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Saggio emmolo

Date post: 13-Jan-2023
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LA VISIONE SOTTOVOCE Note sulla poesia di Riccardo Emmolo Fermarmi qui! Mirare anch’io questa natura un poco. Del mare mattutino e del limpido cielo smaglianti azzurri, e gialla riva: tutto s'abbella nella grande luce effusa (….) K. Kavafis UNA SICILIA CONTROVENTO Tempo fa, durante un viaggio primaverile nel sud della Sicilia, ebbi l’occasione di assaggiare per la prima volta un preparato locale a base di farina di carruba. In un primo momento il suo sapore mi stupì, così sospeso fra altri già noti e tutti mediterranei – la nocciola, il pistacchio, la mandorla, forse persino un leggero retrogusto di cece o fava. Il carrubo, strano impasto di terra e cielo dalle radici imponenti e dalla chioma sempreverde: neppure quando lo vidi capii che quel sapore, proprio per la sua apparente vicinanza ad altri già noti, era in realtà diverso da tutti e,
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LA VISIONE SOTTOVOCE

Note sulla poesia di Riccardo Emmolo

Fermarmiqui! Mirare anch’io questa natura un poco. Del maremattutino e del limpido cielo smaglianti azzurri, e gialla riva: tutto s'abbella nella grande luce effusa (….) K. Kavafis

UNA SICILIA CONTROVENTOTempo fa, durante un viaggio primaverile nel sud della Sicilia, ebbi l’occasione di assaggiare per la prima volta un preparato locale a base di farinadi carruba. In un primo momento il suo sapore mi stupì, così sospeso fra altri già noti e tutti mediterranei – la nocciola, il pistacchio, la mandorla, forse persino un leggero retrogusto di cece o fava. Il carrubo, strano impasto di terra e cielo dalle radici imponenti e dalla chioma sempreverde: neppure quando lo vidi capii che quel sapore, proprio per la sua apparente vicinanza ad altri già noti, era in realtà diverso da tutti e,

come del resto tutti gli altri, non poteva in nessun modo essere “spiegato”.Questa immagine di sapore mi è ritornata in mente, o meglio si è ripresentata in quella zona psichica più vicina all’emotività materica che conserva la memoria sensoriale, quando ho letto la poesia di Riccardo Emmolo. Non per un grezzo richiamo tematico – perché il carrubo fa capolino nei suoi paesaggi e diventa protagonista assoluto in un testo di Ombra e destino 1 – ma per una ragione meno evidente o, forse, per una sorta di astrazione d’esperienza. E’ come se il ricordo di quel sapore,il maldestro tentativo di definirlo allora e la difficoltà di rammentarlo adesso - se non attraverso sensazioni in qualche modo analoghe - miavessero reso improvvisamente evidente l’impossibilità di spiegare alcunché per similia: non solo una singola esperienza ma anche quella, così diversa ma in qualche modo totalmente sensoriale anch’essa, della lettura di un poeta.Anche la Sicilia che ritorna nelle pagine di Emmolo, pur così simile a quella geografica, non è riducibile all’isola del ricordo: nessuna descrizione, niente che somigli anche ad un singolofotogramma. La Sicilia che ci restituisce Emmolo è essenzialmente azione, in cui il paesaggio e l’autore sono coprotagonisti di una scenografia il cui regista è il totalmente Altro: il divino come presenza sensibile, ora sommessa e ora diretta – proprio là dove il verso, assumendo per mimesi quasi naturale la forma della ballata medioevale,

11Ombra e destino, I Quaderni del battello Ebbro, Porretta Terme,1999; Ombra e destino e altre poesie, Moretti & Vitali Editori, Bergamo, 2002

fonde storia, spiritualità e impegno civile in un’invettiva atemporale, di sapore dantesco:

Signora della spada e della pacegrido d’allarme contro l’invasore

urlo di guerra, assalto audacemadre del vinto e del vincitorefonte segreta per chi non si piegané ai soprusi né alla schiavitùAvvocata, Giudice, StrategaOvunque il nostro sguardo arriva TuLo alzi più lontano e ci soccorriOh, vieni Madonna a cavallo, corri! 2

Giancarlo Pontiggia, nella postfazione a Ombre e destino ed altre poesie, sottolinea giustamente l’ispirazione “civile” del libro e parla di “due sentieri che spesso si congiungono, essendo una e indivisibile l’ispirazione, e si intersecano: il primo nasce dallo sguardo, e si esprime nella volontà di tradurre la luce, la materia, la densitàdel mondo fisico, dei suoi cieli e dei suoi campi in suoni, immagini, parole; il secondo procede dall’indignazione e dall’offesa, e si traduce nelleforme di un’appassionata poesia civile”.3 Se i protagonisti della scena sono la natura e il poeta,i sensi rappresentano la macchina da presa. I sensitutti insieme, in una specie di naturale predisposizione al cocktail sinestesico che in un 2 Ombra e destino,p. 61; Ombra e destino e altre poesie, p. 573 Ibidem, p. 103

poeta meno attento rischierebbe di sfociare nell’eccesso barocco o nel dereglement. In Emmolo, invece, di questi e di altri modelli - facilmente imitabili e quindi adusati - ritorna la forza di rottura originaria, quella necessità collettivamente avvertita che ha fatto di essi eventi di rinnovamento rispetto alla tradizione europea. Del barocco ritroviamo l’apertura coraggiosa dello sguardo, quel piacere di “torturare gli occhi, col mostrare ciò che si vede non definendo ciò che si vede” 4. Del simbolismo rimane la spinta all’oltre, quello scatto che portaa superare i confini del proprio Sè per fare del poeta tramite di un messaggio inattingibile, porta d’accesso di un sogno o di un segreto.Immergersi in questi colori, in questi sapori e profumi irriducibili ad altri, porta anche a comprendere perché i due diversi sentieri dello sguardo estetico e della passione civile si congiungano così armoniosamente in questo poeta. Celo dice la Sicilia stessa – quella del poeta, rielaborazione sensualmente onirica dell’isola reale, torturata dall’uomo e dalla natura in una sorta di sinergia distruttiva: ecco la forza degli eventi, la lava del vulcano, il vento costruttore edistruttore, il carrubo bruciato; ecco, appena accennati o soltanto in filigrana, gli scempi dell’incuria e della speculazione edilizia, la rottura senza ritorno degli equilibri naturali, ecologici ma forse anche mentali:

4 G. Delli Santi, La Forza generativa del barocco, in Il laboratorio di italiano- esperienze riflessioni proposte, Unicopli, Milano 2003, pag. 63

Vedo oscillare i pilastri del pontesulla fiumara, lo schianto, il boatonella vallata, il sole oscurato dalla polvere tra monte e monte.

Vedo crollare chiese e baracche,le urla disperate dentro i palazzii contadini uscire come pazzinei campi insieme alle mucche.

Vedo, oh! Vedo nell’insonne cielonere colonne incombere sul Saltocome amazzoni schierate all’assaltopendagli di rogo, tenaglie di gelo,

non appena raggiungono la rocciasollevano massi, svellono i piniche zirlano insieme come pulcinistrappate alle piume della chioccia,

in città sfondano i portoni (….) 5

In Canto delle spade il riferimento alla rovina è ancora più esplicito e i toni dell’invettiva si accendono, a partire da domande semplici ed eterne:perché la fretta insensata, perché l’incapacità strutturale dell’uomo a comunicare e a fidarsi dei propri simili anche nelle situazioni più felici ?

5 Ombra e destino p. 41; Ombra e destino e altre poesie, p. 27

Perché dopo ogni bocca che abbiamo baciatonell’anima non scoccail diapason sognatoe lenta invade il pettoun’ombra di sospetto? 6

Sono le stesse domande che potrebbe porsi un ragazzo alle soglie della vita, quando la delusionenei confronti del mondo che gli è stato consegnato diventa più aspra e non ha alcuno strumento per esprimersi se non le armi dell’impotenza e del disincanto. Non a caso lo sguardo del bambino fa capolino, in forma di memoria, nella terza strofa:

Dov’è quel luogo santointravisto da bambiniquel regno e quell’incantoche sembravano vicinicome l’azzurro al ventola notte al firmamento?

Ma proprio nel momento in cui si potrebbe rischiareil ripiegamento su di sé e lo sterile autocompiacimento, ecco la poesia virare verso un’ispirazionediversa, più solida e reale; ecco l’ io bambino, debole e indifeso, farsi noi e richiamare la logica

6 Ombra e destino p. 65; Ombra e destino e altre poesie, p. 60

della solidarietà, la fierezza di un’etica collettiva che nulla potrà scalfire:

Il vento soffia con noisoldati senza corazzapoeti ed eroidi una nuova razzail canto delle spaderimbombi nelle strade 7

Dopo, con altrettanta naturalezza, emerge un’invettiva dove i problemi specifici dell’isola sfumano per così dire all’orizzonte e diventano sempre più l’exemplum di una corruzione più vasta, mondiale e forse cosmica, inarrestabile. Ecco allora la domanda farsi affermazione, il lamento tradursi con naturalezza in collera. La rima – lo vedremo anche più avanti - non è mai un artificio puramente estrinseco, ma segue il gioco degli statid’animo, marca e accorda come un diapason le differenti sfumature tonali. E’ stata giustamente sottolineata la pazienza dell’autore nel sottoporsia questo arduo magistero.8

Comprendiamo allora come il richiamo alla fanciullezza e alla sua inopia, come molti altri passaggi “intimistici” in questo autore ( pensiamo al momento di malinconia impotente di fronte al dolore in Un altro tesoro, o ai ripetuti riferimenti al “cuore” e agli affetti famigliari nella sezione Dal silenzio) 9 non rischi mai, neppure sul nascere, la deriva dello sfogo autobiografico o del 7 Ibidem p. 65-66; p. 608 Cfr. Ombra e destino e altre poesie, p. 104

ripiegamento su di sé. In Riccardo Emmolo l’individualismo è già superato in partenza; personale e collettivo sono due polarità non contrastanti che forse proprio l’aspra realtà dellaviolenza – - antropologica e naturale - dell’isola contribuisce a legare insieme in una nuova armonia proiettata verso il futuro eppure non utopica, in qualche modo già vera. In questo senso si può dire che la prima poesia del libro, Cuturi, ne costituiscail manifesto, anche sotto il profilo della complessità lessicale:

Nati da una cometa di poche lirefuggiti dai gulag familiaristregati dal saporedell’adolescenza pellegrina

io vi chiamo tutti staseraamici della terra che verràcompagni senza voltosenza firma dell’amore

dei giorni perduti, ingrommatisotto i piedi scalziche percorrono i paesaggi iblei.10

Ho parlato di complessità lessicale per ricordare un aspetto che mi sembra importante: la “forte marca regionale” dei vocaboli, a cui accenna anche Pontiggia nella sua postfazione e che trova 9 Ombra e destino p. 30; Ombra e destino e altre poesie ,p. 37; ibidem pp. 47 - 53 10 Ombra e destino p. 25; Ombra e destino e altre poesie p. 11

riscontro in numerosissimi altri esempi.11 Una complessità, appunto, che non è soltanto un calco locale, ma che non disdegna l’impasto con vocaboli difficili, tecnici e stranieri: qui il gulag, altrovela motozappa, il toupet, la gouache, l’ abat-jour.12 Persino termini tolti di peso dalla schietta oralità o dall’onomatopea ormai corrente, con qualche pennellata di apax composti: tivvu, grigioblù, violalambiti, giocofuoco .13 Si veda ancora, nel pur brevetesto citato, il participio passato ingrommati; ma lo stesso aggettivo iblei, pur non essendo propriamente di marca locale, nella sua precisione geografica e nella posizione di estrema evidenza a fine componimento sembra suggellare il verso con un’indicazione cifrata, quasi segreta. Un linguaggio misurato nella sua originalità, che si tiene al di qua del puro espressionismo verbale: neconserva la potenza, ma evita lo sfoggio di un facile pastiche linguistico ormai già più volte praticato in letteratura. Così anche certi alterati(venticello, carrubetto, violetto) non sono usati in una pura e discutibile funzione vezzeggativa, ma emergono dalla stessa necessità complessiva del testo, restituendo al linguaggio la sua funzione forse piùimportante anche in poesia: quella di veicolo e laboratorio del pensiero.Franco Romanò ha osservato in un saggio come “i gulag familiari non sono semplicemente quelli privati, ma gli orrori che la storia coatta del 900, delle sue estenuanti ripetizioni, ha reso

11 Ibidem. p. 10112 Ibidem p. 37, p. 33, p. 26.13 Ibidem, p. 61, p.15, p. 33.

quotidiani e domestici”.14 Personale e collettivo, appunto: un individuo che si rivede nella propria comunità e un’isola che diventa simbolo del male edella violenza a cui il secolo appena trascorso e iprimi anni di questo nuovo millennio ci hanno ormaitristemente abituati. Individuo e gruppo, i due poli della vita che le stesse avversità storiche possono condurre a credere irreparabilmente antagonisti, oppure di nuovo a ricostruire come complementari. Mi vengono in mente almeno due scrittori che hanno scelto nella loro ricerca di percorrere magistralmente la seconda via: Leonardo Sciascia edElsa Morante. Con l’importante differenza che la scrittura di Sciascia percorre dichiaratamente la strada dell’impegno civile e quella della Morante non ha come protagonista un’isola chiamata Sicilia.Riccardo Emmolo invece è siciliano, ed è un poeta di fine secolo. Il suo sguardo - lo sguardo dentro sé stesso e verso la sua terra - è il solo strumento di richiamo e di raccolta agli amici della terra che verrà e che quell’isola, nonostante tutto, prefigura. Un carrubo incendiato da una furia gratuita, che si riprende e germoglia di nuovo grazie al suo “cuore caparbio”. Un aranceto teatro di grilli, panni stesi e destino, di zibibbo e cannoli, dove anche il cane alla catena sogna. “Il vostro tempo è sempre comunione” , come la storia dell’uomo filtrata dagli occhi e dai sensi del poeta.15

14 F. Romanò, La natura: il ritorno del rimosso. Letture di Danilo Bramati, Riccardo Emmolo, Beppe Mariano, in AAVV Sotto la superficie, Bocca Editori, Milano, 200415 Ombra e destino e altre poesie, p. 16

Che cos’è, allora, quella terra di domani che Emmolo chiama a dimora e quasi a testimonianza del suo sogno? Qual è questa terra o isola, alla quale la Sicilia è insieme così presente e così lontana?Forse una risposta può arrivarci, come sempre, dal poeta stesso al termine della sua invettiva: la libertà è nel vento a contropelo/sul mare d’erba e cielo.16 La pace e la bellezza sono sull’isola stessa, ma presaper così dire controvento. Il paradosso di un’altra Sicilia, ma qui ed ora: senza palingenesi né fughe in avanti o all’indietro, verso l’utopia oppure il rimpianto. Un’isola in cui l’uomo abitante, l’uomo ospite diventi simile a un vento saggio, che “sa prendere i nidi/lasciandoli intatti”;17 o come quello stesso vento sappia farsi da parte al momento giusto, sia “il primo/ a sgomberare il passo/all’aurora”.18

Il vento, certo, è anche distruttivo: “disfiora e congiunge/svuota le grotte della pioggia/e riempie le crepe dei muri (…)”.19Può diventare assassino come il mare, che in Pomeriggio a Donnalucata sembra posto a simbolo e messaggero di un’imminente devastazione cosmica:

Ogni cosa qui resterà sommersa,cieche le bonacce e senza paurale tempeste, per sempre indecifrabiliil tuo moto e la tua frescura.20

16 Ombra e destino p. 68; Ombra e destino e altre poesie p. 6217 Ombra e destino p. 15; Ombra e destino e altre poesie p. 1418 Ombra e destino p. 45; Ombra e destino e altre poesie, p. 4519 Ibidem p. 4520 Ombra e destino p. 21; Ombra e destino e altre poesie, p. 24

Vento e mare, rapaci di fronte alla nostra umana impotenza: una pietas di sapore verghiano, che ha attraversato Visconti per ritrovare in un carrubo bruciato, in un vecchio noce l’eroismo quieto di tutti i senza nome, della ginestra di Leopardi. Ma quel richiamo collettivo sulla via di Cuturi, quel nuovo cammino a piedi scalzi possono forse fermare la sinergia distruttiva di uomo e natura. Un’alleanza malvagia, che conduce ad innalzare la soglia umana della tolleranza al dolore e a giustificare con apatica rassegnazione – con le categorie stesse, quindi, imposte agli indifesi dalla furia della natura - anche scempi ed ingiustizie niente affatto naturali. Lo sguardo delbambino, in un momento di sospensione gioiosa, dimentica tutto questo in un lampo; tuttavia lo coglie, come un’immagine comparsa troppo in fretta su un fotogramma e divenuta messaggio subliminale: I tuoi passi e i miei ignorano oggii morsi della siccità e i saccheggisulle coste, le urla delle donne rapitei corpi sventrati e l’ansiain mezzo a questa polvere senza età:“mi prendi in braccio, papà”? 21

Siccità e saccheggi, morte di natura e morte di violenza umana. Cuturi è la via maestra di questa 21 Ombra e destino p. 27; Ombra e destino e altre poesie p. 38

Sicilia controvento che Emmolo sa esistere già. Nonè un caso che il motivo dello sbarco ritorni anche in quel piccolo gioiello di fantasia mimetica che èla Rapsodia su alcuni versi di Ode to the west wind Shelley.22 Un esperimento di interpretazione poetica progressiva,che dalla traduzione poetica, fedele all’originale a partire dal ritmo e dalla rima, arrischia un’immersione nel testo sempre più profonda e sottile: parte allora una sorta di dialogo fra ombre, di colloquio non espresso fra l’autore di oggi e l’autore del tema originario che necessariamente conduce ad allontanarsi da quest’ultimo per scavi impercettibili, proprio comein una variazione musicale. Nella Variazione 3 è lo stesso Shelley a parlare della propria morte per annegamento, dopo che le acque del Tirreno si sono richiuse sopra il poeta e i compagni come quelle delle colonne d’Ercole sopra la compagnia degli ulissidi. Nel suo discorso, assente, c’è un’isola:

“Compagni dei giorni felicidissi – i sogni durano un lampobrucia la rotta per Lerici

il mare non offre più scampo:se la tempesta ci affretta in questo varcoaperto nella ruota del Tempo

questo sia il nostro sbarconel nido del vento…………23

22 Ombra e destino pp. 71-95; Ombra e destino e altre poesie pp. 65-8823 Ombra e destino p. 23; Ombra e destino e altre poesie p. 74

Un discorso che non si chiude, che resta affidato al vento: le ombre non hanno scadenze. Non così gliumani, i compagni di Cuturi; anch’essi tuttavia, come gli ulissidi viaggiatori di Shelley, senza volto. Entrambi i gruppi di viandanti non sono né vivi né morti, né coraggiosi né pavidi: sono simboli di una condizione umana rinnovata, amici dellaterra che verrà. E dietro quello sbarco nel nido del vento – quello stesso nido, forse, non deflorato dal vento in due luoghi poetici distinti e quasi identici, in Passo Parrino e in Il vento 24– sembra di notare propriol’isola controvento e controcorrente di Emmolo, risparmiata non già dalla forza della natura ma da quella, in realtà debole, della malvagità. Perché ilvento non è come noi: pur nella furia ha sempre qualchecosa da insegnarci. Può suggerirci uno sbarco al riparo, un dialogo senza scadenze fra gli uomini. Una nuova social catena più forte e resistente dell’altra già sognata, proprio in quanto non si propone più un’alleanza contro la violenza cieca della natura, ma contro l’intenzionalità tutta razionale della violenza. Così il vento ritornerà ad essere solo vento, il mare solo mare.

UN VISIONARIO DISCRETOCome afferma Franco Romanò e come appare ormai chiaro anche dalle note precedenti, la voce che parla nel testo di Emmolo “non ha schivato la storia, l’ha attraversata”25 . Nessuna meraviglia che proprio questo attraversamento abbia generato 24 Ombra e destino, p. 15 e p. 44; Ombra e destino e altre poesie, p. 14 ep. 4325 F. Romanò, Il ritorno del rimosso, op. cit. p.46

una singolare capacità visionaria, anche se l’attenzione estrema del poeta aiuta a trattenerla saggiamente entro i limiti di un cauto understatement. Non soltanto i già citati versi finali di Sopra il salto, ma anche molti altri passaggialludono all’ambivalenza dello sguardo esteriore e di quello interiore, all’essere qui e al sentirsi oltre:

Nel ritmo lento della miopia i contorni e i toni si consumanogli oggetti han voglia di periferiail deforme e l’aureola si amano.……………………………….Così tra l’impero della lucee i freddi complotti del neropasso dopo passo il miope cucei contorni ondeggianti del vero.26

La capacità di visione non richiede mai un’astrazione rispetto al vero, anzi è proprio la realtà nei suoi momenti quotidiani e spesso dolorosi a favorire l’attraversamento, a farsi essastessa visione. Gli occhi del poeta vedono oltre, proprio in quanto guardano con esattezza le cose. Un singolare “realismo onirico”, che evita fin troppo facili fughe nella reverie e scappatoie a buonmercato in direzione di qualunque forma di scrittura automatica. E’ la vita quotidiana, nelle sue sfumature anche acerbe e dolorose – la violenza, il degrado, la malattia – a far emergere il sogno: non come “infinita ombra del vero”, secondo la nota definizione pascoliana, ma come suo26 Ombra e destino e altre poesie, p. 36

prodotto luminoso e positivo, quasi come suo naturale compimento. Potremmo parlare di una capacità visionaria che parte dal dato icastico e lo completa senza violenza, con discrezione. Questoatteggiamento poetico genera anche una singolare forma di pietas, dove interiorità, sguardo sull’altro e apertura all’Altro sono indissolubilmente fusi in una sintesi lucida e potente: come nella splendida lirica Opera, che trasforma in un improvviso slancio verticale la sofferenza e la malattia pur conservandole nella loro realtà cruda, non mentita:

Fuori, nella brina del mais maturovedo brillare le metastasii nodi del filo che Lachesistrinse intorno al tuo dolore muto.Ottobre. Un anno è passato, i figlisono lontani, dentro il rumorela nebbia va annusando le gorecerca l’energia ferma dei naviglisi alza, in piedied è già cielo

non è più un tumore, vediè un velo! 27

Ho parlato di slancio verticale, ma bisognerebbe aggiungere che questo slancio è leggero, senza peso, quasi come il salto di un bambino che gioca con una corda. La rima partecipa di questo gioco esembra accrescerne l’elemento ludico, come se il poeta volesse ulteriormente sdrammatizzare la 27 Ombra e destino e altre poesie, p. 32

visione e chiuderla in un divertimento di parole che solo per caso si fa magia. Questo uso “espressivo” della rima, che lungi dal presentarsi come un artificio letterario diviene quasi, al contrario, uno strumento di sprezzatura, non avviene soltanto nella lirica citata ma in molte altre: pensiamo a Luce siciliana, a Oltre la linea, e ad alcuni squarci contenuti nella sezione Dal silenzio, come la lirica Arriva il verso.28 In tutti questi passaggi, non acaso, è più forte il richiamo all’oltre, di cui la rima si fa segnale e insieme lasciapassare, schermo.Milo De Angelis rileva nella quarta di copertina che “nella poesia di Riccardo Emmolo convivono istintivamente l’adesione piena a ciò che si vede eil senso dell’ombra”29. Quell’ombra che, come abbiamo detto, non è l’opposto della luce, ma il suo complemento, anche se rischioso da interrogare.Per questo il poeta preferisce non interrogarlo affatto, ma lasciarlo emergere dall’evidenza dei sensi aperti al mondo:

Il volo dei merli dai rami del noceScrolla veloce i malli marcitiSul greto di ciottoli erba e sterpaglia:tragitti, fischi assolutinon assediati da voci umanequaggiù rumori giungono soloper lo stacco dei sassi dai dirupi.30

28 Ibidem. p. 5229 Ibidem30 Ombra e destino p. 27; Ombra e destino e altre poesie p. 38

“Sognare è già svegliarsi”, ha scritto Marìa Zambrano.31 La visione di Riccardo Emmolo è un continuo, soffuso slancio onirico ad occhi aperti, che nulla perde rispetto alla lucidità della veglia. Il poeta lo incarna ancor meglio nascondendosi nelle cose, disperso nella luce siciliana eppure concentrato nel proprio vissuto particolare, in una coincidenza estremamente vigileed originale di microcosmo sensibile e di cosmica dissolvenza. Ecco perché i momenti più normali, sottratti e quasi rapiti alla strumentalità della comunicazione quotidiana, possono diventare essi stessi visione – vorremmo dire visione riflessa:

Che strana ondata sorge stamattinaun ponte argentato fino al Pisciottospuma che brucia, luce di farinaperle sul viso, perle sul giubbottoe l’onda che va e l’onda del ritornoe noi, rintocchi di mezzogiorno. 32

Ancora una volta la rima in una funzione espressiva, non calligrafica – qui a segnare il ritmo della campana nella quale il poeta si è mimetizzato, dando voce al viaggio sempre uguale eppure sempre diverso della terra attorno al sole. Come si vede, non è una fame estetizzante di visione, non è un’ubriacatura edonistica quella chespinge l’autore ad affinare il proprio sguardo, fino a renderlo capace di percezioni sempre più sottili. Al contrario sono le cose stesse a 31 Maria Zambrano, Il sogno creatore, tr. it. Paravia Bruno Mondadori, 2002, p.49 32 Ombra e destino e altre poesie p. 31

chiamarlo, oppure quella luce siciliana che non è una cosa fra le altre ma restituisce gli oggetti alproprio essere – un po’ come l’idea platonica del Bene, pur non intelligibile di per sé, consente all’intelletto di comprendere le Idee:

Quando i fichi cominciano a colarela luce siciliana apre l’essenzadel cielo, scioglie in polline il marele cicale accentuano la cadenza .33

E’ proprio in quest’ordine esatto, spesso deturpatodall’uomo ma restituito dal poeta al sogno originario, che possono trovare spazio gioia e stupore: emozioni elementari ma tutte ancora da riscoprire, rinominate adesso in un inventario semplice e miracoloso:

Poi l’uomo del giocofuoco regalaalla notte un toupet di faville e l’ultima goccia di luce scalala gioia in cima alle nostre pupille.

Dimensioni interiori, colte in uno spazio di marginalità che non vuole neppure proclamarsi apertamente tale. Sono le figure care e gli amici –anche quando non vengono esplicitamente nominati – a condividere con l’autore questi momenti visionaried autentici, a stemperare l’io nascosto del poeta in un “noi” appena più manifesto, immune da 33 Onbra e destino e altre poesie p. 33

strumentalismi ed esteriorità forzate. Allora anchela comunicazione, proprio in quanto profonda e insostituibilmente necessaria, rientra nell’alveo dell’inavvertibile da cui la visione era partita:

…..e il rombo fuori dalle persianenessuno più lo parlerà fra noiil nostro carrubetto non saprà

di queste preghiere pomeridiane . 34

Nessuna meraviglia, dunque, che questa tersa capacità onirica raggiunga particolare estensione epurezza proprio nella nicchia ad essa riservata – cioè, sul piano dell’espressione letteraria, nella sezione intitolata Dal silenzio. 35Qui la visione si fa annuncio di gratitudine e la parola apre una domanda di perdono per l’occasione mancata, per lo spiraglio non visto (il varco montaliano) che tuttavia non si richiude, non smette di offrirsi:

Scusaminon serve sottrarsi, vedi, mi lasciotrovare, sono esca riconoscente,sorvolo, non so come, le paure,scovo sentieri fuori da me stesso.Ti amo, spiraglio in ogni prigionia.

Scusami, scusami ancora, Poesia. 36

34 Ibidem p. 3735 Ombra e destino pp. 48-58; Ombra e destino e altre poesie pp. 47-5436 Ombra e destino p. 50; Ombra e destino e altre poesie, p. 49

In greco antico l’espressione io so si traduce con oida, che significa anche ho visto. E’ proprio la parola, riconciliata con la visione divenuta conoscenza, a permettere lo spazio nuovo di una preghiera che è prima di tutto oblazione, offerta.

Eccomi, ti porto le prime margheritee la candida austerità della calla

i minuscoli soli della mimosa già tutti esplosi a gennaio 37

Gratuità del dono invernale e, all’opposto, capacità di sopportare la frustrazione dell’attesa,al limite anche dell’assenza; perché soltanto la gratuità dell’amore divino può permettersi di stareal di fuori del circolo vizioso – umano, troppo umano – di aspettativa, mancanza, bisogno e soddisfazione fatalmente parziale. Solo il rapportocon lo smisuratamente Altro sa perpetuare la logicagratuita del dono, del piacere non più figlio d’affanno, ma di pura attesa.

Altre offerte non honé so quando tornerai. 38

37 Ombra e destino p. 5238 Ombra e destino p. 52; Ombra e destino e altre poesie p. 50

Allora anche il silenzio può emergere come luogo e condizione, ma forse addirittura come analogo privilegiato della parola :

Sempre ci parli, o Silenzioso!Noi dobbiamo solo ascoltareimparare a farci eco di Te.39

Simone Weil scrive in un bellissimo passo che “soltanto lo sforzo senza desiderio (…) racchiude infallibilmente una ricompensa”40. Così la visione, la voce che ci giunge dal silenzio. Allora lo spiraglio, prima rinnegato, si offre ancora come unprofumo; il canto torna a sgorgare. La poesia non riconcilia, non ristabilisce equilibri, anzi li dichiara impossibili:

Fammi tragitto, l’esatto respirotra gioia e dispiacere,l’asse del capogiro…Flusso beato, non voglio più tacere! 41

Realtà e visione, allora, diventano una cosa sola, un unico processo di apprensione della vita nel segno della parola gratuita e ritrovata. Come nellaRapsodia su alcuni versi dell’Ode to the West Wind di Shelling, che prima di essere un’elegante variazione sul tema dell’infanzia e delle nuvola è un dialogo fra il poeta di adesso e quello del passato, un ritrovare attraverso la parola attuale le vibrazioni non 39 Ombra e destino p. 53; Ombra e destino e altre poesie p. 5140 S. Weil, La pesanteur et la grace, tr. it. L’ombra e la grazia, Bompiani2002, p. 21141 Ombra e destino e altre poesie, p. 52

espresse, il non detto della parola trascorsa. Una mediazione tra finito e infinito che si arricchiscedi nuove sfumature linguistiche dall’inglese allo spagnolo, dal francese al siciliano, a rivelare - come sempre sottovoce - un poeta poliglotta, capace di variare il proprio registro glottologico come già quello ritmico, prosodico e timbrico. Un cante entonces…42Il dialogo fra presente e passato diventa esplicito nella variazione numero 12, dove il ragazzo e il poeta, l’innocenza e l’esperienza si confrontano in un dialogo in cui tutto viene chiesto e nulla viene affermato: l’eros, l’ispirazione, l’arte, la vocazione e il destino. Un dialogo a struttura aperta, come tutte le variazioni visionarie che sono il complemento speculare dell’estrema e quasi ascetica concentrazione contenuta nella sezione Dal silenzio. Qui, ormai in chiusura di libro, sembra che anche la densità dell’epigramma si dissolva nella spuma di un mare lungamente descritto e atteso, con l’espediente dei puntini di sospensione a far da ponte tra una variazione e l’altra:

Guarda il mare laggiùoltre la collina

Scrivi ora o mai più ………………………………43

E’ ancora preghiera, tuttavia – e preghiera di ricordi, unica concessione forse alla malinconia delle cose perdute e ad una seppur misurata 42 Ombra e destino p. 79; Ombra e destino e altre poesie, p. 7543 Ombra e destino e altre poesie, p. 86

tonalità autobiografica – l’ultima Variazione del libro:

………..Rimangoad ascoltare, a contemplare. Piango.

Torno a questa casa per pregaree piango così, per ringraziare.44

Ultima, prima di quei Palinsesti che sono di fatto altre variazioni più che non traduzioni vere e proprie – o forse sono proprio trasposizioni, come le chiamava Agostino Venanzio Reali. Traduzione come atto non di riportare da una lingua all’altra, ma di esprimersi liberamente nella propria risalendo al contesto originario.45 Mia sorella la vita di Pasternakviene così trasposta con estrema naturalezza dalla tonalità estiva a quella invernale, il viaggio nella steppa russa si trasforma nell’attraversamento dell’isola sulla statale Agrigento-Siracusa; ma il sapore del testo originale, o perlomeno della traduzione italiana che la maggior parte di noi lettori conosce, viene restituito con intrigante dialettica, forte di quelcolloquio fra autori di oggi e di ieri che è la vera costante di quest’ultima parte dell’opera:

Mia sorella la vitaanche oggi si è sciolta per tutti

44 Ombra e destino p. 95; Ombra e destino e altre poesie p. 8845 Cfr Il cantico dei cantici nella trasposizione poetica di Agostino Venanzio Reali, Book editore, Milano 1999, postfazione di Giovanni Pozzi, p. 58

in pioggia invernale,ma i ricchi massari continuanoa lamentarsi, a pungerecome serpi in mezzo al fieno.46

Mia sorella l’isola, verrebbe da dire. La Sicilia è luogod’individuazione per Emmolo, che sa – con Jaspers –come la determinatezza sia ciò che consente di comprendere la profondità di una situazione insiemeal suo limite. 47Un’isola esatta come un triangolo, avara d’acqua e di dolcezza, ma non di luce. Una terra a cui bisogna essere decisamente grati, perché ha saputo consentire a questo poeta il miracolo – forse non facilmente ripetibile – di unavisione modulata sottovoce.

46 Ombra e destino p. 100; Ombra e destino e altre poesie, p. 9247 Cfr. K. Jaspers, Filosofia, vol II, sez. III, cap. 8, Utet, Torino, 1978


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