ConciliOP
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PIERRE BENOIT
Parola Corpo Spirito Chiesa
Un esegeta domenicano al Concilio Vaticano II
a cura di
Paolo Garuti op
Angelicum University Press
Roma ——
2013
«C’était remarquable. A-t-il une soixantaine d’années ? Je ne sais ; mais il est
de ce type d’hommes intelligents et spirituels, habités par l’Esprit Saint.
Exégète incontesté, il domine tellement sa science que l’on devine à tout
moment la rigueur solide, mais qu’on est jamais gêné comme d’un corset rigide.
Il a l’art de faire communier à sa recherche, a sa découverte du mystère d’un
Dieu personnel en dialogue avec l’homme. On sort d’une telle rencontre, l’âme
remplie d’action de grâce, car on a vu et entendu un homme qui sait lire, à
l’intérieur, la vie divine répandue dans l’humanité, non en projetant une vérité
systématisée, mais en appelant progressivement à partager un amour qui est vie.
Quel sens sacré cela donne à l’Histoire».
Monsignor Jean Hermil, 28 settembre 1964
Prefazione
Abbiamo raccolto in questo volumetto sette articoli di diversa natura e
lunghezza, non tanto per presentare al lettore una documentazione completa
sull’esegesi del padre Pierre Benoit, ma per mostrare il percorso intellettuale e
spirituale da lui compiuto nel riflettere prima, durante e dopo il Concilio
Ecumenico Vaticano II su due temi allora e oggi di fondamentale importanza
per la teologia: l’ispirazione della Scrittura e la Chiesa.
«Les analogies de l’inspiration», Sacra Pagina. Miscellanea biblica congressus
internationalis catholici de re biblica (J. Coppens ed.), vol. 1, Paris, Gabalda, 1959
[traduzione di Giuseppe da Vetralla: Esegesi e teologia, vol. 2, Roma, Edizioni
Paoline, 1971, 33-54].
«La révélation et l’inspiration selon la Bible, chez saint Thomas et dans les
discussions modernes», Revue biblique 70 (1963) 321-370 [traduzione di Giuseppe
da Vetralla: Esegesi e teologia, vol. 2, 143-220].
«Inspiration et révélation», Concilium 1 (1965) 13-26 [traduzione di E.
Giammancheri].
«Saint Thomas et l’inspiration des Écritures», Tommaso d’Aquino nel suo VII
centenario, Napoli, Edizioni Domenicane Italiane, 1974, 115-131 [traduzione
nostra].
«Le récit de la cène dans Lc XXII, 15-20», Revue biblique 48 (1939) 357-393
[traduzione nostra].
«L’Église et Israël», Exégèse et théologie III, Paris, Cerf, 1968, [traduzione di
Giuseppe da Vetralla; Esegesi e teologia, vol. 2, 635-654].
«Conspectus biblici de ecclesia et mundo», Angelicum 43 (1966) 311-320
[traduzione nostra].
Nei titoli degli articoli (ora capitoli) e nelle note a piè di pagina abbiamo
operato gli adeguamenti che pensavamo necessari all’uniformità del libro.
Ringraziamo di cuore gli Editori che ci hanno gratuitamente concesso i diritti
sul testo: Edizioni Domenicane Italiane, Queriniana, Angelicum, Revue biblique.
Ringraziamo anche le Edizioni Paoline.
Un sentito ringraziamento alle signore Simonetta De Carlo e Alessandra Trebbi
per la preziosa collaborazione all’edizione.
Introduzione
«Davvero notevole! Ha già sessant’anni? Non lo so, ma è una persona
intelligente e spirituale nello stesso tempo, di quelle abitate dallo Spirito Santo.
Esegeta incontestato, domina a tal punto la sua materia che si percepisce in ogni
passaggio un solido rigore scientifico, che tuttavia non lo costringe mai come un
busto troppo stretto. Sa perfettamente come far partecipare l’uditore alle sue
ricerche, alla sua scoperta del mistero di un Dio persona in dialogo con
l’umanità. Si esce da un tale incontro con l’anima colma d’azione di grazie per
aver ascoltato un uomo che sa leggere, dall’interno, la vita divina effusa
nell’umanità, non proiettando una verità sistematizzata, ma chiamando
progressivamente a condividere un amore che è vita. Che senso sacro ciò
conferisce alla Storia!»
Abbiamo posto in capite libri questa pagina di diario, che Jean Hermil,
allora giovane ausiliario di Autun, poi vescovo di Viviers,1 scrisse all’uscita da
una conferenza tenuta da padre Pierre Benoit a Roma, durante le discussioni
conciliari sullo schema De Revelatione che avrebbe poi generato la Costituzione
Dei Verbum.
J. Murphy O’Connor, nella meno entusiasta biografia ufficiale del padre
Benoit, pubblicata dall’École biblique in occasione del primo centenario della
scuola nel 1990,2 riporta con toni da romanzo l’avventura conciliare del padre
Benoit: «Fu una sorpresa trovare padre Benoit tra i consiglieri di una delle
commissioni create per la preparazione del programma del Concilio. A
quell’epoca gli specialisti che, come lui, erano di convinzioni liberali erano
tenuti a distanza, o semplicemente esclusi».3
Pare che l’incaricato della Commissione sulle Chiese Orientali avesse
invitato tre rappresentanti delle maggiori scuole teologiche di Gerusalemme. Per
l’École biblique era stato scelto padre Roland de Vaux, archeologo e storico di
fama mondiale, ma non troppo portato alle questioni teologiche ed ecclesiali.
Benoit, che invece non aveva mai abbandonato le riflessioni giovanili sulla
Rivelazione ed era cosciente dell’importanza del Concilio, spinse il padre de
Vaux ad indicare il suo nome come possibile sostituto. Nell’autunno del 1961
partì per Roma. In questa prima fase vide la luce una sua riflessione a
scaturigine biblica sulla duplice dimensione, terrena e celeste, della Chiesa. Il
lettore troverà nell’ultimo capitolo di questo volumetto, le idee portanti della
sua ecclesiologia, debitrice soprattutto alle lettere ai Colossesi e agli Efesini, a
1 Hermil 2012, 54. 2 Murphy O’Connor 1992. 3 Murphy O’Connor 1992, 77
4 PIERRE BENOIT
lui tanto care: nella fase inaugurale del Concilio, Benoit le propose come utili
nel cammino verso l’unità fra le Chiese d’Oriente ed Occidente. In effetti, fra
alterne vicende e successive riscritture, alcuni suoi punti filtrarono nello schema
del documento sull’Unità della Chiesa, discusso a fine novembre 1962 e
rinviato per essere unito ad altri schemi proposti dalla Commissione teologica e
dal Segretariato per l’Unità.
Questa prima partecipazione non portò, dunque, gran frutto, e il padre
Benoit dovette attendere il 1964 perché, cambiati radicalmente il modo di
procedere e l’indole dei documenti conciliari, il papa Paolo VI lo richiamasse al
Concilio. Dal settembre di quell’anno, dunque, fu assegnato ad un gruppo di
lavoro incaricato della redazione della Costituzione sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo. Il documento più discusso e più difficile da redigere. Citiamo
ancora Murphy O’Connor: «Padre Benoit aveva scritto, per un gruppo di
vescovi francesi, una critica alla parte teologica della versione dello schema
distribuita il 28 maggio 1965. Venne quindi invitato a preparare un progetto
riveduto e corretto dei capitoli 1-3 dello schema per la conferenza episcopale
francese. Espose quindi il testo al gruppo di lavoro numero 3 di cui faceva parte,
e infine al gruppo di coordinamento. Dopo la discussione sui cambiamenti
richiesti dai Padri conciliari, padre Benoit fu scelto per riscrivere il primo
capitolo dello schema. Egli modificò leggermente il progetto alla luce delle
discussioni che si erano svolte all’interno del gruppo di lavoro (15 ottobre
1965), e il risultato fu inviato al gruppo di coordinamento. Le differenze
principali tra questo documento e la versione definitiva, promulgata dal
Concilio il 7 dicembre 1965, sono costituite dall’aggiunta degli articoli sul
Peccato (n° 13) e sull’Ateismo (n° 20-21)».
Anche la Dichiarazione sulla Libertà religiosa deve molto all’intervento
del padre Benoit. Il confratello, poi cardinale, J. Hamer descrive la storia
travagliata del documento e, in particolare, dell’inserzione di alcuni paragrafi
sulla libertà religiosa considerata alla luce della rivelazione:4 un primo testo fu
discusso in Aula il 22-25 settembre 1964. Lo si ritenne troppo giuridico e
filosofico e si decise di inserire un passaggio sulla rivelazione biblica al
riguardo. La discussione del testo, il 19 novembre seguente, non condusse che
al rinvio del testo alla sessione dell’anno seguente (14 settembre – 8 dicembre
1965). Il testo sulla rivelazione fu, in questo lungo intervallo, ampliato e rivisto,
ma non andò esente da critiche durante la discussione nel settembre 1965.
Il padre Benoit fu chiamato a rivedere radicalmente e a redigere in forma
definitiva i futuri §§ 11 e 12 della Dichiarazione. Il suo testo fu accolto a
larghissima maggioranza, ma, rileverà lui stesso, non gli fu permesso di
proporre una sua redazione totalmente nuova. Secondo Murphy O’Connor,5
4 Hamer 1967. 5 Murphy O’Connor 1992, 80.
INTRODUZIONE 5
questa versione più personale introduceva la distinzione fra Chiesa celeste e
Chiesa terrena, già presentata durante la fase preparatoria, nel 1961.
Se l’apporto esplicito del padre Benoit al Concilio interessò principalmente
i documenti Unitatis redintegratio, Gaudium et spes e Dignitatis humanae, un
lungo percorso fra teologia ed esegesi ne fa, idealmente, uno degli ispiratori
della Costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum.
Abbiamo voluto riproporre il cammino di maturazione del teologo Benoit
attraverso quattro scritti sul rapporto rivelazione – ispirazione – inerranza,
collocandoli cronologicamente in rapporto al Concilio.
Poiché questa problematica ha accompagnato tutta la biografia teologica di
Benoit, sin dagli albori, vale la pena di riprendere brevemente le tappe della sua
esperienza umana e religiosa.
Pierre (Maurice) Benoit nacque a Nancy il 3 agosto 1906.
Entrò nell’Ordine Domenicano ad Amiens nel 1924 e compì il curriculum
filosofico teologico in Belgio, nel celebre Saulchoir di Kain, ove fu ordinato il
25 luglio 1930 e divenne Lettore in Teologia nel 1932 con una tesi su La
satisfaction du Christ chez saint Thomas d’Aquin. Indirizzato agli studi biblici e
inviato a Gerusalemme (1932-1933)6 non cessò d’essere teologo tomista: in
collaborazione col p. Synave, professore al Saulchoir, che lo aveva consigliato
di dedicarsi alla Scrittura, pubblicherà anni dopo un commento alle questioni II-
II,171-178 della Summa theologiae di san Tommaso, sull’ispirazione profetica.
Estendere il concetto d’ispirazione ad altri “autori” che non fossero i
profeti scrittori, uomini dalla personalità religiosa, politica talvolta e letteraria
assai spiccata, obbligò tuttavia Benoit a rivedere il concetto di autore umano e,
di riflesso, il concetto di ispirazione. Non tutti furono agiografi, perché non tutti
scrissero vergando lettere sul coccio o sulla pergamena: le Scritture conoscono
altri mezzi d’espressione che la scrittura.
Il secondo capitolo del presente volumetto, un testo che vide la luce nel
1963, agli inizi del Concilio, risente molto del lavoro compiuto in tale
occasione, ma lo scritto che riportiamo come primo capitolo già annuncia, anni
prima, un approccio tomista più nel metodo che nei contenuti. Approccio che,
precisato ed arricchito, fu riproposto da Benoit ancora dopo il Concilio. Di ciò
fa fede il nostro quarto capitolo, un testo di molto posteriore al Concilio, che
estende i principi tomisti ben oltre il loro limite storico, tentando di restare
fedele nei principi al pensiero dell’Aquinate.
Il terzo capitolo riporta un articolo apparso in Concilium nel 1965: padre
Benoit commenta lo schema De revelatione riportandone ampi stralci. Così
facendo, partecipa alla discussione sulla futura Costituzione Dei Verbum. Ci
siamo permessi di riportare in nota, fra parentesi quadre, il testo definitivo, per
6 Erano gli anni difficili della crisi causata dalla partenza e dall’abbandono di padre Dhorme,
direttore dell’École e della Revue biblique. Il Maestro dell’Ordine, S. Gillet, assegnò a
Gerusalemme nello stesso periodo il padre A.-J. Festugière: fu l’iniezione di competenza, forza e
coraggio intellettuale di cui l’istituzione di padre Lagrange aveva bisogno.
6 PIERRE BENOIT
mostrare, soprattutto, la sobria precisione del linguaggio conciliare, ma anche la
faticosa elaborazione di alcuni testi.
Abbiamo voluto presentare altri due scritti, che ben possono mostrare
l’apporto di Benoit alla riflessione conciliare.
Uno è molto antico, risale al 1939, e molto scientifico. Per quanto, nella
nostra traduzione, ci siamo impegnati a semplificare certe note un po’ troppo
dettagliate nell’analisi delle traduzioni siriache dei vangeli e del Diatessaron, il
lettore troverà l’analisi delle antiche tradizioni circa la Cena del Signore fin
troppo dettagliata e le conclusioni un po’ troppo apologetiche.
E non si conoscevano ancora i Rotoli di Qumran, ai quali pure Benoit,
dopo la scoperta avvenuta nel 1947, dedicherà tanta attenzione!
L’abbiamo riportato, tuttavia, su consiglio del compianto padre Jean-Marie
Van Cangh, per tre ragioni.
Illustrare, innanzitutto, la finezza dell’esegeta Benoit. Perfettamente al
corrente della letteratura scientifica sulla questione sinottica e sulle tradizioni
extrabibliche conosciute all’epoca, l’interprete non prende posizioni pre-
costituite o confessionali: discute gli argomenti per quanto valgono ai suoi
occhi, sapendo che altri farà altrettanto con lui. In effetti, la sua simpatia per il
racconto lucano oggi pare, almeno a noi, piuttosto esagerata, ma «der Weg ist
unser Ziel», anzi, il cammino vale più della meta.
Il secondo motivo risiede nell’ampio spazio che Benoit assegna all’influsso
della comunità nella redazione dei diversi racconti. Questo influsso si rivela
soprattutto nell’interazione fra racconto e liturgia: i testi che ci sono pervenuti,
infatti, non sono cronache, né memorie agiografiche o solo narrazioni fondanti,
ma almeno in parte formulazioni liturgiche, nate per la celebrazione. Il vivo
interesse per questi racconti, testimoniato dall’ampiezza della bibliografia già
notevole nel 1939 e occupata dai grandi nomi dell’epoca, appartiene allo spirito
di un’epoca, spirito vitale ancora nella riforma liturgica attuata dal Concilio, il
cui non minimo effetto sarà la revisione del Lezionario, per radicare più
saldamente, anche nelle celebrazioni, il Nuovo Testamento nell’Antico e
presentare distinti e riconoscibili i diversi racconti evangelici.
La terza ragione è di indole storica. Il lavoro di Benoit sui testi evangelici e
sulla questione sinottica non si arrestò certo a questi primi studi. Fanno fede di
un non mai sopito interesse, una analisi dettagliatissima dei racconti della
Passione, cui dedicò un volume (1966), e la collaborazione col padre Marie-
Émile Boismard nella monumentale Synopse della Bibbia di Gerusalemme,
pietra miliare negli studi neotestamentari.7
7 Benoit aveva curato, nella prima edizione della Sainte Bible, poi Bible de Jérusalem, traduzione
e commento di Matteo e delle Lettere della prigionia. Membro del comitato di redazione, fu
particolarmente impegnato nell’edizione del Nuovo Testamento. Ancor maggiore fu il suo
apporto alle correzioni che portarono alla seconda edizione (1973), nella quale, oltre all’apporto
delle scoperte di Qumran e delle più recenti teorie letterarie, si sente l’effetto benefico delle
INTRODUZIONE 7
Il penultimo capitolo presenta un intervento del 1966, di poco posteriore
alla Dichiarazione Nostra aetate (del 28 ottobre 1965), sulle prospettive
bibliche da tenere in considerazione nel dialogo fra Chiesa ed Ebraismo. Nel
terzo volume di Exégèse et théologie fa seguito ad un altro studio sul ruolo
specifico di Israele nella Storia della salvezza, molto simile nei contenuti.
Questi due brevi articoli restano preziosi testimoni dell’apporto di Pierre Benoit
all’elaborazione del documento conciliare.8
Benoit si trasferì a Gerusalemme nel 1932 e vi restò sino alla morte,
occorsa il 23 aprile 1987. Conobbe dunque la città sotto il mandato britannico,
visse la seconda guerra mondiale e il dramma dello sterminio all’École, ed era a
Gerusalemme durante la guerra fra Arabi ed Ebrei per la Palestina, nel 1948.
L’École e il Convento di Santo Stefano restarono nella zona della Città posta
dall’ONU sotto responsabilità giordana. Fu con l’amministrazione Hashemita
che egli partecipò alle ricerche sui rotoli del Mar Morto e sulle rovine di Kirbet
Qumran.9 A lungo responsabile dei viaggi di studio dell’École, direttore dal
1964 al 1972, ebbe spesso rapporti con le autorità civili o militari dalle due parti
della Linea verde. Conobbe la presa di Gerusalemme Est da parte delle forze
israeliane nel 1967 e le conseguenze che ciò comportò anche per le comunità
cristiane della città, composte da famiglie di lingua e cultura Araba.
Anche al riguardo del popolo d’Israele, la sua riflessione, tuttavia, restò
essenzialmente teologica e biblica. Va da sé che il secondo aggettivo è da
riferirsi alla Bibbia cristiana, e che la sua prospettiva fu sempre quella dell’ese-
geta neotestamentario. Ricordiamo, però, che proprio negli anni della seconda
guerra mondiale, costretto dalle vicende belliche a ridurre o annullare le attività
d’insegnamento, aveva imparato l’ebraico moderno e si era dedicato ad
approfonditi studi sul rabbinismo. Anche questa vicinanza culturale e umana
diede i suoi frutti negli anni del Concilio.
La citata biografia di Murphy O’Connor tratta molti altri settori ed aspetti
dell’attività esegetica di Benoit: abbiamo qui ripreso brevemente le linee di
riflessione che più o meno direttamente hanno esercitato un influsso sul
Concilio Ecumenico Vaticano II.
Oggi, dopo che «battaglie all’esterno, timori all’interno» (2 Cor 7,5)
l’hanno lasciata esangue e preda di facili fiammate velleitarie, l’École biblique
fatica a mantenersi all’altezza della sua storia. Peggio: nella repubblica dei
sapienti se ne parla con nostalgica tenerezza. La sintesi che Benoit cercava fra
esegesi e teologia è più che mai manifesto ideologico, ma i risultati sono
piuttosto scarsi. Forse non è, come si dice, colpa dell’esegesi, naufragata nel
pelago di teorizzazioni sempre più astruse. Forse è la teologia che ha perduto
una delle sue fonti: la logica. Nel mondo a culture multiple e ad economia
aperture conciliari. La versione inglese, Jerusalem Bible del 1983, ancor più “liberale”, ottenne la
sua approvazione, malgrado egli non ne condividesse alcune scelte, anche importanti. 8 Murphy O’Connor 1992, 75. 9 La foto in quarta di copertina del presente volume lo ritrae con il re Hussein di Giordania.
8 PIERRE BENOIT
globalizzata, le distinzioni scolastiche del primo Benoit, con la loro
terminologia concettualista, risultano incomprensibili. Egli stesso, d’altra parte,
le definirà complicate. Tuttavia, anche la sua accentuazione delle diversità fra
spirito greco e mentalità semita sembra oggi piuttosto ingenua, tanto piccolo è
diventato il Mediterraneo nello studio comparativo delle religioni antiche e
moderne.
Se la logica difetta, però, non ci trarrà certo d’impaccio l’estetismo che
guarda al passato europeo col gusto del rigattiere, né potrà aiutarci solo la
proiezione sui testi antichi delle odierne scienze della comunicazione, spesso
maneggiate con rudezza da dilettante. Per quanto sta alle umane forze, non ci si
può esimere da una solida conoscenza dei costumi, delle lingue, della storia,
degli atteggiamenti mentali di coloro che scrissero la Bibbia: padre Benoit,
giustamente, volle disancorare l’ispirazione dal solo ambito dei concetti e delle
parole. Un mondo di azioni, avvenimenti, sentimenti, interazioni umane che la
Bibbia descrive, perché di esso è scritta la Bibbia.
Sia infine consentito al curatore di questo volumetto celebrativo – prima di
lasciare la parola al suo protagonista – un ricordo personale. Padre Benoit era un
melomane e un cultore dello Yoga. Per anni, tutti all’École abbiamo ascoltato,
in mancanza di meglio, le decine di cassette di musica classica che aveva
registrato con mezzi piuttosto rudimentali direttamente dalla radio israeliana,
canale qôl hammusika (voce della musica).
Nell’estate del 1981, a Gerusalemme per dirozzarsi nell’ebraico biblico
prima di intraprendere gli studi specialistici, il citato curatore fu invitato ad
accompagnare il grande Benoit a un concerto sinfonico nel teatro della Città
Ovest. Non era il caso di portare l’abito monastico, ma un minimo di forma
sarebbe stato bene osservarla.
Frère Pierre Benoit, col nastrino da Ufficiale della Légion d’Honneur alla
bottoniera, non fece una piega quando il giovinotto si presentò in jeans, sandali
e calze bianche, non avendo portato altro dall’Italia. Rispose alle scuse col
sorriso di chi sa guardare all’essenziale e non si ferma certo a ciò di cui
rivestiamo il corpo tratto dalla terra.
Indice
Prefazione
1
Introduzione
3
I. Ispirazione e rivelazione – prima del Concilio
9
II. Ispirazione e rivelazione – agli albori del Concilio
21
III. Ispirazione e rivelazione – durante il Concilio
65
IV. Ispirazione e rivelazione – dopo il Concilio 79
V. Chiesa: la Cena del Signore
91
VI. Chiesa ed Ebraismo: prospettive bibliche
123
VII. Chiesa e mondo: prospettive bibliche
139
Bibliografia
147
Indice 157