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Page 1: Rivista 2 eoi_soria_buono

EOI de Soria

Plaza Bernardo Robles, 3 42003 Soria

Telefono 975228652 Dipartimento di Italiano

1ª Rivista d’italiano della EOI di Soria Nº2 Marzo 2013

In questo numero parliamo di:

Il Carnevale in Italia

Canzoni d’amore

Coordinatori: Professoresse e lettore del Dipartimento di Italiano

Redattori:

Alunni di tutti i corsi

Con la partecipazione speciale: Direttore della EOI di Soria, prof.ssa Margarita

Romero, EOI di Ourense

Puntuale. Quasi come un orologio svizzero. Beh, insomma,

dai…senza esagerare. Avevamo detto marzo, e marzo ha 31

giorni. Quindi siamo in tempo. Siamo arrivati al 2º

appuntamento con la nostra rivista e abbiamo raccolto un

sacco di articoli per riempire le nostre pagine. Scritti

interessanti che son stati elaborati da tutti voi, in classe o a

casa, da soli o in gruppo. E che ci hanno aiutato anche a

perdere un po’ la paura del foglio bianco dell’esame (o no?).

In questo numero battezziamo il 1º gemellaggio con la EOI di

Ourense: un grazie speciale alle professoresse Berta Santiago e

Ruth Vázquez per aver accettato la nostra proposta. E grazie

agli alunni “galiziani” per aver accolto l’iniziativa con tanto

entusiasmo e averci mandato i loro articoli.

Vogliamo ricordarvi che ad aprile ci sarà la “Giornata Italiana”,

dove premieremo i vincitori del Concorso di mini-romanzi e i

vincitori del Concorso Gastronomico. Vogliamo anche

ringraziare gli alunni del 2º básico di “Español para extranjeros”

e di Italiano per la meravigliosa attività che hanno realizzato

insieme lo scorso 5 marzo. È stata una bellissima esperienza

(grazie, profe Marga!). Infine, e importantissimo, vogliamo

segnalare che a maggio, il 24, alle 20.30 nel Palacio de la

Audiencia di Soria, si rappresenterà uno spettacolo organizzato

dall’EOI di Soria e dal Dipartimento di ITALIANO. Conoscerete,

finalmente, il meraviglioso gruppo teatrale “Pasta Gansa”. Non

potete mancare!

Ora vi lascio con queste splendide pagine…

Buona lettura!

Prof.ssa e capo dipartimento di italiano

Raffaela Corsini

Giornata ITALIANA

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La parola al direttore

CINE ITALIANO Y ANÉCDOTA LITERARIA La idea que los españoles nos hemos forjado de Italia tiene mucho que ver con su gran patrimonio cultural: cine, literatura,... El arte cinematográfico tuvo, por ejemplo, una gran importancia en los años 70: Luchino Visconti, Federico Fellini (“Roma”, “Amarcord”), Michelangelo Antonioni, Pier Paolo Pasolini, Bernardo Bertolucci,... De tantas buenas películas como se produjeron en aquella época, nosotros nos quedamos con dos: “Morte a Venecia” (Visconti) y “El último tango en París” (Bertolucci). La primera, estrenada en 1971, nos ofrece un estudio brillante de las contradicciones de una sociedad en crisis. Una película, por lo demás, preciosa, a la que no le faltó, como banda sonora, ni la 5ª sinfonía de Gustav Malher, La película de Bertolucci, “El último tango en París”, supuso todo un acontecimiento nacional, ya que, prohibida en nuestro país, fueron muchos los españoles que se trasladaban a Francia (Persignan) para verla. A pesar del tiempo pasado, los temas que desarrollan no se han pasado de moda. De sus grandes literatos, además de los clásicos, que muchos hemos estudiado en latín, aunque con mucha dificultad, citaremos, por la anécdota, a Alberto Moravia, pues estuvo casado durante algunos años con una compañera nuestra del Instituto de Tudela (Navarra), Carmen Llera. Es evidente que, al margen de la anécdota, la cultura italiana ha estado siempre muy vinculada a la española. Y que sus manifestaciones artísticas, cine, literatura, no solo no nos han sido ajenas, sino que son casi fraternas.

Jesús Bozal Alfaro, Director

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INDICE - Saluti

- La parola al direttore (in spagnolo) - Gemellaggio Español-Italiano (in spagnolo)

- Canzone d’amore: Ti sogno - Il Carnevale in Italia

. Letteratura e Carnevale . Il Carnevale di Venezia

. Il Carnevale di Viareggio . Le maschere

- Autobiografia di una maschera . Il Capitan Spaventa

. Gianduja . Arlecchino

. Stenterello . Pantalone

-Una professoressa indimenticabile - Canzone d’amore:La mattina con te

- Studiare una lingua -Intervista alla regina Hatshepsut

- Routine

- Se potessi scegliere un periodo storico… - Il lavoro ideale

- Radio 24 - Il mio viaggio a Istanbul

- Contratti prematrimoniali - Babbo Natale: ma porca miseria!

- Personaggi strani e non

-Peppino Malfatto

- San Valentino in classe -Interviste: protagonisti all’EOI

. Intervista a Peng . Intervista a Elena

. Intervista a Hichem . Intervista a Lin

-Ricordi d’infanzia -Il principe e il lupo

-Il matrimonio in Spagna -Dall’EOI di Ourense

. Vacanze nelle Eolie . La donna più importante della mia vita

. La mia piccola stella . L’universo tecnologico

. Il trivial di Octavia . Vorrei essere stata…

. Parlano di noi: blog . La parola alle professoresse della EOI di Ourense

. Intervista alla scrittrice Romina Arena . Guida di Ourense

-Gruppo di teatro “Pasta Gansa” e spettacolo

Sogno una mattina con te, con una primavera che si avvicina,

con i pioppi e i fiori del nostro quartiere. Ma ho paura perché tu non ci sei

e tutto è un sogno!

Sogno una notte con te Con un inverno dolce e corto, con il caldo della nostra casa.

Ma ho paura perché tu non ci sei E tutto è un sogno.

Sono fragile, mi manchi.

ACTIVIDAD ESPAÑOL-ITALIANO

El 5 de marzo, el Departamento de Español y de

Italiano pusieron en contacto a sus alumnos

realizzando una interesante actividad en la que

unos simulaban ser periodistas, alumnos de

italiano y otros, alumnos de Español, los que

respondían.

La actividad resultó ser gratamente acogida por

todos, ya que para los alumnos de la Escuela de

Idiomas que quieren aprender la lengua y la

cultura de otros países, es motivante saber que

en la silla de al lado se sienta un alumno ruso,

chino o marroquí.

Las profesoras pensamos que dar y favorecer en

la Escuela este ambiente cosmopolita,

enriquece el aprendizaje y pone en contacto a

todos aquellos que amamos las lenguas.

Margarita Romero, profesora de Español para

Extranjeros

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Letteratura e carnevale

L'arte riflette la cultura popolare in tutti i suoi tempi. Il carnevale è uno dei motivi riflesso nella letteratura, che ha dato conto anche di questa festa in tutti i generi. Come non potrebbe essere altrimenti, la letteratura ha rispecchiato questa realtà dal vecchio. Il carnevale ha sempre avuto un posto di rilievo: festa profana per eccellenza densa di riferimenti simbolici, si presenta molto spesso con tratti arcaici più o meno espliciti che ne fanno evidenziare i collegamenti con il mondo “antico” del mito e del rito. Il carnevale mette in scena una rappresentazione simbolica di particolare complessità incentrata su elementi cinesici, prossemici, sonori e musicali . Anche se rifunzionalizzato, il carnevale di oggi ha perso la spontaneità ed il gusto di un tempo: in alcune città si è preteso di regolamentare e standardizzare l’allegria organizzando sfilate più o meno preordinate ma, per un certo periodo la “cultura del riso” si staccò dal mondo popolare per fare irruzione nella letteratura e nell’ideologia èlitarie ed avere un ruolo decisivo nella creazione di capolavori della letteratura mondiale, quali il Decamerone, il romanzo di Cervantes, le commedie di Shakespeare e altre opere. Nel Rinascimento quindi le feste riacquistarono una fiorente vitalità: sui carri, maschere e comparse intonavano canti carnevaleschi, interpretavano allegorie. Dopo un periodo di voga, a partire dalla metà del XVII secolo, si assistette ad un processo di riduzione e impoverimento dei riti e degli spettacoli carnevaleschi popolari. Il grottesco, perduti i suoi legami con la cultura popolare della piazza, diventò tradizione puramente letteraria tendente, a volte, alla degenerazione, soprattutto nella commedia dell’arte (che meglio ha conservato i suoi legami con il carnevale dal quale aveva preso vita). Un altro problema è il riconoscimento dell’influenza che il carnevale ha avuto sui generi letterari. Dai dialoghi socratici fino al romanzo moderno, attraverso il racconto fantastico, la letteratura è stata disposta ad assorbire quella felicità del carnevale, non solo come tema, ma, soprattutto, come principio estetico. Ma, la risate del carnevale, anche se rimane parte della struttura letteraria dei generi moderni, è andata scomparendo Un altro significato ci conduce ad un carnevale costituito da alcuni spettacoli di gruppi che, dopo un costume collettivo e attraverso la musica e testi di enorme attualità sono oggi in grado di attirare l'attenzione del pubblico e, pertanto, sono considerati come un vero spettacolo che riunisce, più o meno, le seguenti funzioni: eventi critici, le rappresentazioni sociali e politiche. Sulla base di questo concetto potrebbe essere assegnato questo tipo di carnevale in un sub-genere teatrale, in particolare, il mimo, che è a quello che arriva chi cerca di mettere questa strana manifestazione letteraria orale. Ma c'è di più per aggiungere il picaresco che lo accompagna, e questo per due motivi. Il primo, perché tocca argomenti correlati al romanzo picaresco, vale a dire criticare le strutture sociali e, in secondo luogo perché include le modalità del linguaggio popolare con strani giri, con il quale si desidera perdonare il suo coraggio. Alcuni esempi di letteratura spagnola con temi di carnevale: "Batalla de Don Carnal y Doña Cuaresma", Arcipreste de Hita. "Canción de Carnaval", Rubén Darío "El Carnaval", Gustavo Adolfo Bécquer "Todo el año es Carnaval", Mariano José de Larra "El Martes de Carnaval y el Miércoles de Ceniza", Ramón de Mesonero Romanos

Ogni scherzo vale racconto di G.rodari

In una città del regno di Feltro. Feltro, c'era una volta un cappello senza testa che passeggiava per le strade. Oltre che senza testa, il cappello era anche senza pancia, senza piedi e senza mani. Insomma, era senza niente. La gente diceva: E' scappato dalla bottega del cappellaio. E' un cappello pericoloso, portatelo in prigione. Calma disse il cappello oggi è la festa di Carnevale e, come tutti sanno, a Carnevale ogni scherzo vale. Proprio così. Il cappello aveva scherzato e aveva voluto spaventare la gente. Alla fine della festa, infatti, tornò sulla testa del re. Da allora, nel regno di Feltro - Feltro, nel giorno di Carnevale i cappelli vanno a passeggio da soli.

Leggenda popolare C'era una volta un bimbo tanto carino e buono, di nome Arlecchino, al quale tutti volevano un gran bene. Era il tempo di Carnevale e tutti i bambini pensavano alle loro mascherine. Le mamme cucivano e misuravano le belle stoffe lucide per preparare i costumi più belli ai loro figlioletti. Anche nella classe di Arlecchino tutti i compagni parlavano della loro prossima festa. --E tu, come ti mascheri?-- chiese uno di essi ad Arlecchino. --Io?...Io non mi maschererò -- rispose il bimbo piegando la testa con tristezza. -- I miei genitori sono poveri e non posso spendere.— Il giorno dopo ogni bambino portò un pezzetto di stoffa per aiutar a fare il vestito al bimbo più povero. Ma i pezzi erano di tanti colori perché ognuno aveva portato pezzi diversi. --Non fa niente!-- disse Arlecchino. --La mia mamma è così brava che saprà farmi lo stesso un bel vestitino, vedrete! E io sarò contento che sia di tanti colori, perché ogni colore mi ricorderà un amico. Il giorno di martedì grasso, infatti, Arlecchino indossò il suo strano costumino che piacque moltissimo a tutti. Essendo formato di tanti vivaci colori, fu il più allegro e il più ammirato dagli scolari.

Ecco alcuni racconti di carnevale:

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Il Carnevale di Venezia è uno dei più famosi e antichi del mondo. Infatti, questa festa ha tradizioni remote che rimandano ai culti ancestrali di passaggio dall’inverno alla primavera, riti presenti in quasi tutte le società, come i Saturnalia latini o i culti dionisiaci nei quali il motto era “Una volta all’anno è licito non avere freni”. La prima testimonianza che parla del Carnevale di Venezia risale al 1094. Inizialmente la sua durata era molto lunga: cominciava la prima domenica di ottobre per intensificarsi il giorno dopo l’Epifania e culminare nei giorni che precedevano la Quaresima. Durante il Carnevale le attività e gli affari dei veneziani passavano in secondo piano, in modo da consentire ai cittadini di dedicarsi totalmente ai divertimenti. “Buongiorno Siora Maschera”, lungo le calli e per i canali era questo il saluto: l’identità personale, il sesso, la classe sociale non esistevano più. I ceti più umili diventavano, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare i ricchi indossando una maschera sul volto. Una valvola di sfogo per tenere sotto controllo le tensioni sociali sull’esempio del “panem et circenses” romano. Uno dei travestimenti più in voga nel Carnevale dei primi secoli, ma tuttora rintracciabile nelle calli veneziane, è quello del Bauta: indossato da entrambi i sessi, consiste in una particolare maschera bianca, dal mento allungato di forma triangolare, un cappello a tre punte e un tabarro nero. Fu il Settecento a regalare al Carnevale veneziano il suo periodo d’oro: divenne celebre e prestigioso in tutta Europa. Venezia era il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante, galante e decorativo; la patria del padre della Commedia dell’arte: Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata a questo Carnevale, così rappresenta lo spirito della festa: “Qui la moglie e là il marito/ ognuno va dove gli par/ ognun corre a qualche invito/ chi a giocar chi a ballar”. Dopo la caduta della Serenissima, durante l’occupazione francese e poi, austriaca si proibì ogni tipo di mascheramento. Ma la tradizione si conservò nelle isole, Burano e Murano, dove si continuò a festeggiare, sebbene in tono minore. Solo alla fine degli anni settanta del XX secolo questa secolare tradizione tornò agli antichi splendori, grazie all’impegno di alcune associazioni locali.

Due sono gli eventi tradizionali, particolarmente amati dai veneziani, che si svolgono ancora oggi. In primo luogo “Il Volo dell’Angelo”, prima nella variante del “Volo della Colombina”, in cui un artista assicurato da un cavo metallico, effettua la discesa del campanile alla piazza, dando simbolicamente inizio ai festeggiamenti dell’isola. Deve la sua origine all’esibizione di un acrobata turco che, verso la metà del Cinquecento, raggiunse il campanile di San Marco utilizzando solo un bilanciere e una corda tesa da una barca attraccata nel molo. In secondo luogo la Festa delle Marie, che consisteva nelle benedizione delle nozze di dodici fanciulle povere. Insomma, in questo periodo dell’anno, per una decina di giorni, Venezia è abitata da persone mascherate, buffoni, gente con sontuosi costumi...e la brumosa città della Laguna sembra un immenso palcoscenico dove si rappresenta un mondo affascinante di balli, scherzi e allegria; un mondo che è diventato patrimonio dei sogni e della fantasia di tutti.

Ana, 2º avanzado

Lettera per San Valentino

Cara Pamela, io sono innamorato di te. Il mio cuore palpita quando sono vicino a te. I tuoi occhi sono molto belli e mi piace molto il tuo sorriso. Ti sogno tutte le notti e spero che tu senta lo stesso per me. Un grasso bacio. Ti amo

Cara Sandra,

La mia vita non era vita senza te perché non ce l’avevo fino a quando non ti ho conosciuta.

Ti amo

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MAMUTHONES (Sardegna). È una delle maschere più conosciute e importanti del carnevale in Sardegna. Il suo nome deriva da Mammuth , l'antenato dell'attuale elefante. Il mascheramento dei mamuthones consiste in pelli nere di pecora indossate sopra il consueto abito di velluto marrone. Sulle spalle di ogni uomo vengono legate serie di campanacci di diversa grandezza dal peso totale di circa venticinque/trenta chili, disposti con un ordine prestabilito in modo che i due più grandi si trovino all'altezza delle spalle. Sul ventre vengono legati campanacci più piccoli. Il volto viene nascosto da una maschera di legno nero, sa bisera e un fazzoletto marrone annodato sotto il mento. La maschera è ricavata da legno di fico, di colore nero, intagliata in un'espressione triste.

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Viareggio è una città di 65000 abitanti della provincia di Lucca in Toscana. È conosciuta, oltre che come località di turismo balneare, per il Carnevale, nato nel 1873. Nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, tra i giovani della Viareggio bene d'allora sbocciò l'idea di una sfilata di carrozze per festeggiare il carnevale all'aperto. Martedì grasso del febbraio 1873, è maturato il Carnevale di Viareggio così come oggi è conosciuto. Nel 1998 il Carnevale di Viareggio ha celebrato 125 anni di vita. Il Carnevale di Viareggio è considerato, insieme a quello di Venezia, il più famoso dei carnevali italiani. Si svolge ogni anno a ridosso della Quaresima, tra gennaio e febbraio. Protagonisti del Carnevale di Viareggio sono i carri di cartapesta su temi d'attualità e satira politica che sfilano lungo i viali sul mare. Si tratta di carri e mascherate di gruppo che percorrono un circuito ad anello di circa due chilometri che attraversa la passeggiata lungomare. I circuiti hanno una durata di più di due ore e si ripetono per cinque volte nel mese: quattro di domenica, durante il giorno, ed una volta la sera del martedì grasso. Ci sono tredici carri (nove di prima categoria e quattro di seconda) che vengono valutati da una giuria che ne premia uno per ogni categoria.

Cristina, 1º avanzado

Il Carnevale è una festa che si

celebra nei Paesi cristiani

(tradizionalmente coincide con i

giorni precedenti alla Quaresima),

ma non ha nessun collegamento

con la liturgia cristiana, di fatto,

questi festeggiamenti hanno

un’origine molto remota e si

collegano ad antichi riti pagani.

Nelle civiltà precristiane, le

maschere erano considerate

strumenti che conferivano a tutti

quelli che le indossavano, un potere

sovrannaturale. Dopo il

cristianesimo, i riti del Carnevale

hanno perso l'originario carattere

magico-rituale per diventare

semplice occasione di divertimento

popolare e simbolica affermazione

dell'ordine del mondo.

Molte delle maschere di Carnevale

tradizionali sono state copiate

dalla Commedia dell’Arte che ha

dato vita a personaggi poi entrati

a far parte della cultura italiana.

Le maschere di Carnevale nascono

quindi da un teatro buffonesco nel

quale si cerca di sottolineare e di

mettere in evidenza le debolezze e i

difetti degli uomini.

Tutte le Regioni d´Italia hanno la

loro maschera caratteristica.

BRIGHELLA (Lombardia). Impersona il servo tuttofare intrigante. È la maschera di un servo astuto, ingegnoso, che sa aiutare ma anche ingannare il padrone. Non ha scrupoli ed è intrigante e molto furbo; si adatta a qualsiasi lavoro. Così si ritrova sempre in mezzo a svariati intrighi. Una caratteristica è la prontezza e l'agilità della sua mente, per escogitare inganni e preparare trappole in cui far cadere il prossimo, tutto questo solo per il gusto stesso di imbrogliare gli altri. Brighella è inoltre un tipo bugiardo, racconta bugie con sicurezza e convinzione che è quasi impossibile distinguerle dalla verità. L'abito che indossa è la "livrea", simbolo dell'appartenenza al padrone: calzoni larghi e giacca bianchi, listati di verde, un mantello bianco con due strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso.

RUGANTINO (Lazio). La caratteristica principale di Rugantino è sicuramente l'arroganza. È un giovane strafottente, provocatore, linguacciuto e insolente, ma in fondo buono e amabile. Ha un abito povero ma pieno di baldanza: pantaloni consunti al ginocchio, fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto intorno al collo.

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BELTRAME (Lombardia).È un personaggio furbo e intrigante, sempre in caccia di donne e di danaro. Rappresenta il tipo del contadino stolto e arruffone, capace solo di commettere grandi spropositi, volendosi mostrare più signore di quanto sia. Non ha un costume caratteristico: maschera bruna con baffi e pizzo. A volte recita la parte del marito che finge di credere alle bugie con le quali sua moglie vuole dissimulare le proprie infedeltà, poi si vendica crudelmente.

MENEGHINO (Lombardia). È la maschera milanese per eccellenza. Il suo nome è il diminutivo di Domenico. Questo nome è basato nel fatto che all'epoca i signori più facoltosi potevano permettersi molti domestici; i nobili che non avevano la possibilità di mantenere un domestico fisso, almeno il giorno della domenica, assumevano un domestico per la giornata. Ad esempio per andare a messa il Domenichino era quello che apriva la porta della carrozza al suo arrivo. Vestito di una lunga giacca di velluto, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche, porta un cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese. Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso. Il suo carattere è allegro ed estroverso ed ha un forte senso morale.

GIANGURGOLO (Calabria). Incarna il militarismo spagnolo. Mette in ridicolo alle persone che imitavano i cavalieri siciliani "spagnoleggianti"; nacque per soddisfare l'esigenza di mettere in ridicolo, caricaturando, i dominatori, considerati "inutili eroi" bravi soltanto con le chiacchiere, quei boriosi dediti alla gola, arroganti, millantatori e codardi che imitavano gli atteggiamenti di superiorità e tracotanti degli ufficiali spagnoli. Appare come il tipico signorotto ricco, gradasso, come colui che esige rispetto senza darne in cambio dalle persone più umili. Porta sul volto una mascherina rossa arricchita con un naso di cartone, in testa un alto cappello a forma di cono di colore marrone o nero. Indossa un collettone alla spagnola, un corpetto rosso e un giubbone a righe rosse e gialle, calzoni sempre rossi e gialli sotto il ginocchio, calze bianche o, ancora, rosse e gialle ed un cinturone al quale è appesa una lunga spada che usa reiteratamente con chi è più debole.

Autobiografia di una maschera

IL CAPITAN SPAVENTA Io sono il Capitano e sono una delle più antiche maschere della commedia dell’arte e sono stato creato dall'attore Francesco Andreini. Ho un’ origine ligure ma la mia genesi risale a personaggi classici d’autore come Plauto e Terenzio. Sono un soldato spagnolo, sognatore, colto e di buon senso, di aspetto composto ed elegante. A volte di nobili sentimenti ed estroso, a volte vanaglorioso e spaccone, vantandomi di titoli posseduti e di imprese mai compiute. Ma in realtà malcelo il terrore di dover affrontare una battaglia o un duello. Ho dizione e modi di dire e un certo accento spagnolo, in memoria dei soldati spagnoli e ho anche una certa prepotenza e arroganza. Il mio vestito ricorda le divise dei soldati spagnoli di CarloV, che dominò l’Italia del 1500. Quindi indosso un vestito a strisce colorate completato da un cappello ad ampie tese adorno di piume. Ho un gran naso e vistosi e lughi baffoni e porto un gran spadone al fianco. Porto un elmo con uno stemma raffigurante un porcospino in memoria dell'assedio di Trebisonda nel quale la mia corazza venne trafitta dalle frecce del nemico tanto da farlo sembrare un porcospino. Ispirate a me sono numerosi varianti come Capitan Corazza, Capitan Cardone, Rinoceronte, Terremoto, Spezzaferro, Spaccamonti, Capitan Rodomonte, Capitan Matamoros e Capitan Fracassa.

Jaime, 2º avanzado

GIANDUJA Mi chiamo Gianduja, sono nato a Torino sul finire del 1700 (1798). Il mio nome deriva dal piemontese Gioan d'la duoja che vuol dire Giovanni del boccale perché ho una bocca grande e appena entro in un bar chiedo sempre da bere un buon vino. Fino al 1802 mi chiamavano Girolamo, pero sono stato ribattezzato per evitare confusione con Girolamo Bonaparte.

Sono un contadino testardo e un po' sospettoso però non mi piace la rissa. Invece sono dotato di buonsenso e coraggio e sono sempre dalla parte degli oppressi e contro i tiranni. Come buon piemontese sono allegro e amo il buon vino e la buona tavola. Fisicamente sono un galantuomo di media statura, con gli occhi neri e i capelli neri. Ho il viso tondo, la pelle chiara e il naso grosso. Il mio costume è elegante. Si compone di tre pezzi: giacca di panno color marrone e bordata di rosso, panciotto o gilet giallo e pantaloni verdi fino al ginocchio. Porto la camicia bianca, e la cravatta a farfalla color blu abbinata al laccio delle calze rosse. Indosso anche un tricorno e la parrucca con il codino. Le mie scarpe sono nere con un po' di tacco e una fibbia dorata.

Nel carnevale mi piace ballare con la mia compagna Giacometta e spesso facciamo visite ad ospedali, ospizi e scuole per portare gianduiotti, dolci di cacao e nocciole.

Cristina, 1º avanzado

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ARLECCHINO Nacqui in uno dei quartieri più poveri di Bergamo, Lombardia. Il mio nome deriva da Hellequin, un demone burlone nordico. All’inizio parlavo il dialetto bergamasco ma poi l’ho mutato in quello veneto, che mi sembrava più dolce e aggraziato. Se vi chiedete perché il mio costume è di vari colori, sappiate che il mio vestito era dapprima tutto bianco, come quello del mio compare Pulcinella, ma siccome purtroppo sono poverissimo, col tempo, a furia di rattoppi con pezzi di stoffa di ogni genere è diventato un variopinto e festoso abito composto di un corto giubbotto e da un paio di pantaloni attillati. Sul viso porto mezza maschera nera col naso camuso. Sono servo, certo, ma sempre in cerca di una vita migliore. Ma di lavorare nemmeno a a parlarne, così sono esperto nell’arte di arrangiarsi.

“So far scherzetti, sono birichino, rido alla vita come un bambino.

Saluto tutti, anche a distanza con un leggero passo di danza”

Sono agile, salto, danzo, faccio capriole... Sono sempre innamorato e sono perennemente affamato. Infatti, mi trovo sempre in mezzo ai guai mentre sono alla ricerca disperata di cibo (da cui peraltro riesco sempre a cavarmela). Il mio principale antagonista è Brighella che, come dice il nome, è attaccabrighe e imbroglione, ossequioso con i potenti e insolente con i deboli. Ho un carattere stravagante e scapestrato. Ne combino di tutti i colori, invento burle a spese dei padroni avidi e taccagni dei quali sono a servizio, ma non me ne va bene una.. vorrei sconvolgere le norme che regolano la società dei benpensanti e cambiare il proprio stato sociale, ma il mio padrone mi scopre sempre e mi punisce. Direi che voglio sempre imbrogliare, ma in realtà sono sempre imbrogliato. Ma non sono cattivo, conservo una dose notevole di innocenza e di bontà di fronte alla vita. E non sono neanche stupido, magari un po’ ingenuo, talvolta forse un po’ sciocco, ma ricco di fantasia e immaginazione.

Ana, 2º avanzado

Pantalone Mi chiamo Lorenzo, ma tutti mi chiamano Pantalone. Sono nato così tanti anni fa che non mi ricordo la data esatta, ma per il mio aspetto non c’è nessun dubbio, sono vecchio. Ma benché sia vecchio sono molto alto e robusto. Di solito mi piace vestirmi con la calzamaglia, mi fa sentire più giovane. La mia infanzia é passata rapidamente tra un paese e l’altro. Siccome mio padre era mercante, e dopo io ho continuato con l’attività, ho viaggiato moltissimo e non sono mai stato più di due mesi nello stesso posto. Non pensate che questo mi piaceva, ogni volta che arrivavo in un paese avevo nuovi amici e nuovi nemici. Eventualmente questi andirivieni tra paesini mi sono piaciuti di più quando ho cominciato a conoscere delle belle ragazze. In ogni posto conoscevo una ragazza bella come il sole che solitamente era innamorata di un brutto ragazzo che la tradiva. Non si sono mai innamorate di me, ma quello non mi importava, io insistevo perché venissero con me per percorrere il mondo. Se soltanto una mi avesse voluto bene... Nonostante ciò, ho avuto una vita felice. Quasi felice. Non so perché ma tutti hanno voluto sempre ridere di me. Ma c’è questo maledetto uomo chiamato Arlecchino che di solito mi fa arrabbiare. Ci siamo conosciuti tanti anni fa, quando ero soltanto un bambino. Da quel momento siamo stati nemici. Ci siamo incontrati qualche volta e sempre fa qualcosa per deridermi, ma lui dice sempre: “é soltanto uno scherzo, non ti arrabbiare”. Di solito dice qualcosa del mio naso. Tutti ridono sempre del mio naso perché è molto adunco, ma io credo che quello mi fa più attraente. Mio padre è stato una grande influenza per me. È stato lui ad insegnarmi il valore dei soldi. Mi diceva sempre: “Se hai soldi avrai sempre tutto” e aveva ragione. Avere soldi mi ha fatto conoscere gente molto diversa e importante. Soprattutto i soldi mi hanno fatto conoscere gente della nobiltà che mi ha dato lavoro durante i periodi della mia vita in cui ero rovinato. Adesso continuo la mia vita viaggiando e raccontando le mie storie dove vado, sia ai bambini, sia ai più anziani o a qualcuno che voglia ascoltarmi. Sono un anziano che ha vissuto molto e ho sempre qualcosa di interessante da raccontare.

Anabel, 2º avanzado

STENTERELLO

Sono nato a Firenze, nel Piemonte italiano. Dicono di me che sono cugino di Meneghino e di Gianduja perché mi rivolgo a loro. Il primo è di Milano e l´altro di Torino. Chi mi conosce dice che sono mordace e che non cado mai nell´indecenza. La mia eleganza mi fa distinguere da tutti gli altri personaggi italiani della Commedia dell´Arte e le donne assicurano che ho un´ingenuità deliziosa. Sono anche disordinato e distratto; non so mai dove metto le mie calze! Per questo ne porto sempre una di un colore e di una forma diversa dall´altra. Mi piacciono i cappelli, ne porto sempre uno in testa. I capelli li porto con la coda di cavallo. Mi piacciono gli abiti colorati. Non mi piacciono le cravatte, preferisco mettermi un papillon; porto anche gilet e pantaloni neri che mi arrivano fino alle ginocchia. Come ho già detto, le mie calze sono molto colorate e le mie scarpe sono molto belle. La mia debolezza sono le donne: purtroppo non ho pazienza sufficiente per corteggiarle. Tuttavia mi piace ancor di più il buon cibo; mi piace così tanto che faccio qualunque lavoro, per umile che sia, per una buona cena, però se nessuno sta dietro di me per controllare il lavoro che faccio, mi vince la pigrizia e non riesco a finirlo; ma, siccome lo so, prima mangio e poi lavoro. Ma solo dopo.

RAUL, 1º avanzado

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"Suona la sveglia e mi alzo,

faccio la doccia, canto e faccio la barba.

Faccio colazione con un cappuccino e una brioche

Io mi sento felice, esco di casa e vado in bicicletta,

i vicini mi salutano e rispondo contento.

Torno a casa e cammino per la grande città,

ti cerco nonostante non ti trovo

ti telefono e parlo con te, sorrido e

mi sento il ragazzo più felice del mondo.

Ti accompagno al parco e mangio con te."

PULCINELLA

Il mio nome è Pulcinella, sai chi sono? Sicuro che mi hai visto moltissime volte a Carnevale! Sono un personaggio della Commedia dell´Arte e sono nato a Napoli. Il mio carattere è filosofico e sognatore, rappresento la cultura napoletana e faccio una burla alla sua classe operaia. Ah! E sono l´unica maschera che parla di politica! Perché mi chiamo Pulcinella? Perché il mio naso lunghissimo e ricurvo somiglia al becco di un uccello (pollo-pulcino-Pulciniello-Pulcinella). Indosso un camicione bianco e largo, legato intorno alla vita con una cintura di cuoio. Larghi pantaloni bianchi, scarpette nere e un cappellone bianco in testa. La mia maschera sul viso è nera, e oltre all’enorme naso, ho alcune rughe con una verruca grande sulla fronte. Ho il mento prominente, una tonalità di voce stridula e acuta, ho la gobba e una pancia voluminosa. Cammino in maniera goffa, a volte storto per le botte di tutti quelli della classe sociale superiore. Gesticolo in modo eccessivo quando voglio mostrare la mia gioia e non risparmio la mia energia quando saltello, danzo, canto o grido. Sono un servo alla ricerca di qualcosa da mettere sotto i denti e sono dotato di un’insaziabile voracità; a me piace anche bere, ma non voglio lavorare per ottenere tutto questo. Sono preoccupato per il cibo e sono sempre alle prese con il problema della sopravvivenza. Tutte queste necessità aguzzano il mio ingegno e la mia fantasia. Non so mantenere un segreto e per me è

diventata famosa l´espressione “È un segreto di Pulcinella” per indicare un falso segreto, qualcosa che ormai è diventato di pubblico dominio nonostante i tentativi di tenerlo nascosto. Voglio essere troppo sciocco per conoscere cosa succede e rappresento un archetipo dell’umanità, con le mie complessità e contraddizioni. Adesso che ci conosciamo, ci vediamo a Carnevale!

Ana, 1º avanzado

Caro Bernar, io sono innamorata di te.. Tu sei un bel ragazzo. Tu hai sempre un sorriso sul viso. Quando io ti vedo il mio cuore palpita veloce. Un abbraccio

Da bambino ho avuto la migliore insegnante del mondo. Si chiamava Verónica e insegnava francese. Era una donna di 45 anni circa, bassa, robusta, con i capelli biondi e gli occhiali. Spiegava la lezione chiaramente e se non capivamo lo spiegava di nuovo. Ascoltava sempre i suggerimenti degli alunni e era giusta con tutti. Sapeva che potevamo avere una cattiva giornata e sempre uscivamo dalla lezione con un sorriso sulla bocca. Inoltre, ci dava consigli per passare gli esami e ci ricordava che non potevamo studiare la lezione all’ultimo minuto. Ricordo che lei era puntualissima. Arrivava sempre a lezione con cinque minuti di anticipo e si arrabbiava un po’ con noi se arrivavamo tardi. Ricordo anche che aveva un accento francese stretto ma molto divertente e che portava qualche volte un abito con un fiore rosso molto stravagante. Lei diceva che era di moda a Parigi ma sembrava un mazzo di fiori gigante piuttosto. Adesso che siamo all’università sentiamo molto la sua mancanza e le lezioni di francese non sono più le stesse...

Fernando R., 2º básico

UNA

PROFESSORESSA

INDIMENTICABILE

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STUDIARE UNA LINGUA

Secondo me l´inglese è una lingua troppo difficile da studiare, almeno per uno spagnolo, non c´è quasi relazione tra quello che si scrive e come si pronuncia. Anche nelle lezioni ci sono troppi alunni, si parla poco, e così, aumenta la difficoltà di impararlo. Io non l´ho usato tanto, solo quando sono stato in Inghilterra, perché, negli altri Paesi in cui sono stato quando lavoravo con il camion, sopratutto la Francia e l´Italia, si parlava la loro lingua. Per questo l´inglese che sapevo l´ho dimenticato. Cinque anni fa ho deciso di cominciare ad imparare l´italiano perché lì ho avuto problemi e non ho saputo comunicare bene con gli italiani. Quattro anni fa il francese: mi dava fastidio pensare di ritornare in Francia senza saper neanche parlarlo. Ed alla fine, due anni fa, l´inglese che avevo abbandonato 15 anni fa. Probabilmente è la lingua che le ditte chiedono ai loro lavoratori. Le altre lingue sono secondarie. È perché questi anni ho avuto tempo per studiare qualcosa, tempo che quando lavoravo con il camion mi mancava. Prima di imparare una lingua è meglio domandarsi se si vuole impararla, se la tua testa te lo chiede. Se si fa tanto per farlo, si perderà il tempo e si dimenticherà quello che si è studiato.

Raul, 1º avanzado

Ora che tanto parliamo della capacità delle donne di svolgere gli stessi lavori degli uomini, e dove ci sono ancora paesi in cui le donne oggi non possono ereditare il titolo di regina se hanno fratelli, abbiamo la testimonianza di una donna davanti al suo tempo, una donna che è diventata una figura da seguire per il suo impegno e la capacità di governare su un vasto impero. Oggi abbiamo intervistato la regina Hatshepsut . Giornalista: Lei era la regina in un'epoca in cui, avere tale incarico, era un privilegio riservato agli uomini. Come si è sentita per raggiungere un posto così? Hatshepsut: È stato un momento emozionante, una grande sfida perché, mentre mio padre, Thumotse I, mi aveva nominato erede, ho dovuto sposare mio fratello, Thumotse II, e solo essere la donna reale per raggiungere il mio obiettivo di essere Faraone. G: Come è riuscita a passare da semplice moglie a Faraone? H: Ho dovuto negoziare con il clero e proclamarmi figlia del dio Amon e così diventare figura santa e, grazie alla teogamia, arrivare al potere. G: Per quanto tempo è durato il suo regno? H: 22 anni, tutti di pace e di prosperità per l'Egitto G: Hanno detto che era una donna ambiziosa e cospiratrice, cosa ne pensa di questo? H: Penso di non aver ingannato più di uno qualsiasi dei miei predecessori o successori, era qualcosa di normale, solo che, essendo una donna, era peggior visto che in ogni uomo... Possiamo dire che faraone per alcuni per altri usurpatore, regina Hatshepsut fu una delle donne migliori dell'antico Egitto.

Carmen, 1º avanzado

El Templo de Hatshepsut

(Deir el Bahari)

Io lavoro da lunedì a venerdì. Esco di casa alle 8:50 di mattina e torno a casa intorno alle 8 o alle 8:30 di sera, da lunedì a giovedì. Venerdì, invece, lavoro dalle 9 alle 2 di pomeriggio, però non mi muovo mai in macchina per arrivare in ufficio. Due volte alla settimana vado con piacere alla Scuola di Lingue per imparare italiano. Faccio spesso la spesa e cucino sempre per tenere il pranzo pronto ogni giorno. Altrimenti improvviso la cena. Ogni venerdì pomeriggio vado al mio paesino, oppure in un altro posto per visitare cari amici. Quando vado in paese, faccio generalmente una passeggiata al giorno o prendo la bicicletta. Inoltre, mi siedo frequentemente davanti al mio telaio per tessere molte belle creazioni. Nonostante questo, se vado a visitare altri luoghi, mi piace molto fare di solito gite stupende. Qualche volta, ritorno domenica a Soria un po’ stanca e mi infastidisce la sveglia lunedì mattina.

Blanca, 1º básico

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Se potessi scegliere un periodo della storia rimarrei nei secoli XV – XVI , nell’epoca del Rinascimento. Sono consapevole delle brutte condizioni in cui dovevano sopravvivere gli uomini e le donne di quell´ epoca. La vita non era facile e perciò spesso era ingiusta soprattutto con i più svantaggiati. Ogni giorno diventava un´avventura. Non c´era luce in casa , l´acqua si portava dal pozzo , ed anche avere un letto dove dormire era un lusso. Nonostante ciò in questa era c´erano anche delle cose belle ed interessanti . Per esempio c´era una gran conoscenza e rispetto per la natura. Le piante si usavano in medicina . Loro erano capaci di orientarsi con le stelle ed il sole. E naturalmente non dimentichiamoci delle opere d’arte come ponti, chiese , cattedrali eccetera , che si fecero quasi senza utensili con cui lavorare. Io avrei fatto l´infermiera. Infatti alla fine del medioevo si comincia a dare importanza alla pulizia e all’igiene per la vita e si prende coscienza del concetto della malattia. Io sarei stata felice aiutando le persone. Se fosse possibile tornare indietro andrei senza dubbio nella Firenze del Rinascimento . A me piacerebbe vedere la città nel suo splendore. Il Ponte Vecchio , il Duomo , le chiese i palazzi , i mercati pieni di gente del popolo … Quello che mi sembra più bello è lo spirito curioso e la voglia di imparare che avevano gli uomini di quei tempi.

Patricia, 2º Intermedio

In quale periodo della storia ti

sarebbe piaciuto vivere?

Per me il lavoro ideale è quello che faccio. Sono maestra in una scuola dell’infanzia e lavoro con bambini di 3, 4 e 5 anni. Mi piace questo lavoro perché da sempre mi piacciono molto i bambini, soprattutto i più piccoli. Per me è molto piacevole vedere come i miei alunni imparano le lettere, i numeri, e come scrivono le loro prime parole. È un lavoro con il quale, a volte, rido molto, per esempio, quando i bambini mi raccontano cose che gli sono successe, o quando giocano a mascherarsi. È molto carino anche quando ho un giorno triste, o quando non mi sento bene, e un bambino si avvicina a me e mi dice: “ti voglio molto bene” o “sei molto bella oggi”. Per queste ragioni lavorare con bambini piccoli è il lavoro ideale. Voglio dire anche che cambierei alcune cose. Mi piacerebbe, per esempio, avere i soldi per comprare tutto il materiale necessario per la classe, comprerei tante cose... Sarebbe interessante, anche, avere più specialisti per i bambini che hanno problemi, che sono tanti! Sarà difficile un cambio nella scuola, ma quello che non cambierei mai sarà la mia passione per questo lavoro.

Rocío, 1º NI

Mi sarebbe piaciuto vivere nell´età moderna. È un periodo che va dal secolo XV al secolo XVIII, mi piace perché è il periodo storico delle scoperte (dalla stampa alla scoperta dell´America), dei grandi viaggi (le rotte del commercio, il giro del mondo o la scoperta del fiume Amazonas) , la rivoluzione scientifica o il Rinascimento, per esempio. Ma credo che in questa epoca avrei preferito essere un uomo, perché come donna io solamente sarei nata per essere moglie e madre, prima sposarmi e dopo avere dei figli. Ma se io fossi stata un uomo, io penso che avrei preferito vivere in città, circondata dall´arte e dalle nuove idee del pensiero, magari avrei fatto il mercante, ma stanco dello stesso lavoro, avrei deciso di imbarcarmi per fare un lungo viaggio verso una terra sconosciuta. Il mio viaggio preferito è la scoperta del fiume Amazonas, essere insieme Orellana, essere un esploratore, senza paura, scoprire nuove terre, combattere contro “Las Amazonas”, e navigare sul fiume più lungo della terra. Penso che non ci sarebbe stata una giornata tipo ma a me sarebbe piaciuta una vita così, e che una giornata tipo sarebbe stata avventure e viaggi.

María, 2º intermedio

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Cari amici di Radio 24 e della Fiera

Internazionale del Libro di Torino, mi chiamo

Anabel e, come per quasi tutti, ci sono vari libri

che mi hanno aiutato a superare e risolvere

diversi momenti difficili della mia vita.

Quello che mi ha aiutato di più è stato La vergine azzurra di Tracy Chevalier. Non sono

molto sicura del perché ma quando l’ho letto ho

sentito che i problemi delle due ragazze

protagoniste erano simili ai miei di quel

momento. È per questo motivo che ho deciso di

provare a reagire con la loro stessa forza

davanti ai miei problemi.

Mi sono stupita del fatto che leggere che una

persona può uscire da una situazione difficile, mi

abbia potuto aiutare a superare i miei problemi.

Magari se non avessi letto quel libro, a partire

da quel momento non avrei reagito nello stesso

modo. Per questo motivo credo che i libri siano

oggetti che hanno più valore di quello che

pensiamo.

Credo che sia importante leggere perché non si

sa mai se quel libro ti potrà cambiare la vita.

Anabel, 2º avanzado

Pochi mesi fa ho fatto uno dei viaggi più belli (per il momento) della mia vita. Sono andata a Istanbul per due volte e sono tornata veramente innamorata di questa città. Credo proprio che debba ritornare... Il viaggio l’ho fatto in compagnia di mia sorella e una amica e anche loro sono rimaste colpite. Istanbul è l’unica città che si trova tra due continenti, Europa ed Asia. Il fiume “Bosforo” divide la città in due parti e porta anche l’acqua del Mar Nero e del Mar di Marmara. Non si conosce con precisione il numero di cittadini che ci vivono, ma si parla di circa 15 milioni. La moneta che si usa è la lira (due lire sono un euro). La lingua è il turco (ma puoi anche usare l’inglese) e quando sei lì, devi spostare in avanti di un’ora l’orologio. Dalla Spagna si mettono 4 ore per arrivare con l’aereo. Puoi conoscere la città con l’autobus, la metro, il tram, il taxi; ma secondo me è più bello farlo a piedi (se hai del tempo). Ci sono tante cose da vedere e da fare:

Visitare le moschee: Haghia Sophia, Süleymaniye, la moschea azzurra...non dimenticarti di togliere le scarpe e di coprire la testa prima di entrare.

Fare un percorso per il Palazzo di Topkapi.

Guardare il tramonto dal ponte “Galata”.

Fare shopping nel “Grande Bazar”.

Sorprendersi con i diversi colori del Bazar delle Spezie.

Andare in un Haman per fare il bagno.

Salire sulla nave per fare un percorso per il “Bosforo”.

Bere un te alla mela

Mangiare un piatto di pesce appena pescato.

Assaggiare i diversi dolci.

Scoprire piccole strade in cui perdersi...

È veramente una città meravigliosa e non mi è sembrata per niente pericolosa. È anche vero che è un po’ particolare e forse non a tutti piace. Comunque vi consiglio di visitarla!!!

Verónica, 2º intermedio

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Roma, 14 febbraio 2012 Caro fidanzato, a pochi mesi dal nostro matrimonio ti faccio arrivare il contratto prematrimoniale nel caso tu volessi esaminarlo. Si compone di varie clausole che hanno lo scopo di garantire la felicità nel matrimonio e altre per regolare un'eventuale separazione: - I tuoi compiti domestici saranno: buttare la spazzatura, passare l'aspirapolvere, stirare la biancheria, fare la spesa e cucinare. - Dovrai anche accompagnare e riprendere i nostri futuri figli a scuola e poi aiutarli a fare i compiti. - Tutti gli anni dovremo andare in vacanza almeno 6 volte, 3 delle quali all'estero. - Andremo al cinema o a teatro e a cena fuori tutti i fine settimana - La frequenza minima dei rapporti sessuali settimanali si stabilisce in 4 ogni volta che tua moglie ne ha voglia. - In caso di adulterio avrò 100.000€ per ogni scappatella e 250.000 se fosse sul posto di lavoro. - In caso di divorzio avrò 100.000€ per ogni anno di matrimonio e 3.000€ al mese per la cura di ogni figlio. Sarò unica proprietaria dell'appartamento a Roma e della casa sulla Costiera Amalfitana. Amore, saremo molto felici!!

La tua futura sposa Anonima

A Soria, riuniti la Sig.ra Pinca Pallina, e il Sig. Tal de Tali, maggiorenni e vicini di questa città. Espongono la loro intenzione di sposarsi prossimamente, e prima di farlo hanno deciso di firmare questo documento con il quale il loro matrimonio sarà regolato. Tutti e due, nel pieno possesso delle proprie facoltà, convengono e stipulano che il marito è obbligato a quanto segue: Primo: È obbligato a coccolare sua moglie ogni giorno. Secondo: Le faccende domestiche saranno condivise al 50% secondo le preferenze di ciascuno. Terzo: Deve portarle la colazione a letto tutti i fine settimana. Quarto: Il marito è obbligato a avere senso dell’umorismo e a far ridere la sua sposa. Quinto: È obbligato a scriverle una poesia d’amore e regalarle fiori frequentemente. Sesto: Deve sempre ascoltare sua moglie con la massima attenzione. Settimo: È obbligato a accompagnare la moglie al cinema, a teatro, all’opera, ai musei e ai concerti, se glielo chiede. Ottavo: Deve ricordarsi di tutte le ricorrenze importanti: anniversario, compleanno ecc. e avere un pensierino. Nono: Deve essere disposto ad avere almeno un cane a casa. E inoltre, a portarlo a spasso ogni mattina e sera ogni volta che sua moglie non ne ha voglia. Decimo: Deve comportarsi sempre con gentilezza con la sua famiglia acquisita. Undicesimo: Andremo in vacanza all’estero minimo tre volte all’anno, andremo almeno un mese al mare, una gita in montagna ogni mese, e spesso piccoli viaggi di un fine settimana. Dodicesimo: Nel caso di infedeltà il contratto di matrimonio sarà sciolto spettando alla moglie un sostanzioso indennizzo stipulato nel documento allegato che regola il regime economico del matrimonio. Nel caso in cui la moglie si accorga della necessità di un’altra clausola potrà aggiungerla in qualsiasi momento.

Anonima

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Caro Babbo Natale, spero che ti sia riposato e divertito dopo Natale e che sia ritornato alla tua vita normale. Comunque vorrei raccontarti un paio di cose sui miei regali che, per sfortuna mia, hai sbagliato. Anzitutto vorrei parlarti della giacca. Avevo detto una giacca nera con i bottoni, stile blazer. Quando ho aperto il pacco mi sono spaventata. Come mai una giacca rosa? E anche con il disegnino di un gatto sulla spalla! Non sono molto contenta di questo, non mi piace e non potrei mai riciclare questo regalo perché nessuno vorrebbe mai indossarla. Ma questo non è l’unico regalo di cui non sono contenta. C’è anche il tema dei libri. Nella mia lettera io ti avevo chiesto “libri in italiano per poter migliorare la lingua”. Invece mi hai portato un sacco di libri di seconda mano scritti in tedesco. Non so se hai bisogno di un paio di occhiali nuovi, ma diceva “ITALIANO”, non tedesco. Le altre cose non erano poi così sbagliate. Ma ce n’è una che mi ha stupito moltissimo. Forse non mi sono spiegata bene ma io ti chiedevo un mouse verde per il computer, non un topo dipinto di verde. Non sono sicura del perché hai fatto questi sbagli ma spero che mi possa spiegare le ragioni e per così arrivare ad un accordo per cambiare questi regali al più presto possibile. Ti ringrazio veramente per l’impegno, ma quest’anno non sei stato molto bravo. Aspetto la tua risposta,

Anabel, 2º avanzado

Caro Babbo Natale, credo che hai già riposato dal periodo natalizio. Le vacanze saranno state molto dure e con molto lavoro e immagino che non tutto può andare perfettamente. Dico questo perché è l'unico motivo che mi viene in mente per aver ricevuto tutti i regali che ho chiesto…sbagliati! Rivediamo:

1- Avrei voluto una vacanza ai Caraibi per Pasqua, ma l'unica cosa che ho trovato è una lettera di nonna contenta perché quest'anno andremo a passare le vacanze di Pasqua in villaggio con lei.

2- La giacca rossa di Dolce e Gabbana! nulla a che fare con l’imitazione di Zara blu (Sai che non sopporto il blu) che ho trovato sotto l’albero.

3- Grazie per la bottiglia di Colonia J’adore da Dior, che è il profumo che volevo........ il problema è che, essendo una falsificazione, l’ aroma rimane solo cinque minuti.

Spero che possa darmi una spiegazione a tutto questo, o forse per il mio compleanno riceverò qualche sorpresa, ma, per favore, piacevole! Ricevi un cordiale saluto di una buona ragazza disillusa

Carmen, 1º avanzado

Babbo Natale: ma porca miseria!!!

Test della personalit del Dalai Lama

Secondo il test della personalità del Dalai Lama, la mia priorità nella mia vita è l’amore. Dopo, è importante per me la fierezza. Nel terzo posto c’è la famiglia rappresentata con il cavallo. Nel quarto posto si trova la mia carriera e, infine, il denaro. Posso descrivere la mia personalità come leale e se vivo una relazione, sono pulita. Per me, i miei nemici sono schifosi e vedo il sesso nero. Quando qualcuno dice una cosa così, suona terribile. Si può pensare male. Per finire la seconda parte del test, il concetto che io ho della mia vita è immenso. Credo che la mia vita è immensa. Allora, devo dire una persona che non dimenticherò mai e la risposta è Ruben, il mio migliore amico. Un buon amico per me è mio fratello, Alberto. Una persona che io amo realmente è mia madre, Rosa. La mia alma gemella è Victor ed una persona che ricorderò tutta la vita è Sara, la mia migliore amica della infanzia.

Pamela, 2º básico

Per la mia principessa Deyanira. Carissima Deyanira, è da tanto tempo che siamo amici, ma non sopporto più questo dolore nel mio cuore. Forse questo è una sorpresa per te ma sono pazzamente innamorato di te. Da quando mi sveglio sto pensando a te, tutti i giorni non puoi uscire della mia testa. Sei l’ultima persona che io mi ricordo prima di dormire e anche appare nei mie sogni. So che siamo di diversi modi e il nostro amore è impossibile, ma non potevo resistere di più. Spero che al meno possiamo essere amici.

Tanti baci.

Fer

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Quando ero piccolo ho incontrato una persona che era molto particolare. Il suo corpo richiamava l'attenzione di tutto il mondo, ma quello che veramente importava era dentro. Aveva le gambe molto corte e le braccia lunghe, potrebbe toccare il pavimento con le dita. Ma aveva un grande cuore. Tutti ridevano di lui per il suo aspetto fisico senza conoscere il tipo di persona che era dentro. Quando la gente diceva che aveva le gambe corte, rispondeva che era per essere all'altezza de i cuori, se dicevano che aveva le braccia molto lunghe, rispondeva che era per dare grandi abbracci, che aveva grandi orecchie per ascoltare l’interno di tutte le persone che gli importavano… Infine, era una persona senza complessi. Usava la sua testa per pensare e non per prendere come ornamento. Dovremmo spendere più tempo per conoscere le persone e non guardare i difetti fissi, perché tutti ce li abbiamo.

Chema, 2º básico

Peppino Malfatto è un uomo giovane di circa 25 anni. Ha una testa grande con i capelli lunghi e neri, ha la fronte larga, grandi sopracciglia nere, gli occhi sono piccoli e grigi e porta occhiali molti grossi. Peppino ha un naso lungo e stretto con le narici rotonde e ha i baffi. La bocca è lunga con le labbra sottili, gli mancano i due denti superiori. Il collo così corto che sembra che non c’è. Il suo corpo è corto, largo di spalle. Le braccia lunghe, il braccio destro è più lungo del braccio sinistro. La mano destra ha quattro dita mentre la mano sinistra ne ha sei. Anche le gambe sono diverse: la gamba sinistra è molto corta, invece la destra è normale. Le due gambe sono magre. I piedi sono grandi, usa il numero 47. Il suo abbigliamento: porta un cappellino giallo, una maglietta azzurra con una lettera A davanti, porta anelli nel dito anulare della mano destra. Nei jeans porta una cintura larga con una grande fibbia, sotto i pantaloni si vedono i calzini verdi. Le grandi scarpe sono nere e la scarpa sinistra ha un grande tacco per uguagliare l’altura delle gambe.

Bernar, 2º básico

Questo personaggio è molto conosciuto in tutto il mondo

perché è un personaggio di un film. Il film è Toy Story e lui è

un personaggio molto divertente che fa ridere molto.

Lui è basso e un po’ grasso, ma è molto bello. È verde e

porta un maglione azzurro e un po’ porpora. Nel maglione

c’è un disegno di Saturno. Ha una cintura azzurra e porta i

pantaloni.

È calvo, ma ha in testa un’antenna. Ha le orecchie a

sventola e grandi. Ha tre occhi molto grande e una

bocca molto grande che sorridasempre. Ha le braccia

corte e ha tre dita per mano. Le gambe sono corte e

grasse.

Non ha collo, ma ha un po’ di pancia. Non ha il naso e

non ha il mento.

Delia, 2º básico

IL PRINCIPE E IL LUPO C’era una volta Cappuccetto Rosso, che aveva ricevuto un messaggio dei Tre Porcellini: doveva andare a svegliare la Principessa, addormentata da una strega cattiva. Ma visto che Cappuccetto Rosso non sapeva cosa fare per svegliarla, ha pensato che doveva andare a casa dei Porcellini e domandargli cosa doveva fare. Nel bosco, accanto alla casa dei Tre Porcellini, abitava il Lupo che voleva mangiare i Porcellini. Il lupo che è venuto sapere del messaggio, ha aspettato Cappuccetto, nascosto dietro un albero, e quando Cappuccetto è arrivata, il Lupo l’ha legata e si è messo il suo vestito ed è andato a casa dei Tre Porcellini per mangiarli. Allora, la Fata Turchina che ha visto quello che faceva il Lupo, ha avvertito il Principe che velocemente ha salvato Cappuccetto e anche i Tre Porcellini, uccidendo il Lupo, così, tutti insieme, sono andati a svegliare la Principessa. Il Principe e la Principessa si sono sposati, Cappuccetto e i Tre Porcellini sono tornati a sua loro e tutti vissero felici e contenti.

Bernar, 2º básico

Per Fernando R.

“Mi dissero che per farlo innamorare

dovevo farlo ridere… ma ogni volta

che lui ride… m’innamoro io!·

Grazie per i tuoi sorrisi che sono, per

me, l’alba di ogni mio giorno.

Con infinito amore

Il tuo topolino ♥

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pag. 15

1- Come ti chiami? Peng. 2- Di dove sei? Da Fujian (Cina). 3- Da quando sei in Spagna? Da due anni a Soria, anche sono stato a Madrid. 4- Ti è difficile imparare la lingua spagnola? Mi è molto difficile la lingua spagnola, è molto diversa dalla mia lingua, sopratutto memorizzare le parole. 5- Parli anche altre lingue? Parlo inglese. 6- Ti piace vivere a Soria? Mi piace molto Soria, ma mi piace di più Cina. Qui sono bene. 7- Trovi molte differenze culturali con il tuo Paese? Il cibo è molto diverso di Cina, l’orario di lavoro è anche diverso, in Cina si lavora dalle 7 alle 12 e dalle 13 alle 18. Ho bisogno di parlare lo spagnolo per fare amici. 8- Cosa ti sorprendi della Spagna? Le vie sono pulite, in Cina le vie sono molte sporche. 9- Che cucina preferisci: la cucina cinese o la spagnola? Mi piace di più il cibo cinese, a mia casa si mangiano più il cibo cinese che il cibo spagnolo. 10- Quale è il piato tipico del tuo Paese?. Il Riso, tutti giorni si mangiano riso in Cina. Al nord di Cina si mangiano pasta nelle feste, al sud si mangiano “Niangoo”. 11- Quali sono le feste più importanti nel tuo Paesi? L’Anno Nuovo Cinese (questo anno è l’anno del serpente). Questa festa è una festa familiare, e si fanno cibi tipici. Il 15 Agosto è la Festa della Luna Bella (Zhonqquijie), le famiglie, la notte, vanno insieme a vedere la luna. Il cibo speciale di questo giorno si chiama “Yuebing”. Le feste spagnole non ci celebrano perché sono feste religiose cattoliche e la prima religione cinese è la buddista. 12- Quale sono le principale attrazione turistiche del tuo Paese? Le grande città come Pechino, Shangai, Hong-Kong... anche la Gran Muraglia. 13- Quali sono i tuoi hobbies? Mi piace molto disegnare e dipingere anche risolvere il cubo di Rubik. Mi piace lo sport, il calcio, mi piacciono tanto il Real Madrid quanto il Barcellona, perché tutte due giocano molto bene. Io non faccio lo sport perché non ho qualità. 14- Potrebbe dire una frase bella nella tua lingua? Ti amo si dice “wo ai ni”. 15- Vorrebbe dire altre cose di più? Sono in Spagna perché i miei genitori vivono qui, ma mi piacerebbe più vivere in Cina.

Bernar, Sara, Laura 2º básico

Intervista a Peng e a Elena,

alunni di “Español para extranjeros” Soria, 5 Marzo 2013

— Come ti chiami? Mi chiamo Elena.

— Di dove sei? Sono ucraina.

— Quanti anni hai? Ho 22 anni.

— Quanto tempo sei stata in Spagna? Sono stata tre anni, ma un anno a Soria.

— Dove sei stata? A Madrid, Zaragoza, Salou,

Burgo de Osma e Valencia. — Perché vorresti sapere spagnolo? Perché voglio

parlare con la gente.

— Che cosa ti appare difficile dello spagnolo? I verbi (il presente, il passato...).

— Quali lingue conosci? Io conosco il russo, un po’

d’inglese, spagnolo e ucraino.

— Che cosa ti piace di Soria? Mi piace moltissimo, è una città molto tranquilla e bella.

— Che cosa ti ha fatto attenzione di Soria? Che è

una città pulita e l'architettura. — Qualche festa del tuo paese: Pasqua e l’anno

nuovo.

— Che cosa cambiavi di Spagna? Niente.

— Cibo tipico di Ucrania: golubci, borsch, shashlik. — Pensi stare en Spagna per più anni? Si, io vorrei

stare per sempre.

— Che cosa ti piace di Spagna? Che è molto pulita, il mare e le feste.

— Che cosa non ti piace? I tori.

— A Elena le piace imparare lo spagnolo e le feste. — Lei ha detto che l’ucraino e il russo sono simili.

— Un proverbio del suo paese è come in spagnolo:

“A quien madruga Dios le ayuda”.

— Lei ha detto che non sa molto florilegio (ma noi pensiamo che sa molto spagnolo e parla molto bene).

— Lei è sposata con un ucraino.

— Un regalo del suo paese è la matrioska.

Delia, Elsa, Clara, 2º básico

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Intervista a Hichem e a Lin,

alunni di “Español para extranjeros”

1. Come ti chiami e de dove sei? Il mio nome è Lin e provengo dalla Cina, da una città chiamata Quintian, vicina a Shangay. 2. Quanti anni ha? Ho 17 anni 3. Da quanto tempo sei stato in Spagna? Sono in Spagna da due anni e ho sempre vissuto a Soria 4. Perché stai studiando lo spagnolo? Io studio spagnolo al fine di comunicare con le persone e di fare amicizia. Ottima anche per parlare con i clienti sul posto di lavoro. 5. È difficile imparare lo spagnolo? La verità è che sì, in particolare la coniugazione dei verbi e di alcuni suoni. 6. Ti piace vivere a Soria? È una città abbastanza piccola rispetto a quella da dove provengo, ma mi piace vivere qui. 7. Quali altre lingue parli? Parlo cinese mandarino e inglese. 8. Conosci altre parti della Spagna? Sì, ho visitato Madrid, Valencia e Barcellona. 9. Quali cose della Spagna hanno catturato la tua attenzione? Che la gente è molto cordiale e loquace, A voi piace parlare molto! Mi ha sorpreso anche il freddo a Soria! 10. Raccontaci un piatto del tuo paese che ti piace Beh, mi piace tutto il cibo nel mio paese, ma il mio piatto preferito è il riso Wentun, un piatto tipico della mia zona che ha carne e verdure. Se non avete mai provato, ve lo raccomando. 11. Cosa non ti piace di Spagna? Ora, molte persone stanno avendo un momento difficile perché non hanno lavoro e sono stati cacciati dalle loro case. Cambierei la crisi che stiamo vivendo in questo momento. 12. Raccontaci una celebrazione tipica del vostro paese Sicuramente si sa, il Capodanno cinese. Si celebra intorno a febbraio, ed è la festa più importante per noi. Quest'anno stiamo vivendo quella del serpente. 13. Raccontaci tre difetti e tre virtù La verità è che sono un po' timida e nervosa, ma mi considero una persona gentile e simpatica. 14. Quali sono i tuoi hobby? Io amo i film e non posso vivere senza musica. Mi piace anche la lettura di fumetti, e anche il disegno! 15. Infine, dicci una frase nella tua lingua Non so cosa dire, ma qualcosa di importante è sapere dire “ti amo”. Si dice: Wo ai ni.

Fernando M., Juan, Eva, 2º básico

HICHEM Hichem è un uomo di 38 anni, della Tunisia.

Era cuoco ma in questo momento è

disoccupato. Abita in Spagna da due anni

più o meno e sta imparando spagnolo

nella Scuola di Lingue, a Soria. Ha bisogno

di imparare questa lingua per abitare qui.

Dice che la cosa più complicata dello

spagnolo sono i verbi irregolari. Inoltre,

parla altre lingue come il francese,

l’inglese e l’arabo.

Hichem crede che Soria è troppo fredda

ma gli piace ad ogni modo. Ha fatto molti

viaggi per tutto il paese: è stato a

Valladolid, Burgos, Saragozza, Barcellona...

Lui ama la cucina: ha fatto molti piatti e la

settimana passata ha portato perfino

qualche dolce a lezione come “dulu

baklawa” e “brik”. Il suo piatto preferito è

kuskus, che e il piatto più famoso della

Tunisia.

Nel suo paese ci sono tre feste veramente

importanti dove partecipano le donne. Ci

sono anche altre come “Id alfetr” e “Id

aladha”.

Hichem ha riconosciuto che sta in Spagna

per amore ed è felicemente sposato.

Inoltre noi abbiamo parlato delle sue

qualità: Hichem dice che è un uomo

generoso, tranquillo e divertente. Ciò

nonostante ha riconosciuto che è un po’

pigro per fare sport.

Fernando R., Sandra, Deyanira 2º básico

I buonissimi dolci preparati da Hichem

Page 17: Rivista 2 eoi_soria_buono

pag. 17

UNA PARTITA DI BASKET

Quando avevo dodici anni, mi piaceva il basket. Nella mia scuola si formarono tre squadre per partecipare al campionato di scuole di Soria.

La squadra migliore si chiamava Escolapios A, l’altra squadra era Escolapios B e la mia squadra, dove giocavano i peggiori giocatori, era Escolapios C. Io sono stato nominato capitano dei negati (io dovevo essere il migliore di tutta quella squadra). Quel torneo è stato vinto dalla squadra Escolapios A che vinceva tutte le partite. Noi avevamo perduto contro tutte le squadre meno contro l’istituto Antonio Machado, partita che avevamo vinto per 16 a 5. Nell’ultima partita, la squadra Escolapios A ci vinceva “solo” per 91 a 8, ma io ero proprio contento perché ero riuscito a fare 6 degli 8 punti fatti dalla mia squadra.

Bernar, 2º básico

Ciao Valentina, come stai? Non ho saputo niente di te dopo Febbraio! Spero che tutto vada bene, come sempre. Un giorno tu mi chiedevi come erano le tradizioni del matrimonio in Spagna, adesso ti racconterò. Il matrimonio in Spagna, come in quasi tutti i paesi, è una celebrazione di gran importanza. La maggioranza di matrimoni cominciano nella sera (più o meno alle 7 ore) e terminano molto tardi. Un’abitudine è che il fidanzato dia 13 monete che si conoscono come “arras”. La fede si porta nell’anulare, nella mano destra. Ogni persona della coppia mette l’anello all’altro. I matrimoni spagnoli non hanno damigelle d'onore, i fidanzati sono gli unici che salgono all’altare. La madre del fidanzato è la sua accompagnatrice e il padre della fidanzata è il suo accompagnatore. Di solito la fidanzata arriva in ritardo. Quando i fidanzati escono dalla chiesa, si lanciano riso e petali di fiori. Poi, si fa un banchetto nel quale ci sono amici e familiari. Il dessert più comune è una torta a molti strati. La tradizione è che i fidanzati la taglino insieme con un gran coltello. È una esperienza indimenticabile. Ci sentiamo! Un abbraccio,

Javier, 2º básico

Page 18: Rivista 2 eoi_soria_buono

pag. 18

Da: [email protected]

A: [email protected]

Asunto: Vacanze nelle Eolie

Ciao Franco e Marta!, come state? Noi ci siamo divertiti molto alle Eolie dove siamo stati per una settimana godendoci le vacanze. Adesso vi raccontiamo com’è andata. Sabato mattina siamo arrivati a Vulcano e lì ci siamo sistemati in albergo. Il secondo giorno ci siamo alzati presto la mattina per fare un giro in barca a Salina e a Lipari. Siccome il tempo era molto buono abbiamo anche fatto un bagno a Rinella durante la sosta. Là abbiamo potuto nuotare con i delfini e abbiamo anche pranzato una buonissima lasagna a Santa Maria di Salina. Di pomeriggio abbiamo visitato il museo della pietra e la notte siamo andate ad un concerto di Laura Pausini dove abbiamo cantato e ballato molto. Nel 3º giorno del viaggio, di mattina siamo andati a fare un giro a Vulcano in barca e abbiamo navigato 2 ore circa. Dopo abbiamo visitato Vulcanello e la Valle dei Mostri. Ci siamo divertiti molto e il giorno dopo siamo partiti per Alicudi. Il 4º giorno ad Alicudi, prima abbiamo sostato in paese e dopo abbiamo fatto un tour dell’isola. Per finire abbiamo visitato Filicudi e abbiamo fatto un’altra sosta per il bagno alla Grotta del Bue Marino. Nel 5º giorno di mattina abbiamo fatto una passeggiata nel centro della città. Il pomeriggio siamo partiti per Stromboli dove abbiamo preso dei gelati di fragola e dopo abbiamo fatto il bagno a Panarea. E alle nove abbiamo cenato. Più tardi siamo andati a teatro. Nel 6º giorno abbiamo fatto un giro in barca a Panarea dove abbiamo preso il sole nella spiaggia dell’Asino. Di pomeriggio siamo ritornati a Panarea e abbiamo preso una merenda. Poi abbiamo fatto un piccolo giro per la città antica. Il 7º giorno abbiamo passato l’intera giornata a Lipari e abbiamo visitato il Museo Eoliano e dopo abbiamo fatto shopping per comprare qualche regalo. Siamo rientrati alle 19 in albergo e non abbiamo tempo di scrivere più. Adesso basta! La partenza è imminente. Un abbraccio e un bacione da tutta la classe

Alberto, Olga, Ottavia, Esther, Denise, Mª Luz, Susana, Chus, Christian, Giuseppe e Angelo

basico 2, EOI OURENSE

La donna più importante nella mia vita fu mia madre. Si

chiamava Dolores. Era una donna d’altezza media, non

era né magra né grassa, aveva i capelli lungi ma raccolti.

Aveva molto carattere però sopratutto era molto decisa,

disciplinata e lavoratrice. Quando era molto giovane è

andata a “Buenos Aires” come emigrante, dove stette

sette anni. Poi ritornò in Galizia, si sposò ed ebbe tre figli:

due figlie e un figlio. Io sono la più giovane. Mia madre è

appena andata alla scuola ma con la sua intelligenza

naturale e la capacità di lavoro potè dare alla sua

famiglia una vita abbastanza bella (naturalmente con

l’appoggio di suo marito). Inoltre era una donna molto

dolce, affettuosa, familiare, paziente, accogliente e

molto buona persona. Come lei dovè vivere dei tempi

difficili: emigrazione, la guerra mondiale e civile, in cui si

passò molta fame, capiva qualsiasi cosa o problema.

Per me mia madre è sempre stata un punto d’appoggio

molto forte. A me aiutò molto con i suoi consigli in tutto

quello che io facevo e quando io ero abbatuta o

preoccupata per qualcosa mi dava tutto il suo appoggio

per seguire avanti. Sempre mi diceva: “Nella vita devi vivere il presente e guardare al futuro in positivo.” Il suo

amore e dedicazione erano perenni.

La sua morte mi ha lasciato un grande vuoto interno però

ho procurato avercela sempre nella memoria. Per me fu

ed è ancora la persona più importante della mia vita

nonostante ho mio marito e miei figli.

Carmen Vázquez Rubio, EOI OURENSE

La donna più importante della mia vita fu mia zia che

era allo stesso tempo mia madrina. Lei era

professoressa e una donna molto organizzata e

lavoratrice. Ho studiato alla sua scuola.

Mia zia abitava a Salamanca con suo marito. E così ho

potuto conoscere altre città quando ero piccola.

Viaggiavo spesso in treno per venire a trovarla.

Salamanca era una città molto diversa da Ourense, più

grande e universitaria, vicina a Madrid. C’era una

grande diferenza nella forma di guardare la vita tra la

gente castigliana e galiziana. Per una bambina era

importante aprire gli occhi.

Oggi mia zia abita a Ourense e posso vederla almeno

una volta alla settimana e parliamo degli anni che

abbiamo vissuto insieme a Salamanca.

Angela, EOI OURENSE

Page 19: Rivista 2 eoi_soria_buono

pag. 19

Sébastien Chabal

Brossura: 283 pagine

Editore: Dalai Editore (23 ottobre 2012)

Collana: Le boe

Io non sono un rugbista così comincia La mia piccola stella l’autobiografia di Sébastien Chabal. Ma chi è questo Chabal?. Sconosciuto in Spagna Sébastien, detto l’uomo delle caverne, é il rugbista francese più popolare a livello internazionale. Nel libro l’atleta mette in luce il suo carattere cominciando già dalla copertina. L’orco appare in primo piano, capelli grigi raccolti, barba come un bosco nero e buio, faccia di cromagnon... invece il suo sguardo sembra che sia amabile, infantile, dolce, tenero, lontano dall’immagine bestiale che guardiamo alla TV di uno degli sportivi più temuti mentre impiega la forza bruta. E Chabal racconta la sua storia. Senza fortuna come studente diventa subito operaio. In fabbrica si divertiva veramente come un pazzo, era nel suo elemento: Mi piacciono il caldo e l’odore delle macchine. La vita di un adolescente giunto al rugby per caso. La palla ovale non lo attraeva, non ci capiva niente. Però la vita è ciò che capita quando si é impegnati a fare qualcos’altro. Un giorno comincia a giocare con i suoi amici: Giocavo a fare il rugbista, volevo solo sfogarmi e bere qualche birra dopo la partita. Sei anni dopo é convocato dalla nazionale francese nel più antico torneo d’ Europa, il torneo delle Sei Nazioni. Generosità, umiltà, onestà, semplicità i valori del rugby colpiscono Chabal e appaiono quasi due paradossi: far avanzare la palla verso la meta passandola sempre indietro e inseguire un ovale che va matto senza meta sull’erba. La vita alla fine è come quella palla imprevedibile. Nasce la sua piccola stella, scopre un gioco che come ha scritto Vincenzo Cerami ha la bellezza di una contadina con il secchio dell’acqua in testa, recitando a memoria poesie. Anzitutto Chabal ha spazio per l’amore e la famiglia. Scrive un capitolo intitolato La donna della mia vita dove parla di Annick la sua compagna. Mi ha dato tutto quello che mi mancava. L’amore, ma anche la serenità, l’equilibrio, la impressione di andare nella giusta direzione. Quando siamo arrivati a questo punto del libro possiamo dire chiaramente che l’orco diventa un orsetto, senza dubbio questa doppia faccia é una delle attrazioni del testo. Per quanto riguarda la qualità letteraria, l’autobiografia del rugbista francese non penso che sia alta letteratura. D’altra parte non credo che nessun lettore cerchi un capolavoro acquistando questo libro. Chabal non è Umberto Eco. Ci sono altri autori per trovare capolavori e tutti li conosciamo. Insomma un lavoro divertente, piacevole, e che ci avvicina al mondo del rugby da diversi punti di vista. In altre parole ho trovato il grande cuore dell’uomo delle caverne, il suo lato più divertente e nascosto. Sébastien Chabal cioè quello che non si taglia la barba e i capelli perché riescono prima o poi.

CARLOS PÉREZ SEARA, EOI Ourense

Anni fa tutto il mondo voleva avere

l´ultimo modello di macchina, era un

simbolo di status riservato alla gente

altolocata. Oggi gli apparecchi

elettronici sostituiscono le macchine di

anni fa. Infatti, i giovani non possono

farne a meno di un televisore a schermo

piatto, un computer o un telefonino.

Così le persone che non li possiedono

rimangono un po´ fuori da certi gruppi.

A proposito dell´uso che facciamo delle

apparecchiature elettroniche, siamo

utenti medi. Portatile e telefonino sono

oggi strumenti indispensabili per

lavorare e purtroppo per relazionarsi.

Da un lato, la tecnologia ci consente di

avere una buona autonomia sia personale

sia lavorativa. Per esempio, già nel

momento di redigere il curriculum

dipendiamo dal computer. Dall’altro,

nell’ambito sociale senza tecnologia si

rischia di rimanere emarginati.

E così lo sviluppo tecnologico si

potrebbe paragonare alla teoria

dell’evoluzione darwiniana secondo la

quale tutto cambia per necessità. Sicché

“evolviti o muori!” serve anche come

slogan alle ditte tecnologiche che

impiegano strategie di marketing per

lanciare i loro prodotti. Infatti, gli

apparecchi elettronici si modificano in

continuazione. Tra poco ce li

ritroveremo avviandosi da soli con un

gesto come un’attività normale della

nostra quotidianità.

Nonostante tutto ciò non dobbiamo

dimenticare che la tecnologia è soltanto

un mezzo che ci facilita la vita, non

dovrebbe tuttavia influenzare e

impoverire i sentimenti nelle relazioni

interpersonali. Scarica un abbraccio e

ammazza le macchine!

Aida, Carlos, Fátima, Elisa, Enma e Sonia, 2 avanzado EOI Ourense

Foto: Edouard Martinet_esculturas cyborg

Page 20: Rivista 2 eoi_soria_buono

VORREI ESSERE STATA…. ASTRONAUTA ...

per mettere il tuo nome sulla luna per portarti una stella al mio ritorno per sentire la mancanza di gravità quando ti penso

CRIMINOLOGA...

per conoscerti psicologicamente

per risolvere l’omicidio della tua famiglia

per aiutarti ad organizzare l’assassinato dei tuoi nemici

FISIOTERAPISTA...

per aumentare il tuo relax per risolvere la tua contrattura per aiutarti a migliorare la tua salute

PANETTIERA...

per darti un servizio di prima necessità per alimentare te e tutti i tuoi per renderti più dolce HOSTESS

per conoscere il tuo paese Per imparare la tua lingua Per guardare quello che stai guardando

MA NON POTENDO ESSERE STATA TUTTE QUESTE COSE MI METTO A IMMAGINARLE E LE

SCRIVO PER ORE E ORE...

Alba 1, Alba2, Erika, Mar, Javier e Rapa Nostra 1º anno sera, EOI OURENSE

Puoi trovare le immagini sul blog Rapanostra al seguente link:

http://rapanostra.blogspot.com.es/2013/03/la-vita-e-un-gioco.html

http://rapanostra.blogspot.com.es/2013/02/scrivere-in-una-rivista-fantastico.html

http://traductorescompulsivos.blogspot.com.es/2013/03/ecco-parliamo_1.html#!/2013/03/ecco-parliamo_1.html

pag. 20

Tanto il laboratorio di lettura e cucina MANGIA E LEGGI come la nostra rete di blog sono prodotti della

ricerca dell'intero dipartimento di italiano e del GT lerparaescribir, nati per sviluppare un diverso focus sul

fatto di scrivere, partendo dalla lettura alla maniera di uno scrittore

La parola alle professoresse della EOI di Ourense

Page 21: Rivista 2 eoi_soria_buono

Romina!

In anticipo grazie del tuo tempo e grazie

dell'intervista.

Abbiamo visitato il tuo blog da poco e siamo

molto interessate al tuo lavoro.

1. Come nasce questo grande amore per la scrittura e

per la fotografia?

L’amore per la scrittura nasce soprattutto dall’amore per le

storie. Sono cresciuta in una famiglia dove di storie se ne

raccontano molte. Mio nonno e mio padre me ne hanno sempre

raccontate tantissime e tutte veramente accadute. Questa è stata

una buona palestra per la mia fantasia che si è sempre alimentata

di personaggi, intrecci narrativi, domande. Tantissime domande.

Se ci pensiamo bene la nostra vita è piena di storie che meritano

un attimo di attenzione, meritano di essere raccontate e quindi

scritte. . La scrittura mi ha aperto tantissimi mondi paralleli, mi

ha permesso di essere ogni giorno più autentica e di trovare la mia strada. Anche se non faccio questo purtroppo come

mestiere, di sicuro so cosa vorrò fare da grande.

La fotografia è una conseguenza di questo amore per la scrittura.

Ci sono cose infatti che non bastano le parole a descrivere. C’è

proprio bisogno dell’immagine che le completi e poi, per come

la intendo io, la fotografia è un altro modo di raccontare storie.

2. Perché il titolo del tuo blog?

Diary of a messy lady significa diario di una ragazza incasinata. Io sono proprio così: disordinata, incasinata, vivo in una casa

piena di libri, quaderni, fogli, rullini e macchine fotografiche.

Ogni tanto metto in ordine, ma dura pochissimo. E questo

disordine fa parte proprio della mia vita, del mio essere una

persona curiosa, che vuole sapere, scoprire, imparare tutto

quello che sia possibile ed in tutta questa foga, in tutto questo

entusiasmo, finisco per creare intorno a me una bolgia infernale

dove non si capisce niente. La messy lady, insomma, sono io!

3. Ti senti più come una scrittrice o una blogger?

Mi sento più una scrittrice. Il mio blog è disordinato come me.

Scrivo tutto quello che mi passa per la testa, senza un ordine e

senza preoccuparmi di quanti lettori avrà questo o quel post.

Seguo il mio istinto e butto giù quello che mi va di scrivere in

quel momento. Il blog diventa la strada più veloce e semplice

perché quello che scrivo arrivi agli altri. Scrivo da molto prima

di aprire il blog e per me è l’unico modo valido per esprimermi.

Dovessi scegliere tra la scrittura e la parola, sceglierei

sicuramente la scrittura. L’abito della blogger non fa totalmente per me, però mi piace l’opportunità che essere blogger mi da di

non rimanere rintanata nella mia grotta fatta di parole e

fotografie.

4. Pensi al blog come il nuovo genere letterario?

No, non credo. Il blog diventa uno strumento universale per

raggiungere più gente possibile. Ha i suoi schemi, le sue regole,

ma nessuno può obbligarti a seguirle. La letteratura non ha

bisogno di cose troppo veloci, come un blog, che ha bisogno di essere costantemente aggiornato per essere seguito. La

letteratura ha bisogno di riflessione, attenzione e

sedimentazione. La letteratura è calma, è soppesare le parole.

Tutto il resto è paccottiglia buona per un giorno o due. La

letteratura, quella vera, invece, è per sempre.

5. Abbiamo letto sul tuo blog la propria

autodefinizione. Parli di te come di una “pseudofotografa”

Cosa significa realmente questo? Siamo per caso tutti

“pseudofotografi”?

Pseudofotografa ha a che fare col modo che ho io di intendere

la fotografia. Nella fotografia non cerco la perfezione tecnica,

ma piuttosto la bellezza dell’esperienza vissuta in quell’istante

che porta con sé anche l’estetica dell’errore, se vogliamo. Non provengo da nessuna scuola di fotografia, non ho fatto alcun

corso. Tutto quello che so l’ho imparato leggendo e provando,

quindi non posso essere una fotografa. Tantomeno mi piace

ritenermi una fotoamatrice, perché per me la fotografia è

qualcosa di più di un hobby o un passatempo. Allora sono una

pseudofotografa, cioè una che usa la fotografia, senza averla

studiata, per raccontare storie, catturare momenti, esprimersi

come si esprimerebbe scrivendo un racconto. Ogni giorno. Da

questo punto di vista forse si, tutti potremmo essere pseudo

fotografi con i nostri telefonini, iphone, tablet. La fotografia fa

parte di noi ogni giorno, ogni ora eppure non tutti hanno alle

spalle degli studi di fotografia che gli diano la patente di fotografo professionista.

6. Cosa è bello da fare in un blog? Quale consiglio

daresti per farlo risultare più attirante, più operativo?

Un blog, intanto, è uno spazio personale. Quindi siamo noi che

lo gestiamo a decidere cosa metterci dentro. E’ bello poter

condividere le proprie idee, le proprie passioni, crearsi un

gruppo di persone che amano quello che ami tu e parlarne. Il mio non è un blog che cerca notorietà, proprio perché è confuso

e non è aggiornato con costanza, però ecco, le regole base di un

blog operativo e attraente dovrebbero essere proprio quello che

il mio blog non ha, forse: la costanza e la dinamicità.

7. Quali sono le caratteristiche di un bravo scrittore?

Un bravo scrittore deve essere prima di tutto un bravo lettore.

Apprendere ad utilizzare i ferri del mestiere dai grandi scrittori. Poi deve saper essere onesto con se stesso e con chi,

eventualmente, lo leggerà. Bisogna saper raccontare storie vere,

credibili, costruire personaggi che possiamo pensare di

incontrare veramente al bar o mentre facciamo una passeggiata.

Un bravo scrittore deve essere anche un bravo osservatore, non

deve lasciarsi sfuggire nulla della realtà che lo circonda. Ogni

cosa, ogni colore, ogni sguardo possono essere l’incipit che

cerchiamo per una nuova storia.

8. Ti piace leggere... Preferisci i classici o i

contemporanei? Cosa sta leggendo in questo momento?

A me piace moltissimo leggere, al punto che ne faccio quasi un

mestiere. Sono passata da leggere soltanto saggi di storia e di

politica a leggere tantissimi romanzi e tanta poesia. Adoro la

letteratura latinoamericana, quella nordamericana e la

letteratura russa, ma non mi fossilizzo nei generi né nelle

epoche. Se un libro mi piace non ha importanza se sia un

classico o un autore contemporaneo, anche se, devo dire la

verità, per trovare autori validi nella nostra letteratura

contemporanea bisogna un po’ sudare. Adesso sono in una fase sperimentale, mi piace leggere tantissime cose diverse tra loro,

scoprire nuovi autori e dare importanza a generi e trame che

prima non mi attiravano. Sono anche una frequentatrice

compulsiva di librerie e mercatini dell’usato dai quali mi porto

a casa dei bellissimi libri che non vedo l’ora di leggere. I libri

sono il mio mondo.

Adesso sto leggendo due libri: Eduardo Galeano, “I figli dei

giorni”; Erskine Caldwell, “Fermento di luglio”.

Italianopervivere e Rapa Nostra associati intervistano ….

ROMINA ARENA!!!

pag. 21

Page 22: Rivista 2 eoi_soria_buono

9. Quali sono i tuoi scrittori preferiti? Che scrittore è il

tuo riferente? Ho una bella lista di autori preferiti. Gabriel Garcia Marquez,

Luis Sepulveda, Raymond Carver, Cormac McCarthy,Fedor

Dostoevksij, Nikolaj Gogol, Lev Tolstoj e poi, tra i poeti, Pablo

Neruda, Rafael Alberti, Alda Merini, Federico Garcia Lorca.

Questi sono i miei punti fermi quando voglio leggere qualcosa

che sono sicura non mi deluderà. Per quanto riguarda il mio

autore di riferimento potrei dire tutti e potrei dire nessuno.

Ciascuno di questi che ho citato mi ispira in maniera differente.

Carver per l’asciuttezza della narrazione, Garcia Marquez per la

magia delle storie, Sepulveda per l’ironia e per la sua vita, gli autori russi per la classe nella descrizione dell’animo umano.

10. Si può vivere della letteratura?

A me piacerebbe vivere di letteratura. Scrivere e leggere sono le

cose che amo di più da sempre. Purtroppo però non è sempre

possibile. Ci sono le bollette da pagare, la spesa da fare,

insomma, la quotidianità cui fare fronte. Per cui, talvolta la

letteratura se ne sta in un angolo ad aspettare che arrivi il

momento buono, anche quando la testa è piena di idee che

hanno bisogno di essere scritte e sviluppate. Diciamo che vivere

di letteratura, per adesso, è il mio sogno nel cassetto. Quello che sicuramente farò da grande o anche quello che farò domani, se

mi verrà un’idea geniale.

11. Com’è una tua giornata tipo come scrittrice? Non esiste propriamente una giornata tipo. Di solito, mi sveglio

presto, aspetto che mio marito torni dalla passeggiata con la

nostra cagna Rosetta e intanto preparo la colazione. Dopo mi

butto a capofitto nelle cose da fare: scrivere articoli, recensioni,

post per il blog, andare a lavorare (o cercare lavoro, dipende dai

periodi). Il pomeriggio lo dedico alla lettura, se il tempo è bello

alla fotografia, esco con Rosetta e intanto accumulo nuove idee,

osservo, guardo, prendo appunti. Non sempre mi riesce di essere ordinata nella mia routine giornaliera. Posso perdere tempo tutto

il giorno e farmi venire un’idea fulminante in un secondo,

passare giornate intere senza riuscire scrivere due parole e senza

combinare nulla di buono o passare le giornate scrivendo di

tutto e di più senza fermarmi e senza nemmeno avere la voglia

di farlo.

12. Si può sapere cosa stai scrivendo in queste

momento?

In questo momento sto correggendo i miei vecchi racconti. Li

sto mettendo insieme per poterli finalmente pubblicare.

13. Quando scrivi e dove?

Non ho un posto o un momento particolare in cui scrivere. Porto

sempre con me un quaderno dove prendere degli appunti. Poi

può capitare che, a seconda del mio umore, abbia bisogno di totale silenzio, di musica o di rumore. Non so mai dove

l’ispirazione mi coglierà, quindi mi tengo sempre preparata. Mi

piacerebbe essere più ordinata, ma anche in questo resto

comunque una messy lady. Di mio, amo il silenzio e la

solitudine però ho scoperto che le cose migliori le ho scritte nei

posti affollati, pieni di gente, in condizioni precarie e su fogli

rimediati. Mi piace sempre di più scrivere sui quaderni, quindi a mano, e mi piace sempre meno scrivere direttamente al

computer. Coi quaderni e le penne devo stare per forza

concentrata per non dimenticare cosa sto scrivendo. Col

computer, invece, mi distraggo più spesso e concludo sempre

ben poco.

14. Si può dire che esiste una letteratura maschile

ed un’altra femminile?

Secondo me esiste solamente per il nome dell’autore. Non

ho mai fatto molto caso al sesso dello scrittore se quello che

stavo leggendo fosse meritevole di un’attenzione che

andasse oltre questo aspetto. Non mi appassionano,

sinceramente, i dibattiti del nuovo femminismo perchè

parto dalla consapevolezza che pensare alla differenza è il

primo passo per crearla, questa differenza. Per me non è

mai esistita, consapevolmente. Quello che fa un uomo può farlo una donna; ciò di cui parla una scrittrice, esistono

scrittori che lo rendono cento volte meglio. Insomma, non

credo che sia una questione di sesso, quanto una questione

di sensibilità e di cultura.

15. In questo momento abbiamo in la scuola un

progetto europeo per la construzione de una nuova

identitá feminile. Pensi che la letteratura possa essere un

via di scampo per la donna o che sia più che altro una

forma di incontrarsi con una stessa ?

La letteratura è una via di scampo per chiunque. Ci offre

possibilità di evasione che niente altro può offrirci e ci offre

soprattutto una fedeltà che nessun uomo e nessuna donna

saprebbero darci così incondizionatamente. L’identità

femminile si costruisce attraverso una totale

consapevolezza di sé e la letteratura è piena, in questo

senso, di esempi femminili formidabili, ma è altrettanto

piena di donne deboli e prive di orgoglio. Quindi quando

parliamo di letteratura come forma di riscatto, via di fuga o ricerca di sé per la donna dobbiamo prestare attenzione al

tipo di letteratura a cui ci stiamo riferendo, ai paradigmi ed

agli esempi che stiamo cercando. Studiare e portare avanti

un modello coraggioso e forte sarebbe la giusta

coniugazione di tutti gli elementi.

16. Sarà infine questo il secolo delle donne nella

letteratura? In realtà, probabilmente, il tempo delle donne nella

letteratura c’è già stato. Non vedo oggi autrici di grosso

spessore come lo sono state Jane Austen, Virgina Woolf,

Agatha Christie, Gabriela Mistral, Grazia Deledda,

Marguerite Yourcenar, e tante e tante altre che hanno scritto

tra le migliori pagine di letteratura di sempre. Per trovare

qualcosa di grande, qualcosa di veramente bello, non

sempre è necessario guardarsi avanti. Spesso, molto spesso,

le cose più belle, più inaspettate, commoventi e grandi ce le

ritroviamo proprio dietro le nostre spalle ed è quindi bene,

ogni tanto, voltarsi indietro a guardare.

Alba Rocío, Andrea, Soraya, Laura,

María, Carmen e Rapa Nostra

1º mattina, EOI OURENSE

Grazie mille e auguri per questo lavoro

ben fatto! ;) http://diaryofamessylady.blogspot.com.es/

ci è piaciuto veramente un sacco.

pag. 22

Page 23: Rivista 2 eoi_soria_buono

Ourense, bella e sconosciuta, è capoluogo dell'unica provincia della Galizia a non essere bagnata dal mare, ma sì dalla congiunzione delle acque di tre fiumi: il Miño, il Barbaña e il Lonia. Essi insieme alle caldissime acque presenti nel suolo l'hanno fatta diventare la città termale per eccellenza de la frangia nordovest della geografia statale sin dai tempi dei romani. È a loro che risale infatti la fondazione della città. Nell´intera area urbana vi sono stati ritrovamenti di resti di questa antica cultura. Le truppe romane condotte da Decio Iunio Bruto raggiunsero il fiume Lethes (Flumen obliviones, oggi) intorno al 138 - 136 a C. Racconta la storia che fermi dal terrore del´oblio (sparso da una vecchia superstizione) non ce la facevano ad attraversare. Dunque Decio guadete il fiume e chiamò dall´altra parte a ogni legionario dal proprio nome e così persero la paura e vinsero l´ultima resistenza galiziana. Dato la presenza d’oro nelle sabbie e nelle acque del fiume Miño i romani la chiamarono Auriense, "città dell'oro" per cui era particolarmente apprezzata. I primi insediamenti ebbero luogo nell'area presso appunto le caldissime acque termali. Il nucleo cittadino si stabilì sulle rive del fiume Barbaña. Resta ancora la via principale, chiamata a giorno d'oggi do Vilar. Con il crollo dell´impero romano Ourense divenne sede vescovile (secolo IV circa). Nel secolo Vl fu capitale di un regno svevo. Nel 716 fu distrutta dagli arabi (il famoso moro Muza) e nel secolo X fu ancora colpita dai normanni. Ebbe presente una numerosa comunità ebrea nella via Nuova e nella strada Arcediagos, operativissima nell´ambito economico, ma crudelmente perseguita. Vennero poi le rivolte fra i nobili. La città crebbe ed il 27 maggio 1837, la sessione del comune decise abbattere le porte antiche. Un secolo dopo Ourense e La Ponte un borgo vicino sulla riva destra del Miño si sono aggregati per costituire l´attuale comune che conosciamo come Ourense.

Pura, intermedio , EOI OURENSE

Questa nostra è una piccola città ma ha invece un centro storico

bellissimo e abbastanza ben ristrutturato.

Cominciamo da las Burgas, le fonti d’acqua termale. La Burga

de Abajo, in stile neoclassico è formata da tre corpi con le

rispettive bocche d’acqua. La Burga di Arriba è la più antica

(sec. XVII). Sotto i portici della Piazza Maggiore, del secolo

XII, a pianta quadrata e con il suolo inclinato, ci sono negozi di

tutti i tipi però principalmente dei bar dove possiamo farci un

bel caffè. Qui troviamo il Palazzo Comunale, con una facciata classicheggiante e un porticato al piano terra. Di fianco al

municipio s’innalza l’antico Palazzo Vescovile (sec. XII) che

ospita oggi il Museo Archeologico che riunisce opere dal

Paleolitico al Medioevo. Se si va su per le scale attacatte al

Palazzo troviamo la chiesa di Santa Maria Madre, costruita

nel XVII sui resti di un’altra chiesa del 1084 della quale si

conservano alcune colonne con capitelli in marmo. Attraverso il

parco che è sulla sinistra troviamo già il “gioiello della corona”

di questo centro monumentale: il Duomo, la chiesa di San

Martiño, dichiarata Monumento Nazionale nel ‘31. É un palazzo

spettacolare, grande, robusto, con l'aspetto di una fortezza o di

un castello che colpisce a tutti quanti si avvicinano. La cattedrale ha tre porte romaniche perfettamente conservate. La

Porta del Paradiso riproduce quella più famosa di Santiago de

Compostela però la scultura è più iratica di quella. Le altre porte

mostrano anche la ricchezza scultorea. All’interno, la chiesa ha

pianta a croce latina, con tre navate e un transetto con in centro

una cupola. Tra le cappelle laterali, quella che diventata più

famosa è la denominata del Santo Cristo nella quale si venera un

Cristo gotico. Il Museo della Cattedrale custodia interessanti

opere di arte religiose. Passeggiando per questo centro storico

troviamo molte oltre chiese (la chiesa di Santa Eufemia, quella

di Santa Trinidad,...) così come piazze e angoli bellissimi: la piazzetta di San Cosme dove sorge la Cappella di San Cosme

e San Damián. Ci si presentava anche una delle porte della città

e su uno dei muri delle case circostanti figurava un'iscrizione

fatta con piastrelle che faceva riferimento a questa fontana.

Se abbiamo tempo dobbiamo avvicinarci al convento di San

Francisco, Monumento Storico Artistico, famoso per il suo

chiostro, per poi proseguire la nostra passeggiata dalla piazza del

Ferro. La città dell'acqua ha, come no, tre ponti. Prima di

terminare la visita è d’obbligo visitare almeno il ponte romano,

chiamato anche Ponte Vecchio.

Eva, intermedio 1, EOI OURENSE

Il “ Magosto” che si festeggia luogo durante l´intero novembre -anche se il vero proprio giorno è l´11- è il periodo dedicato alla castagna. Anticamente la gente si radunava all’ inizio dell’autunno per ringraziare le deità della raccolta. Oggi giorno tutte le persone ,senza differenza di età, vanno in montagna in questo momento per incidere le castagne ed i chourizos , un tipo di salume. Tutti quanti si divertono in compagnia dei loro amici, della famiglia e di una ampia varietà di spirituosi liquori e vini caserecci.

L´Entroido , il Carnevale,. é un´altra festa emblematica ad Ourense e provincia. Ourense è un luogo con molta tradizione carnavalesca. Ogni persona si maschera dal giovedì, chiamato Xoves de Comadres, al Mercoledì detto de Ceniza, quando durante il Enterro da Sardiña viene seppellito il carnevale raffigurato nel pesce in maniera metaforica. Nella regione di Ourense sono molto conosciuti il Carnevale di Xinzo da Limia, Laza e Verín, paesini che conformano il magico triangolo dell´Entroido. Un sacco di gente proveniente da tutte le parti del mondo si gode così lo stupendo spettacolo che offrono le tipiche maschere: la Pantalla (Xinzo), il Peliqueiro (Laza) e il Cigarrón (Verín) riconosciute nel resto dello stato dai suoi coloratissimi disegni. Per ultimo vi dovremmo parlare della festa più spirituale e magica di quante si svolgono ad Ourense: “Os Maios”. Questo festeggiamento, come indicato dalla parola, si celebra la prima domenica di maggio. Ci si esaltano la natura e l´inizio della primavera: il rinascere della vita e delle piante. A giorno d´oggi la forma di celebrarla è facendo un gara di figure ornamentali. Si usano per elaborarle muschio e “carrabouxos”, nome con cui verrebbero chiamati i cecidi cioè, i frutti deformati (a forma di meteorite) di alcune piante. Queste figure chiamate “Maios” sono esibite nella piazza Obispo Cesáreo ed anche lungo la via del Paseo. Ci sono due tipi di figure: il Maio figurativo con le cosiddette piramidi, e il Maio artistico che consiste nell´ attrezzare i principali monumenti della città. In mattinata i diversi collettivi leggono alcune poesie satiriche con dei motivi dal taglio sociale e politico che vengono chiamate “Coplas”.

Gianni, intermedio 1, EOI OURENSE

Ad Ourense si celebrano molte feste diverse lungo tutto l´anno. La più importante è il Corpus- che tiene luogo nel mese di Giugno e porta in città concerti, avvenimenti sportivi e diverse attività ludiche come il Rally o la fiera medievale di artigianato. Ma se parliamo di feste rappresentative della propria città, dobbiamo evidenziare tre: “ O Magosto”, “Os Maios” ed “ O Entroido”.

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