tav. LII, LIII, nn. 1-3, tav. LIV, nn. 1-2: variante B); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ1994-95, pp. 176-178, tav. XLV-XLVI, nn. 110-113:variante A; p. 178, tav. XLVI, n. 114: variante B); Mila-no, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp.219, 222, tav. 70, d, tav. 71, a-b: variante A); Milano, S.Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROPPELLI,ROVIDA 1993, p. 108, n. 27, tav. 6, n. 27: variante B);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 206-210, p. 227, tav. XCVb, nn. 1, 14-15, tav. XCVIa, nn. 4, 6-9, 13-15, 17, tav. XCVIb, n. 9, tav. CIV, nn. 3-5: varianteA; pp. 205-206, tav. XCVa, nn. 9, 13-16: variante B).MN: Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 234, n. 32, fig. 28, n. 32: attribuzione ipotetica).PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 100,tav. II, n. 19: variante A, attribuzione ipotetica).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 333,tav. 100, nn. 7-8: varianti A e B); Castelseprio (BRO-GIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, fig. 15, n. 3: varianteA); Gallarate (DEJANA, MASTORGIO, TURRI 1969a,pp. 226-227, nn. 2, 4; attribuzione ipotetica).Cronologia: I/VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: data la sua semplicità morfologica, leattestazioni di questo coperchio si scaglionano lungo unampio arco cronologico. A Milano, ad esempio, né la mor-fologia, né l’osservazione degli impasti permette di diffe-renziare gli esemplari presenti in contesti di I sec. d.C.da quelli tardoromani/altomedievali.

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In base alle somiglianze morfologiche con gli altri esem-plari, è stato qui inserito un pezzo di Montorfano (CO)(tav. LXXXIX, n. 2), che presenta una ampia e bassapresa, perché esso copriva un’urna cineraria.G.T.

Forma: coperchio n. 15 (tav. LXXXIX, n. 4)Descrizione: orlo indistinto, vasca a calotta, presatroncoconica.Attestazioni:VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 16, n. 35). Cronologia: età tardoromana/altomedievale.G.T.

Forma: coperchio n. 16 (tav. LXXXIX, n. 5)Descrizione: orlo distinto ingrossato, arrotondato osquadrato, vasca troncoconica con pareti più o menoarrotondate, presa troncoconica.Attestazioni: BS: Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, tav. V, n. 4).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.230, tav. CV, nn. 13-17).VA: Oggiona con Santo Stefano (“NotALomb”, 1988-89,pp. 226-227, fig. 198, n. 6 = MARIOTTI, MASTORGIO1990, p. 11, n. 6, p. 13, fig. 6).Cronologia: età tardoromana (Oggiona con Santo Ste-fano, VA); metà V/VI sec. d.C. (contesti milanesi).Osservazioni: i coperchi di Milano sono di fatturagrossolana, ma con orlo e superficie esterna spessolucidati. G.T.

Forma: coperchio n. 17 (tav. LXXXIX, nn. 6-7)Descrizione: orlo fortemente inclinato verso l’interno,a profilo quadrangolare, sull’orlo un incavo esterno più omeno profondo, vasca troncoconica, con pareti svasate.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.97, n. 24).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.228, tav. CIV, n. 17).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 147-148, tav. 58, n. 1).Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera,VA); fine IV / inizi V sec. d.C. (Milano).G.T.

Forma: coperchio n. 18 (tav. XC, n. 1)Descrizione: orlo obliquo con uncino interno e tesaesterna, vasca troncoconica, presa ad anello.Attestazioni: BG: Covo (SAPELLI 1981, p. 165, nota 29: attribuzioneipotetica); Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 170-171, nn.44-54, fig. 10, nn. 1-11).BS: Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159,scheda 2b.6f, n. 4).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.230, tav. CV, n. 15).VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 37, n. 31:attribuzione ipotetica).Cronologia: IV/VI sec. d.C. (contesti).C.D.P.

Forma: ciotola-coperchio n. 19 (tav. XC, nn. 2-3)Descrizione: orlo più o meno introflesso e assottigliato,corpo troncoconico con pareti ad andamento curvilineo,presa/piede a disco.Decorazione: talvolta una linea incisa orizzontalesotto l’orlo (Angera, VA).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (Milano capitale 1990, p. 159,scheda 2b.6f, n. 3).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, pp.189, 340, scheda 71, fig. 124, n. 7); Monte Barro (MonteBarro 1991, p. 75, tav. XLVI, n. 8: attribuzione ipoteti-ca).MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 210,n. 156, p. 216, n. 167, tav. LXII, nn. 1-2, pp. 216-217, n.168, tav. LXIII, n. 1); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBA-RÉ 1994-95, p. 184, tav. XLVII, n. 116); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 227-228, tav. CIV,nn. 6-13); Milano, scavi Università degli Studi (SFRED-DA 1998, p. 90, tav. I, n. 4). PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, p. 173, tav. 13, n. 159:attribuzione ipotetica).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIX, n. 15:attribuzione ipotetica; GRASSI 1988, p. 208, tav. XII, n.1; Angera romana II 1995, pp. 144-146, tav. 57, nn. 1-7,p. 332, tav. 99, nn. 6-7, tav. 100, nn. 1-3, p. 424, tav. 123,n. 4; p. 187, tav. 66, nn. 8-11: attribuzione ipotetica).Cronologia: fine IV/VI sec. d.C. (Milano); secondoquarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA). Osservazioni: a Milano, scavi MM3, è stato possibiledistinguere frammenti di queste ciotole-coperchio daanaloghi frammenti pertinenti alle ciotole-coperchio n.2 (vd. supra) in base alle differenze di impasto e di trat-tamento della superficie (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.228).In genere queste ciotole-coperchio hanno impasto gros-solano e i diametri degli orli subiscono notevoli variazio-ni. A Milano e ad Angera (VA) alcuni esemplari presen-tano l’impasto depurato ingubbiato e la superficie ester-na rifinita e lucidata con una spatola o panno22. G.T.

Forma: coperchio n. 20 (tav. XC, n. 4)Descrizione: orlo diritto a fascia sagomata, estremitàassottigliata e arrotondata, vasca troncoconica. Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLIII, n.5).PV: Vigevano, S. Vittore (PANSECCHI et alii 1987-88,p. 144, tav. 5, n. 18).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 150,tav. 58, n. 8, p. 333, tav. 100, n. 6).Cronologia: V/VI sec. d.C. (contesti e confronti).Osservazioni: è stato supposto che questo coperchio,dall’impasto depurato, sia un tentativo di imitazione dellaterra sigillata chiara, forma Hayes 88 (Angera romana II1995, p. 150, tipo 11). La superficie esterna di questi coper-chi è spesso ondulata e la parete è molto sottile.Esemplari coevi ai lombardi e analoghi, talvolta ancheper l’impasto depurato, si trovano nella grotta “CiotaCiara”, in Valsesia e nell’isola di S. Giulio d’Orta (NO)23.G.T.

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22 Si nota una varietà di impasti anche negli esemplari analo-ghi rinvenuti a Torino, in strati probabimente databili alla fineVI / inizi VII sec. d.C.: PANTÒ 1996, p. 96, fig. 4, nn. 1-5.

23 Rispettivamente, BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp.92-93, tav. XXIV, nn. 1-5; PANTÒ 1996, p. 111, fig. 13, n. 2.

Forma: coperchio n. 21 (tav. XC, nn. 5-7)Descrizione: orlo a breve tesa orizzontale o inclinata, asezione quadrangolare con profilo netto o arrotondato,talvolta assottigliato, corpo a calotta, presa troncoconicaad anello o incavata.Decorazione: talvolta tacche poco profonde e regolarisull’orlo o fitte incisioni a pettine sotto l’orlo (MonteBarro, CO); in un caso tacche impresse (Milano).Attestazioni:BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996,p. 116, tav. IV, n. 6).BS: Adro (Adro, p. 20, tav. VI, n. 9); Brescia, S. Giulia(S.G.’87 Y2, US 3322, US 3180/1623, tipo 5N, US3291/1657, tipo 5Q, US 3288/1619, tipo 5C; cit. in MonteBarro 1991, pp. 70-71: attribuzione ipotetica).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 69-71, tav.XLI, nn. 15-21, tav. XLII, nn. 1-5, 7-12).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.229, tav. CV, nn. 4-9, 12).Cronologia: V/VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: a Monte Barro (CO) questo è il coper-chio più numeroso e il più articolato morfologicamen-te. Esso presenta notevole variabilità nelle dimensio-ni. Alcuni esemplari di Monte Barro, di Milano e anchedi Brescia (cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 229)hanno sulla superficie esterna gocce di vetrina, forsedovute alla vicinanza durante la cottura con recipientiinvetriati.G.T.

Forma: coperchio n. 22 (tav. XCI, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, profonda vasca troncoco-nica con pareti arrotondate, presa cilindrica.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 89, nn. 35-36, tav. IX, nn. 5-6).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLII, n. 17).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.231, tav. CVI, nn. 10-11).VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 40, n. 6);Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, pp. 72-73,tav. XLVI, Sc. 0504, Sc. 0568; “NotALomb”, 1987, p. 76,fig. 69, St. 55749).Cronologia: fine V/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: spesso questi coperchi presentano fittelinee della foggiatura a tornio.G.T.

Forma: coperchietto n. 23 (tav. XCI, nn. 2-4)Descrizione: alto orlo diritto, listello, corpo conico,presa cilindrica, internamente concava.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.119, tav. II, n. 5); Brescia, via Alberto Mario (Via Alber-to Mario 1988, p. 103, gruppo 2, tav. XVI, nn. 5-6).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 71, tav. XLIII, n. 6).

VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 37, n. 19,fig. 58, n. 15: attribuzione ipotetica).Cronologia: V / metà VI sec. d.C.; un esemplare diCastelseprio (VA) viene da uno strato tardoromano. G.T.

Forma: coperchietto n. 24 (tav. XCI, nn. 5-6)Descrizione: alto orlo diritto, listello, bassa vasca tron-coconica, fondo piano.Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 71-72, tav.XLIII, nn. 7-8).Cronologia: fine V / metà VI sec. d.C.G.T.

Forma: ciotola-coperchio n. 25 (tav. XCI, n. 7)Descrizione: orlo obliquo, ingrossato internamente,vasca troncoconica, presa/piede ad anello.Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.74, fig. 80, n. 12).Cronologia: non precisabile.C.D.P.

Grandi recipienti con listello sulla parete e catini-coperchio

I grandi recipienti con listello sulla parete e i cati-ni-coperchio sono stati riuniti in unico capitoloperché le ipotesi sulle loro funzioni, avanzate daivari autori, non sempre concordano tra di loro. Si sono incluse nei grandi recipienti con listellotutte quelle forme di cui si presume la funzione dicontenitori per acqua o comunque se ne escludel’uso su fuoco, per vari motivi, dal tipo di listelloall’impasto.Si sono raggruppati sotto il termine di “catino-coperchio”24 recipienti di cui non è sempre precisa-bile la funzione tra il catino e il coperchio e che per-ciò vengono pubblicati ora come catini ora comecoperchi. In questa sede si è preferito presentarequesti manufatti capovolti come coperchi, in basead un criterio di omogeneità e al loro uso polifun-zionale.I catini-coperchio nn. 9-13 costituiscono delle forme-guida per l’età tardoantica e altomedievale in Italiasettentrionale. Però la forma si trova, in area pada-na, da epoca preromana (I sec. a.C.: n. 1) a quellabassomedievale25. Si tratta infatti di quel recipien-te, noto come testum o clibanus, presente dal II sec.a.C. Le fonti antiche ne descrivono la funzione per lacottura al forno di cibi, dal pane alla carne; un’aper-tura alla sommità o fori nelle pareti servivano perregolare il calore26. Analogamente le caratteristichemorfologiche e soprattutto tecniche di vari catini-

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24 Non vi è omogeneità nella terminologia: si è qui adottata ladefinizione di “catino-coperchio”, usata ad esempio in BROGIO-LO, GELICHI 1986, Monte Barro 1991, Angera II 1995 e nonquella di bacini (o bacili) a listello, utilizzata in BROGIOLO,LUSUARDI SIENA 1980 e Palazzo Pignano 1985. È stato sotto-lineato che la denominazione di “catino-coperchio” può risultarefuorviante, poiché si riuniscono in tale categoria anche recipientinon utilizzati per cuocere; perciò è stato proposto di adottare iltermine di forni/fornetti-coperchio (Ad mensam 1994, pp. 43-46).25 Per un’analisi di questi recipienti e della loro area di diffusio-

ne, BROGIOLO, GELICHI 1986, pp. 295-296, 300-315; BRO-GIOLO, GELICHI 1996, pp. 223-224, 226 e i vari contributi inLe ceramiche altomedievali (fine VI-X secolo) in Italia settentrio-nale: produzione e commerci. 6° seminario sul tardoantico el’altomedievo in Italia centrosettentrionale. Monte Barro-Gal-biate (Lecco), 21-22 aprile 1995, a cura di G.P. BROGIOLO, S.GELICHI, Mantova 1996; BROGIOLO, GELICHI 1997, p. 140.26 Cfr. CUBBERLEY 1995, ove anche un’analisi delle fonti let-terarie e dell’evidenza linguistica nel campo semantico del“cuocere al forno”.

coperchio lombardi (ad esempio lo spessore ridottodelle pareti, le superfici interne e esterne anneritenon uniformemente o in alcuni casi l’impasto riccodi additivi smagranti) ne suggeriscono l’uso comegrossi coperchi per coprire cenere o cibo, o come for-netti portatili per la cottura del pane27. Tuttavia la funzione dei catini-coperchio non sem-bra univoca perché le caratteristiche tecnologichesono varie e rari sono i catini-coperchio intera-mente ricostruibili. Per esempio si è ipotizzato che gli esemplari diCastelseprio (VA), privi di tracce di fuoco e con lepareti spesso lisciate, servissero come recipientida tavola collettivi, con un fondo convesso conspessore sottile; in tal caso il listello sarebbe fun-zionale al loro appoggio su un disco di sostegno28.

Forma: catino-coperchio n. 1 (tav. XCII, n. 1)Descrizione: orlo obliquo, ondulato, vasca troncoconi-ca, fondo piano con fori di sfiato.Decorazione: a finta treccia sull’orlo.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.201, tav. XCIII, n. 10). Cronologia: I sec. a.C.Osservazioni: questo recipiente è ricondotto (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 201) alla produzione locale prero-mana per l’impasto e per la lavorazione grossolana. Ilpezzo, ricostruito da frammenti, presenta un’ inclinazio-ne diversa delle pareti verso il fondo: ció induce a sup-porre la presenza di prese o di un listello (ibidem).G.T.

Forma: catino-coperchio n. 2 (tav. XCII, n. 2)Descrizione: orlo sporgente all’esterno e all’interno,con la superficie superiore incavata, pareti arrotondate,presa/piede ad anello.Decorazione: in un caso ditate impresse sull’ orlo.Attestazioni:BS: Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, tav. VI, n. 1). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.201, tav. XCIII, n. 13). Cronologia: età augustea / prima metà I sec. d.C. (con-testi milanesi).G.T.

Forma: grande recipiente con listello n. 3 (tav. XCII, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato a mandorla, profonda vascaemisferica, sulla parete, impostato verso il fondo del vaso,uno spesso e lungo listello, con un incavo inferiormente.Attestazioni :CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 145, fig.204).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti).Osservazioni: questo recipiente è documentato in con-testi abitativi, in Italia centro-meridionale, tra la secon-da metà del I sec. a.C. e il II sec. d.C.29.Il listello, piuttosto spesso e sviluppato in lunghezza,

differenzia questo manufatto dai catini-coperchio diepoca tardoantica/altomedievale ed è possibile servisseper appoggiare il recipiente ad un sostegno, ad esempioun treppiede. È probabile che questo esemplare, perl’impasto mediamente depurato, fosse impiegato comebacile per contenere liquidi.N.S.

Forma: grande recipiente con listello n. 4 (tav. XCII, n. 4)Descrizione: orlo a mandorla, corpo troncoconico,listello appena sopra il fondo, fondo piano.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 139,tav. 40, n. 2).Cronologia: metà I sec. d.C.Osservazioni: il recipiente era posto a copertura diun’urna utilizzata per l’inumazione di un bambino. G.T.

Forma: grande recipiente con listello n. 5 (tav. XCIII, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato su entrambe le superfici,con leggero incavo nel centro, sottolineato esternamenteda una solcatura, parete curvilinea, con leggera carenaverso il fondo, sulla parete listello corto e rettilineo.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 46, tomba 22, tav. VI, n. 6).Cronologia: II/III sec. d.C.Osservazioni: questo esemplare presenta un impastogrossolano. Esso costituisce un raro esempio di granderecipiente con listello proveniente da un contestofunerario.N.S.

Forma: grande recipiente con listello n. 6 (tav. XCIII, n. 2)Descrizione: orlo quasi triangolare sottolineato da unasolcatura, vasca quasi emisferica, listello appena accen-nato sulla parete.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.234-235, tav. CVIII, n. 1).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 41, tav. X, M30).Datazione: metà II/IV sec. d.C. (contesti milanesi).C.D.P.

Forma: grande recipiente con listello n. 7 (tav. XCIII, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato, arrotondato, grandelistello orizzontale posto a metà della parete, vasca acalotta, fondo piano.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 192, c, p. 154, fig.29, c); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.233-235, tav. CVII, nn. 1-13, tav. CVIII, n. 2).Cronologia: IV/V sec. d.C. (contesti).Osservazioni: l’impasto depurato suggerisce un usocome contenitore per liquidi. Si notano somiglianze conil gruppo n. 3.N.S.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI172

27 BROGIOLO, GELICHI 1986, p. 312; Via Alberto Mario1988, pp. 103, 105; Milano, Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201.28 BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 489. Si vedanoanche le osservazioni a proposito degli esemplari rinvenutinella grotta “Ciota Ciara”, in Valsesia, confrontabili con i gran-di recipienti con listello nn. 7 e 8 (BRECCIAROLI TABOREL-LI 1995, pp. 94-97, tavv. XXI,d, XXV, XXVI, nn. 1-3).

29 Per la bibliografia cfr.: Les Céramiques communes de cam-panie et de narbonnaise (Is.av. J.C.-IIs.ap.J.C.). La vaisselle decuisine et de table. Actes des Journées d’étude organisées par leCentre Jean Bérard et la Soprintendenza Archeologica per leProvince di Napoli e Caserta, Naples, 27-28 mai 1994, sous ladirection de Michel Bats, Naples 1996.

Forma: grande recipiente con listello n. 8 (tav. XCIII, n. 4)Descrizione: orlo diritto, sottolineato esternamente dauna carena, vasca troncoconica, listello a sezione rettan-golare o arrotondata, impostato orizzontalmente sullaparete, talvolta appena pendente, fondo piano.Attestazioni:MI: Legnano, via per Canegrate (inedito; Legnano, MuseoCivico Guido Sutermeister: attribuzione ipotetica).PV: Borgo Priolo (INZAGHI 1978, pp. 175, 187, 189, tav.4).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 155-157, tav. 60, nn. 1-6, p. 335, tav. 101, n. 4, p. 426, tav.123, n. 6: attribuzione ipotetica).Cronologia: età tardoantica / altomedievale (contesti). Osservazioni: ad Angera (VA) è testimoniata unanotevole varietà di frammenti di pareti con listello,spessi e massicci, a sezione rettangolare o circolare,orizzontali o obliqui, attribuiti a questo gruppo informa ipotetica. L’ impasto dei recipienti angeresi ègrossolano; due sono provvisti di fondo. In due casi,nella parete appena sopra il listello, vi è un foro circola-re (di sfiato?; per la sospensione?).G.T.

Forma: catino-coperchio n. 9 (tav. XCIV, nn. 1-2)Descrizione: orlo distinto, ingrossato, arrotondato o asezione quadrata, corpo a calotta.Attestazioni: CO: Capiago Intimiano (NOBILE 1992, p. 47, n. 9.6, tav.8, n. 9.6); Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DEAGOSTINI 1994, p. 160, B13, B16, B17, tav. 3, B13, tav.4, B16, B17); Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 74, tav.XLVI, n. 3); Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI1986, p. 72, n. 7, tav. V, n. 7: attribuzione ipotetica).Cronologia: fine III/IV sec.d.C. (Capiago Intimiano,CO: contesto tombale); fine V / prima metà VI sec. d.C.(Monte Barro, CO). Osservazioni: i frammenti dei recipienti di questo cati-no-coperchio non presentano listello. Si può supporreche mancasse del tutto o che fosse posto in prossimitàdel fondo.L’ esemplare di Capiago Intimiano, CO, è stato rinvenu-to in una tomba.G.T.

Forma: catino-coperchio con listello n. 10 (tav. XCIV,nn. 3-5)Descrizione: pareti più o meno incurvate, breve listel-lo obliquo, più o meno sottile. Vi sono due varianti:A) orlo a mandorla;B) orlo ingrossato esternamente e internamente.Decorazione: talvolta a tacche sul listello (variante B). Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 103, tav. XVI, n. 9: variante A).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, p.340, scheda 71, fig. 122, n. 2: variante A); Monte Barro(Monte Barro 1991, p. 73, tav. XLIII, n. 13: variante A;pp. 73-74, tav. XLIV, nn. 4, 6-7: variante B).CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 203, tav.V, n. 9: variante B). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 224,n. 171, tav. LXIV: variante A).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151-154, tav. 59, n. 1: variante A); Cassano Magnago(CAPORUSSO 1986, pp. 368-369, fig. 10, n. 1: attribu-

zione ipotetica); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75, tav. 11, n. 1: variante A; Castelseprio 1978-79, fig.38, nn. 15, 48, fig. 39, n. 1, fig. 56, n. 12: variante A;BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig.18, n. 2: variante A). Cronologia: metà III/VI sec. d.C. (contesti). Osservazioni: l’impasto abbastanza depurato e la dis-creta esecuzione di quasi tutti i catini-coperchio diAngera (VA) portano ad escludere l’utilizzo su fuoco e adipotizzare un uso sia come coperchi sia come contenitoridi vivande; essi dovevano avere un fondo piano.Ad Angera e a Castelseprio (VA) questi recipienti sonoper lo più rifiniti con quel particolare sistema di lisciatu-ra delle superfici, che lascia tracce di fitte striature,all’interno e all’esterno, spesso in senso rotatorio; tecnicaimpropriamente definita “pettinata”, considerata tipicadella ceramica tardoantica e soprattutto medievale.Soprattutto per queste caratteristiche tecnologiche,come l’impasto depurato e l’esecuzione accurata, lavariante A è considerata la più antica e la più legata allatradizione tardoromana (Monte Barro 1991, p. 73).G.T.

Forma: catino-coperchio n. 11 (tav. XCIV, nn. 6-7)Descrizione: corpo troncoconico, breve listello di variaforma. Le varianti sono:A) orlo indistinto, ingrossato e arrotondato esternamente;B) orlo indistinto, ingrossato e arrotondato internamente;Decorazione: talvolta impressioni sul listello.Attestazioni:BG: Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, fig. 79, n. 5: attri-buzione ipotetica). BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.119, tav. II, n. 7: variante B; S.G. ‘87 Y2, tipo 6A2: cit. inMonte Barro 1991, p. 73: attribuzione ipotetica).CO: Castelmarte (cit. in BROGIOLO, LUSUARDISIENA 1980, p. 490: attribuzione ipotetica); LuragoMarinone (cit. in GUERRONI, BROGIOLO, CAZORZI1982, p.120: attribuzione ipotetica); Monte Barro(Monte Barro 1991, p. 73, tav. XLIII, n. 14, tav. XLIV, n.1: variante A; p. 73, tav. XLIV, n. 2: variante B). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151-154, tav. 59, n. 5: variante A); Castelseprio (BROGIO-LO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig. 14, n. 3:variante B); Sesto Calende (GUERRONI, BROGIOLO,CAZORZI 1982, pp. 118-120, tav. 10, n. 1: variante A).Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera,VA: contesti); fine V / prima metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO); fine VI/VII sec.d.C. (Castelseprio, VA);seconda metà VI sec. d.C. / inizi VII sec.d.C. (SestoCalende, VA: per associazione con fiaschetta longobardadecorata a stralucido).Osservazioni: gli esemplari di Sesto Calende (VA) pre-sentano impasto depurato e superfici lisciate, caratteri-stiche riscontrate in vari catini-coperchio ad Angera e aCastelseprio (VA) (cfr. supra n. 10). Invece gli esemplaridi Monte Barro (CO) hanno per lo più impasto grossola-no e fattura piuttosto sommaria.A Castelseprio è cospicua la documentazione di questirecipienti nei livelli longobardi, in particolare tra la finedel VI e il VII sec. d.C. G.T.

Forma: catino-coperchio n. 12 (tav. XCV, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, corpo a calotta, listello piùo meno sporgente, impostato ad un’altezza variabile.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 173

Attestazioni:BS: Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 47, tav. IV, n. 30: attribuzione ipotetica).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.233, 235, tav. CVIII, nn. 3-5).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 151-154, tav. 59, nn. 2, 4); Castelseprio (DEJANA, SIRONI1973-75, pp. 327-328, tav. 6, n. 1, tav. 8, primi due a sini-stra; Castelseprio 1978-79, fig. 16, nn. 16-17, fig. 37, nn.21, 24, 26, 29, fig. 38, n. 22, fig. 40, n. 3, fig. 56, n. 17;BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 489-491, fig.18, n. 3). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA:contesti); VI/VII sec. d.C. (Milano, Castelseprio, VA).Osservazioni: i pezzi di Milano si contraddistinguonoper un tipo di impasto ben depurato, per la fattura piùaccurata e la superficie levigata, tutte caratteristicheconsiderate peculiari della ceramica di età longobardarinvenuta in questi scavi; essi sono stati inseriti tra i“grossi recipienti con listello”. In base a questi connota-ti, all’assenza di annerimento, ai fondi a calotta e al tipodi listello si esclude per questi recipienti l’uso su fuoco esi suppone il loro appoggio su treppiedi di sostegno(Scavi MM3 1991, ibidem).Tuttavia i criteri suesposti (cfr. supra, paragrafo intro-duttivo) e le analogie con altri recipienti definiti catini-coperchio ci hanno indotto a classificare così anche que-sti esemplari30.A Milano un frammento ha un piccolo foro sotto l’orlo. G.T.

Forma: catino-coperchio n. 13 (tav. XCV, nn. 2-3)Descrizione: orlo ingrossato a profilo triangolare oquadrangolare, breve listello a profilo triangolare, corpoa calotta.Decorazione: talvolta tacche sul listello e/o leggere sol-cature orizzontali sotto l’orlo e sotto il listello.Attestazioni: CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 74, tav. XLV,nn. 1-4, tav. XLVI, nn. 1-2).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.233, 235, tav. CVIII, nn. 6-10).Cronologia: fine V / prima metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO); fine VI sec. d.C. (Milano).Osservazioni: a Monte Barro (CO) gli esemplari presen-tano impasto grossolano o depurato. L’andamento dellepareti dell’esemplare più conservato suggerisce un fondoconvesso, ma non si esclude che in altri casi fosse piano. A Milano la pareti sono annerite sia all’interno cheall’esterno, l’impasto è grossolano e i fondi rinvenutisono piani.G.T.

Forma: grande recipiente n. 14 (tav. XCV, n. 4)Descrizione: orlo ingrossato, scanalatura sotto l’orlo,parete bombata, listello diritto sulla parete.Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 155-156,fig. 254; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano edi Pavia,1988-1991, in corso di studio); Cremona, batti-

stero (inediti, cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 201,nota 188: attribuzione ipotetica).MI: Milano, scavi MM3 (inediti, cit. in Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 201, nota 188: attribuzione ipotetica).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, pp. 41-42, tav. X,M31- M33, M39, tav. XI, M41; tav. X, M35, M40: attri-buzione ipotetica); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 227, n. 19, fig. 26, n. 19: attribuzio-ne ipotetica).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: la maggior parte dei rinvenimenti èframmentaria, perciò la forma completa non è chiara.C.D.P.

Vasi Pertugiati

Forma: vaso “pertugiato” n. 1 (tav. XCVI, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, con o senzaincavo interno, pareti curvilinee o svasate, forate, fondopiano forato, in un caso una o più anse a sezione ellissoi-dale o quadrangolare.Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.236, tav. CIX, nn. 9-10); Milano, via Puccini (Via Pucci-ni 1997, scheda 9, fig. 1.3).VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 10, p.33, fig. 4, n. 4; GRASSI 1988, p. 208, tav. XII, n. 4; Mila-no capitale 1990, p. 251, scheda 4c.1d; Angera romana II1995, p. 178, tav. 64, nn. 3, 6, 8, p. 342, tav. 103, n. 3, pp.465, 469, nn. 12-13); Castelseprio (Castelseprio 1978-79,p. 92, fig. 65, n. 8); Gerenzano, fornace Clerici (Prima dinoi 1996, p. 91, n. 23, tav. XI, n. 23); Sesto Calende(ROZZI 1986-87, pp. 115-117, tavv. LXVI-LXVIIIa,LXIX).Cronologia: IV/V sec. d.C. (Milano, con possibile resi-dualità); età tardoantica - altomedievale (Castelseprio eAngera, VA).Osservazioni: con il termine “vaso pertugiato” o “con-tenitore-filtro” viene indicata una categoria di vasella-me caratterizzata dalle pareti e dal fondo forato, il cuiutilizzo non è del tutto chiaro. L’estrema frammentarie-tà con cui questo manufatto viene solitamente ritrovatonon aiuta certamente a risolvere il problema. La gran-dezza dei fori (1-1.5 cm) farebbe escludere una funzionelegata alla lavorazione dei formaggi31 o di setaccio perfarinacei32. L’ impasto grossolano, lo spessore del fondo(circa 1.4 cm) e delle pareti (intorno agli 0.8 cm) e laforma stessa spingono a credere piuttosto che questogruppo di manufatti fosse destinato alla cottura deglialimenti.Ad Angera (VA) i fori (di diametro compreso tra l’1 e l’1.5cm) risultano ottenuti perforando l’argilla a crudodall’esterno verso l’interno senza nessuna rifiniturainterna. Talvolta le superfici del vaso sono annerite e ilfondo si presenta sabbiato. Questa forma è attestata anche altrove33, ma sembra dirilevare una certa concentrazione nel comprensorio delTicino.N.S.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI174

30 Ad esempio è stato classificato come catino-coperchio unesemplare analogo dal castrum di Belmonte (TO) (PANTÒ1996, p. 106, fig. 10, n. 3).31 Luni II 1977, p. 530.

32 VEGAS 1973, p. 54, tipo 18, 18.33 Luni II 1977, p. 530, tav. 275, n. 9, K2995/1; Ostia II 1969, p.101, fig. 520, a, b (epoca domizianea).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 175

6.b. Recipienti per la preparazione di ali-menti e sostanze

Mortaria(Mortai, mortaria, pelves, ciotole-grattugia e vasi alistello)

Sotto la denominazione di mortaria sono statiriuniti manufatti di diversa forma e impasto, carat-terizzati o meno dalla presenza di granuli sul fondointerno. Le diverse denominazioni dimostrano cheancora oggi non è stato chiarito, al di là del genericoimpiego di questi recipienti per la preparazione dialimenti e sostanze, quale fosse la specifica funzionedi ciascuna forma. Perciò è stata preferita una gene-rica definizione di mortaria che comunque includetutti questi manufatti e i loro possibili utilizzi.

Gli impasti di questi recipienti sono diversi epiù o meno depurati.

In Lombardia i mortaria si rinvengono in conte-sti databili a partire dall’età della romanizzazione.In epoca più antica la forma è analoga alle ciotolecoeve di tradizione indigena (nn. 3-4). Nel corso del Isec. a.C. si diffondono forme riconducibili al mondoellenistico-romano (per esempio n. 10). Forme e tipisi moltiplicano in età imperiale, mentre in epoca tar-doantica/altomedioevale sono particolarmente atte-stati i mortaria a listello (vd. nn. 17-19).

Forma: mortarium a pasta grigia n. 1 (tav. XCVII, n. 1)Descrizione: orlo leggermente introflesso, a mandorla,vasca troncoconica, piede ad anello; granuli concentratinel fondo interno1.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 138, fig.165); Cremona, p.za Marconi (MARCHI 1991-92, tav.LIII, nn. 152-153: fondi).MN: Mantova (TAMASSIA 1970, p. 25: fondo); Pegogna-ga (BOTTURA 1988, p. 86, tav. XXIV, n. Z1: fondo).PV: Pavia (?) (SCHIFONE 1992, p. 56, fig. 28, c).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni : questo mortarium è caratterizzato daun impasto depurato e da una cottura riducente che gliconferisce il tipico colore grigio. Talvolta la superficieesterna è steccata. Mentre in contesti non lombardi igranuli della grattugia possono essere anche litici2, inLombardia essi sono prevalentemente costituiti da sco-rie ferrose; in particolare quelli di Calvatone (CR) sonoscorie di seconda lavorazione del ferro3.Attualmente la diffusione di questo mortarium riguardasolo l’Italia nord-orientale, dal Friuli-Venezia Giuliaalla Lombardia orientale, all’ Emilia Romagna, in un

arco cronologico che va dal IV sec. a.C. all’età augustea.Il mortarium conservato nel Museo Civico di Paviasarebbe l’unica attestazione in Italia nord-occidentale.Si sottolinea comunque il fatto che si ignora la prove-nienza di questo manufatto.Gli esemplari rinvenuti nella Lombardia orientale pro-vengono solo da contesti abitativi.N.S.

Forma: mortarium a pasta grigia n. 2 (tav. XCVII, nn.2-3)Descrizione: orlo a fascia a profilo triangolare, talvoltacon depressione, vasca troncoconica, piede ad anello4. Attestazioni:CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 110, tav. XV,n. 3; inediti, Scavi Università degli Studi di Milano e diPavia, 1988-1991, in corso di studio).MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 125, tav. XXXIX,Z1); Roncoferraro (CALZOLARI 1989, p. 225, figg. 127,129, p. 250, fig. 163); San Benedetto Po (BOTTURA1988, p. 117, tav. XXXV, Z1); Schivenoglia (BOTTURA1988, pp. 97-98, tav. XXVIII, Z1); Serravalle Po (CAL-ZOLARI 1989, pp. 296-306, fig. 259); Sustinente (CAL-ZOLARI 1989, pp. 273-278, fig. 201).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: gli esemplari rinvenuti in Lombardia sonoframmentari, ma si presume, dai confronti con manufattianaloghi rinvenuti integri in Veneto5, che avessero ilpiede ad anello e probabilmente il fondo a grattugia. Per leosservazioni generali si veda la scheda precedente.N.S.

Forma: mortarium n. 3 (tav. XCVII, n. 4)Descrizione: orlo diritto o leggermente inclinato, asezione triangolare, esternamente ingrossato, con osenza versatoio, vasca troncoconica con pareti arroton-date, piede ad anello; granuli sulla superficie interna.Decorazione: trattini sul bordo esterno e una crocesulla parete (Garlasco, PV).Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, pp. 55-56, n. 42, tav.IV, n. 3).CR: Calvatone (inediti, Scavi dell’Università degli Studidi Milano e di Pavia, 1988-1991, in corso di studio: attri-buzione ipotetica).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 59, n.3, tav. XXVIII, n. 1); Ottobiano, cascina Rotorta (VAN-NACCI LUNAZZI 1986, p. 53, tomba 4, tav. IV, n. 1).Cronologia: I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: questo mortarium presenta le caratteri-stiche tecnologiche della produzione ceramica depuratatardoceltica (vd. infra per esempio ciotole/coppe n. 1).G.T.

1 Sono stati ipoteticamente attribuiti a questo gruppo tutti iframmenti di piede con grattugia, sebbene essi potrebberoappartenere anche ad un mortarium caratterizzato da un orlodiverso.2 Per ulteriori osservazioni si veda, Bedriacum 1996, vol. 1.2, p.138, con bibliografia precedente.

3 Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 137-138.4 Tutti i frammenti di piede con grattugia sono stati ipotetica-mente attribuiti al gruppo precedente, benché essi potesseroappartenere anche a questo.5 Per le attestazioni in area non lombarda, Bedriacum 1996,vol. 1.2, p. 138.

Forma: mortarium n. 4 (tav. XCVII, n. 5)Descrizione: orlo a fascia inclinato verso l’interno, cono senza versatoio realizzato con una impressione digita-le accentuata, fondo ad anello.Attestazioni: CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 198).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 230, tav. 73, f-g); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 162, tav. LXVIII, n. 1). Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: questo mortarium rientra, per caratteri-stiche tecniche e morfologiche, nella ceramica tardocel-tica depurata (vd. infra per esempio ciotole/coppe n. 1).G.T.

Forma: mortarium n. 5 (tav. XCVII, n. 6)Descrizione: alto orlo diritto a fascia, a sezione trian-golare, con versatoio, corpo troncoconico, piede a disco.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera Romana I 1985, p. 246, n.7, tav. 60, n. 3).Cronologia: prima metà I sec. d.C. (contesto tombale). G.T.

Forma: mortarium in opus doliare n. 6 (forma Hartley1) (tav. XCVIII, n. 1)Descrizione: orlo arrotondato introflesso, grosso listel-lo arrotondato, leggermente pendente, versatoio a beccod’anitra, vasca poco profonda troncoconica, basso piedea disco o ad anello; granuli nel fondo interno. Attestazioni: MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 235-236, n. 178, tav. LXVIII, n. 1); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 165-166, tav. LXXI, nn. 1-3).PV: Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI 1993, pp.49, 94, fig. 8, a).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 340,tav. 103, n. 1; p. 438, tav. 127, n. 3: attribuzione ipoteti-ca).Cronologia: fine I sec. a.C. / II sec. d.C. (Milano, scaviMM3: contesti).Osservazioni: secondo la Hartley (1973, p. 55) questomortarium non sembra comparire dopo il 70 d.C.L’analisi in sezione sottile su un mortarium milanese haevidenziato la sua provenienza tirrenica (Scavi MM31991, ibidem); anche l’esemplare di Angera (VA) è rite-nuto importato (Angera romana II 1995, p. 554).G.T.

Forma: mortarium in opus doliare n. 7 (forma Hartley2) (tav. XCVIII, nn. 2-3)Descrizione: ampia tesa arrotondata, spesso ingrossataall’estremità, più o meno pendente, a volte è conservato ilversatoio trapezoidale, con al centro un canale incavatorastremato verso l’esterno, a volte l’attacco con la pareteinterna è segnato da una scanalatura più o meno marca-ta, vasca profonda a pareti curvilinee, fondo piano.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.98, n. 11); Carobbio degli Angeli (Carta Bergamo 1992,vol. 2.2, p. 56, scheda 155).BS: Brescia, domus di S. Salvatore (San Salvatore 1978,I, pp. 61-62, II. 104 = Carta Brescia 1996, p. 185, fig. 123,n. 1: produzione tirrenica ?); Brescia, S. Giulia, domusdell’Ortaglia (San Salvatore 1978, I, pp. 38-39, II. 39 =Carta Brescia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 2: produ-

zione tirrenica ?); Cividate Camuno (inediti, cit. inABELLI CONDINA 1983, p. 62, nota 73); CividateCamuno, via Cere (ABELLI CONDINA 1986, p. 63,scheda 34: produzione centroitalica?); Remedello Sotto(DALLAPINA 1980, p. 46, fig. 2, p. 52, nota 4).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (Carta Lecco 1994, p.340, scheda 71, fig. 122, n. 1); Como (BELLONI 1971, p.116, n. 5, pp. 123, 125, fig. 12); Como, porto (BUTTIRONCHETTI 1995, pp. 219-220, E 6726, E 6734, E6737, E 670B, tav. II, nn. 5-8).CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C148 = PONTI-ROLI 1992, p. 57, n. 33); Cremona, p.za Cavour (PON-TIROLI 1992, p. 95, n. 92); Cremona, p.za Marconi(MARCHI 1991-92, p. 262, n. 313, tav. XCIII, n. 257;tav. LVI, n. 155 = Piazza Marconi 1984, p. 34, n. 60 =PONTIROLI 1992, p. 117, n. 147); Cremona, via Cadoli-ni (PONTIROLI 1992, p. 95, n. 90); Cremona, via Gari-botti-via Magenta (PONTIROLI 1992, p. 102, nn. 109-110); Cremona, via Platina (PONTIROLI 1992, p. 110,n. 130); Soncino, Gallignano (PONTIROLI 1981, p. 450,n. 13 = Gallignano 1989, p. 42, fig. 19).MI: Lodi Vecchio (FROVA 1955, p. 21: produzione centroi-talica?); Milano (FROVA 1952, p. 82, n. 4, tav. VIII, n. 4:produzione centroitalica?; p. 84, n. 12, tav. X, n. 12); Mila-no, basilica di San Lorenzo (Milano capitale 1990, pp. 365-366, scheda 5d.1e); Milano, c.so Vittorio Emanuele(FROVA 1952, pp. 81-82, n. 3, tav. VIII, n. 3); Milano, p.zaFontana (FROVA 1952, p. 82, n. 5, tav. VIII, n. 5, p. 84, n.11, tav. X, n. 11; p. 83, n. 7: attribuzione ipotetica); Milano,p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 238-239, n. 179,tav. LXVIII, n. 2, tav. LXIX); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, p. 164, n. 98, tav. XLI); Milano, S.Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, p. 238, tav. 77,a); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 165-167, tav. LXXI, nn. 4-14); Milano, scavi Università degliStudi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. II, nn. 2-3); Milano, viaDisciplini (FROVA 1952, pp. 82-83, n. 6, tav. IX, n. 6, p. 83,n. 7, tav. IX, n. 7, p. 83, n. 8, tav. IX, n. 8, pp. 83-84, n. 9,tav. IX, n. 9, p. 84, n. 10, tav. IX, n. 10); Milano, via Vigna(DEGRASSI 1951, p. 52); Sant’Angelo Lodigiano (BARO-NI 1932, p. 131, n. 21, p. 133 e fig. 1 = FROVA 1952, p. 81,nn. 1-2, tav. VIII, nn. 1-2 = CARETTA 1953, p. 21, n. 21). MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 43, tav. XI, Z1, p.86, tav. XXIV, Z2); Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo diPegognaga 1996, p. 225, n. 15, fig. 25, n. 15).PV: Gropello Cairoli, S. Spirito (PATRONI 1904, p. 304 =MACCHIORO 1991, p. 344: produzione centroitalica);Pavia (SCHIFONE 1972-73, p. 192, n. 2, fig. 1, tav. I, n.2: produzione centroitalica); Pavia, Seminario (Archeolo-gia urbana 1995, p. 101, tav. II, n. 28); Pavia, territorio(SCHIFONE 1972-73, pp. 191-196, n. 1, tav. I, n. 1: pro-duzione centroitalica; nn. 3, 4, figg. 2, 3, tav. II, nn. 3-4). VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 2, p.33, fig. 3; FACCHINI 1990, pp. 53-56, tavv. XIX, XXI-XXIII;Angera romana II 1995, pp. 170-173, tav. 63, n. 3:produzione centroitalica?; pp. 170-173, tav. 63, nn. 1-2,4, p. 471, nn. 27-28, tav. 137, nn. 1-2). Cronologia: fine III/VI sec.d.C. (Milano, Scavi MM31991: da strati con possibile residualità).Osservazioni: non si è ancora individuata una precisa evo-luzione morfologica di questi mortaria che stabilisca se levariazioni abbiano valenza cronologica. La maggior partedeimortaria lombardi non sono databili, perché privi di con-testo o provenienti da scavi urbani. È assai probabile chevari di essi si possano ascrivere tra il I e il II sec. d.C., perio-do in cui si colloca la massima diffusione del tipo nel Medi-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI176

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terraneo6. Tuttavia questo tipo prosegue anche fino al V sec.d.C., come indicano i rinvenimenti di Ostia7 e di Luni8. Èpossibile anche che si tratti di produzioni diverse. Secondola Hartley (1973, pp. 55, 57) i mortaria italici bollati dovreb-bero scomparire dalla seconda metà del II sec. d.C. Gli esemplari bollati e anepigrafi dei rinvenimenti milanesiprovengono per lo più da strati tardi, però con il dubbio diuna possibile residualità. Per essi tuttavia non è semprechiara l’origine. Infatti i risultati delle analisi mineropetro-grafiche suggeriscono una provenienza tirrenica per il 10%degli impasti esaminati, mentre prevale un tipo di impastoriferibile all’area prealpina9. Non è specificato se i campionisottoposti ad analisi presentassero il bollo o meno. Inveceanalisi di laboratorio hanno suggerito la “provenienzapadana” del mortarium col bollo LVCI ACILI rinvenuto aSant’Angelo Lodigiano, MI (Lodi1990, p. 71, p. 74, nota 23),ma la sua cronologia è ignota. La composizione mineralogi-ca di un frammento di unmortarium di Angera (VA), privodi bollo, sottoposto ad analisi, concorda con quella dellaceramica ipotizzata locale (Angera romana II 1995, p. 554).A Milano (scavi MM3) su alcuni mortaria compaionouno o più fori sull’orlo per la sospensione alla parete.G.T.

Forma: mortarium n. 8 (tav. XCVIII, n. 4)Descrizione: orlo introflesso, ingrossato e arrotondato,con listello, versatoio sul listello, talvolta ricavato con ilcordolo dell’orlo ripiegato verso l’esterno, vasca tronco-conica, fondo piano.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig.163; inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e diPavia, 1988-1991, in corso di studio).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 106, cat. 25/27);Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 231, n.173, tav. LXVI); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ1994-95, p. 161, n. 92, tav. XLI: attribuzione ipotetica);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 163,tav. LXVIII, n. 11, p. 165, tav. LXX, n. 9).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / metà I sec. d.C.(contesti).Osservazioni: gli esemplari di Calvatone (CR) sonosteccati sulla superficie esterna e sono privi di granuliper la grattugia. Invece gli esemplari di Milano hanno igranuli di quarzo e calcare nel fondo interno.N.S.

Forma: mortarium in opus doliare n. 9 (tav. XCIX, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, superiormente arrotonda-to, listello massiccio, inclinato verso l’alto, vasca tronco-conica, fondo piano. Decorazione: impressioni digitali sul listello.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.165, tav. LXX, n. 10).Cronologia: età augustea (contesto). Osservazioni: l’esemplare ha pareti spesse e sul fondo,all’interno, grossi inclusi verdastri di aspetto bolloso, pro-babili scarti di lavorazione (Scavi MM3 1991, ibidem).G.T.

Forma: mortarium a listello n. 10 (tav. XCIX, nn. 2-5;tav. C, nn. 1-2)Descrizione: orlo distinto, più o meno ingrossato, aprofilo arrotondato o triangolare, listello più o meno svi-luppato e massiccio, versatoio a becco d’anatra con bordilaterali rialzati, manico quadrangolare, superiormentecostolato, foro a sezione conica per la sospensione delrecipiente nel punto di innesto del manico con l’orlo, pro-babili presine laterali sul listello, vasca con pareti arro-tondate, fondo piano.Decorazioni: impressioni digitali sul listello.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig.202; Calvatone romana 1997, p. 114, tav. XVI, nn. 4-5;inedito, Scavi Università degli Studi di Milano e diPavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona, via Mas-serotti (inedito; Cremona, Museo Civico “Ala Ponzone”).MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp.161-162, n. 93, tav. XLI); Milano, S. Maria alla Porta (S.Maria alla Porta 1986, p. 232, tav. 75, b, c, d, g); Milano,scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 163-164, tav.LXIX, nn. 1-4, tav. LXX, nn. 1-7); Milano, scavi Univer-sità degli Studi (SFREDDA 1998, p. 90, tav. II, n. 1).Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C.Osservazioni: questa forma corrisponde alla “rote Reib-schussel” tipo 3, individuata dalla Zabehlicky Scheffe-negger (1996) tra il materiale del Magdalensberg. Laframmentarietà con cui solitamente questo manufattoviene ritrovato non consente di verificare la costante pre-senza di elementi come il versatoio, il manico o le even-tuali prese. Alcuni esemplari integri mostrano che ladecorazione era limitata ad una sola parte dell’orlo. Questo mortarium sembra diffuso prevalentemente tral’area padana e le province transalpine orientali10. Tutta-via la forma è ampiamente attestata nel Mediterraneo11.L’impasto dei mortaria lombardi è solitamente duro,compatto, con inclusi di piccole dimensioni, cotto rego-larmente in atmosfera ossidante. Le pareti sono spessee i diametri variano tra i 30 e i 45 cm; la superficie inter-na è provvista di granuli.N.S.

Forma: mortarium a listello n. 11 (tav. C, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato esternamentee appiattito superiormente, con beccuccio-versatoio,sulla parete listello a sezione triangolare, vasca tronco-conica, piede ad anello.Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 212, n. 4, tomba 11, tav. VII, n. 6).Cronologia: LT D2 (contesto).Osservazioni: questo mortarium è stato rinvenuto inun contesto funerario.N.S.

Forma: mortarium a listello n. 12 (tav. CI, n. 1)Descrizione: orlo arrotondato, leggermente introfles-so, con versatoio, listello leggermente pendente, vascatroncoconica arrotondata, con internamente i granuli,piede a disco o ad anello.

6 Cfr. HARTLEY 1973, pp. 54-55.7 Ostia I 1968, p. 95, tav. XX, n. 410; Ostia III 1973, p. 634.8 Luni I 1973, p. 417, forma 7d, tav. 74, n. 19; Luni II 1977,pp. 599-605, gruppo 5b.9 R. NATALIZI BALDI, I “Mortaria” fittili attestati a Milano

in epoca romana, tesi di laurea, Università Cattolica di Mila-no, A.A. 1985-86, p. 282 ss., cit. in Milano capitale 1990, pp.365-366, scheda 5d.1e; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 165.10 ZABEHLICKY SCHEFFENEGGER 1996, p. 158, fig. 11.11 Ibidem, p. 158, nota 12.

Attestazioni: CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER1961-65, p. 164, tavv. LIII, CXLV).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 121, n. 2, tomba 143, tav. XXVII, g); ArsagoSeprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 45, tav. III, f).Cronologia: LT D1 / età augusteo-tiberiana (ArsagoSeprio, VA: contesti tombali).Osservazioni: dei due esemplari di Arsago Seprio (VA) unoha tracce di un antico restauro con una grappa metallica. G.T.

Forma: mortarium a listello n. 13 (tav. CI, nn. 2-3)Descrizione: orlo distinto verticale a sezione rettango-lare o arrotondato, con o senza versatoio, realizzatonell’orlo con un’ impressione digitale accentuata, listel-lo pendente, più o meno pronunciato e sporgente, vascatroncoconica, di frequente con i granuli; qualora conser-vato, fondo ad anello o in un caso a disco.Decorazione: in un caso bugna sull’orlo (Calvatone, CR);talvolta listello con il profilo ondulato ottenuto con impres-sioni digitali o con uno strumento (Milano, scavi MM3).Attestazioni:BS: Montichiari, S. Cristina (“NotALomb”, 1994, p. 77:attribuzione ipotetica).CO: Galbiate, Pontevecchio (Carta Lecco 1994, pp. 194,351, scheda 148, fig. 128, n. 1).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 144, fig. 200).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.193, n. 12, tav. 104); Milano, S. Maria alla Porta (S.Maria alla Porta 1986, pp. 229-233, tav. 73, a-e, h-i, tav.74, a-d, g-i, tav. 75, a); Milano, S. Satiro (PALESTRA1964, tav. X, n. 16: attribuzione ipotetica); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 162-163, tav.LXVIII, nn. 2-10); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEI-STER 1992, p. 52, secondo dall’alto; VOLONTÉ 1992, p.11, tav. VII, n. 7 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 6).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 227, n. 6, tomba 24, tav. XV, n. 9); Garlasco, Baraggia(MELLEY 1992-93, p. 94, tav. 47, n.1); Gropello Cairoli(FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 61, fig. 44, n. 2);Lomellina (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUS-SELLI 1995, p. 47, n. 23, fig. 9, 1); Torrevecchia Pia,campo Troselle (GALLI 1993, pp. 48, 95, fig. 9, a).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 60, tav.XXII, e).Cronologia: II sec. a.C. / primi decenni I sec. d.C.(contesti).Osservazioni: il mortarium n. 13 presenta impastomediamente depurato. È diffuso nel tardo La Tène negliinsediamenti, nelle necropoli lombarde ed anche adOrnavasso (NO) e nel Canton Ticino12. Alcuni di questi esemplari presentano un profilo deltutto simile ai mortaria a listello n. 17 e anche la stessavariabilità nella morfologia dell’orlo e del listello; si dif-ferenziano però per la cronologia.Qualche pezzo (ad esempio a Legnano, MI e a Milano) èricoperto esternamente da spesso ingobbio.L’esemplare di Gropello Cairoli (PV) reca graffita sulfondo esterno una punta di freccia.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 14 (tav. CI, nn. 4-5)

Descrizione: orlo diritto o appena introflesso, brevelistello appuntito, vasca troncoconica.Decorazione: talvolta sull’orlo linee incise orizzontaliparallele.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.160, tav. LXVI, n. 8).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 142,tav. 56, nn. 5-7).Cronologia: entro la fine I sec. d.C. (contesti). Osservazioni: il mortarium n. 14 presenta una relativavarietà morfologica e di dimensioni (diam. orlo da 11 cm a22 cm). Rispetto agli altri mortariaa listello questo si distin-gue per una fattura piuttosto accurata (talvolta compaionosottili linee incise decorative; l’esemplare milanese presen-ta tracce di ingobbio arancio). Tali caratteristiche unite allaframmentarietà non permettono di precisare la funzione ditali recipienti; non si esclude anche un utilizzo da mensa.G.T.

Forma: mortarium n. 15 (tav. CI, n. 6)Descrizione: orlo ingrossato estroflesso, talvolta conversatoio, vasca con alta carena a spigolo, piede ad anel-lo o a disco; talvolta granuli nella superficie interna. Attestazioni:BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, n. 4); Brescia (Carta Bre-scia 1996, vol. II, p. 185, fig. 123, n. 3); Brescia, colle Cid-neo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 11, n. 6); Brescia, viaAlberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 89, n. 46, tav.X, n. 1); Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195,fig. 3); Nave (Sub ascia 1987, p. 77, Q); Rodengo Saiano(BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, p. 42, tav. II, n. 8);Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 94, n. 2, tav. III, n. 28 =MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104; MASSA 1997,scheda n. 22, tomba 82).MN: Cavriana, S. Cassiano (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).Cronologia: I sec. d.C. (contesti tombali e confronti).Osservazioni: si tratta di una forma diffusa esclusiva-mente nel Bresciano e nell’alto Mantovano, con caratteri-stiche morfologiche costanti. A Cavriana (MN) presentaimpasto duro semidepurato analogo a quello dei recipien-ti ad orlo decorato n. 2 e ai coperchi n. 12, ivi attestati. C.D.P.

Forma: mortarium a listello n. 16 (tav. CI, n. 7)Descrizione: orlo distinto, diritto e arrotondato, conversatoio, listello pronunciato e pendente, profondavasca troncoconica, massiccio piede a disco.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, pp. 37, 87, n. 4, tomba 41, pp. 65, 151, n. 9,tomba 11, tav. XLVIII, a). Cronologia: ultimo quarto I sec. d.C. / età antonina (inun caso in associazione con moneta di Antonino Pio, 141/161 d.C.). Osservazioni: si tratta di due esemplari, entrambi uti-lizzati come coperchio, uno di un’urna cineraria, l’altrodi un tegame-cinerario. G.T.

Forma: mortarium a listello n. 17 (tav. CII, nn. 1-2)Descrizione: orlo diritto, con o senza versatoio, spesso

12 Per Ornavasso cfr. ad esempio, BERTOLONE 1967-69, tav.XIII, nn. 14-15; PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 248, n. 13, tav.XXIII, n. 6; per il Canton Ticino cfr. ad esempio, STÖCKLY

1975, p. 60, fig. 64, n. 4; MEYER 1976, p. 71, fig. 40, B16-B22;A. CRIVELLI, La necropoli di Giubiasco, in “RAComo”, 1977,159, pp. 14, 19, fig. 7, n. 1.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI178

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 179

realizzato con un’impressione digitale accentuata,listello orizzontale o pendente, vasca troncoconica, spes-so granuli all’interno delle pareti.Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 16).CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp.127-128, n. 45, tav. VII, n. 45).MI: Legnano, via per Canegrate (Legnano 1988, pp. 28,30, n. 17); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p.228, n. 172, tav. LXV: attribuzione ipotetica); Milano, S.Giovanni alle Fonti (La città 1997, p. 48, n. 5).MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 124, tav. XXXIX, F4).PV: Rivanazzano, Barborina (BUSINARO et alii 1997,p. 166, tav. 4, n. 13: attribuzione ipotetica).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. I, n. 13,tav. XIV, nn. 41, 43, tav. XX, n. 27, tav. XXVI, nn. 24-25;Angera romana II 1995, pp. 158-160, tav. 61, nn. 1-6,tav. 62, nn. 1-2, p. 336, tav. 102, nn. 1, 3, pp. 428-429,tav. 124, nn. 1-3); Varese, Rasa di Velate (inedito, Vare-se, Musei Civici di Villa Mirabello).Cronologia: metà III / inizi VII sec. d.C., in prevalenzaIV/V sec. d.C. (Angera, VA).Osservazioni: questo mortarium richiama la formaHayes 91 della terra sigillata chiara. È il più documen-tato e il più diffuso dei mortaria a listello sia in Lombar-dia che altrove13. È tipico degli insediamenti, mentrenon sembra trovarsi nei contesti tombali. In alcuni sitiappare sia in ceramica comune sia in invetriata (vd.ceramica invetriata, mortaria a listello nn. 4-5, 10, 12).Vasta è la gamma di varianti relative al profilo dell’orloe del listello e all’inclinazione del secondo. Non è possi-bile stabilire una relazione tra i tipi di fondi (piani, adisco e ad anello), rinvenuti ad Angera (VA) e i diversimortaria a listello individuati in questo lavoro.Le strette affinità morfologiche tra il n. 17 e il n. 13, di cro-nologia diversa, non consentono di attribuire con sicurez-za i frammenti rinvenuti fuori contesto ad un mortariumpiuttosto che ad un altro. Perciò, alcuni esemplari nondatabili (ad esempio quelli bergamaschi, comaschi e man-tovani) potrebbero anche esser precedenti.A Poggio Rusco (MN) i pezzi sono verniciati; ad Angera(VA) in alcuni vasi l’impasto è assai depurato e la super-ficie è ben levigata a stecca. G.T.

Forma: mortarium a listello n. 18 (tav. CII, n. 3)Descrizione: orlo diritto o introflesso, con o senza ver-satoio, spesso realizzato con un’impressione digitaleaccentuata, listello orizzontale o pendente, vasca emi-sferica, di solito granuli all’interno delle pareti.Decorazione: applique circolare sull’orlo (Calvatone,CR); a tacche sull’orlo e sul listello (Gonzaga, MN;Pavia).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1985, p. 71, fig. 67, n. 4).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVI, n. 7).CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 126, tav. V,n. 1).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 102, tav. XXX, L3);Poggio Rusco (BOTTURA 1988, p. 124, tav. XXXIX, F3,F6); San Benedetto Po (BOTTURA 1988, p. 111, tav.XXXIV, L1, p. 112, tav. XXXV, M13).PV: Pavia, Seminario (Archeologia urbana 1995, p. 101,tav. II, n. 27).

VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 158-160, tav. 61, n. 7, p. 336, tav. 102, nn. 2, 4).Cronologia: metà III / inizi VII sec. d.C., in prevalenzaIV/V sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: questo mortarium si differenzia dal n. 17solo per la vasca emisferica (vd. supra per le osservazioni).G.T.

Forma: mortarium a listello n. 19 (tav. CII, n. 4)Descrizione: orlo superiormente arrotondato, listellopoco pronunciato, appena distinto dall’orlo, vasca arro-tondata, talvolta granuli sulla superficie interna osull’orlo.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 160-162, tav. 62, nn. 4-5). Cronologia: seconda metà IV / inizi VII sec. d.C. (con-testi e confronti con terra sigillata chiara).Osservazioni: per entrambi gli esemplari sono strette lesomiglianze con le forme della terra sigillata chiara (rispet-tivamente per il primo: Atlante I 1981, p. 106, tav. XLIX, 9;per il secondo: forma Hayes 91D). Però gli impasti non sonodepurati e le superfici sono prive di rivestimento.Esiste una forma corrispondente invetriata (mortariuma listello n. 13).G.T.

Forma: mortarium a listello n. 20 (tav. CII, n. 5)Descrizione: orlo appiattito superiormente, ingrossatointernamente, subito sotto l’orlo listello lungo e orizzon-tale, vasca troncoconica, con granuli sulla superficieinterna.Attestazioni:CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C146, tav. V, n.15).Cronologia: non precisabile.N.S.

Forma: mortarium n. 21Descrizione: orlo introflesso ingrossato con versatoio,vasca troncoconica, tre prese all’attacco tra orlo e pare-te; granuli internamente sul fondo.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.29, tomba XIII, fig. 17, n. 2).Cronologia: terminus post quemmoneta del 23 a.C.Osservazioni: l’esemplare proviene da un contestofunerario.N.S.

Forma: mortarium n. 22 (tav. CIII, n. 1)Descrizione: orlo a tesa, vasca troncoconica, con gra-nuli sulla superficie interna, piede a disco.Decorazione: sull’orlo due file concentriche di cerchiimpressi, a pettine.Attestazioni:CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 69, C147, tav. V, n. 16).Cronologia: II sec. d.C. (?).N.S.

Forma: mortarium n. 23 (tav. CIII, n. 2)Descrizione: orlo ingrossato introflesso, profondavasca troncoconica, fondo piano lievemente incavato; sulfondo interno numerosi e grossi inclusi.

13 Per le attestazioni in area non lombarda, cfr. Angera roma-na II 1995, p. 159.

Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 84, n. 1, tomba 28, tav. XXXIII, b).Cronologia: III sec. d.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: mortarium n. 24 (tav. CIII, n. 3)Descrizione: orlo indistinto, vasca troncoconica, fondo piano.Attestazioni:PV: Garlasco, Belcreda (BOTTINELLI 1991-92, p. 35, n.6, tomba 4, tav. VI, n. 2).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questo manufatto ha una funzioneincerta, ma è stato inserito tra i mortaria per lo spesso-re delle pareti.N.S.

Forma: mortarium n. 25 (tav. CIII, n. 4)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, pareti svasa-te, fondo piano su cui vi sono i granuli.

Attestazioni:CR: Calvatone (inedito, Scavi dell’Università degliStudi di Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio).Cronologia: non precisabile.N.S.

Colini

Forma: colino n. 1Descrizione: orlo diritto appiattito superiormente,corpo emisferico, presa a lingua, sul fondo sono presentinumerosi fori.Attestazioni:PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1978b, tomba 207, fig. 26).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. (contesto).Osservazioni: sembra essere l’unica attestazione dellaforma in Lombardia.

N.S.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI180

6.b.1. Bolli su mortaria in opus doliare n. 7

Si riportano i bolli dei mortaria in opus doliaren. 7 rinvenuti in Lombardia in ordine alfabeticosecondo il gentilizio e il cognome. Lo scopo del pre-sente lavoro consiste nel registrare semplicementele attestazioni dei singoli bolli, senza la pretesa divoler ricostruire compiutamente la storia dei singo-li officinatores né di riportare un elenco esaustivo ditutti i confronti possibili al di fuori della Lombardia.

Legenda:

< > legamento. punto distinguente[ ] integrazione dove è rotto( ) scioglimentoc. ret. = cartiglio rettangolared.r. = doppio registrosup. e inf. = superiormente e inferiormente

Officinator/figlina: LVCI(VS) ACILI(VS) Attestazioni:MI: Sant’Angelo Lodigiano (c.ret., LVCI ACILI, a lette-re incavate, sotto rametto di mirto: BARONI 1932 =FROVA 1952 = CARETTA 1953).Osservazioni: analisi di laboratorio hanno suggeritoper questo mortarium una “provenienza padana” (Lodi1990, p. 71, p. 74, nota 23).

Officinator/figlina: L.ACILI(VS) CATVLL(VS) oppu-re CATVLL(VS) L.ACILI (servvs)Attestazioni:BG: Carobbio degli Angeli (c.ret., L.ACILI/CATVLLI,con palmetta: Carta Bergamo 1992). Osservazioni: non è chiaro se si tratti di un Catvllvs,schiavo di L. Acilivs (vd. scheda precedente), oppure seil nome completo di questo officinator sia L.AcilivsCatvllvs.

Officinator/figlina: P.ACILI(VS) LVCI F(ILIVS)Attestazioni:CR: Cremona, via Garibotti-via Magenta (c.ret.,P.ACILI/LVCI F., rami di palma come punti distinguen-tes, d. r. separato da tridente: PONTIROLI 1992).MI: Sant’Angelo Lodigiano (c.ret., P.ACILI/LVCI F.,ripetuto due volte tra due rametti di mirto: BARONI1932 = FROVA 1952 = CARETTA 1953).Osservazioni: P.ACILI(VS) LVCI F(ILIVS) bolla terrasigillata (CVArr 10b, nn. 12-13). È possibile che si trattidel figlio di Lvcivs Acilivs (vd. schede precedenti).

Officinator/figlina: AMANDVSAttestazioni:BS: Brescia, domus di San Salvatore (c.ret., AMANDVS,delimitato sup. e inf. da linee oblique: San Salvatore1978 = Carta Brescia 1996). Osservazioni: il pezzo è considerato importato e datatoper il ductus delle lettere agli inizi del II sec. d.C. (SanSalvatore 1978, I, pp. 61-62, II.104; cfr. anche CartaBrescia 1996, vol. II, p. 185). Dal CVArr sono noti due ceramisti dal nome Amandvs,uno in Italia centrale (CVArr 60), l’altro localizzato inCisalpina (CVArr 59). Nessuno dei due tuttavia si rin-viene in Lombardia.

Officinator/figlina: APPERTV(R?)Attestazioni:CR: Cremona, p.za Marconi (c. ret., APPII<RT>V, deli-mitato sup. e inf. da tacche quadrate e rettangolari:Piazza Marconi 1984 = MARCHI 1991-92 = PONTIRO-LI 1992).

Officinator/figlina: [M.]ATILLI(VS)Attestazioni:PV: Pavia, territorio (c.ret., [M.]ATILLI, delimitato dadoppia cornice: SCHIFONE 1972-73).Osservazioni: potrebbe trattarsi dello stesso officina-

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tor della scheda seguente, benché la grafia del nome siadifferente.

Officinator/figlina: M.A[TT]IL[I](VS) RVSTIC(VS) Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., M.A[TT]IL[I]/RVSTIC[I],d. r., separato da un rametto stilizzato: Scavi MM3 1991).Osservazioni: simile a questo è un bollo impresso due voltesu un’anfora rinvenuta a Calvatone (CR): M.ATILI/RVSTI-CI1. Un M.Atilivs bolla anche patere di terra sigillata da Como(vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibile origine padana).

Officinator/figlina: [C.]CALPE(T)ANVS2 FORTV-NATVSAttestazioni:PV: Gropello Cairoli, S. Spirito (c.ret., [C.]CAL-PEAN/[F]ORTVNAT: PATRONI 1904 = MACCHIORO1991).Osservazioni: questo officinator faceva senz’altroparte della gens Calpetana3, attiva in Italia centralepresso la figlinaMarciana, nel I / inizi III sec. d.C, ben-ché il cognome Fortvnatvs non sia attestato. Si trattaquindi di un mortarium di importazione.

Officinator/figlina: GENIALIS Attestazioni:MI: Milano, c.so Vittorio Emanuele (c.ret.?, GENIALIS,ripetuto due volte tra rametti di mirto: FROVA 1952).Osservazioni: dal territorio romano è attestato unbollo GENIALIS.RASINI.PONTICI SER.F. (CIL, XV,2449). Tuttavia non è possibile stabilire se si tratti dellastessa persona, dal momento che il nome Genialis èpiuttosto comune tra schiavi e liberti.

Officinator/figlina: GRAEC(ER ?)Attestazioni:CR: Calvatone (c.ret., GRAEC: CORSANO 1990 = PON-TIROLI 1992).Osservazioni: non si può definire quale legame ci sia traquesto nominativo e il figulo padano GRAECER, chebolla terra sigillata, in particolare in Lombardia unacoppa Drag. 24/25 da Gallarate (VA) (CVArr 753; vd. bollisulla terra sigillata, di certa o possibile origine padana).

Officinator/figlina: LVCI(...) C(...)Attestazioni:CR: Soncino, Gallignano (c.ret., LVCIC, delimitato sup.e inf. da motivo a spina di pesce: PONTIROLI 1981 =Gallignano 1989).VA: Angera, abitato (c.ret., LVCIC, delimitato da unmotivo a spina di pesce: FACCHINI 1990 = Angeraromana II 1995).Osservazioni: data la somiglianza è possibile che perquesti due bolli sia stato usato uno stesso punzone(FACCHINI 1990, pp. 53-54). La Butti Ronchetti (1995,p. 219, E 6726, tav. II, n. 5, p. 226) definisce analogo albollo di Angera uno frammentario da Como, costituitoda rettangoli disposti a spina di pesce.

Non è facile l’identificazione della figlina. In provinciadi Varese sono attestati bolli LVCI anche sulla terrasigillata (vd. bolli su terra sigillata, di certa o possibileorigine padana) e su un mortarium (vd. scheda seguen-te). Tuttavia dal Lazio è nota la produzione di mortariadi Q.LVCILI(VS) CRESCENS (vd. scheda relativa),nome che potrebbe integrare i bolli in oggetto..Officinator/figlina: LVCI(VS?) Attestazioni:VA: Angera, abitato (c.ret., LVCI, limitato inf. da unmotivo a spina di pesce: FACCHINI 1990 = Angeraromana II 1995).

Officinator/figlina: LVCI(VS?) O[...] Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., LVC<IO>O[...], fogliettestilizzate lungo i lati lunghi: Scavi MM3 1991).Osservazioni: è possibile che questo bollo sia da acco-stare ai precedenti.

Officinator/figlina: LVCILIANVS Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia, domus (c.ret., LVCILIANVS,delimitato sup. da tre fasce a linee oblique: San Salva-tore 1978 = Carta Brescia 1996).

Officinator/figlina: Q.LUCILI(VS) CRESCENS Attestazioni:MI: Milano (c.ret, Q. LVCILI/CRESCENT[IS], d. r. divi-so da rametto stilizzato: FROVA 1952).Osservazioni: si tratta di un officinator dell’Italia centra-le, che bolla mortaria dal territorio di Roma4. È quindi pro-babile che il mortarium rinvenuto a Milano sia importato.

Officinator/figlina: L.MA(G).VIRILISAttestazioni:CR: Cremona, via Garibotti-via Magenta (c. ret.,L.<MA>.VIRILI, delimitato sup. da rametti a spina dipesce contrapposti e inf. da serie di XXX sormontate dalinee oblique: PONTIROLI 1992).Osservazioni: è possibile che si tratti del figulo cisalpi-no che bolla numerose coppe e patere in terra sigillatacon L.MAG.VIR. o L.M.V. (CVArr 917-921; vd. bolli suterra sigillata, di certa o possibile origine padana), ben-ché non vi possa essere certezza in merito.

Officinator/figlina: MARCE[LLVS?]Attestazioni:MI: Milano, p.za Fontana (c.ret., <MA>RCE[...], conrametto stilizzato: FROVA 1952); Milano, scavi MM3(c.ret., MA<RC>[E...], fogliette stilizzate lungo i lati lun-ghi dell’incassatura: Scavi MM3 1991).Osservazioni: MARCELLVS compare su otto esempla-ri milanesi, con la stessa matrice (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 167, n. 11).

Officinator/figlina: MARC[ELLVS?] [C]OMMVNIS

1 CALLENDER 1965, p. 176, n. 1029; Scavi MM3 1991, vol. 3.1,p. 167, n. 8.2 Per un altro esempio di mancanza della T in Calpetanvs,STEINBY 1987, p. 92: PRINCEPS CALPEANI S(ervvs).3 Per bolli su mortaria della gens Calpetana cfr., tra gli altri,CIL, X, 2, 8048, 3; CIL, XV, 2421-2424; STEINBY 1987, p. 56;AGUAROD OTAL 1991, pp. 166-169. Sulla gens Calpetana,

una delle più importanti famiglie di officinatores nell’ambitodei bolli laterizi, cfr. HELEN 1975, pp. 27-31, 51-55, 111, 125-126, 128-129, 141 e passim. Sulla figlinaMarciana, su cui gra-vitavano più officinae amministrativamente indipendenti, cfr.HELEN 1975, pp. 51-55, 125-129 e passim.4 Cfr. STEINBY 1987, p. 61, App. 166.

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Attestazioni:BS: Remedello Sotto (c. ret., MARC[...]/[C]OMMVNIS:DALLAPINA 1980).

Officinator/figlina: MARTIALIN(VS) Attestazioni:CR: Cremona, via Platina (c. ret., M[A]RTIA[LINI]:PONTIROLI 1992).MI: Milano (MARTIALINI, cit. in Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 167).Osservazioni: sempre a Milano è noto un P.PetronivsMartialinvs (vd. infra).

Officinator/figlina: MARTIA[LINVS?] VI[..I]ON[...]Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., MARTIA[L...]/VI[..I]ON[...],d. r., separato da due fasce di linee oblique e incrociate,fogliette stilizzate lungo i lati lunghi dell’incassatura:Scavi MM3 1991).Osservazioni: è possibile che questo bollo possa essereaccostato a quelli dell’officinator precedente: infatti iltermine lacunoso della seconda riga potrebbe essere unepiteto (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167).

Officinator/figlina: MVRI(VS?)Attestazioni:CR: Cremona, p.za Cavour (c. ret., <MV>RI (?): PONTI-ROLI 1992).

Officinator/figlina: NVMERIVS SATVRNINVSAttestazioni:BS: Cividate Camuno (NVMERI/SATVRNINI: ABELLICONDINA 1986).Osservazioni: in Italia centrale sono attestati alcunifiguli della gens Nvmeria, C.Nvmerivs Felix (CVArr147) e C.Nvmerivs Restitvtvs (CVArr 1149), che bollanoterra sigillata. È possibile che anche Nvmerivs Satvr-ninvs facesse parte della stessa famiglia, benché questonominativo non sia finora noto né su terra sigillata né sumortaria. In questo caso il mortarium di CividateCamuno potrebbe essere importato.

Officinator/figlina: NVNDINVS Attestazioni:MI: Milano, via Disciplini (c.ret., <NVN>DI<NV>S, trarametti di mirto: FROVA 1952); Milano, via Vigna(c.ret., [N]VNDINV[S], tra due linee punteggiate:DEGRASSI 1951 = FROVA 1952).VA: Angera, abitato (c.ret., NVNDINVS, delimitato sup.e inf. da trattini obliqui: FACCHINI 1990 = Angeraromana II 1995).Osservazioni: per il bollo di Milano, via Vigna, ilDegrassi (1951, p. 52) suggerisce l’integrazione SECVN-DINVS O IVCVNDINVS, ma il Frova (1952, pp. 82-83)ritiene le lacune insufficienti per queste integrazioni.

Officinator/figlina: P.PETRONI MARTIALINIS(ervvs) ?Attestazioni:MI: Milano, via Disciplini (c.ret., P./PETRONIX/MAR-TIALINI/S, d. r., diviso da rametto di mirto terminantecon tridente, su cui è posta orizzontalmente la P eall’altra estremità la S: FROVA 1952).

Osservazioni: se l’interpretazione del bollo fosse giu-sta, si tratterebbe di uno schiavo di un P.Petronivs Mar-tialinvs. A Milano sono noti altri bolli con il cognomeMartialinvs (vd. supra). Dal centro Italia però proven-gono parecchi bolli della gens Petronia (vd. scheda suc-cessiva), benché non associati al prenome Pvblivs e/o alcognome Martialinvs5.

Officinator/figlina: Q.PETRONI(VS) SATVRNIN(NVS)Attestazioni:PV: Pavia e territorio (c.ret., [Q.P]ETRON[I]/SATVRNI-NI, d. r., separato da un rametto stilizzato; c.ret.,Q.PETRONI/SATVRNIN[I], d. r., separato da un ramet-to stilizzato e da una palmetta: SCHIFONE 1972-73).Osservazioni: si tratta di un officinator noto a Roma enel Lazio6. I mortaria di Pavia sono da considerarsiimportati.

Officinator/figlina: FL.PLA[...] FAV[...]Attestazioni:BS: Cividate Camuno (?, FL.PLA/FAV, due esemplari:ABELLI CONDINA 1986).Osservazioni: il bollo MAN(LIVS?) PLA è frequentesui laterizi di Cividate Camuno (vd. schede sui bolli late-rizi).Potrebbe trattarsi della stessa officina.

Officinator/figlina: PRISC(VS?)Attestazioni:MI: Milano, via Disciplini (c.ret., PRISCI, ripetuto duevolte a lato dell’imboccatura, inquadrato da un rametto(?): FROVA 1952).Osservazioni: in Lombardia sono noti bolli diPRISCVS su terra sigillata (CVArr 1406; vd. bolli suterra sigillata, di certa o possibile origine padana). È dif-ficile stabilire se si tratti della stessa persona, oppure disoggetti diversi, anche a causa del fatto che il nomePriscvs doveva essere piuttosto comune nell’antichità.

Officinator/figlina: PRISCI VIR Attestazioni:MI: Milano (?, PRISCI VIR: cit. in Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 167).Osservazioni: è possibile che questo bollo sia da ricol-legare all’officinator della scheda precedente.

Officinator/figlina: RVSTIC(VS) Attestazioni:MI: Milano (?, RVSTICI, con S sinistrorsa: cit. in ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 167).Osservazioni: in Lombardia è noto un M.AtilivsRvsticvs (vd. supra scheda relativa). Si tratta dello stes-so officinator?

Officinator/figlina: SA[T]RINVSAttestazioni:MI: Lodi Vecchio (c.ret., SA[T]RINI, letto SARRINI, conramo di mirto: FROVA 1955).Osservazioni: benché questo bollo sia stato letto comeSARRINI, la presenza presso la figlina Marciana, nelLazio, della gens Satrina, una delle principali famigliedi officinatores di laterizi e mortaria7, suggerisce la let-tura proposta. Se questa ipotesi fosse corretta, il morta-rium di Lodi Vecchio dovrebbe essere importato.

5 Cfr. CIL, XV, 1, 2479-2480; STEINBY 1987, p. 65.6Vd.CIL, XV, 1, 2479-2480; CIL, III, 12011.11; STEINBY 1987, p.48, n. 113, p. 65. Sui Petronii, cfr. SETÄLÄ 1977, pp. 154, 157-160.

7 Vd. CIL, X, 2, 8040, 67; 8048, 28-32; AGUAROD OTAL 1991,p. 171. Sulla gens Satrina, HELEN 1975, pp. 32-33, 48-51, 125-127 e passim. Sulla figlinaMarciana, cfr. nota 3.

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Officinator/figlina: SECVND(I)VS Attestazioni:MI: Milano, scavi Università degli Studi (c . r e t . ,SIICVNDI, delimitato sup. e inf. da un motivo aspina di pesce: SFREDDA 1998).VA: Angera, abitato (c.ret., SIICVNDIO, delimitato sup.e inf. da trattini obliqui, impresso due volte ai lati delbeccuccio: FACCHINI 1990 = Angera romana II 1995).Osservazioni: in Lombardia è noto il ceramista cisalpinoSecvndvs (CVArr 1720), che bolla terra sigillata (vd. bollisu terra sigillata, di certa o possibile origine padana).

Officinator/figlina: SP.[...] TERTVLLIN(VS)Attestazioni:CO: Como (c.ret., [...T]ERTVLLIN[I], impresso duevolte, delimitato sup. e inf. da fogliette stilizzate (?):BELLONI 1971).PV: Pavia, territorio (c.ret., SP.[...]/TERTVLLI[NI], d.r., separato da una palmetta: SCHIFONE 1972-73).

Bolli incerti o frammentari

Officinator/figlina: CA[...]Attestazioni:MI: Milano, via Disciplini (CA[...], a rilievo fra rametti:FROVA 1952).

Officinator/figlina: DECIA[...]Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., DECIA[...], sotto ramettistilizzati: Scavi MM3 1991).Osservazioni: è stata proposta l’integrazione del bolloin DECIANVS (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.167).

Officinator/figlina: D.I.[I]Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., D.I.[I]: Scavi MM3 1991).Osservazioni: si tratta probabilmente di un’ iscrizioneaugurale.

Officinator/figlina: [...]ESS Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (c. ovale, [...]/ESS: TRAVERSO1994-95).

Officinator/figlina: [...]ETRO[...] Attestazioni:MI: Milano, p.za Fontana ([...]ETRO[...]: FROVA 1952).Osservazioni: il bollo potrebbe esser integrato comePETRONIVS (vd. supra le schede di P.Petronivs Mar-tialinvs e Q.Petronivs Satvrninvs).

Officinator/figlina: [...] FAVORAttestazioni:VA: Angera, abitato (c.ret., [...]I AD/FAVORI [F]: FAC-CHINI 1990 = Angera romana II 1995).Osservazioni: bollo di incerta lettura ed identificazio-ne. A Pompei è attestato un Favor, liberto di Cn. Domi-tivs Afer, che bolla mortaria e bacini ascrivibili al I sec.d.C.8. Se l’identificazione fosse giusta, il mortariumpotrebbe essere importato.

Officinator/figlina: LON (?)Attestazioni:CR: Cremona, via Cadolini (c.ret., L[O]N, delimitatosup. e inf. da trattini obliqui: PONTIROLI 1992).Osservazioni: bollo di incerta lettura e classificazione.

Officinator/figlina: M[...] Attestazioni:VA: Angera, abitato (c. ret. (?), M[...]: FACCHINI 1990 =Angera romana II 1995).Osservazioni: per questo bollo lacunoso è stato sugge-rito il completamento in MARCELLVS (FACCHINI1990, p. 55).

Officinator/figlina: [...]M[I]N[...]/[...]M[.]I[...]Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (c.ret., [...]M[I]N[...]/[...]M[.]I[...],d. r., separato da una linea orizzontale: Scavi MM31991).Osservazioni: bollo di difficile lettura e classificazione.

Officinator/figlina: MV[H...] (?)Attestazioni:MI: Milano, p.za Fontana (c.ret., MV[H...] (?), d.r.:FROVA 1952).Osservazioni: bollo in gran parte abraso e illeggibile.

Officinator/figlina: NIPIA VRPINI(VS?) CECANDIOo CECANDIO NIPIAE VRPINIAttestazioni:MI: Milano (c.ret., NIPIAVRPIN[I]/CECANDIO, ripetu-to due volte in due riquadri adiacenti e separati darametti di mirto: FROVA 1952).Osservazioni: bollo di difficile lettura e classificazione.

Officinator/figlina: NVI[S...]Attestazioni:MI: Milano, via Disciplini (c.ret., NVI[S...], a fondorighettato: FROVA 1952).Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazio-ne.

Officinator/figlina: TA[...] [S]ATVRN[INVS] (?)Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (c. ret., TA[...]/[S]ATVRN, d. r.separato da un rametto stilizzato: TRAVERSO 1994-95).Osservazioni: la seconda riga di questo bollo è forse daintegrare come SATVRNINVS. Questo cognome è moltodiffuso tra i ceramisti (vd. supra le schede di NvmerivsSatvrninvs e Q.Petronivs Satvrninvs e il figulo cisalpinoSatvrninvs, CVArr 1672, vd. bolli sulla terra sigillata, dicerta o possibile origine padana) ed è perciò di difficileidentificazione.

Officinator/figlina: V/VORAXXXO Attestazioni:CO: Cassago Brianza, Pieguzza (?,V/VORAXXXO, nelprimo registro, accanto alla V, rametto di fogliette stiliz-zate: Carta Lecco 1994).Osservazioni: bollo di incerta lettura e interpretazione.

C.D.P., G.T.

8 CIL, X, 2, 8048, 10-11; Angera romana II 1995, p. 554. Su Cn.Domitivs Afer, cfr. SETÄLÄ 1977, pp. 34-35, 107-110, 284.

6.c. Recipienti per versare e per conservareliquidi e alimenti

Vasi a trottola

Il vaso a trottola è un recipiente per contenereliquidi tipico dell’età celtica padana dal III sec.a.C., con particolare diffusione nei corredi tombalidel periodo della romanizzazione1.

Questi manufatti hanno impasto depurato esono cotti in atmosfera ossidante. La superficieesterna può presentare ingobbio e/o decorazionesovraddipinta.

Forma: vaso a trottola n. 1 (tav. CIV, nn.1-2)Descrizione: breve collo cilindrico, spalla alta arroton-data, corpo espanso, leggermente svasato verso il fondo.Le varianti individuate sono due:A) orlo arrotondato esternamente, piede ad anello;B) orlo leggermente estroflesso, piede a disco.Decorazione: talvolta bande sovraddipinte (Rivoltad’Adda, CR, Gallarate e Bodio Lomnago, VA).Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 28,tomba a, tav. XXXVII, n. 2; VANNACCI LUNAZZI 1977,pp. 20-21, tomba XIV, tav. XVIII, n. 3 = TIZZONI 1985, p.44, n. 3, tav. 34, a = I Celti 1991, foto a p. 463: variante A).CO: Cermenate (GIUSSANI 1936, p. 97, fig. 12); Como,Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 174, tav. I,figg. 1-2: variante A). CR: Rivolta d’Adda, via per Cassano (PAUTASSO 1976,p. 457, tav. LXXVIIb = I Celti 1991, p. 747, n. 588, a:variante A).MI: Nosate (TIZZONI 1984, pp. 64-69, tav. LXVIII, e, h:variante A).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972,pp. 133, 152, tav. II, T1-2: variante A; VANNACCILUNAZZI 1978a, p. 110, n. 326, tomba 18: variante A;VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 748-749, tav. I, n. 2:variante A; VANNACCI LUNAZZI 1985-86, tav. I, n. 1,p. 119: variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole,deposito Cavo Striella (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3,n. 9: variante B); Lomello, cascina San Giovanni Doria(VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 272, tav. I, n.1: varian-te A); Sannazzaro de’ Burgondi, Val Cardinala (PONTE1964, tav. X, n. 5: variante A).VA: Bodio Lomnago (BERTOLONE 1949-50, pp. 70-71,fig. 3, n. 1: attribuzione ipotetica); Gallarate (SIRONI1952, pp. 14-15, nn. 6-7); Gerenzano, fornace Clerici(Prima di noi 1996, p. 69, n. 6, tav. II, n. 6: variante A).Cronologia: LT C / LT D.N.S.

Forma: vaso a trottola n. 2 (tav. CIV, nn. 3-5)Descrizione: orlo a fascia, ingrossato esternamente,collo cilindrico, alto corpo con spalla a spigolo acuto. Pre-senta due varianti:A) piede ad anello;B) piede a disco.

Attestazioni:BG: Mariano al Brembo (DE MARINIS 1977, tav. 11, n.3 = GRASSI 1995, p. 60, n. 38, fig. 32, n. 3: variante A).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.150, n, tav. XV, n: variante B); Como, Pianvalle(NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 325, PV 30, fig. 37:variante B); Esino Lario (TIZZONI 1984, p. 12, n. 1, tav.XV, a = Carta Lecco 1994, pp. 153-154, 347, scheda 126,fig. 92, n. 1: variante A).MI: Legnano (TIZZONI 1984, p. 44, tav. XLV, a: varian-te B); Paderno Dugnano (NEGRONI CATACCHIO1974, p. 210, tav. XI, fig. 56 = TIZZONI 1984, p. 70, n. 6,tav. LXXXI, a: variante B).PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.114, n. 1, tomba 8, tav. V, n. 1: variante A); Gambolò,Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 232, tomba1, tav. XVI, nn. 6, 11, p. 246, tomba 15, tav. XXI, n. 13:variante A); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p.113, tav. 57, n. 1: variante A; p. 63, tav. 25, n. 1); Garla-sco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971, pp. 75, 76,fig. 5, n. 9: variante A).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 50, tav.X, a: variante B); Castellanza, Bressanella (SUTER-MEISTER 1928, p. 50, fig. 33, in alto, secondo da sini-stra: variante B). Cronologia: LT D.N.S.

Forma: vaso a trottola n. 3 (tav. CV, nn. 1-3)Descrizione: orlo a fascia, breve collo cilindrico, corpolenticolare con spalla arrotondata, piede ad anello. Levarianti sono tre:A) orlo a sezione triangolare;B) orlo a sezione quadrangolare, con incavo interno piùo meno accentuato;C) orlo a sezione quadrangolare, corpo molto schiacciato.Decorazione: sul corpo bande sovraddipinte chiare sufondo rosso o rosse.Dati epigrafici: sulla spalla due motivi poco leggibiliincisi e sul corpo un’ iscrizione in caratteri nord-etruschi(Como, Pianvalle); iscrizione graffita sulla spalla incaratteri nord-etruschi: ZV OSORIS (Como, Casate);iscrizione in caratteri nord-etruschi: KASIKOS (Bru-simpiano, VA).Attestazioni:BG: Ghisalba, cascina Vite Vecchia (Carta Bergamo1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 88,scheda 334: attribuzione ipotetica).BS: Brescia, S. Zenone (DE MARINIS 1986, tav. XX, n.7 = Carta Brescia 1996, vol. I, p. 177, scheda 538b, fig.32); Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 20,tomba XIV, tav. XVIII, nn. 1-2 = TIZZONI 1985, pp. 43-44, nn. 1-2, tav. 34, d, f = Ceramiche Brescia 1988, p.19, n. 21a, tav. Vb = I Celti 1991, foto a p. 463: varian-te A; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 24, tav. XXXIV:variante B).CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 237,

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI184

1 Per osservazioni tipo-cronologiche si vedano NEGRONICATACCHIO 1974; EADEM 1975; STÖCKLI 1975; DE MARI-NIS 1986 e da ultimo GRASSI 1995.

primo da destra: variante C); Barzio (TIZZONI 1982a, p.45, n. 2, tav. XXXVIII, d: variante A); Casatenovo,Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916, pp. 72-73, fig. 12= TIZZONI 1981, p. 29, n. 1, tav. 19, b: variante C);Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 175-176, tav. I, fig. 3 = I Celti 1991, foto a p. 465, p. 726, n.300: variante A; NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 178,tav. II, fig. 7: variante C); Como, Pianvalle (NEGRONICATACCHIO 1982a, pp. 326-327, PV 06, fig. 44, p. 327,PV 09, fig. 47: variante A); Esino Lario, viale Montefel-tro (BERTOLONE 1954, p. 21, fig. 3 = Carta Lecco 1994,p. 349, scheda 137); Introbio (TIZZONI 1984, p. 29, nn.1-2, tav. XXXIV, a-b: variante A).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 72, n. 2, tav. I, n. 2: variante C); Cane-grate, Cascina Baggina (VOLONTÉ 1992, p. 10, tav. VI, n.1: variante C).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982c, pp. 748-749, tav. I, n. 4: variante A);Garlasco, Madonna delle Bozzole, Antica Osteria (ARS-LAN 1971, p. 75, fig. 5, nn. 5-6: variante B; fig. 5, nn. 7-8); Garlasco, Madonna delle Bozzole, deposito CavoStriella (ARSLAN 1971, pp. 67, 69, fig. 3, n. 8: varianteB; pp. 63, 65, fig. 2, n. 19); Gropello Cairoli, Marone(VANNACCI LUNAZZI 1976, p. 455, tav. LXXXVIa;VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 271, tav. II, nn. 1, 2, 4:variante A); Gropello Cairoli, podere Panzarasa(ARATA 1984, p. 92, tomba 42, tav. XI, n. 6: varianteA); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 45:variante A); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCILUNAZZI 1978b, fig. 12, tomba 99: variante A).VA: Angera, abitato (BERTOLONE 1947, p. 30, n. 1, fig.1, n. 2); Brusimpiano, Ardena, Nava (BERTOLONE1940, pp. 27-28, fig. 5: variante A); Malnate (BERTO-LONE 1967-69, tav. VI, n. 26).Cronologia: LT C2 / LT D. N.S.

Forma: vaso a trottola n. 4 (tav. CV, nn. 4-7)Descrizione: breve collo cilindrico, spalla a spigoloacuto, corpo lenticolare, piede ad anello. Le variantiindividuate sono:A) orlo a fascia ingrossato e arrotondato esternamente;B) orlo a fascia ingrossato e arrotondato esternamente,corpo con doppia carena;C) orlo diritto ingrossato e arrotondato.Decorazione: sul corpo bande sovraddipinte in rosso-arancio, marrone o nero oppure bianco; in un caso ilcorpo è verniciato di nero con zone risparmiate (Cantù,CO); in un altro decorazione in vernice color nocciolasulla spalla di quattro triangoli che formano un motivoa stella incompleto racchiuso entro cerchi concentrici,uno dei quali contiene tratti obliqui a gruppi di tre(Cantù, CO).Dati epigrafici: sulla parete iscrizione in alfabetonord-etrusco (Ghisalba, cascina Don Bosco, BG); sullaparete un graffito con due segni paralleli tagliati da unalinea orizzontale (Pieve del Cairo, PV).Attestazioni:BG: Bolgare (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, tabella allepp. 111-114, vol. 2.2, p. 46, scheda 84); Calvenzano (TIZ-ZONI 1984, p. 1, n. 1, tav. II, a: variante B); Cavernago(Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 63, scheda 193: attri-buzione ipotetica); Dalmine (Carta Bergamo 1992, vol.2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 80, scheda 289);Ghisalba, cascina Don Bosco (Carta Bergamo 1992, vol.

2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 88, scheda 331);Ghisalba, proprietà Testa (Carta Bergamo 1992, vol.2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 89, scheda 339);Misano di Gera d’Adda (DE MARINIS 1979, p. 96, n.238 = TIZZONI 1981, p. 8, n. 7, tav. 1, g: variante A);Telgate, via Guareschi (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1,tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 123, scheda 541);Treviglio, campo S. Maurizio (TIZZONI 1981, p. 25, n. 3,tav. 17, d: variante A); Treviglio, predio d’Addina (CartaBergamo 1992, vol. 2.1, tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2,p. 128, scheda 566); Treviglio, via XXIV Maggio (DEMARINIS 1982, p. 520, tav. LXXV, a: variante A); Ver-dello, campo sportivo (Carta Bergamo 1992, vol. 2.1,tabella alle pp. 111-114, vol. 2.2, p. 132, scheda 597);Verdello, Ramiglia (TIZZONI 1983, tav. CXXV, c); Ver-dello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 23, n. 9, tav. 14, a:variante A).BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 15,tomba V, tav. VI, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 37, n. 1, tav.29, a: variante A).CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 237,primo da sinistra: variante A); Cantù, Mirabello (Cantù1991, pp. 56-57, nn. 45-46, 48, tav. V, n. 1, tav. VI, nn. 1-2, 4, p. 79, n. 7, tav. II, n. 1: variante A; pp. 56-57, nn. 44,47, tav. V, n. 2, tav. VI, n. 3: variante B); Caslino alPiano (PIOVAN 1985, p. 223, fig. a p. 225: variante A);Colico, Piano di Spagna (Carta Lecco 1994, pp. 160, 342,scheda 86, fig. 102, n. 2: variante A); Como, Casate(NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 176-177, tav. I, fig.4, tav. II, figg. 5-6: variante A); Costa Masnaga, Samari-no (Carta Lecco 1994, pp. 154, 345, scheda 108, fig. 95, n.2: variante A); Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346-347, scheda 122, fig. 106, n. 7: variante A, attri-buzione ipotetica); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI1937-38, p. 66, fig. 2, seconda fila, primo da sinistra:variante A).CR: Piadena, Latteria Sociale (Platina 1988, p. 84, sche-da 31).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 66, figg. 1.1, 1.2); Bias-sono, Cascina Marianna (NEGRONI CATACCHIO1982b, pp. 72, 74, nn. 1, 3-4, tav. I, nn. 1, 3-4: varianteA); Boffalora d’Adda, Presedio (TIZZONI 1982b, p. 193,tav. 1, a: variante A); Meda (BASERGA 1916, p. 71, fig.8); Milano, Chiaravalle (TIZZONI 1984, p. 43, tav.XLIV, a: variante A); Nosate (TIZZONI 1984, p. 66, nn.20-22, tav. LXVIII, c, f, g: variante A); Parabiago, S.Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII, n. 1 = Antichisilenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 1: variante A); San Colom-bano al Lambro (TIZZONI 1984, p. 102, n. 4, tav. CIV, e= Lodi 1990, p. 28, p. 32, nota 66: variante A).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1982b,p. 6, fig. 1, tomba 21: variante A; VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 218, tomba 17, tav. XI, n. 1, p. 220, tomba 20,tav. XII, n. 5, pp. 220-222, tomba 21, tav. XIII, nn. 2-4, p.245, tomba 14, n. 8, tav. XXI: variante A; p. 205, tomba3, tav. II, n. 6, p. 213, tomba 12, tav. VII, n. 10: varianteC); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 34, n.3, tomba 4, tav. V, n. 2: variante A; MELLEY 1992-93, p.173, tav. 87, n. 2); Garlasco, Madonna delle Bozzole(VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 748, 751, tav. II, n. 2:variante A); Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA1979, pp. 13-14, tomba II, fig. 4, n. 1, pp. 23-24, tombaIX, fig. 12, n. 3, pp. 64-65, fig. 48, n. 1: variante A);Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, tav. XVIII, n. 46, 48:variante A ); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131, tav.XVII, n. 5, p. 138, tav. XIX, nn. 3, 6, 10: variante A); San-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 185

nazaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X,nn. 8, 9: variante A).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (St. 7391, Gallarate,Museo della Società di Studi Patri, cit. in FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 17 e nota 14 = Arsago1990, fig a p. 25: variante A; Arsago 1990, p. 24, tav.XXIII, b, pp. 45, 47-48, tav. IV, c, tav. VI, d, tav. VIII, a:variante A); Castellanza, Bressanella (SUTERMEI-STER 1928, p. 50, fig. 33, in alto, secondo e terzo dadestra: variante A); Castellanza, Cascina Buon Gesù(VOLONTÉ 1992, p. 7, tav. V, n. 1: variante A); Golasecca(SUTERMEISTER 1928, p. 7, fig. 5, al centro: varianteA); Malnate (BERTOLONE 1967-69, tav. VI, n. 18);Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 102, tomba 2,tav. I, a, p. 112, tomba 9, tav. V, b: variante A).Cronologia: LT D.N.S.

Forma: vasi a trottola di cui non è possibile specificarele caratteristiche tipologicheAttestazioni:BS: Cologne (“NotALomb”, 1985, p. 165, fig. 155); Polpe-nazze, Capra (BOCCHIO 1971, p. 6, n. 3, tav. II, n. 2).CO: Casatenovo, Cascina Cacciabuoi (BASERGA 1916,p. 74); Como, Breccia (inedito, Museo Civico di Como, cit.in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 350: attribuzioneipotetica); Como, Monte Croce (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351:attribuzione ipotetica); Como, Prestino (cit. in NEGRO-NI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica);Como, Rebbio (inedito, Museo Civico di Como, cit. inNEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipo-tetica); Como, Rondineto (inedito, Museo Civico di Como,cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzio-ne ipotetica); Introbio (TIZZONI 1984, p. 26, tav. XXVIII,f, h); Luisago, Vigna Santa (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351:attribuzione ipotetica); Ponna (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 176 e inNEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipo-tetica); San Fermo della Battaglia (inedito, Museo Civicodi Como, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 351:attribuzione ipotetica); San Fermo della Battaglia, Ver-gosa (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONICATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica); Val-brona (inedito, Museo Civico di Como, cit. in NEGRONICATACCHIO 1975, p. 351: attribuzione ipotetica).CR: Dovera (Lodi 1990, p. 27).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.144, tav. LVII, n. 21); Turbigo (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 354:attribuzione ipotetica).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 37-38,tav. 9, n. 2, p. 45, tav. 13, n. 2, p. 50, tav. 18, n. 2, p. 78,tav. 36, n. 2); Santa Cristina e Bissone (Lodi 1990, pp.28, 32, nota 66).VA: Arsago Seprio, via Milano (“NotALomb”, 1992-93,p. 94); Cantello, Ligurno (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p. 354:attribuzione ipotetica); Luino (inedito, Museo Civico diComo, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 179:attribuzione ipotetica); Pino sulla sponda del LagoMaggiore (inediti, Soprintendenza Archeologica della

Lombardia, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1975, p.354: attribuzione ipotetica). N.S.

Anforette

Sono stati qui riuniti alcuni recipienti per liqui-di caratterizzati da imboccatura stretta, lungocollo e due anse.

Forma: anforetta n. 1 (tav. CVI, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, collarino pocoaccennato, lungo collo cilindrico, anse a bastone impostatesul collarino e sul ventre, corpo biconico, alto piede a disco.Attestazioni:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 35, D).Cronologia: età tardorepubblicana (contesto).G.T.

Forma: anforetta n. 2Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, ingrossatoesternamente, lungo collo cilindrico, anse a nastro leg-germente sormontanti, corpo ovoide, piede a disco.Decorazione: sul collo e sul ventre scanalature paral-lele orizzontali.Attestazioni:PV: Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1978b, fig. 4, tomba 60).Cronologia: metà I sec. d.C. (contesto).N.S.

Forma: anforetta (diota) n. 3 (tav. CVI, n. 2)Descrizione: orlo ingrossato a sezione triangolare,lungo collo troncoconico su base lenticolare, anse anastro impostate alla base del collo e terminanti sullaspalla, alta spalla arrotondata, corpo ovoide svasato,fondo piano.Attestazioni: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 115,n. 23, fig. 31 = Ceramiche Brescia 1988, p. 22, n. 30a, p.81, tav. VII, b).Cronologia: III/IV sec. d.C.Osservazioni: è simile ad una forma vitrea in uso tra lafine del III e il IV secolo d.C.2.N.S.

Forma: anforetta n. 4 (tav. CVII, nn. 1-2)Descrizione: orlo leggermente ingrossato, alto collorastremato alla base, anse pizzicate impostate sul colloe sul ventre, corpo ovoide, piede a disco.Attestazioni:BG: Almenno San Bartolomeo (Carta Bergamo 1992,vol. 2.2, p. 38, scheda 16, fig. 80); Bergamo, Boccaleone(inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172); Ghisal-ba (SAPELLI 1981, p. 61, n. 17, fig. 3); Pianico (CartaBergamo 1992, vol. 2.1, fig. 88, vol. 2.2, p. 108, scheda455); Ranica (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p.172); Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 174, tav. 4, d= Milano capitale 1990, p. 281, scheda 4e.2a); Verdello(“NotALomb”, 1986, p. 197, n. 1 = Milano capitale 1990,p. 288, scheda 4e.3c).BS: Bagnolo Mella (“NotALomb”, 1994, p. 115); Borgo

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI186

2 ISINGS 1957, p. 159.

San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 46, fig. 63);Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 88,n. 31, tav. IX, n. 1); Caino (Milano capitale 1990, p. 366,scheda 5d.1g); Capo di Ponte, via Sante (inedito, cit. inCERESA MORI 1980-81, p. 172); Pontoglio, cascina Gan-zarola (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172);Roccafranca (“NotALomb”, 1982, pp. 99-101 = Milanocapitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e.3: attribuzione ipoteti-ca); Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 54, n. 1,tav. XVIII, T.164/1= MASSA 1997, scheda n. 53, tomba164; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 57, n. 1, tav. XIX, T.165/1= MASSA 1997, scheda n. 57, tomba 165).CO: Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 189, 340,scheda 67, fig. 121, n. 1).MI: Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig.151, St. 48864 = Milano capitale 1990, p. 284, scheda4e.3a); Vimercate (inedito, cit. in CERESA MORI 1980-81, p. 172). MN: Canneto sull’ Oglio (CERESA MORI 1980-81, p.174, tav. 5, f).Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: si tratta di una forma attestata sia inceramica comune sia in ceramica invetriata (vd. cerami-ca invetriata, anforetta n. 5).La forma è comune in contesti tombali delle valli e dellapianura centro-orientale, in genere associata a boccalinibiansati n. 9 e ad olpi trilobate invetriate (vd. olpe inve-triata n. 3) o acrome (vd. olpe n. 56). È rara in abitato(Ghisalba, BG, Brescia, via Alberto Mario).C.D.P.

Forma: anforetta n. 5 (tav. CVII, n. 3)Descrizione: orlo diritto leggermente ingrossato,imboccatura troncoconica, collo troncoconico, anse abastone impostate sul collo e sulla spalla, spalla arro-tondata, corpo a pareti diritte, fondo piano.Decorazione: cordone a metà dell’imboccatura, incisio-ni orizzontali e ondulate alla base del collo.Attestazioni:CO: Maslianico (NOBILE 1992, p. 43, 4.1, tav. 4, 4.1).Cronologia: IV/V sec. d.C. Osservazioni: la decorazione a linee orizzontali paralle-le alternate a linee ondulate compare qui in una formaassai semplificata (su questo motivo decorativo, cfr. infracapitolo sulla produzione ceramica in età longobarda).G.T.

Olpi

Sono qui raggruppati i tipici contenitori perliquidi di età romana. Sono caratterizzati da unastretta imboccatura, un collo in genere sviluppatoed un’ansa. Presentano un impasto depurato,adatto a contenere liquidi e una fattura per lo piùaccurata. La superficie è spesso rifinita con ingob-bio o lisciatura.

Forma: olpe n. 1 (tav. CVIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, beccuccio-versatoio sullaparete, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sulla spal-la, corpo ovoide, piede ad anello.Attestazioni:

BS: Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977,p. 35, tav. XLIII, n. 4).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 140, figg.147, 170).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Civicodell’Alto Mantovano).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (Calvatone, CR:da contesto stratigrafico).Osservazioni: quest’olpe è poco attestata in Lombar-dia. Essa è solitamente acroma, tranne l’esemplare diCalvatone (CR), un unicum per l’associazione di questaforma con il motivo decorativo a bande rosse. Questoesemplare ha la particolarità anche di essere arricchitoda una raffigurazione di dubbia interpretazione. Sullaspalla partono due semicerchi contrapposti, entro unodei semicerchi vi è una figura, interpretabile forse comeun cavallo rivolto verso destra con sopra un uomo cheporta un sacco sulle spalle. La commistione tra motivo abande e figura non sembra trovare riscontro altrove:potrebbe trattarsi di una elaborazione locale.Confronti per la morfologia del vaso si hanno con alcunimanufatti a pasta chiara o grigia rinvenuti in Veneto3.N.S.

Forma: olpe n. 2 (tav. CVIII, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, sottolineatoda un collarino, imboccatura circolare con beccuccio,lungo collo cilindrico, ansa a nastro, spalla alta arroton-data, ventre espanso, pareti svasate, piede ad anello.Decorazione: la superficie esterna è ricoperta daingobbio chiaro su cui sono dipinte tre bande rosse; sull’ansa, nel punto in cui si pone il dito, decorazione plasti-ca a forma di stella a quattro punte.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 139-140,figg. 145-146, 169; inediti, Scavi Università degli Studidi Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cre-mona, p.za Marconi (Piazza Marconi 1984, p. 32, n. 45:attribuzione ipotetica).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesto strati-grafico).Osservazioni: quest’olpe riveste un particolare inte-resse per la commistione tra la forma, tipicamenteromana, e la decorazione a bande, che può essere ripor-tata ad una matrice celtica. L’esemplare di Cremona ealcuni frammenti di ansa con la stessa decorazioneapplicata a forma di stella, provenienti sempre da Cal-vatone (CR) dagli scavi dell’Università, sono stati inse-riti in questo gruppo per questa decorazione così parti-colare. Si ipotizza una produzione locale di quest’olpeper la presenza circoscritta a questo territorio. N.S.

Forma: olpe n. 3 (tav. CIX, nn. 1-2)Descrizione: orlo distinto, più o meno estroflesso, altocollo, ansa saldata poco sotto l’orlo e sulla spalla, corpo glo-bulare, più o meno espanso, piede a disco, talvolta incavato. Attestazioni: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p.520: attribuzione ipotetica).CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 148-149, l, tav. XV, l); Erba (ISACCHI 1975, p. 8,prima da destra: attribuzione ipotetica).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 187

3 MANGANI 1982, p. 95, fig. 70, f, p. 600, fig. 50, n. 57.

PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 79, tomba 30, tav. VIII, n. 5); Valeggio, cascinaTessera (VANNACCI LUNAZZI 1978b, fig. 22, tomba140).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 55-56,tav. XV, a, d, tav. XVI, a, f); Somma Lombardo (SIMO-NE 1985-86, p. 112, e, tomba 8, tav. V, e).Cronologia: 70/50 a.C. (Treviglio, BG); seconda metà Isec. a.C. / età augustea (CO, PV, VA). Osservazioni: è una delle prime forme di olpi docu-mentate in Lombardia. L’esemplare di Treviglio (BG) èassociato con un’olpe n. 5 e un vaso a trottola n. 4 (vd.supra). Le olpi di Arsago Seprio (VA) hanno tracce divernice o di ingobbiatura rossa; due presentano un sot-tile collarino (Arsago 1990, tav. XV, a, d).G.T.

Forma: olpe n. 4 (tav. CIX, nn. 3-5)Descrizione: orlo ingrossato arrotondato o a sezionetriangolare, talvolta con incavo interno, collo rastrema-to, ansa costolata, impostata su un collarino più o menosottile, e sulla spalla leggermente rigonfia, piede a discoo ad anello. Si distinguono due varianti:A) corpo globoso;B) corpo più espanso con ventre appena carenato.Decorazione: talvolta solcature più o meno regolarisulla spalla.Dati epigrafici: sulla spalla graffito, MVSV, in carat-teri nord-etruschi (Gerenzano, VA).Attestazioni: CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 239:attribuzione ipotetica); Capiago Intimiano, Mandana(VASSALLE 1983, pp. 147-148, i, tav. XV, i: variante A).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 88,tav. 22, n. 3: variante B).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 53, tav.XIII, f: variante B); Gerenzano, fornace Clerici (TIZZO-NI 1984, p. 84, n. 2, tav. XCII, a = Prima di noi 1996, p.76, n. 3, tav. V, n. 3: variante A).Cronologia: fine I sec. a.C. (Capiago Intimiano, CO,Arsago Seprio, VA); età augusteo-tiberiana (Parabia-go, MI).Osservazioni: il graffito sull’olpe di Gerenzano (VA) èstato inciso prima della cottura; dunque il vasaio ha ese-guito l’olpe per sé o su commissione4. La datazione pro-posta per quest’olpe alla seconda metà del I sec. d.C.(TIZZONI 1984; Prima di noi 1996) sembra troppobassa sia per la presenza del graffito in caratteri nord-etruschi, sia per il confronto con le altre attestazioni.G.T.

Forma: olpe n. 5 (tav. CIX, n. 6)Descrizione: orlo leggermente estroflesso sottolineatoda un collarino a profilo triangolare, lungo collo cilindrico,ansa a gomito impostata sul collo e spalla, corpo a ventrerialzato con spalla a spigolo acuto, basso piede ad anello.Decorazione: sulla spalla tre incisioni orizzontaliparallele (Como).Dati epigrafici: in un caso iscrizione di quattro letterenella parte superiore del corpo (Como).Attestazioni: BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p.

520, tav. LXXV, b); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981,p. 21, n. 1, tav. 13, a).BS: Brescia, colle Cidneo (ROFFIA 1986, p. 155, fig. 12,n. 3: attribuzione ipotetica).CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.9, tav. 1, n. 2); Capiago Intimiano, Mandana (VASSAL-LE 1983, pp. 146-147, h, tav. XV, h); Como, Pianvalle(NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 323, PV 18, fig. 22).Cronologia: LT D2 (contesti tombali).Osservazioni: quest’olpe appare all’inizio del LT D2(70/50 a.C. circa), ancora associata a vasi a trottola n. 4(vd. supra). Si tratta quindi di una delle prime forme diolpi presenti sul territorio lombardo.Coevi esemplari analoghi si rinvengono a Ornavasso(NO)5.C.D.P.

Forma: olpe n. 6 (tav. CX, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso a tesa, lungo collo cilin-drico, ansa a bastone impostata sul collo e sulla spalla,spalla obliqua con carena spigolosa, corpo troncoconico,fondo piano.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 19-20,n. 16, tomba XII, tav. XIV, n. 6 = TIZZONI 1985, p. 42,n. 1, tav. 33, a).Cronologia: LT D2.Osservazioni: presenta la spalla carenata, caratteri-stica diffusa nelle olpi coeve (vd. olpi nn. 5, 7 e 8).C.D.P.

Forma: olpe n. 7 (tav. CX, n. 2)Descrizione: orlo a fascia a profilo triangolare, lungocollo cilindrico, ansa impostata sotto l’orlo e saldatasulla spalla, piccolo corpo schiacciato carenato, piede adanello.Attestazioni: CO: Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346-347, scheda 122, fig. 106, n. 8).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. Osservazioni: quest’olpe è associata in una tomba conun vaso a trottola.G.T.

Forma: olpe n. 8 (tav. CX, nn. 3-4)Descrizione: lungo collo leggermente conico, ansa sel-lata impostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpolenticolare a ventre rialzato con spalla a spigolo acuto,basso piede ad anello. Presenta due varianti:A) alta imboccatura ad imbuto;B) orlo diritto a fascia.Dati epigrafici: sulla spalla iscrizioni graffite “VIN” e“OINIUS[...]” (Canegrate, MI).Attestazioni: BG: Bergamo, via S. Alessandro (Bergamo 1986, p. 161,fig. 167: variante A); Curno (Carta Bergamo 1992, vol.2.2, pp. 77-79, scheda 285: variante A); Levate (Levate1993, p. 32, tomba 115: attribuzione ipotetica). BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 42, E: variante A; p. 38, E:variante B); Verolavecchia, Villanuova (Ceramiche Bre-scia 1988, p. 46, n. 67a: variante A).CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265-266, fig.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI188

4 M.G. TIBILETTI BRUNO, I materiali inscritti, in TIZZONI1984, p. 121.

5 PIANA AGOSTINETTI 1972, p. 253, tav. XXVI, nn. 2-4.

4: variante A); Cantù (Cantù 1991, pp. 85-86, n. 12, tav.III, n. 1: variante A); Capiago Intimiano, Mandana(VASSALLE 1983, pp. 82-83, tav. VI, i, p. 124, tav. XIII,h: variante A); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBI-LE 1984, p. 90, tav. III, nn. 30-32: variante A); Cerme-nate (MAGGI 1982, p. 161); Como (GIUSSANI 1904,tav. I, n. 5: variante A; SENA CHIESA 1993, fig. 10, a:variante A); Uggiate (MASCETTI 1966: variante A).CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 67, C135, tav. V, n.6, p. 71, nn. 165, 166, tav. VII, nn. 1-2); Cremona, viaSpeciano (PONTIROLI 1974, p. 109, n. 103 (546), tav.LX); Piadena, S. Paolo Ripa d’Oglio, Campo Le Pergole(Platina 1988, p. 97, scheda 35: variante A). MI: Albairate (Albairate 1986, p. 98, fig. 20: variante A);Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 6-8, 10, nn. 13,16; Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 1: variante A); Cor-betta (PISANI DOSSI 1905, p. 87, nn. 19-20, tav. II, d;DE DONNO et alii 1995, p. 122, tav. 7, nn. 33-35:variante A; p. 121, tav. 6, n. 27: variante B; tav. 6, nn.28, 32); Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.143, n. 15, tav. 72: variante A); Legnano, via PietroMicca (Riti e offerte 1990, pp. 21, 31, nn. 7-8: variante A);Lissone (BERNASCONI 1926, tav. III, n. 3: variante A);Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/95-96, p.143, cat. 54/3: variante A; p. 50, cat. 7/94: variante B; p.86, cat. 23/80, p. 162, cat. 62/1, p. 164, cat. 62/18); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 145-146,tav. LVIII, n. 1: variante B; tav. LVIII, n. 2: variante A;tav. LVIII, nn. 5-6); Paderno Dugnano, Palazzolo(FROVA 1961, p. 77, tav. XXVII, n. 6, prima dall’alto:variante A; tav. XXVII, n. 6, seconda dall’alto: varianteB); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER 1936c, p.12, fig. 8, prima a sinistra, p. 15, figg. 7-8 = Antichi silen-zi 1996, p. 34, tav. 4, n. 2: variante A; Antichi silenzi1996, pp. 84-85, n. 8, tav. 18, n. 8, p. 99, n. 6, tav. 29, n.6, p. 100, n. 10, tav. 31, n. 10, p. 111, n. 6, tav. 37, n. 6, p.114, n. 8, tav. 40, n. 8: variante A).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 320, tomba 12, tav. II, n. 9: variante A); Dorno,S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 129, tav. VII,nn. 4, 9: variante B); Gropello Cairoli (FORTUNATIZUCCALA 1979, pp. 15-16, fig. 6, n. 2, pp. 44-45, tombaXXIII, fig. 29, n. 3, pp. 46-47, tomba XXV, fig. 31, nn. 1,5-6: variante A; p. 11, tomba I, fig. 2, nn. 1-2: varianteB); Lomellina (SEGU’, CALANDRA, MUFFATTI MUS-SELLI 1995, p. 38, nn. 4-5, fig. 4, 2, fig. 5, 1); Sannazza-ro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 3);Zinasco (MACCHIORO 1984, pp. 16-17, tav. XVIII, fig.20, tav. XIX, fig. 21: variante A; tav. XVIII, fig. 19:variante B).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 222, n.15, tav. 52, n. 7: variante A); Arsago Seprio, via Milano(St. 102974; inedita, Arsago Seprio, Civico MuseoArcheologico: variante B); Cantello, Ligurno (inedito,Civici Musei di Villa Mirabello di Varese: variante A);Varese, territorio (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 89: varian-te A).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti).Osservazioni: in genere queste olpi sono prodotte pre-valentemente in argilla calcarea molto fine. A Milanosono spesso ingobbiate di bianco (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 146), mentre un pezzo presenta tracce di vernice

di colore rosso-arancio (BOLLA 1988, p. 86, cat. 23/80);un’olpe di Legnano (MI) reca tracce di vernice marronechiaro.L’esemplare di Levate (BG) è privo di collo: potrebbetrattarsi anche di un vaso a trottola.Questa forma, diffusa ovunque in territorio lombardo econ confronti anche in altre aree6, può essere considera-ta uno dei fossili-guida per le tombe di etàaugustea/proto-tiberiana. C.D.P.

Forma: olpe n. 9 (tav. CX, n. 5)Descrizione: orlo superiormente piano, lungo collocilindrico, ansa bicostolata, saldata poco sotto l’orlo ealla massima espansione del corpo, corpo biconico, piedead anello. Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 101, n. 5, tomba 80, tav. XXXV); ArsagoSeprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav. XII, f, tav.XIII, a).Cronologia: età augustea / metà I sec. d.C. (contestitombali).Osservazioni: presenta la spalla carenata, come varieolpi della seconda metà del I sec. a.C. (vd. nn. 5-8).G.T.

Forma: olpe n. 10 (tav. CX, n. 6)Descrizione: alto orlo a fascia, breve collo cilindrico,ansa nastriforme a gomito, saldata sotto l’orlo e sullaspalla, corpo biconico con ventre ribassato, piede adanello.Attestazioni:VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.81, n. 2, tav. VII, fig. 2).Cronologia: I sec. a.C. (?).Osservazioni: quest’olpe è rivestita da uno strato divernice arancio-rossiccia.G.T.

Forma: olpe n. 11 (tav. CXI, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso o a fascia, collo cilindrico,ansa a nastro, corpo ovoide con diametro massimo appe-na sopra il piede, basso piede o apoda.Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIV, n. 4); Bre-scia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 80, n. 8).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, pp.92-93, tav. IV, n. 36, pp. 94-95, tav. V, n. 41).MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, m: attribu-zione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (FORTUNATI ZUCCALA1986, pp. 208-209, n. 10, tav. IV; inediti, Museo Archeo-logico dell’Alto Mantovano).VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7,prima fila, terza da sinistra: attribuzione ipotetica).Cronologia: età augustea / metà I sec. d.C. (contesti)Osservazioni: sono attestate olpi di varie dimensioni.A Curno (BG) l’altezza del recipiente è così considerevo-le, da farlo sembrare quasi un’ anforetta.C.D.P.

Forma: olpe n. 12 (tav. CXI, n. 2)

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 189

6Si veda, tra gli altri, la bibliografia citata in Angera romana I 1985, pp. 432-433, e SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 31-32, tav. 1.

Descrizione: orlo leggermente estroflesso, ingrossatoesternamente e appiattito superiormente, lungo collocilindrico, ansa bicostolata con andamento ad angoloretto o con andamento sinuoso, corpo piriforme, forte-mente carenato, piede ad anello.Decorazione: scanalature sul corpo (Garlasco e San-nazzaro de’ Burgondi, PV).Attestazioni:PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 118,n. 13, tav. CII, n. 1); Gropello Cairoli (FORTUNATIZUCCALA 1979, p. 29, fig. 17, n. 1); Gropello Cairoli,podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 50, tav. II, n. 7, p.62, tomba 21, tav. III, n. 2, p. 76, tomba 29, tav. VII, n.3); Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 60, tomba 9, tav. IV, n. 6); Sannazzaro de’ Bur-gondi, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 4).Cronologia: età tiberiana (contesti).Osservazioni: sembra presente solo nel Pavese.N.S.

Forma: olpe n. 13 (tav. CXI, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato e appiattitosuperiormente, lungo collo cilindrico rastremato, ansa anastro impostata sul collo e saldata sulla spalla, corpoglobulare schiacciato, piede ad anello.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.17, n. 1, p. 18, fig. 8, n. 1); Pavia, via Cavour (PATRONI1909, p. 269, fig. 4, f); Zinasco (MACCHIORO 1984, p.16, n. 12, tav. XIX, fig. 22).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti).Osservazioni: quest’olpe è attestata solo nel Pavese. N.S.

Forma: olpe n. 14 (tav. CXI, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, collarino a profilo trian-golare appena sotto l’orlo, alto collo, ansa a nastro sella-ta, corpo con ventre rialzato, basso piede a disco.Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVI, n. 3);Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p. 45,figg. 51-53); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987,p. 14, n. 3, fig. 3); Nave (Sub ascia 1987, p. 39, RA, p. 40,N, p. 42, C); Villachiara (Riti e sepolture 1990, p. 36, n. 5).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti tombali).Osservazioni: questa forma è caratterizzata da unimpasto in argilla calcarea, molto fine. È peculiare dellapianura bresciano-mantovana.C.D.P.

Forma: olpe n. 15 (tav. CXII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, a sezione triangolare,ansa a nastro tricostolata, impostata a metà del collocilindrico e sulla spalla, corpo espanso schiacciato,apoda. Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.147, tav. LVIII, n. 9); Monza (MALBERTI 1989, p. 28, n.13, tav. XIX, n. 13). VA: Solbiate Arno (inedita; Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri: attribuzione ipotetica).Cronologia: contesto con forte prevalenza di materialedi età augusteo-tiberiana (Milano).Osservazioni: l’olpe di Monza (MI) è forse ricoperta da

un sottile strato di vernice. G.T.

Forma: olpe n. 16 (tav. CXII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, appena ingrossato, brevecollo diritto, ansa a nastro con solcatura, impostatasotto il labbro e sulla spalla, corpo lenticolare, piede adanello.Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 171-172, tav. XIX, m-n). Cronologia: primo quarto I sec. d.C. / età tiberiana(contesto tombale).Osservazioni: quest’olpe, dalle dimensioni assai ridot-te, sembra attestata unicamente a Capiago Intimianocon due esemplari.G.T.

Forma: olpe n. 17 (tav. CXII, nn. 3-5)Descrizione: orlo diritto o appena estroflesso, ingros-sato esternamente, talvolta a profilo triangolare, collotroncoconico, ansa costolata impostata sul collo e salda-ta sulla spalla, ventre lenticolare, piede ad anello.Decorazione: solcature parallele sulla spalla.Attestazioni:CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, nn. 13-14, tav. III, nn. 2-3); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, pp.52-53, f, tav. II, f, p. 84, l, tav. VI, l, pp. 117-118, h, tav.XI, h); Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti).Osservazioni: questo gruppo di olpi presenta una certavariabilità morfologica.G.T.

Forma: olpe n. 18 (tav. CXII, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o appiattito,collo troncoconico, ansa a bastoncello impostata sull’orloe terminante sulla spalla, bassa spalla arrotondata,corpo espanso, piede a disco.Decorazione: cordone appena sotto l’orlo.Attestazioni:PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 9, fig 3, e, fig. 3, f).Cronologia: metà I sec. d.C. N.S.

Forma: olpe n. 19 (tav. CXIII, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato, alto collo, ansa a gomitocostolata, corpo a ventre rialzato, piede a disco.Decorazione: talvolta due linee incise sul collo appenasotto l’attacco dell’ansa.Attestazioni:CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER1961-65, p. 164, tavv. LIII, CXLV, prima a sinistra:attribuzione ipotetica).MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, p.21, tomba n. 12, prima in alto: attribuzione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 126, n.6, tav. 34, n. 8: attribuzione ipotetica). Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Angera, VA).C.D.P.

Forma: olpe n. 20 (tav. CXIII, nn. 2-3)Descrizione: orlo a tesa a sezione quadrata, breve collotroncoconico, ansa costolata, impostata appena sotto

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI190

l’orlo e saldata sulla spalla, corpo globulare, talvoltaschiacciato, piede a disco.Decorazione: in un caso una modanatura alla fine delcollo (Uboldo, VA).Attestazioni:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 52, cat. 7/109,pp. 117-118, cat. 26/6); Parabiago, S. Lorenzo (Antichisilenzi 1996, p. 31, tav. 8, n. 12, tav. 11, n. 2).VA: Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 101,n. 1, tav. XIII, n. 1, p. 106, nn. 1-3, tav. XVI, nn. 1-3).Cronologia: I sec. d.C. (contesti datati). Osservazioni: presenta talvolta tracce di vernice. G.T.

Forma: olpe n. 21 (tav. CXIII, n. 4)Descrizione: lungo collo cilindrico, ansa sellata impo-stata sul collo e fissata al ventre, corpo piriforme allun-gato, alto piede troncoconico.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 41, tav. IV, n. 7, tomba 10).Cronologia: prima metà I sec. d.C.Osservazioni: quest’olpe trova confronti con quellavitrea Isings 14 di Gropello Cairoli, podere Panzarasa(PV), datata all’età flavia (ARATA 1984, p. 85, tomba 39,tav. 10, n. 1).N.S.

Forma: olpe n. 22 (tav. CXIII, n. 5)Descrizione: orlo distinto, estroflesso, piatto o ingrossa-to, breve collo cilindrico, ansa a nastro costolata, corpocilindrico a doppia carenatura, piede a disco o ad anello.Decorazione: in un esemplare modanature alla basedel collo (Milano).Attestazioni:CO: Uggiate (MASCETTI 1966).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 4); Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, f); Legna-no (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VIII, n. 3); Milano, necro-poli (BOLLA 1988, pp. 50-51, catt. 7/98-100, p. 78, cat.23/8, pp. 97-99, catt. 24/25+24/31, cat. 24/39, cat. 24/46,p. 105, cat. 25/15, p. 110, cat. 25/53; BOLLA 1992-93, pp.248-249, fig. 3); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi1996, p. 119, tav. 44, n. 4).SO: Chiavenna (MUFFATTI MUSSELLI 1985, pp. 129-131, n. 2a).VA: Gallarate, via Milano (DEJANA, MASTORGIO1970a, pp. 110-111, n. 2).Cronologia: inizi I sec. d.C. / età neroniana (contestimilanesi).Osservazioni: questa forma è particolarmente attesta-ta nell’area milanese. Solo nelle necropoli di Milano sicontano nove esemplari, quasi tutti ricoperti di vernice.Nelle olpi più antiche lo sviluppo del ventre è contenutoe la spalla è piuttosto ampia, mentre in quelle di etàclaudio-neroniana vi sono maggior rigidezza del profiloe aumento dell’altezza del ventre (BOLLA 1988, p. 188). G.T.

Forma: olpe n. 23 (tav. CXIV, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, ansa anastro costolata, impostata sul collo e terminante sullaspalla, corpo quadrangolare. Presenta due varianti:A) orlo a sezione triangolare, corpo leggermente rastre-mato, piede a disco;B) orlo leggermente ingrossato, apoda o piede ad anello.

Decorazione: una solcatura sul collo o sulla spalla.Attestazioni:CO: Costa Masnaga, Samarino (Carta Lecco 1994, pp.213, 236, n. 1, p. 345, scheda 108, fig. 140, n. 3: varianteB); Mandello Lario (Carta Lecco 1994, pp. 202, 361,scheda 238, fig. 134, n. 6: variante B).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 33,fig. 5: attribuzione ipotetica).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 93,n. 16, tomba 36, tav. LXIX, n. 2: variante A).Cronologia: I sec. d.C. (Costa Masnaga, CO).N.S.

Forma: olpe n. 24 (tav. CXIV, n. 3)Descrizione: orlo leggermente estroflesso e ingrossato,collo cilindrico, ansa a gomito costolata, impostata sottol’orlo e sulla spalla, corpo cilindrico a doppia carena, piùo meno accentuata, piede a disco, talvolta incavato.Attestazioni:CO: Como, S. Carpoforo (NOBILE DE AGOSTINI 1995,p. 203, n. 22, fig. 4: attribuzione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inedita, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Cassano Magnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig.10; SIRONI 1952, pp. 5-6, n. 8).Cronologia: I sec. d.C. (?), per le analogie formali con leolpi nn. 22 e 23.G.T.

Forma: olpe n. 25 (tav. CXIV, nn. 4-6)Descrizione: collo cilindrico, ansa a nastro, impostatasotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo biconico, piede adisco. L’ orlo presenta due varianti:A) a fascia;B) ingrossato.Attestazioni:BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 118, tav.L, n. 4).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.45, fig. 56: variante A; p. 45, fig. 60: variante B); Brescia,necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 48, n. 15, fig. 9, p.72, n. 9, p. 73, fig. 11, p. 113, n. 20, fig. 28, p. 126, n. 11,fig. 17: variante B); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 54,n. 1, tav. II, n.10, p. 92, n. 2, tav. III, n. 26; MASSA 1997,scheda n. 12, tomba n. 102: variante A; scheda n. 17,tomba 79, scheda n. 18, tomba n. 80, scheda n. 34, tomban. 27: variante B).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.93, tav. IV, nn. 38-39: variante B); Cermenate (PIOVAN1968-69, pp. 240-241, n. 5: attribuzione ipotetica);Como, S. Carpoforo (NOBILE DE AGOSTINI 1995, p.203, nn. 23-24, fig. 4: variante B); Erba (ISACCHI 1975,p. 8, prima da sinistra: attribuzione ipotetica); Mandel-lo Lario (Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig.134, n. 3: variante B); Olgiate Comasco (SOMAINI1907, p. 135); Valmadrera (GIUSSANI 1936, p. 107, fig.20; Carta Lecco 1994, pp. 215, 240, n. 1, pp. 370-371,scheda 323, fig. 142, n. 1, fig. 143, n. 3: variante B).MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a,pp. 21, 24, tomba n. 12, seconda a destra: attribuzioneipotetica).MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p.57, n. 7, fig. 41: variante A).PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 332, tav.XVIII, n. 19: variante B); Pieve del Cairo (PONTE 1964,tav. XIX, fig. 2: variante B); Pieve del Cairo, Zerbola

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 191

(SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p.39, n. 9, fig. 6, n. 2: variante B); Sannazzaro de’ Burgon-di, Scaldasole (STRADA 1940, tav. X, n. 6: attribuzioneipotetica); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCILUNAZZI 1978a, p. 104, n. 282: variante A).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 248, n.13, tav. 60, n. 15, p. 286, tav. 66, n. 10: variante B;“NotALomb”, 1987, p. 154, fig. 155: variante B); ArsagoSeprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p.116, n. 3, tomba 126, tav. XXI, d: variante B). Cronologia: età augustea / età traianea (contesti).Osservazioni: quest’ olpe si distingue da quella a corpopiriforme n. 26, perché il diametro massimo è collocato acirca metà del corpo7.Una delle olpi di Valmadrera (CO) ha il collo distintodalla spalla da una costolatura.C.D.P.

Forma: olpe n. 26 (tav. CXV, nn. 1-3)Descrizione: orlo ripiegato all’esterno, talvolta ingros-sato, oppure a fascia, collo cilindrico, ansa a nastroimpostata sul collo e saldata sulla spalla, corpo pirifor-me con ventre ribassato, bassissimo piede a disco o adanello. Presenta tre varianti:A) corpo piriforme con carena arrotondata;B) corpo piriforme con carena più marcata;C) corpo piriforme molto largo e schiacciato.Decorazione: in un caso bande di colore rosso (Morta-ra, PV).Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, fig.98, n. 10); Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 =Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285:varianti A e C); Zanica, cascina Piane (Carta Bergamo1992, vol. 2.1, p. 138, fig. 45, vol. 2.2, p. 137, scheda 633:variante C).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XV, n. 1:variante A; tav. XIII, n. 2: variante B); Borgo San Giaco-mo (Insediamenti romani 1996, p. 45, p. 60, figg. 58-59:variante A); Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987,p. 72, nn. 8-9, fig. 10: variante A); Carpenedolo, campoMattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206, fig. 180: varian-te C); Gardone Val Trompia (STELLA 1982, p. 41, n. 1,fig. a p. 40); Nave (Sub ascia 1987, pp. 188-190, tav. 28,nn. 1-7: variante A).CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, n. 15, tav. IV, n. 1:variante A); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE1983, pp. 62-63, f, tav. III, f, pp. 162-163, c, tav. XVII, c:variante C); Como, Camerlata (Carta Como 1993, p.115, fig. 71, scheda n. 108); Fino Mornasco, Socco (MAZ-ZOLA 1992, pp. 60-61, tav. IV, nn. 29-30: variante A);Olgiate Comasco (SOMAINI 1907, p. 135; BUTTI RON-CHETTI 1986, pp. 123-124, n. 31, tav. IV, n. 31: varian-te A); Oliveto Lario, Onno (Carta Lecco 1994, pp. 215,239, n. 2, p. 366, scheda 284, fig. 141, n. 6: variante B);Valmadrera (GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22,prima a sinistra: variante B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,fig. 3, a sinistra: attribuzione ipotetica); Albairate(Albairate 1986, p. 99, fig. 22, prima e terza: variante B);Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 2: varianteB); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a, pp.

21-22, tomba 17, prima e seconda da sinistra: attribu-zione ipotetica); Legnano, via Novara (SUTERMEI-STER 1928, p. 61, fig. 42, prima in alto da destra =VOLONTÉ R. 1988-89, p. 197, n. 6, tav. 107: variante C;SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, seconda e terza inalto da destra); Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 51-52, cat. 7/101-108, p. 114, cat. 25/88-90: variante A; p.108, cat. 25/42: variante B); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 147, tav. LVIII, n. 8: variante B);Monza (MALBERTI 1989, p. 27, nn. 11-12, tav. XIX, nn.11-12: variante A); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silen-zi 1996, p. 105, tav. 33, n. 2, p. 117, tav. 42, n. 4: varian-te A); San Vittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p.24, tipi 1 e 2). MN: Cavriana, Cavallara (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: varianti A e B); Pegognaga, S.Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 216, n. 1, fig.23, n. 1: variante C); Virgilio, Pietole (Il caso mantovano1984, pp. 67-68, nn. 2-4, fig. 55: variante C).PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 9, figg. 3a-d: varianteA); Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 319, tomba 1, tav. II, n. 8: variante A); Gambo-lò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 241,tomba 9, tav. XIX, n. 9: variante A); Garlasco, Baraggia(BOTTINELLI 1991-92, p. 31, n. 10, tav. III, n. 1:variante A); Garlasco, Madonna delle Bozzole (VAN-NACCI LUNAZZI 1982a, p. 34, tav. II, n. 2: variante A;p. 47, tav. VI, n. 2: variante C); Gropello Cairoli, poderePanzarasa (ARATA 1984, pp. 75-76, tomba 29, tav. VII,nn. 2-3: varianti A e B); Lomellina (SEGÙ, CALANDRA,MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 38, n. 6, p. 115, fig. 5,n. 2: variante C); Mortara, cascina Medaglia (“NotA-Lomb”, 1992-93, pp. 88-89, fig. 87: variante A); Pieve delCairo (PONTE 1964, tav. XIX, fig. 4: variante C; SEGÙ,CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, p. 39, n. 7,fig. 6, n. 1: variante B); Sannazzaro de’ Burgondi, Scal-dasole (STRADA 1940, tav. X, n. 1: variante A).SO: Talamona (MUFFATTI MUSSELLI 1985, p. 37, nn.1-2: variante A).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 227, n.14, tav. 54, n. 11, pp. 238-240, nn. 6, 9, 10, tav. 59, nn. 6,9, p. 281, n. 24, tav. 62, n. 1: variante A); Arsago Seprio(FERRARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 144, n. 4,tomba 247, tav. XXI, c: variante A); Arsago Seprio, S.Ambrogio (TASSINARI 1986, pp. 160-161, n. 9, tav. VII,n. 2: variante B; Arsago 1990, p. 52, tav. XII, g: varianteA); Cantello, Ligurno (inedite, Varese, Musei Civici diVilla Mirabello: varianti A e B); Gorla Minore (SUTER-MEISTER 1952d, pp. 57-58, fig. 2, tipo 2: variante B).Cronologia: età augusteo-tiberiana / primo quarto IIsec. d.C. (contesti).Osservazioni: si tratta di un’olpe ampiamente attesta-ta, con numerose varianti. L’orlo a fascia sembra mag-giormente documentato nella Lombardia orientale.A Virgilio (MN) sono presenti alcuni esemplari vernicia-ti di rosso, che trovano puntuali confronti con materialeveneto8.C.D.P.

Forma: olpe n. 27 (tav. CXV, n. 4; tav. CXVI, nn. 1-3)Descrizione: ansa a nastro costolata, impostata appe-na sotto l’orlo o a metà del collo cilindrico e sulla spalla,

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI192

7 Per esempio ad Angera (VA) questa forma è stata consideratauna variante dell’olpe piriforme (Angera romana I 1985, pp.433-435, tav. 85, tipo 2c).

8 Este 1992, p. 349, fig. 273.

corpo piriforme, piede a disco o ad anello. Si distinguonotre varianti: A) orlo a breve tesa, a fascia o a profilo sagomato;B) corpo più schiacciato;C) orlo ingrossato o ad imbuto, corpo con bassa carena-tura appena accennata.Decorazione: talvolta una o più cordonature sottoli-neano la spalla.Dati epigrafici: in un caso iscrizione graffita “S IIV-VONIS” (Parabiago, MI).Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIII, n. 3:variante C); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani1996, p. 45, p. 60, fig. 57: variante A); Brescia, necropoli(BEZZI MARTINI 1987, p. 50, n. 8, fig. 8: variante C);Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 32, tomba n. 21:variante A).CO: Cantù (Cantù 1991, p. 86, n. 16, tav. IV, n. 2:variante B); Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE1984, pp. 92-93, tav. IV, nn. 34-35: variante B); Como,Rebbio (GIUSSANI 1936, p. 104, fig. 18, prima da sini-stra: attribuzione ipotetica); Esino Lario (BERTOLONE 1954, pp. 20-21, fig. 3, n. 1: attribuzione ipotetica; CartaLecco 1994, pp. 204, 349, scheda 137, fig. 137, n. 1:variante B); Lecco, Luera (Carta Lecco 1994, pp. 194,359, scheda 223, fig. 127: variante A); Mariano Comen-se (SAPELLI 1980, pp. 111-112, tav. 14, n. 2, p. 121, tav.15, n. 2: variante A); Tavernerio (ISACCHI 1968-69, p.249, prima da destra: attribuzione ipotetica). MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.204, n. 6, tav. 113 = SUTERMEISTER 1992, p. 15, inalto a destra: variante A); Lissone (BERNASCONI1926, tav. II, prima fila, prima a destra, seconda fila,prima a sinistra: variante A); Milano, necropoli (BOLLA1988, p. 99, cat. 24/47, p. 106, cat. 25/24: variante A);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 147,tav. LVIII, n. 10: variante A, attribuzione ipotetica);Parabiago, S. Lorenzo (Guida 1984, p. 25, St. 10647:variante A; Otium 1993, p. 42, tav. VIII, nn. 1-2; Antichisilenzi 1996, p. 117, tav. 42, n. 3: variante A; p. 123, tav.45, n. 4: variante B); San Vittore Olona (SUTERMEI-STER 1952c, p. 24, tipo n. 1).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 41, tav. IV, n. 2: variante A); Lomel-lo, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 332, tav. XVIII, n. 18:variante A).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 125, n.17, tav. 34, n. 7, p. 126, n. 5, tav. 35, n. 13, pp. 249-250,n. 6, n. 10, tav. 60, nn. 2, 8: variante A; p. 271, n. 3,tomba 38, tav. 64, n. 9: variante B); Arsago Seprio (FER-RARESI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 126, n. 4,tomba 163, tav. XXI, b: variante C); Cantello, Ligurno(inedite; Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cassa-no Magnago (inedita; Gallarate, Museo della Società diStudi Patri); Daverio (QUAGLIA 1881, tav. V, n. 75:attribuzione ipotetica); Gerenzano, fornace Clerici(Prima di noi 1996, p. 78, n. 8, tav. VI, n. 8: variante A). Cronologia: età augustea / prima metà II sec. d.C.(con-testi datati).Osservazioni: questo gruppo presenta alcune analogiecon il n. 26 (varianti A e B), ma è meno diffuso.L’olpe di Borgo S. Giacomo (BS) è di piccole dimensioni;l’olpe di Esino Lario (CO) è ricoperta da una vernice bru-nastra.G.T.

Forma: olpe n. 28 (tav. CXVI, nn. 4-5)

Descrizione: collo cilindrico, ansa a gomito, corpo piri-forme con spalla a doppia carenatura, apoda o piede adisco. Presenta due varianti:A) alto orlo a fascia;B) orlo estroflesso, ingrossato.Decorazione: di rado una o più linee incise.Attestazioni:BS: Manerbio, Quintane (“NotALomb”, 1988-89, pp.210-211, fig. 186: variante B, attribuzione ipotetica);Nave (Sub ascia 1987, p. 53, V: variante B); Salò, Lugo-ne (SIMONI 1972, p. 120, tav. III, n. 27: variante B).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 142, cat. 53/8:attribuzione ipotetica). MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: variante A).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 234, n.7, tav. 58, n. 5: variante B).Cronologia: I sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: sono stati riuniti in questo gruppo alcu-ni esemplari che presentano un corpo simile, benché dif-feriscano in vari dettagli.C.D.P.

Forma: olpe n. 29 (tav. CXVII, nn. 1-3)Descrizione: orlo diritto, leggermente ingrossato, spes-so a sezione triangolare, collo troncoconico o cilindrico,ansa nastriforme, impostata sul collarino e sulla spalla,corpo espanso più o meno schiacciato e talvolta carena-to, basso piede a disco, spesso sagomato, o ad anello.Decorazione: sulla spalla quattro solcature, alla basedel collo un cordoncino rilevato circondato da due lineedi tacchette incise (Fino Mornasco, CO); modanaturesulla spalla (Arsago Seprio, VA). Attestazioni:CO: Bregnano (RICCI 1970-73, p. 498, fig. 1: attribuzio-ne ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p.61, n. 32, tav. V, n. 32); Olgiate Comasco (SOMAINI1907, p. 135, prima da sinistra); Uggiate (MASCETTI1966).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40,fig. 5); Corbetta (LEVI 1934, p. 94, fig. 10, prima adestra; DE DONNO et alii 1995, p. 121, tav. 6, n. 29);Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig.42, seconda fila, prima e seconda da sinistra; VOLONTÉR. 1988-89, p. 160, n. 1, tav. 80, p. 175, n. 3, tav. 92, p.201, n. 1, tav. 109, p. 221, n. 9, tav. 125, pp. 240-241, nn.3-4, tavv. 138-139; p. 213, n. 3, tav. 119: attribuzioneipotetica); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER1936c, p. 12, fig. 8, prima a destra = Antichi silenzi 1996,p. 34, tav. 4, n. 1; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 10, n.14, p. 84, tav. 18, n. 7, p. 103, tav. 32, n. 7, pp. 107-108,tav. 34, n. 1, p. 111, tav. 38, n. 5); San Vittore Olona(SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 4A). VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7,prima fila, prima e seconda da sinistra;Angera romana I1985, p. 108, n. 2, p. 109, n. 1, tav. 30, nn. 7, 10, p. 235, n.15, tav. 53, n. 10, p. 233, n. 13, tav. 54, n. 12, p. 238, n. 9,tav. 56, n. 9, p. 251, n. 16, tav. 61, n. 5, pp. 268-269, n. 8,p. 275, n. 10, tav. 64, nn. 3, 17); Arsago Seprio (SIRONI1958, pp. 176-177, fig. 5; FERRARESI, RONCHI, TAS-SINARI 1987, p. 87, n. 3, tomba 44, tav. XXII, a, p. 92, n.2, tomba 57, tav. XXII, b, p. 119, n. 7, tomba 138, tav.XXXVII, d, p. 120, n. 5, tomba 139, tav. XXXVIII, a, p.124, n. 3, tomba 154, tav. XXXIX, b, p. 136, n. 7, tav.XXII, c, p. 145, n. 3, tomba 249, tav. XXII, d); Besozzo(QUAGLIA 1881, tav. VI, n. 103: attribuzione ipoteti-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 193

ca); Cantello, Ligurno (inedita; Varese, Musei Civici diVilla Mirabello); Cardano al Campo (MACCHI 1959,fig. a p. 58; DEJANA 1980, pp. 128, 130, fig. 1); CassanoMagnago (BERTOLONE 1931, p. 37, fig. 10: attribuzio-ne ipotetica; SIRONI 1952, pp. 6-7, n. 9); FagnanoOlona (MASTORGIO 1971, fila in alto, prima a sini-stra); Gallarate, Crenna (inedita; Gallarate, Museodella Società di Studi Patri); Gallarate, territorio (ine-dita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri);Gallarate, via Milano (DEJANA, MASTORGIO 1970a,p. 114, fig. a p. 111, n. 4); Gerenzano, fornace Clerici(Prima di noi 1996, p. 78, n. 7, tav. VI, n. 7); Gorla Mino-re (SUTERMEISTER 1952d, p. 58, p. 61, fig. 2, tipo 4a);Gorla Minore, Prospiano (inedita; Gallarate, Museodella Società di Studi Patri); Jerago con Orago (DEJA-NA, MASTORGIO, TURRI 1970, p. 21, fig. a p. 22, n. 5);Marnate (inedita; Gallarate, Museo della Società diStudi Patri); Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73, n. 4; Somma Lombardo 1985, pp. 66, 68);Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 113, fig. 2: attribu-zione ipotetica); Ternate (QUAGLIA 1881, tav. VII, n.140: attribuzione ipotetica).Cronologia: I sec. d.C., forse con una concentrazionenella prima metà (contesti). Osservazioni: quest’olpe è caratteristica del Varesotto,dell’alto Milanese e del Canton Ticino9; è meno frequen-te nel Comasco. L’ esemplare di Fino Mornasco (CO) è ricoperto di verni-ce rosso-bruna.G.T.

Forma: olpe n. 30 (tav. CXVIII, nn. 1-5; tav. CXIX, nn.1-2)Descrizione: orlo ingrossato, spesso superiormentepiano, collo troncoconico, ansa a gomito, impostata sulcollarino e sulla spalla, piede ad anello o a disco, talvol-ta sagomato. Si distinguono cinque varianti: A) orlo diritto, corpo globoso, con ventre più o meno rial-zato;B) orlo estroflesso, corpo più panciuto e arrotondato;C) orlo diritto, corpo panciuto e spalla rialzata;D) orlo a breve tesa, corpo globulare;E) orlo diritto, corpo basso compresso, tendente al bico-nico, piede distinto da due lievi solcature.Decorazione: talvolta scanalature parallele alla basedel collo o a metà corpo.Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, alle Fontane (BIANCHI 1982,pp. 44-45: variante C); Capiago Intimiano, Villa Soave(NOBILE 1984, p. 97, tav. VI, n. 45: variante A); Como(SENA CHIESA 1993, fig. 10, b: variante B); Como,Camerlata (Carta Como 1993, p. 115, fig. 71, scheda n.108: variante B); Como, Rebbio (GIUSSANI 1936, p.104, fig. 18: variante B); Lurate Caccivio, Cascina Bene-detta (BUTTI RONCHETTI 1985, p. 16, n. 13, tav. IV, n.13, p. 30, n. 7, tav. IX, n. 7, p. 53, n. 8, tav. XIII, n. 8:variante B); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 96, n.2, tomba 102, tav. 5, n. 2, p. 98, n. 2, tomba 98, tav. 5, n.2, p. 99, n. 2, tomba 16, tav. 6, n. 2, p. 120, n. 2, tav. 11,n. 2: variante B; p. 105, n. 2, tomba 58, tav. 18, n. 2, p.108, n. 2, tav. 19, n. 2, p. 118, n. 2, tav. 16, n. 2, pp. 123-

124, n. 3, tav. 24, n. 3: variante C; p. 95, n. 2, tomba 84,tav. 4, n. 2: variante D); Tavernerio (ISACCHI 1968-69,p. 249, seconda da sinistra = (?) ISACCHI 1975, p. 101,a sinistra: attribuzione ipotetica).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40,fig. 7: variante B); Corbetta (LEVI 1934, p. 94, fig. 10,prima a sinistra: attribuzione ipotetica); Legnano (?)(Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 3); Legnano (SUTER-MEISTER 1955, tav. 14: variante A); Legnano, CasinaPace (SUTERMEISTER 1960a, pp. 21-22, 26, tomba 17,prima a destra, tomba 18, tomba 22, n. 3); Legnano,Gabinella (SUTERMEISTER 1945, p. 8, n. 16, fig. 2, n.16: attribuzione ipotetica); Legnano, via Novara(SUTERMEISTER 1928, p. 61, fig. 42, seconda fila,prima da destra, prima fila in basso, prima e terza dasinistra); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p.109, tav. 36, n. 3: variante A; p. 31, tav. 9, n. 2: varianteB); San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a,pp. 7, 10, n. 3, tomba 6, pp. 13-15, n. 10, tomba 12, n. 2,tomba 16: attribuzione ipotetica); San Vittore Olona(SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipi nn. 4B e 4C;SUTERMEISTER 1960c, p. 29, n. 5, pp. 34, 41, n. 2,tomba 16).VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 107-108, fig. 7,prima fila, prima, seconda e terza da destra; Angeraromana I 1985, p. 83, n. 14, tav. 25, n. 7, p. 86, n. 16, tav.26, n. 8, p. 112, n. 11, tav. 72, n. 6, p. 125, nn. 15-16, tav.35, nn. 11-12, p. 132, n. 4, tav. 37, n. 11, p. 133, n. 4, tav.38, n. 5, p. 137, n. 1, tav. 39, n. 6, p. 162, n. 13, tav. 43, n.3, p. 184, n. 7, tav. 46, n. 11, p. 220, nn. 13-14, 18-20, tav.74, nn. 8-9, tav. 75, nn. 3-5, p. 237, n. 21, tav. 56, n. 4, p.251, n. 17, tav. 61, n. 4, p. 284, n. 5, tav. 65, n. 21, p. 286,n. 23, tav. 66, n. 8, pp. 312-313, n. 8, tav. 70, n. 11:variante A; p. 122, n. 7, tav. 33, n. 11: variante B; p. 79,n. 6, tomba 9, tav. 24, n. 4, p. 102, n. 3, tav. 29, n. 4:variante E); Arsago Seprio (SIRONI 1958, p. 176, fig. n.4: variante A; FERRARESI, RONCHI, TASSINARI1987, p. 96, n. 10, tav. XXXV, a: variante A; p. 115, n. 5,tomba 123, tav. XXII, e: variante B); Arsago Seprio, viaMilano (St. 102973; inedita, Arsago Seprio, CivicoMuseo Archeologico: variante A); Gallarate, Crenna(inedita; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri);Uboldo, cascina Malpaga (Prima di noi 1996, p. 106, n.7, tav. XVII, n. 7: variante B; p. 106, n. 5, tav. XVII, n. 5:variante E).Cronologia: inizi I sec. d.C. / età antonina (contesti).Osservazioni: si registra un alto numero di questeolpi nel comprensorio Verbano-Ticino (compreso ilCanton Ticino10); nel Comasco è presente soprattuttola variante B.La variante C compare a Mariano Comense (CO), conpiù esemplari piuttosto grandi e con una certa varietàmorfologica; uno di questi presenta tracce di ingobbiorosso-arancio. L’olpe di Capiago Intimiano, alle Fontane(CO), reca tracce di ingobbiatura nera lucidissima. Lavariante D è documentata solo a Mariano Comense. Perle olpi di Angera (VA) è stata notata, dagli inizi del IIsec. d.C., una riduzione del collo che avvicina l’orlo alcollarino (Angera romana I 1985, pp. 437-438).G.T.

Forma: olpe n. 31 (tav. CXIX, nn. 3-4)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI194

9 Ad esempio SILVESTRINI 1940, p. 324, tomba 7, n. 2, p. 328,tomba 42, n. 1, tav. IV, nn. 7, 9; SIMONETT, LAMBOGLIA1967-71, pp. 229-230, Liv. u. 12, Mur. P. 21, Liv. u. 44; DONA-TI 1979, pp. 70-71, n. 34, pp. 75-76, n. 58, pp. 106-107, n. 118.

10 Ad esempio SILVESTRINI 1940, p. 325, tomba 10, n. 1, tav.IV, n. 1; SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, pp. 229, 231, Liv.u. 37, S.P. 20, S.P. 31; DONATI 1979, pp. 118-119, n. 166, pp.198-199, n. 62.

Descrizione: orlo ingrossato diritto o leggermenteestroflesso, collo cilindrico, ansa bicostolata con anda-mento a gomito, corpo espanso e schiacciato, basso piedea disco o ad anello.Attestazioni:BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XIV, n. 2);Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 5, tomba n. 33).MI: Legnano (SUTERMEISTER 1928, p. 31, fig. 18);Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 144, cat. 54/4).PV: Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 28,n. 2, tomba 1, tav. 1, n. 4); Gropello Cairoli (FORTUNA-TI ZUCCALA 1979, p. 18, fig. 8, n. 1, pp. 39-40, tombaXXI, fig. 26, nn. 1-2); Gropello Cairoli, podere Panzara-sa (ARATA 1984, p. 69, tomba 24 bis, tav. IV, n. 9, p. 80,tomba 34, tav. VIII, n. 6); Ottobiano, cascina Rotorta(VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 72, tomba 27, tav. VIII,n. 8); territorio lomellino (SEGÙ, CALANDRA, MUF-FATTI MUSSELLI 1995, pp. 39-40, n. 10, fig. 7, 1).VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.86, n. 13, tav. IX, n. 13).Cronologia: età augustea / età traianea.N.S.

Forma: olpe n. 32 (tav. CXX, nn. 1-6)Descrizione: ansa a nastro saldata sotto l’orlo e sullacarena superiore, a gomito o sellata, collo cilindrico,corpo a doppia carenatura, talvolta schiacciato, fondopiano o piede a disco o ad anello sagomato. Sono presen-ti quattro varianti:A) orlo verticale, sagomato;B) orlo a fascia distinto;C) orlo ingrossato superiormente appiattito; D) orlo a fascia distinto, alto corpo ovoide, appena care-nato.Decorazione: una o più solcature orizzontali sull’orlo(variante A); costolature e incisioni sul corpo (Acqua-fredda, BS).Attestazioni: BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. XVI, n. 1:variante C); Borgo San Giacomo (Insediamenti romani1996, p. 45, figg. 54, 55: variante B); Salò, Lugone(SIMONI 1972, p. 94, n. 1, tav. III, n. 27: variante B;SIMONI, LANDO 1982-84, p. 56, n. 4, tav. XIX, T. 164/4= MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104: variante B;MASSA 1997, scheda n. 9, tomba 34, scheda n. 10,tomba 35, scheda n. 20, tomba 18: variante D).CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.97, tav. VI, n. 44: variante A).MI: Albairate (Albairate 1986, p. 100, fig. 23, prima a sini-stra); Legnano (?) (Otium 1993, p. 42, tav. VII, n. 4:variante C); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER1960a, p. 20, tomba n. 8, prima a sinistra); Milano, necro-poli (BOLLA 1988, p. 50, cat. 7/97: variante B); Parabia-go, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 9, n. 1, p.92, tav. 23, n. 6: variante B); San Giorgio su Legnano(SUTERMEISTER 1956a, pp. 13, 15, n. 2, tomba 14); SanVittore Olona (SUTERMEISTER 1952c, p. 24, tipo n. 8). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 118, n.11, tav. 32, n. 9: variante C); Arsago Seprio (FERRARE-SI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 90, n. 9, tomba 48,tav. XXXIII, e: variante A). Cronologia: prima metà I sec. d.C. / metà II sec. d.C.

(contesti).Osservazioni: sono state qui riunite olpi dal corpodiverso, che però presentano tutte come costante lacarena, più o meno accentuata. La variante D è tipicadell’area bresciana.L’esemplare di Milano reca forse tracce di vernice rossoarancio.G.T.

Forma: olpe n. 33 (tav. CXXI, n. 1)Descrizione: orlo diritto ingrossato, corto collo cilindri-co, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sulla spalla,corpo biconico, schiacciato e carenato, piede a disco.Attestazioni:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 190, tav. 29, n. 1).Cronologia: età tardoflavia (contesto tombale).Osservazioni: questo esemplare richiama formedell’età tardoceltica, come i vasi a trottola.N.S.

Forma: olpe n. 34 (tav. CXXI, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, leggermente ingrossato,collo svasato, ansa impostata sotto l’orlo e sul ventre,corpo globulare con spalla rilevata, piede a disco o adanello.Attestazioni:BG: Seriate (CERESA MORI 1980-81, pp. 168-174, tav.3, b, tav. 4, b = Milano capitale 1990, p. 272, scheda4e.2a).CO: Bellagio (GIUSSANI 1936, p. 95, fig. 9: attribuzioneipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp.61-62, n. 33, tav. V, n. 33).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 108, n. 4, tav. XXI, f).Cronologia: primi decenni II sec. d.C. (Arsago Seprio,VA); III/IV sec. d.C. (Seriate, BG).C.D.P.

Forma: olpe n. 35 (tav. CXXI, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso a tesa, collo cilindrico,ansa impostata appena sotto l’orlo e terminante sullaspalla, corpo vagamente triangolare, fondo concavo,poggiante su un alto piede.Attestazioni:BG: Lovere (St. 658, cit. in DONATI, BUTTI RON-CHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987, p. 48).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 28,fig. 3 a destra).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 41, tomba 10, tav. IV, n. 3).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (Garlasco, PV: incontesto con una moneta di Vespasiano).Osservazioni: quest’olpe è chiamata anche “olpe medi-ca”, perché talvolta è stato rinvenuta vicino a strumentimedici (per esempio a Lovere, BG).Un esemplare analogo è stato recuperato in una tombadi Ascona, nel Canton Ticino, datata al 100/150 d.C.11. N.S.

Forma: olpe n. 36 (tav. CXXI, n. 4)Descrizione: orlo trilobato, collo cilindrico, ansa bico-stolata, impostata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo piri-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 195

11 DONATI, BUTTI RONCHETTI, BIAGGIO SIMONA 1987,pp. 48, 128-129, n. 184.

forme, piede a disco sagomato, incavato.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 168, n.8, tav. 44, n. 4).Cronologia: età flavia (contesto tombale). G.T.

Forma: olpe n. 37 (tav. CXXI, nn. 5-6)Descrizione: orlo estroflesso trilobato, collo troncoconi-co, ansa a nastro, spalla ampia, piede ad anello o a disco.Presenta due varianti:A) corpo globulare;B) corpo a ventre rialzato.Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, p. 38; Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 41,scheda 41: variante B).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.46, fig. 62: variante B); Nave (Sub ascia 1987, p. 84, I2:variante B); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, p. 53, fig.39); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 10, tomba n.35: variante B).CO: Capiago Intimiano, Roccolino (BIANCHI 1982, p.15, fig. a p. 16); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p.103, n. 2, tav. 10, n. 2, p. 109, n. 1, tav. 12, n. 1, p. 116, n.2, tav. 17, n. 2, p. 129, n. 3, tav. 22, n. 3); Oliveto Lario,Onno (inedita, Museo di Erba, E 298; cit. in Carta Lecco1994, p. 241, nota 34: attribuzione ipotetica); Tavernerio(inedita, Museo di Erba, E 252; cit. in Carta Lecco 1994,p. 241, nota 34: attribuzione ipotetica); Valmadrera(GIUSSANI 1936, pp. 108-109, fig. 22, al centro; CartaLecco 1994, pp. 215, 240, n. 2, pp. 370-371, scheda 323,fig. 143, n. 8: variante B). MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40,fig. 6: variante B); Albairate (Albairate 1986, p. 99, fig.22, al centro); Legnano, via Novara (SUTERMEISTER1928, p. 61, fig. 42, prima fila in basso, seconda dadestra: variante A; seconda fila, seconda da destra,prima fila in basso, prima da destra: variante B, attri-buzioni ipotetiche); Legnano, via Pietro Micca (Riti eofferte 1990, pp. 14, 28, n. 7: variante A); Parabiago, S.Lorenzo (Guida 1984, p. 29, St. 10682: variante A; Anti-chi silenzi 1996, p. 31, tav. 11, n. 1: variante A; p. 34, tav.4, n. 4: variante B); San Vittore Olona (SUTERMEI-STER 1952c, p. 24, tipo n. 5A: variante A; tipo n. 5:variante B).MN: Cavriana, Cavallara (inedita; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: variante B).PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984,p. 80, tomba 34, tav. VIII, n. 5); Lomello, Alle Brelle(PONTE 1894, p. 332, tav. XVIII, n. 20).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 124, n.2, tav. 34, n. 3: variante A; p. 122, n. 6, tav. 33, n. 10:variante B); Gorla Minore, Prospiano (inedite; Gallara-te, Museo della Società di Studi Patri: variante B).Cronologia: metà I / metà II sec. d.C. (contesti tomba-li); seconda metà I sec. a.C. (Arzago d’Adda, BG: conte-sto non sicuro).Osservazioni: alcune di queste olpi hanno il collarino.C.D.P.

Forma: olpe n. 38 (tav. CXXII, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato diritto, corto collo cilindri-co, ansa a nastro impostata sotto l’orlo e sul ventre,corpo ovoide, basso piede a disco.Attestazioni:

BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 25, tomba n.11).CO: Como (BASERGA 1930, p. 90, fig. 1: attribuzioneipotetica); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 104, n.2, tav. 18, n. 2); Uggiate (MASCETTI 1966: attribuzioneipotetica).MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, n: attribu-zione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inedite, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 99, n.8, tav. 28, n. 9, p. 110, n. 7, tav. 31, n. 6, p. 136, n. 4, tav.39, n. 4, p. 158, n. 6, tav. 42, n. 17, p. 237, n. 20, tav. 56,n. 5); Gorla Minore (SUTERMEISTER 1952d, pp. 58,61, fig. 2, tipo 2).Cronologia: II sec. d.C. (contesti tombali); non oltre laprima metà del I sec. d.C. (un’olpe di Angera, VA).Osservazioni: quest’olpe presenta talvolta una leggeracarenatura. Il corpo delle olpi di Angera (VA) nel corso delII sec. d.C. tende ad assumere un profilo più arrotondato.C.D.P.

Forma: olpe n. 39 (tav. CXXII, n. 2)Descrizione: orlo diritto, più o meno ingrossato, supe-riormente piano, collo cilindrico o troncoconico, ansa anastro costolata, impostata sotto l’orlo e sulla spalla,corpo globulare panciuto, piede a disco o ad anello.Attestazioni:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 190, tav. 28, n. 8); Salò,Lugone (MASSA 1997, scheda n. 14, tomba n. 31).CO: Bregnano (RICCI 1970-73, p. 502, fig. 9: attribuzio-ne ipotetica); Mariano Comense (SAPELLI 1980, pp.110-111, n. 2, tomba 7/8, tav. 13, n. 2).MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 18,30, n. 7); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 114, cat.25/91); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.146, tav. LVIII, n. 3: attribuzione ipotetica).Cronologia: I / prima metà II sec. d.C. (contesti tombali). Osservazioni: su un esemplare milanese (scavi MM3)rimangono tracce di vernice bruna.G.T.

Forma: olpe n. 40 (tav. CXXII, nn. 3-4)Descrizione: orlo a breve tesa, appena sagomato, collocilindrico, ansa costolata semplice o rialzata, impostatasul collo e saldata sulla spalla, corpo espanso più o menocarenato, fondo piano appena incavato.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 117, n.4, tav. 32, n. 6, p. 215, n. 6, tav. 49, n. 9).Cronologia: fine I / fine II sec. d.C. (contesti tombali).G.T.

Forma: olpe n. 41 (tav. CXXII, n. 5)Descrizione: orlo più o meno estroflesso, collo tronco-conico, ansa costolata, impostata sul collarino, in uncaso solo accennato, e saldata sul ventre, corpo schiac-ciato quasi biconico, fondo piano appena incavato opiede a disco. Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 80, n. 7, tav. XXX, a); Uboldo, cascina Mal-paga (Prima di noi 1996, p. 106, n. 6, tav. XVII, n. 6). Cronologia: seconda metà I / prima metà II sec. d.C.(Arsago Seprio, VA, contesto tombale).G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI196

Forma: olpe n. 42 (tav. CXXII, n. 6)Descrizione: orlo a profilo triangolare, collo corto, ansabicostolata, impostata sul collarino e sul ventre, corpoovoide, fondo piano incavato. Decorazione: linea incisa orizzontale sul corpo.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, pp. 89-90, n. 8, tomba 48, tav. XXXIII, d). Cronologia: fine I / metà II sec. d.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: olpe n. 43 (tav. CXXIII, n. 1)Descrizione: orlo diritto, appena ingrossato, collo cilin-drico, priva di ansa, corpo globulare a ventre rialzato,fondo piano. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 120, n.6, tav. 33, n. 4). Cronologia: seconda metà I / inizi II sec. d.C. (contestotombale). Osservazioni: quest’ olpe è insolita perchè non presen-ta l’ansa. G.T.

Forma: olpe n. 44 (tav. CXXIII, n. 2)Descrizione: orlo indistinto, tozzo collo troncoconico,ansa a nastro tricostolata, impostata sull’orlo e sullaspalla, corpo schiacciato, apoda con fondo concavo. Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 139, n. 9, tav. XXI, g).Cronologia: inizi II sec. d.C. (contesto tombale).Osservazioni: questo gruppo mostra alcune affinitàcon le olpi n. 50 e perciò potrebbe essere forse ascritto adepoca un po’ più tarda.G.T.

Forma: olpe n. 45 (tav. CXXIII, n. 3)Descrizione: orlo trilobato, collo concavo, ansa costola-ta saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo biconico arro-tondato, piede a disco. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 311, n.9, tav. 70, n. 5).Cronologia: prima metà II sec. d.C. (contesto tombale). G.T.

Forma: olpe n. 46 (tav. CXXIII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, indistinto o ingrossato,collo cilindrico, ansa piegata a gomito o ad orecchia piz-zicata, corpo più o meno tondeggiante, allungato e infe-riormente carenato, apoda, assai di rado con piede adisco.Attestazioni:CO: Cantù (Cantù 1991, p. 87, n. 17, tav. V, n. 1).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40,fig. 4: attribuzione ipotetica); Milano, necropoli (BOLLA1988, p. 146, cat. 55/3). VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 73, n.10, p. 77, n. 7, tav. 23, nn. 5, 16, p. 86, n. 15, tav. 26, n. 9,pp. 93-94, nn. 7-8, p. 95, n. 5, tav. 27, nn. 12-13, 17, p.116, n. 2, tomba 2, tav. 32, n. 1, pp. 134-135, n. 2, tomba9, nn. 4, 5, tav. 38, nn. 6, 9, p. 141, n. 5, tomba 23, tav. 40,n. 6, p. 142, n. 10, p. 143, n. 5, p. 144, n. 8, tav. 41, nn. 6,11, 15, p. 145, n. 2, tomba 28, tav. 42, n. 1, p. 164, n. 2,tav. 43, n. 5, p. 178, n. 4, tav. 45, n. 13, p. 210, n. 7, tav.

48, n. 8, p. 213, n. 9, p. 216, n. 3, tav. 49, nn. 5, 11); GorlaMinore, Prospiano (inedita; Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri: attribuzione ipotetica).Cronologia: II sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: è la forma, con le sue varianti, più rap-presentata numericamente nella necropoli di Angera(VA).G.T.

Forma: olpe n. 47 (tav. CXXIII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato o a profilosquadrato, con incavo interno, collo rastremato, ansa anastro costolata, impostata appena sotto l’orlo e sullaspalla, corpo globoso, piede a disco. Decorazione: linee orizzontali incise sul corpo (Maria-no Comense, CO).Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 57, tav.XX, T. 165/2).CO: Garlate (NOBILE 1992, p. 69, n. 22.6, tav. 27, n.22.6); Mariano Comense (SAPELLI 1980, p. 128, n. 2,tav. 22, n. 2).Cronologia: in associazione con una moneta di Adriano(Mariano Comense, CO); IV sec. d.C. (Garlate, CO).Osservazioni: l’olpe di Garlate (CO) presenta alcunegocce di vetrina, forse per la sua collocazione nel fornocon recipienti invetriati.G.T.

Forma: olpe n. 48 (tav. CXXIII, n. 6)Descrizione: orlo appena rientrante, sottile collarino,collo troncoconico, ansa a quattro costolature, saldatasul collarino e sulla spalla, corpo globulare, piede adisco. Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 151, n. 7, tomba 12, tav. XLIX, a). Cronologia: dalla seconda metà II sec. d.C. (con unamoneta di Marco Aurelio).G.T.

Forma: olpe n. 49 (tav. CXXIV, n. 1)Descrizione: orlo diritto a profilo triangolare, conincavo interno, collarino appena sotto l’orlo, collo cilin-drico, ansa nastrifome a gomito, impostata sotto il col-larino e sulla spalla, corpo globulare panciuto, piede adisco.Decorazione: linee incise orizzontali parallele sulcorpo.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 104, n.7, tav. 29, n. 9). Cronologia: in associazione con una moneta di Antoni-no Pio (141/161 d.C.). G.T.

Forma: olpe n. 50 (tav. CXXIV, n. 2)Descrizione: orlo leggermente estroflesso, ingrossato,collo largo, ansa piegata a gomito o ad angolo retto,generalmente sormontante e innestata al labbro, corpogloboso, svasato, apoda, talvolta incavata. Decorazione: in un caso modanatura sul collo.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 108, n.1, tav. 30, n. 6, p. 118, n. 10, tav. 32, n. 10, p. 242, n. 4,tav. 57, n. 16, p. 294, n. 8, tav. 68, n. 8).

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Cronologia: seconda metà II sec. d.C. / inizi (forseprima metà) III sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: quest’olpe sembra attestata unicamentenella necropoli di Angera, con più esemplari. Uno di essipresenta all’innesto superiore dell’ansa una depressione.G.T.

Forma: olpe n. 51 (tav. CXXIV, n. 3)Descrizione: orlo appena distinto, collo corto rastrema-to, ansa impostata sull’orlo e sul ventre, corpo espansoappena carenato, apoda o bassissimo piede a disco.Attestazioni:MN: Mantova, vie Massari-Corridoni (Il caso mantova-no 1984, p. 50, n. 2, figg. 32, 33).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 88, n.8, tav. 25, n. 14, p. 129, n. 2, p. 132, n. 5, tav. 37, nn. 2,12); Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO 1970b,p. 177, n. 1, fig. a p. 179, n. 1).Cronologia: metà II/III sec. d.C. (Angera, VA: contestitombali).C.D.P.

Forma: olpe n. 52 (tav. CXXIV, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso trilobato, collo breve elargo, ansa massiccia bicostolata, impostata sull’orlo esaldata sul ventre, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 62, n. 34,tav. V, n. 34). VA: Ligurno (Varese, Civici Musei di Villa Mirabello,cit. in MAZZOLA 1992, p. 104: attribuzione ipotetica);Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 118, fig. 6, prima asinistra: attribuzione ipotetica).Cronologia: III/IV sec. d.C. (per confronto con l’olpeinvetriata n. 2 di forma analoga).G.T.

Forma: olpe n. 53 (tav. CXXIV, n. 5)Descrizione: orlo indistinto appena svasato, ansa anastro bicostolata, impostata sotto l’orlo e terminantesulla spalla, corpo a ventre rialzato, apoda, con accennodi piede.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 103, n.2, tav. 29, n. 5, p. 116, n. 2, tav. 32, n. 4; un’altra olpe pro-babilmente da Angera, ora a Varese, Civici Musei diVilla Mirabello, ibidem, p. 437 nota 122).Cronologia: inizi III sec. d.C. (contesto tombale e con-fronti).Osservazioni: quest’olpe è stato accostata alle cosid-dette “bottiglie” caratteristiche del Canton Ticino in etàtarda (Angera romana I 1985, p. 437).Una delle olpi di Angera è stata attribuita all’età flavia(Angera romana I 1985, p. 116, n. 2). Tuttavia, poiché èstata trovata con un corredo poco datante, è possibileche la sua cronologia possa essere la stessa degli altriesemplari. G.T.

Forma: olpe n. 54 (tav. CXXIV, n. 6)Descrizione: orlo sagomato, collo troncoconico, ansabicostolata saldata sotto l’orlo e sulla spalla, corpo ovoi-de più o meno accentuato, fondo piano o incavato.Attestazioni:MI: Corbetta (PISANI DOSSI 1905, tav. II, l: attribuzio-ne ipotetica).

VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 144, n. 1, tomba 246, tav. XXI, h); Cantello,Ligurno (inedite; Varese, Musei Civici di Villa Mirabel-lo); Varese, Rasa di Velate (Milano capitale 1990, p. 366,scheda 5d.1h). Cronologia: III/IV sec. d.C. in base alle analogie conalcune olpi invetriate n. 17 (cfr. infra, ceramica inve-triata). G.T.

Forma: olpe n. 55 (tav. CXXV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso o a fascia con leggeroincavo interno, collo concavo, ansa nastriforme, saldatasotto l’orlo e sulla spalla, corpo globoso, piede a disco.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 57, tomba n.165).CO: Lecco, Rancio (NOBILE 1992, p. 68, n. 21.1, tav. 25,n. 21.1). Cronologia: fine III/IV sec. d.C. (contesti tombali).G.T.

Forma: olpe n. 56 (tav. CXXV, n. 2)Descrizione: orlo trilobato, collo rastremato, ansa anastro sellata, corpo ovoide con ventre rialzato, bassopiede a disco.Attestazioni:BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, pp. 114-115,tavv. XLVIII-XLIX); Seriate (CERESA MORI 1980-81,pp. 165-174, tav. 1, a, tav. 3, a, tav. 4, a; Milano capitale1990, p. 272, scheda 4e.2a).BS: Brescia, c.so Magenta (Carta Brescia 1996, vol. II, p.123, fig. 69); Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvato-re 1978, p. 38, II.37); Brescia, necropoli (BEZZI MARTI-NI 1987, p. 37, n. 3, fig. 4); Cividate Camuno (ABELLICONDINA 1987, p. 165, fig. 90, b); Roccafranca (Milanocapitale 1990, p. 280, scheda 4e.2e).CO: Molteno (Milano capitale 1990, p. 375, scheda 5d.3c= NOBILE 1992, pp. 57-58, n. 16.8, tav. 17, n. 16.8 =Carta Lecco 1994, pp. 226, 238, n. 5, p. 363, scheda 256,fig. 151, n. 7).CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI1995, p. 14, n. 5, tav. IV, n. 5).MI: Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, p. 13, n. 4, tav.IV, n. 1).MN: Canneto sull’Oglio, Rio S. Elena (Platina 1988,scheda 43 = Milano capitale 1990, p. 281, scheda4e.2f.2).Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: si tratta di una forma, spesso di piccoledimensioni, attestata sia in ceramica comune sia inceramica invetriata (cfr. infra, olpe n. 3). Poiché in gene-re la vetrina è conservata in tracce, non è sempre possi-bile stabilire se sui pezzi classificati come ceramicacomune in realtà la vetrina sia scomparsa per degradopost-deposizionale.C.D.P.

Forma: olpe n. 57 (tav. CXXV, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, con incavo interno, collocilindrico con collarino, ansa impostata sotto l’orlo e ter-minante sulla spalla, spalla bassa leggermente carena-ta, corpo svasato, piede a disco.Attestazioni:CR: Madignano, S. Maria al Marzale (CAZZAMALLI1995, p. 14, n. 6, tav. IV, n. 6).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI198

Cronologia: età tardoantica.Osservazioni: questa forma trova confronti con altreanaloghe rinvenute in Emilia Romagna, datate al VI /prima metà VII sec. d.C.12 e, nella ceramica invetriata,con l’olpe n. 18 (vd. infra).N.S.

Forma: olpe n. 58 (tav. CXXV, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso a profilo triangolare,lungo collo cilindrico, ansa a nastro costolata impostatasotto l’orlo e sul ventre, corpo piriforme, piede a tacco.Decorazione: cordone sul collo sotto l’ansa.Attestazioni: BS: Roccafranca, Vezzola (“NotALomb”, 1982, pp. 100-101, fig. 78, nn. 9, 14 = Milano capitale 1990, pp. 279-280,scheda 4e.2e.2a, tomba 19, scheda 4e.2e.4b, tomba 21).Cronologia: IV sec. d.C. (contesto tombale). G.T.

Forma: olpe n. 59 (tav. CXXV, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso a tesa, collo cilindrico,ansa a nastro impostata sotto l’orlo e terminante sullaspalla, corpo cilindrico, leggermente svasato verso ilfondo, fondo piano.Decorazione: linee incise sulla parete (Brescia).Attestazioni:BS: Brescia, Forcello (Ceramiche Brescia 1988, p. 30, n.41a, tav. IX, c).PV: Pavia (SCHIFONE 1992, p. 56, b, secondo ripianodella vetrina).Cronologia: IV/V sec. d.C.N.S.

Forma: olpe n. 60 (tav. CXXV, n. 6)Descrizione: orlo trilobato, breve collo, ansa nastrifor-me tricostolata saldata all’orlo e impostata sul ventre,parte terminale dell’ansa a doppia coda di rondine,corpo ovoide, fondo piano rastremato.Decorazione: su collo e spalla profonde solcature oriz-zontali parallele (Milano, necropoli). Attestazioni:CO: Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 51, n. 12.2,tav. 10, n. 12.2). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 140, cat. 52/3);Milano, p.za Borromeo (FROVA 1951, p. 17, fig. 2, a).Cronologia: IV sec. d.C. (contesti).G.T.

Fiasche

Questa forma è stata definita fiasca in quantorichiama le moderne fiasche o borracce.

Forma: fiasca n. 1 (tav. CXXVI, n. 1)Descrizione: collo cilindrico, ansa impostata sul collo esulla spalla, spalla rastremata, corpo parallelepipedomaggiormente sviluppato in larghezza che in altezza,fondo concavo.Attestazioni: BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 100, n. 4, tav. IV, n.37 = MASSA 1997, scheda n. 42, tomba 108).

Cronologia: seconda metà II sec. d.C.C.D.P.

Forma: fiasca n. 2 (tav. CXXVI, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esterna-mente, collo cilindrico, due anse impostate sul collo esaldate sulla spalla breve, corpo lenticolare, fondoconcavo.Attestazioni: BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 115,n. 24, fig. 32).Cronologia: III sec. d.C.Osservazioni: questo manufatto trova confronto nelrepertorio della produzione vetraria e in quello dellaterra sigillata chiara (forme Lamb. 13, Hayes 147)13.N.S.

Forma: fiasca n. 3 (tav. CXXVI, n. 3)Descrizione: collo cilindrico, corpo globulare schiaccia-to, apoda.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1994, p. 67, n. 62,tav. X, n. 62).Cronologia: questa fiasca, priva di contesto, si può pro-babilmente ascrivere al III/IV sec. d.C. in base al con-fronto con un analogo esemplare, così datato, da unatomba di San Pietro, Vignetto, nel Canton Ticino14.G.T.

Forma: fiasca n. 4Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, corpo glo-bulare, piede a tacco.Attestazioni: MI: Milano, necropoli (Milano capitale 1990, p. 126,scheda 2a.27b = ROSSIGNANI LUSUARDI SIENA1990, pp. 37-38, fig. 17).Cronologia: età tardoromana.G.T.

Brocche

Il termine “brocca” indica un recipiente perliquidi mono o biansato, caratterizzato daun’imboccatura piuttosto ampia e talvolta da unbeccuccio versatoio.

Le brocche sono in genere modellate al tornio conargilla calcarea e con impasto depurato.

Forma: brocca n. 1 (tav. CXXVII, nn. 1-2)Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, lungocollo concavo, spalla carenata più o meno accentuata,ansa impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, corpoovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta solcature incise orizzontali sullasuperficie esterna.Attestazioni:CO: Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346-347, scheda 122, fig. 106, n. 9).PV: Lomellina (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTIMUSSELLI 1995, p. 40, n. 11, fig. 7, n. 2).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 199

12 Tesoro nel pozzo 1994, p. 131, fig. 112, n. 5.13 BEZZI MARTINI 1987, p. 115.

14 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 214 , p. 177, S. P. 23,dis. 164b.

VA: Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992,p. 7, tav. V, n. 3); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86,p. 106, a, tomba 5, tav. III, a).Cronologia: LT D (contesti).G.T.

Forma: brocca n. 2 (tav. CXXVII, n. 3)Descrizione: orlo diritto, sottolineato da una solcatura,collo cilindrico, una o due anse a nastro impostate sulcollo e saldate sulla spalla, corpo globulare, piede a disco.Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 219, tav. XI, n. 8); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909,p. 269, fig. 3, a, fig. 4, c); Pieve del Cairo, Castello(PONTE 1964, tav. XVIII, n. 5).Cronologia: LT D (Gambolò, PV).N.S.

Forma: brocca n. 3 (tav. CXXVII, n. 4)Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, alto collocilindrico, ansa impostata sotto l’orlo e saldata a 2/3 delcorpo, corpo globulare rigonfio, piede ad anello. Decorazione: linee incise orizzontali parallele sulcorpo.Attestazioni:MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 3-4, F, tav.3, n. 2). Cronologia: età augustea (contesto tombale).G.T.

Forma: brocca n. 4 Descrizione: orlo appena estroflesso, alto collo cilindri-co, anse un po’ rialzate, saldate sull’orlo e sulla spalla,corpo panciuto espanso, piede a disco. Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 40,fig. 3, primo a destra).Cronologia: non precisabile; forse entro l’età augusteain base alla somiglianza con i nn. 2 e 3.G.T.

Forma: brocca n. 5 (tav. CXXVII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, collo cilin-drico, ansa a bastone sormontante impostata sull’orlo esaldata sulla spalla, spalla alta arrotondata, corpo glo-bulare, fondo piano.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, pp.35-36, tomba XVIII, fig. 22, n. 2, pp. 53-54, tomba XXXI,fig. 38, n. 1); Gropello Cairoli, Menabrea (cit. in MAC-CHIORO 1984, p. 18, nota 32: attribuzione ipotetica);Zinasco, tenuta la Madonnina (MACCHIORO 1984, pp.17-18, n. 18, tav. XXI, fig. 27).Cronologia: seconda metà I a.C. / inizi I sec. d.C. (con-testi).Osservazioni: questa brocca ha impasto grossolano.Proviene da contesti funerari.N.S.

Forma: brocca mono/biansata n. 6 (tav. CXXVII, nn. 6-7)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamen-te, collo cilindrico, una o due anse a nastro, impostatesull’orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano,talvolta incavato. Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, pp. 71-73, fig.

67, n. 17: attribuzione ipotetica); Carobbio degli Angeli(Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 56, scheda 153, fig. 17:attribuzione ipotetica).BS: Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 195, n. 1);Nave (Sub ascia 1987, p. 192, tav. 29, n. 4); Salò, Lugone(SIMONI, LANDO 1982-84, p. 51, n. 5, tav. XVI, T.160/5).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, figg.182-184; inediti, Scavi dell’Università degli Studi diMilano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Cremona,p.za Marconi (inediti, Soprintendenza Archeologicadella Lombardia).Cronologia: I sec. a.C. / metà I sec. d.C. (Nave, BS, Cal-vatone, CR).Osservazioni: si tratta di una forma diffusa nella Lom-bardia orientale.N.S.

Forma: brocca n. 7 (tav. CXXVIII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato arrotondato,con leggero incavo interno, collo cilindrico o troncoconi-co, ansa a nastro impostata sull’ orlo e saldata sullaspalla, corpo espanso, fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 15, n.4); Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 54, n.13, fig. 10); Brescia, via Zima (Ceramiche Brescia 1988, p.33, n. 49, p. 86, tav. XIIa); Manerbio, Quintane (“NotA-Lomb”, 1988-89, pp. 210-211, fig. 186 = Manerbio 1995, p.84); Nave (Sub ascia 1987, p. 191, tav. 29, n. 6); Villachia-ra (Riti e sepolture 1990, pp. 38, 39, fig. 3, tomba 8).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, figg.180-181: attribuzione ipotetica).Cronologia: età tiberiana (contesti).Osservazioni: si tratta di una forma diffusa nella Lom-bardia orientale, in particolare nel Bresciano.N.S.

Forma: brocca n. 8 (tav. CXXVIII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, con incavointerno, collo cilindrico, ansa a nastro impostatasull’orlo, saldata sulla spalla, spalla arrotondata ribas-sata, ventre espanso, piede a disco. Decorazione: talvolta sotto l’orlo modanatura decorataa tacche.Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.45-46, fig. 61); Gardone Val Trompia (STELLA 1982, p.41, n. 2, fig. a p. 40); Nave (Sub ascia 1987, p. 52, T,tomba 6).Cronologia: età tiberiana (Nave, BS).Osservazioni: questa brocca sembra peculiare del Bre-sciano.N.S.

Forma: brocca n. 9 (tav. CXXVIII, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato con incavo interno, collocilindrico.Attestazioni:BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 127,n. 2); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario1988, p. 88, n. 22, tav. VIII, n. 7).Cronologia: prima età imperiale, non meglio precisa-bile.Osservazioni: la peculiarità dell’orlo ingrossato conincavo interno si ritrova anche su un’olla, sempre rin-venuta a Brescia (vd. supra n. 49). Alcuni studiosi

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI200

(Carta Brescia 1996, p. 185) ritengono che si tratti diuna sorta di “servizio”, indice di una comune produzio-ne locale.C.D.P.

Forma: brocca n. 10 (tav. CXXVIII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, grosso beccuccio a profilorialzato, ansa costolata impostata a metà del corpo e sal-data all’orlo, corpo ovoide rigonfio, fondo piano. Attestazioni:MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.130, n. 10, tav. 62 = Otium 1993, p. 43, tav. VIII, n. 4).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 152, n. 3, tomba 15, tav. LI, a; p. 137, n. 12,tav. XLI, a: attribuzione ipotetica). Cronologia: I / prima metà II sec. d.C. (contesti funera-ri).G.T.

Forma: brocca n. 11 (tav. CXXIX, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, bocca trilobata, ansabicostolata impostata sotto l’orlo e sul ventre, corpoovoide, fondo piano.Attestazioni:BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 119,tomba 26, tav. L, n. 5).CO: Como, Ca’ Morta (RITTATORE VONWILLER1961-65, p. 164, tav. LIII, prima fila a destra, secondafila al centro, tav. CXLV); Mariano Comense (SAPELLI1980, p. 127, tav. 23, n. 3).Cronologia: inizi II sec. d.C. (Lovere, BG); dall’età adria-nea (Mariano Comense, CO: con moneta di Adriano).N.S.

Forma: brocca n. 12 (tav. CXXIX, n. 3)Descrizione: bocca trilobata a stretta imboccatura,stretto collo troncoconico, ansa costolata impostatasotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta linee incise alla base del collo.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (La città 1997, p. 193, d, p. 154,fig. 29); Milano, via Puccini (inediti, presentati allamostra Via Puccini 1997).VA: Luino, Voldomino (BERTOLONE 1960b, p. 262, fig.9, n. 2).Cronologia: età tardoantica (contesti).Osservazioni: i pezzi provengono da contesti tombali eabitativi.C.D.P.

Forma: brocca n. 13 (tav. CXXIX, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso, imboccatura trilobata, collotroncoconico, ansa bicostolata impostata sotto all’orlo e sulventre, corpo ovoide a ventre rialzato, fondo piano.Attestazioni:CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.125, nn. 37-38, tavv. V-VI, nn. 37-38). Cronologia: non precisabile.G.T.

Forma: brocca n. 14 (tav. CXXIX, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, lungo colloconcavo, ansa nastriforme, sormontante, impostatasull’orlo e saldata sulla spalla, corpo piriforme arroton-dato, piede a disco incavato.Attestazioni:

MI: Legnano (?) (Guida 1984, p. 27, St. 27689).Cronologia: non precisabile.G.T.

Forma: brocchetta n. 15 (tav. CXXIX, n. 6)Descrizione: orlo diritto superiormente appiattito,collo troncoconico, anse a bastone scanalate, impostatesotto l’orlo e sul ventre, corpo ovoide con ventre rialzato,piede a disco.Decorazione: sottili bastoncelli in rilievo disposti araggiera sulla spalla.Attestazioni:BS: Brescia, Rebuffone (BEZZI MARTINI 1987, p. 128,fig. 20, pp. 129, 135, n. 14 = Ceramiche Brescia 1988, p.26, n. 35a, tav. VIII, c).Cronologia: non precisabile. G.T.

Forma: brocca n. 16Descrizione: orlo a fascia, lungo collo cilindrico, ansaimpostata sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo ovoi-de, fondo piano.Decorazione: sul corpo costolature parallele orizzontali.Attestazioni: MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 43, tav. VIII, n. 4, a sinistra).Cronologia: non precisabile.G.T.

Olle ansate

Si tratta di recipienti modellati al tornio, ingenere con argilla calcarea o comunque con impa-sto depurato. Non sempre è possibile una classifi-cazione tipologica di questi vasi, che di solito sonorinvenuti frammentari in scavi di abitato. Essivenivano probabilmente adibiti come contenitoridi liquidi e/o di derrate alimentari.

Forma: olla ansata n. 1 (tav. CXXX, n. 1)Descrizione: orlo diritto assottigliato, piccola ansa adorecchio sormontante, impostata sull’orlo e saldatasulla spalla, corpo globulare, piede ad anello.Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 220, tomba 21, tav. XIII, n. 5).Cronologia: LT D (contesto).N.S.

Forma: olla ansata n. 2 (tav. CXXX, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, breve collo concavo, corteanse ad orecchia, impostate sull’orlo e saldate sullaspalla, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta una scanalatura sulla spalla.Attestazioni:CO: Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165,340, scheda 66, fig. 107, n. 8). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.155, tav. LXIII, n. 10).Cronologia: LT D2 / età augustea (contesti).G.T.

Forma: olla ansata n. 3 (tav. CXXX, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, con incavo interno più omeno accentuato, anse impostate sull’orlo e sul ventre,

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 201

corpo biconico con carena arrotondata, fondo piano.Decorazione: talvolta scanalature parallele sulla spalla.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 86, n. 11, tav. VII, n. 11: attribuzione ipotetica).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.153-154, tav. LXII, nn. 1-4, 7, 10).MN: Pegognaga (BOTTURA 1988, p. 34, tav. VI, I4).Cronologia: età augustea (contesti milanesi).C.D.P.

Forma: olla ansata n. 4 (tav. CXXX, n. 4)Descrizione: orlo a fascia, con un leggero incavo inter-no, ansa bicostolata impostata sull’orlo e saldata sullaspalla, corpo ovoide, fondo piano, leggermente incavato.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.153-154, tav. LXII, n. 8).PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984,p. 73, tomba 27, tav. VI, n. 3).Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano); secon-da metà I sec. d.C. (Gropello Cairoli, PV).N.S.

Forma: olla ansata n. 5 (tav. CXXX, nn. 5-6)Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, ingrossatoesternamente, due anse, impostate sull’ orlo e saldatesulla spalla, corpo ovoide, piede a disco.Attestazioni:MI: Legnano (?) (Otium 1993, p. 36, tav. VI, n. 1, a sini-stra); Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a,p. 20, tomba 9, seconda fila, primo a sinistra: attribuzio-ne ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 154, tav. LXII, n. 9); Parabiago, S. Lorenzo(Guida 1984, p. 25, St. 27587).PV: Casteggio (FROVA 1958a, p. 10, fig. 4).Cronologia: fine I sec. a.C. / inizi I sec. d.C. (Casteggio,PV).Osservazioni: proviene sia da contesti funerari cheabitativi.N.S.

Forma: olla ansata n. 6 (tav. CXXXI, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato o superior-mente appiattito, anse a nastro a quattro costolature,saldate sotto all’orlo e sul ventre, corpo piriforme, piedead anello.Decorazione: talvolta linee incise parallele orizzontalisul corpo. Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Villa Soave (NOBILE 1984, p.102, n. 58, tav. VII, n. 58). MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 97, fig. 17: attri-buzione ipotetica); Legnano, Casina Pace (SUTERMEI-STER 1960a, p. 20, tomba 9, seconda fila, primo a sini-stra: attribuzione ipotetica); Legnano, via Pietro Micca(Riti e offerte 1990, pp. 19, 31, n. 5).Cronologia: età augustea (Legnano, MI); età flavio-traianea (Albairate, MI). G.T.

Forma: olla ansata n. 7 (tav. CXXXI, n. 3)Descrizione: orlo a fascia, con incavo interno, anse anastro bicostolate, impostate sull’orlo e sul ventre, corpoglobulare, fondo piano incavato.Attestazioni:

MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.154, tav. LXIII, n. 1).Cronologia: primi decenni I sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: olla ansata n. 8 (tav. CXXXI, n. 4)Descrizione: orlo a fascia, anse a nastro impostate sulcollo e saldate sulla spalla, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: cordone appena sotto l’orlo (Calvatone,CR).Attestazioni:BS: Carpenedolo, Campo Mattone (“NotALomb”, 1988-89, p. 206, fig. 180).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 136-137, cat. 90).MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, p.57, n. 5, fig. 40).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1979,tav. 14, 2 = Angera romana I 1985, p. 124, n. 3, tav. 34,n. 4). Cronologia: primo quarto I sec. d.C. (Carpenedolo,BS); seconda metà I sec. d.C. (Curtatone, MN; Angera,VA: contesti tombali).Osservazioni: quest’olla si distingue dal n. 5 perché leanse sono impostate sul corpo anziché sull’orlo.C.D.P.

Forma: olla ansata n. 9 (tav. CXXXI, n. 5)Descrizione: orlo a fascia, ansa a nastro impostataappena sotto l’orlo, corpo biconico con carena arrotonda-ta, fondo piano leggermente incavato.Attestazioni:BS: Sirmione (inedito, St. 27421: cit. in Il caso mantova-no 1984, p. 45: attribuzione ipotetica).MN: Curtatone, Buscoldo (Il caso mantovano 1984, pp.57-58, n. 10, fig. 41); Mantova, p.za Sordello (Il casomantovano 1984, p. 45, n. 1, figg. 29, 30); Mantova, viaFrattini (inedito, Inv. gen 11005: cit. in Il caso mantova-no 1984, p. 58: attribuzione ipotetica); territorio manto-vano (?) (inedito, Inv. gen 10908: cit. in Il caso mantova-no 1984, p. 45: attribuzione ipotetica).Cronologia: 40/100 d.C. ca (contesti tombali).Osservazioni: si tratta di una forma tipicamente loca-le, attestata esclusivamente tra il lago di Garda e la pia-nura mantovana. In genere presenta un impasto bendepurato, di color beige o grigiastro. C.D.P.

Forma: olla ansata n. 10 (tav. CXXXII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso con incavo interno, colloconcavo, anse a nastro, impostate sulla spalla e sul ven-tre, corpo ovoide a ventre rialzato, fondo piano.Attestazioni:PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 60, tav. IV, n. 5).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (con moneta diVespasiano).N.S.

Forma: olla ansata n. 11 (tav. CXXXII, n. 2)Descrizione: orlo con profilo triangolare, anse costola-te impostate sotto all’orlo e a metà del corpo, corpo bico-nico, fondo piano.Decorazione: modanature inferiormente sull’orlo.Dati epigrafici: iscrizione graffita sul corpo: VAS. P IIS/M.P.VII.Attestazioni:

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI202

VA: Somma Lombardo (BERTOLONE 1949-50, p. 73, n.10, fig. 5, 1 = Somma Lombardo 1985, p. 67). Cronologia: I sec. d.C. (contesto).Osservazioni: l’iscrizione è stata sciolta in VAS.P(ondo) (libras) II S(emissem) (uncias) M. P(ondo)(libras) VII. Essa indica il peso del vaso vuoto e il pesodel contenuto, che in base alla lettera M dovrebbe essermiele o vino mielato (BERTOLONE 1949-50; FROVA1952, p. 89).G.T.

Forma: olla ansata n. 12 (tav. CXXXII, nn. 3-4)Descrizione: orlo estroflesso o con profilo leggermentetriangolare, anse costolate impostate sotto all’orlo e ametà del corpo, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: solcatura subito sotto l’attacco superioredelle anse (Arsago Seprio, VA).Dati epigrafici: graffiti (Angera, VA; Arsago Seprio,VA).Attestazioni:BS: Brescia, S. Salvatore (San Salvatore 1978, p. 60, II.98: attribuzione ipotetica).VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI1979, p. 226, tav. 15, n. 1 = Angera romana I 1985, p.115, n. 2, tav. 31, n. 9); Arsago Seprio (FERRARESI,RONCHI, TASSINARI 1987, p. 128, n. 1, tomba 171,tav. XXV, e).Cronologia: I/II sec. d.C. (Angera e Arsago Seprio, VA).G.T.

Forma: olla ansata n. 13 (tav. CXXXII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, due anse anastro impostate sulla spalla e saldate sulla carena,corpo biconico, fondo piano.Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, fig. 3,a sinistra); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996,p. 31, tav. 12, n. 4). PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 43, n. 1, tomba 15, tav. V, n. 1).Cronologia: III sec. d.C. (Garlasco, PV: nella tombauna moneta di Gordiano III).N.S.

Forma: olla ansata n. 14 (tav. CXXXII, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso a fascia, due anse a nastroimpostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, corpo ovoidecon ventre leggermente espanso, piede a disco.Decorazione: scanalatura sul ventre.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 64, tomba160).Cronologia: IV sec. d.C.G.T.

Forma: olla ansata n. 15 (tav. CXXXIII, n. 1)Descrizione: orlo ingrossato appiattito superiormente,anse corte ad orecchia, impostate appena sotto l’orlo esulla parete, corpo biconico arrotondato, costolato, fondoconcavo.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (Milano capitale 1990, p. 126,scheda 2a.27a = ROSSIGNANI, LUSUARDI SIENA

1990, pp. 37-38, fig. 18); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 238, tav. CX, n. 8).Cronologia: prima metà V sec. d.C. (Milano, ScaviMM3: contesto).Osservazioni: questi manufatti provengono sia da con-testi abitativi che funerari. Al di fuori di Milano questaforma trova confronto con le olle di Albintimilium, carat-teristiche degli strati tardoromani (IV/VI sec. d.C.), perlo più eseguite con impasti riconosciuti come locali15.C.D.P.

Forma: olla ansata n. 16 (tav. CXXXIII, n. 2)Descrizione: orlo a fascia con incavo interno, anse anastro costolate, saldate sotto all’orlo e poco sopra ilpiede, corpo ovoide, piede ad anello. Decorazione: sul ventre una linea incisa orizzontale.Attestazioni:CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 65, n. 11, tav. XIX, n. 11). Cronologia: non precisabile. G.T.

Forma: olla ansata n. 17 (tav. CXXXIII, n. 3)Descrizione: orlo a profilo triangolare, anse a orecchiasaldate sulla spalla e sul ventre, corpo panciuto, fondopiano. Attestazioni:VA: Luino, Voldomino (BERTOLONE 1960b, p. 262, fig.9, n. 1).Cronologia: non precisabile.G.T.

Forma: olla ansata n. 18Descrizione: orlo estroflesso, anse impostate sottol’orlo e saldate sul ventre, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni: PV: Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 269, fig. 4, b).Cronologia: non precisabile.N.S.

Anforotti

La forma degli anforotti richiama quella delleanfore da trasporto. Le grandi dimensioni di talirecipienti suggeriscono una funzione di conserva-zione degli alimenti, sia liquidi che solidi. Essisono in genere modellati al tornio con impastodepurato.

Forma: anforotto n. 1 (tav. CXXXIV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso appiattito superiormente,spalla alta, arrotondata, ansa a nastro impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, ventre espanso, pareti svasa-te verso il fondo, fondo piano.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 143, fig.192).Cronologia: fine I sec. a.C. (contesto).Osservazioni: la funzione di questo manufatto potreb-be essere legata alla conservazione di liquidi: infatti lasuperficie interna ha tracce di ingobbio.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 203

15 OLCESE 1993, pp. 203-208, figg. 37-38, nn. 50-65.

L’esemplare trova confronti a Reggio Emilia con unesemplare analogo datato al II sec. a.C.16.N.S.

Forma: anforotto n. 2 (tav. CXXXIV, nn. 2-3)Descrizione: orlo estroflesso o a tesa, alto collo cilindri-co, spalla ampia e arrotondata, anse a nastro impostatesotto l’orlo e sulla spalla.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 88, n. 16, tav. VIII, n. 1).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.150, tav. LXI, nn. 5-8).Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano).Osservazioni: i reperti di Milano (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 146) sono modellati in argilla calcarea fine,simile a quella riscontrata nello stesso sito anche per leolpi n. 8 (vedi supra).C.D.P.

Forma: anforotto n. 3 (tav. CXXXV, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso a profilo più o meno trian-golare, modanatura rilevata all’attacco tra orlo e collo,collo più o meno cilindrico, due anse a nastro costolate,spalla rilevata, piede ad anello.Attestazioni:BG: Bergamo (cit. in SCHINDLER KAUDELKA 1989,p. 42: attribuzione ipotetica).BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 88, n. 14, tav. VIII, n. 14: attribuzione ipotetica).CR: Calvatone (inediti, Scavi dell’Università degli Studidi Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 217, tav. 69, d-g); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, pp. 151-152, tav. LXI, nn. 9-11).Cronologia: fine I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano).Osservazioni: questo anforotto è modellato in argillacalcarea fine ed è rivestito di ingobbio bianco-crema.Forme simili si ritrovano anche nel Magdalensbergnello stesso ambito cronologico17. Pur avendo dimensio-ni inferiori a quelle delle anfore, questa forma è statainserita dal Dressel nella sua tipologia come Dr. 2818.N.S.

Forma: anforotto n. 4Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, anseimpostate sul collo e saldate sulla spalla, corpo ovoide,piede a disco.

Attestazioni:MI: Albairate (Albairate 1986, fig. 14).Cronologia: non precisabile.G.T.

Recipienti con beccuccio

Il termine “recipienti con beccuccio” è statoadottato per indicare alcuni recipienti caratteriz-zati proprio dalla presenza di un lungo beccucciotubolare, applicato sul corpo. La loro funzione ètuttora discussa.

Forma: recipiente n. 1Descrizione: corpo globulare, parte superiore concavachiusa, con numerosi forellini, beccuccio laterale cilin-drico, ansa a nastro costolata, piede ad anello.Attestazioni:BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p.520 = GRASSI 1995, p. 72, scheda 63.3).Cronologia: LT D2 (contesto).Osservazioni: non è chiara la funzione di questo reci-piente, fabbricato in impasto depurato. Potrebbe trat-tarsi di un poppatoio, ma la presenza della foratura puòsuggerire anche un uso come filtro o come una sorta diteiera per infusioni.C.D.P.

Forma: recipiente n. 2 (tav. CXXXVI, n. 1)Descrizione: breve orlo rientrante, lungo beccucciosulla spalla, corpo globoso, piede a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (SENA CHIESA 1979b, p. 51, tav.9, n. 8 = Angera romana I 1985, p. 229, n. 5, tav. 52, n.14; p. 267, n. 6: attribuzione ipotetica).Cronologia: primo quarto I sec. d.C. (con moneta diAugusto, 10-12 d.C.; con moneta di Druso, 22-23 sec. d.C.).Osservazioni: questi esemplari hanno impasto depu-rato e sono stati rinvenuti in sepolture infantili. Pur nonescludendo un uso come infundibula per olio di lucerna,alcuni studiosi ritengono più probabile che si tratti dipoppatoi. Sono stati inoltre suggeriti riferimenti a pro-totipi vitrei e metallici (SENA CHIESA 1979b, pp. 51-52, nota 50; Angera romana I 1985, pp. 537-538).

G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI204

16 MALNATI 1988, p. 133, fig. 6. 17 SCHINDLER KAUDELKA 1989, pp. 40-42, tavv. 18-22.18 CIL, XV, 2, tav. II.

6.d. Recipienti potori

Bicchieri

Si considerano bicchieri quei recipienti di pic-cole dimensioni, adatti a bere, ma con impasto efattura variabile. Perciò si è ritenuto opportunospecificare le caratteristiche tecnologiche, dovepossibile.

Vengono qui inseriti anche alcuni manufatti daaltri catalogati come ollette, poiché la loro forma ècompatibile con la funzione potoria.

Forma: bicchiere n. 1 (tav. CXXXVI, nn. 2-4)Descrizione: orlo arrotondato, diritto, raramenteappena estroflesso, corpo globoso, talvolta spalla accen-tuata, alto piede a tromba, talvolta incavato.Decorazione: sul corpo cinque cerchiolini impressi(Como, Pianvalle).Dati epigrafici: sulla base del piede un graffito a formadi croce (Como, Casate).Attestazioni:CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, pp. 237-238); Barzio (TIZZONI 1982a, p. 47, n. 1, tav. XL, b);Cantù, Mirabello (BASERGA 1919-21, p. 45, fig. 6;Cantù 1991, p. 54, n. 33, tav. III, n. 4); Casatenovo (TIZ-ZONI 1982a, p. 53, nn. 2-3, tav. XLVII, h, i); Casatenovo,cascina Cacciabuoi (TIZZONI 1981, p. 29, n. 4, tav. 19, e);Como, Breccia (Como, Museo Civico, cit. in NEGRONICATACCHIO 1974, p. 185); Como, Camerlata (Como,Museo Civico, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p.185); Como, Ca’ Morta (BASERGA 1919-21, p. 51, fig.17); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.185, nn. 14-15, tav. III, nn. 14-15); Como, Pianvalle(NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 319, n. 4, pp. 327-328, PV08, PV10, PV11, p. 330, PV45, figg. 6, 46, 48-49,59); Como, Rebbio (Como, Museo Civico, cit. in NEGRO-NI CATACCHIO 1974, p. 185); Esino Lario (BERTOLO-NE 1954, pp. 20-21, fig. 3, 3); Gravedona (BASERGA1916, p. 78, fig. 26); Introbio (TIZZONI 1982a, p. 50, n. 1,tav. XLIII, a; TIZZONI 1984, pp. 22-23, nn. 5, 7, tav.XXIII, e, g; Carta Lecco 1994, pp. 157, 159, 354, scheda177, fig. 99, n. 1); Luisago, Vigna Santa (collezione priva-ta, cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 185); Pastu-ro (Carta Lecco 1994, pp. 159, 366-367, scheda 289, fig.101, n. 1); Valmorea, Caversaccio (GIUSSANI 1937-38,p. 66, fig. 2, seconda fila, primo da destra).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 74, n. 8, tav. II, n. 8).VA: Gerenzano, fornace Clerici (TIZZONI 1984, p. 83, n.1, tav. XCI, a = Prima di noi 1996, p. 73, n. 11, tav. III,n. 11). Cronologia: LT C2 / LT D (contesti).Osservazioni: questi vasetti, cosiddetti “a portauovo”,sono lavorati al tornio, hanno impasto depurato e super-ficie talvolta ingobbiata. Sono caratteristici del Coma-sco e del Canton Ticino. In tali manufatti persiste la tra-

dizione golasecchiana. Infatti essi derivano da un tipo dibicchiere “a risega mediana” diffuso nel Golasecca dal Vsec. a.C., che col tempo si modifica fino ad assumere laforma in oggetto1. Sembra che nel LT D alcune differen-ze si riscontrino tra questi bicchieri, sia nel corpo (ovoi-de negli esemplari più antichi e lenticolare in quelli piùtardi) sia nel piede2.Un esemplare di Como, Pianvalle (NEGRONI CATAC-CHIO 1982a, pp. 327-328, PV10, fig. 48) ha dimensionimolto ridotte ed è lavorato senza uso di tornio.G.T.

Forma: bicchiere n. 2 (tav. CXXXVI, n. 5)Descrizione: orlo leggermente estroflesso, arrotonda-to, corpo globulare, alto piede a disco.Attestazioni:VA: Malnate (TIZZONI 1984, p. 87, n. 3, tav. XCVI, b-c).Cronologia: fine LT C2 / inizi LT D1 (contesto).Osservazioni: la forma, eseguita al tornio e modellatacon un impasto depurato, è vicina a quella dei vasetti“portauovo” (vd. supra n. 1). G.T.

Forma: bicchiere n. 3 (tav. CXXXVI, n. 6)Descrizione: orlo distinto, corpo troncoconico, inferior-mente carenato, fondo piano. Attestazioni: BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 25, nn.4-5, tomba z, tav. XXXII, nn. 5, 7).Cronologia: LT D. G.T.

Forma: bicchiere n. 4 (tav. CXXXVI, n. 7)Descrizione: orlo non distinto, arrotondato, corpoondulato, inferiormente carenato, alto piede a discoappena incavato. Decorazione: sul corpo solcature parallele orizzontali.Attestazioni: BS: Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977,p. 30, n. 5, tomba 1, tav. XLI, n. 1). Cronologia: LT D. G.T.

Forma: bicchiere n. 5 (tav. CXXXVI, n. 8)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, spalla rileva-ta, corpo espanso leggermente svasato verso il fondo,piede a disco.Decorazione: scanalature orizzontali parallele sulcollo e una sul corpo.Attestazioni:CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.183, tav. III, n. 13).Cronologia: LT D.Osservazioni: è modellato al tornio e ha un impastodepurato. La sua forma è analoga a quella delle olle n. 2(vd. supra). G.T.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 205

1 Cfr. l’evoluzione tipologica dei bicchieri in esame dal LT B alLT D, in STÖCKLI 1975, pp. 42-45 e fig. 45; DE MARINIS1986, pp. 102, 154, tav. II.

2 Carta Lecco 1994, pp. 157, 159.

Forma: bicchiere n. 6 (tav. CXXXVI, n. 9)Descrizione: orlo indistinto, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: tacche impresse, bugne.Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, alle Fontane (BIANCHI 1982,p. 46, b); Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE1983, pp. 53-54, g-h, tav. II, g-h, pp. 73-74, v, tav. IV, v);Como (GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 3).Cronologia: LT D / età augustea (contesti).Osservazioni: poiché l’impasto di questi recipienti ègrossolano, la funzione di vasi potori, suggerita dallaforma, resta dubbia.G.T.

Forma: bicchiere n. 7 (tav. CXXXVI, n. 10)Descrizione: orlo introflesso indistinto, depressionesotto l’orlo, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: due linee incise parallele orizzontali sulcorpo.Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,pp. 324-325, PV 24, fig. 29).Cronologia: LT D (contesto).Osservazioni: questo esemplare presenta impastodepurato e superficie ingobbiata. Si riscontrano infattianalogie con il bicchiere Olgiate Comasco della cerami-ca a pareti sottili (cfr. supra).G.T.

Forma: bicchiere n. 8 (tav. CXXXVI, n. 11)Descrizione: orlo indistinto e assottigliato, corpo tron-conico, fondo piano. Decorazione: file di unghiate, delimitate in alto da unasottile solcatura. Attestazioni: CO: Fino Mornasco (MAZZOLA 1992, p. 57, n. 15, tav.II, n. 15).Cronologia: I sec. a.C. (?: privo di contesto).Osservazioni: l’impasto di questo bicchiere è piuttostogrossolano.G.T.

Forma: bicchiere n. 9 (tav. CXXXVII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, breve collo, spalla alta earrotondata, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni:MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 22, tav. III, n. 22). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 45, tav.IV, d).Cronologia: LT D.Osservazioni: questi esemplari presentano impastodepurato e superficie ingobbiata. G.T.

Forma: bicchiere n. 10 (tav. CXXXVII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, con sporgenza interna,corpo ovoide, fondo piano leggermente incavato. Decorazione: scanalature parallele orizzontali sulcorpo.Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,p. 326, PV 32, fig. 39).Cronologia: LT D.Osservazioni: l’ esemplare ha impasto depurato.G.T.

Forma: bicchiere n. 11 (tav. CXXXVII, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, breve collo, corpo ovoiderastremato, fondo piano.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 19, tav.XIV, n. 2 = TIZZONI 1985, p. 50, n. 34, tav. 38, c).Cronologia: LT D.Osservazioni: questo bicchiere ha un impasto depurato.G.T.

Forma: bicchiere n. 12 (tav. CXXXVII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide,fondo piano, leggermente concavo.Attestazioni:MI: San Colombano al Lambro, Mariotto (TIZZONI1982b, p. 197, tav. 5, c).Cronologia: I sec. a.C.Osservazioni: questo bicchiere è modellato senza usodi tornio, ha l’impasto grossolano e la superficie lisciataa stecca.N.S.

Forma: bicchiere n. 13 (tav. CXXXVII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso, arrotondato, corpo ovoi-de, piede a disco. Decorazione: cordone sulla spalla.Attestazioni:CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,p. 323, PV 14, fig. 21).Cronologia: LT D (contesto).Osservazioni: il bicchiere n. 13 è eseguito al tornio, hal’impasto depurato e la superficie lisciata.G.T.

Forma: bicchiere n. 14 (tav. CXXXVII, nn. 6, 9)Descrizione: orlo estroflesso, corpo cilindrico inferior-mente carenato, fondo piano un po’ incavato.Decorazione: in un esemplare su tutto il corpo fittaserie di costolature parallele orizzontali.Attestazioni: CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp.192-193, tav. V, figg. 25-26).Cronologia: LT D (?). Osservazioni: questo bicchiere ha un impasto depura-to.La forma, attestata in varie dimensioni, non sembra tro-vare riscontro nella ceramica comune in Lombardia. Visono invece analogie con il bicchiere Milano 3 della cera-mica a pareti sottili, rinvenuto in una tomba di Milanodi età claudio-neroniana (cfr. supra).G.T.

Forma: bicchiere n. 15 (tav. CXXXVII, nn. 7-8)Descrizione: alto orlo estroflesso, spalla arrotondata oevidenziata da una carena, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: talvolta solcature sotto l’orlo o sul ven-tre.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 78, cat. 23/4);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 180,tav. LXXXII, nn. 14, 16).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 120, n. 1, tomba 143, tav. XXXVIII, d).Cronologia: età augusteo-tiberiana (Arsago Seprio,VA); seconda metà I sec. a.C. / I sec. d.C. (Milano). Osservazioni: i bicchieri di Milano, scavi MM3, rien-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI206

trano nel gruppo dei manufatti lavorati con impastoarricchito di quarzo (vd. supra olle nn. 42-43, 45). L’esemplare di Arsago Seprio (VA) è stato pubblicatocome ceramica a pareti sottili per la forma (FERRARE-SI, RONCHI, TASSINARI 1987, p. 171); tuttavial’impasto poco depurato e le pareti spesse inducono adinserirlo nella ceramica comune. G.T.

Forma: bicchiere n. 16 (tav. CXXXVII, nn. 10-11)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, corpo tronco-conico, fondo piano, talvolta con lieve sporgenza interna.Decorazione: sul corpo scanalature parallele più omeno profonde.Attestazioni: MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.147, n. 1, tav. 73).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 153, n.6, tav. 50, n. 4); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 124, n. 2, tomba 153).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti tombali econfronti). Osservazioni: l’esemplare di Angera (VA) ha impastodepurato.G.T.

Forma: bicchiere n. 17 (tav. CXXXVII, n. 12)Descrizione: orlo indistinto, introflesso, corpo ovoide,fondo piano.Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 222, n.33, tav. 76, n. 7). Cronologia: privo di contesto, può esser datato allaseconda metà del I sec. d.C., in base al confronto con unesemplare pressoché uguale da Locarno, Solduno3.G.T.

Forma: bicchiere n. 18 (tav. CXXXVIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso indistinto, in un caso con ver-satoio (Salò, BS), collo concavo, corpo biconico, fondo piano. Decorazione: talvolta serie di depressioni sul corpo(Brescia e Cavriana, MN).Attestazioni:BS: Brescia, necropoli (BEZZI MARTINI 1987, p. 115, n.25, fig. 33); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 58, n. 6, tav.II, n. 14; MASSA 1997, scheda n. 5, tomba n. 33, schedan. 10, tomba 35, scheda n. 22, tomba 82, scheda n. 32,tomba n. 21).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: questa forma è fabbricata con gli stessiimpasti dei boccalini con depressione n. 4, con i qualicondivide anche l’area di distribuzione.C.D.P.

Forma: bicchiere n. 19 (tav. CXXXVIII, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo distintodalla spalla, spalla alta accentuata, corpo globulare,fondo piano.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 106, n.2, tomba 47, tav. 30, n. 8).

Cronologia: prima metà II sec. d.C. (? contesto tomba-le con materiali cronologicamente non determinanti).Osservazioni: questo bicchiere è morfologicamenteanalogo al n. 18; sono però diversi l’impasto e l’area diattestazione.G.T.

Forma: bicchiere n. 20 (tav. CXXXVIII, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo ovoide,privo di spalla fondo piano.Decorazione: di rado una o più solcature orizzontalisul corpo.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 81, n. 8, tomba 17, tav. XXXI, e, p. 151, n. 9,tomba 12, tav. XLIX, f, p. 155, n. 4, tav. LVI, d); Geren-zano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 88, n. 17, tav.X, n. 17: variante A); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI1986-87, pp. 67-68, tav. XLI, Sc. 0162, Sc. 0103: attribu-zione ipotetica).Cronologia: I / inizi IV sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questi bicchieri presentano analogie conle olle n. 73 (vd. supra). Sono documentati solo nell’areavaresina.G.T.

Forma: bicchiere n. 21 (tav. CXXXVIII, nn. 5-6)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, ingrossato oassottigliato, corpo globulare, fondo piano.Decorazione: di rado una o più solcature orizzontalisul corpo.Attestazioni:BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.46, fig. 65); Nave (Sub ascia 1987, pp. 96-97, D, tav. 33, n.14); Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 9, tomba 34).CO: Como (GIUSSANI 1904, p. 48, tav. I, n. 6: attribu-zione ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992,pp. 56-57, nn. 13-14, tav. II, nn. 13-14, p. 66, nn. 57-58,tav. IX, nn. 57-58); Monte Barro (Monte Barro 1991, p.69, tav. XLI, nn. 8, 12- 13: attribuzione ipotetica).MI: Bernate Ticino (inedito; Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri); Corbetta (PISANI DOSSI 1905,tav. II, a: attribuzione ipotetica); Legnano (SUTERMEI-STER 1956b, pp. 24-25, primo a destra, in alto); Legna-no, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 105, n. 1, tav.50, p. 177, n. 1, tav. 93, p. 233, n. 1, tav. 132, p. 235, n. 1,tav. 133, p. 242, n. 2, tav. 140); Legnano, via PietroMicca (Riti e offerte 1990, pp. 16, 27, n. 4).PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 46, tomba 22, tav. VI, n. 7).VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 164, n.3, tomba 44, tav. 43, n. 4); Angera, abitato (BATTAGLIA1982, tav. XI, ultima in basso; Angera romana II 1995,p. 434, tav. 125, n. 8; pp. 327-328, tav. 97, n. 3: attribu-zione ipotetica); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 83, n. 7, tav. XXXII, b, p. 84, n. 2,tomba 28, tav. XXXIII, a, p. 86, nn. 2, 4, tombe 38-39,tav. XXVI, d, f, p. 148, n. 2, tomba 3, tav. XLII, f, p. 148,n. 1, tomba 4, tav. XLIII, b, p. 149, n. 4, tomba 6, tav.XLIV, b, p. 152, n. 4, tomba 13, tav. L, b, p. 152, n. 5,tomba 15, tav. LI, b, p. 153, n. 3, tomba 17, tav. LIII, e,p. 153, n. 3, tomba 18, p. 153, n. 2, tomba 19, tav. LIV, b,f); Cantello, Ligurno (inediti; Varese, Musei Civici di

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 207

3 DONATI 1979, p. 66, tomba B 10, fig. 389 (50/100 d.C.).

Villa Mirabello); Cardano al Campo (DEJANA 1980, pp.132-133, fig. 4, in centro: variante B; inediti: Gallarate,Museo della Società di Studi Patri); Cassano Magnago(inedito; Gallarate, Museo della Società di Studi Patri);Castellanza, Bressanella (SUTERMEISTER 1928, p.50, fig. 33, in basso, primo da sinistra: attribuzione ipo-tetica); Castelseprio (DEJANA 1978-79, p. 179, tav. I,primo in alto: variante B); Gallarate (BERTOLONE1931, p. 31, fig. 6); Gallarate, via Baraggia (inediti, Gal-larate, Museo della Società di Studi Patri); Sumirago,Albusciago (MAJ 1930, pp. 117-118, fig. 5, secondo eterzo da sinistra); Uboldo, cascina Malpaga (Prima dinoi 1996, p. 109, nn. 6, 9, p. 110, nn. 10-11, tav. XIX, nn.6, 9-11); Varese, necropoli delle Bettole (inedito, Varese,Musei Civici di Villa Mirabello).Cronologia: I/IV sec. d.C., probabilmente sino al VIsec. d.C. (contesti).Osservazioni: questo vasellame, che presenta variabi-lità nei profili degli orli, è copiosamente documentatonell’area varesina. Per le loro caratteristiche, questi bic-chieri sono di frequente considerati “intermedi” tra laceramica a pareti sottili e la ceramica comune. Infattispesso essi sono avvicinabili per la forma alla MarabiniV, ma se ne differenziano generalmente per l’impastomeno depurato (ad esempio l’esemplare di Borgo SanGiacomo (BS) ha impasto ricco di quarzo e superficiegranulosa), e per il maggiore spessore delle pareti. Inol-tre l’arco cronologico da essi coperto è molto più lungo. Un esemplare di Fino Mornasco (CO) ha tracce di ingob-bio arancio (MAZZOLA 1992, n. 13).G.T.

Forma: bicchiere n. 22 (tav. CXXXVIII, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, corpo ovoide, fondopiano.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 119, cat. 26/14).Cronologia: I / inizi II sec. d.C. (necropoli).Osservazioni: questo bicchiere, eseguito al tornio, pre-senta numerose analogie morfologiche con le ollette n.30, datate al LT D2 (vd. supra).G.T.

Forma: bicchiere n. 23 (tav. CXXXVIII, n. 8)Descrizione: orlo indistinto estroflesso, corpo biconicoarrotondato, fondo piano.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 116, n.3, tomba 3, tav. 32, n. 5). Cronologia: età flavia (contesto tombale).G.T.

Forma: bicchiere n. 24 (tav. CXXXVIII, n. 9)Descrizione: orlo diritto, corpo ovoide, fondo piano.Decorazione: modanature sull’orlo.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (LAVIZZARI PEDRAZZINI 1980,p. 226, tav. 15, n. 2 = Angera romana I 1985, p. 84, n. 7,tomba 13, tav. 24, n. 17).Cronologia: terminus post quem moneta di Faustina(seconda metà II sec. d.C.).Osservazioni: questo bicchiere non ha l’impasto depu-rato. È simile al tipo Ricci 1/364-365 della ceramica apareti sottili, da cui si differenzia per la cronologia piùtarda.G.T.

Forma: bicchiere n. 25 (tav. CXXXVIII, n. 10)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, corpo ovoide.Decorazione: solcatura orizzontale sotto l’orlo.Attestazioni:CR: Calvatone (DELLA PORTA 1987-88, p. 181, tav.XCVI, nn. 208-209).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: è modellato con un impasto depuratocalcareo.C.D.P.

Pissidi o bicchieri a rocchetto

Per questa forma si è preferito mantenere ladenominazione di “pisside”, in quanto utilizzatapiù frequentemente per l’analoga forma a vernicenera. Tuttavia si ritiene che questo recipienteavesse funzione potoria.

Forma: pisside o bicchiere a rocchetto n. 1 (tav.CXXXVIII, nn. 11-12)Descrizione: orlo estroflesso, corpo svasato o quasicilindrico a rocchetto. Presenta due varianti:A) piede ad anello;B) fondo piano.Dati epigrafici: un’ incisione a croce sul fondo di unesemplare (Como, Casate); alcuni segni graffiti (Seveso,MI).Attestazioni:BS: Gottolengo (inedito, cit. in NEGRONI CATAC-CHIO 1974, p. 191); Remedello (VANNACCI LUNAZZI1977, p. 17, tomba VII, tav. VIII, n. 4 = TIZZONI 1985,p. 39, n. 4, tav. 30, d; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 21,tomba XIV, tav. XIX, n. 4 = TIZZONI 1985, p. 44, n. 4,tav. 34, e; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 27, tomba 90,tav. XXX, n. 2: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1977,p. 16, tomba VI, tav. VI, n. 7 = TIZZONI 1985, p. 38, n.1, tav. 29, c; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 26, tomba90, tav. XXX, n. 1, p. 28, tomba a, tav. XXXVII, n. 6:variante B).CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 238,fig. a p. 241); Barzio (TIZZONI 1982a, p. 48, n. 2, tav.XLII, b: variante B); Cantù (inedito, Como, Museo Civi-co: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 191); Casa-tenovo (TIZZONI 1982a, p. 53, nn. 2-3, tav. XLVII, h, i:variante B); Casatenovo, Cascina Cacciabuoi (TIZZONI1981, p. 29, nn. 5-6, tav. 19, c, d: variante B); CassagoBrianza (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340, scheda 67, fig.108, n. 1: variante A); Como, Breccia (inedito, Como,Museo Civico: cit. in NEGRONI CATACCHIO 1974, p.190); Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.190, tav. V, figg. 22-23: variante B); Ello, Boggia (CartaLecco 1994, pp. 163-165, pp. 346-347, scheda 122, fig.106, n. 3: variante B); Valmorea, Caversaccio (GIUSSA-NI 1937-38, p. 65, fig. 1, seconda fila, primo, secondo eterzo da sinistra, p. 66, fig. 2, prima fila, primo dadestra).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 74, n. 7, tav. II, n. 7: variante A); Legna-no (Otium 1993, p. 45, fig. 5b: variante A); Meda(BASERGA 1916, p. 71, fig. 8); Milano, Chiaravalle(TIZZONI 1984, p. 43, n. 2, tav. XLIV, b: variante B);Nosate (TIZZONI 1984, pp. 65-66, n. 16, tav. LXVIII, b:

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI208

variante B); Paderno Dugnano (NEGRONI CATAC-CHIO 1974, pp. 207-208, tav. X, figg. 50-51 = TIZZONI1984, pp. 70-71, nn. 7-8, tav. LXXXI, b-c: variante A);Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VII,n. 5 = Antichi Silenzi 1996, p. 35, tav. 16, n. 2: varianteA); San Giuliano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p.54, nn. 12-13, tav. LXII, m-n: variante B); Seveso(NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 204-205, tav. VIII,fig. 44: variante B).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 74, n. 1, tav.LXXXII, a: variante A; p. 74, n. 2, tav. LXXXII, b:variante B); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p.163, tav. 83, n. 2).VA: Vizzola Ticino, Castelnovate (BERTOLONE 1931,p. 50, fig. 16, n. 2); Gallarate (SIRONI 1952, pp. 14-15, n.8: variante A); Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p.106, c, tomba 4, tav. II, c: variante B).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: questa forma è in genere consideratauna imitazione della pisside Lamb. 3 in ceramica a ver-nice nera (ad esempio TIZZONI 1982a, IDEM 1984).Sembra invece più corretto riconoscere in questi reci-pienti una produzione parallela a quella in ceramica avernice nera.Sull’esemplare di Gallarate (VA) sono presenti tracce divernice rossa sulla superficie esterna.C.D.P.

Boccali

Si intende per boccale un piccolo recipiente potoriomono o biansato. Le caratteristiche tecnologichesono piuttosto variabili.

Forma: boccale n. 1 (tav. CXXXIX, nn. 1-2)Descrizione: orlo ingrossato e appiattito superiormen-te, collo cilindrico leggermente rientrante, alta ansa abastoncello impostata direttamente sull’orlo e saldatasulla spalla, corpo globulare, piede a disco.Attestazioni:CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.194, tav. VI, fig. 29).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 74, tav.32, n. 2); Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA1984, pp. 53-54, tomba 8, tav. I, nn. 8-9).Cronologia: II/I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: questo boccale è caratterizzato da unimpasto grossolano e da una lavorazione al tornio.N.S.

Forma: boccale n. 2 (tav. CXXXIX, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, ansa a basto-ne, impostata sull’orlo e saldata sulla spalla, spallacarenata, pareti svasate verso il fondo, piede a disco.Attestazioni:PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, tav. LXXXIII,k).Cronologia: LT D.Osservazioni: il vasetto è eseguito senza uso di tornio eha impasto grossolano.N.S.

Forma: boccale monoansato (Henkeldellenbecher) n. 3(tav. CXXXIX, nn. 4-5)Descrizione: orlo estroflesso, ansa a nastro decorata

da una incisione longitudinale che parte dall’orlo e ter-mina sulla parete, depressione sotto l’ansa, alta spallaarrotondata, parete rastremata, fondo piano.Decorazione: stampiglie e incisioni sul corpo.Attestazioni:BG: Lovere (TIZZONI 1984, p. 109, nn. 1-2, tav. CXI, a-b).Cronologia: LT C.Osservazioni: questo recipiente potorio, lavorato contornio lento, riprende la forma del più antico boccaleretico. È diffuso nel corso della seconda età del Ferronelle valli alpine della Lombardia orientale e del Trenti-no occidentale.N.S.

Forma: boccale monoansato (Henkeldellenbecher) n. 4(tav. CXXXIX, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso, ansa a nastro decoratada una incisione longitudinale che parte dall’orlo e ter-mina sulla parete, sotto l’ansa depressione, ovale o cir-colare, corpo espanso, fondo piano o molto svasato, quasia tacco.Decorazione: talvolta sulla spalla fasce di linee incise.Attestazioni:BG: Lovere (Milano capitale 1990, p. 273 = Carta Berga-mo 1992, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370).BS: Acquafredda (VECCHI 1991-92, tav. IX, nn. 4-6);Borno (Valle Camonica romana 1986, p. 98, tav.XXXVIII, foto 1); Breno (Valle Camonica romana 1986,p. 105, tav. XLI, n. 12); Brescia (Carta Brescia 1996, vol.II, p. 188, fig. 127, n. 7); Brescia, Forcello (CeramicheBrescia 1988, p. 31, n. 43a, tav. Xa); Brescia, via AlbertoMario (Via Alberto Mario 1988, p. 94, gruppo 5, tav.XIII, n. 8); Cividate Camuno (Valle Camonica romana1986, p. 46, tomba 3M, tavv. XVII, XX); Desenzano(Desenzano I 1994, p. 169, tav. VI, n. 4); Gavardo (SIMO-NI 1964, p. 118, tav. 1, p. 49, tav. 77, p. 52, tav. 79);Gavardo, Brea (“NotALomb”, 1988-89, pp. 207-208, fig.82: attribuzione ipotetica); Idro, Castel Antico (BRO-GIOLO 1980, p. 194, nn. 1-3); Nave (Sub ascia 1987, p.205, fig. 107, tav. 36); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p.49, n. 7, tav. I, n. 5, p. 52, n. 2, tav. I, n. 8, p. 53, n. 7, tav.I, n. 9, p. 99, n. 4, tav. I, n. 34; SIMONI, LANDO 1982-84, p. 35, n. 5, tav. IX, T. 145/5, p. 39, n. 2, tav. XI,T.149/2, p. 45, n. 2, tav. XIV, T.154/2, p. 51, tav. XIV,T.160/4, p. 53, tav. XVII, T.161/1, T.161/3, T.161/5,T.161/7, p. 56, tav. XVIII, T.164/3, p. 57, n. 5, tav. XX,T.165/5; MASSA 1997, scheda n. 10, tomba 35, scheda n.16, tomba 77, scheda n. 17, tomba 79, scheda n. 24,tomba 149, scheda n. 28, tomba 145, scheda n. 30, tomba107, scheda n. 33, tomba 22, scheda n. 42, tomba 108,scheda n. 54, tomba 19, scheda n. 55, tomba 98, schedan. 57, tomba 165, scheda n. 63, tomba 154, scheda n. 64,tomba 160, scheda n. 65, tomba 161, scheda n. 69, tomba84, scheda n. 71, tomba 89).CR: Calvatone (inediti, Scavi dell’Università degli Studidi Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio); Piade-na, Breda (“NotALomb”, 1986, p. 191, fig. 185). MN: Cavriana, Cavallara (PICCOLI 1971, p. 670, fig. 3,n. 1; PICCOLI 1975, pp. 24, 26; inediti, Museo Archeolo-gico dell’Alto Mantovano).Cronologia: I/II sec. d.C. (Cavriana, MN); I/IV sec. d.C.(Bresciano).Osservazioni: questo boccale monoansato continua latradizione del boccale retico con depressione sotto l’ansa(vd. supra n. 3). In età romana questo recipiente è diffu-so non solo nelle valli della Lombardia orientale e del

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 209

Trentino occidentale, ma anche nell’anfiteatro morenicodel Garda. Le poche attestazioni presenti più a sud,nella pianura orientale (Cremonese e agro Bolognese4)sembrano importate.Questo vaso potorio è caratterizzato dall’impasto riccodi degrassanti, soprattutto di quarzo. La modellazione èeffettuata con il tornio; la colorazione varia e talvolta èpresente in sezione l’anima grigia. La tipologia è pocodiversificata. Si ha qualche differenza nella forma enella profondità della tipica depressione, che nel tempodiventa più circolare e tende ad occupare la parte piùalta del vaso. Cambia anche il rapporto tra altezza e dia-metro/bocca del vaso. L’altezza dei boccalini si aggiratra i 7 e i 15 cm. Rimane difficile per ora elaborare unadivisione tipologica correlata alla cronologia, per lamancanza di contesti chiusi significativi. Si rinviene sia in contesti funerari che abitativi. Questa forma è presente anche nella ceramica a paretisottili (vd. supra boccalino Angera 15).N.S.

Forma: boccale biansato n. 5 (tav. CXXXIX, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, anse a nastro, impostatesotto l’orlo e saldate sulla carena, corpo biconico, fondopiano.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 34, tomba27).Cronologia: primo quarto II sec. d.C. (associato conmoneta di Traiano, del 116/117 d.C.).Osservazioni: l’impasto è analogo a quello dei boccalin. 4 e dei bicchieri n. 18.N.S.

Forma: boccale n. 6 (tav. CXXXIX, n. 8)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, ansa a nastrocostolata impostata nel punto di massima espansione esaldata sotto l’orlo, pareti diritte nel primo tratto e sva-sate verso il fondo, carena arrotondata, fondo piano lie-vemente incavato. Decorazione: una solcatura orizzontale sull’orlo.Attestazioni:MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 16,27, n. 3).Cronologia: fine I sec. d.C. / prima metà II sec. d.C.(contesto tombale).Osservazioni: questo boccale ha l’impasto grossolano.G.T.

Forma: boccalino biansato n. 7 (tav. CXXXIX, n. 9)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, anse anastro, saldate sull’orlo e sotto la massima espansionedel corpo, corpo ovoide, fondo piano.Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 77, n.8, tav. 23, n. 18).Cronologia: seconda metà II sec. d.C. (contesto tom-bale).G.T.

Forma: boccalino biansato n. 8 (tav. CXXXIX, n. 10)Descrizione: orlo estroflesso, anse impostate sottol’orlo e saldate sulla spalla, corpo globulare a ventrerialzato e svasato verso il fondo, fondo piano.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 41, n.1, tav. XII, T. 150/1 = MASSA 1997, scheda n. 52,tomba 150).Cronologia: seconda metà III sec. d.C. (contesto tom-bale).N.S.

Forma: boccale biansato n. 9 (tav. CXXXIX, n. 11)Descrizione: orlo estroflesso, anse impostate sottol’orlo e sulla carena, corpo biconico con carena arroton-data, piede a disco.Attestazioni:BG: Caravaggio, cimitero (“NotALomb”, 1982, pp. 98-99, fig. 75); Lovere (Milano capitale 1990, p. 273, scheda4e.2b = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda370); Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 165, tav. 1, c= Milano capitale 1990, p. 281, scheda 4e.2a).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, pp.46-47, fig. 66); Cividate Camuno (ABELLI CONDINA1987, pp. 158-159, fig. 85); Fiesse (inedito, cit. in CERE-SA MORI 1980-81, p. 165: attribuzione ipotetica);Manerba del Garda, Olivello (MARCHESI 1893, pp.227, 230, 231); Roccafranca (“NotALomb”, 1982, pp. 99-101 = Milano capitale 1990, p. 280, schede 4e.2e.3,4e.2e.4); Salò, Lugone (SIMONI 1963, p. 12, n. 4, tomba27; SIMONI 1972, p. 63, n. 2, tav. II, n. 19; MASSA 1997,scheda n. 69, tomba 84).CR: Rebecco d’Oglio (Milano capitale 1990, p. 281, scheda4e.2f.1 = Riti e sepolture 1990, p. 51, n. 9, fig. a p. 52, n. 10).MN: Canneto sull’Oglio, Rio S. Elena (Platina 1988,scheda 43 = Milano capitale 1990, p. 281, scheda4e.2f.2); Goito (DEGRASSI 1941b = Milano capitale1990, p. 283, scheda 4.e.2g.6).Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: questo boccale, in genere piuttosto unifor-me, presenta un impasto depurato. Esso si rinviene fre-quentemente nella pianura e nelle valli della Lombardiacentro-orientale in contesti tombali tardoantichi, in gene-re associato ad anforette con anse pizzicate (vd. supraanforette n. 4) o ad olpi (vd. supra olpi n. 56) anche inve-triate (vd. infra olpi n. 3).C.D.P.

Forma: boccale ansato n. 10 (tav. CXXXIX, n. 12)Descrizione: orlo estroflesso, ansa impostata sullacarena, corpo biconico con carena arrotondata, fondopiano.Attestazioni:BS: Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 194, fig. 6).Cronologia: non precisabile; forse età tardoantica.Osservazioni: il corpo di questa forma ricorda quellodel gruppo precedente. È possibile sia da inquadrarenello stesso ambito cronologico.C.D.P.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI210

4 BERGAMINI 1980, tav. XXXV, n. 766.

6.e. Recipienti da mensa

Ciotole/coppe

Si riuniscono qui le coppe e le ciotole, cioè reci-pienti per lo più emisferici o troncoconici conaltezza inferiore o uguale al diametro dell’imboc-catura.

Forma: ciotola/coppa n. 1 (tav. CXL, nn. 1-4)Descrizione: orlo introflesso, vasca troncoconica conpareti bombate, piede ad anello.Presenta alcune varianti:A) orlo rientrante, attacco orlo-parete arrotondato;B) orlo rientrante, attacco orlo-parete carenato;C) orlo diritto o appena introflesso. Decorazione: fasce sovraddipinte in bianco (Brescia, S.Zenone); scanalature parallele sul corpo (Milano, ScaviMM3).Dati epigrafici: iscrizione in caratteri nord-etruschi(Milano, via Moneta); graffito VINDONIDIVS (Gambo-lò, PV); sul corpo incisa la lettera X (BodioLomnago,VA).Attestazioni:BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, pp. 159-160, nn. 1-6,fig. 3, nn. 1-6: varianti A, C); Levate (Levate 1993, p.36, tomba 17: variante C); Mariano al Brembo (DEMARINIS 1977, tav. 11, n. 4 = GRASSI 1995, p. 60,scheda 38, fig. 32, n. 4: variante A); Verdello, Ramiglia(TIZZONI 1983, tav. CXXV, d: variante A); Verdello,via Galilei (TIZZONI 1981, p. 22, n. 5, tav. 13, g:variante A).BS: Brescia, Collegio Arici (Carta Brescia 1996, vol. II,pp. 61, 64, fig. 31, nn. 3-5: varianti A, B); Brescia,Palazzo Martinengo (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 58,fig. 27, nn. 9, 15, pp. 61, 66-67, fig. 33, nn. 5-6, fig. 34,n. 4: varianti A, B, C); Brescia, S. Zenone (DE MARI-NIS 1986, tav. XX, n. 10 = Carta Brescia 1996, vol. I, p.177, scheda 538b, fig. 32); Brescia, S. Giulia (cit. inCarta Brescia 1996, vol. II, p. 61); Brescia, via AlbertoMario (Via Alberto Mario 1988, p. 75, tav. II, nn. 11-12); Brescia, via Crispi (“NotALomb”, 1991, p. 80); Bre-scia, via Musei (“NotALomb”, 1990, p. 161); Brescia,via Trieste (“NotALomb”, 1990, p. 168: attribuzioneipotetica); Brescia, vicolo Settentrionale (“NotALomb”,1990, p. 165); Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCILUNAZZI 1977, p. 35, tav. XLII, n. 1: variante A);Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74,p. 45, tav. VII, nn. 42-59); Lonato (Lonato 1988, p. 19,fig. 2); Nave (Sub ascia 1987, p. 36, c: variante B);Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 21, tombaXIV, tav. XIX, n. 5, p. 23, tav. XXV, n. 2, tav. XXVI, n.2 = TIZZONI 1985, p. 44, n. 6, tav. 34, c, p. 50, nn. 38,39, tav. 39, g, h; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 24,tomba z, tav. XXXII, n. 4: variante A; VANNACCILUNAZZI 1977, p. 25, tomba z, tav. XXXII, n. 2:variante B; VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 16, tombaVI, tav. VI, n. 8 = TIZZONI 1985, p. 38, n. 3, tav. 29, d;TIZZONI 1985, p. 49, nn. 29, 30, tav. 40, m, n: varian-te C); Rodengo Saiano (BROGIOLO, BRUNO, MASSA1986, p. 32, tav. I, n. 1).CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.

9, tav. I, n. 3); Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 53, n.26, tav. II, n. 3: variante A; p. 52, nn. 21-22, tav. II, nn.1-2: variante C); Capiago Intimiano, Mandana (VAS-SALLE 1983, p. 80, c, tav. V, c: variante A); Como, Pian-valle (NEGRONI CATACCHIO 1982a, p. 319, n. 2, fig.4: variante C); Esino Lario (BERTOLONE 1954, pp. 20-21, fig. 3, n. 2; TIZZONI 1984, p. 12, n. 1, tav. XV, b =Carta Lecco 1994, pp. 154, 347, scheda 126, fig. 92, n. 2:variante A; Carta Lecco 1994, pp. 154, 347, scheda 126,fig. 92, n. 3: variante A).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, figg.155-159: variante A; Calvatone romana 1997, p. 110,tav. XV, nn. 1-2: variante A).MI: Bernate Ticino (inedita; Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri); Biassono, cascina Marianna(NEGRONI CATACCHIO 1982b, p. 76, nn. 15-16,tavv. II-III, nn. 15-16: varianti A e C); Legnano, viaPietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 21, 31, n. 6:variante C); Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 97, cat.24/34: variante A); Milano, p.za Missori (TRAVERSO1994-95, pp. 264-266, nn. 207, 210, tavv. LXXIV, n. 1,LXXV: variante A; p. 264, n. 208, tav. LXXIV, n. 1:variante B; p. 267, n. 211, tav. LXXIV, n. 3: varianteC); Milano, S. Satiro (PALESTRA 1964, tav. IV, n. 3;tav. X, nn. 1-2, 4: attribuzione ipotetica); Milano, S.Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 339-346, tavv. 95-97: varianti B e C); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 141-142, tav. LV, n. 10,tav. LVI, nn. 1-17: varianti A, B e C); Milano, viaMoneta (“NotALomb”, 1987, p. 140, fig. 140); Parabia-go, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 110, tav. 36, n.10: variante C).MN: Casalromano, Fontanella (TIZZONI 1984, p. 37, n.2, tav. XL, c: variante B).PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54,tav. 1, n. 9); Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA1985, p. 118, tomba 9, tav. V, n. 7: variante A); Gambo-lò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a, p. 238,tomba 7, tav. XIX, n. 2, p. 237, tomba 6, tav. XX, n. 7, p.210, tomba 10, tav. VII, n. 3, p. 213, tomba 12, tav. VII,n. 11, p. 238, tomba 15, tav. XXI, n. 15: variante B); Gar-lasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 27, tav. 1, n. 3:variante A; p. 60, tav. 23, n. 2: variante C; p. 122, tav. 63,n. 3); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1971,p. 67, fig. 3, n. 4: variante A; ARSLAN 1972, p. 130, p.151, tav. 1, C6a: variante A; VANNACCI LUNAZZI1982c, pp. 752, 755, tav. IV, n. 6: variante B); GropelloCairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 94, n. 4, tav.XII, n.1: variante A); Lomello, S. Giovanni Doria (VAN-NACCI LUNAZZI 1981, p. 273, n. 2, tav. I, n. 3: varian-te B); Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI1987, p. 163, fig. 4, 204/12: variante A); Ottobiano, casci-na Rotorta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 53, tav. IV,n.1: variante A); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p.268, fig. 1, b, fig. 2, a); territorio lomellino (?) (SEGU’,CALANDRA, MUFFATTI MUSSELLI 1995, pp. 44-45,n. 18, fig. 8, 2: variante C); Valeggio, cascina Tessera(VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 268, tav. I, n. 10:variante A).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 301-303, tav. 91, nn. 1, 2, 4, pp. 347-348, tav. 103, n. 8); Arsa-go Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, p. 161, n. 10,

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 211

tav. VIII, 1a: variante C; Arsago 1990, p. 48, tav. VII, d:variante A; p. 49, tav. VIII, g: variante B; p. 60, tav.XXII, c: variante C); Bodio Lomnago (BERTOLONE1949-50, pp. 70-71, fig. 3, n. 2: attribuzione ipotetica);Brusimpiano, Ardena, Nava (BERTOLONE 1940, pp.27-28, fig. 4: attribuzione ipotetica); Gallarate (SIRONI1952, pp. 14-15, n. 11: variante B); Somma Lombardo(SIMONE 1985-86, p. 106, e, tomba 4, tav. II, e: varian-te B; p. 106, c, tav. III, c: variante C).Cronologia: LT C-D / età augustea (contesti).Osservazioni: questa ciotola è una forma tipica dei con-testi tombali e abitativi del periodo tardoceltico. In gene-re viene fabbricata con impasti fini e cotta in atmosferaossidante, ma presenta spesso l’anima grigia. La superfi-cie è levigata e lucidata in modo tale da sembrare ingob-biata o verniciata. Presenta dimensioni medio-grandi,ma talvolta è attestata anche in piccole dimensioni. Dal punto di vista morfologico queste ciotole ricordanola forma Lamb. 27 della ceramica a vernice nera, fattoche ha portato a classificarne alcune tra il materiale avernice nera, anche se non verniciato (Nave, BS). Tutta-via questo caso non rientra tra quelle forme consideratein genere di imitazione della ceramica a vernice nera,bensì appartiene ad un filone produttivo a sé stante concaratteristiche tecnologiche tipiche del tardo La Tène.Una coppa di Ottobiano (PV) ha un accenno di beccucciosul labbro.C.D.P.

Forma: coppa n. 2 (tav. CXL, nn. 5-7)Descrizione: orlo estroflesso, bassa vasca con carenaarrotondata, piede ad anello.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 23, tav.XXVI, n. 1 = TIZZONI 1985, p. 51, n. 40, tav. 38, i).CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p.191, tav. V, fig. 24); Como, Pianvalle (NEGRONICATACCHIO 1982a, p. 326, PV03, fig. 41). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, figg.152-153).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.140, tav. LIV, n. 9). PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p.172, tav.86, n. 3); Garlasco, Madonna delle Bozzole (ARSLAN1971, p. 64, fig. 2, nn. 10-12, p. 76, fig. 5, n. 2; VANNAC-CI LUNAZZI 1982c, p. 750, n. 15, tav. I, n. 3).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 207, tav. XI, n. 2);Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, pp. 27, 42, 55,tav. XXV, b, tav. I, b); Vergiate (TIZZONI 1984, p. 89, n.2, tav. XCII, d).Cronologia: LT C2 / LT D (contesti).Osservazioni: questa ciotola è modellata al tornio ed ècaratterizzata da un impasto depurato, cotto in atmo-sfera ossidante. Essa rientra nel repertorio morfologico tardocelticocome i nn. 1 e 3.C.D.P.

Forma: ciotola/coppa n. 3 (tav. CXLI, nn. 1-5)Descrizione: orlo estroflesso, vasca profonda carenatae svasata verso il fondo, piede ad anello. Sono statedistinte quattro varianti:A) vasca con carena a spigolo;B) una o due anse a nastro, impostate sul labbro e sal-date sulla spalla, vasca con carena a spigolo;C) orlo ingrossato e arrotondato con gradino interno,

vasca con carena a spigolo e con pareti molto svasate;D) orlo ingrossato esternamente con incavo interno,vasca con carena a spigolo.Decorazione: talvolta modanatura sotto l’orlo.Dati epigrafici: in un caso segno a forma di A ripetutoquattro volte sulle pareti e il fondo(Borgo San Siro, PV).Attestazioni:BS: Gavardo, S. Martino (BOCCHIO, SALZANI 1973-74, p. 47, tav. VI, nn. 1-24: variante C); Remedello (Cera-miche Brescia 1988, p. 19, n. 22a, p. 79, tav. Vc); Salò,Lugone (SIMONI 1972, p. 63, tav. II, n. 16).CO: Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 239:attribuzione ipotetica); Bregnano (RICCI 1970-73, p.502, fig. 10: attribuzione ipotetica); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, p. 55, n. 8, tav. I, n. 8: varianteC). MI: Biassono, cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 17, tav. III, n. 17: variante A);Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 288, n.252, tav. LXXVI, n. 2); Milano, S. Maria alla Porta (S.Maria alla Porta 1986, p. 339, tav. 94, d: variante A; tav.94, a, b: variante D); Milano, S. Satiro (PALESTRA1964, tav. IX, n. 5: variante D); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 140-141, tav. LIV, n. 10,variante C; tav. LIV, nn. 11- 13, tav. LV, nn. 3-8: varian-te D); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11,tav. VIII, n. 1: variante A); San Giuliano Milanese, Mez-zano (TIZZONI 1984, p. 53, tav. LXI, a: variante A; p. 54,tav. LXII, l: variante D).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, n. 14, tav.LXXXIII, f, p. 76, n. 26, tav. LXXXV, a: variante A); Cas-solnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI 1984, p. 321,tomba 15, tav. III, n. 12: variante A); Dorno, S. Materno(ANTICO GALLINA 1985, p. 115, tav. V, nn. 2-3:variante A); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI1982b, p. 6, tomba 21, fig. 1: variante A; VANNACCILUNAZZI 1983a, p. 211, tomba 11, tav. VII, n. 7, p. 219,tomba 18, tav. XI, n. 9, p. 220, tomba 21, tav. XII, nn. 9,11, p. 234, tomba 4, tav. XVIII, n. 6, p. 235, tomba 5, tav.XVIII, n. 13, p. 236, tomba 6, tav. XX, nn. 4, 6, p. 243,tomba 10, tav. XXI, nn. 1, 3: variante A); Garlasco,Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 35, n. 1, tomba 4,tav. VII, n. 1, p. 93, n. 17, tomba 36, tav. LXX, n. 1:variante A ; MELLEY 1992-93, p. 35, tav. 7, n.2, p. 49,tav. 16, n. 1, pp. 52-53, tav. 19, nn. 2-4, p. 55, tav. 20, n.3, p. 82, tav. 38, nn.1-3, pp. 89-90, tav. 44, n. 1, pp. 129-130, tav. 64, n. 2, pp. 148-149, tav. 76, n. 3: variante A;pp. 35-36, tav. 8, n. 1: variante C); Garlasco, Madonnadelle Bozzole (ARSLAN 1972, p. 132, p. 151, tav. I, C9:variante A; VANNACCI LUNAZZI 1982a, p. 44, tav. V,n. 8: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 753,tav. III, nn. 1, 3, 4, 6, 9: variante A); Garlasco, Madonnadelle Bozzole, deposito Cavo Striella n. 2 (ARSLAN1971, p. 68, fig. 3, n. 7: variante D); Gropello Cairoli(FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 14, tomba II, fig. 4,nn. 4-5, pp. 25-26, tomba XI, fig. 14, n. 1, pp. 27-28,tomba XII, fig. 16, n. 1, pp. 34-35, tomba XVII, fig. 21,nn. 1-2, p. 63, fig. 47, nn. 1-3, 6: variante B); GropelloCairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 270,tav. II, n. 3, tav. III, nn. 1-10, 12, 13: variante A; ARATA1984, p. 50, tav. I, n. 1: variante A); Lomello, Alle Brelle(PONTE 1894, tav. XVIII, p. 331, tav. XVIII, n. 7:variante A; n. 8: variante B); Ottobiano, cascina Rotorta(VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 72, n. 1, tav. VIII, n. 9,p. 79, n. 3, tav. VIII, n. 1, p. 83, tav. XI, n. 5: variante A;p. 67, n. 5, tav. VII, n. 2, p. 68, tav. IV, n. 14: variante B);

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI212

Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 268, fig. 1, c, fig.2, b: variante A; pp. 267-268, fig. 1, a: variante B; SARO-NIO MASOLO 1982, pp. 681-683, tav. II, n. 6: varianteB); Pieve del Cairo (PONTE 1964, p. 131, tav. XVII, n. 2:variante B); Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole(STRADA 1940, p. 79, tav. IV, n. 3: variante A); Valeg-gio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p.102, n. 270: variante B; VANNACCI LUNAZZI 1981,pp. 267-268, tav. I, nn. 11, 14: variante A).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 27, tav.XXV, b, p. 42, tav. I, b: variante A; p. 55, tav. XV, f:variante D); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI 1981, p. 13,tav. 8, p: variante A).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: generalmente questo recipiente èmodellato al tornio ed è caratterizzato da un impastodepurato, cotto in atmosfera ossidante. Gli esemplari diMilano hanno talvolta l’anima grigia in frattura e lesuperfici esterne lucidate. Si distinguono i due esempla-ri di Borgo San Siro (PV) che sono lavorati senza uso ditornio e presentano un impasto grossolano.Questa ciotola rientra nel repertorio morfologico tardo-celtico, come i nn. 1 e 2, ed è ampiamente diffusa in tuttala Lombardia sia in abitato che in necropoli. Le variantinon sembrano avere una valenza cronologica.A Milano (Scavi MM3 1991), alcune coppe della varian-te D presentano notevoli dimensioni.È possibile che l’esemplare di Cassolnovo (PV), definitocome verniciato di nero (VANNACCI LUNAZZI 1984),sia invece ingobbiato.N.S.

Forma: ciotola/coppa n. 4 (tav. CXLI, nn. 6-7)Descrizione: orlo estroflesso, vasca carenata, piede adanello. Si sono distinte due varianti:A) orlo ingrossato esternamente, vasca troncoconica concarena a spigolo;B) orlo indistinto, vasca troncoconica, con carena arro-tondata.Decorazione: talvolta sono presenti bugne dalla spallaal piede.Dati epigrafici: su un esemplare croci incise sul ventree sul fondo esterno (Pavia).Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 207, tomba 8, tav. IV, n. 8: variante A; p. 222, tav.XIII, n. 8: variante B); Garlasco, Baraggia (MELLEY1992-93, p. 55, tav. 21, n. 1: variante A); Garlasco,Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, p. 132, tav I,C10: variante B; VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 750,753, tav. III, n. 7: variante B); Garlasco, Madonna delleBozzole, deposito Cavo Striella n. 2 (ARSLAN 1971, fig.3, nn. 6, 11: variante B).Cronologia: LT D2 (contesti).Osservazioni: la ciotola n. 4 è modellata al tornio, cottain atmosfera ossidante e presenta in genere un impastodepurato. Si tratta di una forma presente solo nell’area Pavese,soprattutto in ambito funerario.N.S.

Forma: ciotola n. 5 (tav. CXLI, n. 8)Descrizione: orlo estroflesso, vasca emisferica, piedead anello.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 14, tav.

III, n. 5 = TIZZONI 1985, p. 35, tav. 27, a = CeramicheBrescia 1988, p. 18, n. 16a, p. 78, tav. IV, c).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 158, B1, tav. 2, B1).PV: Gropello Cairoli, Marone(VANNACCI LUNAZZI1981, p. 271, tav. III, n. 4).Cronologia: fine II/I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: l’impasto è depurato. L’esemplare di Remedello (BS) è ingobbiato (?).N.S.

Forma: ciotola/coppa n. 6 (tav. CXLII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, vasca emisferica, piedead anello.Decorazione: in un caso cordone applicato sulla vasca(Gambolò, PV).Attestazioni:BG: Arzago d’Adda (SANTAGIULIANA, SANTAGIU-LIANA 1965, p. 38); Levate (Levate 1993, p. 36, tomba14); Verdello, via Galilei (TIZZONI 1981, p. 22, n. 3, tav.13, f).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 136, fig.154). MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.140, tav. LIV, nn. 14-16). PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 224, tomba 23, tav. XIV, n. 2); Lomello, Alle Brelle(PONTE 1894, p. 331,tav. XVIII, n. 4).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 48, tav.VII, c).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: questa forma, come le ciotole nn. 1-3, hal’impasto depurato, è lavorata al tornio, cotta in atmo-sfera ossidante e può avere l’anima grigia in frattura. Lasuperficie esterna è lucidata. Dal punto di vista morfolo-gico richiama la forma Lamb. 28 della ceramica a verni-ce nera nella variante con la carena arrotondata, anchese non si può ritenere una vera e propria imitazione, poi-ché le caratteristiche tecnologiche ne fanno una produ-zione particolare. Questa coppa è documentata sia in ambito funerario cheabitativo.N.S.

Forma: coppa n. 7 (tav. CXLII, nn. 3-4)Descrizione: orlo estroflesso più o meno distinto e spor-gente, piede ad anello per lo più sagomato. Sono presen-ti due varianti:A) corpo troncoconico con carena a spigolo vivo;B) corpo troncoconico con carena arrotondata. Dati epigrafici: graffito VITILIOS sulla parete ester-na (Alzate Brianza, CO).Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 16,tomba VII, tav. VII, n. 4 = TIZZONI 1985, p. 39, n. 3, tav.30, f; VANNACCI LUNAZZI 1977, pp. 24-25, tomba z,tav. XXXII, n. 6, pp. 26-27, tomba 90, tav. XXX, nn. 3-4:variante A).CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.10, tav. I, nn. 8-9: variante A); Barzio (TIZZONI 1982a,p. 48, n. 1, tav. XLII, a: variante B); Cantù, Mirabello(Cantù 1991, p. 53, n. 27, tav. II, n. 5: variante A); Intro-bio (TIZZONI 1982a, p. 52, n. 3, tav. XLVI, a: varianteA).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, pp. 74-76, nn. 9-10, tav. II, nn. 9-10:

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 213

variante A); Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95,p. 287, n. 251, tav. LXXVI: attribuzione ipotetica); Para-biago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav. VIII, n. 2= Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 15, n. 5: variante A). VA: Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 112, a, d,tav. V, a, d: variante B). Cronologia: I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: si tratta della forma Lamb. 28 (nellevarianti con carena a spigolo e con carena arrotondata)della ceramica a vernice nera, però non verniciata. Le coppe di Biassono (MI) sono ingobbiate; quelle di Bar-zio e Introbio (CO) sono annerite, forse con nerofumo. G.T.

Forma: ciotola/coppa n. 8 (tav. CXLII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso a piccola tesa, pareti tron-coconiche curvilinee, fondo piano e incavato.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982c, pp. 752, 755, tav. IV, n. 3); GropelloCairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p. 14, tomba II,fig. 4, n. 3, p. 63, fig. 47, n. 4).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: questa ciotola ha impasto grossolano.È stata trovata in contesti funerari anche come cinerario.N.S.

Forma: ciotola/coppa n. 9 (tav. CXLII, n. 6)Descrizione: orlo leggermente introflesso, arrotonda-to, vasca troncoconica, con pareti leggermente curvili-nee, fondo piano.Decorazione: scanalature sul bordo (Gambolò, PV).Attestazioni:PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 77, n. 32, tav.LXXXIV, e); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 245, tomba 14, tav. XXI, n. 9).Cronologia: LT D2 (contesti).Osservazioni: l’esemplare di Borgo San Siro (PV) èmodellato senza uso di tornio e ha un impasto grossola-no, mentre quello di Gambolò (PV) presenta un impastodepurato.N.S.

Forma: ciotola/coppa n. 10 (tav. CXLII, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamen-te, spalla carenata, vasca troncoconica, fondo piano,incavato.Attestazioni:PV: Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI1981, p. 269, n. 1, tav. II, n. 9); Lomello, cascina S. Gio-vanni Doria (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 273, n. 6,tav. I, n. 6).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: questa ciotola ha un impasto depurato. Essa si trova deposta in tombe con funzione di cinerario.N.S.

Forma: ciotola/coppa n. 11 (tav. CXLIII, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico, fondopiano e ombelicato.Attestazioni:CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 52, nn. 18-20, tav.II, n. 4). MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 163, cat. 62/3).PV: Gropello Cairoli, Marone (VANNACCI LUNAZZI1981, p. 271, tav. III, n. 11).

VA: Castellanza, Cascina Buon Gesù (VOLONTÉ 1992,p. 7, tav. V, n. 4); Somma Lombardo (BERTOLONE1960a, p. 113, n. 4, tav. XXIII = Somma Lombardo 1985,p. 41, n. 4). Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: la ciotola n. 11 ha un impasto depurato. Si rinviene in contesti funerari.N.S.

Forma: ciotola n. 12 (tav. CXLIII, nn. 2-4)Descrizione: orlo indistinto, fondo piano, di rado ombe-licato, talvolta a tacco. Sono presenti tre varianti:A) orlo diritto, spesso appiattito superiormente, in uncaso segnato esternamente, spalla arrotondata, corpotroncoconico;B) orlo indistinto assottigliato, corpo troncoconico conpareti arrotondate;C) orlo indistinto, corpo troncoconico.Decorazione: talvolta impressioni sull’orlo e/o sulcorpo, linee incise con vari motivi.Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.73, t, tav. IV, t: variante C); Casatenovo, Cascina Cac-ciabuoi (TIZZONI 1981, p. 29, n. 3, tav. 19, g: varianteB); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 66, n. 55,tav. III, n. 55: variante A).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 4, p. 218, tomba 17, tav. XI,n. 4: variante A); Garlasco, Baraggia (BOTTINELLI1991-92, p. 34, n. 5, tomba 4, tav. VI, n. 1, p. 106, n. 4,tomba 46, tav. LXXIX, n. 2: variante B); Garlasco,Madonna delle Bozzole (ARSLAN 1972, p. 151, tav. I,C5a: variante A; VANNACCI LUNAZZI 1982c, pp. 750,755, tav. IV, nn. 7, 9: variante B); Valeggio, cascina Tes-sera (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 268, tav. I, n. 8:variante A). Cronologia: LT C2 / età augustea, con massima atte-stazione nel LT D (contesti).Osservazioni: questi esemplari, altrove definiti come“olle/ollette”, sono stati qui classificati come ciotoleperché il diametro dell’orlo è superiore all’altezza.Generalmente queste ciotole sono eseguite al tornio,tranne quella di Casatenovo (CO); alcune sono lucida-te a stecca.G.T.

Forma: coppa n. 13 (tav. CXLIII, n. 5)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico conpareti a profilo concavo, fondo piano. Decorazioni: ditate sull’orlo e sul fondo (Albavilla,CO).Attestazioni:CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265, 267, fig.7); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 59, n. 24,tav. III, n. 24). PV: Sannazzaro de’ Burgondi, Scaldasole (STRADA1940, p. 79, tav. IV, n. 4).Cronologia: età augustea (Albavilla, CO: per associa-zione con un’ olpe n. 8).G.T.

Forma: ciotola n. 14 (tav. CXLIII, n. 6)Descrizione: orlo introflesso indistinto, vasca emisferi-ca, fondo piano.Decorazione: profonde solcature sul corpo (Bregnano,CO).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI214

Attestazioni:CO: Bregnano (RICCI 1970-73, pp. 499-500, fig. 4).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 21, tav. III, n. 21).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 44, tav.III, c).Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: queste ciotole sono modellate senza usodi tornio e hanno un impasto grossolano.G.T.

Forma: ciotola n. 15 (tav. CXLIII, n. 7)Descrizione: orlo introflesso a profilo triangolare,vasca troncoconica, fondo piano.Decorazione: tacche quadrangolari, talvolta dispostein linee oblique; solcature orizzontali parallele sull’orloe sulla base. Attestazioni:CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 55, n. 38, tav. III,n. 1).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 19, tav. III, n. 19); Parabiago (TIZ-ZONI 1984, p. 72, n. 1, tav. XLIV, c); Seveso (NEGRONICATACCHIO 1974, pp. 205-206, tav. IX, fig. 47).Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: queste ciotole sono modellate senza usodi tornio e hanno un impasto grossolano. Esse sono defi-nite da vari autori anche come ollette; infatti sono affiniad alcuni esemplari di ollette nn. 18 e 20, da cui si distin-guono per avere il diametro dell’orlo maggiore dell’altez-za (vd. supra).G.T.

Forma: coppa n. 16 (tav. CXLIV, nn. 1-2)Descrizione: corpo troncoconico, piede ad anello. Sidistinguono due varianti:A) orlo rientrante, pareti arrotondate; B) orlo diritto, appena svasato.Decorazione: a tratti obliqui sulla cordonatura che disolito sottolinea inferiormente l’ orlo; a rotella a spina dipesce sulla spalla (solo variante A). Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 150-152, o, p, tav. XVI, o, p: varianti A, B).VA: Somma Lombardo (SIMONE 1985-86, p. 108, a,tomba 6, tav. IV, a: variante A).Cronologia: fine I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: gli esemplari di Capiago Intimiano (CO)sono di dimensioni notevoli (h. cm 15-18 e diam. orlo cm31-36) e presentano un impasto depurato. La variante Afungeva da urna cineraria, mentre la variante B da suocoperchio: perciò con tali termini sono state pubblicate(VASSALLE 1983). L’esemplare di Somma Lombardo (VA), di dimensioniminori, è modellato a mano.G.T.

Forma: coppa/coppetta n. 17 (tav. CXLIV, nn. 3-5)Descrizione: vasca emisferica più o meno profonda,piede ad anello, di rado piede a disco. Presenta trevarianti: A) orlo indistinto diritto o leggermente introflesso, tal-volta ingrossato internamente; B) orlo indistinto diritto, superiormente appiattito;C) orlo introflesso, internamente sporgente. Decorazione: due o più solcature orizzontali sulla

vasca (Milano, scavi MM3); unghiate (Garlasco, PV);striature ondulate a pettine (Gallarate, VA).Attestazioni:CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265, 267,fig. 6: variante A); Cantù (Cantù 1991, p. 83, n. 8, tav.II, n. 2: variante A); Capiago Intimiano, Mandana(VASSALLE 1983, p. 50, c, tav. I, c, pp. 59-60, b, tav.III, b, p. 81, e, tav. V, e, p. 116, e, tav. XI, e, p. 162, b,tav. XVII, b: variante A); Como, via Regina (CartaComo 1993, p. 109, fig. 66, scheda n. 115, fotografia trap. 80 e p. 81: variante A, attribuzione ipotetica); EsinoLario (TIZZONI 1984, p. 113, tav. CXVII, a: varianteA); Introbio (TIZZONI 1982a, p. 52, n. 5, tav. XLVI, b:variante A).MI: Legnano, Casina Pace (SUTERMEISTER 1960a,p. 21, tomba n. 1, ultima in basso a destra: attribuzio-ne ipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 160, tav. LXVI, n. 9: variante A, attribuzio-ne ipotetica).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 76, tav. LXXXIV,d: variante A); Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93,pp. 112-113, tav. 56, n. 5: variante A); Garlasco, Madon-na delle Bozzole (VANNACCI LUNAZZI 1982c, p. 750,n. 17, tav. IV, n. 1: variante A; p. 755, tav. IV, n. 8:variante B; p. 752, n. 29, tav. I, n. 1: variante C); Gro-pello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984, p. 56,tomba 16, tav. III, n. 7: variante B). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav.XII, d: variante A); Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI1981, pp. 13-14, tav. 9, d: variante A); Malnate (TIZZO-NI 1984, p. 87, n. 1, tav. XCVI, a: variante A).Cronologia: LT D / primo quarto I sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questa coppa è attestata in diversi for-mati e in impasto sia depurato che grossolano. La coppetta di Borgo San Siro (PV) è eseguita senza usodi tornio. L’esemplare di Arsago Seprio (VA) reca traccedi ingobbiatura. Il pezzo di Garlasco (PV) fungeva dacinerario, mentre quello di Gallarate (VA) era postocome coperchio di un’olla.G.T.

Forma: ciotola/coppa n. 18 (tav. CXLV, nn. 1-3)Descrizione: orlo introflesso ingrossato, vasca tronco-conica più o meno svasata, piede ad anello.Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,pp. 207-208, tav. IV, nn. 2, 7, pp. 220-222, tav. XII, nn. 1,10, tav. XIII, n. 7, p. 233, tav. XVIII, n. 2); Garlasco,Baraggia (MELLEY 1992-93, p.159, tav. 79, n. 3); Lomel-lo, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 331, tav. XVIII, n. 3).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: queste ciotole sono modellate al tornioe hanno un impasto depurato. Esse sono presenti incontesti funerari, talvolta come contenitori per i resticremati.N.S.

Forma: coppetta n. 19 (tav. CXLV, nn. 4-6)Descrizione: orlo indistinto, talvolta un po’ ingrossato,corpo troncoconico, pareti più o meno svasate, piede adanello.Decorazione: a tratti irregolari incisi, a solcature, azig-zag con andamento verticale.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 16, tav.VI, n. 5 = TIZZONI 1985, p. 38, n. 2, tav. 29, e).

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MI: San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1956a,pp. 13, 15, tomba 15, n. 3: attribuzione ipotetica).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 210, tomba 10, tav. VII, n. 5, p. 215, tomba 14, tav. IX,n. 5); Garlasco, Baraggia, (MELLEY 1992-93, p. 168,tav. 85, nn. 2-3); Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p.331, tav. XVIII, n. 6).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 43, tav.II, d, p. 44, tav. III, d, p. 50, tomba 3, tav. IX, d). Cronologia: LT D / età augustea (contesti).Osservazioni: ha impasto grossolano. Un esemplare diArsago Seprio (VA) è eseguito senza uso di tornio.G.T.

Forma: ciotola a pasta grigia n. 20 (tav. CXLV, n. 7)Descrizione: orlo a arrotondato, vasca troncoconica,piede ad anello.Decorazione: orlo talvolta sottolineato da una solcatura.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 138, figg.166, 167; inediti, Scavi Università degli Studi di Milanoe di Pavia, 1988-1991, in corso di studio).Cronologia: fine II sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: gli esemplari rinvenuti in Lombardiasono frammentari, ma si presume, dai confronti conmanufatti analoghi rinvenuti integri in Veneto1, cheavessero il piede ad anello. Per le osservazioni generalisi rimanda ai mortaria a pasta grigia, dei quali questeciotole sono coeve (vd supra, nn. 1, 2).N.S.

Forma: coppetta n. 21 (tav. CXLVI, nn. 1-3)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico conbassa carena a spigolo. Le varianti sono due:A) piede ad anello;B) pareti leggermente concave, basso piede a disco, tal-volta incavato. Decorazione: due solcature sulla parete esterna, unaappena sotto l’orlo e una sopra la carena (variante B).Attestazioni: CO: Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p. 53, n. 28, tav. II,n. 6: variante A); Capiago Intimiano, Mandana (VAS-SALLE 1983, pp. 80-81, d, tav. V, d: variante A).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 103,tav. 32, n. 9: variante A; pp. 109-110, tav. 35, nn. 5-6:variante B).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 53, tav.XIII, d: variante A, attribuzione ipotetica); Gerenzano,fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 86, n. 10, tav. IX,n. 10: variante A).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti tombali).Osservazioni: queste coppe presentano impasto depu-rato. La variante A corrisponde alla forma Lamb. 16della ceramica a vernice nera, ma non verniciata. G.T.

Forma: coppetta n. 22 (tav. CXLVI, nn. 4-6)Descrizione: orlo diritto, talvolta ingrossato, corpocarenato, piede a disco.Decorazione: talvolta una solcatura orizzontale.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.160, tav. LXVI, n. 11: attribuzione ipotetica); Parabiago,

S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 124, tav. 45, n. 6).PV: territorio lomellino (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUF-FATTI MUSSELLI 1995, p. 46, n. 21, tav. 2, n. 2).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 96, n. 12, tav. XXXV, p. 145, n. 6, tav. XLI, e);Jerago con Orago (DEJANA, MASTORGIO, TURRI1969b, fig. a p. 231, n. 1, p. 237).Cronologia: I sec. d.C. / forse inizi II sec. d.C. (contesti).Osservazioni: queste coppette sono modellate al tor-nio; l’impasto è di solito depurato.G.T.

Forma: coppa ansata n. 23 (tav. CXLVI, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato esternamen-te, due anse a nastro impostate sull’orlo e saldate sulventre, corpo globulare, piede ad anello.Decorazione: una solcatura orizzontale sul ventre.Attestazioni:PV: Ottobiano, cascina Rotorta (VANNACCI LUNAZZI1986, p. 71, tomba 24, tav. IV, n. 18).Cronologia: età augustea (contesto tombale).N.S.

Forma: ciotola ansata n. 24 (tav. CXLVI, n. 8)Descrizione: orlo estroflesso, ansa a nastro scanalata,impostata sull’orlo e saldata sulla carena, corpo biconi-co, fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore 1978,p. 28, II 09; Ceramiche Brescia 1988, p. 39, n. 62a, p. 42,fig. 62a); Nave (Sub ascia 1987, p. 203, tav. 35).Cronologia: età claudia (Nave, BS: contesto tombale).C.D.P.

Forma: coppa n. 25 (tav. CXLVI, n. 9)Descrizione: imboccatura troncoconica distinta dallaspalla, spalla arrotondata, corpo globulare schiacciato,piede a disco, talvolta ombelicato.Attestazioni: CO: Rovello Porro (GIORGI, MARTINELLI 1981, p.261, fig. 9, St. 31707).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.160, tav. LXVI, n. 15). Cronologia: I sec. a.C. / I sec. d.C. (contesti).G.T.

Forma: coppetta n. 26 (tav. CXLVI, nn. 10-11)Descrizione: breve orlo distinto e leggermente estro-flesso, spalla alta arrotondata, parete fortemente svasa-ta, piede a disco. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 5,tav. I, n. 5; Angera romana I 1985, p. 262, n. 17, tav. 62,n. 13); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSI-NARI 1987, p. 95, n. 2, tomba 65, tav. XXXIV, g, p. 128,n. 2, tomba 171). Cronologia: età neroniana (Angera, VA: contesto tom-bale); I sec. d.C. (Arsago Seprio, VA: contesti tombali).Osservazioni: l’impasto di queste coppette è depurato. La forma trova confronto nel Canton Ticino, tra le cera-miche che il Lamboglia definisce “vasi verniciati e d’usocomune”2.G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI216

1 Per le attestazioni non lombarde, Bedriacum 1996, vol. 1.2, p.138.

2 SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 226, Liv. u. 19 (60-85);cfr. anche Mur. B. 3.

Forma: coppa n. 27 (tav. CXLVII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso triangolare, due anse anastro impostate sull’orlo e terminanti sul ventre, corpobiconico, fondo piano.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 68, n. 2,tav. XXIII, T. 172/2 = MASSA 1997, scheda n. 3, tomba172).Cronologia: I sec. d.C. (contesto funerario).N.S.

Forma: coppetta n. 28 (tav. CXLVII, n. 2)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, corpo tronco-conico con pareti arrotondate, fondo piano.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 96, n. 11, tav. XXXV, c).Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: ciotola/coppa n. 29 (tav. CXLVII, n. 3)Descrizione: breve orlo, internamente ad uncino eesternamente ingrossato e sottolineato da una profondasolcatura, spalla alta arrotondata, pareti svasate, fondopiano, leggermente incavato. Attestazioni:PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984,p. 84, n. 5, tav. IX, n. 6).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. (contesto tombale).N.S.

Forma: coppetta n. 30 (tav. CXLVII, n. 4)Descrizione: orlo introflesso arrotondato, due piccoleprese a sezione triangolare impostate sulla spalla, vascatroncoconica con pareti arrotondate, fondo piano.Decorazione: scanalature orizzontali parallelesull’orlo.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 83, n. 5, tav. XXXII, d); Cardano al Campo(DEJANA 1980, pp. 132-133, fig. 4, prima a sinistra).Cronologia: seconda metà I sec. d.C. / prima metà IIsec. d.C. (contesti).Osservazioni: la coppetta di Arsago Seprio (VA) haimpasto grossolano.G.T.

Forma: coppetta n. 31 (tav. CXLVII, n. 5)Descrizione: orlo indistinto, diritto o leggermente rien-trante, corpo svasato, piede a disco. Decorazione: talvolta solcature orizzontali parallelesull’orlo, sotto di esso o sul corpo. Attestazioni:VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 304, n.12, tav. 69, n. 3); Arsago Seprio (FERRARESI, RON-CHI, TASSINARI 1987, p. 94, n. 3, tomba 60, tav.XXXIV, d, p. 147, n. 2, tomba 259, tav. XLI, f).Cronologia: fine I / metà II sec. d.C (Arsago Seprio, VA:contesti tombali); III sec. d.C., in associazione con unamoneta di Severo Alessandro (Angera, VA).G.T.

Forma: coppetta n. 32 (tav. CXLVII, nn. 6-8)Descrizione: orlo diritto o leggermente rientrante,corpo emisferico, piede ad anello, talvolta ombelicato.Presenta due varianti: A) orlo indistinto;B) orlo modanato.Decorazione: solcature poco profonde, parallele, più omeno numerose e fitte, sull’orlo e sul corpo; cordonature,applicazioni di pasticche emisferiche (da 1 a 5) o a goc-cia; a volte una linea incisa sottolinea l’attacco del piede. Attestazioni:CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, p.127, n. 44, tav. VII, n. 44: variante B, attribuzione ipote-tica); Pontelambro, Lezza (NOBILE 1992, p. 51, n. 12.3,tav. 10, n. 12.3: variante A).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, pp.208-209, n. 6, tav. 115: variante B).VA: Angera, necropoli (BERTOLONE 1947, p. 31, n. 6,tav. I, n. 6; Angera romana I 1985, p. 90, n. 7, tav. 26, n.15, p. 94, n. 9, tav. 27, n. 11, p. 105, n. 5, tav. 29, n. 10, p.106, n. 1, tav. 31, n. 2, p. 109, n. 4, tav. 38, n. 12, p. 136,n. 5, tav. 41, n. 9, p. 143, n. 7, tav. 43, n. 11, p. 155, n. 2,tav. 45, nn. 7, 14, p. 176, n. 8, tav. 46, n. 12, p. 179, n. 5,p. 188, n. 7, tav. 47, n. 5, p. 192, n. 2, tav. 48, n. 7, p. 210,n. 8, tav. 57, n. 14, p. 242, n. 7, tav. 68, n. 7, p. 294, n. 9,tav. 69, n. 7, p. 308, n. 8, tav. 71, n. 1, p. 313, n. 6, tav. 92,n. 26: varianti A e B); Angera, abitato (Angera romana II1995, p. 431, tav. 122, n. 6, pp. 470-471, tav. 136, n. 12:variante B); Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 78, n. 4, tomba 7: variante B).Cronologia: età flavio-traianea / prima metà III sec.d.C., in particolare età antonina (Angera, VA); primametà III sec. d.C. (Arsago Seprio, VA); IV sec. d.C. (Pon-telambro, CO).Osservazioni: questa coppetta è caratteristica dellaparte piemontese del comprensorio Verbano-Ticino.L’alta incidenza numerica dei rinvenimenti, in necropo-li e in abitato, ha indotto a supporre che si tratti di pro-dotti di un’officina situata nel territorio novarese3.In Lombardia il n. 32 è ampiamente documentato solonella necropoli di Angera (VA). Queste coppe presenta-no un impasto più o meno depurato, in alcuni casi contracce di vernice o ingobbio rosso/bruno; esse sembranorichiamare la forma della terra sigillata Drag. 40. Gene-ralmente le dimensioni sono piccole, tranne che nellacoppa di Olgiate Comasco, CO (diam. orlo 17 cm.) e indue esemplari dell’abitato di Angera, VA (diam. orlo 22-30 cm.).G.T.

Forma: coppa n. 33 (tav. CXLVIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo arrotondato, diritto, corpo emisferi-co.Decorazione: cordoni con tacche incise spesso dispostea “spina di pesce”, per lo più su due file. Attestazioni: MI: Legnano, via Pietro Micca (Riti e offerte 1990, pp. 13,26, n. 2).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 432,tav. 124, nn. 6-8, tav. 125, nn. 1-2).Cronologia: età traianeo-adrianea (Legnano, MI).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 217

3 Per un’analisi delle caratteristiche tecniche e decorative diqueste coppe, la loro cronologia, la loro diffusione e i rapporticon le altre classi di materiali, POLETTI ECCLESIA, BONINI1996, pp. 117-144, tavv. XXXVII-XLIV. Ai confronti lì citati si

possono aggiungere anche gli esemplari rinvenuti nel territoriodi Borgosesia (VC) (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp.114-116, 120, tav. XXXII, n. 8, tav. XXXIII, nn. 4-5, tav.XXXVIII, nn. 3, 5-7).

Osservazioni: sono stati qui associati alla coppa quasiintegra di Legnano (MI) i frammenti rinvenuti ad Ange-ra (VA) per le loro analogie morfologiche.G.T.

Forma: coppetta n. 34 (tav. CXLVIII, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, vasca care-nata, fondo piano.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 45, n. 2, tav. V, n. 4).Cronologia: seconda metà II sec. d.C. (in associazionecon moneta di Faustina).N.S.

Forma: coppa n. 35 (tav. CXLVIII, n. 4)Descrizione: orlo distinto arrotondato, corpo troncoco-nico con spalla arrotondata, fondo piano.Decorazione: quattro solcature orizzontali parallelesulla spalla.Attestazioni:VA: Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.76, n. 4, tav. V, n. 4).Cronologia: I/II sec. d.C.(?).G.T.

Forma: coppetta n. 36 (tav. CXLVIII, nn. 5-6)Descrizione: orlo indistinto, leggermente introflesso,corpo emisferico, fondo piano.Attestazioni:MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 122, tav. 7,n. 38).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 77, n. 4, tomba 1, tav. XXIX, e).Cronologia: II sec. d.C. (Arsago Seprio, VA).G.T.

Forma: ciotola/coppa n. 37 (tav. CXLVIII, nn. 7-8)Descrizione: orlo diritto, talvolta sottolineato da unasolcatura, pareti diritte leggermente carenate verso ilfondo, fondo ombelicato, piede ad anello.Attestazioni:MI: Pioltello, Seggiano (“NotALomb” 1985, p. 160, fig.151, St. 51066 = Milano Capitale 1990, p. 284, scheda4e.3a)PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982a, p. 43, n. 2, tomba 14, tav. IV, n. 11).Cronologia: II/III sec. d.C. (Garlasco, PV); IV sec. d.C.(Pioltello, MI).Osservazioni: l’impasto di queste ciotole è depurato.N.S.

Forma: ciotola n. 38 (tav. CXLVIII, n. 9)Descrizione: orlo introflesso arrotondato, spalla altaarrotondata, corpo molto svasato verso la base, fondopiano.Decorazione: solcature sotto l’orlo.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 42, n. 2,tav. XII, T. 150/2 = MASSA 1997, scheda n. 52, tomba 150).Cronologia: seconda metà III sec. d.C.N.S.

Forma: ciotola n. 39 (tav. CXLVIII, n. 10)Descrizione: orlo ingrossato estroflesso, vasca concarena alta, fondo leggermente concavo.

Attestazioni:BG: Seriate (CERESA MORI 1980-81, p. 172, n. 5, tav.4, e = Milano capitale 1990, pp. 271-272, scheda 4e.2a).CR: Robecco d’Oglio (Riti e sepolture 1990, p. 51, n. 10, p.52, fig. 11).Cronologia: IV sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: si tratta di una forma piuttosto rara cherichiama quella delle olle n. 77 (vd. supra), benché que-sta ciotola sia bassa e larga.C.D.P.

Forma: coppa n. 40 (tav. CXLIX, n. 1)Descrizione: orlo introflesso, spalla arrotondata, vascatroncoconica, fondo piano.Decorazione: scanalature sull’orlo.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 53, n. 6,tav. XVII, T. 161/6 = MASSA 1997, scheda n. 65, tomba161).CR: Cremona, via Platina (PONTIROLI 1974, p. 96, n.66 (583), tav. L).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 141-142, tav. 56, n. 4, p. 473, n. 36, tav. 137, 10: attribuzioneipotetica); Castelseprio (M. MIRABELLA ROBERTI, Letorri di guardia di Castelseprio, in “Atti e Memorie dellaSocietà Istriana di Archeologia e Storia Patria”, Trieste1979-80, XXVII-XXVIII, p. 698, fig.7).Cronologia: età tardoantica (contesti); IV sec. d.C.(Salò, BS). Osservazioni: questa forma trova corrispondenzanella coppa invetriata n. 3(vd. infra). G.T.

Forma: ciotola n. 41 (tav. CXLIX, n. 2)Descrizione: orlo arrotondato più o meno ingrossato,distinto dal corpo da una solcatura talvolta accentuata,corpo emisferico.Decorazione: talvolta striature irregolari sul corpo.Attestazioni:BS: Adro (Adro, p. 20, tav. V, n. 15: attribuzione ipoteti-ca).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.225-226, tav. CIII, nn. 1-6). Cronologia: seconda metà V / fine VI sec. d.C. (Milano).Osservazioni: gli esemplari milanesi presentano ese-cuzione sommaria (a tornio lento (?), con rifiniture amano), impasto grossolano e cottura irregolare. Perl’uniformità delle ciotole milanesi è stato supposto chequeste fossero prodotte da un’unica officina artigiana.La loro funzione non è chiara: non escludendo fosserorecipienti da mensa, è stato suggerito un impiego perpreparare e conservare alimenti (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 226).G.T.

Forma: ciotola n. 42 (tav. CXLIX, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso con incavo interno, spallaarrotondata, vasca troncoconica.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.119, tav. II, n. 4).Cronologia: età tardoantica / età altomedievale (con-testi).Osservazioni: l’esemplare è privo di fondo. La profon-dità della vasca e l’andamento delle pareti suggerisconouna funzione di ciotola per questo recipiente, benché

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI218

non si possa escludere un suo utilizzo come coperchio(MASSA, PORTULANO 1990).C.D.P.

Forma: ciotola n. 43 (tav. CXLIX, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso ben distinto, talvolta atesa, collo distinto dalla vasca da una leggera carena,vasca a calotta.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (MASSA, PORTULANO 1990, p.118, tav. II, n. 1).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.229-230, tav. CV, nn. 10-11, 18-20).Cronologia: età tardoantica / età altomedievale (con-testi).Osservazioni: gli esemplari rinvenuti sono tutti prividi fondo. La profondità della vasca e l’andamento dellepareti suggeriscono una funzione di ciotola per questirecipienti, benché non si possa escludere un loro utilizzocome coperchio (MASSA, PORTULANO 1990).C.D.P.

Forma: coppa n. 44 (tav. CXLIX, n. 5)Descrizione: orlo diritto assottigliato, attacco orlo-spalla segnato da una nervatura, corpo presumibilmen-te a calotta. Decorazione: in un caso la nervatura è sottolineata dadue linee incise (Angera, VA).Attestazioni:MI: Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA,GROPPELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 11, tav. 3, n. 11).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 430,tav. 122, n. 2).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: queste coppe sono attestate in piccoledimensioni a Milano e grandi ad Angera (VA). I duepezzi angeresi hanno impasto molto depurato e tracce diingobbiatura rossa.G.T.

Patere

Le patere sono caratterizzate, generalmente,da un impasto depurato, tranne in qualche caso,che è stato riportato nella scheda.

Tra le patere in ceramica comune ve ne sonoalcune (1-3, 6) presenti anche nella produzionedella ceramica a vernice nera. In questi casi non èpossibile verificare se la mancanza di vernice siaoriginaria e quindi intenzionale o dovuta a degra-do post-deposizionale.

Forma: patera n. 1 (tav. CL, n. 1)Descrizione: orlo a tesa superiormente incavata, bassavasca con carena più o meno accentuata, piede ad anel-lo.Dati epigrafici: graffito non decifrabile (Parabiago,MI); graffito KAI (Gallarate, VA).Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 81-82, f-g, tav. V, f-g).MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34,tav. 5, n. 1).

VA: Gallarate, p.za Ponti (TIZZONI 1981, p. 13, tav. 9, e).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: si tratta della forma Lamb. 6 (Morelserie 1440 e 1630) della ceramica a vernice nera, perònon verniciata (vd. supra).G.T.

Forma: patera n. 2 (tav. CL, nn. 2-3)Descrizione: orlo indistinto o appena introflesso, attac-co orlo-parete arrotondato, vasca troncoconica, piede adanello.Dati epigrafici: iscrizione graffita (Nosate, MI); segniincisi in caratteri nord-etruschi P CATO e un segno cru-ciforme (Parabiago, MI); due pezzi graffiti a caratterinord-etruschi (Paderno Dugnano, MI); graffiti (Como,Casate; Garlasco, PV; Arsago Seprio e Somma Lombar-do, VA).Attestazioni:BG: Treviglio, XXIV Maggio (GRASSI 1995, p. 71, sche-da 63.3).BS: Brescia, Collegio Arici (Carta Brescia 1996, vol. II,pp. 61, 64, fig. 31, n. 6); Remedello (VANNACCILUNAZZI 1977, p. 18, tomba VIII, tav. X, n. 6, p. 21,tomba XIV, tav. XIX, n. 5 = TIZZONI 1985, pp. 39-40, n.1, tav. 31, a, p. 44, n. 5, tav. 34, b).CO: Alzate Brianza, Soldo (CASTELFRANCO 1879, p.9, tav. I, nn. 5-6); Capiago Intimiano, Mandana (VAS-SALLE 1983, p. 100, c, tav. IX, c, p. 132, h, i, l, tav. XIII,l, pp. 177-178, a, tav. XX, a, p. 180, tav. XXI, a); CassagoBrianza (Carta Lecco 1994, pp. 168, 339-340, scheda 64,fig. 111, n. 1); Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco1994, pp. 165, 340, scheda 66, fig. 107, nn. 6-7); Como,Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, p. 187, tav. IV,figg. 17-20); Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO1982a, p. 323, PV 23, fig. 20, p. 325, PV 27, PV 28, figg.32, 33); Ello, Boggia (Carta Lecco 1994, pp. 163-165,346-347, scheda 122, fig. 106, nn. 5-6).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 76, nn. 12-13, tav. II, nn. 12-13); Cane-grate, Cascina Baggina (VOLONTÉ 1992, p. 10, tav. VI,n. 3); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p.144, tav. XXXVIII, n. 85: attribuzione ipotetica); Milano,S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986, pp. 346,348-349, tav. 98); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 139, tav. LIV, nn. 2-4); Nosate (TIZZONI1984, p. 65, n. 14, tav. LXVII, n); Paderno Dugnano(NEGRONI CATACCHIO 1974, pp. 208-210, tavv. X-XI,figg. 52-55; TIZZONI 1984, p. 70, nn. 2-5, tav. LXXX, b-e); Parabiago, S. Lorenzo (VOLONTÉ 1992, p. 11, tav.VIII, nn. 3, 4, 6 = Antichi silenzi 1996, p. 35, tav. 16, nn.1, 3, 4; Antichi silenzi 1996, p. 31, tav. 12, n. 1); San Giu-liano Milanese, Mezzano (TIZZONI 1984, p. 54, nn. 9-11, tav. LXII, i, j, k). PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 53,tav. 1, n. 3); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 209, tomba 9, tav. VI, n. 4, p. 215- 217, tombe14-16, tav. IX, nn. 3, 11, 12, p. 219, tomba 18, tav. XI, n.10, p. 221, tomba 21, tav. XII, n. 12, p. 231, tomba 1, tav.XVI, nn. 1-4, p. 232, tomba 1 bis, tav. XVI, n. 15); Garla-sco, Baraggia (BOTTINELLI 1991-92, p. 97, nn. 2- 3,tomba 38, tav. LXXV, nn. 1-2; MELLEY 1992-93, p. 27,tav. 1, nn. 1-2, p. 30, tav. 3, n. 1, p. 34, tav. 5, n. 2, pp. 34-35, tav. 6, nn. 1-2, tav. 7, n. 1, p. 41, tav. 11, n. 1, p. 43,tav. 12, n. 1, pp. 47-48, tav. 15, nn. 1-3, p. 65, tav. 26, n.1, p. 68, tav. 29, nn. 1-2, p. 93, tav. 46, n. 2, p. 102, tav.53, n. 1, p. 112, tav. 56, n. 4, p. 114, tav. 58, n. 1, pp. 139-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 219

140, tav. 72, nn. 1-4, p. 148, tav. 76, n. 2, p. 158, tav. 79,n. 2, p. 167, tav. 84, n. 5).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri, cit. in FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 17 = Arsago 1990, fig. a p. 25; Arsa-go 1990, pp. 42-45, tav. I, d, tav. II, a-b, tav. III, a-b, tav.IV, a, pp. 48-50, tav. VIII, b-c, f, tav. IX, e, tav. X, c-d, p.53, tav. XIII, l, p. 55, tav. XV, b-c, p. 58, tav. XIX, g, p. 60,tav. XXII, d); Brusimpiano, Ardena (Varese, CiviciMusei di Villa Mirabello, cit. in NEGRONI CATAC-CHIO 1974, p. 188: attribuzione ipotetica); Gallarate,p.za Ponti (TIZZONI 1981, p. 13, tav. 8, i-n); SommaLombardo (SIMONE 1985-86, p. 102, d, f, tav. I, d, f, p.106, b, d, g, p. 108, n, tav. III, b, d, g, n, p. 110, b, d, g, tav.IV, b, d, g, pp. 112-113, c-e, g, tav. V, c-e, g).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: si tratta della forma Lamb. 5 o 5/55 dellaceramica a vernice nera, ma priva di vernice. Questepatere presentano una superficie liscia, spesso levigataa stecca o ingobbiata.C.D.P.

Forma: patera n. 3 (tav. CL, nn. 4-5)Descrizione: orlo a tesa, bassa vasca con o senza care-na, piede ad anello.Dati epigrafici: graffito LIK (Angera, VA).Attestazioni:BG: Misano di Gera d’Adda (DE MARINIS 1979, p. 98,n. 245 = TIZZONI 1981, pp. 7-8, n. 6, tav. 1, f). BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 23, tav.XXVI, n. 3 = TIZZONI 1985, p. 51, n. 41, tav. 38, j). CO: Barzio (TIZZONI 1982a, p. 48, n. 3, tav. XLII, c);Introbio (TIZZONI 1982a, p. 50, nn. 2-3, p. 52, n. 4, tavv.XLIII, b, c, tav. XLVI, c). CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 135, fig.151); Spino d’Adda (TIZZONI 1982b, p. 199, tav. 7, a).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 76, n. 11, tav. II, n. 11); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 139, tav. LIV, n. 6);Nosate (TIZZONI 1984, p. 65, n. 15, tav. LXVIII, a).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 205, tomba 3, tav. II, n. 8, p. 208, tomba 6, tav. IV, n.10, p. 220, tombe 20-21, tav. XII, n. 3, tav. XIII, n. 9, p.246, tomba 15, tav. XXI, n. 14); Garlasco, Baraggia(BOTTINELLI 1991-92, p. 36, n. 10, tomba 4, tav. VII,n. 2; MELLEY 1992-93, pp. 48-49, tav. 14, nn. 1-2, pp.54-55, tav. 20, n. 2, pp. 67-68, tav. 28, nn.1-3, p. 77, tav.35, n. 1, p. 104, tav. 54, n. 1); Garlasco, Madonna delleBozzole, Antica Osteria (ARSLAN 1971, pp. 75-76, fig.5, n. 3).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 207, tav. XI, n. 1);Arsago Seprio, S. Ambrogio (Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri, cit. in FERRARESI, RONCHI,TASSINARI 1987, p. 17 = Arsago 1990, fig. a p. 25; Arsa-go 1990, p. 45, tav. IV, b); Gallarate, p.za Ponti (TIZZO-NI 1981, pp. 12-13, tav. 8, a, c-h).Cronologia: I sec. a.C. / età augustea (contesti).Osservazioni: si tratta della forma Lamb. 36 dellaceramica a vernice nera però non verniciata. La superfi-cie è talvolta lucidata.N.S.

Forma: patera n. 4 (tav. CL, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato e ingrossatoesternamente quasi a formare una piccola tesa, paretitroncoconiche, piede ad anello.

Attestazioni:PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 207, tomba 5, tav. IV, n. 3).Cronologia: LT D2 (contesto tombale).Osservazioni: l’ esemplare è stato classificato comepatera per la proporzione tra l’ampio diametro e la scar-sa profondità della vasca. L’impasto però è grossolano.N.S.

Forma: patera n. 5 (tav. CL, nn. 7-8)Descrizione: orlo indistinto arrotondato, corpo tronco-conico, piede ad anello.Attestazioni:CR: Calvatone (CERRI 1987-88, pp. 143-144, fig. 32;Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 142, figg. 178-179).PV: Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI 1983a,p. 222, tomba 21, tav. XIII, n. 10).Cronologia: LT D1 (Gambolò, PV: contesto tombale);seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec. d.C. (Calva-tone, CR).Osservazioni: questa patera non sembra numerica-mente molto attestata, ma ciò può essere attribuitoanche alla difficoltà di identificazione dei frammenti,che possono essere scambiati per coperchi ad orlo indi-stinto (vd. supra coperchio n. 4).N.S.

Forma: patera n. 6 (tav. CLI, nn. 1-2)Descrizione: orlo indistinto, vasca troncoconica care-nata con pareti talvolta leggermente concave, piede adanello.Decorazione: in un caso costolature sulla parete soprala carena (Parabiago, MI).Dati epigrafici: graffito sul fondo esterno di un esem-plare (Capiago Intimiano, CO).Attestazioni: CO: Cantù (Cantù 1991, p. 83, n. 9, tav. II, n. 3); Capia-go Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p. 51, d, tav.I, d, p. 61, e, p. 82, h, tav. V, h, pp. 170-171, g-i, tav.XVIII, g-i); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p.54, nn. 3-4, tav. I, nn. 3-4); Valmorea, Caversaccio(GIUSSANI 1937-38, p. 65, fig. 1, prima fila, seconda dasinistra, p. 66, fig. 2, prima fila, seconda e terza dadestra: attribuzione ipotetica).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 122, tav. 7, n.37); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.139, tav. LIV, n. 8); Monza (MALBERTI 1989, p. 26, n.2, tav. XVII, n. 2); Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi1996, p. 34, tav. 5, n. 2, p. 85, tav. 19, nn. 10-12, p. 88,tomba 8, tav. 21, n. 1, p. 89, tav. 21, n. 4, p. 90, tav. 23, n.6, p. 93, tav. 25, nn. 13-15, pp. 100-101, tav. 31, nn. 12-13, p. 103, tav. 33, n. 10, p. 108, tav. 34, n. 2, p. 110, tav.35, nn. 7-8, p. 114, tav. 41, n. 12, p. 117, tav. 43, n. 5, p.122, tav. 45, n. 3).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 52, tav.XII, e); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p.85, n. 9, tav. IX, n. 9).Cronologia: età augustea (contesti). Osservazioni: si tratta della forma Lamb. 5/7 o Lamb.7/16 della ceramica a vernice nera, priva però di vernice.G.T.

Forma: patera n. 7 (tav. CLI, n. 3)Descrizione: orlo arrotondato sottolineato da una sol-catura, profonda vasca troncoconica carenata, piede adanello.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI220

Dati epigrafici: stella graffita sulla superficie esternadel piede.Attestazioni:MI: Parabiago, S. Lorenzo (Antichi silenzi 1996, p. 34,tav. 5, n. 3).Cronologia: ultimi anni I sec. a.C. / prima metà I sec.d.C. (contesto).G.T.

Forma: patera n. 8 (tav. CLI, nn. 4-5)Descrizione: orlo estroflesso, più o meno ingrossato,vasca troncoconica carenata con pareti spesso concave,piede ad anello. Attestazioni: CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.61, e, tav. III, e, p. 70, i, tav. IV, i, p. 116, f, tav. XI, f, p.171, l, tav. XVIII, l); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA1992, p. 54, n. 2, tav. I, n. 2).Cronologia: età augusteo-tiberiana (contesti). G.T.

Forma: patera n. 9 (tav. CLI, n. 6)Descrizione: orlo ingrossato, vasca troncoconica concarena arrotondata, piede ad anello.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 54-55,n. 5, tav. I, n. 5).Datazione: non precisabile (prima metà I sec. d.C., inbase alle analogie con le patere nn. 6-8).Osservazioni: è simile alla forma della terra sigillataDrag. 18/31.G.T.

Forma: patera n. 10 (tav. CLI, nn. 7-8)Descrizione: orlo con incavo interno, vasca troncoconi-ca, talvolta con pareti arrotondate, fondo piano.Attestazioni:BG: Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994, p.52, nn. 1-2, figg. 29-30).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 152, n. 7, tav. LI, e). Cronologia: II sec. d.C. (Arsago Seprio, VA).Osservazioni: questo piatto sembra richiamare alcuneforme della terra sigillata chiara B narbonese (Lamb.32)4. Trova confronti però anche con forme molto piùantiche, della metà II / metà I sec. a.C., dell’ area marsi-gliese5. Benché morfologicamente sia simile a un tega-me, il piatto n. 10 è sempre modellato in impasto depu-rato e ad Arsago Seprio (VA) presenta anche tracce divernice arancio.C.D.P.

Forma: patera n. 11 (tav. CLII, n. 1)Descrizione: orlo a tesa obliqua, ribattuto internamen-te, vasca troncoconica, con carenatura a spigolo vivo,fondo piano. Attestazioni: BS: Salò, Lugone (MASSA 1997, scheda n. 42, tomba 108).Cronologia: seconda metà II sec. d.C.N.S.

Forma: patera n. 12 (tav. CLII, n. 2)Descrizione: orlo a tesa, vasca emisferica. Attestazioni: BS: Brescia, corso Magenta (Carta Brescia 1996, vol II,pp. 122, 124, fig. 68).CO: Cassago Brianza, Pieguzza (NOBILE DE AGOSTI-NI 1994, p. 158, B2, tav. 2, B2).VA: Castelseprio (BROGIOLO, LUSUARDI SIENA1980, p. 491, fig. 18, n. 7). Cronologia: associata con una moneta di Valeriano del258/259 sec. d.C. (Brescia); da uno strato con terra sigil-lata africana (Castelseprio, VA). Osservazioni: l’impasto del frammento di CassagoBrianza (CO) è ben depurato, mentre quello di Castelse-prio (VA) è grossolano.G.T.

Forma: patera n. 13 (tav. CLII, n. 3)Descrizione: orlo piegato a gomito verso l’interno,con estremità arrotondata, vasca troncoconica moltosvasata.Decorazione: talvolta scanalatura orizzontale sullaparete (Angera, VA).Attestazioni:BS: Desenzano (Desenzano I 1994, p. 168, tav. V, n. 5).CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, pp. 201-202, gruppi 15-16, tav. IV, nn. 6-7).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 208, tav. XII,nn. 2-3; Angera romana II 1995, p. 146, tav. 57, n. 8,pp. 149, 333, tav. 100, n. 5, p. 469, nn. 15-16, tav. 136,nn. 2-3); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87,pp. 70-72, tav. XLV, Sc. 0421, Sc. 0502: attribuzioneipotetica).Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: la patera n. 13 presenta strette analogiecon alcune forme della Sigillata Chiara D, in particolarela forma Lamb. 53/54 (Hayes 61, 3, 8B)6. Ad Angera (VA) queste patere presentano un caratteri-stico impasto beige, duro, dal suono metallico. Lo stessoimpasto si riscontra negli esemplari di Palazzo Pignano(CR), almeno in base alla descrizione.G.T.

Forma: patera n. 14 (tav. CLII, n. 4)Descrizione: orlo arrotondato e ingrossato, vasca emi-sferica.Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 75, tav. XLVII,nn. 1-2).Cronologia: fine V / prima metà VI sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: patera n. 15 (tav. CLII, n. 5)Descrizione: orlo indistinto, bassissima vasca tronco-conica, fondo pianoVA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 433,tav. 125, n. 5).Cronologia: non precisabile.N.S.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 221

4 Cfr. Atlante I 1981, p. 3, tav. I, n. 4. Peraltro, si tratta di unaforma poco definita e non datata.

5 Cfr. Luni II 1977, p. 606, gruppo 7; OLCESE 1993, p. 231, n.133, fig. 48, p. 265, fig. 64, nn. 249-251.6 Cfr., ad esempio, Atlante I 1981, p. 137, tav. LXV, nn. 2, 5.

6.f. Recipienti ad orlo decorato

Sono stati qui riuniti i recipienti caratterizzatidall’orlo decorato, la cui funzione non è univoca.Per alcuni di questi manufatti (nn. 2-5) vengonousati in letteratura termini diversi, come: turibu-la, incensieri, bacini con orlo decorato, recipientiad orlo decorato, coppe, coppe a listello1. Per que-sto motivo abbiamo semplificato adottando un solotermine: recipienti ad orlo decorato. Alcuni studio-si sostengono che tali manufatti avessero una fun-zione cultuale, cioé fossero utilizzati per bruciareincensi e profumi. Questi recipienti potevanoanche servire per la deposizione di cibo nelletombe. Altri suppongono che la loro funzione fossequella di illuminare, cioè quella di lampade a“stoppino mobile”.

Questi manufatti sono ampiamente diffusi nelmondo romano, dalla prima età imperiale fino adepoca tardoantica. In Lombardia essi sono statiritrovati in contesti abitativi e funerari. A Milano,nell’ abitato, è probabile che alcuni esemplari,caratterizzati da tracce di bruciato, fossero usatiproprio come incensieri. Invece tale utilizzo non èdimostrabile per altri esemplari non anneriti pre-senti sia nell’abitato sia nelle necropoli sempremilanesi. La Bolla (1988, p. 191) ipotizza che questiultimi avessero un particolare significato, peraltronon specificabile, nel rituale funerario, in quantoessi venivano spesso deposti nelle tombe in due o treesemplari, talvolta come unici oggetti di corredo.Anche ad Angera (VA) questi recipienti sono statirinvenuti sia anneriti che non.

Si distinguono per dimensioni o per caratteri-stiche tecnologiche altri recipienti con orlo decora-to trattati in questo capitolo. Per uno di essi, il n. 6,è probabile una funzione di braciere per il riscal-damento degli ambienti.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 1 (tav. CLIII, n.1)Descrizione: orlo a tesa, corpo troncoconico, percorsoda un cordone su cui si impostano due prese, piede inter-namente cavo e forato al centro. Decorazione: sulla tesa fila di tacche incise orizzonta-li, un’altra sul cordone. Attestazioni: MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.232, nota 275, tav. CIX, n. 1).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questo recipiente ha quattro fori pas-santi, tre sotto l’orlo e uno al centro del piede.G.T.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 2 (tav. CLIII, nn.2-3, tav. CLIV, nn. 1-5, tav. CLV, nn. 1-2)Descrizione: orlo modanato, vasca troncoconica più omeno arrotondata, alto piede a tromba. Si distinguono

quattro varianti:A) orlo a tesa orizzontale con dente interno;B) alto orlo a fascia verticale;C) alto orlo a fascia obliqua;D) breve orlo a fascia, talvolta ingrossato.Decorazione: sull’orlo cordonature ondulate, decoratecon tacche, spesso irregolari, talvolta a file parallele,impressioni digitali, unghiate incise o motivi ondulati,oppure incisioni a spina di pesce; talvolta modanaturesul piede; a Casazza (BG) sui bordi dei piedi costolature,incisioni, tacche oblique a spina di pesce o a treccia.Attestazioni: BG: Casazza (FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996,pp. 118-120, tav. IV, n. 7, tav. V, nn. 1-2, tav. VI, nn. 1-2: variante A).BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 188, fig. 126, n.5: variante D, attribuzione ipotetica); Brescia, S. Salvato-re (San Salvatore 1978, p. 32, II.19, p. 60, II.99: varianteA; Ceramiche Brescia 1988, pp. 41, 43, n. 63a, fig. 63a:variante A); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 89, n. 43, tav. IX, n. 13: variante A).CO: Como, Porto (BUTTI RONCHETTI 1995, p. 219, E6729, tav. I, n. 3: variante C); Como, Rebbio (NOBILE1992, p. 41, n. 2.3, tav. 3, n. 2.3: variante B).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 147-148, nn.108-110: variante A; Calvatone romana 1991, p. 126, n.2, tav. V, n. 2: variante A; Calvatone romana 1997, p.115, tav. XVI, n. 9: variante A; inediti, Scavi dell’Uni-versità degli Studi di Milano e Pavia, 1988-1991, incorso di studio: variante A).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, pp. 104-105, cat.25/11, p. 109, cat. 25/45, p. 115, cat. 25/97, cat. 25/98:variante B; p. 95, cat. 24/14, cat. 24/15, p. 105, cat. 25/12,p. 109, cat. 25/46, p. 118, cat. 26/8: variante C); Milano,p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 254-255, n. 196,tav. LXXI, n. 2: variante B; p. 246, n. 182, tav. LXX, pp.248-254, nn. 185-195, tav. LXXI, n. 1, tavv. LXXII-LXXIII, n. 1, tav. CI, a sinistra: variante C; pp. 244, 258-259, n. 203, tav. CII: piede); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, p. 155, tav. XL, n. 91: variante C);Milano, S. Maria della Vittoria (GRAMICCIA, GROP-PELLI, ROVIDA 1993, p. 106, n. 15, tav. 4, n. 15:variante C); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, pp. 160-161, tav. LXVII, n. 4: variante B; pp. 160-161, tav. LXVII, nn. 1-3, 5: variante C).MN: Cavriana, S. Cassiano (inediti, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano: varianti A e C); Pegognaga, S.Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga 1996, p. 234, n. 33,fig. 28, n. 33: attribuzione ipotetica).PV: Cozzo Lomellina (INVERNIZZI et alii 1997, p. 54,tav. 1, n. 7, p. 62, tav. 5, n. 42: variante C); TorrevecchiaPia, campo Troselle (GALLI 1993, pp. 50, 96, fig. 10, c:variante C; pp. 51, 96, fig. 10, d: variante D).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. XIII, n. 22,tav. XX, n. 26, tav. XXVII, nn. 26-28: variante A; Angeraromana II 1995, pp. 435-436, tav. 126, nn. 1, 4-6, tav.144, n. 7: variante A; pp. 196-198, tav. 69, nn. 1-2:variante D); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87, p. 112, tav. LXV, c, Sc. 0577: variante C).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI222

1 Per una sintesi recente sull’argomento, cfr. MIHAILESCU-BÎRLIBA 1996.

Cronologia: I/II sec. d.C. (Brescia: variante A); metàI/IV sec. d.C., con una massima attestazione in età fla-vio-traianea (Milano); III/IV sec. d.C. (Como, Rebbio);secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera, VA).Osservazioni: è questa la forma tipica degli incensieri,diffusa in tutto il mondo romano2. Non è per ora possibi-le indicare la sua evoluzione cronologica, dato che pre-senta notevole varietà. Essa è attestata in Lombardiasia in insediamenti che in necropoli. Questi recipienti hanno diversi impasti. L’ impastomediamente depurato dei frammenti della variante Arinvenuti a Calvatone (CR) e a Cavriana (MN) è simile aquello dei coperchi n. 12, presenti nei medesimi siti (vedisupra). In genere tale vasellame ha l’imboccatura di diametrodai 20 ai 34 cm ca., ma nelle necropoli milanesi è attesta-to anche in dimensioni più piccole (diam. orlo 14 cm ca.). Gli alti piedi a tromba rinvenuti a Casazza (BG) hannoun foro oblungo centrale, realizzato dopo la cottura.Anche a Milano, p.za Missori, il piede di un esemplareha un piccolo foro nel centro. Ad Angera (VA) agli orlidella variante A sono stati associati per il tipo d’impastoalcuni fondi con piede a disco.G.T.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 3 (tav. CLV, n. 3)Descrizione: orlo a triplice cordone, corpo troncoconico.Decorazione: sui cordoni tacche irregolari, sul corpolinee parallele orizzontali ondulate separate da duelinee rettilinee. Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 196-198, tav. 68, n. 10). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (contesto).Osservazioni: l’esemplare presenta ampio diametro,l’impasto non depurato e non porta tracce di annerimento.Quanto al motivo decorativo a linee orizzontali paralle-le alternate a linee ondulate, cfr. infra cap. sulla produ-zione ceramica in età longobarda.G.T.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 4 (tav. CLV, nn. 4-5)Descrizione: alto orlo indistinto, talvolta esternamen-te concavo, cordone o carenatura all’attacco dell’orlo conla parete, forse pertinenti due fondi internamente con-cavi, a profilo troncoconico arrotondato, con al centro unforo circolare.Decorazione: tacche generalmente poco profonde sulbordo superiore e inferiore, scanalature sulla superficieesterna dell’orlo.Attestazioni:MI: Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, pp.153-155, nn. 87, 90, tavv. XXXIX-XL); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 160-162, tav.LXVII, nn. 8-9).Cronologia: I/II sec. d.C. (Milano, p.za S. Nazaro); fineIII / metà V sec. d.C. (Milano, scavi MM3).Osservazioni: questo recipiente ha proporzioni notevo-li (diam. dai 28 ai 44 cm). Non è attestata la forma inte-ra e non sembra precisabile l’utilizzo3.G.T.

Forma: recipiente con orlo decorato n. 5 (tav. CLVI,nn. 1-2)Descrizione: orlo orizzontale, appiattito superiormen-te, carena o cordone.Decorazione: una fila di piccole tacche verticalisull’orlo, sulla parete e sulla carena.Attestazioni:MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 81, cat. 23/30);Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 232,tav. CVI, nn. 12, 14).MN: Gonzaga (BOTTURA 1988, p. 26, tav. III, L7).Cronologia: età flavia ? (Milano, necropoli).Osservazioni: vi sono poche attestazioni frammentarie,che trovano confronti al di fuori dell’ambito lombardo4.C.D.P.

Forma: grande recipiente ad orlo decorato n. 6 (tav.CLVI, nn. 3-4)Descrizione: orlo a tesa ondulata, vasca troncoconica,fondo piano.Decorazione: in un esemplare scanalature orizzontaliparallele (Milano, Scavi MM3).Attestazioni: BG: Arzago d’Adda (“NotALomb”, 1986, fig. 67, nn. 9,20); Bergamo, via Arena (MEDICI, TOFFETTI 1994,pp. 76-77, nn. 55-56, fig. 91, pp. 79-80, nn. 1-20, figg. 98-99); Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 171, n. 57, fig. 11, n. 3);Isso (“NotALomb”, 1984, fig. 74); Romano di Lombardia(“NotALomb”, 1984, p. 68, fig. 71, St. 49960).BS: Adro (Adro, p. 20, tav. VI, n. 6); Brescia, S. Giulia(Milano capitale 1990, p. 159, scheda 2b.6f, n. 6); Bre-scia, vicolo Settentrionale (“NotALomb”, 1988-89, p.256: attribuzione ipotetica).CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 201, tav.III, nn. 7-9). MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 218-219, n. 169, tav. LXIII, n. 2); Milano, p.za S. Nazaro(GAMBARÉ 1994-95, pp. 185-186, nn. 118-120, tavv.XLVII-XLVIII); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, pp. 228-229, tav. CIV, nn. 19-20). Cronologia: III/V sec. d.C. (contesti di Brescia e diMilano, Scavi MM3).Osservazioni: in questo gruppo sono stati radunatialcuni recipienti, interpretati anche come ciotole-coper-chio o come catini-coperchio (Bergamo, Milano). Essipresentano in genere impasto grossolano adatto al con-tatto con il fuoco o con la brace e talvolta tracce di anne-rimento all’interno. Queste caratteristiche, insieme alleloro gran di dimensioni (un esemplare raggiunge i 70 cmdi diametro), fanno esclude re sia che servissero comebacili per l’acqua sia che fossero maneggiati sul fuoco.Pertanto si condivide l’opinione della Toffetti (MEDICI,TOFFETTI 1994, pp. 78-79) che essi potessero essereimpiegati come bra cieri (cioè contenenti la brace) per ilriscaldamento degli ambienti.C.D.P.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 7 (tav. CLVII, nn. 1-3)Descrizione: orlo superiormente appiattito, talvoltaleggermente ingrossato e sporgente, all’esterno e/oall’interno, parete più o meno inclinata verso l’interno.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 223

2 MIHAILESCU-BÎRLIBA 1996.3 Un recipiente analogo intero, di dimensioni assai ridotte eidentificato come incensiere, è documentato a Reggio Emilia(Lepidoregio 1996, p. 197, tav. LXVI, n. 7).

4 Ad esempio “QuadAPiem”, 1995, 13, p. 306, tav. CXXI, n. 6;OLCESE 1993, p. 265, fig. 64, nn. 249-251; Lepidoregio 1996, p.161, tav. L, n. 10, p. 197, tav. LXVI, n. 11; Luni II 1977, p. 606,gruppo 7.

Decorazione: sull’orlo solcature incise oblique paralle-le, più o meno fitte, talvolta incrociate; tacche, ondulate,a fila unica o doppia. Attestazioni: CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 122, tav.XVIII, nn. 9-11; inediti, Scavi dell’Università degli Studidi Milano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio).VA: Angera, abitato (BATTAGLIA 1982, tav. VIII, ulti-mo in fondo; GRASSI 1988, pp. 195, 197, tav. V, n. 5;Angera romana II 1995, pp. 198-199, tav. 69, nn. 3-5, p.436, tav. 126, nn. 2-3, tav. 141, n. 7, tav. 144, n. 8).Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera,VA: contesti).Osservazioni: è impossibile ricostruire la forma interadi questo recipiente, rinvenuto solo in abitato.Le caratteristiche tecnologiche sono compatibili con unsuo uso sia come incensiere (come suggerirebbe l’orlo

decorato) sia come tegame, per l’impasto grossolano5. Ilconfronto con il tegame n. 13 (vd. supra) induce ad avan-zare questa ultima ipotesi. G.T.

Forma: recipiente ad orlo decorato n. 8 (tav. CLVII, n. 4)Descrizione: orlo a tesa, in un caso internamente spor-gente, vasca carenata con parete concava nel primo trat-to e troncoconica nel secondo.Decorazione: sull’orlo incisioni a spina di pesce o cor-donature ondulate e tacche, sulla carena tacche allun-gate.Attestazioni:BS: Brescia (Carta Brescia 1996, vol. II, pp. 187-188, fig.124, nn.1-2).Cronologia: non precisabile.G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI224

5 Recipienti analoghi a quelli in oggetto, rinvenuti al CastelGrande di Bellinzona e datati alla fine del I sec. a.C., sono stati

definiti “scodelle”, benché abbiano impasto grossolano:MEYER 1976, p. 71, fig. 40, B28, B29.

6.g. Recipienti per la toeletta e varia

Balsamari

Questi recipienti sono molto diffusi nel mondoromano in età tardorepubblicana fino ai primidecenni del I sec. d.C., quando sono sostituiti daibalsamari vitrei.

Forma: balsamario n. 1 (tav. CLVIII, nn. 1-3)Descrizione: orlo estroflesso o diritto, ingrossato ester-namente, lungo collo cilindrico o leggermente strozzatoall’attacco con il corpo, corpo fusiforme, talvolta espan-so, alto piede cilindrico pieno.Attestazioni:BG: Treviglio, via XXIV Maggio (DE MARINIS 1982, p.520).BS: Brescia, S. Salvatore (San Salvatore 1978, p. 50, II.64); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, pp. 59-65, fig. 57).CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO1982a, p. 325, PV 31, fig. 38, p. 340, tomba 2, n. 12, dis.38); Erba, Museo (cit. in MAZZOLA 1992, p. 110: attri-buzione ipotetica); Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA1992, pp. 67-68, n. 63, tav. X, n. 63); Mandello Lario(Carta Lecco 1994, pp. 202, 361, scheda 238, fig. 134,n. 8).CR: Calvatone (PAOLUCCI 1987-88, pp. 149-150, n.111; Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 140, fig. 173); Cremo-na, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 110, n. 107 (542),tav. LXI).MI: Corbetta (DE DONNO et alii 1995, p. 126, tav. 9, nn.48-49); Milano, p.za S. Nazaro (GAMBARÉ 1994-95, p.147, tav. XXXVIII, n. 86); Milano, scavi MM3 (ScaviMM3 1991, vol. 3.1, p. 167, tav. LXXII, nn. 1-2, 4-5).MN: Viadana (Il caso mantovano 1984, p. 132, fig. 124).PV: Lomello, Alle Brelle (PONTE 1894, p. 334, tav.XVIII, n. 41); Pavia, via Cavour (PATRONI 1909, p. 271,fig. 6d, h; SARONIO MASOLO 1982, pp. 682-683, tav.II, n. 7).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 51, tav.XII, a); Somma Lombardo (BERTOLONE 1960a, p. 113,tav. XXIII, n. 23 = Somma Lombardo 1985, p. 41, n. 23). Cronologia: LT D2 / età tiberiana (contesti).Osservazioni: questo balsamario corrisponde al tipoHaltern 30. La superficie esterna è acroma e può esseresteccata. La superficie interna è solitamente ricopertada un ingobbio nero o rosso. È attestato sia in necropoliche in abitato.N.S.

Forma: balsamario n. 2 (tav. CLVIII, nn. 4-5)Descrizione: orlo estroflesso, lungo collo che talvolta sirestringe alla base, corpo piriforme, fondo piano.Attestazioni:BG: Curno (FRONTINI 1985, tav. 47, fig. 1 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, pp. 77-79, scheda 285); Levate(Levate 1993, p. 35, tomba 24).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.48, fig. 75); Nave (Sub ascia 1987, p. 37, M, p. 38, G, D,p. 44, D); Nuvolento (“NotALomb”, 1987, p. 53, fig. 39);Salò, Lugone (SIMONI, LANDO 1982-84, p. 45, n. 1,tav. XIV, T.154/1, p. 57, n. 4, tav. XIX, T.165/4).

CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983, p.88, s-aa, tav. VII, s-aa).CR: Cremona, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 109,n. 104 (545), n. 105 (544), tav. LXI).MI: Canegrate (SUTERMEISTER 1952a, pp. 4-5, D;Guida 1984, p. 28, St. 27525); Corbetta (DE DONNO etalii 1995, pp. 124-126, tav. 9, n. 47); Legnano, via Nova-ra (VOLONTÉ R. 1988-89, p. 150, n. 3, tav. 74); Milano,necropoli (BOLLA 1992-93, p. 253, fig. 8); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 167, tav. LXXII, n.3); Monza (MALBERTI 1989, p. 28, nn. 15-16, tav. XX,nn. 15-16); Parabiago, S. Lorenzo (SUTERMEISTER1936c, p. 12, fig. 7, nn. 23-35; Antichi silenzi 1996, p. 34,tav. 6, nn. 1-10); San Giorgio su Legnano (SUTERMEI-STER 1956a, pp. 7, 11, nn. 1-2, tomba 8, pp. 13-14, n. 7,tomba 12, pp. 13, 17, n. 1, tomba 20, pp. 18-19, nn. 10-13:attribuzione ipotetica).MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Cassolnovo, Brugarolo (VANNACCI LUNAZZI1984, p. 321, tomba 10, tav. III, nn. 2, 5); Dorno, S.Materno (ANTICO GALLINA 1985, p. 133, tomba 5, tav.VIII, n. 2); Gambolò, Belcreda (VANNACCI LUNAZZI1983a, p. 241, tomba 9, tav. XIX, n. 12); Garlasco, Barag-gia (BOTTINELLI 1991-92, p. 66, n. 6, tav. XXXVI, n. 2,p. 86, nn. 5-6, tav. LX, nn. 2-3); Gropello Cairoli (FOR-TUNATI ZUCCALA 1979, pp. 46-47, tomba XXV, fig. 31,nn. 5-6, p. 50, tomba XXVIII, fig. 34, n. 2, pp. 52-53,tomba XXX, fig. 37, n. 3); Lomello, Alle Brelle (PONTE1894, p. 334, tav. XVIII, n. 43); Ottobiano, cascina Rotor-ta (VANNACCI LUNAZZI 1986, p. 57, tomba 6, tav. V, n.3); Pieve del Cairo, Castello (PONTE 1964, tav. XVIII, n.7); territorio lomellino (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUF-FATTI MUSSELLI 1995, p. 51, n. 31, fig. 11, n. 3).VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (TASSINARI 1986, p.160, nn. 6-8, tav. VI, nn. 2-4); Cantello, Ligurno (inediti,Varese, Musei Civici di Villa Mirabello); Cardano alCampo (MACCHI 1959, fig. a p. 58: attribuzione ipoteti-ca); Gerenzano, fornace Clerici (Prima di noi 1996, p. 86,nn. 11-12, tav. IX, nn. 11-12).Cronologia: età tardorepubblicana / età prototiberiana(contesti tombali).Osservazioni: il balsamario n. 2 rientra nel tipo Hal-tern 31 e corrisponde alla forma in vetro Isings 8. È fab-bricato in impasto grigio o chiaro e talvolta presentatracce di vernice scura (per esempio a Corbetta, MI).C.D.P.

Forma: balsamario n. 3 (tav. CLVIII, nn. 6-8)Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, fondopiano. Si distinguono due varianti:A) corpo globulare;B) corpo a ventre ribassato.Attestazioni:CR: Cremona, via Speciano (PONTIROLI 1974, p. 110,n. 106 (543), tav. LXI: variante B).PV: Dorno, S. Materno (ANTICO GALLINA 1985, p.137, n. 3, tomba 15: variante A); Lomello, Alle Brelle(PONTE 1894, tav. XVIII, n. 43: variante A); territoriolomellino (?) (SEGÙ, CALANDRA, MUFFATTI MUS-SELLI 1995, p. 50, n. 30, fig. 11, n. 2: variante B).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 225

VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 51, tav.XII, b, p. 54, tav. XIII, m: variante A; p. 54, tav. XIII, n,o: variante B).Cronologia: età augustea / tiberiana (contesti).Osservazioni: questi balsamari sono rivestiti da unapatina rossa / rosso-bruna.N.S.

Askoi

Forma: askos n. 1Descrizione: corpo a forma di cinghiale stilizzato,parte superiore del corpo ondulata, due piedi.Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCILUNAZZI 1982c, p. 752, n. 27, tav. III, n. 8). Cronologia: LT C2 / LT D.N.S.

Forma: askos n. 2 (tav. CLIX, nn. 1-2)Descrizione: ad una estremità imboccatura con orloarrotondato e breve collo, dall’altra beccuccio conico,ansa a bastone impostata superiormente, corpo espan-so, piede ad anello.Attestazioni:BS: Nave (Sub ascia 1987, p. 57, T1).Cronologia: età tiberiana (contesto tombale).Osservazioni: il rinvenimento di questo askos in unatomba di bambino sembra indicare che si tratta di unpoppatoio.C.D.P.

Forma: askos n. 3 (tav. CLIX, nn. 3-4)Descrizione: bocca trilobata con costolature esterne,collo quasi verticale, ansa orizzontale costolata, corpo aotre, piede distinto a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (Angera romana I 1985, p. 102, n.5, tav. 29, nn. 1-2).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questo esemplare, solo vagamente orni-tomorfo, ha impasto depurato. Si ritiene probabile cheesso fungesse da infundibulum (M. HARARI in Angeraromana I 1985, p. 538).G.T.

Forma: askos n. 4 (tav. CLIX, n. 5)Descrizione: corpo a forma di colomba, piume e trattianatomici abbozzati, sul capo l’apertura principale, altermine della coda un forellino, sul dorso una breve ansacurva, base in parte costituita dalle zampe. Attestazioni: MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 52, cat. 7/110).PV: Casteggio (SCHIFONE 1992, p. 43, fig. 19b).Cronologia: da una necropoli di I sec. d.C. / prima metàII sec. d.C. (Milano).Osservazioni: secondo la Bolla (1988, p. 194) questoesemplare, dalla fattura non accurata, è intermedio tragli askoi a colomba (vedi infra nn. 5-8) e quelli vaga-mente ornitomorfi (vedi supra n. 3). G.T.

Forma: askos n. 5 (tav. CLIX, n. 6)

Descrizione: corpo a forma di colomba, apertura prin-cipale sul capo della colomba, ansa impostata vicino alcapo e sul dorso, sul corpo piume e ali, base piana costi-tuita in parte dalle zampe, forellino di sfiato sulla coda. Attestazioni: MI: Legnano, via Novara (SUTERMEISTER 1928, p.62, fig. 44, prima fila, primo da destra = VOLONTÉ R.1988-89, p. 165, n. 2, tav. 82 = SUTERMEISTER 1992,p. 16).Cronologia: I sec. d.C. (contesto tombale).G.T.

Forma: askos n. 6 Descrizione: corpo a forma di colomba, ansa orizzonta-le curvilinea, piede distinto a disco. Attestazioni: VA: Angera, necropoli (LEVI 1930, pp. 104-105, fig. 1).Cronologia: probabilmente II sec. d.C. (per l’associa-zione con una lucerna bollata NERI: M. HARARI inAngera romana I 1985, p. 538).G.T.

Forma: askos n. 7 (tav. CLIX, n. 7)Descrizione: corpo a forma di colomba, testa legger-mente volta a sinistra, sul capo foro di alimentazione, altermine della coda foro per versare, sul corpo sono resele piume e le penne delle ali, ansa sul dorso, piede adisco.Attestazioni:VA: Angera, necropoli (SENA CHIESA 1979b, p. 56, tav.14, n. 3 = Angera romana I 1985, p. 304, n. 10, tav. 69, n.4). Cronologia: dal secondo quarto III sec. d.C. (da unatomba con moneta di Giulia Mamea, 222/235 d.C.).Osservazioni: per questo askos, fabbricato da unamatrice bivalve, è stata ipotizzata una funzione connes-sa alla cosmesi femminile. Il pezzo è stato accostato alla produzione fittile di ani-mali, tipica del comprensorio Verbano-Ticino (M.HARARI in Angera romana I 1985, pp. 538-539). Secon-do Harari questo askos potrebbe essere anteriore alresto del corredo (ibidem).G.T.

Forma: askos n. 8 Descrizione: corpo a forma di colomba, testa legger-mente reclinata a sinistra, corpo affusolato su cui sonoabbozzate le piume del petto, le penne delle ali e le zam-pine, ansa mancante, base piana. Attestazioni:CO: Como, S. Margherita (BUTTI 1980, p. 177, n. 1, tav.45, n. 1 = Carta Como 1993, p. 58, n. 19, fig. 11, fotogra-fia tra p. 80 e p. 81). PV: Gropello Cairoli (FORTUNATI ZUCCALA 1979, p.70, n. 2, fig. 55, n. 2: attribuzione ipotetica).Cronologia: non precisabile (privi di contesto). G.T.

Forma: askos n. 9Descrizione: corpo a forma di delfino, testa appuntita,imboccatura sul capo.Attestazioni:MI: Albairate (Albairate 1986, pp. 88, 100, fig. 24). Cronologia: non precisabile. G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI226

Vasetti miniaturistici

In questo capitolo sono stati riuniti recipienticon forme e impasti variabili, caratterizzati dalledimensioni molto ridotte. La loro funzione non èunivoca e può mutare a seconda della forma e delcontesto di rinvenimento. Alcuni di questi manu-fatti sono interpretabili come balsamari o conteni-tori di essenze, altri come vasetti-giocattolo.

Forma: vasetto miniaturistico n. 1 (tav. CLX, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, arrotondato, corpo cilin-drico, fondo piano, leggermente concavo.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.168, tav. LXXIII, n. 1).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, pp. 145-146, tav. 75, n. 5).Cronologia: I sec. a.C. (contesti).Osservazioni: l’esemplare di Milano, eseguito a mano, èuno dei rari vasetti miniaturistici provenienti da abitato.G.T.

Forma: bicchiere miniaturistico n. 2 (tav. CLX, n. 2)Descrizione: orlo indistinto, corpo cilindrico che sirestringe all’attacco del piede, piede troncoconico inter-namente incavato.Attestazioni: CO: Como, Pianvalle (NEGRONI CATACCHIO 1982a,p. 319, fig. 7).Cronologia: LT D1 (contesto). Osservazioni: questo bicchiere è eseguito a mano.G.T.

Forma: coppetta miniaturistica n. 3 (tav. CLX, nn. 3-4)Descrizione: orlo indistinto, corpo troncoconico. Sidistinguono due varianti:A) pareti quasi diritte, fondo piano;B) pareti più o meno svasate, piede a tacco, di rado fondopiano. Decorazione: talvolta tacche orizzontali, impressesull’orlo (Pieve del Cairo, PV) o sul corpo (Biassono, MI).Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 59-60,nn. 25-26, tav. III, n. 26: variante A; tav. III, n. 25:variante B).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 20, tav. III, n. 20: variante A).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, n. 13, tav.LXXXIII, e: variante B); Garlasco, Madonna delle Boz-zole (ARSLAN 1978, tav. 24, nn. 327, 333: varianti A eB); Lomello, San Giovanni Doria (VANNACCI LUNAZ-ZI 1981, p. 273, tav. I, nn. 4-5: variante B); Pieve delCairo (PONTE 1964, p. 131, tav. XVII, fig. 3: variante B,attribuzione ipotetica); Sannazzaro de’ Burgondi, Scal-dasole (STRADA 1940, p. 79, tav. IV, nn. 1-2: varianteB); Valeggio, cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI1978a, p. 104, n. 286, tomba 100: variante B, attribuzio-ne ipotetica).Cronologia: I sec. a.C. (contesti databili).Osservazioni: queste coppette sono modellate a mano.G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 4 (tav. CLXX, nn. 5-6)

Descrizione: orlo diritto, corpo ovoide irregolare, fondopiano.Decorazione: talvolta tacche impresse o incisioni apettine.Attestazioni:BG: Gorlago (“NotALomb”, 1984, p. 133: attribuzione ipo-tetica); Levate (Levate 1993, p. 35, tomba 20 e sporadico).CR: Calvatone (inedito, Scavi Università degli Studi diMilano e Pavia, 1988-1991, in corso di studio).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 21, tav. III, n. 21).MN: Cavriana, Cavallara (inedito, Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, tav. LXXXIII,g, h); Lomello, S. Giovanni Doria (VANNACCI LUNAZ-ZI 1981, p. 273, tav. I, n. 2); Garlasco, Madonna delleBozzole (ARSLAN 1970-73, p. 477, fig. 2; VANNACCILUNAZZI 1982c, pp. 752, 755, tav. IV, n. 2); Valeggio,cascina Tessera (VANNACCI LUNAZZI 1978a, p. 106,n. 306, tomba 189; p. 105, n. 291, tomba 100).Cronologia: fine LT C2 / età augustea (contesti).Osservazioni: si tratta di una forma sempre fabbricataa mano, con impasto grossolano.Questi manufatti sono stati rinvenuti anche in abitato(Calvatone, CR).C.D.P.

Forma: vasetto miniaturistico n. 5 (tav. CLX, n. 7)Descrizione: orlo diritto assottigliato, corpo ovoide,fondo piano.Attestazioni:VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 24, tav.XXIII, c).Cronologia: LT D2 (contesto).Osservazioni: l’esemplare, di impasto grossolano, èmodellato al tornio.G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 6 (tav. CLX, n. 8)Descrizione: orlo diritto assottigliato, corpo espanso,piede a tacco.Attestazioni:CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp.194-195, tav. VI, fig. 30).Cronologia: LT D (contesto).Osservazioni: questo vasetto è eseguito a mano e pre-senta impasto grossolano. G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 7 (tav. CLX, n. 9)Descrizione: orlo indistinto diritto, collo troncoconico,talvolta modanato, spalla molto accentuata, corpo bico-nico lenticolare, fondo piano.Attestazioni: CO: Como, Casate (NEGRONI CATACCHIO 1974, pp.194-195, tav. VI, fig. 31).PV: Borgo San Siro (TIZZONI 1984, p. 75, n. 18, tav.LXXXIII, j).Cronologia: LT D (contesti). Osservazioni: questo vasetto è eseguito a mano.G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 8 (tav. CLX, n. 10)Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo ovoide, fondopiano.Decorazione: talvolta linee orizzontali dipinte.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 227

Dati epigrafici: qualche segno graffito illeggibile.Attestazioni:BS: Remedello (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 14, tav.III, n. 2, p. 19, tav. XII, n. 3 = TIZZONI 1985, p. 34, n. 1,tav. 26, e, p. 42, n. 1, tav. 32, d).Cronologia: LT D (contesto).Osservazioni: questo manufatto viene definito dal Tiz-zoni (1985) “vasetto a fiasco” (vd. vasetto miniaturisticon. 12), da cui però si distingue per l’assenza del collo.C.D.P.

Forma: vasetto miniaturistico n. 9 (tav. CLX, nn. 11-12)Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo globulare,fondo piano. Presenta due varianti:A) corpo globulare quasi sferico.B) corpo globulare con ventre ribassato.Attestazioni:BS: Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI 1977,p. 35, tav. XLII, n. 3: variante B); Remedello (VANNAC-CI LUNAZZI 1977, p. 23, tav. XXIV, n. 3 = TIZZONI1985, p. 47, n. 8, tav. 39, h: variante A; VANNACCILUNAZZI 1977, p. 21, tav. XX, n. 4 = TIZZONI 1985, p.48, n. 20, tav. 40, d: variante B1).CO: Cassago Brianza (Carta Lecco 1994, pp. 165, 340,scheda 67, fig. 108, n. 2: variante B).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 63, tav.24, n. 3).Cronologia: LT D (contesti).Osservazioni: anche questo, come il precedente (n. 8),viene catalogato dal Tizzoni (1985) come un vasetto a fia-sco. Nonostante le analogie, questi vasetti miniaturisticisi distinguono da quelli a fiasco (vd. vasetto miniaturisti-co n. 12) in quanto privi di collo e per il corpo globulare.C.D.P.

Forma: vasetto miniaturistico n. 10 (tav. CLX, n. 13)Descrizione: orlo diritto assottigliato, spalla carenataarrotondata, pareti rastremate verso il fondo, fondopiano.Attestazioni:CO: Cassago Brianza, Crotto (Carta Lecco 1994, pp. 165,340, scheda 66, fig. 107, n. 4).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. (contesto).G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 11 (tav. CLX, nn. 14-15)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo espan-so arrotondato, piede a disco.Attestazioni:CR: Calvatone (CORSANO 1990, p. 66, C130, tav. V, n. 1).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 23, tav. III, n. 23).Cronologia: LT D (Biassono, MI).Osservazioni: il vasetto di Biassono (MI) è stato rinve-nuto in un contesto funerario e presenta impasto depu-rato. Il vasetto di Calvatone (CR) viene da un pozzo e haun impasto grossolano.G.T.

Forma: vasetto a fiasco n. 12 (tav. CLX, nn. 16-18)Descrizione: orlo estroflesso o a tesa orizzontale, corpo afiasco con spalla più o meno rialzata, apodo o piede a disco.Decorazione: bande orizzontali sovraddipinte (Reme-

dello, BS, tomba IV); cordone sul collo (Borgo San Giaco-mo, BS).Dati epigrafici: spesso segni pseudo-epigrafici graffitisulle pareti e/o graffiti a croce sul fondo (Remedello, BS).Attestazioni: BG: Telgate (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 123, sche-da 543, fig. 81, n. 10); Verdello, Ramiglia (TIZZONI1983, tav. CXXV, e, f, g); Verdello, via Galilei (TIZZONI1981, p. 24, n. 15, tav. 14, i).BS: Borgo San Giacomo (Insediamenti romani 1996, p.48, fig. 76); Brescia, domus dell’Ortaglia (San Salvatore1978, p. 45, II. 48); Brescia, S. Zenone (DE MARINIS1986, tav. XX, n. 6 = Carta Brescia 1996, vol. I, p. 177,scheda 538b, fig. 32); Cologne (TIZZONI 1985, p. 11, n. 2,tav. 3, g, p. 11, n. 1, tav. 3, i; “NotALomb”, 1985, p. 165);Cortefranca, Timoline (TIZZONI 1984, p. 6, nn. 1-2, tav.V, b-d); Fiesse, Ca’ di Marco (VANNACCI LUNAZZI1977, p. 35, tav. XLII, n. 4, p. 30, tav. XLIII, n. 3, p. 31,tav. XLV, nn. 2-3, p. 38, tav. XLVI, nn. 4, 6, p. 42, tav.XLVIII, nn. 1-2); Nave (Sub ascia 1987, p. 50, N, fig. 23,n. 1); Pontoglio (Carta Brescia 1991, foto a p. 118); Quin-zano d’Oglio (TIZZONI 1985, p. 29, tav. 17, s); Remedel-lo (VANNACCI LUNAZZI 1977, p. 14, tombe I-II, tav. II,n. 3, tav. III, n. 3, p. 15, tomba IV, tav. IV, nn. 2-5, p. 17,tomba III bis, tav. III, n. 7, p. 17, tomba IX, tav. XI, nn. 3-4, p. 19, tomba XII, tav. XIV, n. 1 = TIZZONI 1985, p. 34,nn. 1-2, tav. 26, a, f, p. 36, nn. 1-4, tav. 27, d, tav. 28, a-d,pp. 40-41, nn. 1-2, tav. 32, b, c, p. 42, n. 2, tav. 33, b; VAN-NACCI LUNAZZI 1977, p. 28, tomba a, tav. XXXVII, nn.3-4, tav. XXXVIII, nn. 2-3, p. 24, tomba d, tav. XXXIV, n.3, p. 25, tomba z, tav. XXXII, n. 3, p. 26, tomba 89, tav.XXVIII, nn. 3-4; TIZZONI 1985, p. 34, tomba I, n. 2, tav.26, b, p. 47, nn. 1-7, 9-10, tav. 39, a-g, i-j, k, l, m-p, p. 48,nn. 1, 12-19, p. 49, nn. 21-24, tav. 40, a-c, e-h). CO: Albavilla, Molena (ISACCHI 1981, pp. 265, 267, fig.5); Appiano Gentile (PIOVAN, PAGANI 1982, p. 239:attribuzione ipotetica); Cantù, Brugnola (Cantù 1991, p.78, n. 2, tav. I, n. 2); Cantù, Mirabello (Cantù 1991, p.54, n. 34, tav. III, n. 5); Capiago Intimiano, Mandana(VASSALLE 1983, pp. 68-69, tav. IV, d-e); Ello, Boggia(Carta Lecco 1994, pp. 163-165, 346-347, scheda 122, fig.106, n. 4); San Fedele d’Intelvi, Erbonne (MAGNI 1924,pp. 53-54).MI: Biassono, Cascina Marianna (NEGRONI CATAC-CHIO 1982b, p. 78, n. 24, tav. III, n. 24); Canegrate,Cascina Baggina (VOLONTÉ 1992, p. 10, tav. VI, n. 2);Meda (BASERGA 1916, p. 71, fig. 8); Nosate (TIZZONI1984, p. 66, n. 17, tav. LXVIII, d); Seveso (NEGRONICATACCHIO 1974, p. 205, tav. VIII, fig. 45).MN: Casalromano, Fontanella (TIZZONI 1984, p. 37, n.4, tav. XL, f); Cavriana, Cavallara (inedito; MuseoArcheologico dell’Alto Mantovano).PV: Garlasco, Baraggia (MELLEY 1992-93, p. 43, tav.12, n. 2, p. 84, tav. 39, n. 1). VA: Arsago Seprio, S. Ambrogio (Arsago 1990, p. 47, tav.VI, c); Vizzola Ticino, Castelnovate (BERTOLONE1931, p. 50, fig. 16, n. 4). Cronologia: LT C2 / LT D2; in particolare nel LT D2(contesti).Osservazioni: benché l’ uso di questo vasetto non siaperfettamente chiaro, la sua presenza nei contesti tomba-li suggerisce un utilizzo come balsamario o come conteni-tore di essenze da toiletta. Si tratta di una forma piutto-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI228

1 Per la Vannacci Lunazzi (1977) è riferibile alla tomba XV, peril Tizzoni (1985) è privo di contesto.

sto diffusa nel corso del I sec. a.C. in quasi tutto il territo-rio lombardo, che trova confronti anche nel Veronese2.C.D.P.

Forma: vasetto miniaturistico n. 13 (tav. CLX, n. 19)Descrizione: orlo indistinto, corpo ovoide, piede ad anello. Decorazione: un cordone sulla spalla (Garlasco, PV).Attestazioni:PV: Garlasco, Madonna delle Bozzole (VANNACCI LUNAZ-ZI 1982a, p. 36, tomba 3, tav. II, n. 11); Valeggio, cascina Tes-sera (VANNACCI LUNAZZI 1981, p. 267, tav. I, n. 13).Cronologia: I/II sec. d.C. (contesti).N.S.

Forma: vasetto miniaturistico n. 14 (tav. CLX, n. 20)Descrizione: orlo più o meno estroflesso, collo concavo,corpo piriforme, fondo piano.Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Mandana (VASSALLE 1983,pp. 54-55, l, tav. II, l).Cronologia: età augustea (contesto tombale). Osservazioni: questo recipiente, dall’impasto depurato,è ricondotto dalla Vassalle (1983) ad una forma di vetro3.G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 15 (tav. CLX, n. 21)Descrizione: orlo arrotondato estroflesso, corpo ovoide,fondo piano o lievemente incavato.Attestazioni:CO: Olgiate Comasco (BUTTI RONCHETTI 1986, pp.121-122, n. 28, tav. IV, n. 28).MI: Legnano, via Novara (VOLONTÉ R. 1988-89, p.129, n. 9, tav. 61).Cronologia: età claudio-neroniana (Legnano, MI).Osservazioni: presenta impasto ben depurato.G.T.

Forma: vasetto miniaturistico n. 16 (tav. CLX, n. 22)Descrizione: breve orlo estroflesso, corpo ovoide conventre ribassato, basso piede a disco.Attestazioni:MN: Cavriana, Cavallara (inedito; Museo Archeologicodell’Alto Mantovano).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: questa forma, in impasto depurato, sem-bra attestata soltanto a Cavriana (MN). In base alle sueridotte dimensioni e alla sua presenza in un contestotombale si può ipotizzare un impiego come balsamario ocome contenitore di essenze da toiletta.C.D.P.

Forma: vasetto miniaturistico n. 17 (tav. CLX, n. 23)Descrizione: orlo estroflesso, corpo globulare svasatoverso il fondo, fondo piano.Attestazioni:BS: Salò, Lugone (SIMONI 1972, tav. III, n. 29 =MASSA 1997, scheda n. 19, tomba 104).Cronologia: seconda metà I sec. d.C.Osservazioni: il corpo espanso e che si restringe deci-samente verso la base sembrerebbe una caratteristicadiffusa in varie forme presenti in area bresciana (sivedano per esempio i boccalini nn. 4 e 9).N.S.

Forma: vasetto miniaturistico n.18 (tav. CLX, nn.24-25)Descrizione: orlo indistinto, fondo piano. Vi sono duevarianti: A) orlo leggermente introflesso, corpo globulare.B) orlo diritto con piccolo versatoio, corpo ovoide. Attestazioni: VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 40, n. 7;DEJANA 1978-79, p. 180, tav. V, in alto: variante A);Gallarate (SIRONI 1952, pp. 14, 16, nn. 17-18: varianteA, attribuzione ipotetica); Oggiona con Santo Stefano(“NotALomb”, 1988-89, pp. 226-227, fig. 198, n. 5 =MARIOTTI, MASTORGIO 1990, p. 11, n. 5, p. 13, fig. 5:variante B); Sumirago, Albusciago (MAJ 1930, p. 117,fig. 5, primo a destra: attribuzione ipotetica).Cronologia: III/IV sec. d.C. (Oggiona con Santo Stefa-no, VA); età longobarda (?: Castelseprio, VA). Osservazioni: la variante B ha l’impasto depurato; ipezzi di Gallarate (VA) sembrano eseguiti a mano.G.T.

Vasetti piriformi

Forma: vasetto piriforme (tav. XCVI, nn. 3-4)Descrizione: orlo ad imbuto, corpo piriforme con pare-ti lisce o scanalate, piede a puntale.Attestazioni:BS: Brescia, Rebuffone (Ceramiche Brescia 1988, p. 20,n. 23a, p. 80, tav. VI, a); Nave (Sub ascia 1987, p. 95, c,tomba 55); Salò, Lugone (SIMONI 1972, p. 71, n. 4, tav.II, n. 22 = MASSA 1997, scheda n.70 , tomba 87).CR: Calvatone (CORSANO 1990, pp. 66-67, C131-C134,tav. V, nn. 2-5: attribuzione ipotetica).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 72, cat. 20/1);San Giorgio su Legnano (SUTERMEISTER 1928, pp.88-89, fig. 69).PV: Gropello Cairoli, podere Panzarasa (ARATA 1984,p. 68, n. 10, tomba 24, tav. IV, n. 8).VA: Mornago, Montonate (inedito, Gallarate, Museodella Società di Studi Patri).Cronologia: I/IV sec. d.C.; prima metà I sec. d.C. (Gro-pello Cairoli, PV: contesto tombale); età tardoflavia(Nave, BS: contesto tombale).Osservazioni: questi vasetti sono quasi sempre ingob-biati, tranne quelli di Calvatone (CR).Le ipotesi avanzate sulla funzione di questi recipientisono svariate: unguentari, bossoli per il gioco dei dadi,lampade o elementi per la costruzione di volte. In realtànessuna interpretazione è comprovata. Infatti anche illoro utilizzo come elemento costruttivo in piccole volte èprovato solo per un tipo “campaniforme” trovato a Pom-pei, mentre questi vasetti piriformi non si adatterebbe-ro bene a tale funzione4. È possibile che i vasetti pirifor-mi avessero funzioni diverse e che, comunque, venisseroriutilizzati in un secondo momento. Confronti per questo vasetto si trovano ad Albintimi-lium, a Luni, a Ostia, in un arco cronologico compresotra la seconda metà del I sec. d.C. e il IV sec. d.C5.Gli esemplari trovati in Lombardia provengono tuttida contesti funerari, ad esclusione dei reperti di Calva-tone (CR).N.S.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 229

2 SALZANI 1995, passim.3 CALVI 1968, p. 34, forma D, tav. A, 10.

4 PAVOLINI 1980, p. 1011.5 PAVOLINI 1980, pp. 1004-1005.

IX. CERAMICA A VERNICE ROSSA INTERNA

Carola Della Porta 231

1. Catalogo

Coperchi

Forma: coperchio n. 1 (tav. CLXI, nn. 1-2)Descrizione: orlo ripiegato superiormente, in genereassottigliato in punta, corpo troncoconico con pareti piùo meno svasate, presa ad anello.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.1311, tav. LII, nn. 2, 6-8).Cronologia: età augustea / età giulio-claudia.Osservazioni: a Milano è stata proposta una classifica-zione molto puntuale di questi coperchi in quattro tipidiversi (tipi 2, 5-7), che tiene conto della più piccolavariazione nell’andamento dell’orlo, ma che in questasede non si ritiene opportuno seguire.

Forma: coperchio n. 2 (tav. CLXI, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato esternamente, corpo acalotta, presa ad anello.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.1312, tav. LII, nn. 4-5).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / età giulio-clau-dia .Osservazioni: la divisione in due tipi proposta per ipezzi di Milano sembra poco significativa dal punto divista morfologico.

Tegami

Forma: tegame n. 1 (tav. CLXII, nn. 1-3)Descrizione: orlo a mandorla più o meno accentuato,vasca troncoconica, fondo piano. Presenta due varianti:A) orlo a mandorla diritto o leggermente inflesso, vascacon pareti svasate;B) orlo ripiegato e ribattuto esternamente, vasca conpareti leggermente bombate.Attestazioni:BS: Nave (Sub ascia 1987, pp. 34, 50, 62, 159, tav. 17,nn. 1-2: variante A).CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, pp. 127-128,figg. 139, 140: variante A; Calvatone romana 1997, pp.77-78, tav. V, n. 1: variante A).

MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 26, n.1, tav. IX, n. 1: variante A); Milano, S. Maria alla Porta (S.Maria alla Porta 1986, p. 244, tav. 78, a-c: variante A; tav.78, d-f: variante B); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 130, tav. LI, nn. 12-13, tav. LII, nn. 1, 5-6:variante A; p. 130, tav. LI, nn. 9-11: variante B).MN: Mantova, p.za Sordello (TAMASSIA 1970, pp. 27-28, fig. 9, d); Viadana, Salina (Il caso mantovano 1984,pp. 131-132, nn. 1-2, fig. 123, b: variante A).VA: Angera, antro mitriaco (inediti dagli scavi 1919,Musei Civici di Villa Mirabello, VA); Arsago Seprio, S.Ambrogio (Arsago 1990, p. 58, tav. XX, h: variante A).Cronologia: metà I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.(Calvatone, CR); età tardorepubblicana / età tiberiana(Nave, BS); seconda metà I sec. a.C. / età giulio-claudia(Milano).Osservazioni: la vernice non si presenta sempre unifor-me e talvolta sembra poco più di un ingobbio rosso scuro. A Calvatone (CR) accanto a produzioni definite generi-camente padane sono stati individuati alcuni esemplaridi possibile origine veneta (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p.131, tabella 17). A Milano, S. Maria alla Porta, l’analisidelle argille ha indicato come possibile origine l’areapadana tra il Seveso e l’Olona.Il tegame n. 1 corrisponde alla forma Goud. 3 / Vegas 15, lapiù caratteristica di questa classe. La sua documentazionein Lombardia può essere sottostimata, perché in presenzadi soli fondi è impossibile una precisa classificazione.

Forma: tegame n. 2 (tav. CLXII, nn. 4-5)Descrizione: orlo ad ampia tesa pendula, vasca tronco-conica, fondo piano. Presenta due varianti:A) orlo a tesa appena pendente;B) orlo a tesa decisamente pendente.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.129-130, tav. LI, nn. 4-7: variante A; tav. LI, n. 8:variante B).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà Isec. d.C.

Forma: tegame n. 3 (tav. CLXII, n. 6)Descrizione: breve orlo a tesa orizzontale, vasca tron-coconica, fondo piano.

1 Nel testo, per un errore di stampa, le figure all’interno delletavole sono citate in modo errato.

2 Nel testo, per un errore di stampa, le figure all’interno delletavole sono citate in modo errato.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI232

Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta 1986,p. 245, tav. 78, h-i: produzione tirrenica); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 129, tav. LI, nn. 1-3).Cronologia: età augustea / età flavia.Osservazioni: a Milano accanto ad esemplari di originelocale sono stati rinvenuti alcuni frammenti di originetirrenica. Corrisponde al tipo Vegas 15b.

Forma: tegame n. 4 (tav. CLXII, n. 7)Descrizione: orlo sagomato a tesa pendula, vasca tron-coconica, fondo piano.Attestazioni:MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 245, tav. 78, j).Cronologia: non precisabile.Osservazioni: si tratta di una forma piuttosto singola-re, che non trova confronti nel repertorio comune dellaclasse. Presenta vernice sia interna, sia esternamentesull’orlo.

Forma: tegame n. 5 (tav. CLXIII, n. 1)Descrizione: orlo indistinto, talvolta leggermenteingrossato, vasca troncoconica, fondo piano.Attestazioni:BG: Bergamo, biblioteca A. Maj (“NotALomb”, 1985, p.108, fig. 97, n. 19).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.131, tav. LII, n. 12).Cronologia: età augustea (Milano).Osservazioni: a Milano, scavi MM3, accanto a produ-zioni padane o locali sono stati individuati alcuni esem-plari di origine tirrenica.

Forma: tegame n. 6 (tav. CLXIII, n. 2)Descrizione: orlo indistinto incavato internamente,vasca troncoconica, fondo piano.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 128, fig. 142).Cronologia: metà I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.Osservazioni: a Calvatone (CR) accanto a produzionidefinite genericamente padane sono stati individuatialcuni esemplari di possibile origine tirrenica (Bedria-cum 1996, vol. 1.2, p. 131, tabella 17).

Forma: tegame n. 7 (tav. CLXIII, n. 3)Descrizione: orlo introflesso esternamente arrotonda-to, vasca troncoconica, fondo piano.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.130, tav. LII, nn. 7-8).Cronologia: seconda metà I sec. a.C. / prima metà I sec.d.C. (per confronto3).

Forma: tegame n. 8 (tav. CLXIII, n. 4)Descrizione: orlo inflesso arrotondato in punta, attac-

co tra orlo e vasca a spigolo vivo, vasca troncoconica,fondo piano.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.130, tav. LII, nn. 2-4).Cronologia: fine età augustea / età flavia, ma ancheresiduale in contesti di III/IV sec. d.C.

Forma: tegame n. 9 (tav. CLXIII, n. 5)Descrizione: orlo scanalato, vasca con pareti bombate,fondo piano (?).Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 128, fig.141; Calvatone romana 1997, pp. 77-78, tav. V, n. 2);Cremona, c.so Garibaldi (inedito, Museo Civico “AlaPonzone”, cit. in Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 128, nota29: attribuzione ipotetica).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 245, tav. 78, g); Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 131, tav. LII, n. 9).Cronologia: metà I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.(Calvatone, CR); seconda metà I sec. a.C. / prima metà Isec. d.C. (Milano, scavi MM3).Osservazioni: a Calvatone (CR) accanto a produzionidefinite genericamente padane sono stati individuatialcuni esemplari di possibile origine veneta (Bedriacum1996, vol. 1.2, p. 131, tabella 17). A Milano, S. Maria allaPorta, l’analisi delle argille ha indicato come possibileorigine l’area padana tra il Seveso e l’Olona.Questo tegame corrisponde alla forma Goud. 15/16 deireperti rinvenuti a Bolsena.

Forma: tegame n. 10 (tav. CLXIII, n. 6)Descrizione: orlo leggermente assottigliato in punta,vasca con pareti bombate, fondo piano (?).Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 27, n.2, tav. IX, n. 2); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, p. 131, tav. LII, nn. 10-11).MN: Poggio Rusco (BOTTURA 1988, pp. 70-71, tav.XVIII, G1).Cronologia: età augustea, ma anche residuale in con-testi di III/IV sec. d.C. (Milano).Osservazioni: a Milano, scavi MM3, accanto a produ-zioni padane o locali sono stati individuati alcuni esem-plari di origine tirrenica.

Forma: tegame n. 11 (tav. CLXIII, n. 7)Descrizione: orlo ingrossato esternamente e sagomato,vasca con pareti bombate.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 128, fig. 143).Cronologia: metà I sec. a.C. / primo quarto I sec. d.C.Osservazioni: a Calvatone (CR) accanto a produzionidefinite genericamente padane sono stati individuatialcuni esemplari di possibile origine veneta (Bedriacum1996, vol. 1.2, p. 131, tabella 17).

C.D.P.

3LAMBOGLIA 1950, fig. 21, n. 73, fig. 110, n. 23; Ostia II1969, pp.89-90, tav. XX, n. 341; GOUDINEAU 1970, pl. VIII, couche 3.16.

1. Introduzione

La ceramica invetriata di età tardoantica-alto-medioevale può esser considerata un “fossileguida” per il suddetto periodo. Tuttavia i larghimargini di datazione di vari contesti insediativi eil fenomeno della residualità spesso non consento-no né di precisare seriazioni cronologiche né didefinire la comparsa e/o sparizione delle forme.

I manufatti invetriati di età tarda rinvenuti inLombardia sono presenti dal III sec. d.C. e sem-brano permanere fino all’età longobarda, comeindicano i recipienti rinvenuti (cfr. infra, cap. sullaproduzione ceramica in età longobarda) e anche ladecorazione a stampiglia su qualche esemplare (sivedano ad esempio le olle nn. 3 e 12)1. Problemati-co è il rapporto tra la ceramica invetriata tarda equella della prima età imperiale, separate da unoiato cronologico, privo di documentazione materia-le. Tale lacuna ha indotto a pensare ad una cesuratra le due produzioni2.

La ceramica invetriata lombarda è per lo piùprodotta in monocottura, in atmosfera ora ridu-cente ora ossidante, con diversi tipi di vetrina divaria qualità (vetrina sparsa, a gocciolature,coprente...) e impasti di solito mediamente depu-rati. In base ai dati attuali non si hanno però ele-menti sufficienti per ancorare le differenze divetrina, impasto, trattamento della superficie aprecise evoluzioni morfologiche e/o cronologiche ea diverse officine.

I risultati di questo studio confermano quantosottolineato più volte3: nei corredi funerari sonopresenti quasi esclusivamente forme invetriate

chiuse, per lo più anforette e olpi, mentre nei conte-sti insediativi la percentuale di forme aperte è pre-valente. In particolare si registra un’alta incidenzadi olpi nelle tombe di III-IV sec. d.C. del Comasco,del Varesotto (e del Canton Ticino); invece la docu-mentazione è assai minore nel Bresciano.

In Lombardia non sono state rinvenute fornacidi ceramica invetriata sicuramente riconosciute,anche se spesso per alcuni tipi si avanza l’ipotesiche siano stati prodotti nell’area di rinvenimento.Una pluralità di centri produttori, come è statosupposto4, sembra suggerita dal fatto che la cera-mica invetriata è diffusa piuttosto capillarmente,in percentuale più o meno rilevante, in necropoli ein siti di vario tipo (città, vici, ville, castra), nelVaresotto, nel Comasco, nel Bresciano e a Milano;di contro è presente con pochissimi esemplari nellealtre province. Inoltre si registra sia un addensa-mento nel III-IV sec. d.C. di olpi e anforette, sia unincremento quantitativo e formale (in genereforme aperte) nel V-VI sec. d.C.

A Castelseprio (VA) la maggior parte degliimpasti della ceramica invetriata sono analoghi, inbase all’esame visivo, a quelli della ceramica comu-ne rinvenuta in quegli scavi; perciò si è suppostauna loro provenienza locale5. A Milano le analisiminero-petrografiche hanno evidenziato che lo stes-so tipo di impasto ricorre in diverse forme invetria-te e che alcuni campioni sono affini a campioni diceramica comune6. Anche ad Angera (VA) le analisiminero-petrografiche sui reperti invetriati hannoconfermato che si tratta delle stesse argille - perti-nenti alla fascia pedemontana dell’arco alpino - uti-lizzate per vari esemplari in ceramica comune7. Si

X. CERAMICA INVETRIATA DI ETÀ TARDOANTICA - ALTOMEDIEVALE

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 233

1 La ceramica invetriata fu prodotta anche in ambito longobar-do, almeno fino al VII sec. d.C. Al riguardo cfr. BROGIOLO1992, pp. 28, 210-211 (che giustamente sottolinea il problemadella residualità); PANTÒ 1996, pp. 122-123; BROGIOLO,GELICHI 1996, pp. 222-223; BROGIOLO, GELICHI 1997, pp.141-142. Cfr. anche infra, cap. sulla produzione ceramica in etàlongobarda.2 Sul problema della continuità/discontinuità delle conoscenzetecniche per la fabbricazione della ceramica invetriata cfr., adesempio, MACCABRUNI 1987, p. 174; Scavi MM3 1991, vol.

3.1, p. 108; BROGIOLO, GELICHI 1992, pp. 23-24; M. Sanna-zaro in Ad mensam 1994, p. 238.3 Cfr. ad esempio ARTHUR, WILLIAMS 1981, pp. 503-504; BRO-GIOLO, GELICHI 1992, p. 25; Angera romana II 1995, p. 564.4Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 108-109; M. Sannazaro, in Ad men-sam 1994, p. 250. Cfr. anche ARTHUR, WILLIAMS 1981, p. 506. 5 LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 41.6 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 113, 124-125.7 Angera romana II 1995, pp. 562-563.

tratterebbe dunque di officine che producono manu-fatti in ceramica comune e invetriata; essi potevanoanche esser cotti insieme negli stessi forni, comedimostrano gli esemplari, acromi, con gocciolature emacchie di vetrina non intenzionali8. È un indiziosignificativo di tale produzione mista il fatto che lestesse forme si rinvengano sia con l’invetriatura siain ceramica comune (cfr. infra).

Si evidenzia la compresenza di ceramiche conuna diffusione limitata e di forme “standardizza-te” che presuppongono una più larga e più artico-lata circolazione. Nel primo gruppo rientrano lenumerosissime olpi, attestate di solito in esempla-ri unici. Un altro esempio sono i mortaria nn. 2 e 3caratteristici di Castelseprio (VA) e presenti soloin qualche altro sito vicino, come Angera (VA).Invece nel secondo gruppo sono inquadrabili lecoppe n. 5, documentate in vari luoghi (in partico-lare a Brescia, nel Bresciano e a Milano) in formepiuttosto standardizzate, per morfologia, impastoe vetrina. Tali caratteristiche abbastanza costantihanno indotto a suggerire che si tratti di “servizi”fini da tavola, prodotti in serie e commercializzatiregionalmente9.

La forma più documentata negli insediamentilombardi è il mortarium a listello, con un’ampia

varietà morfologica. La situazione lombarda con-corda con il panorama offerto da altri siti dell’Ita-lia settentrionale10. Del resto la forma, frequentenegli insediamenti militari, è attestata in unavasta area geografica (Gran Bretagna, Francia,Germania, Svizzera, Austria, Ungheria, ex-Iugo-slavia)11. Tale ampia diffusione indicherebbe chesi tratta di un contenitore funzionale ad abitudinialimentari ben radicate12. Questa forma è tipicadel IV-VI sec. d.C. e presente in Lombardia, inbase ai dati attuali, fino al VII sec. d.C.; non è certoquando la produzione si esaurisca.

Sono evidenti i rapporti tra certe forme dellaceramica invetriata e la terra sigillata chiara C eD. In particolare in alcune forme è palese l’ispira-zione ai tipi Hayes 57-59, Hayes 61, Hayes 73,Hayes 91, Hayes 3E, Hayes 3F (alcuni esemplaridei mortaria a listello nn. 4-6; coppa n. 5; ciotola n.7; patera n. 1). È stata proposta una spiegazione aquesto collegamento e alla concentrazione di cera-mica invetriata nell’area padana centro-occidenta-le13. Con il restringimento del commercio in unambito limitato, conseguente alle mutate condizio-ni storico-politiche, la ceramica invetriata sosti-tuirebbe le sigillate tarde, prima importate, chediventano sempre più rare.

(Gabriella Tassinari)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI234

8 LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 43; Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 107; BROGIOLO, GELICHI 1992, p. 27; M.Sannazaro in Ad mensam 1994, p. 232.9 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 109; LUSUARDI SIENA, SAN-NAZARO 1992a, p. 189; M. Sannazaro in Ad mensam 1994, p.254.10 Ad esempio i mortaria a listello rappresentano la netta mag-gioranza delle forme aperte invetriate, rinvenute nei siti pie-montesi, pubblicate in Ceramica invetriata 1992, pp. 117-183.11 Sul fenomeno della diffusione del mortarium a listello inve-triato si vedano, ad esempio, ARTHUR, WILLIAMS 1981, pp.481, 498-501, 504; BLAKE 1981, pp. 23, 53.12 Un recente studio (T. CVJETIC�ANIN, Late Roman Glazed

Pottery as a Military Commodity, in “ReiCretRomFautActa”,35, Abingdon 1997, pp. 17-25) analizza l’ampia distribuzione dicinque forme di ceramica invetriata, tra le quali il mortarium alistello e la coppa n. 5, nelle province romane della MoesiaPrima, Dardania, Dacia Ripensis e Dacia Mediterranea. Lecaratteristiche morfologiche uniformi di questi recipienti, ledimensioni standardizzate (dimensioni che possono riferirsialla dieta militare), la concentrazione nelle regioni militariindicano, secondo la studiosa, che le truppe stabilite in taliregioni di confine erano i principali fruitori di questa ceramicainvetriata, prodotta dunque per necessità militari.13 Monte Barro 1991, p. 83; BROGIOLO, GELICHI 1992, pp.27-28; BROGIOLO 1992, p. 211; M. Sannazaro in Ad mensam1994, p. 251; BROGIOLO, GELICHI 1997, p. 141.

2. Catalogo

2.a. Recipienti da cucina

Olle

In base alle indicazioni disponibili, i recipientiqui riuniti con il termine tradizionale di olle pre-sentano un impasto depurato.

Forma: olla n. 1 (tav. CLXIV, n. 1)Descrizione: orlo a fascia, lungo collo concavo, spalladistinta da un gradino, corpo ovoide.Rivestimento: vetrina verde oliva sull’orlo, con colatu-re all’esterno.Decorazione: linee incise orizzontali parallele sullaspalla e sulla parte superiore del corpo.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 206, n.21, tav. 72, n. 4). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (contesto). G.T.

Forma: olla n. 2 (tav. CLXIV, n. 2)Descrizione: orlo ingrossato arrotondato, segnatointernamente da una solcatura, collo concavo, corpo glo-bulare, fondo piano.Rivestimento: vetrina interna giallo-verdastra.Attestazioni:VA: Varese, Rasa di Velate (Ceramica invetriata 1981,n. 29 = Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2k). Cronologia: IV sec. d.C.Osservazioni: quest’olla proviene da un contesto sepol-crale. G.T.

Forma: olla n. 3 (tav. CLXIV, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, a sezione rettangolare otriangolare, collo concavo, corpo ovoide o globulare.Rivestimento: vetrina all’interno e sull’orlo o all’ester-no con colature e/o chiazze, color verde-oliva, verde-gial-lo o bruno.Decorazione: sul corpo onde in duplice banda, divisa dalinee incise parallele orizzontali (Monte Barro, CO); sullaspalla stampiglia a croci e puntini (Castelseprio, VA);sulla spalla linee incise parallele orizzontali (Angera, VA).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1985, pp. 56, 61, n.23).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 82, tav. LII, nn.6, 8).CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 209, tav.X, n. 3).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 354, n.21, tav. 106, nn. 3-4); Castelseprio (LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 33, tav. 2, n. 2, tav. 3, n. 1 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992b, p. 197, nn. 9,11, tav. 1, nn. 9, 11; Ceramica invetriata 1981, n. 41 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 33, tav. 3, n.

4 = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992b, p. 197, n.12, tav. I, n. 12: attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO); età longobarda (?) (Castelseprio, VA, in basealla decorazione a stampiglia di un recipiente).Osservazioni: non si esclude che alcuni di questi reci-pienti fossero provvisti di anse (LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 33; Angera romana II 1995, p.575).G.T.

Forma: olla n. 4 (tav. CLXIV, n. 4)Descrizione: orlo a fascia, con profilo triangolare oarrotondato, con incavo interno, collo concavo.Rivestimento: vetrina esterna giallo-verde (Milano) oincolore (Angera, VA).Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.119, tav. XLV, n. 23). VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 354, n.22, tav. 106, n. 5). Cronologia: probabilmente III / metà V sec. d.C. (inbase al confronto con le analoghe olle in ceramica comu-ne, n. 72, varianti A, B).Osservazioni: questi esemplari rappresentano la ver-sione invetriata delle olle in ceramica comune n. 72.L’olla n. 4 compare, al di fuori del comprensorio del Tici-no, ad esempio ad Acqui Terme (AL)14.G.T.

Forma: olla n. 5 (tav. CLXV, n. 1)Descrizione: orlo con incavo interno e estremitàingrossata, sporgente e arrotondata, delimitata supe-riormente da una solcatura, collo concavo.Rivestimento: vetrina sulla superficie interna.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 354, n.23, tav. 106, n. 6). Cronologia: metà III/VI sec. d.C. (per confronto con leanaloghe olle/ollette in ceramica comune, n. 74).Osservazioni: ad Angera (VA) questa olla è presenteanche in ceramica comune (n. 74).G.T.

Forma: olla n. 6 (tav. CLXV, n. 2)Descrizione: orlo introflesso con listello obliquo versol’alto, corpo presumibilmente ovoide.Decorazione: solcature orizzontali parallele sul collo.Attestazioni:BS: Brescia, S. Salvatore (BROGIOLO 1985, p. 56, 5.c,p. 61, n. 24).Cronologia: IV/V sec. d.C. (?).N.S.

Forma: olla n. 7 (tav. CLXV, n. 3)Descrizione: breve orlo, diritto ingrossato o estroflessoe arrotondato, corpo globulare.Rivestimento: vetrina su entrambe le superfici (Bre-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 235

14 F. FILIPPI, Ceramica invetriata tardo-antica da un contestostratigrafico di Acqui Terme (AL), in Ceramica invetriata 1992,p. 133, tav. 1, n. 8.

scia) o solo sulla superficie interna, di color verde-olivabrillante (Castelseprio, VA).Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 100, tipo 5f, tav. XV, n. 2).VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 33, tav. 3, n. 2 = LUSUARDI SIENA, SANNA-ZARO 1992b, p. 197, tav. 1, n. 6).Cronologia: fine IV / metà V sec. d.C. (Brescia).N.S.

Forma: olla n. 8 (tav. CLXV, n. 4)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo biconi-co, fondo piano.Rivestimento: vetrina a chiazze e gocciolature suentrambe le superfici.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 207, VIa1,tav. III, n. 19).Cronologia: 500-568 d.C. (contesto).N.S.

Forma: olla n. 9 (tav. CLXV, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso a sezione triangolare conleggero incavo interno, corpo ovoide o biconico con pare-ti piuttosto svasate.Rivestimento: vetrina a macchie sull’orlo e sulla spalla.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,pp. 99-100, n. 5e, tav. XIV, nn. 11-12).Cronologia: età tardoantica-altomedievale.Osservazioni: queste olle rappresentano la versioneinvetriata delle olle in ceramica comune n. 80.C.D.P.

Forma: olla n. 10 (tav. CLXV, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso a piccola tesa orizzontale,a sezione rettangolare, corpo ovoide, probabile fondopiano.Rivestimento: vetrina a macchie o a gocce (Brescia) olimitata a parte dell’orlo (Monte Barro, CO).Decorazione: in un caso fasci di linee sinuose sullatesa (Brescia, via Alberto Mario).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 207, VIb,tav. III, nn. 21-22, 25); Brescia, via Alberto Mario (ViaAlberto Mario 1988, p. 99, forma 5e, 5h, tav. XV, nn 1-3).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 82, tav. LII, n. 4).Cronologia: fine V/VII sec. d.C. (contesti).N.S.

Forma: olla n. 11 (tav. CLXV, n. 7)Descrizione: orlo a tesa arrotondata, superiormenteincavata, corpo ovoide.Rivestimento: vetrina color verde oliva sulla superficieinterna, sull’orlo e sul corpo, a chiazze.Attestazioni:VA: Castelseprio (Ceramica invetriata 1981, n. 39 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 33, tav. 3,n. 5).Cronologia: IV/VII sec. d.C. (?).Osservazioni: l’olla presenta un notevole diametro.Si riscontrano analogie con le olle in ceramica comunen. 73. G.T.

Forma: olla n. 12 (tav. CLXVI, n. 1)Descrizione: orlo diritto ingrossato all’interno eall’esterno, superiormente piano.Rivestimento: vetrina interna omogenea, color verdeoliva, incolore sull’orlo.Decorazione: a stampiglia a rosette sull’orlo e sullaparete.Attestazioni:VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-79, fig. 15, n. 13 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 37, tav. 7, n.3 = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992b, p. 197, n.10, tav. 1, n. 10).Cronologia: fine VI/VII sec. d.C. (contesto).Osservazioni: questo recipiente è definito “ciotola”(LUSUARDI SIENA, SANNAZARO, ibidem), mal’andamento delle pareti induce ad includerlo tra le olle.Il pezzo, pur frammentario, è particolarmente interes-sante per la decorazione a stampiglia, che si trova spes-so sulla ceramica longobarda. Anche un altro frammen-to è decorato a stampiglia, ma è troppo piccolo per stabi-lirne la forma (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985,p. 37, tav. 7, n. 4).G.T.

Forma: olla n. 13 (tav. CLXVI, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, corpo ovoide.Rivestimento: vetrina su entrambe le superfici (MonteBarro, CO).Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 81-82, tav. LI,n. 3, tav. LII, n. 5).VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 33, tav. 3, n. 3). Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO).Osservazioni: queste olle hanno un’imboccatura stret-ta (diametro orlo cm. 12-14 ca.).G.T.

Forma: olla n. 14 (tav. CLXVI, n. 3)Descrizione: orlo ingrossato, corpo presumibilmenteglobulare, fondo piano.Rivestimento: vetrina interna e colature all’esterno.Attestazioni:VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 33, tav. 2, n. 1).Cronologia: IV/VII sec. d.C. (?). Osservazioni: questo vaso è inserito tra quei recipientibiansati definiti orci (LUSUARDI SIENA, SANNAZA-RO 1985, p. 33). Si è preferito qui classificarlo come olla,data la sua frammentarietà che non consente di accerta-re la presenza di anse. G.T.

Forma: olla n. 15 (tav. CLXVI, n. 4)Descrizione: orlo a fascia, ingrossato, superiormenteconcavo, corpo presumibilmente ovoide. Rivestimento: vetrina interna marrone.Attestazioni:CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 50, n. 2, tav. XIII, n. 2).Cronologia: non precisabile (priva di contesto). Osservazioni: quest’olla viene da un contesto sepol-crale.G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI236

Forma: olletta n. 16 (tav. CLXVI, n. 5)Descrizione: orlo arrotondato appena estroflesso,corpo leggermente biconico.Rivestimento: vetrina color verde giallastro.Decorazione: probabilmente a scaglie di pigna.Attestazioni:CR: Palazzo Pignano (Palazzo Pignano 1985, p. 209, PP70/133, tav. X, n. 4).Cronologia: non precisabile.C.D.P.

Olle ansate

Le olle ansate sono state incluse tra la cerami-ca da cucina, perché talvolta si può ravvisare unloro impiego sul fuoco accanto a quello di conser-vazione delle derrate.

Forma: olla biansata n. 1 (tav. CLXVII, nn. 1-2)Descrizione: orlo estroflesso, a profilo triangolare,collo concavo, anse a nastro bicostolate impostate sullaspalla e saldate a metà del corpo, corpo globulare, fondoappena concavo. Rivestimento: vetrina interna verde e bruno-oliva(Castelseprio, VA e Varese); vetrina verde scuro spessaall’interno sul collo, con colature esterne verde nerastre(Angera,VA).Attestazioni: CO: Moltrasio (inedito, Inv. E1592, Como, Museo Civico;cit. in Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2l: attri-buzione ipotetica).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 205, n.20, tav. 72, n. 3); Castelseprio (LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 33, tav. 2, nn. 3-4 = LUSUARDISIENA, SANNAZARO 1992b, p. 199, tav. 1, n. 13: attri-buzione ipotetica); Daverio, Dobbiate (inediti, St. 14626,St. MV 1449, St. MV 159, Varese, Musei Civici di VillaMirabello; cit. in Milano capitale 1990, p. 371, scheda5d.2l: attribuzione ipotetica); Samarate (inedito, Galla-rate, Museo della Società di Studi Patri); Varese, Rasadi Velate (Ceramica invetriata 1981, n. 28 = Milanocapitale 1990, p. 371, scheda 5d.2l); Vizzola Ticino,Castelnovate (BERTOLONE 1931, p. 49, fig. 16, ultimafila, quarto e ultimo da destra). Cronologia: IV/VI sec. d.C. (contesti datati).Osservazioni: questi recipienti sono particolarmentefrequenti nel Varesotto e nel Canton Ticino15. G.T.

Forma: olla biansata n. 2 (tav. CLXVII, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, superiormente piano,anse a nastro tricostolate impostate sotto l’orlo e salda-te quasi a metà del corpo, corpo ovoide, fondo piano. Rivestimento: vetrina all’esterno sull’orlo e sulla spal-la (Monte Barro, CO); vetrina verde sull’orlo all’interno(Samarate, VA).Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 82, tav. LII, n. 7).VA: Samarate (inediti, Gallarate, Museo della Società diStudi Patri).

Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO).Osservazioni: queste olle sono affini alle precedenti.Esemplari simili si rinvengono in Piemonte16.G.T.

Forma: olla biansata n. 3 (tav. CLXVIII, nn. 1-2)Descrizione: orlo a tesa, talvolta con incavo per coper-chio, collo concavo o troncoconico, due anse ad anelloimpostate sulla spalla e saldate sul corpo, corpo biconi-co, fondo presumibilmente piano.Rivestimento: vetrina coprente esterna e sull’orlo, achiazze internamente (Monte Barro, CO).Decorazione: incisioni sul ventre (linee sinuose, trattiparalleli verticali); cordone sulla spalla (Monte Barro,CO).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, pp. 207, 209,tav. III, nn. 17-18).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 82, tav. LII, n. 9:attribuzione ipotetica).Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (contesti).N.S.

Forma: olletta monoansata o biansata n. 4 (tav. CLXVIII,nn. 3-5)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, una o dueanse impostate sotto l’orlo, corpo ovoide.Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna etalvolta anche interna.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 99, 5d, tav. XIV, nn. 9-10).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 82, tav. LII,nn. 1-2).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.121, tav. XLVI, n. 29).Cronologia: seconda metà IV / inizi VII sec. d.C. (con-testi).Osservazioni: questi recipienti, tutti frammentari,presentano dimensioni ridotte. G.T.

Grandi recipienti

Forma: recipiente biansato (?) n. 1 (tav. CLXIX, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso ingrossato, con incavointerno per coperchio, ansa tricostolata, ad anello, impo-stata sul corpo, corpo biconico, con carena arrotondata.Rivestimento: vetrina a macchie sulla superficie ester-na, prevalentemente sull’orlo e la spalla.Attestazioni:BS: Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,p. 100, tipo 5g1, tav. XV, n. 4).Cronologia: seconda metà VI/VII sec. d.C.N.S.

Forma: recipiente biansato n. 2 (tav. CLXIX, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso quasi a tesa, anse o preseimpostate sotto l’orlo.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 237

15 Per gli esemplari del Canton Ticino cfr., ad esempio, Milanocapitale 1990, p. 371, scheda 5d.2m, scheda 5d.2n.16 Ad esempio nel castrum di Belmonte (TO) (PANTÒ, PEJ-

RANI BARICCO 1992, p. 160, tav. 3, n. 17) e nella grotta “CiotaCiara” in Valsesia (BRECCIAROLI TABORELLI 1995, pp. 86-87, tav. XX, n. 2).

Rivestimento: vetrina interna e in un caso ancheesterna.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.115, tav. XLI, nn. 5-6).Cronologia: non precisabile. G.T.

Pentole

Il termine di pentola è parso il più opportunoper riunire alcuni recipienti da fuoco, con impastogrossolano, non definiti in modo univoco. Infatti inparte essi sono classificati come “scodelloni ansa-ti”17, in parte come “grandi recipienti a tesa oriz-zontale”18, in parte infine come “contenitori conorlo estroflesso orizzontale” o “vasi ad orlo estro-flesso appiattito”19.

Forma: pentola n. 1 (tav. CLXIX, n. 3)Descrizione: orlo a breve tesa ingrossata, ansa impo-stata sull’orlo, ma non conservata, corpo ovoide. Rivestimento: vetrina all’interno e sulla tesa.Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 81, tav. L, nn.3-5).Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: pentola n. 2 (tav. CLXIX, nn. 4-5)Descrizione: orlo a breve tesa ingrossata, superior-mente piano, ansa a nastro tricostolata sormontante,impostata sull’orlo e, in un caso, saldata nel punto dimassima larghezza, corpo biconico, fondo leggermenteconvesso.Rivestimento: vetrina su entrambe le superfici o solosulla tesa e superiormente sull’ansa.Decorazione: in un caso orlo percorso superiormenteda doppia solcatura, nell’altro cordonatura sul diametromassimo del corpo. Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, pp. 80-81, tav. L,nn. 1, 2).Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: pentola n. 3 (tav. CLXX, n. 1) Descrizione: orlo a tesa inclinata con dente interno perl’appoggio del coperchio, corpo biconico con un’ansa tri-costolata verticale, impostata sull’orlo o subito sotto efissata sul corpo.Rivestimento: vetrina coprente all’esterno e a chiazzeall’interno.Decorazione: talvolta linee ondulate.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 206, IV, tav.II, nn. 15-16); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 100, 5g, tav. XV, n. 5).

Cronologia: metà VI sec. d.C. ca. (contesti).N.S.

Forma: pentola n. 4 (tav. CLXX, n. 2)Descrizione: orlo a tesa, talvolta ingrossato, superior-mente piano o arrotondato. Rivestimento: vetrina brillante, interna, talvolta congocce o macchie all’esterno, color verde, giallo-verde,giallo-bruno. Decorazione: in un caso due solcature sulla superficiesuperiore dell’orlo.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.115-116, 118, tav. XLI, nn. 7-11, tav. XLV, nn. 7, 9-12; p.119, tav. XLV, nn. 24-25: attribuzione ipotetica;LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992a, p. 193, n. 14,tav. 2, n. 14). Cronologia: V/VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questi recipienti sono spesso costituitida frammenti limitati al solo orlo. G.T.

Coperchi

I coperchi sono pochissimi. Tre frammenti dipresa-piede con vetrina interna verde si potrebbe-ro ricollegare probabilmente a tutti i coperchi quiraccolti20.

Forma: coperchio n. 1 (tav. CLXX, n. 3)Descrizione: orlo a tesa, corpo troncoconico con paretiarrotondate.Rivestimento: vetrina verde.Attestazioni:VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 35, tav. 5, n. 4).Cronologia: V/VII sec. d.C. (contesto).Osservazioni: questi coperchi presentano spessore sottile.G.T.

Forma: coperchio n. 2 (tav. CLXX, n. 4)Descrizione: orlo esternamente ingrossato, superior-mente piano, pareti troncoconiche.Rivestimento: vetrina verde.Attestazioni:VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 37, tav. 8, n. 2). Cronologia: V/VII sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: coperchio n. 3 (tav. CLXX, n. 5)Descrizione: orlo diritto, internamente ingrossato,superiormente piano, vasca emisferica.Rivestimento: vetrina verde.Attestazioni:VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 37, tav. 8, n. 1).Cronologia: V/VII sec. d.C. (contesto).G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI238

17Monte Barro 1991, p. 80; BROGIOLO 1992, p. 206.18Monte Barro 1991, p. 81.

19 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 115-116, 118.20 LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 37, tav. 8, nn. 3-4.

2.b. Recipienti per la preparazione di ali-menti e sostanze

Mortaria

Sotto la denominazione di mortaria sono statiriuniti quei recipienti tradizionalmente classifica-ti come mortaria e vasi a listello, talvolta con-traddistinti dalla presenza dei caratteristici gra-nuli sul fondo interno (vd. ceramica comune).Attraverso il beccuccio di alcuni esemplari era pro-babilmente versata una sostanza piuttosto fluida,prodotta macerando gli alimenti, forse conl’aggiunta di liquidi.

Potrebbero corrispondere ad un uso differen-ziato di questi recipienti domestici la variabilitàsia delle loro dimensioni sia degli impasti.

I mortaria a listello sono i più documentati e ipiù diffusi; tipici degli insediamenti, non si rinven-gono nelle tombe. Essi presentano una vastagamma di varianti relative all’orlo e al listello, chenon è per ora possibile ancorare a precise sequen-ze cronologiche.

Forma: mortarium n. 1 (tav. CLXXI, n. 1)Descrizione: orlo indistinto introflesso, carenaall’attacco con la parete, beccuccio versatoio cilindricoappena sotto l’orlo, corpo troncoconico, fondo piano. Rivestimento: vetrina interna verde marrone.Decorazione: sull’orlo linee incise ondulate irregolari.Attestazioni:VA: Varese, Rasa di Velate (Ceramica invetriata 1981,n. 33 = Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2p).Cronologia: IV sec. d.C.Osservazioni: questo pezzo è stato rinvenuto in un con-testo funerario. G.T.

Forma: mortarium n. 2 (tav. CLXXI, n. 2)Descrizione: orlo indistinto, introflesso, beccuccio ver-satoio cilindrico impostato sull’orlo o appena sotto, spal-la alta, corpo troncoconico arrotondato, fondo piano.Rivestimento: vetrina interna, giallo-verde o verde-oliva.Decorazione: costolature dall’orlo fino alla spalla.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, pp. 353-354, n. 19, tav. 106, n. 1); Castelseprio (DEJANA 1978-79,p. 178, tav. II, nn. 2, 3 = BROGIOLO, LUSUARDI SIENA1980, pp. 491-492, fig. 13, nn. 1, 3; LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 35, tav. 4, nn. 1-2; LUSUARDISIENA, SANNAZARO 1992b, p. 197, tav. 1, n. 4); Tron-zano Lago Maggiore (inedito, cit. in LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 35: attribuzione ipotetica).Cronologia: prevalentemente V/VI sec. d.C.; a Castel-seprio (VA) anche da strati di VII/VIII sec. d.C.Osservazioni: i mortaria nn. 2 e 3 sono i più attestati aCastelseprio (VA), dove sono definiti “vasi ad orlo rien-trante”. Hanno un diametro di 16/23 cm. Il fondo è quasisempre all’interno ricoperto di granuli consistenti, inalcuni casi frammenti di pietra ollare macinata. È diffi-

cile stabilire se le diversità, talvolta riscontrabili in que-sti mortaria, siano imputabili a differenze di cronologia(BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, pp. 491-492;LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, pp. 35, 41).G.T.

Forma: mortarium n. 3 (tav. CLXXI, n. 3)Descrizione: orlo introflesso ingrossato, arrotondato,beccuccio versatoio cilindrico impostato sull’orlo o appe-na sotto, spalla alta, corpo troncoconico con pareti arro-tondate, fondo piano.Rivestimento: vetrina interna, giallo-verde o verde-oliva.Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (inedito, cit. in LUSUAR-DI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 35: attribuzione ipo-tetica) .VA: Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 35, tav. 4, n. 3; tav. 4, nn. 4-5: attribuzione ipo-tetica); Tronzano Lago Maggiore (inedito, cit. inLUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 35: attribu-zione ipotetica).Cronologia: prevalentemente V/VI sec. d.C.; a Castel-seprio (VA) anche da strati datati al VII/VIII sec. d.C.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 4 (tav. CLXXII, nn. 1-3)Descrizione: orlo diritto, con o senza versatoio, vascatroncoconica, fondo presumibilmente piano. Si distin-guono tre varianti:A) orlo arrotondato, listello a sezione circolare, spesso oappuntito, orizzontale;B) orlo arrotondato, listello orizzontale, che forma unampio angolo arrotondato con l’orlo;C) orlo alto, sporgente, superiormente arrotondato oappiattito, listello orizzontale, a sezione rettangolare.Rivestimento: vetrina per lo più interna, ma anchesull’orlo e/o con macchie e gocce all’esterno, di colorbruno, verde, giallo-verde, giallo-ocra, di rado giallo-arancio. Decorazione: talvolta linee incise; in un caso a rotellasul bordo del listello (Lomello, PV); in un altro file tra-sversali di puntini impressi sulla superficie superioredel listello (Castelseprio, VA).Attestazioni:BG: Ghisalba (SAPELLI 1981, p. 155, nn. 1, 3, fig. 2, nn.1, 3: variante A).BS: Brescia, S. Salvatore (GUARNIERI 1960, p. 157, fig.11a, p. 160, nota 5; BROGIOLO 1985 pp. 56, 59, nn. 8-9:variante A); Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, pp.203, 205, tav. I, nn. 4-5: variante A; tav. I, n. 9: varianteB); Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988,pp. 98-99, tav. XIV, n. 3: variante B); Desenzano (Desen-zano I 1994, p. 176, tav. III, n. 8: variante A).MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 37, n. 1,tav. X, n. 1: variante A; p. 41, n. 6, tav. XI, n. 1: variante B);Milano, scavi MM3 (Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 116-117,tav. XLIII, nn. 1-6, tav. XLIV, nn. 2, 4-7: variante A; tav.XLIII, nn. 8-9: variante C; LUSUARDI SIENA, SANNA-ZARO 1992a, p. 190, nn. 4-5, tav. 1, nn. 4-5: varianti A, C).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 239

PV: Lomello, Villa Maria (BLAKE, MACCABRUNI1987, p. 162, fig. 4, n. 206/20: variante A); Pavia, S.Michele Maggiore (Archeologia urbana 1995, p. 76, tav.II, n. 30: variante C); Pavia, S. Maria delle Cacce (inedi-to, cit. in Archeologia urbana 1995, p. 76); Pavia, S.Maria Gualtieri (inedito, cit. in Archeologia urbana1995, p. 76); Pavia, Seminario (Archeologia urbana1995, p. 97, tav. I, n. 6: variante A; p. 97, tav. I, n. 7:variante B); Torrevecchia Pia, campo Troselle (GALLI1993, p. 49, fig. 8, b: variante A).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 204,tav. 71, n. 3: variante C; p. 352, n. 12, tav. 105, n. 4:variante A); Castelseprio (DEJANA, SIRONI 1973-75,tav. 9, prima fila, primo da sinistra: variante C;LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 37, tav. 6, n.3: variante A = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1992b, p. 196, tav. 1, n. 2). Cronologia: IV/VII sec. d.C.; forse una presenza piùconsistente tra IV e V sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questo vaso a listello e il seguente sono ipiù documentati. Caratteristiche comuni ad entrambi sonola vetrina e le molteplici varianti di orlo e listello, per lequali però non si possono indicare differenze cronologiche.Si evidenziano i rapporti con la terra sigillata chiara D,in particolare con la forma Hayes 91.In ceramica comune i mortaria a listello corrispondentisono i nn. 17 e 18 (vd. supra).G.T.

Forma: mortarium a listello n. 5 (tav. CLXXII, nn. 4-6)Descrizione: orlo diritto o introflesso, talvolta ingros-sato, con o senza versatoio, vasca emisferica, fondopiano. Si distinguono due varianti:A) orlo arrotondato o a profilo quadrato, listello arroton-dato o appuntito, per lo più a sezione circolare, general-mente orizzontale;B) orlo arrotondato o superiormente piano, listello a pro-filo rettangolare o a sezione circolare, per lo più rivoltoverso l’alto.Rivestimento: vetrina per lo più interna, ma anchesull’orlo e/o con macchie e gocce all’esterno, di colorbruno, verde, giallo-verde, giallo-ocra, di rado giallo-arancio.Decorazione: a volte tacche sul listello.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, pp. 203, 205,tav. I, n. 6: variante A; n. 7: variante B); Brescia, viaAlberto Mario (Via Alberto Mario 1988, pp. 98-99, tav.XIV, n. 2: variante B); Desenzano (BROGIOLO 1985, pp.56, 59, nn. 6-7: variante A; pp. 56, 60, n. 11: variante B).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 79, tav. XLVIII,nn. 1-4: variante B).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 134, tav.XXI, n. 1: variante B); Palazzo Pignano (Palazzo Pigna-no 1985, p. 208, tav. X, n. 1: variante A; tav. X, n. 2:variante B). MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, pp. 113-114, tav. 49, d: variante A); Milano, scaviMM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 116-117, tav. XLII,nn. 1-10: variante A; LUSUARDI SIENA, SANNAZA-RO 1992a, p. 190, n. 3, tav. 1, n. 3: variante A). PV: Pavia, S. Michele Maggiore (Archeologia urbana1995, p. 76, tav. II, n. 31: variante A); Pavia, Torre Civi-ca (BLAKE 1978, p. 147, fig. 35, n. 5).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 203, n.10, tav. 70, n. 4: variante A; p. 203, n. 12, tav. 70, n. 5, p.

353, n. 14, tav. 105, n. 5: variante B); Castelseprio(DEJANA, SIRONI 1973-75, tav. 9, seconda fila, primoda destra; LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p.37, tav. 6, n. 1; BROGIOLO, LUSUARDI SIENA 1980,p. 492, fig. 18, n. 6 = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1985, p. 37, tav. 6, n. 2 = LUSUARDI SIENA, SANNA-ZARO 1992b, p. 197, tav. 1, n. 3: variante B).Cronologia: IV/VII sec. d.C.; forse una presenza piùconsistente tra IV e V sec. d.C. (contesti).Osservazioni: vd. supra la scheda precedente.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 6 (tav. CLXXIII, n. 1)Descrizione: orlo indistinto diritto o introflesso, arro-tondato, talvolta con versatoio, breve listello orizzonta-le, vasca emisferica o troncoconica.Rivestimento: vetrina all’interno a colature e macchie,all’esterno sull’orlo, giallo-verde o verde-oliva.Decorazione: di rado linee incise; sulla parete esternasopra il listello onde a pettine (Terno d’Isola, BG).Attestazioni:BG: Terno d’Isola (“NotALomb”, 1985, p. 82, fig. 79, n. 2).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 113, tav. 49, a-b: attribuzione ipotetica); Mila-no, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 117-118,tav. XLV, nn. 1-6). Cronologia: non anteriori alla metà VI sec. d.C. (Mila-no, scavi MM3; non si esclude che alcuni siano residui).Osservazioni: morfologicamente questi esemplari sonosimili ai mortaria a listello nn. 4 e 5, ma le loro dimen-sioni e l’impasto depurato fanno ritenere questi pezzirecipienti da mensa, con funzioni di ciotole. Vanno rile-vate le affinità anche con i mortaria a listello in cerami-ca comune n. 14, datati però entro il I sec. d.C.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 7 (tav. CLXXIII, n. 2)Descrizione: orlo introflesso, arrotondato, grossolistello orizzontale.Attestazioni:CR: Calvatone (Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 187, fig. 261).Cronologia: IV/V sec. d.C.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 8 (tav. CLXXIII, nn. 3-4)Descrizione: orlo introflesso, a profilo quadrato o arro-tondato, talvolta con versatoio, listello rialzato, arroton-dato o a profilo rettangolare, vasca troncoconica. Rivestimento: vetrina color verde oliva (Angera, VA). Decorazione: linee incise parallele orizzontali sullasuperficie superiore del listello e sul corpo (Angera, VA),ondulate poco sotto il listello (Brescia).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 205, tav. I, n. 8).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 204, tav.71, nn. 2, 4); Sesto Calende, via Bellaria (ROZZI 1986-87,p. 123, tav. LXXV, Sc. 0322: attribuzione ipotetica). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (Angera,VA); seconda metà VI sec. d.C. (?) (Brescia).G.T.

Forma: mortarium a listello n. 9 (tav. CLXXIII, n. 5)Descrizione: orlo ingrossato, arrotondato, più o menointroflesso, listello arrotondato rialzato, vasca emisferica. Rivestimento: vetrina all’interno, color verde oliva ogiallo-verde.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI240

Decorazione: sull’orlo tacche o una linea ondulata incisa.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 203, n.9, tav. 70, n. 3, p. 352, n. 8, tav. 105, n. 1). Cronologia: secondo quarto III/VI sec. d.C. (contesto).Osservazioni: questo mortarium è piuttosto raro; un altroesemplare è attestato nel castrum di Belmonte (TO)21.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 10 (tav. CLXXIV, n. 1)Descrizione: orlo diritto, arrotondato, con versatoio,listello spesso, a sezione circolare, incurvato verso ilbasso, vasca troncoconica.Rivestimento: vetrina interna, opaca, di color giallobruno.Decorazione: linee incise parallele orizzontali sulcorpo.Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, p. 37, n.3, tav. X, n. 2); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991,vol. 3.1, pp. 116-117, tav. XLIII, n. 7).Cronologia: età tardoantica-altomedievale.Osservazioni: questo mortarium si distingue dai nn. 4e 5 per la forma della vasca e le dimensioni notevoli.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 11 (tav. CLXXIV, n. 2)Descrizione: breve orlo, più o meno arrotondato, lungolistello orizzontale a profilo più o meno squadrato. Rivestimento: vetrina all’esterno e all’interno, brillan-te, color giallo-bruno.Decorazione: in un caso tacche superiormente sullistello.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.115, 117, tav. XLI, n. 4, tav. XLIV, n. 3).Cronologia: 423-450 / metà VI-VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questi due recipienti, frammentari,hanno notevole diametro (cm. 55 ca.) e spessore. Ladecorazione a tacche di un esemplare ricorre di frequen-te sulle tese dei mortaria a listello invetriati (vd. ancheinfra coppe n. 5)22.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 12 (tav. CLXXIV, nn. 3-4)Descrizione: orlo appena accennato, arrotondato,listello orizzontale appuntito o a profilo squadrato,vasca emisferica. Rivestimento: vetrina bruna, opaca con numeroseporosità (Milano); vetrina color verde-giallo, bollosa,conservata solo all’interno (Angera, VA).Decorazione: linee incise sul corpo (Milano); linee inci-se parallele sulla superficie superiore del listello(Castelseprio, VA).Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.117, tav. XLIV, n. 1).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 202, n.1, tav. 69, n. 6); Castelseprio (LUSUARDI SIENA, SAN-NAZARO 1985, p. 37, tav. 6, n. 4).Cronologia: seconda metà VI sec. d.C. (Milano). G.T.

Forma: mortarium a listello n. 13 (tav. CLXXV, n. 1)Descrizione: orlo rientrante, arrotondato, listello nonevidenziato rispetto all’orlo, vasca emisferica. Rivestimento: vetrina interna e esterna (Manerba delGarda, BS); color marrone, verde e giallo-verde (Ange-ra, VA); tracce di vetrina interna e sull’orlo (Borgo Prio-lo, PV).Decorazione: linee incise parallele sull’orlo (Castelse-prio, VA).Attestazioni:BS: Manerba del Garda, Pieve (CARVER, MASSA,BROGIOLO 1982, p. 274, C152, fig. 29, GR2).PV: Borgo Priolo, Cappelletta (INZAGHI 1978, pp. 173,183, tav. 14, n. 263).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 204, nn.13-14, tav. 70, n. 6, tav. 71, n. 1); Castelseprio(LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 37, tav. 7,n. 5: attribuzione ipotetica). Cronologia: fine V / inizi VII sec. d.C. (in base ai con-fronti con le corrispondenti forme della sigillata chiara edella ceramica comune). Osservazioni: nonostante le strette analogie con lecoppe, questi recipienti corrispondono ai mortaria alistello in ceramica comune n. 19.G.T.

Forma: mortarium a listello n. 14 (tav. CLXXV, n. 2)Descrizione: orlo più o meno rientrante, a profilo arro-tondato o quadrato, listello, quando conservato, a sezio-ne rettangolare.Rivestimento: vetrina all’interno, all’esterno su orlo elistello.Decorazione: modanature sull’orlo; in un caso tacchedoppie, separate da una cordonatura.Attestazioni:CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 80, tav. XLVIII,n. 6, tav. XLIX, nn. 1-2).Cronologia: seconda metà V / prima metà VI sec. d.C.(contesto).G.T.

Catini

Forma: catino n. 1 (tav. CLXXV, n. 3)Descrizione: orlo a tesa, con estremità ingrossata earrotondata, superiormente incavato, corpo troncoconi-co, fondo piano.Rivestimento: vetrina interna spessa, verde scuro overde marrone. Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 41,fig. 4: attribuzione ipotetica); Milano, S. Maria allaPorta (S. Maria alla Porta 1986, p. 114, tav. 49, e: attri-buzione ipotetica).VA: Varese, Rasa di Velate (Ceramica invetriata 1981,n. 31 = Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2o). Cronologia: IV sec. d.C. (contesti).Osservazioni: le forme aperte invetriate si rinvengonoper lo più in abitato; invece proviene da una tomba ilcatino di Varese. G.T.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 241

21 PANTÒ, PEJRANI BARICCO 1992, p. 160, tav. 1, n. 6.22 Cfr., ad esempio, i numerosi mortaria a listello invetriati pie-

montesi, in Ceramica invetriata 1992, pp. 117-183. Un vasoanalogo è attestato a Villaro di Ticineto, AL (GARERI CANIA-TI 1985, p. 79, tav. 1, n. 2).

2.c. Recipienti per versare e per conservareliquidi e alimenti

Anforette

L’impasto delle anforette risulta in genere nondepurato.

Forma: anforetta n. 1 (tav. CLXXVI, n. 1)Descrizione: orlo appena rientrante e carenatoall’attacco con il collo concavo, anse nastriformi condepressione centrale, impostate su un disco alla fine delcollo e saldate nel punto del diametro massimo, corpoovoide, piede a disco modanato. Rivestimento: vetrina esterna marrone rossastra(Barzanò, CO); vetrina verdastra anche all’internodell’orlo e sul fondo (Fino Mornasco, CO).Decorazione: solcature sulla spalla e nella parte infe-riore del corpo (Fino Mornasco, CO).Attestazioni:CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55,n. 15.3, tav. 14, n. 15.3 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235,n. 3, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 4); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, p. 70, n. 71, tav. XI, n. 71);Lecco, Pescarenico (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358-359,scheda 217, fig. 129, n. 2). Cronologia: IV sec. d.C. (contesti).G.T.

Forma: anforetta n. 2 (tav. CLXXVI, n. 2)Descrizione: collo con collarino poco sporgente e arro-tondato, anse impostate sul collarino e sulla spalla,corpo ovoide, piede a disco. Rivestimento: vetrina esterna verde-bruna e verde-giallastra, anche sul fondo.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 70, n. 72,tav. XI, n. 72). Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto). G.T.

Forma: anforetta n. 3 (tav. CLXXVI, n. 3)Descrizione: anse nastriformi, costolate, rialzate,impostate sul collo e sulla spalla, spalla espansa, corpoovoide, alto piede appena incavato. Rivestimento: vetrina, ridotta a tracce, color gialloverdastro.Attestazioni:CO: territorio di Como (?) (Ceramica invetriata 1981, n. 7).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto).G.T.

Forma: anforetta n. 4 (tav. CLXXVI, n. 4)Descrizione: collo svasato, anse tricostolate, impostatesul collarino e saldate sulla spalla, spalla espansa, corpoovoide, piede a disco. Rivestimento: vetrina verde-giallastra, ancheall’interno del collo e sul fondo (Fino Mornasco, CO). Decorazione: tre solcature orizzontali parallele sullaspalla.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, pp. 70-71,n. 73, tav. XII, n. 73).

VA: Samarate (BERTOLONE 1931, p. 46, fig. 15, primada destra: attribuzione ipotetica); territorio di Varese(QUAGLIA 1881, tav. V, n. 90: attribuzione ipotetica). Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (prive di contesto). G.T.

Forma: anforetta n. 5 (tav. CLXXVII, n. 1)Descrizione: orlo leggermente ingrossato, alto collorastremato alla base, anse pizzicate impostate sul colloe sul ventre, corpo ovoide slanciato, piede a disco.Rivestimento: vetrina, in genere a macchie, bruna,giallastra o verde oliva.Attestazioni:BG: Ciserano (DEGRASSI 1946, p. 6, fig. 1 = Carta Ber-gamo 1992, vol. 2.2, p. 68, scheda 224); Lovere (ValleCamonica romana 1986, p. 118, tomba 20, tav. XLIX, n.1 = Milano capitale 1990, p. 273, scheda 4e.2b = CartaBergamo 1992, vol. 2.2, pp. 93-94, scheda 370).BS: Brescia, S. Salvatore (BROGIOLO 1985, p. 56, n.4.b, fig. 19: attribuzione ipotetica).CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 71, n. 74,tav. XII, n. 74).CR: Robecco d’Oglio (Milano capitale 1990, p. 281, sche-da 4e.2f.1 = Riti e sepolture 1990, pp. 53-54, n. 1).Cronologia: fine III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: questa anforetta si trova anche in cera-mica comune (vd. supra n. 4).C.D.P.

Forma: anforetta n. 6 (tav. CLXXVII, nn. 2-3)Descrizione: orlo indistinto, estroflesso, in un caso conincavo interno, collo cilindrico, anse a nastro costolateimpostate sotto l’orlo e saldate sulla spalla, spalla alta,corpo quadrangolare leggermente rastremato verso ilfondo, fondo piano talvolta appena ombelicato.Rivestimento: vetrina color verde chiaro o marrone,sulla superficie esterna e talvolta anche sul fondo.Decorazione: scanalature parallele orizzontali sulcorpo (Brescia).Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 207, tav. III,n. 27); Idro, Castel Antico (BROGIOLO 1980, p. 56, 4.c,p. 61, n. 20).VA: Samarate (BERTOLONE 1931, p. 46, fig. 15, primada sinistra: attribuzione ipotetica).Cronologia: IV / metà VI sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questa anforetta è chiamata altroveolpe biansata (BROGIOLO 1992). L’esemplare di Bre-scia, più tardo, si distingue per un maggiore spessoredelle pareti e del fondo.Essa trova confronti nel Canton Ticino23.N.S.

Forma: anforetta n. 7 (tav. CLXXVII, nn. 4-5)Descrizione: orlo a fascia ingrossato e arrotondato,con incavo interno, talvolta inclinato ad angolo acuto,collo concavo, lungo o breve, anse a nastro costolate,impostate sulla sporgenza alla fine dell’orlo e saldatesulla spalla carenata, corpo troncoconico, fondo pianoappena concavo.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI242

23SIMONETT, LAMBOGLIA 1967-71, p. 291, dis. 184b, tomba 44.

Rivestimento: vetrina esterna color bruno e bruno-oliva.Decorazione: costolature sulle pareti o fasci di lineeincise parallele orizzontali sul corpo e sul fondo.Attestazioni:CO: Lurate Caccivio, Cascina Benedetta (BUTTI RON-CHETTI 1985, p. 49, n. 1, tav. XIII, n. 1); territorio diComo (?) (Ceramica invetriata 1981, n. 2 = Milano capi-tale 1990, p. 370, scheda 5d.2i; Ceramica invetriata1981, n. 3).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 140, Cat. 52/1:attribuzione ipotetica). VA: Induno Olona (QUAGLIA 1881, tav. III, n. 49: attri-buzione ipotetica).Cronologia: IV sec. d.C. (?) (in base ai confronti).Osservazioni: la caratteristica di queste anforette -l’orlo a fascia più o meno inclinato e ingrossato - è comu-ne alle olpi nn. 15-17.G.T.

Olpi

In base ai dati disponibili, le olpi sono testimonia-te quasi esclusivamente nelle tombe.L’impasto è in genere poco depurato.

Forma: olpe n. 1 (tav. CLXXVIII, nn.1-3)Descrizione: alto orlo a fascia, con incavo interno più omeno accentuato, collo concavo, ansa costolata imposta-ta a metà del corpo e saldata sotto l’orlo, corpo ovoide,più o meno espanso, alto piede a disco. Rivestimento: vetrina esterna, talvolta anche interna,color bruno, bruno-giallastro o nelle varie tonalità diverde.Decorazione: talvolta sulla spalla solcature orizzonta-li irregolari o modanature; in un caso tacche circolariall’interno dell’orlo (Calvatone, CR).Attestazioni:CO: Capiago Intimiano, Mandana (Ceramica invetriata1981, n. 13 = VASSALLE 1983, p. 183, a, tav. XXI, a =NOBILE 1992, p. 47, n. 9.4, tav. 7, n. 9.4); Erba, Bucci-nigo (NOBILE 1985, pp. 50, 53, fig. 10: attribuzione ipo-tetica); Pontelambro, Lezza (NOBILE 1985, pp. 49, 52,fig. 3 = NOBILE 1992, p. 51, n. 12.1, tav. 10, n. 12.1); ter-ritorio di Como (?) (Ceramica invetriata 1981, n. 5). CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, pp. 134, 136,tav. XXI, n. 4: attribuzione ipotetica).MI: Albairate, Cascina Faustina (Albairate 1986, pp.59-60, 71, fig. 10 =? PISANI DOSSI 1905, tav. II, g);Legnano, Costa per S. Giorgio (inedita; Legnano, MuseoCivico Guido Sutermeister); Milano (BARONI 1934, p.19, n. 1; n. 2 = BLAKE 1981, p. 44, n. 2, fig. 1, n. 2, tav.III, c); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.123, tav. XLVII, nn. 17-19 = LUSUARDI SIENA, SAN-NAZARO 1992a, pp. 190-191, n. 11, tav. 2, n. 11: attri-buzione ipotetica).VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 108, n. 1, tomba 98, tav. XXXVI, c, pp. 148-149, n. 2, tomba 4, tav. XLIII, a); Caronno Varesino(Ceramica invetriata 1981, n. 17 = ALEMANI, ANTICOGALLINA, DEJANA 1989, p. 47, fig. 7, pp. 165-166,scheda n. 11); Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 23);Induno Olona (Ceramica invetriata 1981, n. 15); Uboldo,cascina Malpaga (Prima di noi 1996, pp. 101-102, n. 8,tav. XIV, n. 8).

Cronologia: III/IV sec. d.C. (contesti).Osservazioni: è questa una delle olpi più diffuse, conalcune variazioni nell’orlo e nel corpo.G.T.

Forma: olpe n. 2 (tav. CLXXVIII, n. 4)Descrizione: orlo trilobato, ingrossato all’interno, colloconcavo, ansa a nastro impostata sull’orlo e saldatasulla spalla, corpo ovoide o troncoconico arrotondato,fondo piano o basso piede a disco. Rivestimento: vetrina esterna piuttosto opaca, colorverde bruno (Fino Mornasco, CO). Decorazione: solcatura orizzontale sul ventre (Lovere,BG).Attestazioni:BG: Lovere (Valle Camonica romana 1986, p. 114, tav.XLVIII, n. 2).CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 70, n. 70,tav. XI, n. 70).Cronologia: III/IV sec. d.C. (Lovere, BG).G.T.

Forma: olpe n. 3 (tav. CLXXVIII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso, trilobato, collo concavo,più o meno lungo, ansa a nastro, corpo ovoide con ventrerialzato, di rado corpo tozzo, basso piede a disco.Rivestimento: vetrina sia coprente sia a macchie, ingenere all’esterno, talvolta anche all’interno, di colorgiallo-ocra, bruno o verde oliva.Decorazione: spesso solcatura orizzontale sul ventre.Attestazioni:BG: Caravaggio, cimitero (“NotALomb”, 1982, pp. 98-99, fig. 74); Costa Volpino, Volpino (ABELLI CONDINA1986, p. 125, scheda 23 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2,pp. 75-76, scheda 269: attribuzione ipotetica); Lovere(Valle Camonica romana 1986, pp. 114-115, tav.XLVIII, nn. 1, 3-4, p. 117, tav. XLIX, tomba 17, n. 1);Pianico (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 108, scheda455: attribuzione ipotetica); Rogno (ABELLI CONDINA1986, p. 124, scheda n. 18: attribuzione ipotetica); Seria-te (CERESA MORI 1980-81, p. 165, tav. 1, a, p. 168, tav.3, a, p. 170, tav. 4, a = Milano capitale 1990, p. 272, sche-da 4e.2a). BS: Vobarno (SIMONI 1971, pp. 24-25, fig. 6).CO: Como, Rebbio (Ceramica invetriata 1981, n. 14 =NOBILE 1992, p. 41, tav. 3, n. 2.2); territorio di Como (?)(Ceramica invetriata 1981, n. 8).CR: Robecco d’Oglio (Riti e sepolture 1990, pp. 53-55,tomba 10, n. 1).MI: Milano, necropoli (BOLLA 1988, p. 72, Cat. 21/1).VA: Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 21).Cronologia: III / inizi V sec. d.C. (contesti tombali).Osservazioni: quest’olpe si trova anche in ceramicacomune (vd. supra n. 56).C.D.P.

Forma: olpe n. 4 (tav. CLXXVIII, n. 6)Descrizione: orlo estroflesso, collo cilindrico, ansa anastro impostata a metà del corpo e saldata all’orlo,corpo tondeggiante, fondo piano. Rivestimento: vetrina esterna e all’interno del collo,bollosa, color bruno-giallastro (Oggiona con Santo Stefa-no, VA).Attestazioni:VA: Biandronno, Chiese Pagane (inedita; Varese, MuseiCivici di Villa Mirabello); Oggiona con Santo Stefano

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 243

(“NotALomb”, 1988-89, p. 227, fig. 198, n. 1 = MARIOT-TI, MASTORGIO 1990, pp. 11-12, n. 1); Sumirago, Albu-sciago (MAJ 1930, pp. 118-119, fig. 6, in centro: attribu-zione ipotetica). Cronologia: III/IV sec. d.C. (contesti).Osservazioni: l’olpe di Oggiona con Santo Stefano (VA)presenta dimensioni ridotte.G.T.

Forma: olpe n. 5 (tav. CLXXVIII, n. 7)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, ansa anastro impostata sul diametro massimo e saldataall’orlo, corpo biconico schiacciato, fondo piano.Rivestimento: vetrina bruno giallastra sulla superficieesterna.Attestazioni:VA: Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 25).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto). Osservazioni: per alcuni particolari e per le piccoledimensioni quest’olpe si avvicina all’olpe n. 4, con cuiforse condivide anche la cronologia.G.T.

Forma: olpe n. 6 (tav. CLXXVIII, n. 8)Descrizione: collo concavo, ansa a nastro costolataimpostata sulla spalla e saldata sul collo, corpo ovoide,piede ad anello.Rivestimento: vetrina esterna color giallo bruno bril-lante.Attestazioni:VA: Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 20).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto). G.T.

Forma: olpe n. 7 (tav. CLXXIX, n. 1)Descrizione: orlo indistinto estroflesso, collo concavo,ansa a nastro bicostolata, impostata sul diametro mas-simo e saldata sul collo, corpo biconico, fondo pianoappena concavo. Rivestimento: vetrina esterna color verde oliva scuro.Decorazione: nella metà superiore del corpo quattrosolcature orizzontali parallele. Attestazioni:VA: Gallarate, via Pastori (inedita; Gallarate, Museodella Società di Studi Patri); Induno Olona (QUAGLIA1881, tav. III, n. 37 = Ceramica invetriata 1981, n. 19).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (prive di contesto).G.T.

Forma: olpe n. 8 (tav. CLXXIX, n. 2)Descrizione: collo svasato, ansa a nastro costolataimpostata sulla spalla e saldata al collo, corpo piriformeespanso e arrotondato, basso piede a disco.Rivestimento: vetrina esterna color verde oliva.Attestazioni:VA: Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 18).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto). G.T.

Forma: olpe n. 9 (tav. CLXXIX, n. 3)Descrizione: orlo ad imbuto, superiormente piano, altocollo cilindrico, ansa, ora spezzata, saldata sul corpo esotto l’orlo, corpo ovoide, fondo piano.

Rivestimento: vetrina esterna giallastra, opaca.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (Ceramica invetriata 1981, n.16 = MAZZOLA 1992, p. 69, n. 67, tav. X, n. 67).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto).G.T.

Forma: olpe n. 10 (tav. CLXXIX, n. 4)Descrizione: collo cilindrico, ansa a nastro costolata,rialzata, impostata sul collo e saldata sulla spalla,corpo biconico arrotondato, piede a disco svasato, appe-na concavo. Rivestimento: vetrina esterna color marrone gialla-stro scuro.Attestazioni:CO: Caslino d’Erba, Ca’ Bianca (NOBILE 1985, pp. 49,52, fig. 5 = NOBILE 1992, p. 49, n. 11.2, tav. 9, n. 11.2).Cronologia: IV sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: olpe n. 11Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, ansa impo-stata sulla spalla e saldata sotto l’orlo, corpo globoso,piede a disco. Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 41,fig. 3). Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto).G.T.

Forma: olpe n. 12 (tav. CLXXIX, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso, collo concavo, ansa anastro costolata impostata sul diametro massimo esaldata sotto l’orlo, corpo ovoide espanso, piede adisco.Rivestimento: vetrina esterna color bruno giallastro.Attestazioni:VA: Daverio (Ceramica invetriata 1981, n. 24).Cronologia: III/IV sec. d.C. (?) (priva di contesto).G.T.

Forma: olpe n. 13Descrizione: alto orlo a fascia, collo cilindrico, ansaimpostata sulla spalla e saldata sotto l’orlo, corpo tron-coconico, fondo piano. Attestazioni:MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 41,fig. 2).VA: Biandronno, Chiese Pagane (inedita; Varese, MuseiCivici di Villa Mirabello); Cantello, Ligurno (Inv. Civ. 144,Varese, Musei Civici di Villa Mirabello; cit. in MACCA-BRUNI 1981, p. 80: attribuzione ipotetica); Daverio(Ceramica invetriata 1981, n. 22: attribuzione ipotetica);Samarate (Gallarate, Museo della Società di Studi Patri =? BERTOLONE 1931, p. 46, fig. 15, seconda fila, prima dasinistra); Varese, Rasa di Velate (Inv. St. 14709, Inv. St.14710; inedite, Varese, Musei Civici di Villa Mirabello;cit. in MACCABRUNI 1981, p. 80: attribuzione ipotetica). Cronologia: III/IV sec. d.C. (in base ai confronti).Osservazioni: queste olpi, definibili anche come botti-glie, sono probabilmente un’imitazione delle hydriaevitree, diffuse dall’età flavia. Infatti sono simili agliesemplari vitrei in uso nel III-IV sec. d.C.24

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI244

24 MACCABRUNI 1981, pp. 79-80.

Le olpi n. 13, meno attestate delle olpi globulari e vicinealle anforette n. 7, sono presenti anche nel Canton Tici-no, a San Pietro di Stabio (Vignetto)25.G.T.

Forma: olpe n. 14 (tav. CLXXIX, n. 6)Descrizione: cordone a profilo arrotondato alla basedel collo, ansa impostata sul diametro massimo, corpobiconico, alto piede a disco modanato, appena concavo. Rivestimento: vetrina esterna bruno giallastra.Decorazione: solcature orizzontali parallele sul dia-metro massimo e appena sopra il piede.Attestazioni:CO: Lecco, Rancio (Ceramica invetriata 1981, n. 9 =NOBILE 1992, p. 68, n. 21.2, tav. 25, n. 21. 2).Cronologia: fine III/IV sec. d.C. (contesto).G.T.

Forma: olpe n. 15 (tav. CLXXX, nn. 1-2)Descrizione: orlo a fascia diritto o leggermente intro-flesso, carena più o meno sporgente tra orlo e collo, colloconcavo, ansa costolata impostata sulla carena e saldatasulla spalla, corpo ovoide, piede a disco, di rado a spigolo. Rivestimento: vetrina esterna, e in un caso all’internodell’orlo, verde oliva, verdastra o marrone rossastra.Decorazione: talvolta sulla spalla sottili incisioni oriz-zontali parallele irregolari.Attestazioni:CO: Barzanò, Consorzio Agrario (NOBILE 1992, p. 55,n. 15.2, tav. 14, n. 15.2 = Carta Lecco 1994, pp. 220, 235,n. 2, p. 333, scheda 18, fig. 147, n. 1); Fino Mornasco,Socco (MAZZOLA 1992, p. 69, n. 68, tav. X, n. 68); Lecco,Acquate (Carta Lecco 1994, pp. 195, 358, scheda 213, fig.128, nn. 3-4); territorio di Como (?) (Ceramica invetriata1981, nn. 4, 6).Cronologia: IV sec. d.C. (contesti).Osservazioni: queste olpi sono caratterizzate da unacerta variabilità nei particolari.G.T.

Forma: olpe n. 16 (tav. CLXXX, nn. 3-4)Descrizione: orlo diritto, talvolta ingrossato, carenapiù o meno sporgente tra orlo e collo, collo concavo, avolte con cordone, ansa costolata impostata sulla carenae saldata a metà del corpo, corpo globulare, svasato, altopiede a disco, talvolta modanato. Rivestimento: vetrina esterna, di rado anche interna,color marrone oliva o chiaro, verde giallo, giallastro.Decorazione: sulla spalla sottili solcature orizzontaliparallele.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 69, n. 69,tav. XI, n. 69); Garlate, Figina (NOBILE 1985, pp. 50,54, fig. 13 = NOBILE 1992, p. 71, n. 22.13, tav. 30, n.22.13); Molteno (NOBILE 1985, pp. 50, 54, fig. 11 =NOBILE 1992, p. 57, n. 16.7, tav. 16, n. 16.7 = CartaLecco 1994, p. 238, n. 4, p. 363, scheda 256, fig. 151, n. 3).MI: Abbiategrasso, Pestegalla (PALESTRA 1956, p. 41,fig. 3). VA: Biandronno, Chiese Pagane (inedita; Varese,Musei Civici di Villa Mirabello); Gallarate (inedita;Gallarate, Museo della Società di Studi Patri); Sama-rate (BERTOLONE 1931, p. 46, fig. 15, terza da sini-

stra); Vizzola Ticino, Castelnovate (BERTOLONE1931, p. 49, fig. 16, ultima fila, terza da destra: attri-buzione ipotetica). Cronologia: IV sec. d.C. (contesti).G.T.

Forma: olpe n. 17 (tav. CLXXX, n. 5)Descrizione: orlo diritto, talvolta assottigliato, carenatra orlo e collo, modanatura sul collo o alla sua base,ansa costolata impostata sotto la carena e saldata ametà del corpo, corpo ovoide, talvolta espanso, piede adisco, spesso modanato. Rivestimento: vetrina esterna, di rado anche interna,bruno oliva, bruno chiaro o giallo verde.Attestazioni:CO: Albavilla, Coetta (Ceramica invetriata 1981, n. 12 =NOBILE 1985, pp. 49, 52, fig. 2 = NOBILE 1992, p. 48,n. 10.1, tav. 8, n. 10.1: attribuzione ipotetica); Caslinod’Erba, Ca’ Bianca (NOBILE 1985, pp. 49, 52, fig. 4 =NOBILE 1992, p. 49, n. 11.1, tav. 9, n. 11.1); Longone alSegrino (Ceramica invetriata 1981, n. 11 = NOBILE1985, pp. 50, 53, fig. 6; Ceramica invetriata 1981, n. 10 =NOBILE 1985, pp. 50, 53, fig. 7: attribuzione ipotetica);Valbrona (NOBILE 1985, pp. 50, 53, fig. 8 = NOBILE1992, p. 63, n. 19.6, tav. 23, n. 19.6); Valmadrera, Treb-bia (NOBILE 1985, pp. 50, 53, fig. 9 = NOBILE 1992, p.67, n. 20.3, tav. 25, n. 20.3 = Carta Lecco 1994, pp. 222,241, n. 3, p. 371, scheda 325, fig. 148, n. 4: attribuzioneipotetica).VA: Cuvio (St. 14721, inedita, Varese, Musei Civici di VillaMirabello; cit. in NOBILE 1992, p. 17, nota 9: attribuzioneipotetica); Marnate, Castegnate (SUTERMEISTER 1928,p. 55, fig. 35); Samarate (inedita, Gallarate, Museo dellaSocietà di Studi Patri: attribuzione ipotetica).Cronologia: IV sec. d.C. e forse fino agli inizi del V sec.d.C. (contesti).Osservazioni: queste olpi sono assai simili alle olpi n.16; la principale differenza consiste nell’ansa qui impo-stata sotto la carena.G.T.

Forma: olpe n. 18 (tav. CLXXXI, n. 1)Descrizione: collo con collarino, ansa impostata sullaspalla, corpo quasi biconico, piede a disco.Rivestimento: vetrina esterna color bruno oliva chiaro.Attestazioni:CO: Garlate (NOBILE 1985, pp. 50, 54, fig. 14 = NOBI-LE 1992, p. 71, n. 22.15, tav. 30, n. 22.15).Cronologia: IV sec. d.C. (contesto della necropoli). Osservazioni: in base al confronto con l’analoga olpe inceramica comune n. 57, si può supporre che questa pre-sentasse orlo estroflesso e collo cilindrico. G.T.

Forma: olpe n. 19 (tav. CLXXXI, n. 2)Descrizione: orlo leggermente estroflesso arrotondato,ansa a nastro tricostolata, impostata sotto il collo e suldiametro massimo, corpo biconico, piede troncoconicoirregolare. Rivestimento: vetrina sulla superficie esterna, colorbruno rossastro e giallastro.Decorazione: plastica, antropomorfa, nella parte supe-riore del vaso: testa, collo, spalle e braccia.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 245

25 MACCABRUNI 1981, pp. 96, 98, n. 29, tav. IX, n. 29.

Attestazioni:CO: territorio di Como (?) (Ceramica invetriata 1981, n.1 = Milano capitale 1990, p. 370, scheda 5d. 2j).Cronologia: IV sec. d.C.Osservazioni: quest’olpe presenta una decorazioneapotropaica. Recipienti simili non sembrano documen-tati in Lombardia. I pochi esemplari ad esso analoghi,attestati in Austria, Ungheria e Cecoslovacchia, proba-bilmente provengono dalla stessa officina, date le lorosomiglianze stilistiche e tecnologiche26. Non è esclusoche questo pezzo sia importato. G.T.

Brocche

Forma: brocca n. 1 (tav. CLXXXI, n. 3)Descrizione: orlo estroflesso, trilobato, collo troncoco-nico, ansa a nastro impostata sulla spalla e saldata sottol’orlo, corpo troncoconico, fondo piano.Rivestimento: sulla superficie esterna gocce di vetrinatrasparente, color rosso bruno.Decorazione: solcatura sulla spalla.Attestazioni:BG: Carobbio degli Angeli (BLAKE 1981, p. 37, p. 45, n. 6,

fig. 2, n. 6 =Milano capitale 1990, p. 366, scheda 5d.1f).Cronologia: IV/V sec. d.C. G.T.

Recipienti con beccuccio

Forma: recipiente con beccuccio n. 1 (tav. CLXXXII, n. 1)Descrizione: beccuccio versatoio impostato sulla spallaorizzontale. Rivestimento: vetrina spessa, verde scuro.Decorazione: sul corpo scaglie di pigna disposte in fileirregolari.Attestazioni:VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 206, n.24, tav. 72, n. 6).Cronologia: fine V/VI sec. d.C. (in base ai confronti).Osservazioni: questo recipiente, frammentario, conimpasto depurato, è stato collegato alla produzione diClasse e supposto importato ad Angera (VA) nella primametà del VI sec. d.C. (Angera romana II 1995, p. 577).Infatti forma e decorazione trovano riscontro nellenumerose brocchette, a volte con beccuccio, di Classe,tra le quali si inserisce il noto esemplare completo diSanta Maria in Pado Vetere27.G.T.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI246

26 ARTHUR, WILLIAMS 1981, tipo 16, pp. 491-492, figg. 16.1,16.2; Milano capitale 1990, p. 367; E. KREKOVIC̆, GlasierteKeramik aus Gerulata, in “ReiCretRomFautActa”, 34, AlbaRegia 1995, p. 96, p. 99, fig. 1, n. 6.

27 MAIOLI 1985, pp. 68-69, tav. II, nn. 3-10.28 Angera romana II 1995, p. 206, n. 23, tav. 72, n. 5.

2.d. Recipienti potori

Bicchieri

Forma: bicchiere n. 1 (tav. CLXXXII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso, appiattito superior-mente, collo cilindrico, corpo globulare, alto piedetroncoconico.Rivestimento: vetrina verde sulla superficie esterna.Attestazioni: BS: Brescia, Mompiano (BEZZI MARTINI 1987, p. 38,fig. 6).Cronologia: III sec. d.C. (?).N.S.

Recipienti ansati

Questi recipienti presentano impasto depurato.

Forma: recipiente biansato n. 1 (tav. CLXXXII, nn. 3-4)Descrizione: collo concavo, anse saldate nel punto dimassima espansione, spalla arrotondata, corpo ovoide,piede a disco, talvolta concavo. Sono presenti due varianti:A) orlo leggermente estroflesso, superiormente piano,con leggero incavo interno, anse a nastro bicostolateimpostate sotto l’orlo;B) orlo diritto arrotondato ingrossato, anse impostatesull’orlo.Rivestimento: sulla superficie interna vetrina giallo-

verde o giallo-bruno, sulla superficie esterna verde-bruno (variante B) o solo piccole gocce (variante A).Decorazione: sul corpo solcature orizzontali, parallelee profonde (variante A); sul corpo cerchietti impressi for-manti triangoli e una fascia orizzontale, sull’ansa unserpente in rilievo (variante B).Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 50-52, n. 12, tav. XIII: variante A). VA: Casalzuigno (Ceramica invetriata 1981, n. 32 =Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2q: variante B).Cronologia: IV/V sec. d.C.Osservazioni: entrambi i recipienti mancano dellaseconda ansa. In base alla decorazione sull’ansa (un ser-pente), è stato suggerito un collegamento del vaso diCasalzuigno (VA) con alcuni recipienti di carattere cul-tuale frequenti nel territorio retico (Milano capitale1990, p. 367). Un’ansetta, sporadica, con decorazioneapplicata a forma di serpente e vetrina verde giallastra,è stata rinvenuta anche ad Angera (VA)28. G.T.

Forma: recipiente biansato n. 2 (tav. CLXXXII, n. 5)Descrizione: orlo estroflesso superiormente piano oarrotondato, attacchi delle anse sull’orlo o appena sotto,corpo presumibilmente ovoide. Rivestimento: vetrina interna e esterna, brillante,verde o verde scuro.

Decorazione: sul corpo scaglie di pigna disposte inmodo irregolare.Attestazioni:MI: Milano, p.za Missori (TRAVERSO 1994-95, pp. 55-56, nn. 13-14, tav. XIV, n. 1; tav. XIV, n. 2: attribuzioneipotetica); Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 120, tav. XLVI, n. 16 = LUSUARDI SIENA, SAN-NAZARO 1992a, pp. 190-191, n. 11, tav. 2, n. 11).Cronologia: metà VI/VII sec. d.C. (Milano, scavi MM3). Osservazioni: la stessa decorazione compare su altriframmenti milanesi di pareti, ritenuti pertinenti adolpi, provenienti da contesti di V-VII sec. d.C.29; l’interogruppo non sembra trovare puntuali confronti in Lom-bardia.La decorazione a scaglie, presente nella ceramica inve-triata già nel I sec. d.C., si ritrova in produzioni diversi-ficate per cronologia e caratteristiche morfologiche,

come, ad esempio, quella di Classe nel V-VI sec. d.C. e laForum Ware dall’ VIII sec. d.C. a Roma30 (cfr. ancheinfra recipiente con beccuccio n. 1).G.T.

Forma: tazza monoansata n. 3 (tav. CLXXXII, n. 6)Descrizione: orlo diritto assottigliato, leggero incavonella superficie interna, ansa tricostolata impostataappena sotto l’orlo e saldata sulla spalla, corpo emisferi-co.Decorazione: linee parallele orizzontali incise sulcorpo.Attestazione:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1985, p. 56, n. 7, p.62, n. 28).Cronologia: età tardoantica-altomedievale.N.S.

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29 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 121, tav. XLVI, nn. 18-21 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992a, pp. 190-191, 193,nn. 12-13, tav. 2, nn. 12-13.30 Cfr. Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 120, ove ampia bibliografia;LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992a, p. 189; BROGIOLO,

GELICHI 1992, p. 26 (ove si propende ad escludere un rappor-to evolutivo tra i due gruppi).31 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 121, tav. XLVI, n. 22.32 BRECCIAROLI TABORELLI 1995, p. 121, tav. XL, n. 6.

2.e. Recipienti da mensa

Ciotole/coppe

Questi recipienti sono caratterizzati da impa-sto depurato.

Forma: coppa n. 1 (tav. CLXXXIII, n. 1)Descrizione: orlo distinto ingrossato, arrotondato,corpo emisferico, piede ad anello.Rivestimento: vetrina verde scuro molto brillante.Decorazione: colonnine plastiche, di cui si conservasolo il capitello fogliato, poggiano su una costolaturarilevata, l’archivolto è decorato da una doppia cordona-tura tortile; probabilmente in ogni intercolumnio vi eraun motivo figurato; sopra i capitelli un bottone.Attestazioni:MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.109, 114-115, tav. XLI, n. 3 = LUSUARDI SIENA, SAN-NAZARO 1992a, p. 190, n. 6, tav. 1, n. 6).Cronologia: fine III sec. d.C. / metà IV sec. d.C. (contesto).Osservazioni: questo recipiente a decorazione archi-tettonica, è parzialmente deformato; è forse uno scartodi fornace o un pezzo di “seconda scelta” (Scavi MM31991, vol. 3.1, pp. 114-115). Questa coppa può esser accostata ad alcune coppe dellaproduzione invetriata cosiddetta di Sarsina, per la suaforma, la colorazione dell’impasto, della vetrina e la cot-tura in atmosfera riducente (ibidem; LUSUARDISIENA, SANNAZARO 1992a, p. 186). Questo recipienteè anche tipologicamente avvicinabile ad esemplari diRoma a vetrina pesante di IV-V sec. d.C. (Scavi MM31991, vol. 3.1, p. 109; LUSUARDI SIENA, SANNAZARO1992a, p. 186). L’analisi minero-petrografica effettuatasu questa coppa suggerisce un’origine padana (ibidem).G.T.

Forma: coppa n. 2 (tav. CLXXXIII, n. 2)Descrizione: orlo estroflesso arrotondato, corpo globu-lare, piede a disco. Rivestimento: vetrina esterna e interna, color marro-ne giallastro.Decorazione: sul corpo solcature irregolari orizzontaliparallele, cerchiolini impressi disposti a file irregolari.Attestazioni:VA: Varese, Rasa di Velate (Ceramica invetriata 1981,n. 26 = Milano capitale 1990, p. 371, scheda 5d.2r).Cronologia: IV/V sec. d.C.Osservazioni: la decorazione di questa coppa, partico-lare e rara, compare anche in un altro recipiente daCasalzuigno, VA (supra, recipiente biansato n. 1) e in unvaso frammentario proveniente da un contesto milanesedatato tra il 423 e il 450 ca.31. Morfologicamente similee coevo è un esemplare rinvenuto nel territorio di Bor-gosesia (VC)32. G.T.

Forma: ciotola n. 3 (tav. CLXXXIII, nn. 3-4)Descrizione: orlo più o meno introflesso, arrotondato,spalla alta, talvolta carenata, corpo troncoconico arro-tondato, fondo piano. Rivestimento: vetrina interna bruno rossastra, verdeo giallo verdastra, talvolta anche sull’orlo, irregolare, esul corpo a macchie.Decorazione: dall’orlo fino alla spalla costolature o sol-cature orizzontali, in un caso anche linee incise ondulate.Attestazioni:CO: Fino Mornasco, Socco (MAZZOLA 1992, p. 71, n. 75,tav. XII, n. 75).VA: Angera, abitato (GRASSI 1988, p. 193, tav. V, nn. 1-2; Angera romana II 1995, pp. 204-205, nn. 17-18, tav.

71, n. 6, tav. 72, n. 1, p. 352, n. 9, p. 354, n. 20, tav. 105,n. 3, tav. 106, n. 2); Castelseprio (DEJANA 1978-79, p.178, tav. II, n. 1 = BROGIOLO, LUSUARDI SIENA1980, pp. 491-492, fig. 13, n. 2); Sesto Calende, via Bel-laria (ROZZI 1986-87, p. 124, tav. LXXV, Sc. 0323: attri-buzione ipotetica); territorio di Varese (?) (Ceramicainvetriata 1981, n. 27).Cronologia: IV/VI sec. d.C. (Angera e Castelseprio,VA).Osservazioni: queste coppe presentano dimensionigrandi e piccole. Spesso la frammentarietà degli esem-plari non permette di attribuirli con sicurezza a questacoppa piuttosto che al mortarium n. 233.Esemplari analoghi al n. 3 sono presenti anche in cera-mica comune (vd. supra coppa n. 40).G.T.

Forma: ciotola n. 4 (tav. CLXXXIV, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso, ingrossato, corpo emisferico.Attestazioni:BS: Desenzano (BROGIOLO 1985, p. 56, 2a, p. 60, n. 14).Cronologia: IV/V sec. d.C.(?) N.S.

Forma: coppa n. 5 (tav. CLXXXIV, nn. 2-3)Descrizione: orlo a tesa, vasca troncoconica, talvoltaleggermente carenata subito sotto l’orlo, piede a disco.Si distinguono due varianti:A) orlo a tesa rilevato alle due estremità;B) orlo a tesa con una estremità rilevata e arrotondata.Rivestimento: vetrina generalmente sulla superficieinterna e talvolta anche sulla tesa, uniforme e lucente,di colore verde oliva (Brescia), brillante, liscia, di coloregiallo verde e verde oliva (Milano). Decorazione: sul bordo tacche, ovoli, sulla tesa lineeincise ondulate, costolature centrali.Attestazioni:BG: Endine Gaiano (Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 80,scheda 292: attribuzione ipotetica); Lovere (Milanocapitale 1990, pp. 273-274, scheda 4e.2c, n. 1: attribu-zione ipotetica); Pianico (ABELLI CONDINA 1986, p.114, scheda 16 = Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 108,scheda 455: attribuzione ipotetica); Seriate (CERESAMORI 1980-81, p. 170, tav. 4, c = Milano capitale 1990,p. 272, scheda 4e.2a: variante B).BS: Brescia, S. Salvatore (BROGIOLO 1985, p. 56, 1b, p.58, n. 5: variante A; n. 4: variante B); Brescia, S. Giulia(BROGIOLO 1992, p. 203, Ia, tav. I, nn. 1-3: variante A);Brescia, via Alberto Mario (Via Alberto Mario 1988, p. 98,1.b.l, tav. XIV, n. 1: variante A); Desenzano (inedito, cit.in CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 274: attribu-zione ipotetica); Manerba del Garda, Olivello (MARCHE-SINI 1893: attribuzione ipotetica); Manerba del Garda,Pieve (CARVER, MASSA, BROGIOLO 1982, p. 274, fig.29, GR2, E133); Sirmione (BROGIOLO, LUSUARDI,SESINO 1989, p. 50, tav. I, n. 12: variante B).CR: Calvatone (Calvatone romana 1997, p. 134, tav.XXI, nn. 2-3: variante B).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.120, tav. XLVI, n. 10: variante A; nn. 11-15: variante B;LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992a, p. 190, tav.2, n. 8: variante A; nn. 7, 9-10: variante B).

MN: Cavriana, Castagna (inedito, cit. in CARVER,MASSA, BROGIOLO 1982, p. 274: attribuzione ipotetica).Cronologia: IV/VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: la forma richiama la coppa Lamb. 57(Hayes 73) della terra sigillata chiara. L’esemplare diSeriate (BG) si distingue perché è privo della caratteri-stica decorazione.N.S.

Forma: ciotola n. 6 (tav. CLXXXIV, nn. 4-5)Descrizione: orlo estroflesso, vasca emisferica. Sonostate individuate due varianti:A) orlo a tesa arrotondata;B) orlo a tesa appiattita superiormente. Rivestimento: vetrina sulla superficie interna e sullatesa (Monte Barro, CO); vetrina interna e esterna colorverde marrone (Calvatone, CR) o a macchie (Milano).Attestazioni:BS: Brescia, S. Salvatore (BROGIOLO 1985, p. 56, 2.a,p. 60, nn. 12-13: variante A); Desenzano (BROGIOLO1985, pp. 56, 58, n. 2: variante B).CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 80, tav. XLIX, n.7: variante B).CR: Calvatone (Calvatone romana 1991, p. 129, tav. IX,n. 2: variante B).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p.119, tav. XLVI, n. 2: variante B).Cronologia: seconda metà V / metà VI sec. d.C. (MonteBarro, CO); fine VI/VII sec. d.C. (Milano).N.S.

Forma: ciotola n. 7 (tav. CLXXXV, nn. 1-4) Descrizione: orlo a fascia, a profilo triangolare arro-tondato o a sezione quadrata, superiormente piano,vasca troncoconica, talvolta con pareti arrotondate.Rivestimento: vetrina interna giallo verde o verdeoliva, talvolta (a Milano) a macchie incolori.Decorazione: a volte l’orlo è percorso da una solcatura.Attestazioni:BS: Brescia, S. Salvatore (BROGIOLO 1985, pp. 56, 60,n. 17); Brescia, S. Giulia (BROGIOLO 1992, p. 206, IIb,tav. II, n. 13); Brescia, via Alberto Mario (Via AlbertoMario 1988, p. 99, forma 3a, tav. XIV, n. 4). CO: Monte Barro (Monte Barro 1991, p. 80, tav. XLIX,nn. 3-6).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp.121-122, tav. XLVII, nn. 7-9).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 353, n.15, tav. 105, n. 6).Cronologia: fine V/VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questi recipienti da mensa richiamanole forme della terra sigillata chiara C (Hayes 3E, 3F) e D(Hayes 61).G.T.

Patere

Forma: patera n. 1 (tav. CLXXXV, n. 5)Descrizione: orlo ingrossato, a tesa, vasca troncoconi-ca, leggermente arrotondata, fondo piano. Rivestimento: vetrina giallo bruna o verde oliva, inter-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI248

33 Recipienti analoghi rinvenuti al Castel Grande di Bellinzo-na e datati al IV-V sec. d.C. sono definiti “ciotole-macinatoio”(Reibschalen). Cfr. MEYER 1976, p. 72, fig. 42, C1-C6.

na, talvolta anche sulla tesa o con colature all’esterno.Decorazione: spesso sulla tesa linee incise parallele, avolte ondulate; in un caso cerchiolini concentrici stampi-gliati (Castelseprio,VA). Attestazioni:BS: Cazzago San Martino (cit. in LUSUARDI SIENA,SANNAZARO 1985, p. 44, nota 8: attribuzione ipotetica);Desenzano (BROGIOLO 1985, p. 56, 2.b, p. 60, n. 16).VA: Angera, abitato (Angera romana II 1995, p. 202, nn.5, 7, tav. 70, nn. 1-2); Castelseprio (DEJANA 1978-79, p.180, tav. V, in basso = Castelseprio 1978-79, fig. 39, n.26; DEJANA, SIRONI 1973-75, p. 327, tav. 5, n. 3 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 35, tav. 5, n.1 = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992b, p. 196,tav. 1, n. 1; LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p.35, tav. 5, nn. 2, 5). Cronologia: IV/VII sec. d.C. (contesti).Osservazioni: questi recipienti da mensa hannodimensioni variabili (diametro dell’orlo 20/30 cm.).

Si evidenziano i rapporti con la sigillata chiara D, inparticolare con le forme Hayes 57-59. Si è richiamataanche la sigillata paleocristiana grigia per un esempla-re di Castelseprio (VA), decorato a stampiglia (BRO-GIOLO, LUSUARDI SIENA 1980, p. 493; LUSUARDISIENA, SANNAZARO 1985, p. 35).Un confronto preciso è attestato a Villaro di Ticineto(AL)34.G.T.

Forma: patera n. 2 (tav. CLXXXV, n. 6)Descrizione: breve orlo leggermente introflesso, conlistello obliquo, incavo per poggiare il coperchio, vascatroncoconica, fondo piano.Attestazioni:BS: Desenzano (BROGIOLO 1985, p. 56, 2.b, p. 60, n.15).Cronologia: età tardoantica-altomedievale.N.S.

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 249

34 GARERI CANIATI 1985, p. 79, tav. 1, n. 1.

2.f. Varia

Askoi

Forma: askos n. 1Descrizione: corpo a forma di volatile, ansa sul dorso,cordone plastico applicato lungo il corpo, dal collo allacoda, alta base piana. Rivestimento: vetrina esterna color verde chiaro.Attestazioni:VA: Arsago Seprio (FERRARESI, RONCHI, TASSINA-RI 1987, p. 149, n. 6, tomba 6, tav. XLIV, d).Cronologia: inizi III sec. d.C. (contesto tombale).Osservazioni: esemplari tipologicamente simili sonopresenti in ceramica comune (vd. askoi nn. 4-8).G.T.

Vasetti miniaturistici

Forma: ciotola miniaturistica n. 1Descrizione: orlo indistinto, ingrossato, superiormen-te piatto, corpo emisferico, fondo piano appena concavo.Rivestimento: vetrina interna e esterna bruno giallastra.Attestazioni:VA: Castelseprio (Ceramica invetriata 1981, n. 38 =LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1985, p. 38, tav. 8, n.12 = LUSUARDI SIENA, SANNAZARO 1992b, p. 197,tav. I, n. 5).Cronologia: non precisabile (sporadica).Osservazioni: questo pezzo presenta impasto media-mente depurato.È stato supposto che potesse esser usato anche comelucerna (ibidem).G.T.

1. Ceramica comune e ceramica invetria-ta

Si è preferito analizzare separatamente alcunirecipienti in ceramica comune e in ceramica inve-triata collocabili nella fase dello stanziamento lon-gobardo (inquadrabile dal 568 d.C. alla primametà circa del VII sec. d.C.), i quali per le lorocaratteristiche formali, decorative e/o tecnologicheda una parte si inseriscono nell’ambito della tradi-zione ceramica antica e dall’altra sono influenzatidalla cultura longobarda. Infatti contatti, influssi,scambi tra “Romani” e “non Romani” costituisconoil punto nodale della ceramica di questo periodocomplesso e carico di mutamenti, rendendo cosìdifficile sia stabilire le peculiarità distintive deisingoli elementi culturali sia precisarne gli ambitiproduttivi1. Inoltre la continuità d’uso di moltirecipienti determina quel conservatorismo checostituisce anche l’elemento di convivenza delledue culture. Concludendo, è problematico classifi-care come “romani” o “longobardi” tout court imanufatti ceramici qui brevemente considerati.

Alcuni studi recenti indicano fattori, come iltipo di impasto e fattura, quali elementi determi-nanti per una precisa collocazione cronologica diquei recipienti che dal periodo tardoromano conti-nuano in questo longobardo immutati dal punto divista formale. È il caso dell’insieme di ceramiche,ascritto all’ultimo trentennio del VI sec. d.C., resti-

tuito dalle due piccole fornaci destinate alla cottu-ra di ceramica di età longobarda, scavate a Brescianell’area del Capitolium2. Sulla base dei caratteritecnologici uniformi dell’intero gruppo e delle affi-nità tra la ceramica stralucida longobarda e lacomune, la Guglielmetti ha ipotizzato l’apparte-nenza dei manufatti ad un’unica produzione daricollegare ai Longobardi ivi insediati. Vari di que-sti esemplari per le loro caratteristiche morfologi-che sono fortemente legati alla tradizione tardoro-mana3; la differenza di impasto e di trattamentodella superficie è stata ritenuta un fondamentalecriterio di distinzione dagli analoghi manufattipiù antichi. Prendendo come punto di riferimentoil raggruppamento proposto nel nostro lavoro (vd.supra ceramica comune), alcune olle bresciane(tav. CLXXXVI, n. 1)4 rientrerebbero, in base allaforma, nelle olle n. 80, frequenti nel IV/VII sec.d.C., mentre un coperchio (tav. CLXXXVI, n. 2)5presenta strette analogie con i coperchi n. 16 (etàtardoromana/VI sec. d.C.). D’altra parte vi sonovari tipi nuovi rispetto al panoramatardoantico/altomedievale, come i catini-coperchio(tav. CLXXXVI, nn. 3-4)6, un’olla ansata (tav.CLXXXVI, n. 5)7 e un anforotto (?) (tav. CLXXXVI,n. 6)8.

Coesistono aspetti di rinnovamento e di conti-nuità anche nell’evidenza archeologica della faseIIIB (568/650 d.C.) degli scavi bresciani di S. Giu-lia, nelle immediate vicinanze dell’area del Capito-

XI. CERAMICHE IN ETÀ LONGOBARDA

Gabriella Tassinari, Mariagrazia Vitali 251

1 Su questo processo di trasformazione della società antica, chevede una transizione complessa, più o meno prolungata aseconda delle zone, dei siti e dei contesti, per cui il quadro pro-duttivo non appare ben caratterizzato, cfr. ad esempio, G. P.Brogiolo, S. Gelichi, Introduzione, in Le ceramiche altomedie-vali (fine VI-X secolo) in Italia settentrionale: produzione e com-merci. 6° seminario sul tardoantico e l’altomedievo in Italiacentrosettentrionale. Monte Barro-Galbiate (Lecco), 21-22aprile 1995, a cura di G. P. BROGIOLO, S. GELICHI, Mantova1996, p. 7; BROGIOLO et alii 1996, pp. 21-22; BROGIOLO,GELICHI 1996.2 Per un’analisi dettagliata di queste strutture, una delle qualidatata al 592 ± 160 d.C., e della ceramica ivi rinvenuta, GU-GLIELMETTI 1996, pp. 9-13; Carta Brescia 1996, pp. 265-283.Cfr. anche BROGIOLO, GELICHI 1997, pp.143-144.3 La stessa Guglielmetti (Carta Brescia 1996, pp. 272, 279) sot-

tolinea l’evidente acquisizione di morfologie funzionali e di tec-niche proprie della tradizione tardoromana.4 Carta Brescia 1996, vol. II, p. 278, fig. 157, nn. 17, 19-21 =GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I, nn. 4-7.5 Carta Brescia 1996, vol. II, pp. 278-279, fig. 159, n. 40 =GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I, n. 13. Cfr. anche CartaBrescia 1996, vol. II, p. 279, fig. 159, n. 43.6 Rispettivamente Carta Brescia 1996, vol. II, p. 279, fig. 159,nn. 44-46; n. 47 (= GUGLIELMETTI 1996, p. 11, tav. II, n. 15);Carta Brescia 1996, vol. II, p. 279, fig. 159, n. 49; n. 50 (=GUGLIELMETTI 1996, p. 11, tav. II, n. 16).7 Carta Brescia 1996, vol. II, p. 278, fig. 157, n. 23 = GUGLIEL-METTI 1996, p. 10, tav. I, n. 8.8 Carta Brescia 1996, vol. II, p. 278, fig. 158, n. 27; nn. 26, 28 =GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I, nn. 9, 10.

lium. Infatti si è rinvenuta una notevole quantitàdi ceramica longobarda (cfr. infra, ceramica longo-barda) insieme a recipienti in ceramica comune ein ceramica invetriata, talvolta analoghi a quellipresenti nei periodi precedenti ma che se nedistinguono per fabbricazione e per impasti simili,ad un esame macroscopico, ad alcuni manufattilongobardi, rinvenuti nello stesso sito9. Alcunedelle ceramiche attestate a S. Giulia sono docu-mentate anche in contesti sicuramente anterioriall’arrivo dei Longobardi. Ad esempio alcune cioto-le rientrano nei gruppi n. 42 (tav. CLXXXVII, n.1)10 e n. 43 (tav. CLXXXVII, n. 2)11 della ceramicacomune del nostro catalogo (vd. supra); altri pezziapparterebbero, per la forma, alle già citate olle n.8012. Un catino-coperchio, riconducibile al gruppon. 10, variante B (tav. CLXXXVII, n. 3)13, presentauna decorazione a linee incise orizzontali parallelee ondulate, riscontrata su vari esemplari diquest’epoca (cfr. infra). Un altro catino-coperchiocostituisce una variante del gruppo n. 11 (tav.CLXXXVII, n. 4)14. Ricorda la tradizione morfolo-gica romana anche una brocca frammentaria (tav.CLXXXVII, n. 5)15.

Analogamente vari degli esemplari in ceramicainvetriata possono esser assimilati alle forme tar-doromane (vd. supra catalogo relativo). È il caso diun pezzo (tav. CLXXXVIII, n. 1)16 che rientra nellavariante A delle coppe n. 5, molto diffuse dal IV alVII sec. d.C., in particolare nel Bresciano, a Bre-scia e nella stessa S. Giulia17, con caratteristicheabbastanza standardizzate. Oppure di alcuniframmenti (tav. CLXXXVIII, n. 2)18 riconducibilialle olle n. 9, attestate a Brescia, versione inve-triata delle olle in ceramica comune n. 80. Altrirecipienti costituiscono tipi nuovi, come alcuneciotole (tav. CLXXXVIII, nn. 3-4)19, patere (tav.CLXXXVIII, nn. 5-6)20 e un anforotto (?) biansato(tav. CLXXXVIII, n. 7)21.

Le lacune della documentazione disponibile

rendono ancor più complessa la questione dell’inci-denza del singolo elemento, romano/non romano, edel rapporto tra culture differenti in alcuni manu-fatti “ibridi”, frutto del connubio delle due tradi-zioni. Così, la forma del boccale monoansato con-servato al Museo di Bergamo, proveniente dal ter-ritorio (?) (tav. CLXXXIX, n. 1)22, è riconducibile alrepertorio romano (cfr. supra ceramica comune, adesempio la brocca n. 10, di I / prima metà II sec.d.C., e l’olpe n. 52, di III/IV sec. d.C.), mentre lasua decorazione è quella tipica a stampiglia, conuna fila centrale di quadrati reticolati delimitatada due file di motivi astratti (crocette? fiori a quat-tro petali?).

Le due olle di Inveruno (MI) e Castellanza(VA)23, che dal punto di vista morfologico rientranonel nostro gruppo n. 51 (vd. supra ceramica comu-ne), sono inserite dal von Hessen nella sua operasulla ceramica longobarda, ma non collocate tra leforme longobarde24.

Di due brocche invetriate che non si può esclu-dere appartengano a corredi non longobardi maprecedenti (sono incerti il contesto e il luogo di rin-venimento), una conservata ai Musei Civici di Vare-se (tav. CLXXXIX, n. 2)25, può trovare confronti conaltri olpi lombarde di III-IV sec. d.C. (cfr. supraceramica invetriata, n. 4). Invece l’altra brocca, purpresentando somiglianze con la prima (tav.CLXXXIX, n. 3)26, si distingue per la sua formadagli altri esemplari lombardi; manufatti analoghisembrano noti in ambito longobardo e germanico27.

Nella discussione sul rapporto tra patrimoniodecorativo tardoantico e produzione longobardagioca un ruolo consistente la decorazione sul corpoa fasce di linee incise orizzontali parallele alterna-te a linee incise ondulate, più o meno regolari, checontraddistingue due vasi: il primo ha la tipicaforma longobarda a sacchetto e viene da FornovoSan Giovanni (BG) (tav. CLXXXIX, n. 4)28, l’altro èla nota bottiglia rinvenuta a Flero (BS), ma fuori

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI252

9 BROGIOLO et alii 1996, pp. 19-22.10 MASSA, PORTULANO 1990, p. 119, tav. II, n. 3 = BROGIO-LO et alii 1996, p. 19, tav. VII, n. 1; BROGIOLO et alii 1996, p.19, tav. VII, n. 2.11 MASSA, PORTULANO 1990, p. 118, tav. II, n. 2 = BRO-GIOLO et alii 1996, p. 19, tav. VII, n. 3. Nonostante non sipossa escludere che questi recipienti siano coperchi, comeritengono gli Autori (ibidem), la profondità della vasca e l’anda-mento delle pareti suggeriscono che essi fungessero da ciotole.12 BROGIOLO et alii 1996, p. 19, tav. VI, nn. 9-10.13 BROGIOLO et alii 1996, p. 19, tav. VII, n. 514 MASSA, PORTULANO 1990, p. 119, tav. II, n. 8 = BRO-GIOLO et alii 1996, p. 19, tav. VII, n. 4.15 BROGIOLO et alii 1996, p. 19, tav. VI, n. 1.16 BROGIOLO et alii 1996, p. 20, tav. VIII, n. 5.17 BROGIOLO 1992, p. 203, Ia, tav. I, nn. 1-3.18 BROGIOLO 1992, p. 207, VIC, tav. III, nn. 24, 26 = BRO-GIOLO et alii 1996, pp. 20, 30, tav. VIII, nn. 6-7.

19 BROGIOLO 1992, pp. 205-206, tav. II, n. 11; BROGIOLO etalii 1996, p. 20, tav. VIII, nn. 3-4.20 Rispettivamente BROGIOLO 1992, p. 206, IIa, tav. II, n. 12(= BROGIOLO et alii 1996, p. 20, tav. VIII, n. 1); BROGIOLO etalii 1996, p. 20, tav. VIII, n. 2.21 BROGIOLO et alii 1996, p. 20, tav. IX, n. 1.22 von HESSEN 1968, p. 13, n. 75, tav. 23, n. 75 = DE MARCHI1988b, p. 107, tav. XV, n. 3.23 Rispettivamente von HESSEN 1968, p. 12, tav. 28, nn. 63-64.24 von HESSEN 1968, pp. 30-32.25 von HESSEN 1968, p. 12, n. 65, tav. 19, n. 65 = Ceramicainvetriata 1981, n. 30.26 von HESSEN 1968, p. 14, n. 76, tav. 23, n. 76 = BLAKE 1981,p. 45, n. 5, fig. 2, n. 5, tav. III, c.27 BLAKE 1981, p. 30. 28 DE MARCHI 1988a, p. 121, n. 3.109, tav. XLII.29 von HESSEN 1968, p. 14, n. 79, tav. 20, n. 79 = CeramicheBrescia 1988, pp. 51, 54, n. 76a, tav. XXa = I Longobardi 1990,p. 218, IV.116.

contesto (tav. CLXXXIX, n. 5)29. La questione è piuttosto complessa e articolata

e qui si può solo accennarvi. Tale sintassi orna-mentale a più registri, frequentemente attestatasu varie forme di età tardoantica/altomedievale30,è spesso ritenuta una rielaborazione di motivi tar-doantichi; perciò la bottiglia di Flero e due vasi diFiesole31, ad essa analoghi, sono considerati longo-bardi, ma attribuiti a botteghe legate alla tradizio-ne tardoromana e non pannonica32. Comunque, ilpanorama delle attestazioni dei manufatti cosìornati documenta più componenti culturali. Infat-ti la decorazione è particolarmente frequente nelrepertorio della ceramica grezza (Hauskeramik)tardoromana/altomedievale nelle zone centrale eorientale dell’arco alpino33, ma compare anche adEraclea (fine IV sec. d.C./ IX-X sec. d.C.), inun’area dove non sono presenti i Longobardi34.

In Lombardia alcuni dati testimoniano chequesto motivo si ricollega alla tradizione tardoro-mana (non immune da influenze germaniche).Così si trova ad Angera (VA), dove manca la cera-mica longobarda (cfr. supra ceramica comune,olle n. 82, di V/VIII sec. d.C.), e su vasi invetriati,a Monte Barro (CO) (cfr. supra ceramica invetria-ta, olle n. 3) e a Milano (strato databile tra 450 e480 d.C.)35.

D’altra parte la Guglielmetti, citando tra glialtri i vasi di Flero, di Fornovo San Giovanni e diFiesole, giustamente sottolinea come sia singolareche recipienti con questa decorazione sianocostantemente associati ad esemplari longobardi,anche in diverse zone geografiche36. Inoltre la stu-diosa ritiene probante che i recipienti in questionesiano assenti a Milano, negli scavi della MM3, inetà tardoromana37. Analoghi motivi ad onde com-paiono anche su vari reperti provenienti dai recen-ti scavi di Brescia, ricondotti alla produzione diprima metà VI / seconda metà VII sec. d.C.38.

Un altro caso significativo è rappresentato da

due recipienti al Museo di Brescia, ritrovamentisporadici dalla necropoli romana di via Zima aBrescia (le monete rinvenute vanno dal 39 a.C. al235 d.C. e i manufatti ceramici concordano contale arco cronologico), che la Bezzi Martini (1987)fa rientrare nella tipologia dei vasi a trottola, rile-vando che forse la loro forma più tondeggiante evi-denzia un attardamento del tipo39. Tale definizio-ne appare del tutto inadatta, ma non è agevole col-locare con precisione i due vasi, il primo decoratoda fasce di linee parallele orizzontali alternate apuntini impressi in linea verticale e obliqua (tav.CLXXXIX, n. 6)40, il secondo da tre fasce paralleledi puntini impressi, disposte a lisca di pesce e rac-chiuse entro tre linee incise parallele orizzontali(tav. CLXXXIX, n. 7)41. Infatti né le caratteristicheformali, né quelle decorative dei due recipientipossono esser definite specificamente “romane”,“germaniche” o “longobarde”.

(Gabriella Tassinari)

2. Ceramica detta longobarda

Ceramica altomedievale per antonomasia, gra-zie alla sua precisa e determinata collocazione sto-rica e cronologica, si è spesso utilizzata come fossi-le guida per la datazione di contesti di secondametà VI/VII secolo d.C. Per lungo tempo rinvenutaquasi esclusivamente in sepolture ormai è statapiù volte scoperta anche in ambiti insediativi.

Questi manufatti hanno al momento in Italia lamaggiore attestazione proprio in Lombardia, dovela loro presenza numerica e le conoscenze sui sin-goli contesti di ritrovamento non risultano peròomogenei sul territorio. Infatti è particolarmentenumeroso il nucleo bresciano proveniente dagliscavi stratigrafici effettuati nei siti di S. Giulia edel Capitolium, cioè nell’area insediativa altome-

Gabriella Tassinari, Mariagrazia Vitali 253

30 Comunque, le linee incise ondulate o rettilinee rappresenta-no uno dei motivi decorativi più diffusi in ogni ambito geografi-co e cronologico; si veda, ad esempio, il grande recipiente n. 4 diI / primo ventennio II sec. d.C. (cfr. supra).31 von HESSEN 1968, p. 17, tav. 20, nn. 100-101 = von HES-SEN 1971a, tavv. 29-30.32 von HESSEN 1968, pp. 27-28; von HESSEN 1971a, pp. 43-44; FINGERLIN, GARBSCH, WERNER 1968, c. 122; I Longo-bardi 1990, p. 218, IV.116. Cfr. anche Scavi MM3 1991, vol. 3.1,p. 221 e nota 250, p. 240.33 Ad esempio ad Invillino-Ibligo (prima metà V sec. d.C. / secondametà VII sec. d.C.) (FINGERLIN, GARBSCH, WERNER 1968, c.122, fig. 14, nn. 3-5, 8, 12, 19, fig. 15, nn. 3-10, 12; BIERBRAUER1990, pp. 58-68, tav. I, nn. 1, 3-4, 7, 9, tav. II, n. 3, tav. III, n. 5;RODRIGUEZ 1992, p. 172, tav. 6, n. 1) e in vari siti tardoantichi/altomedievali del Tirolo, della Carinzia (BIERBRAUER 1990, p.71, tav. V, nn. 13-14, tav. VI, nn. 1-3, 5, 8-9; RODRIGUEZ 1992,pp. 159-178, tav. 1, nn. 4-6, 8, 11, 14-22, 25, tav. 2, nn. 3, 9-13, tav.3, nn. 1-3, 6, tav. 4, nn. 1-3, 6, 9-11, tav. 5, nn. 1-3, 5, tav. 7, nn. 1,3) e della Slovenia (ad esempio CIGLENEC̆KI 1984, pp. 313-326,fig. 1, n. 12, fig. 3, n. 34, fig. 5, nn. 61, 65, fig. 6, n. 66; BIER-BRAUER 1990, p. 74, tav. VII, nn. 1-8, tav. IX, n. 12).

34 SPAGNOL 1996, p. 64, tav. I, n. 6, p. 68, tav. II, n. 22, p. 68,tav. III, nn. 27-28, tav. VI, nn. 79, 81.35 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 123, tav. XLVII, n. 24.36 Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 221-222, 240; Carta Brescia1996, vol. II, p. 278. Per vari altri confronti rimando a questidue testi.37 Così un’olla dagli scavi MM3, con un ornamento simile, conimpasto e trattamento della superficie affini a quelli osservatinei recipienti longobardi dei medesimi scavi, è ipoteticamentedatata a fine VI-inizi VII sec. d.C.: Scavi MM3 1991, vol. 3.1,pp. 222, 240, tav. CI, n. 1.38 Area del Capitolium (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 278, fig.158, n. 38; nn. 36-37 = GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I, nn.11-12); S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, p. 19, tav. IV, n. 29,tav. V, nn. 1-2, 9).39 BEZZI MARTINI 1987, p. 72, nota 15; Ceramiche Brescia1988, p. 34.40 BEZZI MARTINI 1987, pp. 72, 81, n. 17, fig. 16.41 BEZZI MARTINI 1987, p. 72, n. 18, fig. 17 = Ceramiche Bre-scia 1988, pp. 34-35, n. 52a, tav. XIIc.

dievale su cui verrà successivamente fondato ilmonastero di S. Salvatore. Invece nella parte occi-dentale della regione si osserva per lo più la pre-senza in alcune località di esemplari unici o di pic-coli nuclei, solo di alcune unità, frutto spesso di vec-chi ritrovamenti tombali con scarna ed insufficien-te documentazione. Tutto ciò incide naturalmentesulla possibilità di poter approfondire le conoscen-ze da indirizzare, oltre che all’ analisi dei singolimanufatti, ai relativi confronti e ad una più pun-tuale precisazione cronologica, all’individuazionedei centri produttivi e delle vie di approvvigiona-mento o commercio ed alle caratteristiche deinuclei insediativi e degli abitanti che usufruivanodi tali manufatti. I dati ottenuti dai contesti orien-tali permettono ormai quasi con certezza di credereche i fruitori principali di questi recipienti fosserogli appartenenti al ceto medio-alto dell’aristocrazialongobarda, dato del resto da subito riconosciutonei ritrovamenti da tombe, dove questi recipienti sitrovano in associazione con preziosi corredi funera-ri sia maschili che femminili. Nella Lombardiaorientale, ceramica longobarda è stata rinvenuta,oltre che a Brescia, in insediamenti nel Bresciano aSirmione, Calvagese della Riviera, Rodengo Saia-no, Manerbio, Erbusco; inoltre anche a Mantova42.Nell’area occidentale a Castelseprio e Sesto Calen-de (VA), a Milano e a Bergamo e nelle loro provin-ce43. Data la quantità dei materiali e la loro prove-nienza stratigrafica, spesso da contesti chiusi, lostudio dei reperti bresciani ha offerto la possibilità,oltre che per una catalogazione morfologica, ancheper un primo ampio tentativo di seriazione cronolo-gica delle forme riconosciute. Il nucleo bresciano,che appare con caratteri tecnico-decorativi bendefiniti e peculiari, conferma inoltre l’ipotesi44della presenza in quel territorio di artigiani deditialla loro fabbricazione.Questi manufatti si presen-tano generalmente di buona qualità, ben torniti eregolari, con pareti e fondi di spessore limitato. Fraessi un certo numero, per morfologia e decoro,costituisce dei gruppi ben evidenti e distinguibili,come nel caso delle fiasche n. 4 o delle bottiglie n. 2.

Nel resto della Lombardia non sono al momen-to ancora stati individuati, o non sufficientementeindagati, siti con equivalenti potenzialità di rinve-

nimento ed i reperti conosciuti non hanno fra loroevidenti caratteri costruttivi di similitudine, senon quello di una fattura più grossolana, sia nelmodellato che nella decorazione, di profili più rigi-di e di pareti e fondi con maggiori spessori. Inte-ressante notare inoltre l’assenza in tale area,almeno allo stato attuale delle nostre conoscenze,delle fiasche n. 4 e delle bottiglie n. 2, al contrarioben diffuse nel Bresciano.

Risulta quindi evidente la diversità dei repertioccidentali dagli esempi orientali e ciò fa supporrela presenza nella regione di altri centri produttivi,poiché tali manufatti non trovano neppure parti-colare riscontro con quelli di area piemontese, aloro volta già identificati come gruppo a sé45.

Sembra così che il nucleo lombardo si differen-zi geograficamente e che, in base alla localizzazio-ne dei rinvenimenti, il corso del fiume Oglio fungacome una sorta di linea di separazione. Si ipotizzainoltre che questa diversità sia da far risalire nonsolo a semplici motivi di comodità di approvvigio-namento e di viabilità, ma anche a precisi rappor-ti dei centri e dei loro più influenti abitanti conentità produttive di proprietà di importanti perso-naggi del regno a cui forse erano legati da partico-lari vincoli, quando magari non direttamente sottola stessa influenza. Ciò naturalmente presupponeche i manufatti fossero prodotti all’interno di alcu-ne corti fondiarie da artigiani legati alle corti stes-se, come il caso di S. Giulia fa credere46.

Gli esemplari lombardi di ceramiche longobar-de e cioè brocche, fiasche, bottiglie e bicchieri, tutticomposti da argille fini e molto depurate, sonostati qui suddivisi secondo criteri morfologici edecorativi. Cronologicamente ci si è basati sui datiottenuti dalla valutazione del gruppo bresciano,proponendo similitudini anche per gli altri esem-plari lombardi in gran parte decontestualizzati.Per i pochi casi in cui la collocazione temporale siera potuta già valutare47 grazie al tipo di ritrova-mento, essa collima con i risultati bresciani.

Le brocche dalla tipica forma globulare, concorti colli d’ampio diametro, hanno applicato obli-quamente all’attacco della spalla un caratteristicoversatoio a canna, con beccuccio più o meno sago-mato. Nelle brocche n. 1 (tav. CXC, nn. 1-3), pre-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI254

42 Cfr. per Brescia, S. Giulia: VITALI 1998; Brescia, Capito-lium: GUGLIELMETTI 1996, pp. 9-11; Carta Brescia 1996, pp.265-283, 280; Sirmione: von HESSEN 1968, pp. 15, 37, n. 86 =ROFFIA 1995, p. 35, nota 54; BROGIOLO, LUSUARDISIENA, SESINO 1989, p. 51; Calvagese della Riviera: cit. inVITALI 1998; Rodengo Saiano: “NotALomb”, 1983, pp. 67-68;Manerbio: “NotALomb”, 1986, pp. 127-128; Erbusco: cit. inBROGIOLO, LUSUARDI SIENA, SESINO 1989, p. 51; Manto-va: cit. in VITALI 1998.43 Cfr. per Castelseprio: LUSUARDI SIENA, BROGIOLO 1982,p. 203; Sesto Calende: GUERRONI, BROGIOLO, CAZORZI1982, p. 120, tav. 10, n. 2; Milano: S. Maria alla Porta 1986, p.119; Scavi MM3 1991, vol. 3.1, pp. 239-240; Bergamo: cit. inVITALI 1998. Al momento, i pochi frammenti di sicura prove-

nienza bergamasca non presentano caratteristiche tali da esserericondotti al nucleo ceramico orientale - bresciano.44 Cfr. von HESSEN 1968, p. 44; GUGLIELMETTI 1996, pp. 9-13; Carta Brescia 1996, pp. 265-283; BROGIOLO, GELICHI1997, pp. 143-144.45 von HESSEN 1968, p. 44.46 BROGIOLO, GELICHI 1997, p. 144; VITALI 1998.47 Provenienti da contesti tombali e ancora in connessione con glialtri elementi del corredo funebre sono i recipienti da ArsagoSeprio (VA): PASSI PITCHER 1986, pp. 11-13; von HESSEN1986, p. 31; da Boffalora d’ Adda (MI): DE MARCHI 1986, pp. 26-28. Da insediamenti si ricordano i frammenti da Milano, scaviMM3: Scavi MM3 1991, vol. 3. 1, pp. 239-240; da Brescia, Capito-lium: GUGLIELMETTI 1996, p. 10; Carta Brescia 1996, p. 272.

senti a Brescia, l’orlo può essere o piano, in alcunicasi abbastanza largo con incisioni concentrichesul bordo superiore, o appena inclinato versol’interno. I pochi frammenti rimasti presentanopareti con una lucidatura ben curata sugli orli,colli e versatoi. Quanto alla decorazione è conser-vata, per ora, solo nel tipo a stralucido con motivocomposito a fasci e zig-zag e fascia incisa di lineeparallele e ondulate, molto diffuso nell’area bre-sciana. Cronologicamente esso si colloca fra l’ulti-mo trentennio del VI e la metà del VII sec. d. C.

Le brocche n. 2 (tav. CXC, nn. 4-6) si diversifi-cano nella postura dell’orlo e del collo che risulta-no estroflessi rispetto alle spalle e di limitatedimensioni. La decorazione conservata è stampi-gliata, ma altri frammenti hanno una rifinituracon larghe lucidature dal tratto veloce e poco cura-to. Cronologicamente si pongono fra la fine del VIe la prima metà del VII sec. d.C.

Genericamente le medie dimensioni, la formaglobulare del corpo e il largo diametro dell’orlo, fannoderivare tutte queste brocche da prototipi pannonici.

Le fiasche sono il gruppo più numeroso. Hannoorli lisci e arrotondati, quasi indifferenziati daicolli che salgono rettilinei e svasati negli esempla-ri occidentali, mentre si presentano più sinuosi inquelli orientali. I corpi sono ovoidi o globulari affu-solati e raggiungono il loro diametro maggiorespesso poco al di sopra dei fondi che sono piani oappena convessi. La fiasca n. 2 (tav. CXCI, n. 3),numericamente meno attestata, si differenzia peril profilo biconico del corpo.

Le fiasche rappresentano il nucleo che megliosi presta, per diversità tecniche e morfologiche, ariscontrare differenze fra gruppi di diversa fatturae dato il loro elevato numero anche ad indicazionicronologiche più sottili. Tali recipienti si trovanoindifferentemente decorati o a stralucido o a stam-piglia ma, per esempio, nel caso delle fiasche n. 4(tav. CXCI, n. 5) sembra che tale forma sia statadecorata soprattutto con lo specifico motivo a stra-lucido con fasci obliqui, zig-zag e fascia incisa. Lastessa sintassi ornamentale si ritrova però anchesu altre forme, ma solo nell’area orientale. Le fia-sche n. 4 si caratterizzano inoltre per l’associazio-ne costante di una particolare resa dell’impasto eper le spesse costolature interne da tornio. Nelgruppo n. 1, variante F (tav. CXCI, n. 2) conflui-scono numerosi frammenti decorati a stampiglia,la cui forma non è sempre sicuramente ricostruibi-le. Le fiasche n. 7 (tav. CXCII, n. 1), con la presen-za di un piccolo orlo estroflesso e la mancanza delcollo sostituito da un’alta spalla, costituiscono almomento un caso diverso rispetto alle tipologielongobarde conosciute. I pochi frammenti brescia-ni trovano confronto con un recipiente rinvenutoin Liguria48, che presenta un simile orlo ma con

una apertura di minore diametro, tale da poterlofar identificare anche come una piccola bottiglia. Iframmenti bresciani non permettono al momentodi essere più precisi.

Le bottiglie sono fra i manufatti longobardi quel-li che hanno fra loro meno uniformità morfologica.

La n. 1 (tav. CXCII, n. 2) ha stretto e lungocollo, corpo piriforme e pareti molto sottili. È atte-stata al momento solo in area orientale. La n. 2(tav. CXCII, n. 3) che ben si caratterizza per collisvasati, corpi affusolati, costante decorazionestampigliata con lunghi rettangoli e cottura inatmosfera ossidante, sembra essere caratteristicadell’area bresciana e orientale, mentre non è pre-sente in quella occidentale. Le qualità tecniche difabbricazione di queste bottiglie, rispetto alla fat-tura di certe fiasche, dimostrano una evoluzione eun ingentilimento delle forme. Le forme delle bot-tiglie non hanno dei corrispondenti ceramici diriferimento nel panorama pre-italico dei manufat-ti longobardi o in quello di altre popolazionid’oltralpe. Già il von Hessen le considerò diretteimitazioni di coeve produzioni vitree49, il cui ante-cedente tipologico si trova in Italia già dal IV sec.d.C. Si tratterebbe quindi di una sorta di novità frale forme tipiche longobarde, frutto probabilmentedella naturale evoluzione dovuta ai nuovi stimoliche la società longobarda nel suo complesso sicu-ramente assorbì e trasse dal circostante substratotardoromano e bizantino. I dati stratigrafici di S.Giulia confermano per questi prodotti una data-zione dai primi decenni del VII all’avanzata metàdello stesso secolo.

Per quanto riguarda i bicchieri, il gruppo n. 1(tav. CXCII, n. 1) riunisce recipienti che richiama-no in piccolo le forme delle fiasche. Hanno orli ecolli limitati, alte spalle e il diametro maggioreverso il fondo. Sono i vasi che più si avvicinano aimodelli pannonici. Il bicchiere n. 2 (tav. CXCII, n.2) ha piccoli orli e corpi fortemente schiacciati eallargati, e decorazione stralucida e anch’esso èattestato solo in area orientale. Nel gruppo n. 3(tav. CXCII, n. 3) ci sono recipienti che mostranoorli più accentuati, sagomati o estroflessi. Datal’eseguità dei frammenti rinvenuti non è possibileindicare una cronologia particolare per i bicchierise non quella più generica dalla seconda metà VIalla metà del VII sec. d.C., ma il bicchiere n. 1trova affinità con esempi pannonici e il n. 2 haesatti corrispondenti pannonici.

Nel quadro delle presenze lombarde si trova-no anche alcuni frammenti che dato il loro limita-to grado di conservazione non offrono la possibili-tà di essere morfologicamente considerati nellaloro interezza e costituire al momento dei gruppispecifici.

Alcuni di essi, provenienti dal contesto di S.

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48 VITALI 1998. 49 von HESSEN 1968, pp. 27-28, fig. 10. Cfr. anche VITALI 1998.

Giulia sono stati provvisoriamente indicati come“grandi recipienti”50, per le discrete dimensioniche dovevano raggiungere, anch’ esse nuove fra ilpanorama longobardo conosciuto. Si possiedonosolo alcuni frammenti, del fondo e delle pareti, dacui si può ipotizzare che servissero anch’essi comecontenitore per liquidi, forse corredati da una o piùanse. Le pareti sono trattate con la tipica lucidatu-ra a stecca, l’impasto è fine e depurato e la cotturariducente.

Sempre da Brescia, ma dallo scavo presso ilCapitolium, sono stati recuperati due pezzi parti-colari. Il primo è una parete di ampio recipienteornato da bugne51, rifinita con lucidatura a stecca,e cotta in atmosfera riducente, che ricorderebbetrattamenti e gusti ritrovabili oltralpe fra VI e VIIsec. d.C. Per il secondo, interpretato comeun’impugnatura costolata di lucerna su piede52, siè più propensi a ipotizzare qui che si trattasse diun collo costolato di bottiglia.

Per quanto riguarda in generale il repertoriodecorativo dei frammenti ed esemplari lombardi lasua composizione ricalca nella diffusione territo-

riale le diversità già enunciate fra le forme. Oltread una presenza del decoro a stralucido, dalletabelle riassuntive dei motivi stampigliati53 siosserva come a fronte della gamma di decoririscontrabili in area bresciana, dislocabili cronolo-gicamente lungo l’intero arco di tempo fra l’ultimotrentennio del VI e la metà avanzata del VII sec.d.C., i siti occidentali ne offrano un numero piùlimitato, anche se su ciò incide naturalmente laquantità dei reperti conosciuti. Anche la qualitàdella fattura e della loro disposizione sulle spalledei manufatti pare essere più approssimativa epoco curata. Fra i più diffusi motivi composti darombi, rosette, lunette e forme allungate e affuso-late, spicca come unicum quello sulla bottiglia daRomano di Lombardia, Castelgabbiano54. La pic-cola stampiglia, impressa con andamento alterna-to su due registri sovrapposti, sembra ricordare laforma delle preziose fibbie longobarde. Questa ipo-tesi, ancora tutta da verificare, evidenzia comun-que quanto sia ancora da approfondire lo studio diquesti manufatti, soprattutto quelli di area occi-dentale che in alcuni casi necessiterebbero anchedi nuove riflessioni e di nuove rese grafiche.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI256

50 VITALI 1998, tav. XCVII.51 GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I; Carta Brescia 1996, p.274, tav. 156, n. 11.

52 GUGLIELMETTI 1996, p. 10, tav. I; Carta Brescia 1996, p.274, tav. 157, n. 13.53 VITALI 1998.54 VITALI 1998.

(Mariagrazia Vitali)3. Catalogo della ceramica detta longobarda

Forma: brocca n. 1 (tav. CXC, nn. 1-3)Descrizione: versatoio cilindrico o tronco-conico appli-cato sul collo, ansa a nastro impostata all’ orlo, costola-tura o incisione orizzontale fra collo e spalla, corpo arro-tondato, fondo piano. Presenta tre varianti:A) orlo piano, largo e con profili laterali arrotondati esporgenti, incisioni concentriche sul bordo superiore,breve collo verticale;B) profilo interno dell’orlo obliquo, collo inclinato;C) affine alla variante A ma con pareti di minore spes-sore e orli spesso di piccole dimensioni.Decorazione: decoro composito a stralucido con fasci ezig-zag e fascia incisa a linee parallele e ondulate(variante B); attualmente attestati solo frammenti con-servati nelle parti lucidate (varianti A e C). Attestazioni: BS: Brescia, Capitolium (Carta Brescia 1996, vol. II, pp.269, 274, 276, fig. 156, n. 7: variante C); Brescia, S. Giulia(BROGIOLO et alii 1996, pp. 18, 25, tav. III, n. 22 = VITA-LI 1998, tav. LXXXI, nn. 1-3: variante A; BROGIOLO etalii 1996, pp. 17, 25, tav. III, n. 41 = VITALI 1998, tav.LXXXII, nn. 1-2: variante B; BROGIOLO et alii 1996, pp.18, 25, tav. III, n. 23 = VITALI 1998, tav. LXXXI, nn. 5-8:variante C); Brescia, Teatro romano (von HESSEN 1968,pp. 20-22, fig. 1, n. 106a, tav. 31: variante A; pp. 20-22,fig.1, 106a, tav. 31, n. 106a: variante B).

Cronologia: ultimo trentennio VI / metà VII sec. d.C.Osservazioni: della variante C si conosce al momentoun solo frammento di dimensioni esigue; non si puòescludere che esistessero recipienti con orli simili cheavessero altra funzione. L’esemplare di orlo dal Capito-lium, qui presentato fra le brocche, è stato pubblicatocome bicchiere (Carta Brescia 1996, vol. II, p. 274).

Forma: brocca n. 2 (tav. CXC, nn. 4-6)Descrizione: orlo dal profilo arrotondato appenadistinto dal corto collo svasato, versatoio cilindrico conbeccuccio, ansa nastriforme applicata all’orlo, corpo glo-bulare, fondo piano. Decorazione: stampiglie in file sovrapposte di motividiversi (variante A); pareti lucidate con larghe steccatu-re distanziate fra loro (variante B).Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, pp. 17-18, 25, tav. III, nn. 1-2, tav. IV, n. 26 = VITALI 1998, tav.LXXXIII, nn. 1-4: variante A; VITALI 1998, tav.LXXXIII, n. 5: variante B). MI: San Donato Milanese (von HESSEN 1968, p. 15,tav. 3, n. 87 = LUSUARDI SIENA 1982, p. 205, fig. 271,n. 1 = DE MARCHI 1988a, pp. 79-80, 135-136, tav. LVII,fig. 10.1 = LUSUARDI SIENA 1989a, scheda 7, 1, n. 9:variante A). Cronologia: fine VI / prima metà VII sec. d. C. (Brescia,

S. Giulia).Osservazioni: la variante A è caratterizzata da esem-plari con cottura riducente, la variante B da esemplaricon cottura ossidante.

Forma: fiasca n. 1 (tav. CXCI, nn. 1-2)Descrizione: orlo arrotondato, in alcuni casi separatodal collo da una leggera incisione orizzontale, collo cur-vilineo svasato verso orlo e spalla, costolatura fra collo espalla, corpo ovoide, fondo piano. Decorazione: presenta più varianti: A) stralucida con motivo a fasci e zig-zag;B) stralucida con motivo a rete;C) stralucida a motivi vari: ramo d’abete, linee verticalie zig-zag, fasci e zig-zag, triangoli con campitura a rete ezig-zag verticali, linee verticali più o meno sottili;D) decoro opaco a stecca con motivo a graticcio;E) stampigliata su più registri con ultimi collocati informa di frangia triangolare;F) stampigliata a motivi diversi su più registri;G) stampigliata e stralucida insieme.Attestazioni: BG: Bergamo, piazza Cittadella n. 3 (cit. VITALI 1998:variante C); Romano di Lombardia, Castelgabbiano(DEGRASSI 1941, pp. 318-322, p. 320, fig. 1 = DE MAR-CHI 1988b, pp. 96-97, fig. 15: variante C). BS: Brescia, Capitolium (Carta Brescia 1996, vol. II, pp.269, 274, 276, fig. 156, n. 5: variante A; pp. 269, 274,276, fig. 156, n. 8: variante B; pp. 269, 274, 276, fig. 156,nn. 2, 4, 10, fig. 157, nn. 14 -16: variante F; GUGLIEL-METTI 1996, pp. 10, 12, tav. I, n. 1 = Archeologia e città1997, p. 81, n. 85 = Carta Brescia 1996, vol. II, p. 274, fig.156, n. 1: variante G); Brescia, S. Giulia (BROGIOLO etalii 1996, pp. 18, 25, tav. III, nn. 5, 7, 8, 10, 12, 14 =VITALI 1998, tav. LXXXIV, nn. 1-16, tav. LXXXV, nn.1-7: variante A; tav. LXXXV, nn. 8-12, tav. LXXXVI, nn.1-2: variante B; tav. LXXXVI, nn. 3-9: variante C); Bre-scia, S. Giulia vecchi scavi, inediti (cit. in VITALI 1998:variante C); tav. LXXXVI, nn. 10-11: variante D; tav.LXXXVII, nn. 1-2: variante E; tav. LXXXVII, nn. 3-10,tav. LXXXVIII, nn. 1-11: variante F; tav. LXXXIX, nn. 1-2: variante G; BROGIOLO et alii 1996, pp. 18, 26, tav.IV, n. 36: variante D; pp. 18, 25, tav. IV, 32: variante F);Brescia, S. Salvatore (von HESSEN 1968, p. 18, tav. 29,n. 104a, tav. 30, n. 105a: variante B; pp. 18-20, tavv. 29-30, nn. 104b, 104c, 104f, 105a, 105b, VI, 105h, 105i,105j, 105m: variante F; p. 20, tav. 30, nn. 105n, 150o:variante G; PANAZZA 1978, p. 78, n. III 07: variante B;cit. in VITALI 1998: variante F); Brescia, Teatro roma-no (von HESSEN 1968, p. 20, tav. 31, n. 106, fig. 1:variante B; pp. 21, tav. 31, n. 106c: variante F); Calva-gese della Riviera (cit. in VITALI 1998); Calvagese dellaRiviera, Castello (cit. in BROGIOLO 1983a, pp. 58-59 =cit. in VITALI 1998: variante B); Calvisano (von HES-SEN 1968, p. 14, tav. 18, n. 82 = LUSUARDI SIENA1982, p. 205, fig. 271, n. 3 = Ceramiche Brescia 1988,tav. XXb: variante B); Flero (inedito, Civici Musei diBrescia: variante B); Rodengo Saiano, Abbazia Oliveta-na (BROGIOLO, BRUNO, MASSA 1986, tav. IV, n. 32:variante B); Sirmione (BROGIOLO, LUSUARDISIENA, SESINO 1989, p. 51, tav. I, n. 13); Sirmione,monastero S. Salvatore (cit. in BROGIOLO, LUSUAR-DI SIENA, SESINO 1989, p. 51: variante F); Sirmione,piazza S. Salvatore (von HESSEN 1968, pp. 15, 37, figg.6-7, n. 86 = ROFFIA 1995, pp. 33-35, fig. 28: variante C);Sirmione, via Valerio Catullo (“NotALomb”, 1986, pp.

152-153, fig 147: variante A; SESINO 1989, pp. 77- 78,fig. 2: variante C); territorio di Brescia (?) (von HESSEN1968, p. 14, tav. 18, n. 80, fig. 9 = Ceramiche Brescia1988, pp. 54-55, fig. 78a: variante B).MI: Milano, S. Maria alla Porta (S. Maria alla Porta1986, p. 119, tav. 51, g: variante B); Milano, scavi MM3(Scavi MM3 1991, vol. 3. 1, p. 240, tav. CXI, n. 4: varian-te B; pp. 239-240, tav. CXI, nn. 2-3: variante F); Carpia-nello (von HESSEN 1968, p. 15, tav. 11, n. 89 = DEMARCHI 1988a, pp. 113-114, tav. LVI, n. 7.1: varianteF); Inveruno (von HESSEN 1968, p. 11, tav. 10, n. 61 =LUSUARDI SIENA 1989a, scheda 7, 1, n. 6: variante F);Lodi Vecchio (von HESSEN 1968, p. 13, tav. 9, 70 =LUSUARDI SIENA 1982, p. 205, fig. 271, n. 2: varianteF); Varedo (“NotALomb”, 1987, pp. 197-198, fig. 200 =LUSUARDI SIENA 1989a, scheda 7, 1, n. 2: variante F);territorio di Milano (?) (DE MARCHI 1988a, p. 150, tav.LXXV, n. 16.60: variante B; DE MARCHI 1988a, p. 150,tav. LXXV, n. 16.61: variante F).MN: Mantova, Seminario Diocesano (cit. in VITALI1998, tav. LXXXVII, nn. 1-2: variante E).VA: Castellanza (von HESSEN 1968, p. 12, tav. 17, n.62: variante B); Cocquio (von HESSEN 1968, p. 11, tav.11, nn. 67A, 67B, 68: variante F). Cronologia: terzo venticinquennio VI / prima metàVII sec. d.C., con netto incremento in quest’ ultimoperiodo, per le varianti A, B, C; primi decenni VII sec.d.C.: variante D; fra il primissimo periodo longobardo ela fine VI sec. d.C.: varianti E, F (Brescia S. Giulia);ultimo trentennio VI sec. d. C.: variante G (Brescia,Capitolium). Osservazioni: nella variante F confluiscono anchenumerosi frammenti la cui forma non è sicuramentericonoscibile. Si è deciso di inserirli per il momento fra lefiasche poiché queste risultano le più diffuse fra questaclasse di materiali e quindi c’è l’effettiva possibilità chesiano parti di esse. Sono stati qui ricondotti ad una fia-sca anche i frammenti dal Capitolium (Carta archeolo-gica 1996, vol. II, pp. 269, 274, 276, tav. 156, n. 10) lì pre-sentati come pertinenti ad una brocca.

Forma: fiasca n. 2 (tav. CXCI, n. 3)Descrizione: orlo dal profilo arrotondato, collo linearee rientrante, corpo biconico, fondo piano. Decorazione: presenta due varianti: A) stralucida; B) stampigliata.Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (VITALI 1998, tav. LXXXIX, n. 4:variante A; tav. LXXXIX, n. 3: variante B); BotticinoSera (RIZZINI 1894, p. 22: variante A).MI: Milano, scavi MM3 (Scavi MM3 1991, vol. 3.1, p. 239,tav. CXI, n. 2: variante B); Magenta (von HESSEN 1968,p. 13, tav. 7, n. 69: variante B); territorio di Milano (?) (vonHESSEN 1968, p. 15, tav. 12, n. 90 = DE MARCHI 1988a,p. 150, tav. LXXXIV, fig. 16.62: variante B).MN: Mantova, Seminario Vescovile (cit. in “NotALomb”,1987, p. 128 = BROGIOLO, LUSUARDI SIENA, SESI-NO 1989, p. 51 = VITALI 1998: variante B). VA: Castelseprio (Castelseprio 1978-1979, p. 56, fig. 40,n. 8 = LUSUARDI SIENA 1982, p. 202, n. 269, n. 9 =DEJANA 1978-79, p. 184, tav. V, p. 185, fig. 7: varianteA); Varese, Robarello (von HESSEN 1968, p. 13, tav. 16,n. 71: variante A). Cronologia: fine VI / prima metà VII sec. d.C. (Brescia,S. Giulia).

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Osservazioni: fiasche biconiche sono per ora percen-tualmente poco diffuse, ma profili biconici sono generi-camente attestati anche in altre forme.

Forma: fiasca n. 3 (tav. CXCI, n. 4)Descrizione: corpo dal profilo piriforme con diametromassimo posto poco al di sopra del fondo che è legger-mente convesso. Decorazione: a stampiglia su più registri, con piccoli eravvicinati motivi a crocetta, a ovali obliqui o a rombi. Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, pp. 18,26, tav. IV, n. 28; VITALI 1998, tav. LXXXIX, nn. 5-9);Brescia, S. Salvatore (von HESSEN 1968, pp. 19-20,tav. 29, nn. 105l, 105k, tav. 30, nn. 105e, 105d, 105c,105f); Sirmione (cit. in BROGIOLO, LUSUARDISIENA, SESINO 1988, p. 51). Cronologia: entro la fine del VI sec. d.C. (Brescia, S.Giulia).Osservazioni: le file di crocette potrebbero essere stateimpresse a rotella.

Forma: fiasca n. 4 (tav. CXCI, n. 5)Descrizione: orlo sagomato leggermente estroflesso aprofilo arrotondato, collo mediamente allungato, corpoglobulare, fondo piano. Decorazione: presenta due varianti:A) stralucida con motivo a fasci obliqui e verticali di lineeparallele con andamento alternato e motivi a zig-zag,fascia al ventre di linee orizzontali e ondulate incise;B) stralucida con motivo a rete, fascia al ventre incisa.Attestazioni: BS: Brescia, Capitolium (Carta Brescia 1996, vol. II, pp.274, 276, fig. 156, n. 9: variante A); Brescia, S. Giulia(BROGIOLO et alii 1996, pp. 18, 26, tav. IV, nn. 30, 34 =VITALI 1998, tav. XC, nn. 1-11, tav. XCI, nn. 1-7: varian-te A; BROGIOLO et alii 1996, pp. 18, 26, tav. IV, n. 33;VITALI 1998, tav. XCIII, nn. 1-4: variante B); Calvisano(von HESSEN 1968, p. 14, tav. 18, n. 81: variante A);Manerbio (cit. in “NotALomb”, 1986, p. 127: variante B).MN: Mantova, Seminario Vescovile (cit. in VITALI1998).Cronologia: inizi / metà VII sec. d.C.Osservazioni: la forma è molto ben rappresentata aBrescia, S. Giulia. In Lombardia, al momento, è ricono-sciuta solo in area orientale.

Forma: fiasca n. 5 (tav. CXCI, n. 6)Descrizione: corpo dal profilo ovoide, affusolato, fondopiano. Decorazione: si distinguono due varianti:A) stralucida;B) stampigliata.Attestazioni: MI: Cinisello Balsamo (von HESSEN 1968, p. 15, tav.12, n. 85: variante A). VA: Sesto Calende (cit. in BERTOLONE 1948, p. 72:variante B); Sesto Calende, S. Vincenzo (GUERRONI,BROGIOLO, CAZORZI 1982, p. 119, tav. 10, n. 2:variante B).Cronologia: genericamente fine VI / prima metà VIIsec. d.C.

Forma: fiasca n. 6 (tav. CXCI, n. 7)Descrizione: orlo liscio a profilo arrotondato, indiffe-renziato dal collo rettilineo rientrante, spalla lineare

svasata, ventre arrotondato, fondo piano.Decorazione: stampigliata.Attestazioni: MI: Varedo (“NotALomb”, 1987, pp. 197-198, fig. 200).Cronologia: genericamente fine VI / seconda metà VIIsec. d.C.Osservazioni: unica attestazione per ora di questa par-ticolare forma.

Forma: fiasca n. 7 (tav. CXCII, n. 1)Descrizione: orlo estroflesso e arrotondato, alta spalla,corpo ovale con diametro massimo a metà dell’ altezza,fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (VITALI 1998, tav. XCV, nn. 6-9).Cronologia: seconda metà VI / prima metà VII sec. d.C.Osservazioni: l’ esemplare è proposto ipoteticamentefra le fiasche.

Forma: bottiglia n. 1 (tav. CXCII, n. 2)Descrizione: orlo arrotondato, collo curvilineo, corpoaffusolato con ventre pronunciato, fondo piano. Limita-to spessore delle pareti. Decorazione: stampigliata e a stralucido.Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, pp. 18,26, tav. IV, n. 24; VITALI 1998, tav. XCIII, nn. 1-10).Cronologia: fine VI sec. / inizi VII sec. d.C.Osservazioni: i pochi e limitati frammenti rinvenuti nonpermettono particolari considerazioni. Confronti puntualisi trovano nel territorio veronese (VITALI 1998).

Forma: bottiglia n. 2 (tav. CXCII, n. 3)Descrizione: orlo liscio con profilo arrotondato, senzasoluzione di continuità con il collo che si restringe nellasua parte mediana, corpo piriforme con il diametro mas-simo a metà circa dell’altezza, fondo piano. Decorazione: superfici esterne ben lucidate e decora-zione stampigliata.Attestazioni:BS: Brescia, S. Donnino (Ceramiche Brescia 1988, p. 51, n.74a, tav. XIXb); Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii1996, pp. 18, 25-26, tav. III, nn. 9, 11, tav. IV, nn. 25, 27, 37,38, 39; VITALI 1998, tav. XCIII, nn. 1-17, tav. XCIV, nn. 1-10, tav. XCV, nn. 1-4); Flero (RIZZINI 1914, p. 343 = vonHESSEN 1968, p. 14, tav. 21, n. 78); Leno, Milzanello (RIZ-ZINI 1894, p. 10, n. 30 = von HESSEN 1968, p. 14, tav. 21,n. 77 = Ceramiche Brescia 1988, p. 51, n. 75a, tav. XIXc). Cronologia: primi decenni / avanzata metà VII sec.d.C. (Brescia, S. Giulia). Osservazioni: ben rappresentata nei livelli dellaseconda fase longobarda a S. Giulia, non è al momentoattestata in area lombarda occidentale.

Forma: bottiglia n. 3 (tav. CXCII, n. 4)Descrizione: stretto collo, corpo ovoide, fondo piano,dimensioni ridotte.Decorazione: presenta due varianti:A) stralucida;B) stampigliata. Attestazioni: BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, pp. 18,26, tav. IV, n. 31; VITALI 1998, tav. XCVI, nn. 1-6, 8-10:variante A; pp. 00, tav. XCVI, n. 7: variante B); Vestone(von HESSEN 1968, p. 15, tav. 23, n. 84: variante A).Cronologia: genericamente fra la fine VI / prima metà

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI258

VII sec. d.C.Osservazioni: l’esemplare proveniente da Vestone,presentando una piccola ansa con attacco all’orlo,dovrebbe più correttamente essere classificato fra lebrocche. Essendo però unico e del tutto uguale sia mor-fologicamente che come decoro alle piccole bottiglie di S.Giulia, fra cui non sono giunti altri casi ansati, si è almomento considerato insieme ad esse.

Forma: bottiglia n. 4 (tav. CXCII, n. 5)Descrizione: spalle alte e svasate, corpo piriforme,fondo piano o appena convesso.Decorazione: si osservano due varianti:A) stralucida;B) stampigliata.Attestazioni: BG: Romano di Lombardia, Castelgabbiano (DEGRAS-SI 1941, p. 320, fig. 1 = DE MARCHI 1988b, pp. 96-97,fig. 15: variante A); territorio di Bergamo (?) (von HES-SEN 1968, p. 13, tav. 21, n. 75 = DE MARCHI 1988b, pp.107-109, tav. XVI, n. 2: variante A; von HESSEN 1968,p. 13, tav. 21, n. 74 = DE MARCHI 1988b, pp. 107-109,tav. XVI, n. 1: variante B). Cronologia: seconda metà VI / prima metà VII sec. d.C.Osservazioni: la forma biconica e i motivi decorativifanno ipotizzare che tali vasi si possano collocare entroil primo periodo dell’ occupazione longobarda.

Forma: bicchiere n. 1 (tav. CXCIII, n. 1)Descrizione: orlo lineare e quasi verticale, collo e spal-la svasati, corpo a sacchetto più o meno schiacciato,fondo piano o appena convesso.Decorazione: presente in tre varianti:A) stralucida;B) stampigliata;C) lucidatura a stecca.Attestazioni:BG: Bergamo, via Porta Dipinta (VITALI, c.s.: varianteB); Fornovo S. Giovanni (DE MARCHI 1988a, pp. 120-121, tav. XLII, n. 3.108: variante C); Zanica (“NotA-Lomb”, 1992-93, pp. 79-80, fig. 76 = cit. in VITALI 1998:variante C).BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, p. 18,

tav. III, nn. 19-20 = VITALI 1998, tav. XCVI, nn. 12-15:variante A); Brescia, vicolo Deserto (Carta Brescia 1996,vol. II, pp. 276, 280, fig. 156, n. 6: variante A); Calvisano(von HESSEN 1968, p. 14, tav. 26, n. 83, figg. 3, 9 =Ceramiche Brescia 1988, pp. 50-51, n. 73a, tav. XIXa:variante B). CO: Como, territorio di Como (?) (von HESSEN 1968, p.13, tav. 25, n. 72: variante B).MI: Milano, via Olmetto (LUSUARDI SIENA 1989,scheda 7, tav. 1, n. 1: variante A); Nosate (DE MARCHI1988a , p. 131, tav. LIII, n. 5.24: variante A); territorio diMilano (?) (DE MARCHI 1988a, p. 137, tav. LVIII, n.12.1: variante B). MN: Mantova, Seminario Vescovile (cit. in VITALI 1998).VA: Sesto Calende, Legnate (von HESSEN 1968, p. 12,tav. 25, n. 66: variante B). Cronologia: seconda metà VI / prima metà VII sec. d.C.Osservazioni: questi bicchieri trovano affinità diforma in simili recipienti vitrei (von HESSEN 1968, p.30, fig. 10, a, b; VITALI 1998).

Forma: bicchiere n. 2 (tav. CXCIII, n. 2)Descrizione: piccolo orlo arrotondato, spalla svasata,corpo schiacciato con fianchi larghi e tondi, fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, Artigianelli (RIZZINI 1914, pp. 347-348 =San Salvatore 1978, vol. I, p. 79, n. III 08); Brescia, S.Giulia (VITALI 1998, tav. XCVII, nn. 1-2). MN: Seminario Vescovile (cit. in VITALI 1998).Cronologia: seconda metà VI / prima metà VII sec. d.C.Osservazioni: questi bicchieri sono attestati in arealombarda orientale e veneta (VITALI 1998).

Forma: bicchiere n. 3 (tav. CXCIII, n. 3)Descrizione: orlo sagomato estroflesso, corpo ovoidepiù o meno schiacciato, fondo piano.Attestazioni:BS: Brescia, S. Giulia (BROGIOLO et alii 1996, p. 18, tav.III, nn. 17-18, 21; VITALI 1998, tav. XCVII, nn. 4-6).Cronologia: seconda metà VI / prima metà VII sec. d.C.Osservazioni: è forse possibile che gli orli sagomati quiriuniti siano da riferire a recipienti anche definibili “coppe”,utilizzati per contenere sostanze, forse non solo liquide,piuttosto che essere impiegati come veri e propri bicchieri.

M.V.

Gabriella Tassinari, Mariagrazia Vitali 259

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI260

Si riportano i bolli rinvenuti sui laterizi inLombardia, in ordine alfabetico secondo il gentili-zio e il cognome. Lo scopo del presente elenco con-siste nel registrare semplicemente le attestazionidei singoli bolli, senza la pretesa di voler analizza-re compiutamente la storia dei singoli officinatoresné di riportare un elenco esaustivo di tutti i con-fronti possibili al di fuori della Lombardia.

Legenda:

< > legamento. punto distinguente[ ] integrazione( ) scioglimentoc. ret. cartiglio rettangolare

Figulo/figlina: ADIVTORIAttestazioni:LaterizioMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., ADIVTORI, lettere arilievo: BOTTURA 1988, p. 51).

Figulo/figlina: ADIVTORSAttestazioni:LaterizioMN: Bagnolo San Vito (c.ret., ADIVTORS, lettere arilievo: Il caso mantovano 1984, p. 177).Osservazioni: potrebbe trattarsi della stessa officinadel bollo precedente.

Figulo/figlina: AERRA( )Attestazioni:LaterizioBS: Padenghe sul Garda (?, <AE>RRA, lettere rovesce:CIL, V, 2, 8110, n. 341).

Figulo/figlina: AET( )Attestazioni:TegoloneCR: Calvatone (?, <AE>T: CIL, V, 2, 8110, n. 338).

Figulo/figlina: ALB( ) L(IBERTVS)Attestazioni:MattoneBS: Cividate Camuno (c.ret., ALB.L, lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 80, n. 24).

TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., ALB.[L], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 80, n. 24).Laterizio BS: Cividate Camuno (c.ret., ALB.L, lettere a rilievo;c.ret., [A]LB, AL[B.L], A[LB.L], tre esemplari; c.ret.,ALB.[L], due esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p.80, n. 24).VA: Angera, territorio (c.ret., ALB [L], lettere a rilievo,con una palmetta verticale sul lato sinistro: FACCHINI1990, pp. 56-57, n. 12, tav. XIX, f).

Figulo/figlina: C.AP.LaterizioBS: Breno, Spinera (“NotALomb”, 1988-89, p. 85).

Figulo/figlina: C.AP( ) AM( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno, via Marconi (c.ret., C.AP.<AM>,lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n. 30 =ABELLI CONDINA 1986, pp. 68-69, scheda 56).

Figulo/figlina: Q.AP.PRI.Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., Q.AP.P<RI>, lettere a rilie-vo, quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n.31, c, g, i, l; c.ret., [Q.]AP.P<RI>, lettere a rilievo: ABEL-LI CONDINA 1983, p. 83, n. 31, h; c.ret., Q.[AP.P]<RI>,lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n. 31, b;c.ret., Q.AP.P[<RI>], lettere a rilievo, due esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n. 31, a, f; c.ret.,Q.[AP.P<RI>], lettere a rilievo: ABELLI CONDINA1983, p. 83, n. 31, d; c.ret., [Q.AP. ]P<RI>, lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n. 31, e).

Figulo/figlina: T. APPI S(ERVVS) ?Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., T.APPI.[S], lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 84, n. 32).

Figulo/figlina: SEVERVS/APPIVS. MESS/ORIS.F.M.V.S.L.MAttestazioni:TegolaPV: Castello d’Agogna, cascina Valle Lunga (?,SEVERVS/APPIVS. MESS/ORIS.F.M.V.S.L.M: G. FIO-RELLI, Castello d’Agogna, in “NSc”, 1883, serie III, p. 221).

XII. CATALOGO DEI BOLLI LATERIZI

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 261

Figulo/figlina: APRILISAttestazioni:LaterizioMN: Ostiglia (c.ret., APRILIS, lettere a rilievo (?): Ilcaso mantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: (A)RRENIAttestazioni:LaterizioBS: Breno, Spinera (c.ret., (A)RRENI: “NotALomb”,1988-89, p. 85, fig. 65).

Figulo/figlina: L.AR( ) ER( )Attestazioni:LaterizioBS: Salò, Lugone (c.ret., L.AR.ER, lettere a rilievo (?):SIMONI 1972, p. 98, b, p. 105).

Figulo/figlina: L.AR.TERAttestazioni:LaterizioBS: Desenzano (?, L.AR.<TE>R: ABELLI CONDINA1983, p. 57, nota 38 = Desenzano I 1994, p. 32).Osservazioni: il bollo L.AR.TER è presente a Desenza-no su diversi esemplari, di cui non è specificabile ilnumero. In base ai confronti il bollo è stato ricollegatoalla fornace localizzata nel territorio di Arco (TN), data-bile alla seconda metà I- primi decenni II sec.d.C.(Desenzano I 1994, p. 32).

Figulo/figlina: AT( ) o A.T. o T.A.Attestazioni:MattoneMN: Sermide, Le Motte (bollo libero, <AT>, lettere inci-se: CALZOLARI 1991, p. 50, n. 2, fig. 2, n. 7).Osservazioni: Calzolari (1991) data questo bollo al II/Isec. a.C., per la mancanza del cognomen.

Figulo/figlina: ATILIVSAttestazioni:TegolaPV: Gropello Cairoli, S. Spirito (?, ATILIVS: MAC-CHIORO 1991, p. 344).

Figulo/figlina: AVITVSAttestazioni:LaterizioBS: Breno, Spinera (?: “NotALomb”, 1988-89, p. 85);Cividate Camuno (c.ret., <AV>ITVS, lettere a rilievo,undici esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 81, n.26, a, c, f, h, l, n, r-v; c.ret., <AV>IT[VS], lettere a rilie-vo, tre esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 81, n.26, i, o, p; c.ret., <AV>TV[S], lettere a rilievo: ABELLICONDINA 1983, p. 81, n. 26, d; c.ret., <AV>I[TVS], let-tere a rilievo, tre esemplari: ABELLI CONDINA 1983,p. 81, n. 26, b, g, m; c.ret., <AV>[ITVS], lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 81, n. 26, e; c.ret.,[<AV>ITV]S, lettere a rilievo: ABELLI CONDINA1983, p. 81, n. 26, q).

Figulo/figlina: BAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (bollo libero, B, lettere incise, cin-que esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 71, n. 7).

Figulo/figlina: BARGILLI(VS)Attestazioni:Laterizio BS: Desenzano (?,BARC: Desenzano I 1994, p. 32);Gavardo, Schiave (c.ret., BARGIL[I], lettere a rilievo:letto BARCIL[I], SIMONI 1964, p. 29, fig. a p. 30); Salò,Lugone (c.ret., BARGILLI, lettere a rilievo: SIMONI1963, p. 24, tomba 26 = SIMONI 1964, p. 29, fig. a p. 30= MASSA 1997, p. 23, tomba 26).Osservazioni: il laterizio di Salò (BS), che il Simoni(1963 e 1964) aveva letto come BARCILI, era collocato sulfondo di una tomba di seconda metà IV-inizi V sec. d.C.

Figulo/figlina: BI GIAttestazioni:LaterizioCO: Galliano, S.Vincenzo (?, BI GI: CIL V, 2, 8110, n. 391= PAIS 1075, n. 92 =Cantù1991, pp. 112, 124-125, nota 8).

Figulo/figlina: M.C.F.Attestazioni:TegoloneMN: Cavriana (c.ret., M.C.F., lettere a rilievo, tre esem-plari: Il caso mantovano 1984, p. 177); Medole (c.ret.,M.C.F., lettere a rilievo, più esemplari: Il caso mantova-no 1984, p. 177).

Figulo/figlina: M.C(AECILIVS) SCITI(VS) (?)Attestazioni:MattoneMI: Milano, via Bossi (?, M.C.SCITI: M. MIRABELLAROBERTI, L’edificio romano nel “Patriarcato”-Horreadi Aquileia, in “Atti e Memorie della Società Istriana diArcheologia e Storia Patria”, 1979-80, XXVII-XXVIII, p.178, nota 19).MN: Suzzara, Dragoncello (c.ret., M.C.SCITI, lettere arilievo (?): BOTTURA 1988, p. 53).Osservazioni: bollo noto anche ad Aquileia (M. MIRA-BELLA ROBERTI, ibidem).

Figulo/figlina: C.CAMINI(VS?)Attestazioni:LaterizioMN: Virgilio, Cerese (c.ret., C.CAMINI, lettere a rilievo:Il caso mantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: C.CESTI(VS) SATV(RNINVS)Attestazioni:TegoloneMN: Poggio Rusco, Stoppiaro (c.ret., C.C[ESTISATV],lettere a rilievo, con punto distinguente formato da duetriangolini verticali: CALZOLARI 1991, p. 50, b); PoggioRusco, via Tamarella (c.ret., C.C[ESTISATV], lettere arilievo, con punto distinguente formato da due triangoli-ni verticali: CALZOLARI 1991, pp. 50-51, c); Sermide,S.Croce (c.ret., C.CESTI<SATV>, lettere a rilievo: Ilcaso mantovano 1984, p. 177; c.ret., [C]CEST[ISATV],lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 50, a).Osservazioni: questa officina, a breve raggio di smer-cio, era attiva nell’Oltrepò mantovano (CALZOLARI1991, p. 51).

Figulo/figlina: T.CL( ) M( )Attestazioni:Laterizio

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI262

BS: Cividate Camuno (c.ret., TI.CL.M, nove esemplaricon varie integrazioni: BONAFINI 1934, p. 319 =ABELLI CONDINA 1983, p. 88, n. 39); Marone, Ca’ deHela (?, TI.CL.M: ABELLI CONDINA 1986, pp. 105-106, scheda 23).

Figulo/figlina: CLEMENSAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., CL<EME><NT>I, lettere arilievo, quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p.82, n. 27, a, e, g, h; c.ret., CL<EME>[NTI], lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 82, n. 27, b; c.ret.,CLEM[ENTI], lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983,p. 82, n. 27, c; c.ret., C[L]EM[ENTI], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 82, n. 27, f; c.ret.,[CLE]<ME><NT>I, lettere a rilievo, due esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 82, n. 27, d, i; c.ret.,[CL]<EME><NT>I, lettere a rilievo: ABELLI CONDINA1983, p. 82, n. 27, l); Cividate Camuno, via Marconi (c.ret.,CLEM, lettere a rilievo: BONAFINI 1934, p. 319, chelegge CLEMENTI = ABELLI CONDINA 1983, pp. 82-83,n. 28 = ABELLI CONDINA 1986, pp. 68-69, scheda 56).

Figulo/figlina: C.COR(NELIVS?) POL(LIO?)Attestazioni:TegoloneMN: Revere, Froldo Gazza (c.ret., C.COR.POL, lettere arilievo: Il caso mantovano 1984, p. 177); Sermide, Ca’ Vani-ne (c.ret., C.CORP[OL], lettere a rilievo: CALZOLARI 1991,p. 51, n. 4); Sermide, podere Longhino (c.ret., C.COR.POL,lettere a rilievo: Il caso mantovano 1984, pp. 172-173, n. 1,fig. 185); Sermide, S. Croce (c.ret., C.COR.POL, lettere arilievo: Il caso mantovano 1984, p. 177).Osservazioni: i bolli di questa officina sono distribuitinell’area tra Mirandola (MO) e l’Oltrepò mantovano,zona dove la fabbrica doveva essere localizzata.

Figulo/figlina: CRESC( ) SEC( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (?, CRESC.SEC: BONAFINI1934, p. 319).

Figulo/figlina: C.D.C.Attestazioni:LaterizioCO: Mariano Comense (?, CDC: PIOVAN 1978, p. 163).

Figulo/figlina: Q.DELLI(VS) Attestazioni:EmbriceCR: Calvatone (?, Q.DELLI: CIL, V, 2, 8110, n. 336); inriva al Po e nel suo fondale (c.ret., Q DELII, lettere arilievo: PONTIROLI 1992, p. 121, nn. 155-156). TegolaLO: Lodi Vecchio (c.ret., DELLI, lettere a rilievo:FROVA 1958b, p. 71 = CASALI, ORLANDINI, UBOLDI1982, p. 234, fig. 4 = Il caso mantovano 1984, p. 177).PV: Gropello Cairoli, S. Spirito (?, cit. in CASALI,ORLANDINI, UBOLDI 1982, p. 234).Osservazioni: in Italia settentrionale la gens Dellia èdocumentata in iscrizioni provenienti da Vicenza, Pado-va, Aquileia. Esiste la possibilità di confronto con esem-plari emiliani (CASALI, ORLANDINI, UBOLDI 1982,pp. 235-236, figg. 5-6).

Figulo/figlina: FR. et PRI.Attestazioni:LaterizioBS: Breno, chiesa di S. Maurizio (c.ret., FR.<ET>[PRI],lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 76, n. 18b);Cividate Camuno (c.ret., FR.<ET>PRI, lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 76, n. 18a).

Figulo/figlina: L.FVRI HERMETISAttestazioni:Laterizio CO: Cantù (?, L.FVRI/ HERMETIS: CIL, V, 2, 8110, n.388).

Figulo/figlina: FVS. et SER.Attestazioni:LaterizioBS: Breno, Spinera (c.ret., FVS.ET SER: “NotALomb”,1988-89, p. 85, fig. 65);Cividate Camuno (c.ret., FVS.ET.SER, [FV]S.ET.S[ER],FVS.ET.SE[R], FVS.ET.S[ER], quattro esemplari, lette-re a rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 76, n. 17).

Figulo/figlina: FVSCAttestazioni:LaterizioBS: Breno, Spinera (?, FVSC: “NotALomb”, 1988-89, p.85).

Figulo/figlina: FVSC( ) INN( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., FVSC.<INN>, lettere arilievo, quattordici esemplari: [F]VSC.<INN>,[FVSC.]<INN>, FV[SC.<INN>], F[VSC.<INN>],[FVS]C.<INN>, FVS[C.<INN>], [FV]SC.<INN>: ABEL-LI CONDINA 1983, p. 79, n. 23).

Figulo/figlina: L.H.I Attestazioni:LaterizioCO: Garlate, Figina (c.ret., L.H.I, lettere a rilievo, dueesemplari: CRIPPA 1983, pp. 109, 114, 118, figg. 4-5);Isola Comacina (?, L.H.I: L. M. BELLONI, Insediamen-ti civili all’Isola Comacina dal tardoantico alla suadistruzione nel 1169, in Studi in onore di Ferrante Rit-tatore Vonwiller, vol. II, Como 1980, p. 29).Osservazioni: forse da riferire alla famiglia Herennia(CRIPPA 1983, p. 109).

Figulo/figlina: [....]I HER( ) HA[....]Attestazioni:TegoloneCR: Calvatone (?, [....]I.HER.HA[....]: CIL, V, 2, 8110,n. 337).

Figulo/figlina: C.HILARVSAttestazioni:MattoneMN: Cavriana, S. Cassiano (circolare, C.HILARI: Il casomantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: R.I.D.Attestazioni:Laterizio CO: Longone al Segrino (?) (?, R.I.D.: CIL, V, 2, 8110, n. 392).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 263

Figulo/figlina: N.L.B.L.Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (?, N.L.B.L.: SIMONI 1963).

Figulo/figlina: L.LAET(VS) PRI( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.L<AET>.PRI, lettere arilievo, tre esemplari: BONAFINI 1934, p. 319 = ABEL-LI CONDINA 1983, p. 87, n. 36).

Figulo/figlina: L.LAET(VS) RVF(VS)Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.LA<ET>.<RVF>, letterea rilievo, cinque esemplari con varie integrazioni:ABELLI CONDINA 1983, p. 87, n. 37 = ABELLI CON-DINA 1986, pp. 68-69, scheda 56).

Figulo/figlina: L.LAET(VS) SEC( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.LA<ET>.SEC, lettere arilievo, 37 esemplari con varie integrazioni: ABELLICONDINA 1983, pp. 84-85, n. 33, matrice A; c.ret.,[L.LA<ET>].SEC, lettere a rilievo, tre esemplari: ABELLICONDINA 1983, p. 85, n. 33, matrice B; p.p.,L.LA<ET>.SEC, lettere a rilievo, quattro esemplari convarie integrazioni: ABELLI CONDINA 1983, p. 86, n. 34).

Figulo/figlina: S.LAET(VS) SEC( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., S.LA<ET>.S, lettere arilievo, due esemplari con varie integrazioni: ABELLICONDINA 1983, pp. 86-87, n. 35).

Figulo/figlina: L.LAET(VS) SEC( ) et FVSC( ) INN( )Attestazioni:LaterizioBS: Borno (?, L.LAET.SEC/FVSC.INN: BONAFINI1934, p. 318).

Figulo/figlina: C.LVCILLI(VS)Attestazioni:TegoloneBG: Calcio (c.ret., C.LVCILLI, lettere a rilievo: CartaBergamo 1992, vol. 2.2, pp. 52-53).

Figulo/figlina: MAN[LIVS] PLA( )Attestazioni:MattoneBS: Cividate Camuno (c.ret., <MA>N.PLA, lettere arilievo, due esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 77,n. 20, o-p); Cividate Camuno, via Cere (c.ret.,[MA]N.PLA, lettere a rilievo: ABELLI CONDINA1983, p. 77, n. 20, m = ABELLI CONDINA 1986, p. 63,scheda 33).TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., <MA>N.PLA, [MAN.]PLA,[<MA>]N.PLA, lettere a rilievo, tre esemplari: ABELLICONDINA 1983, p. 77, n. 20, c, g, r).LaterizioBS: Borno, Lago Gial (c.ret., [<MA>]N.PLA, lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 77, n. 20, f); Cividate

Camuno (c.ret., <MA>N.PL[A], [MA]N.PLA, <MA>N.PLA,<MA>N.[PLA], <MA>N.[P]LA, lettere a rilievo, otto esem-plari: ABELLI CONDINA 1983, p. 77, n. 20, a, b, d, h-l, n, q);Cividate Camuno, S.Stefano (c.ret., <MA>[N.PLA], letterea rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 77, n. 20, e).

Figulo/figlina: MAR( ) SEX(TVS)Attestazioni:TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., MAR.SEX, MA[R.S]EX,lettere a rilievo, due esemplari: ABELLI CONDINA1983, p. 78, n. 21, a-b).LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., MA[R.SEX], [MA]R.SEX,lettere a rilievo, due esemplari: ABELLI CONDINA1983, p. 78, n. 21, c-d).Osservazioni: il bollo può essere sciolto MARIVSSEXTVS o MARCIVS SEXTVS.

Figulo/figlina: L.MVN(ATIVS) PRIMVSAttestazioni:TegoloneMN: Ostiglia, Corte Colombarole (bollo libero,L.MVN/PRIMI, lettere incise?: Il caso mantovano 1984,p. 177; bollo libero, [L.MVN/P]RIMI, lettere incise: CAL-ZOLARI 1991, p. 51, n. 5, a, fig. 6, n. 3; bollo libero, [L.]MVN/[PR]IMI, lettere incise: CALZOLARI 1991, p. 51,n. 5, b, fig. 6, n. 1); Ostiglia, Corte Galele (c.ret.,[L.MV]NPRI, lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, pp.51-52, n. 5, d, fig. 6, n. 4); Ostiglia, Corte S. Antonio (?,L.MVN.PRI: Il caso mantovano 1984, p. 177); Ostiglia,Mazzagatta (bollo libero, L.MVN/PRIMI, lettere incise:Il caso mantovano 1984, p. 173, n. 2, fig. 187); Ostiglia,Pontemolino (bollo libero, L.MVN.PRI, lettere incise: Ilcaso mantovano 1984, p. 177); Roncoferraro, fondo Alle-grezza (bollo libero, [L. ]MVN/ [P]RIM[I], lettere incise:CALZOLARI 1991, p. 51, n. 5, c, figg. 4, 6, n. 2).Osservazioni: la produzione di questa figlina è atte-stata esclusivamente a nord del Po, tra Mantova e Rovi-go, ambito territoriale dove è collocabile la sua sede(CALZOLARI 1991, p. 52).

Figulo/figlina: T.MV[NATIVS?]Attestazioni:TegoloneMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c.ret., T.<MV>[···], lettereincise: BOTTURA 1992, p. 78, n. 114).

Figulo/figlina: NAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (bollo libero, N, lettere incise:ABELLI CONDINA 1983, p. 71, n. 9).

Figulo/figlina: G.N.S.Attestazioni:MattoneBS: Cividate Camuno (c.ret., G.N.S, lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 72, n. 11).TegoloneBS: Cividate Camuno, necropoli (c.ret., G.N.[S] e[G.]N.S, lettere a rilievo, due esemplari: ABELLI CON-DINA 1983, p. 72, n. 11).LaterizioBS: Cividate Camuno, via Marconi (?, G.N.S.: ABELLICONDINA 1986, pp. 68-69, scheda 56).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI264

Figulo/figlina: C.N.T.Attestazioni:MattoneBS: Cividate Camuno, S. Stefano (c.ret., C.N.T., letterea rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 73, n. 13).TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., C.N.T., C.[N.T.] e [C.]N.T.,lettere a rilievo, tre esemplari: ABELLI CONDINA1983, p. 73, n. 13).LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., C.N.T., lettere a rilievo,due esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 73, n. 13).

Figulo/figlina: M.N[···] MVCI(VS)Attestazioni:MattoneMN: Pegognaga, S. Lorenzo (bollo libero, M.N[···]/MVCI[···],lettere incise: BOTTURA 1992, p. 78, n. 116, tav. 3).

Figulo/figlina: NATAttestazioni:Tubo di acquedottoMI: Milano, via S.Orsola-S.Maurilio (?, <NAT>: FROVA1952, p. 84, tav. X).

Figulo/figlina: NIG( ) PONTIF( )Attestazioni:MattoneBS: Cividate Camuno (c.ret., [NIG.P]O<NTIF>, letterea rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 79, n. 22, a).TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., NIG.PO<NTIF>, [NIG.]PO<NTIF>, NIG.[PO<NTIF>], lettere a rilievo, tre esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 78, n. 22, a, d, g).LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., NIG.PO<NTIF>, NIG.[PO<NTIF>], NIG.PO[<NTIF>], NIG.P[O<NTIF>], lettere arilievo, quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p.78, n. 22, b, c, e, f).

Figulo/figlina: L.NOVI(VS) MPON( )Attestazioni:LaterizioMN: Virgilio, Cerese (c.ret. (?), L.NOVI.<MP>ON: Ilcaso mantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: NVMAAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., NV<MA>II, lettere a rilievo,due esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 83, n. 29).

Figulo/figlina: OM( )Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (?, OM.: BONAFINI 1934, p. 319).Osservazioni: è da riferirsi al bollo seguente?

Figulo/figlina: OM( ) OFF( )Attestazioni:Laterizio MI: Milano, Brera (circolare, OM.OFF: CIL, V, 2, 8110,n. 390).

Figulo/figlina: Q.OPPI.ISTIAttestazioni:

Laterizio BS: Brescia (?, Q.OPPI.I/STI: CIL, V, 2, 8110, n. 340).

Figulo/figlina: PAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (bollo libero, P, lettere incise, dueesemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 71, n. 8).

Figulo/figlina: F.P.Q.Attestazioni:LaterizioCR: Soncino, Gallignano (c.ret., F.P.Q, [F]P.Q., lettere arilievo, due esemplari: PONTIROLI 1981, p. 449).

Figulo/figlina: HESP( ) P( ) PASTO( )Attestazioni:TegoloneMN: Roncoferraro, Barbassolo (c.ret., HESP.P.PASTO,lettere a rilievo (?): Il caso mantovano 1984, p. 177); Ser-ravalle a Po, Boaria Cardinala (c.ret., HESP.P.PASTO,lettere a rilievo (?): Il caso mantovano 1984, p. 177;c.ret., HE[···], lettere a rilievo (?): CALZOLARI 1989, p.285, scheda 169, fig. 253); Serravalle a Po, Corte Prezio-sa (c.ret., HES[···], lettere a rilievo, due esemplari: CAL-ZOLARI 1989, pp. 306-307, fig. 254).Osservazioni: è probabile si tratti di un’officina conuno smercio a breve raggio.

Figulo/figlina: STA(TIVS) PAC(CIVS) CE(LER)Attestazioni:TegoloneMN: Mantova (c.ret., STA.PAC.CE, lettere a rilievo, conimpressioni digitali sotto il bollo: Il caso mantovano1984, pp.176-177); Quingentole, S. Lorenzo (c.ret., STA.P[AC.CE],lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 52, a, fig. 6.6).Osservazioni: è probabile che questa officina sia da col-locarsi in territorio emiliano, tra Modena e il Po, dove siconcentra la maggior parte delle attestazioni (CALZO-LARI 1991, p. 52).

Figulo/figlina: PANSIANAAttestazioni:Bolli non completiMN: Ostiglia (c.ret., PANSIANA, lettere a rilievo: Ilcaso mantovano 1984, p. 177); Ostiglia, fondo Moretti(c.ret., [···P]AN[SIANA], lettere a rilievo: CALZOLARI1991, p. 50, g); Ostiglia, Quadro Paletta (c.ret.,[···P]<AN>SIA[N]A, lettere a rilievo: CALZOLARI 1991,p. 48, e); Sermide, fondo Nodare (c.ret., [···PAN]SIANA,lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, pp. 48-50, f).

Bolli TI(BERI) PANSIANAMN: Ostiglia, Ponte dei Tedeschi (c.ret., TI.P<AN>SI<AN>[A], lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 48, b);Ostiglia, Quadro Paletta (c.ret., TI.P[ANSIANA], lette-re a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 48, c); Quingentole(c.ret., TI.PANSIANA V[···], lettere a rilievo: Il casomantovano 1984, p. 177); Revere, S. Lodovico (c.ret.,TI.PANSIANA, lettere a rilievo: BOTTURA 1988, p.130, V1 = CALZOLARI 1991, p. 48, a).Bolli CLAVDI PANSIANAMN: Ostiglia, Corte Calele (c.ret., [CLA]<VD>IP<AN>S,lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 48, d).Osservazioni: si tratta di una fabbrica di proprietàimperiale, con un raggio di smercio su scala interregio-

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 265

nale e forse con una pluralità di officine1. Risulta attivatra Tiberio e Vespasiano, anche se non sempre la lacu-nosità dei bolli permette di definire a quale imperatoresiano da attribuire i singoli reperti. In Lombardia la dis-tribuzione sembra concentrarsi intorno ad Ostiglia(MN) e nell’Oltrepò mantovano.

Figulo/figlina: M.PETRONIVSAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno, S. Stefano (c.ret., M.PE[TRONI],lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983, p. 76, n. 19, f);Cividate Camuno (c.ret., M.PETRONI, lettere a rilievo,quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983, pp. 76-77, n.19, a, b, h, n; c.ret., M.PETRO[NI], [M.]PETRON[I],M.PET[RONI], M.PETRON[I], lettere a rilievo, sei esem-plari: ABELLI CONDINA 1983, pp. 76-77, n. 19, c-g, l;c.ret., M.PETR[ONI], [M. PE]TRONI, lettere a rilievo, dueesemplari: ABELLI CONDINA 1983, pp. 76-77, n. 19, i, m).

Figulo/figlina: Q.POMPON(IVS)Attestazioni:TegoloneCR: Cremona (?) (c.ret., PO<MP>ON, lettere a rilievo,due esemplari: Il caso mantovano 1984, p. 174 = PON-TIROLI 1992, p. 122, n. 157).MN: Rodigo, contrada Panicella (c.ret., Q.POMPON, let-tere a rilievo, sette esemplari: Il caso mantovano 1984,pp. 173-176, n. 3).Osservazioni: questa officina ha distribuito la propriaproduzione tra Cremona, Parma, Piacenza e Mantova,area dove essa doveva essere localizzata (Il caso manto-vano 1984, pp. 174-175).

Figulo/figlina: Q.POP( )Attestazioni:LaterizioMN: Dosolo, Inghella (c.ret. (?), Q.POP: Il caso mantova-no 1984, p. 177).Osservazioni: è possibile che questo bollo sia da attri-buire alla figlina precedente.

Figulo/figlina: REGAttestazioni:MattoneMI: Milano, p.za Diaz (?) (?, ?: cit. in Scavi MM3 1991,vol. 3.2, p. 155).TegoloneMI: Milano, scavi MM3 (?, REG: Scavi MM3 1991, vol.3.2, p. 155, n. 1, tav. CCV, n. 17). Cronologia: è ipotizzata una datazione alla fine VII /inizi VIII sec. d.C. (Milano, Scavi MM3, ibidem).Osservazioni: i bolli sono riferibili ad un’officina diproprietà regia.

Figulo/figlina: REXAttestazioni:Concio d’arcoMI: Milano, scavi MM3 (?, REX: Scavi MM3 1991, vol.3.1, p. 155, n. 2, tav. CCV, n. 18). LaterizioMI: Concorezzo (?, ?: cit. in Scavi MM3 1991, vol. 3.2, p.155); Milano, S. Nazaro (?, ?: cit. in Scavi MM3 1991, vol.

3.2, p. 155); Milano, varie località (?, ?: cit. in Scavi MM31991, vol. 3.2, p. 155).PV: Gropello Cairoli (?, ?: cit. in Scavi MM3 1991, vol.3.2, p. 155).Cronologia: è ipotizzata una datazione alla fine VII /inizi VIII sec. d.C. (Milano, Scavi MM3, ibidem).Osservazioni: i bolli sono riferibili ad un’officina diproprietà regia.

Figulo/figlina: RVFI L(IBERTVS) Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., RVFI.L, lettere a rilievo,due esemplari: ABELLI CONDINA 1983, pp. 80-81, n.25, c, h; c.ret., RUFI, lettere a rilievo, due esemplari:ABELLI CONDINA 1983, pp. 80-81, n. 25, f-g; c.ret.,[R]VFI.L, lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983,pp. 80-81, n. 25, a; c.ret., RV[FI], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, pp. 80-81, n. 25, b; c.ret.,[RVFI.]L, lettere a rilievo: ABELLI CONDINA 1983,pp. 80-81, n. 25, d).

Figulo/figlina: G.S.[.]Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret, G.S.[.], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, pp. 72-73, n. 12).

Figulo/figlina: G.S.T et M.N.SAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., G.S.T.<ET>M.[N.S.],[G.S.] T.<ET>M.N.S., [G.S.T.<ET>M.]N.S., [G.]S.T.<ET>[M.N.S.], lettere a rilievo, quattro esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 75, n. 15).

Figulo/figlina: L.S.ME.Attestazioni:Tegolone BS: Cividate Camuno (bollo libero, L.S.<ME>, lettere inci-se, tre esemplari: ABELLI CONDINA 1983, p. 72, n. 10).LaterizioBS: Cividate Camuno (?, L.S. <ME>, sette esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 72, n. 10).

Figulo/figlina: SA.R. et VA.SEAttestazioni:Laterizio BS: Cividate Camuno (c.ret., [SA.R.<ET>]<VA>.SE,[S]A.R. <ET><VA>.SE, SA.R. <ET><VA>.[SE], [SA.R.<ET><VA>.]SE, lettere a rilievo, quattro esemplari:ABELLI CONDINA 1983, p. 75, n. 16).

Figulo/figlina: SCINN Attestazioni:LaterizioBS: Breno, Spinera (c.ret., SC<INN>: “NotALomb”,1988-89, p. 85, fig. 65).

Figulo/figlina: L.T.S.Attestazioni:Formella semicircolareBS: Cividate Camuno (c.ret., L.T.S. e [L.]T.S., lettere a

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI266

1 MATIJASIC 1983, pp. 495-531.

rilievo, quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983,pp. 73-74, n. 14).MattoneBS: Cividate Camuno (c.ret., L.T.S. e [L.T.]S., lettere arilievo, tre esemplari: ABELLI CONDINA 1983, pp. 73-74, n. 14).TegoloneBS: Cividate Camuno (c.ret., L.T.S. e [L.]T.S., lettere arilievo, quattro esemplari: ABELLI CONDINA 1983,pp. 73-74, n. 14).LaterizioBS: Borno (?, L.T.S.: BONAFINI 1934, p. 318); Breno,Spinera (c.ret., L.T.S.: “NotALomb” 1988-89, p. 85, fig.65); Cividate Camuno (c.ret., L.T.S., L.[T.S.], L.T.[S.],[L.]T.S., [L.T.]S., lettere a rilievo, ventitre esemplari:ABELLI CONDINA 1983, pp. 73-74, n. 14).

Figulo/figlina: TREPVSSI Attestazioni:Laterizio CO: Beregazzo con Figliaro (?, impresso due volte,TREPVSSI: PAIS 1075, n. 93 = MASCETTI 1966, p. 32= MASCETTI 1971, p. 580, nota 12).

Figulo/figlina: TVR( )Attestazioni:TegoloneMN: Cavriana, S. Cassiano (c.ret., T<VR>, lettere arilievo: Il caso mantovano 1984, p. 177); Curtatone,corte Gardano (c.ret., T<VR>, lettere a rilievo (?): Il casomantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: C.V.HE( )Attestazioni:LaterizioMN: Ostiglia, Quadro Paletta (c.ret., C.V.HE, lettere arilievo (?): Il caso mantovano 1984, p. 177).

Figulo/figlina: C.V.T.Attestazioni:TegoloneMN: Pieve di Coriano (c.ret., C.V.T., lettere a rilievo (?):CALZOLARI 1991, pp. 52-54, n. 7, figg. 4, 6, n. 7).

Figulo/figlina: Q.V.H.Attestazioni:TegoloneBG: Covo (?, Q.V.H.: Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 77,scheda 280).CR: Soncino, Gallignano (c.ret., QVH, lettere a rilievo(?): PONTIROLI 1981, p. 450).

Figulo/figlina: VALEN(TI)A(N)A (?)Attestazioni:LaterizioCO: Galliano, S.Vincenzo (?, <VA>L<EN> e<VA>L<EN> <AA>: CIL, V, 2, 8110, n. 389; Cantù 1991,pp. 112-113, fig. 1, pp. 124-125, nota 8).Osservazioni: l’integrazione è del Labus.

Figulo/figlina: L.VALERI(VS) LAETVSAttestazioni:TegoloneMN: Pegognaga, S. Lorenzo (c. ret., L.<VA><LE>RI.LA<ET>[I], lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, pp. 54-56,n. 8, f = BOTTURA 1992, p. 77, n. 111, tav. 3; c.ret., [L.

<VA><L]E>RI.L[A<ET>I], lettere a rilievo: CALZOLA-RI 1991, p. 56, n. 8, g = BOTTURA 1992, p. 77, n. 113,tav. 3; [L. <VA><LE>RI.L]A<ET>I: CALZOLARI 1991,p. 54, n. 8, e = BOTTURA 1992, p. 78, n. 115, tav. 3); ter-ritorio mantovano (c.ret., [L. <VA><LE>]RI.LA <ET>I,lettere a rilievo (?): Il caso mantovano 1984, p. 177).Osservazioni: l’officina potrebbe essere localizzata nelbasso Modenese o nel basso Reggino, dove si trovanoaltre attestazioni. Un bollo sembra attestato anche aRimini, dove può essere giunto per via fluviale (CALZO-LARI 1991, p. 56).

Figulo/figlina: Q.VALERI(VS) NASOAttestazioni:TegoloneMN: Serravalle a Po, Aia di Mezzo (c.ret., [Q.VA<LE>]RINASO<NI>S, [Q.V]A<LE>R[INASO<NI>S], Q.<LE[RINASO<NI>S], [Q.VA<LE>RIN]ASO<NI>S, lettere arilievo: CALZOLARI 1989, p. 296, scheda 170, figg. 251-252); Serravalle a Po, Boaria Cardinala (c.ret., [Q.]VA<LE>RINASO<NI>S, Q.[VA<LE>RINASO<NI>S],[Q.VA<LE>RIN]ASO<NI>S, [Q.VA<LE> ]RINASO<NI>S, lettere a rilievo: CALZOLARI 1989, p. 285, sche-da 169, figg. 212-214).Osservazioni: officina localizzabile nel basso Veronese(cui apparteneva Serravalle a Po), dove sono attestatialtri esemplari (CALZOLARI 1989, pp. 128-130).

Figulo/figlina: M.VARI(VS) MVNDVSAttestazioni:TegoloneMN: Poggio Rusco, Dragoncello (c.ret. (?), M.VARI.MVNDI: Il caso mantovano 1984, p. 177); Poggio Rusco,Zappelloni (c.ret., [M.V]ARI.MV[NDI], lettere a rilievo:BOTTURA 1988, p. 125 = CALZOLARI 1991, p. 56, n. 9,a); Sermide, Alipranda (c.ret. (?), M.VARI.MVNDI: Ilcaso mantovano 1984, p. 177); Sermide, fondo Roversel-la - Le Galle (c.ret., [M.VA]RI.MV[NDI], lettere a rilie-vo: CALZOLARI 1991, p. 56, n. 9, b, fig. 6, n. 9); Sermi-de, fondo Roversella - Pantirola (c.ret., M.V[ARI.MVNDI], lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 58, n. 9,c, fig. 6, n. 8).Osservazioni: si tratta di un’officina a scarso raggio didistribuzione, localizzabile nell’Oltrepò mantovano(CALZOLARI 1991, p. 58).

Figulo/figlina: VECILIA LIBER(ALIS)Attestazioni:TegoloneMN: Ostiglia (c.ret., VECILIAILIB<ER>, lettere a rilievo(?), due esemplari: Il caso mantovano 1984, p. 177); Osti-glia, fondo Colombarole (c.ret., [VECI]LIAILIB <ER>,lettere a rilievo: CALZOLARI 1991, p. 58, n. 10, a, fig. 7,n. 6); Ostiglia, Gazzina (c.ret. (?),VECILIAILIB<ER>: Ilcaso mantovano 1984, p. 177); Ostiglia, isola Boschina(c.ret. (?),VECILIAILIB<ER>: Il caso mantovano 1984, p.177); Ostiglia, Vignale (c.ret. (?),VECILIAILIB<ER>: Ilcaso mantovano 1984, p. 177); Ostiglia, Vivai del Pioppo(c.ret., VECILIAIL[IB <ER>], lettere a rilievo: CALZO-LARI 1991, p. 58, n. 10, b, fig. 7, n. 5; c.ret.,[VECILIA]ILIB <ER>, lettere a rilievo: CALZOLARI1991, pp. 58-60, n. 10, d, fig. 7, n. 8); Roncoferraro, Casa-le (c.ret., [VE]CILIAILIB<ER>, lettere a rilievo: CALZO-LARI 1991, p. 58, n. 10, c, fig. 7, n. 7); Sustinente (c.ret.,[VEC]ILIAILIB<ER>, lettere a rilievo, due esemplari: Ilcaso mantovano 1984, pp. 176-179, n. 5, fig. 193).

Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 267

Osservazioni: si tratta dell’unico nominativo femmini-le rinvenuto tra i bolli laterizi. Bolli di questo tipo sonostati ritrovati in gran numero nel Veronese e in provin-cia di Rovigo, nella pianura tra Mincio e Adige, dovedoveva essere collocata l’officina2.

Figulo/figlina: L.VET.BASAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.VET.BAS, lettere a rilie-vo, due esemplari con varie integrazioni: ABELLI CON-DINA 1983, p.89, n. 41).

Figulo/figlina: L.VET.CLEMAttestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.<VET>.CLEM, lettere arilievo, quattro esemplari: BONAFINI 1934, p. 319 =ABELLI CONDINA 1983, pp.88-89, n. 40; bollo libero,[L]VET.CLEM, lettere incavate: ABELLI CONDINA1983, p. 88, n. 38).

Figulo/figlina: L.VET.PRIM( ) F(ILIVS)Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., L.<VET>.PRIM.F, letterea rilievo, due esemplari con varie integrazioni: ABELLICONDINA 1983, p.89, n. 42).

Figulo/figlina: IMP(ERATORI) CAES(ARI)TRA(IANI) AUG(VSTI) EX FIGLI(NAE) MARC. DOLI.C. CA. AVORISAttestazioni:LaterizioMI: territorio di Lodi (?) (?, IMP.CAES.TRO. AUG. EX.FIGLI. MARC. DOLI. C. CA. AVORIS: CARETTA 1953,p. 21, n. 19).

Bolli incerti o frammentari

Figulo/figlina: [....]ALI SAL[....]Attestazioni:LaterizioCR: Soncino, Gallignano (c.ret.,.[...]AL, lettere rilevate:PONTIROLI 1981, p. 450; ?, [....]ALI SAL[....]: PONTI-ROLI 1992, p. 119, n. 152).

Figulo/figlina: [....]ANI[....]Attestazioni:LaterizioCR: Cremona, via Solferino (circolare, [....]ANI[....]:PONTIROLI 1992, p. 113, n.137).

Figulo/figlina: C[R...]Attestazioni:

LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., C[R...], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 90, n. 44).

Figulo/figlina: [...]DI[...]Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., [...]DI[...], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 90, n. 45).

Figulo/figlina: [....]DVMENIAttestazioni:LaterizioMN: Ostiglia (c.ret., [···]DVMENI, lettere a rilievo: Ilcaso mantovano 1984, p. 177).Osservazioni: identificazione incerta.

Figulo/figlina: [....]IRR[....]Attestazioni:LaterizioMN: Ostiglia (c.ret., [....]IRR[....], lettere a rilievo: Il casomantovano 1984, p. 177).Osservazioni: lettura e identificazione incerta.

Figulo/figlina: LE[C...]Attestazioni:LaterizioBS: Borno, lago Gial (c.ret., LE[C...], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 90, n. 46).

Figulo/figlina: LI[C...]Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., LI[C...], lettere a rilievo:ABELLI CONDINA 1983, p. 90, n. 47).

Figulo/figlina: MON[....]Attestazioni:LaterizioBS: Brescia, S. Salvatore (?, MON: GUARNIERI 1960,p. 157, fig. 12b, p. 160, nota 5).

Figulo/figlina: Q/A[....]Attestazioni:LaterizioCR: Soncino, Gallignano (?, Q/A: PONTIROLI 1981, p.450).

Figulo/figlina: [T]RSIAttestazioni:CR: Calvatone (?, [T]RSI: CIL, V, 2, 8110, 339).

Figulo/figlina: [...]VAR[...]Attestazioni:LaterizioBS: Cividate Camuno (c.ret., [...]VAR[...], lettere a rilie-vo: ABELLI CONDINA 1983, p. 91, n. 49).

(Carola Della Porta, Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI268

2 Per la bibliografia relativa: CALZOLARI 1991, p. 60.

LOCALITA’ TIPO DI TIPO DI PERIODO BIBLIOGRAFIARINVENIMENTO PRODUZIONE DI ATTIVITA’

Adro (BS) strutture laterizi I / VI sec.d.C. Adro 1995.

Brescia, area Capitolium strutture ceramica VI sec. d.C. Carta di Brescia 1996, vol. II, pp. 265, 270; GUGLIELMETTI 1996, p. 9.

Borno, lago Gial (BS) strutture _ _ CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445.

Lonato (BS) strutture laterizi I / II sec. d.C. Lonato 1988.

Serle, Cariadeghe (BS) strutture _ epoca imperiale STORTI 1961; CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 436, 446.

Brivio (CO) 2 strutture laterizi epoca romana BERTOLONE 1944, pp. 141-143;CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445.

Garlate, Figina (CO) strutture laterizi CRIPPA 1983.

Viadana (MN) strutture _ epoca romana PARAZZI 1893, p. 26; CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 446.

Cremona, via Platina strutture pareti sottili I sec. d.C. CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445; BREDA 1983-84.

Garlasco, Madonna delle 2 buche con cera- comune tardo LT ARSLAN 1971.Bozzole, Cavo Striella (PV) mica impilata (vd.

infra, la provincia di Pavia)

Gropello Cairoli (PV) strutture _ epoca PACE 1960; STORTI 1960.romana

Inverno Monteleone (PV) buche con macerie ceramica età tardoromana “NotALomb”, 1992-93, p. 68.(tubuli, scarti di lavo-razione, mattoni vetri-ficati)

Santa Margherita della strutture laterizi(?) epoca PACE 1961, STORTI 1961;Staffora, Massinigo (PV) imperiale CUOMO DI CAPRIO 1971-72, pp. 423-

425, 446;“Not ALomb”, 1982, p. 112; “NotALomb”, 1983, p. 123;“NotALomb”, 1984, p. 155.

Valdisotto (SO) strutture _ epoca romana (?) PACE 1969, p. 29; CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 446.

Besozzo, Olginasio (VA) strutture laterizi epoca BRUNELLA 1930, pp. 122-123;imperiale BERTOLONE 1939, p. 105;

BERTOLONE 1944, p. 144;CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445.

Cairate, Bolladello (VA) laterizi epoca BERTOLONE 1931, p. 36;“campo Battù” imperiale BERTOLONE 1944, p. 144;

CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445.

Cantello, Velmaio (VA) laterizi epoca BERTOLONE 1944, pp. 139-141, tavv. I-VI;

imperiale BERTOLONE 1956-57, pp. 241-242;CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 446.

Cassano Magnago (VA) strutture _ epoca romana CUOMO DI CAPRIO 1971-72, p. 445.

Gallarate, Cedrate (VA) laterizi epoca romana ALEMANNI, ANTICO GALLINA, DEJANA 1989, p. 43.

XIII. ELENCO DELLE FORNACI

Si riuniscono nella tabella seguente le notizie circa la sicura presenza di impianti produttivi di ceramicae/o laterizi in Lombardia fino ad oggi pubblicate.

Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari 269

(Nicoletta Sfredda, Gabriella Tassinari)

1.1. Il territorio: linee generali1

La provincia di Bergamo è suddivisa in tregrandi aree geografi che - le Alpi Orobie, le collinee la pianura - che dal punto di vista archeologicosono molto diverse sia per tipo di insediamenti siaper ma teriale rinvenuto2.

Nella zona alpina l’elevata pendenza dei ver-santi e la scarsità di terreno coltivabile hanno rap-presentato per lungo tempo un ostacolo per ilpopolamento; ciò vale soprattutto per l’età roma-na, quando la presenza di siti protetti e rifuginaturali non costituiva più il principale fattore discelta per l’impianto di un sito abitativo. Questazona non ha quindi restituito insediamenti di etàromana significativi dal punto di vista delle pre-senze ceramiche, se non nelle valli, come la ValCavallina e la Val Seriana, e presso il lago d’Iseo,all’imbocco della Valcamonica (Lovere, Pianico,Ranica). In particolare il sito di Casazza, in ValCavallina, è stato interessato da ricerche piuttostoapprofondite.

Molto più favorevole all’insediamento umano èla fascia di colline che si estende tra le Alpi e la pia-nura bergamasca. Il terreno a dolce declivio, facil-mente coltivabile, garantiva infatti sia una natu-rale difesa sia un facile controllo delle vie di comu-nicazione tra la pianura e i valichi alpini. Perciòqui sorsero Bergomum e gli abitati di Curno e diAlmenno S. Bartolomeo.

La zona che, a partire dall’età della romanizza-zione, ha conosciuto il popolamento più consisten-te e duraturo è senz’altro la pianura. Essa degradada nord a sud con pendenze variabili ed è solcatadai corsi dei fiumi Adda, Serio e Oglio, che hannoin parte influenzato la distribuzione degli insedia-menti. Ricca di terreni fertili alluvionali, questazona si configurava già dall’antichità come parti-colarmente adatta allo sfruttamento agricolo suampia scala e presentava un popolamento per pic-

coli nuclei e ville, entrambi legati, probabilmente,alla grande proprietà fondiaria.

Il territorio è conosciuto soprattutto a partiredall’età della romanizzazione e nel corso di tuttal’età romana per il rinvenimento di numerosetombe isolate o di piccoli nuclei di necropoli (adesempio a Arzago d’Adda, Caravaggio, Cologno alSerio, Ghisalba, Levate, Misano di Gera d’Adda,Treviglio, Verdello, Zanica, Seriate ecc.). Tuttavianon mancano anche i rinvenimenti di abitato, ingenere testimonianti da ville rustiche, che aveva-no come fine lo sfruttamento agricolo della pianu-ra (per esempio Arzago d’Adda, Ghisalba, Romanodi Lombardia, Isso, Terno d’Isola ecc.). Purtroppoa causa dello scarso interramento dei resti, leindagini archeologiche hanno permesso il recupe-ro di materiale ceramico molto frammentario, nonsempre classificabile.

Doveva essere sicuramente un vicus di notevo-le dimensioni Forum Novum (Fornovo S. Giovan-ni), che conobbe una presenza umana dalla primaetà romana fino all’età longobarda. Ma il centro èconosciuto soprattutto da ricerche del secolo scor-so e i materiali ceramici non sono stati pubblicatiinteramente.

I confini della attuale provincia di Bergamonon rispecchiano la suddivisione del territorionell’antichità. In particolare in età tardoceltica laprovincia di Bergamo appariva suddivisa tra il ter-ritorio degli Insubri e quello dei Cenomani. Non c’èidentità di vedute tra gli studiosi circa il confinetra i due popoli. Oggi si è propensi a considerareterritorio insubre tutta la pianura bergamascafino al corso del Serio Morto3 (con i siti di Arzagod’Adda, Dalmine, Levate, Verdello, Treviglio, Cal-venzano, Caravaggio, Misano di Gera d’Adda),oltre il quale doveva estendersi il territorio ceno-mane (con i siti di Bolgare, Cavernago, Ghisalba,Gorlago, Telgate). Tuttavia alcuni elementi sem-brano suggerire una certa osmosi culturale tra le

XIV.1. PROVINCIA DI BERGAMO

Carola Della Porta 271

1 Per l’inquadramento archeologico si vedano i contributi di R.Poggiani Keller e M. Fortunati Zuccala in Carta Bergamo 1992,vol. 2.1.

2 Per un inquadramento geologico e geografico a fini archeolo-gici, si vedano S. Chiesa e M. Marchetti in Carta Bergamo1992, vol. 2.1, pp. 23-32.3 GRASSI 1995, pp. 35-36, fig. 7.

due aree4. I centri più importanti dovevano essereVerdello, Treviglio e Ghisalba, che hanno restitui-to ricche tombe di questo periodo.

In età romana il municipium di Bergomum siestendeva tra i corsi dell’Adda e dell’Oglio, finoalla confluenza tra Adda e Serio, comprendendoquindi il Cremasco, attualmente in provincia diCremona (vd. infra)5. È possibile che includesseanche la fascia collinare e parte del territorio mon-tuoso con confini tra il Lario e la Valsassina, adovest, e il lago di Iseo, ad est. Sicuramente perti-nente al mondo retico e camuno doveva essereinvece Lovere, all’imbocco della Valcamonica, dovesi rinvengono i tipici boccali con depressione sottol’ansa (vd. ceramica comune, boccali nn. 3 e 4).

Durante il I sec. a.C. il territorio di Bergamoconobbe due centuriazioni, una prima dell’89 a.C.che interessò principalmente l’alta pianura, eduna seconda, intorno all’età augustea, relativa atutto il territorio pianeggiante con un orientamen-to leggermente diverso6.

I dati editi relativi al materiale ceramico sug-geriscono che il Bergamasco fosse un’area margi-nale con scarsi contatti con l’esterno e con unafacies locale molto spiccata, con l’eccezione dellacittà di Ber gamo, i cui dati non sembrano differireeccessivamente da quelli di altri centri urbanidella Lom bardia. Tuttavia la man canza di pubbli-cazioni esaustive specifiche non permette di espri-mere un giudizio definitivo.

1.2. Stato della documentazione

La maggior parte dei dati disponibili sulla pro-vincia di Bergamo è raccolta nella Carta Archeolo-gica della Provincia di Bergamo (Carta Bergamo1992), che comprende un interessante apparatoillustrativo. Soprattutto sono degne di nota leriproduzione delle tavole ottocentesche dello Spi-cilegio archeologico del Vimercati Sozzi, che ripor-tano numeroso vasellame rinvenuto nella provin-cia nei secoli passati. La carta vera e propria èinoltre preceduta da saggi introduttivi che per-mettono di fare il punto sulla situazione, benchénon in modo completo, anche per quanto riguardail materiale ceramico.

Purtroppo però numerosi siti di interessearcheologico citati nella carta non sono stati ogget-to di pubblicazione esaustiva e non hanno docu-mentazione grafica e fotografica adeguata. Perciò i

dati relativi a questi siti risultano inutilizzabili alfine del presente lavoro. Inoltre è particolarmentedifficile riuscire a quantificare i rinvenimenticeramici sia per quanto riguarda le ceramiche finisia per la ceramica co mune.

Successivamente alla carta archeologica, sonouscite alcune notizie preliminari che hanno per-messo di completare in parte il quadro precedente7.

1.3. I centri di produzione

Attualmente non sono disponibili informazionicirca la sicura presenza di fornaci di ceramica o difittili di età antica in provincia di Bergamo, se siesclude un dubbio impianto per laterizi a Torre de’Roveri8. Tuttavia, le numerose forme in ceramicacomune peculiari del Bergamasco (per esempio lapentola n. 2 e le olle n. 57) e altre forme, comuni atutto il territorio lombardo, ma di scarsa qualità(olle nn. 60 e 77), sembrano indicare l’esistenza diuna produzione locale di basso livello, forse conimpianti a carattere non permanente (ad esempiocotture in fossa o su falò).

Nonostante ciò, la produzione fittile della pro-vincia ha probabilmente origini antiche. Infattinumerose tombe di età tardoceltica erano depostein cassa di tegole9. Inoltre argilla adatta alla pro-duzione ceramica, almeno per il materiale dacostruzione, poteva essere reperita nei meandriabbandonati dell’Adda e dell’Oglio, sul terrazzoRomanengo-Mellotta (attualmente in provincia diCremona), e sui terrazzi prewürmiani vicino a Tel-gate e a Capriate10. Sono comunque rari i laterizibollati: uno di C.Lvcilli(vs) da Calcio e uno diQ.V.H. da Covo.

1.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

Abbastanza numerosi, soprattutto ad ovest delSerio, sono i rinvenimenti di età tardoceltica dallapianura bergamasca, che costituiva un’area cultu-rale omogenea di impronta decisamente insubre.La documentazione ceramica comincia dal LTC/D, ma diventa abbondante con il LT D. È propriol’esame dei rinvenimenti della pianura tra Adda eSerio che permette di suddividere questo periodoin due fasi (LT D1 e D2). Nei corredi tombali attri-

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI272

4 R. Poggiani Keller in Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, pp. 102-104.5 TOZZI 1972, pp. 80-83.6Misurare la terra 1983, fig. 189; M. Fortunati Zuccala in CartaBergamo 1992, vol. 2.1, p. 118.7 Ad esempio FORTUNATI ZUCCALA, VITALI 1996.8M. Fortunati Zuccala in Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 133. Si

tratta di un rinvenimento casuale del 1965 a cui non hanno maifatto seguito ricerche approfondite. Le notizie disponibili citano ilrinvenimento di scarti di fornace (mattoni, tegole e coppi), di late-rizi saldati tra loro in cottura e di masse informi di fusione vetro-sa. Cfr. Carta Bergamo 1992, vol. 2.2, p. 124, scheda 547.9 R. Poggiani Keller in Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 107.10 S. Chiesa, M. Marchetti in Carta Bergamo 1992, vol. 2.1, p. 27.

buibili alla prima fase (125/70 a.C. circa) convivo-no elementi di carattere celtico ed elementi cheindicano la progressiva assunzione di costumiromani. In particolare la tomba di Misano di Gerad’Adda mostra un ricco corredo di vasellame damensa in bronzo e in ceramica, indice della parte-cipazione del defunto al mondo del simposio.Accanto a forme di tradizione romana, come laceramica a vernice nera (coppa Lamb. 27 e coppaLamb. 28), la ceramica a pareti sottili (bicchiereMarabini I e olletta Marabini V) e la ceramicacomune che richiama la vernice nera (patera n. 3),in questa tomba è presente anche un vaso a trotto-la n. 4, di chiara impronta celtica. Vasi a trottola sirinvengono in quasi tutte le tombe tardoceltichedel Bergamasco, in particolare nei nn. 2, 3 e 4.

Nel periodo La Tène D2 (70/30 a.C. circa) laromanizzazione penetra più profondamente: ilvaso a trottola è accostato all’olpe globulare n. 3 ea quella carenata n. 5. Sempre legato al mondo delsimposio sembra il recipiente con beccuccio n. 1nonché l’abbondante ceramica a vernice nera,principalmente nelle forme Lamb. 5, Lamb. 28,Lamb. 3 ecc. A Verdello compaiono anche le formein ceramica comune da cucina, talvolta decoratedalle tipiche impressioni a ditate di tradizione cel-tica (olle nn. 14, 33, 40).

Riconducono all’ambito celtico anche altre formecome la ciotola-coppa n. 1, le ciotole-coperchio nn. 1e 2 e il vasetto a fiasco n. 12, che si trovano sia nelterritorio insubre sia in quello cenomane.

Nel corso della seconda metà del I sec. a.C. icaratteri indigeni scompaiono definitivamente enei corredi funerari della pianura bergamasca nonè più possibile distinguere tra gli elementi celtici equelli romani. Ad esempio la necropoli di Levatesegna il passaggio con l’età imperiale, in quantoaccanto a forme tradizionali celtiche, come le ollenn. 1, 14 e 18, compaiono le forme tarde della cera-mica a vernice nera, la ceramica a pareti sottili,una patera Drag. 17A di importazione centroitali-ca11, e forme in ceramica comune che si diffonde-ranno nella provincia soprattutto più tardi (l’ollan. 60 e la pentola n. 2).

Fase di età imperiale

La cultura ceramica bergamasca di età romanaè testimoniata soprattutto dai rinvenimenti delleville nel territorio e di qualche piccola necropoli,come quella di Zanica.

La terra sigillata non sembra molto diffusa,anche se la mancanza di pubblicazione sistemati-ca dei materiali può dare un quadro parziale dellasituazione. Sono presenti in particolare le formetipiche del I sec. d.C., come le coppette Ritt. 5 e

Ritt. 9, le coppe Drag. 24/25, Drag. 4, Drag. 40, ecome le patere Drag. 16, Drag. 17B, Drag. 15/17 eRitt. 1. Non mancano neppure le forme diffuse ingenere dalla metà del I sec. d.C. come la pateraDrag. 31 e la coppa-patera Drag. 37/32. Meno atte-state sono invece le forme tardopadane come lapatera Drag. 36/51 e la coppa Drag. 46. Dallo stu-dio dei bolli si deduce che il materiale aretino ecentroitalico è documentato soprattutto nella cittàdi Bergamo12, mentre nel territorio è più significa-tiva la presenza della terra sigillata di originepadana13. Sono attestati anche bolli sconosciutialtrove, come ANS o A.N.S., rinvenuto a Zanica, lacui la lettura però potrebbe essere dubbia.

L’immagine di un territorio chiuso agli scambinon viene alterata neanche dall’esame della cera-mica a pareti sottili, che è testimoniata quasiesclusivamente dalle coppette a pasta grigia Ange-ra 1, Angera 2 e Angera 3, frequentissime in tuttala Lombardia. Non mancano però alcune forme, ingenere attestate in esemplari unici, che non rien-trano nelle classificazioni più comunemente utiliz-zate e che forse sono espressione del gusto locale(coppetta biansata Zanica, olletta Bergamo e boc-calino biansato Scanzo).

Tra le altre ceramiche fini sono stati rinvenutisoltanto tre esemplari di bicchieri tipo Aco, tutticoncentrati nella città di Bergamo o nelle immedia-te vicinanze (Curno). Essi rientrano nei tipi Laviz-zari 2 e Lavizzari 4A, decorati a Kommaregen.

Anche la ceramica comune sembra confer-mare il prevalere di forme a diffusione stretta-mente locale (ad esempio le olle n. 57, il tegame n.3, le olpi nn. 11 e 25 che trovano scarse attestazio-ni altrove) o di rielaborazioni locali di sempliciforme da cucina diffuse anche altrove (ad esempiole olle nn. 60, 51 e 53, le ciotole-coperchio n. 12, irecipienti ad orlo decorato n. 2 e le olpi n. 26). Alcu-ne di queste forme hanno conosciuto una continui-tà di produzione per tutta l’età romana, senza par-ticolari modifiche (tegami nn. 1 e 8). Anche la pen-tola n.2, che sembra piuttosto attestata nel Berga-masco, viene prodotta con continuità, benché connumerose varianti, dall’età tardoceltica all’età tar-doantica. Scarsamente diffuse, ma non assenti,sono alcune forme standardizzate come i mortariain opus doliare n. 7 e le olpi n. 8.

Fase di età tardoantica-altomedievale

La fase finale dell’occupazione romana del ter-ritorio bergamasco sembra arricchirsi di testimo-nianze ed è forse quella meglio conosciuta, grazieagli insediamenti di villa della pianura (Arzagod’Adda, Isso, Romano di Lombardia, Ghisalba,Terno d’Isola, ecc.). In quasi tutti gli scavi si trova

Carola Della Porta 273

11 Bollo in cartiglio PRO.12 Bolli di AVILLI(VS), L.GELLI(VS) QVADRATVS, C.M.R. eC.MVRRI(VS).

13Bolli di ANEMO, EROS, L.MAG( ) VIR(ILIS), PHILOMV(SVS),L.SARIVS, M.S.MOSC(H)VS e Q.S.P.

tra la ceramica comune l’olla n. 77, un fossileguida per questo periodo. Non manca neanche iltegame n. 5, che, attestato anche in precedenza,sembra particolarmente diffuso in questa fase.Sempre dagli scavi di abitato provengono le cioto-le-coperchio n. 13, i coperchi nn. 17, 18 e 21 e i mor-taria a listello nn. 17 e 18. È inoltre interessante ilgrande recipiente ad orlo decorato n. 6, interpreta-bile forse come un braciere, che è presente in pro-vincia in più di un esemplare. Tra la ceramicainvetriata sono attestate, anche se non in grandequantità, alcune forme aperte abbastanza diffusesul territorio lombardo, come i mortaria a listellonn. 4 e 6 e la coppa n. 5.

Le tombe di questo periodo, in genere isolate oin piccolissimi gruppi (Almenno San Bartolomeo,Caravaggio, Lovere, Pianico, Ranica, Seriate,Verdello, ecc.), sono ad inumazione e presentanouno scarso corredo ceramico, spesso con i materia-li tipici anche della pianura bresciana. Si tratta inparticolare dell’anforetta ad anse pizzicate, che sirinviene sia in ceramica comune (n. 4) sia in cera-mica invetriata (n. 5) e che connota la quasi tota-lità dei corredi tombali, insieme al boccale biansa-to n. 9. È pure presente l’olpe trilobata, prodottain ceramica comune (n. 56) e in ceramica invetria-ta (n. 3).

(Carola Della Porta)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI274

2.1. Il territorio: linee generali

Nel territorio della provincia di Brescia1 si pos-sono distinguere la fascia settentrionale montuo-sa, le zone degli anfiteatri morenici dei laghi diGarda e di Iseo e infine la fascia pianeggiantemeridionale, dove prevale la bassa pianura irriguae fertilissima (a ca 15 Km a sud di Brescia inizia lafascia dei fontanili con larghezza variabile), solca-ta da numerosi corsi d’acqua di varia entità, qualil’Oglio, il Mella, il Chiese. I confini naturalidell’ager Brixianum, occupato dai Cenomani, tra-dizionalmente alleati di Roma, erano segnati aovest dal lago d’Iseo e dall’Oglio, mentre restaincerta la linea di demarcazione a nord, data lanatura del suolo. A sud la definizione del confinetra Brescia e la colonia di Cremona sembra spo-starsi oltre il limite naturale dell’Oglio, a vantag-gio dell’una o dell’altra città, secondo le circostan-ze storiche. Ad est il territorio arrivava fino alGarda; a sud-est è più difficile precisare il confinecon l’ager di Mantua: lo si ipotizza nei pressi dellelocalità di Castel Goffredo, Guidizzolo, Volta Man-tovana2 (vd. anche provincia di Mantova).

Le buone condizioni geomorfologiche del territo-rio favorirono la centuriazione nella media e bassapianura, dove l’acqua poteva defluire regolarmente.Si susseguirono diverse centuriazioni che parzial-mente si sovrapposero; in particolare ne sono statiriconosciuti quattro orientamenti differenti.

Grazie alla sua favorevole posizione, al limitesettentrionale della pianura, presso lo sbocco divarie valli alpine, Brescia si presenta come un con-sistente oppidum celtico, tanto da venir definito“capitale” dei Cenomani, una rilevante città roma-na, con il nome di Colonia Civica Augusta Brixia, eun notevole centro longobardo3. Tra i fattori dellafiorente economia di Brixia romana ricordiamo

l’importanza strategica e l’intensa attività estrat-tiva delle valli che dipendevano da Brescia, comela Camonica, la Trompia, la Sabbia, le Giudicarie,nonché lo sfruttamento agricolo di un vasto terri-torio. Inoltre la convergenza delle strade prove-nienti dalle valli e dalla pianura, tra le quali spic-cano la Cremona-Brixia e la Mediolanum-Brixia,fecero di Brescia un ragguardevole nodo viario.

2.2. Stato della documentazione

Per la provincia di Brescia disponiamo di unadeguato numero di dati editi solo per il capoluogoe per alcuni siti, soprattutto di necropoli. Purtrop-po, al fine di analizzare le forme ceramiche, non èutilizzabile la documentazione relativa alle locali-tà esaminate nella Carta Archeologica della Pro-vincia di Brescia (Carta Brescia 1991), poichél’apparato illustrativo non riporta vasellame ine-dito. Sono state esaurientemente pubblicate alcu-ne necropoli più o meno vaste, poche scavate inmodo sistematico (ad esempio Nave, nella valle delfiume Garza, Borno, nella media Val Camonica),la maggior parte venute in luce in circostanze for-tuite (ad esempio Borgo San Giacomo, nella bassapianura, Breno e Cividate Camuno, nella mediaVal Camonica). Proprio i recuperi occasionalicostituiscono l’unica testimonianza sui vari inse-diamenti e sepolcreti sparsi nel territorio (ricor-diamo ad esempio Nuvolento, nel pedemonte,Ghedi, Quinzano d’Oglio e Carpenedolo, nellabassa pianura), nonché il fulcro delle notizie checompaiono nei Notiziari della SoprintendenzaArcheologica della Lombardia e nelle riviste locali.Tale situazione da una parte condiziona ogni con-clusione circa l’entità di tali centri, che potrebberoesser ben più rilevanti, e la ricostruzione dell’orga-nizzazione del territorio, dall’altra sembra falsare

XIV.2. PROVINCIA DI BRESCIA

Gabriella Tassinari 275

1 Per un inquadramento del territorio in epoca antica cfr., adesempio, I. ZAINA, Il suolo, in Storia di Brescia. I, Brescia1961, pp. 3-37; TOZZI 1972, pp. 101-152; BROGIOLO 1979, pp.171-188; BROGIOLO 1991, pp. 143-164; Lonato 1988, pp. 5-7.2 Il caso mantovano 1984, p. 38.

3 Su Brescia e il rapporto con il suo territorio cfr., ad esempio,P. Tozzi, I fattori topografici di Brescia romana e lo sviluppourbanistico della città, in TOZZI 1974, pp. 29-43; Id., Viabilitàdi età romana fra Cremona e Brixia, ibidem, pp. 61-70. Su Bre-scia, cfr. BROGIOLO 1993, pp. 35-96, 115-118 (in particolaredal IV al IX secolo); Carta Brescia 1996.

il panorama a vantaggio di altre province lombar-de in cui i dati disponibili editi coprono l’area inmodo più capillare (cfr. infra provincia di Varese).In altre parole il quadro potrebbe esser ben piùarticolato e ricco di quanto emerga sinora dalla let-teratura relativa.

Invece un’analisi piuttosto dettagliata delmateriale ceramico rinvenuto a Brescia è consenti-ta da pubblicazioni fondamentali relative alle areefunerarie e abitative della città (BEZZI MARTINI1987, Via Alberto Mario 1988, BROGIOLO et alii1996 e Carta Brescia 1996).

2.3. I centri di produzione

Delle quattro fornaci finora individuate nellaprovincia di Brescia (cfr. infra, elenco fornaci) sonostate scavate in modo sistematico solo le strutturedi Adro e Lonato, entrambe per laterizi. Non sisono dunque rinvenuti sicuri impianti per la pro-duzione di ceramica comune e/o fine, sebbene leattestazioni ceramiche diffuse localmente induca-no a supporre l’esistenza di officine a commerciolimitato, poste nell’ager Brixianum.

Due piccoli forni, uno dei quali datato con ilmetodo della termoluminescenza al 592 +/-160d.C., destinati alla cottura di ceramica longobar-da, sono stati di recente scavati a Brescia,nell’area del Capitolium. In base allo studio deirecipienti rinvenuti, piuttosto diversi tra loro, èstato supposto un laboratorio urbano di artigianilongobardi, da ricollegare al gruppo insediato inquesta zona, dediti a una produzione non standar-dizzata e volta a soddisfare il fabbisogno di un’arealimitata4.

2.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

La produzione di questa fase, databile dal LTC/D ad età augustea, e soprattutto nel LT D, è benrappresentata, anche se generalmente il materia-le non è cospicuo. I rinvenimenti, eccetto quellidalle varie aree abitative di Brescia, sono preva-lentemente di carattere tombale e provengono davaste necropoli come Acquafredda, Borgo San Gia-como, Nave, Salò, che vedono però il loro maggiorsviluppo in epoca imperiale, o da sepolcreti dellabassa pianura, ad esempio Remedello e la vicinaFiesse, in località Ca’ di Marco, che invece in que-sto periodo sono particolarmente fiorenti.

Per quanto riguarda le forme da mensa di quelfilone ceramico caratterizzato dall’ottima qualitàdella fattura, omogeneo su tutto il territorio lom-bardo, sono numerosissime solo le coppe n. 1 e i

vasetti a fiasco n. 12, mentre non è alta la percen-tuale delle olle n. 1 e delle coppe nn. 2-3; inoltremancano tipiche forme, come le olle n. 2, il coper-chio n. 3, il mortarium a listello n. 13. Invece sonoben documentati i manufatti con impasto grosso-lano, lavorati a mano, diffusi ovunque, come le cio-tole-coperchio nn. 1-2 e le olle n. 14, o lavorati altornio, come l’olla n. 40.

Remedello si distingue poiché vi sono concen-trati i recipienti maggiormente documentatinell’area insubre e in Lomellina, come i vasi a trot-tola, non numerosi in area cenomane. Così solo inquesto centro è testimoniata la coppetta n. 19,peculiare del repertorio insubre di forme modella-te a mano con impasto grossolano e ricchissimadecorazione, assenti nel resto del bresciano. Alcu-ne forme, e talvolta in più esemplari, si rinvengo-no unicamente a Remedello, di solito con impastodepurato (olpe n. 6; bicchieri nn. 3 e 11; vasettominiaturistico n. 8) o a Fiesse (bicchiere n. 4). Pro-prio a Fiesse è presente l’olpe n. 1, attestata anchea Calvatone (CR) e a Cavriana (MN), che trovaconfronti morfologici con l’area veneta.

Non è elevato il numero dei prodotti della cera-mica a vernice nera nei corredi della zona. Sitratta delle forme che conoscono fortuna in tutta laLombardia (di frequente, specie gli esemplaritardi, sono contraddistinti da una fattura scaden-te), ad esempio le coppe Lamb. 2, Lamb. 16, Lamb.28, le patere Lamb. 5 (che sembrano qui attardar-si fino ad età tiberiana), Lamb. 6, Lamb. 7/16 eLamb. 5/7. In questo panorama omogeneo si evi-denziano le coppe Lamb. 31 e Lamb. 51, documen-tate finora con pochi esemplari solo a Bergamo enella Lombardia orientale, nonché due forme chenon rientrano tra quelle note: la coppa con corpoconico, testimoniata anche a Cremona, a Cavriana(MN) e a Milano, e la coppa presente esclusiva-mente a Nave. Non sono molto attestate, rispettoalla Lombardia occidentale, le forme della cerami-ca a vernice nera, prive di vernice, come la coppa n.7, le patere nn. 2-3 e la pisside n. 1.

Dei cinque bolli rinvenuti, quattro, in plantapedis, vengono da Coccaglio, località posta lungouna strada fondamentale come la Mediolanum-Brixia; due di essi (AGRIPPA e POSTVMI) potreb-bero esser attribuiti a ceramisti di terra sigillata(della Valle del Po?). Particolarmente interessanteè il bollo in cartiglio rettangolare, con due C con-trapposte, ritenuto caratteristico della produzionearetina della ceramica a vernice nera, presente aBrescia, a Cremona e a Milano.

Fase di età imperiale

L’analisi dei materiali ceramici di questo perio-do è affidata ai rinvenimenti nelle aree abitative e

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI276

4 Carta Brescia 1996, vol. II, p. 272.

sepolcrali di Brescia, nelle maggiori necropoli giàcitate cui si affiancano, con incidenza minore,diversi sepolcreti quali, ad esempio, Manerbio,Villachiara, Vobarno; rari invece gli insediamenti,come Idro, sull’omonimo lago. Il panorama offertoè piuttosto ricco e vario.

Il repertorio di forme della ceramica a paretisottili annovera vari di quei vasi probabilmenteprodotti da officine padane e/o lombarde. Infattida età tardorepubblicana sino alla prima metà delII sec. d.C., con una particolare concentrazionenella prima metà del I sec. d.C., sono comunissimele coppette Angera 1, 2, 3 e i bicchieri a tulipano.Assai meno frequenti le ollette Ricci 1/364-1/365 eMarabini X, i vasi antropoprosopi, i boccaliniAngera 16.

Non si registrano, almeno in base ai dati attua-li, esemplari importati da officine transalpine esono assenti anche i classici prodotti di tradizionecentroitalica, come i bicchieri Marabini I e Mara-bini III; solo a Remedello è testimoniata l’ollettaMarabini V e a Brescia sono forse attestati i bic-chieri Marabini IV e Marabini VII.

Invece sono numerosi gli esemplari, spesso concaratteristiche di fattura vicine alla ceramicacomune, quasi sempre documentati da un unicopezzo, che hanno un raggio di distribuzione circo-scritto, come l’olletta Bergamo, oppure si differen-ziano dalle forme standardizzate per alcuni parti-colari morfologici o decorativi, come il bicchiereNave 1 (variante del tipo Ricci 1/12), l’olletta Nave3 (variante del tipo Marabini X), l’olletta BorgoSan Giacomo (variante del tipo Ricci 1/364-1/365)o infine non trovano riscontro nelle classificazionitradizionali (coppetta Brescia 1; ollette Acquafred-da, Nave 2, Brescia 2; bicchiere ansato Nave 4).

Il panorama morfologico offerto dalla terrasigillata è abbastanza articolato e si allinea con lealtre attestazioni lombarde. I bolli, non numerosi,in cartiglio rettangolare e in planta pedis, indicanotanto importazione dall’Italia centrale quanto pro-duzione padana. Dunque, nel I sec. d.C. e fino allaseconda metà del II sec. d.C., sono frequenti leforme più diffuse, ad esempio le coppe/coppetteRitt. 5 e Ritt. 9, le patere Drag. 17A e 17B, Drag.15/17, Drag. 31, le coppe Drag. 35 e le patere Drag.36. Come in altre zone lombarde, la documentazio-ne più massiccia riguarda la coppa Drag. 24/25.Sono presenti anche alcune di quelle forme, distri-buite su tutto il territorio regionale, ma che incon-trano limitata fortuna, come la coppa Ritt. 12, lepatere Drag. 16 e Drag. 32.

Una prova dei rapporti con la produzione dellafornace di via Platina di Cremona è testimoniatada un tipo di patera (Drag. 31, variante Cremona),ritenuta peculiare di quella fornace, perché lì par-ticolarmente attestata, su cui compaiono i bolli inplanta pedisC.T.V. e GAIVS. Dunque, nella necro-poli di Salò, Lugone, si rinvengono gli stessi bolliproprio su esemplari di Drag. 31, variante Cremo-

na. Analogamente potrebbero costituire indizi diuna produzione padana e/o lombarda sia unavariante della coppa Ritt. 9, individuata a Nave,che per caratteristiche morfologiche e tecniche sipuò definire “locale”, sia i quattro bolli in plantapedis del figulo padano M.S.FES(TVS) che com-paiono, nella stessa necropoli, sempre su coppeDrag. 27.

Non sono frequenti né gli esemplari della cera-mica di Aco, tra i quali vi sono bicchieri dei tipiLavizzari 2a, 4a e una coppa tipo Lavizzari 6a, fir-mata ACO ACASTVS, né le coppe tipo Sariuscon le forme Mazzeo 10D e 13D, di cui una firmataL.SARIVS.L.L.SVRVS.

È numericamente irrilevante anche la cerami-ca invetriata, ma è molto interessante la presen-za nella necropoli camuna di Breno di due calici(nn. 8-9) datati all’età neroniana. È tuttora contro-verso se per le loro caratteristiche formali, decora-tive e tecniche essi siano attribuibili alla produzio-ne orientale o siano prodotti norditalici che imita-no quelli microasiatici. Gli altri due esemplariinvetriati sono costituiti dal boccalino n. 1 edall’olletta n. 1, questa analoga, per morfologia edecorazione, alle ollette a pareti sottili.

I siti bresciani presentano una vasta gamma diforme di ceramica comune. Per tutta l’epocaimperiale, e specialmente nei contesti di I/II sec.d.C., sono ampiamente attestati i recipienti moltocomuni in tutto il territorio lombardo (balsamarinn. 1-2; vasetto piriforme n. 1; olle/ollette nn. 50-53; tegami nn. 1, 5 e 8; coperchi nn. 4 e 14; olpi nn.8, 11, 25-27, 37; recipienti ad orlo decorato n. 2).Vari esemplari sono diffusi esclusivamente nellaLombardia orientale, talvolta in una parte di essae di solito sono più numerosi nel Bresciano, spessocon caratteristiche morfologiche costanti, come leolle nn. 57, 62, l’olpe n. 14, il mortarium n. 15, lebrocche nn. 6 e 7, l’olla ansata n. 9. Nel gruppo deimanufatti tipici della Lombardia orientale sisegnalano le olle nn. 42 e 43, modellate con unmedesimo caratteristico impasto, presenti in tuttal’Italia nord-orientale tra l’età tardorepubblicanae la claudia, e il boccale monoansato n. 4, condepressione sotto l’ansa, un significativo esempiodella persistenza di modelli propri della culturaindigena, poiché esso continua la tradizione delboccale retico di VI-V sec. a.C. Nel Bresciano que-sto recipiente è assai diffuso, dal I al IV sec. d.C.,da Brescia all’anfiteatro morenico del Garda, dallabassa pianura alla Val Camonica.

Indizi di un gusto (e forse anche di una produ-zione) locale sono alcune peculiarità comuni aforme presenti nel Bresciano nella prima etàimperiale: la caratteristica del corpo espansorispetto al fondo ristretto quasi a tacco (per esem-pio nei boccalini biansati n. 4, nei bicchieri n. 18,nel vasetto miniaturistico n. 17) o quella dell’orloingrossato con incavo interno, di due vasi rinvenu-ti a Brescia (olla n. 49 e brocca n. 9). Del resto vari

Gabriella Tassinari 277

recipienti risultano attestati solo in questa area(tegami n. 4; brocche n. 8; coppe n. 24) e ancor piùnumerosi in un singolo sito (ad esempio olla n. 69;boccale biansato n. 5; anforetta n. 1; olpe n. 33;brocchetta n. 15; fiasca n. 1; coppe nn. 27, 42; reci-piente ad orlo decorato n. 8; askos n. 2).

Invece una vasta circolazione di manufatti ètestimoniata dai mortaria in opus doliare n. 7, bol-lati e anepigrafi, per lo più non databili perchéprivi di contesto. La maggior parte sono stati resti-tuiti da varie zone della città di Brescia, altri daCividate Camuno; alcuni di essi si possono consi-derare importati. Il caso di Cividate Camuno èstraordinario per l’elevata quantità di bolli esoprattutto di laterizi bollati che ne fanno il centrolombardo con la più alta concentrazione. Si pro-penderebbe perciò per una produzione locale.

Fase di età tardoantica-altomedioevale

Nel periodo tardoantico-altomedioevale ladocumentazione più cospicua e variegata è offertada Brescia per quanto riguarda sia la ceramicacomune sia la ceramica invetriata. Le pubblicazio-ni, revisioni di vecchi rinvenimenti (relativi adesempio alle aree funerarie e a S. Salvatore) esoprattutto risultato di scavi sistematici (ad esem-pio di via Alberto Mario e di S. Giulia), consentonoun’analisi più approfondita della ceramica di que-sta fase. Perciò è stato talvolta possibile articolarein fasi dettagliate il materiale all’interno di taleperiodo che nel suo complesso abbraccia cinquesecoli. Tuttavia anche nella provincia in esamenon si può circoscrivere la datazione di numerosivasi, a causa dei consueti fattori, quali la difficoltàdi delineare una precisa seriazione cronologica performe che sembrano rimanere costanti, la fram-mentarietà di parecchi recipienti, il fenomenodella residualità.

Una percentuale alta di recipienti si registra,oltre che a Brescia, nei contesti tombali, dal III enon oltre gli inizi del V sec. d.C., appartenenti anecropoli vaste (quali Salò, Borgo San Giacomo,Cividate Camuno) e a meno cospicue (ad esempioCapo di Ponte, Fiesse e Pontoglio), cui si aggiungo-no nuovi sepolcreti, come Roccafranca sull’Oglio.Meno frequenti gli insediamenti, come Adro,Desenzano, Manerba del Garda e Idro, che talvol-ta arrivano fino al VI sec. d.C. Alcune delle formerestituite dai suddetti contesti sono ben attestateanche nel resto della Lombardia, come la coppa n.40 e l’olpe n. 56 con la corrispondente olpe inve-triata n. 3. Invece l’anforetta n. 4 e la sua versioneinvetriata n. 5 sono caratteristiche della Lombar-dia centro-orientale; esse si trovano spesso asso-ciate al boccale biansato n. 9. Infine, alcuni manu-

fatti in ceramica comune sono circoscritti a Bre-scia o al Bresciano, come l’olpe n. 58, l’anforetta n.3, la fiasca n. 2, l’olla ansata n. 14, il boccalinobiansato n. 8.

Se confrontate con la pluralità di olpi e anforet-te invetriate nei corredi funerari coevi dell’areaoccidentale, sono esigue le testimonianze invetria-te, che siano esclusive del Bresciano e di questafase (ad esempio il bicchiere n. 1). Ma talvolta,come per le olle n. 9 e la patera n. 2, non si può pre-cisare la datazione nell’ambito del periodo tar-doantico-altomedioevale.

Invece la terra sigillata tarda nord-italica èpresente in elevata quantità a Brescia (S. Giulia).Alcune delle forme individuate sono attestate anchealtrove, ad esempio a Calvatone (CR) e a Milano;altre forme sono note, per ora, solo a Brescia.

Dopo gli inizi del V secolo, esaurito via via l’usodi deporre corredo ceramico nelle tombe, i rinveni-menti sono prevalentemente limitati agli insedia-menti. Brescia, e soprattutto l’area di S. Giulia, for-nisce la documentazione più rilevante; assai minoreil numero di recipienti recuperati negli altri siti,come Desenzano, Manerba del Garda e Sirmione.

Il ruolo svolto da Brescia, grazie allo stanzia-mento di gruppi longobardi, dovette determinarelo sviluppo di attività artigianali ceramiche, cometestimoniano l’alta frequenza di ceramica longo-barda restituita dagli scavi di S. Giulia e nell’areadel Capitolium e anche i due piccoli forni ivi ritro-vati per la cottura di tale ceramica. Una parte diquesto insieme di esemplari in ceramica comune einvetriata, pur ascrivibile alla fase longobarda(circa seconda metà VI sec. d.C. / prima metà VIIsec. d.C.), evidenzia forti elementi di continuitàcon la ceramica tardoromana, a livello tecnico emorfologico5. Inoltre, analisi (chimiche e minero-petrografiche) effettuate su alcuni pezzi di S. Giu-lia hanno dimostrato che lo stesso tipo di argilla èstato utilizzato in recipienti di età tardoromana elongobarda, a testimonianza di un ininterrottociclo produttivo (cfr. supra, La produzione cerami-ca in età tardoantica e altomedievale, Olcese).Questo duplice aspetto della documentazionetestimonia un processo di acculturazione in atto epone vari interrogativi, tuttora aperti, quali lacoesistenza di officine “longobarde” e di altre lega-te alla tradizione tardoromana, l’organizzazioneinterna delle unità produttive, le logiche di merca-to e la rete distributiva di tali prodotti6.

È anche significativo che in questa fase dell’occu-pazione longobarda proprio a Brescia e nella provin-cia siano concentrati quei vasi dai connotati “misti”,risultato dell’incontro tra culture differenti, la“romana” e la “germanica/longobarda” (cfr. supracapitolo sulle ceramiche in età longobarda).

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI278

5 Anche il significativo fenomeno delle imitazioni della terrasigillata africana dimostra la persistenza della tradizione cera-mica antica. Cfr. BROGIOLO et alii 1996, p. 16.

6 Cfr. BROGIOLO et alii 1996, pp. 21-22; Carta Brescia 1996, vol.II, p. 282, nota 14; BROGIOLO, GELICHI 1997, pp. 143-144.

Comunque i risultati emersi dai recenti scavidi Brescia non possono, almeno per ora, essereestesi al resto della città e del territorio. E infatti,in base ai dati attuali, la situazione del Brescianodal V e fino al VII secolo concorda con il quadrodelineato in altre zone lombarde (cfr. infra provin-ce di Milano e di Varese). Sono cioè pochi i vasiattestati solo qui, come la ciotola n. 42, mentre sievidenzia una grande omogeneità tra i manufattibresciani e quelli dei contesti coevi, in particolaredi Cassago Brianza e di Monte Barro (CO), di Mila-no (specie scavi MM3), di Castelseprio e dell’abita-to di Angera (VA); più raro il confronto con i centridi Casazza e Ghisalba (BG), di Calvatone e Palaz-zo Pignano (CR), dovuto essenzialmente al fattoche non sono numerosi i recipienti di epoca tardarinvenuti in questi siti. Si tratta sia di caratteri-stiche forme come le olle/ollette nn. 77-80, i coper-chi nn. 16, 18-19, 21-23, i catini-coperchio nn. 10-

12, sia di quelle meno diffuse, ad esempio la pento-la n. 10 e la ciotola n. 43.

Per la documentazione della ceramica invetria-ta sono soprattutto gli scavi di S. Giulia a Brescia arestituire la più ampia gamma morfologica; dato iltipo di contesto, insediativo, prevalgono le formeaperte. Dal IV al VII sec. d.C. le presenze sono moltopiù cospicue rispetto alla fase precedente. Numerosi ivasi testimoniati anche negli altri siti lombardi suspecificati, come le olle nn. 3, 7, 10, le olle biansate nn.3-4, i mortaria a listello nn. 4, 5, 8, 13, le ciotole nn. 6-7, la patera n. 1. Sono concentrate a Brescia e nel Bre-sciano le coppe n. 5, dalle caratteristiche abbastanzastandardizzate, che richiamano forme della terrasigillata chiara e che presuppongono una più larga epiù articolata commercializzazione. Ma vi sono anchevari gruppi circoscritti alla zona in esame, quasi sem-pre con un solo esemplare in un sito (olle nn. 6, 8; pen-tola n. 3; tazza monoansata n. 3; ciotola n. 4).

(Gabriella Tassinari)

Gabriella Tassinari 279

3.1. Il territorio: linee generali

L’area della provincia di Como1 è costituita dauna larga fascia settentrionale di montagna, for-mata da una sezione alpina e da una prealpinainclusa tra i due rami del lago di Como e compren-dente anche i laghi di Alserio, Pusiano, Annone, eda una fascia meridionale di collina, la Brianza2.Proprio in Brianza correva la linea del confine, tut-tora discusso, tra il municipium di Mediolanum equello di Comum3. La naturale viabilità lacustre efluviale, rappresentata dai principali corsid’acqua, torrenti come il Lura e fiumi come il Seve-so, il Lambro, l’Adda, ha sempre consentito lecomunicazioni tra i territori di pianura, quellialpini e la regione transalpina. Fondamentali perla penetrazione romana militare e commerciale eil conseguente sviluppo socio-economico della zonasono stati i grandi tracciati stradali nord/sud(Mediolanum-Comum) ed est/ovest (Brixia-Bergo-mum-Comum, Comum-Novaria). Tali direttrici ditransito fluviali e terrestri hanno condizionato efavorito lo sviluppo di strutture abitative: i centrimaggiori (ad esempio Cantù) sono allineati su que-sti percorsi o ubicati non lontano (ad esempioMariano Comense, Fino Mornasco, Appiano Gen-tile, Lurate Caccivio, Olgiate Comasco). Si trattadi un sistema di insediamenti modesti, per lo più acarattere vicanale, fittamente distribuiti.

La zona occidentale del Comasco fa parte delcomprensorio Verbano-Ticino che comprende lazona occidentale del Milanese fino a Milano e varie

aree lombarde lungo il Ticino appartenenti alVaresotto, al Pavese e al Milanese. Ma una piùampia omogeneità culturale è riscontrabile anchenel resto del Comasco: è la zona della Lombardiaoccidentale occupata dagli Insubri. Proprio la tra-dizione preromana sembra qui particolarmenteforte nell’elaborazione morfologica di alcuneforme.

3.2. Stato della documentazione

Il Comasco è tra le province lombarde più editebenché non sia stato di frequente oggetto di scavisistematici. Le riviste locali relative a questazona, soprattutto la “RAComo”, danno una seriedi segnalazioni utilissime per ricostruire l’orga-nizzazione del territorio che risalirebbe al popola-mento celtico: un insediamento sparso ma fitto,costituito soprattutto da vici e pagi. Purtroppotali relazioni, per lo più non recenti, spesso nonsono sufficientemente rigorose e non consentonoun’analisi del materiale rinvenuto. Pochi sono gliinsediamenti scavati, assai più numerose lenecropoli, per lo più testimoniate da piccoli nuclei;ciò condiziona in gran parte le nostre considera-zioni. Infatti nonostante non manchino vastenecropoli, poste in situazioni più favorevoli dalpunto di vista commerciale, ad esempio lungo fon-damentali vie di transito, esse non sono stateesaustivamente pubblicate. Perciò di frequente imateriali editi sono riflesso di un ambiente rura-le, modesto e conservatore.

XIV.3. PROVINCIA DI COMO

Gabriella Tassinari 281

1 Nel nostro studio si è ritenuto opportuno considerare insiemele province di Como e di Lecco. Del resto, al di là del confineamministrativo, in base all’evidenza archeologica a disposizionenon si rileva una marcata differenziazione tra le due zone tale daconsigliare un’analisi separata. Dunque in questa sede, come nelrimanente lavoro, si tratterà il Comasco come un’entità sola. Vainoltre ricordato che l’antica provincia di Como comprendevaanche la parte settentrionale dell’odierna provincia di Varese(creata nel 1927), escluse le aree di Saronno, Busto Arsizio, Gal-larate e Sesto Calende, allora in provincia di Milano.2 Sul territorio in epoca antica cfr., ad esempio, TIBILETTI1973-75, passim; G. CANIGGIA, Riconoscimento delle struttureinsediative, agricole e viarie del territorio di Como romana, inSocietà Archeologica Comense.Atti del Convegno celebrativo del

Centenario (Como, 1972), “RAComo”, 1974, pp. 47-69; Cantù1991, pp. 29-32; M. V. ANTICO GALLINA, L’assetto territorialedi Comum: alcune ipotesi di lavoro, in Novum Comum 2050. Attidel Convegno celebrativo della fondazione di Como romana,Como 1993, pp. 291-314; Carta Lecco 1994, pp. 177-184. Su Comoin età antica cfr., da ultimo, G. LURASCHI, Storia di Como anti-ca. Saggi di archeologia, diritto e storia, Como 1997.3 Sull’argomento, PASSERINI 1953, pp. 123-129; A. SARTORI, Iconfini del territorio di Comum in età romana, in “AttiCItRom”, I,Milano 1967-68, pp. 275-290; P. BALDACCI, Comum et Medi-olanum: rapporti tra le due città nel periodo della romaniz-zazione, in Thèmes de recherches sur les villes antiques d’Occi-dent. Actes du Colloque, Strasbourg 1971, Paris 1977, pp. 99-102.

3.3. I centri di produzione

In quest’area non si è localizzato con sicurezzanessun centro di produzione ceramica. Le unichedue fornaci finora scavate, sebbene non in modosistematico, di Brivio e di Garlate, sono state inter-pretate come fornaci per laterizi (cfr. supra, elencofornaci). In genere i laterizi rinvenuti nel Comasconon sono bollati; pertanto i bolli sono pochissimi enon arrivano ad una decina. Comunque numerositoponimi indicanti attività di fornaci, centri noti peril buon materiale argilloso, ma soprattutto testimo-nianze indirette fornite dal materiale stesso sem-brano denotare la probabile esistenza di officinelocali. Così un frammento di coppetta Drag. 24/25,deformata prima o durante la cottura, recuperato aLurate Caccivio, potrebbe costituire un indizio peripotizzare una produzione locale di ceramica fine4.Più decisive appaiono alcune peculiarità pretta-mente locali, cioè quelle forme e/o decorazioni circo-scritte alla zona insubre che in età romana fa partedel comprensorio Verbano-Ticino, area caratteriz-zata da analogie e omogeneità formali e tecnologi-che nel materiale.

La prima immagine che scaturisce da un’anali-si della ceramica del Comasco, nel periodo consi-derato in questo studio, è in genere contraddistin-ta da una certa chiusura e conservatorismo. Cosìalcune produzioni “industriali” (come la ceramicaa vernice nera) sono presenti in percentuale piùbassa e varie forme ceramiche sono più legate allatradizione celtica, rispetto ad altre zone dello stes-so comprensorio, che appaiono più sviluppate dalpunto di vista produttivo e mercantile. Tuttavia ilpresente lavoro ha in parte ridimensionato questoquadro che spesso non tiene conto di una realtà piùvariegata e complessa. Infatti va ricordato che lostato delle pubblicazioni condiziona ogni conclu-sione e che questa immagine di un territorio chiu-so non appare per tutte le classi di materiale e pertutte le epoche. Ad esempio i numerosi manufattidi terra sigillata sembrano implicare un’area par-tecipe di una larga attività commerciale. Analoga-mente, in età tardoantica il Comasco risulta unadelle zone più sviluppate.

3.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

Durante il periodo della romanizzazione persi-ste una forte tradizione celtica nel panorama delleforme in ceramica comune. Dal LT C/D a etàaugustea e specie nel LT D2 si trovano, talvolta inscarsa quantità talvolta in percentuale più o menoalta, alcune forme da mensa, tipiche di quel filoneproduttivo omogeneo e di alta qualità, indice

dell’omogeneità culturale del territorio lombardo,come le olle nn. 1-2, 9, il coperchio n. 3, i vasi a trot-tola, le ciotole/coppe nn. 1-3, 5, il mortarium alistello n. 13, il vasetto a fiasco n. 12.

Invece del contemporaneo repertorio tardocel-tico di forme da cucina, caratterizzate dall’impastomolto rozzo e modellate a mano, mancano inquest’area le diffusissime ciotole-coperchio nn. 1 e2, mentre predominano nettamente quei manufat-ti circoscritti alla Lombardia occidentale, cioèl’area insubre e la Lomellina. Si tratta di un reper-torio di olle/ollette (nn. 18-20, 32), di coppe/ciotole(nn.14-15), di vasetti miniaturistici (nn. 3, 7), fre-quentissimi sia in necropoli che in abitato, con unaparticolare e ricchissima decorazione, che regi-strano una massima attestazione nel LT D e siesauriscono pian piano nel primo quarto del I sec.d.C. Meno numerose sono quelle ceramiche, sem-pre limitate alla zona suddetta, che presentano unimpasto più depurato (olletta n. 30, coppe nn.16-17, olla ansata n. 2, brocca n.1). In quest’ambitoomogeneo, si distinguono facies prettamente loca-li, con i recipienti, soprattutto ollette e bicchieri,spesso decorati, presenti solo nel Comasco (olla n.21; bicchieri nn. 5-8, 13-14; vasetti miniaturisticinn. 2, 6, 10). Ne sono un tipico esempio i bicchierin. 1, i cosiddetti vasetti “a portauovo”, numerosis-simi e caratteristici del Comasco (e del CantonTicino) nel LT C2 / LT D, che derivano da un tipo dibicchiere del Golasecca. I punti più meridionali incui essi sono attestati (con un solo esemplare) sonoBiassono (MI) e Gerenzano (VA), lungo la stessadirettrice.

Il Comasco è una delle aree lombarde dovenella seconda metà del I sec. a.C. appaiono leprime forme di olpi (nn. 3-5, 7), talvolta associatein tombe con vasi a trottola.

Le forme della ceramica a vernice nera rinve-nute nel Comasco sono piuttosto limitate e quasisempre documentate da pochi esemplari. La piùalta incidenza si registra a Como, nella città e nelsuburbio; una certa frequenza si nota in un sitoassai vicino, come Capiago Intimiano, e in un altrodi notevole importanza strategica come Cantù. Sonoattestate sia forme non ampiamente diffuse in Lom-bardia sia i prodotti che incontrano più fortuna.Invece sono assenti, almeno in base ai dati attuali,le comunissime patere Lamb. 5/7 e 7/16. Vari esem-plari presentano le caratteristiche della produzionepiù scadente, cioè una qualità mediocre, con unavernice molto sgretolabile. Tipiche e frequenti delComasco sono patere e coppe delle stesse formedella ceramica a vernice nera (specie Lamb. 5/7 oLamb. 7/16), prive però di vernice (in ceramicacomune: coppe n. 7; patere nn. 1-3, 6). Viceversa soloqui è presente un coperchio verniciato corrisponden-te al n. 3, in ceramica comune, diffusissimo altrove.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI282

4 MAGGI 1982, p. 175; BUTTI RONCHETTI 1985, pp. 72, 76;SENA CHIESA 1993, p. 207.

Il fenomeno delle stesse forme attestate verniciate eacrome conosce il maggiore sviluppo nella secondametà del I sec. a.C. e fino all’età augusteo-tiberiana,dove è scarsa la ceramica a vernice nera o dove man-cano le corrispondenti forme verniciate.

Fase di età imperiale

In base ad alcune classi ceramiche si ricaval’impressione che i secoli centrali dell’Impero cor-rispondano ad una certa “stasi” produttiva.

È particolarmente frequente la difficoltà neldistinguere gli esemplari comaschi in ceramica apareti sottili da quelli in ceramica comune (doveappunto spesso sono inseriti dai relativi Autori),poiché parecchi sono di fattura corrente. Talesituazione si riscontra anche tra le forme tipichedel repertorio delle pareti sottili (ad esempio i tipiMarabini X, Ricci 1/364-365). Inoltre le attestazio-ni non sono così molteplici e varie come nel Vare-sotto e nell’alto Milanese a cui quest’area è comun-que legata.

Le coppette Angera 1, 2, 3, specie con l’impastogrigio, sono le più diffuse per tutto il I sec. d.C., inparecchi siti comaschi, sebbene non vi sia una di-stribuzione capillare e in gran quantità; la più altaincidenza si registra a Como. La maggior parte deibicchieri/ollette attestati da età augustea a tutto il Isec. d.C., di rado fino alla prima metà del II sec.d.C., sono caratteristici di un’area limitata, il com-prensorio Verbano-Ticino (ad esempio ollette Ange-ra 10 e Como 3), spesso testimonianze della persi-stente tradizione celtica. Proprio tale tradizioneinfluenza la singolare decorazione di alcune ollettepresenti esclusivamente nel Comasco (Como 2).

Gli unici pezzi che tipologicamente apparten-gono ai prodotti per lo più importati dall’area cen-troitalic, sono il bicchiere tipo Marabini III el’olletta tipo Marabini V, da Lurate Caccivio; essiperò hanno pareti spesse e impasto non sempredepurato.

A differenza del resto del comprensorio delTicino, nel Comasco i manufatti della ceramicadi Aco sono rarissimi e presenti solo a Como e aCapiago Intimiano (cfr. supra ceramica a matrice).

È invece vario il panorama della terra sigilla-ta: sono attestate sia forme che hanno raggiuntouna diffusione capillare in tutta la Lombardia, siaforme non frequenti. È documentata anche laterra sigillata tarda nord-italica, con unapatera e due coppette di Costa Masnaga.

La maggior parte dei bolli, quadrangolare e inplanta pedis, si concentra a Como, seguita a distan-za da Capiago Intimiano. I bolli documentanoimportazioni dall’Italia centrale e ceramisti padani.

Come giustamente già notato5, i prodotti moltocurati, per argilla e vernice, provenienti da officine

di ottimo livello, sono presenti soprattutto a Como(nella città la più alta incidenza) e nelle aree adessa più vicine e/o di più antica frequentazione (adesempio Capiago Intimiano, Lurate Caccivio,Mariano Comense, Olgiate Comasco); a questi sitisi aggiunge Cassago Brianza, il centro più impor-tante del Lecchese, che ha restituito molto mate-riale ceramico. Si tratta dei più classici tipi areti-ni, come le coppe/coppette Goud. 2, Ritt. 5, Ritt. 9 ele patere Ritt. 1, Drag. 17A e B, Drag. 15/17, Drag.18. Analogamente presentano esecuzione accura-ta le patere, molto rappresentate, Drag. 36, Drag.36/51 e le coppe Drag. 35, Drag. 35/51.

Ma i manufatti più diffusi nel Comasco appar-tengono a quella produzione di terra sigillata,caratterizzata da lavorazione trascurata, perargilla e vernice, scarsamente conservata o scom-parsa. Le forme più ampiamente attestate, anchenei siti minori, specie nella fattura più scadente(ma è stato notato che nel primo periodo gli esem-plari sono più curati) sono la patera Drag. 31 esoprattutto la coppa Drag. 24/25 che hanno cono-sciuto gran successo in tutta la Lombardia. Comenel resto del comprensorio del Ticino, la coppa-patera Drag. 37/32 è presente fino ad età antoninain tutti i siti comaschi che hanno restituito terrasigillata.

Per contro, il repertorio della ceramica comu-ne appare ridotto morfologicamente rispetto alperiodo della romanizzazione e ad altre aree delcomprensorio. Non mancano, e a volte sono nume-rosi, i recipienti piú comuni nel territorio lombar-do, in età imperiale e a volte sino al VI sec. d.C.,come i balsamari, i recipienti ad orlo decorato n. 2,alcune diffusissime olpi (ad esempio nn. 8 e 26) eolle (nn. 50, 51, 60); a volte le olle hanno impastorozzo e sono eseguite senza uso di tornio. Poche leciotole-coperchio e le pentole; assenti i tegami.Anche varie delle forme caratteristiche del com-prensorio Verbano-Ticino, sono meno frequentinel Comasco; le uniche numerose sono le olle n. 58.Rimangono sempre i manufatti documentati uni-camente nella zona o in un solo sito, con pochiesemplari, talvolta eseguiti senza uso di tornio(olle nn. 61, 84; olpi nn.16, 17; brocca n. 13; ollaansata n. 16; patere nn. 8 e 9).

È significativo che gli unici mortaria in opusdoliare (n. 7) bollati, provengano da Como (bollo[...T]ERTVLLIN[I], attestato anche nel Pavese) eda Cassago Brianza, un centro di notevole rilevan-za (bollo V/VORAXXXO, senza confronto altrove).

Fase di età tardoantica-altomedioevale

Il mutamento delle condizioni politiche, econo-miche e sociali avvenuto in età tardoantica è parti-colarmente sensibile nel Comasco. La nuova capi-

Gabriella Tassinari 283

5 MAGGI 1982, pp. 183, 186.

tale, Milano, lo stanziamento sul territorio direparti militari e di una flotta nel Lario, la stradaRegina lungo la sponda orientale del lago, princi-pale via di collegamento tra la pianura e il nord,implicano lo sviluppo delle strutture produttive6.Dunque in questa zona è rilevante la documenta-zione della ceramica tardoantica, sia acroma siainvetriata, che vi appare con una notevole concen-trazione. Considerati gli stretti rapporti tra le dueclassi, le stesse forme attestate nelle due versioni,comune e invetriata, gli esemplari acromi, congocce di vetrina non intenzionali, nonché la cospi-cua quantità, si possono presupporre officine aproduzione mista.

Sono numerosi i corredi funerari dal III sec. d.C.fino agli inizi del V sec. d.C. e specie di IV sec. d.C.,soprattutto nel triangolo lariano. Si rinviene oltrealla ceramica comune più caratteristica di questoperiodo, presente su tutto il territorio, come le ollen. 77, anche quella peculiare della zona Milanese-Varesotto o solo del Comasco (ad esempio le olle nn.65, 72-73, 76). In particolare si registra un’altaincidenza di olpi e anforette. Tra le olpi, le più docu-mentate, ve ne sono alcune corrispondenti allaceramica invetriata, sia presenti altrove (ad esem-pio nn. 47, 55, 56), sia solo nel Milanese e nel Vare-sotto (ad esempio nn. 52, 60) o nel Comasco (anfo-retta n. 5). I punti più occidentali di attestazionedell’anforetta n. 4, elemento caratteristico dellaLombardia centroorientale, sono costituiti da Cas-sago Brianza, sulla stessa direttrice di Pioltello eVimercate (MI), e da Fino Mornasco per la versioneinvetriata (anforetta n. 5).

Più ricca la varietà morfologica di olpi e anfo-rette invetriate, documentate esclusivamentenelle tombe (mentre nei contesti insediativi la per-centuale di forme aperte è più alta). Si riscontra lastessa situazione delle forme acrome: rare quellediffuse ovunque (anforetta n. 5; olpe n. 3), più fre-quenti quelle presenti anche nel Milanese e nelVaresotto (anforette nn. 4, 7; olpi nn. 1, 16, 17),nettamente prevalenti quelle testimoniate unica-mente nel Comasco, talvolta con un solo esempla-re, in un solo sito (anforette nn. 1-3; olpi nn. 9, 10,14, 15, 18).

A documentare gli intensi rapporti conl’Oltralpe, da cui potrebbe esser importata, èl’olpe invetriata n. 19, della quale è sconosciuta la

provenienza precisa dal territorio di Como. Infat-ti non sembrano attestati recipienti simili in Lom-bardia, mentre lo sono in Austria, Ungheria eCecoslovacchia.

Con gli inizi del V sec. d.C. si esauriscono i cor-redi tombali, né vi sono insediamenti scavati, adeccezione di Monte Barro. È questo sito, che si col-loca all’incirca dalla seconda metà del V alla metàdel VI sec. d.C., rappresentando l’ultimo terminecronologico noto nel Comasco, a restituire lagamma più numerosa e più articolata di forme, siainvetriate che acrome. Comunque anche nellazona in esame sono evidenti, dopo la fine dell’etàantica, impoverimento e riduzione a livello tecno-morfologico e continuità dei recipienti di tradizio-ne romana, talvolta influenzati dalla ceramica ditradizione barbarica, come il grande recipiente n.5, da Monte Barro, con una decorazione a stampi-glia. Una omogeneità culturale più estesa rispettoal periodo di III / inizi V sec. d.C. è dimostratadalla cospicua documentazione, nel Comasco, diquelle forme in ceramica comune note e tipiche delperiodo tardoantico - altomedioevale, diffuseovunque, come le olle n. 79, i coperchi nn.19-23, imortaria a listello nn.17-18 e i catini-coperchio nn.10, 11, 13.

Analoga la situazione della ceramica invetria-ta, il cui repertorio morfologico è sempre più diver-sificato: le forme di Monte Barro si rinvengono inuna zona comprendente non solo il Varesotto (spe-cie Castelseprio) e Milano, ma anche Brescia e/o ilBresciano (olle nn. 3, 10; olle biansate nn. 2-3;olletta mono/biansata n. 4; ciotola n. 6). All’internodi tale omogeneità si distinguono facies particola-ri: ad esempio solo nel Comasco vi è il coperchietton. 24 in ceramica comune. Altri recipienti invetria-ti si trovano unicamente a Monte Barro (pentolenn. 1-2; mortarium a listello n. 14).

La diffusione piuttosto capillare della ceramicainvetriata e di tipi documentati in modo limitato,come le numerosissime olpi di III/IV sec. d.C., depo-ne a favore di una pluralità delle officine (presuntelocali), con un raggio di distribuzione circoscritto.Di quei modelli “standardizzati”, che presuppongo-no una più larga e più articolata circolazione, sonopresenti, sempre a Monte Barro, solo il mortariuma listello n. 5 e la ciotola n. 7, che richiamano formedella terra sigillata chiara.

(Gabriella Tassinari)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI284

6 Cfr. Milano capitale 1990, passim; L’antica via Regina. Tragli itinerari stradali e le vie d’acqua del Comasco. Raccolta distudi, Como 1995, passim.

4.1. Il territorio: linee generali

La provincia di Cremona è situata nel settorecentrale della pianura Padana. Dal punto di vistageomorfologico e geologico il Cremonese è costitui-to da un ampio bacino sedimentario di origine allu-vionale di matrice sabbiosa-argillosa1.

Il territorio si configura come un terrazzo leg-germente ondulato da una serie di dossi e incisodai tributari sinistri del Po2. La zona è riccad’acqua ed è attraversata da fiumi di grande rile-vanza, quali il Po, l’Adda, l’Oglio e dai loro relativiaffluenti. L’alveo attuale dei fiumi è parzialmentediverso da quello antico. Sia il Po che l’Oglio hannomodificato in alcuni punti il loro percorso3. Ilfiume Serio in epoca romana scorreva in un alveo(ora Serio Morto), in seguito abbandonato, postopiù a oriente dell’attuale e confluiva direttamentenel Po. Nell’Alto Medioevo cambiò il suo corsoandandosi a gettare nell’Adda.

La circoscrizione amministrativa attuale noncoincide esattamente con quella antica. I confini delterritorio dell’ager Cremonensis erano delimitatidal basso corso del fiume Adda e dal Serio Morto aovest, dall’Oglio a est, a sud dal Po. A nord il confineè più incerto ed è individuato dai differenti orienta-menti della centuriazione di Cremona rispetto aquella di Bergamo. Generalmente Palazzo Pignano,Ricengo, Soncino, Offanengo, Romanengo, Izano,Madignano e Crema sono collocati nell’ager Bergo-mensis4;mentre Fiesco, Trigolo, Genivolta e Ticen-go nell’ager Cremonensis5. Nel 40 a.C., con la secon-da centuriazione dell’ager Cremonensis per l’asse-gnazione di terre ai veterani, il territorio sconfinò anord dell’Oglio6, mentre a sud fu annessa una partedell’adiacente ager Mantuanus, il Viadanese.

Il Cremonese, in seguito alla suddivisionedell’Italia in età augustea, entrò a far parte dellaRegio X (Venetia et Histria).

In epoca romana la regione era ricoperta daforeste, che si estendevano soprattutto lungo ifiumi e da acquitrini alternati a zone coltivate7.L’insediamento era composto da villaggi o fattoriesparse e da pochi centri di una certa rilevanza dis-tribuiti sulle grandi direttrici entro l’area centu-riata. Cremona costituiva il punto di riferimentoin quanto unica città di una certa consistenza nelterritorio, posta in una posizione strategica, vicinaal Veneto, alleato dei Romani, all’Emilia, e alfiume Po.

L’abbondanza d’acqua nel territorio e le conti-nue esondazioni portarono, fin dalla protostoria, ascegliere i dossi per l’ubicazione degli abitati purmantenendo una vicinanza strategica di questialle vie d’acqua. Drenaggi artificiali e canali furo-no soluzioni per risolvere i problemi dovuti allapresenza dell’acqua stagnante. L’idrografia, dun-que, è un elemento chiave della zona. Nel Cremo-nese la presenza di fiumi importanti come il Po,che permetteva uno sbocco all’Adriatico, o l’Oglio el’Adda che facilitavano i contatti con la Lombardiasettentrionale e con il nord Europa, portò allo svi-luppo di comunicazioni fluviali e quindi al poten-ziamento di insediamenti che potevano fungere dascali fluviali, come gli abitati di Calvatone(Bedriacum) e di Cremona.

Per il Cremonese fu molto importante anche losviluppo delle vie di terra che si ebbe in età roma-na. Con la costruzione della Postumia, nel 148a.C., si facilitarono da una parte i contatti conl’attuale territorio veneto e con quello mantovano(via Ostiglia), dall’altra si aprirono nuove frontie-re verso terre culturalmente diverse, quali la Ligu-ria. L’ager era attraversato anche dalle vie perBrescia, per Lodi e per Bergamo.

Un riflesso di questi contatti e degli scambi com-merciali sviluppatesi con altre zone è espresso chia-ramente anche nei manufatti rinvenuti nell’ager

XIV.4. PROVINCIA D I CREMONA

Nicoletta Sfredda 285

1 Carta Geologica d’Italia 1: 500.000. Si veda per l’inquadra-mento generale: Calvatone romana 1997, pp. 4 -8.2 Bedriacum 1996, vol. 1.1, p. 25.3 Bedriacum 1996, vol. 1.1, pp. 25-26.

4 TOZZI 1972, p. 82.5 TOZZI 1972, p. 27.6 TOZZI 1972.7 Polibio II, 15.

Cremonensis. Qui, infatti, è stata trovata sia cera-mica con forme comuni a quelle trovate nei territorilimitrofi, dal Mantovano, al Bresciano e al Veneto,sia manufatti importati da zone più lontane, cheattestano invece lo sviluppo dei commerci. Unesempio è il bicchiere carenato a pasta grigia tipicodella cultura paleoveneta attestato a Calvatone8.

4.2. Stato della documentazione

Le testimonianze archeologiche di età romanadel Cremonese riguardano principalmente gli abi-tati, mentre sono pochi e sparsi i contesti funerari.

In generale si ha una maggiore documentazio-ne nell’area meridionale, sebbene i numerosi lavo-ri agricoli e di bonifica che si sono verificati nelcorso degli anni, le esondazioni e gli spostamentidel corso dei fiumi abbiano cancellato molto dellestratigrafie antiche. Nella parte settentrionaledella regione, il Cremasco, invece, la mancanza dirinvenimenti può essere imputata anche alla scar-sa frequentazione dell’area.

Le pubblicazioni riguardano soprattutto lazona meridionale della provincia, dove le evidenzepiù consistenti sono costituite dai siti urbani (Cre-mona e Calvatone), le cui testimonianze arrivanofino al VI d.C.

Rimane, invece, poco edita l’area del Cremasco.I dati a disposizione di questa zona provengono perlo più da raggruppamenti di tombe site tra il Serioe l’Oglio, come Offanengo, Madignano, RipaltaArpina (facenti parte dell’ager Bergomensis),Ticengo e Robecco d’Oglio (facenti parte dell’agerCremonensis). Palazzo Pignano costituisce l’unicorinvenimento consistente di un abitato, per di piùtardo, del Cremonese settentrionale.

4.3. I centri di produzione

Nonostante il Cremonese, soprattutto quellomeridionale, sia considerato in genere dagli studio-si un’area in cui si insediarono diverse attività pro-duttive legate alla ceramica e ai laterizi, attual-mente sono state trovate solo le strutture pertinen-ti ad un’unica fornace di epoca romana. Questa eraubicata a Cremona, in via Platina e fabbricava cer-tamente ceramiche a pareti sottili9. Il suo periododi attività può essere collocato tra l’età tiberiana ela fine del I sec. d.C.10. È stato ipotizzato che qui siproducesse anche ceramica a vernice nera e terrasigillata, ma la documentazione dello scavo, avve-

nuto anni fa, non permette di trarre delle conclu-sioni sicure riguardo questa ipotesi11.

La fornace di Cremona è l’unico caso in Lombar-dia in cui è stato possibile indagare sia la strutturache gli scarichi di ceramica da essa prodotta. Sonostati trovati, infatti, scarti di produzione e distan-ziatori. La fornace era del tipo verticale, con prae-furnium e camera di combustione interrati e voltaprovvisoria. L’assenza di informazioni sulla strati-grafia del ritrovamento non ha permessso però distabilire se la fornace abbia avuto varie fasi.

Il rinvenimento sempre a Cremona12, in viaMainardi (ex via Cistello), di due frammenti dimatrici per manufatti come quelli firmati da Aco13ha indotto alcuni studiosi a pensare che vi fosse uncentro di lavorazione anche per questa ceramica,sebbene non siano state trovate tracce di strutture.

Pochi sono i centri in Italia settentrionale in cuiè stata supposta l’esistenza di ateliers di ceramicatipo Aco14. A Cremona è stata trovata una matricedecorata e firmata L. NORBANVS15 e una priva difirma. I prodotti di Norbanus sono diffusi in tuttol’Alto Adriatico, da Ravenna a Duino (TS), e oltre inDalmazia, a Lubiana e sul Magdalensberg16.

Alcuni dei frammenti recuperati a Cremonasono stati considerati da alcuni studiosi scarti difornace17; ma la questione rimane ancora apertain quanto vi sono pareri contrastanti18.

4.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

La maggior parte delle testimonianze archeolo-giche del Cremonese proviene dall’area meridio-nale. Il quadro che si delinea dallo studio dellaceramica di questa provincia è complesso ed è for-mato dall’incontro di diverse componenti culturali.Innanzitutto si una produzione di ceramicacomune da fuoco e da mensa che riflette, nellatecnologia adottata, nel gusto decorativo o nellascelta di alcune forme, una tradizione comune allafacies celtica di tutta la Lombardia. Sono un chia-ro esempio le ciotole-coperchio n. 1, le ciotole damensa nn. 1-3, 6 o per quanto riguarda la decora-zione, le impressioni ricorrenti sulle olle n. 14.

In secondo luogo appare dalla ceramica finorarinvenuta che l’ager Cremonensis, territorio cusci-netto tra quello insubre e quello cenomane, risentemaggiormente l’influenza cenomane piuttosto chequella insubre. Infatti, il repertorio della ceramica

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI286

8 Bedriacum 1996, vol. 1.2, p. 137, tipo I.C.1.9 Si veda supra: ceramica a pareti sottili.10 BREDA 1983-84.11 BREDA 1983-84.12 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 118, n. 1, tav. 15, 1, 6.13 PONTIROLI 1974, p. 115, n. 160 (489), p. 116, n. 161 (488).

14 Altri centri produttivi sono stati identificati a Ravenna e aFaenza: LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 22.15 STENICO 1963-64, pp. 51-59.16 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987, p. 21, p. 73.17 STENICO 1963-64, p. 54; LAVIZZARI PEDRAZZINI 1987,p. 127, nn. 13-15; CASSI 1996, p. 85.18 G. Olcese dopo un esame autoptico dei frammenti in que-stione avrebbe escluso che siano scarti di fornace.

da fuoco è costituito soprattutto da olle ovoidi (nn.14 e 36), mentre sono del tutto assenti forme celti-che insubri quali le ollette situliformi n. 17 o leollette n. 18.

Un altro elemento che si evince chiaramentedalla ceramica è il legame culturale del Cremone-se meridionale con l’Italia orientale, con il Brescia-no e il Mantovano in Lombardia, con il Veneto anord e con l’Emilia Romagna a sud. Un legame giàindividuato dalla media età del Bronzo19 e che con-tinua per tutta l’età romana.

La presenza in alcuni siti (per esempio a Cremo-na, a Piadena e a Calvatone) della ceramica a pastagrigia (mortaria nn. 1 e 2), peculiare del Veneto, madiffusa dal Friuli all’Emilia Romagna, è una chiaraesemplificazione di ciò. Anche l’olpe con beccuccioversatoio n. 1 o le olle con orlo ingrossato n. 36 ripor-tano per confronto all’ambito Veneto-Emiliano, trail IV periodo atestino e l’età augustea20.

Accanto alle forme di uso comune sopracitate siaffiancano, in queste zone di romanizzazione pre-coce, forme e tecniche di tradizione romana, comela ceramica a vernice nera e quella a pareti sottili.

Per quanto riguarda la ceramica a vernicenera è stato ipotizzato21 che vi fossero uno o più cen-tri di produzione posti nella zona meridionale delCremonese, dato il numero considerevole dei reper-ti, tutti caratterizzati da una tecnologia non perfet-ta, e la presenza di tipi generalmente poco o pernulla attestati in Lombardia, come il piattello Lamb.4 (vedi supra ceramica a vernice nera). Non sonostate però rinvenute finora fornaci o scarti che pos-sano riportare ad una produzione certa di questaceramica nell’area.

Si può considerare quasi del tutto assente, perora, la versione acroma delle forme della vernicenera. Ciò potrebbe essere imputato, però, allamancanza di scavi significativi di necropoli, dovesolitamente questi manufatti sono documentati.

Per quanto riguarda, invece, la zona settentrio-nale del Cremonese, il Cremasco, il quadro sembradiverso rispetto all’area meridionale, sebbene letestimonianze siano scarse e non sia facile traccia-re un quadro completo. In questa zona risulta piùevidente l’influenza insubre. Infatti, il Cremascorientrò nel territorio di Bergamo con la centuria-zione di I sec. a.C.

Sono attestate in contesti tombali le olle nn. 1 e2 diffuse anche nella Lombardia occidentale.

Fase di età imperiale

Con l’età imperiale si nota che, pur cambiandola tipologia del vasellame, la ceramica esprimeancora il legame del Cremonese con le province

limitrofe, quali il Mantovano e il Bresciano, e ingenerale con l’Italia orientale, in particolare con ilVeneto e l’Emilia. Questo legame si manifesta sianell’adozione di forme comuni a tutto quest’ambi-to, se pur prodotte forse in luoghi diversi, sia con lacircolazione, attraverso le vie fluviali e viarie, diprodotti ceramici da o verso il Cremonese. Unesempio di ceramiche diffuse sia nel Cremoneseche in tutta l’Italia orientale sono le olle in cera-mica comune n. 42. Si può supporre, in questocaso, un centro di lavorazione di tali manufatti nelCremonese, poiché a Calvatone sono stati ritrova-ti alcuni frammenti deformati e uno ipercotto per-tinenti proprio alle olle in questione22. Le analisimineropetrografiche non hanno, comunque, con-fermato questa ipotesi per le difficoltà di caratte-rizzare la geolitologia della fascia centrale dellapianura Padana in cui è compreso anche il Cremo-nese (vedi supra). I dati, quindi, per poter trarredelle conclusioni definitive sono ancora pochi.

Un esempio della circolazione della ceramicaproveniente dall’area nord-orientale è dato, inve-ce, dal rinvenimento nel Cremonese meridionaledei boccalini con depressione n. 4 peculiaridell’area gardesana, da cui probabilmente sonostati importati. Questa forma risulta del tuttoassente nella Lombardia occidentale.

Molte delle ceramiche presenti nel Cremonesemeridionale, come le olle n. 55, i coperchi n. 12 o leolpi n. 1 sono comuni, come ho già sottolineato, nonsolo alla provincia bresciana, ma anche a quellamantovana.

Inoltre alcuni manufatti testimoniano anche ilcontatto del Cremonese con Milano. Un esempio èil mortarium decorato a ditate n. 10.

Tra le olle da fuoco in ceramica comune sono dasegnalare quelle con orlo scanalato n. 56, di etàimperiale, diffuse nella Lombardia orientale, aMilano e nel Pavese. Altrove le attestazioni mag-giori si trovano nell’area ligure-piemontese23. Aquesto proposito si può ricordare, infatti, che laPostumia collegava Cremona alla Liguria. Cremo-na fu un nodo viario importante e anche l’unicacittà grande di questo territorio, punto di riferi-mento nella zona, dove annualmente si svolgevauna fiera e probabilmente si concentravano varieattività artigianali, tra cui la lavorazine dellaceramica. Dalla fornace di via Platina (vedi supra)provengono grosse quantità di ceramica a paretisottili, tra cui coppette emisferiche e ollette inpasta grigia e in pasta chiara (vd. supra, ceramicaa pareti sottili, materiale rinvenuto nella fornacedi via Platina). Le decorazioni sono numerosissi-me, eseguite con tutte le tecniche tipiche di questaclasse, soprattutto à la barbotine e a rotella.

Nicoletta Sfredda 287

19 DE MARINIS 1981, p. 174.20 Bedriacum 1996, vol 1.2, p. 155, gruppo IIG.21 Bedriacum 1996, vol 1.2, p. 59.22 Calvatone romana 1997, p. 118; alcuni frammenti provengo-

no, invece, dagli scavi dell’Università degli Studi di Milano e diPavia degli anni 1988-1991, in corso di studio.23 Vd. catalogo ceramica comune. Per questi problemi e quelirelativi al rinvenimento della matrice di NORBANVS, cfr.supra Olcese, La produzione di ceramica di tipo Aco e Sarius.

Dal Cremonese provengono forme esclusive,per ora, dell’area quali le ollette Calvatone 3-4, lacoppetta Cremona 1, l’olletta Cremona 2 o infine ilboccalino Cremona 3.

Numerosi sono anche i rinvenimenti di cerami-ca tipo Aco. Il ritrovamento a Cremona, in viaMainardi, di due matrici pertinenti a questo tipodi ceramica inserisce anche questa classe nei pos-sibili prodotti locali. Tra la ceramica fine da mensanon bisogna dimenticare alcuni rinvenimenti dicoppe tipo Sarius, Mazzeo 13D, la forma più dif-fusa del repertorio.

Per quanto riguarda la terra sigillata nel Cre-monese vi è una grande varietà tipologica ed èstato notato in studi recenti la presenza in questaprovincia (in particolare a Calvatone) di forme ditransizione tra ceramica a vernice nera e terrasigillata. Un esempio è la Drag. 31, attestata quinella variante con orlo ben distinto dalla parete edi grandi dimensioni, caratteristiche che riprendo-no e continuano la tradizione della ceramica a ver-nice nera della patera Lamb.7/16; su questa formaappaiono le decorazioni di impronte di gemme.Questi elementi confermerebbero l’esistenza diuna continuità produttiva delle officine padane trai due tipi di produzione, sebbene la localizzazionedelle officine rimanga incerta.

Fase di età tardoantica-altomedievale

Complessivamente l’età tardoantica risulta ilperiodo meno documentato.

I dati disponibili sono principalmente contestifunerari, per lo più senza corredo. I centri di età tar-doantica individuati e pubblicati sono PalazzoPignano, un complesso di IV-V sec. d.C. posto nonlontano dal Po, e Calvatone, la cui ceramica testi-monia la persistenza dell’antico sito ancora in etàtarda. Pochi sono, comunque, i manufatti che docu-mentano la vita in questo periodo nel Cremonese.

Sono attestate l’olla n. 72, nelle varianti C e D,presente soprattutto nel Varesotto, tra il III e il Vsec. d.C,. e le olle nn. 77, 79, 80 e 81.

Il materiale tardo continua a riflettere il lega-me con la Lombardia orientale, come testimonianoi boccali biansati n. 9, e più in generale con l’Italiaorientale, come esemplificano le anforette ad ansepizzicate n. 4, presenti in questa zona anche inve-triate (anforetta n. 5).

Anche i rinvenimenti di ceramica invetriatasono scarsi ed è dunque difficile capire se i datiediti riflettano la realtà produttiva. Sono attestatele olle nn. 3 e 16, le olpi nn. 1 e 3.

Dei vasi a listello/mortaria, fossili-guida deltardoantico, è attestato solo il mortarium n. 5, dif-fuso in varie parti della Lombardia, e il n. 7, cheinvece, non ha confronti nella regione.

Non mancano le attestazioni della coppa stan-dardizzata n. 5, diffusa nella Lombardia centro-orientale.

4.5. I laterizi

Nella provincia di Cremona non mancano i rin-venimenti di mattoni, di cui ci si serviva ampia-mente nell’edilizia. I bolli laterizi editi non sonomolti ma ciò può essere imputato anche alla dis-persione di questo tipo di manufatto, facile alreimpiego24. La produzione dei mattoni è probabi-le che fosse, almeno in parte, locale, sia per la pre-senza di alcuni bolli non attestati altrove in Lom-bardia (per esempio AET, F.P.Q., Q.V.H.) sia perl’esistenza ancora in epoca moderna di numerosefabbriche di laterizi.

Dal Cremonese provengono anche bolli lateriziche trovano confronto con altre aree della Lombar-dia, quali Lodi Vecchio e Pavia per il bolloQ.DELLI o il Mantovano per il bollo Q.POMPON.Questi ultimi due bolli trovano confronto altroveanche in area Emiliana25.

(Nicoletta Sfredda)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI288

24 Vd. bolli laterizi. Sono stati raccolti nove bolli laterizi editiprovenienti da questa provincia.

25 Si vedano supra le schede sui bolli laterizi.

5.1. Il territorio: linee generali

Dal punto di vista fisico la provincia di Manto-va può essere distinta in tre fasce di diversa esten-sione: a nord si trova l’anfiteatro morenico delGarda, nella fascia cen trale si estende il livellofondamentale della pianura, mentre a sud si collo-ca la bassa pianura del Po1.

Le colline moreniche sono rilievi dolci e sinuosi,caratterizzati da depositi glaciali. Il rinvenimentopiù significativo di questa zona è la necropoli dellaCavallara di Cavriana.

La fascia centrale di pianura, costituita da depo-siti alluvionali, è solcata, talvolta anche profonda-mente, dalle valli alluvionali scavate dai corsid’acqua, in particolare l’Oglio, il Chiese e il Mincio.In questa zona si trova Mantova, città che ha cono-sciuto un insediamento fin da epoca etrusca, anchese l’abitato antico è poco conosciuto archeologica-mente e gli scavi effettuati sono stati di limitataestensione e in genere non pubblicati integralmen-te. Il territorio è conosciuto soprattutto per il rinve-nimento di tombe isolate o di piccoli nuclei di necro-poli (ad esempio Asola, Canneto sull’Oglio, Casalro-mano, Curtatone, Goito, Medole e Virgilio).

A sud si colloca la bassa pianura del Po, che èstata sempre influenzata geologicamente e geo-graficamente dal regime fortemente irregolare delgrande fiume. Questa area è stata indagata permezzo delle ricerche di superficie, soprattutto neicomuni di Gonzaga, Pegognaga, Poggio Rusco, SanBenedetto Po, Schivenoglia, Sermide e Suzzara.

I confini della provincia di Mantova riflettonola storia del Ducato dei Gonzaga e si distinguononettamente da quelli di epoca romana2. Gli studidi topografia antica infatti permettono di assegna-re a Mantua soltanto parte del territorio provin-ciale. I confini sicuri dell’ager possono essere fissa-

ti a sud-ovest lungo il corso dell’Oglio e a sud lungoil Po, che però in antico scorreva più a suddell’attuale letto3. È chiaro quindi che restavanoesclusi il Viadanese, che si trova ad ovest del fiumeOglio e in epoca romana era compreso nell’agro diCremona4, e parte dell’Oltrepò mantovano (comu-ni di Gonzaga, Pegognaga, Poggio Rusco, Schive-noglia, Sermide e Suzzara), che in età romanaapparteneva all’ VIII Regio.

Non c’è identità di vedute tra gli studiosi circa ilimiti nord-occidentali e orientali dell’agro manto-vano, dove esso veniva a confinare con i territori diBrescia e di Verona. Il Tozzi5 sostiene che ad estesso non doveva superare il Mincio, dal momentoche la limitatio mantovana si estendeva esclusiva-mente a sud-ovest di quel fiume. Altri studiosi, tracui il Mommsen6, sembrano collocare il confinesostanzialmente poco a sud-ovest dell’attuale confi-ne provinciale, comprendendo i territori di Rover-bella, Roncoferraro e Sustinente. A Verona appar-tenevano senz’altro i territori di Villimpenta, Casteld’Ario, Serravalle e Ostiglia. A nord è possibile cheil confine di età antica ricalcasse i limiti della anti-ca diocesi di Mantova, arrivando fino alle collinemoreniche e comprendendo in parte il territorio diCavriana. Verso ovest è abbastanza sicuro che i ter-ritori di Medole, Asola, Canneto sull’Oglio e Casal-romano appartenessero al municipio di Brescia.

Dall’analisi dei resti di età romana in provinciadi Mantova risulta un quadro di un popolamentosparso (con ville e piccoli nuclei abitativi) su unterritorio pianeggiante e ricco di acque che venivasfruttato a fini agricoli7. La maggior parte degliinsediamenti si trovava nella zona centuriata,anche se si ha notizia di piccole necropoli al di làdel Mincio. L’anfiteatro morenico del Garda dove-va ospitare nuclei abitativi più grandi, come sem-bra indicare la necropoli della Cavallara di

XIV.5. PROVINCIA DI MANTOVA

Carola Della Porta 289

1 Per un inquadramento geologico della provincia di Mantova siveda tra gli altri M. Cremaschi in Il caso mantovano 1984, pp.13-17.2 Per una sintesi sui confini del territorio di Mantua si veda Ilcaso mantovano 1984, in particolare il testo di E. Mutti Ghisi(Ibidem, pp. 38-40).

3 Il caso mantovano 1984, figg. 27, 28.4 Cfr. L. Agnesotti in Il caso mantovano 1984, pp. 102-105.5 TOZZI 1972, pp. 61-62.6 CIL, V, pp. 328, 403, 406, 413, 414, 440.7 Cfr. A.M. Tamassia, in Il caso mantovano 1984, pp. 41-44, inparticolare fig. 28.

Cavriana, sepolcreto con più di cento tombe checopre i primi due secoli dell’impero.

Si riscontrano delle analogie tra i manufattirinvenuti nella fascia di pianura e in una partedella zona dell’Oltrepò e i materiali provenientidalla provincia di Cremona, dall’Emilia (soprat-tutto dai siti presso Modena) e dal Veneto, mentrela zona dell’anfiteatro morenico trova maggiorisimilitudini con i materiali tipici del bacino garde-sano (si pensi ad esempio alla massiccia presenzadi boccali n. 4, attestati solo sporadicamente inaltre aree) e con la provincia di Brescia.

5.2. Stato della documentazione

Per comprendere le attestazione ceramiche dellaprovincia di Mantova è di basilare importanza chiari-re lo stato della documentazione, in quanto esso puòdare un’immagine distorta della realtà antica. Nontutti i risultati delle ri cerche archeologiche sonoattualmente pubblicati, inoltre la carta archeologicadel territorio mantovano non è stata ancora termina-ta. I rinvenimenti degli stanziamenti romani riportatisulla carta di distribuzione proposta dalla Tamassianel 19848 non sono tutti utilizzabili per il presentelavoro, perché spesso le notizie sono ricavate da fontiche prestano poca o nessuna attenzione alla ceramica.

La maggior parte dei dati usufruibili risultadalle pubblicazioni di ampie ricerche di superfi-cie9. Tuttavia queste indagini non possono fornireinformazioni sui contesti originari di provenienzadella ceramica e quindi contribuire alla sua data-zione. Inoltre il materiale raccolto si presenta alta-mente frammentario e spesso non consente l’e -laborazione di tipologie significative.

Frequenti sono le pubblicazioni sotto forma dinotizia, che risultano senz’altro utili per quantoriguarda l’attestazione di ceramiche fini, come laterra sigillata o la ceramica a vernice nera, le cuitipologie sono ormai fissate, ma sono del tutto inu-tili per la ceramica a pareti sottili e soprattutto perle ceramiche comuni10.

5.3. I centri di produzione

Attualmente non sono disponibili sicure infor-mazioni circa la presenza di impianti produttivi diceramica o di laterizi di età antica in provincia di

Mantova. Fornaci non dovevano certamente man-care, dal momento che non scarseggiava né l’argil-la, reperibile nelle aree golenali e nei bacini diesondazione dei fiumi, né l’acqua e neppure illegname per alimentarle11. Del resto le fonti anti-che tramandano che il padre di Virgilio era unvasaio12. Le testimonianze sull’attività ceramicanel Mantovano in epoca medievale e postmedieva-le sono piuttosto cospicue, ma permettono soltantodi immaginare quale fosse la situazione antica13.

Scarsi sono i reperti ceramici peculiari delMantovano, che possano suggerire una produzionein loco. Per esempio si può citare un’olla ansata (n.9), che è attestata esclusivamente nel Mantovanoe a Sirmione (BS). Inoltre si possono menzionare inumerosi esemplari di coppe tipo Sarius (formaMazzeo 13D), di cui il Mantovano sembra partico-larmente ricco rispetto alle altre province lombar-de. Tuttavia la maggior parte dei rinvenimentiprovengono dall’Oltrepò ed è quindi possibile chesiano da ricollegare a produzioni emiliane.

5.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

Pochissimi sono i reperti rinvenuti nel Manto-vano ascrivibili al periodo della romanizzazione.In particolare sembrano quasi assenti le forme inceramica comune di tradizione celtica. Infattigli unici reperti assegnabili a quella tradizione, unesemplare di ciotola/coppa n. 1 e uno di vasetto afiasco n. 12, provengono da una tomba di Casalro-mano che in età antica faceva parte del territoriodi Brescia e quindi era pertinente ai Cenomani14.Queste due forme sono particolarmente attestateproprio nella necropoli di Remedello (BS), chedista pochi chilometri da Casalromano.

La scarsità di reperti tipicamente tardocelticipotrebbe essere dovuta al fatto che il territoriomantovano non fu completamente celtizzato, maconservò un’impronta etrusca fino all’età romana,almeno da quel che ci tramandano le fonti15.Anche nei periodi precedenti, LT B e C, i rinveni-menti mantovani ascrivibili ai Cenomani16 si tro-vavano collocati ai margini di quello che poi sarà ilterritorio di Mantua.

I restanti reperti dell’età della romanizzazione

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI290

8 Vd. nota precedente.9 Si vedano per esempio BOTTURA 1988 e CALZOLARI 1989.10 Si veda per esempio “NotALomb”, 1990, pp. 87-88 e pp. 91-98. 11 Il caso mantovano 1984, p. 17 e p. 180.12 Vd. M. MAYER, El oficio del padre de Virgilio y la tradicionbiografica virgiliana, in “Annuario de filologia, Universitad deBarcelona”, 1975, p. 68, cit. in Il caso mantovano 1984, p. 180.Un particolare abbastanza interessante è la presenza in Lom-bardia su due coppe tipo Sarius, Mazzeo 13D, di due bolli asso-ciabili alla gens del grande poeta: a Pegognaga, MN, [····M]AGI-STRO VERGILI[O····]) (BOTTURA 1988, p. 134, B1 = CALZO-LARI 1991, pp. 70-72, n, fig. 11, 16) e a Ostiano, CR, L. VER-

GILIVS PRINCEPS (PONTIROLI 1974, p. 195, n. 275, tav.CXLII = STENICO 1974, p. 55, fig. 3).13 Si veda F. Negrini in Il caso mantovano 1984, pp. 180-183;“NotALomb”, 1984, pp. 82-83; “NotALomb”, 1987, pp. 91-93.14 Le necropoli, rinvenute nel comune di Asola e presentate in modomolto preliminare da E. Menotti al recente Seminario di Studi su “Insu-bri e Cenomani tra Sesia e Adige”, tenutosi a Milano il 27-28/2/1998,sembrano presentare corredi analoghi a quelli di Casalromano (MN) edi Remedello (BS), località a poca distanza da Asola. Si ringrazia Cristi-na Ambrosini, Civico Museo di Asola, per la segnalazione.15 R. De Marinis in Il caso mantovano 1984, pp. 24-28.16 Per esempio le necropoli di Carzaghetto e di Castiglionedelle Stiviere.

sembrano indicare una facies culturale diversarispetto a quella cenomane. In particolare trovia-mo diffusi i mortaria a pasta grigia (nn. 1 e 2),manufatti presenti abbondantemente nel Veneto ein Emi lia Romagna, ma non ad occidente di Cre-mona. Attualmente è difficile collocare i centri pro-duttivi di questi reperti e non si può escludere unaloro importazione proprio dall’area veneta. Anchele olle n. 36 sembrano indicare stretti legami conl’area veneta e con il Modenese, anche perché i sitidove esse sono state rinvenute appartenevano inetà romana all’agro veronese (Castel d’Ario e Vil-limpenta) e alla VIII Regio (Sermide). Queste ollepotrebbero avere come ascendente morfologicoalcuni grandi recipienti ad orlo ingrossato presen-ti nella produzione etrusco-padana17.

Ad un ambiente già fortemente romanizzatoappartengono il balsamario n. 1 rinvenuto a Via-dana e quello n. 2 rinvenuto a Cavriana, che pre-sentano le stesse caratteristiche degli altri balsa-mari, comuni in tutta la Lombardia e in generalenella pianura padana.

La ceramica a vernice nera, considerata fos-sile guida della romanizzazione, è ben presente nelMantovano, dove già arrivava importatadall’Etruria tra il III e la prima metà del II sec.a.C.18. Accanto a pezzi forse importati19, sono statirinvenuti esemplari di probabile produzione pada-na e in particolare alcuni che si discostano dalletipologie canoniche e che trovano confronti soltan-to con rinvenimenti dal territorio cremonese. Sitratta della coppa ad orlo ingrossato e arrotondatoe della coppa ad orlo ingrossato a mandorla, rinve-nute a Mantova, e della coppa a corpo conico rin-venuta a Cavriana. In generale sono soprattuttoattestate le coppe Lamb. 27 e 28 e le patere Lamb.5. Non manca neppure la produzione più tardadella ceramica a vernice nera, cioè le coppe Lamb.16 e le patere Lamb. 5/7 e 7/16.

Fase di età imperiale

A partire dall’età augustea, per la conoscenzadella ceramica romana presente nella provincia diMantova diventano di fondamentale importanza irinvenimenti delle necropoli, in primo luogo quelladella Cavallara di Cavriana. Questo sepolcretopresenta delle ceramiche molto simili a quellerecuperate in altre necropoli del bacino gardesano(ad esempio Salò, BS) e in generale nel territoriobresciano. Caratteristica è la massiccia presenza(praticamente uno in ciascuna tomba) dei boccali

con depressione sotto l’ansa n. 4, in genere atte-stati in dimensioni medio piccole, che non si trova-no nel resto del territorio mantovano. Legato aquesti, per analogie formali e di impasto, è il bic-chiere n. 18, proveniente sempre dalla medesimanecropoli e con confronti nel Bresciano. I contattidi questa necropoli con il territorio di Brescia sonodimostrati anche da alcune olpi, come la n. 14.

Gli altri siti mantovani presentano maggioriaffinità con il Cremonese, a partire dallo scavo diSan Cassiano di Cavriana, posto all’incontro tra lecolline moreniche e la pianura. Qui alcune forme,come i coperchi n. 12, i recipienti ad orlo decoraton. 2, le olle nn. 55 e 56, presentano gli stessi impa-sti rinvenuti nel Cremonese. Non mancano peròforme tipiche della pianura bresciana come i mor-taria n. 15.

Tra le ceramiche comuni, le olle nn. 55 e 56risultano bene attestate in tutto il territorio man-tovano fino all’Oltrepò e sembrano appartenere,come il grande recipiente con listello n. 14, ad ununico filone produttivo insieme ai rinvenimenticremonesi e quelli modenesi20.

Da Mantova, dal Viadanese e dall’Oltrepò pro-vengono alcuni frammenti di tegami a vernicerossa interna (nn. 1 e 10).

Per quanto riguarda le ceramiche fini, colpiscecome il repertorio formale della ceramica a pare-ti sottili sia piuttosto limitato. Ciò può esseredovuto al fatto che la maggior parte dei rinveni-menti proviene da ricerche di superficie e quindi sipresenta in uno stato molto frammentario difficil-mente classificabile. Prevalgono nettamente lecoppe (Angera 1, Angera 2 e Angera 3 o generica-mente Marabini XXXVI) a pasta grigia decorate àla barbotine, a strigilature e più di rado a rotella,mentre a pasta chiara si rinvengono soltanto aCavriana e sporadicamente nell’Oltrepò. Piuttostocomune è anche il bicchiere a tulipano, che si trovanelle necropoli tra la fine del I sec. a.C. e la primametà del I sec. d.C. Inoltre sono documentate formeche non sembrano trovare confronti al di fuori delterritorio mantovano come l’olletta Pegognaga e ilboccalino monoansato Cavriana. Invece rari sonogli altri tipi tra cui i bicchieri Ricci 1/12 e le olletteMarabini X e Ricci 1/364-1/365. Infine non manca-no le forme di matrice centroitalica, come i bicchie-ri Marabini I e VII e le ollette Marabini V.

La ceramica tipo Sarius è particolarmentediffusa nella provincia di Mantova, rispetto al restodella Lombardia. La produzione è sempre vernicia-ta di rosso, con decorazioni a ma trice fitomorfe, a

Carola Della Porta 291

17 Per esempio: Gli Etruschi a nord del Po, catalogo dellamostra (Mantova 1986-87), a cura di R. DE MARINIS, Manto-va 1986, vol. 1, p. 267, fig. 162.18 R. De Marinis in Il caso mantovano 1984, pp. 34-35, con iscri-zioni in etrusco.19Pegognaga, S. Lorenzo (S. Lorenzo di Pegognaga1996, p. 112, n.11, fig. 11, n. 11: variante Morel 1443: importazione volterrana ?;p. 108, n. 2, fig. 10, n. 2: Morel 2617: produzione adriese ?).

20 Oltre ai contributi citati nelle schede della ceramica comune,si veda anche N. GIORDANI, C. CORTI, La ceramica grezzanel Modenese: analisi del materiale proveniente dalla media ebassa pianura, in Il contributo delle analisi archeometriche allostudio delle ceramiche grezze e comuni. Il rapporto forma/fun-zione/impasto. Atti della 1a giornata di archeometria dellaceramica (Bologna, 1997), Bologna 1997, pp. 178-180.

festoni di nastri, peculiari di questa produzione. Laclasse è attestata principalmente da frammenti diparete, ma è quasi sempre possibile riconoscere latipica coppa a doppia bombatura (forma Mazzeo13D). Particolarmente ricco di rinvenimenti èl’Oltrepò mantovano, dove frammenti di coppe tipoSarius sono emersi da quasi tutte le ri cerche disuperficie. Alcuni esemplari presentano in mezzoalla decorazione anche il marchio di fabbrica:[····M]AGISTRO VERGILI[O····] (Pegognaga),ACV/TVS (San Benedetto Po), [L. S]ARI[VS L. L.SV]R[VS] (Gonzaga).

La ceramica tipo Aco in territorio mantovanoè documentata soltanto da sei esemplari, di cui treinediti dalla necropoli della Cavallara di Cavriana.Si tratta per lo più di bicchieri tipo Lavizzari 2,decorati a Kommaregen. Sono attestati i bolliBVCCIO [NORBANI?], [····]PHILADE[LPHVS] e[ACO DIOPH]ANES.

Il panorama della terra sigillata ricalca il qua-dro complessivo della regione (vd. capitolo sullaterra sigillata). Nel territorio mantovano giungonosia pezzi padani che centroitalici. In particolare trala ceramica centroitalica è da segnalare l’unica cop-petta Consp. 33.2 (Pucci XXXVII, varietà 2) rinve-nuta in regione. Meno attestate che altrove risulta-no le forme tardopadane come le coppe Drag. 35,35/51, 46 o 46B e le patere Curle 15, Drag. 36 o 36/51.

Fase di età tardoantica-altomedievale

Scarsi rinvenimenti illustrano la fase tardoanti-ca-altomedievale della provincia di Mantova, non-ostante numerosi toponimi della provincia testimo-nino ancora oggi una forte e precoce germanizzazio-ne del territorio (ad es. Goito, Guidizzolo, Casteld’Ario ecc.). Tale situazione è soprattutto dovuta allamancata pubblicazione integrale di necropoli comequella di Goito e al fatto che raramente le tombealtomedievali presentano un corredo ceramico.

Le principali testimonianze ceramiche deriva-no da Canneto sull’Oglio e dall’Oltrepò mantova-no. Nel territorio di Mantua è collocata soltanto lasu citata necropoli di Goito.

Le tombe di Canneto sull’Oglio, sicuramenteappartenente in antico al territorio di Brixia, siallineano a quelle, databili tra la fine del III e gliinizi del V sec. d.C., che si rinvengono nella pianu-ra tra i fiumi Adda e Chiese. Presenze tipiche sonotra la ceramica comune l’anforetta ad anse piz-

zicate n. 4, l’olpe trilobata n. 56 e il boccale biansa-to n. 9 (quest’ultimo è documentato anche a Goito).

L’Oltrepò mantovano, invece, presenta analogiesia con il territorio di Cremona sia con quello diModena, a cui probabilmente apparteneva. In par-ticolare qui si rinvengono le olle biconiche n. 80,attestate frequentemente in contesti tardoantichi-altomedievali dell’Italia settentrionale e dell’Italiaadriatica. Spesso a questi recipienti si trovano asso-ciati anche i tegami n. 5. In questa zona non man-cano anche i mortaria a listello n. 18, tipici dell’oriz-zonte tardoantico e non mancano i reperti in terrasigillata chiara, soprattutto del tipo C e D21.

Tra la ceramica invetriata si può citare sol-tanto un esemplare di una coppa n. 5 da Cavriana,località Castagna, databile al IV/VII sec. d.C., madi attribuzione ipotetica.

5.5. I laterizi

La provincia di Mantova ha restituito un note-vole numero di bolli laterizi, per un totale di 27nominativi diversi. Il discreto numero di attesta-zioni potrebbe essere spiegato, oltre che dallaabbondanza di materia prima, di acqua e di legna-me, che favorivano la presenza di officine, anchedal fatto che la provincia di Mantova non è ricca dimateriale lapideo. Questo vale soprattutto per labassa pianura del Po, dove sono stati rinvenuti lamaggior parte di questi bolli.

È possibile quindi che la domanda di lateriziper l’edilizia fosse più alta qui rispetto ad altrezone della Lombardia (ad es. Varesotto e Comasco)che potevano usufruire di pietra da costruzione.Non bisogna però dimenticare che la zona intornoad Ostiglia e l’Oltrepò mantovano sono staticostantemente oggetto di ricognizioni di superfi-cie, che hanno favorito il reperimento e la pubbli-cazione di questi bolli laterizi22.

Dall’esame dei bolli è possibile evincere la pre-senza di officine per lo più con diffusione a corto emedio raggio, che dovevano essere localizzate nelletenute agricole23 e che usufruivano delle vie d’acquaper la distribuzione della merce. I rapporti con ilVeneto e l’Emilia sono facilmente spiegabili con lastretta prossimità geografica di questi luoghi.

Soltanto la figlina Pansiana24, di proprietàimperiale, ha avuto un raggio di smercio a caratte-re interregionale, dal momento che i suoi bolli sonoreperibili in più zone dell’Italia settentrionale25.

(Carola Della Porta)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI292

21 F. BIONDONI, Rinvenimenti di terra sigillata africana aOstiglia e nel Basso Mantovano, in “Quaderni del GruppoArcheologico Ostigliese”, 2, 1992, pp. 7-70; D. MARTELLI, R.NOBILI, L’importazione e lo smistamento della sigillata africa-na in Lombardia e il ruolo del delta padano tra tarda antichitàe Alto Medio Evo, in “Padusa”, XVIII, pp. 99-124. La maggiorparte dei rinvenimenti rimane per ora sotto forma di notizia:per esempio A.M. Tamassia in “NotALomb”, 1990, pp. 97-98.22 Di fondamentale importanza sono gli studi di M. Casali e S.

Orlandini in Il caso mantovano 1984, pp. 172-179, e di CALZO-LARI 1991.23 BUCHI 1987, p. 154.24 L’officina PANSIANA presenta bolli diversi (TIBERI PAN-SIANA, CLAUDI PANSIANA), ma i marchi lacunosi si possonoricostruire semplicemente con PANSIANA.25Cfr. MATIJASIC 1983. Si veda anche la parte del CIL, V, dedi-cata all’instrumentum domesticum, dove, soprattutto nella RegioX, i laterizi con i vari bolli PANSIANA sono molto attestati.

6.1. Il territorio: linee generali

Il territorio della provincia di Milano1, delimi-tato a nord dalle ultime propaggini delle collinedella Brianza, è interamente occupato dalla pia-nura, distinguibile in alta pianura asciutta e bassapianura irrigua. La linea di separazione è segnataconvenzionalmente dalla zona di affioramentospontaneo delle acque, cioè le risorgive. L’alta pia-nura si estende da 10 km ca. a nord di Milano alleprime ondulazioni briantee; per la sua permeabili-tà, che non consente la piena utilizzazionedell’acqua, è poco adatta alle colture; in antico erail regno della brughiera. Essa è intercalata dallevalli dei principali fiumi, Olona, Seveso, Lambro,Adda, e dei torrenti Lura e Molgora, valli checostituiscono il naturale raccordo tra le aree pia-neggianti e quelle collinari. A una decina di km ca.a sud di Milano inizia la bassa pianura, favorevoleall’agricoltura, grazie al tipo di terreno impermea-bile; l’abbondanza d’acqua per l’irrigazione ègarantita da fiumi come il Lambro e l’Adda e dauna capillare rete di canali. Queste buone condi-zioni geomorfologiche del territorio facilitarono lacenturiazione e l’insediamento.

Nella trattazione e nel catalogo delle varie clas-si dei manufatti si è ritenuto opportuno non sepa-rare le attestazioni delle attuali province di Mila-no e di Lodi. Anche nel presente studio non si terràconto del confine amministrativo, ma si evidenzie-rà come il territorio, in base alle differenti testi-monianze archeologiche, si possa idealmente divi-dere in quattro zone. Infatti l’area a nord/ovest e aovest, lungo il Ticino, fa parte del comprensorioVerbano-Ticino e per molti aspetti si allinea con lealtre zone dello stesso, specie la varesina-comasca.L’area a sud e a sud/est di Milano e quella a est e anord/est di Milano sono state poco indagate. Unaparte della zona meridionale era anticamenteattribuita al municipium di Laus Pompeia ed è oracompresa nell’attuale provincia di Lodi. Infine

l’analisi dei rinvenimenti ceramici di Milano testi-monia che questo grande centro, già “capitale”degli Insubri, data la sua posizione geografica dicrocevia, rappresenta il punto di convergenza divarie correnti commerciali. Infatti rispetto al restodella Lombardia sono documentate una più vastacircolazione di prodotti, alcuni dei quali importatidall’area centroitalica, e una più ampia gamma diforme e tipi, spesso assenti altrove. Il panoramadei contesti abitativi talvolta si differenzia daquello delle aree funerarie; tuttavia tale situazio-ne va valutata con cautela, considerando il diversogrado di scientificità degli scavi.

6.2. Stato della documentazione

Condiziona la ricerca e ogni conclusione lasituazione di grande squilibrio tra le pubblicazionirelative alle quattro zone in cui può esser diviso ilterritorio.

Il più edito è il Milanese occidentale. Le testi-monianze sono pressoché tutte di necropoli; alcunescientificamente scavate, altre documentate dauna serie di utilissime informazioni, apparse sulleriviste locali. Anche se varie di queste segnalazio-ni non servono per analizzare forme e/o tipi cera-mici, esse comunque delineano la stessa organiz-zazione del territorio con un fitto insediamento,riscontrabile anche in altre aree del comprensorioVerbano-Ticino.

Quanto a Milano, le recenti pubblicazioni rela-tive alle varie aree funerarie e soprattutto abitati-ve della città consentono uno studio piuttosto det-tagliato del materiale rinvenuto.

Invece per le due rimanenti aree del Milanese di-sponiamo di un numero assai scarso di dati pubblicati.

6.3. I centri di produzione

Finora non sono localizzati sicuri centri di pro-duzione ceramica nel Milanese. È probabile che

XIV.6. PROVINCIA DI MILANO

Gabriella Tassinari 293

1 Sul territorio cfr., ad esempio, PASSERINI 1953, passim;M.V. ANTICO GALLINA, Problematica dell’insediamentonel territorio milanese dall’età romana all’Alto Medioevo,

Milano 1986; CREMONINI BIANCHI, TACCHINI 1994,pp. 5-51; Antichi silenzi 1996, pp. 12-17.

officine fossero poste in ambito urbano e dunque aMilano. Non è però attualmente provata l’ipotesiche a Milano, in via Rugabella, fosse situato, in etàaugustea, un punto di fabbricazione o di smercio diceramica a vernice nera e di terra sigillata. Infattinon si sono recuperati scarti di lavorazione né unimpianto produttivo, ma solo una concentrazionedi frammenti pertinenti ad un numero limitato diforme, riscontrate di rado fuori Milano2 (cfr. anchesupra capitoli sulla ceramica a matrice e sullaterra sigillata).

Se a precisare aree di origine non sono deter-minanti i risultati delle analisi mineropetrografi-che di alcuni campioni dei reperti rinvenuti nelMilanese, sono alcuni criteri indiretti, utilizzatianche per le altre province, a suggerire produzionilocali/regionali. Infatti la presenza di un notevolenumero di ceramiche circoscritte ad una zona sem-bra testimoniare manifatture a diffusione limita-ta. Ciò vale soprattutto per l’area del Milaneseparte del comprensorio Verbano-Ticino, e perMilano; invece la scarsità di materiale delle duerimanenti aree non consente di formulare alcunaipotesi riguardo alle officine.

6.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

Dal panorama delle forme della ceramicacomune presenti dal LT C/D a età augustea, conmassima attestazione nel LT D, si evidenzia chequesta è la fase meglio rappresentata in tutte lezone.

Nella parte milanese del comprensorio del Tici-no sono ampiamente diffuse, come in tutta la Lom-bardia, le forme da mensa tipiche di quel filoneceramico, indice dell’omogeneità culturale del ter-ritorio: ad esempio le olle nn. 1-3, il coperchio n. 3,il mortarium a listello n. 13, le ciotole/coppe nn. 1e 3, i vasi a trottola. Invece rientrano nel reperto-rio tipologico proprio della Lombardia occidentalele numerose olle/ollette (nn. 17-19, 32), le coppette(nn. 15, 17), lavorate a mano, con impasto grosso-lano e la caratteristica ricchissima decorazione. Leolle n. 16 sono frequenti soprattutto a Milano.

Non è elevata la quantità dei prodotti dellaceramica a vernice nera nei corredi della zona.Si tratta delle forme che conoscono più fortuna nelresto del comprensorio e della Lombardia, come lecoppe Lamb. 16 e Lamb. 28, le patere Lamb. 36,Lamb. 5, Lamb. 7/16 e Lamb. 5/7. Di frequente,specie le forme tarde, presentano un livello quali-tativo scadente di argilla e vernice. Sono ampia-mente documentate le patere con le forme dellaceramica a vernice nera, ma prive di vernice, tal-volta con iscrizioni graffite o segni incisi, anche in

caratteri nord-etruschi (patere in ceramica comu-ne nn. 1-3, 6).

La fase della romanizzazione nell’area a sud e asud/est di Milano è testimoniata dai siti di SanGiuliano Milanese (la maggior parte dei rinveni-menti), San Colombano al Lambro, Boffalorad’Adda e, in misura assai minore, di Lodi e LodiVecchio. Alcuni di essi erano interessati dalla stra-da Mediolanum-Laus Pompeia. Le ceramichedocumentate, con presenze non cospicue, rientra-no nel diffuso filone di alta qualità, come la pissiden. 1, la coppa n. 1, la patera n. 2, il vaso a trottola.Invece dei manufatti modellati a mano si trovanosolo l’olletta n. 18 (propria del repertorio morfolo-gico della Lombardia occidentale) e, unicamente aSan Colombano al Lambro, il bicchiere n. 12 el’olla n. 7, ben rappresentata nel Pavese (ciò sispiega considerando la posizione del paese).

Negli stessi siti su citati si rinvengono, soprat-tutto nella seconda metà del I sec. a.C., i prodottiin ceramica a vernice nera di maggior succes-so, come la coppa Lamb. 28, la patera Lamb. 36,ma soprattutto le patere Lamb. 5, Lamb. 7/16,Lamb. 5/7.

Nella zona a est e a nord/est di Milano emergo-no i siti, tutti in ambito insubre, di Meda, Monza,Paderno Dugnano, Seveso, Varedo, ma soprattut-to Biassono. Il più numeroso è il consueto vasella-me per la toeletta o da mensa (vasetto a fiasco n.12; pisside n. 1; ciotole/coppe nn. 1, 7; patere nn. 2-3; vasi a trottola). Meno attestate invece le cerami-che tipiche del repertorio proprio della Lombardiainsubre e della Lomellina, con impasto grossolanoe modellate a mano (olla n. 17; ciotole nn. 14-15;coppetta miniaturistica n. 3) o con impasto abba-stanza depurato e lavorate al tornio (bicchiere n. 1,caratteristico del Comasco, e bicchiere n. 9).

La ceramica a vernice nera è presente soloin tombe di Monza, con le patere largamente diffu-se Lamb. 7/16 e Lamb. 5/7.

Più cospicua la ceramica comune rinvenutaa Milano, che rientra bene nel quadro emergentedalle altre zone dell’area insubre. Difatti è alta lapercentuale dei tipici manufatti con impasto depu-rato, come l’olla n. 1, il coperchio n. 3, i mortariann. 4, 13, le ciotole/coppe nn. 1-3, 6-7, le patere nn.2-3, 6. Sono anche numerosissime le ceramiche conimpasto grossolano, soprattutto quelle peculiari alrepertorio morfologico della Lombardia occidenta-le (olle/ollette nn. 16-18, 20, 26-27, 29).

La ceramica a vernice nera offre un quadroassai più variegato che nel resto del territorio.Infatti nelle varie aree, per lo più abitative, diMilano è stato rinvenuto un gran numero di pate-re e coppe, sia delle forme che non hanno raggiun-to ampia diffusione, sia di quelle attestate ovun-que, soprattutto nella seconda metà del I sec. a.C.,

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI294

2 Scavi MM3 1991, vol. 1.1, pp. 244, 311, 313, 318, 354-355;vol. 3.1, pp. 68, 70.

dalla fattura talvolta scadente. Sono attestateanche alcune forme che non rientrano nei reperto-ri tipologici noti.

Si ritiene che vari degli esemplari milanesisiano importati da Arezzo, Volterra o più in genera-le da fabbriche dell’Etruria settentrionale. Va peròricordato che tuttora manca una caratterizzazioneprecisa e sicura delle diverse produzioni di cerami-ca a vernice nera all’interno dell’area etrusca (cfr.supra, Olcese, Le ceramiche a vernice nera).

Vi è un solo bollo, VENVSTI, su una forma nonidentificabile, che potrebbe esser attribuito aVENVSTVS, un ceramista di terra sigillata dellaValle del Po.

Fase di età imperiale

Durante l’età imperiale il panorama morfologi-co è molto ricco e vario sia a Milano sia nel com-prensorio Verbano-Ticino, mentre i ritrovamentinon sono numerosi nelle due rimanenti zone.

Nell’area a sud e a sud/est di Milano, dei sitidocumentati durante la fase della romanizzazionehanno restituito manufatti solo Lodi, Lodi Vecchioe San Colombano al Lambro; ad essi si aggiungonoGraffignana e Sant’Angelo Lodigiano. Nella cera-mica a pareti sottili sono testimoniati due tipidiffusissimi nel territorio, come le coppette Angera3 e i bicchieri a tulipano. Invece è un unicum lacoppetta biansata da Graffignana, che dovrebbeesser importata da manifatture centroitaliche(fine I sec. a.C.-inizi I sec. d.C.). Dalla stessatomba di Graffignana proviene una coppetta Ritt.5, il solo pezzo di terra sigillata della zona, alme-no in base ai dati attuali.

Le poche forme di ceramica comune sonoampiamente attestate in Lombardia (olla n.56;coperchio n. 14) o documentate soprattutto nelComasco (olla n. 58).

Una più ampia circolazione di manufatti è pro-vata dai mortaria in opus doliare n. 7, non databi-li, rinvenuti a Lodi Vecchio (con bollo SA[T]RINI)e a Sant’Angelo Lodigiano (due esemplari bollatiLVCI ACILI e P. ACILI LVCI F). In base al bollo ilprimo mortarium dovrebbe essere importato dalLazio, mentre analisi di laboratorio hanno sugge-rito una “provenienza padana” per i due mortariadi Sant’Angelo Lodigiano. Inoltre il bollo diP.ACILI(VS) LVCI F(ILIVS) è presente su un mor-tarium di Cremona e su vasi in terra sigillata.

I manufatti di età imperiale rinvenuti sonoancor più scarsi nell’area a est e a nord/est di Mila-no. Esigue le attestazioni della ceramica a pare-ti sottili, testimoniata solo a Monza (bicchiere atulipano, ollette Monza e Marabini IV), e dellaterra sigillata, documentata da due delle formepiù frequenti, come la patera Drag. 17A e la coppaDrag. 24/25. Rari anche i recipienti in ceramicacomune, in parte comuni a tutto il territorio lom-

bardo (balsamario n. 2; olpi nn. 8, 26-27), in parterinvenuti in un’area ristretta, come il Comasco e/oil Milanese (olla n. 58; olpe n. 15).

Per quanto riguarda la zona del comprensorioVerbano-Ticino, i materiali trovano i confronti piùstringenti con l’area varesina.

Nel repertorio morfologico della ceramica apareti sottili prevalgono le forme che non trova-no riscontro nelle classificazioni tradizionali, spes-so con caratteristiche di fattura vicine alla cerami-ca comune. Nel I sec. d.C. (in particolare nellaprima metà) e sino alla prima metà del II sec. d.C.non è notevole la quantità di coppette; comunissi-me sono quelle Angera 1, 2, 3, mentre si rinvienesolo una coppetta biansata (Legnano 1). Assai piùnumerosi i bicchieri/ollette. Sui modelli frequentianche altrove (ad esempio le ollette Ricci 1/364-1/365, i boccalini Angera 16) predominano quelliattestati soprattutto nel Milanese (ad esempio iltipo Mayet XII) o circoscritti al Legnanese eall’area varesina (ollette Angera 7 e Arsago Seprio3). Solo nei molti siti del Legnanese sono presentivari bicchieri/ollette, privi di confronti, talvoltaunici (ollette Legnano 2 e 3, Parabiago 2, San Vit-tore Olona). Come nel resto del comprensorio,mancano i bicchieri Marabini I, III, IV, classiciprodotti importati dalle manifatture centroitali-che. Non sono diffusi neanche gli esemplari dialtre forme di tradizione centroitalica (bicchiereMarabini VII, olletta Marabini V) né i prodottiprobabilmente importati da officine transalpinee/o della Cisalpina orientale (bicchiere MarabiniXXXV, boccalino Angera 15).

Sono sempre le località del Legnanese a cui siaffiancano, con incidenza minore, Abbiategrasso,Albairate e Corbetta, a restituire il maggior nume-ro di forme di terra sigillata e di bolli, in cartigliorettangolare e in planta pedis, che testimonianoimportazioni dall’Italia centrale, filiali padane diceramisti aretini e ceramisti padani. Forse il pano-rama morfologico è più articolato e completo diquello che risulta da altre zone del comprensoriodel Ticino, come la varesina e la comasca; sonoinfatti attestate, in maggiore o minore quantità,anche quelle forme distribuite in modo sporadicosu tutto il territorio regionale. Sono presenti leforme di origine aretina più diffuse in età augusteo-tiberiana e anche quelle che incontrano minor for-tuna, come le coppe Consp. 14 e Ritt. 12, general-mente di buona fattura. Nel I / seconda metà del IIsec. d.C. è notevole la frequenza di forme di grandesuccesso, come le patere Drag. 17A e 17B, Drag. 31e la coppa Drag. 24/25. È ovviamente massiccia ladocumentazione di uno degli elementi caratteriz-zanti del comprensorio, la coppa/patera Drag.37/32, di solito di fattura scadente.

Al contrario di quanto si verifica nel Varesotto,in questa zona sono assai pochi i biccheri dellaceramica di Aco; a Parabiago è presente unacoppa tipo Sarius forma Mazzeo 13D.

Gabriella Tassinari 295

Morfologicamente legata alle coppe tipo Sariusè l’unica coppa in ceramica invetriata di etàaltoimperiale, rinvenuta ad Abbiategrasso.

Della ceramica comune documentata nel I/IIsec. d.C. e talvolta fino al III sec. d.C., la maggiorparte è caratteristica dell’intero comprensorioVerbano-Ticino. La più alta concentrazione si regi-stra nel Legnanese e perciò i confronti più fre-quenti sono con l’area varesina (olle n. 64; bicchie-ri n. 16; coppe/coppette nn. 21, 22, 32, 33, 36; olpinn. 4, 20, 29-30). A volte si tratta di forme partico-larmente attestate nell’area milanese e/o a Mila-no, come l’olpe n. 22. Sono comunque presentianche forme comuni ovunque (olle/ollette nn. 50 e51; coperchi nn. 4, 14; tegame n. 5; olpi nn. 8, 37).Invece non sono molti gli esemplari attestati soloin questa area, per lo più in un sito (boccale n. 6;brocche nn. 3, 4, 14).

Nelle necropoli e soprattutto nelle varie areeabitative di Milano è documentata una pluralità diforme della ceramica a pareti sottili. Da età tar-dorepubblicana alla prima metà del II sec. d.C. ènotevole la quantità delle coppette e specialmentedei bicchieri/ollette. Di questi materiali, moltisono diffusi ovunque nel resto del territorio e pro-babilmente sono prodotti di officine padane e/olombarde (ad esempio le coppette Angera 1, 2, 3, ibicchieri a tulipano, i bicchieri tipo Ricci 1/5 e tipoMayet XII). Sono frequenti anche gli esemplaripropri del repertorio del comprensorio Verbano-Ticino (ad esempio ollette Angera 10), ma piùnumeroso è il vasellame presente, specie in etàclaudio-neroniana, solo a Milano (coppetta Milano1, ollette Milano 2-5, boccalino Milano 6).

Dalla fine del II sec. a.C. al primo quarto del Isec. d.C., e soprattutto nel I sec. a.C., sono concen-trati i bicchieri Marabini I, III, IV, VII. È difficiledistinguere gli esemplari importati da quelli pro-babilmente riprodotti dalle fabbriche padane e/olombarde; alcuni di essi sono ipoteticamente attri-buiti alla produzione “locale”, in base a criterimeramente soggettivi. Possono essere importatidalle officine di Lione, dove risultano tra i prodottipiù diffusi, alcuni dei bicchieri (Marabini XII eMarabini XXXV) di età augusteo-tiberiana, pocoattestati altrove in Lombardia.

Gli scavi della MM3 hanno restituito una plu-ralità di coppe e patere in terra sigillata di varitipi della classificazione Goudineau, per lo piùdatabili dall’età augustea e entro la prima metà delI sec. d.C. Quasi tutte le forme sono documentatesolo qui e talvolta anche nelle necropoli; varie reca-no bollo quadrangolare; molti esemplari sono attri-buiti alla produzione aretina, altri alla produzioneitalica. Il bollo VEG/ETI su una coppa Consp. 14,abbastanza diffusa in età augustea, potrebbe testi-moniare la produzione padana della forma.

Il repertorio formale attestato a Milano è costi-tuito da tutte le forme distribuite nella regione, siaquelle che hanno incontrato scarsissima fortuna

sia quelle di grande successo. Inoltre sono presen-ti solo a Milano, negli scavi MM3 e più raramentenelle necropoli, anche coppe, patere, coperchi eforme chiuse, che non rientrano nei tipi noti. Ladocumentazione delle forme e dei numerosi bolliindica importazioni dall’Italia centrale, filialipadane di ceramisti aretini, produzioni padane e/olombarde. Anche le produzioni galliche sono rap-presentate.

Nei rinvenimenti milanesi di necropoli e di abi-tato sono frequenti sia gli esemplari della cerami-ca di Aco (con le firme di Aco, Acastvs, Diopha-nes, Antiochvs, Hilarvs, Bvccio Norbani) sia lecoppe tipo Sarius, per lo più in frammenti, delleforme Mazzeo 10D, 11D, 12D, 13D.

Invece la ceramica invetriata di età altoim-periale è limitata alla sola coppa biansata n. 1,con una complessa decorazione, che non trova con-fronti puntuali.

Numerosissime le forme in ceramica comu-ne. Nei contesti tombali la gamma è meno ampia,mentre la maggior varietà si registra negli scavidella MM3; ciò è dovuto essenzialmente alla rac-colta sistematica dei reperti e alla loro pubblica-zione esaustiva. Ne è un esempio significativo lanotevole quantità di pentole e tegami rinvenutiunicamente in questi scavi (I/VI sec. d.C.), talvol-ta ritenuti di produzione locale/regionale in basealla decorazione riconducibile alla tradizione tar-doceltica o ai risultati delle analisi mineralogiche(pentole nn. 3-5, 12). Sono ampiamente attestatele forme diffuse sia in tutto il mondo romano (reci-pienti ad orlo decorato nn. 2, 5) sia in Italia set-tentrionale (olla n. 56) sia quelle molto comuni nelterritorio lombardo (olle nn. 50 e 51; tegami nn. 1e 5; coperchi n. 4; olpi nn. 8, 26). Frequentissimele ceramiche peculiari del comprensorio Verbano-Ticino, per lo più del Legnanese, del Varesotto edel Comasco (ad esempio olla n. 58; coppa n. 25;olpi nn. 20, 22, 31, 46). Invece assai minori sonoquelle testimoniate principalmente o solo nellaLombardia orientale (olle nn. 57, 62; coperchi nn.7, 12).

Milano ha restituito la maggior parte dei mor-taria in opus doliare lombardi, bollati e anepigrafi,provenienti da numerosi siti della città, però pur-troppo di solito non databili perché privi di conte-sto. Dai campioni sottoposti ad analisi di laborato-rio (non è specificato se bollati o no) risulta unaprovenienza tirrenica degli impasti per un morta-rium n. 6 e per il 10% deimortaria n. 7; per questiultimi, però, prevale un tipo di impasto riferibileall’area prealpina. L’esistenza di una produzionepadana di mortaria in opus doliare è plausibile,ma non è documentata con certezza.

Fase di età tardoantica-altomedioevale

Il ruolo svolto da Milano come sede imperiale elo stanziamento sul territorio di reparti militari

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI296

dovettero determinare attività e sviluppo degliimpianti produttivi, anche ceramici3.

Dopo il IV secolo la scarsità delle necropoli concorredo ceramico limita l’esame prevalentementeagli scavi di abitato. In particolare nella pubblica-zione degli scavi MM3, l’attenzione rivolta allevariazioni morfologiche e tecniche di materiali checoprono più secoli, consente una più approfonditaanalisi della ceramica tardoantica-altomedioeva-le. Tuttavia le conoscenze attuali sulla produzionedi questo periodo rimangono ampiamente lacuno-se, non permettendo di ben circoscrivere e di preci-sare le peculiarità delle due fasi cronologiche, tar-doantica e altomedioevale. Comunque anche aMilano i recipienti di tradizione romana continua-no dopo la fine dell’età antica; ad esempio alcunicatini-coperchio sono associati con la ceramica lon-gobarda e la ceramica invetriata è stata prodottasenza soluzione di continuità dal tardoantico finoall’altomedioevo.

Nei contesti abitativi (soprattutto negli scaviMM3), e talvolta nei funerari, dal III al VII sec.d.C., si rinvengono numerose forme in ceramicacomune di olle (nn. 75, 77-80), di coperchi (nn. 16-19, 21-22), di catini-coperchio (nn. 10, 12-13), dimortaria a listello (n. 17), di olpi (n. 56), presentiovunque nei coevi contesti del territorio e in parti-colare in quelli di Brescia, Monte Barro (CO),Castelseprio e dell’abitato di Angera (VA). Innumero assai minore è documentato il vasellametestimoniato anche nel comprensorio Verbano-Tici-no (olla n. 65; pentola n. 9; olpe n. 60; brocca n. 12)o solo a Milano, come la fiasca n. 4. Dunque in baseai dati attuali si evidenzia in quest’epoca, rispettoalla prima età imperiale, una maggiore omogeneitàtra i reperti di siti coevi di varie province, dovutaprincipalmente a caratteristiche forme tardoroma-ne-altomedievali. La medesima situazione si èriscontrata riguardo alla provincia di Varese, diBrescia e, in minor misura, di Como (cfr. infra).

Anche per la documentazione della ceramicainvetriata sono gli scavi della MM3 (seguiti adistanza dagli scavi in p.za Missori) a restituire ilrepertorio morfologico più ampio, dal III/IV sec.d.C. fino al VII sec. d.C. e specie nei contesti diV/VII sec. d.C. Significativi indizi di officine a pro-duzione mista sono le forme che appaiono contem-poraneamente nelle due versioni, in ceramicacomune (olla n. 72) e invetriata (olla n. 4) e quegli

esemplari acromi che hanno sulla superficie ester-na gocce di vetrina.

Le forme più testimoniate sono spesso le piùdiffuse anche altrove in Lombardia: le olpi (nn. 1,3), prevalentemente nei corredi funerari di III/IVsec. d.C., e i mortaria a listello, con una pluralitàdi varianti (nn. 4-6), nell’abitato. Alle ceramichetipiche del Varesotto (mortarium a listello n. 12;recipiente biansato n. 1) si affiancano quelle comu-ni con altre province, soprattutto Brescia (ollettamono/biansata n. 4; ciotole nn. 6, 7). Sono abba-stanza numerose a Milano le coppe n. 5, presentiin particolare nel Bresciano e assenti invece intutta la Lombardia occidentale, con caratteristi-che standardizzate, che sembrano suggerire unarticolato raggio di distribuzione delle fabbriche.

Nell’ambito delle forme attestate solo a Milano(pentola n. 4; mortaria a listello nn. 10-11; granderecipiente biansato n. 2) si distinguono alcuniesemplari che per le loro caratteristiche trovanoconfronto con altre produzioni, ad esempio quelladi Sarsina e quella di Roma a vetrina pesante diIV/V sec. d.C. (coppa n. 1; l’analisi minero-petro-grafica effettuata suggerisce però un’origine pada-na) o la produzione di Classe nel V/VI sec. d.C. e laForum Ware dall’ VIII sec. d.C. a Roma (recipientebiansato n. 2).

Invece nelle altre zone della provincia di Mila-no la documentazione della ceramica comune edella ceramica invetriata è assai scarsa, dal IIIsec. d.C. e forse fino al V sec. d.C. Una tomba diPioltello fornisce l’unica testimonianza del IV sec.d.C. nell’area a est di Milano. Il corredo è costitui-to da alcuni manufatti acromi diffusi ovunque (ollenn. 77-78) o caratteristici della Lombardia centro-orientale (anforetta n. 4) o presenti solo in questosito (pentola n. 8).

Le altre attestazioni ceramiche si trovanonell’area del comprensorio Verbano-Ticino, conl’olpe n. 55, due olle caratteristiche del comprenso-rio (nn. 65, 72) e il più comune dei mortaria alistello, il n. 17.

Gli esemplari invetriati provengono quasi uni-camente da Abbiategrasso (necropoli della Peste-galla), centro notevole per tutta l’età imperiale. Sitratta di forme documentate anche nel Varesotto(soprattutto), nel Comasco e a Milano (mortariumn. 3; catino n. 1; olpi nn. 13 e 16) o rinvenute soload Abbiategrasso (olpe n. 11).

(Gabriella Tassinari)

Gabriella Tassinari 297

3 Sul periodo tardoantico-altomedioevale cfr., ad esempio,Milano capitale 1990, passim; Scavi MM3 1991, vol. 1.1,pp. 356-358; BROGIOLO 1993, pp. 116-117.

7.1. Il territorio: linee generali

La provincia di Pavia può essere suddivisa, percaratteristiche morfologiche e geologiche, in trezone diverse, di pianura, di collina e di montagna1.

La zona di pianura è l’area più ampia. Si esten-de a nord del Po ed è ricca di acqua. Dal punto divista geologico i terreni sono costituiti da depositifluviali. In questa piana hanno rilevanza geomorfo-logica il Colle di S. Colombano2, i dossi della Lomel-lina e dell’area Trivolzio-Borgorelli e la Valle delTicino3. La zona di collina si estende nella partecentro-meridionale del Pavese ed è geologicamentecaratterizzata da antichi depositi marini, sedimen-tati durante l’era terziaria. L’acqua vi scarseggia.L’area più meridionale del Pavese è, invece, unazona montuosa, nella quale affiorano i terreni piùantichi della provincia, sempre marini, sui qualipoggiano quelli della zona collinare4.

Il territorio di Pavia (Ticinum) in età romana siestendeva a nord poco più in là di Vigevano, a sudarrivava al Po, a ovest al fiume Sesia, comprenden-do quindi la Lomellina, a est fino a Rosate, Noviglio,Mairano. L’Oltrepò era suddiviso tra Piacenza,Voghera, Tortona e Velleia. La zona di Casteggio,per esempio, rientrava nell’agro di Placentia, di cuipresenta lo stesso schema di centuriazione5.

Sia nel Pavese vero e proprio sia nella Lomelli-na predominavano boschi e acquitrini, con possibi-lità di insediamento lungo i terrazzi dei fiumi,soprattutto presso il Ticino. Dopo l’89 a.C., quandoil Pavese ricevette lo ius Latii, si susseguirono duecenturiazioni, anche se limitate ad una minimaparte del territorio, che ne cambiarono l’aspetto.Fu scelta, per la limitatio, l’area a nord di Pavia,ora corrispondente alla zona del Pavese propria-mente detta, mentre fu esclusa la Lomellina, pro-babilmente perché era un territorio sabbioso diffi-cilmente dissodabile6. L’intervento romano, con

canalizzazioni e opere di bonifica, accentuò così ledifferenze tra il Pavese e la Lomellina, già diversegeologicamente, anche nel tipo di insediamento.L’area centuriata presentò abitati fitti e allineatilungo i cardini e i decumani, mentre quella noncenturiata fu caratterizzata da insediamenti radi.

L’abitato di Pavia sorse sulla riva sinistra delTicino, su un terrazzo fluviale, a poca distanzadalla confluenza di questo fiume nel Po, in unaposizione geografica molto favorevole sia sul pianodifensivo sia viario (era attraversata da vie che lacollegavano con Torino e Vercelli, con Piacenza eCremona, con Lodi e con Milano) e fluviale.

Dal punto di vista archeologico per la conoscen-za del territorio di Pavia sono di fondamentaleimportanza le necropoli, che costituiscono la mag-gior parte dei rinvenimenti. In Lomellina sonovenute alla luce le necropoli celtiche di Garlasco,Madonna delle Bozzole, di Lomello e di San Gio-vanni Doria, che rimasero in uso fino ad età roma-na. Altre necropoli di I-II sec. d.C. testimonianoun’area ormai romanizzata. Si possono annovera-re, per esempio quelle di Dorno, Gambolò, Garla-sco località Baraggia, Gropello Cairoli, Ottobianoe Valeggio. La necropoli di Casteggio è di piena etàimperale (fine I/III sec. d.C.)

I resti di abitati indagati sono scarsi. I siti piùsignificativi sono Pavia stessa e il sito archeologicodi Villa Maria a Lomello, unico insediamento sca-vato finora in Lomellina. Casteggio, un sito ubica-to in una posizione privilegiata per i commerci,vicino al Po alla confluenza con il Ticino, è attesta-to da pochi rinvenimenti archeologici, costituitiper lo più da tombe7.

7.2. Stato della documentazione

Numerose sono le pubblicazioni che riguarda-no gli scavi di necropoli di età celtica, soprattutto

XIV.7. PROVINCIA DI PAVIA

Nicoletta Sfredda 299

1 Carta geologica d’Italia, 1: 500.000.2 Per ulteriori approfondimenti della zona di S. Colombano:CREMONINI BIANCHI, TACCHINI 1994.3 Storia di Pavia 1984, p. 33.

4 Storia di Pavia 1984, p. 41.5 TOZZI 1992, p. 17.6 Storia di Pavia 1984, p. 160.7 INVERNIZZI 1995.

in Lomellina, sebbene la qualità di questi studinon sempre è elevata. Si tratta, infatti, spesso dipubblicazioni non recenti che prestano poca atten-zione ai vari aspetti della ceramica.

Scarse sono le pubblicazioni riferibili al tardo-antico, come d’altra parte gli scavi. Le limitatetestimonianze di siti tardoantichi sono attribuiteda alcuni studiosi8 non solo alla mancanza di sco-perte, ma ad una diminuzione della popolazione inquesto periodo.

7.3. I centri di produzione

Nella provincia di Pavia la testimonianza piùantica riferibile ad una produzione ceramica è ilrinvenimento presso Cavo Striella, a Madonnadelle Bozzole (Garlasco)9.

Si tratta infatti di due buche nelle quali sonostate rinvenute impilate e in ordine molte ciotole,alcune olle e vasi a trottola, databili al tardo LaTène. Molti pezzi presentavano deformazioni. Lebuche erano rivestite di resti carboniosi10. Questidati suggeriscono l’ipotesi che tale ritrovamento sipossa riferire forse più ad un’ area produttiva acielo aperto con cottura in fossa11, piuttosto che aduno scarico di fornace, come invece è stato ipotiz-zato altrove12.

Non mancano nel Pavese anche i ritrovamenti distrutture pertinenti a fornaci di epoca romana,delle quali però non si conosce con sicurezza il tipodi produzione a cui erano destinate. A Santa Mariadella Staffora fu scoperta una grande fornace forseper la cottura di mattoni e tegole, come indichereb-be lo spessore del piano di cottura e il rinvenimentoin situ di numerosi laterizi13. A Gropello Cairoli èstata rinvenuta un’altra fornace, ma senza mate-riale. Anche a Inverno Monteleone si presume l’esi-stenza di una o più forme ceramiche.

Infine nella provincia di Pavia, in localitàGobba sulla collina di Miradolo, fu trovato duran-te ricerche di superficie un frammento di matricedi coppa Sariusschalen (Mazzeo 13D)14. Non sem-bra quindi impossibile pensare che nei dintorni vifosse una qualche produzione di questo tipo diceramica, di cui sono stati scoperti diversi repertiin Lomellina (vedi oltre).

In conclusione, sebbene nel Pavese nonabbondino le testimonianze di fornaci, si puòaffermare, anche per la presenza nel territorio di

cave di argilla, che in epoca romana vi fosseroproduzioni sia di ceramica che di mattoni. Taliattività proseguiranno nel Medioevo, come testi-moniano documenti e resti15. Infatti Opicino deCanistris (1330 circa)16 scrive che a Pavia nelXIV secolo vi erano fornaci per i vasi di terracot-ta, fornaci per il vetro e fuori città per i laterizi.In un caso, a Pavia, in località Camino a ovest diporta Calcinara, è stata documentata la continui-tà della fabbricazione di laterizi dall’età romanaall’età medioevale17.

7.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

La storia della cultura materiale del Pavese èsegnata dal Ticino, che, perlomeno nel suo trattomeridionale, costituì un forte confine. Infatti al Tici-no sembra fermarsi l’area insubre18, mentre al di làdel fiume, in Lomellina, si sviluppa un’area percerti aspetti a se stante19. Dallo studio della cerami-ca emerge in quest’ultima zona una facies culturalein cui interagiscono componenti diverse, in parteesclusive dell’area in questione, in parte dovuteall’influenza dell’ambiente circostante.

Tra la ceramica di uso comune si può indivi-duare, tra il II sec. a.C. e l’età augustea, tutta unaserie di forme peculiari solo alla Lomellina, ad esem-pio le numerose olle lavorate al tornio per lo più glo-bulari con collo troncoconico, segnato talora da gra-dino (olle nn. 3, 7), con fondo piano (nn. 8 e 10) o conpiede ad anello (n. 6). Oppure, se pur meno docu-mentate, vi sono le olle con corpo ovoide, senza con-fronti altrove, sempre con fondo piano (nn. 11, 13) oad anello, talvolta decorate da bugne, da impressio-ni oblique o unghiate, come il n. 12. Frequenti sonoanche le coppe presenti solo in quest’area, come i nn.4, 8, 9, 10, 18, 23, o le patere n. 4.

A tali manufatti, che in questo caso mi sembraplausibile definire locali, si affiancano ceramiche ditradizione celtica insubre, i cui confronti si possonotrovare in tutta la Lombardia occidentale. Si trattadi forme modellate a mano, con un impasto grosso-lano, come, ad esempio, l’olla n. 17, definito anchevaso situliforme, decorato da bugne, o i nn. 18 e 20.

Tra le coppe vi sono i nn. 11, 17 diffusi un po’ovunque in Lombardia occidentale, mentre i nn.12 e 13 si trovano solo nel Comasco e nel Pavese.

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI300

8 LAVIZZARI PEDRAZZINI 1992, p. 26.9 ARSLAN 1971.10 Sono stati segnalati altri depositi analoghi in zona: ARSLAN1971, p. 60.11 M. RICE, Pottery analysis. A Sourcebook, Chicago 1987, pp.153-158; N. CUOMO DI CAPRIO, La ceramica in archeologia.Antiche tecniche di lavorazione e moderni metodi d’indagine,Roma 1988, p. 136; C. ORTON, P. TYERS, A. VINCE, Potteryin archaeology, Cambridge 1993, pp. 129-130.12 ARSLAN 1971, p. 60.

13 “NotALomb”, 1982, p. 112.14 STENICO 1974-75.15 A Voghera è stato scoperto uno scarico di ceramica insieme aipiedi di gallo, di età tardomedioevale: CAPORUSSO et alii 1997.16 Pavia Bimillenaria 1991, scheda 10.17 Pavia Bimillenaria 1991, scheda 7.18 GRASSI 1995.19 Persiste per esempio il rito ad incinerazione.

Non mancano anche quelle forme tipiche dellatradizione celtica molto note e diffuse in tutta laLombardia, come le coppe nn. 1-3, 5 e 6.

Ampiamente attestato è il vaso a trottola ricor-rente nelle tombe.

A completare il quadro della cultura materialedel Pavese concorrono anche quelle forme diffusein Italia settentrionale con la romanizzazione. Perquanto riguarda la ceramica comune si trova, sepur con pochi frammenti, la pentola (o terrinapeduncolata) n. 2, i balsamari n. 1, attestati nelPavese solo nei siti di Lomello e di Pavia, i balsa-mari nn. 2 e 3. Questi ultimi sono maggiormentedocumentati rispetto al n. 1 e si trovano depostianche in contesti tombali.

Tra le forme per contenere e versare liquidi leolpi sono indubbiamente le più numerose sia per lavarietà morfologica documentata sia per la quanti-tà, cosa che non si ripete per le brocche, attual-mente rappresentate in pochi esemplari. Le broc-che n. 2 e n. 5 sono attestate solo nel Pavese, la n.1 anche nel Varesotto e nel Comasco. Tra le olpi,un prodotto tipicamente romano che comincia acomparire in contesti di età augustea, si trovanosia modelli caratteristici solo della Lombardiaoccidentale, come l’olpe n. 3, sia alcuni diffusi,invece, in tutta la Lombardia, come le olpi nn. 8 e25, la produzione delle quali inizia in età augusteaper poi proseguire in età imperiale.

Complessivamente tra il II secolo a.C. e l’etàaugustea le forme maggiormente attestate in que-sta provincia sono le olle, le coppe, i vasi a trottolae le olpi. Tutte le altre forme non hanno una pre-senza così rilevante. Il mortarium, per esempio, èun manufatto raro. Vi è il n. 3, caratteristico dellatradizione tardoceltica, e il n.13, entrambi docu-mentati sia in abitato che in contesti funerari.

Non mancano, anche se in numero esiguo, i bic-chieri a rocchetto e i boccali (nn. 1 e 2).

Per quanto riguarda le ceramiche fini, la cera-mica a vernice nera è ben presente in Lomellinasoprattutto con le forme più tarde come le coppeLamb. 16 e 28 e le patere Lamb. 5/7 e 7/16, tanto dafar pensare, anche per la qualità della lavorazione,ad una produzione locale, sebbene non vi siano,per ora, dati evidenti che possano confermare l’esi-stenza di fabbriche di ceramica a vernice nera.

Tra le forme più antiche, la patera Lamb. 36,invece, è abbastanza documentata acroma (vd. cera-mica comune, patera n. 3), mentre verniciata si trovain un solo sito. La pisside Lamb. 3 è presente sia ver-niciata che acroma anche se in quantità poco rile-vante (vd. ceramica comune, bicchiere a rocchetto).

Fase di età imperiale

Per quanto riguarda la fase imperiale i sitiindagati in questa provincia diminuiscono note-

volmente e comunque si tratta sempre principal-mente di necropoli.

Nel repertorio della ceramica comune si tro-vano olle la cui morfologia è diffusa ovunque inLombardia, come il n. 50, sia di piccole che di gran-di dimensioni, o l’olla n. 51. L’olla n. 56, ampia-mente diffusa in Italia settentrionale soprattuttoin Piemonte e in Liguria, è attestata sia in Lomel-lina che nell’Oltrepò. Quest’olla riveste un partico-lare interesse perché è modellata con un impastoche si ritrova, sempre nella stessa forma, sia nelCremonese che nel Mantovano20. Può essere quin-di una indicazione di una linea commerciale cheuniva questi tre ambiti.

Il tegame doveva essere una forma poco impie-gata, come si deduce dalla scarsità dei rinveni-menti e dalla poca varietà morfologica. È docu-mentato il n. 1 nella variante C e D, il n. 5, conpochi esemplari, e il n. 8, la cui produzione sembraandare dalla fine del I sec. al V sec. d.C.

Tra le forme per contenere e versare liquidil’olpe risulta senz’altro quella più documentata. Visono le olpi nn. 18 e 21, peculiari solo del Pavese, lenn. 25, 26 e 27 diffuse, invece, in tutta la Lombar-dia nei primi secoli dell’età imperiale.

Della categoria degli incensieri i ritrovamentisono limitati con pochi esemplari al n. 2, il tipomaggiormente diffuso nel mondo romano in tuttal’età imperiale.

Tra i mortaria in opus doliare, piuttosto rari,alcuni sono bollati (n. 7).

Non mancano tra i ritrovamenti due askoi: il n.4, proveniente da Casteggio e datato tra il I sec.d.C. e la prima metà del II sec. d.C., e il n. 8, la cuidatazione non è precisabile.

Per quanto riguarda la ceramica a paretisottili le necropoli pavesi hanno restituito dauna parte alcune forme non raffrontabili con irepertori comunemente usati (per esempio lacoppa Garlasco o quella Gropello Cairoli, entram-be in pasta grigia, o l’olletta Garlasco), forse diproduzione locale, dall’altra una serie di formediffuse in tutta la Lombardia, come i bicchieri atulipano, i vasetti antroprosopi o ancora le cop-pette Angera 1 e Angera 2.

La terra sigillata è presente con quasi tutto ilrepertorio tipologico della classe anche se con unnumero limitato di esemplari. Il quadro può esserefalsato proprio dal fatto che i rinvenimenti di necro-poli di età imperiale in questa provincia sono pochi.La terra sigillata proviene principalmente dallenecropoli di Garlasco, Gropello Cairoli e Ottobiano.

È importante sottolineare, invece, la presenzain zona di diversi rinvenimenti di coppe di tipoSarius in diversi siti (Mazzeo 13D) e il ritrova-mento a Miradolo (PV) di un frammento di matri-ce pertinente allo stesso tipo di coppa (vedi supra)che rende possibile l’ipotesi di una produzione

Nicoletta Sfredda 301

20 Vd. ceramica comune, olla n. 57.

locale di questa ceramica. Sempre nell’ambitodella ceramica fine prodotta tra la fine del I sec.a.C. e il I sec. d.C. sono documentati in buon nume-ro i bicchieri tipo Aco, diffusi in tutta la provincia.

Interessante è l’alta concentrazione nel Pavesedi ceramica invetriata di età altoimperialerispetto ad altre zone della Lombardia. Vi è una dis-creta varietà di forme e di tecniche decorative (amatrice e á la barbotine). Rimane ancora aperto,comunque, il problema legato alla localizzazione deiluoghi di produzione di questi manufatti. Alcunistudiosi individuano proprio nel Pavese una possi-bile area di lavorazione della ceramica invetriata (siveda supra, ceramica invetriata alto imperiale).

Fase di età tardoantica-altomedievale

La scarsa attestazione di contesti funerari espesso l’assenza dei corredi nel periodo tardoanti-

co non permette di raccogliere dati significativiriguardo questa fase.

Compongono il repertorio tipologico della cera-mica comune di questo periodo alcuni ritrova-menti di olle, presenti soprattutto nella Lombar-dia occidentale, come la n. 72 rinvenuta a Vogheranella variante A, o le olle nn. 78 e 79 diffuse intutta la Lombardia.

Altre forme significative tardoantiche-altome-dievali si riducono solo alle pentole nn. 7 e 9, dellequali sono stati trovati pochi esemplari, all’ollaansata n.13, attestata nel Pavese solo a Garlasco,all’olpe n. 59, documentata anche nel Bresciano eal grande recipiente con listello n. 8.

La ceramica invetriata di questo periodo èassai scarsa. Sono documentati solamente i morta-ria a listello nn. 4 e 5, le forme più comuni in Lom-bardia, e il mortarium n. 13, attestato anche nelVaresotto e nel Bresciano.

(Nicoletta Sfredda)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI302

8.1. Il territorio: linee generali

Dal punto di vista geo-fisico la provincia di Vare-se1 è formata da una triplice fascia altimetrica: lafascia più meridionale, di pianura, quella centraledi collina e la più settentrionale di montagna. Lazona di collina è la più estesa; infatti la fascia alti-metrica più rappresentata va da 200 a 400 m.Quest’area presenta un notevole frazionamento delsuolo2. Su tale distribuzione insediativa, che ricalcaun’occupazione romana capillare, è evidentel’influenza esercitata dall’orografia e dai numerosicorsi fluviali. Oltre ai noti bacini idrografici delLago Maggiore e del Ticino, ve ne sono altri impor-tanti, come il torrente Arno, che interessa un’areamolto vasta e abitata, il torrente Strona, il principa-le affluente varesino del Ticino, nonché l’ampiavalle del fiume Olona, attualmente divisa tra la pro-vincia di Varese e quella di Milano, ma la cui unitàin epoca romana è dimostrata dalla forte omogenei-tà di materiale ceramico e di riti funerari. L’utilizzodi tutte queste vie d’acqua è stato fondamentale perlo sviluppo economico e culturale della zona inesame. Essa infatti fa parte di quel comprensorioVerbano-Ticino che comprende il Canton Ticino(appartenente, dal punto di vista fisico, a questaregione), la zona piemontese lungo il Lago Maggio-re e il Ticino, fino al Sesia, le aree del Pavese e delMilanese lungo il Ticino, la zona occidentale delMilanese, corrispondente al Legnanese e che arrivaa Milano, la parte occidentale del Comasco. La cir-colazione e la diffusione dei manufatti si avvalgono,nel comprensorio, di un sistema privilegiato di tra-sporti idroviari. Anche il presente lavoro ha eviden-ziato numerosi reperti caratteristici, presenti soloin quest’area, la cui omogeneità culturale, del resto,è già stata comprovata e sottolineata da vari studi.

8.2. Stato della documentazione

L’area varesina risulta tra le province lombar-de più scavate e edite, insieme ad altre zone delcomprensorio. Costituiscono punti di riferimentoassai utili, per lo studio del materiale rinvenuto,cospicuo e multiforme, le estese necropoli scavatee pubblicate (ad esempio Angera e Arsago Seprio).Esse in genere offrono un quadro più variegato,soprattutto della ceramica fine da mensa, data laloro posizione geografica, aperta ai traffici attra-verso le vie fluvio-lacuali. Un altro naturale assedi sviluppo per le località attraversate è l’impor-tante direttrice di transito della Mediolanum-Ver-banus, il cui percorso è, in qualche tratto, ancoracontroverso. Nei rarissimi casi in cui è stato scava-to l’abitato corrispondente alla necropoli (ad esem-pio Angera), anche se l’arco cronologico non è sem-pre lo stesso, si ha la possibilità di verificare che lemedesime forme sono presenti in entrambi i conte-sti. Accanto alle principali pubblicazioni si pongo-no numerosissimi studi, spesso apparsi sulle rivi-ste locali, che danno una serie di segnalazioni indi-spensabili per ricostruire l’organizzazione del ter-ritorio: una distribuzione capillare di piccoli emedi insediamenti (pagi e vici), testimoniati disolito solo dalle relative necropoli. Tuttavia talipubblicazioni, specie se non recenti, forniscono difrequente descrizioni vaghe e inutilizzabili perindividuare o ricostruire il panorama della produ-zione ceramica.

8.3. I centri di produzione

Finora nell’area in esame non è stata scavatain modo sistematico nessuna fornace, né si sonolocalizzati i centri di produzione di alcuna classe

XIV.8 PROVINCIA DI VARESE

Gabriella Tassinari 303

1 L’attuale provincia di Varese è stata costituita solo nel 1927;la parte settentrionale era prima compresa nella provincia diComo, altre aree, di Saronno, Busto Arsizio, Gallarate e SestoCalende in quella di Milano. Nel nostro studio si è ritenuto piùcomodo esporre il materiale secondo gli odierni confini ammi-nistrativi, ma si è sempre analizzata l’evidenza archeologicaancorata alla situazione culturale antica.

2 Per una serie di utili carte tematiche relative ai vari aspettidella attuale provincia di Varese, tra i quali la geomorfologiadel territorio, cfr. Atlante della provincia di Varese, a cura dellaCamera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricolturadella provincia di Varese, Varese 1988. Cfr. inoltre, ad esempio,TIBILETTI 1973-75, passim; Angera Romana II 1995, pp. 3-24.

ceramica. Non sono in tal senso determinantinemmeno i risultati scaturiti dalle poche analisimineropetrografiche effettuate. La documentazio-ne sulle fornaci, costituita da poche pubblicazioniutilizzabili (cfr. infra, elenco fornaci) e da notizienon più controllabili, nonché da numerosi toponi-mi, denota comunque una serie di attività mani-fatturiere nel territorio in oggetto. Ben più deter-minanti per indicare probabili officine sono letestimonianze indirette scaturite dallo studio delmateriale, come le numerose forme esclusive delcomprensorio del Ticino o concentrate in alcunisiti di esso. Alcune di queste fabbriche potrebberoesser ubicate lungo i principali specchi e corsid’acqua per usufruire di quel sistema di trasportiidroviari particolarmente sviluppato nel compren-sorio Verbano-Ticino.

8.4. Le attestazioni ceramiche

Fase della romanizzazione

Nel Varesotto la tradizione del sostrato celticoinsubre persiste fortemente con proprie forme etecnologie nella ceramica comune, sia nellenecropoli e negli insediamenti “maggiori” (adesempio Angera, Arsago Seprio, Gallarate,Somma Lombardo) sia nei “minori” (ad esempioBrusimpiano, Gerenzano, Malnate, Pino sul LagoMaggiore, Vizzola Ticino), dal La Tène C2 ad etàaugustea (quando sembra esaurirsi), con massimaattestazione nel La Tène D2. Sono ampiamentedocumentati entrambi i filoni produttivi dellaceramica tardoceltica: il vasellame da mensa, dibuona qualità, con caratteristiche morfologiche etecnologiche uniformi, comune in tutta la Lombar-dia, indice di una notevole omogeneità culturale(ad esempio le olle nn. 1 e 2, le ciotole/coppe nn. 1 e3, il coperchio n. 3, i vasi a trottola), e i recipientigeneralmente modellati a mano, con impasto gros-solano. A questo secondo filone appartengonoparecchie forme tipiche del repertorio propriodella zona insubre, come le numerosissimeolle/ollette (ad esempio nn. 16-18, 20, 32) e le cioto-le (ad esempio n.14), spesso contraddistinte damolteplici decorazioni, particolarmente ricche evarie. A volte si tratta di ceramiche molto più fre-quenti in Lomellina (olla n. 6) o nel Milanese (ollan. 26). Una facies più prettamente locale è testi-moniata da manufatti presenti solo nel Varesotto(olla n. 15; vasetto miniaturistico n. 5).

Non è stata proposta l’individuazione di fabbri-che di ceramica a vernice nera nel Varesotto,né studi successivi ne hanno localizzato con sicu-rezza alcuna. Le forme attestate sono quelle che sirinvengono nei contesti lombardi, con un’inciden-za variabile, ma che non supera la quindicina diesemplari. Lo scadimento nel livello qualitativo,soprattutto per la vernice brutta e friabile, che siregistra in vari prodotti varesini, è particolarmen-

te evidente nelle patere Lamb. 5/7 e Lamb. 7/16, leforme più diffuse, durante l’età augustea, spessoassociate a materiale di tradizione La Tène e allaterra sigillata.

Rilevante è la presenza di patere e coppe tal-volta negli stessi siti, delle medesime forme, verni-ciate e acrome (ciotole/coppe nn. 6-7; patere nn. 1,2, 3, 6).

Fase di età imperiale

L’età imperiale è molto ben rappresentata datutte le classi ceramiche.

Le necropoli varesine, e soprattutto le princi-pali e/o le più studiate (Angera e Arsago Seprio),offrono la percentuale più alta, le forme più varie enumericamente consistenti della ceramica apareti sottili. Numerosi pezzi non sono ricondu-cibili alle tipologie conosciute oppure sono commi-stioni o varianti delle forme note.

Sebbene siano frequenti i prodotti documentatisu tutto il territorio lombardo (come le coppetteAngera 1, 2, 3, i bicchieri Ricci 1/5 e Ricci 1/12, i bic-chieri a tulipano, i vasi antropoprosopi, le olletteMarabini X), sono attestate soprattutto quelleforme circoscritte al comprensorio Verbano-Ticino,da età augustea alla prima metà del II sec. d.C. especie nella prima metà del I sec. d.C. (ad esempiole ollette Angera 7, 10 e 13, Arsago Seprio 3 e 9) oquelle rinvenute solo in un sito (ad esempio le cop-pette biansate Arsago Seprio 1 e 2, Cardano alCampo 1, le ollette e i bicchieri Angera 8, ArsagoSeprio 4, 6-8, i boccalini Uboldo e Cardano alCampo 2). Tale situazione induce a ipotizzare chenell’area Ticino-Verbano si siano sviluppate offici-ne, responsabili di questa pluralità di forme e/odecorazioni particolari, a volte collegate con la tra-dizione tardoceltica, senza esatto riscontro altrove.

È significativa l’assenza dei bicchieri MarabiniI e Marabini III, tipici prodotti importati dallemanifatture centroitaliche. È ad Angera (necropo-li e abitato) e ad Arsago Seprio che sono attestatiesemplari, per lo più di età augustea, che potreb-bero provenire da ateliers centroitalici, come lacoppetta biansata Arsago Seprio 10 e i bicchieriMarabini VII. Invece altri prodotti sembranoimportati da officine lionesi (coppetta Angera 5),da officine transalpine (coppetta Angera 6, bic-chieri Angera 9) o di Aquileia e/o della Lombardiaorientale (boccalino Angera 15).

Il panorama nel Varesotto delle attestazioni diterra sigillata generalmente concorda con quelloemerso dall’esame dei rinvenimenti lombardi;sono perciò diffuse le forme che hanno incontratogran successo su tutto il territorio regionale. Ibolli, in cartiglio rettangolare e in planta pedis,indicano importazioni dall’Italia centrale, filialipadane di figuli aretini e ceramisti padani. Accan-to alle classiche forme aretine, specialmente nellaprima metà del I sec. d.C. (ad esempio le coppette

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI304

Ritt. 5, le coppe Ritt. 9, le patere Drag. 17A, Drag.17B, Drag. 15/17) si collocano i pezzi scadenti,dalla vernice per lo più scarsamente conservata. Aquesta produzione più trascurata, ma distribuitain modo più capillare sul territorio, appartengonoad esempio numerose coppe Drag. 24/25, una delleforme più diffuse nel Varesotto, come altrove, quiancora in associazione con monete degli Antonini.

Il migliore stato delle pubblicazioni relative allaterra sigillata del comprensorio del Ticino ha spessocondizionato le conclusioni di vari studiosi su que-sta classe. Ad esempio secondo alcuni nel compren-sorio sarebbero localizzabili le officine dei ceramistitardo-padani. Così, sono state talvolta ritenuteesclusive di quest’area alcune forme della sigillatapadana, diffuse dall’età flavia e nel II sec. d.C., comele patere Drag. 36 e le coppe Drag. 35. Invece l’ana-lisi dei rinvenimenti dell’intera Lombardia ha rive-lato che le attestazioni non sono esclusive di questazona; spesso sono solo maggiormente documentate.Un altro significativo esempio è costituito dallacoppa-patera Drag. 37/32, tanto tipica del compren-sorio, da età tiberiana ad antonina (quasi ogni cor-redo delle necropoli di Angera e di Arsago Seprio necontiene un esemplare), da indurre vari studiosi acircoscriverne la produzione a questa zona. Invecela Drag. 37/32 è presente anche nella Lombardiaorientale (cfr. supra terra sigillata).

Alcuni studiosi sostengono che uno o più centridi produzione della ceramica di Aco siano daporre nel comprensorio del Ticino, sebbene officinenon siano state individuate e non ci siano prove dimatrici o scarti di fornace3. La massima concen-trazione di questi bicchieri è tra Pavia e Locarno,nel Canton Ticino, mentre è rarissima la loro pre-senza nel Comasco. In particolare i bicchieri vare-sini sono firmati da vasai come Aco, Acastvs,Aescinvs e Antiochvs.

Tra i pochi manufatti invetriati di età altoimperiale, vanno segnalate le due anforette diAngera (nn. 1, 2), confrontabili con alcune rinve-nute nelle necropoli del Canton Ticino.

Nella ceramica comune di età imperiale delVaresotto sono numerose sia le forme comuni atutto il territorio lombardo (come le olle/ollette nn.50 e 51, i coperchi nn. 4 e 14, i tegami nn. 1, 5, 8), siaquelle caratteristiche solo del comprensorio Verba-no-Ticino (ad esempio olle nn. 63, 64, 66, 67, 70;coperchio n. 11). Varie forme sono documentate solonei contesti varesini (ad esempio olla n. 68; granderecipiente n. 3; ciotola-coperchio n. 9; mortarium n.5; mortarium a listello n. 16). In genere scomparel’esuberante decorazione tardoceltica, ora limitataa linee incise, solcature, modanature o tacche.

Numerosissime sono le olpi, dall’età augusteaalla fine del II sec. d.C., con una particolare con-centrazione nella prima metà del I sec. d.C. Parec-chie sono caratteristiche del comprensorio Verba-no-Ticino (olpe n. 20), presenti in modo capillare(pressoché in ogni necropoli varesina si rinvieneun’olpe n. 29 e/o n.30) e anche attestate con un soloesemplare o in un unico sito (olpi nn. 9, 10, 36, 40,42-45, 48-50).

Peculiare dei contesti soprattutto funerari, maanche abitativi, varesini, è l’ampia tipologia dicoppe e coppette (prevalentemente I / metà IIsec.d.C.), per lo più presenti solo in questa zona, tal-volta anche nelle altre aree del comprensorio (cop-pette nn. 22, 28, 30-33, 35-36, 44). Esempio signifi-cativo dello stretto rapporto tra alcuni manufatti inceramica comune e in ceramica fine e del labile con-fine tra le due classi, sono le coppette n. 32, ampia-mente documentate nella necropoli di Angera, daetà flavio-traianea alla prima metà del III sec. d.C.,e invece distribuite sporadicamente nel resto delcomprensorio Verbano-Ticino. In base all’alta inci-denza numerica e alla diffusione delle coppette n.32 nel territorio novarese si è ipotizzata una officinasituata in quella zona4.

Caratteristica dell’area varesina, nel I/II sec.d.C., è anche la pluralità di bicchieri, presenti inpochi esemplari (tranne il n. 21) ma un po’ ovun-que, di solito limitati all’area varesina o al piùmilanese e comasca, spesso con un unico pezzo inun solo sito (nn. 15-17, 19-21, 23).

Tra gli scarsi manufatti che si possono ritenereimportati, forse da manifatture centroitaliche, sene registrano alcuni ad Angera, nell’abitato: unmortarium in opus doliare n. 6 e uno n. 7, con bolloFAVOR. Non si può stabilire con sicurezza la pro-venienza degli altri mortaria n. 7 rinvenuti nellostesso sito, alcuni dei quali bollati. I bolliNVNDINVS e SIICVNDIO trovano confronto aMilano, LVCIC nel Cremonese e forse a Como.Sempre dall’ambito angerese proviene il solo late-rizio bollato del Varesotto.

Fase di età tardoantica-altomedioevale

Nella zona in esame si possono individuare duediverse fasi del periodo che abbraccia i secoli dal IIIsec. d.C. al VII sec. d.C. Nella prima, tardoantica,l’influenza positiva esercitata sul territorio dalruolo di Milano come sede imperiale e l’accresciutaimportanza strategica della pianura padana deter-minano una vitalità commerciale in quest’area5.Infatti nei contesti varesini, soprattutto sepolcrali,di III/IV sec. d.C. e di rado sino al V sec. d.C., è

Gabriella Tassinari 305

3 In particolare, LAVIZZARI PEDRAZZINI 1981, pp. 301-303;SENA CHIESA 1983, pp. 389-391; LAVIZZARI PEDRAZZINI1984, pp. 248-255; Angera Romana I 1985, pp. 381-385; LAVIZ-ZARI PEDRAZZINI 1987, pp. 19, 21 e passim.4 Cfr. POLETTI ECCLESIA, BONINI 1996, pp. 117-144, tavv.

XXXVII-XLIV, ove un’analisi delle caratteristiche di questotipo di coppe, della loro diffusione e dei rapporti con le altreclassi di materiali.5 Cfr. ad esempio Milano Capitale 1990, passim; Angera Roma-na II 1995, pp. 17-24.

cospicua la documentazione di ceramica comune(ad esempio olla n.73, pentola n. 6, tegame n. 11,mortarium n. 23) e invetriata (ad esempio olla n. 2,mortarium n. 1, catino n. 1). Vi sono anche dellecorrispondenze tra alcuni manufatti in ceramicainvetriata e quelli in comune (ad esempio, olle nn.4-5: versioni invetriate delle olle/ollette in cerami-ca comune nn. 72, 74). Nelle tombe si registraun’alta incidenza di anforette e soprattutto di olpiinvetriate. A volte sono forme diffuse anche in altreprovince, per lo più il Comasco, seguito dal Milane-se (anforette nn. 4 e 7; olpi nn. 1, 3, 13, 16, 17). Piùspesso, però, sono olpi presenti solo nel Varesotto(nn. 4, 7) o attestate con un singolo esemplare, inun unico sito, come nella necropoli di Daverio (olpinn. 5, 6, 8, 12). Un altro indizio di omogeneità cul-turale è offerto da alcuni recipienti invetriati di IVsec. d.C.: la decorazione, particolare e rara, di unacoppa invetriata da Varese, Rasa di Velate (n. 2)compare anche su un pezzo da Casalzuigno (reci-piente biansato n.1), che ha un’ansa con un serpen-te; un’altra ansetta, con decorazione a forma di ser-pente, viene da Angera.

Nella seconda fase, all’incirca dopo la finedell’età antica e fino al VII sec. d.C., se i corrediceramici tombali sono quasi inesistenti, alcuniinsediamenti restituiscono numerosi manufatticeramici sia acromi sia invetriati. Si tratta preva-lentemente di Castelseprio (età tardoantica / VIIIsec. d.C.) e della fase tarda dell’abitato di Angera(III sec. d.C. / inizi VII sec. d.C. circa). Tale situa-zione consente un’analisi più vasta ma non semprela possibilità di colmare le numerose lacune delleconoscenze attuali, soprattutto sulla ceramicanell’altomedioevo. Comunque, il panorama delVaresotto si allinea con quanto rilevato nel restodel comprensorio Verbano-Ticino: impoverimentoa livello morfologico e tecnologico, continuità dellaceramica invetriata da età tardoantica fino ad etàlongobarda, associazione di recipienti di tradizio-ne romana con altri longobardi. In particolareanche in questo territorio sono presenti esemplariche, pur inseriti dal von Hessen (1968) nella suaopera sulla ceramica longobarda, per le loro carat-teristiche formali e/o decorative rientranonell’ambito della tradizione tardoromana, comeun’olla di Castellanza e un’olpe invetriata conser-

vata ai Musei Civici di Varese. D’altra parte forme“romane” possono recare una decorazione a stam-piglia riconducibile al repertorio decorativo ger-manico, come le olle nn. 3 e 12 di Castelseprio.

Nei contesti dal III al VI/VII sec. d.C. (purtrop-po spesso non si riesce a delimitare tali larghi mar-gini cronologici e a dividere le due diverse fasi), siriscontra una situazione analoga a quella delle etàprecedenti. Sembra infatti indicare un raggio cir-coscritto di distribuzione delle officine la pluralitàdi forme in ceramica comune e invetriata pretta-mente “locali”, attestate nell’intero comprensorio(ad esempio, ceramica comune: olla n. 65 e coper-chio n. 20) o in un solo sito, per lo più Angera eCastelseprio (ceramica comune: olla n. 82; coper-chio n. 15; mortarium a listello n. 19). In particola-re Castelseprio ha restituito una cospicua gammadi manufatti invetriati, alcuni dei quali caratteri-stici di questo insediamento, come le olle nn. 11 e14, i mortaria nn. 2 e 3, i coperchi nn.1-3, la cioto-la miniaturistica n. 1.

Per contro, dai dati disponibili, sembra emer-gere in quest’epoca una maggiore omogeneità tra ireperti dei siti varesini e quelli coevi scavati inaltre province, non solo limitrofe (ad esempioCasazza e Ghisalba (BG), Brescia, Palazzo Pigna-no (CR)). Ne sono significativi esempi forme carat-teristiche dell’età tardoromana/altomedievale, cheappunto si rinvengono in tutta la Lombardia,come i catini-coperchio (nn.10-12), le olle (nn. 77-79), vari esemplari di coperchi (nn. 16-19, 22-23),la pentola n. 9; nella ceramica invetriata le olle n.3, le ciotole n. 7, le patere n. 1. Analogamente imortaria a listello, i più numerosi, soprattuttonella versione invetriata, negli insediamenti vare-sini come nei lombardi (ceramica comune: nn. 17 e18; invetriata: nn. 4, 5, 8, 12-13), documentano,nonostante la pluralità di varianti, una larga cir-colazione di forme con caratteristiche abbastanzacostanti.

Anche gli esemplari di terra sigillata tardanord-italica rinvenuti ad Angera sembrano con-fermare questo duplice aspetto. Infatti alcuni tipisono comuni ad un’area più vasta e, in Lombardia,si rinvengono a Brescia (S. Giulia), a Salò (BS) e aCalvatone (CR). Altri prodotti invece sono attesta-ti solo ad Angera.

(Gabriella Tassinari)

CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI306

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CERAMICHE IN LOMBARDIA TRA II SECOLO A.C. E VII SECOLO D.C. - RACCOLTA DEI DATI EDITI322


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