Walt Disney
“If you can dream it, you can do it”
Livia Scafato, III A IC Piazza Minucciano, Roma
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Introduzione A prima vista la scelta di Walt Disney come tema di approfondimento potrà sembrare singolare. Da quasi un secolo, i classici Disney affascinano in tutto il mondo generazioni di persone attraverso storie che hanno saputo offrire, in maniera semplice, divertimento ma anche riflessione sui sentimenti, sui valori ed grandi temi della vita. Sono sempre stata attirata dal mondo fantastico proposto dai personaggi dei cartoni animati e dei film di animazione della Disney e quando, quasi per caso, ho letto la biografia del suo ideatore, Walt Elias Disney, ho apprezzato ancor di piú l’incredibile talento che un uomo, nato agli inizi del ‘900, è stato capace di investire nella storia del cinema grazie ad un'incredibile creativita' grafica e musicale capace di far sognare e divertire grandi e piccoli a cavallo di due secoli proponendo storie e valori che ancora oggi sono di estrema attualità.
Valori universali ma che trovano le radici in una famiglia americana in cui Walt Disney crebbe passando da una vita dedicata alla gestione di una fattoria alla realizzazione, tra mille difficoltà, di un colosso, non solo cinematografico, che ancora oggi rappresenta la cultura statunitense del “big deal”, dell’ ”American Dream” , lo stesso sogno di Walt Disney la cui vita è più logico delineare anche attraverso il contesto sociale, culturale e storico della sua Nazione: gli Stati Uniti d’America
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GEOGRAFIA e note storiche U.S.A. , Indiani d’America
INTRODUZIONE Gli Stati Uniti d’America, noti anche con l’acronimo di Usa, sono la terza nazione del mondo per numero di abitanti e per estensione del territorio. I confini sono rappresentati a nord con il Canada e a sud con il Messico, mentre le coste si affacciano nei due Oceano Pacifico e Oceano Atlantico. Leader mondiale per potere economico e ruolo politico internazionale, gli Stati Uniti sono una nazione relativamente giovane, nata alla fine del 1700 a seguito della rivolta delle colonie inglesi, che si unirono in una federazione che oggi conta 50 Stati ed un distretto federale autonomo. TERRITORIO Nella sua struttura geografica, il territorio degli Stati Uniti, a dispetto della sua immensa estensione, ha un aspetto piuttosto semplice. Questo perché è principalmente composto da due catene montuose, le Montagne Rocciose ad ovest e i Monti Appalachi ad est, che la tagliano perpendicolarmente e che ne creano lo scheletro idrografico del continente (soprattutto, le Montagne Rocciose sono lo spartiacque tra i due oceani). Al centro delle due catene montuose corrono, come un corridoio, le immense pianure centrali. Quest’aspetto morfologico arriva a superare anche i confini dello Stato, spingendosi sia in Canada a nord che in Messico a sud. Un aspetto morfologico tale, oltre a caratterizzare gli Stati Uniti, è presente in tutta l’America Settentrionale e in quella Meridionale.
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CLIMA L’immenso territorio degli Stati Uniti ha contrasti climatici particolarmente evidenti. Da nord verso sud,p iù che da est ad ovest, a dispetto di quanto si potrebbe pensare, vista la sua maggiore estensione longitudinale rispetto alla latitudine. Queste variazioni sono causate soprattutto dalla disposizione dei rilievi delle montagne che, tendendo a bloccare le influenze degli oceani sulle zone costiere, lasciano la strada aperta alle masse d’aria: calda (proveniente delle zone tropicali) e fredda (in arrivo dalle zone artiche) dominando quasi tutto il territorio americano. Altri fattori che possono contribuire a queste variazioni possono essere le correnti marine o le condizioni altimetriche. Vediamo in dettaglio la situazione climatica americana. POPOLAZIONE L’immigrazione è il fenomeno sociale che ha segnato la popolazione degli Stati Uniti e ha contribuito a definirne l’identità, anche se parlare degli USA solo come un paese di immigrazione non rende giustizia ai nativi americani (che qui hanno sempre abitato) e a coloro che furono schiavi afroamericani (qui portati con la forza). Talvolta sfugge all’evidenza quanto complessa sia la varietà di etnie che compone la società americana, è tuttavia sufficiente richiamare i dati statistici per rendersene conto e scoprire che Los Angeles è la seconda città al mondo per numero di abitanti latino-‐americani, che ci sono dieci volte più irlandesi in America che in Irlanda, o che metà degli abitanti di Miami è di origine ispanica. In questa situazione, in cui la commistione di razze e culture sembra essere ormai una realtà radicata, stupisce vedere come, ancora oggi, siano non poco frequenti gli episodi di xenofobia e di provincialismo. Nonostante l’emarginazione razziale di indiani e neri d’America sia un fatto ormai appartenente alla storia, ebrei, messicani, asiatici e arabi continuano ancora ad essere vittime di pregiudizi e discriminazioni. Negli ultimi trent’anni, in America, il vecchio concetto di “melting pot” (letteralmente “crogiolo”, in cui vengono a contatto, mescolandosi e amalgamandosi, culture di origine diversa) è stato sostituito da quello di “salad bowl” (un’insalatiera, nella quale ciascun ingrediente contribuisce a formare il piatto, pur conservando l’odore e il sapore originario). POLITICA INTERNA E ESTERA Ci sono stati alcuni presidenti americani che hanno fatto la storia, durante la Seconda Guerra Mondiale; da ricordare è di certo George Fitzgerald Kennedy, che venne assassinato da un pazzo nell’attentato di Dallas il 22 Novembre del 1963. Fu uno dei protagonisti della riappacificazione tra URSS e Stati Uniti, con l’aiuto di Papa Giovanni XXIII. Attualmente il Presidente del Governo americano è Barack Obama. Come tutti gli altri prima di lui, vive nella Casa Bianca con la su famiglia. E’ il primo presidente di colore, manifestazione del fatto che la mentalità razziale è una cosa che si spera possa essere quasi del tutto scomparsa, soprattutto in America che è ormai una società multietnica. Il Presidente ha il potere federale e ha il diritto di proporre leggi alle Camere. E’ ormai noto lo status di superpotenza mondiale, conquistato dagli Stati Uniti nel corso dello scorso secolo, il quale si denota anche dal grande numero di organizzazioni internazionali di cui lo Stato fa parte, e di cui
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spesso ne è il protagonista principale. Tra le più importanti, figurano l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e la NATO (Patto d'Alleanza militare Atlantico).. NEW YORK. Situata nello Stato di New York, da cui prende il nome, che ha per capitale Albany, la città di New York è la più popolosa degli Stati Uniti d'America. Sorge sulla costa orientale dell’America settentrionale, proprio di fronte all’Atlantico e alla foce del fiume Hudson. Questa sua sistemazione topografica particolare ha fatto diventare la città uno dei più importanti porti mondiali fin dall’inizio dell’epoca coloniale. Fondata dagli olandesi nel 1625, col nome di Nieuw Amsterdam, New York vede il suo primo insediamento sulla punta sud dell’isola di Manhattan. Con l’arrivo degli inglesi, che se ne impadronirono nel 1664, il suo nome cambia in New York; praticamente per quasi tutta la durata della guerra d’indipendenza rimase una colonia inglese, divenendo il più importante punto d’appoggio britannico durante la guerra. Dal 1785 al 1790 venne servì da capitale degli Stati Uniti. Nelle vicinanze ci sono altre isole, più piccole, come ad esempio Ellis Island, l’isola in cui le navi un tempo facevano sbarcare i poveri immigrati europei, tenuti qui in quarantena prima di poter essere ammessi ad entrare negli Stati Uniti, o Liberty Island, dove è stata posta la famosa Statua della Libertà. Diversi sono i nomi di New York: ombelico del mondo, la grande mela (the Big Apple), Gotham City, la città che non dorme mai (The city that never sleeps), la capitale del mondo (per via della borsa di Wall Street). Di sicuro è una fra le città più importanti del pianeta e tra i maggiori centri finanziari. Non solo, New York è sempre stato uno dei centri culturali più conosciuti, senza paragoni meta preferita da un numero sempre più numeroso di viaggiatori e turisti. La città è
anche sede delle Nazioni Unite, a voler quasi simboleggiare con orgoglio, il suo modo d'essere capitale del mondo. Gli abitanti di New York (in origine venivano chiamati “Knickerbockers “) sono oggi oltre 8 milioni, distribuiti su una superficie di 786 km², divisa nelle amministrazioni dei 5 distretti o “circoscrizioni” (boroughs): Manhattan, Bronx, Queens, Brooklyn e Staten Island, a loro volta divisi in decide di quartieri (neighborhoods). Con i suoi 21 milioni di abitanti ed un’area
metropolitana che si estende su tre stati -‐ New York, New Jersey e Connecticut ; New York è una delle città più popolate del mondo. L’attentato terroristico del 11 settembre 2001 ha ferito profondamente la città, distruggendo uno dei suoi simboli, le Torri Gemelle; ma nonostante questa ferita New York ha dimostrato di saper
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reagire con grande forza: la zona che è stata colpita, nota in tutto il mondo come Ground Zero, sta diventando il nuovo simbolo di coraggio e memoria di tutti gli americani. NOTE STORICHE Gli Stati Uniti d'America rappresentano una delle realtà economiche e sociali di maggior rilievo a livello internazionale. Con 50 Stati ed un'estensione geografica il cui territorio 9.375.775 chilometri quadrati è 31 volte l'Italia 301.000 chilometrica quadrati gli USA hanno una storia che, nel corso di un passato relativamente recente rispetto alle culture millenarie occidentali e orientali si ė distinta per fasi di lotte interne e di colonizzazioni. Prima dell’arrivo degli Europei l’America era popolata solo dalle civiltà indigene. I territori situati lungo le coste furono colonizzati principalmente dai britannici nel XVII secolo, assieme a gruppi meno numerosi di olandesi e svedesi. L'America coloniale fu penalizzata da una scarsità di mano d'opera che diede luogo a
forme illiberali di sfruttamento dei lavoratori come nel caso della schiavitù soprattutto nel sud del paese. I coloni presero presto ad amare la loro nuova terra e assunsero uno spirito di pionierismo che li allontanò dal modo di sentire dei loro paesi di origine e fece esplodere lo spirito americano della nuova frontiera e delle colonie che ambivano ad una loro indipendenza. La prima colonia inglese di una certa entità fu realizzata nel 1607, sul fiume James e venne chiamata Jamestown in onore del re d'Inghilterra Giacomo I. Il New England venne fondato dai Puritani che diedero vita alla colonia Massachusetts Bay Colony nel 1629. Le colonie centrali, consistenti nei territori degli attuali stati di New York, New Jersey, Pennsylvania e Delaware, furono caratterizzate da grandi diversità.
Anche i francesi parteciparono alla conquista del nuovo mondo colonizzando il territorio della Nuova Francia e fondando la Louisiana.
All’inizio del 1700 a nord risultavano stabiliti soprattutto Inglesi e a sud Spagnoli e Portoghesi, per questo si può dividere l’America in America Anglosassone e Latina. Il fenomeno di espansione e conquista di territori ricchi di risorse naturali minerali e petrolifere condussero a guerre interne ma la più importante fu quella delle tredici colonie nordamericane nord americane che si ribellarono contro la madrepatria, la Gran Bretagna, nota come la Guerra d’Indipendenza Americana (1775-‐1783) nel corso delle quali le potenze europee si schierarono su diversi fronti, portando il conflitto anche nelle Antille, in India e in Europa: la Francia, la Spagna e le Province Unite con i ribelli mentre l'Assia e l'Elettorato di Hannover in favore degli inglesi. Il trattato di Parigi, firmato nel 1783, pose ufficialmente fine alla guerra, già conclusa di fatto tra il 1781 e il 1782. Con la pace, gli Stati Uniti furono riconosciuti dal Regno Unito, che dovette cedere alla Francia il Senegal, Santa Lucia e Tobago, alla Spagna la Florida e Minorca e alle Province Unite le sue colonie asiatiche. La Gran Bretagna mantenne tuttavia il possesso delle Antille, del Canada e di buona parte dell'India.
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INDIANI D’AMERICA-‐ POCAHONTAS
Nel corso degli anni di guerre, colonizzazione ed espansioni i nord americani i non si fecero scrupolo di combattere ed espropriare le popolazioni indigene rappresentate, a esempi, dagli indiani d'America i cui diritti furono calpestati in particolare nel corso degli anni della colonizzazione tra 1800 e 1900 la colonizzazione del West ed eventi storici di unificazione degli
Stati del Sud e del Nord America che avviarono importanti riforme sostenute da lotte per l’uguaglianza e la parità dei diritti universali.
Il tema delle tutela dei diritti delle minoranze etniche indigene parte in America a seguito delle invasioni dei territori dell'ovest e dei massacri di numerosi gruppi di popolazione di Indiani d'America, di intere tribu' locali, che si opponevano alla colonizzazione da parte dei pionieri, supportati dall'esercito del governo statunitense, delle loro terre.
Giá alla fine del '700, dopo la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti (4 luglio 1776) che affermava che "Tutti gli uomini sono stati creati uguali", la corsa all’oro nei territori dell’ovest, il famoso West, aveva avviato quello che fu definito il genocidio di nativi d’America.
Episodi a cui Walt Disney ispira il suo film "Pocahontas" che introduce anche il concetto di unione interrazziale testimoniata dal matrimonio tra la protagonista Pocahontas con il capitano fu una donna nativa americana, figlia di Pocawhatan, potente capo di 30 tribù, che sposò un uomo inglese, John Rolfe, uno dei primi coloni inglesi imprigionato nel villaggio in cui Pocahontas viveva.
Pocahontas sposò John Rolfe e imbarcata dal porto di Boston giunse a Londra venne battezzata e introdotta in società con il nome di Lady Rebecca, diventando una celebrità.
Una storia che richiama l’attenzione sull’abbattimento delle barriere culturali richiamando le tematiche dell’integrazione e dell’uguaglianza, sfide che ancora oggi sono tutte da giocare in molte realta' sociali per un reale riconoscimento dei diritti umani e della persona.
Tematiche alle quali Walt Disney, icona dell’America moderna, dedicò costante attenzione non solo attraverso la produzione del film sulla “Queen Pocahontas” come era soprannominata in Inghilterra la moglie di John Rolfe ma tramite la valorizzazione di ideali che scaturivano da un esperienza a cavallo tra due guerre mondiali in un importante periodo storico che ebbe una forte influenza nella sua entusiasmante vita che descriverò in inglese.
That’s why I will now switch to english.
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ENGLISH Walt Disney Walt Elias Disney was born in Chicago on December 5, 1901. His father Elias Disney was married with Flora Call Disney, who was German. He died on December the 15, 1966 leaving a cultural
heredity still acting as a reference all over the world.
In 1911 the Disneys moved to Kansas City where Walt and his younger sister Ruth attended the Benton Grammar School and Saturday courses at the Kansas City Art Institute.
In 1917, he moved with his family back to Chicago where Disney began the High School and took night courses at the Chicago Art Institute. He became the cartoonist for the school newspaper “The voices”, drawing patriotic topics and focusing on World War I. At the age of sixteen he tried to sign up for the Navy, but was turned down due to his age. Next, he and his friend Russell Maas attempted with same results the Canadian armed forces. As a final attempt, he applied to the Red Cross. changing from 1901 to 1900 the birth date.
10-‐year old Walt Disney (center right) at a gathering of Kansas City newsboys in 1912.
Walt and his friend were sent to France for a year, where Walt drove an ambulance but not on the frontline.
Walt actually had little contact with the ill and injured, instead becoming, as he was for the rest of his stay in France, an accomplished tour guide much in demand by visiting officials.
Disney as an ambulance driver immediately after World War I
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When Walt was not driving an ambulance, he did what he had always done -‐ draw -‐sketches for the canteen menu, designs on the canvas ambulance flaps, and caricatures for his friends to send to girlfriends and families (for a small fee).
In 1923 Walt moved back to California invited by his brother Roy Oliver and in 1920 they founded into their uncle garage the Disney Brothers Studio.
In 1928 , following a successfull series of animation films on “Oswald the Lucky rabbit”, he decided to create a much more simple cartoon called “Mickey mouse” whose first booklet arrived in Italy only in 1932. In 1940 “Pinocchio” and “Fantasia” represented , after “Snowwhite” in 1937, the most famous technicolor films.
Walt Disney over than a designer cartoons and a genius, was a very amazing person. From his life he learned some lessons, that are still valid for everybody .
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Walt Disney: Lessons learnt
One of the most successful people that we all know and love is none other than Walt Disney. Walt Disney is the famous voice and creator of Mickey Mouse and the founder of Disneyland. His achievements in the world of animation garnered him multiple awards and international fame.
Walt Disney had humble beginnings; he was not born a success, instead he made his own success.
Here are 5 things that you can learn from one of the most successful entrepreneurs in history.
1. Do What You Love
The first thing that we can learn from Disney as an entrepreneur is his love for drawing. He loves to draw so much that he draws in his spare time and he even draws while working as an artist. He devoted most of his life to his art that he was even willing to work other jobs just to fund his passion.
Just imagine how fun it would be for him to wake up everyday to go to his studio and do what he loves to do. That scenario is a lot
more enticing compared to waking up everyday and going to a job that drains the life out of you.
Disney went through a series of odd jobs and even became an ambulance driver in the army during World War I along with his friend Ray Kroc (the man who made McDonalds what it is today); and throughout this journey, Disney found his love for drawing.
2. Take What You Do Seriously
Whenever Walt Disney made his cartoons he always did so with the focus of a lion stalking his prey. He always paid attention to every detail and dealt with things with the utmost care. He never took his art and talent for granted.
Never would you find Walt Disney in his studio just slacking off and procrastinating on his projects; he always took the lead when it came to doing what he loves and he would never put his passion on the back burner.
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3. Do It For Others
Whenever Walt Disney created animated shorts back then he never did it just for himself; he never hid his creations from the world, but instead he would always find ways in which he could share his work with others.
He had a lot of comics back in the day and he would always find ways to share it with the public. He joined his school’s publications as a comic artist, and he even took a job in a local newspaper as none other than a comic artist.
Walt Disney’s works teach us a lot of things, such as the value of love for friends and family, hope for the good and his most important lesson: good will always triumph over evil.
4. Never Just Settle With Your First Success
One thing that you would definitely notice about Walt Disney is that after one accomplishment he would immediately start on another project. After finishing his legendary film “Snow White and the Seven Dwarves”, Disney immediately went to work on other feature films such as “Bambi”, “Fantasia” and many others.
After creating Mickey Mouse, Disney didn’t stop at just him. Instead he went on and created Minnie Mouse, Donald Duck, Pluto and many other iconic characters even for today’s generation. He was never content with what he had done because he always wanted to achieve more and grow with his dreams. He also didn’t stop with just one Mickey Mouse design, he kept redesigning his creation so that it would be better every time.
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5. Don’t Let Obstacles Stop You
When Walt Disney first started to work on Snow White, his wife and own brother did all they could to convince him to stop. The Snow White project was even termed as “Disney’s Folly”, and halfway across production he ran out of money to continue the work. Most people in this situation would just quit and get whatever they can out of what’s left, but for Disney he persevered. He decided to travel around and show clips of the raw film to producers in hopes of them funding his project; in the end this attempt was what saved his studio and allowed him to finish the classic Snow White film. When Snow White was finally featured it received nothing short of a standing ovation. The success of the film put Disney in the Golden Age of Animation, and allowed him to start on all of his other feature films. He could have cashed in and went his separate ways from the animation world, but his hopes and his dreams where too strong to fold. Walt’s decision to ‘full steam ahead’ is really what allowed him to define a generation with his iconic creations.There are a lot of other things that you can learn from other successful people, but most likely those things are either the same or at least, they are related. Here are only 5 things that you can learn from Walt Disney. His success has definitely served as an inspiration to a lot of people and even after his death, his legacy still carries on.
Walt Disney Quotes To Live By “All our dreams can come true, if we have the courage to pursue them” “When you believe in a thing, believe in it all the way, implicitly and unquestionable” “You can design and create, and build the most wonderful place in the world. But it takes people to make the dream a reality” “If you can dream it, you can do it. Always remember that this whole thing was started with a dream and a mouse.” “It’s kind of fun to do the impossible.” “The way to get started is to quit talking and begin doing.”
Through the decades Walt Disney was very active also following the invitation of the US Department in collaborating for several productions against Nazism and racism. He spent a lot of attention on human rights often recalled also in the storyboards of his films making direct or indirect references to many historical events.
To better deal with these arguments Italian will be better …
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STORIA
Industrializzazione, diritto di voto alle donne, contrasto al nazismo
I diritti della persona furono oggetto di attenta considerazione tra la fine dell' 800 e la meta' del '900 a partire dai principi enunciati nel corso della Rivoluzione Francese di liberta', uguaglianza e fraternitá che attraversarono l'Europa e l'Oceano giungendo in America dove, anche a seguito di dure lotte tra Nord e Sud, si giunse alla Costituzione degli Stati Uniti d'America che rappresentò nel 1787 la pietra miliare per l'indicazione di principi e di diritti universali che sollecitarono anche in Europa l'adozione di norme fondamentali per la liberta' , il lavoro, la parita' di diritti per le donne tra cui quello riguardante il diritto al voto attraverso elezioni democratiche garantite dal suffragio universale.
L'industrializzazione aveva radicalmente cambiato dalla fine dell' '800 la societá e la vita delle persone.
Nelle Nazioni in cui si erano realizzati piú rilevanti progressi sviluppi e progressi sul piano economico e sociale il crescente benessere aveva determinato anche una maggiore emancipazione delle donne che cominciarono ad avanzare critiche e proteste al sistema di partecipazione alla vita politica che non garantiva pari diritti e dignitá al sesso femminile in contrasto con i principi per i quali tanto gli uomini quanto le donne avevano lottato per giungere ad un organizzazione democratica delle nuove e moderne societá industriali.
Anche in Italia le donne avevano fatto il loro ingresso nelle industrie meccaniche e tessili e anche grazie alle associazioni femminili, come ad esempio l’Associazione Generale delle Operaie nata e sostenuta a Torino su iniziativa della Regina Margherita di Savoia, le donne cominciarono a mettere in discussione la differenza di trattamento e delle condizioni di lavoro manifestando a difesa di pari diritti e dignità per le donne.
In tutto il mondo numerosi movimenti femminili si svilupparono tra fine '800 e '900 con la finalitá comune e condivisa di reclamare il diritto per le donne al "suffragio" femminile definito come "l'esercizio di espressione o dichiarazione tramite il voto della propria volontá nei procedimenti elettivi o deliberativi".
Per questo motivo le donne che lottarono attuando azioni dimostrative di protesta, incatenandosi a ringhiere, vennero chiamate suffragette, un termine che finí per coincidere in parte con il concetto di femminismo.
Il movimento delle suffragette, come movimento nazionale volto a chiedere il suffragio femminile, vide la luce nel Regno Unito solo nel 1872.
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Potrá sembrare singolare ma il tema fu molto caro a Walt Disney che nel film Mary Poppins inserisce volutamente la figura della benestante moglie di un banchiere londinese che manifesta a sostegno dei diritti che nella realtà storica fu sostenuta in quegli anni dalla Società Nazionale per il suffragio femminile (National Union of Women's Suffrage) fondata nel 1897 e attiva in Inghilterra sino ai primi del '900, anni in cui movimenti femminili ripresero nuovo vigore fondando, nel 1903, l'Unione sociale e politica delle donne (Women's Social and Political Union -‐ WSPU), con il preciso intento di far ottenere alle donne il diritto di voto politico, concesso solo agli uomini tranne che per le elezioni ai consigli municipali e per le elezioni di contea.
Una suffragetta, Emily Davison, morì durante i disordini al Derby di Epsom del 1913, molte vennero incarcerate e iniziarono lo sciopero della fame emulando Marion Dunlop, la prima suffragetta ad attuare tale forma di protesta.
Il movimento delle suffragette si sviluppò in forme simili in vari paesi.
Negli Stati Uniti, a partire dal 1869, si verificarono movimenti analoghi a quelli inglesi, ma le donne riuscirono a ottenere il suffragio universale solo nel 1920, dopo la fine della prima guerra mondiale.
In Germania le donne ottennero tale diritto nel 1919. In diversi altri paesi la conquista del suffragio universale fu più tortuoso.
La Francia, ad esempio, che pure aveva avuto già nella rivoluzione francese una prima presa di coscienza, concesse il diritto solo nel 1945.
La Svizzera riconobbe il diritto di voto alle donne solo nel 1971.
In Italia il percorso fu in parte rallentato dalla unificazione avvenuta solo nel 1861. Nel 1919 le donne ottennero l'emancipazione giuridica, e pure papa Benedetto XV si pronunciò pubblicamente favorevole al diritto di voto alle donne.
Storicamente, ai primi nuclei femminili organizzati di inizio Novecento, aderirono inizialmente le donne della borghesia, alle quali si affiancarono successivamente cattoliche e socialiste. Tra queste ultime, da ricordare in modo particolare Anna Kuliscioff.
Fu solo il 30 gennaio 1945,quando l'Italia era ancora in guerra, che il Consiglio dei Ministri dell’Italia Libera presieduto da Bonomi approvò il decreto legge De Gasperi-‐Togliatti che
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prevedeva il diritto di voto esteso a tutti gli italiani che avessero 21 anni compiuti. Le donne votarono, per la prima volta, il 2 giugno 1946, per l'elezione dell’Assemblea costituente e per il Referendum per la scelta tra monarchia e repubblica.
Il principio, stabilito dal decreto legge del 1945 e firmato dal Luogotenente generale del Regno Umberto di Savoia, venne ripreso in seguito dalla Carta costituzionale italiana, entrata in vigore nel 1948 dopo la conclusione della seconda guerra mondiale.
Fu questo uno dei numerosi progressi nel campo della tutela dei diritti umani anche come contrapposizione all'abolizione dei diritti attuata da nazismo e fascismo e alle atrocità della seconda guerra mondiale che avevano visto nel NAZISMO la imposizione di concetti razzisti e di violenza estrema culminati nell’invasione di numerose Nazione europee da parte della Germania con le truppe del Terzo Reich di Adolf Hitler. Walt Disney produsse per il Dipartimento di Stato USA molti cartoon che sbeffeggiavano il nazismo e provvide a fornire gli EMBLEMI alle forze armate .
Walt Disney rielaborò anche le trame di alcuni romanzi Il magico pomo d'ottone ovvero, come diventare una strega in dieci facili lezioni (The Magic Bed Knob; or, How to Become a Witch in Ten Easy Lessons), del 1943, e Falò e manici di scopa (Bonfires and Broomsticks) scritti da Mary Norton.
Nei cinema Pomi d'ottone e manici di scopa parte dalle vicende risalenti all'agosto del 1940, nel mezzo della seconda guerra mondiale, quando il governo britannico tenta di sfollare i bambini nelle campagne per proteggerli dai bombardamenti che l'aviazione tedesca infligge a Londra. Il film ipotizza uno sbarco dei tedeschi in Inghilterra contrastato da un esercito di armature di condottieri di epoca “risvegliati” dalla divertente magia di formule pronunciate in latino.
Nella realtà storica non ci fu mai uno sbarco in Inghilterra ma un tragico e estenuante bombardamento che non scalfì la tenacia e l’orgoglio britannici rappresentati con molta efficacia dalla figura eccezionale di Winston Churcill, il Primo Ministro di cui è famoso il suo segno V di Victory in risposta alle V2, i primi missili di medio raggio,realizzati dai fisici ed ingegneri tedeschi, tra cui il barone Wernher Magnus Maximilian von Braun, che attraverso nuove tecnologie costruirono armi incendiarie e di distruzione di numerosi quartieri di Londra a partire dal settembre del 1942.
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TECNOLOGIA
Spazio, elettronica, energia
Non è molto noto che dietro la progettazione delle V2 vi erano famosi fisici tra cui il barone Wernher Magnus Maximilian von Braun (Wirsitz, 23 marzo 1912 – Alexandria, 16 giugno 1977) uno scienziato e ingegnere tedesco naturalizzato statunitense, una delle figure principali nello sviluppo della missilistica in Germania.
Prima e durante la seconda guerra mondiale lavorò allo sviluppo dei razzi in Germania, campo in cui ottenne successi senza precedenti. Fu responsabile del disegno e della realizzazione dei razzi V-‐2 che colpirono Londra nel corso del secondo conflitto mondiale. Dopo la guerra, assieme ad altri scienziati del suo gruppo, si consegnò alle forze statunitensi che, comprendendo il suo alto valore di uomo e di scienziato, lo impiegarono immediatamente nello sviluppo del programma spaziale americano di cui é considerato il capostipite venendo assimilato definitivamente nella NASA.
Negli anni di collaborazione con la NASA, fu direttore del nuovo Marshall Space Flight Center nonché progettista del veicolo di lancio Saturn V, il superpropulsore che portò la missione Apollo sulla luna nel 1969, il vero coronamento di tutta la sua opera scientifica. Come definito dalla NASA, egli è
"indubbiamente il più grande scienziato dei tecnica missilistica ed aerospaziale della storia".Nel 1975 ricevette la National Medal of Science.
Von Braun pur dedicandosi alla progettazione di razzi e tecniche spaziali "per la realtà", non smise mai di inseguire il suo sogno di ingegnere-‐scienziato di un mondo futuro nel quale i razzi potessero essere utilizzati in modo versatile per l'esplorazione dello spazio ancora sconosciuto.
Nella speranza che queste sue teorie potessero attrarre sempre più il pubblico internazionale sul tema della conoscenza dello spazio, dei viaggi spaziali e delle tecniche di navigazione nello spazio, von Braun iniziò a lavorare anche con Walt Disney e coi Disney Studios come direttore tecnico, iniziando con tre film per la televisione dedicati all'esplorazione dello spazio. La prima di queste opere fu Man in Space, che venne trasmesso per la prima volta il 9 marzo 1955, riuscendo catturare 42 milioni di spettatori in un inatteso successo. L'avventura dell'uomo nello spazio é l'esempio piú importante del progresso tecnologico degli anni'60 e della possibilita' di avvalersi di una branca determinante, la robotica, per l’opportunità di poter operare in condizione estreme rappresentate da bassissime altissime temperature, l'assenza di ossigeno, l'assenza di gravita' .
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La constante crescita nel settore dell’elettronica, nella miniaturizzazione dei circuiti elettronici nei quali gli elettroni circolano non solo producendo energia, come avviene nei circuiti elettrici; l’utilizzo di resistori, condensatori, induttori, semiconduttori, diodi, transistor garantì l’elaborazione dei segnali elettrici rendendo utilizzabile l’energia degli stessi elettroni e consentendo la realizzazione di apparecchi che, dalle grandi tecnologie, incominceranno ad essere impiegati nei tanti apparecchi elettronici di uso quotidiano. Grazie
all’elettronica fanno il loro ingresso nelle case nuove macchine elettroniche, sempre più elaborate e “robot” domestici che oggi sembrano scontati ma che negli anni ’60 influenzarono tempi di vita e di lavoro: lavatrici, frigoriferi, forni, lavastoviglie, asciugacapelli, ferri da stiro contribuirono anche a cambiare il ruolo della donna influenzandone la sua maggiore partecipazione alla vita produttiva nel mondo del lavoro. Lo sviluppo tecnologico ha anche consentito nel corso degli anni un particolare impegno nella ricerca e nello sviluppo di nuove fonti energetiche, una delle tematiche più sensibili per la sopravvivenza dell’umanità e la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo. L’energia di Monster & Co La fantasia di Walt Disney, nel moderno cartone animato “Monster & Co”, in cui i mostri, dipendenti della “Monster & Co Industry” hanno come occupazione quella di ricavare energia dalle grida spaventate dei bambini consente di fare alcune riflessioni sulle cosiddette energie alternative rispetto alle fonti tradizionali. E’ poco probabile che nel futuro si possano sviluppare modalità di produzione di energia a partire da onde sonore, le urla dei bambini , impauriti nel loro sonno da alieni a spasso tra le dimensioni spazio-‐temporali di due mondi paralleli. E’ tuttavia da considerare che molte fonti di energia che in passato non si immaginava potessero essere prese in considerazione oggi sono rese sfruttabili attraverso lo sviluppo delle conoscenze e della ricerca. L’Energia Le basilari fonti d’energia, sono l’energia potenziale e l’energia cinetica. Un corpo immobile possiede energia potenziale ossia l’energia che potrebbe produrre se si muovesse. Quando un corpo è in movimento trasforma l’energia potenziale in cinetica. Le fonti di energia più importanti sono quelle che sono economicamente sfruttabili; sono divise in due categorie: Fonti non rinnovabili Le cosiddette fonti non rinnovabili o esauribili hanno tempi di rigenerazione talmente lunghi (milioni di anni) che una volta sfruttate si considerano esaurite. Sono quelle che si sono formate
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nel corso di milioni di anni, come i combustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale) o addirittura al momento della formazione del nostro pianeta, come l’uranio. La disponibilità di queste fonti, per quanto grande, è limitata ed esse costituiscono una sorta di magazzino energetico della Terra. Le fonti non rinnovabili si distinguono in: -‐ risorse: la concentrazione naturale di materiali solidi, liquidi o gassosi nella o sulla crosta terrestre in forma tale che l’estrazione del materiale sia potenzialmente o effettivamente realizzabile e riutilizzabile. Il problema delle risorse, come dicevo prima è stato sempre in primo piano, il timore dell’uomo, spesso fondato, di non poterne disporre a sufficienza. -‐ riserve: la riserva definisce la quantità disponibile di una risorsa naturale, accertata mediante prospezioni e studi, che può essere sfruttata economicamente dall'uomo mediante le tecnologie esistenti. Solo una parte delle risorse naturali disponibili, quindi, possono considerarsi riserve. La definizione di riserva ha quindi due elementi fondamentali: -‐ la tecnologia esistente -‐ il mercato, quindi la convenienza economica Le riserve variano nel tempo a seconda di diversi fattori: -‐ le innovazioni tecnologiche -‐ le condizioni future del mercato e le variazioni di prezzo Nei giorni nostri la quantità rimasta di varie riserve esistenti è molto preoccupante per il nostro futuro. Le stime sono approssimative ma molto presto si dovranno trovare fonti d’energia alternative. Fonti rinnovabili Alcune fonti sono rinnovabili, cioè forniscono energia che si rigenera in continuazione mediante trasformazioni chimiche (come le biomasse) o fisiche (come l'energia idrica, solare, eolica, ecc). In particolare il sole, il vento, l’acqua, le maree, il calore della Terra sono fonti inesauribili, sempre disponibili e che non finiranno mai, o meglio, anche ad esempio l’energia del sole un giorno avrà fine, ma si parla di tempi lontanissimi, tempi che non interessano l’umanità. Le biomasse, invece, sono in grado di rigenerarsi in tempi confrontabili con quelli della vita dell’uomo. Nel caso della legna, per esempio, è possibile avere sempre a disposizione del combustibile, pur di consumarne solo una quantità limitata e di preoccuparsi di riforestare laddove sono stati abbattuti gli alberi. Il nostro pianeta è la nostra ricchezza, la natura è la nostra madre, da dove ogni cosa è nata e dove ogni cosa ritorna. Il recente film “AVATAR” di James Cameron, si proietta nel futuro dove, grazie a tecnologie avanzate, dei marines e dei soldati, viaggiano per 6 anni nello spazio arrivando in un pianeta chiamato “Pandora” dove vivono degli indigeni giganti ma con un forte legame con la natura. Gli scienziati delle basi umane stabilitesi per studiare questo pianeta e questi indigeni, sviluppano un modo per trasferirsi nel corpo di un indigeno per entrare in contatto con questi popoli. Il protagonista James Sully, alla fine decide di diventare definitivamente un Navì (questo è il nome del popolo), preferendo questo pianeta completamente incontaminato dall’uomo che la Terra dove ormai non è rimasto più nulla. Nel film James dice, riferendosi alla capo tribù che cerca di salvare la vita alla sua amica: “Guarda nei ricordi di Grace, guarda da dove veniamo, lì non c’è più verde, lì hanno ucciso la loro madre e faranno lo stesso anche qui.”
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E’ una frase molto vicina alle realtà con cui i grandi della terra si confrontano periodicamente senza, purtroppo, mai giungere ad una strategia mondiale definitiva di vera tutela dell’ambiente e di sviluppo sostenibili. Alla fine del film “Avatar” il tentativo di colonizzare questo affascinante quanto pericoloso pianeta viene ostacolato e tutto l’equipaggio di invasori del pianeta viene spedito a casa. C’è da sperare che un lieto fine ci possa essere anche nella nostra realtà e che si comprenda che l’inquinamento industriale e lo sfruttamento irrazionale delle risorse possano essere presi in seria considerazione dai Governi evitando di lasciare alle generazioni future un problema irrisolvibile. Anche Wall-‐e, uno dei più recenti film della Disney, fa una proiezione nel futuro, triste ma anche realista, di quando tutte le fonti d’energia rinnovabili e non, si saranno esaurite, quando l’inquinamento non permetterà più la vita sulla terra, quando tutte le foreste saranno abbattute e quando non resterà più nulla tranne che megalopoli abbandonate, tempeste solari e bufere e, come nel film, piccoli robot che imballano i rifiuti su pile gigantesche. Questo film, riprende tutto l'entusiasmo di Walt Disney per la tecnologia più avanzata e la robotica, fondendola con la sua passione per lo spazio, stimolando la fantasia sulle più ambiziose ipotesi, condivise da Von Braun, di mega astronavi create dall’uomo per sfuggire al disastro ecologico terrestre e dalla scomparsa delle piante che contribuivano a rendere respirabile l’atmosfera grazie alla fotosintesi clorofilliana. Le varie forme di energia hanno caratteristiche tecniche ed economiche che le rendono più o meno convenienti ed utilizzabili. L’energia, per essere conveniente deve essere: -‐ Conservabile: il petrolio e i suoi derivati si possono conservare senza problemi, più a lungo delle altre forme d’energia. Una fonte di energia rinnovabile come il calore non può essere conservato perché si disperde nell’ambiente dopo un certo arco di tempo. -‐ Trasportabile: deve essere facilmente trasportabile da un continente ad un altro in modo da renderla disponibile per tutti. Anche qui il petrolio e l’energia e elettrica e chimica contenuta in esso è conveniente. Si possono trasportare facilmente e per lunghe distanze, anche se è molto pericoloso: sono state molte le vole che le navi contente petrolio e altre sostanze chimiche, subendo danni, rilasciano queste sostanze dannose per l’ecosistema marittimo. Per questo bisogna fare molta attenzione. -‐ Facilmente Convertibile: in questo modo si possono convertire energia meno pregiate in energie utilizzatissime e convenienti come l’energia elettrica e l’energia meccanica. Ormai il mondo d’oggi è davvero “dipendente” dagli idrocarburi come il petrolio perché sono ormai alla base dei mezzi di trasporto in tutto il mondo, come lo era il carbone in passato. Molte sono le ricerche rivolte a sviluppare energie alternative “pulite” e non è del tutto inverosimile prevedere che in un prossimo futuro l’uomo possa realizzare di ottenere attraverso tecnologie e materiali sempre più avanzati l’energia da fusione nucleare, l’energia che alimenta il sole e le stelle, l’energia dell’universo.
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SCIENZE La nascita dell’universo, il “Big Bang” e la vita delle stelle L’Astronomia ( dal greco astron:”stella”) è una scienza antichissima che ha ricevuto un fortissimo impulso nel XX secolo grazie ai grandi progressi tecnologici che hanno permesso sia lo sviluppo di grandi telescopi stellari che il lancio di modernissime sonde spaziali recanti “occhi” elettronici capaci di andare ben oltre lo studio tradizionale dei corpi celesti che per secoli ha affascinato illustri scienziati di tutti i tempi tra cui Galileo Galilei. Sviluppo moderno dell’Astronomia è la Cosmologia, la parte di Astronomia che studia l’origine e l’Evoluzione dell’Universo o cosmo (dal greco “kosmos”: ordine, armonia. L’Universo è nato 14 miliardi di anni fa e ancora oggi è in continua espansione. La nascita dell’Universo si è verificata attraverso un’enorme esplosione, chiamata dagli scienziati il Big Bang. Il Big Bang Il Big Bang è finora la teoria più attendibile riguardo l’origine dell’Universo Negli ultimi decenni a sostegno di questa teoria è stata scoperta la cosidettta radiazione fossile: un’esplosione di dimensioni tanto gigantesche, avrebbe sicuramente lasciato tracce di energia; questa energia infatti venne scoperta sooto forma di radiazioni elettromagnetiche, ancora presente nello spazio dopo miliardi di anni dall’esplosione. 14 Miliardi di anni fa, l’intero universo era compreso in una bolla migliaia di volte più piccola di una capocchia di spillo, ma più calda e più densa di qualsiasi cosa possiamo immaginare. Poi, improvvisamente, questa bolla esplose e nacque l'universo come noi lo conosciamo. Tempo, spazio e materia hanno tutti avuto inizio con il Big Bang. In una frazione di secondo, l'universo crebbe, da dimensioni inferiori a quelle di un singolo atomo, fino a superare quelle di un'intera galassia e continuò a crescere ad un ritmo incredibile. L'espansione continua ancora oggi. Mentre l'universo si espandeva e si raffreddava, l'energia si trasformò in particelle di materia e antimateria. Questi due tipi opposti di particelle, si distrussero reciprocamente, ma una parte della materia riuscì a sopravvivere e le particelle più stabili, chiamate protoni e neutroni, iniziarono a formarsi quando l'universo aveva un solo secondo di vita. Nei tre minuti successivi, la temperatura calò a 1 miliardo di gradi centigradi, abbastanza per permettere a protoni e neutroni di unirsi e formare nuclei di idrogeno ed elio. Dopo circa 300.000 anni, la temperatura dell'universo scese intorno ai 3.000 gradi. I nuclei riuscirono finalmente a catturare gli elettroni per formare gli atomi e l'universo si riempì di nubi di idrogeno ed elio che a poco a poco si riunirono in nubi rarefatte di gas cosmico che oper effetto della gravità si contrassero dando vita su stesse finchè non diedero vita, dopo 400 milioni di anni dal Big Bang, alle prime stelle.
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La nascita, la vita e la morte delle stelle
Come le persone, le stelle nascono, invecchiano e muoiono La nascita delle prime stelle è sicuramente riconducibile a quella dell'intero universo, configurabile nella teoria, attualmente la piu' accreditata, del Big-‐Bang. I loro luoghi di nascita sono enormi nubi di gas freddi e polveri dette "nebulose". La più famosa è la nebulosa di Orion, appena visibile a occhio nudo. Gli osservatori a infrarossi sono in grado di rilevare il calore proveniente dalle stelle invisibili che si formano all'interno di queste nubi. Uno dei più potenti è l'osservatorio spaziale Herschel dell'ESA, lanciato nel maggio 2009. Herschel studierà per almeno tre anni le nubi polverose in cui si formano le stelle grandi e piccole. Le stelle quindi continuano a formarsi, a partire da materiale interstellare, ricco di polveri e gas, che vaga per lo spazio galattico. Man mano che la nube diventa più piccola, si divide in ammassi per effetto delle reciproche interazioni gravitazionali fra le particelle, detti comunemente globuli di Bok, ognuno dei quali, alla fine, diventa così caldo e denso da dare inizio a reazioni termonucleari e dando inizio a sua volta al processo della nucleo-‐sintesi stellare, nel quale l'idrogeno si fonde in elio con conseguente produzione di enormi quantità di energia. Quando la temperatura raggiunge 10 milioni di gradi centigradi, l'ammasso diventa una nuova stella. Dopo la nascita la maggior parte delle giovani stelle si trova al centro di un disco piatto di gas e polveri. La maggior parte di questo materiale viene prima o poi espulso dalle radiazioni stellari. Prima che questo accada, si possono formare pianeti attorno alla stella centrale. Le stelle sono corpi celesti caldissimi che possono arrivare a temperature di milioni di gradi. Sono composte da idrogeno (80%) e elio (20%) e molti altri elementi chimici. Tutto questo avviene nell'arco di milioni di anni, in maniera piu' o meno veloce a seconda della massa iniziale della nube, sino ad arrivare ad un punto, definito sequenza principale, la fase di maggior attività di ogni stella, che durerà per un tempo dipendente dalla quantità di materia. Infatti, tanto piu' sarà la massa stellare, di altrettanto la stella brillerà di splendore, bruciando però piu' velocemente le proprie risorse energetiche. Di conseguenza le stelle massiccie avranno una vita inferiore rispetto a quelle di dimensioni minori. A questo punto inizia inoltre un meccanismo di autoregolazione dell'attività stellare, che permette
ad ogni stella di dosare le proprie risorse energetiche. In pratica ad ogni abbassamento di temperatura, corrisponderà una contrazione del corpo stellare, e quindi un riscaldamento, viceversa ad ogni aumento di essa
corrisponderà invece una dilatazione, e perciò un raffreddamento.
Morte della stella Successivamente, quando il combustibile nucleare inizierà ad esaurirsi, ossia quando tutto l'idrogeno si sarà tramutato in elio, il nucleo centrale della stella non riuscirà piu' a produrre quella quantità di energia necessaria a contrastare le forze gravitazionali, che così torneranno a contrarre l'astro. I conseguenti aumenti di temperatura, riscaldando gli strati adiacenti al nucleo, causeranno l'espansione degli strati gassosi esterni, che liberi ormai da vincoli gravitazionali, si estenderanno per centinaia di milioni di km (gigante rossa). Per le fasi successive gli studiosi pensano che il
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nucleo stellare continui a contrarsi dando fondo a tutte le risorse energetiche. Gli ultimi elementi fonderanno allora in altri sempre piu' pesanti (idrogeno, elio, carbonio, ecc...), sino a raggiungere uno stato di squilibrio dove, a seconda delle dimensioni della stella, essa evolve in differenti maniere Facendo infatti riferimento ad una massa pari a quella del Sole, abbiamo che le stelle concludono la loro vita in:
• Nana bianca -‐ lo stadio finale di quelle con massa fino ad 1,4 masse solari. In essa
praticamente, dopo l'espulsione degli strati esterni, rimarrà un involucro gassoso in espansione che creerà una nebulosa planetaria, al centro della quale vi sarà il nucleo stellare che, essendo composto da materia degenerata per le intense forze gravitazionali, non irradierà più energia, raffreddandosi quindi in maniera molto lenta sino a diventare una nana nera.
• Stella di neutroni -‐ se la massa è compresa fra 1,4 masse solari fino ad un valore di 2-‐3 volte tanto. In questo caso il corpo stellare, passando per una fase di supernova, espanderà gli strati esterni espellendo piu' o meno violentemente la materia che creerà poi un involucro gassoso in rapida espansione. Il nucleo invece, diminuendo le proprie dimensioni, aumenterà allo stesso tempo la densità, così da risultare alla fine una sfera estremamente compatta (con un diametro di una decina di km), che per effetto delle grandi forze risultanti e dell'intenso campo magnetico, inizierà a girare vorticosamente attorno al proprio asse emettendo particolari impulsi sotto forma di onde radio (pulsar). La composizione della materia subirà inoltre cambiamenti radicali mutando tutti i propri elettroni e protoni in neutroni.
• Buco nero -‐ quando la massa ammonta ad oltre 3 volte quella del Sole. In questo caso la stella inizia a contrarsi per effetto delle grandi forze gravitazionali, ed in maniera molto piu' massiccia, che non nelle stelle di dimensioni minori. La densità crescerà allora all'infinito dando inizio ad una fase di contrazione, che nemmeno la degenerazione della materia riuscirà ad arrestare, mentre di pari passo aumenteranno le sue capacità attrattive, sino ad impedire persino alla luce di sfuggire
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Classificazione stellare Analizzando la luce stellare si può vedere come questa, attraversando un prisma, venga rifratta nello spettro, ossia nell'insieme delle componenti della luce di diversa lunghezza d'onda, le quali forniscono praticamente delle informazioni riguardo alla struttura ed alla composizione delle
stelle.
Come criterio di classificazione si usano allora le caratteristiche spettrali, e quindi la temperatura ed il colore, che portarono alla prima suddivisione delle stelle, ad opera di Angelo Secchi, in 4 gruppi fondamentali.
Successivamente agli inizi del '900 fù introdotto invece un nuovo sistema con la creazione di 6 gruppi principali (tipi o classi spettrali), indicati da lettere dell'alfabeto. Esistendo tuttavia delle stelle che presentano delle caratteristiche che ne impediscono la piena classificazione nelle classi precedenti, sono state create delle ulteriori 10 sottoclassi che vengono indicate con i numeri da 0 a 9. Le caratteristiche stellari sono state sintetizzate inoltre in un grafico da due scienziati, che da loro prende il nome di diagramma di Hertzsprung-‐Russel. In esso, inserendo sull'asse delle ordinate i dati relativi alla magnitudine assoluta, e su quello delle ascisse quelli relativi alla temperatura, si notano cinque gruppi che contraddistinguono le varie tappe dell'evoluzione stellare: supergiganti, giganti, nane bianche, nane rosse ed infine la sequenza principale, che comprende il numero piu' alto di corpi stellari, compreso il Sole.
Classe spettrale Tipo di stella Temperatura O-‐B Bianco azzurre 60000 -‐ 10000 A Bianche 10000-‐7500 F Bianche 7500-‐6000 G Gialle 6000-‐5000 K Arancio 5000-‐3000 M Rosso meno di 3000
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Italiano Giovanni Pascoli, Il fanciullino -‐ Peter Pan “Seconda stella a destra, questo è il cammino” … Il tema del fanciullo è stato affrontato dal Walt Disney “Peter Pan” in un film del 1953 basandolo sull'opera teatrale Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere di James Matthew . E’ un ininterrotta serie di avventure da sogno che hanno stimolato negli anni la fantasia di altri registi affascinati dalla “fairy tale” la fiaba della fatina Trilly, Campanellino, e dei bimbi sperduti che trovano accoglienza in una famiglia. Valori senza tempo che non sono solo una visione di Walt Disney ma soprattutto una sua grande interpretazione del sentire della gente che nei suoi film si sono riconosciuti tanto da piccoli, quanto da grandi.
Walt Disney ebbe la capacità di ideare attraverso l’uso del cinema di animazione e della musica prodotti di grande pregio e di grande apprezamento centrando la sua attenzione sulla possibilità di realizzare i sogni che diventano realtà attraverso la fantasia. Uno dei suoi motti era “If you can dream it, you can do it”. E’ universalmente riconosciuta a Walt Disney la capacità di risvegliare negli uomini e nelle donne di qualunque età , razza, condizione economica e sociale il “fanciullo” che è e rimane, per fortuna , in ciascuno di noi e che possiamo raggiungere quando vogliamo… Un’analogia molto forte con la concezione del fanciullino di uno dei grandi poeti italiani del ‘900: Giovanni Pascoli.
Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Da ragazzo fu nel collegio dei Padri Scolopi ad Urbino, quindi nei licei di Rimini e di Firenze. Nel 1867, il padre, mentre tornava a casa su un calessino trainato da una cavalla storna, rievocata in una poesia, fu ucciso. Non si seppe mai chi fosse l’assassino e il delitto rimase perciò impunito. Poco dopo la morte del padre, Pascoli perse anche la madre e le due sorelle: e la famiglia, composta prevalentemente di
ragazzi, cadde nella miseria e nel dolore. Il poeta poté giungere alla laurea, grazie ad una borsa di studio che gli permise di frequentare l’università di Bologna. Su questo fatto importante egli ha lasciato una commossa rievocazione nel racconto (quando adulto, molti anni dopo, il 9 febbraio 1896, Pascoli lo pubblicò su "Il Resto del Carlino", come benvenuto mentre Bologna festeggiava il Carducci per il suo il trigesimo quinto anniversario dell'insegnamento in quell' Università): "Ricordi di un vecchio scolaro". Certamente
le vicende tristissime della sua famiglia, a cui egli assistette da fanciullo, e poi le difficoltà
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economiche e gli ostacoli da superare, sempre solo, lasciarono un solco profondo nel suo animo ed influirono sul suo carattere e conseguentemente sulla sua poesia. Da professore insegnò a Matera e quindi a Massa ed a Livorno, ma, avendo assunto atteggiamenti anarchici, fu trasferito a Messina. Ma non fu un ribelle, anzi, alla maniera decadente si chiuse nel suo dolore, si isolò in se stesso, solo con le sue memorie e con i suoi morti. La sua ribellione fu un senso di ripulsa e di
avversione per una società in cui era possibile uccidere impunemente e nella quale si permetteva che una famiglia di ragazzi vivesse nella sofferenza e nella miseria. Non c’è ribellione nella sua poesia, ma rassegnazione al male, una certa passività di fronte ad esso: vi domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Egli accetta la realtà triste com’è, e si sottomette al mistero che non riesce a spiegare. La sua poesia non ha una trama narrativa e non è neppure descrittiva: esprime soltanto degli stati d’animo, delle meditazioni. E' l’ascolto della sua anima e delle voci misteriose che gli giungono da lontano: dalla natura o dai morti. Nel 1907 Giovanni Pascoli sviluppa una tematica destinata a contraddistinguerlo: il “fanciullino.
“È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi ma lagrime ancora e tripudi suoi. Quando la nostra età è tuttavia tenera, egli confonde la sua voce con la nostra, e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro, e, insieme sempre, temono sperano godono piangono, si sente un palpito solo, uno strillare e un guaire solo. Ma quindi noi cresciamo, ed egli resta piccolo; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare, ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce, ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello”. Il poeta Pascoli dice che esiste dentro di noi un fanciullino che nell'infanzia si confonde con noi, ma, anche con il sopraggiungere della maturità, non cresce e continua a far sentire la sua voce ingenua suggerendoci quelle emozioni e sensazioni che solo un fanciullo può avere. Spesso, però, questa parte che non è cresciuta non viene più ascoltata dall'adulto. Il poeta invece è chi è capace di ascoltare e dare voce al fanciullino che è in lui e di provare di fronte alla natura le stesse sensazioni di stupore e di meraviglia proprie del bambino. Il fanciullino prova sensazioni che sfuggono alla ragione, ci spinge alle lacrime o al riso in momenti tragici o felici, ci salva con la sua ingenuità, è sogno, visione, astrazione. Per Pascoli la voce del fanciullino che ciascuno ha dentro di sé da vita alla poesia, attraverso la quale sarà possibile esprimere con gli strumenti della metafora e dell’ analogia un mondo che si lascia cogliere dall'intuizione e non dal ragionamento. La poesia, secondo Pascoli, non deve proporsi uno scopo morale o educativo ma ha un compito civile e sociale. Pascoli vede nella poesia una voce, una realtà profonda comune a tutti gli uomini, che invita alla comprensione reciproca e alla pacificazione. Giovanni Pascoli fu definito un poeta impressionista per il suo modo di usare i versi e la sua poesia. Così come l’impressionismo rivoluziona la pittura tradizionale nella scelta dei soggetti, con una ricerca delle immagini, dei paesaggi da cogliere naturali “en plain air”, degli ambienti particolari come taverne, osterie, caffè all’aperto col soggetto illuminato dalla luce del giorno anziché da quella artificiale e così come l’impressionismo rinnova e reinterpreta le tecniche pittoriche
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cercando di restituire su tela ciò che l'occhio effettivamente coglie, cioè macchie luminose dai colori diversi, prevalenti sul disegno e con pennellate che accostano i colori senza mescolarli in una tavolozza ridotta ai colori dello spettro solare, evitando il nero, con un risultato di grande luminosità così Pascoli descrive i paesaggi naturali, i suoni e i colori trasmessi attraverso impressioni e suggestioni visive e sonore attraverso parole accostate, delle parole onomatopeiche dell’elisione del verbo, elementi per certi versi assimilabili e paralleli alla rivoluzione che si sviluppò in quegli anni nel mondo delle arti e della pittura.
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ARTE Matisse , Van Gogh, Gaugain -‐ Impressionismo, post-‐impressionismo, espressionismo (Fauves) Matisse è un simpatico gattino, con ambizioni artistiche in qualità di pittore, appartenente alla famiglia degli Aristogatti, film di Walt Disney che narra le vicissitudini di una famigliuola di gatti che vivono a Parigi nel periodo della Belle Epoque. E’ naturalmente solo una simpatica omonimia al grande pittore Henry Matisse e un aggancio per introdurre i vari movimenti artistici che a Parigi trovano la loro collocazione più importante nel Museo d’Orsay e nel Louvre. Tra questi l’impressionismo e l’espressionismo con grandi artisti come Matisse, Van Gogh e Gaugain.
L'Impressionismo è una tendenza artistica nata in Francia, a Parigi, nella seconda metà dell'Ottocento, precisamente tra il 1860 e il 1870 e durata fino ai primi anni del Novecento. Una precisa esperienza di gusto, un momento caratteristico e storicamente definito, identificano questa tendenza nella civiltà artistica moderna. Nel corso di circa 100 anni numerosi artisti hanno contribuito a caratterizzare
con rinnovate tecniche ed espressioni artistiche la cultura e l’arte come forma massima di espressione e di interpretazione della realtà. Caratteristiche della pittura impressionista erano i contrasti di luci e ombre, i colori forti, vividi, che avrebbero fissato sulla tela le sensazioni del pittore di fronte alla natura. Il colore stesso era usato in modo rivoluzionario: i toni chiari contrastano con le ombre complementari, gli alberi prendono tinte insolite, come l'azzurro, il nero viene quasi escluso, preferendo le sfumature del blu più scuro o del marrone. Fondamentale era dipingere al di fuori delle pareti di uno studio, a contatto con il mondo. Questo portò a scegliere un formato delle tele più facile da trasportare; risale a questo periodo anche l'invenzione dei tubetti per i colori a olio e al cavalletto da campagna, facile da trasportare. Il pittore cerca di fissare sulla tela anche lo scorrere del tempo, dato dal cambiamento della luce e dal passare delle stagioni. All’impressismo seguì un nuovo movimento artistico, il postimpressionismo che pose le premesse di uno degli stili fondamentali del Novecento: l’espressionismo. Il termine «espressionismo» nacque proprio in opposizione a quello di «impressionismo». I pittori impressionisti esprimono le proprie sensazioni visive. Esprimono, in sostanza, le emozioni del proprio occhio. I pittori espressionisti vogliono esprimere molto di più. Vogliono esprimere tutta le proprie emozioni interiori e psicologiche, non solo quelle sensoriali ottiche. Quello che storicamente viene definito «espressionismo», nasce intorno al 1905 con la prima mostra organizzata al Salon d’Automne, a Parigi. La settima sala della mostra fu denominata da un critico la “Cage aux Fauves” ossia la “Gabbia delle Belve”. Infatti le opere che vi erano esposte erano veramente strane e audaci e i principali autori erano Henri Matisse ,Andrè Derain e Maurice Vlaminck.
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In questo periodo nascono appunto tre gruppi artistici, in Francia ed in Germania: “Le Fauves”,”Die Brucke” e “Der Blaue Reiter”. “Le Fauves”-‐ Approfondimento di Henri Matisse Henri Matisse Henri Matisse, pittore francese esponente principale del movimento fauve, nasce in Francia, a Cateau-‐Cambrésis il 31 dicembre del 1869. Lo stile di Matisse nei primi anni è un naturalismo convenzionale che risente delle influenze accademiche dei suoi primi maestri, poi però, col passare del tempo, egli si avvicina all’arte contemporanea, soprattutto a quella degli impressionisti, che comincia a sperimentare, conquistandosi fama di ribelle. La caratteristica principale dell’arte di Matisse è l’uso del colore per la creazione di sagome e per l’organizzazione di piani spaziali: il colore diventa così lo strumento principale per la riuscita delle sue opere. Attorno al 1903 Matisse entra in contatto con il puntinismo di Henri Edmond Cross e Paul Signac, i quali, per raggiungere il massimo grado d’intensità cromatica, stanno sperimentando una nuova tecnica pittorica che consiste nel giustapporre sulla tela piccole pennellate (spesso "punti") di colore puro. Salon de Autumne-‐“Cage Aux Fauves” Due dei più bei quadri che Henri Matisse espose alla mostra furono la “Donna con cappello” e la “Finestra Aperta” anche se furono molto discussi e presi in giro dalla critica. Il vero intento di Matisse invece era quello di usare colori vivaci e pennellate veloci, per esprimere positività e allegria. “Donna con cappello” fu realizzato nel 1905 proprio per venire esposto alla mostra. E’ un olio su tela che oggi si trova al Museum of Modern Art a San Francisco.
Nella “finestra aperta” di Henri Matisse, i colori reali vengono alterati e sostituiti con colori vivaci. L’accostamento cromatico di colori così luminosi esprime la positività dell’artista e le pennellate creano il movimento delle onde del mare.
Anche la “Finestra Aperta” fu realizzato appositamente per la mostra nel 1905 e oggi è collocato al National Gallery of Art a Washington.
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Il Post-‐Impressionismo Le loro novità artistiche e stilistiche vengono preparate, dal 1880 in poi, dalla attività di tre principali pittori postimpressionisti: Van Gogh, Gauguin e Munch. In questi tre pittori la pittura non riproduce realtà visibili dall’occhio, ma riproduce il riflesso interiore della realtà esterna.
Le motivazioni all’origine dell’opera di questi tre pittori sono molto diverse, così come sono diversi i risultati ai quali giungono. Tuttavia, sia Van Gogh, sia Gauguin, sia Munch, esprimono una forte carica di drammaticità che li pone su un piano opposto rispetto all’impressionismo. L’impressionismo è stato connotato da una gioiosità di fondo. Al contrario l’espressionismo,
e tutto ciò che è venuto prima e dopo, a cominciare da Van Gogh, esprime sentimenti e sensazioni più intense e dolorose che toccano alcuni dei centri nervosi più profondi della natura umana. Uno dei quadri esposti al Museo D’Orasy è “Notte stellata” di Van Gogh, con i vortici “tormentati” e avvolgenti dove l'oscurità della notte si poggia sul paesaggio sottostante, come a volerne nascondere gelosamente i segreti. Il mondo ammaliante e fiabesco che Van Gogh vuole rappresentare in questo quadro, è interrotto dalla presenza cupa e inquietante del cipresso, sagoma prepotente che preannuncia il destino incerto dell'essere umano. Tutto parla d'incanto nella tela ma, mentre il villaggio riposa, il tratto del pittore si fa irrequieto e irregolare per catturare gli altrimenti inafferrabili tormenti dell'anima espressi anche nel suo “Autoritratto” in cui, nell'incessante ricerca di se stesso, Van Gogh realizza uno dei più significativi autoritratti, fonti di dolore e di domande allo specchio. Il pittore portò a termine questo quadro nel settembre del 1889 nel manicomio di Saint Remy, non appena si ristabilì da un'intensa crisi di follia durata due mesi, nel corso della quale cercò di suicidarsi ingerendo i colori. L'espressione del viso appare calma, ma negli occhi sembra essere vivida la scintilla della pazzia che sembra perforare e invadere l'animo di chi li scruta. Sembra quasi che voglia convincere se stesso della ritrovata sanità mentale, che è noto, non durò per lungo tempo.
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Paul Gaugain nasce nel 1848 a Parigi. Nel 1873 conosce Camille Pissarro, pittore impressionista francese, che gli da consigli importanti che influenzeranno il suo modo di dipingere. In Bretagna, regione francese, conosce Vincent Van Gogh quindi parte alla volta di Panama e Martinica. “Due donne tahitiane” è un bellissimo quadro di Paul Gaugain inlfuenzato fortemente dnella scelta dei suoi personaggi dall sua prolungata permanenza a Tahiti. Le donne tahitiane ritratte nei suoi dipinti, hanno un'aria distesa e rilassata e riflettono il mondo paradisiaco e flemmatico della Polinesia. Gaugain scelse Tahiti come luogo per evadere dalle sue difficoltà finanziarie e da tutte le costrizioni, e decise di dedicarsi alla ricerca del bello, immortalato nelle movenze quotidiane e all'apparenza banali di queste donne. Il pittore riesce a scavare nell'animo di queste donne dall'aria assorta e quasi assente e a rendere assolutamente prepotente il loro innegabile fascino.
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MUSICA Gli Aristogatti – JAZZ – L. Armstrong La musica Jazz Nata negli Stati Uniti tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. Il suo centro vero e proprio di nascita e sviluppo fu New Orleans, nella Louisiana. E’ derivato dalla fusione della musica inventata dagli schiavi neri, la cultura dei bianchi e gli strumenti tradizionali di entrambe le culture. Inizialmente i neri incontrarono molte difficoltà da un punto di vista sociale: erano emarginati a causa del colore della loro pelle, il Razzismo esisteva soprattutto allora. Successivamente però dall’ incontro tra la musica popolare europea e le tradizioni africane nacque la musica “Afro-‐Americana” che divenne patrimonio culturale americano. Infatti Artie Shaw fu un Jazzista bianco che per primo integrò i neri nella sua band composta da 2 bianchi e due neri. Una modalità tipicamente etnica del jazz era legata alle cosidette “Work song” .Gli Schiavi neri costretti, deportati dall’Africa e costretti a lavorare duramente nei campi, non avevano alcun diritto e alcuna libertà tranne quella di cantare. Così nacquero i Work Song che si dividono in due categorie: -‐Plantation Song(“canto di piantagione”) cantato nei campi; -‐Chain-‐gang Song(“canto delle catene”) cantato nella costruzione di strade ferrate e con le catene ai piedi (un esempio ne è la canzone “This Old Hammer”. Nella seconda metà dell’800 cominciò a diffondersi Il “Blues” che , come dice la parola “blue”, malinconia, descrive uno stato malinconico. Nel Blues le parole sono ripetute e spezzate dai breaks, per dare dare il tempo di improvvisare, per sottolineare i fatti narrati; è di solito formato da 3 frasi musicale, per un totale di 12 battute. Il ritmo è solitamente sincopato e la melodia è costruita con la scala blues, disposta in modo “sballato” conferendo tristezza e malinconia. Altra espressione del jazz fu il “Ragtime” , (tempo strappato, strapazzato) che fu la prima fondamentale forma che riproduceva il suono rauco e “dirty” (sporco). Si affermo grazie ad un pianista nero che incideva i suoi pezzi suoi rulli perforati delle pianole automatiche: Scott Joplin, il primo musicista nero che imparò a scrivere e leggere la musica. Il Ragtime si caratterizza per andamento veloce, la prevalenza di suono di un pianoforte con funzione ritmica e improvvisazione collettiva denomina “jam session”. Una jam session è una riunione (regolare o estemporanea) di musicisti che si ritrovano per una performance musicale senza aver nulla di preordinato, di solito improvvisando su griglie di accordi e temi conosciuti (standard). Il termine, che probabilmente deriva da "Jamu", una parola Youruba (Africa occidentale) significa "insieme in concerto", nasce negli anni venti negli ambienti jazz e si diffonde in seguito anche nel rock. La diffusione del jazz determinò la nascita di “Jazz Band” che erano composte da una sezione strumentale-‐melodica e una sezione ritmica. Inoltre si organizzarono anche le Marching Bands che avevano in repertorio blues, ragtime e musiche da ballo. Nei quartieri poveri di New Orleans vi erano anche i bianchi che si univano volentieri a band di neri, perché la musica non creava barriere razziste, anzi univa di più e al meglio due mondi e due culture diverse. Le prime band bianche Jazz furono chiamate Dixieland, ovvero della terra di Dixie a sud. La prima band Jazz bianca si formò nel 1913.
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Walt Disney colse in pieno lo stile “Jazz Band” nel cartone animato “Gli Aristogatti” in cui una band di gatti con il ritmo e la passione nell’esecuzione di una scatenata “jam session” riescono a distruggere la casa in cui erano abituati a riunirsi. Il jazz fu ovviamente oggeto di ammodernamento attraverso vari stili di cui quello più importante fu il cosiddetto “stile Chicago”derivato dall’adattamento dei neri alla frenetica e frivola Chicago. Il ritmo divenne più allegro e ballabile, per far divertire tutti. I piccoli gruppi strumentali erano composti da 5 a 7 esecutori. Il più importante rappresentatore di questo nuovo e moderno modo di suonare fu il grande Louis Armstrong, soprannominato “Satchmo” (Can’t Give You Anything But Love) . Una band numerosa emerse a New York, la Big Band, composta da 12 elementi e tra questi il grande Duke Ellington. Con la fine della Prima Guerra Mondiale Ellington e Armstrong ebbero un grande successo, ma con la crisi del ’29 si trasferirono in Europa, sicuri di riscuotere un grande successo. Uno degli stili più apprezzati fu lo “Swing” , nato nel 1935 a New York, città dove nacque una band
composta da bianchi e da neri, diciotto strumenti, la Swing Band, che suonava musica divertente e ballabile, diretta da un famoso clarinettista: Benny Goodman. Nel 1940 si affiancò un nuovo genere denominato “Bebop”, risposta dei neri ad un jazz che si era allontanato dallo stile iniziale. Come effetto, spariscono le Big Band e nasce l’Hot Jazz, quello originale di New Orleans, con musica da ascoltare e non da ballare, con melodie poco cantabili e armonie armonie che partono da melodie standard e variate improvvisando Il fondatore di questo nuovo modo di suonare fu Charlie Parker soprannominato Bird (“uccello”) per la sua abilità nel suonare il sassofono. La sua composizione più famosa fu Ornithology (Ornitologia) ossia la scienza che studia i volatili, proprio in rappresentanza del suo soprannome.
Ancora oggi il jazz rappresenta uno degli stili musicali più apprezzati e suonati a livello internazionale attraverso contaminazioni e variazioni che tuttavia trovano le radici nei grandi interpreti del jazz di cui si può ricordare l’importante contributo come quello, tra i tanti di Louis Armstrong.
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Louis Armstrong Louis Daniel Armstrong, trombettista jazz, è uno dei massimi esponenti di questo genere di musica e colui che ha dato un'impronta del tutto nuova alla musica afroamericana. Per quanto concerne la sua nascita vi è un piccolo retroscena che definisce anche un piccolo giallo. Armstrong ha sempre dichiarato di essere nato il 4 luglio (giorno di festa nazionale negli Stati Uniti) del 1900 ma, in realtà, studi recenti hanno dimostrato che il grande trombettista è nato il 4 agosto del 1901. "Satchmo" (questo il soprannome che gli verrà affibbiato: significa, grosso modo, "bocca a sacco") ebbe un'infanzia travagliata. I genitori si separano poco prima della sua nascita e il piccolo viene affidato alla nonna materna Josephine, mentre la madre, con tutta probabilità, si prostituiva. Le sue giornate trascorrono in bilico fra l'emarginazione e la delinquenza anche se, fortunatamente, un grande interesse nasce dentro di lui, un antidoto capace di allontanarlo da pericolose deviazioni e nello stesso tempo di "sollevarlo" da quello squallido ambiente: la musica. Nonostante la vita lo porti in riformatorio, Louis Armstrong trova il modo di far musica: entra a far parte prima del coro dell'istituto e successivamente della banda, dove inizia suonando il tamburo. Prende anche le prime lezioni di cornetta. Il merito è tutto del suo maestro, Peter Davis, che gli dà l'opportunità di studiare i rudimenti di questa sorta di tromba. La banda dell'istituto è molto
amata dagli abitanti e gira le strade suonando melodie in voga all'epoca come la celeberrima "When the Saints Go Marchin'in" che, recuperata parecchi anni dopo, diventerà uno dei suoi cavalli di battaglia. Uscito dal riformatorio inizia a frequentare pub e locali nella speranza che gli si presenti la possibilità di suonare in qualche orchestra. Pochi sanno che il 26 febbraio 1917, un musicista italiano di New Orleans incideva il primo disco al mondo nella storia del jazz. Era siciliano e si chiamava Nick La Rocca, con lui
nella Original Dixieland Jazz band, la prima jazz band della storia, c'era un altro siciliano, Tony Sbarbaro, e dopo di loro ne sono arrivati tantissimi altri. La band si era formata a New Orleans tra un gruppo di amici quasi tutti di origine siciliana che suonavano nelle bande locali con strumenti e forti influenze portate con loro dalla terra di origine. Il papà di Nick La Rocca era stato addirittura trombettiere del Generale La Marmora. E’ probabile che Louis Armstrong si sia ispirato alla musica di La Rocca e della sua band, creatrice di un “suono nuovo” , come lui stesso ebbe modo di dichiarare. In uno dei suoi vagabondaggi serali tra i locali ncontra Joe Oliver, considerato il migliore cornettista di New Orleans (già chiamato "King Oliver"). Solo dal novembre del 1918, incentivato dal lavoro sui "riverboats" (i battelli che navigavano sul fiume Mississippi), Armstrong impara a decifrare le partiture, diventando in questo modo un musicista completo. Dopo qualche anno di questo regime non proprio riposante (lavorare sui battelli era molto faticoso), nel 1922 si trasferisce a Chicago, lasciando New Orleans. Dopo una serie di tournè, si arriva al 1924, anno particolarmente importante per "Satchmo". Si sposa, lascia
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l'orchestra di Oliver ed entra nella big Band di Fletcher Henderson, un colosso del jazz che disponeva di una delle migliori orchestre del tempo. Successivamente decide di intraprendere la carriera da solista. Trasformando così il jazz in una delle più alte espressioni della musica, con la sua tromba chiara e brillante e la sua voce sporca pescata direttamente dal fondo della gola. La sua vita, oltre ai concerti dal vivo e alle tournée, si arricchisce di collaborazioni (ad esempio con Zilmer Randolph), e comincia anche ad aprirsi al cinema, apparendo in alcune pellicole; tra queste ne ricordiamo una, "Alta società" (High society) del 1956, di Charles Walters, con Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra, in cui il musicista introduce e conclude la prima e l'ultima scena del film.Louis Armstrong negli ultimi anni era certo diventato l'ambasciatore del jazz nel mondo, ma ha anche prestato la sua immagine ad una serie di eventi assai discutibili sul piano artistico.In quella fase della sua carriera il Maestro non era più in grado di prendere decisioni autonome ma si faceva "gestire" da funzionari senza troppi scrupoli. Dopo questo triste declino, il re del jazz muore il 6 luglio 1971 nella sua casa nel Queens a New York. La musica jazz e i grandi interpreti di colore contribuirono a combattere il pregiudizio del razzismo e dell’emarginazione delle comunità dei neri d’America e ad affermare con coraggio il diritto all’uguaglianza contro ogni forma di discriminazione e pregiudizio.
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MOTORIA Corsa di Miguel-‐ Progetto STRANTIRAZZISMO I due principi che sono alla base di questa manifestazione sono: Coraggio e Informazione. Informazione e Coraggio … perché? Perché sarebbe troppo facile gestire un popolo ignorante, che non sa che cosa succede aldilà di quello che i politici o chi per loro dicono. Coraggio, perché per fare qualcosa, per cambiare la mentalità e per accendere una scintilla tra le persone ci vuole qualcosa di forte, che colpisca, che dia da pensare a quello che succede realmente nel mondo. Nello sport il coraggio è l’informazione ci sono sempre stati. Molti atleti si sono battuti contro il Governo e contro le dittature. Tra questi c’è proprio l’atleta simbolo di questa manifestazione: Miguel Sanchez. Era un ragazzo che amava la corsa. Se non fosse stato ucciso sarebbe arrivato anche alle olimpiadi un giorno. Aveva la grinta e la voglia di vincere. Nacque in Argentina tra il 1960-‐70. In quegli anni nel suo paese c’era una potente e cattiva dittatura. Quando Miguel andò ad informarsi su quello che accadeva nel mondo e come altre persone vivevano,capì che c’era un’alternativa ad una dittatura, si poteva cambiare ed essere finalmente un paese libero e democratico. Bisognava cambiare la situazione in cui si trovava l’Argentina. Fu proprio in questo clima che cominciò la storia dei “Desaparesidos”. In spagnolo significa gli “scomparsi” . Infatti, uno dopo l’altro, si verificarono diversi rapimenti di diverse persone che in seguito non vennero mai più ritrovate. Non arrivarono mai più informazioni su di loro ne se fossero stati uccisi ne se fossero prigionieri. Non si seppe e non si saprà mai più e purtroppo, come tanti altri, Miguel fu uno di questi. Olimpiadi 1968-‐Tommie Smith e John Carlos L’episodio che mi ha affascinato di più fu nelle Olimpiadi del 1968. Tommie Smith e John Carlos, due ragazzi di colore, vinsero il primo una medaglia d’oro e il secondo una medaglia di bronzo e salirono entrambi sul podio. Quando partì l’inno nazionale Statunitense abbassarono la testa e alzarono il pugno con un guanto nero in segno di ribellione. Questo gesto fece scalpore tra la folla ma anche nel mondo dove la notizia arrivò pochi giorni dopo. Il Razzismo purtroppo era molto diffuso e ormai a far parte della mentalità americana .Peter Normann, australiano,vinse la medaglia d’argento. Non voleva rubare la scena ai due ragazzi classificati per un semplice motivo: fare un gesto del genere sarebbe stato da ipocriti non essendo di colore. Ma decise comunque di partecipare facendo qualcosa di molto meno appariscente che avrebbe fatto capire al mondo intero che, nonostante essendo bianco, anche lui era contro la discriminazione razziale. Peter continuò a sostenere la sua opinione ogni volta che ne aveva l’occasione e anche lui, insiemea Martin e Carlos , ne subì le conseguenze. Carlos soprattutto : la moglie di John non potendone più dei continui insulti, delle intimidazioni e delle continue discriminazioni, si suicidò. Il
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coraggio che ebbero nel fare quel gesto portò conseguenze orribili ma molto probabilmente senza quel gesto il mondo sarebbe rimasto uguale a prima e nulla sarebbe mai cambiato. Quando Peter Normann morì furono proprio Smith e Carlos a loro a portargli la bara. La loro ribellione era giusta,avevano ragione. In America gli uomini di colore venivano discriminati, trattati come i cani vengono trattati oggi. Non potevano entrare nei bar, nei ristoranti, nei negozi. Non potevano fare assolutamente niente che li avrebbe messi in contatto con la popolazione bianca, come se avessero avuto una malattia contagiosa. Oggi, grazie a Tommie Smith, John Carlos e molti altri dopo di loro, sarebbe impensabile una tale discriminazione anche se ancora oggi ci sono persone razziste. Il razzismo è una mentalità orribile e senza alcun senso.
E’ una mentalità basata sul pregiudizio, che come sempre non porta da nessuna parte. Non è certo il colore della pelle o il modo in cui si parla che ci rende migliori o peggiori degli altri. Tutti abbiamo il diritto alla libertà di pensiero e di espressione. “Tutti gli uomini sono stati creati uguali” e quindi in modo eguale devono essere visti. E se è a partire dall’infanzia che i valori dell’uguaglianza dovrebbero essere inculcati ai bambini sarebbe da aspettarsi che anche gli adulti potessero mantenere sempre dentro di loro l’assenza di pregiudizi nei confronti del colore della pelle e un po’ dello spirito dell’infanzia che, da solo, porterebbe a vedere e vivere il prossimo come un essere umano di cui e con cui condividere serenamente l’esistenza
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SPAGNOLO La rivoluzione cubana
“Saludos Amigos” è un film del 1942. È un film d'animazione, il sesto Classico Disney, e il primo di sei film collettivi prodotti dallo studio Disney negli anni quaranta. Ambientato nell'America Latina, è composto da quattro segmenti diversi; Paperino è protagonista di due di essi, e Pippo di uno. Presenta inoltre la prima apparizione di José Carioca, il pappagallo brasiliano. Saludos Amigos fu abbastanza popolare da far decidere a Walt Disney di fare un altro film sull'America Latina, “I tre caballeros”, prodotto nel 1944 . Nei primi mesi del 1941, prima dell'entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra
mondiale, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d'America commissionò un tour di cortesia della Disney all'America Meridionale come parte della politica di buon vicinato. Disney fu scelto perché molti governi dell'America Latina avevano stretti legami con la Germania nazista e il Governo Americano sperava che Walt Disney, grazie alla sua grande influenza, potesse rafforzare i legami tra le Americhe del Nord e del Sud, ma soprattutto che potesse arginare l'influenza del Nazismo in quell'area durante la Seconda Guerra Mondiale. Walt Disney agì in qualità di ambasciatore. Il tour, facilitato da Nelson Rockefeller, che era stato recentemente nominato coordinatore degli affari inter-‐americani (CIAA), portò Disney e una ventina di compositori, artisti, tecnici del suo studio in Sud America, soprattutto in Brasile e Argentinain, Perù e in Cile. Lo storico del cinema Alfred Charles Richard Jr. ha affermato che Saludos Amigos "ha fatto di più per cementare una comunità di interessi tra i popoli delle Americhe in pochi mesi di ciò che il Dipartimento di Stato aveva fatto in cinquant'anni". Per accontentare anche i reclami da parte di Nazioni che non erano state considerate , come Cuba, Walt Disney considerò la produzione anche di un altro film “Cuban Carnival” che non giunse mai in porto. E’ da ricordare che nel 1940 le relazioni con Cuba erano buone e il turismo statunitense apprezzava le vacanze a Cuba. Non si era ancora negli anni 60 con l’embargo all’isola determinata dalla rivoluzione cubana che chiuse al turismo americano. Di questa parentesi storica che ancora oggi ha i suoi riflessi nei rapporti tra Cuba, gli Stati Uniti ed il resto del mondo , cercherò di fornire alcuni dettagli in spagnolo.
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Cuba, Fidel Castro y Che Guevara (Espanol) Cuba, Fidel Castro y La Revolución Cubana El 1 de enero de 1959, la revolución cubana obtuvo como resultado la caída de la dictadura del general Fulgencio Batista y la llegada al poder del líder del Ejército Revolucionario: Fidel Castro.
En 1959 unos 80 hombres llamados “Barbudos”, organizaron una guerrilla con el apoyo de la población y derrotaron a Batista. Ernesto Che Guevara fue uno de los comandantes que comandaron la Revolución Cubana. Cuando Fidel Castro tomó el poder, declaró un gobierno socialista, hizo la esperada reforma agraria y nacionalizo’ tierras y empresas. Esto afecto’ sobre todo a la alta burguesía y a las propiedades estadounidenses. Con Castro Cuba se convirtio’ en un país de ideas comunistas, con la
economía planificada por el Estado, las propiedades y empresas privadas prohibidas. Por eso Eisenhower declararo’ el embargo comercial y muchos intelectuales abandonaron la isla. La revolución cubana representó un hito importante en la historia de América y fue la primera y con más éxito de varias revoluciones de izquierdas que sucedieron en diversos países del continente. El régimen resultante de la revolución, a menudo considerado totalitario, ha mantenido estable el gobierno en el país no obstante la enorme cantidad de adversidades, aun luego de la caída del bloque socialista. Se lo ha acusado de violar algunos derechos básicos de la población como la libertad de expresión, la libertad de circulación o la libertad económica, pero ha resultado exitosa en muchas de las reformas que ha hecho, principalmente en losl sistemas de salud y educativo públicos y gratuitos. Al estallar la Guerra Fría, Cuba se alió con la URSS y la ruptura con E.U. fue completa. La URSS de Krushev ofreció misiles atómicos a Cuba, dirigidos hacia las costas estadounidenses. La situación era gravísima y finalmente Kennedy, también después de la intervención de Papa Giovanni XXIII, decidió no seguir presionando a Cuba a cambio de que la URSS retirara los misiles. Estados Unidos mantiene un duro embargo económico a la isla desde principios de los años '60 del siglo XX. Cada año la Asamblea General de las Naciones Unidas rechaza el embargo con una resolución denominada "Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos contra Cuba". A pesar de la presión internacional y del daño que causa al pueblo cubano, Estados Unidos sigue justificando su política anteponiendo la existencia de numerosas denuncias de violaciones de los derechos humanos en la isla. El embargo comercial hacia Cuba es el más prolongado que se conoce en la historia moderna.
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Walt Disney
“If you can dream it, you can do it”
Livia Scafato, III A IC Piazza Minucciano, Roma
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