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Prolungamento della vita: medicina e teologia (secoli XIII e XIV)

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Médecine et religion . Collaborations, compétitions, conflits (XII e-xxe siècle) Études réunies par MARIA PIA DONATO, Luc BERLJ.V;ET, SARA CABIBBO, RAIMONDO MICHETI1 et MARIIYN NIOOUD ,
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Médecine et religion . Collaborations, compétitions,

conflits (XII e-xxe siècle)

Études réunies par MARIA PIA DONATO, Luc BERLJ.V;ET, SARA CABIBBO, RAIMONDO MICHETI1 et MARIIYN NIOOUD ,

CHIARA CRISCIANI

PROLUNGAMENTO DELLA VITA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

Medicina, religiosità, teologia: questioni 1

Per l'antropologia religiosa cristiana la salute e la durata della vita sono legate ai peccati e al Peccato2 : morte e malattia - anzi, una più generale, radicale infirrnitas corporis in cui queste debolezze-carenze sono con1prese - entrano infatti nel tempo e nella storia con la Caduta di Adamo, che ha perso per sè e per i suoi discendenti l'incorruttibilità e la salute di cui godeva. Uno dei tria bona3 che ne garantivano la somiglianza con Dio si è tradotto in un male - un corpo intrinseca­mente fragile, destinato a perire - che fa sì che i suoi giorni siano contati4• Tra i molti privilegi e benefici di cui fruiva nell'Eden, Adamo poteva contare su uno speciale apporto salutifero5

, quello del frutto

1 Questo saggio si basa su studi e ricerche confluiti poi nell'Introduzione a Arnaldo da Villanova, De hwnido radicali (a cura di M. McVaugh , introduzione di C. Crisci ani e G. Ferrari, Barcellona, 201 O [AVO MO, V.2]), citato d'ora in poi AVO MO, V.2: ad essa rinvio ora per più analitiche disamine e per una trattazione più ampia di questi e di ahri temi collegati. Cfr. anche C. Crisciani, Premesse e promesse di lunga vita: tra teologia e pratica terapeutica (secoli XIII-XIV), in C. Criscianì, L. Repìci, P. B. Rossi (a cura di), Vita longa. Vecchiaia e durata della vita, nella tradizione medica e aristotelica antica e medievale, Firenze, 2009 (Micrologus' Library, 33), p. 61-86.

2 Sul tema la storiografia è molto vasta e orientata in diverse direzioni. Cf:t:, tra i molti studi al riguardo, J. Agrimi, C. Crisciani, Medicina del corpo e medicina dell'anima. Note sul sapere del medico fino all'inizio del sec. XII I, Milano, 1978; Eaed., Malato, 1nedico e medicina nel Medioevo, Torino, 1980 (con trad. it. di testi); Eaed., Carità e assistenza nella civiltà cristiana medievale, in M. D. Grmek (a cura di), Storia del pensiero medico occidentale, I, Antichità e medioevo, Roma-Bari, 1993, p. 217-259; W. J. Shieils (a cura di), Tlze Church and healing, Oxford, 1982; A. Montford, Health, siclcness, medicine and the fi ·iars, Aldershot, 2004.

3 Cfr. il classico L. M. De Rijk, Some notes on the twelfth centwy topic of the three (four) human evils and of science, virtue and techniques as their remedies, in Vivarium, 5, 1967, p. 8-15.

4 Cfr., oltre ad alcuni Salmi, lob, XIV, 1-22: «Homo natus a muliere, brevi vivens tempore, repletur multis miseriis ... Breves dies homini sunt; numerus mensiwn eius apud te est. Constituisti terminos eius, qui praeteriri non poterunt ... Attamen caro eius, dum vivet, dolebit et anima ipsius super semetipso lugebit ».

5 Agostino lo definisce sacramentwn, quando intende illustrare la funzione allegorica ma anche effettivamente soteriologica dell'albero della vita: «Erat ergo ei in lignis ceteris alimentum, in ilio autem sacramentum, quid significans n.isi sapi-

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del lignwn vitae6, uno tra i più importanti alberi della lussureggiante,

fruttuosa, ma anche tentatrice flora del Giardino: da lì proveniva per lui un «qualcosa di salubre», che sosteneva in benessere e durata il suo orgarusmo.

Lo stacco radicale tra la attuale penosa condizione dei viatores e la situazione felice adamitica; la dialettica tra salute e salvezza, tra corpo e anima, tra peccato, colpa, penitenza e malattia: sono queste le coordinate obbligate entro cui - per tutto l'alto medioevo - si legge il corpo dell'uomo, i suoi mali e i suoi bisogni fisici. Esse hanno anche dato luogo ad una pastorale centrata sulla 'pedagogia della sofferenza' (che si basa sulla valorizzazione di virtù di obbedi­enza e pazienza di fronte alla correttiva punizione)7 ; e hanno promosso la contrapposizione tra la profana schola Hippocratis, incerta e fallace, e la schola Salvatoris, l'unica salutifera veramente sia per il corpo che per l'anima. Nei primi secoli del medioevo questa connotazione religiosa ha contribuito ad ostacolare l'affen11arsi di un sapere specialistico e relativamente autonomo sull'organismo e il suo funzionan1ento.

Con la traduzione di n1olti testi medici, classici e arabi; con l'introduzione dei libri naturales, dell'intera logica e dell'epistemologia di Aristotele; con l'assestarsi anche istituzio­nale8 della trasmissione del sapere medico (prima nelle scuole del sec. XII - specie a Montpellier e a Salerno - e poi nella Facoltà

entiam » (De Genesi ad litteram, VIII.4); ma il frutto contiene anche una concreta inspiratio salubritatis occulta.

6 Cfr. E. O. James, The tree oflife, Leida, 1966; C. Crisciani, Il Jignum vitae e i suoi ·frutti, in A. Paravicini Bagliani (a cura di), Le monde végétal. Médecine, bota­nique, symbolique, Firenze, 2009 (Micrologus' Library, 30), p. 175-205; J. Ziegler, Medicine and immortality in ten·estrial paradise, in P. Bille1~ J. Ziegler (a cura di), Religion and medicine in the Middle Ages, York, 2001 (York Studies in Medieval Theology, 3), p. 201-242.

7 Cfr. ad esempio Gregorio Magno nelle sue Ad1nonitiones ad aegros espresse in Regulae pastoralis liber, III, 12, ed. in P.L. LXXVII, coll. 67-70.

8 Anche su questa, che è una effettiva 'rinascita' culturale, dottrinale e isti­tuzionale, le bibliografia è assai vasta. Per orientamenti più puntuali in ambito medico cfr. D. Jacquart, Aristotelian thought in Salerno, in P. Dronke (a cura di), A histo1y of twelfrh-century Western philosophy, Cambridge, 1988, p. 407-428; P. O. Kristeller, Studi sulla scuola medica salernitana, nuova ed., Napoli, 1986; T. Pesenti, Arti e medicina: la formazione del curriculum medico, in L. Gargan e O. Limone (a cura di), Luoghi e metodi di insegnamento nell'Italia medioevale (secoli XII-XIV), Galatina, 1989, p. 153-177; C. O'Boylc, R. French, F. Salm6n (a cura di), El aprendizaje de la medicina en el munda medie val: las ·fronteras de la ensefli.anza universitaria, in Dynmnis, 20, 2000, p. 17-393; C. Crisciani, Curricula e contenuti dell'insegnamento: la medicina dalle origini al sec. À'lf, in P. Brizzi (a cura di), Storia delle Università in Italia, II, Messina, 2007, p. 183-204.

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di medicina delle nuove istituzioni universitarie in Europa9), il

panorama tra i secc. XII e XIII cambia radicalmente: la m.edicina - come sapere, ma anche come professione 10

- non può più essere svilita o esecrata, come una vana, futile e anche pericolosa curio­sitas: troppe sono le attestazioni della sua utilità e legittimità scien­tifica, nonchè del suo prestigio per quanto riguarda autori e testi.

Uno tra i segni del mutato sfondo scientifico, ora dottrinari­amente più ricco e articolato, è la crescente presenza nel sec. XIII nei testi di teologi di domande e problemi relativi alla situa­zione proprian1ente fisiologica di Adamo 11

: si tratta di conside­razioni che, pur sempre garantendo lo statuto straordinario della situazione in cui Adamo si trovava, tengono conto di aggiornate acquisizioni scientifiche, e mediche in particolare, per descri­vere le condizioni organiche del progenitore in quanto uomo, e dunque condizionato da leggi di funzionamento che i testi medici spiegano e indagano ora con criteri razionali e categorie scienti­fiche. Di qui il fenomemeno, che Joseph Ziegler 12 ha efficacen1ente definito di «medicalizzazione», nell'affrontare la vita di Adamo nel Paradiso terrestre che si riscontra in testi teologici nel sec. XIII, e specialmente nei c01nmenti al libro Secondo delle Sentenze di Pier Lombardo, dedicato alla Creazione e alle creature; tra i feno­n1eni che attirano l'attenzione dei teologi sta appunto l'efficacia del lignum vitae in relazione alla salute e in1mortalità di Adamo.

Intendo qui presentare aspetti e fasi delle riflessioni circa la possi­bilità di una« lunga vita», o, per meglio dire, segnalare la presenza di considerazioni su questo ten1a che sono rilevabili in ambiti discipli­nari diversi. La constazione di una diffusa presenza infatti si impone, mentre è più problematico, con1e meglio si vedrà, individuare scambi e intrecci effettivamente e puntualmente documentabili. Farò riferi­mento dunque ad una sorta di dibattito 'virtuale' che coinvolge tra i secoli XIII e XV studiosi di ambiti diversi circa la possibilità di

9 Cfr P. O. Kristeller, Studi sulla scuola medica .. . cit.; D. Jacquart, A. Paravicini Bagliani (a cura di), La Scuola Medica Salernitana. Gli autori e i testi, Firenze, 2007; si veda anche ora, coordinata sempre da questi due studiosi, l'impresa di edizione critica nazionale delle opere di maestri salernitana, di cui sono stati già pubblicati alcuni volumi. Cfr anche R. French, A. Cunnningham, Before science: The inven­tion of the f1·iars' natural philosophy, Aldershot, 1996.

1° Cfr. C. Crisciani, La fonnazione del medico: dottrina ed etica, in M. Ferrari, P. Mazzarello (a cura di), Formare alle professioni. Figure della sanità, Milano, 201 O (Storia dell'Educazione), p. 36-57.

11 Cfc J. Ziegler, Medicine and immortality ... cit. 12 Cfr. specialmente ibid., e Id., « Ut dicunt medici»: Medicai knoivledge and

theological debates in the second half of the thirteenth century, in Bulletin of the History of Medicine, 73, 1999, p. 208-237.

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prolungare la vita umana, possibilità che a sua volta è collegata alle analisi mediche sull'umido radicale e alla sua funzione in relazione alla crescita dell'organismo e alla sua parabola tra nascita e morte.

Si tratta di un caso di condivisione di interessi tra ambiti anche molto distinti: sono coinvolte - nel trattare il tema dell'umido radi­cale e della longevità - la teologia, la filosofia naturale, la medicina, l'alchimia, per non parlare delle ricadute pastorali sulla predicazione, da un lato; e di quelle prescrittivo-dietetiche negli speciali testi opera­tivi di medicina, soprattutto negli specialistici regimina 13 nel secolo XIII che vanno sotto il nome di De retardanda senectute (o simili)14,

dall'altro. E' un caso che rientra nelle più complessive domande15 circa quanto e come la prospettiva religiosa condizioni o comunque si leghi in vario modo a problematiche dichiaratamente scientifiche, e circa le modalità in cui queste ultime possono a loro volta interferire con ricerche religioso-teologiche, o comunque tenerne conto. In questa costellazione di domande anche di recente sono state sviluppate ipotesi innovative e ricerche importanti (di A. Paravicini Bagliani 16,

13 I regimina sono testi della medicina operativa che propongono un uso corretto delle sei res non natura/es, cioè di quelle condizioni (cibo, clima, sonno/ veglia , stati d'animo ecc.) che non fanno parte dell'organismo ma sono condizioni necessarie alla sua sopravvivenza e benessere: cfr. P. Gil Sotres, Le regole della salute , in M. D. Grmek (a cura di), Storia del pensiero medico occidentale ... cit., p. 399-438; M. Nicoud, Les régimes de santé au Moyen Age, 2 vol., Roma, 2007 (BEFAR, 333).

14 Tra questa ricca letteratura, non ancora del tutto censita e che annovera titoli di Marsilio Ficino (De vita libri tres, in particolare il secondo libro), di Paracelso (De vita longa) e di Francesco Bacone (Storia della vita e della morte; cfr. B . Gemelli, Formazione e consen1azione della vita tra speculazione ed esperimento negli scritti di Francis Bacon, in Medicina nei secoli, 15-2, 2003, p. 155-76), ed è di «lunga durata», per il periodo medievale si segnalano il Liber sex scientiarum di Ruggero Bacone, il De retardatione accidentium senectutis e il De conservatione iuventutis, attribuiti (con altri opuscoli sullo stesso tema, più brevi e precettistici) a Ruggero Bacone, ma anche ad Arnaldo da Villanova e, alcuni, a Raimondo Lullo; il De vita philosophorum e il De conservanda iuventute et retardanda senectute dello ps. Arnaldo. Al riguardo cfr. gli studi di A. Paravicini Bagliani, Il mito della prolongatio vitae alla corte pontificia del Duecento. Il De retardatione accidentium senectutis, in Id., Medicina e scienze della natura alla corte dei Papi nel Duecento, Spoleto, 1991, p. 283-326 ; Id., Medicina e scienze della natura alla corte di Bonifacio VIII, ivi, p. 233-266; Id., Ruggero Bacone, Bonifacio VIII e la teoria della prolongatio vitae, ivi, p. 327-361. In generale, oltre al classico G. J. Gru man, A history of ideas about the prolongation of life. The evolution of prolongevity hypotheses to 1800, in 1Ì'ansactions of American Philosophical Society , 56-9, 1966, p. 1-97, dì.: i saggi contenuti in C. Crisciani et al. (a cura di), Vita longa ... cit.

15 Cfr , per indicazioni sulla ricerca ancora da intraprendere, la introduzione di J. Ziegler al volume Religion and medicine .. . cit.

16 Vedi qui nota 14; vanno segnalati anche i molti volumi della collana Micrologus Library e della rivista annuale Micrologus (edite da SISMEL e dirette da A. Paravicini Bagliani), molto attenti appunto a queste problematiche.

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L. Cova 17, M. Van der Lugt18, J. Ziegler19

, P. Biller2°, tra gli altri21), cui

questo contributo esplicitamente si vuole collegare. Nel caso della discussione su natura, struttura e funzione

dell'umido radicale si può anticipare fin d'ora che n1edici e teologi latini affrontano il problema pressocchè contemporaneamente, benchè certo il discorso prenda le mosse sicuramente e ovvia­mente da riflessioni e testi medici, nel primo caso, e da domande teologiche già formulate dai Padri, nel secondo. Si tratta cioè di prospettive che sono distinte per origine, e che solo a un certo punto entrano in contatto nel corso del sec. XIII.

I niedici

Molto schematicamente22 : l'umido radicale23 è un fluido che, col calore innato, sarebbe costitutivo della vita e responsabile della sua durata. La metafora con cui viene descritto è queJJa - spesso

17 Cfr. specialmente L. Cova, Morte e immortalità nel composto umano nella teologia fì-ancescana del XIII secolo, in C. Casagrande, S. Vecchio (a cura di) , Anima e corpo nella cultura medievale, Firenze, 1999, p. 107-122; Id., Originale peccaturn e concupiscientia in Riccardo di Mediavilla. Vizio ereditario e sessualità nell'antropologia teologica del XIII secolo, Roma, 1984; Id., I principi della generazione umana: tradizione medica e filosofia aristotelica nelle discussioni teologiche del XIII secolo, in Esercizi filosofici, 6, 2002, p. 45-58; Id., « Prius animai quam homo». Aspetti dell'embriologia tommasiana, in C. Crisciani, R. Lambertini, R. Martorelli Vico (a cura di), Pania naturalia Saperi medievali, natura e vita: atti dell'XJ convegno della Società italiana per lo studio del pensiero medievale: Macerata, 7-9 dicembre 2001, Pisa, 2004, p. 357-378.

18 Cfr: M. Van der Lugt, Le ve1; le démon et la vierge. Les théories médiévales de la génération extraordinaire, Parigi, 2004.

19 Oltre ai saggi già citati cf-c J. Ziegler; Medicine and religion c. 1300. The case of Arnau de Vilanova, Oxford, 1998; Id., The sciences of the body around 1300 as a locus of theological and spiritual thought, in G. d'Onofrio (a cura di), The nzedieval theological paradigm. Religious thought and philosophy, Turnhout, di prossima pubblicazione.

2° Cfr. P. Biller, Introduction: fohn of Naples, Quodlibets and medieval concern with the body, in Id., A. J. Minnis (a cura di), lvledieval theology and the natural body, York, 1997, p . 3-12; P. Biller, J. Ziegler (a cura di), Religion and medicine ... cit.; dr. anche V. Boudon-Millet, B. Pouderon (a cura di), Les pères de l'Église face à la science médicale de leur tenzps, Parigi, 2005.

21 Segnalo da ultimo D. Jacquart, Medicine and theology, in S. E . Young (a cura di), Crossing boundaries at medieval universities, Leida-Boston, 2011, che non ho ancora potuto vedere.

22 Cfr., per più puntuali dettagli sui problemi e contesti diversi di insorgenza del concetto di umido radicale in ambito medico, la introduzione in AVOMO, V.2 cit., cap. 1.2. Cfr. anche C. Crisciani, Aspetti del dibattito sull'umido radicale nella cultura del tardo medioevo (secoli XIII-XV), in J. Perarnau (a cura cli), Actes de la II trobada intemacional d'estudis sobre Amau de Vilanova, Barcellona, 2005, p. 333-380.

23 Cfr., oltre all'edizione e all'introduzione citate qui alla nota 1, M. R. McVaugh, The humidum radicale in thirteenth-centwy medicine, in Traditio, 30, 197 4, p. 259-283.

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poi criticata come non pienamente perspicua e anzi fuorviante, ma evocata - della lucerna/lampada, dove l'un1ido radicale sarebbe l'olio che bagna lo stoppino e si alimenta dal contenuto del serba­toio24. Molte sono le dottrine, mediche e filosofiche, che ne spie­gano la funzione e gli effetti, prima tra i medici greci e soprattutto poi tra gli studiosi arabi, e vive dal sec. XIII sono le riflessioni e discussioni in Occidente sulla sua natura per almeno due secoli, e anche più oltre. Basta qui ricordare che esse si sviluppano princi­palmente intorno ai seguenti dati e problemi. L'umido radicale è una dotazione di fluido che viene fornito con lo sperma all'inizio della vita e in esso si radica il calore innato, che ovviamente, agendo, lo consuma; l'umido nutrimentale, fornito dal cibo quoti­diano, sostiene in continuazione, nel corso della vita, il calore, ma ne viene consumato; la morte accade quando l'apporto o/e il rabbocco adeguato tra i due umidi viene meno per vari n1otivi, e il calore si spegne. Molto allora si dibatte non solo sulla natura di questo fluido e sui suoi rapporti con altri fluidi25

, umori e liquidi dell'organismo, ma soprattutto su due punti. Innanzitutto: l'umido nutrimentale, il cibo digerito, restaura l'un1ido radicale (i due fluidi sono cioè omogenei); o si tratta di due fluidi diversi, avendo il primo la sua origine nello sperma? In secondo luogo e in ogni caso: l'umido radicale può essere restaurato in qualche modo, garantendo così un più sano e lungo perdurare della vita? E fino a che limite?

Queste sono le principali questioni che i medici latini (specie dopo la diffusione del Canone di Avicenna, a partire cioè dagli ultimi decenni del sec. XII) affrontano e risolvono, con parti­colare acutezza e vivacità nei secc. XIII e XIV. In questa rete di considerazioni e riflessioni26 si collocano e si incrociano le pro­spettive e i testi di Arnaldo da Villanova27, di Bernardo de Gordon28,

24 Cfr. P. H. Niebyl, Old age, fève1; and the lamp metapho1; in Journal of the History of Medicine and Allied Sciences, 26, 1971, p. 351-368.

25 L'attenzione si focalizza specificamente soprattutto su spiritus e sangue: vi fanno particolare riferimento alcuni testi pratici medico-farmacologici e alchemici nei secc. XIV e XV (cfT. C. Crisciani, Il fàrmaco d'oro: alcuni testi tra i secc. XIV e XV, in Ead., A. Paravicini Bagliani (a cura di) , Alchimia e medicina, Firenze, 2003, p. 217-245); cfr. anche D. Jacquart, La médecine médiévale dans le cadre parisien (XIVe-xve siècle), Parigi, 1998, specie cap. IV.

26 Oltre ai testi citati alle note 1 e 24, cfr. G. Ferrari, Il trattato De hurnido radicali di Amaldo da Villanova, in Actes de la Il Iì'obada Intemacional ... cit., p. 281-331 ; Ead., Introduzione, in AVOMO, V2, cap. 4 e 5.

n Si rinvia qui alla nota 1 per l'edizione critica del testo. 28 Cfr. Bernard de Gordon, De Marasmode: L. Demaitre, The medicai notion

of 'withering' from Galen to the fourteenth century: The treatise on Marasmus by Bernard de Gordon, in Traditio, 47, 1992, p. 259-307 (con ed.).

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di Bernardo de Angrarra29 (per quanto concerne Montpellier30); di

Taddeo Alderotti3 1, di Pietro d'Abano32, di Pietro Torrigiano33

, di Gentile da Foligno e di Iacopo da Forlì negli Studia italiani34

: per citare solo i più noti medici e medici-filosofi di quel periodo che si occupano dell'argomento.

Spiccano, per esaustività, originalità, articolazione e rigore teorici i contributi sul tema di Arnaldo da Villanova e di Pietro d'Abano: non è possibile ora ovviamente analizzare in dettaglio le loro posizioni, le critiche e le prospettive originali che avanzano. Significativo è il fatto che circa negli stessi anni, e senza che si possano documentare incontri personali35 o rinvii testuali evidenti tra loro, sia Arnaldo da Villanova che Pietro d'Abano dedicano alla tenìatica dell'umido radicale un'attenta analisi, rispettivanìente in uno specifico trattato monografico l'uno, e in tre lunghe Differentiae del Conciliator, l'altro36

Si possono confrontare i due testi e cogliere alcune caratteristiche generali. I due autori - l'uno medico professionista fanìoso, anche al servizio di sovrani e papi, e docente illustre a Montpellier (in cui pronìuove la introduzione negli Statuti del

29 Cfr. Bernardo de Angrarra, Questiones sugli Aforismi, ms. Erfurt, Biblioteca Amploniana, F. 290.

30 Indicazioni più precise al riguardo si trovano nel saggio introduttivo di L. Demaitre (cil. qui alla nota 28), nonchè in Introduzione, AVOMO V.2, cap. 4 e cap. 6 (con alcuni testi editi in appendice).

31 In Micratechnen Galeni Commentariorwn editio secwula, Napoli , 1522. 32 Cfr. Pietro d'Abano, Conciliator controversiarum quae inter philosophos et

medicos versantur, Venezia, 1565 (rip1: an. Padova, 1985), le differentiae 111 , 112, 113; G. Ferrari, La durata della vita: medicina, astrologia e humidum radicale nel Conciliator di Pietro d 'Abano, in J.-P. Boudet, N. Weill-Parot (a cura di) , Médecine, astrologie et magie entre Moyen Age et Renaissance: autour de Pietro d'Abano, Firenze, di prossima pubblicazione; J. Chandelier, Pietro d'Abano et les médecins: réception et réputation du Conciliator en Italie au premier X!Ve siècle, ivi .

33 Pietro Torrigiano, Plusquam commentum in pmvam Galeni artem [edito con altri commenti alla Techne di Haly, Johannitius, Gentile da Foligno, Nicolò Leoniceno], Venezia, 1557.

34 Cfr. Introduzione, in AVOMO, V.2, cap. 6. 35 Incontri che sarebbero stati pur possibili: per motivi diversi, Pietro d'Abano

e Arnaldo (e anche Raimondo Lullo e Pietro Torrigiano) si trovano a Parigi negli stessi anni.

36 Questi i titoli delle diflèrentiae: 111. Utrum calidum innatum amplius consumat hunzidwn radicale influenti, necne ; 112. Utrwn humidum radicali possit restaurari, necne; 113. Utrum nzors naturalis possit beneficio aliquo retardari, seu eodem vita protelari, necne (ed. cil., coli. 164vaF-168vaF). Nella trattazione Pietro rinvia ad altre differentiae collegabili al tema (sulla complexio, sull'embriologia ecc.)

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'nuovo' Galeno)37 ; l'altro professore a Padova38, dopo un soggiorno di studio a Parigi -, sono forse i due più importanti medici del periodo e lavorano entrambi tra la seconda n1età del sec. XIII e il primo decennio del sec. XIV. Hanno formazione e percorso di studi diversi, e una diversa concezione sia della natura della medicina sia dei suoi rapporti con la filosofia naturale: più attento alla speci­ficità dottrinale e alla relativa autonon1ia della via medicorum è Arnaldo39 ; più convinto del forte nesso con la filosofia naturale è Pietro; entran1bi sono interessati e direttamente coinvolti nella traduzione di nuovi testi scientifici e medici, che fanno entrare nel circuito della ricerca e della didattica. Entrambi affrontano il tema dell'un1ido radicale da un punto di vista filosofico-scientifico, che punta cioè a conseguire la 'verità' teorica circa i vari aspetti del problema: Arnaldo lo dichiara esplicitamente nell'esordio del trattato; Pietro lo esprime in forma più implicita, col collocare la sua trattazione all'inizio della seconda parte del Conciliator, dedicata alla medicina operativa, che però l'autore ha già precedentemente

37 Cfr. J. A. Paniagua, Studia Arnaldiana Trabajos en torno a la obra 111.édica de Arnau de Vilanova, c. 1240-1311, Barcellona, 1994; J. Perarnau (a cura di), Actes de la I trobada intemacional d'estudis sobre Amau de Vilanova , 2 voll., Barcellona, 1995; Id., Actes de la II trobada internacional ... cit.; J. Ziegler, Medicine and reli­gion ... cit.; L. Garda Ballester, Arnau de Vilanova (c. 1240-1311) y la re(orma de Los estudios médicos en Montpellier ( 1309) : El Hipòcrates latino y la introducciòn del nuevo Galeno, in Dynamis, 2, 1982, p. 97-158. Si vedano anche molte intro­duzioni a edizioni di opere di Arnaldo curate da Michael McVaugh nella serie AVOMO. Arnaldo si impegna ad un certo punto della vita e della carriera anche in ambito religioso, è anche profeta di nuovi tempi, vicino agli Spirituali e ai beghini di Provenza, propugnatore di riforme presso i sovrani: non si fa qui riferimento questi aspetti della sua ricerca e attività.

38 Cfr. S. Ferrari, I tempi, la vita, le dottrine di Pietro d'Abano. Saggio storico­-filosofico, Genova, 1900 ; D. Jacquart, L'influence des astres sur le co1ps humain chez Pietro d'Abano, in B. Ribémont (a cura di), Le co1ps et ses énigmes au Moyen Age, Caen, 1993, p. 73-86; G. Federici Vescovini, Peterof Abano and astrology, in P. Curry (a cura di), Astrology, science and society. Historicals essays, Bury St. Edmunds, 1987, p. 19-39 ; F. Alessio, Filosofia e scienza. Pietro d 'Abano, in Storia della cultura veneta. Il Trecento, Vicenza, 1976, p . 171-206; E. Paschetto, Pietro d'Abano medico e filosofo, Firenze, 1984; F. Seller, Scientia astrorum. La fondazione epistemologica dell'astrologia in Pietro d'Abano, Napoli 2009; Introduzione, in AVO MO, V.2, cap. 5.

39 Cfr. M. R. McVaugh, Introduzione a Arnaldo da Villanova, De intentione medicorum, Barcellona, 2000 (AVOMO, V.l ); Id., Introduzione a Arnaldo da Villanova, Aphorismi de Gradibus, Granada-Barcellona, 1975 (AVOMO, II); Id., The Nature and lùnits of medicai certitude at early fourteenth-centwy Mon.tpellier, in Osiris, seconda s., 6, 1990, p. 62-84; C. Crisciani, Medicina e filosofi.a nel medioevo: aspetti e fasi di un rapporto discusso, in I castelli di Yale (Ferrara) , 2007-2008, p. 9-35 , specie§ 6 ; Ead. , Fatti, teorie, narratio e i malati a corte. Note su empirismo e medicina nel tardo medioevo, in Quaderni storici, 108-3, 2001, p. 695-718, specie p. 699-701.

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definito come scientia anch'essa speculativa (orientativa bensì della pratica, ma non ars o pratica essa stessa). Sia Pietro d'Abano che Arnaldo padroneggiano tutte le fonti mediche e filosofiche relative all'argomento, antiche, arabe, aristoteliche che si erano man mano stratificate; forse Pietro d'Abano ha padronanza di più testi- come il De tabe di Galeno, specifican1ente afferente al tema e tradodotto dallo stesso Pietro: Arnaldo lo ignora, o comunque non ne fa uso. Nella elaborazione dei due, molti sono gli snodi e i quesiti puntuali che ricevono un diverso trattamento, sono inclusi o trascurati nelle loro arg01nentazioni, che quindi non scorrono del tutto parallele. Tuttavia, sia Pietro che Arnaldo sono concordi sui due punti fondamentali della questione, e cioè: innanzitutto umido radicale e nutrimentale non sono ontologicamente differenti; e, di conse­guenza, il secondo può 'restaurare' il primo: tuttavia con dei limiti, e qui i due medici differiscono. Mentre Arnaldo fa riferimento seccamente ad una proportio matematica tra calore e un1ido, propria di ciascun individuo, la cui compr01nissione provoca la morte naturale, ma la cui precisa entità è conosciuta solo da Dio, ed è imn1odificabile in quanto limite a noi ignoto; Pietro colloca questo limite in una più complessa articolazione tra tale proportio (che anch'egli giudica essenziale) e congiunture astrali proprie al cielo natale di ciascun uon10. Ne consegue una diversa attribuzione di compiti e di ruolo al medico circa il prolungamento della vita. Arnaldo non tocca affatto il tema specifico di una possibile prolongevità, ma amplia molto le possibilità del medico circa i suoi interventi sul regime per garantire il permanere il più salubre dell'organismo nei limiti della proportio stessa. Fantasiosi, infondati e vani sono per lui (non però per il suo contemporaneo e docente nella stessa università40

, Bernardo de Gordon41 ) eventuali fannaci prolongevitisti, di cui Arnaldo, anche in altri suoi testi farmacologici, non si cura affatto. Il tema della prolongevità è invece affrontato da Pietro d'Abano, e a suo avviso la vita può essere prolungata, agendo (però precocemente, nell'infanzia) sulla complexio dell'individuo: forse anche con farmaci già noti agli antichi e ora ignorati; certo con opportuni regimina, con stili di vita adatti, e soprattutto - vistosa differenza questa tra i due autori42 -

4° Cfr. M. R. McVaugh, Nota sobre las relaciones entre dos maestros de lvlontpellier: Arnau de Vilanovay Bernardo Gordon, in Asclepio, 25, 1973, p. 331-336; L. Demaitre, Doctor Bernard de Gordon: Professor and practitioner, Toronto, 1980.

41 Bernardo propone un electuarium per conservare la giovinezza, di sua inven­zione, nell'ultimo capitolo del suo De marasmode.

42 Cfr. G. Ferrari, Introduzione, in AVO MO, V.2, cap. 5 (specie il pararagrafo 3: « An1aldo e Pietro d'Abano: due astrologie mediche a confronto»).

96 PROLUNGAMENTO DELLA VlTA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

tramite la collaborazione del medico con l'astrologo: quest'ultimo, per Pietro, può non solo segnalare debolezze, propensioni patologiche del soggetto che i suoi astri di nascita segnalano, consentendo così al medico di intervenire preventivamente o precocemente; può anche approntare strun1enti atti a veicolare influssi astrali positivi e con ciò salutari.

Si è potuto comunque constatare, esaminando le posizioni di numerosi medici nei secoli XIII e XIV che, di fatto - nonostante sia Arnaldo che Pietro retoricamente polemizzino con 'n1edici moderni' e contro farneticanti philosofantes loro contemporanei, i quali sosterrebbero la non restaurabilità dell'umido radicale43

- ,

tutti i medici latini ritengono ed esplicitamente dichiarano, con argomenti forse meno stringenti e in trattazioni più ridotte, che i due umidi sono compatibili, e che quello nutrimentale può rabboc­care quello radicale: non però - sono tutti concordi - nella stessa qualità di quello che invece si perde. Per questo, la n1orte naturale è, per i medici, inevitabile, ed essi possono proporre non farmaci di eterna giovinezza44

, n1a solo buoni regin1i delle sei res non naturali per conseguire una vita più lunga in buona salute45

Le disamine e i dibattiti coinvolgono dunque tutti, a partire da Taddeo Alderotti a Bologna e da Cardinalis a Montpellier (metà del sec. XIII). Ed è ben cmnprensibile. Da un lato, infatti, si tratta, per i medici e nel caso del ruolo dell'umido radicale, della rivendicazione di una loro specificità disciplinare: sicuramente questo è un loro tema e coinvolge molte questioni prettan1ente mediche: dalla formazione dell'embrione, al marasma finale dei morenti,

43 Cfr. ivi., cap. 5 e 6, passim; in queste polemiche non si fanno nomi: si tratta allora sia di critiche generiche a contemporanei colleghi incapaci , troppo superfi­ciali nell'intendere gli auctores sul tema, o comunque arretrati dottrinalmente; sia di espedienti retorici, per poter elencare obiezioni e critiche; sia di forme di critica indiretta agli ad auctores stessi, le cui posizioni contestabili sono citate e generica­mente attribuite a 'quidam', 'alii' ecc.

44 Lo fa però-si è visto-Bernardo de Gordon; in forma diversa, con l'astrologia medica, anche Pietro d'Abano. È poi questo - la concreta modifica del limite, per giungere a quello originariamente previsto e stabilito da Dio, e ora non più rag­giunto da uomini indeboliti e degradati nel fisico come nell'anima - invece lo scopo dei De retardanda senectute, opere di medicina pratica diffuse appunto nel sec. XIII (cfr. qui n. 14).

45 I medici fanno propria, quasi fosse una massima, una realistica sentenza del Canone di Avicenna circa il rapporto tra medicina e morte : «Et ars quidem sani­tatem custodiendi non est ars que a morte securos nos faciat ... neque unumquoque c01pus ad ultimam vite longitudinenz perducat que est secundum hominem. abso­lute, sed de duabus rebus securitatem prebet: putrefàctionis penitus prohibitione et defensione humiditatis ne cito resolvatur. .. » (Liber Canonis, Venezia, 1507 [rip1~ an. Hildesheim, 1964], fen III, capitulum singulare [De causis sanitatis et egritudinis et necessitatis mortis}, f. 53ra.

CHIARA CRISCIANI 97

dalla struttura della complexio nelle varie età alla consunzione, e alla problematica delle varie febbri. È questa una specificità e autonomia di ricerca che del resto non appare ostacolata ma piuttosto ben prevista genericamente dai teologi, quando si rifanno a ciò che dicunt medici, in questo modo avvalorandone lo speciali­stico parere; ed è amrnessa, anzi aristotelicamente46 fondata (sotto il profilo epistemologico) dai filosofi naturali. E infatti Alberto Magno, ad esempio, dichiara in più punti, nelle sue molte trattazioni filosofico-scientifiche sull'umido, radicale e non, di lasciare molti particularia, e cioè più determinate e puntuali analisi e solu-zioni, appunto ai medici, come loro specifico compito e prerogativa. Proprio anzi circa il prolungamento della vita Alberto afferma che: « Similiter, etiam humidum, licet sit multis modis causa longioris vitae et brevioris, quos modos considerat medicus ... »47

• D'altro lato la diffusione tra i medici dei problen1i relativi all'umido radicale e anche la varietà di tratta1nento e le molte sfumature nelle loro prospettive rinviano anche ad un ovvio dato di fatto, istituzionale­didattico e curricolare. Nelle Facoltà di medicina, infatti, i docenti si trovano di fronte all'argon1ento dell'umido radicale, o a te1ni strettamente collegati, sia con1mentando gli Aforismi, sia la Techne, sia soprattutto il Canone: si potranno trovare trattazioni o questioni al riguardo - non necessarian1ente, certo; e non sen1pre dotate di approfondita ampiezza o di particolari novità - nelle lezioni sul I libro (fen I, doctr. IV, cap. 1 : Quid sit humor et eius divisiones); fen III, capitulum singulare (De causis sanitatis et egritudinis et necessitatis mortis); e sul IV libro (fen I, tr. III, in relazione alla febbre « ethica » ) 48 .

~ 6 Si fa riferimento ad un vessato passo del De sensu et sensato di Aristotele in cui si afferma che il sapere del medico inizia là dove termina la competenza del filosofo naturale: anche a livello istituzionale e specie nelle Università italiane il motivo è discusso in relazione al rapporto, inteso di volta in volta come di dominio epistemologico o di 'servizio', che la filosofia naturale può intrattenere con la medicina: cfr . C. Crisciani, Medicina e fi.losofia .. . cil. , specie§ 5.

47 Alberto Magno, De morte et vita, in Opera 01nnia , ed. P. Jammy, Lione, 1651, tr. I, p. 169h, l 70h.

48 Sulla diffusione del Canone come testo curriculare, oltre a importanti contributi di Danielle Jacquart, cfr. di recente J . Chandelier, Gentile da Foligno, médecin et universitaire du XIV" siècle. Étude et édition critique du commentaire au Canon d'Avicenne (3,11,1), Thèse pour le dipl6me d'archiviste pa1éographe, Parigi, 2002; Id., La réception du Canon d'Avicenne. Médecine arabe et milieu universi­taire en ltalie avant la Peste noire, Thèse de doctorat d'histoire, École pratique des hautes études, Parigi, 2007; per il periodo successivo cfr. N. Siraisi, Avicenna in Renaissance ltaly. The Canon and medica! teaching in ltalian universities after 1500, Princeton, 1987, specie cap. I.

98 PROLUNGAMENTO DELLA VITA : MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

Non esiste al momento un censimento di tutti i commenti e questioni relativi a questi luoghi testuali: sappiamo che non sono, specie le questioni sparse, neppure tutte elencate e conosciute49

Più agevole per ora è apprezzare le trattazioni di Taddeo Alderotti e di Pietro Torrigiano (nei rispettivi commenti alla Techne); di alcuni n1aestri di Montpellier (in commenti agli Aforismi), di Bernardo de Gordon nel suo De marasmode. Risalta, nella prima metà del sec. XIV, l'impegno di commentatore di Gentile da Foligno (che presenta anche una evoluzione di dottrine da un commento all'altro ed è il primo a commentare l'intero Canone); e quello di Tommaso del Garbo (seconda metà del sec. XIV) che, in parte seguendo anche Gentile, scrive un trattatello specificamente dedicato all'umido radicale50 , oltre a due ampie quaestiones sul tema contenute nella sua Summa medicinalis; per finire con Giovanni di Santasofia, Iacopo da Forlì, Giovanni Dorp di Leida e Simone da Castello in pieno sec. XIV (e altri non1i si potranno aggiungere).

Lascio necessariamente qui da parte considerazioni puntuali anche rilevanti che sarebbero da approfondire per ciascuno di questi autori; e do per scontato che, naturaln1ente, i con11nenti di Taddeo nel sec. XIII e le questioni di Simone da Castello nel sec. XIV, ad esempio, vanno visti nei, e si differenziano per, i rispettivi, diversi contesti filosofici e culturali in cui si collocano51

• Per quel che questa per ora parziale ricognizione consente di accertare, in testi editi e inediti, in tutti i medici si può notare una relativa ornogenità di soluzioni proposte. E innanzitutto, tale on1ogeneità e condivisione di prospettiva riguardano certo almeno il motivo centrale del dibattito tra i secoli XIII e XIV, quello da cui gli stessi Pietro d'Abano e Arnaldo da Villanova prendono polemican1ente le n1osse, e cioè: l'umido radicale è restaurabile o no? Le risposte di questi due medici-filosofi sono, si è visto, per il sì, e le loro soluzioni si basano, al fondo, su due mosse correlate: innanzitutto lo scio­glimento dell'eccezionalità che legherebbe un1ido radicale a umido spermatico o allo sperma iniziale: la connessione non scompare, certo, n1a non prelude a nessuna differenza ontologica che separi necessariamente gli umidi. Di conseguenza, e in secondo luogo,

49 Per più puntuali analisi e per riferimenti bibliografici cfr. Introduzione, in AFOMO, V.2 cit. , cap. 6.

5° Cfr. Tommaso del Garbo, Tractatus de restauratione humidi radicalis , ed. con la sua Summa medicinalis, Venezia, 1506; si tratta, a mia conoscenza, dell'unico scritto monografico sul terna nel periodo medievale oltre a quello di Arnaldo da Villanova.

51 Innanzitutto per il tipo diverso di commento in cui si sviluppano le conside­razioni sull'umido radicale, e inoltre per la diffusione dei 'linguagggi di misura' e di una insistita analitica semantica negli scritti più tardi.

CHIARA CRISCIANJ 99

scompare invece la distinzione netta tra un1ido radicale e nutri­mentale. Pertanto, il primo potrà essere restaurato dall'apporto del secondo, con vari limiti, dovuti non tanto alla loro intrinseca natura quanto piuttosto a condizioni e cause molto varie.

Se infatti sulla compatibilità tra i due umidi tutti i medici che ho nominato non paiono avere perplessità, imboccano poi strade diverse e particolari circa le forn1e di questo rabbocco e le cause della fine - o indebolimento - del rabbocco stesso: che vengono ascritti a cause varie e anche concorrenti: cibi inadatti, carenza della virtù digestiva, contrasto continuo tra 'elementi' nel composto-organismo, prevalenza della 'secca teffestrità', caldo 'estriseco' eccessivo rispetto al soave calore innato, incapacità di frenare la putrefactio degli umori. Inoltre: in generale tutti i medici quando espongono le loro dottrine più determinate sull'umido radicale tengono a sottolineare che il loro approccio - per quanto 'sottile' e astrattan1ente dottrinale possa essere - risulta comunque inquadrabile ed inquadrato dalla finalità operativa e dai casi dei possibili pazienti, singoli e concreti, con cui il medico innanzitutto (e almeno di principio, sotto il profilo epistemologico) avrebbe a che fare come suo specifico obiettivo. Appunto per il fatto di muoversi a questo livello più determinato epistemologicamente, in m.olte discussioni o questioni di medici sull'umido radicale appare decisiva e centrale la categoria specificamente medica di complexio52

• Lumi do radicale 'non si vede' - se non nei suoi effetti, quando vien meno -, n1a quando è messo in connessione con le dottrine degli umori e delle complexiones risulta più concreto. E, comunque, questa è la via scelta dai n1edici per farlo entrare in prospettive che possono diventare anche diagnostiche e terapeu­tiche. Queste ultime sono comunque centrate non sull'umido radi­cale in sé - come accadrà invece nel caso delle terapie alchemiche, alla metà del sec. XIV e specialn1ente nel sec. XV53 -, ma su quella coordinazione di umori e fluidi (e loro qualità, quantità, inten-

52 Cfr. per questa centrale calegoria P. G. Ottosson, Scholastic medicine and philosophy. A study of commentaries on Galens Tegni (ca. 1300-1450), Napoli, 1984, specie cap. III; D. Jacquart, La scolastica medica ... cit., passim; Ead., De crasis à complexio: note sur le vocabulaire du tempérament en latin médiéval, in G. Sabbah (a cura di), Textes médi.caux latins antiques, Saint-Étienne, 1984, p. 71-76 (Centre Jean-Palerne, Mémoires V), ora in Ead., La science médicale occidentale entre deux renaissances (XII' s. -XV" s.), Londra, 1997 (Variorum Collected Studies), sezione VI.

53 Per gli sviluppi alchemici stù rapporto tra umido radicale, rimedi alchemici e prolongevità cfr. Introduzione, in AVO MO, V2 cit., cap. 8; M. Pereira, L'alchimista come medico perfetto nel Testamentum pseudolulliano, in C. Crisciani, A. Paravicini Bagliani (a cura di), Alchimia e medicina ... cit., p. 77-108; C. Crisciani, Elixir and radical moisture in the alchemy of 14'" and 15111 centuries (di prossima pubblicazione) .

J 00 PROLUNGAMENTO DELLA VITA : MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

sità, latitudo), virtutes, operationes, che si radica e si espri1ne nella complexio di ciascuno.

I.:umido radicale dunque, per la maggioranza dei inedici scola­stici, entra a far parte del complessivo paradigma teorico-dottrinale specialistico della 'complexio', ormai ben assestato e n1olto artico­lato. Non stupisce che, in questo specifico, determinato ma ampio quadro, innanzitutto il tipo privilegiato di intervento proposto da questi medici sia il regime delle sei res non naturali, atto a garantire il miglior equilibrio possibile della complexio stessa; e, in secondo luogo, che differenti e molteplici siano poi le combinazioni e gli incroci possibili e più determinati - di mnido radicale con le età della vita, con le stagioni, con i tipi di complexio di diversa domi­nanza umorale, col contesto ambientale - su cui ciascun autore reputa che sia più utile soffermarsi. La progressiva, egemonica istituzionalizzazione del Canone nei curricula, con i suoi luoghi deputati alla trattazione del tema dell'umido radicale, delle febbri e della morte stabilizza, poi, e inquadra queste analisi, e, da un certo punto in avanti, è attorno a questo testo che il dibattito, prevalente­mente, si muove.

Ci si accorge presto che un quesito («come prolungare la vita? ») quasi sostituisce l'altro («cos'è l'umido radicale e quale è il suo nesso con l'umido nutrimentale? ») e comunque assun1e sempre maggior rilievo nei dibattiti nel Trecento e nel Quattrocento, sia tra i filosofi che i medici: e diventa anche appannaggio di esperti diversi (alchimisti, medici-alchimisti, farn1acologi), e si colloca spesso in contesti sociali e culturali che non sono quelli, istitu­zionali, delle aule universitarie. Con ciò la discussione muta in parte natura e stile. Alle domande sulla natura dell'umido e alle tassonmnie si sostituiscono, da un lato e da parte dei medici, rassegne analitiche sull'argomento: è questo il caso di Iacopo da Forlì, che elenca ed espone molte possibili posizioni, con1piacen­dosi della loro abbondanza e sottigliezza, per lo più senza però nè proporre una argomentata scelta, nè tentare una forma di concili­atio interpretativa. Oppure, e d'altro lato, ci troviamo di fronte a prescrizioni e direttive operative, e da parte di 'medici' practici e alchimisti54 : esse si affiancano e talvolta si intrecciano al lavoro dottrinale degli universitari, siano essi filosofi naturali, medici o teologi, ma non lo soppiantano.

54 Cli: C. Criscani, Premesse e promesse ... cit.

CHIARA CRJSCJANJ 101

I teologi

Si è già detto che l'attenzione dei teologi per alcuni problemi di antropologia religioso-teologica non ha certo atteso per espri­mersi - questo va fortemente sottolineato55 - la n1essa a punto delle dottrine mediche dell'umido radicale: essa piuttosto se ne appro­pria a un certo momento, in relazione a questioni specificamente teologiche che hanno in Agostino, e poi nelle Sentenze di Pier Lombardo56, due punti di riferimento obbligati.

Le specifiche questioni in cui appare confacente far ricorso a questo utile concetto sono essenzialmente tre, e sono intrinsecamente connesse: la determinazione della veritas hunianae naturae57

; l'analisi della reswTezione del singolo con1e corpo glorioso58

; e soprattutto l'indagine sulla situazione fisiologica prelapsaria di Adan10, spesso intesa come base o problema comunque correlato per la trattazione adeguata anche degli altri due temi. Particolarmente fruttuosa per la nostra indagine è la ricognizione sull'uso dell'umido radicale nei dibat­titi circa la condizione edenica di Adamo, sulla quale qui mi soffermo succintamente, perchè già Joseph Ziegler in un fondainentale saggio ne tratta ampiamente e con puntuali riferi1nenti; né sarebbe comunque

55 Così come va sottolineato altrettanto chiaramente, all'inverso, che le pro­spettive mediche, filosofiche e alchemiche, nonchè le proposte dei regimina De retardanda senectute si possono sviluppare e si sviluppano anche autonomamente, e comunque non sono certo direttamente orientate da preoccupazioni religiose. Si vuole qui solo segnalare un significativo parallelismo e una relativa sincronia nelle trattazioni; resta comunque ancora aperto il problema degli scambi (e della loro direzione) tra sapere teologico e naturalistico-medico e alchemico.

56 La discussione successiva farà riferimento soprattutto a due Distinctiones del libro II delle Sentenze, la XXX (sulla veritas humanae naturae, ovvero "se il cibo assimilato nella vita entra a farne parte») e la XIX (sulla natura di Adamo e gli effetti ciel Peccato originale); nel libro IV, sulla Resurrezione, il termine veritas hu.manae naturae non compare, ma è esplicito il rapporto tra libro II e libro IV circa il problema su quale sia la parte dell'uomo che risorge.

57 Al riguardo cfr W. H. Principe, The 'Iìuth ofhwnan nature' according to Thomas Aquinas: Theology and science in interaction, in R. J. Long (a cura di), Philosophy and the God of Abraham: Essays in memory oflames Weisheipl O.P., Toronto, 1991, p. 161-177; Id., "De veri tate humanae naturae »: Theology in conversation with biology, 1nedicine, and philosophy ofnature, in S. Knuutila, R. J:yorinoja, S. Ebbcscn (a cura di), Knowledge and the sciences in medieval philosophy, Helsinki, 1990, III, p. 486-492; P. L. Reynolds, Food and the body. Some peculiar questions in high medieval theology, Leida, 1999.

58 Cfr. alcuni contributi di Bynum in C. W. Bynum, The resurrection of the body in Western Christianity, New York, 1991; vedi anche F. Santi, Il piacere e le forme. Intomo ad alcuni racconti sulla pennanenza etema del corpo umano (secoli XIII-XIV), Tesi di Dottorato (II ciclo), Università di Firenze, 1990; Id., Un nome di persona al corpo e la massa dei corpi gloriosi, in Micrologus, 1, 1993, p. 273-300; K. Nolan, The immortality of the soul and the resurrection of the body according to Giles of Rame, Roma, 1967 (con ed. di questioni).

102 PROLUNGAMENTO DELLA VJTA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLJ xm E XIV)

possibile qui passare in rassegna i maggiori teologi (da Roberto di Lincoln e Bonaventura a Tam.maso, da Alberto Magno a Nicola di Occam e numerosi altri) che interloquiscono su questo tema. Basti dire, ora e in generale, che si ricorre al tema dell'umido radicale, o, prima ancora e più complessivamente, agli apporti della filosofia natu­rale, in relazione al nesso tra la struttura naturale/anin1ale (e dunque mortale) di Adamo e la sua in1ITlortalità nell'Eden59

, e al rapporto tra questa immortalità e quella finale dei beati.

Le discussioni teologiche tendono, nel complesso, a considerare l'iinmortalità edenica di Adamo come un protratto prolungamento della vita e, alla fine, nel suo «passaggio» - se Adamo non avesse peccato - in un luogo e in una condizione non meglio precisati come «spirituali». Di notevole interesse sono appunto i concetti medico-scientifici che man mano entrano nelle trattazioni: la complexio, le varie forme di equalitas (o equilibrio umorale), le cause fisiologiche di morte, e, appunto, l'un1ido radicale e il calore naturale. La dimensione corporea di Adamo viene analizzata dai teologi del sec. XIII secondo le norme di una causalità naturale, con accuratezza e sotto ogni profilo: dalla possibile riproduzione dei progenitori nell'Eden, alla loro crescita e alla soggezione ai bisogni naturali, alla potenziale insorgenza di malattie o quan­tomeno di squilibri, e, appunto, all'eventuale deperditio di forze e fluidi vitali che si accompagna comunque alla naturalità della vita.

Necessario al benessere di Adamo, fin dalle riflessioni di Agostino, è stato considerato il lignum vitae; sulla sua struttura e funzione si sofferma quasi ogni teologo (soprattutto, dal sec. XIII, negli obbliga­tori comn1enti alle Sentenze del Lombardo): ha il lignum vitae carat­teri naturali per giovare, preservando naturaliter Adamo da ansietà, malattie e vecchiaia? o è proprio quest'albero il dono, la grazia in cui si materializza e si manifesta l'intervento divino? Cmnunque sia interpretata la natura dell'albero60 , è probabilmente alla 'scuola' di

59 Le questioni al riguardo vertono per lo più sulla Distinctio XIX ciel II libro delle Sentenze cli Pier Lombardo; cfr. J. Ziegler, Medicine and immortality ... cit.; «Il paradiso in terra,,: Genesi.2, in Annali di storia dell'esegesi , 13-2, 1996; J. Barr, The Garden of Eden and the hope of immortality , Minneapolis, 1992 (tr. it., Brescia, 2008); A. Magris, Il mito del giardino dell'Eden, Brescia, 2008. Cfr. anche A. Scafi, Mapping Paradise. A history ofheaven on earth, Londra, 2006, specie i primi cinque capitoli. Cfr. anche A. Wilnsche, Die Sagen van Lebensbawn und Lebenswasser, Lipsia, 1905 (che non ho potuto consultare).

60 Anche su questo tema la bibliografia è molto vasta e disuguale. Cfr. G. L. Potestà, Il simbolo dell'albero, appendice del suo Storia ed escatologia in Ubertino da Casale, Milano, 1980, p . 252-26 l e soprattutto la specifica bibliografia, bencbè ora un po' datata, che egli riporta; cfr. ora anche i contributi di C. Crisciani, M. Rainini e M. Pastoureau in Le monde végétal . .. cit.

CHIARA CRJSCIANI 103

«Alessandro di Hales »61 che si dichiara per la prima volta ed esplici­tamente che l'efficacia del lignum vitae si esercita propriamente sull'un1ido radicale di Adan10. Infatti, si precisa che: « ... duplex est consumptio hwnidi, scilicet radicalis et nutrùnentalis. Consuwzptio humidi radicalis impediebatur propter eswn ligni vite, quod ideo lignum vite dicebatur, quia per illud vegetabatur illud humidum in quo radicatur vita; conswnptio vero humidi nutrimentalis impedie­batur per esum aliorum lignorum paradisi ... »: e da qui in poi i due 'oggetti' - lignum vitae e umido radicale - saranno molto frequente­mente e quasi topicamente uniti nei testi teologici. Non senza, però, inflessioni e accentuazioni diverse e personali e diverse sfumature.

Attento proprio alla varietà delle interpretazioni dei medici su questo tema è ad esempio l'agostiniano Giacomo da Viterbo (t 1312)62 , che spesso rinvia all'auctoritas medicorum, anche se non cita nessun testo di autore o nome preciso (tranne, generica­mente, Avicenna)63 • Circa l'umido radicale in particolare, i medici - rileva Giacomo - sostengono che avviene una efficace restaurati.o dell'umido tramite il nutrimento e trovano convergenze tra un1ido radicale e spirito radicale, pur non identificandoli. È interessato poi in modo vistoso a questi problemi il francescano Nicola di Occam64 (t 1320): anche nella sua analisi si rinvia puntualmente a dottrine mediche. Circa la restaurabilità dell'umido radicale, rileva Nicola - criticando così sia alcuni medici che colleghi teologi (non nominati) che la negherebbero -, che tota scientia medici­nalis è di parere diverso: i due umidi hanno una sola forma65 , il

6 1 Cfr. Summa Halensis, II, p. 689 (Summa Halensis [o Summa fì'atris Alexandri o Summa theologica], 5 voll., Quaracchi [Firenze], 1924-1948). La Summa Halensis è un Lesto composito e la parte qui usata (De coniuncto humano) è un'aggiunta , scritta intorno agli anni '50/'60, e sotto l'influenza del Commento alle Sentenze di Bonaventura. Dell'immortalità edenica si tratta anche, sempre nella Summa Halensis, nel De peccato hominis (I. II, ii, t. III, p. 218), sezione forse però attribui­bile a Giovanni de la Rochelle. Cfr. anche Alessandro di Hales, Quaestiones dispu­tatae 'antequam esset frater', Quaracchi, 1960, III, p. 1293-1301. Al riguardo rinvio alla rassegna e alle analisi di J. Ziegler, Medicine and immortality ... cit.

62 Giacomo da Viterbo, Disputatio quarta de quolibet, ed. E. Ypma, Wi.irzburg, 1975, specie p. 56-57.

63 lvi., p. 51, 55, 58. 64 Nicola di Occam, Quaestiones disputatae de traductione humanae naturae a

primo parente, ed. C. Saco Alarcon, Quaracchi, 1993 (specie q. II: « Utrum aliquid de alimento transeat in veritateni humanae naturae opere nutritivae », p. 69-106).

65 Ivi., p. 84; « ... quia humidum nutrimentale admiscetur cwn humido radicali et fzt sub una forma ... Et ideo intelligendwn quod, prout possibile est utrumque restauratw: Sed 11011 ad eandem virtutem ... ». Cfr. il commento di J. Ziegle1~ in" Ut dicunt medici" . .. cit.: come egli rileva, si può notare la confluenza della linea di Nicola - sulla base di argomenti prettamente fùosofici ma supportati da una competenza medica insolita (specie su Avicenna) - con la prospettiva di Arnaldo, di Pietro d 'Abano e di al t1i medici.

104 PROLUNGAMENTO DELLA VITA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XlV)

calore li consuma entrambi, la restaurabilità riguarda ambedue, così come la finale progressiva estinzione. Ancora: è vero che -stando alle dottrine mediche - la restaurazione, pur continua, dell'umido radicale da parte di quello nutrimentale non sarà mai qualitativamente così pura (ed è appunto anche per questo che alla fine il rabbocco sarà impossibile): ma- nota sempre Giacomo da Viterbo66-, non fu così per Adamo. Se anche «nell'uomo che non avesse peccato ci fosse stata una perdita e un ripristino» (conìe sarebbe stato giusto, secondo la sua natura, che anche lì è vincolante), nel caso di Adamo «sarebbe avvenuto un ripristino uguale in purezza, tramite la virtù dell'albero della vita» . Medicine in senso proprio non sarebbero state necessarie ad Adamo, data l'assenza di malattie nell'Eden; ma «Una enim erat medicina homini a Dea concessa, scilicet lignwn vitae, cuius ligni sumptio virtutem naturae in suo vigore servabat »: e sarebbe stato allora opportuno che Adamo sviluppasse dottrine mediche, utili anche lì, in modo da « conoscere questa specifica proprietà dell'albero della vita »67

• Nel sec. XIV Giovanni Wyclif riprende ampiamente la tematica. Nel suo scritto sullo stato adamitico68

, analizzato per fini non certo principalmente medico-fisiologici, largo spazio è comunque concesso infatti all'analisi della complexio di Adamo, alla sua reazione rispetto alle sei res non naturales (quelle elencate nei regimina sanitatis della medicina pratica), alla natura dei misti animati, alla proporcio armonica che è condizione di immortalitas, alle indicazioni, in genere, dei medici. Tre tipi di alberi-frutti del Paradiso terrestre elenca Wyclif: uno serviva ad esum (cioè al nutrimento quotidiano) di Adamo; il secondo puntava ad imnwr­talitatis fìrmamentum (cioè ne garantiva la relativa durata/immor­talità); infine il terzo si prestava ad obediencie commodum (e cioè serviva a saggiare l'obbedienza e le scelte dell'uomo). L'umido radicale non è evocato in dettaglio, ma Wyclif precisa che, « satis probabiliter »,il primo uomo usava parcamente del« lignum vitae, in valde modica quantitate e ad modum electuari »69 : la peculiarità

66 Disputatio quarta ... cit., p. 66: «Si etiam in homine non peccante fuisset deperditio et restauratio », in Adamo « fuisset [acta restauratio in equali puritate per virtutem ligni vitae ».

67 lvi. , p. 65 . 68 Cfr J. Wyclif, Tractatus de statu innocentiae, ed. J. Loserth, F. D. Matthew,

Londra, 1922 (ripr. an. New York-Londra-Francoforle, 1966), specie p. 488-495; cfr. L. Campi, « Iusti sunt omnia ». Note a margine del De statu innocen.cie di fohn. Wiclif; in Dianoia , 12, 2007, p . 87-123.

69 Il termine electuarium era stato usato anche da Guglielmo di Auxerre (e forse da altri: una puntuale analisi al riguardo non è per ora disponibile) : «Ergo erat lignum vite Adam et Eve sicut electuarium eos con.servans sin.e defectu et in.com-

CHIARA CRISCIANI 105

e la funzione salutifera, ora proprio medicale, di questo frutto non potrebbero essere meglio sottolineate.

Ma il rinvio al nesso tra umido radicale, lignum vitae, lunga vita si presenta anche in contesti non teologici in senso stretto ma religioso-pastorali, cioè in prediche e manuali per predicazione. Mi lin1ito a ricordare70 i nomi di Giovanni di San Gimignano, di Servasanto da Faenza, di Aldobrandino della Toscanella (t 1314), di Gerolamo di Giovanni; e fra questi segnalo il domenicano Giordano da Pisa (t 1311)71

, dotato anche di una notevole cultura filosofico-aristotelica, che dedica ampio spazio alla situazione di Adamo e ai suoi cibi nelle prediche in volgare sul Genesi. Forte del supporto della dottrina dei Santi, ma anche dei concetti di filosofi e dei savii, Giordano parla delle «piante singulari » che si trovano in quel Giardino, e non più nei nostri giardini: tra queste spicca il lignum vitae. Più che sostentare l'umido di Adamo, a suo avviso i suoi frutti n1antengono sen1pre vivo il calore naturale del primo uon10 - principale supporto di vita secondo la dottrina aristo­telica. Ancora ad Aristotele risale l' esen1pio che in queste prediche Giordano propone della mescolanza di vino con acqua: nel caso di Adamo l'aggiunta e la mescolanza tra gli umidi non comportava modificazione di natura, e la sua carne si rinnovava mantenendo la medesima qualità. Perciò in quel Giardino « .. . sempre sarebbe stato l'omo giovane e non sarebbe mai invecchiato»; lì, inoltre l' «uomo sarebbe stato ben ordinato e senza difetto», come sarà nella Resurrezione; vecchi anche sarebbero diventati lì gli uomini se non avessero peccato, ma pur sempre sarebbero stati «giovani per aspetto e vecchi di tempo ».

Due sono gli snodi a n1io parere significativi di queste conside­razioni teologico-religiose. Innanzitutto, l'aver introdotto l'umido radicale in questo contesto, anche se in maniera imprecisa rispetto alle concezioni mediche, lo sottrae in parte alla sua definizione e funzione puramente fisiologica per collocarlo anche in un itinerario di salvezza. C'è stato infatti un luogo in cui l'umido radicale veniva pienamente restaurato, e non dal normale nutrimento: e allora

modo senectutis et sine omni nocumento, quod posset accidere extrinsecus . .. »

(Summa Aurea, ed. J. Ribaillie1~ Parigi-Grottaferrata, 1982-1986, l. II, tr. IX, cap. II, q.II, p. 250).

70 Anche per questi predicatori una ricognizione esaustiva della ricorrenza, più o meno stretta, del tema lignum vitae/umido radicale sarebbe auspicabile ma per ora manca, e non è perciò definibile l'ampiezza e il peso del loro interesse per l'argomento, o il molo di testi medici nelle loro considerazioni, che già si possono definire significative ma senz'altro abbastanza generiche.

71 Cfr. Giordano da Pisa, Prediche sul secondo capitolo del Genesi, ed. S. Grallarola, Roma, 1999, specie p. 64-67; 127-128; 130-136.

106 PROLUNGAMENTO DELLA VJTA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

malattie, vecchiaia e morte erano allontanate; e ci sarà di nuovo una condizione in cui esso non si consumerà più, coincidendo pienamente con ciò che di più intimo e vero l'organismo individuale possiede. Inoltre: averlo così 'isolato', fa sì che l'umido radicale possa essere interpretato in sé, come una sorta di fluido autonon10, visto che è legato ad un fn1tto speciale, e che a volte è inteso specificamente come un fàrmacon (I'electuarium di Wyclif, la nzedicina di Giacomo da Viterbo lo testimoniano abbastanza): si tratta di un prodotto specifico dell'albero paradisiaco, forse però isolabile anche da prat­iche un1ane e da procedure di 'digestione' artificiale. Queste due tendenze possono essere interpretate anche come percorsi di rifles­sione - non sempre consaputi - che hanno reso più facile, forse non così strano pensare che allora qualcosa di analogamente n1irabile (e analogamente fuori dalle normali regole naturali) - come appunto è il frutto del lignuni vitae - possa qui e ora, sulla terra e nella nostra storia, essere reperito o prodotto, e conseguire effetti simili.

Si orienta decisamente in questa direzione Ruggero Bacone -che rappresenta il momento più suggestivo e più denso di in1pli­cazioni dell'incontro tra n1edicina e teologia - in un testo filosofico n1a intriso di programmi religiosi, di prospettive escatologiche e di progetti scientifici: egli presenta, strettamente congiunta alla situ­azione di Adamo, ai frutti del lignum vitae e alla perfezione dei beati (trattandone nella stessa pagina) la meravigliosa medicina dello pseudo aristotelico Secretum secretorum, rivelata da Dio, concessa da lui ai patriarchi (per questo forse così longevi), o forse inventata da Adamo. È questa una medicina artificiale (non la offre la natura), costituita da elen1enti ridotti prima a pura sùnplicitas e ricomposti poi aequalia (in equilibrio): la stessa aequalitas che «sarà nei corpi dopo la resurrezione» ; e anche quella quasi piena aequalitas che strutturava sia la complexio di Adamo che i frutti del lignum vitae72

;

e infine appunto quella aequalitas che si potrà ottenere con un oro alchemicamente lavorato dall'esperto dei segreti della scientia experimentalis, che, appunto, «daret prolongationem vite »73 .

72 Ruggero Bacone, Opus maius (ed. J . H. Bridges, ripr. an. Francoforte, 1964, II), p. 208-209; 211-12, 215. Cfr. anche Id., Opus minus (ed. S. J. Brewer, Londra, 1859), p. 367-375; Id., Un-fragment inéditde l'Opus tertium, ed. P. Duhem, Quaracchi , 1909, p. 180; Id., Part of the Opus tertium, ed. A. G. Little, Aberdeen, 1912, p . 44-45; Id., Epistola de secretis operibus, edita con Opus minus, ed. J. S. Brewe1~ cap. VII.

73 Cfr. , oltre ai saggi di Agostino Paravicini Bagliani già citati, F. M. Getz, Roger Bacon and medicine: The paradox of forbidden fì ·uit and the secret of the long !ife, in J . Hackett (a cura di) , Roger Bacon and the sciences, Leida, 1997, p . 337-364; Ead., To prolong life and pro mote health: Baconian alchenzy and pharmacy in the English learned tradition, in Health, disease and healing in medieval culture , New York, 1991, p. 135-144.

CHIARA CRISCIANI 107

E qui si aprono nuove linee nel percorso della riflesssione sull'umido radicale nel sec. XIII: da un lato infatti Bacone ritiene non solo possibile ma necessario74 che l'uomo cerchi concreta­n1ente fin d'ora rimedi ad un innaturale invecchiamento precoce75

,

non voluto certo da Dio e non iscritto nelle leggi della natura, n1a provocato dal degrado fisico e n1orale dell'uon10, che non rispet­ta adeguati regimi di salute e riproduce, lungo le generazioni e moltiplicandole, debolezze fisiche, malattie e morte precoce76 (che Bacone definisce come una nostra insensata e colpevole festinatio ad mortem). In verità, invece, nell'uomo è insita, secondo Bacone, una naturale propensione (aptitudo) all'immortalità77

, come quella appunto che caratterizzava Adamo e che spetterà ai corpi dei risorti. Non per caso Bacone - che non è l'autore dei due testi di prolongevità che gli sono stati finora attribuiti78 - auspica però, e propone in molti passi delle sue opere autentiche ricerche, e ritro­vati che portino ad una 'lunga vita', tale cioè che raggiunga il vero

74 Cfr. Liber sex scientiarwn, ed. A. G. Little e E Withington, in Opera hactenus inedita Rogeri Baconi, IX, Oxford, 1928, p. 181-186, p . 184: «Necesse est etiam quod sit possibilitas huius corporis equalis, quoniam corpora in resu1Tectione non possunt habere incorruptionem et immortalitatem nisi per hoc corpus» ; cfr anche ivi., p. ] 81 : « Cwn igitur haec festinatio ad mortem sit accidentalis homini post peccatwn et ex errore regiminis venit, necesse est quod possit habere remedium, quia nullum accidentale est necessariwn ... » .

75 Si sono moltiplicati di recente studi sulle età della vita : per la vecchiaia vedi alcuni saggi di Vita longa ... cit.; e di M. M. Sheehan (a cura di), Aging and the aged in medieval Europe. Selected papers, Toronto, 1990; cfr. anche A. Cacciari, U. Mallioli, V. Neri (a cura di), Seneclus. La vecchiaia nell'antichità ebraica e cri­stiana, III, Ebraismo e cristianesimo, Bologna, 2007.

76 Cfr., tra molti altri passi al riguardo: Ti'actatus brevis et utilis (preposto da Bacone alla sua edizione commentata dello ps.aristotelico Secretum secretorum cunz glossis et notulis ... fratris Rogeri, ed. R. Steele, Opera hactenus inedita Rogeri Baconis, V, Oxford, 1920) p . 7, circa il degrado morale ereditato anch'esso lungo le generazioni e la conseguente propensione progressiva verso l'infi.delitas e la super­stizione magica; e soprattutto Liber sex scientiarum, p.181: «Nullus vero mortalis unquam senJavit mediocritatem in hiis [scl. nell'adedeguato regime, cioè nel corretlo uso delle sei res non naturales], nec medici, nec divites sicut nec pauperes, et ideo oportuit quod a principio corruperentur patres in suis complex ionibus et inci­peret abbreviatio vite continua usque modo, et ideo patres corrupti genuerunt fìlios co1Tuptos, et (i.lii per eundem defectum regiminis corrumpebant se ipsos, et ideo genu­erunt fi.lios duplici corruptione corruptos, et sic multiplicata est corruptio et abbre­viatio vite, sicut videmus istis temporibus et sentimus »; Opus maius ... cit. , p. 205: «Et ideo patres corrumpuntur, et generant fi.lios corruptos, et habentes dispositiones ad mortis festinationem ... Et sic currit de patre in fi.lios comtptio complexionis, usquequo fèstinatio {acta sit ultimata, sicut accidit his temporibus ».

77 Cfr. Epistola de secretis operibus, p. 542; In libro sex scientiarwn, p . 181. 78 Lo ha dimostrato definitivamente A. Paravicini Bagliani nei saggi citati qui

alla n. 14.

108 PROLUNGAMENTO DELLA VJTA : MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI xm E XIV)

limite stabilito da Dio, che non è certo quello cui penrengono gli uomini contemporanei. Questo risultato, del resto si è già realiz­zato, constata Bacone, e dopo il Peccato, come è mostrato dalla longevità di patriarchi e profeti. La loro lunga vita è condizione ed effetto delle molte esperienze e ricerche che essi hanno così potuto condurre, riuscendo, in quei remoti tempi meno corrotti, a reperire, con l'artificio umano, col penetrare nei segreti più recon­diti della natura e forse anche a seguito di illuminazioni speciali divine, farmaci e regimi dietetici adatti79

. Ora, per nostra negli­genza colpevole nello stile di vita e data la trascuratezza in cui versano questi studi così importanti (che i medici latini contin­uano a ignorare e a disprezzare superbamente80

), non sappiamo più riconoscere regimi e rimedi, non ne consenriamo più traccia - lamenta Bacone. Tra i principali cm11piti della scientia experimen­talis81, invocata e illustrata più volte nei suoi molti fini da Ruggero, rientra allora proprio lo sviluppo di ricerche per prolungare qui e ora la vita dell'uomo. Oltre che nei tre Opus, dove il tema è ripro­posto, esso ritorna anche nell'Epistola de secretis operibus; soprat­tuto viene trattato con incisivi suggerin1enti concreti - che preve­dono la collaborazione dell'astronomo, del medico, del perspet­tivista, dell'alchimista, dell'artefice degli specchi sotto la guida del magni-ficus experimentator - nel Liber sex scientiarum.

D'altro lato, e appunto anche con questo decisivo testo82, si

realizza l'intreccio tra le linee l'alchimia latina con scopi inedicali, siano essi il conseguimento rapido della salute con farmaci alchen1ici eccezionali, o sia appunto il prolungamento della vita con un rimedio anch'esso mirabile, che diventano obiettivi dell'alchimia dell'elixir83 che si sviluppa, con varie proposte, nei secoli XIV e XV.

79 Opus minus, p. 373: « ... excogitaverunt omne regimen sanitatis et medicinas secretas qui bus senectus retardabatu r ».

80 Le critiche di Bacone agli studiosi di ogni disciplina suoi contemporanei sono ricorrenti; cfr. più specificamente qui il De eJToribus medicorum, ed. A. G. Little e E. Withington, Opera hactenus inedita Rogeri Baconi , I.X ... cit.

8 1 Per una complessiva panoramica cfr. i saggi contenuti in J. Hackett (a cura di), Roger Bacon and the sciences ... cit.

82 Cfr. A. Paravicini Bagliani, Ruggero Bacone e l'alchimia di lunga vita. Rifiessione sui testi, in C. Crisciani , A. Paravicini Bagliani (a cura di), Alchimia e medicina . .. cit. , p. 33-54.

83 Per primi orientamenti al riguardo cfr. M. Pereira, Mater medicinarum. La tradizione dell'elixir nella 1nedicina del XV secolo, in Annali del Dipartimento di Filosofia dell'Università di Firenze, 9, 1993, p . 5-51; Ead., Teorie dell'elixir nell'alchimia latina medievale, in Micrologus, 3, 1995, p. 103-148; C. Crisciani, Il Papa e l'alchimia. Felice V, Guglielmo Fabri e l'elixir, Roma, 2002.

CHIARA CRJSCIANI 109

Prestiti e inte1ferenze

Alcune considerazioni, infine, per tornare al tema dei rapporti tra le dottrine mediche e le considerazioni di stampo teologico e pastorale. Le ricerche sull'umido radicale che ho descritto si dispongono lungo due secoli: sono certo preparate nella medicina classica e soprattutto araba, e avranno ancora vari sviluppi nella prinia modernità. Per il periodo però che qui ho circoscritto, si vede che, se i medici sono certamente al centro del dibattito stesso (che riguarda infatti una dottrina specificamente sorta nel loro campo di studi, aggregata e sviluppata dai loro autori e nella loro disciplina), anche altri scienziati - teologi, filosofi, alchimisti - se ne occupano nello stesso periodo con attenzione, e in particolare per quanto riguarda la relazione tra mnido radicale e lunga vita (sia essa quella di Adamo nel Paradiso terrestre, o quella dell'uomo sulla terra). Sono i medici allora il centro di irraggiamento di questi interessi? E: quali sono i rapporti di influenza reciproca tra questi studiosi, che pur leggono e com.mentano testi diversi, e soprattutto hanno obiettivi di lavoro nelle loro ricerche che sono differenti?

Non è facile, per ora e per queste domande, rispondere in modo netto. Mi pare comunque che non si possa pensare a tappe e fasi troppo nitidan1ente distinte, quasi che i medici inizino, affrontando e approfondendo la questione, filosofi e teologi usino poi i loro risultati, e infine arrivino gli alchimisti. In verità, va riconosciuto che un percorso cronologico di questo tipo certamente si delinea, e anche con chiarezza, ma non ha contorni e scansioni così netti, nè soprattutto sono precise o documentabili le fasi e i modi del passaggio da un ambito all'altro. Rare infatti, per non dire nulle, sono le esplicite motivazioni del passaggio della trattazione tra i vari settori dottrinali: e sembra che il concetto di umido radicale - come fa il fluido cui si riferisce nell'organismo umano84 - scorra da un quadro disciplinare all'altro, da un commento medico a una discussione filosofica e teologica e ad un trattato alchemico, seguendo linee filosofiche e raccordi scientifici difficili da determi­nare. Basti pensare che Ruggero Bacone e Taddeo Alderotti sono conte1nporanei; i teologi Nicola da Occam e Iacopo da Viterbo, ma anche Bernardo de Gordon, Raimondo Lullo e Walter Burley

84 «Duplex est hwnidum, radicale, scilicet et cibale. Radicale non est in aliqua parte co1poris determinata, sed est sparsim per totum co1pus, estque tota illa materia corporea, in qua introducitur anima in initio generationis, in qua anima fovetw; et radicatur. .. et hoc hwnido durante, durat vita, et conswnpto consumitw; et recedit anima»: cit. in P. L. Reynolds, Food and the body .. . cit., p. 116 (da Expositio et quaestiones in acta libros physicorum Aristotelis, forse di Marsilio di Inghen, ed. in Duns Scoto, Opera Omnia, Parigi, 1891 ).

110 PROLUNGAMENTO DELLA VITA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

scrivono circa negli stessi anni sull'umido radicale; Iacopo da Forlì e l' alchin1ista Ps. Lullo sono attivi nei decenni intorno alla metà del sec. XIV; e va ricordato anche che, per ora, relazioni dirette - testuali o di altro tipo - entro questi g1uppi di pensatori coevi non sono avvertibili nè documentabili circa appunto la ten1atica dell'umido radicale. Più che a nette fasi e a puntuali prestiti, sarà allora opportuno pensare ad un interesse molto diffuso, specie nel sec. XIII, che dà luogo a linee diverse e soprattutto ad approcci differenti, non certo impermeabili tra loro, ma certo distinti.

Questi ambiti sono accuratamente distinti85 , in particolare - e mi preme sottolineare questo motivo - per il rispetto accurato e spesso dichiarato delle rispettive appartenenze istituzionali e per l'adesione a statuti disciplinari determinati che medici, filosofi, teologi manifestano: questo impegno infatti è un carattere tipico nella trasmisssione-circolazione del sapere scolastico. Questo impegno, che si presenta come un vero e proprio «stile di razio­nalità», condiziona, d'altra parte, anche le significative differenze che si possono cogliere negli obiettivi perseguiti in questa rete di considerazioni e nelle ricerche che la anin1ano. Esse possono essere volte, da un lato, a capire, approfondire, analizzare la strut­tura dell'organismo e il suo funzionamento (qui o nell'Eden); oppure sono protese, d'altro lato, a intervenire, a operare concre­tamente per trasformare le condizioni del corpo e la durata della vita dell'uomo: come succede nel sec. XIII nei testi dei Retardanda senectute/De conservanda iuventute, e specialmente, nel secolo successivo, con testi operativi di alchimisti e medici-alchimisti.

Se è vero che i teologi sono spesso attenti a quel che dicunt medici, quanto i medici sanno dell'uso fatto in altri contesti delle loro categorie e concetti-chiave? Quasi nulla, parrebbe: nei testi dei n1edici che ho esaminato non viene mai fatto riferimento a specifiche questioni teologiche coeve. Certo, anche nel secondo n1edioevo i medici sono medici cristiani: lo attestano, ad esempio, l'attenzione a specifici peccati propri del loro magisterio e mini­sterio o, al contario, a particolari capacità di avvicinarsi a Dio proprie dei medici in quanto studiosi del corpo umano, uno dei più profondi e rilevanti misteri della creazione: la troviamo chiara­mente esposta nelle parti introduttive o deontologiche delle loro opere, o anche in specifici trattatelli sui doveri e cautele del medico e sul suo con1portamento come intellettuale, studioso e profes­sionista; e la si riscontra anche, con una ricca articolazione di

85 Si pensi alla posizione, spesso ribadita, di Alberto Magno (dr. qui nota 47) circa le specifiche e riconosciute competenze dei medici.

CHIARA CRISCIANI 111

terni, nelle orationes86 con cui i medici contribuiscono alla retorica universitaria. Si tratta di attenzione e di accuratezza nel definire, anche normativamente, i rapporti e i doveri del medico verso il prossimo e verso Dio87 (non necessariamente con i teologi), che sono forse topiche ma appunto perciò molto espressive e insistite. E' vero anche che Pietro Ispano88, uno tra i primi medici-filosofi latini a trattare specificamente di umido radicale, inserisce le sue tassonomie di umidi in un quadro complessivo sulla fragilità umana che ha la sua radice e la sua amplificazione nella concezione di un mondo esso stesso declinante: non per colpa o degrado morali ma perchè anche l'universo deve pervenire, in un prowidenziale quadro escatologico, alla sua conclusione, da Dio prevista e voluta89

;

nel suo testo considerazioni religiose e istanze etiche si accompa­gnano dunque alle analisi mediche. Certo ancora, nel Conciliator, a proposito della ineluttabilità della n1orte naturale, Pietro d'Abano90

usa le due autorità della Bibbia (Giobbe e Genesi) e della filosofia, citandole entran1be: le parole di Giobbe sui nostri giorni contati e quelle di Aristotele (da De generatione animalium, Methaphysica, Metereologica) sulla labilità dell'individuo di fronte al pern1anere della specie. E di più: sappiamo quanto sia acceso l'impegno di

86 E' questo un tema su cui si stanno aprendo ricerche nuove: per prime indi­cazioni : cfr. C. Crisciani, L'insegnamento medico nel Medioevo: aspetti istituzionali e rappresentazioni retoriche, in Medica! teaching. Historical, pedagogica! and epis­temologica! issues, in Medicina nei secoli, 16-2 , 2004, p. 277-292; Ead., Teachers and leamers in scholastic medicine: Some images and metaphors , in History of Vniversities, 15, 1997-1999, p. 75-101; C. C. Schlamm, Graduation speeches of Gentile da Foligno, in Medieval Studies, 40, 1978, p. 96-119. .

87 Cfr. C. Crisciani, Religione e medicina, in Storia della scienza, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 2001, II.A, cap. 28e ; Ead. La forma zione del medico nel medioevo ... ci t.

88 Faccio riferimento qui al De morte et vita et De causis longitudinis et brevi­tatis vite (expositio/ parafrasi dei trattatelli di Aristotele), in Obras philosophicas, ed. M. Alonso, III, Madrid, 1952. A Pietro Ispano sono attribuiti commenti e ques­tioni di tono molto diverso, con trattazioni sull'umido radicale più articolate; la questione dell'attribuzione di tali testi è tuttora lungi dall'essere risolta.

89 Cfr. ed. cit. , p. 485 : si tratla di un complessivo 'orda' imposto da Dio alla natura, per il quale « ... status machinae mundi cursum finire intendit, ut ad rneliorem statum perducat ». ·

9° Cfr. Conciliator, Differen.tia 113, f. 163ra-b. Cfr. anche, per la sua gelida, razionale bellezza, la citazione dalla fine dello pseudo-aristotelico De munda ad Alexandrum che chiude, con un senso di precarietà e solitudine, la Differentia 113 del Conciliator (f. 168va) sulla limitata ritardabi1ità della nostra morte naturale: « Deus residet in supremo vertice universi ... Et quae super te1Ta viden.tur nimium distantia a commodo divino, infirma esse, et piena multis turbinis ... ; ut et in toto apparet ordine universi a primo per media in infirma descendendo: primwn eteninz simplex, et immobilis manens, ac in.corriptibilis omnino; reliquis autem adsunt compositio, mobilitas, et corruptio ».

112 PROLUNGAMENTO DELLA VJTA: MEDICINA E TEOLOGIA (SECOLI XIII E XIV)

Arnaldo da Villanova a favore di beghini e spirituali di Provenza e per riforme religiose ed ecclesiologiche. Questo impegno gli viene contestato, non solo nel merito n1a soprattutto in quanto egli si sarebbe occupato di argomenti su cui non avrebbe avuto compe­tenze e titoli per intervenire. Arnaldo non ribatte all'accusa, ne .riconosce la fondatezza e il senso: come medico, infatti, non sono sue quelle tematiche in cui pure si cimenta con incisività e passione; ma ricorda anche agli oppositori - scavalcando un'obiezione che pur accetta - che non in quanto medico di tali temi si sta occu­pando, ma che, essendo essi relativi alla salvezza, ne può e ne deve trattare a buon diritto ogni cristiano, ed egli stesso in quanto tale è allora pienamente accreditato a farlo91

E dunque i medici non ignorano e non trascurano - a proposito delle considerazioni di antropologia religiosa da cui sono partita - i nessi tra la loro arte, la religiosità e la cura dell'anima; non evitano di meditare sui vincoli tra salute e salvezza; si interrogano sui diversi modi di comportamento e sugli scrupoli di coscienza che tali vincoli implicano per il medico, e li declinano in varie forme con vivo interesse e accortezza. Nei loro con1n1enti e testi di didat­tica-ricerca però non fanno riferin1ento a spunti specificamente teologici, nè propriamente registrano quanto dicunt theologi: talvolta, e solo di sfuggita, vi accennano. Teologi che, a loro volta, si servono sì di dottrine mediche, si è visto: ma spesso in forme generiche, non molto accurate e puntuali92 • Questi orientamenti sono conferma di un approccio - questo sì condiviso pienamente da tutti gli studiosi scolastici - che definisce con n1olta cura i liiniti di eventuali prestiti e soprattutto i confini dei livelli semantici in cui ciascuno ha il diritto di 'entrare nel discorso', porre questioni e trovare soluzioni. Questo approccio si concreta in una struttura istituzionale - come quella universitaria-, che si articola appunto secondo questi definiti livelli, fa rispettare in genere i loro riba­diti confini, rende sanzionate e socialmente visibili le varie, precise competenze e prerogative93 .

91 Per una interpretazione in parte diversa del rapporto tra scienza e religiosità in Arnaldo cfr. J. Ziegle1~ Medicine and religion .. . cit.

92 Cfr le valutazioni di M. Jordan, Medicine and natural philosophy in Aquinas, in A. Zimmermann (a cura di), Thomas von Aquin. lVerk und Wirkung im Licht neurer Forschungen, Berlino-New York, 1988, p. 236-246; Id., The disappearance o{ Galen in thirteenth-century philosophy and theology, in A. Zimmermann, A. Speer (a cura di) , Mensch und Natur im Mittelalter, Berlino-New York, 1991, p. 703-717.

93 Cfr. D. Jacquart, La scolastica medica . . . cit.; cfr. anche J. Agri mi, C. Crisciani, Edocere medicos. Medicina scolastica nei secoli XIII-XV, Milano-Napoli , 1988, specie i cap. I, III, V.

CHIARA CRISCIANI 113

Da ultimo, si deve riconoscere che il tema dell'umido radicale nel sec. XIII è non già riconducibile solo alle ricerche dei medici, o ancor n1eno, dei medici di una determinata scuola, n1a rappre­senta una problematica ampiamente diffusa. Questa diffusione degli approcci, degli usi, delle riflessioni circa un simile articolato concetto comunque non può stupire: alla definizione e natura dell'umido radicale sono legati - appunto nella speciale curva­tura che alla discussione viene data nel pensiero cristiano dal sec. XIII - temi quali le possibili definizioni di vivente; l'identità (e identificabilità personale) del singolo organismo e la parabola della vita (dall'embrione, alla crescita, alla vecchiaia e alla morte) dell'individuo ma anche la resurrezione del corpo individuale; le caratteristiche fisiologiche dell'uomo allora nell'Eden e ora nella Caduta; il recupero (forse realizzabile, anche se parziale) della perfezione perduta, e dunque le speranze di pro longevità; infine gli interventi tecnici (i farn1aci di prolongevità) con cui l'uomo può modificare la natura. Sono temi che interessano in primo luogo gli specialisti, siano essi artefici - medici o alchimisti - oppure nzagistri (ancora medici, filosofi naturali, teologi), e certamente allettano, nel caso delle promesse di lunga vita, i potenti della terra, ma che concernono e possono coinvolgere, se esposti in una forma più sen1plice, tutti i cristiani (come gli accenni nei testi di predi­catori indicano). Noto, infine, che comunque trattare l'argomento dell'umido radicale comporta approfondite riflessioni e medi­tazioni sulla fragilità del corpo un1ano, ma apre anche a possibili risposte e speranze circa l'incombere della vecchiaia e della morte del corpo. Non è per caso, allora, che il vivo interesse per l'umido radicale, stando ai risultati della ricerca attuale, si registri nel sec. XIII in ogni ambito94

, in conten1poranea cioè con l'avvento di testi, di curiosità, di attenzioni e ricerche circa la corporeità; questi interessi hanno consentito di parlare - per il sec. XIII appunto - di una sorta di filosofia e anche teologia del corpo95 .

Chiara CRISCIANI Università di Pavia

9~ Sono senz'altro più tardi (sec. XIV) i testi alchemici che si soffermano chiaramente sul molo dell'umido radicale; anche in questo caso però più capillar i ricerche potrebbero modificare questa valutazione.

95 Cfr. gli studi già citati di A. Paravicini Bagliani su Ruggero Bacone ma più in generale su interessi naturalistici nel sec. XIII: Id., Il corpo del papa . .. cit; Id., I Papi e la 111edicina di Salerno (Xll-Xlll s.), in D. Jacquart, A. Paravicini Bagliani (a cura di), La Scuola Medica Salernitana ... cit., p. 385-402. Cfr. anche vari saggi in I discorsi dei corpi, Micrologus , l, 1993 e in Vita longa ... cit.


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