+ All Categories
Home > Documents > Studio della dinamica di popolazione della specie arbustiva Cytisus sessilifolius

Studio della dinamica di popolazione della specie arbustiva Cytisus sessilifolius

Date post: 29-Mar-2023
Category:
Upload: unisi
View: 1 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
71
Sommario INTRODUZIONE E SCOPI ........................................................... 1 CAPITOLO PRIMO: Area di studio Riserva naturale di Torricchio ........................ 6 1.1 Atti di istituzione della riserva ............................................................. 6 1.2 Caratteristiche generali della riserva..................................................... 8 CAPITOLO SECONDO: Materiali e metodi ............................ 12 2.1 Sito di studio........................................................................................ 12 2.2 Oggetto di studio: Cytisus sessilifolius ............................................... 14 2.3 Metodi di rilevamento ......................................................................... 19 2.4 Elaborazione dei dati ........................................................................... 23 CAPITOLO TERZO: Esposizione dei risultati ........................ 26 3.1 Dimensioni della popolazione e variazioni temporali ......................... 26 3.2 Struttura dell’età ................................................................................. 33 3.3 Struttura e funzioni ............................................................................ 42 3.4 Relazioni allo metriche e funzionali .................................................... 48 CAPITOLO QUARTO: Discussione dei risultati .................... 54 4.1 Rapporti tra Genet e Ramet................................................................. 54 4.2 struttura dell’età e longevità di Cytisus sessilifolius .......................... 57 4.3 Accrescimento di Cytisus sessilifolius ................................................ 59 CAPITOLO QUINTO: Conclusioni ........................................... 61 BIBLIOGRAFIA ............................................................................. 65 ALLEGATI ..................................................................................... 70
Transcript

Sommario

INTRODUZIONE E SCOPI ........................................................... 1

CAPITOLO PRIMO: Area di studio – Riserva naturale di Torricchio ........................ 6

1.1 Atti di istituzione della riserva ............................................................. 6

1.2 Caratteristiche generali della riserva..................................................... 8

CAPITOLO SECONDO: Materiali e metodi ............................ 12

2.1 Sito di studio ........................................................................................ 12

2.2 Oggetto di studio: Cytisus sessilifolius ............................................... 14

2.3 Metodi di rilevamento ......................................................................... 19

2.4 Elaborazione dei dati ........................................................................... 23

CAPITOLO TERZO: Esposizione dei risultati ........................ 26

3.1 Dimensioni della popolazione e variazioni temporali ......................... 26

3.2 Struttura dell’età ................................................................................. 33

3.3 Struttura e funzioni ............................................................................ 42

3.4 Relazioni allo metriche e funzionali .................................................... 48

CAPITOLO QUARTO: Discussione dei risultati .................... 54

4.1 Rapporti tra Genet e Ramet ................................................................. 54

4.2 struttura dell’età e longevità di Cytisus sessilifolius .......................... 57

4.3 Accrescimento di Cytisus sessilifolius ................................................ 59

CAPITOLO QUINTO: Conclusioni ........................................... 61

BIBLIOGRAFIA ............................................................................. 65

ALLEGATI ..................................................................................... 70

1

INTRODUZIONE E SCOPI

Negli ultimi cinquanta anni si è assistito, in tutto il territorio

nazionale, ad un progressivo abbandono da parte dell’uomo dei

territori collinari e montuosi, non più economicamente remunerativi.

Ciò ha permesso alla vegetazione spontanea di svilupparsi

rapidamente, modificando di conseguenza il paesaggio.

Gli studiosi hanno discusso a lungo sulla tipologia di vegetazione

climax che si dovrebbe instaurare in questi territori una volta cessate le

attività antropiche; in gran parte dell’ Appennino Umbro-Marchigiano

la successione tipica è quella che vede l’invasione delle specie

cespugliose più eliofile che, sviluppandosi strutturalmente, producono

le condizioni necessarie al ritorno delle specie legnose.

D’altro canto, in particolari situazioni di disturbo, la successione

sembra bloccata allo stato pioniere, per lo meno alle consuete scale

temporali (FALINSKA, 1991 a,b).

Riguardo queste tematiche, nel 1986 il Dipartimento di Botanica

ed Ecologia dell’Università di Camerino ha iniziato un programma di

2

ricerca su delle popolazioni di Cytisus sessilifolius L. presenti nella

Riserva Naturale di Torricchio ( Appennino Umbro – Marchigiano).

Il Citiso oltre ad espandersi come specie del mantello a partire dal

bosco, colonizzando le zone limitrofe, è presente nei pascoli xerici

estensivi sia con individui sparsi che in formazioni chiuse.

La provenienza delle specie che costituiscono queste zone

d’interfaccia nella maggior parte dei casi è da ricercarsi nelle radure

naturali delle foreste e nelle situazioni forestali di limite altitudinale,

geomorfologico ecc. (CANULLO, 1992; CANULLO e SPADA, 1996).

Popolamenti a Cytisus sessilifolius sono localizzati in siti sommitali

della Riserva, al di sopra del potenziale limite climatico della

vegetazione arborea, in un contesto vegetazionale di seslerieti e

brometi xerici supraforestali, legati a condizioni di disturbo (frane,

soliflussione, sovrapascolamento).

Alcune di queste popolazioni sono poste molto al di sopra degli

800 m (che rappresenta il normale limite altitudinale della specie nella

penisola) come alcune popolazioni segnalate nelle Alpi Apuane e

Marittime (PIGNATTI, 1982), e ciò pone alcune questioni sul suo

comportamento.

3

Sono stati eseguiti campionamenti su aree permanenti con

cadenza periodica, allo scopo di definire il ruolo dinamico e funzionale

di questa specie all’interno della propria serie di vegetazione, ma le

popolazioni in questione non sembrano aver assunto particolare

direzionalità: la specie si espande soprattutto nelle situazioni di cotica

erbosa aperta (per erosione, soliflussione o altre cause di rottura),

mentre il Citiso appare drasticamente bloccato dove la copertura della

fitocenosi è particolarmente densa e strutturata (VISSANI 1996/’97).

La sua scomparsa peraltro non sembra modificare

sostanzialmente la composizione della fitocenosi, né favorisce la

penetrazione di altre specie legnose.

Dovendo decidere quindi sul ruolo dinamico di questa specie,

non è certamente da considerare come promotrice della successione

ma piuttosto, assume caratteristiche prossime alle inibitrici dei

processi dinamici, almeno alle scale temporali più consuete

(BURATTINI, 1995/96; CONNEL e SLAYTER, 1977).

Vista la situazione atipica venutasi a creare nella Riserva Naturale

di Torricchio, essa merita particolare attenzione ed essendo il Cytisus

sessilifolius la principale specie colonizzatrice nel territorio, risulta

determinante ottenere informazioni su di essa, in modo da definire lo

4

stato dinamico (fasi di sviluppo, tendenze ecc.) delle popolazioni

invasive.

Obiettivo del mio studio è verificare le variazioni della struttura

di alcune popolazioni di Cytisus sessilifolius e la loro influenza sulla

fitocenosi, tenendo presente che la struttura è essenzialmente

determinata dall’utilizzazione dello spazio e delle risorse.

Ulteriore obiettivo è di stabilire i tempi di ingresso, sviluppo e

regresso della specie nei pascoli abbandonati e definire il suo ruolo

funzionale all’interno della successione.

Attraverso uno studio diacronico eseguito su due aree permanenti

in cui due popolazioni di Cytisus sessilifolius si sono insediate in tempi

diversi, è possibile eseguire un confronto dei dati; in questo modo si

possono determinare le variazioni che avvengono in popolazioni di età

diverse.

E’ inoltre possibile confrontare gli attuali dati con quelli pregressi,

in modo da comprendere lo stato dinamico della popolazione ed

implementare le informazioni disponibili sul ruolo funzionale di

questa specie.

Dalla letteratura ci si aspetterebbe che la colonizzazione sia

portata avanti dalle specie del mantello (BIONDI et al., 1988, BIONDI,

5

CASAVECCHIA e PESARESI, 2006), ma la cartografia delle

popolazioni della specie nell’area della Riserva riporta, sia nel 1988 che

nel 1995, la presenza di poche unità trascurabili di popolazioni di

mantello (PAOLINI, 1997-98; PEDROTTI, 2004).

6

CAPITOLO PRIMO: Area di studio – Riserva naturale di Torricchio

1.1 Atti di istituzione della riserva

Il comprensorio montano denominato Montagna di Torricchio è

diventato proprietà dell’Università di Camerino nel 1970, a seguito

della donazione del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, presidente

dell’Associazione Italiana per il W.W.F.

Prima del 1970, la Montagna di Torricchio era una tenuta in zona

montana destinata in primo luogo al pascolo degli ovini, al taglio dei

boschi ed alla fienagione.

Dopo l’atto di donazione il complesso Montagna di Torricchio ha

cambiato totalmente destinazione d’uso; il territorio infatti è stato

sottratto a qualsiasi sfruttamento economico e destinato a riserva

naturale, con l’obbligo per l’Università di salvaguardare stabilmente le

caratteristiche ambientali e favorire lo svolgimento di studi di ecologia

applicata.

Attualmente la Riserva di Torricchio si divide in una piccola area

destinata a riserva naturale controllata, dove la pratica della fienagione e

7

del successivo pascolamento è stata mantenuta, una frazione nella

quale è stato eseguito un rimboschimento a scopo sperimentale

dell’Ispettorato alle Foreste di Macerata; la restante area è destinata a

riserva naturale integrale.

Con il D.M. 1971 è stata costituita un’oasi di protezione faunistica.

E’ stato applicato dalla commissione per la tutela delle bellezze

naturali della provincia di Macerata il vincolo paesaggistico nel 1972.

Nel 1973 tramite Decreto Rettorale, il Magnifico Rettore

dell’Università di Camerino ha istituito la Riserva Naturale Integrale

“Montagna di Torricchio”.

Nel 1977 il Ministero dell’Agricoltura e Foreste ha riconosciuto

ufficialmente la Riserva Naturale di Torricchio.

Sempre da parte di un Decreto del Ministero Agricoltura e Foreste

(1979) la Riserva di Torricchio è stata inclusa nella “Rete europea di

riserve biogenetiche”.

Nel 1984 la Regione Marche ha riconosciuto la Riserva Naturale di

Torricchio come Riserva di interesse regionale, inserendola in seguito

nel Piano Paesistico Ambientale Regionale, approvato nel 1987.

Nell’ambito della legge Quadro sulle aree protette (Legge n.394

del 6 dicembre 1991) il Comitato per le aree naturali protette ha

8

inserito la Riserva Naturale di Torricchio nell’elenco ufficiale delle aree

naturali protette, come riserva Statale.

1.2 Caratteristiche generali della riserva

La Montagna di Torricchio ha una superficie di 317 ha e si estende

ad un’altitudine compresa tra gli 820 e 1491 m sul livello del mare

nella Val di Tazza, tributaria della Valle del Chienti, perciò

completamente compresa sul versante adriatico, esclusa una piccola

parte del Monte Cetrognola che si affaccia sul versante tirrenico.

Gran parte della superficie della Riserva è occupata da pascoli

nudi, mentre in minor misura troviamo boschi cedui, pascoli

cespugliati e prati falciabili.

Le principali specie forestali sono il Leccio, la Roverella e

l’Orniello nella parte inferiore della Val di tazza, mentre al di sopra di

850-900 metri troviamo il Faggio.

Il substrato affiorante è di tipo calcareo, marnoso e siliceo (scaglia

rosata) ed è ricco in fessure che determinano elevata permeabilità e

quindi aridità del terreno (DEIANA e PERUCCINI, 1976).

9

Fig. 1 Casale Piscini (primo piano) e Colle Rotondo (sfondo), sede delle aree permanenti di Cytisus sessilifolius oggetto del presente studio (foto: Sperandio).

10

Sulla base di precedenti ricerche sono stati individuati diversi tipi

di paesaggio: versanti con movimenti gravitativi lenti, versanti con

movimenti gravitativi veloci, valli colmate da depositi deluviali-

alluviali, valli fortemente incise, spianate sommitali e terrazzi

strutturali (KWIATOWSKI e VENANZONI, 1994; VENANZONI e

KWIATOWKSI, 1994, 1996).

Nei versanti con movimenti gravitativi lenti si è formato un

manto vegetale continuo, costituito da pascoli e boschi di Faggio.

Sui versanti interessati da movimenti gravitativi veloci, eventi

franosi e fenomeni erosivi, hanno determinato una copertura erbosa

discontinua ed una vegetazione molto più eterogenea.

Il solco vallivo comprendente il Casale Piscini è stato totalmente

riempito da detriti, portando alla formazione di un suolo profondo e

ricco di acqua e sostanza organica, che permette la permanenza di

prati falciabili.

La Val di Tazza è invece profondamente incisa e ciò ha favorito la

presenza di boschi con caratteristiche fortemente mesofile. Alla

sommità del Monte Cetrognola, del Monte Torricchio e di Colle

Rotondo sono presenti spianate sommitali e terrazzi strutturali

ricoperti di deposito, che ha dato origine a suoli di tipo “calcimorfo

11

umifero di montagna”. Qui troviamo pascoli pingui, con densa cotica

erbosa.

Secondo gli studi di VENANZONI e KWIATOWSKI (1994) la

vegetazione è costituita per tre quarti da pascoli xerici di origine

secondaria (a Sesleria nitida, Bromus erectus e Brachypodium rupestre), da

prati falciati (a Cynosurus cristatus) e da prati-pascoli semimesofili

(Briza media e Bromus erectus). Gli 86 ha di bosco sono invece occupati

da Ostrya carpinifolia, Fraxinus ornus e Fagus sylvatica.

12

CAPITOLO SECONDO: Materiali e metodi

2.1 Sito di studio

Le due aree di studio esaminate si trovano sul versante Nord-

Occidentale di Colle Rotondo, a 1150-1200 metri di altezza, ad una

pendenza media di circa 30 gradi (Fig. 2).

L’inquadramento vegetazionale fa riferimento all’associazione

Seslerio nitidate-Brometum erecti (VENANZONI e KWIATKOWSKI,

1994), tipica dei pascoli xerici con specie colonizzatrici, su un substrato

calcareo a scaglia rosata (DEIANA e PERUCCINI, 1976), con suoli

calcimorfo-umiferi e rendzine a copertura eluvio-colluviale

(KWIATKOWSKI e VENANZONI, 1994).

Il pascolo che nel 1976 veniva definito “pascolo aperto a festuca

con copertura 50-80%” (FRANCALANCIA, 1976), attualmente si è

ulteriormente chiuso raggiungendo la copertura di 80-100%.

Cytisus sessilifolius in condizioni di arbusteto è stato inquadrato in

letteratura nell’associazione Spartio juncei-Cytisetum sessilifolii var.

Cytisus sessilifolius (BIONDI et alii, 1988).

13

Fig. 2 Localizzazione delle aree permanenti di studio delle popolazioni di Cytisus sessilifolius nella Riserva naturale di Torricchio, contrassegnate con le lettere A e B. 1 = boschi e alberi isolati di Fagus Sylvatica; 2 = prati falciabili a Cynosurus cristatus; 3 = pascoli a Sesleria nitida (s), Festuca ovina e Brachipodium rupestre; - = limiti della Riserva; C = Cytisus sessilifolius; J = Juniperus communis. (Da Canullo, 1992, modificato).

14

Le 2 aree, studiate nel Luglio del 2011, hanno una superficie di

5x5 m, e ciascuna è inclusa in due quadrati permanenti di 100 m2

ognuno, dove gli altri tre quadrati da 5x5 m sono stati utilizzati per

campionamenti distruttivi, per i rilievi fitosociologici e quale area di

controllo.

La prima area, chiamata A95, era stata precedentemente studiata

nel 2001, nel 1995, nel 1991 e nel 1986, mentre la seconda, posta ad

un’altitudine leggermente superiore alla prima, è identificata con B95

ed è stata rilevata nel 2001, nel 1995.

2.2 Oggetto di studio: Cytisus sessilifolius

Il Cytisus sessilifolius L. [Cytisophyllum sessilifolium (L.) O. Lang,

(cfr. CONTI et al., 2005] fa parte della famiglia delle Fabaceae, è una

pianta legnosa con portamento cespuglioso, fortemente ramificata, con

chioma poco rigogliosa, apparato fogliare ridotto, portamento

prostrato-eretto ed apparato radicale non troppo vigoroso (Fig. 3).

15

Fig. 3 Foto di Cytisus sessilifolius e particolare di ramo e frutto (siti:

www.actaplantarum.org, www.luirig.altervista.org).

16

Il fusto è striato a corteccia bruno-scura, i rami giovani sono

glabri, l’apparato fogliare è ridotto con foglie glabre e sessili sui rami

fiorali, mentre risultano più o meno picciolate sui rami sterili.

Le foglie hanno un lembo trifogliato a forma variabile (lanceolato,

ovato, sub rotondo), ma il centrale è sempre acuminato.

I fiori sono riuniti in un’infiorescenza a racemo terminale e sono

di colore giallo vivo.

Le plantule hanno un’unica foglia tripartita con due cotiledoni

non persistenti alla base.

I giovani ricacci vegetativi hanno struttura erbacea, ma si

distinguono dalle plantule perché si presentano più allungati e

generalmente ricoperti di foglie.

I getti prostrati, se ricoperti di humus e materiale organico, danno

origine a radici avventizie dalle quali si formano nuovi getti epigei che

daranno poi origine a nuovi individui (Fig. 4)

Il principale evento verificatosi nella vegetazione della Riserva

Naturale di Torricchio dopo l’abbandono delle pratiche selvicolturali è

stato l’ingresso del Cytisus sessilifolius, le cui popolazioni hanno invaso

i pascoli xerici, collegandosi dinamicamente alla serie di vegetazione

del Faggio.

17

Fig. 4 Radici avventizie sulla superficie del fusto di Cytisus

sessilifolius.

18

Cytisus sessilifolius si concentra soprattutto in zone con marcate

discontinuità topografiche (rupi calcaree, erosioni di pendio), spesso in

aree comprese tra il limite topografico del bosco e la discontinuità

stessa.

La specie nell’Appennino centrale è considerata una promotrice

della successione secondaria come componente di mantello nella serie

dei boschi collinari montani della faggeta e talvolta nello scutellario-

ostrieto (BIONDI et alii, 1988).

La specie ha iniziato a colonizzare i pascoli xerici abbandonati

della Riserva di Torricchio negli anni sessanta (CANULLO e

VENANZONI, 1989; CANULLO 1992) ed ha potuto espandersi

notevolmente nel momento in cui sono cessate le attività antropiche,

colonizzando i pascoli aperti; la popolazione tende poi ad accrescersi

in nuclei piuttosto che in cespugli sparsi, viste le sue grandi

potenzialità policormoniche. L’origine di tale colonizzazione dalle

rarissime e puntiformi popolazioni di mantello è però da escludersi

(PAOLINI, 1997-98).

19

2.3 Metodi di rilevamento

Le due aree di studio prese in considerazione (A95 e B95) hanno

entrambe una superficie di 100 m2.

Di queste solo una quarta parte è stata campionata (superficie di

5x5 m), delimitandola con dei paletti di legno (Fig. 5).

Sono stati inventariati tutti i fusti epigei vivi considerandoli,

secondo la concezione di individuo funzionale proposta dalla scuola

russa (FALINSKA, 1990), come singoli individui. Tali strutture

possono essere a pieno titolo considerate equivalenti ai ramet degli

anglosassoni. Si è cercato di risalire alle connessioni ipogee di più

individui, includendoli quindi nello stesso policormone, che

rappresenta un individuo genetico (o genet) complesso ed integrato

(CANULLO e FALINSKA, 2003).

Nello stabilire il probabile collegamento sotterraneo si è

proceduto empiricamente strattonando i getti epigei per verificare se ci

fossero stati movimenti di altri getti ipoteticamente uniti.

Naturalmente questo metodo è stato preferito al campionamento

distruttivo vista l’importanza di evitare qualsiasi tipo di disturbo

all’interno dell’area permanente.

20

Fig. 5 Area permanente di studio A95 di Cytisus sessilifolius. S; versante esposto a N-O di Colle Rotondo nella Riserva naturale di Torricchio.

21

Ogni singolo getto epigeo è stato contrassegnato con una

bandierina numerata posta nel punto della sua emergenza dal suolo.

Per ogni getto epigeo presente all’interno dell’area permanente

sono state raccolte le coordinate angolari nel punto di emersione,

utilizzando due fettucce metriche fissate a da due dei quattro angoli

presenti nel quadrato per misurarne la distanza relativa

(HUTCHINGS, 1986). Di ogni singolo getto sono stati inventariati dei

parametri strutturali e funzionali e la sua posizione topografica

attraverso la misura delle distanze angolari (espresse in cm) a partire

da due dei quattro vertici dell’area di studio.

Per quanto riguarda i parametri strutturali sono stati presi in

considerazione il diametro (espresso in cm), misurato con un calibro

alla base dell’emergenza con una accuratezza di due cifre decimali e

l’altezza (espressa in cm) di ogni ramo principale misurata con un

metro rigido con un’accuratezza di una cifra decimale.

Riguardo i parametri funzionali, questi sono stati raccolti sul

ramo principale, conteggiando il numero dei rami primari vegetativi,

generativi e morti entro l’anno.

Rami vegetativi sono stati considerati quelli con assenza di fiori o

frutti mentre generativi quelli con almeno un fiore o un frutto.

22

Fig. 6 Disegno schematico della localizzazione delle due aree permanenti di studio (A95 e B95), nella Riserva naturale di Torricchio.

23

Per riconoscere i rami morti entro l’anno si è proceduto

empiricamente analizzando, tra i rami secchi, quelli che ancora

presentassero una certa flessibilità, la corteccia integra e/o un midollo

tendente al colore verde, tutti indici della sua mortalità recente.

2.4 Elaborazione dei dati

Per poter costruire un plot di distribuzione si sono convertite le

coordinate spaziali in coordinate angolari (Fig. 7) utilizzando la

seguente formula per trovare il coseno di uno degli angoli dal quale si

è operato (HUTCHINGS, 1986):

Cos A=[(Lato AB)2+(Angolo A)2-(Angolo B)2]/(2*Lato*Angolo A)

Il coseno è stato utilizzato per ricavare le coordinate X ed Y

partendo dall’angolo A.

Le elaborazioni grafiche sono state eseguite con il programma

Microsoft Office Excel (MICROSOFT, 2007) ed il programma MYSTAT

(SYSTAT, 1997).

24

Dove possibile si sono utilizzati test parametrici per l’analisi della

significatività delle differenze tra le medie; altrimenti è stato utilizzato

il test non parametrico di Kruskall-Wallis (Mann-Whitney U-test). Per

le analisi riguardanti la dinamica temporale entro la medesima area di

studio, la significatività è stata testata utilizzando il test non

parametrico di Wilcoxon.

25

Fig. 7 Distribuzione spaziale dei getti epigei (ramet) di Cytisus sessilifolius e del relativo diametro nell’area permanente B95 (in alto) e A95 (in basso) nella Riserva di Torricchio.

26

CAPITOLO TERZO: Esposizione dei risultati

3.1 Dimensioni della popolazione e variazioni temporali

Nelle due aree permanenti esaminate sono stati inventariati gli

organismi vivi al momento dei rilevamenti, ottenendo i risultati che

sono di seguito brevemente esposti.

In B95 sono stati rilevati 241 individui genetici per 307 getti epigei

con un totale di 44 policormoni, mentre nella A95 ci sono 335 individui

genetici per 477 ramet e 94 policormoni.

La densità di individui funzionali ovviamente è superiore nella

A95 raggiungendo i 19,08 individui m-2, mentre la B95 realizza 12,28

ramet m-2.

Disponendo di dati pregressi si possono operare confronti

riguardo questi parametri; per quanto riguarda la popolazione B95 si

dispongono di dati solo a partire dal 1995 e si può notare come nei

diversi anni di campionamento genet e ramet subiscano un brusco calo

fino al 2001, mentre dal 2001 al 2011 i getti epigei aumentano di

numero a fronte di una relativa costanza degli individui genetici

27

(Fig.8). Riguardo la popolazione A95 si dispongono, per quanto

concerne i ramet, di dati a partire dal 1986, mentre per i genet la

raccolta dei dati è iniziata nel 1995; riguardo gli individui funzionali si

nota una serie di fluttuazioni nei diversi anni di campionamento, con

una tendenza alla diminuzione numerica, anche se dal 2001 al 2011 si è

innescato un processo inaspettato di crescita del numero dei getti

epigei. Riguardo gli individui genetici si nota un lieve aumento

numerico dal 1995 al 2001, per poi mantenersi costanti fino al 2011.

Procedendo con il test di Wilcoxon per popolazioni dipendenti

riguardo le differenze numeriche di genet e ramet nei diversi anni di

campionamento, si verifica che per la popolazione A95 e per la B95

esistono differenze significative (all. 1).

28

Genet Ramet

B95

1.990 1.995 2.000 2.005 2.010 2.015

ANNI

200

300

400

500

600

Va

lue

GenetRamet

A95

1.980 1.990 2.000 2.010 2.020

ANNI2

200

300

400

500

600

700

800

Va

lue

Fig. 8 Andamento del numero di genet e ramet di Cytisus sessilifolius, nei diversi anni di campionamento all’interno dell’area permanente B95 (sopra) ed A95 (sotto).

29

Interessante è considerare come sia variata l’incidenza dei

policormoni rispetto al totale dei genet nel corso dei diversi rilevamenti

(Fig. 9).

Si nota come dal 1995 al 2001 la popolazione B95 abbia

mantenuto una relativa costanza della percentuale dei policormoni

(intorno al 3-4%) arrivando al 18,6% nel 2011. La popolazione A95

invece ha visto una riduzione della percentuale dal 31,5% al 13%

seguita da un innalzamento al 28% (rispettivamente per il 1995, 2001 e

2011).

30

% polic. B95% polic. A95

1.990 1.995 2.000 2.005 2.010 2.015

ANNI

0

10

20

30

40

Va

lue

Fig. 9 Variazione della percentuale dei policormoni sul totale dei genet di Cytisus sessilifolius nei diversi anni di campionamento, per le popolazioni A95 (rosso) e B95 (blu).

31

Per quanto riguarda il numero dei policormoni (Tab. 1) si può

notare come entrambe le popolazioni abbiano subito, nel corso del

proprio sviluppo, un iniziale calo dal 1995 al 2001, per poi subire un

aumento dal 2001 al 2011, mentre la complessità, considerata come

numero medio di ramet per policormone, è diminuita rispetto al 1995,

passando da 5 a 2,4 per la A95 e da 3,9 a 2,5 per la B95. Procedendo

con il test di Wilcoxon per il confronto delle differenze esistenti nei

diversi anni di campionamento riguardo quest’ultimo aspetto (All. 2a),

si nota che nella popolazione A95 il numero di ramet per policormone

è significativamente più alto dal 1995 al 2011 (p=0,000) e dal 2001 al

2011 (p=0,003), mentre per la popolazione B95 è avvenuto un

cambiamento significativo solo dal 1995 al 2011 (p=0,002).

Il test di Mann Whitney per il confronto della complessità dei

policormoni tra le popolazioni A95 e B95, nell’anno 2011 non ha

evidenziato una differenza significativa nel numero medio di fusti

epigei (All. 2 b).

32

B95 1995 B95 2001 B95 2011

Media n fusti 3,94737 2,222222222 2,511111111

Errore standard 0,73934 0,146986184 0,144327847

Mediana 3 2 2

Moda 2 2 2

Deviazione standard 3,22273 0,440958552 0,968180633

Varianza campionaria 10,386 0,194444444 0,937373737

Curtosi 11,7128 0,734693878 6,084303606

Asimmetria 3,18057 1,619847741 2,404522618

Intervallo 14 1 4

Minimo 2 2 2

Massimo 16 3 6

N fusti epigei 75 20 113

N policormoni 19 9 45

Tab 1. Statistica descrittiva e della complessità dei policormoni (numero di fusti/individuo) nelle popolazioni di Cytisus sessilifolius A95 (sopra) e B95 (sotto), nei diversi anni di campionamento (1995-2001-2011).

A95 1995 A95 2001 A95 2011

Media n fusti 5,02381 2,395348837 2,414893617

Errore standard 0,56071 0,160078659 0,086108547

Mediana 3 2 2

Moda 2 2 2

Deviazione standard 5,13898 1,049705965 0,834853338

Varianza campionaria 26,4091 1,101882614 0,696980096

Curtosi 10,3422 20,17980738 4,946381046

Asimmetria 3,07429 4,176471145 2,258317397

Intervallo 28 6 4

Minimo 2 2 2

Massimo 30 8 6

N fusti epigei 422 103 227

N policormoni 84 43 94

33

3.2 Struttura dell’età

Attraverso un campionamento distruttivo eseguito nel 1986,

(CANULLO e VENANZONI, 1989; CANULLO 1992) è stato possibile

stimare la relazione esistente tra età reale e diametro secondo

l’equazione:

età derivata = (diametro-0,435)/1,043

che si può considerare affidabile (Fig. 10).

Attraverso questa formula l’età è stata assegnata approssimando a

un anno tutti gli individui di età derivata minore o uguale ad uno, due

anni a tutti gli individui di età derivata superiore ad uno e minore o

uguale a 2, e così via.

Attraverso studi precedenti, sulla base di documentazione

posteriore e dati riguardanti l’età massima individuale (DE BAGGIS,

1995-96, GASPARRONI, 1997-98) è possibile affermare che la

popolazione più anziana è la A95 che ha sicuramente colonizzato

l’area prima del 1960 mentre per la B95 si hanno informazioni solo a

partire dal 1970 probabilmente però ancora come individui sparsi,

34

Fig. 10 Retta di regressione tra diametro ed età in una popolazione di Cytisus sessilifolius all’interno della Riserva naturale di Torricchio; anno di campionamento 1986. N = 882; SQ mult R = 0,652; p<0,05; y=0,435+1,043x.

35

dato che la popolazione non risulta nella cartografia del 1988 eseguita

da Canullo (PAOLINI, 1997-98).

Elaborando questi dati è stato possibile costruire dei grafici di

frequenza in base alle differenti età (Fig. 11).

Nella B95 le massime frequenze di individui si trovano tra il

primo ed il quarto anno di età, segno di una popolazione allo stato

giovanile, con relativamente pochi individui che raggiungono età

elevate; nella A95 le massime frequenze si trovano tra il terzo ed il

sesto anno, segno di una popolazione più matura, tendente

all’invecchiamento.

L’età massima degli individui funzionali per le due popolazioni

studiate è di 25 anni (B95) e 22 anni per la A95, mentre la media

dell’età varia tra i 4,8 per B95 e i 5,8 anni per A95.

I valori di varianza sono superiori nella B95 con un Coefficiente di

Variazione di 0,783 (Tab. 2).

Per facilitare un confronto tra la distribuzione delle età nei diversi

anni di campionamento, si è proceduto ad una suddivisione delle

popolazioni secondo 5 classi di età di ampiezza 5 anni ognuna (Fig.

12); per quanto riguarda la B95 possiamo notare come nell’anno 1995 il

90% degli individui si trova nella prima classe, segno di una

36

Fig. 11 Frequenza di individui di Cytisus sessilifolius all’interno di ogni classe di età per la popolazione B95 (sopra) ed A95 (sotto).

37

Tab. 2 Statistica descrittiva riguardo all’età derivata dei singoli individui epigei, nelle popolazioni di Cytisus sessilifolius A95 e B95; anno di campionamento 2011.

A95 B95

N of Cases 477 307 Minimum 1 1 Maximum 22 25 Arithmetic Mean 5,887 4,863 Standard

Deviation

3,672 3,806 Variance 13,483 14,484 CV 0,624 0,783

38

% età 2011% età 2001

% età 1995% età 1986

Età su classi A95

0 1 2 3 4 5 6

CLASSI

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Va

lue

% età 2011% età 2001

% età 1995

Età su classi B95

0 1 2 3 4 5 6

CLASSI

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

Va

lue

Fig. 12 Distribuzione degli individui di Cytisus sessilifolius nelle cinque diverse classi di età di ampiezza 5 anni per la popolazione A95 (sopra; anni di campionamento 1986-1995-2001-2011) e B95 (sotto; anni di campionamento 1995-2001-2011).

39

popolazione ancora allo stato giovanile, per poi assestarsi intorno al

65% nel 2011, mentre la seconda classe aumenta di importanza dal

1995 (6,5%) al 2011 (28%).

Per la popolazione A95 si dispongono anche dei dati raccolti nel

1986; essa dà l’idea di una popolazione più tendente

all’invecchiamento, in quanto nel 1986 si ha il 70% di individui nella

prima classe di età, per poi scendere intorno al 50% nel 2001 e nel 2011.

La seconda classe ha subito un innalzamento passando dal 22% (1986)

al 36% (2011). Le altre tre classi rappresentano una frazione minima

della popolazione raggiungendo nella popolazione più anziana (A95)

un totale del 12%.

Confrontando le differenze di età degli individui delle

popolazioni A95 e B95 nell’anno 2011 attraverso il test di Mann-

Whitney, si ricava un valore di p inferiore allo 0,001 che conferma la

significatività delle differenze; più precisamente la popolazione B95 è

formata da individui significativamente più giovani (All. 3 a).

Eseguendo il test di Wilcoxon riguardo le età degli individui di

ogni singola popolazione nei diversi anni di campionamento, si

conferma la significatività della differenza riscontrata; le popolazioni,

40

nel tempo, subiscono mediamente un invecchiamento degli individui

(All. 3 b).

Attraverso le informazioni raccolte nei diversi anni di

campionamento è stato possibile costruire, per la popolazione A95 un

grafico che mostra la frequenza dei singoli individui suddivisi secondo

l’età derivata (Fig. 13); in accordo con le variazioni dei rapporti tra

ramet, genet e policormoni precedentemente illustrate, la dinamica

della popolazione sul lungo periodo mostra, a fronte di una riduzione

dell’abbondanza, la ripetizione di strutture distributive comparabili.

In termini di struttura dell’età, la forma a fiasco descrive – per ogni

rilevamento - una popolazione con una relativamente antica

colonizzazione (collo allungato), una recente espansione ed una

tendenza attuale alla regressione. Si tratta dunque di un modello che si

ripete.

41

Fig. 13 Numero di individui funzionali (fusti epigei) della popolazione di Cytisus sessilifolius A95 (ex A86), secondo l’anno di età relativa derivata dai diametri misurati nei diversi anni di campionamento.

42

3.3 Struttura e funzioni

Attraverso la statistica descrittiva dei parametri dimensionali e

funzionali (Tabb. 3-4) si può stabilire che il diametro massimo si trova

in B95 con il valore di 2,68 cm e sempre in B95 troviamo la maggior

variabilità nella distribuzione dei diametri (C.V.=0,740), mentre media

(0,65) e mediana (0,59) sono maggiori in A95.

Il massimo dell’altezza è di 141 cm raggiunto in A95 che possiede

anche media (65,00) e mediana (62,80) più elevate, mentre la

popolazione B95 risulta più variabile (C.V. = 0,469) rispetto all’altezza

massima pari a 114 cm.

Utilizzando il test di Mann-Whitney per confrontare il diametro e

l’altezza tra gli individui di A95 e B95, risulta una variazione

significativa per entrambi i parametri e più precisamente nella

popolazione più giovane (B95) troviamo diametri ed altezze

significativamente inferiori (All. 4).

Per quanto riguarda i caratteri funzionali, il maggior numero di

rami fertili si trova in B95 (26 su uno stesso fusto epigeo), mentre per

quanto riguarda i rami vegetativi il massimo è di 28 rami, presenti su

un individuo funzionale in A95.

43

Il numero medio di rami morti è maggiore in B95 (0,773), come

anche il Coefficiente di Variazione per questo parametro che

raggiunge il valore di 2,105.

Utilizzando ancora il test di Mann-Whitney per il confronto tra le

tre tipologie di rami e per i rami totali si può osservare che tra A95 e

B95 esiste una variazione significativa; i rami morti ed i generativi

sono significativamente superiori in B95, mentre i rami vegetativi ed i

totali sono significativamente superiori in A95 (All. 5).

44

Tab. 3 Statistica descrittiva della popolazione B95 di Cytisus sessilifolius all’interno della Riserva di Torricchio, per i caratteri rilevati nei fusti epigei (ramet).

Pop. B95 2011

diametrocm altezzacm morti vegetativi fertili

N of Cases (ramet) 307 304 304 304 304

Minimum 0,020 3,620 0,000 0,000 0,000

Maximum 2,680 114,000 9,000 19,000 26,000

Range 2,660 110,380 9,000 19,000 26,000

Median 0,450 45,150 0,000 5,000 0,000

Arithmetic Mean 0,546 47,404 0,773 5,832 2,194

S.E. of Arithm M. 0,023 1,276 0,072 0,223 0,248

S.D. 0,404 22,248 1,253 3,885 4,324

Variance 0,163 494,988 1,569 15,091 18,698

C.V. 0,740 0,469 1,620 0,666 1,971

Skewness (G1) 1,622 0,576 2,810 0,610 2,433

45

Tab. 4 Statistica descrittiva della popolazione A95 di Cytisus sessilifolius all’interno della Riserva di Torricchio, per i caratteri rilevati nei fusti epigei (ramet).

Pop. A95 2011

diametrocm altezzacm morti vegetativi fertili

N of Cases (ramet) 477 477 475 475 475

Minimum 0,030 1,200 0,000 0,000 0,000

Maximum 2,220 140,900 8,000 28,000 1,000

Range 2,190 139,700 8,000 28,000 1,000

Median 0,590 62,800 0,000 9,000 0,000

Arithmetic Mean 0,648 64,997 0,375 9,722 0,004

S.E. of Arithm M. 0,017 1,335 0,036 0,216 0,003

S.D. 0,368 29,162 0,787 4,710 0,065

Variance 0,135 850,448 0,619 22,180 0,004

Coefficient of

Variation

0,568 0,449 2,099 0,484 15,395

Skewness (G1) 1,214 0,401 3,566 0,400 15,36

46

Interessante è analizzare come, dividendo le popolazioni in base

alle classi di età, si ripartiscano le diverse tipologie di rami (Fig. 14). In

B95 si nota che all’aumentare dell’età degli individui tendenzialmente

aumenta l’investimento in riproduzione generativa; al contrario i rami

vegetativi diminuiscono in percentuale all’aumentare dell’età

dell’individuo.

In A95 il comportamento della popolazione è radicalmente

diverso; l’investimento in riproduzione generativa è apparentemente

nullo, mentre i rami vegetativi sono in numero costante in tutte le

classi.

Anche il tasso di mortalità dei rami è pressoché costante in tutte le

classi di entrambe le popolazioni, raggiungendo comunque valori

maggiori per B95 (circa 10%).

47

Fig. 14 Ripartizione delle diverse tipologie di rami in base alle classi di età di Cytisus sessilifolius nella popolazione B95 (sopra) ed A95 (sotto); anno di campionamento 2011

48

Si è proceduto eseguendo il test di Wilcoxon per verificare la

significatività delle differenze all’interno delle prime tre classi di età,

per quanto riguarda il numero delle diverse tipologie di rami. Per la

popolazione A95 differenze significative si riscontrano soltanto tra i

rami vegetativi (p<0,001) e tra i rami morti della prima e terza classe

(All. 6). Nella popolazione B95 le differenze più significative tra le

prime tre classi di età si riscontrano tra i rami fertili (p<0,005), mentre

per i rami vegetativi e morti, si riscontrano differenze significative solo

tra prima e seconda classe e tra prima e terza classe. Tra la seconda e la

terza classe le differenze non sono significative (All. 6 b).

3.4 Relazioni allo metriche e funzionali

Analizzando i dati riguardanti entrambe le popolazioni attraverso

l’indice di correlazione di Pearson (Tab. 5) si nota che esiste una

correlazione positiva significativa tra tutti i parametri, tranne che tra i

rami vegetativi e fertili.

49

Per eseguire le analisi di regressione sono stati presi in

considerazione soltanto le variabili significative a livello biologico (All.

7 e All. 8).

Analizzando la regressione tra altezza e diametro (Fig. 15) e

prendendo in considerazione la somma dei dati delle due popolazioni,

si nota che la regressione è positiva ed è spiegata per il 40% dalla retta

costruita (All. 7).

Altri parametri che sono stati messi in relazione riguardano il

diametro e i differenti tipi di rami (All. 8); per quanto riguarda i rami

generativi la retta di regressione spiega il 43,5% della varianza nella

popolazione B95, mentre per la A95 i rami generativi sono talmente

esigui da rendere inutile una analisi di regressione.

50

▼Correlation: Pearson

Number of Observations: 779

Pearson Correlation Matrix

¦ DIAMETRO_AB ALTEZZA_AB MORTI_AB VEGETATIVI_AB FERTILI_AB

--------------+-----------------------------------------------------------------

DIAMETRO_AB ¦ 1,000

ALTEZZA_AB ¦ 0,623 1,000

MORTI_AB ¦ 0,152 0,122 1,000

VEGETATIVI_AB ¦ 0,488 0,641 0,033 1,000

FERTILI_AB ¦ 0,356 0,182 0,292 -0,142 1,000

Tab. 5 Matrice di correlazione di Pearson per i parametri strutturali e funzionali delle popolazioni di Cytisus sessilifolius A95 e B95.

51

0 1 2 3

DIAMETRO_AB

0

50

100

150

AL

TE

ZZ

A_

AB

Fig. 15 Retta di regressione tra diametro ed altezza di Cytisus sessilifolius, sommando i valori delle popolazioni A95 e B95 (R2=40%).

52

Per quanto riguarda i rami morti ed i vegetativi non esiste una

regressione significativa per entrambe le popolazioni (All. 8 b–All. 8 c).

Molto interessante è verificare se all’aumentare del diametro

aumenta il numero totale dei rami, secondo l’ipotesi che un individuo

accrescendosi aumenta le proprie funzioni strutturali e la complessità

(Fig. 16).

L’analisi di regressione tra questi due parametri conferma

l’ipotesi, con valori di R2 pari al 43%, confrontando i dati raccolti in

entrambe le popolazioni (All. 8 d).

53

0 1 2 3

DIAMETRO_AB

0

10

20

30

40

50

RA

MIT

OT

_A

B

Fig. 16 Retta di regressione tra diametro ed i rami totali di Cytisus sessilifolius, sommando i valori delle popolazioni A95 e B95 (R2=43%).

54

CAPITOLO QUARTO: Discussione dei risultati

4.1 Rapporti tra Genet e Ramet

Per quanto riguarda la dinamica dei numeri di Cytisus sessilifolius

si può affermare che complessivamente il numero dei ramet tende,

seppur con continue fluttuazioni, al ribasso e ciò è particolarmente

esplicito per l’area A95 dove si dispongono di dati a partire dal 1986

(Fig. 8); dall’anno 2001 però, si assiste ad un’inversione di tendenza e

nel giro di dieci anni il numero dei getti subisce un incremento

numerico significativo per entrambe le popolazioni (All. 1), segno che

le popolazioni, tutt’alto che in fase di regressione, si stanno

espandendo o quanto meno stabilizzando. Si può quindi affermare che

le fluttuazioni che si osservano riguardo il numero dei ramet non sono

dovute allo stato dinamico della popolazione in quanto si verificano

per entrambe che, come deducibile da precedenti studi (CANULLO e

VENANZONI, 1989; DE BAGGIS, 1995-96; GASPARRONI, 1997-98;

PAOLINI, 1997-98), hanno colonizzato il pascolo xerico abbandonato

in epoche diverse .

55

Il parametro che varia in maniera sostanziale tra le due

popolazioni esaminate è il numero dei genet; nella A95 il calo del

numero dei ramet non è seguito da un calo del numero degli individui

genetici, che al contrario aumentano dal 1995 al 2011; ciò non è

sicuramente dovuto al fatto che in A95 si trovano individui genetici

più complessi in quanto procedendo con il test di Mann-Whitney

riguardo la complessità dei policormoni di entrambe le popolazioni,

non si riscontra una differenza sostanziale (All. 2 b).

Si può affermare che popolazioni più anziane, formate da

individui significativamente più longevi (All. 3 a), sono anche più

stabili e perciò la mortalità dei genet ha su di esse una minore

incidenza.

Nella popolazione con individui significativamente più giovani

(B95) la mortalità dei rami è superiore (All. 5). Questo fatto, nel caso di

alternanza di fasi di mortalità e rigenerazione dei ramet, potrebbe

semplicemente spiegarsi con lo sfasamento temporale di questi

processi nelle due popolazioni.

La dinamica dei policormoni segue l’andamento del numero dei

ramet, diminuendo dal 1995 al 2001 per poi accrescersi numericamente

fino al 2011.

56

L’aumento del numero dei policormoni può essere dovuto ad una

forma di riconquista degli spazi perduti nel corso degli anni

precedenti, che non sono stati occupati da nessun’altra specie,

portando gli individui a svilupparsi mediante la produzione di nuovi

getti; l’aumento della percentuale dei policormoni sul totale dei genet è

dovuto da una parte all’aumento del numero totale dei policormoni

(Tab. 1) e dall’altro ad una diminuzione del numero dei genet rispetto

al 1995 (Fig. 9). Si può inoltre affermare che la popolazione più anziana

(A95) è anche la più strutturata in quanto presenta un numero di

policormoni molto maggiore rispetto alla B95.

Per quanto riguarda la complessità dei policormoni, si è verificato

un processo di semplificazione per entrambe le aree studiate dal 1995

al 2011 e ciò può essere dovuto da un lato ai processi di mortalità di

singoli ramet e dall’altro ad un processo di frammentazione dei

policormoni, che spiegherebbe anche l’aumento sostanziale degli

individui policormonici dal 2001 al 2011.

57

4.2 struttura dell’età e longevità di Cytisus sessilifolius

Come si è già detto il diametro rappresenta un buon predittore

dell’età in quanto la retta di regressione costruita attraverso il

campionamento distruttivo eseguito nel 1986,(CANULLO e

VENANZONI, 1989; CANULLO 1992), spiega il 65% della varianza

(Fig. 9).

Nel campionamento del 2011 l’età massima riscontrata è di 25

anni (B95), che non rappresenta comunque il record per la specie nella

Riserva naturale di Torricchio che è di 28 anni (CANULLO, 1992).

Bisogna precisare che si tratta, per la maggior parte dei casi, di età

relativa dei fusti epigei (non essendo possibile avere la certezza che i

genotipi attuali siano i residui della prima colonizzazione, sia pure in

assenza di plantule rilevate; CANULLO e FALINSKA, 2003).

Non trovando individui superiori a questa età è logico affermare

che il tempo necessario per il completo turn-over della popolazione

oscilli tra i 25 ed i 28 anni, periodo nel quale comunque la popolazione

non si estingue visto che avviene una continua produzione di

individui giovanili per via vegetativa e generativa.

Per quanto riguarda i rapporti tra le diverse classi di età nel

tempo, la B95 presenta una diminuzione degli individui nella prima

58

classe (dal 90% al 66%) dovuta ai normali processi di invecchiamento

e, grazie all’analisi dell’area A95, si può affermare che dopo questa

prima fase, la popolazione tende a stabilizzarsi intorno al 50% di

individui nella prima classe. Gli individui presenti nella seconda classe

di età tendono nel tempo ad un continuo aumento, stabilizzandosi

intorno al 35% nel 2001 e nel 2011.

In questa fase la popolazione mostra un sostanziale equilibrio tra i

processi di invecchiamento e l’accrescimento di nuovi individui per

frammentazione o rigenerazione da gemme interne al policormone (la

riproduzione sessuale, pur potendo essere parte attiva della dinamica,

non è stata verificata, data l’assenza nelle aree di plantule). Questa

sorta di fluttuazione nelle dimensione delle popolazioni

(probabilmente dopo una riduzione iniziale) può far pensare ad una

successione bloccata con il Citiso che assume un ruolo partecipe della

prateria xerica come, probabilmente, in antichità (CANULLO e

SPADA, 1986).

In sostanza si può affermare che l’impatto dell’uomo in molte aree

dell’Appennino Umbro-Marchigiano ha modificato in maniera tale il

paesaggio da bloccare la successione ad uno stato di colonizzazione

che aiuta il lento recupero della copertura vegetale. Allo stato attuale si

59

tratterebbe di una sorta di “vegetazione durevole”, cioè bloccata da

impedimenti ecologici ascrivibili alla quasi totale rimozione della

vegetazione forestale ed ai processi di sovra pascolamento e di

erosione, che hanno ridotto drasticamente il suolo organico.

4.3 Accrescimento di Cytisus sessilifolius

Analizzando i dati riguardo alle due popolazioni possiamo

affermare che la distribuzione dei parametri dimensionali mostrano

un progressivo e significativo scivolamento verso destra nella

popolazione più anziana (A95) in concordanza con il fatto che in

questa la moda e la mediana riguardo all’età risulta superiore che in

B95.

Riguardo alle tipologie di rami si può affermare che in

popolazioni giovanili e non ancora stabili c’è un investimento in

riproduzione generativa che cresce significativamente all’aumentare

dell’età, mentre la mortalità dei rami tende ad essere costante

raggiungendo comunque valori maggiori per le popolazioni più

giovani. Le anomalie riscontrare nella popolazione A95 riguardo

60

l’investimento in riproduzione generativa sono dovute all’attacco di

un insetto defoliatore (di cui ormai non si riscontrava la presenza) che

si è nutrito delle parti apicali, non rendendo quindi possibile il

riconoscimento dei rami fertili,

Il diametro rappresenta in generale un buon predittore delle

caratteristiche ecologico-funzionali degli individui di Citiso,

soprattutto per quanto riguarda altezza, rami fertili e totali.

61

CAPITOLO QUINTO: Conclusioni

Attraverso l’analisi di due popolazioni di Cytisus sessilifolius a

diverso stadio dinamico ed attraverso il confronto con dati pregressi di

campionamento, nella Riserva naturale di Torricchio, è stato possibile

giungere a conclusioni interessanti riguardo i parametri dimensionali,

la struttura e la probabile evoluzione delle popolazioni in questione.

La longevità massima riscontrata è di 25 anni per la B95, mentre

l’età di permanenza di una popolazione nel sito di studio supera ormai

i 50 anni.

Il diametro massimo raggiunge 2,69 cm, che rappresenta un

record per la specie nella Riserva, come per la lunghezza media, che

sale a 65 cm per la A95 (il massimo fino ad ora riscontrato).

Per quanto riguarda la struttura il numero massimo di rami in un

singolo getto epigeo è di 45 (B95) mentre una popolazione può

raggiungere una media di 8-10 rami per getto (in aumento rispetto ai

precedenti campionamenti). Il numero massimo di rami generativi è di

26 su di un singolo getto (B95), mentre la mortalità dei rami risulta

62

pressoché irrilevante raggiungendo comunque circa il 10% dei rami

totali nella B95.

La percentuale di policormoni rispetto al totale dei genet è stata

sempre maggiore in A95; nella popolazione più giovane tale

percentuale è in crescita (come ci si poteva attendere per il normale

accrescimento dei genet).

Il diametro si è dimostrato un buon predittore dell’altezza e del

numero di rami totali.

La A95 ha subito un processo lieve ma significativo (All. 2), di

aumento della complessità strutturale degli individui genetici

dall’anno 2001 al 2011, anche se comunque la maggior parte dei

policormoni è formato da due getti epigei (Tab. 1); per quanto

riguarda la popolazione B95 essa è rimasta strutturalmente invariata

dal 2001 al 2011, anche se il numero dei policormoni è aumentato

considerevolmente.

Si è potuto constatare come popolazioni dinamicamente avanzate

siano più stabili, subiscano una minore mortalità dei rami e tendano a

svilupparsi maggiormente attraverso policormoni.

Le popolazioni di Cytisus sessilifolius analizzate hanno subito fino

al 2001 un fenomeno drastico di riduzione numerica che ha fatto

63

pensare a una regressione completa della popolazione più vecchia e ad

una evoluzione dello stadio successionale. Con questo rilevamento,

invece, si è constatato un lento e costante aumento, dovuto a

rigenerazione da meristemi basali o lungo i fusti prostrati, cosa che

conferma l’innesco di fenomeni di ciclicità che portano alla persistenza

delle popolazioni nei contesti ecologici esaminati.

Il ripetersi nello stesso sito di modelli di struttura dell’età che

descrivono lunga colonizzazione, rapida espansione e declino della

popolazione in Cytisus sessilifolius, non sono dunque predittivi nel

senso classico: a scomparire temporaneamente son infatti gli individui

funzionali e non gli organismi individuali (genet).

Questo andamento pulsante delle dimensioni di popolazione, così

ben documentato nella popolazione A95 della Riserva di Torricchio,

segue le ondate di mortalità interna e di rigenerazione a carico dei

fusti epigei nei policormoni. Si tratta del meccanismo che,

rispondendo alle condizioni relativamente estreme dei pascoli xerici

secondari in quota (ridotta disponibilità idrica e trofica, regime

invernale forte, impatto antropico determinante), consente alle

popolazioni una persistenza molto superiore a quanto si sarebbe

atteso. Questo fatto è favorito anche dal contesto ecologico, per il quale

64

mancano specie legnose pioniere (sia in termini di dispersione dei

semi, che per frugalità e plasticità).

Nello stesso versante si sta assistendo ad una “cauta” espansione

di ginepri che potrebbe, nel tempo, cambiare la modalità di evoluzione

delle praterie secondarie nella Riserva (GALASSI, 2003-04).

65

BIBLIOGRAFIA

ARGENTI G., BIANCHETTO E., FERRETTI F., GIULIETTI V.,

MILANDRI M., PELLERI F., ROMAGNOLI P., SIGNORINI

MA., VENTURI E., 2006 – Characterization of an abandoned

pastoral area in the Northern Apennines, Italy. Proceedings

of the V SISEF Congress: “Forests & Society – Changes,

Conflicts, Sinergies”. Forest@ 3: 387-396.

BALLERINI V., BIONDI E., 2002 – Dinamica di popolazioni arbustive

e preforestali nell’appennino Umbro-marchigiano (Italia

centrale). Fitosociologia 39(1) suppl. 2: 175-183.

BIONDI E., BALDONI M., LOIOTILE A., 2000 – Utilizzazione del

territorio e successioni diacroniche della vegetazione in

un’area dell’Appennino umbro-marchigiano. In: BIONDI E.,

COLANTONIO R. – La pianificazione del paesaggio tra ri-

naturazione ed iper-antropizzazione, (Ancona, 27-28

novembre 1997), Accademia Marchigiana di Scienze Lettere

ed Arti: 103-159.

BIONDI E., ALLEGREZZA M., GUITAN J., 1988 – Mantelli di

vegetazione nel piano collinare dell’Appennino centrale. Doc.

Phytosoc. Ital. XI: 479-490.

BIONDI E., CASAVECCHIA S., PESARESI S., 2006 – Spontaneous

renaturalization processes of the vegetation in the abandoned

fields (Central Italy). Ann. Bot. (Roma), 6: 65-93.

66

BURATTINI R., 1995-96 – Caratteri strutturali e funzionali degli

arbusti invasivi nei pascoli xerici della Riserva naturale di

Torricchio. Tesi di Laurea, Università degli Studi di

Camerino.

CANULLO R., 1990 – A population approach to vegetation structure.

Giorn. Bot. Ital. 124(2-3): 338-346.

CANULLO R., 1992 – Structure et dynamique d’une population de

Cytisus sessilifolius L. dans les paturages abandonnes de

l’Appennin central (Italie). Rev. Roum. Biol., Biol. Véget.,

37(1): 27-46.

CANULLO R., 1993 – Lo studio popolazionistico degli arbusteti nelle

successioni secondarie: concezioni, esempi ed ipotesi di

lavoro. Ann. Bot. (Roma), 51, suppl. 10 – Studi sul Territorio:

379-394.

CANULLO R., BURATTINI R., DE BAGGIS C., 1997 – Il ruolo di

Cytisus sessilifolius nei pascoli xerici abbandonati. S.It.E, Atti,

18:87-88.

CANULLO R., FALINSKA K., 2003 - Ecologia vegetale. La struttura

gerarchica della vegetazione. Liguori Editore, Napoli. 421 pp.

CANULLO R., SPADA F. ,1996 - La memoria di un paesaggio

scomparso nel comportamento di arbusti invasivi. In:

INGEGNOLI V., PIGNATTI S.. L’ecologia del paesaggio in

Italia. p. 131-143, MILANO: Città Studi.

CANULLO R., VENANZONI R., 1989 - Studio preliminare della

struttura di una popolazione di Cytisus sessilifolius L. nella

Riserva naturale di Torricchio (Appennino centrale). S.I.T.E.

Atti, 7: 761-765.

67

CONTI F., ABBATE G. ALESSANDRINI A. BLASI G., 2005 - An

Annotated Checklist of the Italian Vascular Flora, Roma,

Palombi editori. P. 420.

CONNEL J. H., SLATYER R. O., 1977 – Mechanisms of succession in

natural communities and their role in community stability

and organization. Am. Nat., 111: 1110.1144.

DE BAGGIS C., 1995-96 – Il dinamismo di Cytisus sessilifolius L. nei

pascoli xerici dell’Appennino centrale. Tesi di Laurea,

Università degli Studi di Camerino.

DEIANA G., PIERUCCINI U., 1976 – Geologia e geomorfologia della

Montagna di Torricchio. La Riserva naturale di Torricchio,1:

27-76.

FALINSKA K., - Osobnik, populacja fitocenoza. W.P.N., Warszawa.

FALINSKA K., 1991 a – La dynamique de la végétation et des

populations dans le paysages des prairies abandonnées. Coll.

Phytosoc. 17: 459-481.

FALINSKA K., 1991 b – Plant demography in vegetation succession.

Tasks for vegetation science, 26. Kluwer, Dordrecht.

FRANCALANCIA C.., 1976 – Carta della vegetazione della Riserva

naturale di Torricchio (1:10.000). La Riserva naturale di

Torricchio, 1: 77-98.

GALASSI S., 2003-04 - Processi di popolazione in una fase di

colonizzazione a ginepro nei pascoli xerici abbandonati nella

Riserva naturale di Torricchio. Tesi di Laurea, Università

degli Studi di Camerino.

68

GASPARRONI D., 1997-98 – La definizione dello stato dinamico di

una popolazione arbustiva a carattere pioniere. Tesi di

Laurea, Università degli Studi di Camerino.

GONZÁLEZ-ANDRÉS F. E ORTIZ J.M., 1997 – Phenology of species

belonging to the genus Cytisus and allies (Genistae:

Leguminosae). Israel Journal of Plant Sciences Vol. 45: 59-69.

HUTCHINGS M.J., 1986 – Plant population Biology. In: Moore P.D. e

Chapman S.B. “Methods in plant ecology”: 377-435.

Blackwell Scientific Publications, Oxford.

KWIATKOWKSI W., VENANZONI R., 1994 – Carta dei suoli della

Riserva naturale di Torricchio (Appennino central). La riserva

naturale di Torricchio, 9: 15-21.

MYSTAT, 1997 – A Student Version of SYSTAT. Version No. 12.04.04:

SYSTAT Software, Inc. 2007.

PAOLINI C., 1997-98 – L’espansione di Cytisus sessilifolius L. nel

territorio della Riserva naturale di di Torricchio.Tesi

sperimentale di Laurea in Ecologia Vegetale. Università degli

Studi di Camerino.

PEDROTTI F., 1976 – La Riserva naturale di Torricchio. La Riserva

naturale di Torricchio, 1: 5-20.

PEDROTTI F., 2004 - Cartografia geobotanica. Pitagora Ed., Bologna,

pp. 248.

PIGNATTI S., 1982 – Flora d’Italia. Edagricole, Bologna, 3 Voll.

SPERANZA M., CARBONI S., DEBUSSCHE M., 1996 – Demographic-

Dynamic study of populations of colonizing shrubs. S.It.E,

Atti 17: 177-180.

69

SPERANZA M., CARBONI S., DEBUSSCHE M., 1997 – A diachronic

approach to the study of shrub population dynamics. S.It.E.

atti, 18: 89-90.

VENANZONI R., KWIATKOWSKI W., 1996 – Analisi integrata del

paesaggio in un settore dell’Appennino centrale (Riserva

naturale Montagna di Torricchio). Coll. Phytosoc. 24: 187-201.

VENANZONI R., KWIATOWSKI W. - 1994 - Carta delle serie di

vegetazione della Riserva natu- rale di Torricchio

(Appennino centrale). La Riserva naturale di Torricchio, 9:

23-30.

VENTURA D., 1996-97 – Distribuzione orizzontale ed occupazione

dello spazio negli arbusteti secondari. Tesi di Laurea,

Università degli Studi di Camerino.

VISSANI G., 1996-97 – L’influsso di Cytisus sessilifolius L. sulla

distribuzione e la composizione specifica dei pascoli

abbandonati. Tesi di Laurea, Univesità degli Studi di

Camerino.

70

ALLEGATI


Recommended