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ERP
MS-
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Server rack-mounted
Memory computing
minicomputer
Thermal inkjet
Wiki
Millenium bug
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Virus informatico
Enterprise 4.0
CRM
Microcomputer
IoTSupercomputer
DOS
Client/server
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Data center
Wireless mouse
PDP Token-ring
Social network
Think
Pad
Telefono cellulare
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BYODSOA
LAN
Cloud
Silicon Valley
ABAP
Portatile
Compact Disk
Open Source
Local area network
BTO
Bolla speculativa
Playstation
World Wide Web
Bitcoin
Web
2.0
Wireless computer
Digital Think Tank
Cons
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Pc
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Link
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Floppy Disk
Microblogging
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PHP
CD-ROM
BTC
Blog
Cellulare GSMeM
ail
Intel
Track Pad
Hw indipendent
Sitoterminale a colori
Scheda grafica
Andrea Provini
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Smartphone
Interfaccia
USB
32-bit
XBT
Foru
m
Workstation
spam
Architettura x86
Grafica computerizzata
Multitouch
Data base relazionale
Startstampante a colori
“Ping”
PLM
64-bit
Terabytes
Wi-F
iCommodore 64
Crittografia
Chat
super-mini
“C”
SMS
Stampanti eMail connected
Assembly
Supe
r Mar
io B
ros
PDM
plug-and-play
Transaction-oriented
Industry 4.0
Laura Rubiniredazione a cura di
parallelevite
3V I T E P A R A L L E L E
“A tutti i Soci di AUSED che, con passione, hanno animato e animano la nostra grande associazione!”
Andrea Provini
4 5V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
som
mar
io
1976/1979
1980/1989
1990/1999
2000/2009
2010/2016
È solo mainframe14
Introduzione9
Prefazione6
L’era del Personal Computer24
Tempo di ERP50
Internet, la bolla, i nuovi servizi82
Digital Transformation120
gli autori150
di Andrea Provini
di Stefano Ceri
7V I T E P A R A L L E L E6 V I T E P A R A L L E L E
Celebrare i 40 anni di vita di qualsiasi associa-
zione è un passaggio importante e significati-
vo. Per Aused questo aspetto viene ancora più
esaltato dal fatto che i suoi 40 anni si legano
indissolubilmente ai 40 anni dell’Information Techno-
logy in Italia.
È noto, l’informatica in azienda è nata sicuramen-
te prima. Inizialmente, in Italia come nel resto del
mondo, è stata un privilegio di poche grandi aziende
e non ha certamente riguardato la grande platea di
piccole e medie imprese che, da sempre, hanno carat-
terizzato il tessuto industriale e dei servizi italiano. E
che, da sempre, hanno rappresentato la base del tes-
suto associativo di Aused.
Quindi far coincidere i 40 anni di Aused con i pri-
mi veri 40 anni di storia dell’Information Technology
nelle aziende italiane… può apparire un azzardo un po’
presuntuoso ma non si allontana troppo dalla realtà.
Questa premessa è importante per spiegare come
nasce l’idea di scrivere questo libro e quale sia il fil
rouge che lega tutte le sue parti.
Vite Parallele prende corpo dalla esigenza, sen-
tita da tutti i consiglieri e direi anche da gran parte
degli associati più attivi, di dare forma e sostanza a
questa importante celebrazione. Una forma che faces-
se da contenitore e aiutasse a ripercorrere una lunga
storia di eventi ma che fosse, al contempo, in grado
di esaltarne la sostanza ed il loro valore intrinseco:
cioè la capacità dei responsabili IT italiani non solo di
essere stati gli attori protagonisti di questa lunga sto-
ria, ma di averne anche influenzato (positivamente!)
l’evoluzione.
Un libro pensato e scritto a 100, 200 300 mani.
Le mani di coloro che in questi 40 anni hanno parte-
cipato attivamente a scrivere questa storia, le mani di
coloro che spesso questo percorso lo hanno vissuto
tutto ed in prima linea, le mani di coloro che han-
no cavalcato le mode e i trend. Coloro che per primi
hanno sperimentato tecnologie di nuova generazione,
per primi hanno realizzato importanti e significativi
progetti e magari hanno spesso pagato, e caramente,
errori o false speranze.
Il primo passo, quello più importante, è stato di
tracciare tutte le pietre miliari del percorso. L’infor-
matica, si sa, è una ambito dove lo sguardo è rivolto
sempre alla prossima versione, alla prossima tecno-
logia. Con quell’ansia di rimanere indietro che spesso
porta quasi al paradosso di non riuscire a godere del
presente e dei risultati raggiunti perché già concen-
trati sulla prossima generazione. Proprio basandoci su
questo modo di essere che ha sempre pervaso il mon-
do dell’IT, abbiamo cercato di tracciare per ognuno dei
nostri 40 anni di storia l’elemento, la tecnologia... fi-
nanche la moda che lo ha caratterizzato.
Con l’aiuto di tutti e con il supporto di esimi acca-
demici abbiamo distillato i titoli di ciascun anno delle
5 decadi ove questi 40 anni sono ricaduti. Non è stato
facile mettere d’accordo tutti e probabilmente avremo
dimenticato qualcosa a scapito di eventi più margina-
li… ma se questo libro deve rappresentare la nostra
storia… questo è il giusto approccio.
Laddove possibile abbiamo cercato anche di con-
testualizzare il periodo storico da un punto di vista
socio-politico e degli avvenimenti (tanti) che hanno
caratterizzato ciascun anno. Anche qui non con la
voglia di essere esaustivi e metodologicamente irre-
prensibili ma con il desiderio di rappresentare cosa di
questi 40 anni ci ha più colpito e, per questo, forse ha
influenzato anche il nostro agire e la nostra evoluzio-
ne nell’informatica.
Devo ammettere che seppure l’idea di questo li-
bro ha affascinato subito tutti noi, nessuno si sarebbe
aspettato il successo di partecipazione e soprattutto il
grande spirito e la grande passione che hanno dimo-
strato tutti coloro, e sono veramente tanti, che hanno
deciso di partecipare alla sua redazione.
È vero che siamo tutti un po’ egocentrici ed edo-
nisti, soprattutto noi cosiddetti informatici. A tutti noi
piace poter stare al centro del palcoscenico e poter
lasciare una traccia, fare qualcosa di unico. Tuttavia
nelle centinaia di contributi ricevuti, nelle molteplici
foto raccolte, si poteva distillare chiaramente la pas-
sione per il nostro lavoro, l’orgoglio dell’aver vissuto
un’epopea forse irripetibile e la consapevolezza di
averlo fatto sempre in prima linea ed al servizio delle
nostre aziende.
E come tutte le espressioni sociali, direi quasi vi-
rali, laddove il numero di coloro che offrono un con-
tributo sale oltre la soglia della soggettività, il giudizio
ed il risultato diventa, senza ombra di dubbio, ogget-
tivo. Ed è per questo che riteniamo, orgogliosamente,
che il grande successo di partecipazione a questa im-
presa editoriale non solo testimoni la bontà dell’idea
alla base ma dimostri allo stesso tempo una solida ga-
ranzia di imparzialità ed oggettività nel rappresentare
questa storia lunga quattro decadi.
Mi viene da sorridere a pensare, da presidente in
carica, a dove fossi quando i decani della associazio-
ne, guidati dal nostro rimpianto Franco Wolfer, ebbero
l’idea e la forza di fondare Aused. All’epoca sedevo su
un banco della prima media, grembiule nero sempre
un po’ stropicciato e lontano mille miglia dal mondo
dell’informatica.
Una passione, quella per il mio attuale lavoro,
nata per caso diversi anni dopo. Per caso si. E chi la
conosceva allora l’informatica…non certo io. Ma alcuni
miei cari amici si, loro erano certi che sarebbe stata
una strada interessante da scegliere e che in un’epoca
di inizio della fine del “boom” economico ci avrebbe
aperto molte più strade.
Così per caso è nata una passione, cresciuta en-
tro le mura della storica prima sede di Via Moretto da
Brescia, dove la nascente facoltà di Scienze dell’Infor-
mazione trovò la sua prima vera casa. Una passione
che coinvolgeva tutti coloro che la frequentavano,
dagli alunni (molti dei quali oggi sono noti e stimati
colleghi) ai professori (molti dei quali si sono poi con-
fermati dei veri e propri leader del settore).
Anche l’incontro con Aused è stato casuale. Da gio-
vane responsabile dell’informatica nel 2001 accettai
un incarico, uno di quelli che ancora oggi ricordo con
maggior affetto, alla Faber di Fabriano. Faber era un’a-
zienda associata ad Aused ed io mi ritrovai coinvolto
per la prima volta come associato… per caso appunto!
Da lì in poi, nelle successive tappe della mia car-
riera, ho sempre ritrovato Aused. Sia in Marazzi che
oggi in Bracco. Le aziende di cui mi sono innamorato,
nella mia ormai quasi trentennale carriera, erano e
sono ancora oggi tutte membri della associazione.
Come avrei potuto non farmi coinvolgere e salire
tutti i gradini associativi. Da semplice socio (magari
anche un po’ pigro) a consigliere del territorio. Fino a
quattro anni fa quando, quasi per caso e senza piani-
ficarlo, mi sono ritrovato presidente.
Da presidente, ed è storia di questi giorni, ho avu-
to sempre un chiodo fisso: ridare vita e slancio di cre-
scita all’associazione attraverso una sempre maggior
voglia di partecipazione attiva e di incontro da parte
degli associati. Superando le difficoltà imposte dal la-
voro, dal poco tempo e dalle quotidiane priorità.
Un lavoro complesso e faticoso, fatto assieme ad
un tenace gruppo di consiglieri e colleghi, che oggi,
alla luce del grande entusiasmo e della grande parte-
cipazione a questo libro, ripaga tutti gli sforzi.
Vite Parallele rappresenta quindi un ponte tra i
primi 40 anni di storia che dicono chi siamo, da dove
veniamo e cosa sappiamo fare, e il futuro prossimo
che ci attende. Vite Parallele consolida in noi la forza
che l’esperienza sempre regala, ma allo stesso tempo
ci proietta, attivamente, nel prossimo futuro, in mezzo
alle prossime tempeste.
Vite Parallele prende spunto dalla sensazione,
netta, che molte volte le cose che facciamo non solo
prendono senso col tempo e con il consolidamento dei
risultati ma a quel punto mostrano i legami forti con le
vite e le storie di altri. E acquistano immediatamente
ulteriori valori e significati.
Il parallelismo, infatti, non va interpretato come
una impossibilità di incontro ma bensì come presa di
di Andrea Provini
Un libro pensato e scritto a 100, 200, 300 mani. Le mani di coloro che in questi 40 anni hanno partecipato attivamente a scrivere questa storia
... passione per il nostro lavoro, l’orgoglio dell’aver vissuto un’epopea forse irripetibile e la consapevolezza di averlo fatto sempre in prima linea ed al servizio delle nostre aziende pr
efaz
ione Vite parallele
Andrea Provini,
CIO Bracco Imaging
e attuale Presidente
AUSED
8 9V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
pref
azio
ne
consapevolezza di aver camminato fianco a fianco per
una lunga strada e nella stessa direzione. Direzione
che spesso tutti noi abbiamo contribuito a cambiare.
Vite Parallele, libro che è nato prima come titolo e
poi come contenuti, è chiamato quindi a saldarsi con
la nuova Aused, ridonandole slancio e energie nuove.
Paradossalmente (ma quanti sono i paradossi nel
nostro mondo IT) prendere consapevolezza dei nostri
parallelismi… ci fa convergere, ci unisce e, tornando
all’inizio del mio pensiero, ci fa sentire una parte di
una unica storia lunga 40 anni.
Non posso chiudere questa mia introduzione sen-
za un ringraziamento a tutte le persone che hanno
reso questo libro possibile ed hanno permesso che un
progetto diventasse realtà.
Partire dalla mia famiglia è un obbligo, perché, no-
nostante questi impegni e progetti richiedano energia
e tempo spesso sottratti a loro, non hanno mai smesso
di sopportarmi e di supportarmi.
Non posso che essere grato alla Famiglia Bracco,
alla loro azienda ed al mio capo per l’importanza ed il
sostegno che sempre danno all’impegno sociale, all’in-
novazione ed al contributo attivo e partecipe delle
loro persone.
Non posso dimenticare la Segreteria Generale, i
Consiglieri e gli Sponsor che hanno attivamente par-
tecipato a sostenere il progetto, a organizzare la re-
dazione, a validare tutti i testi e le immagini fino ad
arrivare allo splendido risultato che ora, spero, stiate
apprezzando.
E infine desidero esprimere la mia sincera rico-
noscenza a tutti i responsabili dei sistemi informativi
aziendali che si sono lasciati coinvolgere e, con i loro
contributi, hanno reso possibile la pubblicazione di
questo racconto che di fatto siamo noi.
Invito tutti per un attimo al qui ed ora…per qual-
che ora il futuro può attendere….
Buona lettura!
Ricordi di quarant’anni di informatica
intr
oduz
ione
Ripercorrere gli ultimi quaranta anni della
storia dell’informatica è come riavvolgere il
nastro dei ricordi, soffermandomi su alcuni
momenti che per me hanno avuto particola-
re importanza.
Quaranta anni or sono…
Nel 1976 ero studente al Politecnico, avevo appe-
na scelto l’Elettronica, e allora Informatica era una dei
quattro possibili “orientamenti” – ma io, pur facendo
molta informatica, avevo scelto l’ “Automazione”. La
mia tesi, proposta dal prof. Bracchi (che è ben noto, tra
l’altro, per aver diretto la Fondazione del Politecnico
di Milano) era sui “database distribuiti”.
A quell’epoca, i database come li conosciamo
adesso non c’erano ancora, e pensare a distribuire i
dati era alquanto avveniristico, specie considerando
che allora ero ben lontano dalla Silicon Valley ove
queste tecnologie stavano nascendo. Potevo però ap-
plicare ai problemi di gestione distribuita dei dati la
mia esperienza di ricerca operativa, maturata nel rea-
lizzare una bibilioteca di programmi scritti in Fortran,
ai tempi in cui i computer si programmavano con le
schede perforate. La tesi mi valse qualche pubblica-
zione e una borsa del CNR, e la scelta della tesi si di-
mostrò felice, di cui sono tuttora grato al mio relatore:
qualche anno dopo, nel 1984, sarebbe uscito il libro
“Distributed Databases, Principles and Systems” che
tuttora, a trentacinque anni dalla sua uscita, mi rende
qualche diritto, segno che qualche studente ancora lo
studia.
Stanford
Ma andiamo con ordine. Come molti dei giovani
ricercatori del Politecnico, ritenevo una esperienza di
studi negli Stati Uniti indispensabile, però non volevo
un percorso quinquennale di dottorato – mi bastava
un periodo più breve; vinta una borsa di studio della
BNL, sono partito nel gennaio del 1981 per un master
alla Stanford University.
È finita che a Stanford ho incontrato una studen-
tessa romana, Maria Teresa Serafini, con cui sono tut-
tora felicemente sposato; e a Stanford, assieme alla
mia famiglia (due figli e talvolta un nipote), siamo
tornati cica 25 estati consecutive, ogni volta per un
tempo variabile tra due e quattro mesi.
Al mio primo arrivo a Stanford, il luogo pullu-
lava di “star” dell’informatica: da McCarthy (padre
dell’intelligenza artificiale) a Don Knuth (autore del-
la “bibbia” in cinque volumi sui principali algoritmi
dell’informatica), da Jeff Ullman (autore di molti testi
classici sui linguaggi, i compilatori e i database) a John
Hennessy (esperto di architetture e poi presidente
dell’università per 16 anni, fino a questa estate). Ricor-
do John McCarthy, alle mie spalle, osservarmi mentre
usavo un editor (chiamato “vi”) che a Stanford non era
più di moda (soppiantato da “emacs”); lui mi disse che
vedermi lavorare così era un “esperimento antropolo-
gico”, e mi sono sentito molto arretrato.
A mia volta, osservare la vita nel campus era fonte
di continue sorprese; ad esempio nel vedere che molti
studenti dormivano parte della notte sui vari, como-
di divani del dipartimento, un lussuoso palazzo del
“main quad”. Ho vissuto per sei mesi una vita intensis-
sima, studiando notte e giorno (alla notte, dalle 3 alle
5, programmavo perché i computer erano più scarichi
e dunque più efficienti); mi spostavo in bicicletta e
continuavo a cambiare casa. Ma in quel periodo fortu-
nato della mia vita le energie non mancavano, e così
di Stefano Ceri
A quell’epoca, i database come li conosciamo adesso non c’erano ancora, e pensare a distribuire i dati era alquanto avveniristico
Vite Parallele rappresenta un ponte tra i primi 40 anni di storia che dicono chi siamo, da dove veniamo e cosa sappiamo fare, e il futuro prossimo che ci attende
San Francisco 1982
Professor
Stefano Ceri
del Dipartimento
di Elettronica,
Informazione e
Bioingegneria del
Politecnico di Milano
(a sinistra)
con Jim Gray
(Turing Award)
(a destra)
11V I T E P A R A L L E L E10 V I T E P A R A L L E L E
entro l’estate ho chiuso il programma, prendendo un
“master” che in Italia non mi sarebbe servito a nulla,
ma lavorando con alcuni professori (Susan Ovicki, Gio
Wiederhold, Sham Navathe), scrivendo anche alcuni
articoli, e così convincendo Gio ad invitarmi come
“summer visitor” per i successivi 3 anni.
La distanza teconologica
La differenza di tecnologia con l’Europa era im-
pressionante. Nel 1981, con Arpanet, si potevano
lanciare lavori su computer remoti (“telnet”) oppure
scambiare messaggi – ricordo Gio che mi mostrava ec-
citato come fosse possibile lavorare localmente dopo
un telnet remoto ad UCLA e un successivo ritorno con
telnet sul suo computer locale. Nei laboratori, c’erano
una ventina di Xerox Alto, le macchine che poi hanno
ispirato Steve Jobs nel concepire il Mac: avevano uno
schermo rettangolare verticale (come un foglio A4), sui
quali vedevamo i documenti “what you see is what you
get” (WYSIWYG); alla Apple ci sarebbero arrivati cinque
o sei anni dopo (ma la Xerox non ha saputo come sfrut-
tare questo suo enorme vantaggio tecnologico).
C’erano poi alcuni terminali sviluppati al MIT
(“Sail”) molto popolari tra gli studenti nottambuli,
perché si poteve vedere la TV o sentire la radio; era-
vamo nel 1981! Nei primi tempi, con mia moglie, ad
ogni trasferimento estivo sembrava di fare un balzo
di dieci anni in avanti nella tecnologia. A distanza di
anni, il gap si è ridotto, fino a diventare inesistente:
oggi possiamo dire che, grazie alla globalizzazione, le
tecnologie disponibili in US e in Italia sono le stesse.
Visiting Professor
Le mie estati stanfordiane sono cambiate nel
1983, quando per la prima volta ho tenuto il mio corso
di “Distributed Databases”, basato sul libro che stavo
scrivendo.
Era un vero corso, con studenti locali e anche un
centinaio di “auditors”, collegati tramite la Stanford
instruction Television Network (SITN) che trasmetteva
le mie lezioni in diretta (e mi capitavano anche incom-
prensibili domande di auditor remoti, connessi e mi-
crofonati). Divenni “visiting professor”, per nove anni.
A quel tempo, c’era una fitta rete di italiani della
Silicon Valley, e ricordo ad una ad una le mosse dell’a-
mico Giacomo Marini, ex-dipendente IBM e Olivetti
emigrato in Silicon Valley e co-fondatore di Logitech,
che è cresciuta anno dopo anno, fino a diventare il
colosso ben noto (dei mouse e degli scanner); ricor-
do una visita del “mitico” ministro Antonio Ruberti
(il miglior ministro dell’istruzione a mia memoria)
che, al consolato d’Italia in San Francisco, invitava
gli imprenditori italiani a rientrare in patria, e ricor-
do la paziente risposta di Giacomo sulla sua strategia
aziendale: design in Svizzera, engineering in Irlan-
da, development in Corea, marketing in US. In Italia,
ahimè, non c’erano funzioni aziendali sviluppabili con
analoga produttività (per non parlare della burocra-
zia e della mancanza di servizi essenziali, ricordo una
animata discussione sulle “poste”). Erano gli anni 90,
ma molte di queste limitazioni in Italia ci sono ancora
- ora Giacomo, venduta la sua quota di Logitech, è un
“venture capitalist” in Silicon Valley.
Di cosa mi occupo?
Dalla tesi del 1976 ad oggi, per quarant’anni, non
ho mai smesso di occuparmi di “dati”, anche se ho
cambiato tante volte punto di vista. Va detto che le
principali aziende di dati sono collocate nella West
Coast americana: Oracle, IBM, Microsoft. Prima che
queste tre ditte imponessero i loro prodotti, ne ricor-
do tante altre, tutte in Silicon Valley: Ingres, Tandem,
Sybase, Informix, … Io ho un po’ lavorato per alcune
di loro, durante le mie estati americane; ma come ri-
cercatore italiano ho capito che era meglio lavorare
sui linguaggi, modelli, concetti e metodi per estendere
l’uso dei dati, invece che sviluppare tecnologia “core”,
inevitabilmente destinata ad arricchire aziende della
West Coast.
L’Europa non ha mai avuto una presenza impor-
tante nell’industria dei dati, mentre è abbastanza for-
te nelle applicazioni; non a caso SAP, specializzata nel
“software gestionale”, è un’azienda tedesca. Mi sono
quindi occupato di: database concettuali, distribuiti, a
oggetti, deduttivi, attivi, su Web, sui social, per la ge-
nomica… l’importante è che dietro ad ogni aggettivo,
che mi allontana dal “cuore” della tecnologia, ci stanno
anche problemi interessanti di ricerca, e che in ciascun
settore pubblicazioni, libri, progetti e brevetti mi han-
no impegnato, fino ad oggi.
Jim Gray
Ancor prima della mia visita a Stanford, ero casual-
mente diventato amico di Jim Gray, poi Turing Award
e inventore dei “transaction management systems” (la
tecnologia delle transazioni bancarie, che è usata ogni-
qualvolta si usa un computer per attività commercia-
le). Lui era un vero “guru” e mi ha molto influenzato:
ha girato molte aziende (IBM,Tandem,Dec,Microsoft)
e lo ricordo, in una sessione notturna di lavoro alla
Tandem, spegnere d’improvviso vari dischi e cpu per
mostrarmi cosa sarebbe successo – si doveva garanti-
re la correttezza delle transazioni in tutte le situazioni
possibili.
La nostra amicizia includeva una gita annuale in
barca a vela nella baia di S.Francisco e tante altre
cose; ricordo in particolare le sue utilissime riflessioni
sul mio primo libro e alcune animate discussioni sulla
politica e la società; si è interrotta quando, misterio-
samente, salpato dalla sua marina, è andato oltre il
Golden Gate per non tornare più. Lui ha avuto tante
intuizioni che anticipavano i nostri tempi e che, a di-
stanza di dieci anni, si sono sempre rivelate esatte,
sempre lasciandomi disorientato. Ad esempio, è stato
il primo a scoprire l’importanza dei “big data”: i suoi
lavori con gli astronomi, che a me sembravano in-
sensati, hanno invece aperto un nuovo modo di fare
scienza che attualmente, col nome “data science”, è al
massimo della popolarità.
In Italia
Ovviamente, la mia vita scientifica era anche e
soprattutto italiana, dato che in Italia vivevo dieci
mesi all’anno. Da ricercatore, mi ero molto divertito
a lavorare con alcuni personaggi geniali, tra cui Giu-
seppe Pelagatti, Georg Gottlob, e Jennifer Widom – si
trattava di collaborazioni in cui ciascuno metteva la
sua parte, finalizzate a fare buona ricerca e buone
pubblicazioni, spesso anche un libro. Con un buon nu-
mero di pubblicazioni sono andato in cattedra molto
presto, a trentadue anni, e passando direttamente da
ricercatore a professore ordinario.
Ho trascorso cinque anni all’Università di Scienze
di Modena, ove tra l’altro ho contribuito a far nascere
l’attuale Facoltà di Ingegneria; poi, nella classica tra-
dizione un po’ statica della accademica italiana, sono
tornato al Politecnico, ove ho vissuto nello stesso
edificio dal 1976 ad oggi, cambiando solo una volta
l’ufficio.
Fare il professore è un mestiere diverso, e forse
più difficile: diventa importante far crescere le perso-
ne – e ho avuto la fortuna di avere ottimi allievi, tra gli
altri Stefano Paraboschi, Piero Fraternali, Letizia Tan-
ca, Fabio Casati, Elena Baralis, Ioana Manolescu che
sono diventati professori in varie università italiane
e straniere. Per “creare” un gruppo di ricerca occorre
poi raccogliere fondi, essenziali per bandire assegni di
studio e posti di dottorato: da scrivere articoli scienti-
fici si passa a scrivere proposte di finanziamento.
In Europa
Per farsi finanziare proposte di ricerca il mio in-
terlocutore privilegiato in Italia è sempre stata l’Unio-
ne Europea. I finanziamenti italiani sono poveri e in-
certi, più volte ho completato un progetto ministeriale
senza incassare il relativo finanziamento. Invece, i
finanziamenti acquisiti dall’Unione Europea sono cer-
ti, anche se richiedono un enorme investimento nel
capire il sistema, gestire la burocrazia e sottoporsi a
verifiche complicate.
Da quando la comunità europea ha finanziato la
ricerca (programma Esprit 1, negli anni ottanta) io
sono stato più volte finanziato, passando attraverso
a Esprit II, al Sesto e Settimo programma quadro, a
Horizon 2020, EIT (European Institute of Innovation
and Technology) e soprattutto ERC (European Re-
search Council). Da ERC ho ricevuto due Advanced
Grants, ciascuno di 2.5Milioni di Euro, nel 2008 e nel
2016. A volte i progetti sono state utilissime occasioni
di incontro con ricercatori ed aziende straniere, altre
volte si sono risolti in adempimenti burocratici poco
sensati. Da una serie di progetti europei, nel 2001, è
L’Europa non ha mai avuto una presenza importante nell’industria dei dati, mentre è abbastanza forte nelle applicazioni
intr
oduz
ione
La differenza di tecnologia con l’Europa era impressionante. Nel 1981, con Arpanet, si potevano lanciare lavori su computer remoti (“telnet”) oppure scambiare messaggi
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nata WebRatio, una spin-off del Politecnico costruita
assieme all’amico Piero Fraternali, professore del Po-
litecnico, tuttora felicemente incubata a Como-Next
con una sessantina di dipendenti e circa tre milioni di
fatturato annuo; abbiamo portato sul mercato il pro-
dotto di una ricerca, corredata da brevetto americano,
costruendo un software all’avanguardia nella proget-
tazione di applicazioni per il Web.
La nascita di Google
A Stanford ho fatto parte del “database group”,
un gruppo molto forte, specie a cavallo degli anni no-
vanta; tra i suoi allievi Sergey Brin. Sergey era uno
studente di dottorato, giovanissimo, e la sua “idea”
- valutare l’importanza di ogni pagina Web usando il
“pagerank” che le viene attribuito in base alla rete di
connessioni - è alla base del successo del motore di
ricerca di Google.
Ricordo le prime sperimentazioni di pagerank sul-
la “digital library” del gruppo, per capire le pubblica-
zioni di maggior importanza. E ricordo anche quando
smise il dottorato per creare la azienda, assieme a
Larry Page.
In retrospettiva, ho perso una grande occasione:
fu quando il mio collega David Cheriton, che insegna-
va “sistemi distribuiti” e aveva l’ufficio di fronte al
mio, dopo aver sentito un seminario di Sergey decise
di staccare un assegno di duecentomila dollari, dan-
dogli carta bianca su come usarlo – a distanza, David
è diventato così ricco da aver “restituito” venticinque
milioni di dollari alla università di Waterloo in Canada,
in cui aveva studiato. Sergey fu costretto a creare la
company per incassare l’assegno, intestato a Google, e
da allora Google è cresciuta a ritmi vertiginosi, diven-
tando la principale industria informatica. Il database
group di Stanford ha anche incluso studenti che, come
imprenditori, hanno dato origine alla tecnologia delle
“association rules” di Amazon (ti mostro i cinque li-
bri acquistati da chi ha fatto gli stessi tuoi acquisti) e
in genere è stato molto prolifico di innovatori; d’altra
parte la tecnologia dei “dati” è alla base di moltissime
aziende di successo, tra cui anche Facebook e in gene-
re tutte le aziende che gestiscono informazioni sociali.
Il ritmo del cambiamento
Gli anni novanta segnano anche la nascita del
“venture capital”: finanziamenti dati a buone idee ad
elevato rischio, che consentono alle aziende informa-
tiche di decollare (e talvolta anche di fallire rovino-
samente). Quando si confrontano gli Stati Uniti col
resto del mondo, si constata che l’esplosione di nuove
imprese negli Stati Uniti è spinta dalla presenza di
un venture capital imponente, aggressivo e disposto
al rischio, nonché di un mercato molto ampio e ben
disposto verso le novità; mentre il venture capital è
disponibile in misura molto inferiore in Europa e an-
cor più inferiore in Italia.
In italia, piccoli capitali sono disponibili in gran
numero per creare spin-off, ma quando poi una spin-
off cerca capitali di rischio per un “secondo” o “terzo”
round, in cui cioè l’idea d’impresa deve svilupparsi in
qualcosa di più solido e maturo, purtroppo il venture
capital non c’è. I cosiddetti “investitori” vogliono cau-
telarsi, temendo che l’azienda fallisca, e in pratica non
la aiutano; il business è inevitabilmente più piccolo e
li attrae meno. Per questo, anche se idee di impresa
promettenti si sviluppano in egual misura in Italia, in
Europa e negli Stati Uniti, le vere opportunità sono
soprattutto per chi opera negli Stati Uniti, e prima o
poi molti piccoli imprenditori e molte aziende infor-
matiche europee prendono la via della Silicon Valley
(o di altri bacini tecnologici, ad esempio Singapore e
la Corea), magari perché acquisite da aziende o fondi
esteri.
L’interdisciplinarietà
Al Politecnico sono stato coinvolto per circa un
decennio nella creazione e direzione dell’ “Alta Scuo-
la Politecnica”, un programma dedicato ai migliori
studenti di master dei Politecnici di Milano e Torino,
comune ad ingegneri, designer e architetti; e in quel
contesto ho imparato ad apprezzare l’interdiscipli-
narietà, cioè la costruzione di metodi didattici e di
progetti scientifici in cui convivono più discipline. In
particolare, mi sono convinto che l’informatica, per la
sua capacità di adattarsi plasticamente ai domini ap-
plicativi ove viene utilizzata, sia strumento essenziale
per costruire esperienze interdisciplinari. Sono certo
che nella esperienza di molti CEO di società IT ci sia
l’aver compreso e vissuto contesti disciplinari diversi;
e d’altra parte, molte società di consulenza, chiamate
a rivoluzionare le imprese diversissime in cui devono
operare, partono proprio dalla costruzione di un siste-
ma IT adatto alle nuove esigenze d’impresa.
Design e Biologia
Conclusa l’esperienza dell’Alta Scuola, mi sono
trovato coinvolto in due esperienze entusiasmanti di
multidisciplinarietà, con i designer e con i biologi. Tra-
mite i progetti dell’Alta Scuola avevo avuto modo di
constatare più volte che mettere assieme l’intrapren-
denza e la visione dei designer con la concretezza e la
capacità realizzativa degli ingegneri informatici por-
ta a risultati eccellenti. Con i colleghi designer Paola
Bertola e Paolo Ciuccarelli ho spinto per la nascita di
programmi didattici comuni; tra di essi ha avuto molto
successo un progetto didattico innovativo con l’Uni-
versità di Harvard, in cui team di studenti informa-
tici e designer delle due università si sono cimentati
con problemi concreti. Negli stessi anni, a partire dal
2012, ho iniziato ad occuparmi della gestione dei dati
biologici, sullo stimolo di una collaborazione con l’I-
stituto Europeo di Oncologia e del suo direttore Pier
Giuseppe Pelicci, e con l’iniziale appoggio del mio
rettore, Giovanni Azzone, interessato ad aprire una
collaborazione tra il Politecnico e una scuola di medi-
cina milanese; ad oggi questo è il mio tema di ricerca
principale. Da informatico “hard”, mi sto sempre più
interessando a come l’informatica possa dialogare con
altre discipline, mantenendo però un elevato livello
scientifico: non è l’informatica “al servizio” di una di-
versa disciplina, è piuttosto l’informatica che si svi-
luppa “assieme” ad un’altra disciplina, dando vita ad
un nuovo contesto culturale.
Riconoscimenti recenti
Mi piace chiudere queste memorie con alcuni bei
ricordi recenti. Nel 2013 ho vinto un premio, chiamato
“Edward T. Codd Innovation Award”, che l’ACM (Asso-
ciation for Computer Machinery, di fatto la principale
associazione dell’informatica) assegna annualmente
agli innovatori nel settore dei database. Nel ricevere
il premio a New York, ho enunciato le “sette regole
d’oro” per aver successo nella ricerca, che sono repe-
ribili sul mio sito: (1) investi in educazione, (2) scegli
buoni collaboratori (3) tieni da conto il contesto nello
scegliere le ricerche, (4) scrivi, (5) diversifica, (6) im-
para dalle altre discipline (7) non lavorare sempre – e
questo principio cerco sempre più di metterlo in pra-
tica, anche grazie alle mie passioni per la corsa e per
la musica. Poi, nel 2014, sono diventato ACM Fellow.
Infine, quest’anno ho ricevuto il mio secondo Advan-
ced Grant dell’ERC sul progetto “Data-Driven Genomic
Computing”, avrò a disposizione 2.5Milioni di Euro da
spendere su questa nuova ricerca nei prossimi cinque
anni. Mi era già successo, nel 2008, ed è stato un quin-
quennio assai produttivo, speriamo che si ripeta.
Per finire
Credo che dalla mia esperienza si possano trarre
alcune considerazioni positive, innanzitutto che non
c’è questa enorme distanza tra professori universitari
e valori aziendali: anche noi dobbiamo fare “business”,
portare a casa contratti, e molti di noi hanno alle spal-
le brevetti e la creazione di imprese. E poi, rincuora
pensare che l’informatica offra molte opportunità, non
solo a chi è giovane, ma anche in una fase più matura
della vita; l’importante, in informatica, è sapersi re-
inventare e tener testa al continuo cambiamento tec-
nologico, sapendo tra l’altro che le tecnologie passano,
ma i principi teorici resistono al tempo.
intr
oduz
ione
Sono certo che nella esperienza di molti CEO di società IT ci sia l’aver compreso e vissuto contesti disciplinari diversi
L’importante, in informatica, è sapersi re-inventare e tener testa al continuo cambiamento tecnologico, sapendo tra l’altro che le tecnologie passano, ma i principi teorici resistono al tempo
V I T E P A R A L L E L E 15V I T E P A R A L L E L E
La rivoluzione della tecnologia dell’informazione è
contrassegnata da un’accelerata evoluzione, che
non ha avuto uno sviluppo lineare, ma è bensì
caratterizzata da salti quantici corrispondenti
a innovazioni o trasformazioni che hanno portato alla
formazione di nuovi paradigmi e a influenzare in modo
considerevole il contesto socio-economico.
Gli anni settanta costituiscono un capitolo fondamentale
nel percorso di trasformazione e hanno impresso
un’accelerazione che ha consentito di uscire dalla
fase pioneristica iniziata nel primo dopoguerra per
veicolare un’ampia diffusione delle moderne tecnologie
dell’informazione accelerandone lo sviluppo sinergico e
aprendo nuove prospettive. Una spinta verso un’energia
trasformativa che influenzerà tutti i decenni successivi.
I favolosi anni ’70, con l’avvento del microprocessore
e la conseguente invenzione del personal computer, la
nascita della prima rete di connessione e comunicazione
(antesignana di Internet) e soprattutto un fermento di
nuove idee, alcune assolutamente rivoluzionarie, hanno
posto le basi dell’odierna economia delle applicazioni e
hanno aperto il mondo della tecnologia ad un pubblico
sempre più vasto.
Non a caso, CA Technologies nasce nel 1976 a New York,
all’incrocio fra la 45ma strada e Broadway, su iniziativa
Ed è per questo che dal 1976 sviluppiamo software che
aiuta le aziende a plasmare il futuro.
Siamo convinti che una sola idea possa cambiare il
mondo. Ma anche le idee migliori diventano importanti
solo quando si trasformano in servizi e prodotti reali
e pronti da lanciare sul mercato. Per questo motivo, la
mission di CA è aiutare i clienti a eliminare gli ostacoli
che si frappongono tra le idee e i risultati di business. Il
successo dei nostri clienti è anche il nostro.
Da 40 anni promuoviamo la trasformazione digitale
grazie alle potenzialità del software. Oggi più che mai
sosteniamo i nostri clienti nella loro trasformazione
digitale perché siano pronti a cogliere le opportunità
offerte dalla nuova application economy e siano in grado
di dare il via a un cambiamento reale e significativo.
Così come i nostri clienti, anche noi in CA abbiamo
intrapreso un viaggio di trasformazione che è iniziato
negli anni settanta e ci ha traghettato nel 21° secolo,
costruendo le basi e consolidando la nostra esperienza
nel creare e sviluppare soluzioni scalabili, affidabili e
sicure per una crescita sostenibile e a lungo termine
ponendo i clienti sempre al centro della nostra strategia.
Solo lo scorso anno abbiamo affiancato migliaia di
clienti nel loro processo di integrazione nell’application
economy, aiutandoli ad approcciare a loro volta i loro
clienti con modalità nuove e più interattive e utilizzare il
software per progettare la trasformazione digitale.
CA Technologies è leader nell’era della digital
transformation. Considerata da Forbes tra le “100
aziende più innovative al mondo”, CA crea software
e soluzioni per alcune delle più importanti aziende
globali, aiutandole a sviluppare, gestire e proteggere le
applicazioni in qualsiasi tipo di ambiente – mobile, cloud
(pubblico e privato), distribuito e mainframe.
di Charles B. Wang e tre soci co-fondatori. La strategia
iniziale della società è quella di fornire agli utenti dei
sistemi hardware di IBM prodotti software in grado di
migliorare le prestazioni delle loro macchine. Il primo
prodotto commercializzato è CA-SORT, un programma
per il sorting dei dati su mainframe IBM, che si impone
rapidamente come standard di mercato grazie alla sua
superiorità in termini di velocità e spazio richiesto.
L’attività di sviluppo gioca un ruolo determinante
nei primi anni di vita di CA e contribuisce in modo
fondamentale alla crescita. Alla fine degli anni ’70 CA
Technologies conta 20 nuovi prodotti e 5 nuove sedi negli
Stati Uniti e un ampliamento delle attività commerciali
in Europa con l’apertura di uffici in Italia, Svizzera,
Germania, Inghilterra, Olanda, Belgio e Francia.
A partire dagli anni settanta – e in parallelo con la
straordinaria evoluzione tecnologica – CA Technologies
è al servizio dei clienti per eliminare le barriere fra
idee e risultati. Il software sta riscrivendo il business.
CA Technologies aiuta le aziende a riscrivere il futuro.
Oggi il software è al centro di qualsiasi business. In
qualità di fornitori leader di software e soluzioni di
gestione IT a livello globale, aiutiamo aziende di ogni
dimensione a cogliere le opportunità e ad avere successo
nell’application economy.
È solo mainframe
14
1976/1979
Dal Mainframe all’Application Economy: 40 anni al servizio dei clienti per eliminare le barriere fra idee e risultati
16 17V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
197619
76STORIA E POLITICA Africa: viene scoperto Ebola.
Terremoti sconvolgono il mondo e provocano
migliaia di vittime: Guatemala e Honduras
(22.000 morti); Turchia (5000 morti); scosse X
grado scala Mercalli in Friuli (1000 morti).
USA: una legge allunga il diritto di copyright
per un ulteriore ventennio.
CULTURA E SPETTACOLO “Qualcuno volò sul nido del cuculo” di
Miloš Forman vince il Premio Oscar come
miglior film.
Viene sequestrato il film di Bertolucci
“Novecento”.
Esce “Casanova” di Fellini.
SPORT Il ventunenne Bjorn Borg vince a Wimbledon;
in Cile l’Italia vince la sua prima Coppa Davis.
Stenmark vince la coppa del mondo di sci.
Gimondi vince il Giro d’Italia.
Niki Lauda rimane gravemente ferito in un
incidente sul circuito di Nurburgring.
ICT IBM introduce il primo tipo di stampante
laser, l’IBM 3800.
Viene lanciato sul mercato commerciale il
primo supercomputer Cray-1.
In California Steve Jobs e Steve Wozniak
fondano la Apple Computer; l’anno prima era
nata Microsoft ad opera di Bill Gates e Paul
Allen.
“10: Fattore Umano”da “Romanzo di Formazione”
Premessa: ho una grande passione per il “Ro-
manzo di Formazione”. Per dire, ho letto tre
volte “Grandi Speranze” ed ogni volta l’ho
trovato irresistibile1… e non mi sono per-
so nemmeno un volume della intricatissima saga di
Harry Potter! Così, quando AUSED mi ha chiesto un
commento sulla storia dell’Information Technology,
non mi è sembrato vero di potermi finalmente cimen-
tare – indegnamente – nel mio genere prediletto: il
Bildungsroman2, naturalmente!
Per questo ho scelto i fantastici anni ‘70-‘80, quelli
della mia unica e irrimediabile Formazione allo sfol-
gorante universo dell’Ict.
al tasto # corrispondeva il carattere /. Una scelta di-
dattica insensata? Certamente no, anzi. Devo infatti
rendere testimonianza della lungimiranza del Poli che
fin dai primi anni metteva gli studenti alla prova su
un insegnamento vitale: l’importanza delle interfacce.
E al contempo, nella fattispecie, del Fattore Umano.
Non so se tutt’ora il curriculum preveda l’uso di
tastiere sbagliate. Spero di sì. Sarebbe altrimenti un
goffo passo indietro nella didattica di questo pur bla-
sonato istituto: che perdita!
In quegli anni, un temutissimo incidente era la ca-
duta della scatola delle schede. La conseguenza era il
completo rimescolamento delle righe di codice in una
spaghettata senza senso, un balbettio binario invece
dell’algoritmo cristallino originario.
Di solito, lo studente novizio non numerava pre-
ventivamente le schede: in questo caso la risistema-
zione del programma era praticamente impossibile.
Lo studente un po’ più accorto numerava così: 1, 2,
3, 4,… Ma poi, con correzioni, modifiche ed aggiunte il
deck diventava facilmente: 1, 5, 5-bis, 5-ter, 5-IV, 9No
6, 9,... Così anche in questo caso il riordinamento ri-
chiedeva qualche ora e si rischiava persino di perdere
il turno prenotato alla (maledetta) perforatrice.
Solo lo studente veramente esperto approdava
alla numerazione 10, 20, 30, 40, … che lasciava agio
per correzioni ed integrazioni e consentiva di rimedia-
re con uno schiocco di dita alla sventura della caduta
della scatola. Che inestimabile insegnamento! Un’altra
pietra miliare del mio percorso di formazione al Poli,
il good-line-numbering3 – un’abitudine preziosissima
che, non si direbbe, trovo indispensabile tutt’ora.
>> Achille Poretta <<1 - Per non parlare de “I Ragazzi della via Pal”, “Il Grande
Meaulnes”, “Il Buio oltre la Siepe”, “La Lingua Ritrovata”, “Il
Giovane Holden”, “Le avventure di Hukleberry Finn”. E natu-
ralmente “David Copperfield” e “Candide”…
2 - Che sfoggio di cultura! … Ma è alla portata di tutti,
l’ho trovato qui: https://en.wikipedia.org/wiki/Bildungsroman
3 - Per chi volesse approfondire: https://en.wikipedia.
org/wiki/Line_number
Il Politecnico di Milano metteva a disposizione
degli studenti un calcolatore Sperry-Univac. Le peri-
feriche di ingresso erano lettori di schede perforate
e la perforazione era, inaspettatamente, la sfida più
grande dell’esame di Programmazione dei Calcolatori
Elettronici.
In un grigio sotterraneo semi-buio di via Bonardi,
ci si sedeva davanti alle perforatrici IBM, non com-
patibili con lo Sperry-Univac: la lettera sul tasto non
corrispondeva al carattere perforato, era necessario
costruirsi (sperimentalmente, sprecando qualche
scheda) un foglietto per ricordare, ad esempio, che
La tastiera Univac
Niente di nuovo, tutto di nuovo
Mi sono laureato nell’ormai lontano 1968
con una tesi di matematica sul “Calcolo
automatico delle algebre di Lie”. Il tema,
ovviamente di contenuto teorico, mi ha
consentito di apprendere un linguaggio di program-
mazione (Fortran) e il sistema operativo di un main-
frame.
Venni in seguito assunto in SIT Siemens presso il
Reparto ricerca operativa che aveva come compito
principale la costruzione di modelli di simulazione
per il dimensionamento delle centrali telefoniche di
nuova progettazione. La complessità dei modelli ri-
chiedeva la disponibilità di sistemi di elaborazione di
grande potenza e la disponibilità di software per la
simulazione.
Si utilizzava il Centro servizi del Politecnico, dota-
to di un sistema UNIVAC di grande potenza elaborati-
va, che aveva le caratteristiche hardware e software
per supportare le elaborazioni di modelli complessi di
simulazione. Tale esperienza mi consentì di accostare
nuove architetture tecnologiche e temi applicativi di
ricerca operativa.
Successivamente entrai a far parte di una società
di computer, la UNIVAC. Il primo progetto in cui venni
coinvolto aveva l’obiettivo di realizzare un software
per la progettazione di circuiti stampati prodotti da
SGS (oggi ST Microeletronics). L’hardware grafico era
un prototipo (con le dimensioni fisiche di un mainfra-
me!!), non esistevano primitive di software grafico.
Prima che il progetto diventasse operativo vennero
annunciati sul mercato nuovi sistemi di computer
graphics con tecnologie innovative e compatte e con
la disponibilità di software grafico.
La conseguenza fu l’interruzione e cancellazione
del progetto. Dal punto di vista del business il proget-
to fu un fallimento, dal punto di vista professionale
l’esperienza fatta dal team fu eccezionale per i conte-
nuti di innovazione e perché consolidò metodologie e
tecniche di sviluppo.
Nel 76 entrai in BTicino con l’obiettivo di ridise-
gnare l’architettura del sistema informativo per poter
supportare la crescita della società. Il modello concet-
tuale era fondato su tre pilastri:
un’architettura applicativa modulare a supporto
18 19V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1977dei processi strutturati con un backbone di integrazio-
ne (allora realizzato con software custom) e soluzio-
ni e tecnologie di mercato per coprire le funzionalità
specifiche del business (strategia “best of breed”);
un’organizzazione di sviluppo fondata sulla re-
sponsabilità diretta delle funzioni di business all’in-
terno di standard comuni;
un approccio innovativo nell’adozione di tecno-
logie per rispondere efficacemente alle esigenze di
digitalizzazione di processi destrutturati (ai tempi: la
diffusione del personal computer, inizialmente Macin-
tosh, la posta elettronica, le applicazioni di groupware
con Lotus).
A distanza di tanti anni l’approccio ha avuto con-
ferme e ulteriori implementazioni evidenziando come
le competenze sui processi di business e le capacità
(interne all’azienda) di disegno architetturale, di pre-
sidio delle tecnologie e di sviluppo software possono
garantire la crescita di un sistema informatico con-
sistente nei contenuti, reattivo alle trasformazioni
tecnologiche e, elemento non trascurabile, economi-
camente sostenibile.
In sintesi l’apertura verso soluzioni “di frontie-
ra”, con l’accettazione di qualche insuccesso, rafforza
la capacità di innovare e di governare la complessità
crescente delle tecnologie.
E ciò rimane ancora cruciale nell’accelerazione
della “trasformazione digitale” che le aziende stanno
attraversando.
>> Erminio Seveso <<
1977
STORIA E POLITICA Jimmy Carter è il nuovo presidente degli Stati Uniti.
Elisabetta II festeggia i 25 anni di Regno.
In Etiopia, dopo un golpe, diviene presidente del
paese Hailè Mariam Menghistu.
Forti tensioni politico-sociali in Italia: Indro
Montanelli viene gambizzato; Cossiga, Ministro degli
Interni, manda carri armati a Bologna per liberare la
città da uno “stato d’assedio”; al ripetersi di scontri
tra manifestanti e forze dell’ordine anche in altre
città d’Italia vieta qualsiasi manifestazione pubblica;
nonostante i divieti il Partito Radicale organizza un
sit-in a Piazza Navona per celebrare l’anniversario
del referendum sul divorzio – la polizia interviene
sparando: rimane uccisa una studentessa; viene ucciso
a Torino Walter Rossi ; il segretario della CGIL Luciano
Lama viene violentemente contestato all’Università la
Sapienza; nasce il movimento del 77.
CULTURA E SPETTACOLO In USA esce il primo episodio della saga Guerre
stellari.
A Parigi muore a 53 anni la “divina” Maria Callas e
nella sua casa, a Graceland, Elvis Presley.
A Parigi viene inaugurato il Centre Pompidou, in
onore del vecchio presidente della Repubblica francese
Georges Pompidou.
Termina Carosello.
Iniziano le trasmissioni televisive a colori della RAI.
La seconda rete RAI trasmette Mistero Buffo di Dario
Fo: lo spettacolo riceve la condanna del Vaticano e una
denuncia per vilipendio della religione.
In Italia per la prima volta si avvia l’anno scolastico a
settembre.
ICT Viene coniato il termine Silicon Valley, per
identificare l’alta concentrazione di realtà It nella zona
di Santa Clara; Palo Alto e la sede HP ne sono al centro.
Inizio della vendita dell’Atari 2600, la prima console
da gioco ad ampia diffusione della storia.
La società di consulenza It CAP Sogeti Gemini, nata
nel 1975 dalla fusione di Sogeti e CAP Gemini, entra sul
mercato americano grazie all’acquisizione di DASD. Si
stanno diffondendo i servizi consulenziali alle aziende
con attenzione all’utilizzo di soluzioni It.
1976
Le tappe dello sviluppo
L’elaborazione dati è nata nella nostra azienda
nel 1963. Allora le esigenze erano prevalente-
mente contabili e, in generale, amministrative;
per affrontarle venne introdotto l’utilizzo di
macchine elettrocontabili funzionanti a schede perfo-
rate. In pratica, con questo inizio si posero le basi di
quello che è oggi il vero e proprio universo di tutte le
informazioni aziendali: si codificarono i clienti, i pro-
dotti, i fornitori e si ottenne un notevole incremen-
to della precisione e della velocità di informazione.
Ovviamente l’evoluzione tecnologica seguì di pari
passo l’evoluzione delle necessità aziendali: nel 1965
avevamo installato un piccolo elaboratore IBM/20 a
schede; nel 1969 ARTSANA compì un notevole salto
sia qualitativo sia di investimento finanziario intro-
ducendo il sistema IBM 360/25 a dischi magnetici e
successivamente l’ IBM 370/135 che ampliò di molto
la sfera delle possibilità di elaborazione dell’azienda.
È a questo punto che si iniziarono le prime espe-
rienze di gestione online (in tempo reale o in linea)
inserendo i terminali video per una diretta lettura
delle informazioni contenute nelle unità di memoria.
Nel 1973 ebbe inizio la fase di meccanizzazione della
gestione depositi: l’utilizzo delle macchine IBM 3741
permise la trasmissione
diretta all’elaboratore
centrale, tramite la rete
telefonica, delle infor-
mazioni riguardante tut-
ti i movimenti di merce
eseguiti nell’ambito della
giornata da parte di ogni
deposito periferico. Facile
immaginare l’importan-
za di questo nuovo e più
avanzato metodo di ge-
stione nei confronti della
continua necessità dei
nostri clienti di disporre in tempi brevi dei prodotti
richiesti dai consumatori: l’utilizzo di questa proce-
dura consentì di aumentare i depositi periferici sino
all’attuale numero di 15.
Nel 1976 è stato, infine, installato presso la nostra
sede di Casnate un nuovo e più potente elaboratore: il
sistema IBM 370/145 con 512.000 posizioni di memo-
ria centrale (la parte elaborativa ed intelligente della
macchina) a cui sono collegate 10 unità a disco 3340
con una capacità complessiva di 700 milioni di carat-
teri (memoria di archiviazione delle informazioni) due
unità a nastro magnetico 3420 (unità di supporto e
colloqui con altri sistemi), 2 stampanti 1403 operanti
alla velocità di 1200 righe di stampa al minuto (trami-
te le stampanti vengono prodotti i documenti necessa-
ri a completare le procedure elaborative).
Collegati all’elaboratore, e operanti in tempo rea-
le, ci sono 14 terminali video 3277 e 3 stampanti 3816.
Presso i depositi inoltre, e collegati via cavo telefo-
nico con la sede di Casnate, sono installati 15 sistemi
IBM 3741. L’Unità centrale IBM 370/145 sarà sostituita
nel 1978 da un IBM 370/148 da un milione di posizio-
ni di memoria collegata con delle unità a disco IBM
3344 per un totale di 1.560.000 caratteri di linea. Le
procedure gestite oggi dal Servizio Elaborazione Dati
coprono la quasi totalità delle esigenze aziendali. La
grande capacità di elaborazione e l’applicazione del-
le tecniche più avanzate di utilizzo dell’elaboratore
elettronico (frutto di un costante aggiornamento del
nostro personale) consentono di rispondere in modo
adeguato alle continue esigenze di una azienda mo-
derna e vitale come ARTSANA.
(Estratto dal N. 46 di CALEIDOSCOPIO - rivista di informazione
dell’ARTSANA S.p.A. ANNO XVII – 1° semestre 1977)
>> Ugo Andreoli <<
Terminale video
adibito allo scarico
dei materiali necessari
alle linee di confezione
L’Unità centrale
dell’elaboratore
IBM 370/145
20 21V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
197819
78
STORIA E POLITICA Forze armate israeliane invadono il Libano.
La Spagna diventa una democrazia dopo 40 anni di dittatura.
In Italia quarto governo Andreotti monocolore; viene ucciso Aldo Moro; Pertini
diventa settimo presidente della Repubblica italiana dopo le dimissioni di Leone,
indagato per scandalo Lockeed.
Muore Paolo VI dopo 15 anni di Pontificato; muore papa Giovanni Paolo I dopo
soli 33 giorni di Pontificato; viene eletto Karol Woityla, primo papa straniero:
prenderà il nome di Giovanni Paolo II.
CULTURA E SPETTACOLO Inizia la prima edizione del Reggae Sunsplash, primo grande Festival di musica
reggae al mondo.
In USA viene trasmessa la prima puntata di Dallas.
È l’anno dell’ultima apparizione in pubblico di Mina.
SPORT L’Argentina vince il suo primo mondiale di Calcio.
Sara Simeoni stabilisce il primato di salto in alto con 2,01.
ICT California: la Digital Equipment Corporation invia la prima email di spam
con contenuti promozionali commerciali; è anche l’anno in cui comincia la
commercializzazione del Vax 11/780, un super-mini a 32 bit che aggredisce il
mercato rispetto ai propri minicomputer a 16 bit della serie Pdp.
IBM annuncia il suo S/38, l’unico computer commerciale con un database
embedded.
Viene fondata la JD Edwards World Solution
Company (o JDE): l’azienda inizia la propria
attività producendo software di contabilità per i
minicomputer IBM, System/34 e /36, poi System/38
ed infine AS/400 dopo la loro introduzione sul
mercato.
Carlo de Benedetti diventa Ceo di Olivetti e lancia
nuove politiche industriali per la società di Ivrea.
Integrale o integrato?
Isaggi ammoniscono: l’uomo deve conoscere la sto-
ria degli avvenimenti accaduti per capirne le cau-
se poste all’origine, approfondire il presente per
cogliere gli elementi più significativi e tracciare
l’evoluzione del futuro.
Per questo mi piace ripercorrere la fine degli anni
settanta (78-80), quando si posero le basi per l’evo-
luzione della informatizzazione dei processi operativi
nelle aziende, focalizzandosi sulle componenti prima-
rie per il proprio business.
Le aziende della distribuzione avevano realizzato
impegnativi sistemi per la gestione degli approvvigio-
namenti; la gestione operativa di queste applicazioni
informatiche (spesso ancora con schede perforate)
richiedeva molta mano d’opera, ma consentiva una
buona gestione degli stock dei magazzini e una defini-
zione, ancora embrionale, delle previsioni di vendita
finalizzate alla determinazione degli approvvigiona-
menti. In queste aziende i processi amministrativi e di
controllo avevano una forte componente di manualità
ed erano molto distinti e separati dai processi opera-
tivi primari prima citati.
Le aziende manifatturiere si limitavano a gestire
i movimenti dei magazzini e dei rigidi elenchi di com-
ponenti pomposamente definiti ‘Distinte base’.
Le banche producevano molta carta, ma pochi do-
cumenti significativi utili alla gestione dei patrimoni
aziendali.
In questi anni di riferimento ricoprivo ruoli di Cio
con obiettivi di ottimizzazione dei processi operativi
e la loro integrazione informatica.
La difficoltà maggiore era di ottenere dalle funzio-
ni le informazioni utili non solo al proprio interno, ma
per tutti i dipartimenti che ne potessero opportuna-
mente usufruire: il termine di riferimento era ‘Sistema
informativo integrato’.
Non sempre, però, questi obiettivi nel loro insie-
me venivano interpretati correttamente e il timore
che veniva esternato dai manager era l’eccesso di
burocratizzazione e l’utopia della realizzazione di un
Sistema Informativo Integrale, inutile per l’efficienza
aziendale. Non sempre si veniva compresi sulla dif-
ferenza fra il termine integrale e integrato ed erano
abbastanza frequenti le azioni per tenere distinte le
operazioni nelle varie funzioni con la conseguenza di
ripetere le operazioni nei vari processi aziendali.
Sono passati molti anni e sono state segnate delle
vere e proprie ere geologiche, ma non credo che nelle
aziende si sia spento il dibattito: meglio un prodotto
atto ad ottimizzare le proprie funzioni senza preoccu-
parsi di integrazioni con altre funzioni aziendali o me-
glio ottimizzare i processi operativi creando un solo
flusso informativo?
Meglio l’efficacia o l’efficienza?
>> Carlo Galimberti <<
L’IBM S/38
22 23V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1979
STORIA E POLITICA Cina e Stati Uniti riallacciano ufficialmente le relazioni diplomatiche.
In Cambogia cade il regime dittatoriale dei Kmer rossi di Pol-pot.
In Iran, in seguito alla deposizione dello Scià, prende il potere l’ayatollah Khomeini.
In Iraq Saddam Hussein diventa Presidente della repubblica.
La Russia invade l’Afghanistan.
Viene firmato un trattato di pace fra Egitto ed Israele.
In Inghilterra vince il partito di Margareth Tatcher, primo ministro donna.
In Italia Nilde Iotti è eletta presidente della Camera dei deputati.
Ancora uccisioni ad opera di Brigate rosse e Prima Linea : il mondo operaio scende in piazza contro
il terrorismo.
CULTURA E SPETTACOLO Bob Fosse dirige “All That Jazz - Lo spettacolo comincia“; l’anno seguente vincerà la Palma D’oro a
Cannes.
Nasce il Tg3.
Vengono sequestrati in Sardegna Dori Ghezzi e Fabrizio De Andrè.
SPORT Jody Scheckter vince il mondiale di Formula1 per Ferrari.
Pietro Mennea stabilisce il record del mondo nei 200 metri con 19”72.
14 luglio: ad Auckland la nazionale francese di Rugby batte gli “All Blacks” per 24-19. E’ la prima
vittoria francese sul suolo neozelandese.
In Inghilterra, a seguito di una violenta tempesta, perdono la vita 17 partecipanti all’Admiral’s Cup.
SCIENzA Nevica per mezz’ora nel deserto del Sahara.
La sonda della NASA Voyager I fotografa per la prima volta il pianeta Giove; dalle immagini inviate
viene rilevata la presenza del satellite Tebe e dell’anello che circonda il pianeta.
ICT IBM annuncia il terminale a colori 3279 e la stampante a colori 3287.
Viene rilasciato Oracle V2, il primo Sql data base management system commerciale. La prima
versione, scritta in Assembler, eseguibile su un PDP11 in 128k di memoria, non verrà mai presentata
al mercato. La società fondata nel 1977 da Larry Ellison, Bob Miner e Ed Oates come Software
development laboratories prende il nome di Relational Software Inc. (RSI); solo nel 1982 verrà
chiamata Oracle Systems dal suo prodotto bandiera.
Dalla divisione Servizi amministrativi di Arthur Andersen viene lanciato Method/1, un approccio
strutturato e sistematico all’information planning, design, installation and support.
1979
“20: Metodone”da “Romanzo di Formazione”
Il Method/1, quanti strazianti
ricordi, quanti rimpianti!
Era chiamato (con affet-
tuoso rispetto) “Metodone”
per la sua dimensione mostruo-
sa: i suoi volumi presidiavano
con sussiego almeno due ripiani
di libreria. Elegante era elegan-
te: blu, plastificato, con i grossi
anelli a scatto nichelati, alcune pagine si potevano
allungare dispiegandole all’esterno, con un aspetto
professionale e tecnologico stile M.I.T.
Se a fine capitolo capitava un retro-pagina vuoto,
non si trovava mai un’ambigua facciata tutta bianca.
In centro, campeggiava un ossimoro lapidario e solo
apparentemente tautologico “This Page Intentionally
Left Blank”. Il suggello testimoniava che nulla veniva
lasciato al caso.
Così concreto, prescrittivo e rassicurante, nelle
sue prime versioni il Metodone diceva come fare i si-
stemi custom su mainframe. Punto.
Erano ancora i tempi d’oro in cui i manuali di com-
puter science venivano scritti dagli Auditor, una fami-
glia professionale che, all’epoca, aborriva la fantasia e
non sapeva nemmeno cosa fosse la creatività1.
Poi, ahimè, i consulenti ebbero il sopravvento2.
Così, nel tempo e nel susseguirsi delle edizioni, Il Me-
thod/1 allargò a dismisura i suoi ambiti: change mana-
gement, process design, best practices, … Nello sforzo
di Metodonizzare il Fattore Umano, è salito sempre
più in alto, in un’olistica e vaga stratosfera dove si
è vaporosamente smarrito per sempre. Ormai quasi
nessuno lo ricorda: R.I.P.
>> Achille Poretta <<1 - Stiamo parlando – va da sé – di un epoca molto, ma
mooolto precedente lo scandalo Enron…
2- So quel che dico! Ho lavorato molti anni in una di que-
ste società di consulenza!
Sacerdoti di nuovi templi
In quegli anni e per molti anni a seguire, il main-
frame si può affermare fosse il protagonista unico.
Nella maggior parte delle realtà industriali
rappresentava in toto il paradigma dell’informati-
ca ed era l’oggetto circondato da un alone di mistero.
Si respirava un senso di diffusa reverenza da parte
di chi, in azienda, non era uno del cosiddetto mondo
Edp. Il mainframe era dai non informatici ancor meno
conosciuto e percepito del cloud dei nostri giorni. Ma
dove è il calcolatore centrale? Ma quanto è grande?
Il Cobol era il linguaggio principe anche se ricordo
ancora molte applicazioni scritte in Assembler.
Le borse dei tecnici erano spesso appesantite dai
tabulati di programmi; i data center erano caratte-
rizzati da grandi unità nastri e dischi che davano un
aspetto molto futuristico rispetto al resto degli am-
bienti tecnologici industriali.
Ricordo un aneddoto del tutto figlio di quegli
anni: ritorniamo ai tempi delle schede perforate e del-
le perforatrici meccaniche. Nel perforare le schede i
programmatori evitavano l’opzione di numerare negli
ultimi 3 digit le schede stesse, che doveva servire a
ricostruirne l’ordine. L’operazione, infatti, faceva per-
dere tempo poiché la scheda doveva scorrere sino in
fondo per permettere la perforazione finale.
Lo si evitava per essere più veloci, ma se un deck
cadeva e le schede si sparpagliavano a terra, era im-
possibile riordinarle, si sentivano imprecazioni del
tutto indicibili!!
Magari sboccati, ma certo dotati di fascino e im-
portanza!!
>> Fabio degli Esposti <<
Formidabili quegli anni! È proprio il caso di dirlo. 1980-1990 è
il decennio dei boom, degli eccessi, della crescita e di quelle
rivoluzioni tecnologiche di cui ancora oggi, a distanza di 40
anni, ne godiamo i frutti.
In questi anni nasce e comincia a strutturarsi l’ICT come risultato
della convergenza tra Informatica e Telecomunicazioni, gli
anni in cui prende vita la più grande rivoluzione mondiale che
oggi sappiamo essere Internet, il decennio in cui l’informatica
distribuita diventa il modello architetturale dei nuovi data center
aziendali in grado di supportare piani di business incentrati
sull’internazionalizzazione, l’automazione dei processi, la
produttività individuale. Il decennio in cui prende forma una
coscienza di lavoro individuale, portato avanti grazie al personal
computer ma che, per essere efficace, innesca un inevitabile
ripensamento organizzativo che dalle prime forme di office
automation è arrivato fino ai giorni nostri con le nuove modalità
di lavoro collaborativo e smart. È in quegli anni che si sviluppa
una coscienza anti mainframe-centrica con l’affermarsi del
modello elaborativo client/server, anche se i sistemi centrali degli
anni ’80 rimarranno senza alcun dubbio il punto di riferimento.
Tuttavia il pc è partito e con esso una rivoluzione che ancora non
si è fermata, quella di una digitalizzazione individuale e diffusa, in
grado di condizionare i modelli operativi, organizzativi e culturali
di impresa.
Nasce l’IT, nasce Internet
È nel decennio ’80-’89 che prende forma una delle rivoluzioni più
dirompenti di tutta la storia dell’informatica, Internet. Si parte
proprio dal 1980, anno in cui il giovane Tim Berners- Lee trascorre
sei mesi al Cern di Ginevra come consulente in ‘ingegneria
del software’ e sviluppa ‘Enquire’, un sistema interno per
l’immagazzinamento e la diffusione delle informazioni. Il sistema
rimarrà per sempre un prototipo, ma è da lì che parte il World
Wide Web che vedrà ufficialmente la luce nel 1989.
Nel 1983 il Tcp/Ip diventa il protocollo standard per Internet
che inizia così la sua ‘vita pubblica’ dopo il decennio di
sperimentazioni interne alla Darpa (l’Agenzia del Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti responsabile per lo sviluppo di
nuove tecnologie ad uso militare) che nel 1969 sviluppò Arpa-
Net (acronimo di Advanced Research Projects Agency NETwork),
una rete di computer pensata per scopi militari durante la guerra
fredda ma che, la storia ci insegna, divenne la rete globale
che oggi collega tutto il mondo. Il set di protocolli divenuto
poi Tcp/Ip nacque dalla necessità di connettere quante più reti
esistenti possibile, superando gli ostacoli dovuti alla sicurezza
nel trasporto dei dati e dei ‘mezzi di trasporto’ fisici (l’hardware
per le connessioni e lo scambio di dati), definendo una sorta di
Anche dal punto di vista delle architetture logiche è questo il
decennio in cui si registrano i principali fermenti che porteranno
alla progressiva scomparsa dei database gerarchici per lasciare
spazio a quelli relazionali; risale infatti al 1981 il primo Dbms,
Database Management System, sistema software progettato
per consentire la creazione, la manipolazione e l’interrogazione
efficiente - da parte di uno o più client - di database, anch’esso
frutto di un decennio di sperimentazione nei laboratori di IBM
(venne infatti proposto per la prima volta da Edgar Codd nel
1970) dove ha preso forma il linguaggio di interrogazione Sql -
Structured Query Language (negli anni ’70 IBM non si dedicò a
fondo allo sviluppo reale di un Dbms; a cavalcare l’onda fu invece
una startup californiana, Software Development Laboratories,
guidata da un certo Larry Ellison, fondatore di Oracle e oggi CTO
dell’azienda).
L’informatica diventa ‘personale’
Nei modelli architetturali client/server molta della capacità di
elaborazione risiede nel client, nel computer in uso all’utente,
motivo per cui inizia a svilupparsi un florido mercato del software.
Il personal computer nasce come idea negli Anni ’70 (grazie
al primo microprocessore della Intel che nel 1971 sviluppa un
minuscolo circuito integrato di pochi millimetri con una potenza
di calcolo paragonabile a quella dell’intero Eniac - Electronic
Numerical Integrator and Computer, il primo computer elettronico
‘general purpose’ della storia, sviluppato nel 1946); ma è negli anni
’80 che il Pc esce dalla sfera degli appassionati di elettronica per
arrivare all’end-user, all’utente che non sa nulla di informatica e
di elettronica, così come nell’immaginario di uno dei personaggi
che fece molto discutere, non solo in quel decennio, per le proprie
visioni futuristiche, e che ha connotato la storia dell’informatica,
Steve Jobs. Il primo vero ‘banco di prova’ del Pc è rappresentato
dall’Apple II lanciato nel 1977, computer che aveva pre-installati
giochi, programmi di scrittura, fogli di calcolo, ecc. ma è nel 1980
che arriva SoftCard, sviluppato da un’allora semi-sconosciuta
Microsoft, un sistema hardware installato nell’Apple II che
consentiva di far girare il software CP/M (Control Program
for Microprocessor, sistema operativo per micro e personal
computer pubblicato dalla Digital Research di Gary Kildall nel
1974). È proprio nella prima metà degli anni ’80 che Apple inizia
a conquistare un’importante fetta di mercato con il lancio di
Apple Lisa nel 1983 (primo computer al mondo dotato di mouse
ed interfaccia grafica) e del Macintosh nel 1984 (progetti che non
riuscirono a produrre i profitti economici attesi ma nati dopo
che Apple era già diventata un’azienda quotata in Borsa grazie
al lancio dell’Apple II), dando del filo da torcere a colossi come
IBM che, fortemente ancorata ad una visione mainframe-centrica,
ebbe non poche difficoltà nel presentare una propria proposta
tecnologica. In risposta alla nascita di un nuovo mercato (che tra
gli altri player di rilievo dell’epoca vede anche Atari, la quale non
fu però in grado di passare dallo sviluppo di console di gioco agli
home computer, e Commodore, che fece la sua fortuna proprio
negli anni ’80 con il lancio, nel 1982, del Commodore64), IBM
lavora ad un suo progetto - in realtà con tre anni di ritardo rispetto
ad Apple e in un clima di forti contrapposizioni tra la scuola di
pensiero incentrata sul formalismo/centralismo di BigBlue e quella
più visionaria/alternativa di Jobs - collaborando con Bill Gates e
‘circuito virtuale’ per mettere in comunicazione due utenti remoti
indipendentemente dai sistemi hardware che potessero utilizzare.
Ed è sempre nei primi anni ’80 che si esprime al massimo la
convergenza tra IT e Telecomunicazioni, con lo sviluppo delle
connessioni Dial-up (connessioni tra computer realizzate
con sistemi hardware, i modem, che sfruttano una comune
banda fonica a bassa frequenza, mediante cioè una semplice
composizione numerica telefonica, per connettersi e comunicare
grazie ai dialer, programmi software che abilitano tali
connessioni). Risale infatti al 1984 la nascita del primo Isp, Internet
Service Provider; si trattava di Prodigy, frutto della joint venture
del 1980 tra il broadcaster CBS e la società di telecomunicazioni
AT&T; il service provider capì già allora l’importanza del
‘contenuto’ offrendo ai propri clienti non solo un accesso Dial-
up ma anche una serie di ‘pacchetti di servizio’ quali news,
informazioni meteo, e-mail, shopping online, pubblicità, forum di
discussione e altro, che lo portarono ad essere fino agli anni ’90 il
secondo Isp del mondo con 465mila ‘sottoscrittori’.
Client/Server, l’architettura di riferimento
Una curiosità: i sistemi utilizzati da Prodigy erano minicomputer
IBM Series/1 distribuiti localmente in varie regioni degli Stati Uniti,
gestiti centralmente dai mainframe IBM. Un’altra delle grandi
ondate innovative degli anni ’80, infatti, è rappresentata dalla
nascita dei sistemi distribuiti modellati sulla base di architetture
client/server. Mano a mano che le tecnologie legate ad Internet
maturavano, i modelli fisici dei data center aziendali e dei service
provider mutavano, lasciando sempre più spazio al modello
architetturale di riferimento di allora basato sul protocollo
standard definito nei primi anni ’80, il Network File System (Nfs),
utilizzato per condividere porzioni di filesystem da una risorsa
centrale (il server) a risorse distribuite (i client).
In un decennio, sulla base di queste ‘premesse’ tecnologiche, la
configurazione dei sistemi IT cambia radicalmente, mettendo in
crisi i modelli basati su mainframe che avevano invece fatto la
storia del decennio precedente (si passa da un mainframe cui
è connessa una rete di terminali mediante una Lan, Local Area
Network, a maglie di terminali connessi a più server) e la fortuna
di IBM, leader di mercato, e dei cosiddetti “sette nani” (come
venivano chiamati i competitor di Big Blue sul fronte mainframe):
Burroughs, Control Data, General Electric, Honeywell, Ncr, Rca
e Univac (fuori dal territorio USA, tra i produttori di rilievo si
distinsero Siemens e Telefunken in Germania, International
Computers nel Regno Unito, Fujitsu, Hitachi, e Nec in Giappone). Il
mercato server vide pian piano crescere attori nuovi che ancora
oggi sono nelle classifiche di market share (HP, Oracle, Dell,
Fujitsu, Lenovo…).
L’era del Personal Computer
V I T E P A R A L L E L E 25V I T E P A R A L L E L E24
1980/1989la Microsoft per lo sviluppo di un sistema operativo ad hoc (MS-
DOS, Microsoft Disk Operating System), il sistema operativo per
personal computer con microprocessore x86 che fece la fortuna
di Microsoft (con il 90% di market share mondiale) fino al 1995,
quando la corporation lanciò Microsoft Windows 95 (anni in cui
la ‘battaglia’ si sposta da Apple vs. IBM ad Apple vs. Microsoft
scatenando guerre ‘filosofiche’ - tutt’oggi in corso - sulla chiusura/
apertura dei due sistemi e sulle reali capacità innovative delle due
realtà).
Ed è infine sempre in questo formidabile decennio che insieme
al sistema operativo, come anticipato, nasce il florido mercato
dei programmi software, in particolare quelli per l’automazione
dei processi (lato data center-server) e quelli per la produttività
individuale (lato client), basi tecnologiche che hanno
rappresentato il motore di nuovi modelli di business incentrati
allora sull’internazionalizzazione delle imprese e sulla crescita
produttiva.
Da non sottovalutare, in quegli anni, altre due ondate di
innovazione, lato hardware: la nascita delle prime workstation
(sistemi con grandi schermi ad elevate prestazioni grafiche e
grande potenza di calcolo, grazie ai quali si svilupparono poi
i sistemi Cad per la progettazione industriale) e l’arrivo delle
stampanti di qualità (le prime stampanti laser a basso costo
arrivano nel 1984 da Hp e Apple, la prima stampante a getto
d’inchiostro, frutto della ricerca Hp, nel 1988), destinate a
rivoluzionare la produzione di contenuti.
Stefano Uberti Foppa, direttore di zeroUno e Nicoletta Boldrini, giornalista di zeroUno
Tutta la storia dell’informatica, non solo del decennio ’80-’89, è stata carat-
terizzata da ondate innovative che hanno avuto impatti così dirompenti da
incidere sulla storia dell’uomo. Guardando all’indietro, risulta chiaro come
molte aziende abbiano costruito la loro fortuna grazie alla capacità di guar-
dare lontano, di intuire le potenzialità di qualcosa che ancora non esisteva o
stava per nascere. Da questa prospettiva, forse nulla è cambiato e nell’arena
della nuova competizione globale a vincere sono e saranno ancora coloro
che, con coraggio, ricercano, sperimentano e portano sul mercato qualcosa di
innovativo prima degli altri.
Ed è proprio nell’obiettivo di accelerare le occasioni di digital innovation
presso le aziende, di far circolare esperienze e conoscenza, servizi ed esem-
pi virtuosi di digital transformation che si ritrova la mission di Digital360.
Digital360 è il Gruppo leader in Italia che, attraverso contenuti editoriali,
organizzazione di eventi, servizi di lead generation e attività di advisory
e coaching, intende dare un contributo concreto ad un nuovo sviluppo eco-
nomico e digitale del nostro paese. Con l’obiettivo ultimo di accompagnare
imprese e pubbliche amministrazioni nella comprensione e nell’attuazione
della Trasformazione Digitale e dell’Innovazione Imprenditoriale, nonchè
favorirne l’incontro con i migliori fornitori tecnologici.
26 27V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
198019
80STORIA E POLITICA Muore Tito, dittatore yugoslavo.
Gli USA rompono le relazioni diplomatiche
con l’Iran, diventato stato musulmano.
Scoppia la guerra tra Iran e Iraq per il
controllo dei pozzi petroliferi.
In Italia vengono uccisi Walter Tobagi e
Piersanti Mattarella; si compie la strage alla
stazione di Bologna; cade ad Ustica un aereo
civile.
CULTURA E SPETTACOLO Umberto Eco pubblica “Il nome della rosa”.
Gli AC/DC pubblicano l’album “Back in Black”,
secondo album più venduto nella storia della
musica.
Viene ucciso a New York John Lennon.
SPORT Si aprono a Mosca i XXII Giochi olimpici
boicottati da 65 nazioni tra cui USA, Giappone,
Canada e Germania Ovest per protesta contro
l’invasione russa in Afghanistan.
ICT Inizia in Giappone la commercializzazione del
videogioco Pac-Man.
Apple diventa public company con una
offerta pubblica a 2,75$ per azione.
IBM annuncia il DOS (Distributed Office
System) che espande le capacità di calcolo alla
gestione di testi e word processing.
SAP sviluppa il proprio linguaggio di
programmazione Abap , ancor oggi uno dei
linguaggi più utilizzati al mondo grazie alla
diffusione degli applicativi SAP.
Primi balbettii di Erp
Anche se può sembrare un azzardo, oso dire
che i primi embrioni di sistemi Erp sono
della seconda metà degli anni 70, svilup-
pati negli Stati Uniti per rispondere, e fa-
cendolo molto bene, alle esigenze delle aziende. E
una grande scommessa è stata vinta da una società di
software in Italia il cui direttore marketing, alla fine
degli anni 70, fece un accordo di distribuzione con una
Società di Boston, creata da due ex IBM e da un ex
Arthur Andersen, che avevano sviluppato un sistema
di controllo gestione di notevole successo negli USA.
La fortuna fu che uno dei maggiori gruppi edito-
riali in Italia aveva deciso di introdurre in azienda una
“cultura” di controllo gestione che andava ben oltre i
tradizionali sistemi contabili. E fu il cliente “eretico”
che aprì la strada a queste soluzioni partendo a usarlo
con gli importi divisi per 1000, visto che la lunghezza
dei campi non era sufficiente per le lire.
Per i tempi la soluzione era piuttosto innovativa.
Il “Bidone di dati” su cui si basava era un data base
strutturato secondo tre livelli di una piramide: alla
base confluivano i dati e le transazioni elementari; il
livello intermedio conteneva una prima aggregazione
“organizzativa” (per esempio: centri di costo); il terzo
livello conteneva i dati ulteriormente aggregati secon-
do la struttura organizzativa dell’azienda rappresen-
tata con tabelle facilmente definibili e modificabili.
Tre Report generator operavano sui tre livelli consen-
tendo di ottenere rapidamente situazioni riepilogati-
ve di fine mese.
La cosa ovviamente piaceva poco agli informati-
ci delle aziende perché temevano di veder ridurre il
proprio potere!!
>> Anna Verrini <<
“Killer … application!”
Mi trovavo presso Erredati, la software
house di una appena nata “Conserve Ita-
lia”.
Dovevamo discutere di come far par-
tire le prime procedure informatiche (allora non ave-
vo neanche un terminale sul tavolo: tutto
carta, penna e telefono!).
Vidi un oggetto strano, era
un Apple II: funzionava con 2
piccoli dischetti di materiale pla-
stico flessibile. Inserito il dischetto, dopo
qualche rumore non proprio rassicurante, sul video
appariva il logo di questo nuovo programma: “Visi-
calc”. “Cos’è ?” chiesi. Mi fu risposto: “Non lo so, prova
a fare qualcosa, poi mi dici”.
Cercai di capire a cosa serviva, il manuale in ingle-
se era un po’ ostico, ma come sempre le figure aiutano.
Ero da poco laureato in statistica, dove la rappresen-
tazione dei numeri in tavole a doppia entrata (righe,
colonne) era una consuetudine collaudata. “Cavolo”,
pensai, “questo coso mi consente di fare i totali per
riga e colonna e li ricalcola anche quando cambio un
numero nella matrice e lo fa senza scrivere una riga
di programma, davvero prodigioso!”. Avevo scoperto
quella che sarà la “killer application” nel mondo dei pc
per le imprese, ma non lo sapevo. Non sapevo nean-
che cosa fosse una “killer application”.
Attesi qualche anno prima di avere un pc sulla
scrivania con all’interno un altro mitico progenitore,
Lotus 1-2-3, molto più potente del precedente. Oggi
sappiamo che i diversi prodotti che uscirono, Super-
calc, Lotus 1-2-3, Quattro, Multiplan, Excel, Calc, fu-
rono tutti divorati da Excel “il cannibale”. I miei gio-
vani colleghi non lo sanno e non si sorprendono se
nell’ultima versione i file non sono più compatibili con
le versioni precedenti, semplicemente pensano “Sei
obsoleto, non leggi neanche un file xlsx”. Per questo
motivo oggi sopravvive l’ecosistema Microsoft, il cui
assoluto punto di forza, “insostituibile”, è questo pro-
gramma di nome Excel. “Toglietemi tutto, ma non il
mio Excel”, dovrebbe recitare la prossima pubblicità.
Ecco che cos’è una killer application.
Oggi sappiamo che nel mondo dei Data Base e
dei Big Data i file xls … sopravvivono allegramente,
anzi coloro che desiderano far prosperare la propria
applicazione cercano di integrare questo formato:
“Non ti preoccupare puoi estrarre i dati in Excel e farci
quello che ti pare”. La seconda parte dell’affermazio-
ne è discutibile e di fatto frutto di quotidiane dispute
aziendali. Per quel che mi riguarda, da diversi anni
ho smesso di autorizzare nuovi programmi di stampa
di report: “Uscita in Excel, magari con chiamata dcom
automatica e poi ci pensa l’utente a stampare … se ne
ha voglia”. Se, come dice Gartner, ci sono un miliardo
di pc nel mondo, sicuramente tutti hanno uno spre-
adsheet installato e almeno un miliardo di persone lo
usano. Non c’è competenza più diffusa nelle aziende:
è uno dei motivi della straordinaria diffusione dei pc
con sistema operativo Microsoft, è uno dei motivi per
cui gli obsoleti pc sopravvivono.
Ma questo Dan Bricklin, inventore di Visicalc, non
lo sapeva e forse non ne ha tratto tutti i benefici. Bill
Gates, sono convinto, ne conserva una foto sul suo co-
modino con Usb-led sempre acceso.
>> Enrico Parisini <<
Il volontario
Il 1980 è un anno
che mi è molto
caro, perché l’8
gennaio iniziai
il mio primo lavoro:
ero un operatore nel
centro meccanogra-
fico di una multina-
zionale americana.
Eravamo “barri-
cati” all’interno di un
bunker e solo poche
persone erano auto-
rizzate ad entrare.
Il centro disponeva di un mainframe IBM 370/145
con consolle scrivente. La macchina aveva tutta una
serie di lucine che pulsavano, indicando il funziona-
mento dei registri di memoria: sembrava un oggetto
da fantascienza. Aveva ben 1 Mb di Ram, più un 1Mb
aggiuntiva compatibile; quest’ultima era grande come
un armadio a 5 ante. I jobs più complessi duravano
anche 24 ore, quelli più leggeri solo un paio.
Io e gli altri operatori indossavamo il camice bian-
co. I programmi da elaborare erano caricati in mac-
china tramite le schede perforate. Lo spazio occupato
dal computer, stampanti, dischi, nastri, nastroteca, …
superava i 200mq.
I primi 6 mesi io feci il turno di notte da mezza-
notte alle 8: essendo l’ultimo arrivato ero sempre “vo-
lontario”.
Sembrano passate intere ere geologiche, ma sono
solo 36 anni.
>> Mauro Viacava <<
L’Apple II
28 29V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1981
STORIA E POLITICA Ronald Reagan diventa presidente USA; nello
stesso giorno vengono liberati 52 cittadini
americani tenuti in ostaggio in Iran per 444
giorni; termina la crisi diplomatica iraniana.
Jaruzelski diventa primo ministro in Polonia.
Viene ucciso Sadat in Egitto.
Irlanda del Nord: inizia lo sciopero della
fame dei detenuti dell’IRA e dell’INLA.
Mitterrand viene eletto presidente della
repubblica francese.
In Italia continuano attentati ad opera delle
Brigate Rosse, nonostante alcuni arresti; viene
scoperta l’esistenza della loggia massonica P2.
Nella cattedrale di St Paul si sposano Lady
Diana e Carlo di Inghilterra.
Il Papa subisce un attentato mentre
attraversa piazza San Pietro a bordo della
papamobile.
CULTURA E SPETTACOLO Simon e Garfunkel tengono “The Concert in
Central Park” davanti a 500.000 spettatori a
New York.
Muore Bob Marley per un tumore alla pelle
estesosi al cervello.
ICT L’IBM lancia sul mercato il primo personal
computer: il 5150, basato su processore Intel
8088 - rimarrà punto di riferimento per tutti
gli anni 80 dei personal con architettura x86.
Ms-Dos, nato da collaborazione IBM -
Microsoft, viene utilizzato come sistema
operativo.
Digitare “C:” seguito da un certo numero di
comandi piuttosto criptici diventa parte delle
attività quotidiane; il mondo scopre il tasto
“barra rovesciata” (\).
Prima lezione: “Il punto di vista”
Ricordo la mia prima settimana di lavoro pres-
so una software house (definizione di allora
anche per le società di consulenza informa-
tica); ero l’ultimo arrivato, fresco di scuola e,
quindi, pieno di orgoglio quando mi sedevo davanti
allo schermo nero e digitavo comandi in Dos e addi-
rittura interagivo con un foglio di calcolo Lotus 1-2-3.
Dopo 5 giorni di lavoro la mia proposta fu quella di
inviare ai nostri clienti i tabulati con i resoconti men-
sili su Lotus 1-2-3 tramite un floppy da 5.25”, anziché
sui report cartacei stampati dalle procedure Cobol. Ri-
cevuto il via libera preparai con grande attenzione il
floppy per il primo dei clienti e lo portai al centralino,
dove mi aspettava il fattorino per le consegne. Appog-
giai il floppy sul banco e chiesi una busta alla ragazza,
ma il fattorino in men che non si dica prese il floppy
lo piegò in due e lo infilò nella tasca dei jeans dicendo
“non serve la busta ho già fatto, a chi lo consegno?”.
In quella occasione imparai la mia prima lezione:
“Tieni sempre presente il punto di vista della persona
che hai di fronte”.
>> Giovanni Pota <<
Aquarius
Ho incontrato il mio primo pc agli inizi degli
anni 80 del secolo scorso (!!!), quando, all’e-
tà di 7 anni, i miei genitori
mi regalarono uno scono-
sciutissimo “Aquarius” della Mattel
(https://it.wikipedia.org/wiki/Mat-
tel_Aquarius). Da quel momento la
mia vita prima, e la mia carriera
dopo, furono indissolubilmente
legate a questi gioielli tecnologi-
ci. Anche se inconsapevolmen-
te, il mio primo approccio ai
pc fu profetico perché il mio
Aquarius era sostanzialmen-
te sconosciuto rispetto ai
modelli della Commodore che in quel periodo spopo-
lavano, se così si può dire, ed io mi trovavo continua-
mente ad acquistare in edicola fascicoli con allegate
cassette (chi le conosce più ora!!!), contenenti giochi
per il Commodore che non funzionavano per l’Aquari-
us, e passavo giorni interi a cercare di farli funzionare.
Ebbe così inizio la mia carriera di system integrator,
carriera costellata di una miriade di insuccessi ovvia-
mente.
Dopo l’Aquarius incontrai sistemi più evoluti, il
DPS 700 della Honeywell (http://www.computermu-
seum.li/Testpage/HoneywellBullDPS7000.htm), con
supporti di memorizzazione da 8 pollici e capii che
con questi strumenti si poteva fare ben altro. Sono
passato poi agli Olivetti M24 con floppydisk da 5
pollici e ¼ che, a dispetto dei loro parenti più grandi,
contenevano il doppio dei dati, Ram da 640 Kb e pro-
cessore Intel 8088.
L’apoteosi fu raggiunta quando mi regalarono il
mio primo vero pc: un IBM con processore Intel 8086,
2 Mb di Ram, floppydisk da 3 pollici e ½ e, udite udite,
Hd da ben 60 Mb ca. Era iniziata per me la stagione in
cui, grazie al mio potente pc della IBM, che possede-
va persino un’interfaccia grafica a supporto di quella
testuale offerta dal sistema operativo Ms-Dos, il pro-
mettente Windows 1.0 della Microsoft, dedicavo le
mie giornate a cercare di realizzare programmi, quasi
sempre inutili, per svolgere le attività più disparate.
La programmazione in Basic, linguaggio presente in
Ms-Dos, era diventata la mia ossessione, ricordo di
aver acquistato un giubbotto di jeans solo ed esclu-
sivamente perché sul retro recava la scritta Basic.
Dopo poco tempo il Basic lasciò il passo al Pascal sino
a quando all’Università fui iniziato ai segreti del C, del
C++ e dell’Assemmbler, ma soprattutto fui affascinato
da un linguaggio che partendo dalla sintassi del C++
rendeva il lavoro dei programmatori più efficace. Era
un linguaggio promettente, anche
se la versione 1.0 all’epoca distribu-
ita conteneva una quantità rilevan-
te di bachi, e poi aveva come icona
una tazzina di caffè fumante come
a voler dire che era un linguaggio
per veri programmatori che pas-
savano il giorno a programmare
e bere caffè per tenersi concen-
trati e svegli.
Passati gli anni dell’uni-
versità iniziai la mia carrie-
ra da system integrator, ma
adesso non mi occupavo più di giochi per il mio pc, ma
dei complicati e mastodontici sistemi utilizzati dagli
Istituti di credito per gestire il proprio business. Fre-
quentando i sistemi informativi delle banche era im-
possibile non imbattersi in quei computer che aveva-
no terminali testuali e che “ragionavano” in maniera
completamente diversa dagli Home pc: i mitici AS400.
Sino a questo momento il mio progressivo viaggio nel
mondo dei pc ha sempre avuto una controparte fisica,
tangibile, dotato di una sua voce (lo scorrere del na-
stro magnetico, il movimento dei braccetti degli hard
disk, il rumore delle ventole dei server, il sistema di
raffreddamento delle server farm), poi è iniziata l’era
del cloud e della smaterializzazione dei grandi siste-
mi. Oggi nel mondo dell’informatica è sempre più raro
incontrare server fisici; i sistemi sono ospitati nella
grande nuvola digitale che ci permette continuamen-
te di erogare servizi sempre più potenti ed efficienti,
ma che sta facendo progressivamente sparire il fasci-
no romantico di un lavoro che ti faceva passare intere
giornate rapito da quegli agglomerati di led, cavi ed
apparati di ogni sorta…
>> Luigi Caligiuri <<
Archiviazione
Archiviare i proprio dati e i propri program-
mi (Fortran, Cobol o C che fossero…) era,
allora come oggi, essenziale. Allora forse
ancora di più di oggi perché il passaggio
dalle schede perforate ai dischetti non era stato così
immediato e compreso da tutti. Le schede erano un
qualcosa di fisico (carta bucata), i dischetti erano un
involucro nero (sarà nato da qui il modo di dire “black
box”? non credo, ma si addice al sentimento provato
dai primi utilizzatori) per di più inutilizzabile senza
avere a disposizione un lettore apposito dentro un
pc ed un software in grado di trasferirne il contenu-
to sui mainframe che avrebbero utilizzato tali dati e
programmi. Quindi essenziale era memorizzare sui
dischetti i dati, nella sequenza corretta, in modo da
poterli caricare successivamente sul mainframe per le
elaborazioni.
Agli inizi della mia carriera informatica facevo
una volta la settimana un servizio di assistenza utenti
presso un dipartimento dell’Università Statale di Mi-
L’Aquarius della Mattel
1981
30 31V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
lano. Il compito principale che svolgevo era caricare
sul mainframe Sperry Univac i set di dischetti che i
vari ricercatori e professori mi portavano. Un giorno
mi compare davanti un professore con la solita richie-
sta di caricamento e mi fornisce un raccoglitore con-
tenente i floppy disk (quelli flessibili e grandi). Apro
il raccoglitore e trovo tutti i dischetti perfettamente
in sequenza… purtroppo però il raccoglitore era di
quello del tipo ad anelli e i dischetti erano “infilzati”
nei buchi per poterli girare! Non saprò mai che faccia
feci ma credo che sia stata abbastanza chiara perché il
professore (che aveva solo quella copia dei dischetti)
non disse più una parola per tutto il tempo che impie-
gai a cercare di spiegargli il motivo per il quale non
avrebbe mai più recuperato i suoi dati… non so se capì
il motivo, ma sicuramente comprese il risultato falli-
mentare della sua perfetta ed ordinata classificazione.
>> Luciano Guglielmi <<
1982
STORIA E POLITICA L’esercito argentino occupa le isole Falkland.
Le forze armate israeliane invadono il
Libano meridionale.
In URSS muore Breznev, a capo del paese
dal 1964; gli succede Andropov.
In un agguato mafioso vengono uccisi il
generale Carlo Alberto dalla Chiesa e la moglie.
CULTURA E SPETTACOLO Escono i film di successo:
“Conan il barbaro” con Arnold Schwarzenegger,
“E.T. l’Extra-Terrestre” di Steven Spielberg,
“Blade Runner” di Ridley Scott con Harrison
Ford, “Rocky III” e “Rambo” con Sylvester
Stallone.
Nascono le televisioni Italia1 e Rete4
SPORT Durante le prove per il Gran Premio del
Belgio di Formula 1 muore tragicamente Gilles
Villeneuve; vincerà il mondiale Keke Rosberg.
L’Italia vince il mondiale di calcio in Spagna.
ICT Durante l’International Summer Consumer
Electronics Show viene presentato l’home
computer Commodore 64: se ne cominciano le
vendite al dettaglio in USA al prezzo di lancio
di 595 dollari; sarà il computer più venduto
della storia con 17 milioni di esemplari.
Viene prodotto il primo Compact Disk -
rivoluzionerà l’industria discografica, ma non
solo.
3 senior manager di Texas Instruments
fondano Compaq, il cui nome deriva da
“Compatibility and Quality”, dal momento che
dalla sua creazione Compaq produce alcuni
dei primi computer IBM compatibili. Diverrà in
pochi anni il più grande fornitore di personal
computer al mondo.
I Floppy disk
Il mangianastri del
Commodore Vic-20
Adventureland
Se qualcuno dovesse mai chiedermi “Quando
sei diventato un informatico?” risponderei
senza ombra di dubbio: “Dicembre 1982”.
Nel maggio di quell’anno, per la prima co-
munione, avevo avuto in regalo una splendida console
Atari Vcs 2600. Tuttavia, la mia curiosità non era sod-
disfatta da un oggetto che mi permetteva di interagire
solo limitatamente con i videogames.
Per questo motivo la mia richiesta per il binomio
compleanno/Natale 1982 fu un home computer: più
precisamente un Commodore Vic-20 accessoriato con
il suo letargico mangianastri.
Alcune settimane più tardi, dopo aver divorato il
suo manuale d’uso e copiato qualsiasi listato Basic mi
fosse capitato a tiro, ero in grado di programmare in
modo rudimentale ma abbastanza autonomo, salvo il
fatto che il Basic Commodore era molto più limitato
della mia fantasia da bimbo di 8 anni.
Il mio sogno, dopo aver giocato ad Adventureland
di Scott Adams, era quello di realizzare una avventura
testuale in italiano. Quando non potevo usare il Vic-
20, perché magari i miei genitori volevano vedere la
tv, passavo buona parte del tempo libero a scrivere
idee di listati in Basic su fogli di carta a quadretti o
semplicemente a progettare il mio videogame.
Purtroppo, i 3,5Kb disponibili del Vic-20 spensero
ben presto le mie ambizioni con un bel “?out of memo-
ry error”: compresi immediatamente che l’informatica
non sarebbe stata tutta rose e fiori…
>> Alfonso Stuardi <<
Tecnici per natura
Nel 1982 la scena dei personal computer era
molto variegata: oltre all’Apple IIe (e ai suoi
cloni, come il Lemon II prodotto anche in
Italia a Ravenna), al Commodore Pet e al
Trs-80, che più o meno coprivano il mercato degli usi
(semi)professionali del personal computer, c’era una
gran varietà di personal computer per l’appassionato:
da quelli di Atari a quelli di Sir Clive Sinclair, passan-
do per le schede programmabili assemblate in casa. I
pochi negozi di computer erano punti di ritrovo degli
appassionati, che spesso affiancavano il negoziante
nel consigliare gli acquirenti, ad esempio spiegando
perché era meglio spendere per un computer con un
lettore di floppy disk, anziché accontentarsi di uno
che salvava i dati su audiocassette…
Io avevo un Sinclair Zx-81 e, da buon appassio-
nato, leggevo tutte le riviste del settore che mi ca-
pitavano sottomano, anche quelle di un’informatica
professionale che mi era ancora ignota (avevo quin-
dici anni). In quell’anno in particolare, uscirono i primi
numeri della rivista ZeroUno. Nel numero 2, ho letto
un articolo che per qualche motivo mi colpì: “Perché il
manager Edp non fa carriera”, tanto che ad anni di di-
stanza me lo ricordo senza doverlo andare a rivedere.
Diceva sostanzialmente che l’informatico ama restare
nel proprio datacenter, interessandosi poco del resto
dell’azienda, al punto di rinunciare alla carriera pur di
non muoversi da lì, e quindi gli informatici che arriva-
vano ai vertici delle aziende erano molto pochi. Negli
anni successivi, ho ripensato spesso a quell’articolo,
e mi è sempre sembrato che fosse assolutamente at-
tuale.
Anche adesso.
>> Claudio Telmon <<
1981 1982
32 33V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
198319
83
STORIA E POLITICA Ronald Reagan annuncia l’avvio della S.D.I. (iniziativa di difesa strategica), che
diventa presto nota con il nome di “scudo spaziale”.
Le elezioni politiche in Gran Bretagna confermano la maggioranza dei
conservatori guidati da Margaret Thatcher.
Roma: si conclude il processo Moro con l’ergastolo a Mario Moretti, Prospero
Gallinari, Lauro Azzolini e altri 29 imputati; Palermo: in via Pipitone Federico
un’autobomba imbottita di tritolo esplode uccidendo il giudice Rocco Chinnici,
due agenti di scorta e il portiere dello stabile.
CULTURA E SPETTACOLO Viene presentata alla stampa internazionale la nuova Fiat Uno.
SPORT Björn Borg si ritira dal tennis dopo aver vinto per 5 volte di seguito il Torneo
di Wimbledon.
La nazionale italiana di basket vince il campionato europeo di pallacanestro
maschile in Francia.
SCIENzA Viene scattata la prima foto del virus HIV da parte di C. Dauguet.
ICT Arpanet cambia ufficialmente protocollo per usare Internet Protocol (IP)
dando vita a Internet.
Apple Computer annuncia il personal computer Apple Lisa.
Esce la prima versione di Lotus 1-2-3.
Microsoft rilascia la prima versione di Word per Dos.
Olivetti sigla una partnership con AT&T a seguito della introduzione sul
mercato di M24, un personal computer IBM compatibile : AT&T venderà i pc
Olivetti sotto proprio brand in USA e Olivetti potrà commercializzare i sistemi
mini di AT&T nei propri mercati.
La versione 3 di Oracle è scritta in C, è hardware independent e può essere
eseguita su mainframe, minicomputer e pc rendendo disponibile la tecnologia
data base relazionale in ogni ambiente.
IBM rilascia il suo Relational Database Management System: Db2, scritto in C,
C++ e Assembly, finalizzandolo dapprima ai mainframe, riscrivendolo poi per
ogni piattaforma, mantenendo una base comune.
Deposito chiama… “DPS 4”
Nel 1983 la Colacem aveva due stabilimenti e
4 depositi che utilizzava come punti vendi-
ta dei propri cementi confezionati in sacchi.
Solo per i due stabilimenti era stato possibi-
le ottenere linee dedicate per la trasmissione dei dati
a costi ragionevoli per il business, per cui i documenti
di trasporto che arrivavano dai depositi erano compi-
lati a mano o al massimo con una macchina da scrive-
re, privi però degli opportuni controlli anagrafici che
erano prerogativa di un collegamento online. Un ulte-
riore problema era dovuto al fatto che questi docu-
menti venivano recapitati in sede da un corriere occa-
sionale, in genere un dipendente che aveva necessità
di recarsi presso il deposito o più spesso un camioni-
sta che trasportava cemento dallo stabilimento al de-
posito stesso; di conseguenza i ritardi nella consegna
si ripercuotevano sulla tempistica della fatturazione
e della conseguente emissione delle ricevute banca-
rie. L’introduzione sul mercato del personal computer
della Olivetti M24 fu vista subito come l’occasione per
poter informatizzare, anche se in maniera primitiva,
l’emissione dei documenti prodotti dai depositi e tra-
sferire i relativi dati alla sede. Con grande lena ini-
ziammo a sviluppare dei programmi in Gw-Basic che
permettessero il trasferimento dei dati anagrafici dal
nostro elaboratore centra-
le, Honeywell Dps 4, verso
il personal computer M24
installato presso i depositi
ed emettere i documenti
in modalità offline con lo
stesso grado di affidabilità
di quelli emessi online. A
fine giornata un ulteriore
programma permetteva il
trasferimento, questa volta
verso il nostro elaboratore
centrale, delle informazioni
memorizzate relative alle
bolle di vendita. Così facen-
do eliminammo le due cri-
ticità prima elencate e cioè
l’affidabilità e la disponibili-
tà delle informazioni.
Ancora ci ricordiamo, ridendo, degli strani rumori
emessi dai modem nella fase iniziale del collegamento
tra M24 e Honeywell DPS 4, collegamento che avveni-
va utilizzando una normale linea telefonica.
>> Massimo Vispi <<
Rivoluzione
Nella prima metà degli anni ottanta il Grup-
po Hoechst Italia, consociato dell’omonima
azienda chimico farmaceutica tedesca fra le
più grandi ed importanti del mondo, aveva
raggiunto nel nostro Paese dimensioni veramente no-
tevoli, diventando una
delle maggiori realtà
industriali e commer-
ciali del settore. Otto
stabilimenti produttivi
e nove Società, di cui
tre nel settore Farma-
ceutico ed una nel set-
tore agroveterinario, e
molte divisioni per la
commercializzazione
dei prodotti chimici (chimica organica e inorganica,
fibre, tessili e così via). Il fatturato superava già allora
i 1.300 miliardi di lire.
Alla crescita industriale e commerciale del Gruppo
non aveva fatto però seguito una altrettanto veloce
crescita e maturazione del sistema informatico azien-
dale e, nonostante l’influsso e l’aiuto della casa madre
tedesca, l’hardware (IBM 4341-1), il sistema operativo
(Dos-Vse) e la rete di terminali online e soprattutto la
struttura organizzativa del settore Edp erano divenuti
inadeguati a fare fronte alle necessità informative sem-
pre crescenti. Si era così creata una situazione dram-
matica di backlog, talvolta con ritardi anche di anni, e
senza alcuna pianificazione per lo sviluppo di nuove
applicazioni. Il 75% del tempo del personale di sviluppo
(analisti e programmatori) era occupato in manutenzio-
ne ed il poco sviluppo di nuove applicazioni avveni-
va senza una oculata scelta delle priorità e con tempi
lunghissimi. Gli utenti erano sempre più scontenti e ri-
versavano sulle carenze dell’informatica responsabilità
spesso di natura completamente diversa.
A questo punto la Direzione dell’azienda decise
L’Olivetti M24
Un angolo
della computer room
Hoechst Italia nel
1985. Si vedono l’unità
di controllo linee
e le unità a disco
IBM 3350 e,
sul fondo, 3380
34 35V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1984
una rivoluzione, che prese le mosse da una vera e
propria ridefinizione culturale ed organizzativa:
Assunzione di un nuovo responsabile del setto-
re Edp, diventata in quegli anni Direzione Organizza-
zione e Sistemi, non più alle dipendenze del direttore
amministrativo, ma direttamente dell’alta direzione
aziendale (Comitato Esecutivo). La nuova direzione
viene coinvolta nella pianificazione aziendale a breve
e a medio-lungo termine, conosce le necessità infor-
mative future dell’azienda e svolge anche un fonda-
mentale ruolo organizzativo.
Costituzione di un Comitato Sistemi Informati-
vi, composto dai direttori delle diverse unità, per la
condivisione e approvazione del piano annuale e delle
strategie IT a medio-lungo termine.
Introduzione delle funzioni:
_“Tecnologie” con la respon-
sabilità per tutti gli aspetti tec-
nologici;
_“Infocenter” con l’incarico
di analizzare i software su main-
frame presenti sul mercato per
l’informatica personale;
Lancio di un importante
piano di acculturamento e di
formazione per gli utenti, così
da garantirne maggiore coinvol-
gimento e responsabilizzazione;
1983 Introduzione di una metodologia di sviluppo dei
nuovi progetti articolata in 5 diverse fasi e che preve-
deva la partecipazione attiva degli utenti richiedenti.
In breve tempo si raggiunsero risultati molto po-
sitivi, con grande soddisfazione della Direzione azien-
dale e della Casa Madre.
Coraggio e determinazione, nella consapevolezza
che i Sistemi Informativi potevano veramente costitu-
ire il fattore discriminante per una azienda efficiente.
>> Carlo Delia <<
Forum
Includendo il periodo scolastico mi occupo di in-
formatica dal 1978, un lungo periodo, quasi qua-
rant’anni. Il primo sistema su cui ho lavorato è
stato un Pdp 11/34 Digital con ancora una parte
della memoria a nuclei magnetici; oggi ho a casa una
connessione internet a 300Mb e almeno una ventina
di aggeggi collegati alla rete WiFi.
Ho visto e utilizzato tante tecnologie, ma se guar-
do indietro quello che mi torna alla mente sono alcuni
momenti dove, pur consapevole degli strumenti che
stavo utilizzando, nel ricordo prevale lo stupore.
Erano i primissimi anni ottanta e stavo svilup-
pando un symbolic debugger in Olivetti; non ricordo
quale fosse il problema che dovevo risolvere, ma mi
ero completamente bloccato non riuscendo a trova-
re risposte nella documentazione e dai miei colleghi
italiani.
Qualcuno mi suggerì di mandare una mail a Cu-
pertino; venni accompagnato alla postazione di un
Vax (sempre Digital) e, una volta creato un account
di posta elettronica, inviai oltreoceano il mio quesito.
Passata meno di mezz’ora ricevetti la risposta! Ed
era proprio quello che mi serviva! Avevo avuto acces-
so all’antesignano di un “Forum.”
Oggi siamo sommersi da sistemi di comunicazio-
ne più o meno invasivi, ma all’epoca questa semplice
esperienza mi diede la misura di quanto le comunica-
zioni digitali avrebbero influenzato le relazioni pro-
fessionali.
E non solo.
>> Paolo Ciceri <<
Un particolare
della stampante
laser Siemens ad alta
velocità installata in
Hoechst Italia
nel 1984
L’armadio contenente i modem per
il collegamento remoto:
5 linee dedicate collegano
la Sede di Milano con la casa
madre in Germania e con
i principali poli periferici
1984
STORIA E POLITICA Il Vaticano e gli Stati Uniti stabiliscono relazioni
diplomatiche stabili dopo una rottura durata 117
anni.
Il primo ministro indiano Indira Gandhi viene
assassinata da alcune sue guardie del corpo di
religione sikh.
Nella città di Brighton, in Gran Bretagna, l’IRA
fa esplodere una bomba all’interno del Grand
Hotel della città : obiettivo dichiarato l’allora capo
del governo Margaret Thatcher, presente in città
assieme al resto del suo governo.
Italia: viene costituito il movimento autonomista
Lega Lombarda; durante un comizio per le elezioni
europee a Padova il segretario del PCI Enrico
Berlinguer viene colpito da emorragia cerebrale:
morirà l’11 giugno.
SCIENzA Muore in Canada il “paziente zero” dell’epidemia
di Aids.
SPORT Nello stadio San Paolo a Napoli viene presentato
Diego Armando Maradona.
La Juventus vince il suo 21° scudetto e si
aggiudica poi la Coppa delle Coppe.
ICT: La Apple presenta il primo computer della serie
Macintosh.
IBM presenta il sistema operativo OS/2 per i
propri pc.
HP introduce le stampanti con tecnologia thermal
inkjet con il debutto delle HP ThinkJet.
Con un capitale di soli 200.000 Rmb (circa 25.000
dollari) Liu Chuanzhi con altri 10 colleghi lancia la
New Technology Developer Inc., con il supporto
della Accademia Cinese delle Scienze. La società
diventerà poi Legend ed infine Lenovo.
Nello stesso anno Michael Dell, a 19 anni e con
1000 dollari, fonda la PC’s Limited con una idea
innovativa per il design e la commercializzazione
della tecnologia.
Connessioni creative
Agli inizi degli anni 80 non era facile gestire
le comunicazioni in aziende con forte di-
stribuzione geografica. Venivano utilizzati i
metodi più strani ma, per fortuna, la fanta-
sia non mancava. Molto spesso, sino al punto di diven-
tare inflazionato, le società usavano il così detto “fuori
sacco”: gli ordini erano inviati dai punti di raccolta alla
sede centrale consegnandoli al capotreno dell’ultimo
treno in partenza per la città sede dell’azienda e ri-
tirati all’arrivo da persone dell’azienda stessa. Era
un metodo efficace per sostituire un servizio postale
inefficiente, e rispondere all’esigenza di attivare al più
presto il ciclo di evasione ordini con beneficio sia del
cliente che dell’azienda.
Nella prima metà degli anni 80 un servizio time
sharing, “convertito” in servizio di trasmissione dati,
consentì di risolvere il problema della gestione delle
parti di ricambio tra la sede centrale di una società
automobilistica e le oltre 400 concessionarie in Italia.
Il time sharing avrebbe avuto vita breve ma la realiz-
zazione del nuovo servizio contribuì a salvare grossi
investimenti fatti e a risolvere un importante proble-
ma organizzativo.
In Italia Infonet aveva solo 3 punti di accesso e
Itapac era un oggetto misterioso anche per i tecnici
della SIP. Si arrivò a circa 15 punti con l’accordo con un
gruppo petrolchimico con stabilimenti su tutto il terri-
torio italiano. Arrivarono sul mercato Epson e Olivetti
con gli Hx20 e gli M10. Gli Hx20 furono utilizzati in
tutte le concessionarie per trasmettere gli ordini delle
parti di ricambio e ricevere le informazioni relative a
disponibilità e tempi/modalità di consegna. L’Olivetti
M10 venne utilizzato alle Olimpiadi di Los Angeles del
1984 da alcune testate sportive. Il giornalista, finito il
pezzo “in locale” si collegava al nodo di Los Angeles
e lo trasmetteva; il giornale, con un’altra telefonata
urbana, si scaricava il pezzo pronto per essere imme-
diatamente mandato in pagina.
Eravamo lontani da Internet che ha reso banale
queste applicazioni, ma sicuramente la fantasia anco-
ra una volta contribuì a risolvere importanti problemi
organizzativi.
>> Anna Verrini <<
36 37V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1985
Syntax Error
Nel 1984 ho compiuto 11 anni. Ovviamente
l’informatica per me non esisteva e i com-
puter erano cose da film. Nel 1982 era stato
lanciato il Commodore 64, che nell’83 era
stato commercializzato anche in Italia. Uno zio medico
l’aveva comprato per farci girare le prime rudimentali
applicazioni di office automation e i miei cugini si di-
vertivano con i videogiochi dell’epoca.
Un giorno andai a trovare questi zii e nel salotto
la scatola grigio-marrone faceva bel-
la mostra di sé collegata
al televisore di casa. Il
computer era acceso e,
come molti ricorderan-
no, un cursore quadrato
lampeggiava sul prompt
dei comandi. Non avevo
visto mai niente di simile e
non avevo idea di come si
usasse l’aggeggio. Tuttavia
non chiesi niente e, non so
perché, mi avvicinai alla ta-
stiera e cominciai a scrivere. Avevo iniziato la prima
media, che all’epoca, almeno nei piccoli centri come
quello in cui abitavo io, era la prima classe in cui si
affrontava l’inglese. Dunque cominciai a scrivere dili-
gentemente una semplice frase in inglese: “My name
is Francesco, what’s your name?” e premetti invio. La
risposta fu un criptico e gelido “Syntax error”: io non
lo sapevo ma sarebbe stato il primo di una lunga serie.
I miei zii seguirono la scena prima con curiosità, poi
con un sorriso e forse infine con un po’ di condiscen-
denza.
Sicuramente sulle mie aspettative di allora su
quale fosse la modalità di interazione con un compu-
ter pesavano molto le suggestioni cinematografiche o
fumettistiche. È vero però che l’intelligenza artificiale
e il riconoscimento del linguaggio naturale, se sono
una delle sfide più ardue dell’informatica, replicano in
fondo funzioni del cervello umano che chiunque svi-
luppa nei primi anni di vita: ci si può quindi ingenua-
mente aspettare che siano appannaggio di macchine
che in altri contesti risolvono facilmente problemi
inarrivabili per le persone.
Questo episodio mi è tornato in mente spesso
in questi ultimi anni. Infatti per Anna, mia figlia che
oggi ha sette anni, è naturale dire “chiediamolo a Siri”
o “chiediamolo a Cortana” e rivolgere domande più
o meno sensate ai cellulari mio o di mia moglie. La
imita Sara, la sua sorella di un anno, che perento-
riamente rivolge agli stessi dispositivi esclamazioni
inarticolate, ricevendo come risposta un cortese ma
sconsolato “Credo di non aver capito”. In fondo, un
“Syntax error” 2.0.
>> Francesco Cavarero <<
La pallina
Era il 1984 quando, estasiato, scartavo il regalo
di Natale e sotto le strisce di carta strappata
compariva “Commodore VC20”. Già all’età di
11 anni desideravo un computer per la magia
che rappresentava negli anni dei primordi informatici.
Ricordo con emozione le giornate passate a dettare
centinaia di righe di codice in Basic, mentre mio padre
trascriveva pazientemente sulla tastiera. Finché il lan-
cio del comando “Run” ci lasciava per qualche istante
col fiato sospeso. Il più delle volte compariva l’errore
“Syntax Error on line XY” e via a riprendere il listato e
correggere gli errori. Ma che spettacolo quando, dopo
ore di debug, compariva una striscia che si muoveva o
una pallina che girava per lo schermo!
>> Marco Giora <<
1984
Il Commodore VC20
1985
STORIA E POLITICA Mosca: dopo la morte di Konstantin Cernenko, viene
nominato segretario del Pcus Michail Gorbacëv.
Cinque Stati membri della CEE firmano gli Accordi di
Schengen: Belgio, Francia, Lussemburgo, Germania e
Paesi Bassi.
Desmond Tutu diventa il primo vescovo anglicano
nero di Johannesburg.
Al primo scrutinio, viene eletto Presidente della
Repubblica il democristiano Francesco Cossiga.
CULTURA E SPETTACOLO Michael Jackson e la fondazione “USA for Africa”
registrano il singolo “We Are the World”.
Londra - Filadelfia: si tiene il megaconcerto Live Aid
organizzato dal cantante irlandese Bob Geldof.
SPORT L’Hellas Verona vince il suo primo Scudetto
in Serie A.
A Bruxelles si disputa la finale di Coppa dei
Campioni tra Juventus e Liverpool: prima dell’incontro,
gli incidenti dentro lo stadio provocano la morte
di 39 persone.
Sergei Bubka è il primo atleta al mondo a superare
la barriera dei 6 metri nel salto con l’asta.
Matt Biondi è il primo uomo al mondo a nuotare i
100 m stile libero sotto i 49 secondi.
SCIENzA Una spedizione franco americana individua il relitto
del Titanic.
ICT Viene introdotta la token-ring, local area network
per lo scambio tra personal computer.
Viene inaugurato il sistema operativo Windows
1.0. Lo sviluppo ha richiesto due anni in più rispetto
a quanto previsto; gli scettici avevano cominciato a
chiamare il sistema “vaporware” poichè non se ne
vedeva traccia. L’innovativa interfaccia a “finestre”
manda in pensione gli astrusi comandi “C:”. Per essere
eseguito Windows 1.0 necessita di almeno 256 KB, due
unità disco floppy e una scheda grafica.
Steve Jobs lascia Apple, acquisisce Pixar e NeXT ;
rimane in possesso di una sola azione Apple.
“30: Windows in caserma”da “Romanzo di Formazione”
Il colonnello G.D. (successivamente generale G.D
ed oggi buonanima G.D.), all’epoca in cui ancora
cavalcava in Piazza d’Armi, pensò di dotare la sua
caserma di un pc Windows.
Lungimirante ed innovatore, il Colonnello pensava
di modernizzare gli uffici con una ventata di tecnolo-
gia. Scelse come campo di prova la contabilità della
mensa ufficiali. Io, in qualità di scritturale, mi trovai
ad assistere in prima linea al terribile flop: il proget-
to naufragò rapidamente ed inesorabilmente. Come
mai? La colpa fu della Leva universale obbligatoria:
i sottufficiali non si fecero mai convinti della utilità
del pc, avendo a disposizione i coscritti: mano d’ope-
ra gratuita infinita e ragionevolmente scolarizzata. In
conseguenza di questo fattore, conveniva fare tutto
manualmente. Conveniva scrivere a mano i registri,
copiarli a mano, quadrarli a mano. La carta carbone
veniva accettata obtorto collo, le fotocopiatrici erano
guardate con giusta diffidenza e con sdegno… Figuria-
moci il pc, non ne parliamo!
Il Colonnello aveva anticipato i tempi e non aveva
tenuto in giusto conto – e dagli! – il Fattore Umano.
Transeat, ora galoppa allegramente nei pascoli del
Valhalla e saluta a sciabola sguainata con l’usato, ma
sempre gagliardo, grido di guerra: “Voloire!”
>> Achille Poretta <<
L’arroganza della conoscenza
Nel 1985, agli albori della diffusione del per-
sonal computer nelle piccole e medie azien-
de Italiane, frequentai il mio primo corso di
informatica.
Non ero nuovo alla materia, ma si trattava per
me del primo corso strutturato, erogato da un ente
38 39V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1985pubblico e, particolare non irrilevante per me giovane
disoccupato che aveva appena abbandonato gli studi,
addirittura regolarmente remunerato.
Si teneva all’interno di una struttura militare su-
scitando la curiosità dei giovani di leva e soprattutto
dei sottufficiali anziani completamente impreparati su
questi argomenti.
Cosa era quella macchina molto simile ad una te-
levisione, che avevano visto usare – qualcosa di si-
mile almeno credevano – solo dai giovani che nei bar
sparavano a orde di marziani ed altri mostri spaziali?
Ci guardavano con curiosità e dubbio. La curiosità
di chi pensa di star perdendo qualcosa che forse deve
conoscere ed il dubbio, autoconsolatorio, di chi pensa
che si stiano forse sperperando danari pubblici.
Noi non eravamo da meno: curiosi verso un mon-
do che non conoscevamo e dubbiosi verso il loro
modo di “fare le cose”. Eravamo, però, decisamente
più arroganti. Avevamo fatto una scelta d’avanguar-
dia; conoscevamo – o credevamo di conoscere – una
tecnologia nuova, non comune, e questo ci faceva
sentire superiori come i portatori di una verità nuova
quanto assoluta.
La nostra arroganza si manifestava ad ogni do-
manda o richiesta di informazione da parte di quelli
che in futuro sarebbero diventati i nostri potenziali
utenti.
Il nostro senso di superiorità quali tecnici, sapien-
ti, sacerdoti di questa nuova religione trovò il culmine
quando uno dei sottufficiali più anziani, quello che ge-
stiva il magazzino vestiario, chiamò alcuni di noi per
avere dei chiarimenti.
“Aveva capito cosa erano quelle macchine, disse,
un misto tra una calcolatrice ed una macchina da scri-
vere”. Noi non cercammo di spiegargli nulla, non era
in grado di capire, ne eravamo arrogantemente sicuri.
Con il tempo mi sono reso conto che noi stessi non
eravamo in grado di spiegarlo. Pensateci: spiegate
cosa è un computer a chi ne ha solo vagamente sentito
parlare: al massimo potete dirgli cosa fa. La “macchi-
na” era e, forse, per fortuna è rimasta anche per noi
misteriosa, almeno un po’.
Sembrava comunque quello più interessato e pro-
babilmente ben disposto nel considerarci qualcosa di
diverso da dei semplici perditempo. Ci sono anziani
che spingono affinché le novità vengano accettate.
Non ho mai capito se si tratta di esperienza che con gli
anni si stratifica in una particolare forma di intelligen-
za oppure, se, con il tempo, si formi una maturità par-
ticolare che spinge a dire: “ho fatto quello che potevo,
1985ora tocca a voi: datevi da fare, lo farete meglio di me!”.
Forse, più semplicemente, il mondo è pieno di persone
più intelligenti di noi ma non riusciamo a vederle.
Qualcosa comunque cercammo di spiegargli: non
potevamo essere scortesi. Quella macchina avrebbe
potuto tenergli in ordine il magazzino, registrare le
entrate e le uscite consentendogli un inventario in
tempo reale.
“Quindi la portate nel magazzino e questa vede e
rileva tutto quello che c’è e se lo scrive?” Era avanti, ci
siamo quasi a qualcosa del genere ma in quel lontano
anno del secolo scorso la cosa ci fece solo ridere in
modo esagerato ed antipatico mentre cercavamo di
immaginare, raccontandocelo con grossolane imita-
zioni, uno dei grossi monitor monocromatici che, stile
C1P8 di Star Wars, girava nel magazzino registrando la
quantità di divise ed i pacchi di lenzuola.
Il vecchio sottufficiale capì che lo stavamo pren-
dendo in giro ma fece finta di nulla. Ci guardò con
un’espressione amara che sembrava dire: “vi ho aper-
to la porta di casa, vi ho accolto senza pregiudizi e voi
me ne scaricate addosso un vagone!”.
Fu come una fucilata, vedere un vecchio umiliato
e offeso dalla nostra inutile arroganza. Capimmo subi-
to di esserci comportati in modo meschino. La nostra
meschinità continuò nel non chiedere scusa, nell’al-
lontanarci in fretta, nel non parlarne più, nemmeno
tra di noi.
Scoprimmo, poi, che quello era il primo approc-
cio per la “meccanizzazione” di quel magazzino che,
ovviamente, avvenne senza di noi alcuni anni dopo.
Si tratta di un episodio che porto con me da oltre
trent’anni.
Ho riscontrato questo tipo di arroganza in molti,
non tutti per fortuna, collaboratori giovani e consu-
lenti con cui ho lavorato negli anni seguenti: tu non
sai, ergo non capisci e molto probabilmente sei stu-
pido. Qualcuno, da qualche parte ha anche creato la
sgradevolissima parola “utonto” da usare invece di
utente. È una logica che da quel giorno ho rimosso
dal mio lungo percorso personale e professionale. Ho
sempre pensato, confortato dai fatti, che chi persegue
questa strada difficilmente ottiene risultati soddisfa-
centi. Dedicare la giusta attenzione all’utente, ascol-
tare qualsiasi obiezione, per quanto apparentemente
assurda, è stato ed è ancora il mio credo professionale.
“L’arroganza della conoscenza” ci mette nei con-
fronti degli utenti o potenziali tali, in una posizione
che non ci fa comprendere la realtà che abbiamo di
fronte e che dobbiamo, per lavoro, interpretare e de-
scrivere in un flusso o in
una procedura. Pensiamo
di sapere già tutto, di non aver
bisogno di risposte e tralasciamo ciò che
ovviamente non sappiamo perché figlio di un altro
sapere. Nel caso migliore perdiamo il cliente – interno
o esterno che sia – nel peggiore sbagliamo completa-
mente l’obiettivo.
Dall’altra parte della scrivania, che si tratti di una
persona, di un azienda o di un reparto, c’è un problema
che per essere risolto deve essere prima compreso.
>> Claudio Nasti <<
Una nuova scuola per informatici
A settembre del 1985 all’Istituto tecnico indu-
striale ‘Leonardo da Vinci’ di Borgomanero
(Novara) veniva inaugurata la sezione ‘In-
formatica’.
Le lezioni erano prevalentemente svolte senza
mezzi tecnologici. Niente proiettori e niente grandi
schermi e niente rete Lan.
Ricordo che all’epoca vi erano solo un paio di pc
Olivetti M24 utilizzati a turno e a gruppi di 2 alunni.
Non vi era password e login di accesso.
Erano dotati di doppio floppy disk da 5 1/4 inch da
360 Kb, senza hard disk con video Crt ai fosfori verdi
e scheda grafica Hercules.
I floppy erano scrupolosamente custoditi dall’as-
sistente di laboratorio nell’armadio metallico chiuso a
chiave e distribuiti solo per lo stretto necessario. Uno
per il sistema operativo e uno per il codice sorgente e
relativo compilatore.
Il linguaggio di programmazione studiato per lo
sviluppo software era il Pascal e il Gw-Basic con i qua-
li venivano svolti semplici esercizi di visualizzazione
di funzioni matematiche.
La videoscrittura era supportata dal software
Wordstar e per il foglio di calcolo veniva utilizzato il
famosissimo Lotus 1-2-3, molto lontano dalle applica-
zioni Ms-Office dei giorni nostri.
Ancora nessuna traccia dell’interfaccia grafica
Windows. Il sistema operativo Ms-Dos era alla ver-
sione 3.0 che garantiva le funzionalità essenziali. Si
evidenziavano da subito carenze di memoria Ram e
si rendeva necessaria una continua ottimizzazione nel
Config.Sys e Autoexec.Bat.
Per la stampa veniva utilizzata una stampante
Olivetti ad aghi 132 colonne... ancora ricordo il rumo-
re stridente e la lentezza di stampa. Per i fogli niente
formato A4 ma moduli continui a righe trascinati da
un meccanismo sempre inceppato.
Spesso si litigava con il compagno per avere il
pieno controllo del pc. Avere un compagno svogliato
significava di fatto avere il pc tutto per sè, avere un
compagno ‘smanettone’ una sciagura per non poter
toccare mai la tastiera.
Il professore di informatica al suo primo anno di
insegnamento scriveva con gessetto bianco sulla lava-
gna i concetti astratti dell’informatica senza mai con-
cretizzarli al computer.
Gran parte degli alunni possedeva il Commodore
64 con il quale si era appassionato all’informatica.
Il videogioco Pacman e Tetris erano davvero dif-
fusi ovunque.
>> Giancarlo Antonioli <<
Body Building
Nel 1985, agli albori della mia carriera profes-
sionale, facevo l’operatore meccanografico.
Uno dei compiti del turno serale era
eseguire i backup dei vari sistemi, tra cui il
Digital Pdp 11/84.
Questo computer utilizzava dei dischi rimovibili
del peso di alcuni Kg che avevano un indicatore al
mercurio sul manico indicante il livello di affidabilità
fisica del dispositivo.
Altro che palestre low-
cost, di moda negli ultimi
tempi! Già allora facevo body
building gratuito ... e non lo
sapevo!
>> Riccardo Salierno <<
Commodore 64
40 41V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
198619
86STORIA E POLITICA Reykjavík: summit USA-URSS tra Gorbacëv e
Ronald Reagan.
Francia: viene nominato primo ministro
Jacques Chirac.
Cernobyl (Ucraina): incidente alla centrale
nucleare, reattore n.4 (esplosione non
nucleare).
CULTURA E SPETTACOLO Esce negli Stati Uniti Top Gun, film di Tony
Scott.
Viene pubblicato in Italia il primo numero
della serie a fumetti Dylan Dog.
SCIENzA Lo Space Shuttle Challenger esplode nella
fase di decollo: tutti e sette gli astronauti
muoiono nell’incidente.
ICT Internet in Italia: si verifica il primo ‘ping’
che collegò l’Italia a Arpanet tra il Cnuce di
Pisa e la sede di Comsat a Roaring Creek,
Pennsylvania.
Oracle viene quotata in Borsa; è una società
con 450 dipendenti e un fatturato di 55 Milioni
di dollari.
Giappone: esce Super Mario Bros.
Si diffonde in tutto il mondo il primo virus
informatico, (c)Brain.
Arti
Negli anni 80 molti giornali avevano la tipo-
grafia che lavorava ancora in piombo. Ma
proprio in quel periodo un’innovazione ra-
dicale per il settore provocò una rivoluzio-
ne epocale: da un lato stravolse il modo di lavorare,
dall’altro eliminò per i tipografi il rischio delle gravi
malattie professionali provocate dal piombo.
I primi sistemi vennero sviluppati da persone del
settore che rilasciarono soluzioni eccellenti, basate
prevalentemente su Pdp11 e successivamente Vax, ma
con vita utile molto breve. La ridotta o nulla cultura
ed esperienza informatica fecero utilizzare strutture
hardware e software al di fuori di qualsiasi standard
rendendo praticamente impossibile la manutenzione
e l’aggiornamento degli applicativi al rilascio delle
nuove versioni. La situazione creò anche grossi pro-
blemi di comunicazione tra gli informatici che inco-
minciavano ad occuparsi del settore e gli esperti che
vi lavoravano.
Ricordo la battuta del direttore generale della So-
cietà editrice di un quotidiano che, vedendo le mie re-
azioni un po’ meravigliate, mi disse: “Vorrei ricordarle
che il nostro è il mondo delle arti grafiche, ma che
davanti alla parola grafiche c’è la parola arti. Siamo
tutti un po’ artisti!”.
>> Anna Verrini <<
Nerd
Avevo 15 anni nel 1986 e qualche cosa di IT
lo avevo iniziato ad intravvedere. A scuo-
la c’era un Macintosh, eravamo avanti. Lo
potevo solo vedere, non ero autorizzato a
toccarlo, ma vedevo quelli più grandi di me che lo usa-
vano, già con il mouse. Per me era naturale quell’ap-
proccio. Mio padre mi regalò un Commodore C64, i
primi mesi a giocare, giocare e giocare, poi un giorno
mi disse: ma altro non può fare quel “coso”? Presi il
manuale del C64, che ti spiegava ad usare il Basic, pre-
si anche un manuale alternativo di Basic ed iniziai a
scrivere del “codice”. A mia insaputa ero diventato un
“nerd”, stavo su la notte, per creare qualche cosa che
(io e Mario di Informatica, Paolo di Lettere) decidem-
mo di costruire un analizzatore grammaticale che fos-
se linguisticamente colto (grazie al contributo di Pao-
lo) ma ad altissime prestazioni. Utilizzammo uno dei
primi Sistemi Unix di Honeywell, il linguaggio Pascal,
la Matematica Hash, liste, puntatori, ed un dizionario
di lessemi e morfemi statisticamente ottimizzato.
La prestazione del nostro analizzatore grammati-
cale era di 100.000 parole al minuto: niente male per
un sistema con 2 MB di RAM.
>> Roberto Rocchetti <<
Mr. Incredibile
Nell’ambito Ced vi erano le
unità nastro 3420 IBM che
utilizzavano un anello di
plastica (bianco in foto)
asportabile per abilitare la scrittura
o meno. Era un materiale particolar-
mente resistente per cui la gara di vi-
rilità consisteva nel rompere l’anello
con le mani.
Nel nostro ambito di dieci uomini
ve ne era solo uno che ci riusciva co-
stantemente.
>> Riccardo Salierno <<
Downsizing
Esattamente 30 anni fa, nell’estate del 1986,
ero, come oggi, in azienda. Ho scelto quel pe-
riodo, nonostante all’epoca avessi un altro
ruolo, perché fu proprio da un documento
elaborato in quei giorni d’agosto che partì il percorso
professionale che mi ha portato ad esser qui oggi.
Mi occupavo di preventivazione e di supporto tec-
nico alla vendita in un’azienda d’impiantistica legata a
una grande società a capitale pubblico che operava ed
opera tuttora nell’ambito dell’energia.
Un paio d’anni prima, insieme con due colleghi più
o meno coetanei, avevamo portato in azienda alcu-
L’unità nastro
3420 IBM
non esisteva: software. Per fare cosa? Tornavo a casa
da scuola e cercavo di mettere nel software la soluzio-
ne di alcuni problemi che trovavo a scuola, principal-
mente di tipo logico o matematico. Oppure sfidavo me
stesso nel cercare di replicare alcune funzioni viste
nei giochi, come la pallina che rimbalza o la classica
cascata di parole, poi diventata salva schermo.
Come anche creare dei semplici suoni. Poke e
Peek… come non ricordarli…
>> Luca Caremoli <<
Analisi Grammaticale
Avevo terminato da un annetto il servizio di
leva ed ancora ricordavo che il solo fatto
di essere stato iscritto a Scienze della In-
formazione mi aveva salvato dai servizi di
guardia poiché ero stato assegnato al Comando della
Brigata. Era iniziato da poco il 1986 ed ebbi la fortuna
di conoscere il Prof. Degli Antoni. A quei tempi si era
creato, grazie a lui, uno stretto rapporto tra Università
ed Aziende e questo mi permise di svolgere un pro-
getto software presso il Centro R&D della Honeywell
a Pregnana Milanese, con i miei amici Paolo Fezzi e
Mario Selvi.
Honeywell era fa-
mosa per i Mainframe,
sui quali imparammo
anche l’Assembler.
In quei laboratori si
progettavano ades-
so Minisistemi UNIX,
schede logiche usando
il CAD/CAM, si analiz-
zavano al microscopio
elettronico Memorie e
Processori; tutte cose
che oggigiorno trovia-
mo prevalentemente
concentrate in Ameri-
ca ed in Giappone. Noi
eravamo lì nel centro
del mondo della tec-
nologia e quasi per
caso. Per superare un
esame universitario
A sinistra,
Roberto Rocchetti
accanto a
Gianni Degli Antoni,
mancato quest’anno.
Il professor
Degli Antoni
è stato fondatore e
direttore del Gruppo
di Elettronica e
Cibernetica
dell’Istituto
di Cibernetica,
del Dipartimento
di Scienze
dell’Informazione e
protagonista di tante
iniziative e attività
che hanno fatto
la storia della
comunità
degli Informatici
42 43V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
ni personal computer che erano appena comparsi sul
mercato. Avvenne nella più totale inconsapevolezza,
nel senso che nessuno dei tre aveva la più pallida idea
di cosa fosse un pc e personalmente l’unica tastiera
che conoscevo era quella della calcolatrice Texas In-
struments che usavo per i miei calcoli sugli impianti.
Però ci sembrò che ci si potesse fare qualcosa di più
che non con una calcolatrice per quanto sofisticata.
E soprattutto più velocemente. Ognuno di noi si ar-
rangiò a costruirsi qualcosa coi software disponibili:
Multiplan (precursore di Ms-Excel), DbIII (precursore
dei database), Wordstar (precursore di Ms-Word).
Ci si accorse subito che era ridondante avere gli
stessi dati ripetuti su diversi pc e acquistammo un kit
che credo si chiamasse “LanLink” che riusciva a colle-
gare due pc attraverso la porta seriale o parallela e a
condividerne l’Hd. Ci divertimmo parecchio a scam-
biar dati tra un pc e l’altro, ci sembrava di navigare in
chissà quale meraviglia tecnologica e di esser quanto
mai all’avanguardia!
Avevamo una fortuna: il presidente della società
conosceva o intuiva più di altri le potenzialità di que-
gli oggetti in quanto era stato un pioniere nell’intro-
duzione di sistemi di calcolo complesso nelle opera-
zioni di una raffineria petrolifera e non solo ci lasciò
“giocare”, ma anche ci spinse a far si che diventassero
oggetti preziosi nella quotidianità dell’azienda. Se
oggi sul mio biglietto da visita c’è scritto “Direttore
Ict” devo ringraziare anche lui per l’opportunità che, a
quel tempo, ci diede.
Nell’estate 86 ci chiese di proporre un piano di
ammodernamento dei processi aziendali.
Una delle conseguenze più simpatiche di quel
piano fu di smantellare un costosissimo mainframe
Digital-Olivetti Pdp-11 dedicato all’amministrazione e
sostituirlo con un pc IBM modello At. Era il top della
tecnologia del tempo e montava un Hd da ben 30 Mb.
Col senno di poi, mi piace pensare che potrebbe
essere stato uno dei primi, sconosciuti, casi di down-
sizing della storia IT italiana. Fattori critici di successo
furono la freschezza di vedute data dall’inesperienza
(se fossimo stati degli esperti IT con ogni probabilità
non ci sarebbe neanche passato per la testa), l’inco-
scienza giovanile, un pizzico di buon senso e la buona
sorte che ci ha assistito!
>> Stefano Catellani <<
19871986
1987
STORIA E POLITICA Gennaio - Cina: il segretario del Pcc, Hu
Yaobang viene destituito, poiché non si è
opposto alle proteste degli studenti - Era in
carica dal 1980.
A Washington Ronald Reagan e Michail
Gorbacëv firmano un trattato per
l’eliminazione dei missili a media gittata in
Europa.
Stati Uniti: lunedì nero per Wall Street e
panico tra gli yuppies: il Dow Jones a −22%.
Viene condannato a morte l’imperatore
centroafricano Jean-Bédel Bokassa.
CULTURA E SPETTACOLO Viene pubblicato in tutto il mondo “The
Joshua Tree”, album degli U2 , che diverrà il
loro disco di maggior successo, vendendo oltre
27 milioni di copie a tutto il 2009.
Negli Stati Uniti appaiono, per la prima volta,
I Simpson, cartone animato creato da Matt
Groening e James L. Brooks.
Diretto da Bernardo Bertolucci esce il film
“L’ultimo imperatore”. Vincerà 9 premi Oscar, 9
David di Donatello, 4 Nastri d’argento.
ICT Viene annunciato IBM 3090 Model 600E , 60%
di potere di calcolo in più rispetto ai prodotti
esistenti.
Esce il nuovo personal computer Personal
System/2 (Ps/2) di cui ne vengono venduti più
di 1 milione in 6 mesi.
Apple è tra le prime 100 aziende a registrare
un dominio .com.
Viene inaugurato il sistema operativo
Windows 2.03.
Un grassone in sala macchine
Verso la fine degli anni 80 Colacem si ap-
prestava a vivere una fase di notevole
espansione sia nell’ambito del business
tradizionale, produzione di leganti idrauli-
ci, sia in business più recenti come la produzione e
commercializzazione di calcestruzzi preconfezionati.
Per supportare adeguatamente questa crescita i siste-
mi informativi operarono una scelta rivoluzionaria,
abbandonando il fornitore storico Honeywell per so-
stituirlo con IBM. Iniziò così una collaborazione che
portò all’acquisto di un modello IBM 9370 dotato di
sistema operativo Vm/Sp linguaggio di programma-
zione Csp e database relazionale Sql/Ds. Ben presto la
potenza elaborativa dell’IBM 9370 (1 Mips) si mostrò
insufficiente per gestire la mole di dati crescente e il
carico elaborativo richiesto dall’esecuzione dei pro-
grammi Csp/Sql. Proprio in quel periodo IBM aveva
annunciato l’uscita sul mercato di un mainframe 3090
modello 120S, una specie di entry level che sembrava
tarato su misura per le nostre necessità. Fu acquistato
e con esso i problemi di performance furono brillan-
temente superati. Iniziò così
una lunghissima storia che
ci porta fino ai giorni nostri
con il mainframe attual-
mente installato che è uno
zSeries Model 2827-H20.
Più degli aspetti tecni-
ci, a questo punto, mi piace
ricordare alcune problema-
tiche, fino ad allora mai af-
frontate, emerse nella fase
di installazione dell’IBM
3090 120S. Abbiamo dovuto
fare una dettagliata analisi
per attrezzare i nostri locali
ad accogliere un elaborato-
re così ingombrante che ne-
cessitava di raffreddamento
ad aria e raffreddamento ad
acqua e quindi di adeguati
condizionatori e opportuno Data Chiller. Abbiamo do-
vuto rifare i quadri elettrici e rinforzare il pavimento
sopraelevato per reggerne il peso. Fu necessario an-
che abbattere dei muri divisori della sala macchine
per avere a disposizione uno spazio unico sufficiente
a contenerlo. Tanti aspetti nuovi da valutare e forse
proprio per questo stimolanti che ricordiamo con pia-
cere e con la soddisfazione di aver risolto brillante-
mente.
>> Massimo Vispi <<
Seconda lezione: “Nulla per scontato”
Avevamo da poco sostituito le vecchie stam-
panti ad aghi con le prime a getto di in-
chiostro.
Una sera mi chiamò un utente alterato perché
la nuova “infernale” stampante gli segnalava la fine
della cartuccia e nonostante lui l’avesse sostituita
continuava a stampare fogli bianchi. Arrivai nel suo
ufficio e, dopo avere ascoltato la classica lamentela
sul fatto che i vecchi dispositivi sono sempre migliori
dei nuovi, iniziai a seguire le istruzioni di autoanalisi
dei guasti descritte sul manuale. La persona era
sempre più agitata, alla fine pensai ad una
difettosità della nuova cartuccia,
la estrassi per sostituirla e
notai che aveva ancora il
nastro adesivo a protezione
degli ugelli! Quando lo feci no-
tare alla persona, la stessa mi
rispose che dopotutto non era
stato organizzato alcun corso
sull’uso delle nuove stampanti!!! Un
corso??
Seconda lezione : “Non dare mai nul-
la per scontato”. Ancora oggi, a chi mi racconta di ave-
re il video che non funziona chiedo di verificare se la
spina è nella presa.
>> Giovanni Pota <<
L’IBM 3090
44 45V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Resurrezione
L’acquisto del nuovo IBM 3090 (da un 600j di
seconda mano, qualche anno dopo questo 1987
dell’annuncio in USA!) era stato un evento di
cui tutti noi della Direzione sistemi informativi
ci sentivamo orgogliosi: uno dei più potenti elabora-
tori presenti in Italia, nuovissimo raffreddamento ad
acqua attraverso un impianto chiller, una impressio-
nante batteria di innovativi dischi 3390, un robot per
il caricamento delle cassette per i back-up, sistema
operativo MVS, Db2 per gestire i dati e 6 Cics per le
attività transazionali. Eravamo alle frontiere della
tecnologia, una occasione unica per imparare per una
sistemista junior come me…
Ancora non sapevo che occasione !
Sabato di Pasqua. Ricevo a casa una concitata tele-
fonata dal Servizio di sicurezza dell’azienda: un allar-
me sta suonando pervicacemente in sala macchine e i
controlli visivi effettuati hanno identificato nel nuovo
impianto di raffreddamento il potenziale problema. Le
guardie mi dicono di aver cercato di rintracciare tutta
la gerarchia dei Sistemi Informativi, dal responsabile
ai sistemisti più esperti, ma a casa (il telefono cellulare
ancora da inventare !!) non hanno raggiunto nessuno;
rimango io la speranza per risolvere il guaio, visto che
sono l’unica al momento reperibile.
Gulp!
Mi precipito in azienda, ripetendomi che, una
volta meglio capito il problema, troverò sicuramente
nelle tonnellate di manuali delle nuova architettura
(paperless??? hyperlink?? Ma di che cosa stiamo par-
lando??) le istruzioni per gestire l’emergenza: baste-
rà avere un po’ di tempo, ma d’altra parte ho tutto il
week-end di Pasqua a disposizione.
Povera illusa! Mentre entro in azienda mi si af-
fianca una guardia in fibrillazione che comincia a co-
municare via radio con un collega in sala macchine per
avvisare (ma chi ??) che sto entrando; in verità non
capisco bene che cosa stia succedendo finché non mi
ritrovo di fronte al Direttore Generale (fino a quel mo-
mento visto solo in fotografia), unitamente al respon-
sabile delle automazioni e dei servizi elettrici, che,
gridando per superare il rumore assordante dell’allar-
me ormai attivo al massimo, mi chiedono che cosa ho
intenzione di fare.
Che cosa ho intenzione di fare io?? Mettermi a
piangere può essere una risposta?
Mi hanno insegnato che ad un Direttore Generale
bisogna portare solo soluzioni, non problemi; di fatto
questo è già sotto ... le orecchie!! di tutti e bisogna
agire … (Ma dov’è la meravigliosa Enterprise 4.0 con le
macchine che non solo si diagnosticano, ma magari si
aggiustano anche da sole???).
Se risposta deve essere, risposta sia: premo il
bottone dello switch-off immediato, butto giù tutto
il sistema e … torna la pace! almeno esteriormente,
perché avendo piena consapevolezza di aver fatto
un interrupt brutale di sistemi Cics e di un database
Db2 attivo oltre che di un sistema operativo (non è
mica “Windows spegni e riaccendi”, riprova sarai più
fortunato!), il mio cuore rulla ormai come un tamburo
impazzito. Intanto ricevo congratulazioni dal Direttore
Generale per aver messo a tacere quel preoccupante
allarme, svicolo sulle difficili domande sull”energia di
spunto” per la ripartenza, e sorridente e magnanima
lascio liberi i “boss” per festeggiare la Pasqua, rassicu-
randoli sul fatto che mi occuperò io della riaccensione.
È Pasqua di Resurrezione o no? Qualche cosa ri-
sorgerà! Sicuramente io, quando arriva inatteso il si-
stemista IBM di turno, avvisato dal controllo remoto
di Montpellier. Passato il primo momento di sconcerto
per l’azione “sconsiderata”, scoppia in una fragorosa
risata riconoscendo il coraggio e con me si prepara a
passare la festa in sala macchine.
“La fortuna aiuta gli audaci” dicevano i latini;
riparte tutto, recuperiamo anche le transazioni “in
flight”, ma soprattutto rimane una conoscenza tra me
ed il Direttore Generale che si trasformerà nel tempo
in un rapporto di stima e fiducia … la mia occasione!
>> Laura Rubini <<
1987 1988
1988
STORIA E POLITICA George H. W. Bush, già vicepresidente nei due
mandati di Ronald Reagan, diventa il 41º Presidente
degli Stati Uniti.
Michail Gorbacëv assume la carica di capo del Soviet
Supremo.
Viene riconosciuta la libertà di culto religioso in
URSS.
Yasser Arafat, in visita ufficiale a Roma, viene
ricevuto dal Papa.
Finisce la guerra tra Iran e Iraq, cominciata nel 1980:
ha causato 1,5 milioni di vittime.
Achille Occhetto è eletto segretario del Pci a seguito
delle dimissioni di Alessandro Natta.
CULTURA E SPETTACOLO Sanremo: Alla 38ª edizione del Festival della Canzone
vince Massimo Ranieri con “Perdere l’amore”.
Leone d’oro a Ermanno Olmi per “La leggenda del
santo bevitore” alla Mostra internazionale d’arte
cinematografica di Venezia.
SPORT Calgary, Canada: si aprono i XV Giochi olimpici
invernali.
Ayrton Senna vince il campionato del mondo di
Formula 1.
ICT Fondata in Germania nel 1972 e cresciuta
progressivamente fuori dai confini nazionali, SAP si
trasforma da una società privata in public company
SAP AG. il suo capitale passa da 5 a 60 milioni di
marchi. Continua la sua espansione mondiale con
l’apertura delle sedi in Danimarca, Svezia, Italia, e USA.
In Walldorf viene costruito l’International training
center per accogliere i clienti. Il personale conta ora
940 unità. Dow Chemicals diviene in quest’anno il
1000simo cliente di SAP.
Debuttano le HP DeskJet come le prime stampanti
inkjet per il mass-market.
Viene adottato il nome Andersen Consulting per
la Divisione management information consulting di
Arthur Andersen; i servizi sono arricchiti da consulting
strategico ed un delivery center per i propri clienti.
Valigie in viaggio
In Samsonite Italia con sede e magazzini a Cesa-
no Boscone (Mi) e fabbrica a Porto Ceresio (Va),
società appartenente alla holding omonima ame-
ricana di Denver con un headquarter europeo in
Belgio presso Oudenaard (nelle vicinanze di Gand), la
distribuzione si articolava su due processi organizza-
tivi.
La valigeria rigida di pro-
duzione totalmente belga era
organizzata in modo tale che
dalle fabbriche di rigido bel-
ghe i prodotti partissero verso
il nostro paese già in packaging
di confezionamento struttu-
rati ed etichettati con bolle di
consegna già intestate al clien-
te italiano ordinante. I Tir da
100/120 m3 dello spedizioniere
internazionale partivano dal
Belgio e raggiungevano l’im-
pianto di distribuzione Dome-
nichelli alla Bovisa. Qui i colli
venivano direttamente scaricati
sull’impianto di smistaggio che
li orientava (in base all’etichetta che ne stabiliva la
destinazione) sulle uscite correlate per le piattaforme
Hub sul territorio (20 bocche di uscita) Al raggiungi-
mento dell’Hub finale i colli, riorganizzati in base ai
documenti che viaggiavano con le merci, andavano a
formare le bolle finali di consegna per i clienti e por-
tati a destinazione.
La valigeria morbida, di design e produzione
totalmente italiana, sia proveniente dalla fabbrica
Samsonite Italia di Porto Ceresio che dai terzisti del
territorio, si andava a convogliare nei magazzini di-
stributivi di Samsonite Italia a Cesano Boscone. Da qui
sulla base degli ordinativi di morbido dei clienti Italia
si svolgeva il picking/packing per le bolle di consegna
necessarie. Sulla base dei volumi di prodotto pronto
per la consegna che si veniva a costituire, avveniva
poi la chiamata per il ritiro di Domenichelli che poteva
così trasportare la merce pronta sull’impianto di smi-
staggio della Bovisa ove avveniva lo stesso processo
di distribuzione sul territorio.
Evidentemente però con questo meccanismo i
tempi delle consegne del rigido e del morbido erano
46 47V I T E P A R A L L E L E
diversi e obbligavano a due bolle e due consegne di-
stinte sullo stesso cliente per le due tipologie di pro-
dotto.
Quale Direttore Sistemi Informativi e Logistica in
Samsonite Italia ero responsabile di questi processi e
dalla proprietà mi era stato dato il chiaro mandato di
ottimizzare i costi del comparto distributivo e sincro-
nizzare i processi in modo che valigeria rigida e mor-
bida si unificassero in una unica spedizione in base
agli ordini dei clienti.
La soluzione a tutte le esigenze fu la conseguenza
di un atto di “coraggio” manageriale e di un brillante
supporto informatico, che ci portò ad attivare una del-
le prime esperienze di outsourcing logistico in Italia.
Integrando le nostre maestranze di Cesano Boscone
e ricevendo flussi informativi sia sulla produzione
italiana sia sulle spedizioni dal Belgio, Domenichelli
divenne in grado di preparare le consegne di morbido
contestualmente all’arrivo di quelle di rigido.
Fu un periodo intenso di lavoro per i Sistemi In-
formativi, ma anche di gratificazione. Fummo in gra-
do di offrire un servizio migliore ai nostri clienti e di
rendere più efficienti i nostri processi, recuperando
risorse economiche da utilizzare per il miglioramento
del mercato e per la qualità della produzione.
>> Gilberto Fucili <<
Eroico
Sono in giro per la città. Devo scaricare una im-
magine che mi hanno mandato i miei amici via
Whatsapp. Non ho WiFi e quindi devo usare
la connessione 3G. Un delirio!!! Ho impiegato
ben 20 secondi!!!! Inaccettabile…
Tra la fine degli anni 80 e l’inizio degli anni 90 la
situazione era diversa.
Per comprendere meglio quegli anni (fantastici
perché l’alba in Italia della vera rivoluzione tecnolo-
gica) vi racconterò quanto mi è successo il giorno in
cui decisi di installare sul mio pc la prima versione di
Adobe Acrobat. Sono stato, pur lavorando ai tempi in
uno dei 3 consorzi universitari italiani (il Cilea di Mila-
no) e quindi all’avanguardia tecnologica, uno dei primi
ad avere in dotazione un pc vero. Era un fantastico
IBM PS/2 con 60Mb di spazio disco, 1Mb di memoria
Ram, un monitor Vga a colori e uno dei primissimi dri-
1988ver per dischetti da 3,5” e capacità di 1,44Mb; il tutto
con il sistema operativo Dos 5.0 e Windows 3.1.
Su suggerimento di tecnici di Adobe Italia ho de-
ciso di scaricare via rete il prodotto che si pensava
avrebbe rivoluzionato il modo di gestire i documenti
(cosa che effettivamente è accaduta). L’unico modo
era usare il Bulletin Board System (BBS – antesignano
del Web!). Quindi mi collego, dopo vari tentativi falliti,
e comincio il download dalla “remota” isola del sof-
tware registrandolo direttamente sui floppy disk del
mio pc (il download su disco fisso non era previsto!).
In tutto i dischetti sono oltre 15 che devono essere
preformattati e inseriti nel driver quando il sistema
lo richiede! E cosa succede quando viene superata la
scrittura di metà dei dischetti? La connessione con
il sistema si interrompe… la telefonata direttamente
ad Adobe in Irlanda è d’obbligo (non prima di avere
scoperto a fatica chi chiamare…). La BBS è in manu-
tenzione… Chi se ne importa di avvertire quei 2 (let-
teralmente) utenti connessi che da
qualche ora stanno cercando di sca-
ricare il software? Il servizio non è
ufficiale e quindi sono liberi di bloc-
carlo quando vogliono. Risultato?
Occorre iniziare tutto da capo… Lo
faccio e al penultimo dischetto cosa
succede? Il dischetto è rovinato e
il sistema non prevede la sua so-
stituzione mentre ci sta
scrivendo sopra…
Indovinate? Si
ricomincia! Alla
fine sono riu-
scito ad effet-
tuare il download e cre-
do di essere stato uno dei primi
in Italia ad avere installato sul proprio
pc il software Adobe: in tutto avevo impiegato
quasi 3 giorni, ma che soddisfazione!
Era l’alba della connessione globale: dopo la BBS
è venuto Gopher, dopo Gopher è venuto il Web e così
via…
>> Luciano Guglielmi <<
Inossidabile
Nel lontano 1988, con la legge regionale
54/88, la Regione Veneto si è adoperata per
favorire la formazione di sistemi informa-
tivi omogenei nelle materie di competenza
degli enti locali. A tale scopo la Giunta regionale si è
preoccupata di acquisire i prodotti software e di ce-
derli senza alcun onere all’ente locale che ne facesse
preventiva richiesta e che s’impegnasse alla loro ef-
fettiva utilizzazione.
All’epoca “militavo” con l’incarico di sistemista
nelle file di Insiel, società mista fra Finsiel e Regione
Friuli-Venezia Giulia , ed il programma principale scel-
to per il funzionamento degli enti locali della Regione
Veneto è stato il prodotto Ascot/2 di Insiel.
Ascot/2 era realizzato in Cobol ed era stato reso
disponibile, in tempi diversi, sulle piattaforme Olivetti
L1/Mos, Olivetti Lsx/Unix, Olivetti/Ms-Dos.
Le componenti applicative coprivano gli ambiti
dei Servizi Demografici, Contabilità Finanziaria, Tri-
buti a ruolo, Bollettazione, Economato, Inventario e
Personale.
Il contratto con la Regione Veneto prevedeva l’in-
stallazione del prodotto su qualunque versione Unix
System V, scelta dal singolo ente locale.
Fu così che fummo costretti a garantire, in un
tempo brevissimo, la portabilità verso le diverse piat-
taforme Unix (allora considerato il sistema operativo
open per eccellenza ): HP Ux, Bull Dpx/2, Sco Unix, IBM
Aix R6000, Digital Unix.
Ci vennero in aiuto la portabilità del compilatore
Microfocus Cobol/2 e del linguaggio C per le compo-
nenti di sistema (interfacce con il sistema operativo,
gestore dei dati, schedulatore batch …), per ricompila-
re tutti i prodotti software con limitate differenze di
comportamento fra un sistema e l’altro.
Non esistono certamente più almeno gran parte
dei sistemi operativi citati o gli hardware che allora
li supportavano, ma il prodotto è in funzione ancora
oggi nella versione denominata Ascot/Web (tecnolo-
gia Oracle/Forms e Reports) in oltre 150 comuni ve-
neti.
>> Riccardo Rizzo <<
L’ IBM PS/2
1989
STORIA E POLITICA Paraguay: un commando di militari mette fine alla
dittatura di Alfredo Stroessner, al potere dal 1954.
Ritiro dell’esercito sovietico dall’Afghanistan.
Pechino: cominciano le proteste studentesche in
piazza Tienanmen.
Berlino: cade simbolicamente e fisicamente il muro
che divideva la città dal 1961.
Romania: dopo una settimana di dimostrazioni
sanguinose e la fuga di Ceausescu, Ion Iliescu diventa
presidente della Romania, ponendo fine alla dittatura
comunista.
In Italia si dimette il governo De Mita; presta
giuramento il sesto governo Andreotti, pentapartito
composto da Dc, Psi, Psdi, Pri e Pli.
CULTURA E SPETTACOLO Iran: pronunciata da Khomeini la condanna a morte
nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, autore
de “I versi satanici”.
Venezia: i Pink Floyd, orfani di Roger Waters,
suonano in Piazza San Marco, in un concerto gratuito,
davanti a una folla stimata di 200.000 persone.
SPORT L’Inter conquista il 13º scudetto battendo il Napoli
per 2-1.
ICT Il documento “World Wide Web: Summary” viene
presentato da Tim Berners-Lee. Con questa data
si usa indicare la nascita del World Wide Web, il
principale servizio Internet.
Presentato in quest’anno, il Fm Towns di Fujitsu è
il primo computer al mondo dotato di Cd-Rom driver.
Un singolo Cd poteva contenere le stesse informazioni
di 540 floppy disk convenzionali. Fu celebrato come
il personal computer a 32-bit in grado di gestire
programmi, musica e immagini allo stesso tempo.
Il garage dove Bill e Dave hanno fondato Hewlett-
Packard 50 anni prima diviene “California Historical
Landmark”.
V I T E P A R A L L E L E
48 49V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1989 1989
Effetti speciali
In un momento in cui l’azienda stava avendo una
fortissima espansione, venivano fatti importanti
investimenti anche nell’ambito informatico per
dotarsi di strumenti sempre più moderni e capaci
di soddisfare le crescenti esigenze.
Un acquisto interessante fu un pc IBM Ps/2 P70
Trasportabile a valigetta. Aveva ottime caratteristiche
tecniche, espandibilità e poteva utilizzare i sistemi
operativi Dos, Windows e Os/2. Grazie a ciò era uti-
lizzabile in qualunque ubicazione e, dove possibile, si
poteva connettere in emulazione con il mainframe.
Tante furono le occasioni per il suo utilizzo, ne ri-
cordo una particolare.
In quell’anno l’azienda acquistò un elicottero. Il
giorno della sua inaugurazione fu ritenuto interessan-
te sviluppare una presentazione da proiettare presso
l’eli-superficie che illustrasse dati tecnici, allestimenti
e caratteristiche generali del veicolo.
Fu installato nel pc trasportabile il software Pc
Story Board e, con tanta pazienza, venne creata la
presentazione.
Difficile dire se i presenti rimasero più colpiti
dall’elicottero, il contenuto tecnico della presentazio-
ne o il fantastico strumento che ci permetteva effetti
speciali di comunicazione …
O non sarà stato il buffet finale ??
>> Massimo Vispi <<
La chiamavamo domotica
Correva l’anno 1989. Tra Mainframe IBM 3090,
sistema operativo MVS, programmazione in
linguaggio Cobol e Database Db2, muovevo
i primi passi nel mondo del lavoro presso le
Industrie Zanussi (già Gruppo Electrolux).
Visitammo Zeltron, fiore all’occhiello del Gruppo
nella ricerca e nello sviluppo di prodotti elettronici e
tecnologicamente innovativi.
Rimasi affascinato dal prototipo di casa intelligen-
te, su cui già allora si stava lavorando. Segnali telefo-
nici analogici tradotti in segnali digitali per accendere
forno e lavatrice e per comandare a distanza le prime
lavastoviglie. Accensione a distanza del riscaldamen-
to, allarmi inviati via cornetta telefonica sul manca-
to funzionamento del frigorifero o sulla sicurezza
dell’impianto gas.
A distanza di qua-
si trent’anni da allora,
è sempre più eviden-
te di quanto la digi-
tal transformation e
l’”Internet of Things”
stiano entrando nel
nostro vivere quo-
tidiano: viviamo in
case “connesse” e
destinate a diventare sempre più smart, in grado di
fornirci informazioni in tempo reale sul loro stato,
controllabili e gestibili a distanza tramite smartphone
e tablet, ma a breve capaci anche di imparare dal com-
portamento delle persone e dalle situazioni esterne
grazie ai concetti di “machine learning”, di dialogare
tra di loro e di prendere autonomamente decisioni
adattandosi ai gusti e alle preferenze dei loro abitanti.
Il progresso non si ferma mai: migliorare e rende-
re più facile la nostra vita. Ed è emozionante esserne
parte.
>> Francesco Pezzutto <<
Intelligenza Artificiale, Artifici Umani
Negli ultimi anni 80 si è fatta sempre più pre-
sente anche in Italia la tecnologia dell’Intel-
ligenza artificiale, tanto che si è tenuto a Mi-
lano Ijcai 87 (Tenth International conference
on artificial intelligence), ma già nell’86 si era svolto
“The first transatlantic satellite symposium”, organiz-
zato da Texas Instruments sullo stesso argomento; mi
associai alla Aiia (Associazione Italiana per l’Intelli-
genza Artificiale) per grande interesse sull’argomento.
Nell’88 partecipai a Expert Europe 88, The Eu-
ropean Conference on Expert Systems in Practice, di
Lugano: puntava sui Sistemi Esperti, considerandoli la
base su cui lavorare per raggiungere l’Ai.
Nel 1989/90 per AUSED organizzai due incon-
tri, il primo più teorico (19/01/89), ed il secondo, a
grande richiesta, di approfondimento di casi pratici
(22/11/90). In entrambi ci fu una presenza di circa 150
partecipanti fra cui alcuni giornalisti specializzati che
apprezzarono particolarmente la chiarezza
ed indipendenza dell’organizzazione.
I sistemi esperti venivano realizzati con
programmi appositi e poi giravano sui vari
pc con un runtime che, non essendo allora
la protezione del software ben sviluppata,
erano protetti con una chiavetta da inserire
nella porta seriale del pc.
A tale proposito ricordo un aneddoto:
mi capitò di vedere in una grande azienda
che nei pc non era installata la chiavetta; il
sistemista mi confessò che era in grado di eliminare
la protezione, evitando così di acquistare le chiavette
(alcune centinaia di pc...)
Questa era la situazione alla fine degli anni 80,
ma ho l’impressione che nel frattempo non sia molto
cambiata la mentalità: è solo più difficile aggirare le
protezioni!
>> Guido Miserandino <<
Customer Service
Come molti di noi, ho iniziato il lavoro facendo
gavetta. La gavetta per un giovane sistemista
alla fine degli anni 80 era lavorare nel suppor-
to clienti di secondo livello. Cioè smazzarsi i
“casini” che i colleghi del primo livello non riuscivano
a gestire.
Attività molto formativa, sia dal punto di vista del
problem solving, che dal punto di vista della relazione
col cliente. Ricordo il tardo pomeriggio della vigilia di
Natale (!) del 1989 quando, assunto da due mesi, mi
toccò configurare una stampante su un sistema Unix
System V sulla porta seriale RS232 (!!) al telefono (!!!)
con un cliente totalmente inesperto.
Comunque la storia che racconto non è successa a
me. È successa ad un collega più o meno nello stesso
periodo. È una storia “estrema”. Lui ha sempre giurato
che fosse vera e, dato il tenore di alcune situazioni di
allora, potrebbe esserlo. Ma come dicono gli americani
che fanno il cinema…”Never spoil a good story with
the truth” (non devi rovinare una bella storia dicendo
tutta la verità…).
Una sera chiama in ufficio un cliente molto pre-
occupato: “Buonasera parlo col supporto tecnico?” “Si,
buonasera mi dica, come posso aiutarla?”
“Oh meno male che vi trovo ancora, qui è successo
un grosso guaio!” “Cosa vi è successo??”
“Sa io sono l’ultimo ad uscire e chiudo l’ufficio.
L’ultima cosa che devo fare prima di chiudere è estrar-
re dal sistema la cassetta con il backup dei dati, che
facciamo tutti i giorni, e metterla in cassaforte” “Bene,
quindi?”
“Purtroppo la cassetta mi è caduta per terra! Non
era mai successo! Posso aver perso dei dati???” A que-
sto punto il collega non resiste, e decide di fare uno
scherzo al malcapitato cliente.
“Ok non si preoccupi, ha fatto bene a chiamarci.
In effetti potrebbe aver perso dei dati. Lasci a terra
la cassetta e lasci un messaggio alla signora che fa le
pulizie. Quello che raccoglie stasera con la scopa, non
deve assolutamente buttarlo! Lo faccia ammucchiare
in un angolo. Domattina ci richiami e vediamo di re-
cuperare il tutto” “Davvero? Allora ho fatto proprio
bene a chiamarvi! Mille grazie! Non so come avrei fat-
to senza di voi!”
Il cliente al centro !
>> Luca Sorichetti <<
50 51V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L EV I T E P A R A L L E L E 51V I T E P A R A L L E L E
La trentennale storia di SIDI S.p.A. ha inizio nel 1980 quando Lucio Dal Checco fonda l’azienda proponendo al mercato i primi servizi IT; l’informatica in quegli anni vedeva
ancora utilizzate, in alcuni contesti d’impresa, le schede perforate, all’epoca il supporto d’elezione per l’immagazzinamento e il trattamento dei dati. Un mondo adesso così lontano; i “digital natives” pensano sia solo un racconto fantastico relativo ad un contesto surreale.Da allora il mondo dell’informatica è radicalmente cambiato e SIDI ne ha seguito l’evoluzione. La prima grande trasformazione nel 1997 quando SIDI decide di intraprendere il percorso di qualificazione come System Integrator SAP, la piattaforma software che abilita l’impresa al cambiamento ed alla crescita. Un software a cui si associa erroneamente, ancora oggi, il concetto negativo di rigidità piuttosto che il valore di rigore. Questa è la vera sfida che quotidianamente affrontano i “SAPpisti” : spiegare bene il concetto!In quegli anni la capacità competitiva della media impresa italiana doveva iniziare a tenere conto dell’intensificarsi dei processi di globalizzazione e della presenza di molti più player su uno stesso mercato, spesso con offerte anche simili tra di loro. Il sistema informativo iniziò a giocare un ruolo strategico nella competitività tra aziende, consentendo di incrementare qualità ed efficienza dei processi organizzativi e favorire l’internazionalizzazione commerciale e produttiva. Consapevole del ruolo strategico che i sistemi informativi ricoprivano, SIDI ha sviluppato competenze progettuali fino a diventare punto di riferimento per le aziende italiane che volevano informatizzare i processi di business rendendoli più efficienti con l’ausilio dei moderni sistemi Erp.Nel tempo la complessità dei sistemi informativi è aumentata per rispondere alle nuove esigenze d’Impresa di accedere a dati ed informazioni in real-time. Quasi una visione surreale. Su questo percorso evolutivo si è sviluppata e consolidata l’esperienza SIDI che oggi, in linea con la strategia e l’evoluzione della piattaforma SAP, vede competenze ed investimenti focalizzati sulla Digital transformation delle imprese. Provando
una vera e propria estensione digitale del proprio io interiore.Torniamo al mondo delle imprese di oggi. Dall’avvento degli smartphone il bisogno delle persone di rimanere costantemente connesse per seguire i propri interessi si è spostata anche sul lavoro; la fusione tra Yin e Yang.Il processo decisionale si è velocizzato esponenzialmente e quindi i manager richiedono un costante flusso di informazioni e dati per poter sapere, valutare ed agire in modo corretto “velocemente”.Per assecondare questa necessità i sistemi informativi sono evoluti, i flussi informativi sono costanti e senza vincoli di orario e spazio. I dispositivi mobile sono oggi l’unico ponte concreto tra le persone e la rete, per questo le applicazioni aziendali oggi devono essere “mobile” e fedeli “amici” dell’utente.Attente al processo evolutivo che ha colpito il settore, grandi multinazionali come SAP hanno riconsiderato il portafoglio di offerta in modo che le soluzioni offerte siano accessibili da tablet e smartphone, device che oggi stanno sostituendo, come strumento di lavoro, i classici personal computer.La previsione è facile, i professionisti dei prossimi anni abbandoneranno il proprio uffico, come spiega la teoria dello smart work, e si sposteranno accompagnati solo dal proprio telefono o tablet. Ma l’aspetto più rilevante è che i dispositivi mobile da assistente personale si sono evoluti in uffici viaggianti. Prima avevamo un’assistente in una mano, adesso abbiamo un intero ufficio.Soffermiamoci a pensare cosa comporta questo nella vita quotidiana, prendiamo ad esempio un Responsabile Produzione di una media grande impresa che è in viaggio per lavoro e ha bisogno di sapere se la linea produttiva sta procedendo al ritmo definito nella pianificazione. Fino a meno di 10 anni fa avrebbe dovuto chiamare in sede, chiedere ad uno dei suoi collaboratori di estrarre il report, magari ancora cartaceo, farselo inviare tramite fax o posta elettronica, analizzare la situazione e ricontattare il referente per confrontarsi sulle modifiche da apportare. Un processo che avrebbe potuto richiedere un’intera giornata, con la relativa perdita incrementale della produzione giornaliera. Senza considerare stress ed ansia causati dall’attesa.Oggi non è più così. Il Responsabile Produzione con l’ausilio del suo tablet, accedendo all’App sviluppata appositamente per la propria azienda, grazie a soluzioni come HCP di SAP, può accedere direttamente in Cloud all’interfaccia che raccoglie in Real-time i dati della linea di produzione e analizzare gli andamenti della produttività nelle ultime ore. Non solo, impostata
sulla propria pelle la Digital tranformation prima di “evangelizzare” i propri clienti, cercando faticosamente di convertire le competenze dei consulenti SAP sulle nuove tecnologie, superando brillantemente questo ostacolo con l’ingresso di giovani digitali che guidano verso la Digital transformation non solo i clienti ma anche i colleghi!Ma cos’è la Digital transformation che caratterizza il nostro quotidiano? Partiamo dalla definizione: “Insieme di cambiamenti umani, culturali, organizzativi, sociali, creativi e manageriali guidati dallo sviluppo di nuove tecnologie”.Il focus su cui fa leva questo concetto sono le persone. Le aziende sono un gruppo organizzato e cooperante di individui, le tecnologie diventano quindi un mezzo in mano alle persone per permettere l’evoluzione dei sistemi aziendali e sociali in cui si trovano.Prima dell’avvento delle tecnologie mobile e dell’accesso alle applicazioni in Cloud, la connessione alle piattaforme di Information technology era limitata all’utilizzo durante l’orario d’ufficio di una postazione fissa ed un’interfaccia poco user friendly. Nonostante il sistema Erp con cui gli operatori si interfacciavano fosse integrato nel sistema azienda e garantisse tutte le necessità, sia organizzative che di processo, questo costringeva il personale ad operare sul posto di lavoro per svolgere le proprie attività. Come succedeva anche negli anni precedenti ma con sistemi di gestione più datati. Ripensandoci adesso sembra quasi di parlare del paleolitico.I primi dispositivi mobili risalgono all’inizio degli anni 90 con la commercializzazione di SIMON, progettato da IBM, che integrava alla classica telefonia funzionalità come rubrica, calendario, orologio, mail e block notes. Un primordiale assistente personale che stava in una mano. Da qui in poi tutti i telefoni cellulari garantirono queste funzionalità. Ma perché concentrarsi sulla storia dei primi smartphone? Perchè quando nel 2007 Apple uscì con il primo rivoluzionario iPhone iniziò a crescere la necessità di una Digital trasformation radicale, che rompesse i vecchi schemi dell’informatica e cambiasse il rapporto tra le persone, i propri device, sia privati che professionali, ed il mondo attorno. Ad oggi lo smartphone è diventato
secondo parametri specifici, l’applicazione stessa può avvisare, con una notifica, della necessità di un intervento di manutenzione predittiva su un impianto dotato di sensori, in uno specifico stabilimento, localizzato magari in un diverso paese. Il sogno per gli amanti dell’efficienza incondizionata.Questa è la vera trasformazione che sta avvenendo nel mondo IT. Le persone hanno bisogno di rimanere costantemente connesse per riuscire a tenere sotto controllo i processi aziendali di cui sono responsabili.I segnali sono chiaramente davanti ai nostri occhi e non possiamo ignorarli! Già oggi le Imprese che operano nell’Information Technology devono proporre al mercato soluzioni dando sempre più spazio alle funzionalità mobile delle applicazioni. Agli utenti finali interessa principalmente la possibilità di consultare la propria piattaforma di Business Analytics, Customer Engagement, Gestione Finanziaria o del Personale direttamente dallo Smartphone. La sfida quotidiana è seguire l’evoluzione del mercato e delle tecnologie, è stare accanto alle imprese nella gestione della complessità, uno degli elementi che caratterizzano strutturalmente lo scenario in cui operano. In queste realtà, come emerso dalla ricerca SDA Bocconi “Dimensioni di complessità aziendale e valore dei Sistemi Informativi” sponsorizzata da SIDI, un sistema informativo in grado di rispondere a livelli crescenti di complessità può contribuire a generare valore sia in termini di visione strategica, sia in termini di capacità di operare. L’obiettivo SIDI è investire costantemente su innovazione, formazione delle persone, ingresso di giovani in Azienda per rimanere al passo dei tempi, semplificare la gestione della complessità e poter confermare quotidianamente il suo ruolo di partner SAP riconosciuto. Non è facile ma è la sfida quotidiana con la quale misuriamo la nostra capacità di stare sul mercato.
sidispa@sidigroup.it
1990/1999
Tempo di ERP
50
1990
STORIA E POLITICA Sudafrica: viene liberato Nelson Mandela dopo
28 anni di carcere - la data viene simbolicamente
scelta ad indicare l’abolizione dell’Apartheid.
George H. W. Bush avvia l’operazione Desert
Storm.
La Germania Est e la Germania Ovest uniscono le
loro economie.
CULTURA E SPETTACOLO Il film di Giuseppe Tornatore “ Nuovo cinema
Paradiso” vince l’Oscar come miglior film
straniero.
SPORT Roma : allo Stadio Olimpico la Germania Ovest
diventa per la terza volta campione del mondo
di calcio battendo in finale l’Argentina di Diego
Armando Maradona.
Il Milan vince la Coppa dei Campioni, ripetendo
il successo dell’anno precedente.
SCIENzA L’Organizzazione Mondiale della Sanità elimina
la voce omosessualità dalla lista delle malattie
mentali nella classificazione internazionale delle
malattie.
ICT A soli 3 anni dalla costituzione di una divisione
dedicata alle applicazioni, Oracle lancia Oracle
Applications Release 8, software client/server che
include programmi per accounting.
L’unificazione delle due Germanie offre nuove
opportunità di business di cui società come SAP,
Siemens Nixdorf (appena nata) e Robtron si
avvalgono immediatamente ; SAP apre i propri
uffici anche a Berlino mentre a Walldorf si rende
necessaria la costruzione di nuovi edifici accanto
al Training center per ospitare i 1700 dipendenti.
Il fatturato sale a 500 milioni di marchi.
Per mantenere il proprio posizionamento di
mercato il management di Cap Gemini decide
l’acquisizione di varie realtà minori.
La cinese Legend evolve il proprio ruolo da
reseller a produttore di propri pc.52
Terza lezione: “Comprendere”
Arrivarono poi i primi notebook che, ovvia-
mente, finirono sulle scrivanie dei dirigenti.
Dopo poche ore di utilizzo fui chiamato da
un importante dirigente che si lamentava
del mancato funzionamento del mouse. Mi precipitai
nel suo ufficio e lo trovai con la mano sull’alimenta-
tore esterno che spostava avanti ed indietro, destra
e sinistra!!
Non sapevo se ridere o piangere; con calma gli
dissi che spostare l’alimentatore dalla scrivania al
pavimento era effettivamente una buona idea, ma
nel frattempo gli facevo vedere il funzionamento del
“buon” mouse. Lui comprese esattamente la situa-
zione ridicola in cui si era cacciato ed anche il mio
tentativo di far finta di niente; alcuni giorni dopo mi
richiamò solo per ringraziarmi.
Mi venne allora in mente, dai ri-
cordi del Liceo, una affermazione di
Spinoza:
“Le azioni umane non vanno de-
rise, compiante o detestate: vanno
comprese”.
La mia terza lezione.
>> Giovanni Pota <<
La scossa
In ambito mainframe per il mitico IBM 4381 la con-
solle era in metallo. La maggior parte delle istru-
zioni veniva digitata da lì ed era compito assolto
dai sistemisti o dagli operatori meccanografici.
Si era creata una situazione alquanto paradossale:
in alcuni giorni /ore il sistema si spegneva brutalmen-
te con una conseguenza di fermo totale dell’azien-
da. Dopo alcune indagini alla Perry Mason si arrivò
alla conclusione che questi spegnimenti avvenivano
sempre e solo quando c’era una persona in turno. Per
cui si arrivò quasi al licenziamento per dolo. Questa
azione drastica fu interrotta sul filo del rasoio per una
intuizione fortuita di un tecnico IBM che era presente
casualmente quando il collega si sedette di fronte alla
consolle, digitò qualche tasto ed il sistema si spense!
Portava pantaloni sintetici che accumulavano
corrente e, al contatto con il metallo della consolle, la
scarica elettrostatica mandava in tilt la stessa e quindi
l’intero calcolatore!
>> Riccardo Salierno <<
Il mitico IBM 4381
con la consolle
in metallo
53V I T E P A R A L L E L E
1991
STORIA E POLITICA Sudafrica: il governo abolisce le ultime leggi
razziali ancora in vigore.
India: l’ex Primo Ministro indiano Rajiv Gandhi
viene assassinato da un terrorista suicida
imbottito di esplosivo nei pressi di Madras.
Unione Sovietica: Michail Gorbacëv si dimette
da segretario generale del Pcus.
CULTURA E SPETTACOLO Sophia Loren riceve il Premio Oscar alla
carriera.
Esce l’album “Dangerous” di Michael Jackson,
anticipato dal singolo “Black or White”, la cui
prima in mondovisione viene vista da oltre 500
milioni di telespettatori.
SPORT In seguito ad un controllo antidoping Diego
Armando Maradona viene trovato positivo alla
cocaina .
ICT SAP presenta le prime applicazioni in R/3 al
CeBIT di Hannover.
Viene aperto il primo sito internet da Tim
Berners-Lee.
Con una tecnologia innovativa a basso costo,
Hp rivoluziona il printing a colori introducendo
le HP DeskJet 500C anche economicamente
accessibili.
Le vendite di DELL sono più del doppio per il
terzo anno consecutivo.
54 55V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1991
Preveggenza
C’era la necessità di raccogliere e storicizzare
alcuni parametri tecnologici di produzione
(spessore piastrella, peso degli smalti, den-
sità smalti, eccetera) al fine di poterli poi
correlare ai risultati qualitativi ed estetici dei mate-
riali prodotti. Prima di passare alla informatizzazione
dell’innovativo processo, si pensò di simulare il tutto
mediante l’utilizzo di schede cartacee sulle quali veni-
vano riportati, per ciascun turno di produzione, i vari
materiali ed i rispettivi orari di rilevazione. Gli ope-
ratori dovevano pertanto misurare ogni parametro e
riportare manualmente sulla scheda il valore rilevato,
in corrispondenza dell’orario prestabilito.
Una mattina (alle ore 9 circa), durante un giro di
perlustrazione, ho trovato due schede sulle quali era-
no stati miracolosamente compilati tutti i valori da
rilevare nelle ore successive, sino a fine turno (ore 12).
L’importanza di credere in ciò che si fa …
>> Dino Frassineti <<
Dolore
1991 … quando tutto per me ebbe inizio. Tutto
cosa? Beh, il mio “tutto” da informatica retribu-
ita, il trasformare un gioco, una sfida e poi una
materia di studio in … euro, anzi … ahimè, mi
tocca dire “lire”!
Che tempi! Allora sì che l’informatica era una
scienza per pochi, ben lontana dalla computer consu-
merization della fine degli anni 90 e dal “all-in-touch”
di Ios e Android. Ma vi rendete conto che sembra prei-
storia?! Già il mouse era stato una rivoluzione (anche
cruenta se pensiamo alla crescita esponenziale degli
interventi per tunnel carpale!) ma toccare uno scher-
mo e vedere le cose accadere poteva succedere solo in
un film di fantascienza! Ma come è successo, mi chiedo
… mi sembra ieri quando in alto a sinistra (e quindi la
situazione era già difficile di suo) c’era quell’oggetti-
no verde lampeggiante … il cursore! Mio nipote oggi
non sa nemmeno cosa significa “cursore”. Un po’ come
quando oggi guardiamo un episodio di CSI e, mentre
ammiriamo le mani dei protagonisti volteggiare in cri-
stalli azzurri su schermi trasparenti (ma esistono dav-
vero?), ci viene in mente il nostro portatile in ufficio
in perfetto stile “cost killing”.
Ma torniamo al 1991 e a me che arranco verso la
convocazione per il mio primo giorno di lavoro (solo
una settimana prima avevo fatto un bel frontale con la
mia Panda 30 e, poiché oltre al touch a quei tempi non
esisteva nemmeno la legge sulle cinture di sicurezza,
il risultato fu due costole rotte e un trauma cranico).
“Bene, sei stata assegnata al Laboratorio Centralizza-
to Grandi Ambienti” dice intanto la funzionaria delle
risorse umane … “Che figata”, penso io, “devo subito
chiamare mia madre per dirglielo!” … mai immaginavo
che dietro quel nome altisonante per un po’ di mesi ci
sarebbero state solo installazioni di Ptf sul mainframe
IBM 3090!
“La tua sede però non è qui”, prosegue la funzio-
naria, “ma ci puoi arrivare tranquillamente a piedi, è
solo a 1 chilometro da qui”. “Tranquillamente lo sarà
per te che hai tutte le 24 costole a posto”, penso io.
Ed è lì che dovevo cogliere il segno distintivo della
mia carriera di informatica: il dolore.
>> Debora Guma <<
1992
STORIA E POLITICA Il democratico Bill Clinton è eletto presidente degli Stati Uniti.
Viene utilizzato per la prima volta, nel corso del XIV Congresso del Partito Comunista Cinese, il
termine “Economia socialista di mercato” che darà nuovo corso alle riforme economiche nel paese,
stabilendo le basi per una nuova potenza mondiale.
12 stati della CEE firmano il Trattato sull’Unione Europea, meglio noto come Trattato di Maastricht.
Dopo 16 scrutini il democristiano Oscar Luigi Scalfaro viene eletto 9º Presidente della Repubblica
Italiana.
Palermo - 23 maggio: Strage di Capaci: sull’autostrada che collega Palermo all’aeroporto di Punta
Raisi esplode una carica di tritolo che uccide il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca
Morvillo e i tre agenti di scorta.
Palermo - 19 luglio: Alle ore 16 e 58 minuti il giudice antimafia Paolo Borsellino e i cinque agenti
della scorta vengono uccisi dall’esplosione di un’autobomba posta sotto l’abitazione della madre del
giudice in Via D’Amelio.
Milano: il segretario del PSI Bettino Craxi riceve un avviso di garanzia da parte del pool Mani pulite
per corruzione, ricettazione e violazione della legge sul finanziamento pubblico dei partiti.
La Prima Sezione della Corte Suprema di Cassazione pronuncia la sentenza definitiva che chiude il
Maxiprocesso di Palermo con 360 condannati su 474 imputati.
CULTURA E SPETTACOLO “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme, interpretato da Jodie Foster e Anthony Hopkins,
viene premiato con cinque premi Oscar.
SPORT Francia: alle Olimpiadi di Albertville il sedicenne Toni Nieminen vince l’oro nel salto con gli sci e
diventa il più giovane campione olimpico.
La barca a vela America³ sconfigge nella finale di America’s Cup la barca italiana “Il Moro di Venezia”
del miliardario Raul Gardini.
La giuria popolare di Indianapolis giudica colpevole di stupro il pugile Mike Tyson.
SCIENzA La Chiesa cattolica riabilita lo scienziato italiano Galileo Galilei, processato per eresia e
costretto all’abiura delle proprie teorie scientifiche nel 1633.
ICT Già presenti sul mercato da ormai un decennio, i personal computer sono ora
realmente portatili: peso contenuto, buone qualità grafiche, struttura compatta,
innovativa chiusura a libro, dispositivi integrati come Touchpad o Track Pad:
nascono alcune serie storiche come Ibm Thinkpad.
La grafica computerizzata la fa da padrone nel cinema - in Jurassic
Park si registrano per la prima volte lunghe scene interamente
virtuali; cambia il modo di raccontare le storie.
L’Ibm Thinkpad
56 57V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1992 1992
Proprietario? No, grazie!
Quando, nel 1980, scegliemmo di implemen-
tare il primo sistema informativo di Conser-
ve Italia, non lo facemmo con IBM. In realtà
non partecipai alla scelta, ero appena arri-
vato e mi occupavo di logistica. La scelta fu dell’allora
direttore amministrativo, Ugo Randi, scelta al tempo
eterodossa (ma molte altre ne facemmo), dettata dalla
fiducia, peraltro ripagata, verso la software-house che
implementava.
Usavamo, allora, calcolatori Data General, ogget-
ti che dal 1999 non esistono più, furono acquisiti da
EMC. Si tratta in ogni caso della prima azienda che
sviluppò sistemi Raid commerciali, che progettò l’ar-
chitettura Numa, che fece uscire il Dgone, primo vero
portatile sotto i 3 Kg. Data General fu anche una delle
prime società ad implementare sistemi operativi detti
open, basati su Unix.
Il messaggio di allora era: se vuoi uscire da un
sistema “proprietario”, che detta tutte le condizioni,
l’alternativa non può essere un altro sistema proprie-
tario, che non ti risolve il problema della indipenden-
za dal vendor, ma un sistema open supportato da più
produttori di hardware. Oggi questo problema non
esiste (fatto salvo per i longevis-
simi AS400 e qualche altra appli-
cazione di nicchia) perché la vir-
tualizzazione ha spianato tutto: o
sei Linux (unix), o sei Windows, o
sei nicchia e ti arrangi. Windows
non è open, è uno standard de-
facto.
I sistemi operativi open han-
no fornito un altro importante
vantaggio: hanno creato la ne-
cessità della standardizzazione.
La standardizzazione ha
aperto i mercati, ha fatto cresce-
re aziende e ne ha fatto fallire altre. Ha creato prodot-
ti per aziende e consumer, che sono gli stessi prodotti
(nel 92 i consumer erano veramente pochi).
Ieri i prodotti per le aziende diventavano prodotti
per i consumatori, oggi sono i software/hardware con-
sumer che diventano prodotti per le aziende. Il costo
dell’hardware è letteralmente crollato, generalmente
di più di un ordine di grandezza.
Ma l’open system non era tutto rose e fiori, gli
ambienti aperti erano e sono più complessi da gestire
proprio per la possibilità di mischiare le cose e una
architettura basata su open presumeva una capacità
non banale di governare la tecnologia.
Proprio nel 1992, sull’onda di queste conside-
razioni, scrissi il primo capitolato per il rifacimento
dell’intera infrastruttura Ict: l’architettura di riferi-
mento era il client/server e la rete, architettura fatta
di tanti componenti standard che, almeno a titoli, re-
siste ancora oggi. Compatibilmente a questo cresceva
l’industria del software, che proprio per la ragione
di poter essere “indipendenti” dal fornitore dell’har-
dware, vedeva crescere esponenzialmente il proprio
mercato: SAP e Oracle ne sono un esempio concreto.
Molto onestamente ricordo la delusione nel vedere
che le sofisticate operazioni possibili con il sistema
operativo proprietario non erano più possibili con i
nuovi sistemi operativi, così come l’implementazione
delle macchine open dei grandi (Digital e HP allora),
non erano al medesimo livello qualitativo di quelle
“proprietarie”. Ma queste delusioni scomparvero pre-
sto con i sistemi operativi open a 64 bit, quindi con
migliori prestazioni a costi contenuti.
Oggi questi problemi non ci sono più e anche il
“proprietarissimo” database Hana-in-memory di SAP
gira, con ottime performance, su una macchina virtua-
le con un tera di ram. Se me lo avessero raccontato nel
1992 non ci avrei creduto, o meglio non avrei saputo
neanche cosa fosse un “terabyte in ram”.
>> Enrico Parisini <<
L’azienda “paperless”
Già negli anni ’80, dopo la legge 4.01.1968 n.15
ed il D.P.C.M. 11.09.1974, che comunque va-
leva solo per la pubblica amministrazione,
si era iniziato ad archiviare alcuni tipi di
documenti con la microfilmatura e le microfiches che
tuttavia potevano dare inconvenienti perché infiam-
mabili, ma con la circolare della Direzione Generale
Imposte Dirette del 10.03.1982, n.14/9/199, che dava
l’”Autorizzazione Generalizzata”, e soprattutto le altre
risoluzioni della Direzione Tasse del 1988,1990 e 1991,
si era aperta la strada alla conservazione su dischi
ottici.
Il 1992 è l’anno in cui si è affermato l’utilizzo di
tale tecnologia, ma poche erano le aziende che pote-
vano usufruirne, sia perché gli uffici gestionali non la
recepivano come la soluzione al problema “carta”, sia
perché i fornitori istituzionali non avevano ancora of-
ferte adeguate.
I direttori sistemi informativi erano quindi in im-
barazzo perché solo le piccole società d’informatica si
stavano attrezzando, assemblando i prodotti disponi-
bili sul mercato (realmente pochi, forse unici) per re-
alizzare sistemi efficienti ed efficaci di archiviazione
immagini e la scelta del sistema adeguato all’azienda
non era semplice.
Ricordo gli scanner Fujitsu, le schede Kofax di
compressione e decompressione -obbligatorie perché
i dischi ottici non avevano una grande capienza: un
disco Worm (Write Once Read Many) conteneva 940
MB– i lettori di codici a barre, i database artigianali,
i Jukebox, i nastri per i backup e la possibilità trami-
te un Gateway di integrare il sistema di archiviazione
con il sistema informativo sui mainframe.
In quegli anni AUSED contribuì a creare conoscen-
za e chiarezza con l’organizzazione di tre seminari
sul tema.
Oggi questi problemi sembrano sciocchezze, ma
niente paura: ce ne sono altri a mettere i CIO conti-
nuamente sotto pressione !!!
>> Guido Miserandino <<
Visionario
Nel 1992 facevo parte di un team di consu-
lenti che stava lavorando ad un progetto di
process reengineering nelle aree acquisti,
amministrazione, finanza e controllo per
una grande azienda di broadcasting. Dopo aver defi-
nito il modello organizzativo di riferimento ed ana-
lizzato i processi a tendere si parte con la software
selection. In gara tutte le suite in voga in quel momen-
to, ma in shortlist arrivano in 3: FM by Formula, il le-
ader italiano di quegli anni, Dun&Bradstreet, il grande
player americano molto di moda, e SAP R/3, il new
comer tedesco fresco di client/server dal mondo del
manufacturing.
Si scarta D&B: troppo ardito come infrastruttura e
con poco supporto locale.
Da un punto di vista architetturale non c’era gara:
SAP era 5 anni avanti ma in termini di copertura fun-
zionale dei processi amministrativi italiani Formula
era ovviamente in pole position.
Restano in lizza SAP e FM. Si arriva quindi al mo-
mento decisivo: tutto il team di progetto viene convo-
cato ad una gremita riunione in cui in 6 ore si fumano
almeno 200 sigarette ed una quindicina di cervelli.
Alle 9 di sera, dopo ore e ore di discussioni su re-
quisiti di massimo dettaglio, ci raggiunge il direttore
IT dell’azienda che in un battibaleno sgombra il cam-
po da ogni possibile dubbio: SAP non riuscirà mai ad
essere compliant con la normativa civilistico-fiscale
italiana, non ha futuro nel nostro paese.
Il resto è storia.
>> Gabriele Tubertini <<
Traslocando un vecchio armadio
Lavoro al Centro Diagnostico Italiano (CDI) dal
1992 e nell’area Ict c’è sempre stato, a mia me-
moria, un armadio, un po’ polveroso, con do-
cumenti, libri e presentazioni. Nessuno ha mai
avuto il tempo e la voglia di esaminarne in dettaglio
il contenuto, finché quest’anno siamo stati costretti a
farlo per una ristrutturazione degli uffici.
Ci è caduto l’occhio su alcuni vecchi documenti che
mi hanno fatto riflettere sull’evoluzione dell’informa-
Il telefono “C6”
della Celint
a confronto con
un portatile
58 59V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
tica in questi ultimi 25 anni, che sembrano e sono
un’eternità nel nostro mondo.
Tra i tanti elementi (ma dovrei scrivere un libro
tutto CDI!!) ne riporto uno: c’era l’esigenza di porta-
re le informazioni in modo semplice anche ad utenti
remoti. Per il CDI l’esigenza era di arrivare ai medici
di base e si pensava per questo di utilizzare la linea
telefonica.
La “Digital” ci aveva messo in contatto con la “Ce-
lint” che aveva prodotto il telefono “C6”, di cui abbia-
mo ritrovato un esemplare.
Lo scopo era utilizzare un apparecchio che inte-
grasse nel telefono le funzionalità di un terminale e
consentisse quindi al medico l’accesso ai referti di la-
boratorio.
Tra le funzioni d’uso descritte nel manuale ci sono
la rubrica, l’agenda e la possibilità di prendere delle
note. Quello che oggi abbiamo con gli smartphone e
le App era un’esigenza già intuita negli anni novanta.
Adesso l’armadio è nuovo e senza polvere. Tra 30
anni chi andrà ad indagare sul passato dovrà frugare
non più negli armadi, ma in vecchie directory e vec-
chi archivi digitali, che si spera possano essere ancora
facilmente leggibili. Agli starnuti di oggi per gli acari
della polvere seguiranno pericolosi virus … informa-
tici?
Speriamo di no.
>> Marco Discacciati <<
1992 1993
1993
STORIA E POLITICA La Cecoslovacchia cessa di esistere e nascono
due nuovi soggetti di diritto internazionale:
la Repubblica Ceca, con capitale Praga, e la
Slovacchia, con capitale Bratislava.
Il Knesset elegge Ezer Weizman come settimo
presidente d’Israele.
Durante una tempesta una petroliera battente
bandiera liberiana si incaglia sulle scogliere di
Quendale Bay nelle Isole Shetland, riversando
in mare 80 000 tonnellate di greggio.
In Italia entra in carica il governo guidato
da Carlo Azeglio Ciampi, primo Presidente del
Consiglio non parlamentare della storia della
Repubblica Italiana.
Totò Riina, capo di Cosa Nostra, viene
arrestato dai carabinieri del Raggruppamento
Operativo Speciale a Palermo. Era latitante da
ben 23 anni.
Pietro Pacciani viene arrestato con l’accusa di
essere il Mostro di Firenze.
CULTURA E SPETTACOLO Federico Fellini a Los Angeles ritira l’Oscar alla
carriera.
L’americana Toni Morrison è la prima scrittrice
di colore a essere insignita del Premio Nobel
per la letteratura.
SPORT Amburgo: durante il torneo di tennis, uno
squilibrato tedesco di 38 anni pugnala alla
schiena la tennista Monica Seles.
ICT In Finlandia viene inviato il primo Sms da
persona a persona: le comunicazioni cambiano
radicalmente.
Hp consegna la sua 10milionesima stampante
Laserjet.
Compaq introduce la linea di server Proliant,
con il Proliant 4000 che è il primo server rack-
mounted, con grandi benefici nella semplicità di
gestione ed aumento della sicurezza fisica nei
data center.
Eredità
Prima di entrare nel vivo del progetto è neces-
sario ricordare che, come previsto dalla nor-
mativa fiscale italiana, le società per azioni
devono farsi certificare il bilancio da una so-
cietà di revisione che, per il gruppo Bracco, era Arthur
Andersen. Con la certificazione vennero fatte osserva-
zioni/raccomandazioni per dare maggiore garanzia al
bilancio stesso; tra queste anche quella di riprogettare
il sistema informativo che risultava essere incompleto
e obsoleto.
Fu deciso l’inserimento nella struttura organizza-
tiva della figura del Direttore dei Sistemi che avesse la
esperienza e la capacità di coordinare tale impegnati-
vo progetto e la costituzione di un Comitato Guida per
orientare e prendere le decisioni.
Vennero anche costituiti un gruppo di coordina-
mento e di supervisione , un gruppo di lavoro di anali-
sti interni ed esterni, un gruppo di utenti e un gruppo
di fornitori di soluzioni.
Si definì una fase di check-up per analizzare i
requisiti e la copertura funzionale per ciascuna area
aziendale utilizzando una check-list specifica per ogni
tipologia di business, che verificasse nel dettaglio tut-
te le funzionalità gestionali.
L’elaborazione di tutte le check-list consentì di
produrre una matrice di posizionamento del siste-
ma informativo Bracco, riferita al grado di copertura
funzionale e di integrazione e delle nuove necessità,
sulla base delle quali venne indetta una gara tra più
fornitori.
Il progetto vide una organizzazione articolata
anche nella scelta delle partnership, sia per il project
management sia per la fornitura di pacchetti applicati-
vi a copertura delle diverse esigenze funzionali.
La realizzazione del progetto richiese 4/5 anni, a
partire dal 1990.
Oltre alla riprogettazione del sistema informativo
gestionale aziendale, vennero avviati anche i proget-
ti speciali per la gestione dei dati clinici (Climed), la
gestione della biblioteca scientifica con archiviazione
ottica (Image 6000), la gestione della tesoreria, la ge-
stione delle risorse umane (Risorse 3000), la gestio-
ne della sala pesate (Formula) ed il controllo qualità
(Quality plus).
Parallelamente allo sviluppo dei sistemi gestiona-
li veniva progettata e realizzata una struttura di rete
per l’automazione del lavoro di ufficio e la comunica-
zione tra le varie strutture operative aziendali.
Furono anni di grandi evoluzioni, organizzative e
metodologiche, supportate anche da un apporto con-
sulenziale esterno, ma soprattutto da un team interno
articolato e compatto che si prodigò secondo le diver-
se competenze per risultati di eccellenza.
Si gettarono le basi di una cultura aperta e attenta
alle innovazioni anche informatiche che ancora perdu-
ra nel Gruppo … provate a chiederlo all’attuale CIO!!
(ndr: Andrea Provini – Presidente Aused) )
>> Eligio Sferch <<
Oltre cortina
Sono trascorsi quasi quattro anni da quel 9
novembre 1989, giorno nel quale la Germania
Democratica apre le frontiere alla Germania
Federale e, in sostanza, decreta la fine del
muro e innesca una reazione a catena che rivoluzio-
nerà l’assetto di mezza Europa.
Sono a Milano e ricevo la telefonata del mio am-
ministratore delegato: mi comunica che una grossa
Società del settore tessile e abbigliamento, già nostra
cliente, è intenzionata ad operare nella appena nata
Repubblica Ceca. Per questa ragione sta organizzan-
do una “missione esplorativa” a nord di Praga, in una
cittadina che si chiama Liberec. Desiderano che io fac-
cia parte del “gruppo in missione”, al fine di valutare
lo stato dei sistemi informativi di una azienda che si
chiama Textilana.
Sono eccitato, dall’incarico e dalla destinazione. Il
muro, la cortina di ferro, l’est, la primavera di Praga
con relativa repressione sono titoli talmente radi-
cati nel mio immaginario, che il termine “missione”
mi si prospetta nel suo pieno significato, quasi fossi
un agente inviato oltre cortina appunto. E poi, che
informatica troverò in quelle lande? Partiamo, dai,
andiamoci al più presto, prima che il fascino esotico
di questo Est venga spianato dalla contaminazione
dell’Ovest, così che io veda cose che voi umani….
Il delirio turistico si affievolisce ben presto, una
volta che, ritornato in me, ricordo lo scopo del viaggio
e mi rendo conto che la bella Praga la vedrò solo da
un finestrino dell’auto, sulla via per una per niente tu-
ristica cittadina del nord ceco.
60 61V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
La “missione” è
coordinata da un per-
sonaggio di fiducia del
cliente, il quale è già
stato in Cecoslovacchia
prima ed in Repubbli-
ca Ceca poi. Durante il
viaggio in aereo fa del
suo meglio per prepa-
rarci a quel che trove-
remo, soffermandosi a
lungo sulla trasforma-
zione che sta subendo
la società ceca, una
volta che tutti i vincoli
e gli schemi dell’archi-
tettura economica di
stampo sovietico si siano dissolti. Ci parla di “econo-
mia del baratto”, di produzione cecoslovacca princi-
palmente meccanica, scambiata con carne, grano ed
energia russe. Ci informa che in Repubblica Ceca la
seconda lingua è il tedesco, poiché gli insegnanti pro-
venivano tutti dalla Germania Democratica. Comincio
a preoccuparmi: considerato che parlo inglese e fran-
cese, come farò a comunicare con i miei “colleghi” di
Liberec ed analizzare i sistemi del posto? Cosa diavo-
lo mi aspetta? Ma non è l’inglese la lingua universale
dell’informatica? O questi saranno come i francesi, che
si ostinano a usare termini come “octet”,“fichier”, “or-
dinateur”, “machine cible”?
Da Venezia a Vienna, da Vienna a Praga: il viaggio
aereo tra Italia e Repubblica Ceca è meno lungo della
reciproca distanza culturale, ed in men che non si dica
siamo all’aeroporto di Praga, dove passo il controllo
passaporti. Un ufficiale donna alterna violenti colpi di
timbro a battute in Italiano quasi perfetto sul perché
siamo in Repubblica Ceca e che la ragione ultima è
sempre quella: donne.
Mi ritrovo sul sedile posteriore di una BMW, lan-
ciata a folle corsa (per ragioni di sicurezza…) sull’ac-
ciottolato umido di Praga, verso la statale per Liberec.
Quel che posso vedere è un accenno della bellissima
architettura praghese e, man mano che percorriamo
la periferia, una selva incredibile di antenne paraboli-
che. Mi viene spiegato che la libertà (in un’epoca dove
l’internet dell’audio/video non esiste) passa attraver-
so il puntamento micrometrico verso il cielo, verso
un satellite che trasmette canali tedeschi. Tedeschi
dell’ovest.
Libertà è anche comunicazione
Dopo un lungo tragitto in una strada deserta e a
volte dissestata, arriviamo a Liberec. La mattina dopo
ci presentiamo in Textilana. Di fronte alla fabbrica
passa una linea tramviaria, usata dagli operai Texti-
lana per andare e tornare dal lavoro. Un tram fa bella
mostra di sé, ma sembra arrugginito e, soprattutto,
fermo. Ci viene detto che la linea è bloccata da mesi.
Dopo una riunione surreale con presidente e di-
rettore di Textilana, in una sala dove campeggiano i
riconoscimenti emessi dal governo cecoslovacco per
aver raggiunto gli obbiettivi annuali di produzione in
tonnellate di lana e rispettato il piano quinquennale,
giunge finalmente il momento di darsi all’informatica
e soddisfare la mia enorme curiosità.
Trascorro così due giorni con i miei colleghi cechi,
dei quali non ricordo il nome e che chiamerò quindi
Pavel ed Alexander. Sono due ingegneri tessili, laure-
ati alla locale facoltà di ingegneria tessile. Parlano un
inglese stentato, ma comprensibile. Se io ho imparato
il mio primo inglese in ragione della passione per la
musica rock, loro l’hanno imparato per capire i testi
(copiati) di assembler e linguaggio macchina. Si intu-
isce che università e Textilana siano nati e cresciuti
in simbiosi, nel più rigoroso solco sovietico. Vengo a
sapere che Pavel e Alexander vivono all’interno della
fabbrica, in due stanze più cucina contigui alla “sala
macchine”. Perché? Perché è così e basta. Cerco fatico-
samente di trovare dei punti in comune, sui quali fare
leva per capire cosa e chi ho di fronte. Programmano,
sì. Per lo più in assembler, su diagrammi di flusso, va
bene, io uso il Case ed i diagrammi d’azione, ma va
bene, cosa si può pretendere. Provenienza del compi-
latore? Non è chiaro. E il sistema operativo? Non capi-
scono. Tutta l’impostazione è batch, quindi, chiedo, ci
sarà un sistema operativo per gestire le code lavori, la
memoria, le code di stampa eccetera. Non capiscono
esattamente di cosa parlo, ma mi dicono che lanciano
i job uno alla volta, così come le stampe. Forse questa
è la ragione per la quale vivono lì. E l’organizzazione
dati? Sembra un Vsam. Terminali? Due, quelli di Pa-
vel ed Alexander. Hanno un personal computer senza
marca e modello, però. Sul pc usano un compilatore
Pascal. Intravedo un Dbase II ed un Dos, ma non vo-
glio sembrare indiscreto, anche perché intuisco che il
personal computer, in quanto personal, deve essere
entrato in Textilana per vie personal.
In realtà non sto facendo grandi passi in avanti,
ma intuisco che, in un contesto socio-economico dove
ordini di vendita, bolle, fatture, ordini di acquisto,
transazioni economiche avevano, fino al 1991, signi-
ficato nullo, fare riferimento al classico schema am-
ministrativo/gestionale possa portare fuori strada. A
conferma di ciò mi viene spiegato che il sistema cen-
trale è un puro sistema destinato al calcolo per taglio
e produzione. Che sia il personal a fare la prima con-
tabilità degli ultimi 2 anni?
È ancora troppo poco per capirci qualcosa, e co-
munque il gap tra 1993 Italia e 1993 Cechia appare
molto ampio.
Vediamolo, questo sistema centrale: usciamo dalla
cucina (luogo della riunione) e mi aprono la porta del-
la “sala macchine”: in fondo ad un piccolo corridoio si
intravede il sistema. Ha un’aria familiare, ed infatti ha
il bicolore con inconfondibile azzurro.
Un mainframe di Big Blue!
Nei successivi dieci secondi mi rimetto in carreg-
giata, mi sento a casa, mi rinfranco, mi preparo a scan-
dagliare in lungo e in largo un sistema a me conosciu-
to, vedo la luce in fondo al tunnel, vedo una risposta
alle mie domande, datemi un terminale. Mi portano
dentro alla sala, in prossimità del display a bordo
macchina. Non funziona, i numeri sono incomprensi-
bili, ma sì che funziona, e allora perché il display… I
numeri sono in cirillico!
“Come in cirillico???”
“Sì, in cirillico! Noi sappiamo il Russo” dice Pavel.
“Ah ok”, dico io, “ma dove è il logo?”
“Quale logo?”
“Quello della marca/modello.”
“Quale marca/modello?”
“Ma questo non è….”
“No”
“Cioè è….”
“Sì”
“Una copia!!”
1993 1993“Sì.”
“Russa!”
“Sì”
Mi spiegano che lo usano da anni, e che quando si
rompe un pezzo vanno all’Università (dove c’è un ge-
mello) e cannibalizzano pezzi. Fino alla fine, bellezza.
La missione ebbe termine con questa spiegazio-
ne. In seguito la società che mi aveva incaricato della
valutazione proseguì le operazioni in area industriale,
senza esiti concreti.
Ho cercato notizie su Textilana: mi risulta che l’a-
rea industriale che visitai non esista più, e tantomeno
i cloni russi di Big Blue.
Non ho più incontrato Pavel ed Alexander. Sono
miei coetanei, quindi immagino che oggi siano in qual-
che multinazionale informatica, filiale ceca, e guada-
gnino quel che si meritano per dirigere i collaboratori.
Spero che Pavel e Alexander vivano a casa loro,
lontani da una sala macchine.
>> Giorgio Colonna <<
Pragmatismo e realtà
Era il mese di maggio del 1993, avevo 25 anni
allora, e da circa due avevo messo in piedi la
mia ditta individuale di consulenza informati-
ca, la Gigabyte.
Ero molto soddisfatto di come stavano andando
le cose, ed avevo acquisito alcuni clienti molto impor-
tanti in Toscana .
Essendo da solo, mi ero dotato di un sistema di
reperimento telefonico Teledrin, che era all’avanguar-
dia per quei tempi, e del quale davo il numero solo
ai clienti in regola con il pagamento del contratto di
manutenzione.
Oltre al lavoro dedicavo il mio tempo libero alla
pratica della pallamano che mi impegnava pratica-
mente ogni domenica durante la stagione del cam-
pionato.
Tra i miei clienti avevo vari ingrossi di abbiglia-
mento e accessori che restavano aperti a turno la
domenica per rifornire quei negozi che potevano fare
acquisti solo nei giorni festivi; quindi mi facevo aiu-
tare dalla mia fidanzata che veniva a vedere tutte le
partite e teneva a portata di mano il Teledrin in caso
di chiamate urgenti (e pensate, dopo tutto questo, mi
62 V I T E P A R A L L E L E
ha anche sposato!).
Una domenica mattina, nel bel mezzo della par-
tita, il mio Teledrin si mette a suonare e Tiziana mi
fa segno con la mano di farmi sostituire; era “Adrian”
(pseudonimo), uno dei miei più importanti clienti, con
l’ingrosso certamente strapieno di gente a quell’ora.
Senza provare a richiamare (avrei dovuto trovare
una cabina…) e senza neanche farmi la doccia mi infilo
la tuta, il casco, chiedo ad uno dei miei compagni di
riaccompagnare Tiziana a casa alla fine della partita,
salto sulla moto aziendale ( ) e mi precipito all’in-
grosso di Adrian.
Al mio arrivo mi trovo davanti uno scenario “apo-
calittico”: l’ingrosso pieno di gente con carrelli e ce-
stini colmi di mercanzia in fila per pagare, 4 ragazze
ad annotare codici a barre degli acquisti e fare bolle
e fatture a mano, altre due ragazze fuori dall’ingrosso
a fare i conti a clienti sul marciapiede, clienti, che non
avevano più trovato cestini o carrelli disponibili, con
indosso più indumenti ed accessori di un vu cumprà,
altri ancora che aspettano che si liberi spazio per en-
trare dentro, ed Adrian che salta nervosissimo da una
fila di gente all’altra gestendo “alla buona” quello che
può (“a te ti conosco non c’è problema passi a pagare
settimana prossima”, “chi paga in contanti paghi a me
poi vi spedisco la fattura” e così via).
Un casino di quel tipo poteva voler dire
solo una cosa: il sistema IBM S/36 PC che man-
dava avanti l’ingrosso si era fermato.
Appena mi vide, Adrian mi corse incon-
tro come ad un figliol prodigo che torna a
casa e mi portò immediatamente alle casse
dicendomi “Vedi? Non funzionano più le
pistole e i calcolatori (i secondi erano ov-
viamente i terminali)!”
“OK”, dissi io, “andiamo su dove c’è il
cervellone (che era il nome convenzio-
nale per l’unità centrale)”.
Adrian mi disse con estre-
ma naturalezza che il cervel-
lone non era più lì perché
prendeva troppo spazio ed era stato deciso di spo-
starlo giù, alla faccia della sala macchine….Chi avesse
staccato e riattaccato i cavi non l’ho mai saputo, cosi
come chi abbia deciso la nuova collocazione dell’unità
centrale…..
Quindi scesi giù con Adrian che mi portò alle scri-
vanie delle casse; tra le due scrivanie affiancate c’e-
ra uno spazio e appoggiato al fianco di una delle due
scrivanie c’era …. l’unita centrale del S/36PC messa
in verticale tipo tower! Il 36PC era fatto per stare in
orizzontale, aveva i bordi esterni arrotondati e quindi
ad ogni pressione di tasti o movimento della scrivania
l’unità centrale faceva l’effetto sedia a dondolo.
Adrian mi disse poi, con la stessa naturalezza di
prima, che il sistema era caduto due o tre volte e poi
aveva smesso di funzionare … “incredibile, no??” ..
Nel 1993 l’informatico doveva essere esperto di
hardware, software, analista, programmatore, tecnico
dei telefoni, ed anche elettricista; presi l’ammalato, lo
portai al piano di sopra e con le movenze di un chi-
rurgo cominciai l’operazione di smontaggio sotto gli
occhi attenti di Adrian che a quel punto aveva lasciato
alle sue ragazze i clienti inferociti e si stava dedicando
solo a me.
Scuotendo l’unità centrale si sentiva un rumore
di maracas che non prometteva niente di buono,
1993impressione che venne confermata non appena aperta
l’unità centrale che conteneva pezzetti di schede, sup-
porti e silicio vario sparsi per tutto il case.
Formulai la mia diagnosi: “mi dispiace Adrian, ma
questo non si ripara, posso provare a recuperare i dati
dal disco ma ci vorrà un S/36 nuovo, se anche il disco
fosse danneggiato dovremo recuperare i dati dai ba-
ckup che fate tutte le sere, perché li fate tutte le sere
vero??”
Adrian non considerò nemmeno la domanda sul
backup e arrivò diretto al punto del nuovo sistema:
“allora senti, vai a comprarne uno subito e cerca di
portarmelo per oggi pomeriggio, addebitami pure tut-
te le ore come festive” ……… ……. ……….. “ah, ti ci
entra nel bauletto della moto? Altrimenti ti presto la
macchina”
C’è stato un lunghissimo minuto di silenzio, dopo
di che ho deciso di tentare di spiegare ad Adrian che:
1- La IBM non apre la domenica mattina
2- La IBM non fa cash & carry di Sistemi 36
3- Il sistema nuovo costava 12 Milioni di lire, solo
quello
4- Installare, configurare il sistema e migrare i dati
non era un lavoro da un’ora; non c’era modo di ripri-
stinare la cosa, non solo nel pomeriggio, ma neanche
in tutta la settimana successiva!!
Sfortunatamente ho iniziato la mia spiegazione
dal punto 3, quindi lui ovviamente ha capito che il co-
sto fosse il problema maggiore per cui ha aperto la
cassaforte, ed ha cominciato a contare soldi contanti
per arrivare a 12 milioni! Per risparmiare tempo ha
contato un solo milione, lo ha messo sul tavolo come
un mazzo di carte, e poi ha cominciato a contare gli
altri mettendo accanto mazzette di spessore uguale (o
simile..) mentre mi diceva di chiamare nel frattempo
IBM per far preparare il pacco e farmi aprire !!!
Trovammo una soluzione con un S36 usato, ma ci
volle una settimana per rimettere tutto a posto!
Informatica e pragmatismo: quanta strada ancora
da fare!!
>> Massimiliano Bartolozzi <<
63
1994
STORIA E POLITICA Nelson Mandela viene eletto presidente del Sudafrica.
L’IRA annuncia la completa cessazione delle proprie
operazioni militari.
Francia - Gran Bretagna: il presidente Francois Mitterrand
e la regina Elisabetta II inaugurano il Tunnel della Manica.
Corno d’Africa: brucia e affonda il transatlantico Achille
Lauro.
Lo schieramento di centro-destra guidato da Silvio
Berlusconi vince le elezioni.
Vengono identificati i componenti della Banda della Uno
bianca: si tratta di poliziotti guidati dai fratelli Savi.
CULTURA E SPETTACOLO “Schindler’s List” , film di Steven Spielberg, si aggiudica
7 premi Oscar.
Frank Sinatra si esibisce nel suo ultimo concerto dal vivo,
davanti a quasi 100.000 persone, al Fukuoka Dome, nei
pressi di Tokyo.
Roma: dopo anni di restauri riapre ai visitatori il Giudizio
Universale nella Cappella Sistina.
SPORT Planica, Slovenia: Toni Nieminen è il primo a superare i
200 metri nella storia del salto con gli sci.
La nazionale italiana di pallavolo ad Atene si conferma
campione del mondo battendo la nazionale olandese.
Muore Ayrton Senna durante il GP di San Marino.
ICT Dopo 3 anni di continue evoluzioni viene presentato
a marzo Linux 1.0, la prima versione stabile del sistema
operativo, inizialmente concepito da Linus Torvalds: si
inaugura l’era del software open source.
Viene fondata Amazon, su un business plan
assolutamente rischioso ed innovativo pensato da Jeff
Bezos; in effetti la società registrerà il primo trimestre
positivo soltanto nel 2001.
Dell entra nel mercato dei server con la propria linea di
“PowerEdge™ “
Nasce Yahoo, contenitore digitale di link pensato da due
studenti di Standford per organizzare i riferimenti dei
siti per loro più interessanti. “Yet Another Hierarchically
Organized Officious Oracle” (con Oracle nel senso di
Oracolo) troverà immediata rispondenza all’interno del
campus, diffondendosi in modo “virale” e raggiungendo
il milione di contatti nel primo anno di vita.
64 65V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1994 1994
BBS pulite
Maggio 1994. Il mondo dello sport aveva da
poco perso Ayrton Senna e Bettino Cra-
xi, incalzato da Mani Pulite, si ritirava ad
Hammamet.
Internet era ancora per pochi ma in Italia la te-
lematica era diffusa grazie alla presenza di Fidonet,
una rete internazionale di sistemi telematici aperti e
gratuiti che avevo scoperto anni prima con la BBS Me-
chanists’ Nest de L’Aquila.
Ero a pochi giorni dall’esame di Analisi I, lo sco-
glio più temuto dalle matricole di Ingegneria, quando
il mondo della telematica italiana cambiò per sempre.
Mercoledì 11, infatti, prese corpo l’operazione
Hardware1, meglio nota come Italian Crackdown: 173
BBS vennero perquisite simultaneamente e spogliate
di tutto ciò che avesse lontana attinenza con l’infor-
matica. L’Italia aveva infatti recepito in maniera du-
rissima una direttiva CEE del 1991, prevedendo reati
penali per la detenzione a fini di lucro di software non
originali.
L’indagine, sostenuta da accuse quali associazione
a delinquere, duplicazione fraudolenta di software,
violazione di sistemi informatici e contrabbando, par-
tì dalla Procura di Pesaro: dai computer degli indagati
emerse un elenco di BBS erroneamente interpretato
quale prova certa dell’esistenza di una estesa orga-
nizzazione criminale. Il tempo dimostrò come la realtà
fosse totalmente diversa da quella ipotizzata dagli
inquirenti, ma la vicenda condusse alla decimazione
della rete Fidonet e, di fatto, alla sua fine.
Intanto apparivano i primi Pop Internet, ma que-
sta è un’altra storia…
>> Alfonso Stuardi <<
Pionieri
Nel 1994, fresco di nomina a Responsabile IT
della divisione commerciale di un’importan-
te azienda farmaceutica, mi venne chiesto
di mettere a punto e successivamente gesti-
re il progetto di informatizzazione con pc della forza
vendita, già coinvolta in precedenza in un primo pro-
getto di informatizzazione, basato su una tecnologia
oggi scomparsa, Videotel, che ebbe allora un parziale
successo.
La sfida ora era dotare la forza vendita di un pc
che comunicasse con la sede! Le domande e le osser-
vazioni di allora erano, viste con l’ottica di oggi, “stra-
ne”: pc portatile o desktop? Bianco e nero o colori?
Con quale tecnologia si scambieranno i dati? La sede
ci vuole controllare. Il pc è pesante. Funzionerà? Ma
perché dobbiamo fare questo progetto? A che cosa
serve raccogliere tutti questi dati? Perderemo tempo!
Dopo lunghe e complesse discussioni tra innova-
tori e conservatori, il management di allora ebbe il
coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo: si scelse
un pc con schermo a colori portatile per tutti i 450
venditori, grande novità per l’epoca; un carrier di te-
lecomunicazioni italiano; un piccolo e valido team di
programmatori dell’applicazione, che non avendo si-
gnificativi precedenti era da sviluppare da zero.
Alla fine avemmo successo!
Aver contribuito allo sviluppo tecnologico del mio
paese, e all’introduzione di tecnologie oggi consoli-
date ma allora pionieristiche, è sempre stato per me
motivo di soddisfazione ed orgoglio.
>> Carlo Caifa <<
Quando finisce il tavolo
Una impiegata di circa 50 anni, non propria-
mente una nativa digitale, alle prese con le
prime esperienze tra Windows 95 ed il mou-
se si è trovata ad aver raggiunto con il mou-
se il bordo inferiore della scrivania, ma non ancora il
punto dove doveva cliccare.
Guardandosi bene intorno, con un gesto lestissimo
ha preso dal tavolo un block notes con la mano sini-
stra, lo ha usato come prolunga della scrivania ver-
so di sè, ha fatto il movimento mancante del mouse
verso il basso e ha rimesso a posto il block notes con
nonchalance invidiabile!
Orgogliosa di avere trovato la soluzione al pro-
blema!
>> Cristian Santinon <<
Crescita
Un giorno del 1992, l’allora direttore generale
Carlo Ronchi, mi disse: “ Parisini, scordi tut-
to quello che sta facendo ora, sto pensando
ad un’azienda Europea, con più fabbriche e
uffici in diversi stati, che utilizzi lo stesso sistema in-
formativo per le procedure aziendali. Ne ho parlato
con Capaci (Controllo Gestione e mio capo di allora),
procedete”. Questo pensiero si rafforzò dopo l’acqui-
sizione di tre aziende in Francia e di aziende com-
merciali in Inghilterra e Germania, e la conseguente
difficoltà di guida con report diversi e numeri che non
tornavano. Cominciò in questo modo una lunga sof-
tware selection, al termine della quale conclusi: “O ce
lo facciamo noi, oppure c’è SAP R/3”. La firma fu nel
maggio del 1994, il go-live il 1° novembre 1995 con la
versione 2.2.
Ci sono moltissime situazioni in cui è bene non
sapere a cosa si va incontro, questa fu di sicuro una
di quelle !!
La scelta dei partner, la conoscenza dei processi
aziendali, la protezione dello sponsor interno, qualche
prudenza di natura finanziaria, un percorso metodolo-
gico disciplinato, furono sufficienti a portare a casa il
risultato, anche se con fatiche veramente inenarrabili.
L’episodio più carino fu ai primi incontri con SAP: tutti
presi dal voler fare bene, ci presentammo al partner
“Idea Software” con i nostri dischetti (sì, allora c’e-
rano i dischetti da 720 Kbyte) contenenti i files dei
materiali, dei clienti, dei fornitori, le tabelle di base ...
insomma, quello che oggi meglio si definisce “master
data”; chiedemmo ai consulenti controparte di poter-
li caricare su un sistema demo e poter fare qualche
prova di funzionalità. “Nein”, fu la risposta divertita
dei consulenti, “se vuoi caricare un materiale si fa a
“manina”, dopo aver caratterizzato la società con tutti
i suoi principali parametri identificativi”. Dopo diversi
giorni di studio cominciammo a capire che avevamo a
che fare con un oggetto software che implementava i
processi esistenti (noi li chiamavamo “giri”) in modo
totalmente diverso, che presumeva importanti defini-
zioni organizzative e molto cambiamento. Eravamo la
6^ referenza in Italia, le altre erano multinazionali e
l’unica multinazionale italiana era Pirelli. Enrico Ne-
groni era il nostro account commerciale (poi diventò
direttore generale e molto altro), il gruppo dei con-
sulenti di allora erano una decina, tutte persone che
successivamente hanno avuto notevole successo nel
mondo SAP. L’implementatore era Digital, che si ap-
poggiava a SAP Italia Consulting di Bolzano. Il nostro
partner era Idea Software, sostanzialmente 5 persone,
bravi softwaristi, ma ignari di tutto il mondo SAP. La
struttura interna era da costruire. L’EDI era una cosa in
SAP allora sconosciuta, ma noi già lo facevamo. Posso
infine ricordare che dopo cinque anni dal go-live, il
desiderio di vedere un’azienda con un solo sistema si
concretizzò. Ci furono delle sorprese: con lo stesso si-
stema ogni azienda cercava di rifare quello che faceva
prima, ma tutte le successive acquisizioni passarono
per un roll-out più che collaudato (on time – on bud-
get) , sempre con gli eterni problemi di cambiamen-
to (facevo le cose in un modo, SAP me le fa fare in
un altro…). Tutto questo, sappiamo, non è sufficiente
a determinare il successo di un’azienda, di sicuro ne
fornisce un indispensabile aiuto, anzi come si dice ora:
è “abilitante” .
E tutti coloro con cui abbiamo lavorato sono cre-
sciuti come noi, sia professionalmente sia dimensio-
nalmente!!
>> Enrico Parisini <<
La cosa da fare!
Sono entrato in azienda il 18 Aprile del 1994 da
giovane neo laureato in Economia e Commer-
cio ed il mio primo incarico è stato al controllo
fatture presso l’ufficio fornitori: direi l’incari-
co di più basso livello impiegatizio di quegli anni!!
All’ufficio amministrazione eravamo in 7: tre alla
contabilità generale e banche, tre alla contabilità for-
nitori e il responsabile amministrativo
Gli strumenti informatici a supporto erano tre ter-
minali ed un pc in Dos.
66 67V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
I terminali venivano
utilizzati per la gestione
della contabilità e la valo-
rizzazione del magazzino
ed accedevano ad un si-
stema centrale che si chia-
mava “Mips” programmato
in Cobol. L’unico pc, con
schermo rigorosamente
monocromatico e con in-
stallato Lotus 1-2-3 era con-
diviso tra tutti gli impie-
gati. Il capo ufficio aveva
costruito delle macro per
il disbrigo della corrispon-
denza: attraverso un menù
era possibile, digitando il
numero appropriato, stam-
pare con una stampante
ad aghi la corrispondenza
ricorrente su moduli o car-
ta intestata: era un primo
esempio di office automation!
La stampa di un bilancio di verifica andava lan-
ciata con un’apposita procedura da terminale e si po-
teva ritirare la mattina seguente. Al Ced infatti, tutte
le mattine, un’addetta divideva le stampe lanciate il
giorno prima e le metteva nelle cassette postali dei
relativi destinatari.
In questo contesto nel 1995 è stato lanciato il pro-
getto SAP a cui ho partecipato come Key User del mo-
dulo Fi. Il go-live è avvenuto nel 1996 (20 anni fa…).
Nel nostro attuale sistema rimangono, indelebili, le
tracce di quei primi momenti…il conto Cassa Contan-
te come tutti i conti che facevano parte del piano dei
conti della prima ora sono stati creati da me il 06
febbraio del 1996.
Negli anni successivi tutte le risorse disponibili
sono state investite nella copertura dei processi core
aziendali e nei roll-out alle altre aziende del gruppo.
Le parole d’ordine erano efficienza ed integrazione.
Non era in discussione il fatto che l’Erp fosse un utile
strumento per lo svolgimento delle attività quotidia-
ne e di ausilio per il miglioramento delle performance
della propria funzione e non si dubitava nemmeno del
fatto che un sistema transazionale integrato potesse
fornire maggiori garanzie di una corretta rappresen-
tazione economico/finanziaria della realtà aziendale.
Era invece sicuramente meno chiaro, e comunque
meno accettato, il fatto che, nell’ottica dell’integra-
1994 1994zione, un’attività in più o fatta meglio a monte potes-
se generare risparmi nelle funzioni a valle e quindi
sull’intero processo. L’implementazione dell’Erp in
quei primi anni era la cosa da fare e non c’era tempo
per formazione e cambiamento culturale. Nessuno era
disposto a fare qualcosa in più o di diverso a vantag-
gio dell’intero processo e, di conseguenza, la parola
standardizzazione era ancora piuttosto sconosciuta.
Le personalizzazioni erano il “male necessario” di
quegli anni non solo per bypassare le prese di po-
sizione di utenti e responsabili aziendali ma spesso
anche per la necessità di sopperire alle mancanze di
copertura da parte degli Erp delle pratiche logistico/
produttive nostrane
Ricordo ancora il conto lavoro di fase…questo sco-
nosciuto!!!
>> Giuseppe Lovascio <<
Cupido
La nostra società di consulenza è tra le prime
aziende al mondo a dotare tutti i dipendenti di
un portatile ed una casella di posta elettroni-
ca individuale: è un investimento enorme ma
ci si aspetta un grande incremento nella produttività
e, perché no, anche nella motivazione del personale.
Inutile nasconderlo: avere un pc portatile è incredibil-
mente cool!
Noi giovani spine siamo ovviamente più smart dei
senior ad usare il nuovo canale di comunicazione e
questo ci permette di guadagnarci autorevolezza sem-
piterna semplicemente insegnando ai nostri boss a
fare la “chiocciolina” premendo contemporaneamente
[Alt Gr] + [ç/ò/@] o a settargli correttamente i parame-
tri del modem.
Comunicare con i colleghi ed i clienti diventa mol-
to più semplice, basta un modem a 56 kbit/s e con
pochi clic si raggiunge chiunque a qualunque ora del
giorno e della notte.
Ma nelle lunghe notti in ufficio a volte la goliar-
dia prende il sopravvento ed allora il gioco diventa
impossessarsi del pc del collega e fare dichiarazioni
d’amore alla sua diletta in sua vece.
Ridendo e scherzando oggi hanno 4 figli.
>> Gabriele Tubertini <<
Predestinato
Ho passato quasi tutto il 1994 alla preparazio-
ne della mia tesi di laurea in un laboratorio
universitario parigino. A quell’epoca sapevo
poco o nulla di informatica, dalla quale mi
ero tenuto sempre a distanza di sicurezza, a meno che
non fossi obbligato ad affrontarla, come nell’esame di
Calcolo Numerico e Programmazione, vissuto senza
grandi entusiasmi.
Era una tesi sperimentale di fisica dello stato so-
lido, sviluppata nel corso di 9 mesi di lavoro duran-
te il quale avevo riempito di appunti e di risultati i
miei quaderni. Ricordo ancora bene il giorno in cui mi
presentai dal mio relatore francese, con una trentina
di pagine scritte a mano, la bozza dei primi capitoli.
Ricordo perfettamente l’espressione stupita e al tem-
po stesso compassionevole, con cui Philippe constatò
la mia totale incapacità di utilizzare il più semplice
programma di scrittura e ricordo la sua frase rassicu-
rante: “non preoccuparti, darò i tuoi manoscritti a mia
moglie, perché li possa passare al pc”.
Laureato, fui chiamato da una grossa multinazio-
nale della consulenza per una serie di colloqui. C’era
in ballo l’opportunità di prendere parte a un program-
ma di inserimento, per far fronte alla forte richiesta di
consulenti SAP. Quattro colloqui, l’ultimo con il partner.
In tutte le occasioni avevo sempre sottolineato le mie
scarse competenze informatiche e i conseguenti dubbi
nell’affrontare quel tipo di lavoro. Evidentemente li
convinsi, il partner decise di non selezionarmi.
Il pericolo di dover lavorare nell’ambito informa-
tico sembrava oramai scampato, quando fui assunto
nell’ufficio Qualità di una grande multinazionale di
Ingegneria. Ci rimasi due anni e uno dei miei incarichi
principali fu quello di sviluppare un sistema informa-
tivo di gestione degli audit e delle non conformità,
supportato da una software-house esterna. Eviden-
temente il mio destino era segnato, molti miei amici
lavoravano nell’informatica e fu proprio uno di questi
a convincermi a fare un colloquio in Sap Italia Con-
sulting.
Fui assunto; un mese di corso in SAP Italia ad
Agrate e venni spedito a Trieste per il primo di tanti
progetti.
>> Nicola Rivezzi <<
68 69V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
199519
95STORIA E POLITICA Giappone: i fanatici della setta “Sublime verità” liberano gas nervino nella metropolitana di Tokyo,
provocando 12 decessi e più di 3.000 intossicazioni.
Iraq: Saddam Hussein ammette per la prima volta l’esistenza di un programma di offensiva basato su armi
biologiche, ma nega il fatto che siano già pronte.
Viene perpetrato a luglio da militari serbo-bosniaci il cosiddetto “massacro di Srebrenica”: vengono deportati
e trucidati circa 7000 bosniaci musulmani.
Viene firmata in novembre a Dayton (USA) una intesa di pace tra serbi, croati e bosniaci, ratificata a dicembre a
Parigi: termina ufficialmente la guerra in Bosnia ed Erzegovina, l’ultima delle guerre jugoslave.
Jacques Chirac viene eletto presidente della Francia.
Austria, Svezia e Finlandia entrano nell’UE.
Il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro conferisce a Lamberto Dini l’incarico di formare un governo
tecnico in attesa delle elezioni anticipate.
Gianfranco Fini scioglie il MSI-DN e apre il congresso nazionale di fondazione di Alleanza Nazionale.
Romano Prodi e Walter Veltroni in dicembre presentano il simbolo della coalizione di centro-sinistra per
le elezioni politiche: nasce L’Ulivo.
L’ex-capitano delle SS Erich Priebke viene estradato dall’Argentina in Italia.
CULTURA E SPETTACOLO Esce “Made in Heaven”, il primo album realizzato dal gruppo britannico Queen dopo la morte del cantante
Freddie Mercury.
SPORT Lo spagnolo Miguel Indurain vince il Tour de France; per lui è la quinta vittoria assoluta e consecutiva nella
corsa, nonché l’ottava affermazione spagnola nella Grande Boucle. Eguaglia così il numero di vittorie complessive
di Jacques Anquetil, Eddy Merckx e Bernard Hinault, benché le loro non siano state consecutive.
SCIENzA Il cosmonauta Valeri Polyakov ritorna sulla Terra dopo aver passato 438 giorni nello spazio.
ICT La Sun Microsystem annuncia il linguaggio di programmazione Java, che rivoluzionerà la possibilità di
interazione Internet.
IBM acquisisce Lotus Development Corporation.
Microsoft rilascia Windows 95 che, nelle prime cinque settimane, vende 7 milioni di copie, stabilendo un vero
e proprio record. Nessun altro lancio è stato mai così pubblicizzato: negli spot televisivi, i Rolling Stones cantano
“Start Me Up” e come sfondo hanno le immagini del nuovo pulsante Start.
Nell’estate dello stesso anno viene rilasciata la prima versione di Internet Explorer.
Olivetti offre servizi di telefonia cellulare attraverso la propria società Omnitel ; fonda anche Infostrada, una
start-up per la telefonia fissa.
Dialog Telekom lancia in Sri Lanka il primo telefono cellulare.
Viene fondata eBay.
Presentata in Giappone alla fine del 1994, La Playstation Sony viene commercializzata in Europa e Stati Uniti nel
1995 ottenendo subito il primato delle console a 32 bit.
Rasmus Lerdorf invia un messaggio in un newsgroup annunciando il rilascio di “un set di piccoli binari scritti in
C”: nasce il Php 1.0.
La tastiera
Il 1995 può essere considerato l’inizio della mia
avventura professionale nell’informatica, anche
se avevo già iniziato a “spaciugare” con i compu-
ter da diversi anni. Iniziato con la consolle “Intel-
levision”, passato poi al Commodore C64, traghettato
al Commodore Amiga500 per poi arrivare al primo
“286”.
All’inizio si è giocato, tanto direi. Poi con l’Amiga
si è giocato ancora di più ma si è utilizzato anche per
lo studio. Poi i primi passi con il pc: studio, un po’ di
Basic e sempre svago.
Basi che pero’ mi hanno consentito nel 1993 di
sostenere il tema dell’esame di maturità parlando di
nuove tecnologie e di computer. Basi che poi, sempre
a fine 1993, mi hanno consentito di entrare nel mondo
del lavoro sapendo già utilizzare la “bestia” con ta-
stiera e mouse. Attitudine coltivata grazie alla prima
azienda in cui ho prestato servizio come impiegato
contabile, che fece fare ad un gruppo di dipendenti un
corso di Office molto approfondito (la parte più cor-
posa fu a tema Access). Da lì è stato sostanzialmente
amore a prima vista per l’informatica professionale,
a tal punto da convincermi a lasciare la ragioneria e
l’amministrazione per trasformare la grande passione
in una professione. Tutti gli step della scala sono stati
una delle più belle avventure vissute. Non nascondo,
però, che a distanza di anni mi piace moltissimo an-
cora mettere le mani sulla tastiera (purtroppo lo si fa
molto meno di quanto si vorrebbe): la passione del
sistemista scorre ancora potente!
>> Andrea Bettoni <<
Dal camice alla cravatta
La vera rivoluzione fu l’arrivo di un sistema de-
nominato, con precisione tedesca, “Systeme,
Anwendungen, Produkte in der Datenverar-
beitung” ossia “Sistemi, Applicazioni e Prodotti
nell’elaborazione dati”, conosciuto universalmente
come SAP. Venimmo così a conoscenza dell’esistenza
di pacchetti Erp, ovvero di un software applicativo per
la gestione integrata dei vari processi aziendali, dalla
contabilità agli acquisti e gestione magazzini fino alla
gestione delle risorse umane (all’epoca SAP R/3 era fo-
calizzato sui processi amministrativi e di back-office).
L’altra novità fu che SAP era basato su un’architettura
client/server a tre livelli (presentation, application e
database) così che a fianco del mainframe fecero la
loro comparsa intere batterie di server Unix, per ge-
stire i quali non servivano più gli operatori dal camice
bianco ma ragazzi dall’aspetto poco convenzionale,
persino per essere dei frequentatori dei sotterranei
dell’azienda. E, per ultimo, arrivarono in azienda deci-
ne di giovani in giacca e cravatta che si presentarono
come “system integrator” SAP e, con garbo, ci fecero
capire che coloro che lavoravano sul mainframe erano
di fatto una specie in via d’estinzione a meno di but-
tare il vecchio Cobol e i programmi scritti su moduli
prestampati e convertirsi all’Abap e ai suoi parametri.
Anche i ritmi si fecero frenetici. Non che prima si
lavorasse poco ma c’era del metodo e anche una certa
attenzione (forse eccessiva) ai dettagli. Un episodio
fece in qualche modo da spartiacque. Nel tentativo
di “fraternizzare” con l’esercito in giacca e cravatta,
organizzammo una partita di basket tra loro e il per-
sonale dei sistemi informativi dell’azienda. L’incontro
doveva avere inizio dopo le 19 per evitare di perdere
tempo prezioso nel roll-out del nuovo sistema. Uscim-
mo tutti insieme per dirigerci a un campetto vicino
alla sede, dove per quasi 2 ore ci sfidammo senza un
attimo di tregua ed esclusione di colpi. Naturalmen-
te perdemmo (l’accusa rivolta ai nostri avversari di
aver ingaggiato dei professionisti, sia pur verosimi-
le, non fu mai provata); dopo la doccia però noi an-
dammo a casa, mentre i nostri avversari indossarono
nuovamente giacca e cravatta…e tornarono al lavoro.
Fu allora che capimmo che il mondo dell’informatica
aziendale non sarebbe stato più lo stesso.
>> Cosimo Delfino <<
La tastiera del
Commodore Amiga500
70 71V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
… e fu sera e fu mattina …
Il Groupe Seb (Société d’Emboutissage de Bourgo-
gne), gruppo internazionale di origine francese,
leader mondiale nella produzione e commercializ-
zazione di piccoli elettrodomestici, nel 1995 avviò
una software selection internazionale per un Erp a
copertura delle esigenze informatiche dell’headquar-
ter e di tutte le location del gruppo sia produttive che
distributive e commerciali.
Dal Global Group CIO arrivò la chiamata per tut-
ti i CIO delle maggiori location per una tre giorni di
analisi congiunta sulle prestazioni e compatibilità dei
due candidati finali selezionati dagli esperti dell’he-
adquarter. Ci ritrovammo quindi a Parigi, in un Hotel
nei pressi de la Defense, per analizzare nei dettagli i
prodotti applicativi in short list: SAP R/3 e Bpcs.
Primo giorno
L’analisi delle caratteristiche di SAP R/3 con i mo-
duli della supply-chain di produzione, logistica, distri-
buzione e financial-control misero in luce un prodotto
di valore particolarmente orientato alle aziende di
produzione e multinazionali. Il fatto poi che, dopo le
serie R1 e R2 orientate a piattaforme Mainframe, con
R3 ci si orientava verso approcci scalari di tipo client/
server, rappresentava un fattore architetturale inno-
vativo.
Secondo giorno
Si passò ad analizzare Bpcs. Risultò subito un pro-
dotto con una forte valenza nel campo accounting/
financial e nel controllo di gestione sia a livello di lo-
cation produttive, di location commerciali e nei conso-
lidamenti necessari per gli headquarter.
Anche l’organizzazione del prodotto a moduli di
alveare ne garantiva una buona flessibilità ed elasti-
cità.
Sul piano architetturale la strada era ormai trac-
ciata sulla logica del client/server.
Terzo giorno
Cominciò il divertimento: fu il momento delle va-
lutazioni comparative!
Ogni collega tracciò un profilo dei punti di forza
o di debolezza (evidentemente anche in rapporto alla
realtà del Paese che rappresentava).
Si esaminarono aspetti sia applicativi che di piat-
taforma in un’ottica a breve termine ed anche a medio
e lungo termine.
Lo scambio di opinioni e pareri reciproci rap-
presentò un momento importante di condivisione e
garanzia dell’avvio di un gioco di squadra che sicu-
ramente avrebbe giovato ai rapporti ed alla organiz-
zazione.
Conclusioni
Fu sera e …non si presero decisioni (ovviamente!),
ma il Global group CIO si trovò ad avere a disposizione
un tale numero di informazioni, considerazioni, valu-
tazioni nate dall’argomentare franco e costruttivo con
i colleghi, che sicuramente la decisione che andava poi
presa dal gruppo degli esperti dell’headquarter sareb-
be stata globalmente ben accolta.
Immaginate come è andata a finire ??
Non fu una decisione semplice. Ogni location ave-
va un proprio gestionale agganciato ad aspetti locali
commerciali, fiscali e organizzativi che frenavano un
passaggio veloce e sincronizzato. Ogni Paese si prese i
suoi tempi. Ma la scelta per SAP R/3 fu comunemente
accolta e progressivamente attivata!
>> Gilberto Fucili <<
1995 1996
1996 STORIA E POLITICA
Boris El’cin vince le elezioni presidenziali russe.
Bill Clinton viene rieletto per un secondo mandato
a presidente degli Stati Uniti; firma il trattato di
bando complessivo dei test nucleari.
Kofi Annan, nato in Ghana, viene eletto Segretario
Generale dell’ONU.
Storica visita di Fidel Castro in Vaticano.
Alle elezioni politiche in Italia vince la coalizione
dell’Ulivo guidata da Romano Prodi.
Cina: un terremoto di magnitudo 6.6 nel sud-est
del paese uccide 322 persone, ne ferisce 17.000 e ne
lascia 300.000 senza casa.
CULTURA E SPETTACOLO I Pink Floyd entrano a far parte della Hall of Fame.
Un incendio distrugge il Teatro La Fenice di
Venezia.
“Braveheart” vince l’Oscar per il Miglior Film.
SPORT Michael Johnson batte il record del mondo
sui 200 metri col tempo di 19,66 secondi.
Martina Hingis è la più giovane tennista (15 anni
e 282 giorni) a vincere il torneo di Wimbledon nella
categoria del doppio femminile.
Ad Atlanta iniziano i Giochi della XXVI Olimpiade.
ICT Viene presentata la versione 1.0 dell’interfaccia
standard seriale Usb, sviluppata da un consorzio
di aziende tra cui Compaq, HP, IBM, NEC, Micorsoft
e Intel. Standardizza in un unico protocollo di
comunicazione cavi e connettori da utilizzare per la
connessione, la comunicazione e l’alimentazione tra
computer e periferiche elettroniche. Si aprono nuovi
spazi di usabilità.
IBM acquisisce la Tivoli System Inc.: i servizi
diventano la componente a crescita maggiore per la
compagnia. I giochi olimpici sono l’occasione per IBM
per mostrare ad un vastissimo pubblico il più grande
sistema interconnesso mai visto. Terabytes di dati
time-sensitive vengono gestiti attraverso una rete di
7,000 micro-computer, 250 Lan, 500 linee dati, 2.000
wireless computers da 30 distinti siti, supportati
dalle capacità di calcolo di 80 server AS/400, 4
mainframe System/390 e un supercomputer IBM SP2
che opera come World Wide Web server.
Legend diviene leader di mercato in Cina.
DELL apre il proprio sito “dell.com” che genera 1
milione di dollari di vendite al giorno a soli 6 mesi
dal suo debutto.
La mano artificiale
Quando mi recai a fare il colloquio in JP Mor-
gan da giovane ingegnere impiegato in una
multinazionale come TECHINT ero molto
scettico e pensavo al mondo delle banche
come permeato di procedure batch, unicamente main-
frame, lontano dall’innovazione nel campo informati-
co. Rimasi felicemente deluso.
Di quel periodo ricordo in particolare l’avvento in
Italia del quoting e trading elettronico, genitore delle
successive evoluzioni quali algorithmic trading e high
frequency trading.
Sino ad allora i prezzi sui mercati elettronici di ti-
toli di stato, azioni, derivati quotati venivano inseriti a
mano dai traders sui terminali di negoziazione di ogni
specifico mercato contando sulla velocità, attenzione,
concentrazione, esperienza e capacità di sintetizzare
in frazioni di secondo informazioni in tempo reale su
schermi multipli: prezzi, tassi, news...
Due fenomeni importanti permisero di cambiare
le cose a partire dal 1996.
Il primo era costituito dall’infrastruttura tecnolo-
gica introdotta nel 1985 da Vivek Ranadivé, fondato-
re di Teknekron (e nel 1997 di Tibco), quella che oggi
chiameremmo una startup “fintech” con l’Information
Bus, in grado di far dialogare applicazioni multiple in
tempo reale (frazioni di secondi) secondo protocolli
point to point ma anche broadcast e multicast secondo
i paradigmi del Publish/Subscribe. Teknekron forniva
l’infrastruttura per elaborare, calcolare, rielaborare
risultati intermedi e permettere a server di calcolo
di mettere a disposizione dati complessi derivanti da
quelli semplici con la stessa velocità di variazione.
Il secondo fenomeno fu la progressiva apertura
dei mercati elettronici al mondo esterno tramite libre-
rie e application programming interface che consenti-
vano di replicare le funzioni disponibili agli operatori
sui client di negoziazione.
Era la quadratura del cerchio, la realizzazione di
un sogno che sembrava impossibile!
Cominciammo a costruire i primi quotatori au-
tomatici con pochi strumenti di monitoraggio e tanti
controlli per evitare di esporre la Banca sul mercato
con dati errati e conseguenze disastrose. I log estre-
mamente verbosi erano fondamentali e l’analisi delle
sequenze temporali era all’ordine del giorno; niente
Splunk o dashboard operative in quei primi anni.
72 73V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Rileggendo oggi
quell’esperienza vedo
molti precursori dei
temi che oggi fanno
parte del nuovo IT: Api,
machine to machine,
real time event mana-
gement, learning ma-
chines, propagatisi poi
dal mondo finanza alle
altre industrie e pilastri
della trasformazione digitale di oggi.
Certo, tutto questo non sarebbe realtà se ci fossi-
mo fermati alla proposta, che sembrava davvero av-
veniristica, di costruire un robot che simulasse le mani
umane e pigiasse i tasti sulla tastiera al comando di
algoritmi finanziari...
>> Alessandro Campanini <<
La fedeltà dei dati
Oggi ci siamo abituati: in qualsiasi esercizio
commerciale ci chiedono “ha la carta fe-
deltà?” e noi rispondiamo “Ma certo” per
approfittare di quegli sconticini e magari di
qualche premio, una piccola gratifica che nella mag-
gior parte dei casi coincide con lo spirito speranzoso
della lunga fase di raccolta.
Erano gli anni ’90 quando cominciai ad occuparmi
di carte fedeltà; a quei tempi erano nati i primi esperi-
menti negli Stati Uniti e ancora la grande distribuzio-
ne in Italia si appoggiava sui “bollini” da raccogliere
e incollare come le figurine. Fu l’incontro con un illu-
minato direttore marketing di una grande catena di
ipermercati alimentari che scatenò il primo progetto.
L’obiettivo iniziale poteva essere anche solo quello di
automatizzare la raccolta dei punti ma in realtà lui si
aspettava ben altro e insieme ci convincemmo che lo
strumento aveva grandissime potenzialità di conosce-
re i comportamenti di acquisto dei clienti.
Serviva però un’architettura molto sofisticata per
i tempi: i registratori di cassa andavano potenziati per
intercettare eventi, attivare sconti e messaggi perso-
nalizzati; servivano connessioni in tempo reale con il
back office andando a spremere tutto quello che le
reti potevano fornire a quei tempi; serviva una gigan-
tesca capacità di immagazzinare informazione ed ana-
lizzarla (Big Data? Noooo, a quel tempo la parola non
era neanche conosciuta ma nella realtà…c’era proprio
bisogno di quello); andavano rivisti tutti i processi di
gestione e contatto col cliente che finalmente acquisi-
va un nome, un codice, una storia auspicabilmente di
soddisfazione.
Ricordo ancora il primo giorno, in quel gigantesco
ipermercato con una settantina di casse, la folla entu-
siasta del lancio della carta, sconti e bollini a palate…
Ma… un piccolo bug nel software di cassa faceva im-
pazzire le stesse dopo un certo numero, elevato, di
scontrini e occorreva fare il reset. Fu, come sempre,
una lotta contro il tempo: una squadra ad anticipare il
blocco delle casse con i reset e una squadra a risolve-
re il bug; e ovviamente il sottoscritto a mantenere la
calma e tenere buoni tutti. Alla fine fu un trionfo ma
lì imparai sulla mia pelle quanto possa essere vitale
fare degli stress test simulando la realtà senza nessu-
na assunzione di semplificazione e con metodo super-
scientifico.
Da quel momento fu una progressione esponen-
ziale: tutti i grandi retailer cominciarono a sviluppare
la carta fedeltà, il vantaggio competitivo si annullò nel
giro di qualche anno ma il fronte di evoluzione del si-
stema si spostò sulla capacità di analizzare i compor-
tamenti di acquisto e comprendere come questi risul-
tati potevano essere utili da un lato per aumentare la
fedeltà del cliente e dall’altro per migliorare i risultati
di ricavo e profitto per il distributore. Fantastico fu il
momento in cui ottenni l’Ok al finanziamento del pri-
mo datawarehouse sui dati di dettaglio degli scontri-
ni; per farlo dovetti chiudere un occhio sulla privacy
(ai tempi peraltro ancora un tema quasi sconosciuto)
e portai al board alcune proposte commerciali indi-
viduali per ciascun membro (che ovviamente aveva
e utilizzava in famiglia la carta fedeltà); studiando i
loro acquisti e con l’aiuto di un paio di cervelli mar-
keting era chiarissimo come fidelizzarli e al tempo
stesso aumentare i profitti dell’Iper; ovviamente cosa
ben diversa saperlo fare sulla scala del parco clienti di
diverse decine di migliaia e con base dati con miliardi
(non è un’esagerazione) di eventi di acquisto. Ancora
oggi dopo più di 20 anni queste analisi costituiscono
un fronte di innovazione aperto anche se, quando an-
diamo al supermercato e troviamo, per caso?, quel-
lo che ci piace al prezzo sostenibile forse un piccolo
contributo arriva proprio dal modello virtuoso delle
carte fedeltà.
>> Andrea Pifferi <<
1996 1997
1997
STORIA E POLITICA I laburisti di Tony Blair vincono le elezioni dopo
18 anni di governo conservatore; Il Regno Unito
restituisce alla Cina la sovranità su Hong Kong.
Lady Diana Spencer rimane vittima di un incidente
automobilistico sotto il Pont de l’Alma a Parigi
assieme al suo compagno Dodi Al-Fayed.
Un terremoto colpisce l’Umbria e le Marche
causando tra gli altri ingenti danni alla Basilica di San
Francesco ad Assisi.
CULTURA E SPETTACOLO “Il Paziente Inglese” di Anthony Minghella vince
l’Oscar per il miglior film.
SPORT Jacques Villenueve, su William, vince il Campionato
Mondiale di Formula 1, dopo un anno contrassegnato
dal lungo duello con Michael Schumacher; nell’ultimo
gran premio a Jerez de la Frontera il pilota tedesco
viene squalificato per una manovra scorretta. La
scuderia si aggiudica il 9 titolo mondiale Costruttori,
superando Ferrari, McLaren e Lotus.
ICT SAP celebra i suoi primi 25 anni; anche il cancelliere
Helmut Kohl è tra gli ospiti dei festeggiamenti; viene
annunciata la Release R/3 4.0.
Stati Uniti d’America: nasce Google.
Con Colannino alla guida da un anno, Olivetti esce
dal mercato dei PC e fa convergere i servizi di fonia
in una nuova holding, a capitale congiunto con
Mannessmann.
Digital dismette la produzione dei suoi PDP11 che
negli anni ne hanno caratterizzato la fortuna insieme
ai VAX.
Siemens commercializza il primo telefono cellulare
Gsm con display a colori; ha anche un pulsante
Memo per la memorizzazione fino a 20 secondi di
messaggio parlato.
L’energia dell’energia
Un’azienda privata padronale nata agli inizi
degli anni 50, dopo alcuni decenni di svi-
luppo continuo si trova ad affrontare una
crescita repentina negli anni novanta e, in
vista dell’anno 2000, vuole al contempo modernizzare
la propria gestione informativa gettando le basi per
un’importante fase di ulteriore sviluppo, preparandosi
alle sfide del nuovo millennio.
Nasce così il progetto “Italcogim2000” che realiz-
za la Revisione complessiva del sistema informatico
(locale e periferico) e l’automazione dei principali pro-
cessi aziendali.
Italcogim gestisce oltre 150 impianti ed ha uffici
e filiali in diverse regioni Italiane, il quartier generale
è a Milano e complessivamente il gruppo si avvale di
circa 600 dipendenti. La soluzione migliore per recu-
perare il gap tecnologico ed informativo in breve tem-
po si articola su tre fronti: (1) introdurre un Erp che
faciliti anche la standardizzazione di alcuni processi
amministrativi e logistici nonché risolva il problema
y2k-bug dei sistemi esistenti; (2) realizzare un’inte-
grazione dei processi di funzionamento negli uffici
commerciali ed amministrativi periferici con quelli
centrali (online) uniformando la gestione del cliente
nel rispetto della Carta dei servizi; (3) promuovere un
percorso di cambiamento nell’organizzazione, intro-
ducendo logiche di miglioramento continuo e sempli-
ficazione procedurale supportando e facilitando l’ado-
zione dei nuovi sistemi.
Tale revisione imperniata su un architettura Erp
SAP R/3 (sistema in esercizio dopo 9 mesi di progetto),
è stata completata da applicazioni-Rad intranet (Mi-
crosoft) per la gestione dei 500.000 Clienti (Sportello:
Prospect-Preventivo-Contratto-CdS) ed integrata col
sistema di “Billing” custom.
Per garantire la massima efficacia dell’operazio-
ne di cambiamento, ho varato un piano di formazione
globale (ruoli, processi e sistema) che ha interessato
tutti i livelli aziendali (dai manager agli operativi) e ha
coinvolto oltre il 60% del personale.
Anche le piccole fanno cose grandi quando ci met-
tono … energia!
>> Beppe Ingletti <<
74 75V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Nel fumo di un caffè
Fra il 1996 e il 1997 la Camera Deputati deci-
se di rinnovare le proprie applicazioni basate
principalmente su sistemi mainframe Cobol e
Assembler.
Dopo un’analisi attenta delle tecnologie disponi-
bili all’epoca fece una scelta precisa sposando le tec-
nologie Oracle dell’epoca (Database, Pl/Sql, ambiente
Rad Forms e Reports).
Contemporaneamente Insiel Spa, società mista
fra Finsiel Spa e Regione Friuli Venezia Giulia, stava
completando la riscrittura della propria suite di pro-
dotti Ascot per gli Enti Locali dalla versione Cobol alla
versione basata su tecnologie Oracle Pl/Sql: Database,
Forms e Reports. Le prime versioni erano in forma-
to carattere, poi in formato client/server (grafico) ed
infine in formato Web. L’ambiente Pl/Sql Forms forni-
va tempi di sviluppo incredibilmente bassi e aveva il
vantaggio di utilizzare lo stesso linguaggio usato nel
database: questo consentì uno sviluppo dell’ambiente
Ascot in tempi molto rapidi (anche confrontandolo con
i tempi ottenibili con tecnologie moderne).
Questa fortunata combinazione di eventi fece sì
che la Camera Deputati affidasse a Insiel Spa il rin-
novamento di parti significative del proprio Sistema
Informativo ed io fui chiamato a fare il Responsabile
del Progetto dal 1997 al 2001, occupandomi della rea-
lizzazione e personalizzazione di una serie di moduli
software di cui molti ancora in esercizio!
L’attuale politica di Oracle, che ha chiuso da tempo
gli investimenti sugli ambienti Pl/Sql Forms e Reports,
è diventato un ostacolo per il futuro di Ascot ma an-
che di una miriade di applicazioni sul mercato inter-
nazionale. Questa scelta è una probabile conseguenza
dell’acquisto di Sun da parte di Oracle per puntare tut-
te le risorse disponibili su Java.
Tutti davanti ad una “tazzina di caffè” a scrivere
il futuro?
>> Riccardo Rizzo <<
1998
STORIA E POLITICA Inizia la seconda guerra del Congo.
In Guinea-Bissau il brigadiere generale Ansumane Mané
guida un colpo di stato, dando inizio ad una guerra civile.
Alle elezioni federali in Germania netta vittoria dei
socialdemocratici (SPD). Il Bundestag nomina Gerhard
Schröder cancelliere.
Il governo russo mette in circolazione i nuovi rubli per
frenare l’inflazione e aumentare la fiducia.
In Val di Fiemme un aereo militare statunitense, partito
dalla base di Aviano, trancia il cavo della funivia del Cermis,
provocando la morte di 20 persone
CULTURA E SPETTACOLO Il colossal “Titanic” di James Cameron, interpretato da
Leonardo Di Caprio e Kate Winslet, si aggiudica undici premi
Oscar.
In Australia viene istituito il “National Sorry Day” per
rendere noti i torti commessi ai danni delle famiglie indigene
e in memoria dei maltrattamenti al popolo aborigeno.
SPORT L’americano Pete Sampras vince il Torneo di tennis di
Wimbledon.
Marco Pantani vince il Giro d’Italia ed il Tour de France,
centrando una storica doppietta riuscita solo a pochi ciclisti.
La squadra femminile italiana di fioretto vince la medaglia
d’oro ai campionati mondiali di scherma.
Loris Capirossi vince il titolo mondiale classe 250 di
motociclismo.
Il calciatore francese zinédine zidane vince il Pallone d’oro
quale miglior giocatore europeo.
ICT Negli Stati Uniti la Microsoft Corporation lancia Windows 98.
Al Sapphire partecipano più di 15.000 persone; SAP lancia
la strategia di semplificazione nell’utilizzo delle proprie
soluzioni EnjoySAP seguita da mySAP.com; vengono
assunti 6.500 nuovi dipendenti per sostenere la crescita e
l’innovazione in azienda.
Con Oracle8 Database e Oracle Applications 10.7 Oracle
è la prima grande società ad utilizzare Java per la
programmazione: la scommessa è per Internet.
Compaq acquisisce la Digital Equipment Corporation; il
marchio DEC cessa di esistere molto presto.
Siemens introduce la soluzione di sicurezza basata sul
riconoscimento delle impronte digitali “Fingertip Sensor”.
1997 1998
Crash test
Un giorno si presenta in ufficio da me il diret-
to marketing con in mano il suo Thinkpad
IBM.
Lo apre e vedo una crepa trasversale
che attraversa tutto lo schermo, da angolo sinistra in
basso, ad angolo destra in alto.
Provo ad accenderlo e funziona anche se il noto
logo di Windows risulta praticamente a pezzi …. Cosa
era successo?
Dovendo caricare alcuni oggetti nel baule, il mio
collega aveva appoggiato il portatile sul tettuccio
dell’auto. Poi, dimenticando il Thinkpad, manovra
avanti (il pc cade a terra), manovra indietro …. la frit-
tata è servita!
>> Dino Frassineti <<
Una demo dell’altro mondo
Come per tanti di noi, il vissuto in una società
di sviluppo software e consulenza ha costrui-
to le basi del futuro professionale. Per me lo è
stato per un periodo di circa 10 anni, termina-
to ai primi del 2000.
Uno tra i prodotti di punta era una suite Erp+Bi
che al tempo anche Gartner aveva ben valutato; occu-
parsi di database multidimensionali integrati a sistemi
Erp era una tecnologia che stavo applicando in diversi
settori.
Nel periodo 97-98 mi è capitato di essere coin-
volto in alcune trattative di vendita a supporto del
team commerciale e, avendo riscosso qualche buon
risultato, iniziò quella fase delle mia storia lavorativa
dedicata al pre-sale.
MI ricordo che una tra le più importati racco-
mandazioni del mio capo era di presentare sempre
i prodotti con soluzioni reali, concrete e di efficacia
facilmente dimostrabile e così, prima di ogni demo,
era necessario prepararsi bene con esempi e dati ade-
guati.
L’azienda aveva anche da poco aperto una filiale
in Lione e mi avevano mandato a dare supporto orga-
nizzativo alla nuova consociata: tra le varie attività
iniziai a partecipare anche a qualche iniziativa di sup-
porto al pre-sale francese.
Dopo una fiera a Parigi, mi avvisarono, sulla stra-
da del ritorno, che avremmo fatto tappa presso una
importante azienda di servizi per presentare la solu-
zione di Business intelligence, rassicurandomi che sa-
rebbe stato un primissimo incontro esplorativo senza
particolari aspettative.
Arrivammo in questo ufficio del tutto anonimo,
ci presentammo, si parlava solo francese. Non riuscii
a capire bene alcuni termini mentre mi spiegavano
il loro ambito di business: mi fu chiaro che avevano
molte squadre di lavoro per tutta la Francia e che era-
no il secondo fornitore nazionale. Cercai di costruire
al volo qualche caso d’esempio, ma non li vidi molto
convinti (accidenti il mio capo aveva ragione..!!) … che
fare ?
Ok : “Riprova, sarai più fortunato”! Chiesi un file di
dati per vedere se riuscivo a trovare qualche spunto.
C’erano valori sui chilometri, sul numero di persone di
servizio, su confezioni per modello, su costi di acces-
sori, fiori.. ?
Fiori?! Altri due dati e poi finalmente capii: stavo
facendo una demo ad una società di Onoranze Fune-
bri!
Che dire sulla funzione “what if”?
Finimmo in simpatia con qualche battuta sull’i-
nevitabile situazione di imbarazzo in cui loro si tro-
vavano spesso.
Chissà se oggi hanno un sistema di Crm?
>> Pietro Mussat <<
76 77V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1999
STORIA E POLITICA Hugo Rafael Chávez Frías diventa presidente del Venezuela.
Il Presidente Boris Eltsin si dimette dalla carica, lasciando il posto al successore Vladimir Putin.
Muore re Hussein di Giordania a causa del cancro. Gli succede il figlio Abdallah II.
Dopo più di 38 anni di regno, muore il re del Marocco Hassan II. A succedergli è il figlio
Mohammed VI.
Disastroso terremoto in Turchia, i morti sono circa quindicimila.
Nasce ufficialmente l’Euro, la nuova moneta europea. Il 1º gennaio 2002 sostituirà le valute dei
paesi che vi hanno aderito.
Romano Prodi viene eletto presidente della Commissione Europea. Rimarrà in carica cinque
anni.
Carlo Azeglio Ciampi viene eletto Presidente della Repubblica italiana.
Le Brigate Rosse uccidono il consulente del ministero del lavoro Massimo D’Antona.
Italia/Francia - Un camion belga entra nel tunnel del Monte Bianco dall’accesso francese. Il
carico prende fuoco, dopo aver percorso 6 km. La temperatura nel tunnel sale fino a 1200 gradi,
uccidendo tutti quelli che sono rimasti dentro. Muoiono 39 persone e i danni sono stimati per
300 milioni di euro.
Roma: Papa Giovanni Paolo II proclama beato Padre Pio da Pietralcina.
CULTURA E SPETTACOLO Il film “La vita è bella” di e con Roberto Benigni è pluripremiato alla 71ª edizione degli
Academy Awards con tre Oscar.
SPORT A quasi 36 anni, Michael Jordan si ritira dal basket.
Valentino Rossi vince il campionato mondiale classe 250 di motociclismo.
Il velista italiano Giovanni Soldini vince l’Around Alone salvando durante il percorso la
navigatrice Isabelle Autissier la cui barca era naufragata.
Il bergamasco Ivan Gotti vince l’82º Giro d’Italia di ciclismo.
ICT Olivetti acquisisce parte del pacchetto azionario di Telecom Italia S.p.A. (privatizzata nel 1997)
allo stesso tempo vendendo le proprie partecipazioni Omnitel e Infostrada.
* Carly Fiorina viene scelta come nuovo presidente e amministratore delegato di Hewlett-
Packard; lascerà tra molte critiche l’azienda nel 2005, con una buona-uscita di 20 milioni di
dollari.
DELL è il primo fornitore di pc in USA, il primo nel mondo per large e medium business e il
primo per vendite di workstation worldwide.
1999
Moretti non lascia
Era l’inizio del 1999 ed io ero all’inizio della
mia vita professionale, laureato da un paio
d’anni e proiettato nell’universo di “mamma”
Fiat! Si cominciava a parlare di Millenium bug
ma ancora non ci si poneva seriamente il problema di
come affrontare quella che si sarebbe fortunatamente
rivelata una mancata catastrofe informatica. Dopo un
po’ di esperienze in produzione a Mirafiori e nelle di-
rezioni commerciali del veneto, ero stato destinato ad
Arese, stabilimento Alfa Romeo che terminava la sua
vita produttiva ma che rinasceva a fucina di servizi
all’automobilista. Erano anche gli anni del boom dei
call center e Fiat Auto aveva deciso di erogare i servizi
telefonici proprio da Arese per 14 nazioni diverse, con
centinaia di operatori e più di 1000 postazioni attive
24 ore su 24.
Ogni giorno ci dividevamo tra progettazione di
nuovi servizi di Crm e l’implementazione dei sistemi
che avrebbero supportato il lavoro di questo piccolo
esercito, con la delega e l’incoscienza che talvolta ca-
ratterizzano le start up, anche se all’interno di aziende
grandi e strutturate.
Uno dei nostri contratti di servizio si regolava sul
numero di chiamate ricevute e ogni mese preparavo e
verificavo che le quantità che ci sarebbero state fattu-
rate come costo fossero coerenti con le nostre previ-
sioni quando, da un controllo casuale, ci accorgemmo
che qualcosa non andava: migliaia di chiamate erano
attribuite ad una medesima anagrafica, “Moretti non
lascia”, come se lo stesso cliente ci avesse chiamato in
modo compulsivo per giorni e giorni!
Il fatto non era del tutto nuovo: chi ha frequentato
il mondo dei “numeri verdi” sa che ogni servizio ha i
suoi habitué ma in questo caso le proporzioni erano
davvero mostruose! Decidemmo di mantenere l’in-
formazione riservata e di non chiedere spiegazioni
all’outsourcer coinvolto ed iniziammo l’indagine. L’i-
potesi era che si trattasse di chiamate fittizie, effet-
tuate al fine di aumentare a dismisura il nostro costo
(ricavo per l’oursourcer)! Il fenomeno andava avanti
da diversi mesi e le chiamate erano distribuite su gior-
ni e ore vari che non ci consentivano di arrivare ad
altre spiegazioni che non fossero quelle di una vera e
propria truffa! Non restava che formalizzare una con-
testazione e richiedere la restituzione di centinaia di
milioni di lire… Per fortuna arrivò l’illuminazione!
Non si trattava di una truffa ma di un errore nel-
la costruzione del nostro sistema di Crm! Infatti, ogni
qualvolta un operatore si imbatteva in un cliente che
non intendeva lasciare le proprie generalità, l’uso era
quello di non creare un’anagrafica ma di richiamarne
una denominata “non lascia” ovvero “non lascia ge-
neralità”. Oltre alla lacuna di processo, che non aveva
definito come gestire questo genere di situazione, non
ci eravamo accorti che ogni anagrafica poteva essere
variata senza controllo e un operatore aveva inav-
vertitamente modificato questa specifica facendola
diventare la misteriosa “Moretti non lascia”.
Ci siamo risparmiati una figuraccia con il nostro
fornitore e abbiamo subito messo mano alla nostra
anagrafica per garantirne una maggiore integrità.
Ma, quale che sia il Crm, tutti abbiamo ancora un
unico scopo: che Moretti ci lasci le sue generalità!!
>> Andrea Dupplicato <<
Baracchini per il millennio
L’anno 1999 è stato indubbiamente caratteriz-
zato dalle attività propedeutiche ad evitare i
paventati rischi del Millenium bug. A ridosso
della scadenza la tensione era palpabile, so-
prattutto per chi come me lavorava nei sistemi in-
formativi di un’azienda che gestiva impianti chimici
e petrolchimici e quasi completamente SAP-based.
Ho trascorso l’ultima notte dell’anno in una delle sale
operative predisposta dall’Eni in coordinamento con
Protezione Civile e altre autorità. Avevamo predispo-
78 79V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
1999 1999sto quattro livelli di disaster recovery, l’ultimo dei
quali affidato ai volontari dell’associazione italiana
radioamatori, che non smetterò mai di ringraziare, per
le comunicazioni in emergenza.
Il countdown alle 00:00 del nuovo millennio fu
esasperante, alle 00:45 eravamo tutti nell’androne a
bere spumante e augurarci altre bufale millenarie.
“CQ CQ: Buon Anno”!
>> Alessio Panella <<
I vichinghi
Anche in una nota multinazionale nordeu-
ropea del settore telecomunicazioni ci si
preparava all’arrivo del micidiale e temu-
tissimo “Millennium bug”.
Per analizzare la situazione e prevenire ogni pos-
sibile problema il quartier generale nordico mandò
una squadra composta da circa una dozzina di guru
dell’informatica.
L’aspetto dei presunti guru era di per sè abbastan-
za inquietante: tutti con capelli biondissimi e piuttosto
lunghi, carnagione bianca tipo mozzarella di bufala e
rigorosamente t-shirt nera come divisa ufficiale; le
premesse per un funerale in piena regola!
Questo squadrone passò ben 3 settimane chiuso
in una sala riunioni a vetri in mezzo all’open space che
non a caso chiamavamo “acquario”. Ci siamo chiesti
più volte se dormissero lì perché i primi colleghi al
mattino li trovavano già all’opera e gli ultimi ad an-
darsene la sera li vedevano ancora lì indaffarati più
che mai. I rifornimenti puntuali richiesti ogni mattina
erano costituiti da 2 casse da 24 lattine di Coca Cola
cadauna che prima di sera erano sistematicamente
svuotate fino all’ultima goccia.
Il Millennium bug non ha sortito il minimo pro-
blema ma i poveri ragazzi sono sicuramente tor-
nati in patria con acidosi alle stelle e caffeina
in circolo sufficiente a non dormire per l’in-
tero gennaio 2000, mentre noi si festeg-
giava lo scampato pericolo.
>> Cristian Santinon <<
La Notte dei Mototopo chigliati
Chi ha vissuto in prima persona l’epopea dei
mega-progetti di implementazione SAP R/3,
ricorderà certamente che per quella che era
una delle fasi progettuali forse meno affasci-
nanti (opinione personalissima di chi scrive), la Con-
versione dati, il caricamento degli stessi avveniva
tipicamente in due modalità: direct input (scrittura
diretta nel Db attraverso un programma Abap, lin-
guaggio di programmazione SAP, veloce ma con po-
che garanzie di consistency del dato garantite invece
dall’inserimento via transazione ‘a schermo’) o batch
input (transazioni richiamate da un programma Abap
che emulavano il caricamento ‘a schermo’; permetteva
inoltre la rielaborazione a video dei record andati in
errore). Quest’ultimo costituiva un po’ il Santo Graal
di ciascun responsabile delle temute Conversioni: mi-
gliaia di record caricati automaticamente a partire da
un file di input (solitamente un txt posizionale, brividi
qui...) grazie alle sapienti mani di un qualche program-
matore Abap.
Al tempo giovane consulente Andersen Consul-
ting, che di lì a qualche tempo si sarebbe rinominata
in Accenture, mi trovavo quale coordinatore dell’area
Controllo di Gestione e Fixed Assets in un progetto di
implementazione SAP presso un gruppo petrolifero le-
ader in Italia. La temuta Conversione Cespiti costituiva
un vero spauracchio: chi ha familiarità con il mondo
dell’industria pesante e le molteplici e svariate natu-
re di ciò che può essere definito “cespite” non avrà
alcuna difficoltà a intuire che si trattava di dover far
entrare a Sistema diverse centinaia di migliaia di re-
cord... Il caricamento in batch input non era un’opzio-
ne bensì un quasi-obbligo; i programmatori capaci di
metter su il miracoloso custom atto allo scopo godeva-
no di una assai speciale ‘considerazione’.
Come spesso avveniva, per non ‘affaticare’ le mac-
chine, la Conversione Cespiti venne lanciata in Produ-
zione nel corso di una tarda serata che avrebbe fatto
presto poi a diventare notte... Ora dopo ora, le varie
migliaia di record entravano nel db piuttosto agilmen-
te e si attendevano fiduciosi il termine del batch e
quelli che sarebbero stati pochi record scartati da ge-
stire, presumibilmente. Già, presumibilmente. A batch
terminato, intorno forse alle 2 del mattino, risultava-
no in errore ancora migliaia
di record. Ma cosa mai po-
teva essere successo? Per-
chè così tanti? “Proviamo
a lanciare il caricamento in
front-end per i primi e ve-
diamo cos’è che non va” mi
dissi insieme al team. Non vi
erano errori propriamente detti,
ma per una loro particolare natura i
record di tali oggetti avevano bisogno di es-
sere inseriti richiamando funzioni SAP di validazione
del dato che soltanto il front-end consentiva. Molti dei
record in errore però si riferivano a misteriosi asset
dal curioso nome zoomorfo: i Mototopo Chigliati.
Al di là dell’aspetto informatico ci prese la cu-
riosità a quel punto di sapere che diamine fosse un
Mototopo Chigliato, che ci stava obbligando proba-
bilmente a fare l’alba in giacca e cravatta!!! Il lettore
dovrà ricordare che nel 1999 non era poi così facile
reperire immagini e informazioni sul web, Google era
nata soltanto da pochissimi mesi e per lo più si usa-
vano Altavista o Virgilio... che certo non avevano la
ricchezza dei contenuti oggi disponibili. Dopo alcune
ricerche su siti tra i più bizzarri e/o specializzati (si
fa per dire...) si scoprì che trattavasi di piccolissime
imbarcazioni in uso presso le raffinerie costiere per
spostarsi tra i pontili e per piccoli trasporti merce
terra-nave, dotate di chiglia rigida rinforzata antiur-
to. Il motivo di “Moto” lo si intuiva facilmente, ma il
“Topo” lo attribuimmo al fatto che magari fossero un
po’ simili, nel movimento di superficie, alle “pantega-
ne di fiume”.
Pantegane o no, c’erano i MotoTopo da “buttar
dentro” e certo l’ipotesi di passarli tutti a mano fino
all’alba con crampi al polso non era certo un’allettante
prospettiva. Fu allora che il “genio” (fantasia, intuizio-
ne, decisione, velocità di esecuzione) del consulente
venne fuori ancora una volta, sospinto, sia detto qui
con onestà, anche dal sano desiderio di trascorrere
qualche ora di sonno nel proprio letto: “Facciamo così!
E’ su quella mensola, lì quella vicino al telefono. Pog-
gialo su Invio e dovrebbe funzionare... Ora fallo par-
tire. Siiii!!! Funzionaaa”: l’Elenco Telefonico! Creando
una insolita convergenza tra mondo delle telecomu-
nicazioni e mondo petrolifero, il caro vecchio mattone
biancastro, grazie al suo peso, tenendo schiacciato il
tasto Invio a prova di crampi, riuscì a far girare le ses-
sioni in front-end, consentendo così di buttar dentro i
record scartati, inclusi i dannati motoratti, nel giro di
poche decine di minuti.
I MotoTopo Chigliati erano finalmente entrati al(la
data)base! Si era scritto un ennesimo bizzarro ‘indi-
menticabile’ episodio che sarebbe poi stato sempre ri-
raccontato nelle cene degli anni a venire tra quelli che,
soltanto Colleghi un tempo di diversi anni fa, oggi AD
o CIO o TopMgr di questo o quest’altro grande gruppo
o azienda, anche grazie a quanto condiviso in quella
come in altre notti, stavano diventando, senza ancora
saperlo, Amici.
>> Danilo Talamo <<
Far West
L’It corre, corre… dal lontano 1986, dove con
un C64 mi sembrava di essere avanti, di passi
sono stati fatti.
Alle superiori i primi pc, poi le mitiche BBS,
Internet era ancora un qualche cosa di intangibile.
All’università i newsgroup erano usati per fare ricerca,
erano i primi social e scambio di informazioni. 1997
la mia prima connessione ad Internet con il mitico
modem della US Robotics, dove quando si connetteva
sentivi la “rete” parlare, capivi se si era collegato giu-
sto, se era allineato, ecc…. Prima ancora dei led, sapevi
se eri al massimo della velocità o no. Ora tutto questo
non è più visibile, udibile… Ricordo la mia prima casel-
la di posta… che riceveva una mail o 2 a settimana….
Nello stesso anno inizio seriamente a lavorare
in una azienda di distribuzione automotive, dove il
mezzo di comunicazione era il fax e la pubblicità sui
giornali.
Internet, e-mail e sito istituzionale vengono vissu-
ti come una rivoluzione copernicana… ma in positivo.
Il Millenniun bug qui c’era al 100%, il sistema sa-
rebbe veramente ripartito al 1° Gennaio 1970 e grazie
a questo evento inizia la mia avventura nel mondo
degli Erp con il primo di una lunghissima serie di im-
plementazioni.
L’assalto alla diligenza era tangibile. Le società di
consulenza in quegli anni hanno fatto affari d’oro; i
progetti venivano investiti da 30/40 consulenti con
costi iperbolici.
Non è che forse si sono poste così le basi per l’au-
todistruzione della consulenza stessa?
>> Luca Caremoli <<
80 81V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Ma l’E-Commerce?
L’episodio che voglio raccontare risale al perio-
do di fine 1999 inizio anno 2000, in piena bolla
internet. Credo sia qualcosa successa a molti
in quegli anni, quando ancora l’informatica era
un argomento principalmente per gli addetti ai lavori
ed, ovviamente, ne parlavano solo il “cugino o l’amico”
del direttore generale.
Nel proprio percorso di revisione strategica, Da-
talogic prese in considerazione come elemento prio-
ritario il sistema informativo, che nel 2000 si basava
su un sistema gestionale realizzato con pacchetti ap-
plicativi di diversi fornitori e non integrati, ritenuto
non più in grado di gestire la complessità di un gruppo
in crescita dinamica, con obiettivi di ulteriore crescita
internazionale e di quotazione di borsa.
re, tutta improntata ad informare Datalogic di quanto
fosse: “urgente, importante, necessario, fondamentale,
questione di vita o di morte, evolvere da una società
“Brick and Mortar” ad una società “Click and Mortar”.
Li interrompemmo dopo alcuni minuti: “scusi, ….
ma noi vorremmo parlare di SAP”.
La risposta: “si, si, .. ma noi le consigliamo di lan-
ciare un sito e-commerce, di vendere i suoi prodotti in
internet; le stiamo dando una visione a lungo termine
del mercato” e via continuando con l’elencazione dei
vantaggi dall’introduzione di internet.
E noi: “… ma noi siamo un azienda B2B non B2C,
i nostri prodotti si vendono in un contesto di un pro-
getto ……. e, poi, noi vi abbiamo chiamato perché vo-
gliamo fare SAP” .
La risposta: “ si, si, …. Ma se volete restare nel mer-
cato e continuare a competere non potete non pensare
ad internet, al sito e a come incrementare il business
con internet. Noi possiamo aiutarvi e fare un progetto
con voi ….”
E noi:” .. ma noi il sito lo abbiamo già, lo abbiamo
appena rinnovato e non vogliamo investire ulterior-
mente, ….. noi vogliamo fare SAP”.
L’incontro stava naufragando, ma fortunatamente
riuscii a far terminare velocemente la riunione, sen-
za giungere ad un accordo che in seguito fu raggiunto
grazie al direttore di zona.
A volte ripenso a come sarebbe andata se non
avessimo fatto SAP e se avessimo dato seguito a
quanto proposto dai due mega direttori del fornitore.
Ma è il pensiero di un attimo, perché poi mi ven-
gono alla mente i successi degli anni successivi dovuti
a quella implementazione che, poi, facemmo con suc-
cesso, e …… con lo stesso fornitore di cui sopra.
A volte le mode fanno perdere di vista i veri
obiettivi e drenare risorse.
>> Paolo Baldissara <<
1999 1999
Dopo una veloce e smart software selection l’a-
zienda decise di implementare SAP e di chiedere il
supporto ad uno dei maggior player del mercato Ict
italiano e mondiale.
Dopo un paio di abboccamenti a livello più ope-
rativo tra me ed il direttore di zona, organizzammo
un incontro con la direzione generale di Datalogic da
una parte e i più alti dirigenti della filiale Italiana e i
direttori Europa di Vendite e Marketing del fornitore
dall’altra, per un incontro conoscitivo e approfondi-
mento sui reciproci intenti.
Dopo le opportune presentazioni, iniziò la presen-
tazione dei due massimi dirigenti europei del fornito-
V I T E P A R A L L E L E 83V I T E P A R A L L E L E
Npo Sistemi è un’azienda fondata nel 1982 attiva
nel settore IT con la commercializzazione di
prodotti e servizi per le imprese italiane e
multinazionali. Nei suoi 34 anni di storia il
decennio 2000-2009 è sicuramente il più rilevante. In
questo decennio Npo Sistemi inizia la sua più importante
evoluzione, la principale trasformazione che è tutt’ora in
corso.
All’inizio del decennio 2000-2009 i risultati di business
sono eccellenti, complici la scia del boom della new
economy e alcuni importanti nuovi clienti, start-up
italiane del mercato telco. I nuovi operatori telefonici
di telefonia fissa e mobile sono affamati di tecnologia,
acquistano infrastrutture IT molto velocemente e
con molta facilità. È noto in Npo un aneddoto di una
telefonata ricevuta da un addetto alle vendite una
sera del 2000, erano le 19 circa: il Cliente chiede al
venditore di configurare e quotare un server di rete “ben
carrozzato”, un’operazione che richiede qualche minuto
di tempo e che ha come risultato un prodotto del valore
di 20 milioni (di lire..). La telefonata si conclude con il
cliente che esprime “mandamene 20 al più presto, ti farò
avere l’ordine nei prossimi giorni!”
Diviene subito evidente che questi risultati e questa
facilità di business non sono ripetibili, si intuisce molto
in fretta che il trend è poco realistico. Il segnale più
evidente è la grande disillusione delle internet start-
up, e il ridimensionamento del valore dell’IT. Per Npo
Sistemi inoltre si aprono le porte di una nuova sfida: la
multinazionale allora proprietaria delle quote societarie
decide di disinvestire in Italia, da qui la necessità di
trovare un nuovo acquirente. Verso la fine dell’anno
(siamo sempre nel 2000) in assenza di proposte concrete
da parte di nuovi azionisti, un gruppo di manager interni
all’azienda propone un’operazione di Mbo (management
buyout), operazione che viene accolta favorevolmente
e che porta la proprietà di Npo Sistemi nelle mani di un
piccolo gruppo di imprenditori italiani.
prevede una durata di ben 9 anni. Come inizio promette
molto bene.
L’inserimento della figura del Service Manager è inoltre
caratterizzata dall’inizio dell’uso della metodologia
ITIL per la gestione dei contratti di Servizi Gestiti.
L’introduzione delle best practice ITIL rende molto
efficienti e performanti i contratti di servizi ai
clienti così che l’area dei Servizi gestiti cresce molto
rapidamente, arrivando a raddoppiare l’organico di Npo
Sistemi che passa in pochi anni da 100 a 200 addetti.
Contestualmente incrementano notevolmente anche le
attività di sviluppo SW: temi come Sharepoint e Intranet
garantiscono ad Npo notevoli spazi per esprimere nuove
competenze e nuove professionalità.
In questi anni l’IT nelle aziende è sempre più necessario:
ogni esigenza aziendale che trova soluzione in un nuovo
progetto o processo ha un’implicazione IT, così come
ogni servizio IT diviene sempre più critico, a partire
dalla posta elettronica, dalla gestione documentale
e ovviamente i sistemi Erp e i primi Crm. Crescono
le necessità di alta affidabilità, anche su applicazioni
considerate fino a pochi anni prima non critiche. Inoltre
crescono notevolmente anche le necessità dei datacenter,
sempre più bisognosi di raffrescamento e di energia
elettrica. Le nuove tecnologie server e storage a maggior
densità sono molto esigenti: necessitano di infrastrutture
innovative per la distribuzione del raffrescamento nelle
sale dati, ma hanno anche bisogno di più energia elettrica
a causa delle frequenze delle Cpu sempre più elevate.
Sono anni di intensi progetti di architetture datacenter,
tonnellate di ferro (server e storage..) su cui installare
centinaia di applicazioni, una per server. Npo Sistemi si
specializza quindi nella progettazione, sia di architetture
server/storage/networking che di infrastrutture di base
per datacenter, sviluppando competenze progettuali
e metodologiche basate sullo standard internazionale
PRINCE (in seguito, dal 2009, PRINCE2).
Poco dopo la metà del decennio si delineano quindi in
Il 2001 inizia quindi con una nuova veste e soprattutto
nuovo entusiasmo. L’organico è composto da circa 100
addetti, inclusi i manager neo-imprenditori che sono
tutti operativi nella struttura aziendale. I clienti attivi
sono circa 500 e il fatturato è di 50 milioni di euro annui.
Per iniziare col piede giusto è necessario ridisegnare la
strategia, un business basato al 95% sulla rivendita di
soli prodotti HW non è più sostenibile. La nuova Vision
è quindi rappresentata dall’evoluzione dell’azienda da
fornitore di prodotti in partner di servizi e soluzioni.
Il primo importante passaggio è il cambio di sede e
la cessione della struttura logistica e del magazzino
ad un outsourcer specializzato. In un mercato in cui
i prodotti diventano obsoleti così rapidamente come
quello dell’informatica, pensare di gestire un magazzino
con scorte di prodotti è quantomeno anacronistico.
Il magazzino e la logistica diventano quindi un’unità
operativa al servizio dei progetti IT e del Cliente. È
appena iniziato quel percorso che valorizza la nuova
vision.
Contestualmente i nuovi uffici di proprietà della sede
milanese della società rinnovano la motivazione e il
desiderio di acquisire un ruolo rilevante nel panorama
IT Italiano. Npo in quegli anni è presente anche con
una filiale a Roma e un’agenzia a Torino e l’imminente
apertura della filiale di Padova.
Sempre all’inizio del decennio si affermano nuove
necessità IT per le aziende: maggior necessità di sicurezza
(antivirus, antispam e firewall), progetti di e-commerce,
realizzazione di siti web, e soprattutto l’esplosione delle
applicazioni di messaging. È a questo punto che inizia
il secondo importante passaggio evolutivo e cioè la
creazione di nuovi reparti aziendali in Npo. Il primo e
più importante nuovo reparto è l’area dei Servizi gestiti,
con la costruzione di un team di Service manager, figure
chiave per l’erogazione dei primi contratti di Outsourcing.
Uno dei primi importanti contratti di outsourcing IT viene
stipulato con un ospedale del Nord Italia: il contratto
Npo 3 ambiti di business: l’area delle tecnologie e dei
progetti di infrastruttura, l’area dei servizi gestiti e l’area
degli sviluppi applicativi. Sono passati pochi anni dal
disegno della nuova vision di Npo e tutto sembra già
essersi realizzato. La percentuale di fatturato di software
e servizi che nel 2001 era del 5% ora vale circa il 35%.
Da rivenditore di hardware, Npo è realmente diventato
un partner che offre alle imprese italiane servizi e
soluzioni IT. È l’inizio di una evoluzione, cioè un costante
adattamento alle esigenze ed alle tendenze del mercato.
Evoluzione che è tutt’ora in corso anche ai giorni nostri.
Si chiude qui il decennio di Npo 2000-2009, non senza
aver citato altri importanti temi come la necessità di
virtualizzare tutta l’infrastruttura, implementare la
Unified communication e ovviamente rendere disponibile
la Business intelligence a tutti i CxO! Meno male che
il cloud computing e l’iperconvergenza arrivano nel
decennio successivo…
Stefano Lombardi
Direttore Marketing - Npo Sistemi Srl
stefano.lombardi@nposistemi.it
2000/2009
Internet, la bolla, i nuovi servizi
82
84 85V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
200020
00
STORIA E POLITICA Finlandia: Tarja Halonen viene eletta come primo presidente donna.
Croazia: Stjepan Mesic è eletto presidente.
Spagna: il Partito Popolare di Aznar vince le elezioni politiche.
Russia: Vladimir Putin viene eletto presidente.
Si tiene al Palazzo di vetro dell’ONU il “Millennium Summit”, il più grande incontro
fra capi di stato e di governo (oltre 150) mai realizzato.
Apre il Ponte di Øresund tra Svezia e Danimarca.
Viene stampata l’ultima banconota della Lira Italiana (5.000 lire).
FIAT annuncia di aver stretto un’alleanza con la General Motors.
Giovanni Paolo II beatifica Giovanni XXIII, il “Papa buono”.
CULTURA E SPETTACOLO Viene pubblicata l’ultima striscia dei Peanuts, a seguito della morte del creatore
della serie, Charles M. Schulz.
SPORT La Società Sportiva Lazio conquista contro la Reggina il suo secondo scudetto.
La Francia batte l’Italia 2-1 dopo i tempi supplementari nella finale degli Europei.
Schumacher vince il suo 3° titolo mondiale ed il primo di 5 titoli consecutivi con
Ferrari.
ICT Si è lavorato alacremente per far fronte al fenomeno del “Millenium bug”: nessuna
catastrofe nonostante molte preoccupazioni; la prossima sfida sarà il 2038.
Oracle commercializza Oracle E-Business Suite Release 11i, la prima suite integrata di
applicazioni enterprise.
Microsoft annuncia Windows 2000 e la propria strategia .Net per servizi web.
Andersen Consulting e Microsoft creano Avanade, una joint venture per supportare
2000 clienti Global nell’ottimizzazione degli investimenti in tecnologie e soluzioni
Microsoft.
Capgemini acquisisce la divisione consulting di Ernst & Young, riaffermando la
propria strategia sui servizi di consulenza e l’obiettivo di una ulteriore espansione
mondiale.
IBM consegna il suo 10milionesimo ThinkPad.
La bolla speculativa delle Dot.com raggiunge il suo massimo.
Dell.com genera 40 milioni di revenue al giorno: l’e-commerce offre grandi
opportunità di business.
Scarpe digitali
Oggi gli smartphone la fanno da padrone e
l’esperienza di navigazione internet o inte-
razione con servizi anche complessi da mo-
bile è considerata acquisita. Nel 2000 non
era così, ma già allora si potevano realizzare progetti
business driven di convergenza internet-Erp-mobile.
Nel 1997 nasce il Wap Forum, consorzio con lo sco-
po di diffondere un protocollo universale per i servizi
internet su mobile. Ve lo immaginate con i device e
le risorse di rete di quegli anni? Eppure nel 2000 in
Italia abbiamo realizzato un’applicazione che moni-
torava alcune variabili di impianto e le comunicava
via Wap (Wireless Application Protocol) su cellulari
col monitor da mezzo pollice. Innovazione che crea
efficienza, come spesso accade, voluta da un capo il-
luminato. Assicuro che vedere nel 2000 i manutentori
sardi girare per lo stabilimento, cellulare alla mano, e
ricevere i dati da trascrivere senza più dover percor-
rere chilometri attorno ai camini è valso molto di più
che acquistare le mie scarpe da corsa con lo smartpho-
ne attuale.
>> Alessio Panella <<
Parola d’ordine!
L’uomo aveva una pistola in mano ed entrando
nella stanza disse con voce tonante: “parola
d’ordine!”. Erano circa le 3 del mattino e sta-
vamo lavorando al roll-out dei nuovi sistemi
aziendali; nessuno però ci aveva avvisato che, dopo
mezzanotte, la vigilanza effettuava l’ispezione dell’e-
dificio e che a coloro che dovevano rimanere in uf-
ficio doveva essere comunicata una parola d’ordine,
ogni giorno diversa, che dimostrava il loro diritto a
trascorrere le ore notturne alla propria scrivania anzi-
ché a letto. Non scoprii quali provvedimenti la guardia
giurata era autorizzata a prendere nei confronti di chi,
come il sottoscritto, non conosceva la parola del gior-
no perché un membro del mio team accorse pietosa-
mente in mio soccorso e così il lavoro poté riprendere
senza spargimenti di sangue.
Da pochi mesi avevo lasciato una grande com-
pagnia d’assicurazione per diventare l’IT Manager di
Netscalibur Italia, un Internet service provider euro-
peo nato da Unisource e finanziato da Morgan Stanley,
con un significativo piano di investimenti (si parlava di
30 miliardi solo in Italia) e ambiziosi obiettivi (crescita
del 40-50% all’anno e break even in 18 mesi). L’offer-
ta sul mercato andava dai servizi di outsourcing, alla
connettività internet (l’azienda gestiva l’unico peering
point privato nazionale, il Gix Global Internet eXchan-
ge, il quale offriva un accesso diretto alle reti Ip dei
principali carrier nazionali e internazionali) e servizi
di networking.
Dal punto di vista dei sistemi informativi c’era
molto da fare, e in fretta. La vecchia Unisource Italia
non aveva dei sistemi aziendali veri e propri: come
molte aziende della “new economy” si lavorava uti-
lizzando software spesso sviluppati internamente o
con i prodotti Office di Microsoft. Appena giunto in
azienda iniziai una selezione delle varie soluzioni: la
scelta finale fu MySAP, la suite che offriva le funzio-
nalità necessarie per la gestione di tutti i processi di
un’azienda delle dimensioni di Netscalibur. L’obiettivo
che il management aziendale ci diede fu di completare
l’intero progetto in 6 mesi al massimo.
Si dice che “evil is in details”, ma in realtà, se si
parte da zero con dei tempi assolutamente sfidanti, i
problemi da risolvere sono a tutti i livelli e non solo
nei dettagli.
A titolo d’esempio, uno dei problemi, di non poco
conto, fu il Crm. La soluzione MySAP appariva troppo
leggera per le esigenze di business di Netscalibur, che
aveva ereditato da Unisource una soluzione custom
integrata con l’Ivr di Genesys. Il caso volle che proprio
all’inizio del nostro progetto SAP annunciò una parter-
ship con Nortel per l’integrazione del Crm Clarify (poi
Berlino, sede
SAP Forum Europeo
2000
86 87V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
acquistato da Amdocs) proprio con MySAP. L’alleanza
con Nortel fu il primo tentativo di SAP di veicolare
soluzioni non proprietarie ed ebbe vita breve: nel giro
di un paio d’anni l’accordo terminò e la software hou-
se di Walldorf decise di puntare sullo sviluppo della
propria soluzione Crm. Ma all’epoca la possibilità di
utilizzare il Crm di Nortel ci apparve provvidenziale
per rispondere alle esigenze di Netscalibur e il nostro
fu il primo progetto europeo MySAP/Clarify, seguito
con interesse dalla stessa SAP che inviò alcuni dei
suoi sviluppatori dalla Germania proprio per testare
sul campo l’integrazione tra i due prodotti ed darci
supporto nel roll-out della suite.
L’attività divenne frenetica, i giorni (e le notti, or-
mai estensione delle giornate lavorative) passavano
rapidamente e quello che doveva essere il roll-out
delle funzionalità base SAP diventava un progetto
sempre più complesso e con un numero crescente di
incognite e sfide. Non restava altro da fare che inten-
sificare gli sforzi.
A questo proposito c’è un dialogo nel film “Shake-
speare in love” che mi sembra riassuma bene il lavoro
nell’IT in quegli anni. Un personaggio, Philip Henslowe
l’impresario teatrale, dice: “Mr. Fennyman, permette-
temi di spiegare che, in merito agli affari teatrali, la
condizione naturale è quella di ostacoli insormontabili
sulla via di un imminente disastro”. Il suo interlocu-
tore replica: “Dunque cosa facciamo?”. Risponde Hen-
slowe: “Niente. Abbastanza stranamente tutto si risol-
ve”. “Come?” chiede Fennyman. Risponde l’impresario
“Non lo so, è un mistero”. La citazione va ovviamente
contestualizzata: è vero che “ostacoli insormontabili
sulla via di un imminente disastro” è una definizio-
ne icastica di un progetto complesso con tempi molto
stretti ma la soluzione di non far nulla proposta da
Henslowe purtroppo non è applicabile. A meno che il
nulla non significhi lavorare senza sosta per raggiun-
gere gli obiettivi prefissati!
Comunque almeno nel nostro caso tutto si risolse
al meglio: il progetto fu completato nei tempi richiesti
e lo presentammo a giugno al SAP Forum di Berlino
come success story sia per il rapido deployment sia
per l’integrazione con Clarify.
>> Cosimo Delfino <<
2000 2000
Esplora risorse di rete
Intorno al 2000, la vita del consulente informatico
specializzato in sistemi distribuiti era decisamen-
te piacevole: la bolla della new economy non era
ancora scoppiata, anzi era in piena espansione, le
tariffe erano assurdamente alte per chiunque avesse
una vaga idea di cos’era un sistema distribuito, e i si-
stemi informativi (distribuiti), insieme a Internet, sta-
vano guadagnando sempre più spazio nelle aziende.
I sistemi dipartimentali nascevano fuori dal control-
lo della gestione Edp, che spesso ammetteva di non
avere nessun controllo sulla periferia (pc, rete locale
e sistemi dipartimentali). L’ipotesi, anzi l’illusione, era
che le cose serie fossero comunque al sicuro nel da-
tacenter, mentre gli utenti business trovavano invece
molto comodo spendere pochi soldi per tirare su rapi-
damente un server sotto la propria scrivania: efficien-
te, economico e senza tante complicazioni (e senza
tante garanzie, ma non se ne rendevano conto). Un po’
il rischio che si corre adesso con i servizi in cloud…
Comunque, l’impreparazione che spesso c’era allo-
ra sui sistemi distribuiti adesso farebbe sorridere. Du-
rante un’attività su un’azienda in ambito finance, ad
esempio, mi sono accorto che per un errore di confi-
gurazione di un componente di integrazione, l’AS/400
condivideva con tutta la rete l’intero database: chiun-
que avrebbe potuto modificarlo, o anche cancellarlo
integralmente, facendo in pratica sparire l’azienda…
ma nessuno sembrava essersene accorto, perché in
quell’azienda l’“esplora risorse di rete” di Windows
non sembrava essere una funzionalità molto nota.
>> Claudio Telmon <<
Sinossi
MIllennium bug… Una vera e propria psico-
si: per mesi e mesi del 1999 è stato un
argomento più che presente nei media e
alla fine perfino mia madre, che ancora
oggi nemmeno ha capito bene che mestiere faccio, mi
ha chiesto con vera preoccupazione se “ero coinvolta”.
Nessuno me ne voglia ma alla fine sfido chiunque
a stabilire se tutte le nefaste previsioni avevano alme-
no un 10% di possibilità di verificarsi. Come certezza
c’è solo che le aziende di consulenza ci hanno gua-
dagnato moltissimo e magari hanno un po’ aiutato i
media a pompare al massimo la psicosi.
Di certo c’è anche che un capodanno che per tan-
ti e tante come me poteva essere memorabile per il
passaggio di millennio (pur essendo una ottimista non
credo che potrò festeggiare degnamente un altro pas-
saggio di millennio!) è stato un vero incubo per una
marea di informatici in tutto il mondo! Sta di fatto che
io come tanti altri e tante altre quella notte l’ho tra-
scorsa in ufficio … col senno del poi e la maturità degli
“anta” posso anche dire che è stata una notte sprecata.
Alla fine il progetto di “Adeguamento Anno 2000”
che ho condotto è infatti andato bene e non c’è stato
alcun disservizio, ma a quel tempo lavoravo in una
nota televisione digitale e, in fondo in fondo (anzi
anche in superficie!), se qualcosa fosse andato male
l’umanità ne avrebbe sofferto ben poco … al contrario,
magari senza televisione le famiglie avrebbero avu-
to un capodanno migliore anche perché comunque il
count-down del brindisi sarebbe stato salvo … pensate
che erano tempi in cui esisteva ancora la televisione
analogica!
Però c’era la famosa psicosi collettiva e chiunque
nel campo dell’informatica avrebbe sentito come una
onta personale il subire anche un minimo disservizio.
Comunque a me era andata bene e dopo gli ultimi con-
trolli mi dirigo, stanca ma soddisfatta, verso la coda
dei festeggiamenti che intanto per i miei amici erano
stati davvero memorabili.
Tanto memorabili che al mio arrivo tutti stavano
andando a dormire! Ok, mi dico, forse è il caso che mi
riposi anch’io ma ecco che, appena poggiata la mia
testolina sul cuscino nella mini-mansarda sui tetti di
Roma dove abitavo, succede l’incredibile: squilla il
cellulare! Mi sveglio di botto e l’incubo della psico-
si mi attanaglia di nuovo!
“Oddio, cosa sarà successo
appena me ne sono anda-
ta?”. Rispondo e sento una
voce troppo squillante per
i miei gusti (si vedeva che
aveva appena preso servi-
zio … erano ormai le 7 del
fatidico 1° gennaio 2000)
che mi dice: “Buongiorno
Dott.ssa Guma, sono l’Ing.
XXXX (davvero non ne ri-
cordo il nome!) del Centro
di Controllo Nazionale Anno 2000 di YYYYY (della
famosa azienda ovviamente ricordo il nome ma per
ovvi motivi commetto un lieve peccato di omissio-
ne) e ho lei come riferimento per i problemi ai clienti
generati dal passaggio del millennio”. Io nemmeno
sapevo che l’azienda YYYYY avesse un centro di con-
trollo! “Sì, buongiorno” rispondo io ormai nel panico
“Mi dica. Io in realtà sono appena tornata e mi risulta
tutto a posto”. “Non credo proprio” mi dice lui convin-
to “è arrivata una telefonata di un cliente che dice di
non avere la sinossi di un film sul decoder”. Ecco ….
È lì che ho sentito per la prima volta l’inutilità di un
lavoro durato mesi: dall’apocalisse del “millennium
bug” annunciata con satelliti che si schiantavano dal
cielo sul pianeta terra a un cliente che per vedere un
film alle 7 del mattino doveva anche sapere con pre-
cisione di cosa si tratta! Ma dormi no?!
P.S. Per la mia risposta all’Ing. XXXX commetto in
poche righe un secondo ma ben più grande peccato di
omissione.
>> Debora Guma <<
Carne e non sushi
Una cosa sola era certa: il primo gennaio 2000
sarebbe arrivato inesorabilmente puntuale
e senza rinvii.
Nel frattempo un banale problema di
data 00 seguente ad una data 99 ha mobilitato il mon-
do intero.
Nel pomeriggio del 31 Dicembre 1999 ero con al-
tri colleghi e famiglia a Tokyo in uno shopping center
molto ampio, pieno di luci colori e merce di ogni tipo.
88 89V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Fuori della porta dell’unica macelleria incontrata
c’era una coda di acquirenti che si snodava ordinata-
mente (poteva essere altrimenti a Tokyo?) lungo tutta
la strada: abbiamo pensato che lì fosse la migliore car-
ne di Tokyo o che ci fosse una offerta speciale.
Solo dopo abbiamo saputo che il giorno stesso i
media avevano consigliato di fare scorte alimentari
per almeno tre giorni, al fine di poter scongiurare gli
effetti nefasti del Millennium Bug!
D’altro canto sapevamo tutti e da voci più che au-
torevoli nella gerarchia degli umani (qualcuno ricor-
derà la raccomandazione del presidente Bill Clinton,
dal suo scranno alla Casa Bianca, riguardo agli effetti
del Millennium Bug) che le banche avrebbero potuto
azzerare i conti corrente, gli aerei potevano perde-
re la rotta, i satelliti il loro percorso nello spazio, gli
ascensori avrebbero potuto rimanere bloccati o senza
controllo, i riscaldamenti centralizzati fuori uso e la
corrente o l’acqua non più erogata per chi sa quanto
tempo, tutto perché 99 diventava 00.
E invece non è successo niente di catastrofico.
Nel frattempo non sono caduti gli aerei ed i nostri
conti bancari sono minati da tutto fuori che dalla data
00.
Chi sa poi per quanti giorni quei giapponesi, in fila
per gli approvvigionamenti straordinari, avranno do-
vuto mangiare carne invece che l’amato sushi!
In effetti l’operazione Millennium Bug è stata
condotta in modo ammirevole, sia dal punto di vista
di marketing (il marchio Y2K è stato coniato ad arte)
che da quello della pubblicità attraverso testimonial
di rango.
C’è stato lavoro per tutti, i contingency plan non
hanno risparmiato nessuno: l’informatica che stava
attraversando un periodo di stanca intorno alla metà
degli anni 90 ha trovato linfa vitale, tutte le più grosse
società del mondo hanno cambiato il loro sistemi ge-
stionali computerizzati per evitare di dover incappare
nel baco del millennio.
Ma visto il successo di business e gli interessi
commerciali che hanno ruotato intorno a questa ope-
razione, penso che dovremo presto aspettarci un va-
lido sostituto.
Si accettano scommesse.
Certo è che il business legato ai virus informatici
era nato in quel momento e, visto che la cosa rende-
va bene, non rimaneva che foraggiare la produzione
di virus senza aspettarne la sua generazione casuale
come era stato per il Millennium Bug.
>> Dario Politi <<
Una bolla … d’acciaio
La genesi
Correva l’anno 1999, sì quello della famosa
serie di fantascienza dei primi anni 70, quan-
do nel pieno della prima onda Internet e del
commercio elettronico, insieme ad un collega dell’A-
rea marketing di SDA Bocconi, lanciamo un corso di
formazione focalizzato sul commercio elettronico
B2B, allora ancora in ombra rispetto al settore consu-
mer (B2C). Ci fu un buon riscontro, se non altro per la
novità di una iniziativa focalizzata sull’impatto delle
tecnologie Internet nelle relazioni tra imprese e sup-
ply chain, impatti meno evidenti ma non per questo
meno importanti anche dal punto di vista economi-
co. Uno dei modelli di interazione basati su internet
che si andavano affermando in quel periodo erano i
marketplace virtuali, cioè veri e propri mercati digitali
che de-intermediavano o re-intermediavano le cate-
ne commerciali e di fornitura con nuovi parametri di
efficienza, proprio grazie alle potenzialità di Internet
in termini di scambio di informazioni e di possibilità
di integrazione. Tornando al nostro corso B2B, questo
rappresentò l’occasione per incontrare uno dei futu-
ri soci di Steerltrading.com. Ricordo ancora quando a
fine corso uno dei partecipanti si presentò a noi coor-
dinatori rivelando che, oltre all’acquisizione di com-
petenze, la sua iscrizione mirava anche a identificare
possibili soci per un’iniziativa imprenditoriale, di cui
rapidamente ci raccontò. Ci propose poi di unirci alla
compagine dei soci già in via di formazione, che oltre
a lui includeva altri due esponenti del trading side-
rurgico, il futuro CEO – ex McKinsey e anima strate-
gica del gruppo, e il futuro CFO, esperto di finanza e
commercio internazionale, oltre ad un ex consulente
Accenture che divenne il responsabile delle Opera-
tions. A me che in SDA Bocconi e come consulente mi
occupavo di Sistemi informativi spettò il ruolo di CTO/
CIO, con il mandato di progettare la piattaforma B2B e
implementare e gestire i necessari sistemi informativi
aziendali.
In quel periodo, sempre nell’ambito dell’attività in
SDA Bocconi, incontrai anche il fondatore e presidente
di Finmatica, le cui vicende sono passate alla crona-
ca prima per un debutto stellare in borsa, poi per un
altrettanto precipitoso tracollo finanziario sull’onda
del crack Parmalat. Per Steeltrading.com fu uno spon-
sor fondamentale: in cambio di una partecipazione al
capitale ci mise a disposizione le tecnologie e i fon-
di necessari per avviare l’iniziativa. Ricordo ancora
quella primavere del 2000, ero a Parigi per una ma-
ratona di colloqui per entrare in Booz Allen Hamilton
e la sera prima delle interviste mi chiamarono i due
soci principali, comunicandomi che avevamo avuto il
finanziamento, dando così avvio alla costituzione di
Steeltrading.com SA in Svizzera, a Lugano, dove ope-
ravano già tre dei sei soci fondatori (per la cronaca, il
giorno successivo i colloqui andarono bene, ricevetti
una proposta che declinai per intraprendere l’avven-
tura di una start-up).
Lo sviluppo e gli ostacoli
Dai gap evidenziati dall’analisi dei competitor
e dei modelli di mercato da loro proposti, nascono i
pilastri del modello di business di Steeltrading.com,
che si propone come exchange di materiali siderurgici
commerciali indipendente e completamente neutrale,
in grado di offrire i servizi fondamentali per condurre
in sicurezza ed efficienza le transazioni online.
La parabola di Steeltrading.com fu piuttosto ve-
loce: in due anni, tra il 2000 e il 2002 l’azienda si
organizza, apre uffici in Italia e in Spagna, struttura
una rete di venditori e acquisisce i primi clienti. Ov-
viamente dopo aver completato lo sviluppo della piat-
taforma B2B con le principali integrazioni e i sistemi
informativi interni, che includevano anche una pionie-
ristica implementazione di SAP R/3 in full outsourcing.
Nel 2002 però la bolla scoppia, si passa da un perio-
do di euforia ad una caccia alle streghe per cui realtà
come la nostra che ancora non avevano un fattura-
to sufficiente a coprire il circolante e necessitavano
di nuovi investimenti si trovavano in una posizione
scomoda. A questo si aggiunse l’evidenza di uno dei
fattori di rischio che avevamo anticipato nel business
plan – lo sviluppo della rete e l’adozione di Internet
da parte delle Pmi che in Italia specialmente progredi-
rono molto lentamente (ancora oggi nel 2016 si parla
dello sviluppo della banda larga come uno dei fattori
di ritardo competitivo del Paese).
Un bilancio
Dal punto di vista professionale Steeltrading.com
– come del resto tutte le esperienze di startup – ha
rappresentato un momento di crescita eccezionale e
probabilmente irripetibile per le peculiari condizioni
in cui si operava al tempo della cosiddetta ‘new eco-
nomy’. La complessità e l’ampiezza dei temi trattati, le
novità tecnologiche, i fondi disponibili, ma soprattut-
to la velocità con cui tutto doveva essere realizzato
e perfettamente funzionante sono stati una palestra
preziosa per chi come me veniva dalla formazione
manageriale e dalla consulenza e non aveva anco-
ra toccato con mano l’operatività delle aziende. Ora
che start-up e modelli di impresa lean sono tornati in
voga è utile attingere a quel bagaglio di esperienza
nel ruolo di CIO, soprattutto nella gestione dei proces-
si di innovazione e nello sviluppo di soluzioni per il
business. Anche le fasi di downsizing e poi di chiusura
della società, per quanto spiacevoli e dolorose, sono
state un utile momento di confronto e di crescita, raf-
forzando il convincimento che le situazioni di crisi, nel
migliore spirito anglosassone, portano spesso anche
opportunità.
>> Francesco Ciuccarelli <<
Darei …una gamba!
L’apertura del mercato delle telecomunicazioni
degli anni 90 ha favorito la comparsa di nuo-
vi operatori nel nostro Paese. Per la telefonia
mobile, dove l’ingresso di nuovi operatori fu
regolato attraverso gare pubbliche di assegnazione di
frequenze (prima Gsm e poi Umts), uno dei soggetti
potenzialmente più interessanti fu sicuramente la Blu
SpA, i cui due principali azionisti furono Autostrade e
British Telecom.
Il settore, dopo un primo periodo di monopolio
da parte dell’allora SIP radiomobile (oggi TIM), vide
dapprima l’ingresso della Omnitel, poi diventata Vo-
dafone, e successivamente anche la partecipazione
di Wind. Nel 2000, gli operatori divennero 4, con l’in-
gresso appunto di Blu. La mia avventura in Blu iniziò a
gennaio del 2000, a soli 5 mesi dalla data di avvio del
servizio che avvenne ufficialmente il 31 maggio dello
stesso anno, e fu oggettivamente un grande successo
di immagine e di risultati.
2000 2000
90 91V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Ricordo bene i primi giorni in azienda: la grande
euforia di sentirsi parte attiva di una piccola squadra
che doveva raggiungere un grande obiettivo, la paura
di non farcela, i momenti (pochi) di disorientamento
quando, nei pochi minuti di pausa, ci si rendeva conto
di non avere ancora una sede definitiva dove lavora-
re. L’eccitazione era tale da rendere normale star se-
duti su una cassettiera oppure lavorare gomito a go-
mito nelle poche scrivanie disponibili durante i lavori
di ristrutturazione degli uffici.
La campagna pubblicitaria, che molti ancora ricor-
dano, accompagnava il nostro lavoro verso il lancio
del prodotto associandolo all’idea della fecondazione
e della nascita di un bambino: si lavorava quasi senza
soluzione di continuità, con orari di lavoro che aumen-
tavano inesorabilmente con l’avvicinarsi della fatidi-
ca data del lancio del servizio, fino a sovrapporre il
giorno con la notte e la notte con il giorno, toccando a
volte il limite delle 24 ore consecutive senza tornare
a casa. In quella fase, quasi folle, di perdita di equili-
brio e di riferimenti temporali, ricordo il periodo in
cui, non avendo ancora la disponibilità piena degli uf-
fici, capitava a volte di lavorare presso il data centre,
arrangiandosi come si poteva su un tavolo pieno di
consolle, spesso condividendo idee e soluzioni intorno
al distributore del caffè.
Nonostante fosse un periodo in cui si viveva in
modo quasi totalmente destrutturato, alcune regole
andavano comunque seguite, come ad esempio la si-
curezza degli accessi. Un data centre, per definizione,
è uno dei luoghi più sensibili di un’azienda, certamen-
te il più sensibile in un’azienda che si occupa di ICT.
Per questo motivo, nonostante il periodo di startup,
anche il data centre di Blu era gestito con particolare
attenzione, e le operazioni di accesso e di chiusura dei
locali erano abbastanza rigide.
Le notti che precedettero il lancio del servizio fu-
rono le più entusiasmanti, ma anche quelle che misero
più a dura prova il nostro equilibrio psicofisico: era-
vamo tutti su di giri, tra test di sicurezza sui firewall,
prove finali sui sistemi e verifiche sulla disponibilità
dei collegamenti per i call center e per i negozi che di
lì a poche ore avrebbero dovuto attivare le Sim dei
nuovi clienti.
Ricordo un episodio in particolare, quando a notte
inoltrata venne chiusa la porta di accesso, ritenendo
che tutti fossero usciti dai locali. Nessuno fece caso ad
uno dei tanti consulenti, un indiano, che stava lavo-
rando da giorni senza quasi dormire dietro un angolo
formato da alcuni armadi: tale era in quel momento la
sua concentrazione per risolvere un bug sul sistema
di gestione documentale, critico per la gestione dei
documenti dei clienti durante la fase di attivazione
delle Sim, che non si rese conto di quanto avveniva
intorno a lui. Quando si accorse di essere stato chiuso
dall’esterno, il collega tentò di richiamare l’attenzio-
ne di qualcuno urlando e battendo colpi sulla porta.
Ma ormai non c’era più nessuno che poteva sentirlo.
A quel punto, preso dalla disperazione, si affacciò alla
finestra e riuscì a farsi notare da una guardia giurata
che sorvegliava la zona, ma che purtroppo non era in
possesso delle chiavi del data centre. La guardia cercò
di calmarlo e gli spiegò che non poteva fare nulla, ma
di stare tranquillo che a breve sarebbe tornato qual-
cuno, visto che da diversi giorni ci vedeva andar via
molto tardi e tornare alle prime ore del mattino.
Purtroppo, però, nel mondo dell’ICT la lingua co-
mune è l’inglese, e le rassicurazioni in italiano-roma-
nesco della guardia non furono sufficienti per rasse-
renare il collega indiano che, preso dal panico, ad un
certo punto pensò bene di lanciarsi dal secondo piano
(per la verità era un piano e mezzo), confidando nelle
sue doti atletiche. La mattina seguente nessuno sape-
va dove fosse finito quell’indiano, visto che la guardia
aveva finito il suo turno ed era l’unico ad aver assi-
stito alla scena della notte precedente. Dopo qualche
giorno, una mattina trovammo il collega al suo soli-
to posto che, sorridente e soddisfatto, ci annunciava
pomposamente di aver finalmente risolto il problema
sul sistema di gestione documentale. Mancavano po-
che ore alla data di avvio del servizio, e c’era nell’aria
una tale eccitazione che nessuno fece caso alla sua
gamba ingessata appoggiata sulla sedia a fianco ...
>> Fabrizio Locchetta <<
Mugello digitale
Ad Ottobre del 2000 entro a far parte del
management team di una start up milanese
di servizi internet alle imprese. Il modello
di business è un classico di quegli anni: svi-
luppo di un marketplace per la vendita di beni e ser-
vizi e consulenza alle Pmi che si affacciano al mondo
della rete e delle nuove tecnologie.
Un esempio: sei un piccolo artigiano che produce
tacchi per scarpe? Senti il tremendo bisogno di farti
un sito per presentare la tua azienda? Ci siamo noi a
darti una mano!
Tra i soci della startup c’è Fastweb che in quei mesi
sta lavorando in modo forsennato per portare la fibra
ottica in tutta Milano. Noi siamo in centro a Milano e
siamo tra i primi ad avere la fibra a 10 Mb/s e capiamo
subito che navigare la rete così è tutta un’altra cosa.
Ma la vera sorpresa è dietro l’angolo.
Dopo pochi giorni un partner mi manda un link per
scaricare un filmato da 70 Mb via Ftp in cui presenta
i suoi prodotti. Con un collega ci sediamo di fronte al
Pc per guardare il video e capirne di più, clicchiamo
sul link, ci colleghiamo al sito Ftp e ci prepariamo alla
solita lunga e tediosa attesa. Ma anche il sito Ftp è
collegato in fibra e la barra di download sembra Va-
lentino Rossi sul rettilineo del Mugello.
In quel momento ho capito che il mondo era dav-
vero cambiato.
>> Gabriele Tubertini <<
Il PDM, l’applicazione più ignorata
Ancora oggi non in tutte le aziende manifat-
turiere è manifesta l’idea di gestire in ma-
niera unitaria le informazioni di prodotto.
Molti sostengono che l’Erp è più che
sufficiente, altri (come dargli torto…) affermano che
è impossibile governare la creatività di progettisti ed
uomini di marketing all’interno di un software.
Effettivamente quando nel 2000 introducemmo
Sherpa in Bticino (sostituito da Matrix nel 2004) la
sfida fu impegnativa:
i progettisti usavano il Cad dal 92 e per loro era
sì produttivo, ma li obbligava anche a rispettare le
interferenze geometriche dei loro progetti…. e quindi
non avevano tempo da sprecare per inserire dati che
sarebbero serviti a valle del processo produttivo;
i “markettari” (passatemi il termine, però molto
diffuso) usavano solo Power Point per produrre slide
da usare nelle presentazioni e soprattutto i dati che lì
venivano mostrati avevano una bella dose di preca-
rietà che non era opportuno fissare in un Db dispo-
nibile ad altri.
Per farla breve il processo fu lungo e richiese un
grande impegno formativo e di ridisegno/uniforma-
zione dei processi organizzativi, ma alla fine gli utenti
abilitati hanno raggiunto il considerevole numero di
600, pari a circa il 25% dei dipendenti, forza produtti-
va compresa, distribuiti in tutte le funzioni aziendali
dalla progettazione al magazzino di distribuzione.
>> Maurizio Brianza <<
Skill shortage
Skill shortage. Era l’acronimo del momento, la
rappresentazione, sintetica, di non saper dove
sbattere la testa. Mai come negli anni 2000
i CIO, coi loro budget stratosferici, erano a
chiedere, prepotentemente, disperatamente, risorse e
competenze adeguate allo sviluppo del new business
sul web. La bolla cresceva nella totale inconsapevo-
lezza dei consulenti direzionali che, ‘disperati’, pensa-
vano che si sarebbe perso un enorme business. Allo
stesso modo il contagio non aveva risparmiato i CDA;
avidità, piani di ritorno totalmente irrealistici faceva-
no pensare ad una corsa all’oro.
Emblematico, a Milano, in una grande società le-
ader di mercato, in zona sud. 800 persone stipate su
4 piani, giovani uomini e donne accompagnati da am-
bizioni, frenesia e voglia di successo; gli ‘accenturioni’
fanno scuola, sempre le 10 di sera, chi si assenta, a
volte di domenica, invia ( vero ) un certificato medi-
co. Noi stacchiamo un’oretta e mezzo prima. Parte un
nuovo progetto, una nuova company sotto l’ala della
holding e un nuovo business che si affianca a quello
2000 2000
92 93V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
tradizionale.
Come PM quasi in erba vengo catapultato su un
progetto di marketing e rete commerciale; io ho un
team di tre persone e penso ci sarà lavoro per almeno
700 giorni uomo, il progetto è stimato sui 40.000; c’è
da alzarsi le maniche e, in mezzo, si cerca di costrui-
re faticosamente un modello condiviso di specifiche.
Nonostante questo l’account, che ‘vive’ letteralmente
di presidio del territorio (i corridoi del cliente), mi
prende di lato e comincia, con raro talento inquisito-
rio, a bombardarmi di domande già sentite… Il ‘ma sei
sicuro di non aver contattato tutti i tuoi ex colleghi?
Conosci x che lavora da z? Sei sicuro di aver chiamato
tutti? Mi devi aiutare a trovare 5 senior dev.’
Ma la conversazione e il tono alterno diventa
improvvisamente spaventato; si apre l’ascensore del
secondo piano, è ora passato, con 3 assistenti, il CIO;
saluti deferenti, davanti un uomo che ha un budget
di 120 miliardi delle vecchie lire; il volto torvo e scu-
ro quasi perso dentro enormi sfide e tutte di difficile
soluzione; sono ancora lì a parlare davanti una sala
riunioni, nessuno mi dice di andare via e senza avviso
mi giunge un ‘vieni dentro!’; sono catapultato in una
riunione con i vertici del finance della mia società, il
CIO stesso ed alcuni collaboratori.
Saluti cordiali, ma non c’è molto tempo; tutto è
conciso, diretto, essenziale. È il pragmatismo espresso
all’ennesima potenza che esordisce con ‘ l’ho già detto
un mese fa, l’ho ripetuto due settimana fa, diciamo-
lo, nuovamente adesso. Voglio subito, da ora e fino
a fine anno, altri 14000 giorni uomo di effort per il
web front end! Dovete trovarli in qualsiasi modo, in
qualsiasi maniera, non mi interessano i costi, non mi
interessa la nazionalità, possono lavorare da remoto,
possono lavorare dall’ufficio, possono lavorare qui, se
necessario affitto un’altra ala del palazzo’.
Abituati a risorse economiche scarse, si è nuova-
mente spiazzati, c’é un lungo silenzio, un preludio ad
una scena quasi muta; la retorica della frase ‘bere o
affogare’, visto molti manager venire da Microsoft ed
EDS era ben nota: qualcosa si deve inventare, una so-
luzione sub-sub-ottimale deve essere fatta; per mia
fortuna non avevo certamente ruolo in questa riunio-
ne, mi riparavo dietro le ampie spalle del direttore del
finance, un uomo alto 1.90.
Qualcosa alla fine, con voce bassa, si propose: ri-
ciclare 20 dev delle tlc, con competenze totalmente
diverse, accampando ipotesi di riconversione tecnica;
tutti sapevano che erano balle, che ci sarebbero vo-
luti mesi, ma la proposta venne accolta; non c’è cosa
2000più buffa di un accordo basato su qualcosa che non
si voleva vendere unito a qualcosa che non si voleva
comprare. Il meeting finì da li a 15 minuti; un altro
responsabile finance, di un’altra società, era in attesa
fuori dalla porta, sempre con 0 risorse disponibili.
Alla fine il cliente fu accontentato, e si deliverò il
progetto con un ritardo di 8 mesi; penso poi che per
anni si sia dovuta affrontare la bassa qualità del lavo-
ro svolto. Ma anche effetti nel breve ci furono.
Nel giro di tre anni, la bolla si esaurì; 100 quadri,
600 impiegati ed un numero imprecisato di dirigenti
vennero gentilmente accompagnati fuori dalla porta;
la festa, i suoi riti, l’euforia erano durati un paio d’anni
e non sarebbero più tornati.
>> Mario Guermandi <<
Tra passato e futuro
Il 2000 è stato un anno molto rilevante per l’in-
formatica. Innanzitutto mi ricordo le task force
attivate la notte di capodanno ed i giorni seguen-
ti per reagire al famigerato “Millennium bug”, il
quale poi in effetti non creò alcun danno significativo.
MI ricordo anche il metodo usato dai nostri col-
leghi russi nello stabilimento. I pc usati non erano
infatti compatibili per gestire gli anni duemila, ma
loro creativamente e molto, molto pragmaticamente,
spostarono l’ora indietro di 40 anni e pubblicarono
una comunicazione nella quale spiegavano che all’ora
stampata si dovevano aggiungere 40 anni per avere la
data corretta. Che ingegno!!!
Infine non posso tralasciare la bolla speculativa di
Internet. Valori incredibili in borsa e prezzi allucinan-
ti richiesti dalle web agencies alle aziende per creare
siti, in verità piuttosto semplici. Mi ricordo che il sito
istituzionale ci costò quasi un milione di lire. Per quel
motivo creammo una web agency captive che esiste
ancora oggi.
>> Mauro Viacava <<
2001
2001 STORIA E POLITICA
Stati Uniti: quattro gruppi di terroristi islamici dirottano aerei di linea e si dirigono verso quattro obiettivi, colpendone tre: il Pentagono a Washington ed entrambe le Torri Gemelle di New York. Queste ultime crollano dopo meno di un’ora di incendi devastanti. Complessivamente in questi quattro attacchi muoiono circa 3000 persone. La data dell’11 settembre 2001 verrà ricordata in seguito come quella del più grande attentato terroristico di tutti i tempi. Israele: il partito Likud vince le elezioni; Ariel
Sharon viene eletto primo ministro.
CULTURA E SPETTACOLO Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi nomina senatore a vita la scienziata Premio Nobel Rita Levi-Montalcini. Festival del cinema di Cannes: “La stanza del
figlio” di Nanni Moretti vince la Palma d’oro per il miglior film.
SPORT L’ex pilota della Ferrari Michele Alboreto, 44
anni, muore in un incidente al Lausitzring mentre prova un’auto per la 24 ore di Le Mans. Jutta Kleinschmidt (D) è la prima donna a
vincere il rally Parigi-Dakar.
SCIENzA Cristallo di magnetite trovato su un meteorite
proveniente da Marte è considerato la traccia della forma di vita più antica mai registrata. Registrato nel bresciano il primo caso di mucca
pazza in Italia.
ICT Nasce Wikipedia. Microsoft presenta Windows XP che può contare
su un’interfaccia completamente nuova incentrata sulla facilità di utilizzo e su una funzionalità di Guida in linea e supporto tecnico unificata. Il sistema è nato da 45 milioni di righe di codice ed è localizzato in 25 lingue. HP crea HP Services per fornire servizi
di consulenza, outsourcing, supporto e implementazione di soluzioni. Nello stesso anno, da un lavoro di ricerca
iniziato nel 1981 tra HP ed Intel, viene annunciata la nuova architettura Itanium che consente di passare da 32 a 64 bit. Andersen Consulting si stacca definitivamente
da Arthur Andersen e lancia il suo nuovo nome Accenture proposto da uno dei suoi 70.000 consulenti: “Accent on the future”.
E al cubo
Il gruppo AFIN (Italcogim+WasteManagement)
ha ampliato il suo raggio di azione molto velo-
cemente negli ultimi 5 anni ed ha raddoppiato il
fatturato (1000 miliardi di lire) entrando in nuovi
settori di business tramite alcune importanti acquisi-
zioni. Il nuovo Decreto sulla liberalizzazione del mer-
cato del gas impone una trasformazione radicale del
gruppo e la separazione di alcune attività, asset ed
organizzazioni anche a livello societario: il cosiddetto
“unBundling”. Inoltre il mercato delle utilities è entra-
to in forte fermento per alcune iniziative multiservizio
di alcuni grandi soggetti pubblici presenti nel settore.
La risposta del gruppo AFIN è l’avvio del progetto
“E3: Efficienza – Eccellenza – Evoluzione” che attua il
BPR di tutti i processi aziendali e delle relative strut-
ture organizzative coinvolte nella business unit gas
(circa 750 dipendenti).
I sistemi sono stati ridefiniti recentemente (1997)
e non necessitano di particolari interventi, infatti sono
già predisposti per ricevere le nuove operazioni con
alcune semplici integrazioni.
Il ridisegno organizzativo consente l’ottimizzazio-
ne delle strutture amministrative, tecniche, operative
e logistiche (30% HR-fte savings, 90% logistic & techni-
cal sites savings); il pay back delle varie operazioni in
campo oscilla tra 1,2 e 2,5 anni.
Tale operazione è stata supportata da una signi-
ficativa azione di Change management (compresa
l’identificazione e la gestione/motivazione/sviluppo/
retention delle risorse chiave con l’utilizzo dei modelli
Towers Perrin), atta a garantire la continuità operativa
del business ed a minimizzare gli impatti della ristrut-
turazione, nonché a sostenere la conversione delle
figure professionali, ove necessario, liberando quelle
indispensabili alla successiva fase di sviluppo, che ha
portato nell’ambito del progetto E3 allo startup della
nuova società commerciale con anche la creazione del
contact center nazionale a Bari (gestione clienti dell’a-
rea vendita gas e dei servizi correlati).
>> Beppe Ingletti <<
94 95V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2001 2001
A proposito di eBook
All’inizio degli anni 2000 venni assunto da
Mondadori per aiutare la nascita della so-
cietà che avrebbe dovuto fare business con
internet e i suoi servizi (Mondadori.com).
Eravamo all’apice del boom di Internet e all’ini-
zio del suo ridimensionamento. Tutti erano entusia-
sti, pochi ci facevano veramente i soldi. Mondadori
nell’immaginario produce libri (anche se in effetti
edita periodici, è uno dei più grandi retail nazionali,
vende abbonamenti e parecchie altre cose) e quindi
cosa meglio della rivoluzione eBook? Così mi lanciai
nel progetto di portare gli eBook in Italia: siamo nel
2000-2001.
L’unica software house che proponeva tale novità
era Microsoft negli USA con il prodotto Microsoft Rea-
der: un lettore da usare su Pc Windows.
Volai a Redmond per valutare la situazione e tor-
nai con un progetto congiunto Microsoft-Mondadori
con il supporto tecnico della società che stava aiutan-
do Microsoft a diffondere l’eBook negli USA. Il tutto
era ancora sperimentale ma decidemmo comunque di
lanciare sul mercato l’innovazione: partenza
in sordina e poi, a seconda della risonanza
che il fenomeno avrebbe avuto, una cresci-
ta graduale. I titoli a disposizione in questo
formato erano pochi, e così anche le capaci-
tà dei server che all’inizio avrebbero dovuto
sostenere un traffico limitato e ristretto a
pochi addetti al settore. Il giorno del lancio
era domenica. Tutto era a posto… ma non sa-
pevamo che la comunicazione Mondadori a
insaputa dei sistemi aveva deciso di sponso-
rizzare il progetto con una pagina intera del
Corriere della Sera! Fu una delle giornate più
faticose della mia esperienza lavorativa. Ne
uscii, ma i tempi non erano ancora maturi
(la non esistenza di un reader portatile tipo
Kindle aveva reso vano lo sforzo). Accadde
lo stesso negli USA e l’eBook restò in uno
stato di semi maturità per molti anni ancora.
Poi Kindle, Nook e Kobo lo rivitalizzaro-
no. Nel 2010 ripartii quindi per gli USA e il
Canada e ripresi il progetto… questa volta il
momento era quello giusto e il lancio non mi
trovò impreparato: tornai in Italia con Kobo.
>> Luciano Guglielmi <<
La cucina va sul Web
Dopo tutte le vicissitudini apocalittiche che
si era portato dietro l’anno 2000 per l’infor-
matica, Il 2001 ha segnato per me l’inizio di
una odissea, ma non nello spazio, bensì nel
ciberspazio, nel mondo del Web che dopo gli albori
degli anni 90 cominciava a prendere forma e a strut-
turarsi.
Da qualche tempo l’editoria guardava con un
occhio sospeso tra l’interesse e il sospetto il mondo
del Web, che andava affermandosi come un media di
grande successo e uno strumento dalle grandi poten-
zialità proprio per l’editoria.
Oggi possiamo dire che alcune di quelle attese ot-
timistiche non si sono compiute, per una serie di mo-
tivi, non ultimo la crisi dell’editoria che ha sviato dal
Web una buona parte degli investimenti ad esso desti-
nati, che sono risultati troppo ingenti e dai ritorni eco-
nomici ancora troppo incerti per giustificarli a pieno.
Noi già dal 1999 avevamo messo in piedi, in via
del tutto sperimentale e con investimenti limitati, uno
spin off Web della testata “La Cucina Italiana”, allora
edita dalla nostra casa editrice. Il prodotto si prestava,
il nostro database di ricette era ricco di 50 anni di sto-
ria e documenti fotografici che si arricchivano di mese
in mese e ci si chiese se quello strumento non fosse
ideale per dare ad un prezioso asset aziendale nuova
vita e nuove prospettive.
L’accoglienza del Web fu una cosa inaspettata. Ai
tempi i focus su quel mondo erano ancora rudimentali
e i dati sul marketing Web scarsi, come la conoscenza
di un mondo che si stava organizzando e stava ancora
cercando le sue forme comunicative. Nel giro di circa
un anno e mezzo ci trovammo, tutto sommato con stu-
pore, ad avere circa 70.000 utenti iscritti al sito.
Questo successo fu per noi una cosa inattesa e in
quei tempi il gruppo di persone che seguiva il proget-
to Web crebbe da tre a sette, tra tecnici e creativi. E
crebbe anche l’interesse da parte nostra nel fornire un
prodotto non più “amatoriale”, anche se il termine è
forse inadeguato, ma bensì uno strumento che si af-
fiancasse al prodotto cartaceo senza sostituirlo, che si
rivolgesse ad una platea di fruitori differente, coloro
che erano tecnologicamente più vivaci e nel contempo
con scarso interesse alle riviste cartacee classiche.
Nel 2001 partì un grosso restyling del sito, che non
investì solamente la parte grafica ma anche la par-
te tecnologica, con l’uso della
piattaforma Microsoft Asp.net,
database Micorosft Sql Server
ottimizzati per tempi di rispo-
sta accettabili (le linee home
da 100Mb/sec non erano anco-
ra disponibili…), newsletter per
comunicare novità e consoli-
dare una relazione con gli user
che portasse ad una esperienza
di navigazione sempre più sod-
disfacente.
Venne anche aggiunto
quello che poi si sarebbe chia-
mato blog e che noi all’epoca chiamammo in modo au-
tarchico “Bacheca”, dove gli user potevano scambiarsi
ricette ed esperienze di cucina. Il tutto sviluppato in-
ternamente.
Stavamo creando, giorno dopo giorno, una com-
munity di persone unita dalla comune passione per
la cucina e questo avveniva sotto i nostri occhi, quasi
increduli della rispondenza che stavamo ottenendo.
Gli investimenti dell’editore si fecero più impor-
tanti e quel gruppo di persone che avevano comincia-
to ad occuparsi del Web divenne una vera e propria
redazione. Quest’ultima non è cosa da poco e chi co-
nosce l’editoria lo sa bene, significa una sorta di inve-
stitura ufficiale, di riconoscimento del ruolo e per una
cosa iniziata, diciamo pure, per curiosità non è certo
stato poco.
>> Marco Perucchetti <<
Niente selfie
Mi trovavo in autostrada in viaggio con un
collega, ed ormai giunti alle porte di Ber-
lino, (dove avevamo appuntamento pres-
so una software house), blocco stradale
con totale sbarramento e divieto di accesso in città…
(sapremo solo in seguito che erano stati fatti evacuare
tutti i grattacieli ed edifici sensibili, ed era scattato
un piano di emergenza globale, eredità degli anni di
“guerra fredda”. A 10 anni dalla caduta del muro, Ber-
lino era ancora un luogo di presenza/interesse/con-
trollo USA rilevante).
Con teutonica efficienza il servizio TA/Ver-
kehrsmeldungen delle autoradio, mandava ripetuta-
mente annunci (senza scendere in dettagli) sul moti-
vo del blocco, non saremmo quindi potuti entrare in
città e dove/come saremmo stati fatti confluire fuori
dall’autostrada…
E questa era tutta la tecnologia disponibile all’e-
poca!
Ma noi, da bravi tecnici informatici, eravamo at-
trezzatissimi: pc portatile, inverter per poterlo usare
in auto (se ricordate la durata batterie dell’epoca…) e
modem esterno Gsm!
Per capire cosa sta succedendo, accendiamo il pc e
ci colleghiamo in internet!
Torniamo ancora un attimo alla tecnologia dell’e-
poca, niente smartphone o comunque non certo come
li conosciamo ed usiamo ora (avevamo giusto un cellu-
lare Nokia, BlackBerry sarebbe arrivato qualche anno
dopo) ed ai canali di informazione: Twitter arriverà
anni dopo, e gli altri social successivamente, persino
Google News ancora non esisteva…
Ma i siti delle varie testate giornalistiche (in par-
ticolare quelle USA) e quelli stile blog delle agenzie,
erano comunque un canale di informazione aggiorna-
to in tempo reale!
Certo molto diversi da come siamo ormai abituati
ora, qualche foto in bassa risoluzione, perlopiù scre-
enshot presi dalle TV, quasi assenti i video (anche se
in formato ridottissimo richiedevano decine di minuti
di download, YouTube e streaming erano di là da ve-
nire) pagine semplici e tanto testo…
Gli automobilisti e camionisti (tra questi nessuno
che avesse un tv in cabina!) che stazionavano fuori
dai veicoli intorno a noi, notando la nostra agitazione,
cominciano a fare capolino, e ben presto ci troviamo
costretti ad uscire dall’auto e posizionare il pc sopra
il tetto per il capannello di persone che nel frattempo
si era radunato!
Ancora adesso a distanza di anni, ad ogni 11 set-
tembre ci sentiamo con il collega di un tempo (manco
fossimo sopravvissuti al crollo delle torri!) e più gli
anni passano, più il confronto del “come eravamo” per
dotazioni tecnologiche e rapporto con i media ci fa
davvero percepire che sono trascorse ere geologiche
in questi 15 anni!
PS. Per questo motivo non c’è un selfie che pos-
sa documentare visivamente quel “mio” 11 settembre
2001...
>> Walter Geromel <<
96 97V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
200320
02
STORIA E POLITICA Venezuela: in seguito ad un colpo di Stato
il presidente Hugo Chávez è costretto alle
dimissioni.
Myanmar: è liberata il premio Nobel per la pace
e dissidente Aung San Suu Kyi, da 19 mesi agli
arresti domiciliari.
Francia: l’Unione per un Movimento Popolare, il
partito di Jacques Chirac, ottiene la maggioranza
assoluta dei seggi.
Italia: l’economista e consulente del ministero
del Lavoro Marco Biagi viene assassinato a
Bologna dalle Brigate Rosse; Il Senato approva la
legge Bossi-Fini sull’immigrazione.
SPORT Michael Schumacher vince il Gran premio di
Francia di Formula 1 e conquista il suo quinto
titolo mondiale.
ICT Viene rilasciato VisualBasic.Net, linguaggio
di programmazione ad oggetti all’interno del
Framework di sviluppo Microsoft.
HP annuncia il ProLiant blade server,
caratterizzato da nuova scalabilità, disegno
ottimizzato per occupazione di spazio e facilità di
gestione, deployment plug-and-play.
Sam Palmisano viene eletto Ceo di IBM, di
cui è anche presidente. Firma un accordo con
PriceWaterhouse per l’acquisizione di PWC
Consulting, dando vita ad una nuova global
business unit : IBM Business Consulting Services.
L’idea sottesa è di offrire ai propri clienti
un accesso unico a consulenza strategica e
tecnologia innovativa.
Viene creata la joint venture tra FIAT ed
IBM denominata Global Value, merge di
persone/competenze/metodologie e processi
profondamente differenziati e diversi che aprono
un interessante capitolo di change management
pluriennale.
La scuola va a scuola
Nel 2002 sono stato nominato direttore ge-
nerale dei sistemi informativi del Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricer-
ca (MIUR) e la prima attività che ho svolto
è stato il potenziamento delle reti informatiche delle
11.000 scuole italiane, dismettendo gli obsoleti col-
legamenti Isdn e adottando tecnologie Adsl. È stata
utilizzata anche la rete Garr che collegava tutte le uni-
versità e i centri di ricerca nazionali, per potenziare la
rete a banda larga. Questo ha permesso di diffondere
la posta elettronica per tutti i docenti e il persona-
le dell’amministrazione scolastica, fornendo ad oltre
un milione di dipendenti del MIUR l’accesso alla po-
sta tramite il dominio @istruzione.it (utilizzando spe-
cifici programmi opensource per l’accesso alla posta
elettronica). Rimaneva da risolvere il problema della
formazione dei docenti, che per poter efficacemente
utilizzare le tecnologie ICT nei vari insegnamenti e
con studenti sempre più digitali, avevano bisogno di
aumentare le loro conoscenze tecnologiche, coerente-
mente con lo standard europeo EUCIP per la certifica-
zione delle competenze informatiche.
Nel frattempo avevo bandito, come direzione si-
stemi informativi del MIUR, la gara per il rifacimento
in ottica Web del sistema informativo dell’istruzione
(SIDI), e per l’affidamento in outsourcing della gestio-
ne dei sistemi, di durata quinquennale. La gara fu ag-
giudicata in via definitiva nel 2004 (dopo un comples-
so contenzioso amministrativo), con un risparmio del
32% sulla base d’asta, e questo risparmio, di circa 75
milioni di euro, fu utilizzato per il suddetto program-
ma di formazione ICT dei docenti.
Dal 2004 al 2006 sono stati formati, con un pro-
gramma blended su base volontaria, circa 250.000 do-
centi italiani, appartenenti a tutte le scuole italiane di
ogni ordine e grado. Sono stati reclutati circa 20.000
tutor che hanno condotto la formazione in aula con
l’ausilio di un complesso sistema di e-learning, utiliz-
zabile via Web sia nelle infrastrutture scolastiche che
dalle abitazioni tramite accessi Adsl.
Le competenze ICT acquisite dai docenti e dal per-
sonale scolastico con tale attività, anche con l’aiuto
del successivo progetto di lavagne elettroniche (Lim),
hanno contribuito ad innovare in modo sostanziale la
didattica del nostro Paese.
>> Alessandro Musumeci <<
2003
STORIA E POLITICA Georgia: Eduard Shevardnadze si dimette dalla
carica di presidente della repubblica.
Cambia nome ufficialmente lo Stato di
Jugoslavia, che diventa Serbia e Montenegro.
Nei 12 Paesi facenti parte dell’Unione
economica e monetaria (UEM) entrano
legalmente in circolazione monete e banconote
in euro.
Dopo 57 anni di esilio, i Savoia rientrano in
Italia.
Madre Teresa di Calcutta, a sei anni dalla morte,
viene proclamata beata.
CULTURA E SPETTACOLO Muore, all’età di 63 anni, Giorgio Gaber,
cantautore, attore e commediografo italiano.
SPORT Valentino Rossi vince il GP di Malaysia e
conquista il mondiale classe MotoGP con due gare
di anticipo.
ICT Oracle lancia Oracle Database10g,il primo
prodotto enterprise grid in grado di sfruttare
computing power attraverso una rete di risorse
bilanciandone automaticamente l’utilizzo.
Legend annuncia il suo nuovo brand Lenovo e si
prepara ad entrare nei mercati oltreoceano.
Peoplesoft acquisisce JDE,il cui prodotto si era
nel frattempo arricchito di numerose funzionalità
divenendo a tutti gli effetti un Erp.
HP acquisisce Compaq.
Dell lancia la propria linea di stampanti ed
entra nel business dell’elettronica di consumo
per fornire un singolo punto d’acquisto ai propri
clienti.
Microsoft rilascia la prima versione del proprio
software CRM ; la reportistica del prodotto si
basava su Crystal report, in seguito acquisito da
Business Objects, a sua volta assorbito da SAP.
Orchestra
Credo ormai di essere uno dei pochi giurassici
che ancora si interessano e cercano di man-
tenersi aggiornati nel mondo dell’informatica,
anzi nell’era della digitalizzazione.
Io provengo dall’era della meccanografia, quando
i calcolatori erano ancora da venire e in tutti questi
anni ho visto passare tante vere e(ri)voluzioni, ma an-
che tante bolle di breve durata.
Nel settembre del 2000 sono approdato come
direttore dei sistemi informativi alla Montenegro,
azienda storica utilizzatrice di strumenti informatici
fin dagli anni 70, con un’organizzazione e un modello
di gestione ormai molto consolidato che soddisfaceva
e rispondeva alle esigenze in essere.
La strategia aziendale però guardava già ad
espandere il business sia in termini di portafoglio pro-
dotti che di mercati, pertanto il sistema in uso avreb-
be potuto collassare e non dare più i risultati richiesti
sia in termini di copertura funzionale che nei tempi
necessari.
La scelta a suo tempo fatta era stata quella di tro-
vare sul mercato il software applicativo che rispon-
desse al meglio alle richieste/esigenze delle rispettive
aree aziendali, pertanto il sistema informativo era fat-
to da: un applicativo per la gestione dell’area vendite
con dotazione della forza vendite di pc portatili per
la gestione/acquisizione degli ordini di vendita, uno
per la parte logistica, uno per la parte amministrativa/
finanziaria ed uno per il controllo di gestione. Questi
erano i principali software applicativi con alcuni altri
di corollario a supporto.
Questa scelta aveva dato origine ad un’importan-
te mole di interfacce, con rilevante impegno da parte
delle risorse Edp, tempi di risposta a volte inadeguati
e ridotta flessibilità per nuove esigenze.
Sul mercato ormai da quasi una decina di anni si
parlava di sistemi Erp, integrati nel disegno architet-
turale. L’adozione di un Erp ci avrebbe permesso di
ridurre drasticamente le interfacce.
Dopo una lunga fase di partner/software selection
si è optato per SAP R/3 e ci si è trovati di fronte al
dilemma attuativo: big bang o step by step?
Si optò per l’approccio step by step, il che richie-
deva un sistema in grado di cambiare il motore con la
macchina in movimento.
In quegli anni si iniziava a parlare di Web servi-
98 99V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2003
ce o di Service Oriented Architecture (SOA), se ne era
parlato anche durante un evento di ASSI (Associazio-
ne Specialisti Sistemi Informativi attiva su Bologna e
dintorni con obiettivo, comune anche ad AUSED, di
anticipare tutti i trend tecnologici e diffondere nuovi
concetti a tutti gli associati ed amici). Poteva essere la
soluzione più adatta a risolvere il problema dei piccoli
passi e quello dell’integrazione del sistema di Sales
force automation (Sfa) che era indispensabile mante-
nere sia per il recente importante investimento, sia
per la rispondenza alle nostre esigenze, sia perchè al
tempo le funzionalità di SAP R/3 per la gestione dei
rapporti con il mercato della grande distribuzione e
quella della forza vendita in remoto non erano suf-
ficienti.
Nel 2003 SAP aveva annunciato il modulo di in-
tegrazione “NetWeaver XI”. In seguito ad approfondi-
mento concludemmo che il sistema poteva rispondere
alle nostre esigenze di integrazione, pur consapevoli
che la scelta avrebbe richiesto l’assunzione di qualche
rischio, derivante dal recente rilascio di NetWeare XI
e dall’assenza in Italia di esperienze consolidate a cui
fare riferimento.
Con questa consapevolezza scegliemmo di fare da
soli con l’aiuto di Mitech, società che aveva deciso di
investire assieme a noi su questa piattaforma.
Onestamente devo dire, con il senno di poi, che
la scelta fu quella giusta, anche se causò un ritardo di
alcuni mesi nella realizzazione del progetto con inci-
denza sul budget.
La nostra implementazione di SAP NetWeaver XI
è datata 2003 ma dal 2004 continua ad orchestrare
le mutevoli interfacce tra i diversi sistemi informati-
vi Montenegro ed i partner esterni (Gdo ed altri). Con
piena ragione si può oggi sottolineare che, probabil-
mente, il maggiore investimento e la sfida innovativa
affrontati nel 2003 hanno portato frutti duraturi e
continuativi per più di un decennio.
>> Massimo Ragni <<
Il grande Blackout
Alle ore di blackout totale seguirono poi nei
giorni successivi ulteriori distacchi control-
lati prima di tornare alla completa normali-
tà… E se accadesse oggi? A più di 10 anni di
distanza quale sarebbe l’impatto sulle infrastrutture
IT? Ma oltre a queste considerazioni (di cui comunque
accenno più avanti) c’è un aneddoto stile “come na-
scono le leggende metropolitane” che mi piace sempre
ricordare.
Premessa, siamo un’azienda tecnologica (elettro-
nica/automotive) che, verso fine 2001, si è trasferita in
un nuovo stabilimento in un comune a poca distanza,
nella piccola zona artigianale/industriale appena sor-
ta su un contesto piuttosto rurale. I nuovi stabilimenti
sono piuttosto di impatto da un punto di vista estetico,
con recinto esterno, illuminazione videocamere, etc. E
come dotazione tecnologica, Ups ma anche generato-
ri elettrici diesel che permettono con una cisterna di
carburante la totale autonomia elettrica per oltre una
settimana…
Accade quindi che avviene il fatidico blackout to-
tale, intervengono Ups prima e subito dopo i genera-
tori, e lo stabilimento rimane operativo, visibilmente
operativo, illuminato a giorno nel buio della campa-
gna circostante!
Ed è per questo che presto si diffonde una vera e
propria leggenda metropolitana sull’azienda: quali e
quanti misfatti si realizzavano nei laboratori segreti
sotterranei (inesistenti, intendo dire come strutture
sotterranee, ma si sa se sono segreti lo devono esse-
re per forza…) Perché mentre tutti erano tornati alle
candele, noi continuavamo ad essere in attività come
nulla fosse, in quali attività era davvero impegnata
l’azienda?? Mi viene ancora adesso da sorridere (con i
complottisti locali ho poi bastardamente alimentato la
paranoia con i No comment) ma la cosa all’epoca era
davvero arrivata fino ad una interrogazione in Consi-
glio Comunale!
Veniamo invece alle considerazioni più tecnologi-
che: vero che noi siamo rimasti operativi, oltre alla
parte produttiva (pochi comunque i macchinari da
noi) anche tutta l’infrastruttura IT on premise (con la
sola eccezione delle linee telefoniche) non ha subito
interruzioni. I problemi paradossalmente li abbiamo
subiti con quello che, in teoria, doveva essere nato per
resistere a tutto, internet!
All’epoca avevamo i server principali esposti in
internet, in hosting dal nostro provider in via Caldera
a Milano, ovviamente anche questo sito non ha avu-
to problemi ed è sempre rimasto, per quanto ne so,
up&running.
La criticità si è creata piuttosto sulle interconnes-
sioni. Una dopo l’altra hanno cominciato a “cadere”
(esaurite le batterie Ups) le cabine telecom dei vari
nodi di interconnessione, portandoci di fatto all’iso-
lamento sia da internet che dai nostri server/servizi
esterni nel giro di poche ore…
Mi chiedo cosa succederebbe oggi, nell’epoca del
Cloud (non abbiamo più nulla in hosting) e della pri-
maria necessità del collegamento ad internet!
Temo di conoscere la risposta, accadrebbe più o
meno la stessa cosa, perché al di fuori del nostro am-
bito di intervento: il nostro link in fibra non soprav-
vivrebbe alla cabina di zona, il nostro ponte radio di
backup ci permette sì un collegamento al provider, ma
poi quest’ultimo, dal Pop di zona a cui noi siamo con-
nessi, quanti nodi non propri (le cabine di cui sopra)
deve passare prima di raggiungere il proprio gateway
verso internet?
>> Walter Geromel <<
2004
STORIA E POLITICA Alle elezioni politiche in Spagna viene sconfitto
José María Aznar; diventerà primo ministro il
candidato socialista José Luis Rodríguez zapatero.
Il Presidente Vladimir Putin firma il protocollo di
Kyoto sul riscaldamento globale.
Yasser Arafat, 75 anni, viene dichiarato
clinicamente morto dai medici dell’ospedale
militare di Parigi.
In Francia viene inaugurato il ponte sospeso più
alto del mondo, il Viadotto di Millau.
Il leader storico e fondatore della Lega Nord,
Umberto Bossi, è colpito da un ictus.
CULTURA E SPETTACOLO “Il Signore degli Anelli: Il Ritorno del Re” si
aggiudica 11 Premi Oscar.
Il giornale L’Unità compie ottant’anni.
SPORT Grecia: si tiene la cerimonia di apertura delle
Olimpiadi di Atene 2004.
Giungono al centro NASA di Pasadena
(California) le prime immagini rilanciate dalla
sonda spaziale Spirit atterrata sul pianeta Marte.
ICT SAP porta al mercato la prima versione di
SAP NetWeaver e pianifica la propria futura
strategia sui concetti di SOA (Service Oriented
Architecture).
Viene coniato il termine Web 2.0, ad indicare
l’insieme di tutte quelle applicazioni online che
permettono un elevato livello di interazione tra il
sito Web e l’utente come i blog, i forum, le chat, i
wiki, le piattaforme di condivisione di media.
È l’anno di apertura di Facebook, inizialmente
nato come servizio di rete sociale per gli studenti
dell’università di Harvard.
Lenovo e IBM annunciano un accordo secondo
il quale Lenovo rileva la divisione Pc di IBM
divenendo il terzo produttore mondiale.
100 101V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2004 2004
Non più alibi
Ricoprivo il ruolo di ICT Manager del gruppo
Rottapharm Madaus, multinazionale farma-
ceutica italiana di proprietà familiare, leader
in Italia e in Europa nel dermocosmetico e
nutraceutico.
Nel 2004 ho conosciuto un giovane imprenditore
milanese, socio fondatore della società Sintesi Infor-
matica, che mi propose un prodotto di Business In-
telligence da loro realizzato con delle caratteristiche
tecniche innovative e costi di licenza molto bassi; la
piattaforma era in grado di organizzare datamart di
milioni di record in flat-table-in-memory molto ve-
loci e dalle dimensioni ridotte tramite tecnologia di-
sruptive rispetto a quelle offerte da un mercato ef-
fervescente dominato da prodotti architetturalmente
complessi come Cognos e Business Object, società poi
acquisite da IBM e SAP.
Ho creduto nella soluzione e nella società e con
lo sponsor della direzione commerciale italiana si è
avviato un progetto per la realizzazione di una piatta-
forma multidimensionale analitica e operazionale per
la direzione, per la rete di informatori medico scienti-
fici e agenti di vendita in farmacia con i dati di fattu-
razione, Dso e Aging. Una fase del progetto prevedeva
la formazione di tutti i collaboratori e agenti coinvolti
introducendo concetti di analisi multidimensionale nel
linguaggio comune: dimensioni di analisi, fatti, misure,
drill down-up-anywhere, slice/dice.
Direzione, informatori medico scientifici, agenti al
termine del progetto avevano visibilità giornaliera del
risultato del loro lavoro con modalità di analisi self
service e supporto nella pianificazione del loro lavoro,
trasformando tutti gli attori in potenziali data analyst.
In poco tempo lo strumento si impose nel lavoro
quotidiano. Le riunioni periodiche delle reti a tutti i
livelli erano condotte solo con l’utilizzo di Datamatrix
come strumento di supporto alle decisioni. Tutti gli at-
tori del processo erano parte attiva, rielaboravano e
proponevano nuove analisi a partire da quelle predi-
sposte dalla sede.
Una piccola rivoluzione culturale oltre che tecnica.
Incredibile! avevamo eliminato le analisi fatte sui
fogli Excel. Tutti avevano gli stessi risultati su cui con-
frontarsi. Prendere decisioni non aveva più alibi.
>> Adriano Marrocco <<
Tutto vero, tutto falso
Ci sono eventi che cambiano il modo di rappor-
tarsi con il mondo esterno, che non vengono
recepiti immediatamente come innovativi ma
che, assieme ad altre situazioni, diventano un
vero boom sociale.
Probabilmente se non ci fosse stato l’avvento de-
gli smartphone, il quasi concomitante Facebook non
avrebbe raggiunto le dimensioni e il livello attuale. In
fondo, l’idea era molto semplice, e già presente anche
su altre piattaforme più o meno simili (ricordo l’italia-
na Aupat per esempio).
La differenza sostanziale di Facebook è stata però
l’apertura completa di questo portale a chiunque e la
possibilità di creare una vera e propria comunità vir-
tuale parallela a quella reale.
In fondo, tutto con Facebook diventa più facile.
Tutto diventa vero, e allo stesso tempo falso. Tutti di-
ventiamo chi vogliamo, Facebook ci consente di poter
dire qualunque cosa nascosti dietro un cellulare o lo
schermo di un computer.
E se tutto è vero e allo stesso tempo falso…diventa
sempre più difficile scinderlo.
L’importante è condividere, senza preoccuparsi di
andare a fondo sulla notizia o sull’evento, senza ren-
dersi conto di quanto può essere potente una cassa di
risonanza di quel tipo.
La solidarietà viene amplificata, l’odio viene am-
plificato, le emozioni vengono rese pubbliche. Tutto
quel che si è e che si fa è conosciuto, per consentire di
dare a ciascuno un piccolo momento di gloria grazie
ai like ricevuti.
Forse il vero problema è proprio la mancanza di
un filtro, la mancanza di un’analisi critica di quel che
si sta facendo, la mancanza del cosiddetto “diritto di
replica”. Poco importa se quel che vien detto sia vero
o meno, l’importante è che l’informazione sia uscita.
E poco importa se chi siamo, cosa facciamo, come
ci comportiamo, sono ormai informazioni raccolte, ri-
elaborate, analizzate per essere vendute e usate per
motivi di business. In fondo, è solo un modo un po’ più
subdolo di fare analisi di mercato.
La cultura è cambiata, le nostre abitudini sono
cambiate, il nostro porsi nei confronti del mondo
esterno è diverso. E a tutto questo è importante pre-
pararsi. E soprattutto dare un’educazione all’uso di
questi strumenti, per capirli e avere chiaro tutto quello
che un social network può causare. Perché non basta
pensare che dando un ok a delle condizioni contrat-
tuali, scritte e cambiate ad ogni aggiornamento, possa
essere sufficiente a rendere le persone, e soprattutto i
giovani, ma non solo, consapevoli e responsabili.
>> Andrea Quarta <<
Ceci n’est pas une pipe
Marzo 2004. Nello stesso giorno in cui una
serie di attentati sconvolge Madrid, inizio
il mio primo incarico come IT manager in
una piccola multinazionale italiana.
Fin da bambino ho avuto un atteggiamento pro-
fondamente positivo verso l’innovazione ma quel
giorno, per la prima volta, compresi che non tutti la
pensavano come me.
E probabilmente a ragion veduta.
Il CEO, dopo avermi convocato per il solito rapido
onboarding, mi mostra un rendiconto dettagliato dei
costi e dei progetti IT degli ultimi anni e chiosa: “… e sa
qual è stato il Roi? Zero assoluto!”.
Costi di gestione operativa a parte (comunque
fuori controllo) l’azienda, spinta anche dal famoso Mil-
lenium bug e dall’avvento dell’euro, si era avventurata
negli anni precedenti in un sanguinoso progetto di Bu-
siness process re-engineering associato all’implemen-
tazione di un nuovo sistema Erp.
Il management e i suoi consulenti avevano com-
messo un errore tanto banale quanto pericoloso: non
considerare il profondo impatto dei sistemi informati-
vi sul business aziendale, pensando forse che un siste-
ma Erp fosse un semplice software plug&play.
Effettivamente l’azienda, seppur strutturata, per
forma mentis e per organizzazione interna non era
ancora pronta ad un salto verso la rigorosità introdot-
ta da un sistema Erp internazionale come SAP e per
anni ne ha pagato le conseguenze.
Eppure già più di venti anni prima qualcuno aveva
teorizzato che essere strutturati non equivale ad esse-
re organizzati (“Structure is not Organization”, 1980).
>> Alfonso Stuardi <<
Stranezza
Scegliereste come componente strategico di un
vostro prodotto un particolare fabbricato da
una sola azienda nel mondo?
Nel caso dei sistemi informativi ci trovia-
mo, da una parte, un solo fornitore e nessuna possibi-
lità di intervento tecnico e, dall’altra, nessun fornitore
e l’esistenza di know how per
effettuare interventi tecnici.
Ci fidiamo dunque del mo-
nopolista?
Preferiamo fidarci del pro-
dotto senza padrone?
Abbiamo altre scelte?
Questi gli interrogativi
emersi da una ricerca sull’in-
teresse ad utilizzare prodotti
open source nelle aziende as-
sociate ad AUSED.
Erano i primi anni 2000,
c’era una spinta verso l’open source per tagliare i costi
ed affrancarsi dal fornitore unico che costringeva i CIO
a rinnovare continuamente sia il software sia l’har-
dware della dotazione aziendale, cosa che accade an-
cora oggi, e AUSED aveva costituito nel 2003 il Gruppo
di lavoro “Tecnologie Linux ed open source”, del quale
io ero il responsabile, con l’obiettivo di raccogliere e
presentare esperienze in merito.
Le risposte, non molto numerose, hanno chiarito
che allora le problematiche poste in essere dall’open
source erano realmente problematiche e venivano af-
frontate solo da pochi ed in modo molto parziale.
Abbiamo perciò coinvolto AICA e il ClubTI am-
pliando la base degli intervistati che sono stati tutti
concordi nell’affermare che per fare seriamente una
102 103V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
migrazione a software open source, è necessario di-
sporre di risorse specializzate, risultato che abbiamo
evidenziato in un Libro bianco presentato in un even-
to AUSED a Milano, consegnando agli intervenuti an-
che un CD con molte utility, e successivamente presso
la Fiera di Vicenza all’Ict Business NordEst.
Il GdL ha continuato a lavorare e organizzato altri
due incontri, uno presso il “Linux Innovation Center”
di AVNET, presentando la Suite Linux SUSE di Novell,
l’altro presso l’Aula Magna di SIAM, presentando il
nuovo Web 2.0 con interessanti applicazioni.
La stranezza si è ripresentata a fine 2006 quando,
proprio in casa Linux, per poter aprire la mia presen-
tazione fatta in PowerPoint, abbiamo impiegato circa
un quarto d’ora in vani tentativi prima di riuscirci...
E credo che, continuando da una parte e dall’altra
ad inseguirsi con soluzioni nuove, i problemi oggi sia-
no ancora presenti.
>> Guido Miserandino <<
Quel mouse così ingombrante
Erano gli anni successivi alla grande catastrofe
annunciata dei sistemi che, al cambiar del se-
colo, avrebbero fatto cascare aerei e crollare
torri. Erano anche gli anni successivi a quel-
la rivoluzione monetaria che è stata la conversione
all’euro, con il conseguente obbligo da parte delle
aziende di adattarsi alla nuova moneta e contestual-
mente mettere in campo azioni dirette al controllo di
possibili svalutazioni monetarie.
Moltissime aziende, tutte prese in quegli anni
nell’organizzare al meglio i propri sistemi per gli even-
ti sopra ricordati, avevano successivamente realizzato
che era giunto il momento di tornare ad investire sulla
qualità dei processi aziendali e sulle funzionalità dei
sistemi così fondamentali nello sviluppo dell’organiz-
zazione del lavoro ed importante leva di business.
Così successe anche a noi.
All’epoca ero responsabile dei sistemi informativi
in Carapelli Firenze e, successivamente agli anni ed
agli eventi sopra ricordati, avevamo deciso di rinno-
vare il sistema informativo della forza vendita. Era ne-
cessario prendere atto che, in virtù delle meccaniche
di vendita che il mercato italiano imponeva ed in virtù
di una sempre maggior necessità di aggredire il mer-
cato con operazioni nuove e meccaniche di vendita
più aggressive, avremmo dovuto sviluppare, proprio
per la natura estremamente dinamica del mercato, un
sistema che fosse in grado di lavorare online e non più
secondo un vecchio schema che vedeva il massiccio
trasferimento dati notturno. In quel periodo le linee
dati non erano così sviluppate e diffuse come lo sono
oggi (anche se a dire il vero anche oggi sono rimaste
un problema da gestire) e quindi la scelta dell’online si
configurava come una scelta coraggiosa.
E così nel disegnare il nuovo sistema avevamo
pensato a tutto. Al migliore sistema di sviluppo (lin-
guaggio dichiarativo con generazione automatica del
software), al rinnovo dei pc a tutta la forza vendita,
alle chiavette Usb per la connessione in mobilità. In-
somma la visione tecnica era molto chiara, trasferire
all’esterno i processi che fino a quel momento erano
stati di dominio esclusivo dei dipendenti di sede. Il
sistema degli ordini di vendita, insomma, era stato ri-
fatto daccapo. Ed era lo stesso sia per le persone di
sede che per la forza vendita che lavorava in mobi-
lità. Noi, i ragazzi dell’IT, avevamo pensato al futuro
con estrema lucidità. Effettivamente il risultato non
era male. Ne eravamo convinti anche noi. Anagrafi-
che clienti aggiornate online, condizioni prezzi e pro-
mozioni online, ordini di vendita senza il famigerato
“copia commissione cartaceo”. Tutto quanto di meglio
avremmo potuto fare. Tutto digitale.
Qualche giorno dopo la partenza del nuovo siste-
ma ricevemmo la telefonata di un nostro agente di
vendita. Si lamentava del fatto che non riusciva ad
aprire l’applicazione, cosa strana visto che l’icona era
stata posizionata sul desktop e bastava fare doppio
click per attivarla. Ansioso di iniziare ad operare con
la nuova applicazione non riusciva tuttavia a capire
come si potesse attivarla. Il ragazzo dell’help desk,
dopo un’ora e mezzo passata a spiegargli che avrebbe
dovuto schiacciare il bottone sinistro del mouse con
una certa rapidità ed avergli mostrato l’efficacia di
quell’azione con il controllo in remoto dell’applicazio-
ne, si sentì dire: “ho capito che devo fare doppio click
veloce sul bottone sinistro del mouse, ma non ci arri-
vo con le dita!”. È facile intuire la faccia del ragazzo a
quell’affermazione. Non credendo alle sue orecchie e
non sapendo più come andare avanti chiese all’agente
di inviare per posta la foto del mouse (vedi immagine
a fianco).
L’utilizzatore finale di quel sistema, abilissimo
venditore di olio, non aveva mai utilizzato il mouse.
La segretaria, fino ad allora, lo aveva fatto per lui. In
quell’occasione era tornato a casa con il nuovo pac-
chetto tecnologico e, non resistendo alla tentazione,
lo aveva aperto con l’intento di fare autonomamente
la nuova esperienza. In aggiunta, probabilmente ed
in cuor suo, non avrebbe potuto negarsi alla condi-
visione con i colleghi della novità, non avrebbe potu-
to stare fuori dal gruppo. Insomma, lo aveva aperto
come un bambino apre la scatola con il regalo di Na-
tale all’interno. Aveva deciso di fare da solo. All’atto
di posizionare il mouse sul tavolo di cucina, lo aveva
appoggiato all’incontrario, a pancia in su, ed effetti-
vamente non riusciva ad arrivare con il dito indice al
famoso bottone di sinistra.
Con un po’ di imbarazzo il nostro bravo agente
capì come utilizzare il mouse correttamente, ma la le-
zione più grande la imparammo noi, i ragazzi dell’IT.
Capimmo cosa significava davvero il divario digitale
(Digital divide) e quale approccio avremmo dovuto
avere da allora in avanti.
Quando oggi vedo attempate signore o insigni
dottori commercialisti comparire con il proprio pro-
filo su Facebook non mi sorprendo più. Nonostante il
nuovo millennio, la nuova moneta e l’aspirazione alla
globalizzazione persistevano allora, come persistono
oggi, difficoltà nella diffusione della tecnologia. Ca-
pimmo che diffondere voleva dire non solo ovunque
ma anche a chiunque e che l’uomo doveva rimanere al
centro di ogni nostra azione. Avevamo dato per scon-
tato una banalità del genere, ma non avevamo capito
come dietro nuove forme di progresso tecnologico ci
fosse l’aspirazione di chiunque di non “perdere il con-
tatto con la comunità” e rimanere all’interno del gioco.
Da allora non era importante solo il contenuto delle
transazioni commerciali ma anche il contenitore e lo
strumento. Di fatto, nella nostra testa, avevamo limi-
tato noi stessi l’impatto della soluzione che all’epoca
avevamo visto come innovativa. La pensavamo come
“strumento della segretaria per l’invio degli ordini”
piuttosto che “strumento di identificazione e condivi-
sione dell’esperienza tecnologica comune” che preve-
de, invece, l’esperienza diretta.
>> Luca Greco <<
2004
Il mouse a pancia in su
2005
STORIA E POLITICA Regno Unito: David Cameron è il nuovo
leader del Partito conservatore britannico.
Principato di Monaco: Il principe Alberto
assume la reggenza succedendo al padre
malato.
La Cina diventa la quarta economia
mondiale.
Città del Vaticano: dopo due giorni di agonia,
muore papa Giovanni Paolo II. Viene eletto
Papa il cardinale tedesco Joseph Ratzinger. Il
nome che sceglie è Benedetto XVI.
Entra in vigore il protocollo di Kyoto
sull’emissione di gas tossici; vi aderiscono 141
Paesi, esclusi gli USA.
Stati Uniti: l’uragano Katrina si abbatte sulle
coste americane. A New Orleans numerosi i
morti e danni per milioni di dollari.
In Gran Bretagna, Carlo, il Principe di Galles,
si sposa con Camilla Parker-Bowles.
SPORT Viene ritrovato morto nel residence “Le
Rose” di Rimini il ciclista Marco Pantani.
ICT Oracle completa l’acquisizione, tra le altre,
di Peoplesoft e annuncia di voler includere
anche Siebel Systems: si inaugura una era di
consolidamento nelle società di software.
In California viene fondato YouTube.
Inizia la joint venture tra Capital Goods
Leaders e SAP per creare un modello/
pacchetto gestionale che uscirà nel 2012 come
SAP Spm.
104 105V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2005 2006
Acquasantiera
Eccoci dieci anni dopo l’inizio del 1995. Nel cor-
so del tempo si fa esperienza in un vero Ced.
Divento molto amico di Unix, di Sun Microsy-
stem, di Solaris, di networking, di firewall, di
Vpn, Windows 98 / XP, Exchange. Con i colleghi siamo
stati sufficientemente matti da mettere in piedi la con-
nessione tra quattro sedi del gruppo su Hdsl pubblica
con quattro firewall Linux anziché adottare soluzioni
Cisco. Che divertimento! Il sonno invece me lo tolgono
le tecnologie di automazione industriale che pilotano
il magazzino automatico ed i trasloelevatori: essendo
sempre tecnologia a chi si affida la gestione del tutto?
Ovviamente al Ced, nonostante sia chiaro a tutti che
si stia parlando di specializzazioni diverse. Fu coniata
quindi la nuova definizione dell’ufficio Ced (lontani
ancora dalla denominazione funzione ICT): “Ufficio Pi-
letta dell’Acqua Santa”, ovvero se non sai dove andare
vieni pure da noi, che tanto una soluzione la troviamo.
Alla fine ne avemmo ragione e scoprimmo così di ave-
re tanti nuovi amici programmatori. Sono stati anni di
impegni molto sfidanti ma con l’incoscienza di venti-
cinquenne si lavorava fino a tardi per portare a casa
il risultato in un ambiente splendido e sempre con la
risata pronta. Ancora oggi quando rivedo il mio colle-
ga, anzi Amico, dei tempi, ricordo con estrema nostal-
gia il periodo lavorato in quel Ced, dove l’azienda ci
fece crescere moltissimo, coltivando anche la cultura
dell’errore per sviluppare competenze in un ambiente
stimolante guidati da un Direttore Generale partico-
larmente illuminato.
>> Andrea Bettoni <<
Parmalat: un’esperienza (fortunatamente…) unica!
Ancora oggi, dopo 40 anni di lavoro in più
di 10 aziende diverse, il ricordo degli anni
passati in Parmalat è il più forte e vivido,
perché credo proprio di avere vissuto una
situazione assolutamente fuori dal normale!
Quando un head hunter mi cercò, per me Parma-
lat era solo un qualcosa di sconosciuto e lontano, era
quella che vedevo nei telegiornali, sentendo parlare
di un crack che sembrava uscito da un romanzo, era
quella che faceva ottimi prodotti, era lo sponsor della
Brabham di Formula 1 di Nelson Piquet…
Fu così che entrai di colpo in una realtà che mai
avrei immaginato: un’azienda enorme, di livello mon-
diale, con delle strutture industriali e commerciali di
assoluto prim’ordine, ma con una finanza che aveva
generato il più grosso “default” della storia, con Enrico
Bondi, Commissario Straordinario, che aveva l’improbo
compito non di rianimare un moribondo, ma di ridare
vita ad un cadavere, con i precedenti capi in carcere,
col personale smarrito, con la dolorosa storia di un sui-
cidio, coi risparmiatori rovinati, con un intero paese,
Collecchio, frastornato.
Bondi doveva riportare Parmalat in Borsa, e capì
subito che il Mercato voleva trasparenza, conti puliti…
in quest’ambito, i Sistemi informativi giocavano una
partita fondamentale: se nel passato erano stati il vei-
colo attraverso il quale giravano soldi per tutto il mon-
do, con miriadi di interfacce che rendevano impossibile
seguire i flussi di denaro, ora bisognava andare verso
un sistema unico!
Io avevo già una notevole esperienza di SAP (Finin-
vest, AEM, eccetera), e facendo una rapida survey del
Gruppo, vidi subito che, a livello mondiale, avevamo del-
le vere e proprie eccellenze (Australia, Canada, eccetera),
ma tutte nate in modo assolutamente slegato tra loro:
cioè, non c’era un Erp, ma esistevano tanti Erp, che però
avevano perlomeno in comune il prodotto, e cioè SAP!
D’accordo con la Direzione, definii una “road map”
dell’intera Parmalat, ma mi concentrai come priorità sui
sistemi della Capogruppo, perché sarebbe stata questa a
venire quotata in Borsa.Solo in Italia avevamo 3 siste-
mi diversi (più o meno, tutti custom), ma con un lavoro
davvero intenso ed in tempi brevissimi realizzammo un
nuovo sistema unico della Holding e delle aziende italia-
ne (da applicare anche, poi, in un’ottica worldwide), un
SAP che superò tutti gli esami più approfonditi (visto il
“nostro” passato…) che si possano immaginare! Inoltre,
riuscimmo a creare (partendo da zero!) un sistema di
sicurezza informatica del tutto innovativo, in grado di
proteggere i Sistemi informativi di Parmalat anche nelle
situazioni e nei Paesi del mondo più critici e complessi.
Tra settembre 2004 e dicembre 2006 ho sicura-
mente passato, lavorando senza sosta ed affrontando
miriadi di situazioni fino ad allora impensabili, gli anni
più entusiasmanti della mia lunga vita lavorativa!
>> Giovanni Hoz <<
2006
STORIA E POLITICA Bolivia: Evo Morales, eletto con oltre il 53%
dei voti, diventa il primo Presidente indio
nella storia della repubblica.
Giorgio Napolitano viene eletto 11º
Presidente della Repubblica Italiana; viene
varato il Governo Prodi II.
CULTURA E SPETTACOLO Laura Pausini è la prima cantante italiana
vincitrice dei Grammy Awards.
SPORT Italia: si svolge a Torino la Cerimonia di
Apertura dei XX Giochi olimpici invernali.
L’Italia vince in Germania, per la quarta
volta, la Coppa del Mondo di calcio.
Roger Federer vince per il quarto anno
consecutivo il torneo di Wimbledon.
ICT HP acquisisce Mercury Interactive, la più
grande acquisizione software per il gruppo,
per creare una nuova organizzazione per la
Business Technology Optimization (Bto).
Dell lancia Direct2Dell, un blog per le
comunicazioni dirette, veloci ed efficaci con
la propria clientela: conferma la propria
strategia nell’utilizzo delle opportunità
offerte dalle evoluzioni tecnologiche in
Internet.
Windows Vista viene rilasciato: ha tra le
sue priorità la sicurezza.
Nasce Twitter, servizio di microblogging e
social networking.
Sensazioni
“Mainframe downsizing” è così che
lo chiamo da sempre anche se
sarebbe più corretto dire “main-
frame rehosting” … no, in italia-
no non c’è una parola che traduca bene questo tipo
di progetto se non “paura!!!”. La storia però inizia 3
anni prima quando decido di lasciare la consulenza
e di accettare la proposta di lavoro di Carrefour Ita-
lia. Beh, decido è una parola forte visto che qualsiasi
decisione dovrebbe passare da un rigoroso processo
razionale mentre in questo mio agire (meglio dire così
visto che l’azione di firma del contratto c’è stata ma
il processo rigoroso no) di razionale c’era stato ben
poco. Insomma, passavo da un’azienda italiana medio-
piccola e dinamica che in soli due anni mi aveva dato
tre promozioni a una multinazionale francese, da un
lavoro in mercati per i quali avevo tutte le competen-
ze (finanza, telco e industria) a un mercato – la grande
distribuzione – che non conoscevo minimamente (tut-
tora mi annoio perfino a fare la spesa!) e, soprattutto
(l’anima matematico-materialista riaffiora sempre!),
da una BMW a una … FIAT Stilo!
Perché ho accettato? Potrei dire che ancora oggi
me lo domando, ma in realtà la risposta è “me l’ha
suggerito l’utero”. Magari non è elegante e qualcuno
(e soprattutto qualcuna) resterà perplesso visto che
l’utero è negli stereotipi maschili l’organo femminile
che a loro dire ci rende instabili, ma in realtà io dico
sempre che è l’utero che mi ha fatto avere le migliori
intuizioni della mia vita, anzi per elogiare un collabo-
ratore maschio spesso dico “Sei stato bravissimo e se
avessi avuto l’utero saresti stato perfetto!” Insomma,
un modo giocoso per una piccola rivendicazione di ge-
nere che nel mondo del lavoro non fa mai male!
In realtà volevo parlare del mio Downsizing ma
anche lì c’entra l’utero. Dopo due anni di lavoro nei
Sistemi informativi della grande distribuzione anco-
ra non mi districavo del tutto nella enorme e per me
sorprendente complessità della mappa applicativa, al
centro della quale trionfava come un sereno Buddha
un potentissimo mainframe. Un giorno però vado a
una conferenza su una piattaforma di EAI (Enterprise
application integration) e mi viene una illuminazione
(ovviamente uterina): “Lavoro 12 ore al giorno per far
funzionare adeguatamente un insieme sempre più
numeroso di applicazioni su sistemi open e lo sforzo
106 107V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2006 2006maggiore è integrarle con il mainframe, una piatta-
forma chiusa che detta regole a tutti e a tutto, con
un fornitore unico che può gestirlo, con un numero di
middleware limitato e mal funzionante poiché sempre
frutto di riadattamenti proprietari … ma perché? Caro
il mio mainframe mi sa che è arrivata la tua ora!”
Cosa c’entrava in tutto questo la piattaforma di
EAI? Molto poco in realtà, ma si sa una delle caratte-
ristiche dell’utero è l’autonomia! Comunque, torno in
azienda e comincio a riflettere meglio sull’illuminazio-
ne (sia chiaro: di progetti come questo ne avevano fat-
ti migliaia nel mondo prima di me ma negli ultimi due
anni avevo vissuto in un ambiente lavorativo dove,
nonostante le evidenze, una delle certezze incontesta-
bili era proprio lui, il trionfante Buddha).
Inizio prima ad abbozzare una architettura “to
be”, poi una struttura progettuale che mi convinces-
se e infine contatto un noto fornitore di hardware e
software open per una prima valutazione del business
case. Quando mi sento quasi pronta, inizio timida-
mente a parlarne in maniera ufficiosa (ovvero sondo
il terreno alla macchinetta del caffè) e quello che non
mi dimenticherò mai è la reazione della mia collega
Silvia, tuttora mia valida collaboratrice: “Scusa, magari
non ho capito bene, vuoi dire che pensi di eliminare il
mainframe e di passare tutte le principali applicazioni
core business su quei sistemini?”. “Sì”, rispondo timida-
mente … ma lei smette di parlare e scoppia in una delle
risate più belle, più fragorose e più lunghe che io abbia
mai ascoltato. Un preludio allegro per la dura battaglia
che avrei dovuto condurre per più di un anno con la
mia azienda per convincerne i vertici che la mia idea
era proprio quello che si doveva fare e che con una
solida organizzazione progettuale i rischi potevano es-
sere ridotti al minimo (cosa che poi mi sarei ripetuta
come un mantra propiziatorio in tante notti insonni dei
due anni successivi). Insomma, nell’iniziale scetticismo
generale, piano piano sempre più persone hanno capi-
to che era una strada quasi obbligata e alla fine tutte
e tutti (Silvia compresa!) si sono dati da fare per riu-
scire nell’impresa … ebbene dopo un confronto serrato
con 13 applicazioni core per la gestione di 35 differen-
ti modelli di business, 32.418 oggetti software, 1.232
tabelle tra relazionali e reticolari, 2.960.975 stringhe
e 1.320.572 moduli … l’11 novembre 2007 Buddha ha
iniziato il suo primo solitario per ingannare il tempo
e i sistemini reggevano l’azienda senza nemmeno un
disservizio … un’altra dimostrazione del fatto che chi
anche sul lavoro inizia ridendo, finisce in allegria!
>> Debora Guma <<
La filiale high tech e il Ministro
Nel 2005 lasciavo la software house dove
avevo passato i primi sei anni della mia vita
professionale per entrare nella direzione si-
stemi di un grande gruppo bancario. Ero sta-
to assunto per far parte di un piccolo ufficio dall’ambi-
zioso nome di R&D che aveva l’altrettanto ambizioso
compito di proporre e sperimentare l’applicazione di
nuove tecnologie ai processi di business della banca.
Un R&D molto applicato e poco teorico quindi, dove
il focus non era tanto sulla novità degli strumenti ma
piuttosto sulla loro applicazione al contesto banca-
rio, in un momento in cui la banche italiane si sen-
tivano (ed erano) sotto questo profilo in ritardo non
solo rispetto a quelle anglosassoni ma anche a quelle
spagnole e scandinave. Sul piano interno questa ini-
ziativa, voluta fortemente dal CIO, aveva il senso di
aumentare la capacità propositiva della direzione si-
stemi nei confronti delle funzioni utente: un capitolo
insomma di quella continua riflessione sul proprio
ruolo che ho ritrovato in tutte le direzioni IT delle
aziende in cui l’informatica non è il core business.
Al momento del mio arrivo i miei colleghi aveva-
no appena completato il primo importante progetto, la
“Filiale high tech”: una delle nostre filiali di Torino era
stata riempita di prototipi che prevedevano l’applica-
zione innovativa di tecnologie più o meno di frontiera
a diversi contesti operativi, con obiettivi di efficienza,
miglior servizio al cliente e così via. Il lancio di que-
sta iniziativa aveva avuto tutto il supporto mediati-
co che meritava (e a cui legittimamente aspirava) e
non passò quindi molto che un’altra banca del gruppo
chiedesse di avere anche lei la sua filiale high tech, un
po’ all’insegna di quella rincorsa tra campanili che ha
fatto la storia d’Italia.
Fu così che nella primavera del 2006 mi fu chiesto
di guidare il progetto per clonare la Filiale high tech
di Torino nella bella Napoli. Le difficoltà del progetto,
i cui contenuti erano identici a quelli di Torino, erano
più che altro di natura organizzativa e logistica, ol-
tre che legati al fatto che tutto quello che era stato
sviluppato per ragioni di tempo era stato pensato per
funzionare in una sola filiale e quindi andava un po’
adattato. Partii quindi per Napoli, dove fui accolto con
struggente gentilezza dai miei colleghi. La filiale pre-
scelta era in uno dei posti, credo di poter dire, più belli
del mondo: inizio di via Chiaia, appena voltato l’ango-
lo da piazza del Plebiscito, nel cuore di tutte le delizie
estetiche e gustative per cui Napoli è famosa. Mi misi
dunque al lavoro, scontando la difficoltà che, arrivato
da poco in quella grande azienda, non ne conoscevo
bene i meccanismi operativi che era indispensabi-
le attivare in un lavoro che prevedeva corrieri che
spostavano macchinari, adeguamenti impiantistici e
interventi di varia natura da molti degli enti aziendali,
per di più in un contesto di budget ridotto all’osso.
In qualche settimana comunque il lavoro fu por-
tato a termine e si avvicinava ormai il momento clou
di tutta l’iniziativa: l’inaugurazione. Era da poco in
carica il secondo governo Prodi, in cui un dicastero
era dedicato all’” Innovazione nella Pubblica Ammini-
strazione” e il Ministro era, neanche a farlo apposta,
napoletano. Il Ministro fu invitato all’inaugurazione
e volentieri accettò. Ecco che mi ritrovavo quindi ad
avere la responsabilità del buon esito di questo con-
nubio tra pubblico e privato sul tema nientemeno che
dell’innovazione. Le telefonate da Torino si fecero
più frequenti, mi si chiedeva se
avevo previsto aspetti di fonda-
mentale importanza come i vo-
lantini esplicativi delle tecnolo-
gie o una mappa della filiale per
guidare i visitatori (la filiale non
arrivava ai 100 mq), tutte cose
ovviamente inimmaginabili per
me, che banalmente mi stavo
preoccupando che le cose più o
meno funzionassero.
Ma che cos’è che doveva
funzionare? Un sistema Ocr per
l’acquisizione automatica dei
dati dei bollettini di pagamento, un sistema docu-
mentale per la dematerializzazione dei contratti, una
penna che permetteva di acquisire le informazioni
nell’atto stesso di scriverle a mano sui moduli carta-
cei, tessere Rfid per il riconoscimento del cliente e così
via. E poi c’era lui, il chiosco Internet banking. Si trat-
tava di un chiosco da cui i clienti potevano accedere al
sito di Internet banking e così operare sui loro conti.
Non si trattava certo di qualcosa di rivoluzionario, ed
infatti l’innovazione risiedeva nelle modalità di auten-
ticazione. Anziché inserire i soliti codici di riconosci-
mento, il cliente poteva accedere al suo conto grazie al
riconoscimento delle impronte digitali. È interessante
notare come questa applicazione fosse realmente una
delle più innovative, non tanto sul piano tecnologico,
ma piuttosto sul piano normativo. La banca infatti
aveva dovuto ottenere un parere del Garante della
Privacy per definire quali fossero le modalità lecite
di trattamento ed utilizzo del dato biometrico, in un
momento in cui l’utilizzo a fini commerciali della bio-
metria non era di fatto normato. Ad esempio l’hash
dell’impronta aveva potuto essere memorizzato esclu-
sivamente su una smart card in possesso del cliente e
non su sistemi centrali della banca come inizialmente
si era immaginato.
Ai fini della nostra piccola storia la cosa più im-
portante è che ogni tanto il chiosco non funzionava.
Per ragioni che nessuno mai ebbe il tempo di inda-
gare a fondo, in qualche circostanza dopo la lettura
dell’impronta digitale l’applicazione si bloccava e non
andava più né avanti né indietro. Come da migliore
tradizione la soluzione consisteva nel riavvio del Pc
interno al chiosco tramite un pulsante situato in basso
sul retro del congegno.
Arrivò dunque il giorno dell’inaugurazione. Si era
ai tempi dell’emergenza rifiuti e, anche se la sua fase
più acuta sarebbe arrivata qualche mese dopo, nor-
malmente di fronte alla filiale giacevano mucchi di
sacchi dell’immondizia. Nei giorni precedenti l’inaugu-
razione la banca sollecitava regolarmente la rimozio-
ne dell’imbarazzante spettacolo ma grande fu la mia
sorprese quando, la mattina del giorno fatidico trovai
che i non molti sacchi residui, invece di essere rimossi,
erano spariti alla vista dietro una bella fila di alberelli
in vaso messi lì per l’occasione.
Spazzatura o no, arrivarono le autorità locali, i
manager da Torino ed infine il Ministro. In mezzo a
una piccola folla di giornalisti il piatto forte della bre-
ve inaugurazione, dopo i discorsi di rito e prima del
buffet, era l’acquisizione delle impronte del Ministro,
Napoli
108 109V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
che era titolare di un conto nella nostra banca e che
quindi avrebbe potuto provare di persona anche il
chiosco Internet banking con riconoscimento biome-
trico. Il mio capo, responsabile dell’R&D, presiedette
personalmente all’acquisizione dell’impronta e alla
consegna della smart card e poi, seguito dal corteo dei
giornalisti, invitò il Ministro ad avvicinarsi al chiosco
per una prova immediata. Io seguivo tutto in disparte
(e nell’anonimato) ma con trepida attenzione. Il Mini-
stro avvicina la smart card, appoggia l’indice e… subito
mi accorgo che tutto si è bloccato. Anche il mio capo
capisce, attacca immediatamente un discorso diversi-
vo, mentre io in quel bailamme mi trasformo in uomo
elastico e tuffandomi dietro al chiosco premo il tasto
di reset. Pochi secondi e il sistema si riavvia nell’indif-
ferenza generale, il mio capo invita il Ministro a ripro-
vare e sullo schermo appare la pagina di benvenuto al
Ministro al suo conto online. Applausi, sorrisi, buffet!
Per tutti gli altri ovviamente: io ero in preda all’agita-
zione e impegnato a controllare che i giornalisti non
facessero danni giocando con i nostri gioielli tecnolo-
gici. Quando alla fine se ne erano andati tutti ai bei
tavoli disposti in via Chiaia non rimaneva più niente,
né un tramezzino né una bibita. Solo qualche pila di
volantini con la mappa della Filiale high tech.
>> Francesco Cavarero <<
Ci@k
All’inizio del nuovo millennio l’Ente Fieri-
stico Fiera Internazionale di Milano viene
prima privatizzato e poi quotato in Borsa. È
chiaro che le nuove linee strategiche di svi-
luppo del Gruppo e soprattutto la decisione di avvia-
re la costruzione del più grande e moderno quartiere
fieristico, all’epoca al Mondo, ancora oggi in Europa,
impongono la modellazione di un organizzazione e la
disponibilità dei sistemi necessari allo scopo.
È necessario innanzi tutto ricreare la funzione
ICT dopo il processo di privatizzazione, per impostare
un’adeguata IT Governance e guidare l’introduzione di
soluzioni Erp, Crm e Scm in un ambito complesso e
personalizzato in quanto non esistono sistemi softwa-
re standard di mercato in un settore di business così
peculiare.
A tal scopo ho varato il progetto Ci@k – InnovA-
2006 2006zione in Fiera basato sul modello di full-outsourcing
e sulle logiche di un eXtended-Erp: Oracle e-Business
suite + alcuni applicativi verticali (Consolidato, Te-
soreria, Energy management, Cad collaboration, Ge-
stione accessi....) ed alcuni custom per le realizzazioni
core (per un totale di circa 20 sottosistemi gestiti).
Altro obiettivo complementare è anche razionalizza-
re ed integrare le strutture informatiche delle società
del Gruppo operando secondo la logica degli shared
services per un totale di circa 1000 utenti complessi-
vamente gestiti.
Con la costruzione del nuovo quartiere Fieristico
è stato necessario reinventare la linea di business dei
servizi Tlc a valore (offerti alla clientela) ed allo scopo
è stata realizzata una delle più grandi reti di campus
in Europa per le comunicazioni fonia, dati e mobile
(wifi, 2g/3g) sia per i servizi di business (venduti) che
per quelli di struttura. L’operazione è stata compiuta
in partnership con due primari player delle teleco-
municazioni mobili e fisse, sfruttando un innovativo
modello di sourcing (Project financing) per questa ti-
pologia di operazioni e servizi (Tlc).
>> Beppe Ingletti <<
I primi 10 anni
Il 2006 è un anno speciale per il gruppo IT Tro-
cellen.
Pochi mesi prima, a settembre 2005, viene
ufficializzato l’acquisto di Trocellen, precedente-
mente affiliata al gruppo tedesco HT Troplast, da parte
della multinazionale giapponese Furukawa.
A quel tempo l’IT di Trocellen è alquanto fram-
mentato. Si condivide un unico sistema SAP, release
4.7; ognuno però lo usa un po’ a modo suo. Persino i
codici materiale sono gestiti autonomamente da ogni
singola consociata. Così capita che lo stesso materiale
possa essere codificato più volte in più nazioni, con un
codice diverso. Lo stesso per clienti e fornitori.
Ma il più grosso problema è che quelli che si oc-
cupano di IT nelle diverse nazioni non si conoscono
nemmeno. E non esiste un coordinamento IT a livello
di gruppo.
Nel Marzo 2006 arriva in Trocellen Oliver, nuo-
vo responsabile IT di gruppo; con lui condividiamo il
background SAP (lui finance, io logistica).
Pochi giorni dopo mi convoca a Troisdorf, nell’he-
adquarter di gruppo, per condividere con me la sua
visione: un IT centralizzato, gestito da un unico gruppo
multinazionale, in grado di distribuire applicazioni e
dati in tutto il gruppo in modo standardizzato. E un
unico punto di contatto per qualsiasi istanza legata
all’IT. È esattamente la mia visione; partiamo quindi
subito cercando un system integrator che ci supporti
in questo.
Scegliamo una grossa azienda che fra l’altro ha fra
le sue referenze importanti gruppi automotive.
Per la prima riunione tutti i team IT di tutte le na-
zioni sono convocati. Io vado per l’Italia insieme con il
mio collega Giovanni, espertissimo di infrastrutture ed
ancora oggi pilastro del mio team. Ci conosciamo lì con
Detlef, manager della logistica in Germania che però
si occupa anche di IT; comincia lì il nostro sodalizio
professionale che dura ancora oggi, c’è Miguel per la
Spagna e c’è Holger, consulente esterno che ci suppor-
ta nella gestione di progetto.
Schierati di fronte a noi i quattro consulenti man-
dati dalla società fornitrice. Immediatamente comin-
ciano a snocciolare una dopo l’altro le caratteristiche
di infrastruttura sistema e servizio. Ad ogni nostra do-
manda o perplessità, o richiesta di valutazione l’unica
risposta è inevitabilmente “this is our standard and
we’ll keep this”.
Ci guardiamo fra noi e ci rendiamo conto che la
strada è quella giusta, ma il fornitore forse no.
Secondo tentativo; una società di medie dimensio-
ni, molto dinamica ed orientata al cliente. All’incontro
si presenta Ralf, giovanissimo esperto di reti e di con-
nessioni geografiche e Khaled, genitori siriani ma nato
e cresciuto in Germania, direttore tecnico dell’azienda.
Subito ci accorgiamo dell’atmosfera e dell’approc-
cio diverso. Ci viene mostrato il tool attraverso il qua-
le condivideremo la gestione degli utenti; loro traccia-
no un idea di servizio, noi interveniamo, aggiustiamo,
valutiamo insieme.
E così parte il nuovo progetto: riunione dopo riu-
nione, setup dopo setup, migrazione dopo migrazione,
attività dopo attività, costruiamo la nostra struttura.
Ma soprattutto cominciamo a conoscerci, stimarci ed a
fidarci gli uni degli altri.
Era il 2006, parole come private o public cloud e
software as a service si cominciavano appena a pro-
nunciare; e di smart working non si parlava affatto.
Eppure dal primo gennaio 2007, al go live del nuo-
vo progetto, Trocellen distribuisce a tutti i suoi utenti
tutte le applicazioni, SAP compreso, via Citrix Desktop
as a Service, consentendo agli utenti se necessario di
lavorare anche da remoto, via Web.
Un progetto innovativo ed in anticipo sui tempi,
un progetto nello spirito di Trocellen; ma soprattutto
il progetto che, passo dopo passo, segna la nascita del
nostro team IT di gruppo.
>> Nicola Di Paola <<
Digital divide e Brain divide!
Sono passati diversi anni dal decreto Bersani,
nel mondo dell’energy le società di vendita si
stanno ancora leccando le ferite dovute alla
liberalizzazione del mercato del gas da poco
completata e, sul fronte elettrico, siamo alla vigilia
della rivoluzione del mercato residenziale. Questo pe-
riodo rappresenta, in sostanza, l’avvio di un percorso
di profonda trasformazione che impatterà il mondo
delle operation commerciali, in un contesto segnato
in maniera definitiva dall’unbundling e dal crescente
incalzare degli obblighi normativi.
I responsabili più accorti delle direzioni di back-
office commerciale iniziano a richiedere le prime ap-
plicazioni di Bpm (in quel periodo SOA era uno degli
acronimi più in voga) e di data integration manage-
ment, a supporto dei processi di scambio informativo
con i distributori locali e gli operatori terzi, ingaggiati
ai vari livelli della filiera produttiva.
Edison, leader indiscussa, in quel periodo, per in-
novazione e spinta commerciale, affronta questa sfi-
da con grande determinazione, forte di competenze
di business e tecnologie uniche, realizzando soluzioni
che negli anni seguenti diventeranno un punto di ri-
ferimento per tutto il mercato. Un solido esempio di
integrazione e automazione di processo, consacrato
da alcuni eclatanti flop registrati da altri competitor,
colpevoli vittime dei richiami delle sirene di vendor
blasonati.
110 111V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
All’epoca ancora consulente, in un momento di
grandi sperimentazioni tecnologiche spesso avviate
in modo frettoloso e disordinato (il mobile deve an-
cora arrivare, ma è comunque forte il focus sul Crm
e sul customer portal), capisco l’importanza di avere
una solida interlocuzione con il business, di saper in-
tercettare la buona domanda, quella in grado di espri-
mere una chiara visione dell’evoluzione del mercato
e di andare dritta alle vere esigenze. Mi appare per la
prima volta evidente la necessità di controbilanciare
lo strabismo tecnologico di quasi tutti i system inte-
grator, per portare un efficace contributo al business.
È il momento in cui la revisione dei processi (BPR, al-
tro acronimo molto cool) la fa da padrona e i nuovi
strumenti amplificano in modo importante l’efficacia
dei tecnici. Siamo ancora lontani da quello che il cloud
e le piattaforme as a service consentiranno di fare, ma
è già evidente nel panorama dell’IT la necessità di una
figura nuova, un soggetto molto meno tecnico e molto
più consulente di business.
Oggi le cose sono molto diverse, grazie alle solu-
zioni cognitive in grado di rendere più intelligenti i
processi, all’Internet delle cose che moltiplica i touch
point con clienti e fornitori e ai potenti strumenti di
analisi, in grado di domare le enormi moli di dati rac-
colti ed estrarre utile conoscenza dai fatti aziendali
e, soprattutto, dal contesto esterno. Maggiore velocità
di realizzazione e minore complessità semplificano
molto la vita dei tecnici, facendo emergere i veri osta-
coli alla trasformazione digitale: la capacità di vedere
l’evoluzione del business e di gestire il Change ma-
nagement, necessario a colmare il gap di competenze
e adattare i comportamenti. Appare chiaro a tutti, in
definitiva, che è l’uomo il vero vincolo sul quale lavo-
rare, esercitando la determinazione nell’affrontare la
sfida e la velocità di apprendimento e adattamento
al contesto in rapido mutamento. Ormai da tempo mi
piace scherzare sul tema con questa battuta: “Digital
divide? Per affrontare le nuove sfide della competi-
zione dobbiamo risolvere il problema del brain divi-
de!”
Il mondo della domanda si aspetta consulenti “già
pronti per l’uso”, in grado di colmare gap in modo ra-
pidissimo e abilitare le migliori pratiche presenti sul
mercato.
Lo sport si chiama Enterprise 4.0, la campagna
acquisti è aperta e il direttore tecnico della squadra
è alla ricerca di talenti, sempre più capaci di business.
>> Stefano Perfetti <<
2006 2007
2007
STORIA E POLITICA Storico accordo tra le due Coree per aiuti al Nord
in cambio dello smantellamento del nucleare nel
Nord.
La Cina diviene la terza potenza economica
mondiale.
Nicolas Sarkozy vince le elezioni presidenziali in
Francia.
Tony Blair, primo ministro della Gran Bretagna dal
1997 al 2007, lascia l’incarico a Gordon Brown.
Il governo spagnolo guidato da zapatero rompe
con l’Eta.
Il presidente del Consiglio Romano Prodi rassegna
le sue dimissioni.
CULTURA E SPETTACOLO Muore all’età di 71 anni Luciano Pavarotti, famoso
tenore italiano.
Al Wembley Stadium di Londra si tiene il “Concert
for Diana” in memoria della principessa: vi
partecipano 60.000 persone.
SPORT Alinghi vince l’America’s Cup 2007 battendo Team
New zealand.
Il Milan vince per la settima volta la Champions
League, divenendo la squadra più titolata al mondo
per tornei internazionali vinti.
ICT Apple presenta iPhone: si apre la strada
della produzione e commercializzazione degli
smartphone.
Siemens acquisisce UGS Corp, leader nel software
e servizi Plm, divenendo così il primo produttore
di equipment industriali in grado di fornire un
portafoglio consistente di soluzioni sia hardware
che software e di avere un posizionamento
strategico per Enterprise 4.0 che verrà lanciato
negli anni successivi innanzitutto dal governo
tedesco.
Solo qualche mese dopo l’uscita di Microsoft Crm
4.0, viene annunciata la versione online che segna
l’inizio di un’era di servizi cloud per le business
applications di Microsoft.
La riservatezza dei dati
Proteggere i dati aziendali e garantirne il
corretto utilizzo è un aspetto controverso
e molto difficile da gestire. Gli smanettoni
e i furbetti sono sempre in agguato. Ma c’è
dell’altro, come quel mio ex collega che contattai per
sollecitare la restituzione del Pc portatile (aveva cam-
biato azienda da una settimana …) e mi rispose: porta
pazienza, non ho ancora finito di copiare i dati...
>> Dino Frassineti <<
Il medico va online
Ottobre 2007, appena assunto in TBS Group
con il ruolo di Direttore tecnico e-Health
Italia, vengo dirottato a Vicenza per risol-
vere i problemi in corso al Progetto Step
(Sistema integrato di Teleconsulto Provinciale poli-
specialistico).
Nel 2007 le 4 ULSS della provincia di Vicenza (Vi-
cenza, Bassano, Thiene e Arzignano) hanno indetto
una gara per l’aggiudicazione del progetto Step che è
stata vinta dal Rti costituito da Infracom/Telemedicina
Rizzoli/TBS Group.
Per “Teleconsulto Medico” si intende la prestazio-
ne intellettuale erogata in modo organizzato e strut-
turato e per via telematica da uno specialista ad un
medico richiedente che si trova fisicamente altrove.
Uno degli obiettivi principali, soprattutto nei casi d’ur-
genza, è quello di non far spostare il paziente.
Le specialità previste sono: Cardiologia, Neuro-
chirurgia, Neurologia, Dermatologia, Pneumologia,
Ortopedia.
L’attività principale che abbiamo svolto come TBS
Group è stata quella di realizzare il progetto di inte-
grazione fra tutte le componenti coinvolte nel sistema.
Attualmente il sistema è ancora operativo.
Ogni anno vengono svolti più di 850 Teleconsulti
fra gli ospedali della provincia di Vicenza con notevoli
benefici per i pazienti.
Lo scorso giugno il Censis ha certificato che sono
11 milioni gli italiani che hanno rinunciato alla sanità,
di questi 2.4 milioni sono anziani.
Il progetto Step è un modo alternativo per garan-
tire una sanità universale ai cittadini, a prescindere
dalla possibilità concreta di muoversi.
>> Riccardo Rizzo <<
Campus
Nel 2007 ero il direttore specialistico dei si-
stemi informativi del Comune di Milano e
ho affrontato l’ammodernamento della sala
Ced del Comune di Milano e il contempora-
neo rifacimento della rete telematica Campus che col-
legava tutti gli uffici del Comune.
L’ammodernamento della rete Campus era stato
assegnato nel 2006 tramite gara pubblica ad un Rti
composto dalle società EDA (mandataria) e Siemens
(mandante). Nel corso del 2007 la società EDA dichia-
rò fallimento ed interruppe i lavori di ammoderna-
mento della rete Campus e della sala Ced. Il Comune
di Milano si trovò di fronte a tre possibili alternative:
rifare la gara aggiudicando la fornitura ad altro Rti,
aggiudicare al secondo classificato, aggiudicare ad un
altro Rti prequalificato nella gara, che si accollasse le
attività già fatte e che includesse Siemens (legittimo
mandante nella suddetta gara, che non era stato coin-
volto nel fallimento EDA), nel nuovo Rti. Dopo aver
soppesato pro e contro delle varie soluzioni si decise
per quest’ultima soluzione e pertanto BT Telecom, che
si era prequalificata alla gara Campus, accettò di rag-
grupparsi con Siemens, continuando le attività dove
erano state interrotte, senza oneri per il Comune. Il
risultato fu l’attivazione delle rete in fibra ottica Cam-
pus e il completamento della sala Ced.
La sala Ced
del Comune di Milano
fino al 2006
112 113V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2007 2008
Quanto sopra evidenzia la difficoltà per un’am-
ministrazione pubblica, nel dover procedere ad im-
portanti innovazioni utilizzando la gara pubblica
come strumento contrattuale. Al di là del procedimen-
to amministrativo della gara è frequente, nel corso
delle attività successive all’aggiudicazione, il cambia-
mento delle specifiche, oppure l’emergere di tecnolo-
gie innovative che possono essere utilizzate o anche
problematiche interne alle aziende che possono cam-
biare il contesto di riferimento, addirittura arrivando
al fallimento dell’azienda come nel caso limite citato.
Sarebbe necessario pertanto, a parere dello scrivente,
superare il meccanismo della gara pubblica, pur nel
rispetto della trasparenza nell’aggiudicazione delle
commesse, tenendo conto dell’evolversi dell’inno-
vazione tecnologica e al tempo stesso delle capacità
progettuali delle aziende.
>> Alessandro Musumeci <<
Perché vivere senza uno smartphone?
In Italia il primo arriverà nell’anno successivo, ma
già dal 2007 i malati di tecnologia facevano la cor-
sa per farsi arrivare la novità dagli Stati Uniti e
poterlo avere tra le mani prima degli altri.
Non siamo ancora a metà degli anni 2000 ed è
quindi ancora presto per dire se questa sarà la vera
innovazione del secolo. Nei prossimi anni possiamo
solo immaginare cosa potrà succedere in un mondo
in continua evoluzione, e in cui la tecnologia è molto
più avanti di quanto noi possiamo percepire quotidia-
namente.
Di sicuro, lo sviluppo di iPhone in primis e succes-
sivamente di tutti gli smartphone è stato uno dei veri
punti di svolta della società moderna. Ormai non è più
pensabile immaginare la propria vita senza avere a
portata di mano questi oggetti.
L’iPhone nacque come un accattivante oggetto alla
moda, ma le mode, si sa, normalmente passano.
Il vero punto di forza fu la semplicità di utilizzo,
per la prima volta veniva veramente data la tecno-
logia a tutti, ed è innegabile che tuttora rimanga un
oggetto che dato in mano a chiunque risulta imme-
diatamente fruibile, senza alcuno sforzo o processo
mentale.
Nulla da quel momento, anche se sembra un po’
forte come affermazione, è stato come prima.
Ormai si parla di nati digitali, di persone che non
possono immaginare come la loro vita fosse prima
degli smartphone, e anche noi, generazione di qua-
rantenni, cominciamo a far fatica a ricordarci come si
poteva vivere quindici anni fa senza avere in tasca
quest’oggetto magico che può tutto.
Ed è anche questo il vero successo di uno stru-
mento come iPhone. La capacità di soppiantare mille
altre cose in un unico rettangolino tascabile, e di sem-
plificare la vita. Perché in fondo è proprio questo che
la tecnologia dovrebbe tra le altre cose fare, semplifi-
care il nostro quotidiano.
Macchine fotografiche, navigatori, guide turisti-
che, biglietti aerei, ordinazioni online, fino alla mo-
neta…tutto è sostituibile, tutto è eliminabile. Abbiamo
l’informazione, qualsiasi informazione, a portata di
mano. Abbiamo in ogni momento tutto a disposizione,
tutto fruibile immediatamente.
“Possiamo vivere senza uno smartphone?” Spesso
i più scettici tendono a porsi questo tipo di domande,
ma a mio avviso la vera domanda da porsi è: “Perché
vivere senza uno smartphone?” Ha senso pensare di
vivere senza un oggetto quando questo ci consente
di poter essere aiutati in tutto quello che è il nostro
quotidiano; in tutto quello che è il nostro vivere di
tutti giorni, lavorativo e non.
E come in ogni selezione naturale, tra tutte le in-
numerevoli potenzialità e possibilità che questo stru-
mento ci sta dando, rimarranno solo quelle che riusci-
ranno a darci il vero valore aggiunto. Le altre, come
per ogni specie che si è estinta, saranno delle semplici
App scaricate sul device e cancellate poco dopo.
>> Andrea Quarta <<
Il completamento
della sala Ced
2008
STORIA E POLITICA Il senatore Barack Obama è eletto 44º
presidente degli Stati Uniti d’America.
Fidel Castro annuncia la propria rinuncia
all’incarico di presidente e di capo delle forze
armate di Cuba. Gli succede il 24 febbraio il
fratello Raúl.
Romano Prodi annuncia pubblicamente il
suo abbandono della politica italiana.
ECONOMIA Si rende manifesta la “crisi dei subprime”,
le cui prime avvisaglie si erano già
evidenziate fin dalla metà del 2006: il 15
settembre Lehman Brothers dichiara la
bancarotta, il 22 settembre Goldman Sachs
e Morgan Stanley diventano banche normali.
Tutti gli indici borsistici mondiali flettono
in maniera consistente, si genera “la grande
recessione”.
SCIENzA Scoperta dell’acqua su Marte.
Inizia in zimbabwe un’epidemia di colera
che farà quasi 1200 vittime.
SPORT Si svolgono i Giochi della XXIX Olimpiade a
Pechino.
La Spagna vince gli Europei di calcio.
MotoGP: Valentino Rossi vince per l’ottava
volta il mondiale di motociclismo.
ICT SAP acquisisce Business Objects, allargando
il proprio portafoglio di soluzioni e
divenendo market leader nella fornitura di
business solutions, enterprise performance
management e business intelligence.
HP acquisisce EDS, la più grande
acquisizione per valore nel settore dei servizi
IT e la seconda per l’industria teconologica.
Microsoft lancia un’offerta di 44,6 miliardi di
dollari per l’acquisizione di Yahoo!
Nascono Bitcoin e Blockchain.
IT Manager non si nasce…
Era sempre stata la mia aspirazione… fare l’IT
Manager (la parola CIO non era ancora molto
diffusa in Italia). La mia carriera da program-
matore Java J2EE stentava a decollare e sen-
tivo che non era la scarpa giusta per il mio piede (non
sono mai stato veramente bravo a scrivere codice…)
Come fare allora il salto di qualità? Master universita-
ri, corsi di formazione, proposte di nuovi progetti non
erano serviti a nulla. Nessuno ti affida la direzione di
qualcosa solo perché hai studiato, questo era chiaro
ormai…
L’occasione arrivò quando fui chiamato a gestire
un’emergenza, una patata bollente di cui nessuno era
riuscito a venire a capo, un System replacement di una
piattaforma ventennale su base AS/400 installata in
un’azienda multinazionale, concorrente di quella in
cui lavoravo.
Il mio vecchio boss era a capo del progetto ed ave-
va stretto una partnership con una software house del
settore per riscrivere tutto l’Erp in C# con la nuova e
fiammante tecnologia di Microsoft.Net
In questi casi scrivere il nuovo codice è la parte
più semplice, il difficile è capire cosa fa il vecchio e
come eseguire la migrazione operativa e contabile
dei dati e delle funzionalità esistenti (su alcune cose
AS/400 resta ineguagliabile quindi bisogna aggirare
l’ostacolo, non tentare di oltrepassarlo). Questo fu l’in-
ghippo su cui cadde rovinosamente la software house
che deteneva il progetto (e con lei il mio boss…)
Venni chiamato come “ultima spiaggia” nella spe-
ranza di salvare un investimento ingente di capitali
sia liquidi che umani. Mi venne girato tutto il team di
sviluppo e la leadership di quello che rimaneva del
progetto. Ne seguirono due anni professionalmente
devastanti, fatti di analisi fiume, budget sempre insuf-
ficienti, milestone che venivano puntualmente scon-
fessate (ho disinstallato Microsoft Project dopo i primi
2 mesi), riunioni interminabili ed orari fuori da ogni
ragionevole buon senso.
Dovetti occuparmi di infrastruttura e di hardware,
di piattaforme di virtualizzazione (e chi ne aveva mai
sentito parlare?), imparare a conversare per telefono
con gli americani (e rendermi conto che qualsiasi cor-
so di inglese era stato inutile fino a quel momento),
114 115V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2008 2008prendere l’aereo regolarmente come fosse la corriera
che passa sotto casa.
Finalmente, il 1 Giugno, arrivò il tanto agognato go
live della sede italiana, poi l’anno successivo fu la vol-
ta di New York e di Los Angeles. Negli anni seguenti
Hong Kong/Spagna/Portogallo/UK e così via.
Adesso sì, posso dire di essere un manager ed
aver ottenuto i gradi sul campo di battaglia… Il resto
lo devo ai miei collaboratori.
>> David Garbesi <<
Virtualizzazione… con competenze reali!
Nel 2007 ero, già da alcuni anni, il responsa-
bile IT in un importante gruppo aziendale a
Cremona.
A causa della crisi, la direzione generale
aveva scelto, tra gli altri interventi, di razionalizzare
sedi, comparti produttivi e risorse. Anche il comparto
IT aveva subito riduzioni di budget e di personale, che
mi obbligavano a ripensare il servizio, nella necessi-
tà di migliorare strutture, controllo ed automatismi. Il
tutto da svolgere contemporaneamente agli interventi
fisiologici di svecchiamento dell’hardware e del sof-
tware in uso.
Intervenire sulle linee di trasmissione dati era
fattibile, in quanto l’evoluzione delle offerte dei pro-
vider permetteva di procedere alla contrattazione di
linee dati e di telefonia più efficienti ed anche meno
costose.
Le periferiche ed i computer delle postazioni
client seguivano il normale avvicendarsi ed era possi-
bile trovare una riduzione dei costi legata alla diminu-
zione del loro numero necessario.
Il vero problema pareva invece consistere nel-
le soluzioni lato server. Lo svecchiamento, legato a
sempre maggiori necessità da parte dei software cen-
tralizzati, e la necessaria ridondanza dell’hardware
richiedevano investimenti, ormai non più procrasti-
nabili senza diminuire la qualità e quindi la sicurezza.
D’altra parte, non era ancora possibile esterna-
lizzare completamente i servizi, a causa della grande
varietà di necessità informatiche che la produzione e
la distribuzione imponevano.
La soluzione che mi sembrò allora più allettante
fu quella di pensare alla virtualizzazione del variegato
mondo di installazioni informatiche che stavamo ge-
stendo.
Pianificai di iniziare con la virtualizzazione più
critica, nella sede della capogruppo: quattro server
fisici biprocessore con adeguata Ram e adeguato spa-
zio disco on-board, sistemi San di memorizzazione dei
dati condivisi fra i server e strumenti di controllo e
gestione che attraverso il software di virtualizzazione
VMware rendessero disponibili risorse alle macchine
virtuali, permettendo l’indipendenza dall’hardware
utilizzato.
Questo numero iniziale di server fisici garantiva
sia le prestazioni del sistema che la tolleranza ai gua-
sti. Con questo tipo di sistema le macchine virtuali,
memorizzate sui dischi condivisi tra i server, erano
indipendenti dagli elaboratori fisici ove risiedevano:
un guasto bloccante su un elaboratore fisico non bloc-
cava le macchine virtuali che si sarebbero ridistribuite
automaticamente sui server fisici restanti, ottenendo
i vantaggi di una struttura ridondata e con alta affi-
dabilità, ma con costi e complessità di gestione molto
inferiori.
Tutta la struttura hardware poteva essere inserita
in tre armadi rack da 19” nei quali era anche previsto
un monitor, tastiera e mouse che venivano trasferiti
al bisogno fra i vari server fisici da un KVM over Ip.
Completavano il sistema gruppi di continuità ridonda-
ti, oltre ad un elaboratore aggiuntivo di gestione dei
server logici, che governava la loro distribuzione sui
server fisici.
Ricordo che, delineato il macro progetto, non era
stato semplice comprendere il dettaglio di ruolo e fun-
zionamento dei vari apparati necessari, in quanto la
competenza tecnica al riguardo era soprattutto nelle
mani dei produttori, che spesso offrivano commenti
favorevoli solo alle apparecchiature che la loro azien-
da produceva.
Altra difficoltà era stato far comprendere alla di-
rezione generale, con la quale mi interfacciavo, la ne-
cessità di cambiare l’architettura e come l’acquistare
server rack e soluzioni di storage più costose di quan-
to avevamo fino ad ora scelto potesse in realtà dimi-
nuire gli investimenti necessari negli anni successivi.
Nel 2008 il progetto era concluso, completo di pia-
nificazione all’implementazione ed alla migrazione, di
risk management, di pianificazione dei corsi ai siste-
misti ed ai tecnici di gestione informatica, oltre natu-
ralmente a tutta la pianificazione dell’investimento e
alla proposta di reperimento delle risorse.
Un’ultima sorpresa, che forse mi sarei dovuto
aspettare, fu proprio nella fase di realizzazione. Sco-
prii che i processi di installazione e preparazione delle
strutture virtuali non erano proprio così maturi come
pensavo. Spesso le scelte di installazione hardware,
sistemistico e software dovevano considerare vinco-
li legati a precise specifiche dettate dal costruttore,
come per esempio i fiber-channel tutti e solo dello
stesso modello, gli storage San che potevano contene-
re solo particolari modelli di dischi, array Sas o Eide
che dovevano seguire precisi iter di preparazione, e
così via.
Tutto questo imponeva il doversi affidare con
fiducia all’esperienza e competenza di chi era stato
scelto per l’installazione, il cui ruolo divenne il deus
ex machina della situazione.
>> Enrico Ventura <<
Accompagnato
La velocità di diffusione delle mobile App ci col-
se di sorpresa. Era sorprendente quanto facile
fosse per qualsiasi programmatore realizzare
un’applicazione per smartphone, figlia di un’i-
dea originale, caricarla su uno store ed avere in pochi
giorni un seguito incredibile.
Molte App in realtà non inventavano nulla di nuo-
vo, ma rendevano la vita più comoda. Un’App che fum-
mo costretti a valutare era una sorta di portafoglio
digitale dove si potevano inserire i codici delle carte
fedeltà di diversi esercizi commerciali e le login/pas-
sword dei propri profili personali. Con pochi click sul-
lo smartphone, senza doversi ricordare le password
o collegarsi ai singoli siti dei vari programmi fedeltà
(incluso il nostro!) si era sempre aggiornati sul saldo
punti ed altro: infatti era l’App a collegarsi online ai
vari siti, e presentare i dati con un’interfaccia sem-
plice.
Bello, comodo, ma pericoloso. Di fatto era un per-
fetto attacco “uomo nel mezzo” che potenzialmente,
all’insaputa dell’ingenuo utilizzatore, poteva usare
login e password per attività non autorizzate. Non sa-
pendo chi ci fosse dietro questo servizio e quali fosse-
ro le effettive finalità, non potevamo permettere che
i nostri clienti rischiassero i loro dati in questo modo.
Contattiamo lo sviluppatore e lo convochiamo in
sede. Allestiamo un team di esperti per affrontare il
potenziale hacker: il nostro Direttore IT, gli esperti di
rete e di sicurezza, uno sviluppatore Web ed un legale
con una lettera di diffida in mano. Tutto era pronto
per il grande momento. Chi avremmo avuto di fronte?
Cosa ci avrebbe chiesto? Aveva già usato in modo ille-
cito i dati degli ignari clienti? Poteva ricattarci? Voleva
negoziare?
La segretaria ci avvertì che l’ospite era arrivato,
ma non da solo. Era accompagnato da una signora. Co-
minciamo a fare le più strane congetture. Una signora?
Sarà un hacker anche lei? Un consulente? Un legale?
Si presenta un giovane e timido studente di in-
gegneria con la madre (!!) che esordisce così: “il mio
ragazzo non ha fatto niente di male, vero? È solo ap-
passionato di programmazione, spero che finisca pre-
sto gli studi e che si trovi un lavoro sicuro e onesto…
Ho voluto accompagnarlo per essere sicura che non si
fosse ficcato nei guai….”
Fu questo simpatico episodio a farci toccare con
mano che non potevamo lasciare questo terreno non
presidiato. Era alla portata di tutti realizzare App che
potevano essere, anche in buona fede,
pericolose o sovrapporsi in modo più o
meno lecito ai servizi ufficiali. Il resto,
come si dice, è storia.
>> Luca Sorichetti <<
Giotto
“Non sempre cambiare
equivale a migliorare
ma per migliorare bi-
sogna cambiare”.
Questa frase di W. Churchill è stata
per me sempre fonte di ispirazione: in
essa, a mio avviso, sono sintetizzati la
sfida, il rischio ma anche l’opportuni-
tà che chi è fautore del cambiamento e
dell’innovazione in azienda deve fron-
teggiare.
Correva l’anno 2008 quando il Gruppo Datacol,
azienda commerciale di Verona nata nel 1993, leader
nella commercializzazione e vendita diretta di articoli
di fissaggio e utensileria per l’automotive e l’artigia-
I manifesti a supporto
del Change
Management del
Progetto Giotto
116 117V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2008 2009nato, decise di affrontare un grande progetto di cam-
biamento: la sostituzione del suo sistema Erp.
La strategia alla base dell’implementazione del
nuovo Erp SAP era stata proprio quella di accompa-
gnare l’azienda nel percorso di internazionalizzazione
e di ottimizzazione dei processi gestionali. L’obietti-
vo era quello di avvicinare l’azienda al concetto di
Extended Enterprise, ossia estendere la propria value
chain non solo alle società del gruppo, ma anche ai
suoi interlocutori esterni come fornitori e clienti. Il
progetto, ambizioso, era stata denominato Giotto per
due motivi:
un chiaro riferimento all’artista fiorentino ed alla
sua fama mondiale, sinonimo di internazionalizzazio-
ne, precisione, integrazione; tutti macro obiettivi che
volevamo raggiungere;
la data fissata per il go live, Gennaio 2008, sinte-
tizzabile in G8; già nel nome comunicavamo il mes-
saggio chiaro che il cambiamento aveva un obiettivo
temporale, sicuramente sfidante, ma preciso e rag-
giungibile.
Il team di Change management ebbe come obietti-
vo principale quello di coinvolgere le varie risorse nel
progetto e cercare il massimo allineamento verso gli
obiettivi stabiliti dallo Steering Committee. Già in fase
di project preparation si cercò di individuare tramite
questionari il livello di commitment del personale in-
terno. Per facilitare l’apprendimento fu creato un por-
tale dove tutte le figure coinvolte potessero trovare le
informazioni riguardanti l’avanzamento del progetto,
tutti i verbali delle riunioni, distinti per modulo, in
modo che ci fosse una condivisione della conoscen-
za. Tramite una comunicazione quotidiana, si riusci a
tenere costantemente informate tutte le persone coin-
volte nel progetto in merito agli obiettivi che erano
stati stabiliti e raggiunti, già dalla fase di analisi.
I manifesti di Giotto vennero collocati nei punti
più frequentati dell’azienda, dalla macchina del caffè
alle sale riunioni, con l’obiettivo di enfatizzare i risul-
tati raggiunti e gli step successivi, dando sempre rilie-
vo alla data del go live.
Il progetto, iniziato con il kick-off meeting del 19
aprile 2007, portò a rispettare il go live del gennaio
2008, con i primi ordini che entrarono in SAP, come da
programma, nei primi giorni di gennaio.
Fummo realistici, innovativi, prospettici come il
grande pittore ed architetto cui ci eravamo ispirati.
>> Matteo Quagini <<
2009
STORIA E POLITICA Meeting del G20 a Londra.
Summit del G8 a L’Aquila, in Abruzzo.
Una scossa di terremoto di magnitudo
6,3 fa tremare la Provincia dell’Aquila alle
3:32 causando 309 vittime.
SPORT Il Barcelona vince la Champions League.
Viene disputato il primo Gran Premio di
Formula 1 ad Abu Dhabi.
L’Irlanda vince il Sei Nazioni di rugby.
ICT Viene coniato il termine Byod, quando
Intel nota che i propri dipendenti
utilizzano sempre più dispositivi
personali per svolgere le proprie mansioni
lavorative; un impiego diffuso non solo
del termine ma anche di metodologie di
integrazione si ha a partire dal 2011.
HP acquisisce 3Com rafforzando
la propria strategia di convergenza
nell’offerta di server, storage, network,
management, facilities e servizi.
Accenture lancia un nuovo Digital
business con Accenture Mobility e
Accenture Interactive.
Viene creata Bitcoin (codice: Btc o Xbt),
una moneta elettronica, il cui inventore
è noto con lo pseudonimo Satoshi
Nakamoto. Utilizza un database distribuito
tra i nodi della rete che tengono traccia
delle transazioni, e sfrutta la crittografia
per gestire gli aspetti funzionali come
la generazione di nuova moneta e
l’attribuzione di proprietà.
Com’era prima?
Dopo gli anni dell’Erp e nel pieno della crisi
del 2008 a tutti è stato chiaro che i para-
digmi del passato andavano lasciati alle
spalle ed un nuovo approccio ai sistemi
informativi era necessario. A seconda della visione
e delle possibilità questo nuovo approccio ha avuto
però interpretazioni diverse. Per alcuni la crisi ha si-
gnificato contenimento dei costi e quindi i budget ICT
si sono progressivamente ridotti impedendo innova-
zione e sviluppo; per altri i sistemi informativi hanno
rappresentato uno strumento di efficientamento ed
il dipartimento ICT è stato quindi chiamato in causa
a supporto dei progetti di riorganizzazione e snelli-
mento dei processi aziendali con un occhio attento
al Roi di breve termine; altri infine hanno deciso di
investire utilizzando l’ICT come leva per lo sviluppo
del business e come guida nella gestione della varia-
bilità. Probabilmente ogni azienda in quegli anni ha
convissuto con tutti e tre gli approcci però devo dire
che se oggi Comerindustries ha un sistema di Business
intelligence moderno, completo ed adeguato ai biso-
gni aziendali lo si deve agli investimenti effettuati in
quegli anni di crisi.
Com’era prima?
Beh ogni tanto ci ripensiamo e sembra ormai pas-
sata una generazione da quando ad esempio la repor-
tistica commerciale si basava su report creati ad hoc
che venivano elaborati con scansione settimanale e
mensile rilasciando file su file system che poi doveva-
no essere rielaborati manualmente ad uso e consumo
dei vari utilizzatori. Inutile elencare i limiti di questa
impostazione: il sistema di reporting era tutt’altro che
univoco, destrutturato e spesso inconsistente.
Se questo poteva essere accettabile (e di fatto lo
è stato supportando il business per più di 10 anni)
in contesti di crescita e stabilità, oggi in contesti di
forte variabilità ed incertezza sarebbe un sistema to-
talmente inadeguato. Gli investimenti di allora si ri-
pagano ampiamente oggi consentendo all’impresa di
disporre di un cruscotto di gestione puntuale ed affi-
dabile che la abilita ad assumere decisioni tattiche e
strategiche basandosi su dati oggettivi, consistenti e
non interpretabili. Penso che questo rappresenti oggi
un indubbio vantaggio competitivo rispetto a chi, ne-
gli anni della crisi, ha visto l’ICT con altri occhi ed ha
adottato di conseguenza approcci di contenimento o
di più breve termine.
>> Giuseppe Lovascio <<
Il DR per favore
L’anno è quello dei disastri naturali, ma questa
non me l’aspettavo.
Sono le 8.30 del 23 luglio 2009 e si tratta
del mio ultimo giorno di lavoro prima delle va-
canze estive. Sorseggiando un caffè shakerato al mio
bar preferito, scorro mentalmente quelle che saranno
le attività della giornata. Gli ultimi controlli, qualche
pianificazione, le racco-
mandazioni da lasciare.
Entro in auto e accen-
do i telefoni, ne abbiamo
tutti due ormai. Suonano
ininterrottamente per
qualche km e penso si sia
rotto qualcosa, poi da in-
formatico trovo improba-
bile la rottura di entrambi
i cell contemporaneamen-
te. Prendo il primo e ini-
zio a controllare. Mail e
tanti ma tanti Sms. Cosa è
successo?
118 119V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2009 2009La faccio breve e incollo un estratto della Repub-
blica di allora:
Gli allarmi in effetti erano arrivati e giunto in
azienda trovo un dramma in atto. Con pantaloni e
camicia bianca vengo catapultato tra macerie e vigili
del fuoco in una situazione cataclismatica, quelle dove
quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare, per
essere chiari.
Le mie idee di vacanza si trasformano in breve
in una vaga speranza di risolvere tutto in un giorno
e chissà perchè il mio inconscio in fondo spera di po-
terci riuscire.
A quel tempo la Sala macchine era piuttosto tra-
dizionale e le sicurezze di base. Il progetto del nuovo
data center interno ancora in approvazione e il DR un
documento. Il fumo era entrato in sala macchine e ho
presto imparato che a certe temperature diventa un
mix di plastiche e metalli in grado di rovinare qua-
lunque cosa.
I tentativi da parte di esperti professionisti di
riesumare le macchine non hanno l’effetto sperato e
in sala mensa insieme a tutta la direzione aziendale
dichiaro morto il Sistema Informativo dando di fatto
il via al Disaster recovery plan. Qualcuno aveva mai
testato davvero queste procedure?
Partiamo dai back up e i giorni seguenti qualco-
sa di incredibile e meraviglioso prende corpo in tutta
l’azienda. Tutti coloro che hanno una qualche energia
o capacità la mettono al servizio dello stesso scopo
trasformando qualunque vecchio contrasto o rivalità
in energia positiva.
In breve l’azienda si riorganizza ma … i sistemi in-
formativi? Avevamo già molta virtualizzazione e così
abbiamo approfittato dell’occasione per terminarla.
Dopo 2 giorni di lavoro l’azienda è ripartita ed è stata
una esperienza di lavoro molto formativa per tutti.
La cosa che ricordo con più simpatia è la soddi-
sfazione di chi lavorava nell’ICT. Credo di non avere
mai visto tanti upgrade in così poco tempo. Zero Test.
“Vuoi lavorare? Questo è il tool. Non ti piace? Mi spia-
ce”. In qualche modo si prendevano delle rivincite non
si sa bene da cosa, ma sono certo che qualcuno capirà.
Suonerà anche retorico ma un problema serio
come questo ha dimostrato che con tanto impegno e
motivazione tutto si può trasformare in opportunità.
>> Giorgio Montanari <<
Incendia la Beghelli perché la ex lo rifiuta
L´uomo ha raggiunto in taxi la ditta a Monteveglio e
dopo aver mantenuto la terribile promessa è tornato a
casa sempre con l´auto pubblica
«Farò terra bruciata, sono come un indiano coman-
che». Accecato dall´ossessione e dai continui rifiuti della
sua ex compagna, P.L.Z., ora in carcere alla Dozza, l´altra
notte ha impiegato pochi minuti per mettere in pratica
quella che sembrava una minaccia assurda, ma annun-
ciata con un giorno d´anticipo. Utilizzando una tanica di
benzina, ha dato fuoco alla palazzina degli uffici della
Beghelli, azienda leader nel settore dei segnali d´allarme,
dove lavora l´ex convivente. L´uomo ha raggiunto in taxi
la ditta, a Monteveglio e dopo aver mantenuto la terribile
promessa è tornato a casa. Sempre in taxi.
V I T E P A R A L L E L E 121V I T E P A R A L L E L E
Se Charles Darwin fosse nato nel 1980 oggi sarebbe
un blogger di fama internazionale ed il suo
hashtag #DigitalTransformation sarebbe uno fra i
più popolari.
Ma che c’entra Darwin con la Digital Transformation?
Nulla, a prima vista, ma in realtà analizzare la Digital
Transformation attraverso le lenti della teoria
dell’evoluzione è forse l’unico modo per comprenderla a
pieno.
Di certo è difficile immaginare se Darwin avesse davvero
compreso la profondità della sua teoria evolutiva, ma
soprattutto se ne avesse immaginato l’applicabilità ad
aspetti così lontani da quelli del suo originale spettro di
studio, la biologia.
Semplificando Darwin, nella lotta per la sopravvivenza
a vincere sono gli individui più adatti, cioè quelli che
meglio sfruttano le risorse e che sono in grado di
adattarsi alle evoluzioni dell’ambiente circostante.
Insomma, ce lo hanno insegnato da piccoli, la giraffa ha
il collo lungo perché per millenni ha cercato di mangiare
le foglie più in alto, dove gli altri non potevano arrivare.
Così è sopravvissuta e così si è evoluta, a differenza dei
suoi competitor che invece non sono stati in grado di
adattarsi.
Il modello di riferimento è chiaro: gli elementi chiave
dell’evoluzione sono quindi la capacità di adattarsi, la
velocità nel farlo e, in un mondo iper-veloce, l’abilità di
farlo in maniera continuativa.
Con questi presupposti, è forse più facile comprendere
quanto la Digital Transformation abbia creato un nuovo
contesto di riferimento all’interno del quale la teoria
dell’evoluzione si muove costantemente, ad altissima
velocità, costante accelerazione, e con cambiamenti
infiniti, ma soprattutto molto spesso non predicibili.
La maturità e la fruibilità delle tecnologie che abilitano la
Digital Transformation, inoltre, hanno avuto e continuano
ad avere impatti che coinvolgono qualsiasi aspetto della
nostra vita, dal modo di lavorare, alle organizzazioni, alle
nostre abitudini sociali. Insomma, una trasformazione
“evolutiva” dal punto di vista tecnologico che ha dato
business non immaginabili in precedenza ed ancor meno
realizzabili.
Nel settore dei macchinari industriali, ad esempio, si sta
passando da un modello di vendita tradizionale ad un
modello in cui ciò che viene venduto al cliente sono le
prestazioni erogate da un particolare macchinario, con
un modello di prezzo basato sull’utilizzo, piuttosto che
sull’acquisto.
Un esempio interessante è quello di Enjoy, la soluzione
di Car sharing di ENI nata nel 2013 che conta oggi una
flotta di circa 2000 veicoli nelle principali città Italiane
ed è in continua espansione. Un modello pay per use, con
prenotazione ed accesso via smartphone, e manutenzione
gestita direttamente dall’azienda in maniera ottimizzata
grazie al continuo scambio di dati fra il veicolo e la
centrale.
Nel settore della moda è invece l’iper-personalizzazione
a trarre vantaggi dalla Digital Transformation,
permettendo, grazie alla manifattura additiva ed alle
stampanti 3D, di poter creare prodotti con infinite
combinazioni, offrendo al cliente finale un’esperienza
unica di prodotto personalizzato.
Certo siamo ben lontati dal Model T nero di Ford, ma
anche in questo caso nessuno obbliga le aziende a
sfruttare la Digital Transformation ed adattarsi. A parte
Darwin.
Forse ciò che è meno evidente quando si parla di Digital
Transformation sono gli impatti che ha avuto e che deve
avere sulle organizzazioni affinché siano in grado di
adattarsi velocemente.
E per questo è necessario che la collaborazione fra le
funzioni aziendali sia estrema, priva di vincoli e di silos;
sostanzialmente un network non gerarchico in grado di
adattarsi e trasformarsi in maniera rapida al cambiare
delle condizioni al contorno.
É inoltre fondamentale che la strategia (e quindi la
direzione in cui evolvere) sia iperconnessa al mercato
(la sorgente dei segnali del cambiamento), ma che
quest’ultimo non sia né la fine né l’inizio del percorso,
ma uno step fondamentale di un ciclo continuo di
allineamento.
Sono forse proprio queste le motivazioni che hanno
permesso a Techedge di evolvere in maniera rapida,
passando in poco più di 10 anni da startup in corso di
Porta Ticinese a Milano, ad azienda globale che vanta
oggi circa 1,500 dipendenti.
Fin dall’inizio ci siamo dati l’obiettivo di aiutare le
aziende a sfruttare l’information technology per ottenere
vita ad una trasformazione disruptive dal punto di vista degli
impatti sul day by day.
Durante gli anni della Trasformazione Digitale, ad esempio,
sono cambiate in maniera irreversibile le dinamiche di
acquisto, riposizionando in maniera definitiva il potere
nelle mani del consumatore. In un mondo iperconnesso
ed iperveloce, infatti, non si chiede più all’amico quale sia
il miglior ristorante giapponese in città, ma lo si chiede
a Google, che è in grado non solo di darci il rating, ma
anche di indicarci le ore di picco del ristorante, in modo da
minimizzare il tempo di attesa. La Trasformazione Digitale
ha a tutti gli effetti creato delle nuove mappe geografiche, in
cui la distanza fra noi ed un ristorante non è più espressa in
kilometri ma in likes.
Oggi sono le review ed i commenti dei consumer a guidare
l’evoluzione di prodotti e servizi; siamo di fronte quindi ad
un ecosistema in cui il cliente è, in maniera sempre più chiara,
il punto iniziale del processo di vendita, non quello finale. É
in realtà sempre stato così, oggi però questo meccanismo è
stato accelerato e globalizzato dall’iperconnettività, che se
da una parte ha distrutto le barriere geografiche dall’altro ha
ristretto l’asse temporale.
Analogamente, in un mondo in cui è sempre più facile
comunicare su larga scala ed avere accesso in tempo
reale ad informazioni sugli interlocutori, sono i contenuti
a determinare l’attenzione, l’interesse ed infine la
sopravvivenza di un brand.
In questo contesto, le aziende che hanno sfruttato le tecnologie
della Digital Transformation per capire i cambiamenti in presa
diretta (ad esempio il consumer sentiment) ed adattarsi più
velocemente sono sopravvissute. Le altre confermano Darwin.
Certo, una volta capito cosa vogliono i clienti bisogna essere
in grado di produrlo. E nell’era della Trasformazione Digitale
deve essere fatto in maniera ultrarapida, iperpersonalizzata
e non solo. E proprio queste sono le esigenze, ed opportunità,
indirizzate dall’Industry 4.0, termine coniato nel 2011 per
designare la nuova rivoluzione industriale abilitata dalle
tecnologie digitali.
Anche in questo caso gli impatti della trasformazione sono
profondi, e creano nuovi modelli di riferimento, scenari di
un vantaggio competitivo, ovvero, riprendendo Darwin, per
adattarsi. Così facendo, ci siamo continuamente adattati
anche noi, riuscendo, grazie alla profonda relazione di
fiducia con i nostri clienti, a comprendere velocemente i
segnali del mercato, indirizzando i nostri sforzi evolutivi
nella direzione corretta.
Questo ci ha permesso di essere “serialmente” fra i primi
in Italia nel campo della Digital Innovation e della Business
Transformation facendo continuamente evolvere la nostra
offerta.
Il nostro focus sugli aspetti più tecnologici, che ci ha
permesso di essere riconosciuti come player di riferimento
nei primi anni, è diventato per noi un asset fondamentale,
che ci permette oggi di trattare tematiche quali customer
engagement, supplier collaboration ed industry 4.0, con
il giusto equilibrio fra visione di business strategica e
capacità di delivery concreta.
Evolvere non è mai semplice, ancora meno in un mondo
iperveloce e iperglobale in cui non sono solo i competitors
ad essere un rischio, ma la gran quantità di variabili
impredicibili in gioco (tassi di cambio, equilibri politici, crisi
economiche). Questo in 12 anni lo abbiamo imparato.
D’altra parte, però, abbiamo imparato anche che non
importa quanto il contesto sia complesso e quante siano
le variabili in gioco, il vero elemento che ci ha permesso
di evolvere continuamente con successo è la passione.
Adattarsi significa sapersi continuamente reinventare
senza mai snaturarsi, significa spingersi continuamente
al di fuori della propria comfort zone, per espanderla.
E questo sono in grado di farlo solo persone talentuose
guidate da una passione inarrestabile.
E per concludere, al nostro famoso blogger non potremmo
che dire: @Darwin, la passione vince sempre.
#DigitalTransformation @TechedgeGroup
info@techedgegroup.com
2010/2016
Digital Transformation
120
123V I T E P A R A L L E L E
2010
STORIA E POLITICA L’associazione terrorista ETA annuncia,
attraverso un video diffuso dalla BBC, il
cessate il fuoco.
Baghdad: un attentatore suicida con
un’autobomba uccide almeno 17 persone e
ne ferisce altre 80 vicino a un edificio del
Ministero dell’Interno iracheno.
La Cina diventa la seconda potenza
economica mondiale.
Terremoto ad Haiti: ONU stima che circa 3
milioni di persone siano state colpite dal sisma.
CULTURA E SPETTACOLO A Shanghai si tiene EXPO.
A Dubai viene inaugurato il Burj Khalifa, il
grattacielo più alto del mondo.
SPORT Campionato Mondiale di calcio in Sudafrica:
vince la Spagna battendo in finale i Paesi
Bassi.
L’Inter diventa Campione d’Europa di
calcio battendo il Bayern Monaco. Avendo
conquistato anche la Coppa Italia e lo Scudetto,
diviene la prima squadra italiana a completare
la tripletta.
ICT SAP annuncia l’acquisizione di Sybase.
Steve Jobs presenta l’Ipad, tablet di
prima generazione, multi touch; arriverà
ufficialmente in Italia solo nel 2012 con la terza
generazione.
“HP ePrint: if you can email it, you can
print it.” Con questo slogan HP introduce le
stampanti “email connected” che consentono
di attivare stampe da qualsiasi device mobile.
Il sito WikiLeaks rilascia oltre 251.000
documenti diplomatici del Dipartimento di
Stato degli Stati Uniti d’America, inclusi oltre
100.000 documenti contrassegnati come
“segreti” o “confidenziali.
Viene lanciata Instagram, inizialmente
applicazione per gestire fotografie scattate da
cellulare, rilasciata solo per dispositivi IOs.122
Meglio essere un VIP
Ricoprivo il ruolo di Chief information techno-
logy officer di Wolters Kluwer italia, multi-
nazionale quotata olandese che in Italia è
leader nell’offerta di una vasta gamma di in-
formazioni multimediali (libri, pubblicazioni cartacee,
banche dati elettroniche online e offline), software e
servizi a studi di avvocati, commercialisti, notai, cor-
porazioni e governi.
Nel 2009 la società lanciò un progetto di creazio-
ne di uno standard tecnologico per tutte le strutture
commerciali di help desk con l’obiettivo di:
migliorare il servizio help desk ai clienti di prodotti
software;
migliorare l’efficienza nella gestione del contatto;
ottimizzare la gestione delle risorse umane;
condividere in tempo reale risorse localizzate in siti
differenti.
Lo scenario era complesso in quanto frutto di
diverse acquisizioni di società italiane situate in di-
verse regioni. Il servizio era erogato da 300 operatori
di help desk in 15 siti italiani diversi, specializzati in
ambito territoriale e di prodotto.
Gli sponsor principali del progetto erano il CEO e il
Chief software sales officer. Forte fu il legame stretto
con la struttura internazionale Global Shared Services
(GSS), sia in fase di software selection, sia nell’orga-
nizzazione del progetto. La filiale italiana divenne pi-
lota internazionale della piattaforma e GSS finanziò
economicamente il progetto a beneficio del P&L della
filiale. Nel 2010 si pianificò il kick-off del progetto che
terminò nel 2011, nei tempi definiti.
Venne realizzato un call center virtuale dove gli
operatori in differenti siti regionali erano gestiti dallo
strato tecnologico come un unico gruppo di risposta. Il
call-routing intelligente era basato sui dati del cliente,
di prodotto acquistato, numero telefonico riconosciuto
automaticamente, origine della chiamata e operatore
preferenziale pre-assegnato. Il sistema forniva via
pop-up la finestra del ticket pre compilata con ridu-
zione dei tempi di risposta. Infine i Vip customers
venivano serviti dagli operatori con i livelli di cono-
scenza maggiori (anche locati in siti di regione diversi)
by-passando eventuali code di attesa.
Il progetto vinse nel 2011 un premio internazionale
come miglior progetto in Wolter Kluwer a livello globale.
>> Adriano Marrocco <<
Rotaie … nel cielo
Nell’autunno del 2008 ho assunto l’incarico
di direttore centrale dei sistemi informa-
tivi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italia-
ne, in un momento in cui l’attivazione dei
sistemi ad alta velocità, sulle tratte Torino-Salerno e
Venezia-Lecce, dava per la prima volta nella storia un
vantaggio competitivo al treno rispetto all’aereo nel
trasporto passeggeri del nostro Paese. Tanto per fare
un esempio, il trasporto passeggeri su treno è passa-
to in pochi anni dal 33% dei viaggiatori sulla tratta
Roma-Milano, al 66% degli stessi con un incremento
sostanziale dei ricavi.
Per assecondare tale trend positivo è stato ne-
cessario rivedere completamente l’architettura dei si-
stemi informativi del Gruppo Ferrovie dello Stato Ita-
liane, per avvicinarli il più possibile all’utente finale,
rendendoli accessibili da qualsiasi device (computer,
palmare, telefono, eccetera), migliorando i sistemi di
prenotazione presso le biglietterie delle stazioni ed
efficientando tutti i sistemi informatici per la circola-
zione dei treni, rendendoli più sicuri e più facilmente
gestibili da parte degli operatori.
Per conseguire tale miglioramento è stato ne-
cessario superare la modalità di gestione dei sistemi
informativi, basata sull’affidamento in house dello
sviluppo e della gestione, migrando i sistemi informa-
tivi verso un cloud privato, sia per quanto riguarda i
sistemi di prenotazione ferroviaria che per i sistemi di
controllo della circolazione ferroviaria.
L’attività di passaggio al cloud del sistema infor-
mativo del Gruppo ha comportato la virtualizzazione
di oltre 2.000 server fisici in un unico Hyperced, au-
mentando in questo modo l’affidabilità dei sistemi e la
continuità del servizio che, per ovvi motivi, dev’essere
garantita al 100%. Inoltre tale progetto ha comportato
il risparmio del 30% circa, su base annuale, sulle spese
operative (Opex) per lo sviluppo, la manutenzione e la
gestione del suddetto sistema informativo.
La migrazione verso il cloud dei sistemi informa-
tivi del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha com-
portato infine la focalizzazione dei circa 250 addetti
informatici del Gruppo verso le attività di governance
e di gestione del demand; tale cambiamento di com-
petenze è stato gestito tramite un piano di formazione
che, nel periodo 2011-2013, ha permesso a tutto il per-
sonale informatico delle società del Gruppo di acqui-
sire le competenze necessarie a gestire la richiesta di
innovazione ICT nel settore del trasporto ferroviario
e su gomma.
>> Alessandro Musumeci <<
“We want to be ...”
Parlare del presente (e dell’immediato futuro)
significa parlare della Digital Transformation,
che nel World Economic Forum di Davos di
quest’anno è stata definita la quarta rivolu-
zione industriale. Da questo punto di vista lavorare
in un’azienda come British Telecom significa avere
un punto di vista privilegiato sui grandi cambiamenti
tecnologici,in primo luogo, ma anche organizzativi e,
allargando lo sguardo, sociali e culturali, che stanno
avvenendo in questi anni nel mondo e nel nostro Pa-
ese.
La tecnologia sta cambiando il nostro mondo e
oggi si può affermare senza timore di smentita che la
Digital Transformation è una delle principali (se non la
principale) priorità di ogni azienda, in qualunque mer-
cato essa operi. Come poi questa trasformazione si de-
clini nel concreto ovviamente dipende dalla situazio-
ne di partenza e dagli obiettivi che ciascuna azienda si
pone, ma in generale si può dire che ogni azienda sta
cercando la sua peculiare modalità per usare la tecno-
logia disponibile in modo nuovo e creativo al fine di
ottenere vantaggi competitivi sui concorrenti e diffe-
renziare qualitativamente la propria offerta.
Non esiste una blueprint universale per la Digital
Transformation, occorre avere una mente aperta e te-
Le fasi delle
rivoluzioni industriali
dal primo ‘900 a oggi
2010
124 125V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
nere presente che non si tratta solo di implementare
una nuova tecnologia: la sfida infatti è creare nuovi
modelli di business, sviluppare nuove opportunità di
ricavi, introdurre cambiamenti nei processi aziendali
che aumentino l’efficacia operativa e riducano i costi
strutturali. Da questo punto di vista, l’utilizzo di tec-
nologie innovative si configura come il principale abi-
litatore del cambiamento.
Una breve panoramica sulla Digital Transforma-
tion rischia di essere limitata rispetto alla vastità e
all’importanza dell’argomento. Di certo i CIO si trova-
no di fronte a una sfida che rispetto a quelle passate
probabilmente porterà a una completa ri-definizione
del ruolo dell’IT nelle aziende. Infatti se dovessi defi-
nire in una frase la Digital Trasformation direi che si
tratta di “introdurre innovazione attraverso l’incontro
tra tecnologia e business”. Si tratta di una grande op-
portunità, che richiede però un cambiamento cultura-
le e, in molti casi, organizzativo. Occorre gestire una
maggiore complessità, nuove relazioni con i key-users
aziendali, un nuovo modello di sviluppo e gestione
delle applicazioni e definire nuovi Kpi orientati al ser-
vizio erogato agli utenti interni e ai clienti dell’azien-
da. L’obiettivo è quello di far sì che l’IT non sia perce-
pito come una commodity (o un puro costo aziendale)
ma come key enabler per lo sviluppo del business
dell’azienda. Per far questo è necessario ripensare lo
status quo e individuare nuovi modelli di business che
possono trarre reali benefici dall’introduzione di tec-
nologie innovative, tenendo presente che quello che
viene chiamato dagli analisti tsunami digitale è solo
agli inizi e solo chi sarà in grado di guidare la trasfor-
mazione, mettendo in campo competenze e disruptive
thinking, ne uscirà vincente. L’importante è non avere
ambizioni limitate o accontentarsi della gestione quo-
tidiana dell’esistente. A chi gli chiedeva quali obiettivi
si ponesse, Jerry Garcia, il leader del gruppo rock The
Grateful Dead, rispondeva: “We do not merely want
to be the best of the best. We want to be the only
ones who do what we do.” Alla fine dei conti è questa
la prospettiva che differenzia una rivoluzione da un
semplice cambiamento.
>> Cosimo Delfino <<
Forse in Svezia, non in Italia…
A seguito della liberalizzazione del mercato
elettrico italiano, avvenuta all’inizio degli
anni 2000, alcune grandi utilities stranie-
re entrarono nel nostro mercato. Una di
queste fu la multinazionale tedesca E.ON, nella quale
ho avuto il piacere di lavorare per 5 anni a partire
dal 2008 quando Endesa Italia, di cui ero CIO, ven-
ne acquisita. E.ON è presente in gran parte dei paesi
europei, e pertanto convivono al suo interno sostan-
ziali differenze culturali e idiomatiche, accompagnate
spesso da modelli di lavoro molto diversi tra di loro.
Le differenze, se ben indirizzate, rappresentano un
valore e possono diventare un asset prezioso per
un’azienda multinazionale. Spesso, però, per raggiun-
gere questo nobile scopo occorre impegnarsi a fondo
ed armarsi di pazienza e buona volontà.
L’episodio che mi piace ricordare risale all’an-
no 2011. Mi trovavo ad Hannover, in una delle varie
convention internazionali. In quel periodo anche le
utilities avevano iniziato a guardare al cliente finale
con maggiore interesse, rispetto agli obiettivi di pro-
duzione e trading dell’energia che avevano dominato
negli anni precedenti. Per noi che ci occupiamo di IT,
questa svolta fu uno stimolo decisivo per avviare ini-
ziative tipiche delle società di servizio, come ad esem-
pio l’implementazione di sistemi di Crm evoluti. In tale
contesto, partecipando ad uno dei vari workshop in
agenda, ebbi l’occasione di parlare con alcuni colleghi
del Nord Europa di strategie e modelli di gestione dei
clienti. Anche sulla scorta delle mie precedenti espe-
rienze in ambito Tlc, settore nel quale al tempo c’era
maggiore familiarità sul tema, ricordo che ad un certo
punto entrai nel merito della necessità di verificare il
profilo di credito di un potenziale cliente, e delle pos-
sibili soluzioni da adottare sui sistemi per ridurre il
rischio dei mancati pagamenti o, al limite, anche delle
truffe. Ricordo che alcuni colleghi svedesi portarono la
discussione verso una direzione dalla quale rischiavo
di perdere di vista il tema iniziale, tanto che ad un
certo punto mi venne il dubbio che il problema fosse
dovuto alla differente capacità di esprimersi in lingua
inglese che esiste normalmente tra un italiano e uno
scandinavo. In realtà, dopo aver ripetuto più volte il
modello che avevo in mente e la sua ricaduta sul pro-
getto e sull’architettura dei sistemi, ad un certo punto
mi resi conto che si era creato un semplice equivoco:
mentre cercavo disperatamente di descrivere funzio-
nalità, interfacce e architettura dei sistemi, i colleghi
svedesi ancora non avevano capito la ragione per cui
avremmo dovuto attivare un investimento per verifi-
care la bontà di un cliente. Fui finalmente in grado di
riprendere il filo del discorso quando mi formularono
questa semplice domanda: “ma perché si dovrebbe
verificare se un cliente sarà un buon pagatore? Se fir-
ma un contratto per ottenere un servizio, certamente
lo pagherà!”. Sarebbe stato facile rispondere: “Forse
in Svezia, non in Italia…”. Ma non lo feci, mi limitai a
portarmi a casa il fatto che le grandi differenze cultu-
rali che esistono nella vita si ripetono specularmente
anche all’interno di un’azienda e, a volte, possono in-
fluenzare le nostre decisioni.
La foto fa capire in modo scherzoso quali siano le
difficoltà linguistiche e culturali (il collega di fronte a
me, che faccio la parte del gobbo, canta la famosa can-
zone ”Nel blu dipinto di blu” con il testo in svedese...).
>> Fabrizio Locchetta <<
La prossima frontiera
I processi di trasformazione dei dati in informa-
zioni analizzabili e fruibili dall’utente hanno ori-
gini sin dai primi anni 70. Grazie all’avvento dei
mainframe si iniziano a produrre i primi report
su tabulati cartacei con però parecchi limiti, legati
principalmente ad eccessivi tempi di calcolo… si par-
la di giorni... all’elevato costo, ed a contesti di analisi
limitati, non esistevano ancora gli Erp. Negli anni 80
l’era dei personal computer mette a disposizione nuo-
vi strumenti per elaborare le informazioni in modo
distribuito, ma sempre di report si tratta (…prima con
Lotus 1-2-3 e poi con Excel ma anche con software
statistici come Spss e SAS). Da metà anni 90 inizia il
boom degli Erp che grazie ai database transazionali
avvia la lunghissima era della Business intelligence.
Oltre al Reporting si introducono strumenti specialisti-
ci per Olap, Data mining e per analisi “What if”…prima
con Business Objects, Cognos…poi con MicroStrategy,
Board, QLIK, Tableau. L’avvento di Internet degli anni
2000 cambia radicalmente il paradigma della Busi-
ness intelligence sempre più browser ed orientata al
cloud….ma purtroppo la bolla speculativa ne ritarda
la reale innovazione. Arriviamo all’inizio degli anni
2010 dove si introducono architetture e servizi cloud
ancora più innovativi con database transazionali in-
memory che permettono la fruibilità in tempo reale di
enormi quantità di informazioni: è l’Internet of Things,
l’Industry 4.0 ed i Big Data dove strumenti di predic-
tive analytics riescono ad interpretare la realtà ed a
farci indirizzare il business futuro. Sembra fantascien-
za, ma è semplicemente il potere dell’innovazione.
Sorge spontanea una domanda: quale sarà la prossima
frontiera? Come disse Einstein “l’immaginazione potrà
portarci dappertutto”.
>> Francesco Pezzutto <<
San Valentino, che romantico!
Capita nella vita di tutti i responsabili IT di ma-
turare un certo astio nei confronti degli ap-
plicativi di produttività individuale di mamma
Microsoft.
Parlo di programmi come Excel e Access che, in
virtù della loro facilità di utilizzo e semplicità, hanno
accelerato quel processo che col tempo sarebbe stato
definito consumerizzazione dell’It.
Quello che vorrei riportarvi è solo un aspetto di
questa deriva della sensibilità generale dell’IT ai tavoli
del board aziendale: la sicurezza.
Questo tema, sempre più d’attualità ora, viene
spesso sponsorizzato attraverso l’esaltazione di mi-
nacce esterne, ma in realtà la minaccia maggiore è
all’interno dell’organizzazione.
Nel 2008 la gestione dell’azienda dove lavora-
vo è passata nelle mani di un nuovo amministratore
delegato molto attento agli economics operativi. Era
2010 2010
126 127V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
anche un periodo di forte crisi e uno dei dipartimenti
maggiormente potenziati era quello del controllo di
gestione.
All’epoca avevo già sviluppato progetti di contabi-
lità analitica e di sistemi di reporting quali Hyperion,
e spingevo ad ogni incontro con il board per l’adozio-
ne di un tool di reporting a supporto della funzione
finance.
Purtroppo però l’orientamento dell’AD era quello
di ridurre le spese al minimo e non individuava la ne-
cessità di un nuovo sistema informativo dato che il
reparto di controllo di gestione riusciva a produrre ra-
pidamente e in modo molto agevole la reportistica che
gli veniva richiesta. Merito soprattutto di un giovane e
brillante laureato, abile con Access ed Excel.
E qui iniziava il dilemma per il responsabile IT:
lasciare dati sensibili residenti su un’applicazione in-
dividuale o su un server con le appropriate procedure
di backup e le corrette regole di accesso?
Inutili le mie rimostranze al vertice aziendale: la
mia struttura IT non poteva garantire performance mi-
gliori a costi minori rispetto alla produzione dei report
sviluppata dal giovane laureato e più che salvaguar-
dare l’aspetto backup dei dati di fatto non riuscivo a
scardinare il modello applicativo.
Intanto il tempo passava e un giorno il giovane
laureato presenta le dimissioni: l’azienda si trova con
meno di due mesi di tempo per sviluppare un corretto
passaggio di consegna verso i suoi colleghi. Dato che
i colleghi erano meno smanettoni sul fronte Excel, il
dipartimento IT viene formalmente incaricato di ac-
compagnare il processo, cercando di tutelare quanto
prodotto in autonomia dal ragazzo.
Il passaggio di consegne funziona a dovere e all’u-
scita del giovane il controllo di gestione è in grado di
utilizzare i complessi fogli Excel.
Una cosa strana inizia però a manifestarsi ad un
mese di distanza dall’uscita del giovane controller:
iniziano ad arrivare all’help desk chiamate relative
al foglio Excel usato come base per lo sviluppo del
budget e del reporting mensile, che stranamente e
inaspettatamente tendeva a cancellarsi.
Dopo aver recuperato la situazione per un paio
di volte, partendo da alcune copie di backup, chiedo
un’analisi più approfondita sull’anomalia.
Iniziamo quindi ad investigare sul documento e
notiamo che il foglio Excel nasconde alcune macro al
suo interno, ma non riusciamo a verificarne il conte-
nuto perchè protetto da password.
Strano, perchè il foglio ha estensione .Xls e non
.Xlsm come invece dovrebbe in caso di macro. E qui
sorge il sospetto che nel comportamento anomalo del
file ci sia qualcosa di voluto e non casuale.
Con il supporto di esperti di sicurezza riusciamo
a resettare la password del documento e scopriamo
che era stata programmata una bomba logica nel do-
cumento: se il documento veniva aperto dopo il 14
febbraio (San Valentino, che romantico!), la macro
procedeva alla cancellazione del contenuto di tutte le
celle su tutti i fogli del documento Excel.
Rimossa la macro il documento Excel è natural-
mente tornato a funzionare a meraviglia, ma l’obietti-
vo era stato raggiunto. Resosi conto del rischio legato
alla perdita dei dati, l’Amministratore Delegato mi
aveva finalmente autorizzato allo sviluppo di un siste-
ma che facesse la stessa reportistica, ma utilizzando
una base dati Sql server agganciata ad un front end
web sviluppato con pagine aspx e pubblicate con IIS.
E vissero tutti felici e contenti (ma questa volta
il lupo cattivo non era fuori, ma dentro le mura do-
mestiche).
>> Mauro Baldoni <<
Nuvole
Le aziende di tecnologia parlavano di soluzioni
che avrebbero scalato all’infinito le risorse, ga-
rantito altissima affidabilità e ridotto drastica-
mente il costo di gestione. Erano diventati tutti
benefattori! I system integrator cercavano di capirci
qualcosa e ritagliarsi uno spazio. Quale poteva essere
la nuova catena del valore in un’industry che stava
cambiando nei suoi fondamentali? Io ero passato dal-
la consulenza all’azienda qualche anno prima e i miei
mal di testa erano altri. Nuvole anche qui, ma diverse.
L’azienda cresceva velocemente su scala internazio-
nale. Dovevamo integrare infrastrutture, armonizzare
sistemi, implementare servizi e sviluppare la visione
di customer centricity. Sempre guardando al cloud,
però, perchè i più lungimiranti scrivevano cose del
tipo: “users of IT services will be able to focus on what
the service provides, rather than how the services are
implemented or hosted”.
La centralità del cliente ha fatto sì che Ie tema-
tiche di Crm assumessero un ruolo chiave nei nostri
programmi di investimento e l’efficacia dei sistemi di
2010 2010negozio era fondamentale per migliorare la produtti-
vità e supportare la crescita. Sales e marketing trova-
vano il loro punto di contatto (e discussione) nei flussi
delle informazioni.
A dire il vero abbiamo fatto un paio di proof of
concept per spingerci oltre e portare le operation di
negozio nel public cloud. C’era un’azienda leader che
ci ha corteggiato a lungo sperando che diventassimo
la loro prima referenza al mondo di un sistema retail
sul cloud. Va bene avere la testa tra le nuvole, ma così
era troppo.
Negli anni successivi abbiamo dato seguito al
programma e migliaia di nostri colleghi ora utilizzano
quei sistemi. Quasi tutti risiedono nel cloud, spesso
privato, in alcuni casi pubblico.
Sono passati un po’ di anni, siamo cresciuti molto
e abbiamo intenzione di continuare a farlo. E final-
mente possiamo anche confermare che sopra le nu-
vole c’è il sole.
>> Massimiliano Gerli <<
Cloud
Correva l’anno 2010. Il nostro cielo era blu, sen-
za una nuvola.
Ma gli elementi che avrebbero cambiato
tutto - virtualizzazione, orientamento ai ser-
vizi, automazione spinta dei servizi di gestione - ca-
paci di fornire alle aziende un’offerta cloud - erano già
lì, tutti da vedere.
Già allora si capiva che i nostri sistemi fisici non
sarebbero più stati gli stessi: non li avremmo più scel-
ti, selezionati dopo lunghe discussioni con i vendor,
comprati con Rfi, Rfq, Rfp per poi accudirli con tanto
impegno… Detto in altri termini, era chiarissimo che
tutte quelle attività che avevano per decenni costitui-
to una parte importante del nostro lavoro di speciali-
sti IT sarebbero evaporate per diventare nuvole.
Qualcun altro, qualche nuvola, avrebbe pensato a
tutto - o quasi - per noi.
E noi, uomini IT?
Abbiamo seguito il destino dei nostri sistemi ed è
iniziata una nuova vita smaterializzata. La nostra di-
mensione terrena e i nostri processi di business sono
evaporati e hanno preso la forma di belle nuvole bian-
che, vicine o lontane - chissà dove sono - a quelle dei
nostri sistemi.
Cinque anni dopo, viviamo felici in questa nuova
dimensione. Ogni tanto qualcuno ama ricordare i vec-
chi tempi e le discussioni animate in tema di hardwa-
re, infrastrutture, acquisti. Ma oramai sono altri tempi!
Parafrasando Humphrey Bogart: “è il Cloud Com-
puting bellezza!”
>> Marco zanussi <<
129V I T E P A R A L L E L E
2011
STORIA E POLITICA Si dimette dopo 30 anni di governo il
presidente egiziano Hosni Mubarak.
Osama bin Laden, organizzatore degli
attentati dell’11 settembre 2001, viene ucciso
ad Abbottabad, in Pakistan, dai Navy Seals
americani.
Ricorre il 150º anniversario dall’Unità d’Italia.
CULTURA E SPETTACOLO Muore Liz Taylor, l’ultima grande attrice della
Golden Age Hollywoodiana.
In Ottobre muore Steve Jobs.
Il Principe William del Galles sposa Kate
Middleton.
Il Principe Alberto II di Monaco sposa
Charlene Wittstock.
Papa Giovanni Paolo II viene proclamato
Beato.
SCIENzA L’11 marzo in Giappone si verifica un
terremoto di magnitudo 8.9 della scala Richter,
seguito da un terribile tsunami che causa, a sua
volta, il disastro nucleare di Fukushima.
La Terra raggiunge i sette miliardi di persone.
ICT Prime installazioni di SAP/Hana in memory
computing; la risposta dei clienti permette
nuovamente crescite a doppio zero.
SAP annuncia l’acquisizione di SuccesFactor.
Viene lanciato Google+: in 3 mesi raggiunge i
50 milioni di iscritti.
HP introduce il primo wireless mouse
utilizzando componenti Wi-Fi receiver
direttamente inseriti nei pc.
Viene coniato il termine Industry 4.0 alla
fiera di Hannover. Indica una nuova “era
industriale” sottolineando nuovi trend
nell’automazione e nello scambio dati
nell’ambito delle tecnologie manifatturiere.
Include sistemi cyber-fisici, Internet of things e
cloud computing.
2011
128
Parto trigemellare
Non credo che il San Raffaele di Milano (da
non confondere con il San Raffaele di Roma!!
Ma questa è un’altra storia..) abbia bisogno
di tante presentazioni: uno dei maggiori e
più avanzati Istituti a carattere scientifico del nostro
Paese.. un’eccellenza italiana nel mondo della sanità e
della ricerca scientifica.
Sono stata per 6 anni il CIO di questa bellissima
realtà: un periodo denso di attività e progetti e di
grandi soddisfazioni professionali: nuovo data center,
nuova infrastruttura di rete e di piattaforme, e last but
not least nuovo Sistema Informativo Ospedaliero (più
comunemente noto come nuovo SIO): praticamente il
rinnovo completo di tutta l’IT.
Tra gli eventi più belli di questa esperienza pro-
fessionale mi piace ricordare le settimane prima del
go live del nuovo SIO: un big bang per la gestione dei
ricoveri per tutto il complesso di via Olgettina: 1300
posti letto.
Oltre naturalmente al corretto funzionamento
tecnico-applicativo del sistema, un fattore critico di
successo era anche il corretto utilizzo da parte del
personale sanitario: e questo progetto richiedeva l’ad-
destramento in tre settimane di circa 800 persone tra
medici e infermieri.
Adottammo un teach to teach approach identifi-
cando 30 key user tra medici e infermieri come do-
centi del nuovo sistema per i loro colleghi. Un’attività
intensa, difficile da coordinare soprattutto per non
ostacolare il processo di cura dei pazienti...
E tutto andò nel migliore dei modi: una parteci-
pazione attiva, (in taluni casi entusiasta), una forma-
zione efficace da collega a collega rivelatasi oltretutto
cruciale anche nel far accettare la fatica di imparare
un nuovo sistema, sottolineando efficacia, benefici e
differenze rispetto al vecchio SIO.
Il go live è stato quasi emozionante (era una do-
menica assolata di giugno): vedere che al giro di chiave
l’ospedale lavorava sul nuovo sistema in modo fluido e
percepire questa straordinaria normalità girando tra i
vari reparti, è stata davvero una grande soddisfazione
professionale.
A proposito, girando per i reparti, scoprii che nel
reparto di ostetricia il primo parto immesso nel siste-
ma era un parto trigemellare!! Ed ora i tre gemelli fre-
quentano la scuola elementare.
>> Carla Masperi <<
Mai acronimo fu più complesso
In pieno ampliamento funzionale e di ambito ap-
plicativo dell’Erp SAP, che già copriva la maggior
parte dei processi amministrativi e gestionali del
sistema Aeroportuale di Milano, in quegli anni si
iniziò a guardare con attenzione alla soluzione Hana.
I dati crescevano in fretta e si fece strada la consape-
volezza nel management che, anche se le informazioni
da gestire non fossero paragonabili ai volumi gestiti
dalle Telco, la velocità di elaborazione e tempestività
dei risultati poteva essere un fattore essenziale.
Ricordo come fu molto complicato e faticoso spie-
gare a tutti i Chief cosa era Hana; il paradigma del
data base in memory non poteva essere elemento di
argomentazione efficace in quanto troppo tecnico, e
quindi cercai elementi diversi più legati alla necessità
di essere rapidi nelle analisi e nelle simulazioni.
Dissi anche ai referenti SAP di allora che mai acro-
nimo fu più complesso e poco autoesplicativo. Loro
stessi, infatti, davano a quel tempo più versioni del
significato dell’acronimo di Hana. Dal richiamo al loro
L’Ospedale
San Raffaele di Milano
fondatore Hasso Plattner da cui Hasso New Architec-
ture al nome di una baia nelle Hawaii, Hana Bay ap-
punto, sino ad un più professionale High performance
analitic appliance.
Non fu facile presentare al vertice aziendale il
progetto di migrare tutte le componenti di Business
intelligence degli ambienti SAP e Business Object in
un nuovo ambiente SAP Hana e, inoltre, in cloud.
Una doppia complicazione ed innovazione. Una
bella sfida.
Mettemmo a punto il progetto con non pochi sfor-
zi e lo realizzammo, solo per questioni di budget e
di verifica della stabilità della soluzione, più di anno
dopo ma oggi posso considerare la scelta fatta una
scelta coraggiosa e di successo.
>> Fabio degli Esposti <<
Parola d’onore
A proposito delle differenze culturali esi-
stenti tra diverse nazioni, mi piace molto
ricordare questo aneddoto che mi capitò
anni fa.
Mi trovavo in Giappone per conto di una multi-
nazionale costituita da una corporate finanziaria a
Milano e da una serie di plant dotati di sistemi con
codifiche differenti, differenti modelli operativi e dif-
ferenti approcci nell’interpretare il business, cresciuta
per acquisizioni successive e che si poneva un tema di
internazionalizzazione omogenea.
Obiettivo era di spostare il focus della corporate
verso un ruolo più operativo, introducendo delle fun-
zioni di coordinamento di gruppo, non esistenti o pos-
sibili a causa dei differenti approcci business e della
mancanza di un linguaggio comune.
Come spesso succede, il compito di spostare il
macigno fu affidato all’IT, con un grande programma
di cambiamento supportato dall’introduzione di SAP
e articolato sulla definizione di un modello comune,
sull’innovazione tecnologica e sulla gestione del cam-
biamento culturale nel nuovo ruolo delle persone. In-
fatti, la sola soluzione organizzativa di creare queste
caselle senza un supporto operativo dal basso era mi-
seramente fallita; non si capivano.
Iniziato il giro dei paesi per capire quale era lo
stato dell’arte, in Giappone il mio interlocutore fu il lo-
130 131V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
cal CFO. Superata la fase dello scambio dei biglietti da
visita, che deve sottostare ad una rigorosa cerimonia
fatta di grandi scrollate di testa volte ad apprezzare
il ruolo scritto sul biglietto (è però incredibile come
l’assistente del CFO, con annesso biglietto da visita,
era un Senior Responsible of internal and external
relations), iniziammo una interessante carrellata dei
processi locali.
Da subito notai una chiara contrapposizione tra
contabilità analitica e contabilità generale, due cose
diverse e separate, da fare quadrare numericamente,
anche se esistenti sullo stesso sistema, e in cui la pri-
ma precede la seconda. Come sempre pensai di avere
capito male forse a causa dell’ottimo inglese dei giap-
ponesi, ma qualcosa mi si accese nella testa.
Arrivammo ad analizzare la produzione e gli
chiesi: “Ma come fate a essere sicuri che i fornitori
vi consegneranno il materiale secondo le tempistiche
previste per i piani di produzione? Fate con loro degli
avanzamenti periodici?”
Al che il CFO mi guarda stranito, con la chiara
espressione di chi non capisce la domanda. Riformulo
la domanda ma l’espressione non cambia, e anzi mi
risponde: “Siamo sicuri che ci consegneranno il mate-
riale, perché così ci hanno detto!”
Mi resi conto di quanto fosse distante la cultura
occidentale che ha nel controllo un pilastro fondamen-
tale, basato sull’idea che la fregatura è sempre dietro
l’angolo e che è sempre meglio prevenire che curare.
Nella cultura giapponese la parola data vale molto più
di un contratto scritto ed in generale il concetto di
controllo è molto diverso da quello occidentale.
Mi raccontarono che in occasione del maremoto
e il disastro di Fukushima, nel plant che comunque
era lontanissimo dal punto del disastro, la corrente
elettrica venne razionata in tutto il Paese e quindi la
produzione ne risentì pesantemente.
Ebbene, sebbene nessuno avesse chiesto agli
operai degli straordinari, di spontanea iniziativa la-
vorarono ininterrottamente, week end compresi, per
recuperare il ritardo acquisito e mantenere la parola
presa verso i clienti.
>> Fabio Mattaboni <<
Solo dopo un caffè
Missione di soccorso verso l’IT Manager
locale, della società appena acquisita, a
seguito della rottura di uno dei server
vintage da lui acquistati su eBay.
È prima mattina quando arrivo sul posto in auto
in compagnia di un collega e di un IBM Bladecenter S
dopo 800 Km di strada.
Iniziamo a farci un’idea di cosa sia successo. Il pia-
no di lavoro prevede la messa in sicurezza di tutto il
salvabile e la virtualizzazione dei server.
Approfittiamo del pomeriggio per iniziare a pre-
parare tutta l’infrastruttura su cui andremo a virtua-
lizzare i server.
Alle 17 la maggior parte degli utenti esce dagli uf-
fici in direzione casa e le nostre attività iniziano.
Il lavoro, come prevedibile, prosegue per tutta la
notte, convinti che il collega locale avesse comunicato
ai colleghi degli uffici di prendere servizio il giorno
dopo alle 8.30 e non prima.
Alle 7.15 si iniziano a sentire delle voci e le porte
che si aprono. Ci scambiamo rapidamente delle oc-
chiate di sorpresa e capiamo il malinteso.
Non potevamo lasciare delle persone in giro per
gli uffici per un’ora senza farli accedere ai loro pc.
In pochi minuti l’italica fantasia sviluppa un di-
versivo: requisiamo la scorta di biscotti del collega
austriaco, la chiavetta del caffè e stampiamo qualche
foglio con indicazioni da appendere per i colleghi.
Il party di buongiorno nell’area caffè del magaz-
zino era servito.
Ore 8.20, con un piccolo margine di tempo rispet-
to al pianificato, tutto funziona e i colleghi tornano al
lavoro.
>> Mario Moroni <<
2011 2012
L’IBM Bladecenter S
2012
STORIA E POLITICA Vladimir Putin viene rieletto in Russia.
Barack Obama è riconfermato per un secondo
mandato alla Casa Bianca.
Si celebra il giubileo di diamante della regina
Elisabetta II del Regno Unito, da 60 anni sul
trono.
Il Presidente del Consiglio, Mario Monti,
rassegna le dimissioni.
La nave Costa Concordia del gruppo Costa
Crociere naufraga a 500 metri al largo dell’Isola
del Giglio.
CULTURA E SPETTACOLO Una versione de L’urlo di Edvard Munch
realizzata in pastello viene venduta all’asta a
New York per la cifra di 120 milioni di dollari.
SCIENzA All’età di 103 anni, il 30 dicembre muore Rita
Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina.
SPORT Si svolgono i trentesimi Giochi olimpici. La città
scelta per ospitare l’evento è per la terza volta
Londra.
ICT SAP annuncia l’acquisizione di Ariba,
rafforzando la propria strategia di offerta di
soluzioni cloud driven.
Lenovo e EMC costituiscono una joint venture
per la vendita di server in Cina e lo sviluppo di
nuove soluzioni di storage.
Facebook acquisisce Instagram per un miliardo
di dollari.
La venuta dei migratori
Era il 2012, mese di aprile, e in Vivigas ai accen-
deva un nuovo sistema gestionale, con grande
soddisfazione di chi ha speso un anno della
propria vita (professionale) per questo obiet-
tivo… ma non è questo l’evento da ricordare - d’altron-
de è un fatto normale per un IT manager un cambio di
sistema - bensì quello che è successo nel giorno della
venuta dei migratori.
Torniamo a circa un anno prima, per la precisione
a maggio 2011, dopo mesi di lavoro su base dati per
estrarre, controllare, ordinare ed ottimizzare i dati
provenienti dal vecchio sistema siamo pronti per por-
tarli nel nuovo database, mancano solo i professioni-
sti nati per questo mestiere, uomini che non avevamo
fino a quel momento mai visto, i famosi migratori. Mi
chiamano dalla reception – “ci sono delle persone che
chiedono di te” – (persone? Non aveva mai usato così
quella parola) – “ok, falli passare, io arrivo subito”, fac-
cio per avviarmi verso l’ingresso ma subito mi arresto:
di fronte a me una scena del film Man in black: scarpe
nere, pantaloni neri, camicia nera (nel film era bianca),
giacca e cravatta nera, occhiali neri… il tutto moltipli-
cato per due! Ecco di fronte a me i famosi migratori,
questa entità di cui si era sempre parlato assume ora
fisicità e con passo sicuro e fiero si avvicinano a me
mentre i colleghi si spostano e creano come una pas-
serella che ne enfatizza il passaggio… proprio come
nei film.
Li accompagno nell’ufficio preparato per loro, si
chiudono dentro, dopo un’ora escono e chiedono i dati
da migrare ed ovviamente la mia persona che segui-
rà tutta la fase. Non posso mandare uno dei miei con
loro da solo… quindi io e Marco prendiamo i nostri pc
ed entriamo nella stanza. Da quel giorno passeremo
molti giorni e anche qualche notte a tu per tu con i
migratori, due ragazzi fantastici, solari e professional-
mente preparatissimi, che ci hanno aiutato a portare a
termine il lavoro nei tempi previsti.
Il progetto è andato bene (non sarei qui a rac-
contarlo) ed oggi tutta l’azienda usa il nuovo sistema,
compresi i dati migrati, offrendo servizi sempre più
innovativi anche grazie alle tecnologie abilitate e
abilitanti derivate dai quei giorni. Ma ancora oggi se
qualcuno di noi parla di migratori sembra di sentire un
leggero fischio del vento e d’istinto il volto va dritto
alla porta, quasi a vederli ancora entrare…
132 133V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Siamo nell’era della digitalizzazione, del digitale
sempre e dovunque, dell’hybrid It… ma nulla di tutto
questo potrà (e dovrà) mai toglierci il gusto di pas-
sare il nostro tanto tempo al lavoro vicino a persone
vere con cui condividere spazio, tempo, passione, ner-
vosismo, ma soprattutto risultati e traguardi: Digital
through Human.
>> Andrea Mirandola <<
Dematerializzazione
Partendo dal presupposto che la tecnologia
deve essere al servizio dell’azienda, in quanto
deve rappresentarne un valido supporto, la
mia sfida è sempre stata quella di governare
la complessità gestionale tra efficienza e innovazione.
Nel corso dell’ultimo decennio sono aumentate la per-
vasività e la rilevanza dell’ICT nei processi dell’azienda
e, di conseguenza, sono aumentate le difficoltà che,
quotidianamente, si incontrano per vincere la sfida.
Nel grande Ente pubblico in cui sono responsabile
ICT, nel 2012, in accordo con la direzione strategica si
è adottato un processo strutturato di gestione docu-
mentale e workflow, come risposta alle modifiche che
erano state introdotte nel Codice dell’amministrazione
digitale. Il supporto della direzione strategica è stato
fondamentale per avere una minima possibilità di suc-
cesso e, alla luce di come son andate le cose, possiamo
definire che è stato fondamentale per imporre con
forza l’adozione del processo.
La principale sfida, in questo caso, era quella di
coinvolgere attivamente nel nuovo processo i dirigen-
ti responsabili di struttura, che percepivano il docu-
mento informatico come qualcosa che deve sempre
e comunque essere stampato e non distinguevano la
firma elettronica dalla propria firma scansionata.
L’Ente è stato dotato di un sistema di gestione
documentale in grado di garantire, mediante sistemi
informativi automatizzati, un’attività organizzata e
coordinata, volta alla formazione, ricezione, registra-
zione di protocollo, classificazione, organizzazione,
assegnazione e reperimento dei documenti ammini-
strativi prodotti o acquisiti, con il superamento del
cosiddetto nucleo minimo di protocollo informatico,
già in uso a decorrere dall’anno 2000. L’adozione di
tale sistema ha consentito all’Ente di orientarsi verso
2012 2012la produzione, la gestione, la trasmissione e la conser-
vazione di documentazione nativa digitale. L’innova-
tivo sistema di gestione documentale ha consentito la
digitalizzazione dei principali procedimenti ammini-
strativi (decreti, determine, repertorio contratti ...). Il
sistema prevede l’intera istruttoria in formato digitale
e l’atto viene poi formalizzato dal Direttore (decreti
contratti) e dai Dirigenti delegati (determine) tramite
firma digitale forte. Infine la pubblicazione sull’albo
online è stata completamente automatizzata.
In questo processo di digitalizzazione, demateria-
lizzazione e forte cambiamento di processi che si era-
no consolidati in decenni, ho potuto toccare con mano
il significato di una frase che avevo letto un giorno
su un piccolo cartello: “l’inumanità di un computer sta
nel fatto che una volta programmato fa quello che gli
è stato detto di fare”. Così è stato per la gestione dei
flussi informatizzati: non conta quanto bene viene di-
segnato e ingegnerizzato un processo, la maggioranza
degli utenti si lamenta di non poterlo modificare una
volta che è in produzione e sembra che l’eccezione
debba sempre invalidare la regola.
Solo negli ultimi mesi, a distanza di qualche anno
dalle fatiche iniziali, ho avuto una grande soddisfa-
zione, accompagnata dalla sensazione di aver vinto la
sfida: quando, in base ad una riforma, buona parte del
personale è stato trasferito ad altri Enti del territorio
la lamentela più diffusa che mi hanno riportato è stata
l’assenza di un sistema di workflow dei processi negli
Enti in cui sono confluiti, che fanno ancora tutto con
la carta…
>> Ivan Campa <<
Unconventional lean thinking
L’approccio della banca Hypo Alpe Adria Bank
alle tematiche IT è sempre stato fortemente
orientato all’outsourcing, mantenendo in hou-
se il controllo delle componenti tecnologiche e
di sicurezza del sistema nonché il presidio e il coordi-
namento delle varie società esterne.
Nel 2010 la situazione dell’infrastruttura informa-
tica dell’istituto manifestava diverse criticità che, sep-
pur importanti, non compromettevano la sicurezza e
la stabilità del sistema, rimanendo per questo trascu-
rate. Così come rimanevano relegati in secondo piano
i progetti di revisione complessiva dell’IT, sempre più
spesso congelati per dedicare spazio e risorse alle po-
litiche di espansione commerciale. Punto di svolta si
è avuto quando la death time delle principali appli-
cazioni dell’outsourcer della banca e la loro soprag-
giunta incompatibilità con il sistema, hanno costretto
a riconsiderare quel piano di aggiornamento sempre
rinviato, accantonato e diventato, nel frattempo, ob-
soleto in alcune sue parti. La lunga attesa aveva a tal
punto compromesso la funzionalità del sistema da
rendere necessario un ripensamento dell’intero mo-
dello, con l’obiettivo di renderlo meno costoso e più
agile.
Ma fare tutto questo con un numero ridotto di
risorse umane e in un breve periodo di tempo, non
era certo un passaggio immediato. Ha richiesto una
riflessione preliminare complessa per individuare
il modello più adeguato su cui far nascere un’infra-
struttura informatica che doveva diventare più snella,
agile e sicura. E nel contempo soddisfare le istanze
dell’utente finale.
Con un atto di coraggio manageriale - confortato
dai dati del business case e del progetto pilota - la
banca ha finalmente dato il via libera al progetto che
di lì a poco avrebbe introdotto una novità assoluta nel
panorama italiano: la completa virtualizzazione del
posto di lavoro. Infatti, nel 2012 Hypo Alpe Adria Bank
è stata una delle prime banche del Paese a sostitui-
re tutte le postazioni di lavoro tradizionali con thin
client, riducendo gli spazi, costi di supporto e consumi
energetici. Ma anche aumentando il livello di sicurez-
za dei dati, agevolando la mobilità delle persone e an-
ticipando nei fatti quello che negli anni
a seguire venne battezzato
HybridCloud.
La soddisfazione più
grande è che, a distanza di
anni dalla sua realizzazione,
il modello realizzato risulta
ancora vincente: l’efficien-
za/produttività delle risorse
umane è aumentata, come
anche la sicurezza e la confor-
mità delle applicazioni, mentre
i costi si sono ridotti.
“Il miglior modo per predire
il futuro è inventarlo”. (Alan Kay)
>> Marco Cozzi <<
La Resistenza
Siamo nel 2012, due anni dalla conclusione
dell’implementazione di SAP in azienda.
A seguito del kick-off meeting nel 2010,
come nel migliore dei manuali di change ma-
nagement, in azienda ci si divise in 2 fazioni: gli Entu-
siasti e i Resistenti.
I Resistenti avevano una forte fede verso l’AS/400
ed in esso riponevano eterna ed imperitura fiducia.
Come tutti i progetti, anche la nostra implementa-
zione di SAP ebbe momenti più o meno facili, ma alla
fine si compì nei tempi previsti.
Il giorno del go-live tutto il management era ri-
unito all’interno dell’ufficio spedizioni in attesa che
venisse effettuata la fatidica stampa del primo Ddt.
La tensione era altissima. L’operatore, affiancato dal
Key user, dal consulente SAP e a salire sino ai vertici
aziendali in attesa a fiato sospeso, inserì gli ultimi dati
necessari per la stampa del documento ed inviò il tut-
to alla stampante. Nulla.
La stampante, verso cui tutti erano rivolti, non
emise nessun suono e, ovviamente, nessun foglio.
Mentre la situazione precipitava, alcuni dei Resisten-
ti presenti commentarono che l’AS/400 era ancora lì,
pronto a stampare.
I Resistenti si preparavano alla vittoria.
Nel giro di pochi minuti venne chiarito che tutti
stavano guardando una stampante che era rotta e che
le stampe erano state dirottate su quella dell’ufficio
di fianco. Il Ddt era là, pronto ad essere allegato alla
merce. I Resistenti incassavano il colpo.
Nel 2012 SAP era ormai un dato di
fatto in azienda. Mi recai in to-
scana presso uno dei nostri plant
per alcune verifiche alla rete
dati. Seguendo un cavo, nel se-
minterrato, trovo un terminale
AS/400 con un foglio stampato
appiccicato sopra.
La scritta riportava: “Ter-
minale AS/400 funzionante. Da
tenere di scorta nel caso la rete
nuova non funzionasse” .
I Resistenti non si erano an-
cora arresi, sebbene l’AS/400 fosse
spento.
>> Mario Moroni <<
134 135V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
L’IT fa spettacolo
“Ehi! Camera”
“Ciao Byte”
“Lo sai che una media company è una
digital company?”
“Cioè?”
“Cioè che il prodotto è un file; multimediale e
cross-mediale sono le nuove parole chiave.”
“Ok, ho capito, è ora di pensare una nuova tra-
smissione”.
Anche così può nascere un nuovo format tv, così è
nato Social King 2.0.
Social King 2.0 è stato un game/talent show de-
dicato al mondo del web e dei social network, che ha
portato alla ribalta televisiva i talenti del web. Social
King 2.0 è andato in onda sui canali Rai nella prima-
vera del 2012.
In Social King 2.0 anche il pubblico della rete è
diventato protagonista attivo. Ha potuto esprimere le
proprie preferenze sulle esibizioni in gara, mediante
post sulla Facebook Official page della trasmissione
e visualizzazioni YouTube, ma soprattutto tramite la
App, appositamente realizzata da una sinergia tra la
Direzione ICT Rai e il Centro Ricerche Telecom, che
permetteva di inquadrare e fotografare Qr Code as-
sociati ai concorrenti, appositamente presentati sulla
tv di casa.
Social King 2.0 ha realizzato una singolare con-
taminazione tra linguaggi e media differenti: tecnici
ICT e professionisti televisivi hanno lavorato fianco a
fianco per la creazione di un nuovo format, la reda-
zione del programma ha vissuto un’esperienza auten-
ticamente cross-mediale. I social network e i Qr Code
sono andati in tv e, contemporaneamente, i contenuti
e il mondo televisivo in rete e sulle App; è stato rea-
lizzato un nuovo modo di fare
intrattenimento.
>> Massimo Rosso <<
2012 2013
2013
STORIA E POLITICA Le Isole Falkland, in seguito ad un referendum,
rimangono sotto la sovranità britannica.
In Germania si tengono le elezioni federali:
rimane in carica Angela Merkel.
Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente
della Repubblica Italiana, divenendo il primo
presidente ad ottenere un secondo mandato.
Enrico Letta assume l’incarico di Presidente
del Consiglio dei Ministri.
CULTURA E SPETTACOLO Papa Benedetto XVI annuncia le sue
dimissioni dall’incarico di pontefice; il Conclave
elegge il cardinale argentino Jorge Mario
Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, il quale
assume il nome di Francesco.
SCIENzA Viene inaugurato a Istanbul il tunnel
Marmaray sotto il Bosforo, primo tunnel
sottomarino a collegare due continenti, Europa
ed Asia.
Il tifone Haiyan si abbatte sulle Filippine
causando la morte di circa 10.000 persone.
SPORT La Juventus conquista il suo 29º scudetto.
Marc Márquez vince il campionato mondiale
di MotoGP.
Due bombe esplodono durante la maratona di
Boston, provocando 3 morti e circa 170 feriti.
ICT SAP acquisisice Hybris, leader nelle
piattaforme e-commerce e enhanced customer
experience.
Dopo anni di acquisizioni che le hanno
consentito un più forte posizionamento
nelle soluzioni cloud, Dell torna ad essere
privatizzata grazie ad un buy-back condotto da
Micahel Dell ed il fondo di private equity Silver
Lake. L’obiettivo è di garantirsi un passo più
veloce verso l’innovazione.
Mi sfugge qualche cosa?
Una storia inventata di modernità liquida.
“Troviamo una soluzione!”
“Per trovare una soluzione bisogna aver
chiaro quale è il problema; quale è il proble-
ma? Non l’ho ancora capito”.
“Come fai a non capirlo? Te lo rispiego: la trasfor-
mazione digitale, il digital divide, il cloud, il mobile!”
“Ok, scusa, ma sono sigle buttate lì, sembra una
brochure ideata dal marketing”.
“No, macchè marketing, vedila così: i nostri clienti
ormai utilizzano smartphone, app, sono in mobilità,
usano sensori... e noi? Noi offriamo i nostri servizi
utilizzando una piattaforma legacy e qualche inter-
faccia web. Le startup ci superano da destra e da si-
nistra. Dobbiamo cambiare rotta, dobbiamo essere
disruptive”.
“Adesso è più chiaro, e ti assicuro che sento la ne-
cessità del cambiamento anche sulla mia pelle, giorno
dopo giorno. Però... dato che c’è sempre un però, i no-
stri legacy garantiscono il fatturato e tutto il nostro
mondo gestionale funziona proprio grazie ad essi.
Non possiamo pensare di essere così disruptive”.
“Lo so, lo so, ma devi propormi qualcosa, altri-
menti qui ci fermiamo”.
“Vediamo…avevo segnato nel blocco note qualche
appunto…”.
“Blocco note? Intendi quello di carta? Con la penna?”
“Si si….ecco gli appunti:
se vuoi innovare, specialmente nel digitale, guar-
da prima dentro il tuo cuore ma poi inizia a guardare
all’esterno, lavorando a stretto contatto con startup ed
ambienti che favoriscono e promuovono l’innovazione;
l’innovazione frugale va bene, ma non si vive di
pane ed acqua; investi in piattaforme evolute di ge-
nerazione e gestione Api e servizi, e rimodella le tue
architetture applicative. Sei pronto a mettere in di-
scussione il tuo ecosistema IT, le tue competenze, la
tua organizzazione?
I processi attuali vanno bene per gestire ed ero-
gare servizi digitali, oppure il digitale sarà qualcosa di
bello ma ingestibile?
“Mmm... sembra semplice. Mi sfugge qualche cosa?”
“Se fosse così semplice lo farebbero tutti….non so,
erano appunti presi su carta….forse è il caso di parlar-
ne in dettaglio”.
Da quella semplice domanda “mi sfugge qualche
cosa” può iniziare il vero percorso di cambiamento
verso il digitale, che non si esaurisce nelle quattro
idee proposte ma deve diventare un continuo e co-
stante confronto di idee, sperimentazioni, innovazioni
e tentativi.
Parafrasando Zygmunt Bauman: “La modernità è
liquida, ma il digitale lo è di più”.
>> Massimo Bollati <<
Scherzo via e-mail
Della serie abuso di e-mail aziendali quali e
quanti problemi possono indirettamente
creare al “malcapitato” amministratore IT…
Due giovani colleghi (uno all’epoca an-
cora apprendista), si fanno uno stupido scherzo (di
quelli che un tempo si facevano scrivendo il numero di
telefono nei bagni pubblici) utilizzando però a questo
scopo infrastruttura IT aziendale!
Viene creato un account Gmail con il solo scopo
di poter pubblicare un annuncio su un sito gay, che
riporta nome e numero di cellulare del collega vittima
(che viene quindi tempestato di chiamate…); la vittima
sporge denuncia, e qui cominciano i guai…
Vengo presto contattato dai Carabinieri della loca-
le stazione che, senza ulteriori dettagli mi comunicano
che c’è un “Avviso di Garanzia” nei miei confronti (nor-
male prassi e atto dovuto come “persona informata
sui fatti” quando c’è una denuncia penale in corso). Mi
convocano in Caserma, mi spiegano i fatti, la denuncia
presentata, hanno già in mano un rapporto della Poli-
zia Postale che include un documento da loro richiesto
a Google con data/ora ed IP di provenienza (uno di
quelli aziendali, motivo per cui sono giunti a me) dove
è stato creato l’account Gmail utilizzato per pubblicare
l’annuncio…
La richiesta è quindi di fornire il nome di chi ha
effettuato dalla rete IT aziendale queste operazioni;
viste le oggettive difficoltà nell’individuare con cer-
tezza l’autore cito la Legge Privacy, regolamento in-
formatico aziendale eccetera, ma mi viene detto che
non valgono nulla di fronte ad una denuncia penale,
cosa potrebbe succedere a me e all’azienda che rap-
presento se non volessi “collaborare” e che mi vietano
136 137V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
trasferte all’estero fino a conclusione delle indagini
preliminari.
Nei giorni successivi, per ogni update sulla si-
tuazione, devo recarmi in caserma. Ci sono effetti-
vamente delle difficoltà tecniche nell’individuazione
dell’utente autore del misfatto, in quanto la creazione
account non è stata effettuata da un pc aziendale (che
tra l’altro per regole proxy non avrebbe manco po-
tuto accedere a Gmail) ma da un pc in un laboratorio
(proprio per questo collegato ad internet in modo più
“aperto”), condiviso. Risulta quindi più difficile indivi-
duare con certezza chi si trovasse a quella postazione
nel momento in cui il reato veniva commesso… Indivi-
duati una cerchia ristretta di utenti, con il collega re-
sponsabile HR ci improvvisiamo investigatori, ma con
disarmante facilità il carnefice (un apprendista come
indicato inizialmente) confessa subito, e qui inizia una
situazione da teatro dell’assurdo, quasi parlassimo due
lingue diverse, non riusciamo a far capire al carnefice
la gravità dell’accaduto, la violazione delle policy IT
aziendali innanzi tutto, ma anche che c’è una denuncia
penale in corso, che siamo obbligati a fornire il nome,
che dovrà probabilmente affrontare un processo…
Con disarmante candore continua a ripetere “ma dai
è solo un scherzo tra amici”… Sentiamo quindi anche
la controparte, la “vittima”, che si dice pronta, (fatto
del tutto inaspettato),se rileviamo il nome, a parlare
con l’amico/collega e ritirare la denuncia. E non finisce
qui. Con deplorevole opportunismo la vittima ricatta il
carnefice ed in cambio del ritiro della denuncia chiede
un tornaconto in denaro.
Lo scherzo insegna che l’utente medio, nel privato
come in ambito lavorativo, non ha coscienza del fatto
che qualsiasi attività fatta a mezzo di strumenti infor-
matici è per sua natura più facilmente individuabile.
Per ruolo ci troviamo a volte coinvolti in proble-
matiche umane/legali che dobbiamo subire, che non
dipendono dalla nostra volontà o da azioni dirette, e
che il piccolo mondo di regole aziendali cui tanto ci
appelliamo viene stravolto dalle leggi ed ordinamenti
esterni che contano davvero.
PS. mentre scrivevo queste note (Settembre 2016)
viene approvata la cosiddetta “legge sul cyberbulli-
smo” (criticata da molti, non solo in ambito IT, come
“la più stupida legge censoria nella storia europea” )
che comunque, a dispetto del nome, è applicabile non
solo ai minori…
>> Walter Geromel <<
2013 2014
2014
STORIA E POLITICA Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama
e quello cubano Raul Castro annunciano
l’intenzione di porre fine all’embargo contro
Cuba degli USA dopo 55 anni.
La Scozia vota “no” all’indipendenza dalla
Gran Bretagna.
Il Presidente del Consiglio Enrico Letta
rassegna le dimissioni; Matteo Renzi assume
l’incarico.
SCIENzA Inizia a diffondersi sempre di più l’Epidemia
dell’Ebola in Africa.
SPORT Lo spagnolo Rafael Nadal vince il suo nono
titolo del Roland Garros.
La Germania conquista il suo quarto
titolo mondiale di calcio, il primo dalla sua
riunificazione.
ICT Facebook acquisisce WhatsApp.
La cinese Alibaba si quota in Borsa.
Ibm cede a Lenovo i System X, mentre
rafforza la propria offerta tecnologica
in ambito cloud con l’acquisizione di Aspera,
Cloudant, CrossIdeas, Lighthouse Security
Group.
HP si riorganizza e nascono due aziende:
una che si occupa di stampanti e pc e l’altra
(Hewlett Packard Enterprise) con focus
su sistemi enterprise e servizi.
La mossa vincente
Correva l’anno 2014 quando Revello, azienda
commerciale con sede a Verona nata più di 40
anni fa, attiva nella distribuzione di prodotti
per l’odontoiatria e l’odontotecnica, decise di
diventare una Mobile company.
Il progetto denominato iRev faceva parte di un
disegno di revisione e ottimizzazione dei sistemi in-
formativi. Al mio ingresso in Revello, gli azionisti mi
fecero notare una certa insoddisfazione per il sistema
gestionale Erp e probabilmente si aspettavano da me
la proposta di un cambio dell’Erp; io invece optai per il
consolidamento dell’Erp esistente, con un investimen-
to forte lato web/mobile. Il cambio dell’Erp poteva
attendere.
Il progetto di Mobile innovation ha riguardato i
processi di vendita/marketing (Crm), nelle sue fasi di
pre-sales, sales e post sales, e di budgeting.
L’obiettivo strategico era quello di cambiare attra-
verso la tecnologia l’approccio alla vendita da parte
della sales force: non più raccoglitori di ordini ma dei
veri consulenti proattivi. Il progetto ha visto un forte
coinvolgimento del team ICT coadiuvato dalla stessa
sales force. Forte è stato anche il contributo dello Ste-
ering Committee che ha visto coinvolti entrambi gli
azionisti nonché la direzione commerciale e marke-
ting.
Per la gestione del progetto è stata utilizzata una
modalità Agile, dove è stato privilegiato uno sviluppo
prototipale delle applicazioni in luogo della documen-
tazione cartacea. È stato coinvolto fin da subito un
team, denominato Tester x, formato da tre venditori,
con cui sono state parametrizzate e personalizzate le
applicazioni, con grande attenzione alla user expe-
rience.
Successivamente, sono stati coinvolti altri due
team formati da 10 venditori, Tester x1 e Tester y1,
con cui sono state perfezionate le applicazioni.
Per gestire questo importante cambiamento sono
state istituite delle giornate formative, denominate
iRev meeting, dedicate a formare in maniera completa
tutta la forza di vendita, al fine di renderla operativa
dal giorno successivo la formazione. Infine è stata do-
tata tutta la forza vendita di quasi 200 iPad Air con
l’approccio Buy only my device con forte contributo
aziendale (accezione del più noto Bring your own de-
vice), da utilizzare davanti al cliente nello studio me-
dico o nell’ambito di fiere/showroom.
Quando proposi l’utilizzo di tablet per la Sales
Force uno dei due azionisti era molto dubbioso e non
credeva minimamente al progetto. Al termine della
mia presentazione al Consiglio direttivo mi convocò
nel suo ufficio e mi rimproverò di avergli fatto perde-
re del tempo e sottolineò che stavo proponendo una
tecnologia che non sarebbe mai stata utilizzata dalla
forza vendita.
Pensai che forse, se avesse utilizzato anch’egli un
device di quel tipo… fu la mossa vincente!
>> Matteo Quagini <<
La rinascita del mito?
L’Intelligenza Artificiale è una delle chimere
dell’informatica. Il termine è stato coniato nel
1956 dal matematico John McCarthy e dai ri-
cercatori era inteso come “far fare alle mac-
chine delle cose che richiederebbero l’intelligenza se
fossero fatte dagli uomini” (Minsky).
Dopo il test di Turing del 1950 la moderna Intel-
ligenza Artificiale comincia a muovere i primi passi
concreti negli anni 60. In ambito universitario ci fu
grande fermento fino agli anni 90. Dopo questa prima
fase subì una battuta di arresto a causa dell’onerosità
di calcolo e delle difficoltà applicative a formalizzare
i sistemi di regole.
Nel recente presente, grazie anche all’avvento di
Big Data, Internet of Things e dell’ampia disponibilità
della potenza di calcolo, l’interesse dell’industria si è
riacceso.
Siri, diagnostica per immagini Computer-aided,
Watson, iRobot sono tutti esempi di come l’Intelligen-
za Artificiale ci aiuta, ci serve ed è ormai entrata nella
nostra vita quotidiana.
Nel 2014 anche Go-
ogle comincia ad inte-
ressarsi a deep learning
e compra DeepMind.
Nell’ottobre 2015 Alpha-
Go di DeepMind batte il
campione europeo di Go:
la complessità, l’intuizio-
ne e la creatività richieste
per giocare sono tali da
138 139V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
far sembrare impossibile che AI potesse battere un
umano.
Già dal 2015 molti fondi d’investimento della Sili-
con Valley hanno ricominciato a scommettere su star-
tup che studiano e realizzano applicazioni basate su
reti neurali e apprendimento automatico.
Possiamo aspettarci grandi cose?
>> Roberto Carnevale <<
Sicurezza del cyberspace: ci pensa Obama
Nel corso del nuovo millennio il trend tecno-
logico deve indirizzare l’esigenza di esporre
sulla rete Internet servizi in grado di con-
dividere informazioni sempre aggiornate
con i partner tecnologici e con il pubblico; la rapida
adozione prima della vir-
tualizzazione e poi dei ser-
vizi cloud oltre all’impiego
diffuso di tecnologie mobili
rendono però sempre più
difficile governare l’infra-
struttura ICT garantendo un
adeguato livello di sicurezza.
Gli attacchi DDos die-
tro cui spesso si celano le
campagne di protesta degli
hacktivist oppure veri e pro-
pri tentativi di estorsione e
l’interesse economico legato
2014 2015al commercio illegale dei dati personali collegato agli
episodi di data breach portano alla ribalta il fenomeno
del cybercrime che, nel corso degli anni, assume un
ruolo sempre più rilevante nel panorama delle minac-
ce che il cittadino e le organizzazioni devono fronteg-
giare tutti i giorni.
Sono anche gli anni in cui si cominciano a dif-
fondere i cosiddetti “leaks” di informazioni riservate
che portano alla luce comportamenti illeciti da parte
dei governi negli scenari di guerra, oltre all’esistenza
del programma di monitoraggio generalizzato delle
comunicazioni da parte dell’agenzia NSA, grazie alle
rivelazioni pubblicate da Edward Snowden nel corso
del 2013.
In questo panorama un concreto impegno per
migliorare la sicurezza del cyberspace viene assunto
nel 2014 dall’amministrazione Obama che aumen-
ta notevolmente gli stanziamenti di budget federali
destinati alla cybersecurity. Questa misura porterà
ad una presa di coscienza anche da parte dell’Unione
Europea che negli anni a venire metterà in cantiere
diverse disposizioni legislative (Regolamento GDPR e
Direttiva NIS) oltre a definire delle azioni strategiche
a supporto nel settore.
>> Roberto Obialero <<
2015
STORIA E POLITICA Giorgio Napolitano si dimette dalla
carica di Presidente della Repubblica
Italiana; viene eletto Sergio Mattarella.
Scoppia il caso che coinvolge l’azienda
automobilistica tedesca Volkswagen,
accusata di aver manipolato i dati
sull’inquinamento delle proprie
autovetture.
Inizia a Parigi la XXI Conferenza sui
cambiamenti climatici (COP21) delle
Nazioni Unite, a cui partecipano esponenti
dei governi di 196 nazioni.
CULTURA E SPETTACOLO Inizio dell’Expo 2015 a Milano.
SPORT Cristiano Ronaldo vince la quinta
edizione del Pallone d’oro FIFA.
ICT Dell annuncia la volontà di acquisire
EMC per un’offerta ancor più globale alla
propria clientela.
Windows 10 arriva agli inizi del 2015, ma
non come versione finale. Microsoft rende
disponibili alcune versioni preliminari del
sistema operativo per gli appassionati
tramite il Programma Windows Insider,
invitando i clienti a collaborare allo
sviluppo e al futuro di Windows 10.
Un solo mese dopo il lancio, sono già
75 milioni i dispositivi che eseguono
Windows 10.
Non più Bubble Bubble
Seguendo l’evoluzione tecnologica degli ultimi
anni è necessario riflettere sul ruolo dell’ICT
in azienda. Così l’evoluzione “dall’omino che
fa funzionare i computer”, passando dal “si-
steminchio” (amorevole definizione del mio mestiere
affibbiatami dai sempre simpatici fratellini), arriva
alla Governance. Non più solo Ced, non più solo IT,
ma funzione ICT in azienda. Meno tempo con le dita
sulla tastiera ma più tempo sui concetti di modelli,
framework e governo della tecnologia. Capirla, pa-
droneggiarla e spiegarla con linguaggi diversi ai vari
colleghi e ai piani alti. Aspetti fondamentali che non
possono essere trascurati nonostante siano certamen-
te meno invitanti rispetto all’aspetto più operativo
della tecnologia. Così si torna a scuola: certificazioni
e corsi di aggiornamento. Lo spirito però è sempre il
solito: sui banchi si torna a ridere e scherzare . Si in-
contrano vecchi amici o colleghi e si instaurano nuove
amicizie. Fine 2015, grazie ad un percorso formativo
decisamente importante, è stata l’occasione per un
mini bilancio di un percorso iniziato un po’ per gio-
co, un po’ per passione, decisamente una scommessa
un po’ incosciente (d’altronde mica avevo studiato
l’”informaticcia” [cit. Agente Catarella – Le storie di
Montalbano – Andrea Camilleri]). La conclusione: che
sono ancora convintissimo di avere una grande for-
tuna. Alzarmi la mattina, guardandomi allo specchio
radendomi, ho ancora il sorriso perchè faccio un me-
stiere fantastico che riesce ancora ad appassionarmi
come quando ho iniziato a prendere in mano il primo
joystick per giocare a Bubble Bubble.
>> Andrea Bettoni <<
Musical Disruption
“Difficile spiegare l’effetto che fa. Il
suono di una band di mille compo-
nenti che fa tremare la terra: 250
batteristi, altrettanti chitarristi, bas-
sisti e cantanti. Con un contorno di violini, cornamuse
e tastiere. Se vi state chiedendo chi sono questi nuovi
equilibristi del suono, la risposta torna nella scorsa
140 141V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
estate. Quando un video da 31 milioni di clic convinse
i Foo Fighters ad andare a suonare a Cesena. (Stefano
Landi, Corriere Della Sera, 25 Maggio 2016)”
In azienda era da tempo che si discuteva di digital
disruption, social media, marketing digitale, Industry
4.0 e tutti quei temi che negli ultimi due anni sono
stati oggetto di confronto in quasi tutte le aziende.
Non è certo cosa facile far capire l’importanza e la
valenza, anche strategica, di una corretta applicazione
delle tecnologie digitali in azienda ad una parte del
management che, per cultura ed anagrafica, non era
particolarmente incline ad interpretare al meglio que-
sta opportunità che la società ci offre.
Una mattina, in aeroporto di buon ora, diretti in
Scozia, in compagnia di altri manager dell’azienda,
accesi il mio iPhone e per ingannare l’attesa aprii Fa-
cebook.
Sul profilo di un amico notai un video che attirò
la mia attenzione. Si trattava di un concerto tenuto da
mille musicisti che suonavano contemporaneamente
“Learning to Fly” dei Foo Fighters (una delle più famo-
se Rock Band a livello Globale).
Il video finiva con un breve speech del ragazzo di
Cesena che aveva organizzato l’evento finanziandolo
tramite crowdfounding e promuovendolo con i social
network.
Il messaggio era rivolto a Dave Grohl (leader del
gruppo) al quale veniva richiesto di esaudire il suo so-
gno, ovvero poter assistere ad un loro concerto nella
piccola città emiliana.
Mostrai questo video ai colleghi che in principio
rimasero colpiti solo dall’originalità dell’idea.
Arrivati ad Inverness entrammo in ufficio e da
una scrivania sentimmo suonare la stessa musica: dei
ragazzi della filiale inglese stavano proprio guardan-
do e commentando questo stesso filmato.
Più o meno la stessa scena si è presentata nuova-
mente ad Amsterdam, la mattina dopo, dove facemmo
scalo. Infatti sull’aereo due ragazzi seduti vicino a noi
stavano guardando e commentando questo stesso vi-
deo.
Qualche giorno dopo il video aveva fatto più di
31 milioni di visualizzazioni e cosa più impressio-
nante Dave Grohl, una delle più importanti rock star
mondiali, aveva risposto con un altro video compli-
mentandosi in italiano e promettendo un concerto a
Cesena che è stato poi realizzato per i mille musicisti
qualche mese dopo.
Questo evento mi ha consentito di far capire, in
modo veloce, tangibile e divertente, ai quei colleghi
scettici rispetto all’importanza delle tematiche digita-
li, che il mondo è cambiato.
Infatti se un ragazzo di Cesena, con un sogno, in
poco tempo e senza soldi è potuto diventare un fe-
nomeno globale, anche le aziende hanno il dovere di
adeguarsi a questa nuova società, al fine di divulgare
il proprio messaggio e continuare a creare valore con
il proprio operato.
L’innovazione non chiede: “permesso”.
>> Alessandro Caleffi <<
Questione di vista
Protagonista della scena un dirigente poco
più che quarantenne ma completamente a-
tecnologico che stava riscontrando parecchi
problemi di performance con il proprio note-
book aziendale ormai un po’ datato ed ha fatto richie-
sta all’IT di poterlo sostituire con uno nuovo.
Contestualmente al cambio PC ha richiesto anche,
2015 2015se possibile, di poterlo avere con lo schermo piuttosto
grande causa il sopraggiungere inesorabile di proble-
mi alla vista. Non potendo fornire un notebook con
uno schermo da 24” si e’ optato per un tradizionale
notebook da 15” che e’ stato affiancato da un monitor
esterno di generose dimensioni per andare incontro
alla richiesta. La mattina presto ci si e’ prodigati nella
sostituzione avendo cura di posizionare il tutto sulla
scrivania prima che arrivasse il dirigente onde evita-
re il disturbo di una persona che tira cavi in giro per
l’ufficio.
A fine giornata passando davanti all’ufficio viene
spontaneo chiedere alla persona “come va con il nuo-
vo pc? funziona tutto? si nota la differenza rispetto
al vecchio?”
La sorprendente risposta e’ stata questa: “Oggi
ho lavorato tutto il giorno con il computer piccolo ed
effettivamente funziona tutto a perfezione, e’ vera-
mente una scheggia. Domani provo con il COMPUTER
GRANDE e vi faccio sapere se anche quello funziona
altrettanto bene!”
>> Cristian Santinon <<
IoT e laboratori
Quando nel febbraio del 2014 arrivo in Inpe-
co, l’azienda è già leader mondiale dell’au-
tomazione di processo per i laboratori di
analisi cliniche. Si tratta di una nicchia del
settore della diagnostica in vitro che Inpeco ha contri-
buito in maniera determinante a definire e sviluppare
nella direzione di un sistema aperto. L’azienda realizza
infatti collegamenti
automatizzati e in-
telligenti tra diversi
strumenti di analisi,
rendendo possibile
la loro interopera-
bilità, a prescindere
dal produttore e a
beneficio del la-
boratorio, che può
così strutturare il
proprio processo e
scegliere le migliori
macchine in funzio-
ne dei propri obiettivi e dei requisiti tecnici.
In questo modello si intravede in embrione il con-
cetto di piattaforma come lo si intende oggi: un ampio
spettro di servizi digitali rivolti a tutti gli attori di una
filiera con obiettivi di efficienza ma anche di effica-
cia, aperto alla creazione di veri e propri ecosistemi.
Infatti, il futuro di Inpeco si proietta verso la gestione
dei dati in un contesto ben più ampio di quello del
laboratorio di analisi clinica.
Poco dopo il mio arrivo il fondatore e presidente
di Inpeco condivide col reparto ICT la sua visione di
un sistema di impianti interconnessi che a partire dai
dati prodotti sul campo e utilizzando la Rete abilita-
no nuovi servizi, che vanno dalla ormai consolidata
‘telemetria’ ai servizi di assistenza proattiva, alla ma-
nutenzione predittiva, fino alla creazione di cruscotti
per l’analisi delle performance del laboratorio e per
restituire informazioni utili al paziente. È il paradigma
dell’Internet delle cose o Internet of Things (IoT) ap-
plicato all’automazione diagnostica, realizzabile gra-
zie all’introduzione di sensori a bordo macchina, ma
anche all’evoluzione dei software e delle tecnologie
di networking che si allineano sempre di più a quelle
dei sistemi informativi enterprise. Non a caso, in que-
sti anni i nostri stessi impianti stanno passando dalla
tecnologia Can Bus a quella Ethernet per il funziona-
mento della rete locale.
Era evidente dunque come nel design del sistema
di prodotto mancasse una componente di networking
strutturata secondo una logica di hub centralizzato e
impianti ad esso connessi, estensibile in futuro anche
agli altri prodotti Inpeco e – cosa fondamentale in un
settore regolamentato come quello Healthcare – in
grado di funzionare ai massimi standard di sicurezza.
Il ruolo dei sistemi informativi
Il prodotto Inpeco nasce come sistema di mecca-
tronica e poi evolve verso lo sviluppo del software.
In questo percorso, gli aspetti di architettura e di rete
rimangono in secondo piano. Il nostro presidente è
ben consapevole di questo gap e nel confrontarsi con
la nostra funzione accoglie la proposta di costituire in
seno al reparto ICT un centro di competenza su ar-
chitetture e tecnologie informatiche per il prodotto
(includendo ad esempio anche gli strati di software
di base e di hardware necessari a far funzionare i sof-
tware applicativi di controllo degli impianti e di ge-
stione dei dati – il middleware e il data management).
Nasce così la funzione di Customer ICT, che opera in
parallelo e in sinergia con la funzione Sistemi infor-
142 143V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
mativi classica, fungendo da ponte tra le attività di
Customer Service e la Ricerca & Sviluppo; con quest’ul-
tima contribuisce alle fasi di disegno delle architet-
ture e di identificazione delle tecnologie opportune,
dal networking ai sistemi operativi ai sistemi di vir-
tualizzazione. Le competenze ICT si rivelano di grande
utilità nel dialogo costante con CIO e IT manager di
ospedali e laboratori privati in fase di prevendita, so-
prattutto nei progetti più complessi, quando si tratta
di definire l’architettura complessiva degli impianti di
cui la componente ICT è sempre più parte essenziale.
Un percorso a ostacoli
L’implementazione dell’iniziativa IoT non è priva
di ostacoli, essendo i sistemi sanitari molto articolati,
differenti e, nel caso del nostro Paese, anche fram-
mentati e viscosi. Tra le principali criticità citerei la di-
somogeneità delle architetture ICT presenti nei siti dei
clienti, la mancanza di standard diffusi e le compren-
sibili cautele nella apertura dei sistemi di laboratorio
verso il mondo esterno. Ciononostante, grazie anche
ad alcuni clienti pionieri che hanno intuito prima di
altri i benefici e le potenzialità dell’interconnessione
e dei dati da essa derivanti, i partner di Inpeco han-
no aderito al nuovo modello e ci stanno supportando
nella estensione della rete di impianti su scala globale.
Una seconda criticità su cui abbiamo lavorato in
Inpeco è la disponibilità di competenze sulle archi-
tetture di sistema e sullo stack di tecnologie che va
dal networking alla virtualizzazione fino allo sviluppo
di applicazioni di analytics e machine learning. Non
sempre queste competenze sono disponibili e attiva-
bili nelle funzioni tipicamente coinvolte nei processi
R&D, Engineering e Produzione delle aziende manifat-
turiere e – almeno in questa fase di mercato – anche
i vendor e i system integrator fanno fatica a mettere
a sistema le competenze necessarie e applicarle a bu-
siness case concreti. Nel caso di Inpeco, la soluzione
– oltre alla costituzione della funzione Customer ICT
di cui accennato sopra – è stata l’individuazione di al-
cuni soggetti esterni, molto specializzati nelle diverse
tecnologie di interesse, che potessero contribuire al
funzionamento di tutta la filiera (ad esempio vendor
ICT, centri di ricerca, system integrator e società di
consulenza).
>> Francesco Ciuccarelli <<
Cambio di prospettiva
Dopo quasi due decenni spesi sul fronte
dell’offerta, nel 2015 colgo l’occasione e il
privilegio di guidare un dipartimento ICT,
diventando “utilizzatore” di tecnologia, a
servizio di una istituzione prestigiosa.
Durante uno dei miei primi incontri, un noto ven-
dor mi enumera con zelo il proprio ampio portafoglio
di soluzioni per la digital transformation, la moderna
rivoluzione obbligatoria per le tutte le organizzazioni.
Fermo la presentazione e rimando tutto ad altra data:
non mi interessano (più) le funzionalità dei prodotti,
ma il loro contributo alle mie priorità strategiche.
Al secondo incontro la conversazione funziona: si
sta parlando del mio business e dei miei bisogni. Solo
così la transformation può incominciare, perché anche
noi stiamo cambiando, e abbiamo trovato un registro
comune basato sul fine e non sui mezzi.
>> Marco Maffé <<
Trasloco
Italia Independent mi ha assegnato fin da subito
un obiettivo preciso: rendere Independent il siste-
ma gestionale che da anni era gestito da un forni-
tore a cui si era legata mediante una soluzione di
Saas abbastanza particolare.
In qualità di CIO non avevo accesso al database
del sistema gestionale, non potevo implementare
nuovi processi, non potevo sviluppare nuovi custom
e fare reportistica elementare.
Ho preparato un piano di migrazione verso un’in-
stallazione on premise, ma avevo la necessità di far
capire a CEO, Managing Director e CFO cosa propo-
nevo di fare per ottenere l’approvazione a procedere
senza entrare nei tecnicismi.
Ho pensato ad un qualcosa che tutti almeno una
volta nella vita abbiamo fatto e quindi conosciamo
bene: un trasloco.
Ho presentato la situazione in cui ci trovavamo
come una casa in affitto in un condominio (6 clien-
ti sullo stesso server), nel quale condividevamo la
struttura (l’installazione), il riscaldamento e il condi-
zionamento (i servizi sui server), senza possibilità di
cambiare orari di accensione e spegnimento (servizi
tutti alla stessa ora dello stesso giorno), nessuna pos-
sibilità di parcheggio (nessun sistema esterno poteva
interfacciarsi con l’installazione), nessuna possibilità
di cambiare amministratore (la società di consulenza),
nessuna possibilità di imbiancare la casa a piacimen-
to (nessun accesso ai dati e alla customizzazione del
sistema), mobilio costruito interamente su misura
(innumerevoli custom spesso neanche necessari, ma
scolpiti nel codice).
Io, in qualità di architetto ingaggiato dall’azienda,
avevo recepito che c’era la necessità di spostarsi in
una villetta mono-familiare (una installazione di pro-
prietà), con ampio giardino e parcheggio (per garanti-
re l’interfacciamento con altri sistemi), strutturata
in base alle nuove esigenze di crescita (nuovi
processi), con collaboratori di esperien-
za (nuove società di consulenza) che
avrebbero aiutato l’architetto a
sistemare i mobili (customizza-
zioni) che nel trasloco poteva-
no aver subito dei danni o non
trovavano più sistemazione.
Traslocando mettevamo i mobili
esattamente come li avevamo
nella casa precedente (dati e pro-
cessi), ma abitando e conoscendo
la nuova casa avremmo imparato a
mettere i mobili al posto giusto, a to-
gliere quelli che non ci piacevano e a
comprarne di nuovi, perché avevamo una
casa più grande e accogliente.
I tre signori mi ascoltavano interessati e dopo un
2015 2015po’ hanno cominciato a chiedermi se avevo identifica-
to la società che ci avrebbe aiutato a fare i pacchi, gli
imbianchini, i giardinieri, i collaboratori più fidati per
rimettere ciò che portavamo via nel posto corretto, i
falegnami che avrebbero sistemato eventuali colpetti
presi durante il trasloco….
Dopo circa tre mesi da quell’incontro, Italia Inde-
pendent è diventata proprietaria delle licenze dell’Erp
ed è in grado di controllare dati e processi, di rivol-
gersi a società di consulenza che la supportano, di
integrare i propri sistemi con quelli di altri… spesso
fa fatica a trovare qualcosa che è ancora in qualche
scatola, ma è finalmente Independent!
>> Mariaelena Rossi <<
144 145V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2016
STORIA E POLITICA Strage a serie di attacchi terroristici
all’Aeroporto di Bruxelles National e
all’interno della metropolitana.
CULTURA E SPETTACOLO Muore a causa di un tumore David Bowie,
icona della musica mondiale per più di
cinquanta anni.
Canonizzazione di Madre Teresa di
Calcutta.
SCIENzA La fisica italiana Fabiola Gianotti assume
l’incarico di direttrice del CERN di Ginevra.
SPORT L’argentino Lionel Messi si aggiudica la
quinta edizione del Pallone d’oro FIFA.
ICT Microsoft compra LinkedIn per 26,2
miliardi di dollari.
Dell completa l’acquisizione di EMC.
HP acquisisce la divisione stampanti di
Samsung spendendo oltre un miliardo di
dollari.
Nuovi modi di collaborare per creare
valore: Aused - Il Digital Think Tank.
2016
L’anno che verrà…
Dalla gestione delle transazioni alla gestione
delle informazioni è il percorso che l’ICT di
Comerindustries ha fatto in questi 20 anni.
Prendendo a prestito il titolo della famosa
canzone di Lucio Dalla, il 2017 sarà il 21° della storia
moderna dell’ICT e lo possiamo a pieno titolo conside-
rare l’“anno che verrà”.
Dall’osservatorio privilegiato della manifattu-
ra emiliana di cui Comerindustries rappresenta un
esempio di tutto rispetto, in questi vent’anni mi pare
di poter dire che tra strategia e tecnologia c’è stata
una discreta distanza ed un approccio strettamente
sequenziale.
La strategia ha mosso l’organizzazione che ha or-
ganizzato i processi aziendali i quali hanno richiesto
applicazioni che sono state supportate dalla migliore
tecnologia in quel momento disponibile. Dagli anni
dell’Erp a quelli della gestione delle informazioni e
persino in quella più recente del cloud, pur cambian-
do le tecnologie ed evolvendo di conseguenza le ap-
plicazioni e gli approcci ad essi correlati, il percorso
che dalla strategia è giunto alla tecnologia ha seguito
essenzialmente gli stessi passaggi. Imprenditori il-
luminati hanno portato in azienda le migliori risor-
se tecnologiche disponibili al momento e funzionali
alla realizzazione della propria strategia fornendo
agli utenti strumenti di cui nel privato non potevano
disporre. Un certo modo di fare azienda ha, per un
certo tempo, finanziato quindi una crescita culturale
e sociale.
Oggi però questo modello si sta progressivamente
abbandonando ed agli imprenditori ed ai CIO credo si
presenti una nuova sfida. Oggi la tecnologia non può
più essere considerata fattore al quarto livello rispet-
to alla strategia. È sotto gli occhi di tutti il fatto che
oggi gli utenti (soprattutto i giovani che entrano in
azienda) hanno una user experience nel privato pro-
fondamente diversa da quella fornita in azienda e
sono sempre più pressanti le istanze di portare in
azienda se non gli stessi strumenti sicuramente
le stesse modalità di lavoro sperimentate nel
tempo libero perché riconosciute maggior-
mente efficienti ed efficaci rispetto alle
modalità tradizionali.
Rispetto al modello precedente i
ruoli si sono quindi completamente
ribaltati. Da fornitore ed abilitatore di nuove soluzioni
tecnologiche l’azienda si è improvvisamente trovata
inadeguata e gli addetti ai lavori che gestiscono si-
stemi entreprise da migliaia di utenti sono ormai con-
sapevoli della necessità e dell’urgenza di realizzare
profondi cambiamenti.
In più Smart factories&IOT, Business analytics,
Smart working&social enterprise, Predictive analysis…
non sono semplici fattori abilitanti per la realizzazio-
ne della strategia ma rappresentano, a mio modo di
vedere, un nuovo modo di fare impresa e di conse-
guenza hanno la capacità di influenzare direttamente
la strategia stessa.
Noi stiamo vedendo presentarsi all’orizzonte un
modello in cui strategia e tecnologia si influenzeranno
sempre più intensamente ed in seguito a questo anche
organizzazione, applicazioni e processi dovranno pa-
rimenti adeguarsi. Io credo che questo sia il senso del
profondo cambiamento e della sfida chiamata Indust-
ry 4.0 con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni.
Come è stato per Internet, la Mobile communication, il
Cloud computing, anche per Industry 4.0 il problema
non è il se ma il come e il quando. Si tratta di processi
che, una volta avviati, sono inevitabili e chi meglio vi
si orienta meglio uscirà dalla competizione.
Parafrasando i versi della canzone potremmo so-
stare a lungo nell’elencazione delle opportunità che ci
auguriamo di cogliere nell’anno che verrà ma, molto
più realisticamente, credo sia importante chiudere con
la consapevolezza che “l’anno che sta arrivando…tra
un anno passerà…io mi sto preparando… è questa la
novità”.
>> Giuseppe Lovascio <<
La Salita dell’Illuminazione
Negli ultimi 20 anni, la sanità è cambiata
enormemente, anche rispetto a come la tec-
nologia viene vissuta e integrata nei proces-
si di cura e di assistenza ai pazienti. Potrei
parlare per pagine e pagine in termini teorici di come
questo cambiamento sia avvenuto e si sia sviluppato,
ma per darvi un’idea di quello che è successo in pochi
anni preferisco partire da due incontri e conversazioni
tra il CIO di un ospedale e un medico. Le conversazioni
sono riprese da situazioni reali, anche se magari in
ognuna di esse sono portati a sintesi più incontri av-
venuti in periodi diversi. La prima conversazione è di
circa 15 anni fa, la seconda attuale.
Circa quindici anni fa
CIO: “Dottore buongiorno. L’ho cercata perché
avrei bisogno di parlarle del progetto del nuovo siste-
ma informativo ospedaliero”.
Dottore: “Certo, certo. Purtroppo sono stato molto
impegnato in questo periodo. Comunque mi dica”.
CIO: “Avremmo bisogno di un suo contributo nella
fase di definizione dei requisiti per la nuova cartel-
la clinica di reparto. Sarebbe necessario istituire un
gruppo di lavoro con lei e alcune delle sue persone.
Dai tre ai sei mesi di analisi, poi passeremo alla fase
implementativa e al test”.
Dottore: “Mhmm, capisco. Io purtroppo sono parti-
colarmente impegnato. Ma vedrò di mettere a disposi-
zione uno dei miei assistenti o qualche specializzando”.
Oggi
Dottore: “Buongiorno Ingegnere. Sono contento di
essere riuscito a trovarla. L’ho cercata molto in queste
settimane”.
CIO: “Buongiorno, mi scusi se non sono riuscito a
incontrarla prima, ma in questo periodo sto incontran-
do un sacco di suoi colleghi per valutare le richieste
di nuovi sviluppi da mettere a budget. Come posso
aiutarla?”
Dottore: “La cercavo perché nella mia unità opera-
tiva abbiamo iniziato da qualche tempo ad utilizzare
una cartella clinica in cloud. Un prodotto fantastico,
così semplice che in meno di una settimana lo utiliz-
zavano tutti. Io lo uso di solito con il mio iPad sia per
registrare i dati clinici dei pazienti, sia per il servizio
di reporting da cui estraiamo dati fondamentali per le
pubblicazioni scientifiche. Però avrei bisogno di capi-
re con lei come integrare la cartella con gli applicativi
aziendali per evitare di dover inserire più volte gli
stessi dati”.
146 147V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
2016 2016
Domani?
Non ho la sfera di cristallo e quindi non è difficile
fare previsioni. Di certo le due conversazioni che ho
riportato evidenziano un trend interessante per quan-
to riguarda i sistemi informativi di area clinica. Certo
si potrebbero fare tanti distinguo, perché di medici
entusiasti rispetto alla tecnologia ce n’erano anche
20 anni fa e viceversa i refrattari ci sono anche oggi.
Però il trend che io osservo è quello che porta da una
posizione (sempre in media) di sostanziale distanza
del medico o del Primario dalla parte IT, ad un avvi-
cinamento entusiastico, che a volte sorvola su alcuni
aspetti non banali come la proprietà del dato e la pri-
vacy. Non posso non pensare all’Hype Cycle di Gart-
ner. Se fino a qualche anno fa oscillavamo in modo
schizofrenico tra gli stati 1, 2 e 3 (molti oscillavano
tra il trigger tecnologico e il picco di aspettative gon-
fiate, qualcuno si era invece inabissato nella depres-
sione della disillusione), ora cominciano ad emergere
alcune realtà anche in Italia che stanno percorrendo la
“Salita dell’Illuminazione”. Forse qualcuno addirittura
potrebbe posizionarsi sul plateau della produttività o
dell’uso efficiente ed efficace delle tecnologie per mi-
gliorare le cure e diminuire i rischi.
Se poi guardiamo al di là della tecnologia, sco-
priamo che il mondo sanitario è in realtà un grande
vulcano ribollente. Questo vale certamente dal punto
di vista organizzativo e di modelli di servizio: dalle
grandi riforme sanitarie della metà degli anni 90 in
poi, il sistema sanitario ha dovuto adeguarsi ad un
contesto socio-economico in evoluzione esplosiva,
soprattutto nei paesi sviluppati. L’invecchiamento
della popolazione, la cronicizzazione delle malattie e
la conseguente esplosione dei costi (con il 30% della
popolazione che assorbe il 70% delle risorse sanita-
rie), i tentativi di razionalizzazione e centralizzazione
dei servizi: sono tutte forze potenti che cambiano il
contesto. Oltre a ciò, spinte innovative fortissime (dai
sistemi integrati regionali, all’innovazione tecnologica
sulle grandi diagnostiche e sulla robotica, fino all’in-
novazione sociale con le App e i social media per la
sanità) stanno agendo in molti casi come forze cen-
trifughe. Di solito rappresento tutto ciò in una slide
che chiamo “La tempesta perfetta o l’opportunità per-
fetta?”:
Possiamo dire che l’uso intelligente delle tecnolo-
gie, combinate con una revisione dei processi e delle
organizzazioni, non è una scelta, ma un obbligo per la
sopravvivenza del sistema stesso! E proprio qui noi,
che dell’uso intelligente della tecnologia dovremmo
fare un po’ la mission del nostra vita professionale,
abbiamo un ruolo e un’opportunità da giocarci come
mai prima nella storia!
>> Giuliano Pozza <<
30 anni dopo…cos’è cambiato?
Cos’è cambiato? Secondo me poco. Apple, IBM,
Microsoft ci sono ancora. Però non è possibile
affermare che nulla è cambiato, 30 anni nel
mondo IT sono millenni per l’uomo. Quindi?
Quello che vedo è che l’IT si è evoluto. È stato capace
di spostarsi dai mega centri di calcolo degli anni 80,
gestiti da persone in camice bianco, verso la persona.
Ora la persona è centrica all’IT. La stragrande maggio-
ranza dei flussi IT a livello mondiale è generata dalle
persone per le persone: social in primis. Arriveremo
a connettere alla rete tutto e tutti. Che vantaggi o
svantaggi porterà tutto questo? Non lo so; non sono
in grado di fare queste previsioni, ma di certo sarà la
nuova era dell’IT.
>> Luca Caremoli <<
Il pericoloso “Abbiamo fatto sempre così”
Capita che un bel giorno Poste Italiane de-
cide di non offrire più lo storico servizio di
timbro per data certa. La questione sembra
poco importante, ma diffonde inquietudine in
azienda. Uno stagista prova a infondere coraggio ri-
correndo alla nota citazione “la frase più pericolosa in
assoluto è: abbiamo sempre fatto così”. Il suo incarico
non viene rinnovato.
Il Dipartimento ICT, in quel momento impegnato
nel rilascio di qualcosa, avvia controvoglia la Software
selection per individuare la soluzione più indicata ai
requisiti evidenziati, diciamo entro l’anno.
Nel frattempo la sig.ra Galvani ufficio fornitori,
scopre casualmente che per conferire data certa a un
documento basta spedirlo via Posta Elettronica Certi-
ficata. Inaspettatamente il dottor. Malossi ha una bril-
lante intuizione e dà disposizioni affinché i documenti
dell’ufficio vengano firmati digitalmente e spediti via
Pec.
Quella che sembrava solo una scocciatura si tra-
sforma in un significativo recupero di efficienza che
viene presto esteso ad altri processi aziendali utiliz-
zando una piattaforma di Document&process mana-
gement in cloud; lo stagista, prontamente richiamato,
diventa Service manager della piattaforma.
Intanto il Dipartimento ICT annuncia un ritardo
nella Software selection, ma ormai nessuno ci fa caso.
Dove si dimostra con un piccolo aneddoto, in parte
vero, in parte inventato, che la Trasformazione Digita-
le è quella cosa che succede mentre sei impegnato a
preoccuparti di qualcosa d’altro.
>> Luca Padovano <<
Digitalizzazione e Top management
Facendo il consulente ho toccato con mano il
grande interesse, ma anche la grande mancan-
za di conoscenza al riguardo dei top manager.
Se chiedete a 10 di loro cosa intendano per
digitalizzazione, avrete certamente 10 risposte total-
mente diverse. Mi è addirittura capitato che alcuni di
loro, ai quali ho posto la domanda più volte, in tempi
successivi a distanza di qualche settimana, mi rispon-
dessero in maniera totalmente diversa dalla volta pre-
cedente. Questo problema è particolarmente rilevante
in Italia piuttosto che nel Nord Europa ed in USA. Esso
rappresenta chiaramente un freno all’innovazione,
alla crescita ed alla competitività del sistema Paese.
In effetti non esiste una ricetta unica per la Digi-
talizzazione; ogni azienda dovrebbe, prima di tutto,
chiarirsi bene gli obiettivi di business da raggiungere
e, solo in un secondo momento, utilizzare al meglio
le nuove tecnologie digitali per raggiungere quanto
desiderato. Il segreto è il focus, finalizzato al raggiun-
gimento degli obiettivi strategici aziendali. Le ricette
sono infatti molto diverse se pensiamo alla efficienza
di processi chiave interni, piuttosto che alla possibili-
tà di introdurre nuovi modelli di business disruptive,
entrare in nuove geografie, ... Non mi dilungo sul tema
perché troppo ampio, però la tematica della scarsa
sensibilizzazione dei nostri top manager è realmente
rilevante e dovrebbe essere indirizzata al più presto,
anche perché chi dovesse ignorare questi cambia-
menti rapidissimi potrebbe perdere completamente la
propria competitività senza nemmeno accorgersene.
>> Mauro Viacava <<
Digital Think Tank
Il percorso di rinnovamento AUSED prosegue e
consolida il proprio ruolo istituzionale come pun-
to di riferimento per l’universo della domanda di
servizi IT in Italia.
In questo senso lo spirito associativo AUSED con-
tinua a spingere ed operare per avviare la vera spe-
148 149V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
rimentazione partecipata per l’approfondimento delle
nuove frontiere e rivoluzioni.
Oltre a monitorare le nuove tendenze e le trasfor-
mazioni continue nella società e nella nostra commu-
nity professionale, proponiamo di sperimentare la
collaboration tra i soci della domanda, gli abilitatori
dell’offerta ed i ricercatori Universitari in iniziative e
progetti congiunti, nello spirito di condividere le ri-
spettive esperienze, capacità e conoscenze.
Il Digital Think Tank è un programma dove AUSED,
insieme al Cetic della LIUC di Castellanza, sta affron-
tando alcuni temi prioritari indicati dagli associati ed
è operativo con alcuni progetti in corso ed allo studio
(Big Data/Analytics, IoT, 3D printing, Mobile compu-
ting...) ed al contempo affronta gli impatti della Digital
Transformation dentro e fuori l’azienda sia negli aspet-
ti strategici che in quelli organizzativi.
Il mantra di questo programma è la volontà di
essere concreti e dare un contributo reale agli asso-
ciati: per far ciò abbiamo scelto il tema “Big Data &
Analytics”, uno di quelli prioritari segnalati dai soci ed
abbiamo ricercato un’azienda interessata ad appro-
fondire le potenzialità offerte dalla ricchezza di dati di
cui dispone, nonché disponibile ad aprirsi in momenti
di discussione e confronto con altri soci della doman-
da (CIO, ICT & HR Manager) e dell’offerta, per trovare
spunti e suggerimenti da applicare e/o idee-progetti
da proporre-realizzare nella propria organizzazione.
La voglia di metterci insieme e condividere c’è e
questo primo progetto ha visto l’adesione di 15 azien-
de ed organizzazioni in un percorso che si è espresso
in quattro differenti momenti.
Prima sessione (tenutasi il 27/6)
“Conoscere il contesto”:
- condivisione delle dinamiche di business dell’a-
zienda champion;
- presentazione dei progetti e delle azioni messe
in atto rispetto alla Digital Transformation;
- discussione sui risultati ottenuti e/o sulle atte-
se in termini soprattutto di utilizzo di Big Data ai fini
della comprensione del business e della creazione di
nuovi servizi.
Seconda sessione (tenutasi il 26/7)
“Identificare il bisogno”:
- rielaborazione e strutturazione delle informa-
zioni collezionate durante il primo incontro, per poter
integrare tutte le possibili aree di applicazione di so-
luzioni e tecnologie digitali in ottica 4.0 (la 4a rivolu-
zione industriale è ormai tra noi);
- contributo di tutti i partecipanti alla tavola ro-
tonda, per aggiungere valore all’analisi attraverso
idee, esperienze, suggerimenti, business case; orga-
nizzati in due gruppi di lavoro paralleli con una con-
divisione finale.
Terza sessione (tenutasi il 23/9)
“Qualificare le opportunità”:
- discussione delle possibili aree progettuali da
implementare, possibilmente in forma di business
case, con un approccio di classificazione di interven-
to su diversi assi di categorizzazione, condividendo
anche con le competenze dei vendor le diverse op-
portunità.
Quarta sessione
“Pubblicazione dei principali risultati conseguiti”:
- presentazione dell’esperienza alla unCONVEN-
TIONal AUSED 2017.
Se Digital Transformation è anche modi nuovi di
collaborare, come sostenitori e fautori di nuovi per-
2016 2016corsi da proporre nelle nostre aziende vogliamo es-
sere i primi a sperimentare perché per una volta si
possa dire che : “il calzolaio NON ha le scarpe rotte !”
>> Beppe Ingletti <<
“40: L’inesorabile certezza”da “Romanzo di Formazione”
TTra i tanti insegnamenti dei miei Anni di for-
mazione, uno tra gli altri spicca come una
scritta al neon, nel debole sfarfallio dei fosfo-
ri dei miei neuroni: “I mainframe funzionano
con la stessa affidabilità con cui le leggi di Keplero
governano i pianeti del sistema solare. Purtroppo poi
il Fattore Umano incasina tutto”.
Nel tempo, naturalmente, ho addolcito di molto
questa posizione giovanile così radicale. Oggi sono
più della scuola: “Il Dipartimento IT funzionerebbe de-
liziosamente se solo non ci fosse il resto dell’azienda
a complicare tutto.”1
Naturalmente sto esagerando, per amor di para-
dosso. La verità è che l’IT funzionerebbe deliziosa-
mente anche insieme all’Internal Audit. E stop!
>> Achille Poretta <<1 - Questa definizione non è mia. Cito qui in-
fatti, con qualche libertà, l’HR Director G.Q. che
sosteneva – e tutt’ora sostiene – che l’Am-
ministrazione del personale funzio-
nerebbe benissimo, se solo non ci
fossero le persone.
foto in alto:
Aused allo zelig
in basso:
Evento AUSED
al Museo Storico
Alfa Romeo.
L’Associazione è anche
cultura e divertimento
150 151V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
gli a
utor
i
Giancarlo AntonioliIT manager FJORD SpA
Ugo AndreoliLibero professionista
Informatica e servizi
Carlo CaifaConsultant and expert
in EU grants
Roberto CarnevaleSAP Process Expert
Solvay Chimica Italia SpA
Stefano CatellaniDirettore ICT Gruppo Caprari
Ivan CampaMembro Commissione
di Ingegneria dell’Informazione,
Ordine degli Ingegneri
provincia di Brescia
Alessandro CampaniniCIO Gruppo Mediobanca e
DG Mediobanca Innovation
Services
Alessandro CaleffiICT Director GUNA SpA
Massimo BollatiIT Director Nexive
Maurizio BrianzaProudly Retired
Luigi CaligiuriIT Manager
Gruppo MutuiOnline
Paolo BaldissaraIT Vice President
Datalogic
Mauro BaldoniICT Director Bonelli Erede
Studio legale
Massimiliano BartolozziCIO USA e Application Lead
Kedrion Group
Andrea BettoniICT Manager Diapath SpA
Luca CaremoliChief Information Officer
Industrie Saleri Italo SpA Francesco CavareroCIO Gruppo Miroglio
Paolo CiceriDirettore Sistemi Informativi
la Rinascente SpA
152 153V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
Andrea DupplicatoDirettore Sistemi Informativi
Istituto Europeo di Oncologia e
Centro Cardiologico Monzino
Carlo DeliaSocio onorario AUSED
e Componente collegio Probiviri
Fabio Degli EspostiCIO Aereoporti Linate
e Malpensa
Giorgio ColonnaDirettore Sistemi Informativi
Acciaierie Venete SpA
e Comproprietario di Sovedi srl,
Società di Consulenza
Manageriale
Marzo CozziResponsabile Information Technology
e Decentralised Operational Risk Officer
Hypo Alpe Adria Bank
gli a
utor
i
Francesco CiuccarelliDirettore ICT Gruppo Inpeco
Cosimo DelfinoDirettore Business
Management & CIO
British Telecom Italia
Nicola Di PaolaResponsabile
IT Corporate
del Gruppo Trocellen
Marco DiscacciatiResponsabile Information
& Communication Technology
C.D.I. Centro Diagnostico
Italiano SpA
Dino Frassinetiex IT manager Florim Ceramiche SpA
Gilberto FuciliSocio onorario AUSED
e Componente collegio Probiviri
Carlo GalimbertiSocio onorario AUSED
David GarbesiCIO Franco Vago SpA
Massimiliano GerliChief Information Officer
Amplifon SpA
Walter GeromelGlobal ICT Director
TEXA
Marco GioraCIO Dainese SpA
Luca GrecoCIO ERP Gruppo Gavio
Luciano GuglielmiCIO Gruppo Mondadori
Debora GumaDirettore Sistemi Informativi
Gruppo Carrefour Italia
154 155V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
gli a
utor
i
Giovanni HozICT Consultant
Beppe InglettiChief Information Officer
Gruppo Fiera Milano
Fabrizio LocchettaCIO SIRAM SpA
Giuseppe LovascioICT Director
Comer Industries SpA
Marco MafféICT Director Università
Commerciale Luigi Bocconi
Adriano MarroccoICT Office Manager
di IVM Chemicals
Carla MasperiChief Operating Officer SAP
Fabio MattaboniCIO presso
Industrie De Nora
Andrea MirandolaResponsabile Information
Technology VIVIGAS SpA
Guido MiserandinoSocio onorario AUSED
Giorgio MontanariChief Information Officer
Beghelli Group
Mario MoroniIT Manager
MANTERO Seta SpA
Pietro MussatGlobal IT Manager Moleskine SpA
Alessandro MusumeciDocente di Sistemi Informativi
Aziendali (SIA) presso
Università degli Studi Internazionali
di Roma - UNINT
Claudio NastiCIO Chantecler SpA
Roberto ObialeroMembro Comitato
Tecnico Scientifico Clusit
Mario GuermandiIT Manager Innoteam
157V I T E P A R A L L E L E156 V I T E P A R A L L E L E
gli a
utor
i
Luca PadovanoResponsabile
Sistemi Informativi
CMB Società Cooperativa
Alessio PanellaCIO Humanitas Mater Domini
Enrico ParisiniCIO Conserve Italia
Marco PerucchettiCIO Editrice Quadratum
Stefano PerfettiResponsabile Area Applicativa IREN
Francesco PezzuttoCIO Vimar Group
Andrea Pifferisimply free
Dario PolitiPresidente AUSED
dal 2002 al 2006
Giuliano PozzaCIO IRCCS Ospedale S.Raffaele
di Milano
Matteo QuaginiCIO & CFO Revello SpA
Giovanni PotaICT Manager
Angelo Po Grandi Cucine SpA
Andrea QuartaIT Manager
CO.IND. Group
Massimo RagniPresidente ASSI Associazione
Specialisti Sistemi Informativi
Nicola RivezziDirettore ICT
di Metropolitana
Milanese SpA
Riccardo RizzoDirettore Centrale Sistemi
e Soluzioni Informatiche
Aziendali TBS Group
Roberto RocchettiConsulente IT alla Difesa
Achille PorettaDirettore ICT GLS Italia
158 159V I T E P A R A L L E L E V I T E P A R A L L E L E
gli a
utor
i
Andrea RoeroBusiness Partner
Cromodora Wheels SpA
Mariaelena RossiCIO Italia Independent Group
Massimo RossoDirettore ICT RAI
Laura RubiniHead of Group Training
Italcementi SpA
Riccardo SaliernoCIO Gruppo Sapio
Cristian SantinonCIO Prodir SA
Erminio SevesoPresidente AUSED dal 2007 al 2013
Eligio SferchPresidente AUSED dal 1995 al 2001
Luca SorichettiDirettore Sistemi Informativi
Esselunga SpA
Alfonso StuardiCIO Gruppo Proel
Danilo TalamoDirector Information Technology
AbbVie
Claudio TelmonMembro Comitato direttivo
e tecnico scientifico CLUSIT
Gabriele TubertiniCIO Coop Italia
Enrico VenturaVice coordinatore
Commissione di Ingegneria
dell’Informazione -
Ordine degli Ingegneri
provincia di Cremona
Anna VerriniMembro Consiglio Direttivo
Club TI Milano
Mauro ViacavaManagement Consulting
Massimo VispiResponsabile Applicativi
e Mainframe ColacemMarco ZanussiCIO e Group Head
of HR Gruppo Mossi Ghisolfi
160 V I T E P A R A L L E L E
“Quanto riportato nei capitoli del libro
è opinione personale dei singoli autori”
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