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Ricognizione archeologica del villaggio medievale rupestre della gravina di Palagianello (Ta)

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AGIOGRAFIA E ICONOGRAFIA NELLE AREE DELLA CIVILTÀ RUPESTRE Atti del V Convegno internazionale sulla civiltà rupestre Savelletri di Fasano (BR), 17-19 novembre 2011 a cura di ENRICO MENESTÒ FONDAZIONE CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVO SPOLETO 2013
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AGIOGRAFIA E ICONOGRAFIANELLE AREE DELLA CIVILTÀ RUPESTRE

Atti del V Convegno internazionalesulla civiltà rupestre

Savelletri di Fasano (BR), 17-19 novembre 2011

a cura di

ENRICO MENESTÒ

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDISULL’ALTO MEDIOEVO

SPOLETO

2013

INDICE

Consiglio di amministrazione e Comitato tecnico-scienti-fico della Fondazione San Domenico ...................... pag. IX

COSIMO DAMIANO FONSECA, Presentazione del Convegno ....... » XI

Programma del V Convegno internazionale .................. » XIII

COSIMO DAMIANO FONSECA, Agiografia e iconografia nelle areedella civiltà rupestre: nuovi itinerari di ricerca .............. » 1

I

PER UN CORPUS DELL’ICONOGRAFIA

DELLE AREE RUPESTRI: LE FONTI

ANDREA LUZZI, Un probabile influsso dei Sinassari pugliesisugli arredi pittorici della cripta rupestre di S. Posidonio(con una disamina della diffusione del culto del santo dalsud al nord Italia) ................................................. » 17

UMBERTO LONGO, Le fonti agiografiche latine. Monaci, eremi-ti e spazio rupestre .................................................. » 49

PIETRO DALENA, Culto dei santi nelle aree rupestri e tramitiviari ................................................................... » 63

INDICEVI

II

AGIOGRAFIA E ICONOGRAFIANELLE AREE OMOGENEE

DELLA CIVILTÀ RUPESTRE: ALCUNI ESEMPI

SASKA BOGEVSKA-CAPUANO, Il programma agiografico dellechiese rupestri della regione dei laghi di Ocrida e Prespa(metà XIII - metà XVI secolo) .................................. pag. 81

MANUELA DE GIORGI, Culto dei santi e temi agiografici nellapittura rupestre georgiana: due cicli nel deserto di Garedza » 99

III

LE AREE RUPESTRIDELLA PUGLIA E DELLA BASILICATA

GIOIA BERTELLI, Modelli iconografici nelle chiese rupestri diPuglia e Basilicata. I cicli affrescati con storie bibliche ecristologiche ........................................................... » 121

IV

IL SANTORALE

AMALIA GALDI, La fortuna del culto di Caterina d’Alessan-dria: agiografie e dedicazioni .................................... » 149

MARINA FALLA CASTELFRANCHI, L’icona agiografica nel Mez-zogiorno e sue peculiarità .......................................... » 167

RAFFAELA TORTORELLI, Il codice Crypt. B. b. VIII e l’icono-grafia di S. Margherita di Antiochia ......................... » 185

MARCELLO MIGNOZZI, Il viaggio dei Magi: origine e fortunadi un motivo iconografico .......................................... » 199

MARIA ROSARIA MARCHIONIBUS, Profeti, apostoli e martiri,tamquam lapides vivi (1 pt. 2, 5) .......................... » 223

INDICE VII

V

RASSEGNE DELLE RICERCHE RECENTIIN AREE RUPESTRI

ANTONELLA CENTOMANI - RUGGERO G. LOMBARDI, Indaginiarcheologiche negli insediamenti rupestri in località Capi-tolo - Monopoli (Ba) .............................................. pag. 249

ROBERTO ROTONDO - SARA AIRÒ, Struttura rupestre e contestoinsediativo della grotta del Peccato Originale a Matera ... » 265

MICHELA RIZZI, ‘Ornamenta’: tipologia e diffusione degli orec-chini negli affreschi rupestri di area pugliese ................. » 283

ANGELOFABIO ATTOLICO, Una chiesa rupestre inedita nel centrostorico di Grottaglie ................................................ » 295

SIMONA CATACCHIO, La ceramica medievale dipinta dal conte-sto di palazzo Vestita a Grottaglie (Ta): la cosiddetta“cisterna 2” .......................................................... » 329

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCE-SCO ZERRUSO, Ricognizione archeologica del villaggio me-dievale rupestre della Gravina di Palagianello (Ta) ...... » 347

PASQUALE FAVIA - GIULIANA MASSIMO - FRANCESCO MONACO,La grotta di San Michele a Cagnano Varano ............... » 375

ETTORE CIRILLO - MICHELE D’ALBA - FRANCESCO MARTELLOTTA,Suoni di pietra: l’acustica delle chiese rupestri pugliesi ......... » 409

GIUSEPPE CHIDICHIMO - FRANCESCO DALENA, Datazione degliaffreschi della chiesa ipogea di Sotterra (Paola). Un con-tributo fornito dall’analisi chimica dei pigmenti ............ » 421

NICOLA MAIELLARO - MARINA ZONNO - SALVATORE CAPOTORTO,Fruizione virtuale delle chiese rupestri ......................... » 431

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIOMEDIEVALE RUPESTRE DELLA GRAVINA

DI PALAGIANELLO (TA)

PREMESSA

Il villaggio rupestre di Palagianello, situato nella gravina omo-nima immediatamente a Nord del centro storico attuale, che siestende sul ciglio dell’incisione carsica, si configura come uno deipiù interessanti episodi di insediamento rupestre nell’arco ionico ta-rantino (Figg. 1-3). Si tratta di un insieme chiuso e definito di evi-denze rupestri disposte sul costone est della gravina, fortemente al-terato da estesi fronti di cava nella sua porzione superiore e da fe-nomeni franosi nel suo settore meridionale, ma tuttavia caratterizza-to da un consistente nucleo di grotte con funzione abitativa e distrutture scavate di varia tipologia ancora piuttosto ben leggibilinelle loro relazioni reciproche. La concentrazione e la distribuzionespaziale di queste ‘architetture in negativo’ permettono già a primavista di riconoscere un abitato di discreta estensione, organizzato eorganicamente strutturato al suo interno. Il nucleo centrale dell’in-sediamento – soprattutto – appare scarsamente modificato dall’atti-vità umana in tempi recenti perché sufficientemente isolato e per-tanto protetto da attività distruttive: a Sud antiche frane e a Norduno strapiombo rendono impossibile l’accesso al villaggio, che risul-ta inoltre percorribile con difficoltà a causa di dislivelli e limitatifenomeni di crollo; l’unico accesso praticabile è a valle, a mezza co-sta della gravina.

L’abitato rupestre comprende al suo interno due significativechiese scavate, Sant’Andrea e San Gerolamo, la prima attualmenteisolata dal villaggio in quanto risparmiata da attività estrattive che

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hanno fortemente modificato l’assetto della settore sommitale dellospalto (Figg. 4-5), la seconda compresa nella porzione superiore delvillaggio in un’area interessata da crolli 1. In strettissima relazionecon il villaggio possono essere considerate anche due chiese colloca-te ai suoi margini meridionali, in un settore della gravina forte-mente alterato in età moderna e perciò non attribuibile con certezzaall’originaria estensione dell’insediamento: si tratta del santuario diS. Maria delle Grazie, edificio sub divo ancora oggi oggetto di senti-ta devozione sorto probabilmente su un più antico invaso rupestre,e della cosiddetta ‘Chiesa anonima’ 2.

Se si escludono gli studi sulle chiese, l’abitato rupestre di Pala-gianello, più volte citato in alcuni lavori che hanno avuto come og-getto la gravina e negli studi sul comprensorio della civiltà rupe-stre, è pressoché sconosciuto per quanto riguarda gli aspetti mate-riali e la sua articolazione 3. Studi storici di carattere locale, in ba-se alle fonti documentarie disponibili hanno avanzato alcune ipote-si, che necessitano di ulteriori conferme, sulla vicenda evolutiva diPalagianello dalle origini medievali fino al feudo di età moderna,che trova la sua espressione fisica più riconoscibile nel castello che

1 Le chiese rupestri di Palagianello sono state ampiamente analizzate da RobertoCaprara, cui si rimanda per la bibliografia precedente: R. CAPRARA, L’insediamento rupestredi Palagianello, vol. I, Le chiese, Firenze, 1980, pp. 101-118 (S. Girolamo) e pp. 69-99 (S.Andrea).

2 Un apprezzo del feudo XVII secolo informa che il santuario di S. Maria delleGrazie è stato realizzato come chiesa rupestre per volontà dei Domini Roberti, feudataridi Palagianello dalla seconda metà del Quattrocento (il documento è riportato da V.V.DI TURI, R. PALMISANO, Palagianello: Note storiche e documenti, Castellaneta, 1985, pp. 34-36); il luogo è stato poi parzialmente ricostruito in muratura a seguito di una frana chenel 1885 ha distrutto tutta la porzione anteriore. Un ulteriore crollo, avvenuto nel 1972,ha determinato un periodo di abbandono; la facciata è stata ricostruita per anastilosi pochianni or sono, rendendo il luogo di culto nuovamente fruibile. Per quanto riguarda la‘Chiesa anonima’, si rimanda a CAPRARA, L’insediamento rupestre di Palagianello cit. (nota 1),pp. 61-69.

3 Segnalato già da C.D. FONSECA, Civiltà rupestre in terra Jonica, Milano-Roma, 1970,p. 204, in quanto caratterizzato da un “impianto urbanistico”, il villaggio è stato esploratonel suo complesso da Pietro Parenzan (P. PARENZAN, Speleologia pugliese 2. Gravina di Pala-gianello. Flora, fauna, protostoria (Edizioni Comune di Taranto), Taranto, 1979), che docu-menta oltre una cinquantina di cavità utilizzate dall’uomo; da ultimo Roberto Caprara(L’insediamento rupestre di Palagianello, cit. alla n. 1), analizzando i luoghi di culto presentinel villaggio e nelle sue adiacenze, evidenziava la necessità di un’analisi accurata dell’inte-ro insediamento, cogliendone la complessità.

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sovrasta l’attuale centro storico 4: secondo tali ricerche l’abitato ru-pestre può essere identificato con il Castellum Palajani attestato nel1016 5, citato nuovamente come oppidum nel 1023 a proposito del-le vicende relative all’attacco del saraceno Raica nel tarantino nord-occidentale 6. Si tratterebbe dunque di un centro demico noto co-me Palagianum citato da diverse fonti dal XII al XIV secolo, chetradizionalmente gli storici hanno identificato con la Palagiano at-tuale situata nella piana (Fig. 1). Secondo questa nuova identifica-zione, invece, il centro medievale occuperebbe – a differenza dellaodierna Palagiano – una posizione naturalmente ben difesa, su ungradino murgiano e sul ciglio di una profonda gravina. Solo in se-guito all’abbandono del villaggio, avvenuto con buon probabilitàtra la fine del XIII e il XIV secolo, esso sarebbe stato indicato co-me ‘Palagiano vecchio’ e quindi con il termine ipocoristico di Pala-gianello, quando l’insediamento sviluppatosi nel frattempo in pia-nura avrebbe assunto una significativa consistenza demica ed econo-mica 7.

Qualora questa ipotesi fosse valida, Palagianello si configurereb-be come un esempio significativo di piccolo abitato fortificato nel-l’ambito del processo di incastellamento messo in atto dall’autoritàbizantina tra fine del X e inizio dell’XI secolo nell’arco ionico, inrelazione alle incursioni saracene 8. Il complesso rupestre, sia puresenza escludere la possibilità che una parte dell’insediamento fosserealizzata in muratura sul ciglio della gravina, lì dove presumibil-

4 R. PALMISANO, Palagianello. Le origini - il feudo, Mottola 1993, in particolare le pp.38-44. Si veda inoltre DI TURI, PALMISANO, Palagianello: note storiche e documenti cit. (nota 2).

5 Syllabus graecarum membranarum, ed. a cura di F. TRINCHERA, Napoli, 1865, doc. n.XVI, p. 17.

6 LUPI PROTOSPATARII, Annales, ed. G.H. PERTZ, in M.G.H., SS. V, Hannoverae MDC-CCXLIV, p. 57.

7 PALMISANO, Palagianello. Le origini - il feudo cit. (nota 4), p. 44, riporta un documen-to cinquecentesco nel quale il procuratore dell’Abbadia di Cava dei Tirreni, ProsperoGambardella, in relazione alle dispute sorte tra l’abbazia e Tiberio Domini Roberti, baro-ne di Palagianello, per il possesso della chiesa di S. Maria di Lenne, sita « in le pertinentiede Palisciano », annota in calce alla descrizione del territorio di Palagiano questa dicitura:« se pone como lo casali al presente si chiama paliscianello, antiquo si domandava paliscia-no vecchio como consta a quilli ne hanno notizia ». Al lavoro Roberto Palmisano si ri-manda per altri documenti nei quali compare la denominazione « Palajanum vetus », ilcui esame analitico esula dal carattere preliminare di questo contributo.

8 J.M. MARTIN, La Pouille du VIe au XII siècle, Roma, 1993, pp. 267-268.

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mente dovevano essere stati costruiti gli elementi di difesa, costi-tuirebbe in questo caso quanto resta del sito fortificato citato a par-tire dall’inizio dell’XI secolo.

In assenza di ulteriori riscontri documentali o archeologici che per-mettano di confermare o smentire questa lettura della storia del villag-gio, si ritiene opportuno evidenziare alcuni dati che offrono, se noncertezze in proposito, almeno numerosi spunti di riflessione. Si trattadi rinvenimenti occasionali resi noti agli inizi del Novecento, quandofu segnalata l’esistenza di un ampio sepolcreto medievale esteso sull’or-lo della gravina in corrispondenza dell’attuale centro storico, tra l’areadella cinquecentesca Chiesa Matrice e le odierne vie Burrone, Sansonet-ti, Settembrini e via Antico Santuario (che dà accesso alla gravina) 9;da alcune di queste tombe, descritte come tombe a cassone scavate nel-la roccia e contenenti un solo inumato, provengono monete del 1100-1200 e monete veneziane del 1341-1344, che forniscono quindi unutile termine di riferimento cronologico.

A conferma di questi dati alcune tombe medievali sono staterinvenute casualmente durante i lavori di rifacimento della pavi-mentazione della Chiesa Matrice e probabilmente da una di esseproveniva una fibbia per cintura in bronzo databile al XIV secolo,recuperata nel materiale di discarica dei lavori 10. Recentemente, in-fine, è stato reso noto il rinvenimento nella gravina di Palagianellodi due folles bizantini, uno dei quali datato con certezza al 920-944, l’altro poco leggibile (ma presumibilmente attribuibile all’im-peratore Giovanni I, 969-976), che costituiscono attualmente la piùantica testimonianza archeologica di età medievale per l’area dellagravina 11.

9 M. LUPO, Palagianello e le sue cripte. Note storiche ed archeologiche, Mottola, 1913, p. 25.10 R. CAPRARA, Tombe medievali a Palagianello, in “Archeogruppo 3”, Bollettino dell’Archeo-

gruppo Espedito Jacovelli di Massafra, numero unico, agosto (1993), pp. 69-72. Si segnala chedue delle sepolture sono anteriori alle fondazioni della sagrestia della chiesa cinquecente-sca, che le ha in parte obliterate, e sembrerebbero pertanto testimoniare che il borgo dietà moderna, con la parrocchia al centro della piazza, ha occupato l’area in cui in prece-denza si estendeva il cimitero del villaggio medievale. Roberto Caprara ipotizza che alcunedelle sei tombe rinvenute, per disposizione spaziale e per tipologia, sarebbero pertinenti aduna fase antica di utilizzo del sepolcreto, da collocare nell’XI-XII secolo, altre ad una fasepiù tarda, ascrivibile al XIV secolo come attesterebbe la fibbia in bronzo.

11 http://www.museodelterritorio.it/sezioni/aecheologia/67-monete-bizantine-recuperate-nella-gravina-di-palagianello.html. A queste testimonianze si deve

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Tutti gli elementi citati, tralasciando volutamente le problema-tiche relative all’interpretazione delle fonti scritte, sembrano indica-re che le grotte e i vari manufatti scavati, tra cui cisterne e fovee checonservano un notevole interro (e pertanto costituiscono bacini si-gnificativi bacini stratigrafici), restano la traccia più evidente di unabitato medievale – o anche solo di un sua significativa porzione sesi ipotizza la convivenza tra strutture in rupe e strutture sub divo –che può essere oggetto di studio e di analisi archeologica in quantotale, a prescindere dal suo peculiare carattere di abitato in grotta.

Le cospicue testimonianze materiali costituite dalle grotte e dal-le altre strutture ricavate per escavazione, unitamente agli scarnidati archeologici citati, rendono questo insediamento rupestre parti-colarmente adatto ad un’indagine archeologica centrata sull’analisidi un villaggio medievale. Al suo interno le chiese costituisconoun’evidenza di carattere monumentale e di interesse storico-artisticoche va inquadrata sia nelle sue relazioni con il contesto abitativo econ le sue diverse fasi storiche, sia nella sua funzione.

In questo contributo si rende conto dei risultati preliminari diun intervento ricerca da poco avviato all’interno del villaggio rupe-stre, articolato in indagini archeologiche di superficie, schedaturaanalitica di abitazioni e strutture scavate e rilievo sistematico 12. La

aggiungere infine il rinvenimento nel 1880, all’interno della cripta di S. Nicola, localiz-zata a sud del villaggio ma esterna ad esso, di un tesoretto di monete veneziane datatetra il 1311 e il 1444: C. DE GIORGI, La provincia di Lecce, Bozzetti di viaggio, I, Lecce,1882, p. 380; cfr,. inoltre D. CARAGNANO, La ricerca archeologica negli insediamenti rupestrimedioevali del tarantino nord-occidentale, in Cenacolo, n.s., XII (2000), p. 53. Per l’analisi el’inquadramento cronologico della chiesa si rimanda a CAPRARA, L’insediamento rupestre diPalagianello cit. (nota 1), pp. 15-34.

12 Le indagini archeologiche sono state svolte dalla Soc. Cooperativa Novelune nelgiugno 2008 e nel settembre 2009, d’intesa con la Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici della Puglia. I rilievi sono stati eseguiti dall’Arch. Daniele Biffino. Un sentito rin-graziamento è dovuto alla Dott.ssa Teresa Shojer, ispettore al territorio della Soprinten-denza per i Beni Archeologici della Puglia, e alla Dott.ssa Elena Saponaro, ispettore me-dievista della stessa Soprintendenza, per aver supportato con un costante incoraggiamen-to le ricerche e l’elaborazione dei dati. Le attività sul campo sono state rese possibili an-che dall’attiva collaborazione degli abitanti di Palagianello: si coglie l’occasione per rin-graziare Giuseppe Resta dell’associazione culturale ‘I Portulani’, che ha fornito appoggiologistico e un aiuto concreto ed entusiasta alle ricerche, e il Prof. Domenico Caragnano.È doveroso un ringraziamento alla prof.ssa Gioia Bertelli per avere voluto accogliere ilpresente contributo in questi atti.

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO352

ricerca è finalizzata alla definizione dell’organizzazione interna delvillaggio e, soprattutto, alla documentazione di elementi di culturamateriale che offrano indicatori cronologici certi sia per una letturaarcheologica dell’abitato e delle sue diverse fasi di vita sia per even-tuali seriazioni tipologiche delle abitazioni rupestri, almeno in ter-mini di cronologia relativa.

A.B.

IL METODO DELLA RICERCA

L’approccio di ricerca utilizzato per l’insediamento rupestre diPalagianello è quello dell’archeologia dei paesaggi, ormai ampia-mente definita anche nelle esperienze di ricerca italiane come unapproccio all’evidenza archeologica che considera il contesto – quel-lo ambientale e non solo quello storico-archeologico – quale ele-mento fondamentale dell’analisi 13.

L’incidenza del paesaggio naturale, in particolare degli aspettigeomorfologici e pedologici, risulta un fattore fondamentale nell’a-nalisi di un abitato rupestre: questa forma insediativa sembra svi-lupparsi infatti, in diverse aree geografiche, come scelta consapevolee alternativa ad altre proprio in base alle caratteristiche dell’am-biente, qualora questo si configuri ricco di rocce adatte ad esserescavate. L’escavazione risulta così la tecnica più facilmente utilizza-bile ed economica per ‘costruire in negativo’, ricavando nella rocciaabitazioni e ogni altra struttura utile per la vita quotidiana. Gliabitati rupestri in Puglia, inoltre, sono situati nella quasi totalitàdei casi in gravine e lame, solchi erosivi di origine prevalentementecarsica che in genere ospitano corsi d’acqua a regime torrentizio equindi offrono almeno in alcuni periodi la risorsa idrica in una re-gione piuttosto povera di acque di superficie. La contemporaneapresenza di due risorse – l’acqua e la roccia adatta all’escavazione –insieme all’abbondanza di specie vegetali utilizzabili per attività

13 Per un inquadramento generale degli aspetti metodologici si rimanda a F. CAMBI,N. TERRENATO, Introduzione all’archeologia dei paesaggi, Firenze, 1994 e F. CAMBI, Manualedi archeologia dei paesaggi: metodologia, fonti, contesti, Roma, 2001.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 353

economiche e di fauna cacciabile, hanno determinato la scelta daparte di comunità umane, in diverse epoche storiche, di modellareil paesaggio delle gravine e delle lame così come appare oggi, adat-tandolo alle proprie esigenze e al tempo stesso adattandosi ad essocon soluzioni ingegnose. Naturalmente, al di fuori di facili schema-tismi, è necessario costruire quadri ben definiti a livello locale an-che all’interno di una stessa regione, che può presentare situazionidifferenziate sia dal punto di vista geomorfologico, sia dal punto divista storico e funzionale: le recenti ricerche sul comparto sub-re-gionale rupestre della fascia adriatica della Puglia sembrano eviden-ziare, infatti, un carattere insediativo meno marcato – legato ad unutilizzo temporaneo – delle lame di quest’area rispetto ai siti conevidente funzione abitativa, talvolta con un struttura urbanistica ar-ticolata, che caratterizzano le profonde gravine dell’area ionica tracui quella di Palagianello 14.

La pratica sistematica della ricognizione di superficie, di fatto lostrumento principale per la raccolta dei dati, è quella normalmenteutilizzata per ricostruire i paesaggi antichi di territori più o meno am-pi; nel caso di un villaggio rupestre, essa è utilizzata per l’analisi infrasito di un singolo insediamento caratterizzato da una notevole estensio-ne. L’insediamento rupestre di Palagianello è stato quindi esaminato,considerando la sua grande estensione, come una porzione di territorionella quale è possibile leggere con particolare evidenza il rapporto tral’intervento umano e i quadri naturali, ma nello stesso tempo comeuno di quei “siti particolari” che si incontrano con grande frequenzanelle ricognizioni territoriali, caratterizzati da aspetti appariscenti ri-spetto al paesaggio circostante, per i quali sono necessari metodi di in-dagine e documentazione specifici 15.

La ricognizione archeologica, l’utilizzo di apposite schede perregistrare le evidenze, il rilievo plano-altimetrico dell’insediamento

14 Si rimanda, per un quadro d’insieme su questo tema, a G. BERTELLI, Strutture e mor-fologie degli insediamenti rupestri. Alcune riflessioni su Lama d’Antico, S. Lorenzo, S. Giovanni,Lamalunga e la lama di Seppannibale in agro di Fasano, in Puglia tra grotte e borghi. Atti delII Convegno internazionale sulla civiltà rupestre (Savelletri di Fasano, BR, 24-26 novem-bre 2005), a cura di E. MENESTÒ, Spoleto, 2007, in particolare pp. 106-115; cfr. inoltre R.ROTONDO, G. SORANNA, La raccolta dei dati storici e archeologici per un sistema informativo a ba-se geografica (G.I.S.), in Puglia tra grotte e borghi cit., pp. 312-314.

15 CAMBI, TERRENATO, Introduzione all’archeologia dei paesaggi cit. (nota 13) pp. 163-167.

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e quello analitico di tutti gli ambienti scavati, sono strumenti diindagine adottati da tempo per l’area tosco-laziale, ma solo di re-cente sono stati utilizzati per lo studio di alcuni contesti rupestri inarea pugliese e materana, favorendo la comprensione degli abitatiscavati nella loro globalità, a prescindere dagli aspetti monumenta-li 16. Solo da pochissimi anni, infatti, sono state elaborate schedeper la raccolta dati durante il lavoro sul campo adatte a documenta-re grotte e manufatti ricavati tramite escavazione, registrando aspet-ti specifici, come i segni di lavorazione, l’interro, lo stato di conser-vazione, la posizione nell’ambiente rupestre: nel caso di Palagianellosi è fatto riferimento principalmente a lavori già editi, utilizzandouna scheda già adottata per la ricognizione nell’insediamento rupe-stre di Triglie (Statte,Taranto) e della Madonna della Loe (Monte-scaglioso, Matera), con alcune modifiche e adattamenti 17.

Poiché i metodi dell’archeologia dei paesaggi sono stati e conti-nuano ad essere ampiamente dibattuti nell’ambito delle esperienze

16 Per la Toscana si veda R. PARENTI, Vitozza: un insediamento rupestre nel territorio diSorano, Firenze, 1980; per l’area laziale si rimanda ai vari contributi raccolti in E. DE MI-NICIS (a cura di), Insediamenti rupestri medievali della Tuscia, I, Le abitazioni, Roma, 2003,con rinvii alla bibliografia precedente. Per l’area pugliese e lucana un primo esempio diricognizione archeologica sistematica di un sito rupestre è quello di S. DE VITIS, Archeolo-gia medievale a Grottaglie: la Lama di Penziero, Manduria, 1988; all’indagine topografica si èpoi affiancato anche un intervento di scavo che ha permesso di evidenziare la presenza dicostruzioni semi ipogee sul pianoro: S. DE VITIS, A. FORNARO, M. GORGOGLIONE, Archeologiamedievale a Grottaglie: Casalpiccolo - Lama di Penziero, Manduria, 1999. Seguono solo di re-cente A. BIFFINO, L’insediamento rupestre di Triglie (Statte-Crispiano). Risultati preliminari del-l’analisi archeologica e delle opere ipogee, in Cultura Ipogea (2004), numero unico a cura delCentro di Documentazione e tutela delle Grotte di Martina Franca, pp. 37-56 ed E. LAPA-DULA, Indagine archeologica nell’insediamento del vallone Madonna della Loe (Matera). Risultatipreliminari, in Siris. Studi e ricerche della Scuola di Specializzazione in Archeologia di Matera(2000-2001), 3, Bari, 2003, pp. 205-229. Indagini infra-sito con ricognizioni ad alta in-tensità sono state svolte nella lama di masseria Seppanibale a Fasano e da poco pubblicate:R. ROTONDO, Ricognizioni di superficie nella lama di Masseria Seppanibale Grande e analisi stra-tigrafica delle grotte, in G. BERTELLI, G. LEPORE, (a cura di), Masseria Seppanibale Grande inagro di Fasano (BR), Bari, 2011, pp. 62-83. Si segnala inoltre il recente volume sul villag-gio della Madonna della Scala a Massafra di R. CAPRARA, F. DELL’AQUILA, Il villaggio rupestredella gravina Madonna della scala a Massafra (Ta), Massafra, 2007.

17 BIFFINO, L’insediamento rupestre di Triglie cit. (nota 16), p. 47 e E. LAPADULA, Il villag-gio della Loe nella Murgia materana. Organizzazione degli spazi e sfruttamento delle risorse, in E.DE MINICIS (a cura di), Insediamenti rupestri in età medievale: abitazioni e strutture produttive.Atti del Convegno di studio (Grottaferrata, 27-29 ottobre 2005), Spoleto, 2008, p. 158.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 355

di ricerca italiane, ma si devono adattare di volta in volta a contestispecifici, è utile richiamare in sintesi alcuni criteri che hanno gui-dato le scelte di metodo nella ricerca sul sito di Palagianello.

È opportuno precisare in primo luogo che nella scheda utilizza-ta (di cui si presenta un esempio compilato, in bozza, in appendice)sono stati unificati i concetti di Sito, inteso come luogo, e di UnitàTopografica, intesa come evidenza archeologica minima riconoscibi-le nella ricognizione 18. Al momento, a seguito di ricognizioni ripe-tute in momenti diversi dell’anno e perciò con diverse condizionidella vegetazione, le evidenze rinvenute sono state tutte identificatecon un numero cui corrisponde una descrizione sintetica e una loca-lizzazione, mentre la schedatura analitica degli ambienti scavati,che richiede tempi lunghi, è stata invece avviata per alcune grotte apartire dal limite nord del villaggio 19; allo stesso modo anche il ri-lievo, sulle cui tecniche si rimanda a successivi approfondimenti, èstato per il momento limitato ad alcuni ambienti o manufatti chead un primo esame apparivano particolarmente significativi sia perl’articolazione interna sia per la loro funzione, sia, infine, per la loroaccessibilità e per motivi di sicurezza. Per quanto riguarda la loca-lizzazione delle unità topografiche, si è scelto, sia per le caratteristi-che della gravina, con pareti particolarmente ripide, sia in base allecaratteristiche delle cartografie aerofotogrammetriche disponibili, diutilizzare una foto generale dell’insediamento ripreso dallo spaltoopposto (Fig. 6). Lo sviluppo in verticale del villaggio, infatti, non

18 Si veda F. CAMBI, (a cura di), Carta archeologica della provincia di Siena, vol. II, IlMonte Amiata, Siena, 1996, pp. 23-27, cui si rimanda per una descrizione analitica. Da ul-tima, si veda M. APROSIO, Archeologia dei paesaggi a Brindisi. Dalla romanizzazione al Medioe-vo, Bari, 2008, pp. 18-19; in questo lavoro un significativo contesto rupestre è stato docu-mentato con le metodologie della ricognizione archeologica e interpretato, grazie anche alrinvenimento di materiale ceramico, sia nella sua evoluzione diacronica – dall’età romanaal Medioevo – sia nel quadro più ampio dei paesaggi medievali del brindisino (cfr. Ibid.,pp. 199-202).

19 Si precisa che la numerazione delle Unità Topografiche Rupestri (UTR) è crono-logica, non segue quindi né la tipologia, né i livello nel quale l’UTR è posta, che in al-cuni casi non era percorribile nella sua intera estensione. Ciascuna UTR è stata numera-ta nel momento in cui è stata identificata. In caso di grotte intercomunicanti, tramitepassaggi, con grotte adiacenti si è mantenuto lo stesso numero, con l’aggiunta di unalettera in ordine alfabetico, che identifica la singola UTR. Ad esempio, le UTR 21,21A, 21B e 21C sono tra loro tutte comunicanti con passaggi orizzontali, intenzional-mente aperti o causati da crolli.

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO356

può essere reso con sufficiente chiarezza con la localizzazione dellegrotte e delle altre evidenze su una base cartografica a grande scala.L’utilizzo di un fotografia frontale è sembrato la migliore soluzioneper registrare i dati raccolti con un sufficiente grado di dettagliosenza perdere di vista l’insieme e sarà in seguito accompagnato, conil proseguimento della ricerca, alla realizzazione di una base carto-grafica di precisione per la georeferenziazione di tutte le strutturescavate.

Un altro aspetto che è opportuno precisare è quello della tecni-ca della ricognizione: in ambienti impervi come le gravine è neces-sario adottare un approccio duttile, che tenga conto delle difficoltàlegate alla percorribilità dei luoghi, alla pendenza del terreno e allavisibilità, intesa come la somma dei fattori che condizionano la pos-sibilità di rinvenire evidenze archeologiche. Raramente è possibilemantenere una distanza fissa tra i ricognitori e procedere per fileparallele come nelle aree coltivate e, di fatto, in contesti rupestri sidevono adottare le stesse strategie usate per la ricognizione in areemontuose, caratterizzate da terreni scoscesi e una visibilità compro-messa da fitta vegetazione o fenomeni franosi. Nel caso di Palagia-nello, con l’obiettivo di garantire una copertura il più possibile si-stematica e omogenea dell’intera area, il livello di intensità della ri-cognizione, basato di norma su una distanza di 5 m tra i ricognito-ri, è stato di necessità più basso e non uniforme nelle zone con fortipendenze e vegetazione fitta, nelle quali si è camminato ovunquefosse possibile. Questo è il criterio seguito normalmente nelle rico-gnizioni in aree boscose e impervie, dove è comunque possibile rin-venire più o meno casualmente resti di strutture scavate o di altrotipo 20.

Nell’interpretazione finale dei dati, si terrà conto dei valori divisibilità archeologica registrati nel lavoro sul campo secondo unascala numerica basata su parametri predefiniti; i valori di visibilitàpiù bassi sono quelli legati a situazioni come vegetazione fitta, zonefranose o scarsamente percorribili. La lettura della distribuzionespaziale delle evidenze sarà pertanto integrata da una carta della vi-

20 Si vedano ad esempio E. REGOLI, N. TERRENATO, Dall’Albegna al Cecina: l’impostazionedi un progetto di ricognizione archeologica, in M. PASQUINUCCI, S. MENCHELLI (a cura di), La cartogra-fia archeologica, problemi e prospettive. Atti del Convegno (Pisa 1988), Pisa, 1989, pp. 207-216 eCAMBI (a cura di), Carta archeologica della provincia di Siena cit. (nota 18), p. 19.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 357

sibilità, che non si presenta in questa sede. In realtà la possibilitàdi rinvenire evidenze appare influenzata tanto dalla vegetazionequanto da fenomeni di crollo, da azioni distruttive, come l’escava-zione di ampi fronti di cava, e dalla difficile percorribilità dei luo-ghi. In ogni caso, a fronte di una visibilità medio-bassa, che nonpermette di rinvenire facilmente frammenti ceramici o evidenze piùlabili come ad esempio buchi di palo, gli ambienti scavati di mag-giori dimensioni, quali grotte o cisterne, risultano comunque bendistinguibili nel paesaggio.

A.B.

IL VILLAGGIO RUPESTRE DELLA GRAVINA DI PALAGIANELLO

Il villaggio medievale rupestre della gravina di Palagianello èubicato sullo spalto est della Gravina omonima, poche decine dimetri a Nord dal cinquecentesco Castello Stella-Caracciolo, tra 150e 125 metri di quota (Fig. 3). Si sviluppa, con andamento sub-ver-ticale, lungo tutto lo spessore del banco calcarenitico plio-pleistoce-nico, poggiante sul Calcare di Altamura, che caratterizza la partepiù profonda della gravina 21. Nell’area occupata dal villaggio lospalto orientale della gravina presenta un’ampia sporgenza rocciosaad andamento convesso, caratterizzata da una successione di strettigradoni che la rendono particolarmente adatta all’escavazione diunità abitative su più livelli.

L’estensione dell’abitato ha i seguenti limiti (Fig. 6): a valle,verso il fondo della gravina, il limite di sviluppo del villaggio è da-to dall’interstrato tra Calcarenite e Calcare, dal momento che nelCalcare non vi sono cavità antropiche; a monte il limite è segnatodalla chiesa di Sant’Andrea (UTR 57), che è l’unità rupestre piùelevata, ubicata proprio al di sotto del livello del piano di campa-gna che sovrasta la gravina; a Nord, lungo la gravina, il limite set-tentrionale del villaggio è definito da un profondo strapiombo fitta-

21 Per la descrizione della gravina e per gli aspetti geomorfologici e ambientali si ri-manda a PARENZAN, Speleologia pugliese 2. Gravina di Palagianello. Flora, fauna, protostoriacit. (nota 3).

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mente ricoperto da vegetazione ad alto fusto, che ha impedito com-pletamente la ricognizione. Il limite sud è dato da un’area con im-ponenti frane, estesa al di sotto del Santuario di S. Maria delle Gra-zie, nella quale il pericolo immediato di smottamenti non consente,con sufficiente sicurezza, l’accesso. Presso il margine meridionaledel villaggio, intorno al santuario, si dispongono una serie di unitàrupestri che sono state utilizzate fino all’età moderna e contempora-nea e risultano pertanto di difficile lettura: si tratta di alcune ci-sterne, di una serie di case-grotta e di una chiesa rupestre (la cosid-detta ‘Chiesa anonima’) 22 che si affacciano su via del Santuario, lastrada che, partendo dalle spalle del Castello, conduce, lungo lagravina, al Santuario stesso. A Nord del luogo di culto sono inoltrepresenti altri ambienti scavati, tra cui una grotta-colombaio. Tuttequeste emergenze, a causa degli evidenti segni di utilizzazione (emanomissione) fino ad anni recenti, per il momento sono state solooggetto di sopralluoghi, ma saranno analizzate in modo sistematicodurante le prossime campagne di ricerca.

La ricognizione si è quindi concentrata sulla parte del villaggioche ha subito minori trasformazioni in tempi recenti: l’area oggettodi indagine così definita sembrerebbe coincidere approssimativa-mente con l’estensione originaria del villaggio per quanto riguardai limiti nord e sud, nel senso di sviluppo della gravina: nonostantela difficoltà di accesso alle zone adiacenti, oltre i suddetti limiti lavisione frontale dello spalto della gravina non fa infatti registrarepresenze di cavità antropiche. Nella zona a strapiombo che definiscea nord l’area indagata, da quanto è possibile osservare dallo spaltoopposto, non sono conservate unità rupestri, ma si intravedono nel-la vegetazione delle zone di erosione, interpretabili, comunque, co-me fenomeni naturali dovuti a frane o ad erosione eolica. Solo all’e-stremità meridionale i fenomeni franosi potrebbero aver cancellatole tracce di cavità artificiali, ma si tratta comunque di una zona didimensioni limitate, oltre la quale non si osservano tracce di am-bienti scavati. Più difficile risulta invece la delimitazione dell’esten-sione del villaggio in senso verticale, perché se il limite a valle è

22 La ‘Chiesa anonima’ è stata datata all’età tardoantica-altomedievale in base alla me-trologia e all’analisi dell’architettura: cfr. CAPRARA L’insediamento rupestre di Palagianellocit. (nota 1), pp. 61-68. Significativo delle forte manomissioni subite da quest’area dellagravina è il riuso del luogo di culto come frantoio, verosimilmente fino a tempi recenti.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 359

dato dal cambiamento del sostrato geologico, con l’affioramento deicalcari compatti inadatti all’escavazione, tutta la porzione superioredella gravina risulta – come già osservato – sconvolta dall’attivitàestrattiva. Si può solo avanzare l’ipotesi, senza alcuna certezza, chel’insediamento si sviluppasse anche in prossimità dell’orlo della gra-vina stessa, dove la chiesa di S. Andrea ora appare isolata in unaparete di calcarenite risparmiata dalle attività di cava.

L’unico accesso al villaggio allo stato attuale agevolmente prati-cabile è dato da un sentiero, gradonato nella parte iniziale, che sidiparte dal piazzale antistante il Santuario della Madonna delleGrazie, raggiungibile a sua volta dal centro storico attuale tramitevia Antico Santuario. Il sentiero conduce, in discesa, fino al terraz-zamento posto all’interstrato tra calcare e calcarenite, sul quale siaprono le cavità del livello inferiore dell’abitato. A tale livello èpossibile giungere anche dal fondo della gravina, provenendo dalsentiero che inizia dalla sommità del versante opposto, passa davan-ti alla chiesa rupestre di S. Lucia e quindi discende al fondo stesso,percorrendone un breve tratto, per poi ricongiungersi al sentierogradonato che risale verso il santuario 23.

L’aspetto attuale del villaggio è frutto di una stratificazione diazioni umane e naturali difficilmente ricostruibili, sulla base dei da-ti finora raccolti, nelle loro dinamiche e nel loro sviluppo diacroni-co: non è possibile al momento delineare eventuali cambiamentinell’assetto dell’abitato nell’arco di tempo in cui è ipotizzabile lasua esistenza o delineare diverse fasi di sviluppo. Nella odierna con-figurazione dell’insediamento rupestre si distinguono con chiarezzaalcuni interventi di età moderna, relativi principalmente al riusouso delle grotte come ovili, da interventi più antichi. Per questi ul-timi, in base al materiale ceramico rinvenuto in alcune grotte par-zialmente obliterate da massi di crollo (cfr. infra), è possibile avan-zare l’ipotesi che si riferiscano all’ultima fase di vita del villaggio,da collocare con buona probabilità tra il la fine del XIII e il XIVsecolo: le osservazioni che seguono si riferiscono quindi all’aspettodi un abitato basso medievale, senza poter escludere un suo caratte-

23 Per la datazione e la funzione della chiesa, situata sul fianco occidentale della gra-vina, di probabile altomedievale e ampliata nel X secolo, si veda CAPRARA, L’insediamentorupestre di Palagianello cit. (nota 1), pp. 119-136.

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re di continuità, anche solo parziale, rispetto all’impianto originariola cui datazione rimane incerta.

La morfologia generale dell’abitato appare quella di un insedia-mento sviluppatosi su più livelli sfruttando un tratto della parete dellagravina con andamento convesso, con accesso sia dall’alto sia dal fondodella gravina, secondo una tipologia diffusa in particolare nel taranti-no 24. L’aspetto complessivo è quello di un agglomerato urbano organi-camente concepito, con le varie unità rupestri organizzate su più livel-li. Otto livelli, numerati a partire dal Livello 0, dal basso verso l’alto,sono caratterizzati dalla presenza delle abitazioni e dai “servizi” al vil-laggio (cisterne, fovee, canalizzazioni), due livelli superiori accolgono ledue chiese rupestri: il Livello 7, fortemente sconvolto da crolli, è quel-lo in cui si apre la chiesa rupestre di San Gerolamo. Molto più in altoè ubicata la chiesa rupestre di Sant’Andrea. L’unica traccia della pre-senza di altri livelli interessati da cavità, oltre il Livello 6, è data da unmacigno che conserva evidenti tracce della sagomatura di un arco diingresso (UTR 46), posto tra i Livelli 6 e 7. Le estese cave che hannointeressato questa parte della gravina hanno cancellato completamentele cavità eventualmente presenti, risparmiando solamente la chiesa diSant’Andrea. Le cave e le frane hanno reso inoltre irraggiungibili, dalvillaggio, le due chiese 25.

Per quanto riguarda l’articolazione interna si può osservare inprimo luogo che non si rileva una marcata suddivisione dell’abitatoin aree funzionali: al momento non state riconosciute tracce eviden-ti di attività economiche o settori specifici del villaggio con con-centrazioni significative di particolari tipologie di cavità. Solo le ci-sterne, censite in numero di sei, si concentrano tutte nel Livello 5,al centro della successione verticale del villaggio, ma il dato potreb-be essere casuale in quanto non si può escludere che altre cisternefossero situate più in alto, nella zona distrutta dalle cave. A propo-sito di differenze funzionali tra le diverse zone del villaggio, si puòinoltre evidenziare che al Livello 0, caratterizzato da uno strato roc-

24 CAPRARA, DELL’AQUILA, Il villaggio rupestre della gravina Madonna della scala a Massa-fra cit. (nota 16), p. 39.

25 Alla chiesa di San Gerolamo si accede attraverso un autonomo sentiero ed una se-rie di passerelle e scale realizzate in legno e tubi metallici. Alla chiesa di Sant’Andrea siaccede attraverso un ingresso aperto in una proprietà privata, raggiungibile dalla stradaper Mottola.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 361

cioso costituito da un conglomerato a ciottoli poggiante sul calcarecompatto, e quindi inadatto ad un’escavazione regolare, è presenteuna successione di ambienti a pianta irregolare, poco profondi escavati in modo poco accurato, interpretabili non come abitazioni,ma come vani di servizio (Fig. 7). Allo stesso livello si registra lapresenza di alcune nicchie-mangiatoie esterne alle grotte associate afori passanti per legare animali anche di grossa taglia. Questi ma-nufatti si aprono, insieme alle grotte, sul sentiero che attualmentedà accesso al villaggio, prosegue verso il fondo della gravina e neconsente l’attraversamento: sembrerebbe questa, dunque, un’areaadatta in particolare allo stallaggio temporaneo di animali da soma.L’ipotesi, suggestiva ma da avvalorare con ulteriori dati, è quella diun’area di sosta e di servizio al limite inferiore del villaggio utile inparticolare a chi provenisse dallo spalto opposto della gravina, nonlontano dal corso d’acqua che - almeno nei periodi piovosi - scorre-va sul fondo, dove era possibile eventualmente lasciare gli animaliper poi accedere all’insediamento attraverso l’articolato sistema diviabilità interna costituito da stretti sentieri e scale.

L’indagine archeologica ha confermato la separazione netta tra l’a-bitato sviluppato sulla parete della gravina e la zona cimiteriale, notada rinvenimenti occasionali, che si estendeva sul ciglio. Non sono stateinfatti rinvenute tombe nei vari livelli occupati da abitazioni in grotta,del resto caratterizzati da una limitata larghezza, e appena sufficientiper ricavare stretti passaggi o ridotte aree di pertinenza estese davantiagli ingressi delle grotte che si aprono su di essi. L’utilizzo come areafuneraria del pianoro adiacente alla gravina rispecchia una situazionepiuttosto frequente negli insediamenti rupestri con carattere di abitatoorganizzato, situati in gravine con pareti dall’accentuato sviluppo verti-cale, e sembra rispondere soprattutto ad una logica di più razionalesfruttamento della roccia e dello spazio 26. Altre aree sepolcrali di perti-

26 Si citano gli esempi, tra i pochi casi studiati in modo più sistematico, di Casalrottonel tarantino (C.D. FONSECA, C. D’ANGELA (a cura di), Casalrotto I. La storia, gli scavi,Galatina, 1989), del villaggio della Madonna della Loe (LAPADULA, Il villaggio della Loe cit.(nota 16), e del sepolcreto di S. Lucia alle Malve a Matera (B. BRUNO, Archeologia medievalenei Sassi di Matera, in Scavi medievali in Italia 1996-1999, Atti della seconda conferenzaitaliana di archeologia medievale (16-18 dicembre 1999), a cura di S. PATITUCCI UGGERI,Roma, 2001, pp. 137-148). Al contrario, la mancanza di un una netta separazione tra spa-zi abitativi e spazi funerari, con gruppi di tombe scavati in prossimità delle case-grotte

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO362

nenza del villaggio, o comunque riferibili ad esso anche se poste al suoesterno, possono essere identificate nelle chiese rupestri che si configu-rano come luoghi di culto con funzione funeraria per la presenza ditombe al loro interno o nelle immediate adiacenze: si tratta, oltre chedella già citata chiesa di S. Andrea (Fig. 8), di quelle di S. Nicola e deiSS. Eremiti situate a Sud del complesso rupestre in posizione isolata, edi quella di S. Lucia, sullo spalto opposto della gravina, interpretata daRoberto Caprara come chiesa di pellegrinaggio 27.

Si segnala inoltre la dislocazione nella porzione superiore dell’inse-diamento dei luoghi di culto che risultano compresi all’interno dell’a-bitato, le chiese rupestri di S. Girolamo e S. Andrea; ad esse può essereaggiunta la già citata ‘Chiesa anonima’, posta nel settore dell’insedia-mento più manomesso da interventi moderni, presso il Santuario di S.Maria delle Grazie. È ragionevole pensare che alle chiese si accedessesoprattutto dall’alto, tramite una viabilità attualmente scomparsa mache si deve ipotizzare connessa al ciglio della gravina.

Per quanto riguarda la funzione delle chiese, si è già evidenzia-to che la chiesa di S. Andrea è stata interpretata come chiesa fune-raria di carattere privato 28, mentre per la cripta di S. Girolamo 29 eper la ‘Chiesa anonima’ 30, si avanza una proposta interpretativa co-me chiese adibite al culto pubblico. In particolare, la ‘Chiesa anoni-ma’, di dimensioni decisamente ampie (85 mq), con una proposta

senza una chiara logica di distribuzione, caratterizza un abitato come quello di Triglie(Ta), situato in una gravina larga e poco profonda e probabilmente con un carattere piùspiccatamente rurale rispetto a Palagianello (cfr. BIFFINO, L’insediamento rupestre di Trigliecit. (nota 16), p. 52.

27 Per la descrizione analitica e la segnalazione della presenza di sepolture si rimandaa CAPRARA, L’insediamento rupestre di Palagianello cit. (nota 1), pp. 69-99 (S. Andrea), pp.15-34 (S. Nicola), pp. 48-49 (SS. Eremiti), pp. 119-136 (S. Lucia). La chiesa di S. Nicola,in particolare, anche se di impianto altomedievale, ha restituito un tesoretto di monete ve-neziane datate tra il 1311 e il 1444 (cfr. bibliografia citata alla nota n. 11), rinvenute inconnessione con una tomba, che sembrerebbe attestare il suo utilizzo sepolcrale ancora nelbasso medioevo come cappella funeraria privata di una famiglia di discreto rango.

28 Ibid., pp. 69-99. La chiesa presenta nartece più aula separata dal presbiterio a dueabsidi da recinzione a doppia arcata; la datazione è ad età altomedievale con rimaneggia-menti in età bizantina e nel pieno medioevo.

29 Cfr. Ibid., pp. 101-103, per la descrizione analitica della chiesa e per la datazione,basata su considerazioni di ordine stilistico e sulla metrologia, al XII secolo con fasi diuso almeno fino al XIV sec.

30 Ibid., pp. 61-69.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 363

di datazione altomedievale se non più antica basata sull’esame del-l’architettura e sulla metrologia, potrebbe essere stata fin dalle fasipiù antiche di vita del villaggio un luogo di culto comunitario.

La ricognizione sistematica ha permesso infine di ricostruire la via-bilità interna al villaggio, articolata in sentieri che si sviluppano lungoi livelli in cui si dispone l’insediamento (viabilità orizzontale) e da sca-le/pedarole (viabilità verticale), che permettono il passaggio da un li-vello all’altro. I sentieri, ove sono distinguibili, sono di due tipi: liberi,senza balaustra, che sfruttano i ripiani rocciosi con interventi di siste-mazione della roccia di ridotta portata, o protetti da una balaustra la-pidea, risparmiata dall’escavazione del sentiero. La balaustra meglioconservata è al Livello 2, lungo il sentiero prospiciente le UTR da 21 a24 (Figg. 9-10). Per quanto riguarda i collegamenti verticali, si specifi-ca che i livelli da 0 a 5 sono collegati da scale e pedarole, mentre i Li-velli 6 e 7 non conservano, presumibilmente a causa di crolli, alcun ti-po di scala. Per articolazione e monumentalità, è presumibile che lascala posta tra il Livello 1 e il Livello 2 (UTR 13, Figg. 9-10) avesseun ruolo di rilievo nella viabilità interna del villaggio. Tale scala con-serva, sul lato esposto verso la gravina, una serie di fori per l’alloggia-mento di una ringhiera lignea 31.

C.P.- F.Z.

TIPOLOGIA DELLE CAVITÀ

Le Unità Topografiche Rupestri (UTR) rilevate sono 72 (Fig.6), suddivise nelle seguenti tipologie: 37 grotte, 6 nicchie (conside-rando solo quelle esterne alle grotte), 6 cisterne, 2 apiari, 3 fovee, 7

31 L’uso del legno per completare l’arredo urbano e le pertinenze esterne delle grotte, inparticolare lungo i percorsi interni del villaggio, o anche per realizzare vere e proprie strut-ture funzionali alla mobilità interna dell’abitato (ponti, scale, passerelle) trova confronti in al-tri esempi di insediamenti rupestri studiati analiticamente in diverse aree geografiche. Si cita-no a titolo esemplificativo, i casi del villaggio della Madonna della Scala a Massafra (CAPRA-RA, DELL’AQUILA, Il villaggio rupestre cit. (nota 16), pp. 45-46), dell’insediamento rupestre di S.Severina in Calabria (F. CUTERI, A. RUGA, L’abitato rupestre, in R. SPADEA (a cura di), Il castello diSanta Severina, Catanzaro, 1998, pp. 73-79) e dell’insediamento di Corviano nella Tuscia (DE

MINICIS, Insediamenti rupestri cit. (nota 17), pp. 29-30).

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scale/pedarole, 3 ripari sotto roccia, 2 chiese. La distribuzione perlivelli di queste UTR è la seguente: Livello 0, 12 UTR; Livello 1,7 UTR; Livello 2, 12 UTR; Livello 3, 16 UTR; Livello 4, 7 UTR;Livello 5, 12 UTR; Livello 6, 3 UTR; tra Livello 6 e Livello 7, 1UTR; Livello 7, 1 UTR.

In questo contributo si evidenziano le caratteristiche tipologicheimmediatamente desumibili dalla ricognizione delle UTR. Per unostudio più approfondito e che indaghi anche gli aspetti diacronicidell’evoluzione tipologica dei diversi ambienti rupestri sono indi-spensabili il completamento della schedatura, il completamento deirilievi delle singole unità e l’analisi stratigrafica degli interventi diescavazione tramite la lettura dei segni lasciati sulle pareti, che per-mette di distinguere in termini di cronologia relativa eventuali fasidi escavazione diverse da quella originaria, modifiche e adattamenti.

La maggior parte delle cavità del villaggio sono state concepitecome unità monocellulari, articolate nello schema un ingresso/unacamera. Al di fuori di questa tipologia si segnalano solo le UTR 38e 41, che seguono lo schema un ingresso/più camere, e le UTR 51e 51A (censite singolarmente, ma attualmente accorpate), che se-guono la tipologia due ingressi/una camera. In quest’ultimo casonon si può, però, escludere che il setto divisorio tra le due cameresia stato completamente e accuratamente demolito.

Nessuna delle cavità artificiali censite dispone di finestre. Leuniche aperture esterne presenti sono le porte e i fori dei camini. Leprime conservano quasi tutte gli alloggiamenti dei controtelai li-gnei e, in alcuni casi, i canali di gronda lungo le facciate esterne 32,realizzati per impedire l’ingresso nelle grotte delle acque di scorri-mento sulle facciate. I fori dei camini sono ricavati in alcuni casicon uno scavo direttamente in facciata e in altri con uno scavo, piùaccurato, nel soffitto (Fig. 11). Ai camini sono spesso abbinate dellenicchie globulari orizzontali, interpretabili come piccoli depositidestinati ad accogliere il materiale per accendere il fuoco (esche, ac-ciarini e pietre focaie), piccole quantità di combustibile o gli uten-

32 La presenza di porte lignee con controtelaio nelle abitazioni rupestri e dei canalidi gronda sugli ingressi è ben documentata negli insediamenti meglio studiati: si vedanoCAPRARA, DELL’AQUILA, Il villaggio rupestre cit. (nota 16), pp. 62; R. CAPRARA, F. DELL’A-QUILA, Per una tipologia degli insediamenti rupestri medievali, in Archeologia medievale XXXI(2004), p. 459; DE MINICIS, Insediamenti rupestri cit. (nota 17), p. 29.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 365

sili necessari a preparare i pasti 33. A quest’ultima funzione sonoanche riconducibili le nicchie che hanno, sul piano, degli alloggia-menti circolari destinati ad accogliere e a dare stabilità a vasi perderrate alimentari (Fig. 12).

Oltre a questa tipologia di nicchie, gli elementi di arredo dellecavità – o, meglio, gli elementi lapidei superstiti – sono quelli ti-pici dell’architettura rupestre: nicchie di varia tipologia, fori perl’alloggiamento di pali, fori per l’alloggiamento di travetti per lacreazioni di tramezzi (vedasi l’UTR 41, ove in un’alcova si leggemolto bene la sequenza dei fori destinati a reggere i travetti di unletto e, sugli stipiti della stessa alcova, i fori destinati a reggere ilsostegno, ligneo, di una tenda (Fig. 13) 34.

I fori passanti sono presenti in svariate posizioni, in molte dellecavità. In alcuni casi (UTR 38 e UTR 41) sono ricavati, con unatecnica molto poco accurata, lungo i profili delle archeggiature, te-stimoniando il loro essere connessi ad un uso seriore di queste cavi-tà, dove alla pulizia formale del disegno architettonico si sovrappo-ne una non meglio precisabile necessità contingente (sospensione diderrate? legatura di animali?) attuata senza curarsi della resa esteti-ca del trattamento della roccia.

Ritornando alla tipologia delle cavità, risulta evidente che, in unperiodo successivo alla prima escavazione e in un momento storico at-tualmente non definibile, ma verosimilmente successivo all’abbandonodel villaggio e ascrivibile genericamente all’età moderna, alcune delleUTR sono state collegate tra loro tramite dei rozzi e sbrigativi passag-gi aperti nelle pareti delle cavità. Tale tipologia di intervento è presen-te al Livello 2 e al Livello 3. In due casi, nelle UTR 39, 39A e 39B(Fig. 14) e nelle UTR 51A e 51B, l’accorpamento ha riguardato anchealcune cisterne. Nel caso della cisterna 39A l’accorpamento ha previstola trasformazione della cisterna tramite l’escavazione di nicchie (Fig.15), nel caso della cisterna 51B il collegamento con la grotta è statorealizzato tramite l’escavazione di un varco, arcuato, ben disegnato. Al-l’interno della cisterna è stata, inoltre, scavata una bassa mangiatoia per

33 Sulla presenza di nicchie globulari accanto al camino, interpretate come depositiper legna, si veda CAPRARA, DELL’AQUILA, Il villaggio rupestre cit. (nota 16), p. 68.

34 La tipologia è quella del letto ligneo incastrato nelle pareti identificata, con diversevarianti, nell’insediamento rupestre di Madonna della Scala (CAPRARA, DELL’AQUILA, Ilvillaggio rupestre cit. alla nota n. 16, pp. 83-89).

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO366

ovini, che potrebbe far pensare ad un riuso delle case-grotta come oviliin età postmedievale. Questa ipotesi, che è supportata dal ritrovamentodi frammenti ceramici moderni in alcune delle grotte, è, ovviamente,da dimostrare in maniera più argomentata, ma trova comunque riscon-tro nella tradizione locale che individua nel villaggio, appunto, la pre-senza di ovili.

Sempre a proposito delle sei cisterne, che rappresentano ben il10% delle cavità censite del villaggio, si è già evidenziato che siaprono tutte al Livello 5 (di una, la UTR 55, si conserva solo ilfondo). Una sola cisterna, la UTR 47, è integra. I serbatoi per laraccolta dell’acqua sono direttamente collegati a canalette di addu-zione idrica scavate, con sezione rettangolare, nelle pareti sub-verti-cali che prospettano sulle imboccature.

Due cavità, le UTR 38 e UTR 41, si caratterizzano per essere arti-colate in più vani, messi in comunicazione da archi ben disegnati e ac-curatamente scavati, a sesto ribassato. In particolare la UTR 41, il cuiingresso è obliterato da una frana di blocchi ciclopici, risulta essere lacavità meglio conservata e presenta una successione di vani con diversedestinazioni d’uso: un vano presenta una nicchia per l’alloggiamento divasi, un vano, più interno, conserva due alcove.

Le cavità situate al Livello 2 (in particolare le UTR 21, 21A,21B, 21C, 22 e 23) presentano, davanti all’ingresso, un accenno dicorte scavata nella roccia, che si configura come un’area pertinenzia-le esterna dove, in alcuni casi, si apre una bassa nicchia.

Nelle case-grotta non è stata in genere riscontrata la presenza difovee domestiche (ciò potrebbe essere, comunque, dovuto al consi-stente interro presente in tutte le cavità). Solo nel pavimento dell’UTR 26 si conservano due grandi fovee (Fig. 16), che suggerisconoun’ipotesi interpretativa di questa cavità come granaio comunita-rio 35. Nella UTR 42 si conservano quattro fosse accorpate, di di-mensioni contenute, probabilmente destinate a contenere derratealimentari ad uso familiare.

Nel villaggio sono presenti due nicchie orizzontali a spigoli or-togonali, da interpretarsi come apiari. Non è possibile al momentostabilire se tali strutture rupestri siano da connettere temporalmen-te al villaggio medievale o ad un suo utilizzo successivo.

35 Sull’interpretazione di più fosse di grandi dimensioni accorpate in un’unica grottacome granaio comunitario si veda CAPRARA, DELL’AQUILA, Per una tipologia degli insedia-menti rupestri cit. (nota 32), p. 467.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 367

Si segnala, infine, che al Livello 0 del villaggio sono presentidue ripari sotto roccia che potrebbero essere solo delle cavità di in-terstrato, apertesi lungo il collegamento tra il banco calcareo e ildeposito calcarenitico soprastante.

E.F.- F.Z.

I REPERTI CERAMICI DEL VILLAGGIO RUPESTRE DI PALAGIANELLO:OSSERVAZIONI PRELIMINARI

La ricognizione effettuata nel villaggio rupestre di Palagianelloha permesso di raccogliere, all’interno di ventuno delle grotte censi-te, in superficie, un totale di n. 339 frammenti riferibili a diverseclassi ceramiche, databili tra il pieno Medioevo e l’Età Moderna.Una così abbondante presenza di frammenti ceramici rappresentaun dato particolarmente significativo in un ambiente rupestre: nor-malmente, infatti, le abitazioni scavate non conservano al loro in-terno documentazione materiale in quanto venivano periodicamenteripulite nel caso di continuità d’uso e sono soggette inoltre all’azio-ne di dilavamento delle acque meteoriche dopo il loro abbandono.

In questa sede si presentano alcune osservazioni frutto di unesame preliminare dei materiali raccolti allo scopo di fornire unprimo inquadramento cronologico dell’insediamento, esame suscet-tibile di ulteriori precisazioni e/o variazioni in seguito ad uno stu-dio sistematico dei reperti e alla prosecuzione della ricerca.

Nel complesso sono attestate le seguenti classi ceramiche: cera-mica acroma da mensa (fr. 156); ceramica acroma da fuoco (fr. 55);ceramica invetriata monocroma verde (fr. 22); ceramica invetriatapolicroma (fr. 28); ceramica invetriata da fuoco (fr. 20); ceramicainvetriata monocroma (fr. 8); ceramica smaltata monocroma (fr. 22);ceramica smaltata policroma (fr. 1); ceramica graffita policroma (fr.1); ceramica dipinta (fr. 11); protomaiolica (fr. 2); anfore, grandicontenitori (fr. 1); tegole (fr. 12).

La classe ceramica che fornisce al momento più sicure indicazio-ni cronologiche è l’invetriata policroma 36. In base ai confronti indi-viduati sia per i motivi decorativi, sia per le parti morfologicamen-

36 Per questa classe ceramica si veda D. DUFOURNIER, A.M. FLAMBARD, G. NOYÉ, Àpropos de céramique « RMR »: problèmes de définition et de classement, problèmes de répartition, in

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO368

te significative, i reperti sono inquadrabili tra XIII e XIV secolo.Tra questi si segnalano in particolare: un frammento di fondo diciotola con motivo a “graticcio”; un frammento di fondo di ciotolacon motivo decorativo “tipo Taranto” (Fig. 17), ampiamente docu-mentato in Puglia e Basilicata; un frammento di fondo di ciotola lacui decorazione, con motivo a foglie allungate, è riconducibile adun tipo attestato ad Apigliano nel Salento 37 (Fig. 18). Allo stessoarco cronologico rimanda un frammento di orlo di ciotola di proto-maiolica brindisina con decoro ad archetti sulla tesa.

Le altre classi ceramiche presenti (acroma, ceramica da fuoco,invetriata monocroma verde e policroma) non offrono, invece, ulte-riori riferimenti per la datazione in quanto si tratta di materiali dilunga durata e attestatati prevalentemente da frammenti di pareti.In generale, però, la maggior parte dei frammenti di queste ultimeclassi ceramiche rimanda ad un orizzonte cronologico basso medie-vale, in assenza di materiali caratterizzanti i secoli anteriori al XII;ad esempio, i pochi frammenti di ceramica dipinta presentano tuttiuna decorazione a bande strette, diffuse a partire dalla metà del XIIsecolo in poi.

Il villaggio di Palagianello presenta diversi crolli soprattuttonel settore meridionale: all’interno di queste grotte parzialmente di-strutte sono stati rinvenuti i materiali ceramici, sopra descritti, cheforniscono indicazioni cronologiche più definite collocabili tra la fi-ne del XIII e il XIV secolo. Per tale motivo si può ipotizzare che lafase finale di vita del villaggio si debba inquadrare collocare inquesto momento.

Le grotte del settore settentrionale del villaggio sono, invece,interessate da fenomeni di distruzione di minore entità ed hannorestituito materiali quasi esclusivamente riferibili a produzioni cera-miche locali di età postmedievale. Questi ultimi materiali potreb-bero essere riconducibili, perciò, ad un momento successivo all’ab-bandono del villaggio rupestre, quando l’area fu frequentata sostan-zialmente per attività agricole e pastorali. Diverse tra queste grotte

La ceramica medioevale nel Mediterraneo occidentale (Siena-Faenza, 8-13 ottobre 1984), Firenze,1986, pp. 251-278.

37 Si veda P. TAGLIENTE, La ceramica del casale, in P. ARTHUR (a cura di), Da Apilgiano aMartano. Tre anni di archeologia medievale (1997-1999), Galatina, 1999, p. 31, Fig. XII ep. 33, Fig. 21, n. 7.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 369

presentano infatti numerose mangiatoie realizzate, in modo eviden-te, in una fase successiva all’escavazione dell’impianto originario.

Le acquisizioni ottenute dai materiali ceramici, per quanto frut-to di un esame del tutto preliminare e indubbiamente suscettibiledi successivi approfondimenti, limitati inoltre ad una ricognizionedi superficie, forniscono già significative indicazioni e spunti di ri-flessione. Essi sembrano al momento offrire il quadro di un insedia-mento pienamente inserito negli ambiti di circolazione delle cera-miche che caratterizzano i contesti archeologici noti del basso Me-dioevo pugliese: il sito di Palagianello si configura quindi come unvillaggio medievale a pieno titolo, caratterizzato da peculiari modidi abitare, quelli rupestri.

E.F.- C.P.

CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

I dati presentati in questo contributo, anche se preliminari epertanto passibili di variazioni con il proseguire della ricerca, con-sentono alcune osservazioni conclusive e offrono alcuni spunti di ri-flessione sulla vicenda evolutiva di un insediamento rupestre postoin stretta relazione con un abitato sviluppatosi in età moderna sulciglio della gravina.

In primo luogo, va ancora una volta sottolineato il contributoche l’archeologia offre alla comprensione di alcune dinamiche inse-diative che sono strettamente legate al carattere rupestre dell’abita-to ma, al tempo stesso, prescindono da esso. L’indagine archeologicadi superficie ha permesso di raccogliere evidenze utili a delineareun’ipotesi sulla fase finale di vita di un centro demico rupestre, chesembra collocarsi tra la fine del XIII e il XIV secolo. Questa ipotesisi basa sull’incrocio di dati diversi, quali la ceramica raccolta nellaricognizione, la segnalazione sulla presenza di monete del 1340-1344 in alcune tombe del sepolcreto individuato agli inizi del No-vecento sul pianoro, la fibbia datata al XIV secolo dall’area cimite-riale presso la chiesa matrice 38 e, non ultima, la datazione di alcu-

38 Si rimanda a quanto detto in precedenza, in particolare alla nota n. 10.

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO370

ne fasi della decorazione pittorica delle chiese rupestri comprese nelvillaggio al XIII sec. e al XIV sec. 39. L’analisi delle varie evidenzeindividuate con la ricognizione suggerisce l’idea che l’abitato rupe-stre sia stato progressivamente spopolato intorno a questa data, for-se a seguito di consistenti crolli o fenomeni franosi e che solo alcu-ne cavità siano state utilizzate anche in seguito, verosimilmente piùcome ricovero per animali che come abitazioni.

Per quanto riguarda invece la prima fase di vita del sito, la ri-cognizione non ha fornito elementi probanti per inquadrarla crono-logicamente. La datazione iniziale del villaggio potrà essere definitacon certezza solo attraverso lo scavo di contesti stratigrafici chiusi,quali cisterne e fovee, e con la ricerca d’archivio, a partire dal riesa-me analitico di tutte le fonti documentarie disponibili. Tuttavia al-cune scarne testimonianze sembrano indirizzare verso un inquadra-mento della fase iniziale almeno ai secoli centrali del Medioevo (X-XI): si fa riferimento al rinvenimento, segnalato in premessa, didue monete bizantine all’interno della gravina di Palagianello, senzaulteriori specificazioni sul luogo del ritrovamento, e alla datazionealtomedievale – basata però unicamente sull’analisi delle architettu-re – della chiesa di S. Andrea e della ‘Chiesa anonima’. A fronte diquesti elementi appare suggestiva, anche se del tutto ipotetica, l’i-dentificazione dell’abitato rupestre di Palagianello con il castellumPalajani citato dalle fonti a partire al 1016 e nei secoli successivi(cfr. supra).

Se le origini restano dunque sfuggenti, nell’ultima fase di vitail villaggio è ora meglio noto: si trattava di un insediamento piena-mente inserito nella circolazione delle merci ceramiche che interes-sava la Puglia medievale, esteso con numerose unità abitative lungogli stretti gradoni che caratterizzavano la parete della gravina. Eraaccessibile sia dall’alto, dove non si può escludere la presenza distrutture sub divo a integrazione di quelle rupestri, sia dallo spaltoopposto della gravina e aveva un sistema di viabilità interna artico-lato in scale, sentieri, pedarole. All’interno comprendeva tre chiese(S. Andrea, S. Girolamo e la ‘Chiesa anonima’), di cui una (S. An-

39 La decorazione parietale residua della chiesa di S. Girolamo è attribuibile al XIVsec. (CAPRARA, L’insediamento rupestre di Palagianello cit. (nota 1), pp. 101-103. La chiesadi S. Andrea conserva affreschi del XII-XIII (Ibid., pp. 69-99; M. FALLA CASTELFRANCHI,Pittura monumentale bizantina in Puglia, Milano, 1991, pp. 165-166).

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 371

drea) costituiva certamente un luogo di culto privato a carattere fu-nerario, grandi cisterne per l’approvvigionamento idrico e forse ungranaio collettivo, mentre le aree cimiteriali a carattere pubblico siestendevano sul pianoro.

Indagini archeologiche mirate, in particolare lo scavo delle fovee,ma anche interventi sistematici di pulizia delle grotte con interrofinalizzati al rilievo, potranno definire meglio questi primi risultatidella ricerca, ma soprattutto permetteranno di datare le fasi inizialie intermedie di vita dell’insediamento. Con dati stratigrafici prove-nienti da attività di scavo, inoltre, sarà possibile anche associare ti-pologie definite di abitazioni rupestri, o di singoli manufatti scava-ti, ad un arco cronologico individuato su basi certe: al momento achi scrive sembra un utile elemento di riflessione la frequente asso-ciazione di vani cucina con nicchia e di abitazioni pluricellulari ar-ticolate in ambienti dalle planimetrie squadrate con il materiale ce-ramico inquadrabile tra XIII e XIV sec.

Altri aspetti che si ritiene prioritario affrontare con le prosecu-zione della ricerca in corso sono quelli relativi all’economia dell’in-sediamento in rapporto al contesto, al bacino di approvvigionamen-to, ai nessi funzionali con altri insediamenti del circondario, al col-legamento con la viabilità principale. Appare evidente che l’archeo-logia del villaggio medievale tout court, così come si va sviluppandonegli ultimi decenni anche in Puglia, e non una specifica archeolo-gia del villaggio rupestre, può dare risultati in questo senso 40. Nel-l’ottica dell’archeologia del villaggio medievale va infine letta latrasformazione, avviata all’inizio del XVI secolo per volontà dei ba-roni Domini Roberti, dell’abitato rupestre, ormai spopolato, in uncasale pianificato, dotato di piazza quadrangolare con case in mura-tura lungo i lati, chiesa al centro e castello feudale ad un’estremi-tà 41. Questo esito, le cui tracce sono perfettamente leggibili nell’at-

40 Si veda da ultimo P. ARTHUR, L’archeologia del villaggio medievale in Puglia, in M.MILANESE (a cura di), Vita e morte dei villaggi tra Medioevo ed Età Moderna. Dallo scavo dellavilla de Geriti alla pianificazione della tutela e della conoscenza dei villaggi abbandonati dellaSardegna, Quaderni dei villaggi abbandonati della Sardegna (QUAVAS), 2, Firenze, 2006,pp. 97-191.

41 Sull’evoluzione urbanistica di Palagianello si veda V.V. DI TURI, Evoluzione urbani-stica ed edilizia di Palagianello, Castellaneta, 1998; per le vicende feudali e i relativi docu-menti di veda PALMISANO, Palagianello. Le origini - il feudo cit. (nota 4), pp. 67-80.

ANNALISA BIFFINO - EVELYN FARI - COSIMO PACE - FRANCESCO ZERRUSO372

tuale centro storico di Palagianello, è comune a molti villaggi ab-bandonati di area pugliese e si inserisce nel fenomeno della nascitadelle ‘terre’, ovvero borghi pianificati sorti per scelte precise deifeudatari, mirate alla concentrazione della forza lavoro, in atto dagliinizi del XV secolo alla metà del secolo successivo 42. È probabil-mente nel corso del XVI secolo, che le grotte e le cisterne, e perfi-no la ‘Chiesa anonima’, situate nelle aree più prossime al ciglio del-la gravina o comunque nei settori del villaggio non danneggiati dacrolli, vengono adibite ad usi agricoli o a ricovero per animali, su-bendo significative modifiche o adattamenti e trasformandosi inuna pertinenza del nuovo borgo in muratura sorto sul pianorosoprastante.

Al momento di andare in stampa è in corso, a cura della So-printendenza per i beni Archeologici della Puglia, ufficio perifericodel Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in concerto con lealtre Soprintendenze competenti, la proposta dei provvedimenti di-chiarativi di tutela ai sensi del Decreto Legislativo 42/2004, per l’a-dozione, da parte della sovraordinata Direzione Regionale per i Be-ni Culturali e Paesaggistici della Puglia, del provvedimento finaledi vincolo paesaggistico, storico-artistico e archeologico a tutela delsito.

A.B.

42 Per una lettura archeologica del fenomeno in relazione all’abbandono dei villaggisi vedano le utili riflessioni di P. ARTHUR, Verso un modellamento del paesaggio rurale dopo ilMille nella Puglia medievale, in Archeologia medievale, XXXVII (2010), pp. 224-225.

RICOGNIZIONE ARCHEOLOGICA DEL VILLAGGIO MEDIEVALE RUPESTRE 373

APPENDICE

Esempio di Scheda di Unità Topografica Rupestre

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. I

Fig.1-Palagianello.

TAV. II A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO

Fig.2-La

posizionedelvillaggiorispetto

almoderno

abitato.

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. III

Fig.3-Ubicazionedelvillaggiorupestredi

Palagianello.

TAV. IV A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO

Fig. 4 - UTR 58, chiesa rupestre di Sant’Andrea (foto F. Zerruso).

Fig. 5 - UTR 57, chiesa rupestre di San Gerolamo (foto F. Zerruso).

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. V

Fig.6-La

disposizione

delleUTR(fotoF.Zerruso).

TAV. VI A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO

Fig.7-Le

UTR01-02-03-04delL

ivello0(rilievidi

D.B

iffino).

Fig.8-Sepoltureall'interno

dellachiesa

diSant’Andrea(fotoF.Zerruso).

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. VII

Fig. 9 - UTR 13, scalinata con balaustra (foto F. Zerruso).

Fig. 10 - UTR 13, scala tra il Livello 1 e il Livello 2 (foto F. Zerruso).

TAV. VIII A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO

Fig.11

-UTR29,grottaconcamino

enicchie(fotoF.Zerruso).

Fig.12

-UTR56A,nicchiaconalloggiamentiperrecipienti(fotoF.Zerruso).

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. IX

Fig. 13 - UTR 41, alcova (foto F. Zerruso).

Fig. 14 - Le UTR 39, 39A e 39B (rilievo D. Biffino).

TAV. X A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO

Fig. 15 - UTR 39A (foto F. Zerruso).

Fig. 16 - UTR 26, grotta con due fovee affiancate (foto F. Zerruso).

A. BIFFINO - E. FARI - C. PACE - F. ZERRUSO TAV. XI

Fig. 17 - Invetriata policroma con motivo tipo Taranto (foto F. Zerruso).

Fig. 18 - Invetriata policroma (foto F. Zerruso).


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