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RV Schofield, Realtà e utopia nel pensiero architettonico di Leonardo, in Leonardo da Vinci. Il...

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VIII. Realtà e utopia
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VIII. Realtà e utopia

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Richard Schofield

Realtà e utopia nel pensiero architettonico di Leonardo

L’architetto della veduta di Fi-renze antica idealizzata quiesposta (ID 181) era deciso apresentare edifici che fosseroimpeccabili riguardo agli or-dini, convincenti dal punto di

vista strutturale e decorati con citazioni da costru-zioni antiche e moderne “all’antica”: il Settizonio diRoma (primo palazzo a sinistra), una versione mi-gliorata del battistero di Firenze (al centro) e, per ilprimo edificio a destra, il fiorentino palazzo Coc-chi. Lo stesso vale per altre vedute di città quattro-centesche in tarsia e in pittura, come quella di Ber-lino, dove, a parte le navi sullo sfondo, non vi è pra-ticamente traccia di attività umana; è il sogno di unarchitetto, pieno di riferimenti: Castel Sant’Ange-lo, una serie di palazzi presumibilmente fiorentini,oltre a una versione riveduta dell’albertiano palaz-zo Rucellai, con capitelli identici sui tre registri, l’o-pus isodomum al posto dell’opus pseudisodomum esenza l’opus reticulatum. La scena è inquadrata dauna variazione del Portico d’Ottavia, i cui cassetto-ni del soffitto sono simili a quelli che si vedono nelpiedistallo del monumento a Giovanni Acuto di Pao-lo Uccello (Firenze, duomo)1. Questi paesaggi ur-bani asettici, allucinogeni dimostrano spesso il vir-tuosismo stilistico dei loro autori ma non mostranoalcun interesse per gli uomini e per il modo in cui es-si si relazionano a quegli ampi spazi, né per la fun-zione o il funzionamento degli edifici raffigurati.Leonardo era certamente a conoscenza della cittàtotale descritta con inesorabile dettaglio e genero-samente illustrata dal Filarete, suo concittadino. LaSforzinda del Filarete è un enorme ottagono constrade e canali radiali e concentrici, e accoglie ognipossibile tipologia architettonica: mercati, chiese, lazecca, il carcere, l’ospedale, mura e porte cittadine.

Richard Schofield

Anche il trattato dell’Alberti, non illustrato, di cuiLeonardo possedeva una copia ma che in gran par-te ignorava, tratta estesamente molte tipologie diedifici antichi, con minuziose descrizioni delle lorodimensioni e degli ordini.

Con i progetti di città di Leonardo, cioè quelliche non si fermano alle piante ma comprendono an-che i disegni degli edifici in alzato, entriamo in unmondo diverso.

Punto primo: Leonardo non condivide gli in-teressi dei suoi contemporanei. I dettagli degli edi-fici antichi, come le miriadi di architravi, basi, capi-telli e cornicioni che Francesco di Giorgio, Giulia-no da Sangallo, il Cronaca e altri studiano incessan-temente, gli interessano poco o nulla. Per tutto l’ar-co della sua carriera ripete una serie di forme archi-tettoniche dalla geometria astratta, viste in pianta ea volo d’uccello; del suo periodo milanese riman-gono moltissimi schizzi basati su edifici famosi (SanSatiro, San Lorenzo e San Sepolcro), ma a Romaignora ampiamente i magnifici edifici antichi e i pa-lazzi del primo Cinquecento e, quando li disegna, lirende in scala molto piccola e praticamente privi diogni dettaglio. Ad esempio, disegna quello che for-se è il Pantheon (Milano, Biblioteca Ambrosiana,Codice Atlantico, f. 778 recto [ex 286 recto-a]), lacasa di Raffaello del Bramante (Codice Atlantico, f.885 recto [ex 322 recto-b]; si veda anche la coper-tina del Codice sul volo degli uccelli della Bibliotecareale di Torino), il Tempietto di San Pietro in Mon-torio (ID 149; Codice Atlantico, f. 423 recto [ex 156recto-b]; forse Codice Atlantico, f. 885 recto [ex322 recto-b]) e la scala a chiocciola del Cortile delBelvedere (Basilea, Biblioteca universitaria, Colle-zione Geigy-Hagenbach), anch’essi del Bramante;e alcune variazioni di Castel Sant’Angelo (CodiceAtlantico, ff. 618 recto [ex 225 recto-c], 696 recto

319 Realtà e utopia nel pensiero architettonico di Leonardo318 Richard Schofield

–, con latrine pubbliche poste alla prima curva. Os-serva anche che le strade alte inizieranno al di fuo-ri delle mura della città e, nel punto in cui arrivanoalle torri, avranno un’inclinazione di sei braccia. Di-segna quattro ampie rampe che arrivano al livellosuperiore, forse ricordo dell’ampia strada coperta,lunga 160 metri, costruita dai Visconti a Vigevanoper collegare il castello vecchio e il castello nuovo.Infine, scrive che la città dovrà essere costruita vici-no al mare o a un grande fiume, che porti via i ma-teriali di scarico.

Gli schizzi e le annotazioni di Leonardo sonobuttati giù in fretta su un piccolo taccuino, forma-to da fogli di carta di soli 231 x 167 mm prima diessere piegati, poi utilizzati per la scrittura e i dise-gni; la loro concentrazione sulla funzione va a sca-pito della coerenza architettonica, e comporta qual-che discrepanza tra testo e disegno.

Ad esempio Leonardo scrive, confusamente,che latrine, stalle e “ssimili cose fetide” verrannoscaricate per “le vie socterane”: un’idea pessima seintende le strade basse, e non le gallerie (che definisce“cave”) al di sotto delle strade alte. Dovranno es-servi latrine pubbliche alla prima curva delle scale achiocciola che collegano le strade alte con quellebasse, ma nel Ms. B., f. 16 recto, non disegna tali

scale; invece, nel Ms. B, f. 15 verso, raffigura scali-nate spettacolari che conducono dal livello inferio-re a quello superiore. Vi è poi una difficoltà più gra-ve: Leonardo vuole che le strade basse siano riservateai trasporti e quelle alte ai “gientili omini” che pas-seggiano sotto i portici. Il disegno della città com-pleta, in Ms. B, f. 15 verso, presenta la città con quat-tro torri e una scarpata che la rendono simile a unafortezza, forse dotata di un fossato. Tuttavia, se l’u-nico modo per entrare nella città era attraverso legrandi rampe che conducono al livello superiore,come si può arrivare alle strade basse da fuori le mu-ra? Se le due grandi aperture segnate nelle mura so-no accessi alle strade basse, non sono sufficienti,comprometterebbero gravemente la sicurezza dellacittà e indicherebbero anche che essa non è circon-data da un fossato.

A questa data, verso la fine degli anni ottanta delQuattrocento, Leonardo non ha in mente una loca-lità in particolare, certamente non Vigevano, chesarà la sua idea fissa nel decennio successivo; vuolesoltanto che vi sia una buona fonte di acqua cor-rente, che sia il mare o un grande fiume, senza ulte-riori specificazioni.

I palazzi sullo sfondo del Ms. B, f. 16 recto, ri-producono tipologie ormai ben note negli anni ot-

[ex 259 recto-a]) e del Colosseo (Codice Atlantico,f. 849 recto [ex 310 verso-a])2.

Secondo: nessun architetto del Rinascimentoha disegnato e cercato di capire i procedimenti pra-tici, le macchine, gli strumenti e i problemi struttu-rali dell’architettura e dell’ingegneria quanto Leo-nardo, anche se in molti casi si tratta di oggetti, ma-teriali e procedimenti che qualsiasi capomastro o ar-chitetto conosceva alla perfezione3. Ma ciò che dif-ferenzia Leonardo dai suoi colleghi è probabilmen-te l’intensità con cui studia forme e funzioni di mi-croarchitettura domestica: ad esempio, progetta unalavanderia (Ms. B, f. 14 verso) e uno studio d’artista(Parigi, Bibliothéque nationale, Ms. 2038, f. 4 ver-so)4; si interessa ai materiali di copertura, come te-gole e piastrelle (Codice Atlantico, f. 360 recto [ex130 verso-a] del 1517), nonché alla costruzione dicondotte efficienti per una latrina con un sedile chepuò scorrere lateralmente mediante un contrappe-so, per quando si voglia urinare e non sedersi (Ms.B, f. 53 recto; comignoli pavesi in Ms. B, f. 58 rec-to). Si interroga su questioni di ergonomia dome-stica: quanta pressione eserciterebbe sulle gambe esulla schiena un uomo di novanta chili per non ca-dere da un camino (Londra, Victoria and AlbertMuseum, Codice Forster III, f. 19 verso, 1493); ilbaricentro di un uomo intento a lavori di pittura suuna scala (Codice Forster II1, f. 45 verso); e il feno-meno per cui, dice, se ci si appoggia sul ginocchiomentre si salgono le scale, lo sforzo sulla gamba al disotto del ginocchio risulta di molto ridotto (Parigi,Institut de France, Ms. H2, f. 27 recto, 1493-1494).

L’interesse discontinuo di Leonardo per lo sti-le architettonico e l’attrazione per la funzione con-tribuiscono a spiegare alcune caratteristiche altri-menti sconcertanti dei suoi utopistici progetti di città.Leonardo non rappresenta un impianto completo,per non dire i dettagli, di tutti gli edifici che sarebberonecessari in un’utopia: chiese, palazzi comunali, pri-gioni, mercati, la zecca e le mura urbane. Illustra sol-tanto i palazzi, perché erano gli edifici abitati per-manentemente che potevano essere danneggiati dal-le inondazioni o dagli effetti nocivi di distese d’acquastagnante. Non gli interessa particolarmente nem-meno dare una rappresentazione coerente dell’ar-chitettura di un edificio o di gruppi di edifici e dellaloro relazione con strade e canali, perché il suo inte-resse principale è rivolto alla loro funzione; soprat-

tutto, Leonardo si concentra su come tenere perso-ne e palazzi al riparo dalla forza soverchiante delle ac-que, sulla pulizia di strade, case e stalle, sul traspor-to delle merci alle case, su come evitare il fetore de-gli escrementi e assicurare che i canali non ristagni-no e non si riempiano di immondizie5.

A giudicare dalla cronologia dei celebrati pro-getti di città conservati nel Ms. B, la terribile pesti-lenza che colpì Milano nel 1486 e che ispirò a Bet-tino da Trezzo la cupa Letilogia (1488) con i suoi in-terminabili elenchi di vittime, sembra avere avutoun forte effetto sulla psiche di Leonardo6.

Il disegno nel Ms. B, f. 16 recto continua, al-l’indietro, sul f. 15 verso (figg. 1-2). Sul f. 16 recto,Leonardo disegna e commenta una città su due li-velli, con le strade del livello superiore poste sei brac-cia più in alto di quelle del livello inferiore. Le stra-de alte sono inclinate verso il centro per consentireil deflusso della pioggia attraverso delle fenditure(così anche in Filarete). Le strade alte sono riserva-te ai “gientili omini”, rispecchiando forse le divi-sioni in classi cui alludono Filarete, Alberti e lo stes-so Leonardo nel Codice Atlantico, f. 184 verso (ID89), quelle basse sono destinate ai trasporti, a carrie cavalli.

Le case a forma di U devono essere costruitevolgendo le “schiene” l’una all’altra, con la stradabassa in mezzo, in modo da poter ricevere le vetto-vaglie; le facciate porticate danno sulle strade alte.Nel suo disegno, Leonardo rende le strade alte (“M”)come un reticolo, con una sola casa entro ogni ma-glia. Se ci avesse mostrato di più dello schema, pro-babilmente vedremmo due di queste case entro ogniquadrato, con il retro di ciascuna affrontato al re-tro dell’altra. Se estendiamo lo schema in modo daincludere più case a U disposte in questo modo, pro-babilmente le strade basse correrebbero paralleletra loro, non con andamento reticolare, e nessunastrada passerebbe sotto le case. L’acqua provenien-te dalle strade alte defluirebbe nelle “cave” posteallo stesso livello delle strade basse, una delle qualiè raffigurata come una piccola galleria sotto la stra-da rialzata a sinistra; latrine, stalle e “ssimili cose fe-tide” verranno svuotate nelle “vie socterane”.

Nel Ms. B, f. 15 verso, Leonardo scrive che ne-gli archi delle strade sotterranee si dovranno co-struire scale a chiocciola – e non squadrate, perchéagli angoli delle scale squadrate gli uomini urinano

1. Leonardo da Vinci,Città ideale su due livelli,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 16 recto

2. Leonardo da Vinci,Città ideale su due livelli,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 15 verso

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tanta del Quattrocento; ad esempio, portici, fine-stre centinate e oculi compaiono nel grande palaz-zo Bentivoglio a Bologna, iniziato nel 1460, e in pa-lazzo Sersanti a Imola, degli anni ottanta. L’interes-se principale di Leonardo è però disegnare un pa-lazzo collegato simultaneamente con due livelli stra-dali: palazzi a U su un solo livello sono rari nel Quat-trocento (ad esempio, i palazzi Machirelli e Calde-rini a Imola), ma questi su due livelli sono unici: unperfetto esempio di come una funzione utopisticatrasforma la forma architettonica7.

Una diversa utopia urbana è quella del Ms. B,ff. 38 recto, 37 verso e poi 37 recto (figg. 3-4). Nelf. 38 recto, in alto a destra un canale conduce da unfiume a una città a maglia quadrangolare, con circa8 quadretti per lato. Tuttavia, rispetto al corso del-l’acqua, una pianta quadrata non è molto efficiente,e Leonardo pone le chiuse non tra il fiume e la città,ma all’altro capo della città. In ogni caso, sulla sini-stra del foglio Leonardo migliora il flusso dell’ac-qua facendo arrivare nella città un’ampia rete di ca-nali e chiuse dal fiume, che specifica essere il Tici-no; quando sia necessario, l’acqua del fiume può es-sere mandata soltanto nel canale centrale, esclu-dendo il flusso dalle altre chiuse. La preoccupazio-ne principale di Leonardo è che l’acqua scorra ve-

locemente attraverso la città e che i canali possanoessere tenuti sgombri dal fango con rastrelli e scope.Qui sostiene che il piano dei magazzini (“canove”)dovrà essere più alto di tre braccia rispetto alla su-perficie dell’acqua dei canali e inclinato in modo dapermettere il deflusso in caso di “inondatione”.

La città disegnata nel Ms. B, f. 37 verso, ha duelivelli; al livello superiore vi sono portici, in quelloinferiore canali. L’ubicazione della città non è spe-cificata; Leonardo si limita a dire che deve essere vi-cino a un bel fiume come il Ticino, l’Adda “e molt’al-tri”; ancora una volta, quindi, più che una specificaposizione, ciò che gli interessa è la presenza di uncorso d’acqua. Le chiuse devono essere costruite al-l’ingresso della città o subito al suo interno, in mo-do che i nemici non possano distruggerle e inonda-re l’abitato. Sotto, Leonardo disegna una chiusa sin-gola, poi una tripla, che permette a più navi di pas-sare più velocemente.

Qui i canali sono paralleli ai portici delle case,come le strade alte nel Ms. B, f. 16 recto. Tuttavia,poiché Leonardo si concentra sulle dimensioni re-lative del canale e dei portici, ci dà scarsissime infor-mazioni verbali o grafiche circa il retro delle case,che si raggiungono dai gradini alla fine delle galle-rie dei canali laterali.

Ma Leonardo ha cambiato idea: nel disegno inMs. B, f. 37 verso, vediamo dei barcaioli che conse-gnano merci su canali laterali voltati a botte, posti adangolo retto con il canale principale; mentre nel te-sto, qui e nel Ms. B, f. 36 recto, parla di magazzini(“canove”) e non di gallerie in cui scorre acqua. Unostraordinario disegno nel Ms. H2, f. 32 recto (1493)raffigura una enorme galleria con prese d’aria in al-to e, al centro, un canale dove una nave viene cari-cata con l’aiuto di una gru posta in uno dei corridoilaterali. Sfortunatamente questo disegno, probabil-mente una estrapolazione da quello nel Ms. B, f. 37verso, non è accompagnato da altri schizzi dello stes-so progetto, ma almeno testimonia che nell’ultimodecennio del Quattrocento Leonardo non ha di-menticato i sistemi di canali sotterranei.

Forse per la sua città su canali Leonardo si ispi-ra a Milano, nel senso che gran parte del canale in-terno della città è dotata di pontili (“soste”, “scio-stre”) lungo le sponde per ricevere e depositare mer-ci, alcuni con colonne o pilastri che sostengono del-le coperture; e anche nel senso che la larghezza delcanale da lui immaginato (trenta braccia) non eramolto diversa da quella del naviglio interno nel Quat-trocento8. Se è così, Leonardo ha ripensato radical-mente il sistema: nella sua città, le merci non sono im-

magazzinate sotto i portici – che, a sei braccia o 3,57metri al di sopra del canale, sono troppo alti a quel-lo scopo –, ma vengono portate dentro attraversogallerie perpendicolari ai portici che conducono alretro delle case. Con le file di colonne disegnate daLeonardo, il sistema delle chiatte tirate lungo il ca-nale con delle corde sarebbe impraticabile; ed eglinon menziona Milano né un’altra città, ma solamentele possibili fonti d’acqua, cioè il Ticino, l’Adda “emolt’altri” fiumi.

Ciò che il disegno nel Ms. B, f. 37 verso mo-stra è molto limitato, e noi dobbiamo immaginarese le case siano anche in questo caso disposte a U econ le spalle l’una all’altra, con una rete di canali alposto delle strade alte illustrate nel Ms. B, f. 16 rec-to, con altre strade trasversali rialzate lungo il re-tro delle case. Ma il disegno in alto del Ms. B, f. 37recto (fig. 5), che si spera spieghi meglio l’organiz-zazione spaziale, sembra incomprensibile. Leonar-do presenta una grande sezione di una città, segnatacon le lettere “a”, “b”, “c”, “d”, “e”, “f”, che ven-gono lasciate senza una spiegazione. Disegna unatorre angolare alla quale si accede mediante dellerampe, come nel Ms. B, f. 16 recto. A sinistra, un ca-nale (“e”) è attraversato da un ponte con una spet-tacolare gradinata a entrambe le estremità. Dopo

3. Leonardo da Vinci,Città ideale su canali,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 38 recto

4. Leonardo da Vinci,Città ideale su canali,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 37 verso

5. Leonardo da Vinci,Città ideale su canali,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 37 recto

6. Leonardo da Vinci,Palazzo nella città ideale,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 36 recto

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1 Bibliografia completa in A. Marchi, in Lacittà ideale 2012, pp. 124-127.2 Schofield 1991, pp. 143-149.3 Scaglia 1987, pp. 153-161; Bernardoni,Neuwahl 2013.4 Richter 1939, I, § 512.5 Firpo 1987.6 Caretta 1958.7 Palazzi con pianta a U sono trattati in Scho-field 2004, pp. 631-632; Soldini 2007, pp.331-336.8 Pracchi 2007.

9 Martini ed. 1967, II, pp. 339-340; Scho-field 1982, pp. 114-115; Giordano 2009;Giordano 2013, pp. 165-173.10 Particolare notato anche da Di Teodoro2009.11 Anche se nelle annotazioni sulla “politastalla” nel Ms. B, f. 39 recto, scrive: “Ora avolere atenere quello ch’io prometto, cioè difare detto sito contro allo universale uso pu-lito e netto”. A chi lo ha promesso, a se stes-so o a qualcun altro?

Realtà e utopia nel pensiero architettonico di Leonardo322 Richard Schofield

di che, tutto è molto confuso: “a” è un’ampia gal-leria sotto la strada, con un’indicazione delle co-lonne di portici che la fiancheggiano, come in Ms.B, f. 16 recto; ma allora, che cosa sono “b”, “c” e“d”: gallerie o canali?

Un altro elemento dell’utopia di Leonardo èdisegnato nel Ms. B, f. 36 recto (fig. 6): un palazzoisolato con un portico, due piani con finestre a tut-to sesto e oculi. Leonardo dice che la larghezza del-la strada, che è inclinata verso il centro come nel Ms.B, f. 16 recto, deve essere pari all’altezza delle case.Qui però il concetto è diverso da quello presentatonel Ms. B, f. 16 recto; invece di strade ad angolo ret-to con il retro delle case, vediamo infatti una galle-ria sotto la casa e parallela a essa, e un’altra sotto lastrada. Le gallerie sono collegate da gallerie più pic-cole, il che significa che sono strade o canali, ma chenon possono contenere un canale e una strada pa-ralleli tra loro. Nello stesso tempo, il disegno appa-re estrapolato da ciò che nel Ms. B, f. 37 recto ve-diamo indicato dalle lettere “a” e “b”. Si tratta, quin-di, di una casa con sotto due gallerie o due canali, equesto è uno schema che non si concilia né con lepiante nel Ms. B, f. 16 recto, dove le strade basse so-no parallele al retro delle case, né con le case nel Ms.B, f. 37 verso, dove sotto le case scorrono piccoli ca-

nali ad angolo retto con esse. Non solo l’idea di usa-re due gallerie è sconcertante, anche l’architettura delpalazzo non è convincente: con il bizzarro sistema divòlte del terzo piano, che Leonardo ripete in unodei suoi studi per la villa di Carlo d’Amboise nel Co-dice Atlantico f. 231 recto-b (ex 629 b), si avrebbe-ro mezzanini eccessivamente angusti e inclinati die-tro gli oculi della facciata. E, curiosamente, la loggiaalla sommità è posta sulla parte posteriore del tetto,in modo tale che non si vedrebbe nulla della strada– idea stravagante se si pensa che, in genere, le log-ge alla sommità dei palazzi venivano costruite da-vanti, sulla facciata che dava sulla strada.

Il contrasto tra funzione utopistica e coerenzaarchitettonica si ritrova nei disegni di una stalla nelMs. B, ff. 39 recto (fig. 7) e 38 verso. La stalla è nuo-va solo sotto certi aspetti, perché sarebbe strano setre corridoi, i pavimenti inclinati, lo spazio per il fie-no in alto e qualche genere di scivolo non facesserogià parte di questo genere di strutture. È molto in-certo se, quando lavorava al Ms. B, Leonardo fossea conoscenza dei progetti per la stalla del PalazzoDucale di Urbino di Francesco di Giorgio, comple-tata successivamente ma già descritta nei suoi trat-tati, che aveva tutte queste caratteristiche, oltre a“buche quadre” per far scendere il fieno9. Ma gli

aspetti ai quali Leonardo dedica quasi tutta la sua at-tenzione devono essere quelli che non erano già ele-menti fissi dell’architettura delle stalle, quanto me-no non lo erano in una forma così elaborata. Egli il-lustra chiaramente le sue nuove idee e tiene a pre-cisare che esse, “contro allo universale uso”, aiute-ranno a tenere pulita la stalla: si tratta di due cana-line sotterranee con cunei di pietra mobili sul fon-do per il deflusso degli escrementi, di sbarre dietroalle mangiatoie per non far scappare i cavalli e didettagli degli scivoli fissati alle pareti e agli abbeve-ratoi.

Ma si incontra un problema di non poco con-to: gli scivoli devono essere integrati nelle paretidella stalla in modo da lasciar cadere il fieno nellemangiatoie: tuttavia Leonardo inserisce degli archibifori laterali che sono interni, non esterni agli sci-voli e che, di conseguenza, non possono avere lafunzione di finestre; inoltre, gli oculi che vediamodisegnati sul muro esterno illuminano soltanto gliscivoli, e non l’interno della stalla. Quindi Leonar-do non si è accorto che la sua stalla non riceve lucedalle pareti laterali per tutta la sua lunghezza10. Lostesso problema si presenta nell’altro disegno di

stalla nel Codice Trivulziano, f. 21 verso (Milano, Bi-blioteca Trivulziana). Lo splendido disegno nel Ms.L, f. 68 verso (Parigi, Institut de France, 1497-1502circa; fig. 8) sembra rappresentare un edificio cheLeonardo ha visto, più che un progetto di sua in-venzione; se si tratta realmente di una stalla, con fa-sci di fieno pendenti da pali al di fuori dei suoi mu-ri, il problema dell’illuminazione non si pone, per-ché vi sono finestre nei muri laterali e non vi sonoscivoli nei muri esterni.

Individuando incongruenze e passaggi illogici,questo saggio ha maltrattato un po’ troppo Leonar-do urbanista e architetto. Ma il Ms. B è un taccuinocosì piccolo che egli poteva tenerlo nella mano de-stra mentre vi scriveva e disegnava con la sinistra: leutopie e gli edifici utopistici che vi si trovano sonopensieri appena abbozzati, non destinati a essere vi-sti da altri11 e, nel loro insieme, rappresentano unlavoro in corso, pensieri che evolvono e si sovrap-pongono da un concetto a un altro, da una pagina aun’altra. Il peccato è che egli non ebbe mai modo diarrivare alla fine del processo con disegni compiutie presentabili di grandi parti delle sue affascinanticittà immaginarie.

7. Leonardo da Vinci,Stalla ideale,Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. B, f. 39 recto

8. Leonardo da Vinci,Stalla (?),Parigi, Bibliothèque de l’Institutde France, Ms. L, f. 68 verso


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