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Rivista di enologia, gastronomia e turismo Anno XXIX - Numero 5 - Settembre-Ottobre 2011
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speciale Abruzzo
speciale Lazio
Lettera del Presidente Pag. 2150 anni di miracoli fra ricchezza e povertà 4Fisar in Rosa - di Maria Teresa Lanza 6News dal Mondo 92In Famiglia 100La segreteria comunica 119Il CTN comunica 120
COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE
ENOGASTRONOMIA • TURISMO • CURIOSITÀ
I vini vulcanici dell’EtnaLuca Iacopini e Massimo Bracci 86
SCIENZA • TECNICA • APPROFONDIMENTI
so
mm
ario
Il Padre dell’Unità d’Italia a tavola - Rino Pensato 8
Lapponia da bere - Enza Bettelli 11
La terra di Normandia e i suoi formaggi:quando natura e cultura si incontrano - Silvana Delfuoco 14
Un mondo abitato da Ch’tis - Giorgio Rinaldi 16
Curiosità: un Whisky che parla bolognese - Giancarlo Roversi 20
Villa Sant’Isidoro: quando il vino sposa il territorio… Karen Casagrande 24
Valle d’Aosta, una terra che guarda lontano - Silvana Delfuoco 28
Piemonte: un modo di vivere - a cura della redazione di Quality ADV 27
Vini Torinesi: un tesoro da scoprire - a cura della redazione di Quality ADV 32
Cantina Còlpetrone. Una scelta "Magnifi ca" - a cura della redazione di Quality ADV 34
Montello e Asolo. Una storia di eccellenze - a cura della redazione di Quality ADV 36
Le notizie di enogastronomia e turismoa cura della redazione di Quality ADV 40
Un Cheese con la Francia protagonista - Luca Bernardini 44
speciale: Abruzzo • Lazio 48-64
a cura della redazione di Quality ADV 23-37-39-63-81
20° Merano Wine Festival - a cura della redazione di Quality ADV 55
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Infatti è dal quel congresso che si instaurò il
concorso del "Sommelier dell’anno” Fisar e ri-
cordo come se fosse ora la faccia stupita e me-
ravigliata di una certa Claudia Marinelli nel momento
della consegna di quel primo dell’ambito trofeo. Poi
la parte formativa e di aggiornamento del congres-
so, riguardante i Sommelier: era appena entrata in
vigore la legge 164/92 che ha regolamentato fino al
2010 tutta la normativa della produzione vitivinicola
Italiana. Intervennero i maggiori esperti del settore e
giornalisti e fu il Sen. Riccardo Margheriti estenso-
re della legge ad illustrarci i contenuti della stessa.
Abbiamo detto il congresso della svolta per il modo
di proporre l‘immagine della Fisar e del modo di re-
lazionarci con il mondo che circonda la figura del
Sommelier.
Quest’anno siamo di nuovo a Siena e, oltre alla par-
te prettamente goliardica, dalle visite ai territori del-
le DOCG Senesi: Montalcino, Montepulciano, San
Gimignano, il Chianti Classico ed il Chianti, alle cene
e degustazioni di prodotti tipici e vini del territorio,
torneremo a parlare ancora di vino e soprattutto del-
lo STATO DI SALUTE DEL VINO ITALIANO con una
tavola rotonda che vedrà la partecipazione di perso-
naggi di primissimo piano dell’enologia, di giornali-
sti, di produttori, delle Istituzioni e soprattutto di noi
Sommelier che vogliamo confrontarci sempre di più
con il mondo del vino Italiano consapevoli del ruolo
che rivestiamo all’interno dell’intera filiera. Parleremo
di vino a 360° analizzando l’argomento in tutti i suoi
vari aspetti: dalla parte normativa della OCM vino
alla qualità, dal consumo pro-capite in caduta libera
al problema del’uso e abuso di alcol, dalla qualità del
vino di eccellenza al vino quotidiano.
E sarà anche un momento di verifica interna alla
Federazione sui programmi attuati e sulla pro-
gettualità futura che verrà discussa dal Consiglio
Nazionale e dal nuovo Centro Tecnico Nazionale in-
sieme a tutti i Delegati d’Italia per disegnare il futuro
della Fisar e mirare, attraverso un continuo aggior-
namento nella formazione, a rendere determinante
e costruttiva la presenza dei sommelier nelle mag-
giori Fiere, manifestazioni e mostre di settore sia in
Italia sia all’estero.
Il mio augurio è quello di essere in tanti all’appun-
tamento senese in modo da poter condividere tut-
ti i momenti del Congresso, avere la possibilità di
confrontarci e poter vivere esperienze piacevoli alla
scoperta di tutto ciò che il territorio della città ci offre
ma soprattutto vivere momenti di vera amicizia tra i
soci e cementare ancora di più quei rapporti umani
che ci caratterizzano e che in qualche modo ci ren-
dono unici rispetto agli altri.
Siena: Congresso Fisar 2011
“”
Il Presidente Nicola Masiello
2
Rivista di Enologia, Gastronomia e Turismo
Organo Ufficiale della F.I.S.A.R.Federazione Italiana Sommelier
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L’ultimo appuntamento Fisariano in terra di Siena, risale al 1993, uno storico congresso
in quel di Chianciano Terme che rivoluzionòil modo di fare i congressi Fisar.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 3
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
In 150 anni di storia unitaria l’Italia ha realiz-
zato incredibili conquiste, ha moltiplicato il pil
pro capite per più di 8 volte, riducendo la di-
stanza con i paesi più avanzati e diventando una
delle dieci potenze economiche mondiali (anche
se oggi rischia di uscire dalla top ten, soccom-
bente contro Paesi più grandi e veloci nell’inter-
pretare il cambiamento).
L’ascesa del benessere è stata continua nelle
dimensioni non economi-
che, dalla salute al comfort
delle abitazioni, dall’istru-
zione all’impiego del tempo
libero. Basti pensare che,
dall’Unità a oggi, la vita si
è allungata da trenta a ot-
tant’anni e il paniere della
spesa, che 150 anni fa era per i due terzi de-
stinato all’alimentazione, oggi lo è per meno di
un quinto, con molto spazio dedicato al tempo
libero e al divertimento.
Nello stesso periodo, il reddito medio degli italiani
è salito di otto volte e mezzo ma seguendo tre fasi
distinte: dall’Unità al 1950, ossia dall’economia
agricola al boom economico; dal 1950 al 2000,
quando il PIL per abitante è aumentato di 5,5
volte; dal 2000 in poi quando invece è sceso, e
non solo a causa della crisi. Il periodo di massima
espansione dell’economia italiana e al contempo
di vera e propria trasformazione del suo tessuto
produttivo si è concentrato in un periodo molto
breve, ossia nel quinquennio 1958/63, gli anni
del cosiddetto “boom” economico, oggi lontanis-
simo. Tempi lontani. L’Italia attualmente è ferma
da 10 anni: siamo a andarti “a granchio” nel con-
fronto internazionale e secondo le previsioni del
Fmi il pil continuerà a calare.
Negli anni ’90-’91 l’Italia cre-
sceva del 6% in più rispetto
alla media dell’area euro, nel
2009 invece si trovava al 5%
sotto la media, perdendo
11 punti percentuali. Entro
il 2014 si stima che perderà
altri 5 punti, arrivando al 10% sotto la media degli
altri paesi. Da 10 anni l’Italia non cresce e arretra
rispetto agli altri paesi europei. Dal 2000 al 2009
si è perso il 4,1% del pil pro-capite.
Il problema odierno è che le campagne oramai
non fungono più da bacino di raccolta e manodo-
pera e gli americani hanno altro a cui pensare.
Resta solo da sperare che tra 150 anni i nostri
pro-pro-pro nipoti si guarderanno indietro e ride-
ranno dei problemi che ci affl iggono oggi...
150 anni di miracoli fra ricchezza
e povertà
Sconfi tte la fame e la miseria, l’ignoranza e la malattia, abbiamo raggiunto un benessere pari a quello
di pochi altri paesi al mondo.“”
di Roberto Rabachino
4
per comunicare con il Direttore:direttore@ilsommelier.com
(fonte dati Andrea Chirichelli - PMI)
CON IL PATROCINIO . MIT DER SCHIRMHERRSCHAFT
175 JAHRE • A
NNI • YEARS
KURSTADTCITTÀ DI CURA
HEALTH RESORT
CON IL PATROCINIO . MIT DER SCHIRMHERRSCHAFT
175 JAHRE • A
NNI • YEARS
KURSTADTCITTÀ DI CURA
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FISAR FISAR in rosa6
Oggi la presenza femminile nel settore vitivinicolo è una realtàaffermata e qualifi cata. Un signifi cativo esempio di un fenomeno emergente
ed in continua crescita, ci viene offerto dall’Associazione delle Donne del Vino, a capo della quale è una donna del Sud, Elena Martusciello,
che in questa intervista si racconta nel duplice ruolo di donna-imprenditrice e di Presidente di un’Associazione tutta “rosa”.
”
Elena Martuscello, Presidente delleDonne del Vinodi Maria Teresa Lanza
Consigliere Nazionale FISAR
“
FISAR in rosa
in rosaIl Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Quando inizia il suo percorso nel mondo del
vino?
La mia vita è segnata fi n dalla giovinezza da una forte
presenza femminile.
A causa della prematura scomparsa del papà, sin da
bambina assumo come unico punto di riferimento
la mia giovane, ma forte madre. Questa esperienza
tempra e forgia il mio carattere.
La mia è stata quasi un’irruzione in un ambiente sto-
ricamente monopolizzato dagli uomini. Sin da subito
sono riuscita ad inserirmi nella famiglia Martusciello,
grazie alla consapevolezza della forza dell’”esse-
re donna”, riuscendo così a lavorare insieme con i
maschi dell’azienda, che con grande esperienza se-
guivano da sempre l’attività, e diventandone in poco
tempo un punto di riferimento.
Contribuisco alla nascita dell’azienda ”Grotta del
Sole”, una delle note realtà economiche e produtti-
ve del Mezzogiorno, situata nei campi Flegrei. Il mio
lavoro è stato, dunque, quello di alimentare, grazie
alla forte affezione per il territorio natìo, l’interesse
del mondo vitivinicolo su queste preziose aree famo-
se in passato, ma con il tempo un po’ dimenticate.
Fortemente innamorata della mia terra ho promosso
una serie di iniziative tese a valorizzare il patrimonio
storico, culturale ed enogastronomico dei Campi
Flegrei in Italia e all’estero.
Nel ruolo di imprenditrice e donna del Sud, ha
incontrato particolari diffi coltà, che in qualche
modo, hanno limitato le sue scelte?
Il mio ruolo in azienda, seppur molto impegnativo,
non ha limitato le mie scelte e le mie esperienze di
vita. Ho sempre amato e raccolto le sfi de più varie, ri-
tenendole fondamentali per soddisfare la necessità di
misurarsi e confrontarsi. Ricordo con piacere, in uno
dei primi viaggi in Finlandia nel 1993, a Helsinki, l’in-
teresse e la curiosità che riuscii a suscitare in quanto
donna imprenditrice e del Sud. Ne parlarono i princi-
pali giornali della città, dedicandomi pagine intere.
Ci parli dell’Associazione delle Donne del Vino e
dei suoi obiettivi.
L’Associazione, nata nel 1988, è costituita da pro-
duttrici, ristoratrici, enotecarie, enologhe, somme-
lier, giornaliste, che in tutta Italia, con la loro attività,
promuovono la cultura del vino nel senso più ampio.
In un settore come quello vitivinicolo, storicamente
monopolizzato dagli uomini, il nostro sodalizio “rosa”
costituisce un unicum nel suo genere, distinguendosi
soprattutto per la vivacità e per l’approccio moderno
e anticipatore al mondo del vino. Sono una Donna
del Vino da sedici anni: nel 2004 ho assunto la carica
di delegata regionale e nel 2010 sono stata eletta,
all’unanimità, Presidente Nazionale. In venti anni di
vita dell’Associazione, per la prima volta, la guida è
assunta da un’imprenditrice meridionale. È una ca-
rica che da un lato mi onora e dall’altro mi impegna
moltissimo. Sin da subito il mio approccio verso l’As-
sociazione “Le Donne del Vino” è stato ricco di en-
tusiasmo e propositivo, ritenendo l’associazionismo
fattore indispensabile per la crescita e lo sviluppo
del potenziale femminile. La gioia che scaturisce da
quest’amicizia tra donne, la pluralità delle esperienze
a disposizione di noi tutte e il nostro punto di vista,
femminile, abituato alle diffi coltà e alla possibilità di
affermazione, uniti alla consapevolezza di avere un
unico obiettivo comune, ci hanno consentito e ci
consentiranno di raggiungere grandi risultati.
Quanto incide l’azione politica per lo sviluppo
nel Sud dell’imprenditoria femminile, impegnata
nella valorizzazione e nella promozione del ter-
ritorio e dei suoi prodotti tipici?
Spinta da un grande senso di responsabilità civica,
nel marzo 2008, ho concorso alla carica di sindaco
di Pozzuoli ed ho assunto successivamente l’impe-
gno di consigliere comunale della città. Nel 2010 ho
affrontato una nuova sfi da della mia vita concorren-
do alla carica di consigliere regionale. Grazie a que-
sta esperienza mi sono resa conto di quanto la po-
litica sia ancora distante dai problemi del cittadino.
Sarebbe importante che i politici si attivassero per
migliorare il contesto nel quale si ritrovano a dover
operare le imprese, specialmente quelle del Sud, per
avviare fi nalmente quell’auspicato decollo a 360°.
Ritengo che le risorse paesaggistiche, culturali ed
enogastronomiche del nostro paese siano un grande
patrimonio da valorizzare per produrre sviluppo.
Le donne rappresentano sicuramente una grande
ricchezza per il paese grazie proprio alla loro diver-
sità di genere. Sono più sensibili, più concrete e da
sempre abituate a gestire sia le risorse umane sia le
risorse fi nanziarie: per questi motivi mi augurerei che
la politica desse loro più spazio, migliorando quei ser-
vizi a sostegno delle donne lavoratrici, indispensabili
affi nché possano dedicarsi al lavoro senza penalizza-
re la famiglia. Sono mamma di due fi gli, Francesco e
Salvatore, e conosco bene i sacrifi ci che ho dovuto
affrontare, insieme a mio marito, che purtroppo non
c’è più, per crescerli con quei valori che solo una
mamma supportata riesce a dare.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 7
Elena Martusciello
Il 2011 è un anno denso di anniversa-
ri. Certamente per gli italiani l’anniver-
sario principe è il 150° dell’Unità della
nazione. Caso vuole, ma non si tratta pro-
prio di caso, sarebbe più giusto dire che
la Storia ha voluto che con esso se ne
possano accordare altri, minori, ma perfet-
tamente in linea con l’espressione chiave
“Unità d’Italia”. Ci riferiamo, tra gli altri e
forse sopra tutti gli altri, il Centenario della
morte di Pellegrino Artusi. Da gran tempo
il grande romagnolo è considerato l’unifi -
catore dell’Italia a tavola. Il suo trattato, La
scienza in cucina e l’arte di mangiar bene
è, esattamente da 120 anni (altro anni-
versario nell’anniversario), cioè dal 1891,
il trattato di cucina più “amato” da gene-
razioni di italiani e il più tradotto all’este-
ro. Non sappiamo se, a parte la Bibbia e
quasi certamente la Divina Commedia, vi
sia un altro libro che vanti una presenza
così lunga e ininterrotta nei cataloghi edito-
riali italiani. Da Landi, suo primo tipografo-
Il 2011 è un anno denso di anniversa-
ri. Certamente per gli italiani l’anniver-
sario principe è il 150° dell’Unità della
nazione. Caso vuole, ma non si tratta pro-
prio di caso, sarebbe più giusto dire che
la Storia ha voluto che con esso se ne
possano accordare altri, minori, ma perfet-
tamente in linea con l’espressione chiave
“Unità d’Italia”. Ci riferiamo, tra gli altri e
forse sopra tutti gli altri, il Centenario della
morte di Pellegrino Artusi. Da gran tempo
il grande romagnolo è considerato l’unifi -
catore dell’Italia a tavola. Il suo trattato,
scienza in cucina e l’arte di mangiar bene
è, esattamente da 120 anni (altro anni-
versario nell’anniversario), cioè dal 1891,
il trattato di cucina più “amato” da gene-
razioni di italiani e il più tradotto all’este-
ro. Non sappiamo se, a parte la Bibbia e
quasi certamente la Divina Commedia, vi
sia un altro libro che vanti una presenza
così lunga e ininterrotta nei cataloghi edito-
riali italiani. Da Landi, suo primo tipografo-
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Padre dell’Unità d’Italia a tavola
Artusi 100 anni dopo. Tanti sono gli omaggi, in Italia e nel mondo, dedicati nel 2011 al grande gastronomo.
Quelli più importanti sono venuti dalle due città della sua vita, Forlimpopoli, paese natale, e Firenze, città d’adozione dal 1851 alla morte.
“”
di Rino Pensato
Consulente di “Casa Artusi”, Forlimpopoli,
Docente di Bibliografi a gastronomica,
Università di Bologna
8
Pellegrino Artusi
dal 1902, una tradizione di Famiglia
w w w. to m m a s i w i n e . i t
ad-v
isio
n.it
Identità Classicaspirito moderno
Pagina Sommelier 214x301.indd 1 17/02/11 10.47
dal 1902, una tradizione di Famiglia
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isio
n.it
Identità Classicaspirito moderno
Pagina Sommelier 214x301.indd 1 17/02/11 10.47
editore (ma il buon Pellegrino pagò di tasca sua
la prima edizione) a Salani a Giunti (da decenni il
suo editore “uffi ciale”) a Vallardi a Einaudi, l’Artusi
(“Artusi: per antonomasia libro di cucina”, come
scrisse Alfredo Panzini nel 1905)
non è mai, come suol dirsi, uscito di catalogo. Il
celebre fi siologo Paolo Mantegazza, amico e cor-
rispondente di Artusi, già nel 1893 gli scriveva:
“Col darci questo libro voi avete fatto un’opera
buona e perciò vi auguro cento edizioni”. Il solo
Giunti ha da tempo superato il tetto di riedizioni
e ristampe augurato da Mantegazza e dichiara,
nell’anno del centenario, in occasione di una del-
le ristampe delle prime edizioni del libro, di avere
ormai superato il milione di copie vendute. E già
all’inizio del secolo scorso, l’Artusi risultava esse-
re era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a
“I promessi sposi” e “Pinocchio“.
Tanti sono gli omaggi, in Italia e nel mondo, de-
dicati nel 2011 al grande gastronomo. Quelli più
importanti sono venuti dalle due città della sua
vita, Forlimpopoli, paese natale, e Firenze, cit-
tà d’adozione dal 1851 alla morte. «Artusi100
- Il secolo artusiano» è il titolo del convegno di
studi che, dopo le due prime sessioni nel ca-
poluogo toscano (il 30 e il 31 marzo a Palazzo
Vecchio), si è spostato a Forlimpopoli, città na-
tale di Artusi (il 1° e il 2 aprile a Casa Artusi). Due
mostre hanno accompagnato il convegno nelle
due sedi. A Firenze, per iniziativa e cura dell’Ac-
cademia della Crusca, che ha proclamato il 2011
Anno Artusiano, la Mostra Pellegrino Artusi. Il
tempo e le opere (Firenze, 31 marzo-30 aprile
2011 Biblioteca Nazionale Centrale, curata da
Giovanna Frosini) ha ripercorso, come suggerisce
il titolo, la vicenda umana e culturale di Pellegrino
Artusi, con un focus rappresentato dagli aspetti
più propriamente letterari e linguistici di tale vi-
cenda. Così, accanto alla prima edizione del suo
capolavoro gastronomico e ad altri documenti, a
stampa e manoscritti, si sono potute ammirare
le due incursioni letterarie del Nostro, entrambe
pubblicate a Firenze da Barbera e dedicate a
Ugo Foscolo (1878) e Giuseppe Giusti (1881).
A Forlimpopoli dal 1° al 30 aprile la mostra
“Pellegrino Artusi, la cucina domestica e i ricet-
tari di casa”, a cura di Rino Pensato e Antonio
Tolo, ha presentato in Casa Artusi una selezione
di volumi e ricettari manoscritti di alcune famiglie
italiane, che illustrano l’infl uenza de La scienza in
cucina e l’arte di mangiar bene sulla gastronomia
italiana moderna.
Tra le iniziative forlimpopolesi, si segnala “Menu
Italia”, la rassegna che ha proposto incontri con
autori e libri che interpretano i 150 anni della sto-
ria d’Italia in una chiave gastronomica.
Tra questi, alla fi ne di maggio, la serata dedicata
a Lo scaffale del gusto. Guida alla formazione di
una raccolta di gastronomia italiana (1891-2011)
per le biblioteche (IBC-Compositori, 2011), au-
tori Rino Pensato e Antonio Tolo, presentato
da Giancarlo Roversi. Il libro è frutto della col-
laborazione tra l’Istituto per i beni culturali della
Regione Emilia-Romagna, il Consorzio BAICR
(Biblioteche, archivi e istituti culturali di Roma) e
Casa Artusi, il centro di cultura gastronomica de-
dicato alla cucina di casa realizzato dal Comune di
Forlimpopoli, diventato, in poco tempo, un punto
di riferimento a livello nazionale. Lo Scaffale del
gusto è una guida bibliografi ca che si propone
come strumento di orientamento e di lavoro per
tutti coloro che vogliano, per motivi diversi, avvia-
re o sviluppare una raccolta documentaria dedi-
cata alla gastronomia italiana, a partire dall’anno
di pubblicazione de La Scienza in cucina (1891)
fi no al 2011 (a 100 anni dalla morte di Artusi e
120 dalla prima edizione della “Bibbia” gastrono-
mica italiana).
“Chissà come giudicherebbe – si legge in quarta di
copertina - questo repertorio bibliografi co, lui che,
da severo critico dei libri di cucina, defi niti come
‘fallaci e incomprensibili’, invitava a diffi darne”.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 510
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 11
Lapponia da bere
Sul Circolo Polare Artico, nel paese di Babbo Natale, le foreste si estendono a perdita d’occhio e sono il regno incontrastato delle renne, più numerose della popolazione
umana alla quale contendono frutti e funghi selvatici.
“”
di Enza Bettelli
11
Il paesaggio della Lapponia fi nlandese è si-
curamente rilassante, con il verde intenso
delle foreste che si alterna all’azzurro di la-
ghi e fi umi e al verde più variegato della tundra,
il tutto distribuito su grandi spazi dove il silenzio
è sovrano. E’ un Paese che cambia faccia a se-
conda delle stagioni e che all’esplosione di colori
dell’estate, quando il sole non tramonta mai, al-
terna il fascino della notte invernale che il sole,
invece, non lo vede quasi per altrettanti mesi. E
c’è poi il bianco della coltre di neve che ricopre
i villaggi, le foreste e le aree dove ancora oggi
i cercatori d’oro setacciano la sabbia per recu-
perare le preziose pepite. In questa caratteristi-
ca regione fi nlandese vivono i discendenti delle
antiche popolazioni Lapponi che per combattere
il freddo dell’inverno si affi dano a una gastrono-
mia fatta di piatti sostanziosi e di bevande calde
o alcoliche. Il vino è solo d’importazione e piut-
tosto caro ed è quindi più diffuso quello locale,
ricavato dalla fermentazione di frutta e bacche,
di buona gradazione e un gradevole gusto, pro-
dotto in varie tipologie per accompagnare l’intero
menu. Ancora più diffusa è la vodka Finlandese,
di ottima qualità e fa concorrenza a quella della
confi nante Russia. Si ottiene dai mosti fermentati
di grano, orzo e segale e scalda e rallegra i lunghi
mesi dell’inverno.
Altri liquori tipici sono quelli ricavati dalle bac-
che della foresta lappone, inesauribile fornitore
di materia prima per la gastronomia locale. Tra
tutti, è molto apprezzata l’acquavite ricavata dal-
la mora artica (lakka in lingua lappone e Rubus
Chamaemorus il nome scientifi co), che a matu-
razione prende un bel colore ambrato e ha pol-
pa gradevolmente acidula. E’ un frutto selvatico
molto resistente e sopporta temperature fi no a
-40°C, ma è ovviamente piuttosto scarso e co-
stoso. Questa mora è preziosa per i Lapponi poi-
ché possiede varie proprietà, da quelle nutritive
(è tra l’altro ricca di vitamina C) a quelle medicinali
e cosmetiche, tanto da venire utilizzata anche in
erboristeria e come base per prodotti cosmetici.
Oltre che in acquavite, la mora artica è trasfor-
mata in confettura e succo. La mora artica è così
importante per i Lapponi e i Finlandesi da venire
riprodotta sulle monete da 2 euro della Finlandia
e l’acquvite si beve di solito nelle tipiche tazzine
di legno.
C’è poi la birra, bionda e leggera, di gusto pulito
e con retrogusto amarognolo, ideale per accom-
pagnare zuppe e pietanze che sono spesso a
base di carne, soprattutto renna, e pesci pescati
a volte proprio dietro casa. La birra è prodotta in
diverse gradazioni e anche analcolica.
Tuttavia in Lapponia non si beve solo alcol. I
Lapponi, come del resto gli altri Finlandesi, ama-
no molto il latte, che è di ottima qualità e si con-
suma durante tutta la giornata, anche ai pasti. Il
consumo di latte va di pari passo con quello di
caffè, di gusto diverso da quello al quale siamo
abituati noi perché è tostato in modo diverso e la
bevanda viene preparata più diluita della nostra.
E, infi ne, c’è l’acqua che è sempre gasata, e a chi
la chiede senza bollicine viene portata quella del
rubinetto, che ha peraltro un ottimo gusto. Senza
dimenticare quella dei laghi che, grazie all’asso-
luta mancanza di inquinamento della regione, è
così pura che sostituisce normalmente l’acqua
del rubinetto.
Il paese delle renneTra i molti animali selvatici che vivono nella Lapponia fi nlande-
se, di tanto in tanto si possono incrociare lupi, orsi e alci, ma
sono le renne che popolano l’intero territorio e anche quelle
così dette di allevamento in realtà vivono libere a branchi nel-
le foreste dove trovano il loro nutrimento. A volte possono
diventare un pericolo per gli automobilisti attraversando le
strade all’improvviso e riescono perfi no a fi nire sotto qualche
treno. La carne della renna è molto pregiata e apprezzata
ma diffi cilmente si riesce a trovarla fresca. Gli animali vengo-
no infatti macellati in estate e la carne viene poi congelata e
distribuita in tutto il paese. I piatti più tipici di questa regione
sono quindi a base di renna, che ha un gusto che ricorda
quello del manzo, ma un poco più intenso. La più famosa è
la zuppa, ma la rennaviene preparata anche sotto forma di
arrosto, umidi, hamburger e pâté.
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Tutto comincia dal
c’era una volta…
Dietro al successo del Camembert, forse il più
famoso formaggio di Francia c’è, come spesso
capita, una bella favola che parla dell’ingegno di
una donna, accompagnato da un pizzico di for-
tuna.
Si racconta infatti che negli anni della Rivoluzione
francese, anche se le sue origini sono certa-
mente ben più remote, una contadina della fat-
toria di Beaumoncel nei pressi di Camembert,
Marie Harel, diede rifugio all’Abbé Jean-Charles
Bonvoust, un prete in fuga dalle persecuzioni del
Terrore. Sarebbe dunque stato lui a trasmetterle,
in segno di riconoscenza, i segreti della fabbrica-
zione del formaggio, che la buona Marie affi dò a
sua volta alla fi glia e al genero, veri artefi ci dell’af-
fermazione commerciale del prodotto. Furono
loro a farlo conoscere a quell’abile uomo d’affari
che era in realtà Napoleone III. Come già aveva
fatto per i vini, con l’”invenzione” delle classifi ca-
zioni all’Esposizione Universale del 1855, l’impe-
ratore si rese conto dell’importanza che avreb-
be avuto per il paese la valorizzazione dei suoi
formaggi: il Camembert fece così il suo ingresso
uffi ciale alla tavola imperiale, e da lì iniziò il suo
cammino tuttora in salita.
La zona di produzione
Ancora oggi davanti all’ingresso delle Halles di
Vimoutiers, a pochi chilometri da Camembert,
(che nonostante la celebrità del nome è rimasto
un paesino minuscolo, pressoché inesistente)
La terra di Normandia e i suoi formaggi: quando
natura e cultura si incontrano
Camembert, Livarot, Pont l’Éveque: alla ricerca della qualità per tre dei più famosi formaggi di Francia.“ ”
di Slivana Delfuoco
14
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 15
sorge la statua di Marie Harel, copia dell’originale
andata distrutta nel 1944 sotto i bombardamenti.
In realtà, come spesso capita in casi come que-
sto, dove un prodotto “di nicchia” conquista una
fama mondiale, il commento più ovvio è che si
fa presto a dire Camembert, ma trovare quello
autentico è tutta un’altra storia…
Non sono più di una decina, infatti, i caseifici di
Normandia nella zona del verde Pays d’Auge, sui
dipartimenti del Calvados, dell’Orne e dell’Eure,
che hanno ottenuto l’A.O.P. per la produzione
del formaggio a latte crudo, con circa 12000
tonnellate di forme all’anno. Fra questi però, uno
soltanto, la piccola Fromagerie Durand, alla
Ferme de la Héronnière di Camembert, è rima-
sta a perpetuare la tradizione del formaggio a
latte crudo “moulé à la louche”, cioè preparato
a mano, riempiendo le forme a una a una con il
mestolo!
Tra Camembert e Livarot
Come succede per i vini, anche per i formaggi
basta un palmo di terra e scatta la differenza.
Circa una decina di chilometri separano
Camembert da Livarot, proprio al centro del
Pays d’Auge, terra non solo di formaggi ma an-
che di cidro, mele e calvados. Anche in questo
caso, il nome del paese e quello del formaggio
coincidono; ne raccontano la storia, mentre
si assiste in diretta alla sua fabbricazione, alla
Fromagerie Graindgorge, presente a Livarot
dal 1910. Qui si viene a scoprire che il primato
di più antico formaggio di Normandia, e forse di
Francia (le leggende si sprecano…), spetta però
al Pont l’Éveque, l’altra specialità della zona,
che risale indietro nel tempo fino al XII secolo.
Inventato, manco a dirlo, dai monaci, si chiamava
una volta “Angelot” e differisce dal Livarot per il
colore meno carico della crosta e per un gusto
più morbido e meno intenso.
Se però di questi due formaggi si vuole fare
un’esperienza unica, bisogna fermarsi alla
Fromagerie La Houssaye di St-Pierre-sur-
Dives, vicino a Boissey: una piccola azienda
artigianale, che lavora esclusivamente col latte
crudo prelevato ogni giorno dalle diciassette fat-
torie che la circondano, nel pieno rispetto della
tradizione e della qualità autentica.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Sarà, forse, per via della stretta parentela
con i vicini belgi (qualche secolo fa il terri-
torio oggi diviso tra più Stati era il Regno
delle Fiandre); oppure, sarà per le abitudini ed il
particolare linguaggio, che –per esempio- sono
stati il leit motiv del grande successo cinemato-
grafi co francese “Giù al Nord”, girato interamen-
te nella regione, dal quale è stato fatto il remake
italiano “Benvenuti al Sud”; ovvero, e più sem-
plicemente, sarà perché è uno dei pochi luoghi
in Francia dove il consumo di birra è nettamente
superiore a quello del vino.
L’Ambrosia del Nord, la bionda bevanda già co-
nosciuta dai Galli con il nome di cervoise, ebbe
nel XV° secolo con Giovanni Senza Paura, Duca
di Borgogna e Conte delle Fiandre, la massi-
ma diffusione con la fondazione dell’Ordine del
Luppolo d’Oro che, data la forte presenza nella
regione d’acqua e orzo per il malto, promosse
una grande coltivazione di luppolo.
Nella regione non esistono grandi birrifi ci (bras-
series) e la produzione della birra è assicurata da
una trentina di piccoli produttori artigianali che
preparano un numero incredibile di birre speciali:
Angelus, Cuvée des Jonquilles, Choulette, Ch’tis
“la birra dei due capi”, e altri meno famosi ma
non meno importanti.
Un mondo abitato da Ch’tis
I francesi, specialmente quelli delle regioni del sud del Paese, quando pensano ai territori del Nord-Pas de Calais restano
assorti, pongono lo sguardo verso l’orizzonte, l’infi nito, quasi a volere sottolineare una lontananza siderale dal resto della
Francia, solo pretesa e non reale però, visto che il capoluogo, Lille, dista appena un’ora di treno (TGV) da Parigi.
“”
di Giorgio Rinaldi
16
Si va da birre ad alta fermentazione, tra i 15 e i
25 C° a quelle a bassa fermentazione tra i 6 e i
12 C°.
Noto e tipico è lo stile di birra “Bière de Garde”,
appartenente alla famiglia delle ale, ad alta fer-
mentazione, fruttata e ben strutturata, dal colore
ambrato, gradazione alcolica tra 6 e 7, è con-
servata in botti e tini di legno e poi in bottiglia di
vetro, con tappo rigorosamente di sughero per
consentire la rifermentazione.
La birra è generalmente consumata in locali parti-
colari, gli estaminets, posti particolari arredati con
vecchi e curiosi oggetti, dove si può mangiare,
cimentarsi in giochi antichi (il biliardo di Nicolas
e la grenouille), chiacchierare e sorseggiare bi-
rre artigianali, magari di produzione dello stesso
gestore. Il Nord-Pas de Calais è la più piccola
regione della Francia e il più grande produttore
mondiale di “invidia” o “insalata bega”, nonché
seconda per produzione di birre.
In settembre, nel minuscolo villaggio di Sainte
Marie Cappel, in occasione del Festival
Internazionale delle Birre Artigianali, si riuniscono
i migliori produttori di birra del mondo.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 518
Ch’tis, ovvero gli abitanti locali così chiamati dal
resto dei francesi per il verso che fanno ad una
loro espressione tipica, hanno associato alla loro
bevanda principe tutti i loro piatti tipici: hochepot
d’Artois, carbonnade fi amminga, fi celle piccarda,
potjche’vlesch, waterzoi, coniglio e galletto alla
birra, fl amiche all’indivia, ai porri, ai funghi…
Ma, il piatto più interessante che si può trova-
re è quello più semplice: moules-frites (cozze e
patatine). La scoperta delle birre e dei cibi che le
accompagnano passa attraverso la conoscenza
di questa piccola regione, con i suoi splendidi pa-
lazzi, le bellissime piazze, i beffrois (antiche torri
comunali simboleggianti la potenza dei gover-
nanti locali), addirittura storici locali déco adibiti ai
commerci più vari, come la pescheria (Huitrière)
di Lille.
Non ultima la costa atlantica, con le sue lunghis-
sime spiagge e le deliziose cittadine che vi si
affacciano, come Le Touquet, con tantissime
case in stile art dèco.
Se si vuole, percorrendo soli 38 Km è possibile
passare dalla Costa
d’Opale francese
alle bianche scoglie-
re inglesi di Dover,
magari ricordando
Dunkerque.
La regione Nord-
Pas de Calais è fa-
cilmente raggiungi-
bile con Air France
(www.airfrance.it)
che vola su Lille e
Le Touquet, oppu-
re via treno o auto-
strade (Milano, per esempio dista appena 1000
Km).
Qualsiasi informazione è possibile ottenerla dal
Comite Regional du Tourisme Nord-Pas de
Calais (www.tourisme-nordpasdecalais.fr)
e dall’Ente Nazionale Francese per il Turismo
(www.franceguide.com).
A partire dalla metà del secolo scorso il
whisky scozzese è entrato trionfalmente
nelle abitudini degli italiani, lasciando
solo spazio alla nostra intramontabile grappa
e soppiantando il vecchio e familiare cognac,
anche quello prodotto al di qua delle Alpi, che
nel frattempo - per non urtare la suscettibilità dei
francesi – venne ribattezzato, forse un po’ troppo
genericamente, brandy.
All’inizio a fare la parte del leone erano i blended,
ossia una combinazione di whisky di segale, avena
e mais (grain) e di malto (malt), sapientemente
amalgamati dal blender, il maestro miscelatore
che salvaguarda la costanza di gusto e aroma
del prodotto di una stessa marca mescolando
diversi distillati.
Poi sono venuti i whisky di malto, più leggeri,
e, per i palati più raffi nati, quelli di single malt e
pure malt mentre in aiuto degli amanti del gusto
più deciso è venuta una ricca gamma di torbati.
Ne è scaturito un panorama eccezionalmente
variegato. Le marche in commercio si sono
moltiplicate anche se i distillatori veri e propri
sono rimasti solo un’ottantina rispetto agli oltre
120 di alcuni decenni fa. Oggi, contraddistinte
da nomi classici e nomi di fantasia, esistono
più di seimila etichette come sottolinea Sandro
Montanari, uno dei massimi conoscitori di whisky
a livello internazionale, che, accanto al
famoso ristorante che porta
il suo nome
Curiosità: un Whisky che parla bolognese
Dalla natia Bologna Giacomo Justerini, un giovane dinamico e intraprendente di neppure trent’anni, ormai stanco
della solita routine quotidiana sotto le due torri, nel 1749 decise di prendere armi e bagagli e di trasferirsi a Londra
e diede il suo fondamentale contributo.
“”
di Giancarlo Roversi
2020 Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
sulle sponde del Canale Navile alle porte di
Bologna, ha allestito una raccolta di 3500
bottiglie e marche pregiate fra le più importanti
nel mondo con pezzi rarissimi, anche dell’800,
che spuntano quotazioni da capogiro sul
mercato del collezionismo.
In mezzo a questo mare magnum fanno una
certa tenerezza le marche che, tra gli anni ’50
e ’70, erano le protagoniste di memorabili
incontri conviviali e solenni sbronze come il
whisky White Horse (quello col cavallino bianco
nell’etichetta), il Johnny Walker, il Wat 69, il
Ballantine, il nobile Chivas Regal e altri ancora.
Come il delizioso J & B di cui nessuno avrebbe
mai sospettato, e quasi nessuno lo immagina
neppure oggi, una radice bolognese.
E pensare che a darne notizia sono quasi tutte
le enciclopedie sui distillati e le monografi e
inglesi e italiane sul whisky, specie il libro di
Piero Accolti pubblicato nel 1972 dall’editore
Newton Compton.
Ecco come sono andate le cose, sempre che
si presti fede agli storici dell’impareggiabile
distillato.
Dalla natia Bologna Giacomo Justerini, un
giovane dinamico e intraprendente di neppure
trent’anni, ormai stanco della solita routine
quotidiana sotto le Due Torri, nel 1749 decise
di prendere armi e bagagli e di trasferirsi a
Londra. Certamente per andare in cerca
di fortuna e dare alla sua vita nuovi stimoli
e vibrazioni, ma soprattutto per seguire la
donna di cui si era innamorato, la cantante
Margherita Bellino, che allora mandava in
visibilio il pubblico non solo in Italia. A dare
una svolta cruciale al destino di Justerini fu
la scrittura ottenuta dall’amante in un teatro
londinese.
Le poche risorse che aveva portato con sè si
esaurirono in un battere d’occhio e fu li lì per
fare marcia indietro. La passione per la sua
bella e la paura di perderla defi nitivamente
ebbero però il sopravvento e lo spinsero a
escogitare vari ripieghi per tirare avanti, ma
con scarsi risultati pratici. Tanto che era ormai
Dalla conoscenza della terra e del territorio e grazie alla posizione
dei vigneti nei Calanchi di Modigliana, nascono le eccellenze enologiche di Romagna:
Il Sangiovese, il Trebbiano D.O.C e l’Albana D.O.C.G.
VINI DELLETERRE DI ROMAGNA
Fondo europeo agricoloper lo sviluppo rurale:l’Europa investe nellezone rurali
Organismo responsabile dell’informazione:Agrintesa Soc. Coop. Agricola
Autorità di Gestione:Direzione Generale Agricoltura - Regione Emilia-Romagna
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 522
completamente sfi duciato e sul punto di darsi per
vinto. Per fortuna aveva portato con sè da Bologna
un brogliaccio con i segreti per preparare i liquori
che gli aveva infi lato in tasca uno zio droghiere
quando aveva lasciato la città. Lo rilesse più volte
e capì che aveva tra le mani un piccolo tesoro.
Anche perchè la tradizione liquoristica inglese a
quei tempi era molto modesta mentre i sudditi di
Sua Maestà andavano pazzi per i rosoli e gli elisir,
per i liquori dolci insomma. Bologna invece in
questo particolare settore eccelleva in Italia come
confermano i giudizi entusiastici sui “rossolis”
(dal latino ros solis: rugiada del sole), lasciati nei
loro diari dai tanti viaggiatori stranieri transitati
sotto le Due Torri. La fama dei liquori felsinei si
mantenne su livelli elevati anche per tutto l’800
e a testimoniarlo ci restano molti ricettari, listini
di specialità dai nomi esotici e fantasiosi e diversi
avvisi pubblicitari. Perchè non ripetere sul Tamigi
l’esperienza di Bologna? Si chiese Justerini.
Forse valeva la pena di provarci. Ma come
fare senza mezzi ? A venirgli in aiuto con un
piccolo capitale fu George Johnson, nipote del
vecchio attore Samuel, conosciuto nell’ambiente
dello spettacolo in cui il giovane bolognese si
era inserito come spasimante dell’avvenente
Margherita. Assieme aprirono uno spaccio di vini
liquorosi, allora in auge, e di rosoli. Johnson si
occupava della contabilità mentre Justerini se ne
stava nel retrobottega a preparare ratafi à, elisir,
sciroppi, essenze, cherrv brandy, apricot, cognac
all’arancio e altri liquori secondo le indicazioni del
provvidenziale ricettario dello zio droghiere.
L’impresa andò a gonfi e vele e consentì ai due
soci di racimolare un cospicuo peculio. A trarne
benefi cio fu anche la sua innamorata che rimase
accanto a lui durante tutta la sua permanenza
a Londra. Ossia fi no a quando l’intraprendente
partner non si stufò del solito tran tran e fu preso
da una forte nostalgia per Bologna. Così, piantati
in asso il socio e l’amante, tornò a valicare le Alpi
per fare ritorno in patria. Era il 1760, l’anno stesso
in cui re Giorgio III, con la prima delle sue otto
ordinanze reali, colmò di lusinghieri apprezzamenti
e patenti sovrane la casa liquoristica scaturita
dall’estro di Justerini. Al timone dell’azienda restò
George Johnson, affi ancato dal fi glio Augusto.
Nel 1831 il pronipote Augusto II cedette l’azienda
23
Anche quest’anno il Merano Wine Festival vedrà la presenza, nella sez. “Extremis”, dei nostri “Nebbioli di Montagna”. La rigida selezione alla quale sono sottoposti i cam-pioni inviati annualmente a Merano, ci premia per l’alta qualità dei prodotti, testimo-
niata anche dai “freschi” riconoscimenti appena ricevuti dal 19° Concorso Internazionale Vini di Montagna indetto dal CERVIM. Due i vini premiati: il Valtellina Superiore Docg Sassella “La Priora” 2005 con MEDAGLIA D’ORO e il Valtellina Superiore Docg Inferno “Al Carmine” 2006 con MEDAGLIA
D’ARGENTO. Quest’ultimo, insieme al Valtellina Superiore Docg “Giupa” 2006, è stato selezionato dalla Commissione d’Assaggio per il MWF, ga-rantendoci così una presenza veramente importante. L’enologo Stefano Nera: “L’Azienda Agricola Caven, di cui siamo titolari io e mio fratello Simone, nasce nel 1982 con l’acquisizione dal papà Pietro di vigneti nelle classiche sottozone di produzione del Valtellina Superiore Docg,
cioè Sassella, Inferno, Grumello e Valgella. Crediamo nel territorio e nei nostri viticoltori e siamo la prima azienda agricola vitivinicola della Valtellina per superfi cie vitata a disposizione con circa 31 ettari, di cui quasi 6 ettari si trovano nella sottozona Inferno, la più piccola della Valtellina con un totale di 23 ettari di Inferno tra proprietà, conduzione e conferenti, corrispondenti, in bottiglie, al 46% della produzione valtel-linese proveniente da questa particolare sottozona“.
Azienda Agricola Caven il “Nebbiolo di Montagna” al Merano Winefestival 2011
a cura della redazione di Quality ADV
Simone e Stefano Nera
Porzione di vigneti di proprietà in loc. Valgella
AZIENDA AGRICOLA CAVEN - 23036 TEGLIO (SO) Sede commerciale: CHIURO (SO), Via Stelvio 40/aTel. +39 0342 482631- www.cavencamuna.it - info@cavencamuna.it
ad Alfred Brooks, un gentiluomo molto facoltoso.
Si vociferava che i suoi giardini - i famosi St Johns
Wood Gardens - fossero abbastanza grandi da
contenere uno “snipe shoot”.
Proprio a lui si deve la decisione di inserire,
addirittura al primo posto, il nome dell’estroso
liquorista bolognese nella nuova ragione
sociale della ditta: la “Justerini & Brooks”. Un
gesto signifi cativo che rendeva omaggio a chi
l’aveva fondata poco meno di un secolo prima,
tramandandone ai posteri la memoria. Peccato
che il suo creatore, scomparso da chissà quanti
anni, non potesse godersi questa soddisfazione.
Infatti dopo il rientro a Bologna se ne perdono
defi nitivamente le tracce, sempre ammettendo
che ritornasse davvero fra le mura della sua città.
Forse a indurre mister Brooks a sottrarlo all’oblio
era stata la storia, ancora viva nel ricordo dei
londinesi del primo ‘800, dell’innamorato italiano
che per stare accanto alla sua donna si era messo
a fabbricare liquori. Liquori di una raffi natezza tale
da ammaliare l’aristocrazia inglese e perfi no il Re.
Certamente questa scelta gli portò fortuna. Alla
fi ne dell’800 l’azienda effettuò una riconversione
produttiva, abbandonando il settore dei liquori
per dedicarsi alla fabbricazione del whisky: un
distillato forte e suadente, di origine scozzese
e irlandese, che cominciava a muovere i primi
passi di quella che sarebbe stata una vera marcia
trionfale destinata a portarlo a dominare il mondo
degli alcolici. Un mondo dove il whisky J & B,
ha sempre ricoperto un ruolo di protagonista,
specialmente nel settore dei blended, con una
forte penetrazione negli Stati Uniti, in particolare
a Boston.
Durante gli anni del proibizionismo, la ditta
commercializzò infatti una marca dedicata
esclusivamente al mercato americano: “J&B
Rare”. Oggi, grazie all’unione con “WA Gilbey
Ltd”, la produttrice del celebre London Gin, il
whisky J & B ha conquistato il secondo posto nel
mondo nel mercato dei blended.
23
Anche quest’anno il Merano Wine Festival vedrà la presenza, nella sez. “Extremis”, dei nostri “Nebbioli di Montagna”. La rigida selezione alla quale sono sottoposti i cam-pioni inviati annualmente a Merano, ci premia per l’alta qualità dei prodotti, testimo-
niata anche dai “freschi” riconoscimenti appena ricevuti dal 19° Concorso Internazionale Vini di Montagna indetto dal CERVIM. Due i vini premiati: il Valtellina Superiore Docg Sassella “La Priora” 2005 con MEDAGLIA D’ORO e il Valtellina Superiore Docg Inferno “Al Carmine” 2006 con MEDAGLIA
D’ARGENTO. Quest’ultimo, insieme al Valtellina Superiore Docg “Giupa” 2006, è stato selezionato dalla Commissione d’Assaggio per il MWF, ga-rantendoci così una presenza veramente importante. L’enologo Stefano Nera: “L’Azienda Agricola Caven, di cui siamo titolari io e mio fratello Simone, nasce nel 1982 con l’acquisizione dal papà Pietro di vigneti nelle classiche sottozone di produzione del Valtellina Superiore Docg,
cioè Sassella, Inferno, Grumello e Valgella. Crediamo nel territorio e nei nostri viticoltori e siamo la prima azienda agricola vitivinicola della Valtellina per superfi cie vitata a disposizione con circa 31 ettari, di cui quasi 6 ettari si trovano nella sottozona Inferno, la più piccola della Valtellina con un totale di 23 ettari di Inferno tra proprietà, conduzione e conferenti, corrispondenti, in bottiglie, al 46% della produzione valtel-linese proveniente da questa particolare sottozona“.
Azienda Agricola Caven il “Nebbiolo di Montagna” al Merano Winefestival 2011
a cura della redazione di Quality ADV
Simone e Stefano Nera
Porzione di vigneti di proprietà in loc. Valgella
AZIENDA AGRICOLA CAVEN - 23036 TEGLIO (SO) Sede commerciale: CHIURO (SO), Via Stelvio 40/aTel. +39 0342 482631- www.cavencamuna.it - info@cavencamuna.it
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Basta addentrarsi alcune decine di chilo-
metri all’interno del litorale marchigiano
per immergersi in una realtà suggestiva,
di rara bellezza, uno di quegli scorci in cui natu-
ra, campagna e architettura si fondono in unicum
che è tradizione e storia della nostra Penisola.
Ed è qui, nel cuore dei Colli Maceratesi, che sor-
ge Villa Sant’Isidoro, un’antica dimora signorile
costruita sull’omonimo colle tra il XVII e il XVIII
secolo, sulle rovine di un antico monastero fran-
cescano. Un luogo dominato dalla pace e dalla
tranquillità della campagna fi n dalle origini, e ar-
ricchito da un ulteriore complesso edilizio all’inizio
degli anni 30’ del secolo scorso. Arte e cultura si
ripercorrono all’interno della Villa, dal suo ingres-
so, attraverso uno dei più lunghi viali di cipressi
della provincia, fi no alla piccola Chiesa sette-
centesca ristrutturata di recente dalla famiglia
Foresi. Un paesaggio incantevole nel comune di
Colbuccaro di Corridonia, che da una parte con-
sente di apprezzare il quadro dei monti Sibillini
all’orizzonte, e dall’altra è separato dall’Adriatico
solo da trenta chilometri.
E’ alla fi ne degli anni 90’ che nel corso dei lavori
di ristrutturazione della Villa, nasce un progetto,
un’idea: dare voce ad un territorio di così ampia
sfaccettatura attraverso le viti e il vino. Tredici et-
tari di vigneti corrono lungo i pendii che dipartono
dall’edifi cio principale, che godono di un’insola-
zione importante grazie all’esposizione a Sud-Est
e alle forme di allevamento a spalliera. Il suolo,
che per la prima volta ospita la vite, è caratteriz-
zato da una forte componente argilloso-calcarea,
una matrice diffi cile da lavorare, ma che offre
grandi potenzialità per l’ottenimento di vini ricchi
di mineralità e struttura. Le limitate precipitazioni
nel corso dell’attività vegetativa spingono le pian-
te all’approfondimento radicale, per arricchirsi
così dell’apporto idrico delle falde acquifere sot-
tostanti e dell’insieme delle componenti minerali
che tanto caratterizzano Colle Sant’Isidoro.
Nel nome di questo Santo patrono dell’Agricoltu-
ra, che si fa portavoce del lavoro e del sacrifi cio
che costa la produzione dell’uva e del vino, na-
sce un bianco di estrema complessità e gioventù,
che riassume a livello organolettico tutta l’espres-
sione del territorio di origine. Prodotto con uve
Pecorino in purezza, Isidoro incanta al bicchiere
ancora prima che in bocca; brillante, di rifl essi
verdognoli, offre all’olfatto un’esplosione di erbe
aromatiche, della stessa mentuccia che nasce
spontanea nei prati intorno alla Villa, di liquirizia,
Villa Sant’Isidoro: quando il vino sposa
il territorio…Nel nome di questo Santo patrono dell’Agricoltura,
che si fa portavoce del lavoro e del sacrifi cio che costala produzione dell’uva e del vino, nasce un bianco
di estrema complessità e gioventù, che riassume a livello organolettico tutta l’espressione del territorio di origine.
“”
di Karen Casagrande
Miglior Sommelier FISAR 2010
24
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 25
di salvia, di alloro. Profumi racchiusi in una cor-
nice agrumata che arricchisce questo bouquet
tutto mediterraneo. Le sensazioni già provate al
naso esplodono in bocca, dove la freschezza e la
sapidità smorzano in un gioco di equilibri l’impor-
tante tenore alcolico, e insieme fanno di questo
vino un accompagnamento ideale a pesci grigliati
e primi conditi con ragù di carni bianche, soprat-
tutto se insaporiti con erbe aromatiche.
Un vino che sposa il suo territorio e lo ricorda ad
ogni sorso, lo esalta, e infi ne lo diventa. Ma più
importante ancora è ciò che si ottiene coniugan-
do tradizione e innovazione, sperimentando ciò
che la natura può offrirci attraverso piccoli accor-
gimenti in campo e in cantina. Nelle annate più
favorevoli, i grappoli di Pecorino vengono lasciati
in pianta e viene effettuata una vendemmia tar-
diva che ha lo scopo di arrotondare l’acidità e
irrobustire il corpo del vino, completare il suo af-
fi namento in barrique di Acacia: Isidoro Oro. Dai
sei mesi trascorsi a contatto con questo legno
delicato e di particolare complessità, gli aromi si
arricchiscono, emergono con prepotenza, se-
gnano il palato con piccanti note sulfuree e sen-
sazioni balsamiche. La liquirizia passa dalla foglia
alla radice, un fi nale leggermente amaro pulisce
la bocca e la rinnova.
Un vino che in queste due versioni non può pas-
sare inosservato, ma che sorprende e invita a far
parlare di sé.
Insieme al Pecorino i vigneti di Villa Sant’Isidoro
ospitano un altro vitigno autoctono, il Maceratino,
un’uva che si tramanda nella storia della tradizio-
ne viticola del luogo, e dà vita ad un vino sempli-
ce, estremamente piacevole e fruttato, che può
aprire un banchetto o offrire ristoro nelle calde
giornate estive. In etichetta si presenta come
Pausula, antico nome di Corridonia, un classico
esempio di indicazione non solo geografi ca ma
soprattutto storico-culturale di un vino del terri-
torio.
A questo concetto s’ispira anche il Montolmo,
un altro nome emerso dalla storia del Comune,
un equilibrio di vivacità e struttura che si coglie
piacevole in bocca. Gli usuali sentori di violetta
e di frutta rossa si accompagnano a note balsa-
miche, mentolate, e speziate; un’interpretazione
nuova che nasce da una delle varietà più diffuse
in Italia, che tuttavia riesce a esprimere la partico-
larità di questo Colle. Più classico invece il Pinto,
in cui Sangiovese e Montepulciano si uniscono a
dare il Rosso Piceno della Cantina Sant’Isidoro.
E proprio perché il vino racchiude in sé la for-
za della tradizione, della cultura locale, ma an-
che della quotidianità dei momenti conviviali, il 7
Luglio 2011 Villa Sant’Isidoro è stata la cornice
ideale per inaugurare Popsophia, il 1° Festival Del
Contemporaneo dedicato all’approfondimento
della fi losofi a nelle sue espressioni più popolari,
un’indagine delle abitudini, delle mode, degli hob-
bies, di esperienze apparentemente banali che
attraversano la vita di ogni giorno e la segnano
in profondità. Un evento unico nel suo genere,
tenutosi dal 15 Luglio al 7 Agosto a Civitanova
Marche, articolato in 4 weekend di incontri e di
approfondimento di tematiche inerenti la popular
culture: fi losofi a, fashion, fi ction e futuro.
Il gala di apertura ha visto la presenza del direttore
artistico Evio Hermas Ercoli come moderatore della
serata, insieme al sindaco Mobili, Alfredo di Lupidio
Direttore Azienda speciale Teatri di Civitanova, e
infi ne ICA Group e Paciotti, a rappresentare gli
sponsor che hanno contribuito alla realizzazione
del Festival. I vini della Cantina Sant’Isidoro sono
stati invece serviti e raccontati dalla Sommelier
dell’Anno 2010, Karen Casagrande. La scelta di
una location così suggestiva e legata alla viticol-
tura ha sottolineato quanto il vino appartenga a
quest’insieme di componenti fondamentali che
plasmano il quotidiano. Al pari della musica che
nel corso del tempo ha assunto forme diverse in-
terpretando i gusti e lo stile di ogni epoca, anche il
vino si fa sempre più portavoce del nostro pensie-
ro, incarna fi n dall’antichità il bisogno di esprimere
ciò che la natura ci offre secondo i propri costumi
e sensibilità. Un’interpretazione che rivela l’anima
inconfondibile del territorio e riesce a darne un’im-
magine vivida. Ecco come un semplice bicchiere
di vino diventa dunque strumento di esperienza e
di conoscenza.
Di cosa?
Nel frattempo vi offro un sorso di Colle
Sant’Isidoro, augurandovi un buon viaggio nei
Colli Maceratesi.
26 Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Piemonte…un modo di vivere
Venerdì 16 settembre 2011Ore 14,30 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Bra
Ore 18 - IL “NOSTRALE D’ALPE”: valorizzazione di un formaggio tradizionale degli alpeggi cuneesi.
Ore 19 - ALLA SCOPERTA DEL MONDO DEI MARGARI: presentazione del libro “El Birucin”
Ore 20 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Ore 21 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Sabato 17 settembre 2011Ore 11 - IL COMPARTO LATTIERO CASEARIO IN PIEMONTE - l’accordo sul prezzo indicizzato del latte come evoluzione dei rapporti interprofessionali
Ore 12,30 - L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO PRESENTA IL MASTER BIENNALE SU “QUALITÀ, SICUREZZA ALIMENTARE E SOSTENIBILITÀ DELLA FILIERA LATTE”.
Ore 14 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Gorgonzola
Ore 15 - IL COMPARTO AGROALIMENTARE E LA SPECIALIZZAZIONE SCOLASTICA FORMATIVA
Ore 16 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Grana Padano
Ore 17 - IL FORMAGGIO BETTELMATT prova dimostrativa della marchiatura pubblica
Ore 18 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: la Toma Piemontese
Ore 19,30 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Ore 20,30 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Domenica 18 settembre 2011Ore 11 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: la Robiola di Roccaverano
Ore 12 - IL FORMAGGIO PLAISENTIFprova dimostrativa della marchiatura pubblica
Ore 14 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Murazzano
Ore 15 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Castelmagno
Ore 16 - IL LATTE E LA FRUTTA DEL PIEMONTE SI INCONTRANO E NASCE YOGUSTALO
Ore 17 - DI STALLE E DI STELLE - Incontro con i formaggi Dop piemontesi in abbinamento con i grandi vini Doc e Docg: il Raschera
Ore 19 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Ore 20 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
Lunedì 19 SettembreOre 13 - GUSTOSANDO: SPAZIO ALL’ECCELLENZA ARTIGIANA
CHEESE - bra • 16-19 settembre 2011Eventi nell’area regione Piemonte - Piazza XX Settembre
Sala convegni e di presentazione-degustazione dei formaggi DOP del Piemonte.Area esposizione capi delle più importanti razze lattifere. Bovine: Frisona Italiana, Bruna, Barà Pustertaler, Pezzata Rossa Italiana, Piemontese. Caprine: Camosciata, Roccaverano. Ovine: Pecora delle Langhe, Frabosana.Area espositiva delle produzioni lattiero-casearie dell’Associazione Casare e Casari di Aziende Agricole.Vino Bar: degustazioni dei vini DOC e DOCG del Piemonte, abbinati ai formaggi piemontesi DOP e PAT, a cura delle Enoteche Regionali.Spazio attività educative dimostrative lattiero casearie con le Fattorie Didattiche.Area espositiva e degustazione aziende dell’Eccellenza Artigiana del Piemonte
Area espositiva regione Piemonte - Piazza XX Settembre - bra
ASSESSOrATO TurISMOwww.piemonteital ia.eu
ASSESSOrATO AGrICOLTurAwww.regione.piemonte.it/agri
Sinonimo di turismo di qualità, accessibile a tutti in ogni stagione, il Piemonte è un modo di vivere: città dallo charme antico, montagne, laghi e i morbidi paesaggi collinari offrono un’esperienza irripetibile di arte, cultura, benessere, sport. Meta d’eccellenza per
i buongustai, con la tipica enogastronomia d’autore il Piemonte vive in autunno la sua stagione d’oro, da scoprire in appuntamenti imperdibili come Cheese 2011, la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco di Alba 2011 e le numerosissime manifestazioni, sagre e fi ere dedicate ai protagonisti di una tradizione d’eccellenza: tartufi , vini, formaggi, riso, pasta, cioccolato. Un patrimonio da gustare in luoghi come il recentissimo “WiMu”, il Museo del Vino di Barolo, un percorso emozionale ed interattivo tra la produzione, la cultura e la tradizione del vino.
Tomini con i fi ori
a cura della redazione di Quality ADV
Tesori enogastronomici
Il Castello di Barolo
Area espositiva regione Piemonte - Piazza XX Settembre - bra
produzione, la cultura e la tradizione del vino.
Tesori enogastronomici
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
“Erano gli anni ’70 quando, dopo
i primi impianti di Pinot noir e
di Gamay, abbiamo deciso di
rivalutare il Petit Rouge e qualche anno dopo
di provare con il bianco, questo bianco. –
Vincent Grosjean controlla nel bicchiere la
Petite Arvine Vigne Rovettaz 2009 appena
versata- Siamo stati noi la prima azienda
qui in Valle, dopo le prove e le dimostrazioni
della Scuola di Agricoltura, ad aver creduto
in questo vitigno di grande qualità, che non è
detto non sia anche un po’ nostro, visto che
arriva dal vicino Vallese…”
Siamo a Quart, frazione Ollignan, nella
cantina della Maison Vigneronne Frerès
Grosjean, dove Vincent, il maggiore dei
cinque fratelli, nonché attuale Presidente dell’
l’Associazione dei Viticulteurs Encaveurs
Vallée d’Aoste, ci sta raccontando la storia
dell’azienda di famiglia, che è anche un po’
la storia della rinascita della viticultura in Valle
d’Aosta.
“Anche qui da noi, come dappertutto nell’Italia
Valle d’Aosta, una terra che
guarda lontano
Il futuro della viticultura valdostana sembra affi dato soprattutto ai giovani, che nell’Associazione Viticulteurs Encaveurs Vallée d’Aoste hanno scelto di collaborare insieme per superare uniti
le diffi coltà di una viticultura “eroica” per defi nizione.
“”
di Silvana Delfuoco
28
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 29
di quegli anni, c’era la ricerca del nuovo, senza
forse badare troppo alla tutela degli autoctoni,
che è venuta più tardi. Ma per fortuna la nostra
non è terra da Cabernet e da Sauvignon, che
così fi n quassù non sono arrivati!- Vincent sorride
un po’ sornione, mentre armeggia col cavatappi
intorno a un altro dei suoi gioielli, uno splendido
Torrette superieur Vigne Rovettaz 2008.- Invece
è arrivato, certo, lo Chardonnay, e soprattutto
è arrivato il Pinot noir, che però storicamente
ci appartiene, visto il nostro passato all’interno
del Regno di Borgogna. Dunque non abbiamo
Freise e Grignolini, ma in Bassa Valle si trova il
Picotendro, selezione locale del Nebbiolo…”
Cerco di intervenire, tra il fl uire di parole …e di
calici:
“Ma la Valle d’Aosta, freddo paese di montagna,
non sarebbe soprattutto un terroir da vini bianchi?
E invece…”
Vincent ha la risposta pronta:
“La realtà è che, troppo spesso, su di noi
mancano informazioni corrette. Cominciamo dai
vini. I nostri bianchi, ahimè, sono pochissimi e
uno solo autoctono, il Priè Blanc, presente un po’
in tutto il fondovalle ma in coltura specializzata
soltanto nella zona di Morgex e La Salle, mentre
sono sei le qualità a bacca rossa più diffuse: Petit
Rouge, Vien de Nus, Fumin, Cornalin, Mayolet e
Ner d’Ala”.
“Ma con questo freddo…”
“E dagli col clima da freddo paese montano…
Venga a vedere che cosa stanno facendo adesso
i contadini: irrigano i prati, ora, ai primi di agosto e
lo hanno fatto a intervalli di 15 giorni a partire da
aprile! L’anno passato abbiamo irrigato i vigneti a
vendemmia conclusa! Le nostre medie di piovosità
annua sono inferiori a quelle di Catania! – Vincent
si sta infervorando - La Valle d’Aosta non è
soltanto Monte Rosa, Monte Bianco e Cervino…
Perché abbiamo vigne a 1200 metri? Perché a
1700 metri qui crescono le patate? Perché c’è
un microclima molto particolare creato da queste
montagne che fermano le perturbazioni atlantiche
e tutelano il fondovalle!”
Mentre parliamo usciamo all’aperto e mi guardo
intorno. E’ quasi mezzogiorno; le montagne che
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 530
ci circondano sono tutte incappucciate e si sente
il rumore del tuono, ma poi non cadrà una sola
goccia di pioggia per l’intero pomeriggio.
“Ma allora…”
“Allora – Vincent ancora una volta mi previene-
allora la realtà è che questa è una terra diffi cile
e particolare, dove è necessario collaborare per
superare le diffi coltà. Ecco perché già negli anni
’70 sono nate le prime Associazioni, a cui hanno
fatto seguito le Caves Coopératives che per un
lungo periodo hanno rappresentato la salvezza
per tanti piccoli vignaioli; diversamente molti di
loro avrebbero forse abbandonato i pochi ettari di
vigna, impegnati come erano in altre attività per
sopravvivere. Oggi la situazione si sta evolvendo,
grazie ai giovani. Sempre di più sono quelli che
decidono di mettersi in proprio, magari allargando
il vigneto ricevuto in eredità. E qui interviene
l’aiuto dell’Associazione Viticulteurs Encaveurs
Vallée d’Aoste. Al momento siamo 35 soci, con
una produzione totale annua di circa un milione
di bottiglie, che rappresenta circa il 40% di tutta
la produzione locale. Sono queste Aziende, ora,
la parte più vitale del mondo vinicolo valdostano,
destinate a crescere sempre di più nei prossimi
anni. Il nostro obiettivo è riuscire a creare
insieme un “sistema Valle d’Aosta” di turismo
enogastronomico che sappia raccontare storie,
paesaggi, cultura, del nostro vino ma non solo
…”. Vincent si interrompe e sorride.
Mi guardo intorno. Le nuvole hanno abbandonato
anche la cima delle montagne e il sole sta di
nuovo illuminando serenamente il fondovalle.
PODERE LA REGOLA
“I GRANDI VINI DELLA COSTA TOSCANA”Territorio, tradizione, natura: ecco le nostre regole...
Riparbella (PI) - Loc. S. Martino - vendita cantina 0586.698145 - Ammin. Commerciale tel. 0588.81363info@laregola.com - www.poderelaregola.it - www.laregola.com
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Erbaluce di Caluso, la storica DOC torinese oggi riconosciuta DOCG. E poi, le DOC Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina
torinese, Pinerolese e Valsusa: il meglio dei vini torinesi torna nella nuova edizione della guida “Torino DOC”, edita dalla Camera di commercio e di prossima pubblicazione. Accanto alla selezione enologica realizzata dall’ente camerale, la guida racconta a degustatori esperti e agli appassionati, i vitigni, i vini e le aziende del territorio.Non è la prima volta che Torino presenta la sua produzione enologica: la guida è infatti alla sua quarta edizione, con interessanti novità rispetto alle precedenti. La prima, l’inserimento delle fasce di prezzo a fi anco della consueta valutazione fatta dalla Commissione di degustazione dell’ente camerale (numero di cavatappi in base al punteggio ottenuto). E poi, i codici QR associati ai vini delle aziende selezionate: uno strumento dinamico e multimediale per conoscere meglio vini e produttori. La guida è redatta in collaborazione con la Federazione tra i consorzi di tutela dei vini DOC “Alto Piemonte”, i Consorzi di tutela dei vini DOC e l’Enoteca regionale dei vini della provincia di Torino, con il supporto del Laboratorio Chimico e di Torino Wireless. Nel
presentare la produzione enologica, il volume non solo ne descrive le peculiarità “tecniche”, ma presenta anche la storia del territorio che li produce: dei vini, infatti, si scoprono qualità e varietà che testimoniano la forte identità territoriale e storico-culturale. La selezione ricostruisce così un territorio di cui si intuiscono gli ambienti, a volte particolarmente diffi cili, nei quali operano le aziende vitivinicole.“Torino DOC” dà spazio solo alle migliori produzioni, da gustare e da scoprire. Bottiglie di qualità straordinaria, provenienti da un territorio che sempre più palati apprezzano per l’eccellente produzione vinicola. Un segnale ottimo per la Camera di commercio di Torino, che da sempre rivolge una speciale attenzione al settore, esercitando, tra gli altri, l’importante compito di certifi cazione dei vini a denominazione di origine della provincia. Un successo che non si può nascondere al pubblico straniero: per questo il volume è trilingue, e affi anca al testo in italiano anche le traduzioni in inglese e francese.La guida “Torino DOC” sarà in distribuzione gratuita presso la Camera di commercio di Torino. Sarà anche possibile scaricarla dal sito:www.to.camcom.it/guidavini
a cura della redazione di Quality ADV
Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino
tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 100labchim@lab-to.camcom.it - www.lab-to.camcom.it
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Vini torinesi: un tesoro
da scoprireGrazie alla nuova guida “Torino DOC”
della Camera di commercio“
“Camera di commercio di Torino
Via San Francesco da Paola 24 - 10123 Torino - tel. 011 571 6407 - fax 011 571 6404
Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torinovia Ventimiglia 165 - 10127 Torino
tel. 011 670 0 111 - fax 011 6700 100labchim@lab-to.camcom.it - www.lab-to.camcom.it
33Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Laboratorio Chimico Camera di Commercio di Torino, nato circa mezzo secolo fa, opera senza fi ni di lucro come organismo tecnico
per la Camera di commercio di Torino e collabora con le altre Camere di commercio Piemontesi nello svolgimento dei compiti di promozione economica, offrendo alle imprese, ai consumatori, alle pubbliche amministrazioni, alle associazioni di categoria, agli enti locali, un servizio di analisi, consulenza e formazione assolutamente indipendente ed imparziale. In particolare il ruolo di supporto tecnico del Laboratorio alle attività a favore del mondo enologico locale si articola quindi nei diversi aspetti di promozione e di tutela, in un percorso che aiuta ad evidenziare ed esaltare la professionalità del settore. Da citare, tra gli altri, il progetto Maestri del Gusto realizzato mediante la conduzione di audit presso le aziende vinicole che hanno aderito all’iniziativa, i progetti di monitoraggio della produzione vinicola torinese, l’affi ancamento operativo alle Camere individuate dal Ministero delle Politiche Agricole come Organismo di Controllo di alcune Denominazioni di Origine nelle attività di ispezione prevista nei Piani di Controllo della fi liera vitivinicola, la redazione di pubblicazioni sia di divulgazione per i consumatori sia di consultazione per le imprese.
In campo analitico, oltre ad analisi merceologiche su prodotti alimentari, il Laboratorio possiede le competenze per svolgere determinazioni su alimenti zootecnici, terreni e fertilizzanti, ma anche prove specifi che per la verifi ca della conformità di contenitori e imballaggi destinati al contatto con gli alimenti, della presenza di sostanze indesiderate quali micotossine, allergeni e sostanze responsabili di intolleranze alimentari, oppure di sostanze organiche volatili, di OGM, e per accertare, tramite analisi del DNA, la tracciabilità ad esempio di carni bovine.Tuttavia il Laboratorio non si limita a fornire soli dati analitici, ma è in grado di assistere i vari operatori della fi liera per la corretta interpretazione dei dati al fi ne di migliorare i singoli processi produttivi in termini sia di effi cacia sia di effi cienza del proprio sistema di gestione per la sicurezza alimentare, attraverso servizi di consulenza e specifi ca formazione.Sul fronte istituzionale, il Laboratorio, in campo enologico, è autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole ad effettuare analisi uffi ciali sul vino, come ad esempio i controlli chimico-fi sici prescritti per accertare la rispondenza al disciplinare per i vini DOC e DOCG e i controlli per l’esportazione.
Un vitigno molto particolare, che rappresenta una vera e propria sfi da per una cantina
e che pretende attenzione e cura per fare in modo che la sua esuberanza e la sua possente tannicità siano inca-nalate in un complesso che ne esalti la potenza e l’unicità ma ne garanti-sca al tempo stesso il giusto equilibrio ed eleganza.Una sfi da che Còlpetrone fi n dall’inizio della sua storia ha raccolto, consape-vole delle potenzialità del territorio nel quale aveva investito e delle capa-cità di uno staff giovane e motivato, guidato dall’amministratore delega-to Domenico Terzano, dall’enologo Riccardo Cotarella e del direttore commerciale marketing e comunica-zione Giuseppina Viglierchio. E sem-bra che oggi, a distanza di appena 15 anni dalla sua fondazione quella sfi da sia stata vinta, con una tenuta che conta oltre 140 ettari dei quali 64 a vigneto e che vede i propri vini pre-
senti in oltre 60 paesi del mondo (gli ultimi mercati aperti, in ordine di tem-po sono la Cina e il Paraguay), nelle carte dei vini dei ristoranti più presti-giosi del mondo e protagonisti della manifestazioni enologiche di maggior importanza del panorama nazionale ed internazionale Vini che hanno nell’aderenza all’iden-tità territoriale la loro ragione d’essere e che proprio per questo godono di una crescente popolarità, sia fra gli addetti ai lavori che verso il grande pubblico di appassionati e wine lo-vers.A conferma di questa tendenza e
del prestigio dei suoi vini, l’ultimo ri-conoscimento raggiunto in ordine di tempo è stata la selezione come cantina fornitrice uffi ciale di Alitalia in tutti i voli della classe Magnifi ca con il Montefalco Sagrantino. “Un moti-vo di grande orgoglio” – ha spiegato l’amministratore delegato Domenico Terzano – “nell’essere sempre di più rappresentanti della denominazione e ambasciatori enologici del Belpaese anche nei confronti della clientela più esigente e appassionata. Il Sagrantino Còlpetrone ha iniziato a giugno il suo giro intorno al mondo - ha aggiunto Terzano - che ha sottolineato come l’accordo sia anche un’occasione im-portante per promuovere il Sagrantino, “che nella sua unicità non può essere considerato una moda, né tantomeno un vino in fase discendente”.Quale occasione migliore, anzi “Magnifi ca” come questa per conti-nuare a godere di questa bellissima storia enologica?
Cantina CòlpetroneUna scelta “Magnifi ca”
La cantina Còlpetrone è il gioiello enologico in terra umbra delle tenute Saiagricola e il portabandiera in Italia e all’estero del
Montefalco Sagrantino, vitigno autoctono di questa area e uno dei più antichi d’Italia, oltre ad essere il più ricco di tannini e polifenoli.
“”
34
a cura della redazione di Quality ADV
A conferma di questa tendenza e
Vini prodotti
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GÒLD MONTEFALCO SAGrANTINO DOCGUn grande vino è sempre frutto dell’esperienza, acquisita negli anni migliorando la conoscenza delle interazioni tra una varietà d’uva e un de-terminato territorio. Lo dimostra il Montefalco Sagrantino Gòld, destinato a essere prodotto solo nelle annate migliori, e contraddistinto da originali caratteristiche organolettiche. I grappoli
di Sagrantino utilizzati per produrre questo vino provengono da due storici vigneti, che godono di un’esposizione e di un microclima favore-voli, coltivati con rese particolarmente basse, pari a circa 60 quintali per ettaro. In cantina, sotto la supervisione dell’enologo Riccardo Cotarella, si cerca soprattutto di rispettare la qualità delle uve raccolte, dalle quali si ottie-ne un vino estremamente ricco e strutturato, con profumi di frutta rossa e spezie, di cor-po ed elegante. L’importante lavoro in can-tina permette di ottenere un vino elegante e persistente pur mantenendo le caratteristiche tipiche dei grandi Sagrantino, vale a dire strut-
tura e potenza. Il Montefalco Sagrantino Gòld si presenta dunque come una chiara espressione del territorio di provenienza, ma allo stesso tempo è un importante traguardo d’eccellenza per l’inte-ro comprensorio della Docg.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique di rovere fran-cese, seguiti da 24 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 15 anni.Disponibile anche in bottiglie da l 1,5.
MONTEFALCO SAGrANTINO D.O.C.G.Un grande rosso da uve autoctone, potente, concentrato e longevo. Ha colore rubino quasi impenetrabile e profumi intensi, ampi, con note
di frutta rossa accanto a sentori speziati e va-nigliati particolarmente fi ni. Il sapore è deci-so, potente, con una concentrazione tannica evidente soprattutto nei primi anni di vita. Va servito a 18°C in ampi calici. È tipico l’abbi-namento a grandi arrosti, cacciagione e for-maggi stagionati a pasta semicotta.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique in rovere francese, seguiti da 18 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 10/15 anni.
MONTEFALCO SAGrANTINO PASSITO D.O.C.G.Poche bottiglie di un vero nettare. Ha colore ru-bino molto intenso con rifl essi violacei. I profumi sono avvolgenti, concentrati, con note di mora e di ciliegia sotto spirito e un sottofondo fi nemente speziato. Al sapore risulta pieno, dolce, con una leggera componente tannica iniziale e una persi-
stenza lunghissima. Va servito fresco di cantina, tra i 14 e i 16°C, in piccoli calici a tulipano, e abbi-nato a crostate di frutta, strudel e frutta secca.uve utilizzate: Sagrantino 100%.Affi namento: 12 mesi in barrique di rovere francese e tonneaux, seguiti da 18 mesi di bottiglia dopo un breve passaggio in acciaio inox.Possibilità di invecchiamento: 15 anni.
MONTEFALCO rOSSO D.O.C.Potente ma molto bevibile e morbido. Si pre-senta con un colore rubino intenso con lievi rifl essi porpora. I profumi sono decisa-mente fruttati, con sentori di lampone accanto a note più speziate e vanigliate. Il sapore è pieno, la sua rotonda avvol-genza è a tratti interrotta da sensazioni appena tanniche, che gli conferiscono carattere. Va servito a 18°C in calici di media ampiezza in abbinamento con arrosti di carni bianche e rosse e grigliate miste di carne.uve utilizzate: Sangiovese 70%, Sagrantino 15%, Merlot 15%.Affi namento: 40% del totale: 12 mesi in tonneaux e barrique di rove-re francese; 60% della massa: rima-ne in acciaio inox; 4 mesi in bottiglia completano l’affi namento.Possibilità di invecchiamento: 5/6 anni.
GrAPPA di MONTEFALCO SAGrANTINOGradazione alcolica: 42% vol.Aspetto visivo: cristallina in trasparenza e tona-lità di colore.Sensazioni olfattive: profumo intenso e vinoso con un delicato ricordo di more di rovo.Sensazioni gustative: di notevole equilibrio.Sensazioni retrolfattive: armonica, ricca di ner-bo e stoffa, chiude con lieve retrogusto amaro-gnolo.Temperatura di servizio: tra i 9 e gli 11°C.bicchiere consigliato: tulipano piccolo di cristallo.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Cantina CòlpetroneVini prodotti
Cantina Còlpetronevia Ponte la Mandria 8/106035 Marcellano di Gualdo Cattaneo (PG)Tel. 0742 99827 Fax 0742 960262www.colpetrone.it colpetrone@saiagricola.it
06035 Marcellano di Gualdo Cattaneo (PG)
Siamo ai piedi del Monte Grappa, sulle col-
line pedemontane a occidente del Piave
dove il clima e l’ambiente naturale hanno
favorito il nascere di una civiltà straordinaria at-
torno a monasteri, città e ville dove la ricerca del
bello e dell’eccellenza affonda le sue radici.
Furono i monaci a introdurre dal VI secolo la
profonda cultura della vite e del vino che si svi-
luppò sul Montello attorno a quell’abbazia di S.
Eustachio dove nel ‘500 fu scritto il Galateo.
Quando nel ‘300 arrivarono i Veneziani, subito
percepirono il valore di questo ambiente e di que-
sta conoscenza, costruirono ville e cantine e fu il
fi orire di queste terre. I vini godevano di stima e
reputazione, venivano consumati sulle mense dei
nobili ed esportati, e come tali erano caramente
riconosciuti nel sistema veneziano dei dazi.
Le ville erano centri agricoli che i nobili arric-
chivano con il meglio del tempo. Costituivano
la macchina produttiva che forniva merci per i
commercianti veneziani e, grazie a Palladio e
Veronese, rimasero nella storia come capolavori
d’arte e architettura, oggi dichiarate dall’UNE-
SCO Patrimonio dell’Umanità.
Sullo sfondo le colline, famose per il loro clima
mite dove il paesaggio è rimasto ricco di diverse
culture, dove accanto al vigneto prosperano gli
ulivi, i ciliegi, i pascoli che parlano di biodiversità
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a cura della redazione di Quality ADV Montello e Asolouna storia di eccellenze
L’Asolo Prosecco DOCG Superiore e il Montello Rosso DOCG Superiore sono solo alcune delle affascinanti esperienze che abbiamo scoperto in questo angolo di Veneto ricco di storia e tradizione.
“ “
Villa di Maser
e di ricerca del buono. Protette dal Grappa, cul-
late dai venti freschi che d’estate scendono dalle
Dolomiti lungo la valle del Piave, godono di una
posizione privilegiata dove gli eccessi sono rari,
le differenze di temperatura tra il giorno e la notte
ottimali, e le viti sui versanti meridionali possono
usufruire pienamente della luce del sole. I terreni
sono coperti dalle marne, conglomerati argillosi
dal tipico colore rosso, che, modellate da millen-
ni di erosione naturale, hanno formato bellissime
doline, dolci o profonde, e forniscono il substra-
to in cui le radici affondano e trovano minerali e
sostanze con cui nutrire
i loro grappoli.
Dalla cima del suo col-
le, Asolo gode di tutto
questo con i suoi “cento
orizzonti” che attirarono
scrittori e artisti in tutte
le epoche facendone
un polo culturale fi n dai
tempi della Serenissima
in cui la Regina Cornaro accoglieva i lettera-
ti nella sua splendida corte, e continua ad ispi-
rare le nuove generazioni tanto da essere stata
scelta dai suoi produttori per dare il nome al loro
Prosecco superiore.
Questo ambiente culturale aperto, sempre alla
ricerca del meglio e del nuovo, lo abbiamo ritro-
vato nella produzione del Montello e Colli Asolani
a cominciare dall’Asolo Prosecco che, nato su
questi declivi, è stato premiato con la qualifi ca di
DOCG Superiore grazie alle scelte coraggiose e
controcorrente dei produttori che hanno privile-
giato l’eleganza e la fi nezza all’abbondanza del
Dal 1948 la famiglia Bedin coltiva le sue uve nel cuore della zona DOCG Montello e Colli asolani, terra ricca di cultura e tradizioni, da sempre adatta alla viticoltura di qualità grazie al microclima privi-legiato e alla particolare conformazione dei terreni collinari. Qui la raccolta delle uve viene fatta ancora rigorosamente a mano, per selezionare i grappoli migliori e salvaguardare la loro integrità, in una prospettiva di qualità ed eccellenza che accom-pagna l’intero processo produttivo fi no ad arri-vare al prodotto fi nito. Il Prosecco Asolo DOCG superiore millesimato nasce dalla selezione delle migliori uve, con una resa per ettaro di soli 120 quintali. La vinifi cazione scrupolosa e la lenta fermentazione con metodo Charmat esaltano le caratteristiche del prodotto e i profu-mi varietali, rendendolo unico e inconfondibile. Ideale come aperitivo, si adatta ad essere servito a tutto pasto e ad accompagnare qualsiasi incontro conviviale.
SOC. AGRICOLA COLLI ASOLANI DI BEDIN ENRICO & C S.S.via Monte Pasubio, 22 - 31041 Cornuda - TV T.: 0423 83317 - F.: 0423 639411www.colliasolani.it - info@colliasolani.it
“Amore per il vino e per la propria terra”, questa la fi loso-fi a della famiglia Dal Bello, da anni impegnata con la propria cantina nei Colli Asolani, dove la terra generosa ,il clima mite e l’altitudine ottimale offrono alla vite il giusto habitat per grandi vini. La Gran Menzione al 19° Concorso Enologico del Vinitaly, ricevuta dall’Aso-lo Prosecco DOCG Superiore Millesimato, posiziona Dal Bello in uno standard qualitativo ad alti livelli e certifi ca l’intera zona Asolo DOCG come area di prestigio nel panorama internaziona-le. Dal Bello propone 5 referenze Asolo Prosecco DOCG : Asolo Millesimato, Feudo della Regina Extra Dry, Oro della Regina Brut, Rocca d’Asolo Frizzante e Feudo della Regina Fermo. Vini unici, visto che terra, sole, acqua, vento del Grappa e dei Colli Asolani sono irripetibili.
AZIENDA AGRICOLA DAL BELLO ANTONIOVIa Belli, 2 - 31010 Fonte (TV)Tel. +39 0423 949015 - Fax +39 0423 949928www.dalbellovini.it - dalbello@dalbellovini.it
Società Agricola Colli Asolanidi Bedin Enrico & C. s.s.
Azienda Agricola Dal Bello Antonio
La Colombera
Il Piave ed i Colli Asolani
Consorzio Tutela Vini Montello e Colli Asolani a cura della redazione di Quality ADV
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 538
prodotto e si sono dati le regole più restrittive tra i
disciplinari di Prosecco a denominazione di origi-
ne. Basse rese per ettaro, estratto secco minimo
più alto e maggiore densità di piante nel vigneto
fanno sì che l’Asolo Prosecco esprima quei ca-
ratteri tipici delle marne come i sentori agrumati e
di miele, o quelli di mela e frutta matura tipici dei
suoli più sottili e caldi del conglomerato, uniti a
piacevole struttura di fondo.
Il Montello rosso, che sarà DOCG dalla vendem-
mia 2011, è l’erede dell’antica tradizione di vini
rossi pregiati del territorio. Veniva prodotto ven-
demmiando e vinifi cando assieme le uve merlot
leggermente sovramature e le cabernet con buon
livello di acidità. Adesso si ottiene raccogliendo
le diverse varietà separatamente al momento di
maturazione ottimale per poi unirle in cantina in
proporzioni che possono variare di anno in anno
alla ricerca del giusto equilibrio. Il risultato sono
vini eleganti, aristocratici, invecchiati con pazien-
za e attenzione che anno dopo anno si ritrovano
in cima alle classifi che delle guide e dei premi in-
ternazionali.
Accanto a questi, la Bianchetta, il Manzoni bian-
co, il Carmenere e la Recantina, quattro varietà
che affi ancano Chardonnay, Pinot grigio, Pinot
bianco, Merlot, Cabernet, e sono l’espressione
della personalità aperta, dell’ampia cultura eno-
logica dei produttori e della loro passione per la
ricerca di prodotti sempre migliori. La Bianchetta
e la Recantina rossa sono due vitigni antichi, col-
tivati solo su queste colline che danno vini strut-
turati, dai profumi intensi. Il Manzoni bianco si
esprime meravigliosamente su queste rive in un
vino che sorprende per la sua complessità aro-
matica e la sua piacevole e fresca lunghezza.
Abbiamo sentito e visto viva nelle cantine, all’om-
bra delle barchesse, sulle rive, nei caldi sorrisi di
benvenuto e nei calici di bianco e di rosso, l’af-
fascinante eredità della civiltà della Repubblica
di Venezia che continua a rinnovarsi e ci invita a
condividere tanta bellezza.
Consorzio Tutela Vini DOC Montello e Colli Asolanivia Cornuda, 1 - 31010 Maser (Treviso), Italia - tel.+ 39 331 5730216 - fax +39 0423 923002
www.consorziomontellocolliasolani.it
Vestigia dell’Abbazia di S. Eustachio
Asolo e la sua Rocca
Consorzio Tutela Vini DOC Montello e Colli Asolani
Villa Loredan Gasparini
Questa storica azienda agricola di Venegazzù, nel cuore dell’Alta Marca Trevigiana, venne fondata nei primi anni del secolo scorso dal lungimirante Conte Piero Loredan. I suoi vini rossi vennero su-bito conosciuti nel mondo come una delle prime espressioni italiane di altissima qualità. L’azienda, da ormai 30 anni, è dedita anche al Prosecco,
coltivato nelle bellissime colline di Giavera del Montello (TV), ad un altitudine tra i 150 ed i 300 metri. Un Asolo Prosecco Superiore DOCG in versione BRUT, piacevolmente asciutto (con soli 9 grammi di zuccheri), molto affascinante e ricco in bocca, con un fi nale decisamente sapido, tipico dei terreni ferrosi della collina del Montello.
CONTE LOREDAN GASPARINIVia Martignago Alto 23 - 31040 VENEGAZZU’ (TV)Tel. 0423 870024 - Fax 0423 620898www.loredangasparini.it - info@loredangasparini.it
“Dall'una e dall'altra parte vi sono loggie,... e sotto quelle vi sono luoghi da fare i vini...” Così Andrea Palladio nel 1570 de-scriveva la villa da lui costruita, che ha mantenuto nei secoli la sua vocazione agricola ed è oggi Patrimonio dell'Umanità UNESCO. I proprietari stessi se-guono la lavorazione delle uve dei propri vigneti, condotti a lotta integrata ecocompatibile, e i vini vantano medaglie nei più prestigiosi concorsi interna-zionali. Ricordiamo Il Maserino rosso, raffi nato blend di merlot e cabernet, Il Maserino bianco, equilibrato e intenso chardonnay affi nato in legno, il Manzoni bianco con la splendida comples-sità aromatica del vitigno, e l'Asolo Prosecco DOCG superiore, fresco e fruttato che accompagna tutti i momenti di allegria.
VILLA DI MASERVia Cornuda, 1 - 31010 Maser - TVTel. +39 0423 923003 - Fax +39 0423 923002www.villadimaser.it - wine@villadimaser.it
La cantina Montelvini nasce nel 1968 dalla passione di Armando Serena nel solco della tradizione di una fa-miglia che è presente nel mondo del vino ininterrot-tamente dal 1881. Il luogo prescelto è Venegazzù, nel cuore della docg Montello e Colli Asolani, uno dei po-chissimi territori Italiani che riesce ad esprimere l’eccel-lenza sia nelle bollicine che nei vini rossi. L’esperienza nella coltivazione della vite in Montelvi-ni è passata di padre in fi glio attraverso cinque generazioni man-tenendo l’obiettivo della qualità, della lealtà e della correttezza. Oggi il fi ore all’occhiello della coltivazione e produzione è rappre-sentato proprio dal Prosecco Asolo Superiore Docg e dal Rosso Montello e Colli Asolani Docg. Montelvini, presieduta da Arman-do Serena, è diretta dal fi glio Alberto che,si occupa dello sviluppo commerciale, e dalla fi glia Sarah, responsabile amministrativo.
MONTELVINI S.P.A. Via Cal Trevigiana, 51- 31040 Venegazzù - Treviso Tel. 0423 8777 - www.montelvini.it - montelvini@montelvini.it
La Cantina Montelliana è stata fondata nel 1957. Situata alla base della zona collinare del com-prensorio del Montello e dei Colli Asolani, nel cuore della Marca Trevigiana, gode di condizioni pedo-climatiche ideali per la coltivazione della vite. Le uve utilizzate dalla cantina per produrre i vini provengono da vigneti situati sulle colline del Montello e sui Colli Asolani ad una altezza di 120-250 metri sul livello del mare con esposi-zione a sud; il terreno presenta caratteristiche variabili, mantenendo una costante nel sot-tosuolo ghiaioso che permette un drenaggio ottimale dell’acqua piovana. Oltre ai vitigni nella zona di Asolo e Montebelluna, altre zone di produzione si trovano nella zona pianeggiante a cavallo del fi ume Piave.
Cantina Montelliana e dei Colli Asolani SCAVia Caonada 2/a - 31044 Montebelluna (TV)Tel. 0423 22661 - Fax 0423 22650www.montelliana.it - info@montelliana.it
Conte Loredan Gasparini
Villa di Maser
Montelvini S.p.A.
Cantina Montelliana e dei Colli Asolani SCA
a cura della redazione di Quality ADVa cura della redazione di Quality ADVa cura della redazione di Quality ADV
Sarah Serena (responsabile amministrativo), Alberto Serena (vice presidente), Armando Serena (presidente).
Consorzio Tutela Vini Montello e Colli Asolani
fi gli e questo amore è sublimato nel “Bon in da Bon” - Pigato di Albenga DOC “ri-serva” - ottenuto con le uve di un cru particolare, raccolte tardivamente a fi ne ottobre e vinifi cate
con metodologie d’antàn, una maturazione di 6 mesi ed un affi namento di due mesi in bottiglia. Dal colore giallo paglieri-no carico, al naso è ricco di sentori fruttati e lieve mandorla. Al palato è secco, di elegante sapidità, dai richiami aromatici e dal fi nale di ottima persistenza. Va da sé che l’abbinamen-to ideale è con piatti della cucina ligure ricchi in sapore, con frutti di mare e saporite zuppe di pesce.
AZ. AGR. BIOLOGICA VIO GIOBATTA - www.biovio.it
LE CENE REGALI DIVENTANO APPUNTAMENTO FISSO Dopo i sold-out di aprile, maggio, giugno e luglio registrati dagli appuntamenti con l’alta cucina d’Italia organizzati all’in-terno della Reggia di Venaria in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, il Direttore del Consorzio che gestisce la dimora sabauda, Alberto Vanelli, ha annuncia-to che le Cene Regali diventeranno un appuntamento fi sso anche nel 2012. Decisione presa all’unanimità con Fabrizio Del Noce, Presidente del Consorzio, in seguito al successo delle cena del 10 giugno quando ai fornelli si è presentato Massimo Bottura, recentemente eletto miglior chef al mon-do. Suo è stato il compito di aprire le danze di una cena alla quale, da 200 prenotate inizialmente, si sono alla fi ne pre-sentate 600 persone, tutte richiamate dal tema della serata, “la cucina dell’Emilia Romagna” che ha fatto seguito a quella della Sardegna e della Toscana. “Non mi aspettavo di dove-re preparare i miei tortellini per così tante persone” – aveva detto Bottura poche ore prima di mettersi al lavoro – “spero comunque di farcela, sarà bellissimo cucinare all’interno di
un luogo così af-fascinante come la Reggia”. E il ri-sultato è stato ec-cellente, Bottura, nonostante il nu-mero così alto di commensali, non ha deluso
le notizie di enogastronomia e turismo
ACCORDO RAGGIUNTO PER IL MOSCATO D’ASTIIn 52 paesi tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo, sono i giorni della vendemmia del moscato bianco, l’uva dolce e profumatissima che si usa per vinifi care due vini mito: l’Asti spumante docg e il Moscato d’Asti docg. I tecnici prevedono che quella di quest’anno sarà una vendemmia di ottima qua-lità, con un elevato quadro aromatico e di profumi. A pochi giorni dalla raccolta i rappresentanti dei vignaioli, sindacati agricoli, cantine sociali, vinifi catori, case storiche spuman-tiere, con la mediazione di Regione Piemonte e la collabora-zione del Consorzio di Tutela, hanno sottoscritto l’accordo su prezzi e rese delle uve 2011. La resa è stata stabilita a 115 quintali/ettaro per le docg Asti e Moscato d’Asti; le uve eccedenti non docg saranno al massimo 5 quintali/ettaro. Il compenso 2011 per le uve docg è di 1.000 euro/tonnellata più Iva. Rispetto alla vendemmia 2010, con l’aumento del prezzo delle uve e della resa per ettaro (da 105 a 115 quintali), il viticoltore potrà benefi ciare di un maggior ricavo superiore al 10%. Le bollicine dell’Asti hanno registrato nel 2010 un trend positivo e anche per quest’anno si augurano di contare su numeri in crescita poiché alla vigilia degli 80 anni del Consorzio si supererà il traguardo di 100 milioni di bottiglie vendute nel mondo.CONSORZIO PER LA TUTELA DELL’ASTI - www.astidocg.it
“BON IN DA BON” - “BUONO DAVVERO”Prodotto nelle zone più vocate dell’entroterra di Albenga, questo Pigato in purezza di assoluto interesse, ultima pro-posta in ordine di tempo dell’Azienda Bio Vio, risultato di una accurata selezione di uve biologiche provenienti dai vigneti a 100 metri slm della Regione Marixe, a Bastia d’Albenga, è la naturale evoluzione di questo produttore che ha fatto del biologico il proprio credo. Non per moda o per scelta econo-mica ma per tradizione e cultura; e che la strada fosse quella giusta lo testimoniano i successi ottenuti in breve tempo dai vini di Chiara e Giobatta (Aimòne per gli amici) Vio persino nel-la stessa, diffi dente, terra di Liguria: vini fragranti, intensi, che comunicano piacevolezza di beva e, soprattutto, territorio. I vigneti autoctoni di Vermentino, Rossese, il raro Granaccia e il Pigato sono curati senza utilizzare pesticidi, diserbanti e concimi chimici e con l’attenzione che i genitori usano per i
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
le aspettative. “Massimo Bottura è il fi ore all’occhiello di un programma vasto” – ha fatto eco Vanelli – “che vedrà prota-gonisti dal prossimo settembre le Marche, la Puglia e infi ne il Piemonte. La nostra regione, che avrebbe dovuto chiudere il ciclo di incontri, sarà invece l’appuntamento collante verso una rassegna che diventerà permanente”.L’evento è promosso con Camera di commercio di Torino e FIPE - Federazione Italiana Pubblici Esercizi, in collabora-zione con Ascom Torino. Le iniziative di Italia 150 godono dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Tutte le cene hanno l’inizio previsto alle ore 20.30 e sono precedute, a partire dalle ore 19 dalla visita alla Reggia, facoltativa e libera anche con audioguide. Uffi cio Marketing della Venaria Reale: Tel. +39 011 4992305 - 011 4322674
TRIDENTUM RISERVA EXTRA BRUTDI CESARINI SFORZALa Rinaldi di Bologna presenta al mercato la nuova cuvée Cesarini Sforza: il Tridentum Riserva Extra Brut. Chardonnay in purezza, con uve di provenienza dalla Valle di Cembra (Trentino), fer-menta per l’80% in accia-io inox e per l’altro 20% in legno di varie età. Matura sui lieviti dai 48 ai 60 mesi. Raccogliendo l’antica ere-dità produttiva della fami-glia d’origine, un gruppo di qualifi cati imprenditori del settore vitivinicolo trentino fondò nel 1974 l’Azienda Spumantistica Cesarini Sforza, con l’obiettivo di produrre spumanti di alta qualità che sapessero affermarsi non solo tra i consumatori trentini, ma anche sulla scena nazionale. In pochi anni Cesarini Sforza ha saputo trovare una sua collocazione precisa nel mercato italiano e interna-zionale degli spumanti, con prodotti di assoluto prestigio. Gli spumanti Cesarini Sforza sono strettamente legati al territo-rio trentino. Un territorio dal grande retaggio storico, dall’in-comparabile bellezza naturale e dalla vocazionalità unica per l’ottenimento di grandi uve, da destinare alla produzione di spumanti di assoluta eccellenza.
FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz
SONDRETE - IL PASSITO SECONDO LA REGOLAÈ uno dei pochi passiti IGT della Costa Toscana a base di uve di Trebbiano, Malvasia e S. Colombano, lavorate con il metodo degli appassitoi come i grandi Vin Santi del Chianti, che ha ricevuto apprezzamenti unanimi dalle guide di settore, non ultime le tre stel-le della guida Veronelli. L’annata 2004 da qualche mese in commercio (la produzione è iniziata con l’annata 1999), seppur necessita un ulteriore affi -namento in bottiglia, presenta una buona struttura (da 300-350 gr/l di zuccheri) ed è sorretta da una buona spalla acida che la rende giustamente equi-librata. Al naso emergono, dopo 4 anni di affi na-mento in caratelli da 100 ml, sentori di frutta secca, agrumi canditi e poi persistenti note di fi chi, miele, con un fi nale di carruba e cannella. La gradazione alcolica di 14% gradi sostiene le note morbide e vellutate. Produzione limitata di circa 1500 bottiglie annuali.PODERE LA REGOLA - www.laregola.com
OLTREPO’ - UN TERRITORIO DA GUSTAREIl progetto «Perle d’Oltrepò terroir to taste», promosso da Gal e Regione Lombardia, ha riacceso l’attenzione su una terra a mezz’ora da Milano che è culla della viticoltura e della salumeria lombarda. Il Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, capofi la del piano di valorizzazione e comunicazione, in col-laborazione con il Consorzio di Tutela del Salame di Varzi, punta a ridare profi lo a un’economia di primo piano. Il pro-gramma prevede campagne informative, workshop, educa-tional e conferenze in zona di produzione (Centro studi della vite e del vino di Riccagioia, Torrazza Coste). Dopo la pre-sentazione in maggio al Caffé Trussardi di Piazza Della Scala a Milano, e i focus di giugno e luglio tra giornalisti e produttori, sono in arrivo wor-kshop tecnici per i produtto-ri, in agenda a fi ne settem-bre. Gran fi nale con gli Stati Generali del Pinot nero dal 18 al 20 novembre. Il Cruasé e il Salame di Varzi, 38 tonnellate di produzione annua, con un fatturato di quasi 5 milioni euro, diventano bijoux di una terra tutta da vivere e da gustare.
CONSORZIO TUTELA VINI OLTREPÒ PAVESEwww.vinoltrepo.it
dell’Autodromo sarà di 2.300mq. con 1.200mq. per la grande sala degustazione situata al primo piano del NEW-BUILDING 1 sopra i paddock di F1 e 700mq. riservati alla sala Sponsor e Club Meregalli. 8 ore di degustazione dalle 11.00 alle 19.00 con il servizio dei vini curato dai sommelier F.I.S.A.R., oltre 300 prodotti tra vini e distillati e la partecipa-zione di più di 80 aziende con la presenza in prima persona dei rispettivi produttori italiani, francesi e del resto del mondo per un grandioso evento concentrato solo e unicamente su tutti i vini proposti dal listino Meregalli e dedicato ai profes-sionisti del settore, che ha fatto registrare la partecipazione di ben 4.000 visitatori nell’edizione 2010.MEREGALLI GIUSEPPE S.R.L. - www.meregalli.it
UNA DONNA ALLA GUIDA DEL CONSORZIO TUTELA MOSCATO DI SCANZOÈ Angelica Cuni, titolare dell’azienda Il Cipresso. È stata
eletta Presidente del Consorzio del vino da meditazione
Docg prodotto nel territorio di Scanzorosciate in provincia di
Bergamo. L’imprenditrice Angelica Cuni è
la prima donna del vino bergamasco con
un incarico di responsabilità. “Andremo
avanti con la politica già avviata” – afferma
– “basata sulla promozione del Moscato
di Scanzo all’interno e al di fuori dei confi ni
orobici. In settembre avremo eventi
promozionali a Milano, confermiamo la
partecipazione alla fi era Autochtona di Bolzano, rivolta al
mercato nordico, al Salone di gastronomia di Monte Carlo
e ad altre manifestazione di settore”. Angelica Cuni punterà
anche a sensibilizzare i ristoratori bergamaschi, spingendoli
a promuovere il vino da meditazione di Scanzo, e anche ad
un rapporto di collaborazione con il Consorzio Valcalepio.
CONSORZIO DI TUTELA MOSCATO DI SCANZOwww.consorziomoscatodiscanzo.it
NUOVA, PRESTIGIOSA SEDE PER LO CHAMPAGNE JACQUARTLe stagioni si succedono, e lo spirito della Maison Jacquart si rinnova. E si rinnova visibilmente, con l’ingresso della Casa nella sua nuova, splendida sede aziendale. Stabilendosi nel Palazzo di Brimont, un magnifi co “hôtel particulier” situato nel pieno centro di Reims, Jacquart entra di diritto nella cer-chia delle grandi Case di Champagne. Ubicata al numero 34
le notizie di enogastronomia e turismo
GERARDO CESARI AL CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLESUn grande vino non può che ricevere una Gran Medaglia d’Oro. E Jèma Corvina Veronese Igt 2005 della Gerardo Cesari ha ricevuto questo riconoscimento al Concours Mondial De Bruxelles tra le oltre 7 mila etichette in concorso provenienti da tutto il mondo. Jèma, il cui nome sta per gem-ma preziosa, ma anche per gemma della vite, ha ottenuto
il consenso di una giuria internazionale composta da oltre 260 degustatori tra sommelier, giornalisti, importatori e scrittori del settore. Questo vino, frut-to di un’accurata ricerca dell’azienda di Cavaion
Veronese, valorizza un vitigno fondamentale per il carattere della Valpolicella, la Corvina. Quest’ultima è la base dei grandi rossi della Valpolicella, ma è solo in purezza che si com-prende appieno il suo carattere nel colore, nei profumi e nel corpo. L’attenzione alla qualità di questo vino, che ha conquistato anche il Trophee Citadelles, al concorso Les Citadelles Du Vin di Bordeaux, è presente in tutte le fasi della produzione. La vendemmia si svolge a fi ne ottobre e le uve sono sottoposte ad appassi-mento per 20 giorni. L’affi namento avviene in
legni francesi per 18 mesi, infi ne l’assemblaggio in botte e il successivo affi namento per ulteriori 6 mesi. Un anno di bottiglia completa le caratteristiche organolettiche. Presenta colore rosso porpora, bouquet di frutti rossi e cilie-gia macerata con note lievemente tostate. Al gusto è mor-bido, pieno ed armonico, di ottima lunghezza e persistenza. Ad ottobre debutterà la nuova annata, pronta a concorrere con le eccellenze di tutto il mondo.GERARDO CESARI S.P.A. - www.cesariverona.it
“100 VINI NORD ITALIA” ALL’AUTODROMO DI MONZALa VII edizione di “100 VINI NORD ITALIA” l’evento principe del Gruppo Meregalli, il prestigioso distributore italiano “wine & spirits” con gli uffi ci che poggiano sulle vecchie fonda-menta del Convento della Monaca di Monza, si svolgerà il prossimo 26 settembre presso l’AUTODROMO NAZIONALE MONZA. L’immenso spazio allestito nelle sale
a cura della redazione di
le notizie di enogastronomia e turismo
a cura della redazione di
di Boulevard Lundy, nel quartie-re che ospita il meglio dell’ari-stocrazia champenois, la nuova sede Jacquart si presenta in tutta la sua classica eleganza dietro una maestosa cancella-ta in ferro battuto. All’interno, la storica dimora seduce il visita-tore per i suoi particolari archi-tettonici e decorativi perfetta-mente restaurati, nel rispetto più assoluto delle forme e dei colori originali. Fiore all’occhiello del grande gruppo Alliance Champagne, la Maison Jacquart rappresenta la produzione di 2400 ettari di vigneti, ripartiti come un mosaico sulla Montagne de Reims, nella Vallée de la Marne e lungo la Côte des Blancs, a formare uno dei più vasti territori di approvvigionamento di tutta la Champagne. Da questo variegato terroir produttivo i maestri di cantina Jacquart selezionano gli Chardonnay, i Pinot Noir e i Pinot Meunier che compongono tutte le raffi nate cuvée della Maison, da destinare agli estimatori e agli appassionati di tutto il mondo. Lo stile Jacquart, caratterizzato dalla grande vivacità e raffi natezza di tutti i suoi prodotti, privilegia la vinifi -cazione e l’invecchiamento sulla feccia, con una durata che va ben oltre le esigenze della Appellation d’Origine Contrôlée. Ogni “pezzo” della collezione Jacquart (Brut Mosaïque, Rosé Mosaïque, Extra Brut, Blanc de Blancs Millésimé, Brut de Nominée) fa nascere sensazioni ed emozioni uniche, per soddisfare i desideri di tutti gli intenditori internazionali.FRATELLI RINALDI IMPORTATORI - www.rinaldi.biz
CANTINE RIONDO CREA EXCELSAUna ricerca continua quella di Cantine Riondo, che per il 2011 vede protagonista un nuovo proget-to, Excelsa, nato per ridare lustro ad un prodotto d’eccellenza italiana come il Soave. Con questo vino, l’azienda ha voluto ricercare le potenzialità inespresse di un importante vitigno, la Gargane-ga che, con la sua uva delicatamente fruttata, floreale, morbida e la mineralità che deriva dal territorio, offre al consumatore uno stile “nuo-vo”, moderno, senza dimenticare la grande storia e tradizione che caratterizzano questo glorioso vino. Excelsa Soave, fine ed elegante nei profumi e nei sapori, vuole interpretare il modo di bere contemporaneo, offrendo una
degustazione leggera, salutare e allo stesso tempo intensa e ricca di emozioni. Un prodotto realizzato secondo indici precisi di benchmarking per garantire un ottimale equilibrio tra fruttato, acidità, alcol e note minerali. “Da sempre Can-tine Riondo guarda al futuro offrendo prodotti innovativi e al passo con le tendenze del momento” - spiega Abele Ca-sagrande, Direttore Generale di Cantine Riondo – “Ora, a fronte dello sviluppo registrato in questi anni, siamo certi di proporre al consumatore una nuova filosofia del bere: uno stile diverso di vino, rinnovato ed esclusivo, un Soave nato per stare tra i vini bianchi d’avanguardia”.CANTINE RIONDO S.p.A. - www.cantineriondo.com
LA SOSTENIBILITÀ TRA I VIGNETI ITALIANIMagis in latino signifi ca “di più” e oggi è il nome di un primo progetto nazionale dedicato alla sostenibilità della vite e del vino italiani che sposa logiche ambientali ed economiche. Magis ha l’obiettivo di fare sempre “di più”, “sempre meglio” e, per molte realtà vitivinicole, può costituire un elemento distintivo nel panorama nazionale ed estero. Offre inoltre alle aziende la possibilità di lavorare in modo strutturato ed orga-nizzato grazie a tutte le varie tecniche adottate ed all’innova-tiva tecnologia messa a disposizione. Oggi il progetto coin-volge oltre 130 azien-de viticole che si di-stinguono per qualità e dimensioni, realtà quindi con peso si-gnifi cativo sul merca-to. Magis nasce per rispondere, con basi scientifi che, alla richiesta da parte dei consumatori, di qualità di tipo salutistico, organolettico ed etico e sta diventando una moderna corrente di pensiero attenta all’ambiente ed alla competitività della fi liera. Le aziende, infatti, aderiscono ad un protocollo di sostenibilità produttiva ed ambienta-le periodicamente aggiornato e monitorato dalla comunità scientifi ca, per produrre con sempre maggiore attenzione all’ambiente e all’impiego dell’innovazione nella difesa. I risul-tati oggettivi raggiunti fi no ad ora e dichiarati pubblicamente da tecnici, ricercatori e rappresentanti delle aziende partner hanno confermato le previsioni di una produzione vitivinicola più effi ciente con conseguente riduzione del 9% dei tratta-menti e del 15,4% dei costi della difesa, dimostrando che le innovazioni verso un’agricoltura ecocompatibile non solo non costano di più ma, mantenendo pari se non superiore la qualità, permettono di ottimizzare i costi, di produrre meglio ed ottenere di più.BAYER CROPSCIENCE S.R.L. - www.magis.me
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Un Cheese con la Francia protagonista
Gli appassionati di formaggio non possono perdersila fi era di prodotti caseari più importante d’Europa.
Dal 16 al 19 settembre a Bra (Cn) si svolge l’ottava edizione di Cheese, le forme del latte.
“”
44
Luca Bernardini
Uffi cio Stampa Slow Food
Quest’anno sarà protagonista la Francia,
Paese del formaggio per antonomasia e
sempre in prima linea nella tutela delle
produzioni a latte crudo e delle diversità territoria-
li. Le sue eccellenze si trovano in Gran Sala, dove
tra gli oltre 150 formaggi provenienti da tutto il
mondo, ben 100 arrivano dalla Francia, mentre
10 dei 34 Laboratori del Gusto, le degustazioni
guidate da esperti Slow Food, sono interamente
dedicati ai prodotti d’Oltralpe, con la testimonian-
za dei Meilleur Ouvrier de France, il più importan-
te premio per un artigiano francese.
LA BUONA TERRANON MENTE
www.lecolture.itSanto Stefano di Valdobbiadene (Treviso) - Italy
Il paese già alle prime case odorava di mosto come
fosse un ambiente chiuso, e trainati dai buoi avanzano
da ogni strada i carri coi tini pieni d'uva.
(G. Comisso)Parlando di Valdobbiadene, in “Veneto felice”.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Sempre nella Gran Sala, dopo aver compo-
sto il proprio plateau, lo si può accompagna-
re con un vino scelto tra le 700 etichette pro-
poste nell’Enoteca, anche grazie ai consigli
del qualificato personale Fisar (Federazione
Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori). I
vini italiani, in parte segnalati dalla guida Slow
Wine di Slow Food Editore, sono forniti dal-
le cantine che aderiscono al Progetto Vino e
che hanno avviato con Slow Food una nuova
strada per la valorizzazione della produzione
enologica nazionale. Accanto alle etichette
italiane, un’ampia selezione di vini francesi.
Cuore della manifestazione è da sempre il
Mercato dei Formaggi, uno spazio di 3000
metri quadri di esposizione dove centinaia di
pastori e casari, che scelgono principalmen-
te il latte crudo, si riuniscono per proporre
nuovi e antichi sapori, ricercate produzioni
che fanno di Cheese il punto di riferimento
per appassionati e operatori del settore.
Per spuntini veloci preparati nel segno del-
la tradizione gastronomica italiana ecco le
Cucine di Strada e la Piazza della Birra per un
tour tra le varie regioni della nostra penisola:
la focaccia di Recco (Ge), le piadine roma-
gnole di Fresco Piada, le bombette preparate
dalla Condotta Slow Food di Alberobello (Ba)
e i cheeseburger della Granda si abbinano
perfettamente alle etichette di ventiquattro
birrifici selezionati dalla guida alle Birre d’Italia
di Slow Food Editore. Per un pasto un po’ più
slow, i Chioschi Degustazione sono luoghi di
ristoro in cui, stando comodamente seduti,
si possono conoscere attraverso la cucina
tradizionale realtà regionali e provinciali. Ad
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 546
animare ogni Chiosco, laboratori, incontri con i
produttori e dimostrazioni pratiche, per soddisfa-
re le curiosità del pubblico sui prodotti e le ricette
proposte.
Reduce dal grande successo della passata edi-
zione, ritorna la Piazza della Pizza dove si può
gustare quella tradizionale napoletana, preparata
a regola d’arte in forno a legna con pomodoro
San Marzano e mozzarella di bufala campana,
oppure è possibile scegliere una pizza arricchita
con i Presìdi Slow Food.
La Via degli Affi natori, coloro che prendono in
carica un prodotto e lo accompagnano nella sua
crescita e maturazione, propongono il meglio dei
formaggi internazionali. Si tratta di una rete spon-
tanea nata a proprio a Cheese nelle varie edizio-
ni e che ogni due anni si dà appuntamento in
centro a Bra, permettendo ai visitatori di scoprire
centinaia di tipologie e stagionature e riempiendo
vie e piazze di quel profumo persistente e antico
che solo i formaggi ben affi nati sprigionano.
Questo ed altro ancora vi aspetta a Cheese. Per il
programma completo e info utili consultare il sito
slowfood.it/cheese.
provenzacantine.it
Azienda Agricola ProvenzaDesenzano del Garda (BS)Te l . 0 3 0 9 9 1 0 0 0 6i n f o @ p r o v e n z a . n e t
“il„ Lugana
provenzacantine.it
Azienda Agricola ProvenzaDesenzano del Garda (BS)Te l . 0 3 0 9 9 1 0 0 0 6i n f o @ p r o v e n z a . n e t
“il„ Lugana
I Castelli dell’Abruzzoa cura della Regione Abruzzo (regione.abruzzo.it)
Le tipologie architettoniche sono più variegate, in relazione anche alle più complesse vicende storiche
ed insediative di questa parte della regione.
Il territorio abruzzese ap-
pare segnato in maniera
diffusa e profonda dalla
presenza di castelli e struttu-
re fortifi cate disseminate nel
suo paesaggio. Dalla fascia
costiera a quella collinare e
pedemontana fi no alle aree
interne, la regione è costella-
ta di esemplari architettonici
di grande varietà, sia tipo-
logica sia cronologica, che
possono, per certi versi, rag-
grupparsi proprio in relazione
a questi ambienti geografi ci.
Esaminando la zona litoranea,
si nota immediatamente che
essa conserva un numero mi-
nore di opere militari rispetto
all’interno. Una carenza do-
vuta essenzialmente a due
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 548
spec
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Abruz
zo
Castello aragonese di Ortona
fattori: da un lato la minore
difendibilità di queste aree, più
aperte ed esposte al pericolo
dell’attacco dal mare; dall’al-
tro il fortissimo sviluppo ur-
bano di queste zone in epoca
recente, che ha naturalmente
alterato in modo drastico le
presenze antiche. Le poche
tracce rimanenti sono in gra-
do comunque di descrivere un
paesaggio segnato, soprat-
tutto dal cinquecento in poi,
da un sistema di torri costiere
anticorsare, tutte molto simili
tra loro, che costituiscono la
testimonianza sicuramente
più cospicua del patrimonio
litoraneo. Rientrano a pie-
no titolo in questa tipologia
le torri di Martinsicuro, della
Vibrata, del Salinello, la torre
di Cerrano e quella di Punta
Penna. Sono anche attestati
in questa area geografi ca nu-
clei urbani difesi da mura, di
cui restano sporadici elementi
superstiti, come a Giulianova,
Tortoreto e Francavilla. Uniche
presenze imponenti, legate
alla difesa dagli assedi e dun-
que alla tipologia morfologica
del castello rinforzato da ba-
stioni possono considerasi,
nella fascia costiera, il forte di
Vasto e il castello aragonese
di Ortona. Le aree collinari e
montane sono decisamente
più ricche di edifi ci militari e
fortifi cati. Le tipologie architet-
toniche sono più variegate, in
relazione anche alle più com-
plesse vicende storiche ed in-
sediative di questa parte della
regione. Le costruzioni in essa
disseminate si possono ricon-
durre infatti a molteplici radici;
in primo luogo all’esigenza di
difesa dalle incursioni ungare
e saracene che danno l’av-
vio, dal IX all’XI secolo, a quel
processo di incastellamento,
già ampiamente analizzato
dal Toubert per l’area Sabina,
che dovette essere incisivo
anche in Abruzzo.
Le popolazioni vanno alla ri-
cerca di abitati difesi “natural-
mente” dalle alture, fortifi can-
do a volte antichi insediamenti
risalenti all’epoca italica, cre-
andone a volte di nuovi intor-
no a pievi o “villae” sparse.
A partire dall’età longobarda
fi no al XII secolo, inoltre, sor-
gono ovunque torri di avvi-
stamento, destinate in alcuni
casi a rimanere isolate, come
quelle di Aielli e Collelongo, in
altri, a divenire fulcri intorno ai
quali si addenseranno in età
normanna, sveva e aragone-
se, corpi fortifi cati più articola-
ti che in alcuni casi andranno
speciale Abruzzo
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 49
Torre di Martinsicuro
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 550
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ad assumere anche funzione
abitativa (Roccascalegna,
Pettorano sul Gizio, Popoli,
Roccacasale, Palmoli,
Crecchio...). Altre strutture na-
scono più esplicitamente con
connotazioni residenziali, as-
sumendo un aspetto ibrido tra
il palazzo fortifi cato ed il castel-
lo vero e proprio. Esse riman-
gono come testimonianze del-
la storia e della potenza delle
più importanti famiglie feudali
presenti sul territorio regionale
come gli Orsini, il cui nome è
legato ai castelli di Avezzano
e Scurcola Marsicana, i
Piccolomini, “committenti”
dei castelli di Capestrano, di
Balsorano e di Ortucchio, e i
Santucci, antichi proprietari
del palazzo di Navelli. In altri
casi, gli insediamenti fortifi ca-
ti furono il frutto dell’espan-
sione territoriale operata, nei
confronti dell’Abruzzo, dai
grandi monasteri benedettini
di Montecassino, S.Vincenzo
al Volturno e Farfa fi n dall’Al-
to Medioevo; spesso infatti,
intorno ad abbazie e “gran-
ge” si crearono veri e propri
agglomerati fortifi cati come
fu il caso, ad esempio, di S.
Benedetto in Perillis. Il quadro
sin qui tracciato non mira na-
turalmente ad essere esausti-
vo sulla varietà degli insedia-
menti fortifi cati e delle opere
castrensi diffuse in area abruz-
zese, essendo molte questioni
relative all’incastellamento an-
cora dibattute, ma vuole solo
gettare un breve sguardo sulla
ricchezza della storia e dell’ar-
chitettura della nostra regione,
privilegiando quelle costruzio-
ni ancora accessibili e fruibili
dal pubblico. Col trascorre-
re dei secoli molte di queste
straordinarie testimonianze
Castello di Avezzano
del passato sono andate per-
dute e altre sono state irrime-
diabilmente danneggiate dal
tempo, dall’abbandono, dalle
calamità naturali e sono oggi
rimaste allo stato di rudere,
conservando comunque un
fascino potente reso in molti
casi spettacolare dal conte-
sto paesaggistico circostante;
in altri casi le strutture però
hanno avuto un riutilizzo, sono
cioè giunte, attraverso opere
di restauro considerevoli, a
riacquistare un ruolo culturale
importante per le città; in par-
ticolare, molto spesso, castelli
e torri sono diventati musei,
ambienti espositivi, alberghi,
ristoranti, ostelli, spazi per
convegni e in un caso (la torre
di Aielli) perfino Planetarium.
Molte strutture purtroppo
sono ancora in attesa tanto di
restauri quanto di appropria-
ti riutilizzi, altre sono rimaste
proprietà privata di famiglie
aristocratiche e pertanto fru-
ibili solo dall’esterno, nel loro
valore di presenze urbane e
rurali. Tutte comunque, rap-
presentano un tratto fonda-
mentale del nostro paesaggio,
tanto connaturate ad esso da
sembrare presenze insepara-
bili dalle sue montagne, colline
e borghi, come negli affreschi
quattrocenteschi di Delitio per
il Duomo di Atri, in cui una ve-
duta di colline abruzzesi inca-
stellate dà una rappresenta-
zione fiabesca e sognante del
territorio che in fondo ancora
gli appartiene.
speciale Abruzzo
Masciarelli: la visione di Marina
di Paola Cambria e Patrizia Vasta
In Italia il mondo del vino, insieme con la moda e il design, è tra i più dinamici e i più promettenti
anche dal punto di vista economico.
Marina Cevtic
Masciarelli, una
donna del vino, con
una visione da economista e
con una forte vocazione im-
prenditoriale. Ci svela uno dei
comandamenti del Codice
Masciarelli: stimolare l’educa-
zione e la conoscenza su tutti i
prodotti abruzzesi. Il vino, dice
Marina, deve sempre più fare
squadra insieme ad altri pro-
dotti del territorio e con il terri-
torio stesso. “Si potrebbe – ri-
leva – fare un grande lavoro di
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 552
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faravetrerie.it
UNA PERSONALITÀCHE TRASPARE
IN OGNI OCCASIONE
promozione sull’enoturismo, la
natura, il paesaggio; l’Abruzzo
ha potenziale e tanta storia,
ma è una regione timida che
non fa sistema e non si sa
proporre. Purtroppo – afferma
determinata - oggi la politica
si è scollata dalla realtà, le im-
prese si sentono sole ed ab-
bandonate e per aprirsi ai mer-
cati devono ricorrere solo alle
proprie forze’’. E dall’Abruzzo
la visione di Marina spazia a
tutta l’Italia: “In Italia il mondo
del vino, insieme con la moda
e il design, è tra i più dinami-
ci e i più promettenti anche
dal punto di vista economico.
Tutte queste attività che sono
la forza del Paese andrebbero
messe in rete per relazionarsi
con il mercato globale e cre-
are un sistema moltiplicatore
della promozione, coinvolgen-
do anche gli italiani all’estero.
Potrebbero essere la bandie-
ra, i primi ambasciatori dei
nostri prodotti che esprimono
qualità a prezzi onesti’’.
“Bisognerebbe promuovere
un sistema di vendita indiretta
- spiega ancora - fare attività
di comunicazione e cultura sul
vino italiano. Fare un progetto,
un business plan. Stimolare
speciale Abruzzo
faravetrerie.it
UNA PERSONALITÀCHE TRASPARE
IN OGNI OCCASIONE
energia e grinta’’. Secondo
Marina invece, il nostro vino,
che ha il miglior rapporto qua-
lità/prezzo, è una risorsa com-
pletamente trascurata dalle
Istituzioni e dalla politica.
Una ricetta ci sarebbe, a casa
Masciarelli, e potrebbe essere
quella del matriarcato o pote-
re al femminile perché, spiega
Marina, “le donne sanno fare
squadra, da sempre sanno
che devono crearsi una rete a
partire dalle zie, le nonne ecc’’.
E Marina una rete se l’è ricrea-
ta a vent’anni in Italia, seguen-
do il marito Gianni conosciu-
to nella sua terra, la Croazia,
quando lei, amante del vino
del nonno, faceva i primi passi
nel mondo vitivinicolo.
La donna e il ruolo impegnativo
che oggi tocca a Marina, dopo
la perdita del marito Gianni,
un grande uomo del vino e
dell’Abruzzo. Masciarelli, pun-
to di riferimento di questa re-
gione, ha saputo trasformare
la tradizione in esaltazione
del territorio, coniugandola
all’innovazione tecnologica e
a sistemi di gestione all’avan-
guardia. Un uomo che, dice
Marina, “guardava sempre
avanti” trainando in questa
corsa verso il futuro altri talenti
della regione e perfezionando
così una sua idea impren-
ditoriale del “Made in Italy”.
Quest’aria imprenditoriale si
respira anche in cantina con
oggetti tradizionali affi ancati a
modernissime tecnologie che
fanno della Masciarelli un van-
to per l’enologia italiana. “Una
grande cantina - spiega Marina
- deve misurare la sua qualità
non sul prodotto particolare a
cui dedica attenzioni e risorse
perchè cerca il suo gioiello,
ma sulla grande produzione,
sui vini che fanno massa, sul
milione di bottiglie che devono
uscire tutte con uno standard
qualitativo alto e che sono il
tuo business”. E di grande
azienda parliamo, infatti: 60
dipendenti e una produzione
di 2,1 milioni di bottiglie seg-
mentata su 14 etichette rag-
gruppate nelle quattro linee
Masciarelli, Marina Cevtic, Villa
Gemma e l’ultima, Castello di
Semivicoli. Alla cantina si af-
fi anca l’attività di distribuzione,
con qualche prodotto italiano,
di 2 aziende della Borgogna
e 3 della Mosella. Infi ne da 2
anni l’attività turistico ricettiva
con l’imponente ristrutturazio-
ne del Castello di Semivicoli,
con lo splendido show-room
dell’azienda e 10 stanze, gio-
ielli di domotica e di eleganza.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 554
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Panorama Castello di Semivicoli
Il Merano WineFestival è l‘evento
enogastronomico più esclusivo,
elitario ed elegante d’Europa.
Il 4 novembre, la poesia del gusto ini-
zia con “bio&dynamica”: 50 selezionati
produttori presenteranno vini biologici,
biodinamici e naturali, prodotti in ar-
monia con la terra, il cosmo e il cielo
stellato.
Dal 5 al 7 novembre 450 viticoltori rino-
mati provenienti dalle più famose aree
vitivinicole del mondo (Italia, Francia,
Germania, Austria, Svizzera, Grecia,
Serbia, Ungheria, Slovenia, Spagna,
Portogallo, Cile, California, Argentina,
Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda)
offriranno in degustazione i loro vini
premiati dalla Commissione d’Assaggio
del MWF.
100 Maestri Artigiani faranno assaggia-
re le loro prelibatezze gastronomiche
(dai formaggi pregiati alle salumerie,
dall’olio d’oliva all’aceto balsamico, dai
dolci al caffé ecc.).
Merano 4-7 novembre 2011
55
a cura della redazione di Quality ADV
th20
Highlights:
• l’emozionante show-cooking all’interno della GourmetArena;
• rinomati Châteaux dell’union des Grands Crus de bordeaux;
• Viticoltura eroica internazionale;
• Degustazione di vini di annate vecchie ed introvabili;
Una vera e propria Delizia!
Il vino è la poesia della terra (Mario Soldati)
(Ulteriori informazioni sul sito www.meranowinefestival.com)
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Merano WineFestival è l‘evento
enogastronomico più esclusivo,
elitario ed elegante d’Europa.
Il 4 novembre, la poesia del gusto ini-
zia con “bio&dynamica”: 50 selezionati
produttori presenteranno vini biologici,
biodinamici e naturali, prodotti in ar-
monia con la terra, il cosmo e il cielo
stellato.
Dal 5 al 7 novembre 450 viticoltori rino-
mati provenienti dalle più famose aree
vitivinicole del mondo (Italia, Francia,
Germania, Austria, Svizzera, Grecia,
Serbia, Ungheria, Slovenia, Spagna,
Portogallo, Cile, California, Argentina,
Sudafrica, Australia e Nuova Zelanda)
offriranno in degustazione i loro vini
premiati dalla Commissione d’Assaggio
del MWF.
100 Maestri Artigiani faranno assaggia-
re le loro prelibatezze gastronomiche
(dai formaggi pregiati alle salumerie,
dall’olio d’oliva all’aceto balsamico, dai
dolci al caffé ecc.).
Merano 4-7 novembre 2011
55
a cura della redazione di Quality ADV
th20
Germania, Austria, Svizzera, Grecia, del MWF.
Highlights:
• l’emozionante show-cooking all’interno della GourmetArena;
• rinomati Châteaux dell’union des Grands Crus de bordeaux;
• Viticoltura eroica internazionale;
• Degustazione di vini di annate vecchie ed introvabili;
Una vera e propria Delizia!
Il vino è la poesia della terra (Mario Soldati)
(Ulteriori informazioni sul sito www.meranowinefestival.com)
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Villa Maiella, coppia del gusto a Guardiagrele
di Paola Cambria e Patrizia Vasta
Nei nostri taccuini pochi appunti e la limpida certezza che la cucina è il centro di gravità permanente di questa
coppia di abruzzesi uniti nella vita e tra i fornelli diVilla Maiella, il loro ristorante che li ha portati agli onori
delle cronache della letteratura culinaria.
Appena rientrati da una
vacanza itinerante
in Francia, Angela e
Peppino Tinari ci travolgono
di racconti e fotografi e delle
sublimi esperienze enoga-
stronomiche del loro viaggio.
Immagini e parole che ci som-
mergono di un entusiasmo
e una passione trascinante,
tanto che il nostro incontro
nulla ha a che fare con un’in-
tervista su ricette e ingredien-
ti. Peppino ci rassicura però,
dicendo che un piatto va so-
prattutto assaggiato, che alla
fi ne è sempre una questione
di gusto. Puoi provare a de-
scriverlo con tutta la precisio-
ne del mondo, ma è il palato
che giudica se la fusione degli
elementi è veramente riuscita,
ogni volta. E Angela è in per-
fetta sintonia con questa fi lo-
sofi a, quando ci racconta che
per ogni piatto che prepara
non si può esimere dall’as-
saggiarlo e plasmarlo di volta
in volta, per essere certa che
tutto funzioni. Dietro di lei, in-
fatti, c’è sempre il suo aiutante
che prende appunti su ciò che
aggiunge o modifi ca.
Lui creativo, estroso, istrio-
nico, in sala ad accogliere
i clienti e lei meticolosa e la-
boriosa in cucina a preparare
gli ordini. Tanta carne, agnello
soprattutto, anche se qualche
sfi ziosa ricetta di baccalà non
manca mai nel menù.
Nei nostri taccuini pochi ap-
punti e la limpida certezza che
la cucina è il centro di gravità
permanente di questa coppia
di abruzzesi, uniti nella vita e
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 556
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Angela e Peppino Tinari davanti a Villa Maiella
tra i fornelli di Villa Maiella, il loro ristorante che
li ha portati agli onori delle cronache della lette-
ratura culinaria. Anche loro, come tanti grandi
chef, sono cresciuti immersi nella cultura eno-
gastronomica per innata passione e per tradi-
zione familiare, e dopo aver girovagato un po’
in gioventù tra l’estero e l’Italia, si sono ritrovati
a Guardiagrele, cittadina di 10.000 persone
nell’entroterra chietino, e qui hanno deciso di
costruire il loro regno e di onorare il legame
con la loro terra. E a coronare il tutto arriva,
nel 2010, la Stella Michelin, di cui i due coniugi
parlano orgogliosi, con un misto di fi erezza e di
ansia. Ma in realtà, ci dicono, non è cambiato
molto da quando Villa Maiella è stata insignita
dell’ambito riconoscimento. Forse il livello della
clientela è un po’ più elitario, ma il loro ristoran-
te continua ad ospitare, oltre agli avventori mu-
niti di guida, molti affezionati che frequentano i
Tinari da anni, ogniqualvolta hanno voglia di un
piatto un po’ ricercato, che sappia interpretare
con fantasia i capisaldi della tradizione, oppure
di un vino “speciale”, uno di quelli normalmente
introvabili. Sì perché la cantina di Villa Maiella è
un vero forziere di preziosi. 1.200 etichette in
tutto, tra cui spiccano le 80 francesi tra bianchi
e rossi e una trentina provenienti da Australia,
Germania, Cile e via dicendo. Una menzione
a parte meritano le bollicine, una cinquantina
le francesi e una trentina le italiane. Peppino
snocciola numeri da vero appassionato e com-
menti da vero intenditore. Il vino è tutta farina
del suo sacco e lasciare invecchiare qualche
ottima bottiglia, nascondendola ai potenziali
acquirenti, è il suo vezzo. Non dimentica però
di elogiare Nicola Boschetti, il sommelier di
Villa Maiella, fondamentale per impreziosire la
cantina e proporre i giusti abbinamenti, offer-
ti ai clienti anche in “pacchetti degustazione”.
L’Abruzzo ovviamente ha un posto speciale
in cantina e in cucina. Sono circa 100 i vini
abruzzesi autoctoni che si possono degustare
a Villa Maiella per un 70% rossi ed il restante
30% bianchi. D’altra parte l’Abruzzo è la fonte
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 558
spec
iale
Abruz
zo
d’ispirazione di tutta la creati-
vità dei Tinari. A partire dalle
materie prime che Peppino
sceglie con puntigliosità e un
pizzico di superbia. “Mi basta
intravedere un tartufo per sa-
pere se è buono veramente”,
chiosa, mentre ci racconta dei
tanti agricoltori che rispedi-
sce a casa frustrati e a mani
vuote. L’approvvigionamento
degli ingredienti è la sua cifra
e la sua specialità! La regola
aurea è rispettare la stagiona-
lità dei prodotti, tutto il resto
è esperienza. Sono un fi ume
in piena, Angela e Peppino,
sempre a parlare di cucina e
sapori, sempre a confrontar-
si su possibili versioni e tra-
sgressioni culinarie. Solo qual-
che diversivo al discorso per
parlare dei loro fi gli, Arcangelo
e Pascal, sono nel campo,
stanno studiando e facendo
pratica all’estero. Devono fare
ancora esperienza, ci dicono.
Devono andare a vedere il
meglio e poi decideranno se
vorranno anche loro tornare a
Guardiagrele.
Nel frattempo, Angela e
Peppino sono pronti per ri-
mettersi al lavoro. e non sem-
brano affatto stanchi.
speciale Abruzzo
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 59
Ingredienti per 4 persone
- 360 gr. di polpa d’agnello
- 2 rametti di timo
- 1 uovo
- pane raffermo grattugiato - olio extravergine d’oliva
- sale
- pepe bianco di mulinello
per la fonduta di pecorino
- 2 dl. di panna fresca
- 1 dl di vino bianco “Pecorino”
- 30 gr. di pecorino grattugiato
Procedimento
Privare del grasso e delle pellicine la polpa di agnello.
Tagliare in piccolissimi pezzi e condire con sale, pepe e timo. Successivamente battere la carne a
coltello e creare dei piccoli cubi da 30 gr. cadauno, passarli nell’uovo battuto, nel pane grattugiato
e friggere nell’olio bollente per circa 10 secondi, creando una crosticina croccante.
Nel frattempo preparare la fonduta di pecorino.
In una padella ridurre la panna di 1/4, aggiungere il vino bianco e far ridurre.
Infi ne versare il pecorino grattugiato e far cuocere portando alla giusta consistenza.
Disporre la crema ottenuta a specchio nei piatti ed adagiarvi i cubetti di agnello.
Battuta di agnello croccante con fonduta di pecorino
Il talento ragionato dell’Abruzzo
di Paola Cambria e Patrizia Vasta
Quello che colpisce di questa regione è il processo di sviluppo e razionalizzazione cominciato
un cinquantennio fa circa e che oggi ritorna in un panorama enografi co delineato e specializzato.
Terra geneticamente vocata alla vitivini-
coltura, l’Abruzzo corre la sua gara sulla
corsia della qualità, concentrando i suoi
sforzi produttivi su due direttrici principali. Da una
parte si lavora per continuare ad accrescere la
qualità dei pilastri della tradizione, il Montepulciano
d’Abruzzo e il Trebbiano, che da sempre garan-
tiscono fama e gradimento anche a livello inter-
nazionale, dall’altra si punta sulla riscoperta di
vitigni autoctoni come il Pecorino, la Passerina e
la Cococciola, uve dal buon potenziale che sol-
leticano sempre più la curiosità dei consumatori
per le loro caratteristiche aromatiche e sensoria-
li fortemente legate alla specifi cità del territorio.
Quello che colpisce di questa regione è il pro-
cesso di sviluppo e razionalizzazione cominciato
un cinquantennio fa circa e che oggi ritorna in un
panorama enografi co delineato e specializzato,
che si confi gura sulla fascia collinare schiacciata
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Abruz
zo
Montepulciano d'Abruzzo
tra le montagne e l’Adriatico, eccezion fatta
per un’area circoscritta ai confi ni con il Lazio.
Si tratta quindi di un paesaggio naturalmente
adatto alla coltivazione delle vite, esposta, su
colline dolci di origine sedimentaria, al clima
mite, ventilato e assolato della fascia costiera
e protetta dal clima continentale dell’entroter-
ra dai massicci del Gran Sasso d’Italia e della
Maiella, che comunque garantiscono buoni li-
velli di piovosità e forti escursioni termiche tra
giorno e notte.
Nella provincia di Chieti ricade oltre il 75% del
territorio coltivato a vite, seguono Pescara e
Teramo con circa il 10% cadauna ed infi ne
L’Aquila con meno del 4%, per un totale di
circa 36.000 ettari di superfi cie vitata. Alla
predisposizione geografi ca si somma, come
si diceva, l’attenzione e la dedizione alla colti-
vazione dei prodotti del territorio che sta, ne-
gli anni, portando i suoi frutti anche in termini
di conoscenza e riconoscibilità all’estero della
tipicità regionale.
In prima fi la c’è sempre il Montepulciano
d’Abruzzo, il vitigno più diffuso che copre
oltre il 50% della superfi cie vitata e che, an-
che in termini di produzione certifi cata è in
cima alla classifi ca nazionale, seguito poi
dal Trebbiano, altro campione regionale, e
dagli altri vitigni internazionali ed autoctoni.
Complessivamente quindi l’Abruzzo rappre-
senta una grossa realtà produttiva dell’Italia
centrale con una produzione che mediamen-
te supera i 3,5 milioni di ettolitri di vino che,
al di là del mercato nazionale, viene espor-
tato prevalentemente in Germania, USA e
Canada. Negli ultimi 10 anni, infatti, l’export
del vino Made in Abruzzo è raddoppiato.
L’Abruzzo in Docg e DocLa DOCG di cui si fregia l’Abruzzo risale al
2003 con il Montepulciano d’Abruzzo-Colline
Teramane, sottozona della più ampia DOC
Montepulciano d’Abruzzo, che prevede una
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 562
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iale
Abruz
zo ristretta delimitazione del ter-
ritorio alle zone della provincia
di Teramo e l’utilizzo quasi
esclusivo di Montepulciano,
minimo al 90%, a cui può con-
correre il vitigno Sangiovese
per un massimo del 10%. Il
disciplinare stabilisce inoltre
una gradazione alcolica non
inferiore al 12,5% e un invec-
chiamento minimo di 2 anni,
di cui 1 almeno in botte. Per
avere la menzione “Riserva”
sono necessari invece alme-
no 3 anni di invecchiamento.
Il risultato è un vino dal co-
lore profondo e dal bouquet
complesso e ricco di profumi
di amarena, liquirizia e spezie.
Il gusto è strutturato e vellu-
tato e di buona persistenza.
Con il suo carattere ruvido e
genuino, forte e generoso, il
Montepulciano è la bandiera
indiscussa di questa terra.
La produzione DOC supera
abbondantemente il milione
di ettolitri e ancora una vol-
ta vede emergere su tutti il
Montepulciano d’Abruzzo con
l’80% della produzione regio-
nale e un trend in continua cre-
scita. La zona di produzione
spazia sui comuni in provincia
di Chieti, L’Aquila, Pescara e
Teramo. Un’altra denominazio-
ne è quella del Montepulciano
d’Abruzzo “Cerasuolo” DOC,
ottenuto con le stesse uve
del Montepulciano, vinifi cate
però in bianco o con una li-
mitata macerazione sulle buc-
ce. Dal colore rosso ciliegia e
dal sapore fresco e fragrante,
questo vino può rappresen-
tare un’alternativa ai bianchi
strutturati e garantire un abbi-
namento valido sia per piatti di
pesce sia per carni non troppo
elaborate. Si propone, inoltre,
come prodotto molto spendi-
bile sul fronte degli aperitivi e
quindi ha un potenziale attrat-
tivo sulla clientela più giovane
che potrebbe rivelarsi molto
redditizio.
Sul fronte dei bianchi il
Trebbiano d’Abruzzo DOC ha
una zona di produzione va-
stissima, praticamente tutta
la regione, e viene ricavato da
uve di Trebbiano d’Abruzzo,
qui chiamato anche Bombino
bianco, e Trebbiano tosca-
no, Passerina e Cococciola.
Anche il Trebbiano ha una lun-
ga storia in Abruzzo, già citato
da scrittori latini e greci, che
lo ha reso ormai un vino so-
lido, di grande qualità, capa-
ce di sostenere considerevoli
invecchiamenti, spesso elen-
cato fra i più rinomati bianchi
italiani. Altra DOC signifi cativa
è Controguerra, limitata a una
piccola zona in provincia di
Teramo, con molte tipologie
produttive fra cui spumante,
moscato amabile e passito
bianco. Controguerra DOC è
protagonista, insieme a Tullum
Doc, concentrata addirittura
nel solo comune di Tollo (CH),
della valorizzazione dei princi-
pali vitigni autoctoni a bacca
bianca come la Passerina e il
Pecorino, vitigni di buona re-
sistenza che assicurano livelli
di produzione discreti. Il loro
attuale successo si basa sulla
capacità di esprimere aromi
che spaziano dal fl oreale al
fruttato allo speziato, una spi-
na acida di tutto rispetto che
dà freschezza e struttura al
vino con un riconoscibilissimo
e persistente retrogusto ama-
rognolo.
AZIENDA AGRICOLA CASALE MARCHESEVia di Vermicino, 68 - 00044 Frascati (Roma) Tel./fax +39 06 9408932 - info@casalemarchese.it
Nel Clemens, prodotto nella zona della DOC Frascati, da Casale Marchese, un’azienda agricola dalla storia antica, prevalgono i sentori della Malvasia del Lazio che, accompagnata allo Chardonnay, esprime il meglio della sua forza e personalità in questo vino, dal bouquet intenso e dal gusto persisten-te. Profumi fl oreali e fruttati riempiono il naso con energia e convinzione senza confondersi fra loro, passando gradualmente da note di fi ori di campo a quelle di agrumi e di frutti tropicali. In impeccabile armonia con le sensazioni olfatti-ve, anche in bocca il Clemens rimane insistente e concentrato, rilasciando il calore e la sapidità del terreno di origine vulcanica in cui cresce, fa-cendo leva su un grado alcolico di 14% e una struttura robusta. Insomma un vino che si sposa con una spigola al forno o alla mugnaia ma che certamente sostiene anche un gustoso pollo alla cacciatora o un appetitoso maialino porchettato con patate, un classico di questa zona.
La Cantina San Nicola, che produce vini dei suoi 500 soci da circa 50 anni, ha iniziato ad imbottigliare solo da due anni con circa 100.000 bottiglie/anno e notevole successo presso i consumatori. Montepulciano e Cerasuolo d’Abruz-zo DOC, Pecorino IGT sono i suoi prodotti di pun-ta; seguono, ma solo per minor quantità, spumanti dei suoi vini nonchè grappa e brandy invecchiato vent’anni. I vini sono proposti in purezza per creare quelle emozioni che solo un territorio particolare sa e può esprimere. Le colline di Pollutri, nota fi n dall’epoca della Magna Grecia come “paese dai molti otri”, sono un panorama verdeggiante in cui i vigneti, frammisti alle argentee distese di ulive-ti, si estendono nella continuità di una millenaria tradizione agricola e godono dei benefi ci effetti del microclima particolare grazie alla fortunata posizione dell’Abruzzo tra l’Appennino (Maiella e Gran Sasso) ed il mare Adriatico.
SOC. COOP. AGR. SAN NICOLAContrada Crivella, 1 - 66020 POLLUTRI (CH)Tel. 0873 921174 - fax 0873 902626coopsannicola@libero.it
1811-2011: Santa Sofi a festeggia 200 anni dalla fondazione
Azienda Agricola“Casale Marchese”
Azienda VitivinicolaFerruccio Deiana & C. s.a.s.
Il Vermentino di Sardegna D.O.C. "Arvali" nasce nella vigna detta "dei Rifugi", tra le colline del Parteolla, nel sud Sardegna. Le uve - esclusivamente vermentino - sono raccolte a fi ne settembre e lavorate con la cura che contraddistingue tutti i prodotti della Cantina
Ferruccio Deiana. Dopo la diraspatura e una pi-giatura soffi ce il mosto viene lasciato in macera-zione a temperatura controllata per 36 ore per regalarci, dopo un affi namento di alcuni mesi, un grande vermentino vendemmia tardiva. Nel suo giallo paglierino, nei suoi aromatici fl oreali e nel suo gusto secco, morbido e fruttato si ritrovano i colori e i profumi della macchia mediterranea. Un Vermentino signorile e di gran classe, ottimo come aperitivo e ideale per accompagnare al meglio il pesce alla griglia e le carni bianche.
AZIENDA VITIVINICOLA FERRUCCIO DEIANA & C. s.a.sLoc. Su Leunaxi - 09040 Settimo S. Pietro (CA) Tel. e Fax 070 749117www.ferrucciodeiana.it - deiana.ferruccio@tiscali.it
San Nicola Soc. Coop. r.l.
SANTA SOFIA Via Ca’ Dedè 61 - Loc. Pedemonte di Valpolicella 37029 San Pietro in Cariano (Verona)Tel. +39 045 7701074 - Fax +30 045 7703222www.santasofi a.com info@santasofi a.com
a cura della redazione di Quality ADV
“Santa Sofi a è un’azienda storica della Valpolicella classica con tradizioni enologiche con profonde radici nel passato – raccon-ta Luciano Begnoni, terza generazione nel mondo del vino - fondata nel 1811 dall’avv. Cressotti, grande appassionato di vini, che acquista la tenuta dagli eredi dei Sarego, cui si deve la costruzione nel XVI sec. della villa palladiana, sede della nostra azienda. Già a metà dell’800 Santa Sofi a era nota per la qua-lità dei vini. Agli inizi del ’900 la tenuta passa
al sen. Campostrini, poi ai Rizzardi-Boccoli. Nel 1967 mio padre, Giancarlo, la rileva per farne il progetto della sua vita. Da allora i Begnoni stanno scrivendo pagine importanti della storia enologica di Santa Sofi a. Festeggiamo i 200 anni con tutti i nostri vini, dal pre-stigioso re Amarone all’alfi ere Valpolicella: un sigillo in oro, come la ceralacca su antiche lettere, suggella questo anniversario”.Vi attendiamo al Merano Wine Festival 2011.
Turismo nel Lazioa cura di turislazio.it
Il Turismo nel Lazio ci porta a scoprire una terra antica e ricca di tradizioni, vera e propria culla delle radici d’Italia.
Se Roma, data la sua importanza e fama nel mondoè il principale catalizzatore del turista,
non bisogna dimenticare tutti i luoghi della regione che sono perle di bellezza e forte suggestione.
Roma ed i suoi tesori
d’arte
Roma Caput Mundi:
niente di più vero; lo conferma
la storia millenaria, i monu-
menti, centro della cristianità;
una capitale cosmopolita, che
non è solo la capitale della
Repubblica Italiana, ma una
tra le città più affascinanti del
mondo.
Nata in origine sui sette
colli: Capitolino, Aventino,
Palatino, Vicinale, Esquilino,
Celio, Quirinale; si svilup-
pa intorno al fi ume Tevere.
La sua storia, dalla mitica fon-
dazione ad opera di Romolo,
da città repubblicana a capita-
le di uno dei più estesi imperi
di tutti i tempi, divenne poi il
centro della cristianità occi-
dentale e sede del successore
di San Pietro: il Papa che per
secoli è rimasto il signore della
città.
Una città ricca di quattromila
anni di storia, che offre al vi-
sitatore uno scenario unico al
mondo, le testimonianze tan-
gibili della civiltà in cui l’intera
cultura occidentale fonda le
sue radici.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 564
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iale
Lazio
Antiche rovine, l’opulenza
delle dimore rinascimentali, il
trionfo degli edifi ci barocchi, la
maestosa grandiosità di San
Pietro non può lasciare indiffe-
renti: la città è un sovrapporsi
naturale casuale di tanti stili ed
epoche, che costituisce una
sorta di insieme armonioso; lo
si trova anche in altre città ita-
liane ed europee, ma a Roma
è diverso. Lo si capisce cam-
minando: Roma è una città da
“vivere” a piedi, percorrendo
le strade e i vicoli che si apro-
no sulle piazze, salendo gra-
dinate e salite e ammirando la
luce che qui è particolare, che
si rifl ette sul bianco dei marmi
e dei travertini, sul rosso dei
mattoni sull’oro delle croci e il
verde dei giardini e la traspa-
renza delle fontane. Roma è
una città solare, un sole che la
illumina da migliaia di anni.
Alla scoperta di Viterbo
Il capoluogo storico dell’
Alto Lazio, l’antica Tuscia
dei Romani, sorge alle falde
dei monti Cimini, lungo la via
Cassia, importante centro
etrusco e poi romano, presen-
ta ancora un aspetto preva-
lentemente medievale; Nel XIII
secolo divenne sede papale
e fece parte dello Stato della
Chiesa; durante la II Guerra
Mondiale subì pesanti bom-
bardamenti che devastarono
ilsuo tessuto urbano antico.
Il San Pellegrino è quartiere
più antico con torri e case con
scale esterne e decorazio-
ni angolari, ben conservato,
come due delle sette parte
della città comunale: piazza
San Lorenzo, antico fulcro
politico e religioso della città
raccoglie le due testimonianze
più signifi cative dell’architettu-
ra e della storia di Viterbo: la
cattedrale di San Lorenzo e
il palazzo dei Papi. La catte-
drale risale al XII secolo, rima-
neggiata nei secolo, presenta
la facciata del XVI secolo, che
sostituì quella romanica e il
campanile trecentesco con
chiari infl ussi toscani adornato
nei quattro piani doppie bifore
gotiche sormontate da doppie
fasce di peperino e travertino
e concluso da una cuspide
ottagona; all’interno conserva
pareti affrescate della primitiva
costruzione.
Accanto al duomo si trova
il palazzo dei Papi, simbolo
della città, ha ospitato alcuni
conclavi, esempio di architet-
tura gotica, la facciata è aper-
ta al primo piano da bifore e
coronata da merli, sulla destra
si apre la loggia caratterizzata
da sette archetti ogivali, sor-
retti da sedici esili colonnine e
ornati nella parte superiore da
un elegante traforo; gli archetti
sostengono una fascia deco-
rata con bassorilievi di scudi
e leoni. Il palazzo è sede del
Museo d’Arte Sacra.
Piazza del Plebiscito era il
centro della città del XIII se-
colo come ricordano il palaz-
zo del Podestà, che risulta
ampiamente rimaneggiato
e il palazzo dei Priori, del XV
secolo,oggi sede del Comune,
presenta il prospetto a porti-
co. La città ricca di fontane:
la più famosa è la Fontana
Grande del 1279, la vasca a
croce greca è sormontata da
due tazze e da un pinnaco-
lo, in origine era alimentata
da un acquedotto romano.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 65
Il palazzo Papale a Viterbo
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 566
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Lazio
Frosinone ed i suoi luoghi
Nella valle del Sacco, con
i monti Ernici e Lepini sullo
sfondo, Frosinone, la capita-
le della Ciociaria, è una città
con due nuclei distinti: la par-
te antica raccolta su un colle,
l’abitato più moderno disteso
più in basso, allungato fi no
al fi ume Cossa. Una larga
veduta, che giunge sino alle
città di Alatri e Veroli, si può
gustare da Piazzale Vittorio
Veneto, nella parte alta. Nel
centro storico si innalza anche
la Cattedrale, di origine roma-
nica ma rifatta nel Settecento
e dopo la seconda guerra
mondiale, a causa dei gravi
danneggiamenti subiti. Nelle
vicinanze del fi ume Cossa si
trovano i resti della città roma-
na, sorta nella area dell’antica
“Frusino”, città dei Volsci. Tra
i ruderi più imponenti quelli
dell’anfi teatro romano, sotto
un edifi cio al primo tornante
di Via Roma. L’intera zona era
sede di diverse comunità re-
ligiose. Non distante, nei din-
torni di Ceccano, è la chiesa di
S. Nicola, con un’architettura
di tipo cistercense. I più signi-
fi cativi materiali archeologici
sono oggi riuniti nella Chiesa
di San Giovanni Battista,
sempre a Ceccano, dove
sono ospitati anche reper-
ti medievali e rinascimentali.
rieti città d’arte
Centro storico sulla riva de-
stra del Velino, con il monte
Terminillo sullo sfondo, ab-
braccia quasi per intero il
territorio anticamente abitato
dal popolo dei Sabini. Forte
“oppidum” dei Sabini, fu un
importante “municipium” ro-
mano. Il cuore della città che
diede i natali a Marco Terenzio
Varrone, defi nito il “padre della
romana erudizione”, è ancora
quello tracciato dai Romani,
là dove la via Salaria piegava
verso oriente. I monumen-
ti mostrano le forti infl uenze
medievali, quando la storia del
comune s’intrecciò con quella
dei papi: qui Gregorio IX de-
cretò la santità di S. Domenico
e Nicolò IV incoronò Carlo II
d’Angiò. Il centro della città
è Piazza Vittorio Emanuele II,
sull’area del Foro romano. Su
essa si affaccia il settecente-
sco Palazzo comunale di ori-
gini duecentesche. Assai sug-
gestivo il Duomo, la cui prima
fondazione risale ai secoli XII
e XIII. L’edifi cio fu rinnovato
all’interno, in stile barocco, nei
secoli successivi. D’impianto
barocco è anche l’interno del-
la chiesa di S. Agostino, che
all’esterno conserva invece il
carattere duecentesco, con
un portale gotico del Trecento
e un affresco di Liberato di
Benevento. Origini duecente-
sche ha il Palazzo vescovile,
aperto al pianterreno dalle co-
siddette Volte del Vescovado,
grandioso porticato a due
Rieti
Il Campanile di Frosinone
CELLARIUSÈ FIGLIO DEL TEMPO.
Tempo che plasma la terra, addomestica la vigna, lambisce le bottiglie
e trasforma gli aromi, scolpisce l’anno della vendemmia in etichetta
per restituire il Franciacorta predilettoda chi comprende e coltiva
il valore del tempoe nella frenesia del quotidiano sa creare
attimi di puro, sano edonismo.
Cinquant’anni dopoil Pinot di Franciacorta, prima “bollicina” in terra bresciana,
festeggiamo insiememezzo secolo di brindisi
con i nuoviFranciacorta Cellarius.
www.berlucchi.it
CELLARIUSÈ FIGLIO DEL TEMPO.
Tempo che plasma la terra, addomestica la vigna, lambisce le bottiglie
e trasforma gli aromi, scolpisce l’anno della vendemmia in etichetta
per restituire il Franciacorta predilettoda chi comprende e coltiva
il valore del tempoe nella frenesia del quotidiano sa creare
attimi di puro, sano edonismo.
Cinquant’anni dopoil Pinot di Franciacorta, prima “bollicina” in terra bresciana,
festeggiamo insiememezzo secolo di brindisi
con i nuoviFranciacorta Cellarius.
www.berlucchi.it
navate. L’arco del vescovo fu
costruito ai tempi di Bonifacio
VIII. Nel Battistero della Basilica
si trova il Museo del Tesoro
del Duomo, ricco di affreschi
medievali, stupende orefi cerie
sacre e sontuosi paramenti.
L’arteria principale della città è
Via Roma, l’antica via di Ponte,
che divide i quartieri medievali
di S. Lucia, della Verdura, di
S. Francesco e di S. Ruffo.
Latina città nuova del
Lazio
La città è stata fondata uf-
fi cialmente nel 1932 quan-
do, in questa zona nel cuore
dell’Agro Pontino, arrivò la
bonifi ca ordinata dal regime
Fascista. La zona sino a quel
momento era stata una vera e
propria palude. Anche l’archi-
tettura è quindi di ispirazione
fascista, come attesta Piazza
del Popolo, centro della fa-
scista Littoria, con il massic-
cio edifi cio dell’Intendenza di
Finanza. Chiesa principale del-
la cittadina è S. Marco, opera
del Frezzotti, che ideò una
facciata aperta da un portico
a tre arcate in tufo e travertino.
Da notare anche il caratteristi-
co “palazzo M”, dalla forma
che rievoca l’iniziale del duce.
Nel tempo, a partire dal dopo-
guerra la città ha saputo via via
farsi strada nel commercio e
l’insediamento nell’interland ha
dato vita a piccole ma attive in-
dustrie per lo più a conduzione
familiare. Latina è al momen-
to la seconda città del Lazio.
Cassino e l’Abbazia
Località legata alla famosa ab-
bazia di Montecassino, casa
madre dei Benedettini e una
delle più famose abbazie della
cristianità;qui San Benedetto
dettò la Regola, norme di
vita dei monaci, vi morì e fu
sepolto accanto alla sorella,
Santa Scolastica; vi soggior-
narono pontefi ci, re ed artisti.
L’abbazia nel 1944 venne di-
strutta durante un pesante
bombardamento delle forze al-
leate; fu ricostruita cercando di
recuperare il materiale origina-
rio e facendo copie di ciò che
era andato per sempre perdu-
to come nel caso del chiostro
dei Benefattori, progettato da
Antonio da Sangallo il Giovane.
Fiuggi e le sue acque
La fama della cittadina è da
sempre legata alle sue acque;
già Bonifacio VIII mandava
messi a prendere l’acqua con
cui curava i calcoli renali; si-
tuata tra colli e boschi, gode
di un clima mite ed è costituita
da un borgo medievale e da
un nuovo centro alberghiero.
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Lazio
Latina - Il Monumento alla Bonifi ca
Abbazia di Cassino
Le Terme di Fiuggi
Tarquinia
Grande città etrusca, con-
serva le tracce delle varie
città che si sovrapposero,
dalla romana Gravisca alla
medievale Corneto, di cui la
città attuale ha conservato
la struttura e una quarantina
di torri. All’interno di Palazzo
Vitelleschi, edfi cio gotico-
rinascimentale è ospitato il
Museo Nazionale Tarquinese
che conserva i reperti pro-
venienti dalle necropoli, con
lastre funerarie e sarcofagi
di epoca etrusca e romana.
Da visitare la necropoli di
Monterozzi, scavata nella ter-
ra vulcanica dove sono state
censite almeno 6000 tombe
riccamente dipinte; famose
sono le tombe dei Tori e quella
degli Scudi.
Cerveteri
Importante città etrusca del VIII
secolo, famosa per la necro-
poli sul colle della Banditaccia;
è una vaasta zona archeologi-
ca che comprende tombe del
VII secolo e altre più antiche di
grande interesse e varie tipo-
logia, a fossa e a tumulo, di-
sposte lungo la via Sepolcrale.
Abbazia di Fossanova
In provincia di Latina, nel co-
mune di Priverno, posta alle
pendici dei monti Lepini, si
trova l’antica abbazia fondata
dai benedettini nel XII secolo
sui resti di antiche costruzione
romane. I monaci Cistercensi
risanarono la zona paludosa
e costruirono la chiesa che
rimane uno dei migliori esem-
pi di architettura cistercense
in Italia; consacrata nel1208,
ha il portale di lavorazione
cosmatesca e un grande ro-
sone, con grande torre nolare
ottagona,; l’interno, diviso in
tre navate da pilastri, in bloc-
chi di calcare chiaro, conduce
al chiostro, della fi ne del XIII
secolo, è romanico su tre lati
e gotico sul quarto, intorno al
quale si aprono gli ambienti
conventuali: la sala capitola-
re, a due navate, il refettorio
e la foresteria,dove, nel1274,
morì San Tommaso d’Aquino.
Le rovine archeologiche di
Ostia
Frazione di Roma, secondo la
tradizione venne fondata da
Anco Marzio e ne fu il porto.
La zona archeologica offre un
esempio molto interessante
di città romana completa dei
suoi edifi ci pubblici, con ter-
me e magazzini dove veniva-
no stivate le merci destinate
a Roma,, il Foro col tempio di
Vulcano , il Teatro di Agrippa e
speciale Lazio
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Castello di Cerveteri
Museo Nazionale Tarquinese
Abbazia di Fossanova
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Lazio
il Piazzale delle Corporazioni,
circondato da un quadriporico
a colonne su cui si poarivano
le rappresentanze mercantli
del mondo romano, al centro
del piazzale si trovano i resti
del tempio di Cerere. Il san-
tuario Mitreo, posto accan-
to al teatro, è quello meglio
conservato tra i 18 santuari
di Ostia. Oltre agli edifi ci pub-
blici, gli scavi hanno riportato
alla luce numerose abitazioni
private, dai caseggiati alti an-
che 4 piani, alle case più ric-
che con pavimenti a mosaico
e pareti affrescate.
I Castelli romani
Borghi medievali, ridenti cit-
tadine, paesi antichi, ville si-
gnorili, castelli medievali, resti
archeologici punteggiano e
animano il Parco regionale dei
Castelli romani, disteso sui
colli Albani, in passato luogo
di villeggiatura prediletto dalle
famiglie gentilizie della capitale
e dai papi. Circa 9500 ettari
di territorio protetto, dove si
snoda una fi tta rete di sentie-
ri e vivono parecchie specie
di animali, molte delle quali vi
sono ritornate proprio dopo
l’istituzione del parco:è il caso
di tassi, martore, falchi pelle-
grini, l’istrici , ma il ritorno più
straordinario – e apprezzato
dai naturalisti- è stato quello
del lupo, che ha un ruolo im-
portante nell’ecosistema.
Uno dei percorsi che si pos-
sono effettuare tra i sedici co-
muni che rientrano nell’area
del parco è quello che parte
da Lanuvio, borgo medievale
nei pressi di Velletri, in provin-
cia di Roma, cinto da una cer-
chia di mura superata la quale
sembra di fare un salto nel
passato per il perfetto stato di
conservazione di case, palazzi
e chiese. Mentre si passeggia
per le strade e i vicoli, ci si im-
batte nella rocca trecentesca,
con due torri cilindriche, oggi
sede dell’enoteca comuna-
le, dove si possono assa-
porare i pregiati vini Doc dei
colli Lanugini ed è in mostra
un’interessante esposizione di
strumenti agricoli e per la vi-
nifi cazione; il palazzo barona-
le del quindicesimo secolo e
la vicina fontana degli Scogli,
opera di Carlo Fontana del
1675; nella collegiata di Santa
Maria Maggiore di fondazione
medievale ma ristrutturata nel
diciassettesimo secolo.
Una strada panoramica con-
Scorcio dei Castelli Romani
Il Santuario Mitreo - Ostia
duce a Genzano di Roma, de-
liziosa cittadina situata lungo
la via Appia e adagiata su un
pendio esterno del cratere del
lago di Nemi. Il centro storico,
disposto a raggiera sui fi an-
chi del colle, è punteggiato di
testimonianze storiche e arti-
stiche, come il settecentesco
palazzo Sforza Cesarini cir-
condato da un grande e ver-
deggiante parco secolare. Da
piazza Fiasconi salgono tre vie
note come il “tridente baroc-
co”: via Garibaldi, che porta
alla strada del lago di Nemi,
via Buozzi e via Berardi, che
conduce alla chiesa di Santa
Maria della Cima, dove è con-
servata una grande pala di
Francesco Cozza. Interessanti
anche la chiesa dei Cappuccini
del diciassettesimo secolo e la
chiesa della Santissima Trinità.
Tappa successiva, sempre
sulla via Appia, è Ariccia dove
si può visitare palazzo Chigi,
uno dei più pregevoli com-
plessi architettonico-urba-
nistici del barocco europeo,
dove sono ancora conservati
gli arredi originari: i suoi salo-
ni, con ricchi decori e stucchi,
conservano ritratti di donne
della famiglia Chigi e preziosi
mobili d’epoca, oltre a rari pa-
rati in cuoio stampato, detto
di Cordova, che ricoprono le
pareti di alcune sale. Nel cen-
tro storico si trova anche la
chiesa di san Nicola, costru-
ita da Gian Lorenzo Bernini
insieme al fratello Luigi sui
resti dell’antica collegiata. È
la volta, poi, di Albano Laziale
con il bellissimo duomo in sti-
le barocco, la porta Pretoria,
a tre fornici e fi ancheggiata
da torri, e la chiesa romanica
di Santa Maria della Rotonda
(dalla particolare forma circo-
lare). Il borgo, che sorge sui
vulcanici colli Albani e si apre
sul lago Albano, conserva an-
che il Cisternone, un deposito
sotterraneo fatto costruire da
Settimio Severo tuttora utiliz-
zato per il rifornimento idrico
della città, l’anfi teatro roma-
no, sull’alto dell’abitato, eretto
nella metà del terzo secolo, il
sepolcro degli Orazi e Curiazi,
maestosa costruzione a pa-
rallelepipedo in tufo, ritenuto
la tomba dei leggendari eroi.
Suggestive anche le catacom-
be di San Senatore, del terzo
secolo, tra i più grandi cimiteri
suburbani noti e il Museo civico
con reperti della vita preistori-
ca e protostorica. Infi ne, ultima
sosta a Castelgandolfo, affac-
ciato sul lago di Nemi e meta
di villeggiatura di papi, cardi-
nali e prelati della curia roma-
na che soggiornavano nell’an-
tica residenza dei Savelli, tra-
sformata nel 1623 da Urbano
VII in palazzo Pontifi cio. In
questo tranquillo paese di an-
tichissime origini sorgono nu-
merosi monumenti di pregio,
come il palazzo Pontifi cio, al
cui interno si trova la Specola
Vaticana, importante osserva-
torio astronomico; la chiesa di
San Tommaso da Villanova,
realizzata da Gian Lorenzo
Bernini; la cinquecentesca
porta Romana; la maestosa
villa Clodio, eretta in epoca re-
pubblicana e i Bagni di Diana,
fatti costruire da Domiziano.
Lago di bolsena
Il lago Bolsena è il quinto
lago d’Italia, e il più grande
fra quelli di origine vulcanica.
Occupa uno spazio formatasi
speciale Lazio
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Lago di Bolsena
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Lazio
attraverso fenomeni tettonici.
Il Marta, che l’alimenta, sfo-
cia in prossimità del paese
omonimo. Il giro del lago in
barca si può fare salpando da
Capodimonte o da Bolsena.
Le rive del lago sono coltivate
a vigna e ulivi, inframmezzate
da foreste di querce e casta-
gni. La macchia mediterranea
domina le due isole Bisentina
e Martana, resti di conetti vul-
canici. Attorno al lago si trova-
no Bolsena e Montefi ascone.
Bolsena è un borgo medie-
vale sullo sfondo dei mon-
ti Volsini. Da visitare la bella
chiesa romanica di S. Cristina,
con facciata rinascimenta-
le e campanile trecentesco.
La affi anca la cappella del
Miracolo. Nell’interno, sono
conservati affreschi dei seco-
li XIV e XVI, e un polittico di
Sano di Pietro e Benvenuto
di Giovanni. La cappella del
miracolo deve il suo nome alla
leggenda di un prete boemo
che, nel 1263, mentre cele-
brava la messa vide sgorgare
sangue dall’ostia consacrata,
avendo dubitato della transu-
stanziazione. Il castello degli
Orvietani, eretto nei secoli XIII
e XIV, domina l’abitato. Oggi vi
è allestito il Museo territoriale
del Lago di Bolsena.
Montefi ascone sorge su un
colle rivolto verso il lago, ed
è con tutta probabilità il luo-
go del “Fanum Voltumanae”
dell’antichità. La domina la
singolare costruzione romani-
ca di S. Flaviano, del secolo
XII, composta di due chiese
sovrapposte. In una cappella
si trova la pietra tombale di
Giovanni Fugger con la nota
iscrizione “Est Est Est”, lega-
ta alla leggenda che ha dato
il nome al vino bianco loca-
le. Maestoso il Duomo, dal-
la bella cupola seicentesca
di Carlo Fontana. Nel tesoro
dell’edifi cio si trova una statua
di S. Margherita, attribuita alla
scuola di Arnolfo di Cambio.
Sulla sommità del colle si erge
la Rocca papale, che conser-
va molti resti medievali.
Lago di bracciano
In una tipica zona vulcanica si
estende il Lago di Bracciano, il
secondo del Lazio dopo quel-
lo di Bolsena. È formato da
Lago di Bracciano
un gruppo di recinti craterici
contigui, fusi insieme per la di-
struzione delle pareti divisorie,
costituite da tufi friabili. La na-
tura idrogeologica del terreno
risulta caratterizzata da un’in-
tricata, fi ttissima rete di cuni-
coli sotterranei tra diversi laghi.
Di qui la fertilità del terreno,
grazie alla quale lungo le sue
rive si distesero, sin dall’an-
tichità, ricche coltivazioni.
Dal lago di Bracciano giunge
tuttora a Roma l’acquedotto
Sabatino. In posizione strate-
gica a picco sul lago, si erge
il Castello Orsini-Odescalchi
di Bracciano, bellissima di-
mora feudale. Realizzato a
partire dal Quattrocento da
Napoleone Orsini, che ampliò
la vecchia rocca appartenuta
ai prefetti di Vico, il castello
doveva rappresentare un sim-
bolico monumento della for-
tuna degli Orsini, investiti del
feudo di Bracciano da Martino
V Colonna nel 1419. Due forti
cinta di mura lo circondano: la
prima racchiude tutto il borgo
medievale e presenta un pon-
te in muratura che sostituisce
l’antico ponte levatoio; il se-
condo fu costruito per ade-
guare la difesa all’introduzione
dell’artiglieria nella pratica bel-
lica. “Napoleone della gente
orsina mi fondò. Respingo i
colpevoli, difendo i buoni”:
così recita un’epigrafe, inci-
sa sull’ingresso principale. La
porta è decorata con le tipi-
che rose stilizzate degli Orsini,
e sormontate dallo stemma
di famiglia. Sotto il pavimento
dell’ingresso si trova una ci-
sterna per la raccolta dell’ac-
qua piovana, che attraverso
appositi cunicoli che qui veni-
va convogliata. Attraverso un
arco ogivale si entra nella par-
te superstite della rocca dei
Prefetti di Vico. Qui si apre la
camera papalina, dove Sisto
IV risiedette per qualche tem-
po, sfuggendo la pesta roma-
na del 1481. Il soffi tto a grot-
tesche appartiene alla scuola
degli Zuccari: fu dunque rifatto
dopo che il castello passò agli
Orsini. Attraversato il cortile si
sale al piano nobile della par-
te del castello costruita dagli
Orsini, che presenta una fuga
di sedici sale, notevoli decora-
zioni pittoriche e per i soffi tti a
cassettoni dorati e policromi.
La terza sala prende il nome
da un illustre ospite che vi sog-
giornò nel 1900: il Re Umberto
I. Dopo la sala del Trittico e
quella del Pisanello, si accede
alla sala dei Cesari: distribuiti
lungo il perimetro della sala, i
busti dei dodici Cesari. Lungo
tutta la parete, l’affresco di
Antoniazzo Romano: nella
parte destra è rappresentata
la visita che il giovane Piero
dei Medici fece al castello nel
novembre del 1487; a sinistra,
invece, è raffi gurata la trionfale
cavalcata che Gentil Virginio
Orsini fece a Bracciano al co-
mando delle sue milizie il 28
febbraio 1489, dopo aver ri-
cevuto la nomina di Capitano
delle truppe Aragonesi. Altra
sala di notevole importanza
è quella degli Orsini. Dopo la
sala di Isabella, si sale al se-
condo piano dove si trovano
la sala d’Ercole, e la sala d’Ar-
mi, con la sua ricca collezione
di armi medievali. Dalla loggia
inizia il panoramico giro della
ronda, che unisce le sei torri
del castello.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 73
Castello Orsini-Odescalchi
Una famiglia sicilianain terra pontinaper fare Moscato
di Paola Cambria e Patrizia Vasta
La famiglia Pandolfo della Cantina Sant’Andrea ha dovuto rimettere le mani nella terra. Una vita di lavoro. Uomini di sostanza.
Quella della famiglia
Pandolfo è una storia
a metà tra l’avventu-
ra e la saga. La storia di tanti
profughi in fuga dalle terre del
Nord Africa, cacciati dopo
epoche di colonizzazioni. Ed
è dalla Sicilia, in particolare
Pantelleria, che i Pandolfo
sono partiti tanti anni fa, quasi
alla fi ne del 1800, per appro-
dare nel Nord della Tunisia a
produrre vino per la Francia,
per i migliori ristoranti. Qui il
racconto di Andrea, 36 anni,
quarta generazione, si fa più
appassionato e, in un momen-
to di pausa dal lavoro estivo,
si siede e ci dice: “Una fami-
glia che ha dovuto rimettere
le mani nella terra. Una vita di
lavoro. Uomini di sostanza. E
così - prosegue Andrea - oggi
facciamo ancora tutto in casa,
senza enologi, io curo la parte
commerciale, la vinifi cazione
e attendo alle vendemmie e
mio padre, Gabriele, segue
la vigna in tutti i suoi aspetti.”
Oggi l’azienda marcia spedi-
ta, ma non ci si crogiola sui
successi, che pure arrivano
numerosi per un prodotto di
qualità e allo stesso tempo
di nicchia come il Moscato di
Terracina. Lo sanno bene qui
alla Sant’Andrea cosa vuol dire
cadere dalle stelle alle stalle,
come è successo nel 1964
quando l’allora presidente del-
la Tunisia espropriò tutti i beni
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iale
Lazio
degli stranieri. Da un giorno
all’altro la Famiglia Pandolfo
fece ritorno in Europa, divi-
dendosi tra Francia e Italia.
Approdarono così a Terracina
per ricominciare, senza nien-
te, a lavorare su piccoli terre-
ni, adiacenti al mare come a
voler tornare un po’ indietro,
ai vitigni della loro Pantelleria.
Sorseggiando il loro ultimo
nato, il Moscato di Terracina
Spumante Oppidum arriva
nel racconto anche il padre di
Andrea, Gabriele, che quella
sventura l’ha vissuta sulla sua
pelle adolescente e ancora
ne porta le tracce. Gabriele
si ricorda di aver cominciato
a scrivere un diario, pagine e
pagine di appunti, che ancora
oggi redige quotidianamente,
per lasciare traccia a suo fi glio
di quanto si fa. Un discorso,
quello del diario, che svolge
un po’ anche la storia enolo-
gica, fatta più di praticità ed
esperienza tramandata, che di
libri e nozioni.
Andrea sente il peso e nel-
lo stesso tempo il piacere di
questa storia familiare e, pur
avendo fatto studi di econo-
mia (strizzando l’occhio al
vino con una tesi che lo ha vi-
sto presente nelle più famose
maison vinicole italiane) si è
impegnato sin da giovanissi-
mo, dopo la laurea, a tornare
subito in azienda a lavorare,
delineandone il futuro.
I vigneti dell’azienda sono lo-
calizzati in quello che oggi è
considerato il distretto agroa-
limentare del Lazio e suddivisi
principalmente in due zone:
15 ettari a Terracina e 40 etta-
ri nella DOC Circeo, in terreni
sabbiosi che vanno dalla stra-
da statale Appia fi no al mare.
In totale Sant’Andrea produce,
su circa 100 ettari di vigna tra
proprietà e affi tti, 500.000 bot-
tiglie di cui 40.000 di Moscato
di Terracina. Un vitigno diffi ci-
le, ci dicono alla Sant’Andrea,
un prodotto che ogni anno dà
pensiero e che è frutto di una
sana miscelazione, una Cuvée
delle uve dei vari vigneti che
sono tutti concentrati sulle col-
line di Terracina, dove il terre-
no è ricco e argilloso. “Ancora
oggi – ci spiega Andrea –
non possiamo fare un Cru in
quanto non siamo in grado di
garantire un standard quali-
tativo omogeneo fra i vigneti,
morfologicamente diversi fra
loro. Il moscato è tutta natura,
si incide poco con la vinifi ca-
zione e ogni controllo è rela-
tivo”. Ma nel Moscato questa
cantina ci crede molto, inco-
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 75
Gabriele e Andrea PandolfoTitolari della Cantina Sant'Andrea di Terracina
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 576
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iale
Lazio
raggiata anche dai riconosci-
menti, che arrivano dal Vinitaly
come dalla Francia. Lo stesso
Andrea Pandolfo ha messo
in piedi la cooperativa dei 60
soci che lo producono su 45
ettari registrati e continua ad
investire per impiantare nuovi
vigneti. “Siamo l’unica realtà
che ha una buona produzio-
ne di questa tipologia, circa
il 95% del totale, e di fatto ne
stiamo scrivendo la storia,”
ci dice Andrea riconoscendo
il vantaggio competitivo, ma
anche la diffi coltà di non poter
aver un confronto con gli altri
produttori. In effetti Oppidum,
il Moscato nella versione sec-
ca, vino di punta dell’azienda,
è un vino dal profi lo organo-
lettico molto particolare, con
i profumi intensi e fruttati tipi-
ci del vitigno di provenienza,
racchiusi in una versione da
pasto grazie all’equilibrio con-
ferito da un gusto asciutto e
una sorprendente spina acida.
Grande esuberanza aroma-
tica quindi, con una notevole
lunghezza olfattiva che ben
si accosta ai fritti di pesce e
a piatti elaborati. Un’alchimia
particolare, apprezzabile solo
dai consumatori evoluti, che
cercano qualcosa di insoli-
to. “Il Moscato non va tanto
all’estero, solo in Germania
e Danimarca, dove c’è una
buona cultura del vino, gli al-
tri Paesi non lo capiscono”. Il
mercato è prevalentemente
regionale con bandierine mes-
se a Firenze e Milano.
Oppidum fa parte della linea
Acquarelli, la più pregiata,
affi ancata dalla linea Botte e
poi dalla tanta vendita di vino
sfuso che elettrizza le estati
dei villeggianti tra Sabaudia
e il Circeo. In totale la canti-
na lavora una produzione di
50% IGT prodotto e imbotti-
gliato solo per l’estero e 50%
DOC con una suddivisione
quest’ultima di 20% nella li-
nea top, Acquarelli, 30% nelle
linee medie e il resto sfuso. E
mentre la storia scorre sui no-
stri taccuini il palato sorseggia
Oppidum Spumante, un equi-
librio insolito tra una olfattiva
tipica del Moscato e un gusto
di bollicine secche. Una spe-
rimentazione che, dopo qual-
che anno, è pronta per esse-
re lanciata sul mercato con
convinzione. Noi diciamo: un
eccellente aperitivo per una
piacevole chiacchierata.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 77
Lo chef che racconta l’evoluzione della specie
di Paola Cambria e Patrizia Vasta
Quello che si è perso, dice Colonna, è la tradizione dell’oste romano,
quella che negli anni ’50 ha reso famosi i ristoranti di Roma.
Incontrare lo chef Colonna è sempre un’esperienza a metà tra creatività e inge-
gno, sapienza e studio, quo-tidianità e ricerca. L’Antonello Colonna di oggi però è ben diverso da quello che si incon-trava anni fa nella sua Labico, a 38mila passi da Roma, come lui ama dire. Forse quell’an-dare a New York, a fare delle sfi de, a “prendere gli schiaffi ”, come dice lui, per poi ritorna-re e ricominciare da zero, non serve più. La sensazione è di avere davanti un saggio della
ristorazione, un uomo che ha compiuto il suo percorso e che oggi ha molto da dare, soprat-tutto a chi sta cominciando adesso. Il suo colloquiare con gli interlocutori si è affi nato ed è diventato pensiero fi losofi -co. Un pensiero a volte pun-gente, ma non più sprezzante come un tempo, didattico sì, ma poco tollerante su quanto accade oggi nella ristorazione romana. Quello che si è perso, dice Colonna, è la tradizione dell’oste romano, quella che negli anni ’50 ha reso famosi i
ristoranti di Roma. L’oste, con-tinua Colonna, sapeva come farsi dare la mancia, si cocco-lava il cliente con attenzione, simpatia magari un po’ rude ma lusinghiera. “L’accoglienza è una scienza”, ci dice. Ma alla fi ne degli anni ‘80 le famiglie dei grandi ristoratori hanno passato la mano e il loro posto è stato preso da fi nanzieri, av-vocati e benestanti che il me-stiere non lo sapevano fare e lo hanno quindi spersonalizzato.Contestualmente hanno fat-to capolino nella ristorazione la nuova generazione di chef, quella sospinta dal vento della Nouvelle Cuisine. Colonna si dice cresciuto a metà tra i due fenomeni, a metà tra tradizione gastronomica e nuova cucina. E quando gli chiediamo quale sia il segreto del suo succes-so ci risponde che lo deve al vino e alla sua fortunata “prima carta dei vini”, ben 120 etichet-te nel 1985, che suscitò il tam tam tra i più rinomati produttori, oggi tutti suoi grandi estimatori. E poi c’era l’oggettistica di in-solita qualità tra posate, piatti e Open Colonna di Roma
bicchieri che, ricorda Colonna, fu probabilmente uno dei moti-vi per i quali il Gambero Rosso, allora inserto settimanale del quotidiano il Manifesto, pur ri-conoscendogli tante qualità, lo etichettò come ‘’troppo caro’’. Ma Labico è ormai entrata nella storia. Antonello Colonna è un personaggio eccentrico e di ta-lento e nel giro di 25 anni mette su un impero enogastronomi-co che oggi prende il nome di Open Colonna a Roma, nel Palazzo dell’Esposizioni. Una formula “Alta Moda e Outlet in-sieme” afferma Colonna, nella quale convive una tradizionale ristorazione di alta classe ac-canto a un’offerta di qualità, ma accessibile a tutti. “L’outlet vuole aprire a tutti - spiega ancora - in termini economi-ci si chiama verticalizzazione.
Utilizzare un marchio e offrirlo a prezzi possibili per tutte le ta-sche”. Perché, avverte con un paradosso, “il futuro è gratis. Più riesci a non far pagare, più guadagni e diventi ricco”. In ef-fetti, con 15 euro si può man-giare a buffet una selezione di piatti ricercati in uno spazio curato, raffi nato e di tendenza. “Open Colonna - afferma lo Chef - è un parco coperto dove la gente può passare il tempo e bere un bicchiere speciale se vuole, accompagnato da due rigatoni o qualche altre squi-sitezza che è già sul fuoco in cucina”. Dietro i fornelli c’è ora una squadra di chef che con il maestro collaborano ed ela-borano pensieri e nuove ricet-te. E proprio tornando al vino Colonna rileva che si è fatto molto negli ultimi anni, metten-do in piedi una grande opera-
zione mediatica che ha difeso
la nostra enologia di fronte alla
concorrenza. Oggi il vino è un
fenomeno commerciale, si fa
un gran parlare di degustazioni
e corsi e, nonostante questo,
è ancora pochissima la gente
che conosce il vino e lo sceglie
veramente. A Roma, ci dice, i
grandi consumi di vini blasona-
ti li fanno i turisti e gli stranieri, i
russi sono i grandi consumato-
ri di bottiglie d’annata, ma que-
sto non vuol dire che i vini li ca-
piscano veramente. Purtroppo,
quindi, non c’è da parlarne in
toni entusiastici. C’è ancora
tanto da fare. Soprattutto per
ciò che riguarda i vini del Lazio,
sui quali, avverte “occorre ca-
pire quale vuole essere il punto
di arrivo, senza sapere questo
ogni cosa diventa inutile”.
78
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Lazio
Involtino di peperone
Diplomatico crema e cioccolato e caramello al sale
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Open Up - zona divani
Terrazza open up
Lombi di coniglioin crosta di guancialee fagioli cannellini di Antonello Colonna
Ingredienti per 4 persone
• 4 Lombi di coniglio
• Pane in cassetta
3 fette solo mollica
• Guanciale affettato fi nissimo - 150gr
• Maggiorana - qb
• Fagioli cannellini - 450gr
• Aglio - 1 spicchio
• Pomodori pelati - 200gr
• Cipolla - qb
• Sedani - 1 costa
• Olio extravergine di oliva
• Carota - 1
• Sale - qb
• Latte - 1 bicchiere
• Pepe - qb
PreparazionePrendere i quattro lombi di coniglio; sminuzzare le parti di carne in eccesso e preparare una crema con della mollica di pane precedentemente ammorbidita nel latte, della maggiorana, aglio, sale e pepe. Passare al se-taccio il composto di carni e aromi e spalmarlo su un foglio di pellicola trasparente, adagiandovi sopra i lombi di coniglio e arrotolandoli su se stessi. Nel frattempo procedere alla preparazione dei fagioli versandoli in una pentola capiente contenente abbondante acqua, olio extravergine d’oliva, i pomodori, la carota, il sedano, la cipolla tagliata grossolanamente e il sale. Cuocere i lombi a vapore per circa tre minuti; una volta raffreddati, eliminare la pellicola, avvolgerli con le fette di guanciale e ricavarne dei piccoli cilindri che si faranno rosolare in una padella con dell’olio extravergine d’oliva. Appena ultimata la cottura dei fagioli, procedere con la composi-zione della ricetta, disponendo su ogni piatto da portata i fagioli cannellini su cui andranno i lombi di coniglio.
Le Tappe di ColonnaNel 1985 Antonello Colonna prende le redini dell’attività
di famiglia a Labico, a sud di Roma. Cambia il nome del
ristorante dei suoi genitori, dandogli il suo “Antonello
Colonna” e la linea gastronomica, che pur continuan-
do sempre a far riferimento alla più antica tradizione
gastronomica romano-laziale, contiene in sé caratteri
fortemente rivoluzionari e di rara eleganza. Sviluppa ve-
locemente un rapporto privilegiato con la Grande Mela
dove già due anni dopo apre un ristorante e dove, per
la ristorazione, cura lo start up di molti grandi alberghi.
Mentre in Italia, impossibile citare tutte le altre attività.
Fra le tante, si occupa delle ristorazione gourmet del
primo treno veloce Roma-Milano nel 1999 e dopo poco
fi rma anche i menù della classe Magnifi ca di Alitalia.
Cerimoniere della sontuosa Cena di Gala dell’inaugu-
razione della nuova Stazione Termini di Roma, è stato
anche Chef uffi ciale di Palazzo Chigi. Ha ideato l’Eno-
teca Regionale del Lazio Palatium a via Frattina e nel
2008 ha inaugurato l’Open Colonna, molto amato dai
grandi appassionati dell’alta gastronomia ma anche dai
lavoratori della capitale che gravitano in centro storico.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 79
Antonello Colonna all'Open Colonna di Roma
Porchetta di Ariccia, la regina delle sagre
Sagre di paese, feste in casa, bettolini e fraschetteed oggi già affettata nelle macellerie e nei supermercati:
la porchetta di Ariccia, da poco divenuta IGP,è tutto questo, è l’ingrediente di sostanza e allegria
delle tavole imbandite.
È la sana merenda nelle ti-
piche fette di pane case-
reccio oppure nei panini
superimbottiti di questa carne di
maiale cotta al forno.
Sarà perchè ha accompagnato
l’infanzia di molti romani, che la
mangiavano nella tradizionale
ciriola accompagnandola con
del buon vino fresco bianco dei
Castelli oppure della piccola birra
chiara a marchio tipicamente ro-
mano, ma la porchetta di Ariccia
è il cibo simbolo della lazialità.
In varie forme, diverse cotture
e tipici condimenti la porchetta
la si ritrova un po’ in tutta la re-
gione, ma solo quella di Ariccia
è oggi riconosciuta come il pro-
dotto di punta della salumeria
laziale. Ottenuta da un tronchet-
to di suino oscillante tra i 27 e i
45 chilogrammi di peso, sempre
più comunemente la si ritrova
oggi anche nel formato più con-
tenuto tra 7 e 13 chilogrammi.
Caratteristica del prodotto, oltre
al particolare taglio tra la terza
e l’ultima vertebra lombare, è la
cottura della cotenna/crosta in
una consistenza croccante, dal
colore marrone scuro e molto
saporita, che può rimanere inal-
terata nella consistenza anche
dopo giorni dalla cottura. Nel
sottopancia la porchetta si pre-
senta invece con la crosta più
morbida. La sapidità del prodot-
to è il frutto del buon condimen-
to e della marinatura che questa
carne deve avere prima di essere
messa nei grossi forni di cottu-
ra. Rosmarino, pepe, aglio sono
così sapientemente miscelati da
mani esperte secondo un co-
pione scritto nel disciplinare che
si tramanda ormai da tanti anni.
Ancora oggi c’è mistero sulla
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 580
spec
iale
Lazio
La Porchetta di Ariccia
vera origine della porchetta, il
luogo di elaborazione della ricet-
ta della porchetta rimane, infatti,
a tutt’oggi incerto. Gli abitanti di
Ariccia rivendicano la paternità
della ricetta originaria e dagli anni
‘50 hanno dato vita alle famose
sagre della porchetta nella citta-
dina laziale a pochi chilometri da
Roma. In Umbria sostengono che
la porchetta sia nata lì, patria dei
norcini, i più bravi macellai di sui-
no, che sin da epoca romana ne
ebbero riconoscimento. Nell’Alto
Lazio l’origine della porchetta si
fa risalire all’epoca degli Etruschi,
mentre tracce antichissime della
porchetta si ritrovano a Campli,
in provincia di Teramo (Abruzzo),
dove gli Statuti comunali del
1575, rinnovati per opera di
Margherita d’Austria, conteneva-
no numerose indicazioni sull’uso,
la vendita e la cottura della por-
chetta. Analoghe rivendicazioni di
primogenitura si riscontrano in lo-
calità delle Marche. La porchetta
è diffusa anche in Romagna e nel
Ferrarese. Infi ne nel Novecento
la porchetta ha avuto successo
anche in Veneto. La Porchetta
di Ariccia ha ricevuto il marchio
IGP e malgrado si possa pensa-
re il contrario, non è un alimen-
to grasso, poiché, nella fase di
cottura, proprio i grassi vengono
sciolti dal calore e raccolti in spe-
ciali vaschette. Va servita fredda
e, nonostante sia priva di additivi
e conservanti, rimane saporita e
fragrante almeno per due setti-
mane se mantenuta nel modo
giusto. Oggi il termine porchetta-
re ha preso piede nella prepara-
zione delle carni e così il metodo
di condimento e preparazione
della porchetta e’ diventato otti-
mo anche per altre carni (agnel-
lo, coniglio) o pesci (carpa). Una
nota infi ne di attualità riguarda il
dopo IGP. Ottenuto il prestigioso
marchio ci è stato raccontato dal-
le parti di Ariccia si sta cercando
anche se a fatica di mettere in-
sieme in un Consorzio, del quale
oggi non c’e’ traccia, un po’ tutti
i produttori dei Castelli Romani,
da quelli artigianali, ancora molti
nella zona, a quelli un po’ più in-
dustriali, in modo che oltre al di-
sciplinare siano visibili per il con-
sumatore origine e manifattura di
questo cibo.
speciale Lazio
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a cura della redazione di Quality ADV
Lazio: una viticoltura in chiaro scuro con una
grande potenzialitàdi Paola Cambria e Patrizia Vasta
Oggi il Lazio è alla ricerca di una nuova identità, un’identità che sappia riassorbire in sé quella del passato insieme a quella più moderna e attuale del vino di qualità,
quello che viene scelto fra tanti perché è individuabile, è un prodotto studiato e curato nei minimi particolari,
con un forte legame territoriale.
Una parabola discen-
dente quella del
Lazio vinicolo che,
dopo aver vissuto epoche fl o-
ride in cui il Frascati, bandie-
ra enologica regionale, aveva
notorietà e fans, sembra non
riuscire a trovare la strada
per uscire dal guado di una
produzione disomogenea e
poco organizzata. È chiaro
che una generalizzazione di
questo tipo non rende giusti-
zia ad una realtà complessa e
multi-sfaccettata come quella
laziale, ma senz’altro questo è
il sentiment che si respira oggi
nei vigneti del Lazio, dove i
produttori più audaci e illumi-
nati stanno cercando di met-
tere in atto le azioni correttive
necessarie ad invertire questo
trend di declino iniziato anni
fa, quando il sistema delle co-
operative e delle cantine so-
ciali ha cominciato a mostra-
re i suoi limiti sul fronte della
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 582
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iale
Lazio
qualità. Oggi il Lazio è alla
ricerca di una nuova identità,
potremmo dire un’identità che
sappia riassorbire in sé quel-
la del passato, del vino delle
tavole imbandite e delle oste-
rie, del vino che anima serate
festose e goliardiche, insieme
a quella più moderna e attuale
del vino di qualità, quello che
viene scelto fra tanti perchè
è individuabile, è un prodotto
studiato e curato nei minimi
particolari, con un forte le-
game territoriale. E, in effetti,
proprio il 2011 porta buone
nuove: il Lazio sale a quota
tre Docg e incassa una nuova
denominazione accattivante
per il mercato. L’ok defi nitivo
è stato espresso dal Comitato
Nazionale dei Vini per conce-
dere la Denominazione d’Ori-
gine Controllata e Garantita,
certifi cazione più ambita
sul versante qualità, al vino
Frascati Superiore e alla qualità
Cannellino e anche per il Roma
Doc, la nuova denominazione
che intende razionalizzare il si-
stema dei vini di qualità della
provincia romana. Qualche ri-
sultato comincia a vedersi an-
che sul fronte delle vendite. Gli
studi di Assoenologi sul 2010
confermano che dopo anni di
stagnazione della domanda,
le contrattazioni evidenziano
leggeri sintomi di ripresa, in
particolare per la DOC Castelli
Romani. Perdono terreno i
Frascati in versione ordinaria
e grossolana, mentre conqui-
stano posizioni, persino nei
dibattiti degli esperti, quelli più
ricercati, più defi niti.
E poi ci sono prodotti che,
con anni di dedizione e lavo-
ro, si stanno delineando come
leader, anche simbolici, per
tornare a battere il percorso
della qualità e dell’attenzione
al territorio, anche a costo di
ridurre drasticamente i nume-
ri. Il Cesanese del Piglio, prima
DOCG della regione, è sicura-
mente uno di questi.
Un vino di grandi doti organo-
lettiche, capace di esprimere
bottiglie importanti, oggetto
di curiosità e attenzione della
vinicoltura mondiale, in grado
di posizionarsi nella fascia dei
grandi rossi italiani rappresen-
ta sicuramente una leva su cui
far lievitare lo sforzo neces-
sario ad accrescere il livello
qualitativo della produzione
regionale.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 83
Vigneti del Cesanese di Olevano
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 584
spec
iale
Lazio
Non parliamo appunto di pro-
duzioni da capogiro, ma par-
liamo soprattutto di un’imma-
gine di razza che può essere
positivamente contagiosa,
che può distribuire nuove spe-
ranze, e un po’ di ottimismo,
ad una regione approdata
al nuovo millennio scarica e
sfi atata. Perché se i problemi
sono tanti e trasversali, se le
polemiche e le diatribe sono le
più diverse, di natura econo-
mica, politica, imprenditoria-
le, il vero “cruccio” del Lazio
è quello della qualità. Qualità
dei produttori, dei vigneti, dei
vini prodotti, della distribuzio-
ne e degli sforzi organizzativi
messi in campo. E il problema
ha il suo carattere di urgenza,
come segnala Assoenologi
quando stima che, a livello
nazionale, nel 2015 il livello
di consumo interno del vino,
in decremento costante negli
ultimi anni, scenderà sotto la
soglia dei 40 litri pro-capite,
con un calo netto del 70%
rispetto agli anni ’70. Quindi,
al di là delle considerazioni fi -
losofi che, guardando al futuro
prossimo non è evidentemen-
te nella quantità, la prospettiva
del vino. Ad oggi, l’accoppiata
qualità a buon prezzo sembra
la direttrice vincente e su cui
puntare. Poi ci sono, invece,
le notizie incoraggianti pro-
venienti dall’export, che ha
segnato risultati soddisfacenti
nel 2010 e che potrebbe conti-
nuare a crescere, grazie anche
all’interesse al settore manife-
stato dalle nuove economie
come Russia e Cina. Ma per
essere nel mercato globale e
cavalcare l’onda della cresci-
ta è necessario liberarsi delle
zavorre di approssimazione
e disorganizzazione che, pa-
radossalmente, non consen-
tono al Lazio, nonostante la
lunga e indiscussa tradizione
enologica, di correre insieme
alle grandi della vitivinicoltu-
ra italiana. La domanda è: il
Lazio raccoglierà la sfi da?
Le qualità del Lazio
Se si dice Lazio, a torto o a ra-
gione, si pensa Frascati. Il vino
che è passato alla storia per
essere stato uno dei primi vini
italiani ad entrare nella carta
dei vini dei reali di Inghilterra
è la bandiera di una produ-
zione regionale che per il 70%
si concentra sui vini bianchi.
Ma in realtà l’enografi a laziale
è tutt’altro che monolitica. Il
paesaggio laziale è molto va-
riegato e questo certamente
ha contribuito a consolidare
nel tempo una frammentazio-
ne abbastanza spinta di zone
di produzione e di attività, poi
sfociata anche in una prolife-
razione di DOC, che spesso
non trova ragione di esistere
nella natura dei prodotti, non
così dissimili tra loro. La nasci-
ta della DOC Roma dovrebbe
proprio rispondere, per ciò che
riguarda la provincia di Roma,
a quest’esigenza di fare un
po’ di ordine. Certamente una
delle zone più famose per tra-
dizione vitivinicola è quella dei
Castelli Romani, che ha otte-
nuto la DOC una quindicina di
anni fa, e che ricomprende al
suo interno altre DOC più ri-
strette come la DOC Frascati,
la più famosa, la DOC Marino,
la DOC Velletri e via dicendo.
Un’area galvanizzata dall’arri-
vo del riconoscimento DOCG
per il Frascati Superiore e per
il Frascati Cannellino, tipolo-
gia dolce ottenuta con ven-
demmia tardiva. Al di là delle
singole denominazioni c’è da
dire che questa zona di cin-
tura, a sud est di Roma, che,
oltre ai comuni già citati spazia
su molti altri come ad esempio
Genzano, Albano, Zagarolo,
continua ad essere una re-
altà promettente e commer-
cialmente molto valida, visto
la vicinanza con la capitale.
Qui i vitigni più diffusi sono il
Trebbiano e la Malvasia, in
diverse tipologie, insieme al
Bombino bianco, il Bellone,
il Cacchione. La Malvasia del
Lazio, anche detta Puntinata,
è fra le 13 tipologie presenti in
Italia una di quelle che dà i mi-
gliori vini bianchi secchi. Viene
infatti considerata l’uva autoc-
tona a bacca bianca di qualità
e diversi produttori hanno co-
minciato a lavorarla in purezza.
Dà vini leggermente aromatici,
dai profumi delicati e piacevoli
e, tra l’altro, viene facilmente
attaccata dalla muffa nobile e
quindi può dar vita anche ad
ottimi vini da dessert. Altra
zona molto interessante per
la qualità che esprime è quella
dell’Agro Pontino, terra strap-
pata alla palude con le bonifi -
che cominciate nel ventennio
fascista e caratterizzata da
terreni prevalentemente sab-
biosi. Qui si lavora alacremen-
te per raggiungere standard
alti di produzione e, infatti, la
DOC Circeo, che si esten-
de da Anzio e Nettuno fi no a
Sabaudia, e la DOC Moscato
di Terracina sono sempre più
spesso chiamate a rappresen-
tare la qualità del Lazio, accu-
mulando premi e riconosci-
menti. La DOC Aprilia, invece
è diventata famosa per le sue
produzioni, quantitativamente
signifi cative, di vini prodotti dai
vitigni internazionali. In provin-
cia di Latina c’è anche la DOC
Cori dove i terreni, più collinari
e argillosi, potrebbero nel tem-
po consolidare buoni risultati
sui vini rossi. Nell’entroterra
del Frosinate, invece, questi
risultati sono già una realtà al-
meno per quel che concerne
i vini rossi di pregio. Parliamo
soprattutto dei frutti dei vitigni
Cesanese di Affi le e Cesanese
del Piglio, vini di grande struttu-
ra e longevità e dalle eccellenti
caratteristiche organolettiche.
Nella zona oggi sono presenti
le DOC Cesanese di Olevano
Romano, Cesanese di Affi le
(con una produzione ormai ri-
dotta al lumicino) e Cesanese
del Piglio, che si è fregiata del-
la DOCG nel 2008. Sempre
a quest’area fa riferimento la
DOC Atina, ai confi ni con la
Campania, dove il Merlot e il
Cabernet Sauvignon danno ri-
sultati di rilievo sin dal 1800. A
nord di Roma, invece, le aree
viticole che si adagiano intorno
a Viterbo sono principalmente
tre. La prima, la fascia costie-
ra che si estende dal confi ne
della Toscana passando per
Tarquinia fi no a Cerveteri, ca-
ratterizzata da un terroir ricco,
molto simile a quello marem-
mano, in cui prendono forma
Cabernet e Merlot di grande
interesse ed appeal, oltre ai
più classici Montepulciano e
Sangiovese. Poi c’è la zona
che circonda il lago di Bolsena
dove vengono prodotti vini
storici come l’Aleatico di
Gradoli, vino rosso liquoroso
e aromatico, e l’Est!Est!Est!
di Montefi ascone. Infi ne c’è
la porzione dell’orvietano che
ricade in terra laziale, DOC
interregionale Orvieto, che
vede nel Grechetto il vitigno
principe con cui si producono
ottimi vini in purezza. La DOC
Colli della Sabina, nel reatino
raccoglie invece aree di pro-
duzione che non hanno una
grande identità, questa zona
infatti è senza dubbio più vo-
cata alla produzione dell’olio
extra-vergine di oliva.
speciale Lazio
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 85
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
È stata la prima Doc regionale,
oggi è il vino siciliano preferito
da molti per la sua freschez-
za: l’Etna Doc
Nel girar la nostra Bell’Italia mol-
to spesso ci siamo imbattuti in vini i
cui terreni erano di origine vulcanica.
Prendiamo ad esempio il vino dei
campi Flegrei, i vini di Ischia, i vini dei
Castelli Romani, tante piccole realtà
con mille sfumature. La composizione
del terreno fa sicuramente la differen-
za perché i terreni vulcanici contengo
un’alta percentuale di minerali come lo
zolfo, il fosforo, il potassio che danno
sicuramente una mineralità importante
con profumi e sapori veramente unici.
Questi minerali hanno un’importante
funzione equilibratrice nel processo di
maturazione dell’uva con effetti benefi -
ci sul tenore alcolico, sull’intensità cro-
matica e sulla qualità fi nale del vino.
I vini vulcanici dell’Etna
La Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo, è una delle regioni italiane con il più elevato
patrimonio vitivinicolo con circa il 15%del totale nazionale, come quantità di produzione
si colloca subito dopo la Puglia e il Veneto.
“”
di Luca Iacopini e Massimo Bracci
86
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
In questa categoria di vini possiamo sicura-
mente considerare tra i più rappresentativi an-
che quelli che si coltivano alle pendici dell’Etna
in Sicilia.
La Sicilia è la più grande isola del Mediterraneo,
è una delle regioni italiane con il più elevato pa-
trimonio vitivinicolo con circa il 15% del totale
nazionale, come quantità di produzione si col-
loca subito dopo la Puglia e il Veneto. Il territo-
rio ha un andamento prevalentemente collinare
(62%) mentre in misura minore è composta da
pianure (14%) e da montagne (24%) che culmi-
nano con l’Etna (3.323 m) il più grande vulcano
attivo dell’Europa. Le condizioni naturali per la
produzione vinicola sono ottime: lunghe ore di
sole, un clima caldo, ventilato e scarse piogge.
Il territorio attorno al vulcano nei secoli è stato
trasformato dall’uomo in terreno coltivabile e la
viticoltura ne è una parte importante. Dapprima
si è resa coltivabile la parte più pianeggiante,
poi si è continuato salendo verso i pendii più
scoscesi fi no ad arrivare a coltivazioni viticole
intorno ai 1000 metri. Per sostenere i vigneti si
sono creati dei terrazzamenti con i tipici muri a
secco fatti di pietra lavica che tutt’ora possia-
mo trovare nelle parti più alte e che caratteriz-
zano tutto il territorio etneo. È una viticoltura
diversa dovuta a questa stretta interazione tra
natura del terreno, altitudine e esposizione che
ne danno una peculiarità molto interessante.
È noto che negli ultimi anni l’isola vive un mo-
mento magico per quanto riguarda la produ-
zione del vini di qualità. È l’era dei rossi e il
vitigno simbolo dell’isola il Nero d’Avola rap-
presenta per molti produttori un outsider che li
rappresenti con l’ampia struttura dei suoi vini,
coinvolgenti e accattivanti per armonia gusta-
tiva e olfattiva.
A questo, già da molto tempo, si affi ancano
diversi vitigni internazionali che trovano in que-
sti territori un habitat particolarmente favorevo-
le, in modo particolare coltivati sulla parte est
dell’isola. I vini dell’Etna si distinguono dagli
altri vini siciliani non solo per la particolarità
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 588
territoriale ma anche perché essi conservano
prevalentemente l’originaria piattaforma ampelo-
grafi ca costitutiva quasi esclusivamente da vitigni
autoctoni coltivati già da molti secoli e sancita dal
disciplinare della Doc avvenuta nel 1968, la prima
doc dell’isola e tra le prime d’Italia. Il disciplinare
è rimasto intatto dall’anno della sua redazione,
mantenendo inalterata la scelta dei vitigni, per
la produzione dell’Etna doc nelle sue tipologie
Rosso, Rosato, Bianco e Bianco superiore. Per
questa differenza rispetto agli altri vini potremmo
defi nire questo territorio come “un isola nell’isola”.
L’Etna Doc Bianco è un vino che si ottiene dalle
varietà Carricante minimo 60% e Catarratto bian-
co comune o lucido massimo 40%; il disciplinare
di produzione prevede la possibilità di utilizzare le
varietà Trebbiano, Minella bianca ed altre a bacca
bianca non aromatiche, nella misura massima del
15%. L’ Etna Doc Bianco Superiore è un vino che
si ottiene dalle stesse varietà dell’Etna bianco ma
solo con uve Carricante con un apporto percen-
tuale dell’80% e provenienti solo dal territorio del
comune di Milo. L’Etna rosso o rosato è un vino
che si ottiene dalle varietà Nerello Mascalese mi-
nimo 80% e Nerello Cappuccio massimo il 20%;
anche per questo vino, il disciplinare di produzio-
ne prevede l’utilizzo di altre varietà non aromati-
che, nella misura massima del 10%. La forma di
allevamento più diffusa nell’area della “Doc Etna”
è quella ad alberello, seguita dalla spalliera e in
piccolissima percentuale dal tendone. L’area ge-
ografi ca della doc ha una forma di mezza luna
situata sul versante est dell’Etna. I comuni in-
teressati nella Doc sono 20 tutti in provincia di
Catania. Quattro sono i vitigni più signifi cativi in
questa area: il Nerello Mascalese vitigno a bacca
nera storicamente prevalente sull’Etna, prende il
nome dal territorio di Mascali dove venne selezio-
nato un paio di secoli fa. Come gli altri vitigni et-
nei il Nerello Mascalese è a maturazione tardiva,
dunque viene vendemmiato intorno alla seconda
decade di ottobre. Produce vini dalle sfumature
diverse a seconda del versante, della quota in cui
è coltivato e del sistema di allevamento, gene-
ralmente accomunati da una grande struttura e
da un’eleganza di profumi destinata ad evolver-
si ulteriormente con l’invecchiamento. Il Nerello
Cappuccio, o Mantellato, è un altro vitigno a bac-
ca rossa diffuso sul vulcano. Il suo nome deriva
dal caratteristico portamento della pianta.
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Al vino regala una maggiore intensità cromatica
sopperendo così alla scarsa capacità colorante
del Nerello Mascalese. Carricante è un vitigno a
bacca bianca che si trova esclusivamente sull’Et-
na e il suo nome si riferisce alla grande produttivi-
tà della pianta, intendendosi infatti per carricante
“pianta carica di frutti”. È particolarmente diffuso
nel versante est del vulcano ed è la base dell’Et-
na bianco DOC. Minnella vitigno autoctono a
bacca bianca coltivato soltanto sulle pendici del
vulcano, lo si ritrova spesso associato in vigna al
Nerello e al Carricante. Il nome deriva dal siciliano
e vuol dire “piccolo seno” per la forma dei suoi
acini. È diffuso nel versante est e in particolare nel
territorio di Viagrande.
Il clima sull’Etna varia notevolmente in relazione
al versante e all’altitudine. Nella zona pedemon-
tana il clima è più fresco e più ventilato rispetto al
resto della Sicilia, le temperature minime in inver-
no possono approssimarsi allo zero, e in estate le
massime non sono mai troppo elevate. Notevole
è invece l’escursione termica tra il giorno e la
notte (anche di oltre dieci gradi) che si registra
durante l’invaiatura. Ciò favorisce la maturazione
delle uve che ne determina il colore ed il profilo
gustativo.
Il terreno della zona etnea si è formato dallo sgre-
tolamento di uno o più tipi di lava di diversa età
e da materiali eruttivi quali lapilli, ceneri e sabbie.
Lo stato di sgretolamento e la composizione dei
materiali eruttivi danno origine a suoli composti,
oppure formati da pomice di piccole dimensio-
ni, chiamata ripiddu. Il “ripiddu” ha una capaci-
tà drenante assai elevata ed è ricco di potassio,
che può giungere a quantità doppie rispetto al
normale.
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 590
Abbiamo avuto il piacere di degustare vari pro-
duttori di quest’area sia vini di prima fascia sia
alcune selezioni. In questa calda estate abbiamo
selezionato un Etna doc bianco dell’azienda agri-
cola Bennati: Bianco di Caselle 2009.
Il vino si presenta brillante, con un colore gial-
lo paglierino con sfumature verdognole. Al naso
è intenso, molto schietto e molto fi ne, con una
buona presenza di amplia gamma dei profumi. Al
primo impatto sentiamo subito il minerale, perce-
piamo lo zolfo di questa terra, come se sentissi-
mo le teste dei fi ammiferi appena accesi, appena
il vino si apre sentiamo la frutta matura, con una
predominanza degli agrumi.
In bocca ha un sapore secco con una piacevole
acidità, se pensiamo che le uve sono state rac-
colte a metà ottobre! Ricordiamo che queste vi-
gne sono a 950 ml slm. Percepiamo una ottima
mineralità e una gradevole persistenza aromatica
che confermano i sentori apprezzati nell’analisi
olfattiva. È un vino veramente armonico. L’Etna
doc è un vino versatile grazie alle sue caratteristi-
che, consigliamo di degustarlo alla temperatura
di 10-12°C in un bicchiere a tulipano. Si abbina
bene a tutta la cucina di pesce, dai frutti di mare
crudi alle zuppe, e a quella vegetariana. Questi
vini sono molto diversi dagli altri vini dell’isola qui
predomina la mineralità, la sapidità a differenza
della morbidezza alcolicità e pienezza dei vini si-
ciliani. Durante questo tour di degustazioni siamo
stati convinti anche noi dal successo di questa
doc.
I vini etnei sono rimasti per molto tempo fuori
dai circuiti commerciali Italiani ed Esteri anche
per l’entità della produzione abbastanza esigua.
Solo la caparbietà di alcuni produttori e il gusto
non più di potenza ma eleganza ha fatto entrare
questa produzione localistica in mercati più ampi
e importanti facendola conoscere e apprezzare
anche da riviste di settore. A maggiore sostegno
di questa doc per la prima volta il territorio et-
neo è stato sottoposto a un’indagine di zonazio-
ne viticola. L’obiettivo è di valorizzare un antico
patrimonio di vitigni e un territorio che presenta
caratteristiche straordinarie, fornendo ai viticoltori
un supporto nelle scelte colturali e commerciali.
Studiare e capire le relazioni che si instaurano tra
le viti e l’ambiente è fondamentale non solo per
sfruttare al meglio le potenzialità offerte dal ter-
ritorio, ma anche per programmare la viticoltura
futura.
Un’ulteriore attenzione a questo territorio è stata
fatta infi ne dall’equipe di Attilio Scienza dell’Uni-
versità di Milano che con i loro studi sono riusci-
ti a scoprire una particolarità di questo territorio
che lo rende veramente unico. In pratica hanno
scoperto che ogni versante del vulcano produce
esiti diversi sullo stesso vitigno. In alcuni versanti,
a parità di vitigno, abbiamo vini in cui vengono
maggiormente evidenziate le caratteristiche frut-
tate, una più accentuata acidità e sensazione
amarognola. In altri versanti lo stesso vitigno evi-
denzia invece i caratteri più fl oreali, erbacei e fre-
schi. In altri ancora un alcolicità più accentuata.
La combinazione di elementi del terreno, del mi-
croclima, dell’esposizione e altri fattori che più
comunemente identifi chiamo con il nome di ter-
roir gioca sull’Etna un’infl uenza veramente mar-
cata dimostrando come la natura, prima ancora
dell’uomo, sia l’artefi ce primaria nel bene e nel
male nella riuscita di un vino.
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Organo Uffi ciale della FISARFederazione Italiana Sommelier
Albergatori Ristoratori
Newsdal MONDO
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 592
Champagne è solo... Champagne.
Non esiste uno Champagne
migliore di un altro ma tutti
possiamo trovare lo Cham-
pagne adatto al nostro gusto e con
questo spirito di scoperta anche noi
sommelier della Fisar di Treviso ab-
biamo organizzato un viaggio didat-
tico nella regione di Champagne per
approfondire la conoscenza e le tec-
niche di produzione di questo mito
enologico.
È capitato a tutti nei momenti più belli
e significativi della nostra vita festeg-
giare con un calice di Champagne ma
di rado ci capita la possibilità di stap-
pare una bottiglia di Champagne di-
rettamente nel suo territorio e proprio
da qui parte il racconto del mio viaggio
nella regione francese della Champa-
gne-Ardenne, Epernay e Reims.
Il pullman si profila all’orizzonte verso
il lungo tragitto di notte, con a bordo
colleghi sommelier e amici; c’è chi
dorme, chi ripassa il francese, chi si
prepara per le degustazioni e chi ri-
legge il programma di viaggio ma tutti
con la stessa euforia ed entusiasmo:
arrivare.
È stato un piacere conoscere di per-
sona i diversi proprietari ed assaggiare
i loro vini direttamente dalle loro can-
tine, abbiamo visitato: Pierre Moncuit,
Simon Selosse, Vollereaux, Gaston
Chiquet, Eric Rodez, Barnut, Pascal
Doquet, Tarlant e per concludere in
bellezza non poteva mancare una del-
le più storiche aziende Champagne
G.H. Mumm.
Maison d’eccellenza con giovani pro-
duttori, generazioni di vignerons alle
spalle, anima contadina ma in un
mondo moderno e tecnologico, che
oramai impugnano le redini delle loro
maison con professionalità e passione,
con grande attenzione per l’ambiente
e che non cercano l’omologazione ma
anzi esaltano le proprie diversità.
Il tour francese inizia subito nel primo
pomeriggio di giovedì, giusto il tempo
di una doccia e un piatto veloce, da
Pierre Moncuit; veniamo accolti per-
sonalmente da Nicole Moncuit che dal
1977 ha assunto la direzione tecnica
della Maison. È una donna all’appa-
renza molto pacata e estremamente
appassionata di vinificazione quanto
della coltivazione della vigna. La pro-
prietà si estende su circa diciotto ettari
ed è nel cuore di Le Mesnil-sur-Orger
a mio avviso nella zona dai vini più lon-
gevi di tutta la Côte des Blancs.
Ci spostiamo di poco e al nostro se-
condo appuntamento ci riceve Philip-
pe della Maison Simon Selosse che
ci accompagna direttamente in sala
degustazione.
Con il bicchiere in mano ci raccon-
ta della sua esperienza lavorativa, ci
spiega che è molto fedele ai metodi
tradizionali e cerca costantemente
una qualità legata al terroir al fine di
rispettare gli aromi e i sapori naturali.
Parla dei suoi vini con grande incanto
e passando da una cuvée all’altra ci
spiega senza tanti segreti che in vigna
tratta solo con rame e zolfo, in canti-
na lascia che fermentazione alcolica e
malolattica si svolgano senza interve-
nire, effettua il degorgement a mano
Viaggio didattico nella regione di Champagne per approfondire la conoscenza e le tecniche di produzione di questo mito enologico.
Newsdal MONDO
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 93
e predilige gli Champagne poco do-
sati o i pas dosè perché afferma che
esaltano maggiormente la vinosità e
la mineralità al posto del frutto e della
dolcezza, proprio come piacciono a
lui.
Ci accingiamo verso l’albergo at-
traversando i meravigliosi al quanto
incantevoli vigneti, distese infinite di
foglie verdi, tutti caratterizzati da una
pulizia e da una cura per il territorio
che fanno davvero piacere agli occhi,
così si presenta la lunga Strada dello
Champagne.
Il giorno seguente il tour inizia di buon
ora con Vollereaux, una bella azienda a
conduzione familiare situata nelle col-
line di Epernay. Dopo un breve giro tra
le centinaia e centinaia di bottiglie ac-
catastate ed un’interessante ripasso
sulle tecniche della spumantizzazione
ci siamo fermati al centro del caveau
per la degustazione nell’insieme molto
simpatica e particolare. Sono rimasto
affascinato dalla Cuvée Tradition Brut
Millésime 2005: si presenta con un
colore giallo dorato brillante e le bol-
licine sono molto fini, al naso è ampio
e in bocca mostra una bella intensità
e persistenza, la nota minerale è ben
marcata mentre nel finale rimane un
ricordo fruttato molto piacevole.
Seconda tappa della giornata Gaston
Chiquet, singolare personaggio molto
serio nella sua professionalità e dalle
porte della cantina ci descrive breve-
mente la storia della piccola azienda
discendente però da una famiglia con
antiche tradizioni viticole. Le loro vigne
sono a Cramant un’area classificata
Newsdal MONDO
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 594
Grands Crus dove le uve Chardonnay
trovano tutta la loro dimensione.
I vini che ci vengono proposti in degu-
stazione ci hanno sedotto fin dal pri-
mo sorso, sono vini singolari, sinceri
e di grande finezza. Straordinario a dir
poco il “Brut Millésime 2002” ha clas-
se, gioca su intriganti complessità, ha
equilibrio tra maturità e freschezza. La
struttura rimarca un corpo sostenuto
e slanciato, ha un carattere saporito, il
finale è speziato e si evidenziano sfu-
mature di agrumi e di miele.
Incantati da questo straordinario vino
siamo riusciti dopo mille suppliche
ad acquistare una bottiglia a testa da
portare a casa per ricordo.
Calorosa l’accoglienza da Eric Rodez,
la cui visita è stata resa ancora più at-
traente grazie al talento del produtto-
re. Eric è un personaggio eccentrico
appassionato della natura oltre che di
vini. Sotto un sole estivo ci accompa-
gna a visitare i vigneti che si caratte-
rizzano per una pendenza molto evi-
dente, e da qui inizia il racconto con
grande poesia non solo di materia
vinicola freddamente tecnica ma ben-
sì di natura filosofica e ambientalista
conclude spiegandoci che la sua scel-
ta alla biodinamica è stata quasi na-
turale senza derive estreme ma come
esigenza della sua coscienza.
Abbiamo potuto constatare dal vivo
con quanta delicatezza e cura vengo-
no trattate le piante e i grappoli ap-
pena germogliati. Dopo le numerose
foto-ricordo siamo andati in cantina
a degustare l’eccellenza dei suoi vini
permettendoci, anche, di apparec-
chiare un tavolo per tagliare e man-
giare tutti insieme un pezzo di pane e
salame naturalmente trevigiano dop!
La visita si è conclusa con un lungo
applauso sia per l’incredibile semplici-
tà nella spiegazione sia per l’indiscuti-
bile competenza di Eric ma soprattut-
to per la sua grande bontà d’animo.
Al tramonto con una passeggiata
suggestiva tra le vigne si è conclusa
la nostra lunga giornata accompa-
gnati questa volta da un’interessante
“viaggio” dei sensi da Pascal e Laure
Doquet. Abbiamo seguito passo dopo
passo la spiegazione delle varie fasi di
lavorazione della vigna e successiva-
mente della produzione. Pascal è un
piccolo produttore che lavora in finez-
za e con zero ambizioni di grossezza.
Abbiamo chiuso in bellezza con una
cena a tema organizzata esclusiva-
mente per noi da Laure Pascal degu-
stando e brindando dall’inizio alla fine
con i loro grandissimi Champagne.
Mineralità impressionante, soavità
angelica, il Brut Blanc de Blancs è la
classica bottiglia da tenere nella pro-
pria cantina di casa.
Notizia inviata da Roberto Donadini
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Newsdal MONDO
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 596
Un mandato preciso: creare le premesse per un rappor-to istituzionale con l’Asses-
sore con delega all’Agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori, tracciare così le basi per una FISAR ambiziosa di dimostrare professiona-lità e competenze. L’imperativo è non chiudersi nella pro-pria realtà associativa ma dimostrare di avere un disegno prospettico che parli di Ristorazione, di Cultura del Vino e dell’accoglienza. Davide ha un importante trascorso in politica, parla con un linguaggio che sembra codificato ma che sortisce gli effetti sperati, l’attenzione dell’Asses-sore è presto catturata e ci lasciamo
con l’impegno di un nuovo incontro a Firenze per approfondire le possi-bili interazioni. Molte altre le occasioni di incontro e presto comprendiamo l’importanza di esserci con i nostri rappresentanti in un consesso così importante. I nostri sommelier, pronti da mesi per andare a presiedere alcuni stand Italiani, hanno portato a termine il loro lavoro con impegno e professionalità e vedere la nostra rivista ritagliarsi uno spazio nel gotha della stampa specia-lizzata, non solo ci ha riempito di or-goglio, ma di fatto ci ha confermato la necessità di dare sempre maggior rilievo nelle nostre attività alla cronaca, così che ogni esperienza possa diven-
tare testimonianza della nostra attività associativa.Il Vinexpo dunque come strumento per rendersi visibili e intellegibili agli occhi di appassionati e professionisti del mondo del vino.
La possibilità di visitare un MITOEsaurite dunque le pubbliche relazioni ci regaliamo un sogno, il più dolce… siamo attesi a Chateau d’Yquem per una degustazione del celebre Sauternes, ed è di questo che qui vi parleremo.Immaginate una giornata uggiosa, ma non piovosa così come te l’aspettere-sti a Sauternes ridente e piccolo pae-sino circondato dalle vigne e dal mito.Qui la Botrytis Cinerea, questo fungo microscopico, che permette la con-centrazione naturale degli zuccheri dell’uva, regala forse il vino più com-plesso e suadente del panorama vini-colo mondiale.
Tappa obbligatoria per un sommelier:
Bordeaux e Vinexpo1500 km, un paio d’ore di aereo o 10 ore di macchina, se preferite,
dalla costa Toscana a quella Atlantica; noi l’abbiamo fatta così sublimando ogni attimo di quello che avremmo visto e degustato.
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
Come tutti i miti la sua storia è abbastanza confusa e si perde nel tempo, di certo piacque all’allora Presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, che nel 1787 ne parla come uno dei Bianchi migliori di Francia.Altri ne fanno risalire alla vendemmia tardiva del 1859 l’origine della produzione del vino per come lo cono-sciamo ed apprezziamo oggi, di certo in quegli anni trovò ampio consenso alla Corte degli Zar che ne san-cirono di fatto il successo.Yquem si estende per una superficie vitata di 113 et-tari coltivati per il 20% a Sauvignon Blanc e per l’80% a Semillion, l’età media delle vigne tocca i 50 anni. Il terreno composto prevalentemente da argille, calcare e ciotoli che, oltre ad assicurare un adeguato drenag-gio del terreno, sono capaci di accumulare calore ne-cessario alla pianta per il suo sviluppo, elementi che unitamente alle particolari condizioni climatiche della zona, assicurano un risultato eccellente.I presupposti di queste condizioni climatiche sono certo l’umidità del mattino sotto forma di nebbia, che si forma anche grazie alla vicinanza del torrente Ciron, utile a sviluppare le muffe che qui diventano l’espressione più atipica di “nobiltà”. Il soleggiamento pomeridiano fa il resto, ovvero favorisce la disidrata-zione dell’acino tramite evaporazione. Quando le uve raggiungono i 20-21 gradi alcol potenziali la raccolta può avere inizio. Questa richiede un massiccio uso di manodopera qualificata, nell’ultima vendemmia ne sono occorsi 240 divisi in gruppi di 40, ognuno con un esperto supervisore a impartire le direttive. Spesso occorrono più passaggi in vigna, anche due mesi per una vendemmia completa, e qui ci mostrano fiera-mente le immagini della vendemmia chicco per chicco così da sottolineare la cura per la qualità e l’esclusivi-tà del prodotto. Sotto l’intelligente Direzione di Pierre Lurton, già Direttore Generale di Cheval Blanc, ci vuo-le massimo un’ ora perché l’uva passi dalla vigna alla cantina, e i metodi di trasporto naturalmente tengono conto dell’estrema fragilità delle uve. Le singole piante producono circa 200/300 grammi di uva , ciò si tra-duce in una resa per ettaro di 6/7 hl (giusto per avere un dato comparativo il nostro passito mediamente si fa con una resa di 25/30 hl). Il “pressurage” avviene in quattro momenti distinti e, diversamente per come avviene per altri vini bianchi, il grado zuccherino au-menta col tempo e la pressione. Dalla prima pigiatura si ricava il 75% dei succhi con 19 gradi zucchero po-tenziali, nella seconda, che pesa per il 15% in termi-ni di estrazione, si arriva a 21 gradi zucchero fino ad arrivare ai 25 gradi zucchero nell’ultima pigiatura. In azienda sono utilizzate delle presse verticali che arri-vano ad estrarre al massimo il contenuto di 3 barrique
Newsdal MONDO
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 598
al giorno, tutte naturalmente nuove e di Rovere Francese delle migliori foreste del centro-est della Francia. È qui che avviene la fermentazione ed ogni barrique fa parte di lotti distinti e contrassegnati che vengono analizzati giornal-mente, per un tempo che può variare dalle due alle sei settimane, e solo quando il “crepitio dei lieviti” si ferma, che la decisione di arrestare la fermentazione è presa. Il grado alcolico si attesta tra i 12,5 e i 14,5 gradi a se-conda delle annate con uno zucchero residuo pari a 125 grammi litro. Ogni lotto distinto per zona e uvaggio fa una prima fase di affinamento per 6/8 mesi in barrique e solo nella primavera successiva alla vendemmia si effettuerà un pre - assemblaggio così da armonizzare la tipologia e la ricchezza delle uve. Dopo tre anni di affinamento final-mente l’imbottigliamento e la tappatura con un sughero da 54 mm e la successiva commercializzazione solo delle annate migliori. Infatti il disciplinare può prevedere un de-classamento della denominazione, così come è avvenuto per scelta aziendale in 9 casi nel corso del 20° secolo nel 1910, 1915, 1930, 1951, 1952, 1964, 1972, 1974, 1992.Note di degustazione: Chateau D’Yquem 2008Dopo la peculiare visita della cantina guidata dalla brava Anna Perez, siamo arrivati nella sala degustazione, dove è stata aperta una bottiglia di Yquem 2008, vino che sarà in commercio a partire dal prossimo settembre.Una sorta di timore reverenziale regnava fra i presenti, ci siamo protratti a lungo a fare foto sublimando quanto ci si aspettava di trovare nel bicchiere, quasi ripercorrendo ide-almente letture e racconti intorno a questo vino che hanno reso la valutazione oggettiva ancor più delicata e difficile.Colore giallo paglierino molto carico con riflessi dorati che evocano i campi di grano, che hanno appena raggiunto la loro maturazione, una giornata soleggiata di primavera
quando il cielo è talmente terso che la luce arriva sulla terra e fa risplendere tutto quello che incontra, il vino era così brillante che dava queste sensazioni, oltre che a riscaldarti durante tutto l’esame visivo.Nella fase olfattiva avevamo ancora più aspettative, in un primo momento note di albicocca matura e mango che era talmente netto, che ti figuravi un vassoio sul tavolo di degustazione, note agrumate di arancia siciliana, vaniglia presente ma non sfacciata, note dolci che andavano dal miele alla caramella mou, poi è arrivato un sentore di pera, quella bella polpa bianca, e la pesca giovane, poi ancora frutta secca. Dalle note fruttate siamo passati a quelle flo-reali individuate nella mimosa e altri fiori gialli tipo ginestra, insomma un’apoteosi, un trionfo di complessità aromatica, profumi che non predominano ma interagiscono fra di loro in modo da dare spazio a tutti per esprimere al massimo le potenzialità di questo vino. Un vino di grande potenza olfattiva. Finalmente dopo l’estasi collettiva dei degustatori presenti, siamo passati alla fase gustativa. L’entrata in bocca è de-licata, non ci sono percezioni di dolcezza marcata come ci si potrebbe aspettare da questo vino ma appena il vino passa sopra la lingua e arriva nel finale abbiamo un’esplo-sione di sensazioni. C’è un’ armonia e un perfetto equilibrio fra acidità e corpo, le sensazioni tattili sono di estrema fre-schezza, sapidità incredibilmente presente, complessità e persistenza gustativa lunghissima. Nella retrolfattiva il man-go che ci aveva affascinato all’inizio ritorna, insieme ad una più lieve albicocca, come per riaffermare la sua posizione di descrittore aromatico principale.Lascia basita l’idea che per salvaguardare l’integrità di un vino così delicato e instabile si sia resa necessaria l’aggiun-ta di solforosa fino a 400mg/litro tanta è la pulizia al naso sin dall’apertura.Passano i minuti e il bicchiere inesorabilmente finisce tra l’euforia di un esperienza da ricordare e un rammarico di poterne bere in così modesta quantità, fortuna che le sen-sazioni ci accompagneranno a lungo. Uscendo più volte ci giriamo con rispetto verso le vigne quasi a voler rendere omaggio al Re dei vini dolci, e di-stintamente lo salutiamo con un arrivederci, così come si saluta l’amata, costretti come siamo ad un ritorno a casa.L’impegno è presto detto: torneremo, e quando lo faremo ti avremo amato in ogni posto.
Notizia inviata da Claudia Marinelli, Consigliere Nazionale Fisar e Davide Cecio, Sommelier Delegazione Fisar di Livorno
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 99
Il 24 luglio 2011 si sono festeggiati i 100 anni esatti dalla scoperta della città Inca di Machu Picchu in Perù, luogo magico nonché una delle nuove sette meraviglie del mondo.
Machu Picchu è un sito archeolo-gico che fu riscoperto dallo storico, esploratore e poi politico americano, Hiram Bingham, una figura poliedrica che per alcuni è stata persino la fonte di ispirazione a George Lucas, nella creazione del personaggio di Indiana Jones, poi magistralmente interpreta-to da Harrison Ford nei film diretti da Steven Spielberg. Hiram Bingham con la sua tenacia ebbe il merito di far conoscere al mon-do la spettacolarità del sito di Machu Picchu, la città perduta degli Inca, un luogo dalla scenografia impressio-nante grazie al profilo incombente di Huayna Picchu, una montagna dalla forma triangolare che domina le rovi-ne della città, caratterizzata da mura colossali. Un secolo dopo questa ri-scoperta, Machu Picchu è diventato uno dei luoghi turistici più importanti del pianeta, un sito che milioni di turisti vengono a visitare almeno una volta nella loro vita, chi in treno chi a piedi con il trekking, tutti comunque incan-tati dalla sua magica vista. Questo centenario sarà molto spe-ciale per il Perù: l’anniversario dei 100 anni di Machu Picchu potrà rafforzare l’orgoglio nazionale del popolo peru-viano, quello di avere antenati nobili, gli Inca, un popolo sorprendente che
riusciva a governare un territorio vasto e selvaggio con la forza delle proprie mani, e della sua ricchezza culturale. Sarà anche una grande opportunità per dare una ulteriore spinta econo-mica al paese, che sta crescendo a forte velocità, anche attraverso il tu-rismo. Quello che si sa al momento è che gli organizzatori, per celebrare l’anniversario dei 100 anni di Machu Picchu, stanno progettando di costru-ire qualcosa di veramente immenso, maestoso e indimenticabile. Sono previsti grandi eventi, soprattutto nel-la vicina metropoli inca di Cuzco, ap-
puntamenti che esprimeranno la gioia e l’orgoglio di un popolo dalla grande storia. In qualità di membro esclusivo del club delle Sette Nuove Meraviglie del Mondo (New 7 Wonders), Machu Picchu riceverà anche la visita di rap-presentanti dei paesi che ospitano le altre meraviglie mondiali. Gli even-ti verranno accompagnati anche da importanti spettacoli musicali: voci non confermate hanno già anticipato i probabili concerti di Paul McCartney e Sting, ma si celano altre sorprese!Le celebrazioni avrebbero comunque un altro fine, non meno importante: le
autorità peruviane sperano in questo modo di riuscire a fare maggiori pres-sioni all’Università americana di Yale, in modo che si ottenga la restituzio-ne dei pezzi archeologici di Machu Picchu, ancora in loro possesso dai tempi di Hiram Bingham. Il governo peruviano sta puntando su di una grande campagna di informazione volta a sensibilizzare gli stessi studenti di Yale, per ottenere il loro sostegno a questa causa legittima. Ora che an-che il Metropolitan Museum di New York ha raggiunto un accordo con l’Egitto per restituire 19 pezzi legati al faraone Tutankhamon sarebbe illogi-co che Yale rimanesse ostinata sulle sue posizioni!Ma nonostante questa situazione di stallo, siamo veramente sicuri che il 100° anniversario della riscoperta Machu Picchu sarà uno dei più gran-di eventi culturali del mondo moder-no, che porterà il Perù e la sua ere-dità megalitica alla ribalta della scena mondiale, facendo forse venire a molti il desiderio di andare a vedere uno delle più belle e meravigliose località dell’intero pianeta.
Notizia inviata da Gladys Torres Urday - Fonte: Travelstales.it
I 100 anni di Machu Picchu
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 100100
fin amiglia
La Delegazione di Siena Valdelsa consegna gli attestati
Nella splendida ed invidiabi-
le cornice della campagna
Toscana, lo scorso martedì
28 giugno, si è svolta la rituale cena
conclusiva di fine corso con la conse-
gna dei tanto attesi attestati.
Il tutto si è svolto al “Ristorante la
Ducareccia”, all’interno dell’Hotel il
Piccolo Castello, in uno degli ambien-
ti più eleganti e raffinati della zona, a
pochi passi dalla storica cinta muraria
di Monteriggioni (SI) e del suo affasci-
nante borgo.
Alla cena naturalmente hanno parte-
cipato i corsisti che hanno superato
brillantemente l’esame, e che si sono
trovati a far parte di una piccola-gran-
de famiglia che è la F.I.S.A.R.
La cena è stata inaugurata con un
aperitivo a bordo piscina e dall’ aper-
tura di un ottimo “Superiore Bellussi di
Valdobbiadene Docg” accompagnato
naturalmente da invitanti stuzzichini; Il
Delegato Sig. Franco Aiazzi, ha inau-
gurato l’aperitivo, complimentandosi
con i corsisti per gli ottimi risultati ot-
tenuti.
La serata è proseguita in allegria, sem-
pre al bordo della meravigliosa pisci-
na, arricchita da fontane e circondata
da lavanda e rosmarino con ottimo
cibo, all’insegna dei sapori tradizionali
toscani e perfettamente in linea con
gli abbinamenti enologici proposti dal-
la Delegazione che ha nel proprio dna
l’arte del buon bere.
A fine serata, dopo l’immancabile
brindisi, il Delegato, soddisfatto del-
la divertente ed amichevole cena, ha
consegnato i diplomi ai futuri aspi-
ranti sommelier, con la speranza che
ognuno di loro dia il meglio di se, nel
proseguimento di questo importante
percorso formativo.
A questa meravigliosa serata, oltre al
Responsabile della Delegazione Siena
Valdelsa, erano naturalmente presente
Giuseppe Troilo, Sommelier F.I.S.A.R.
e Direttore di corso, Marco Bartalini,
segretario di delegazione e Filippo
Franchini, il quale ha gentilmente pre-
stato servizio durante le serata.
Nell’attesa della presentazione del
nuovo corso di II livello, vogliamo dire
un immenso grazie ai nostri insegnanti
ed ai loro collaboratori, i quali hanno
saputo mantenere viva per tutto que-
sto periodo (sicuramente anche per il
futuro) la nostra curiosità degli occhi
e del naso davanti ad un buon calice.
Tra i sorrisi di soddisfazione dei corsi-
sti ripensando, oltre che al successo,
alla piacevole serata, resta immanca-
bile la voglia di portare avanti il desi-
derio di conoscenza di questo mondo
sempre in divenire, di colori, profumi
ed emozioni: il VINO.
Notizia inviata da Elena Burroni e
Elisa Porciatti della Delegazione
Fisar di Siena Valdelsa
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 101101
La Delegazione di Treviso con le Frecce Tricolori
Si è svolto sabato 11 e domeni-
ca 12 giugno l’eccezionale ap-
puntamento con “Air Extreme”
sul litorale di Jesolo.
I grandi nomi della acrobazia italiana
e internazionale per un grandissimo
spettacolo; il pubblico, circa un mi-
lione di persone tra turisti e appas-
sionati, hanno avuto modo di vedere
all’opera i veri protagonisti: la Pattuglia
Acrobatica italiana delle Frecce Tricolori
e il dispiegamento della Sperimentale
Italia con gli Eurofighter e i Tornado,
nonché i Thunderbirds pattuglia uffi-
ciale aeronautica militare degli Stati
Uniti d’America. Direttamente dalla
Francia il Breitling Jet Team in asset-
to da 7 velivoli Aero L-39 Albatros,
mentre dall’Inghilterra sono arrivati a
Jesolo ben due Wing Walker che han-
no danzato per il pubblico presente
in simultanea sulle ali di due velivoli
d’epoca: il biplano Stearman.
Uno show unico e indimenticabile da
lasciare con il naso all’insù e il fiato in
sospeso tutti i presenti a partire dal
Ministro della Difesa Ignazio La Russa
e le più alte cariche dell’Esercito
dall’Aereonautica alla Marina.
Una giornata magica dall’atmosfera
avvolgente conclusasi con la cena di
Galà nella prestigiosa cornice del Golf
Club di Jesolo.
Presenti all’opera, in questo caso, i
sommelier della Fisar di Treviso per il
delicato compito di organizzare per gli
illustri ospiti l’abbinamento dei vini al
ricco menù di pesce.
Roberto Donadini, Davide Piai,
Elio D’Agostini, Claudio Boscariol,
Germano Munaro e Sandra Piva
hanno saputo curare con scrupolosa
professionalità l’intero servizio ren-
dendo unica e incantevole la serata.
Come di rigore a fine serata non
poteva mancare la foto ricordo dei
Sommelier Fisar con i Piloti delle
Frecce Tricolori.
Notizia inviata da
Roberto Donadini della
Delegazione Fisar di Treviso
fin amiglia
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5102102
fin amigliaNuovi Sommelier nel golfo Dianese
A Catania la festa per i nuovi sommelier Fisar
Nella turistica a cornice di Diano Marina (IM) si è
svolta, a conclusione del percorso di formazione,
la cena di premiazione dei nuovi diplomati. Sono
stati meritatamente annessi per le Delegazioni di Imperia e
Savona ben ventinove nuovi sommelier. La sera del 7 luglio
2011 presso il nuovo Ristorante “Golosamente” sono stati
fregiati i nuovi “colleghi” ovvero: Agnese Corrado, Ardissone
Giovanni, Azzarello Alfredo, Basso Francesca, Bertolino
Daniele, Bertolino Monica, Bertora Luca, Brunengo Filippo,
Campioli Nicola, Caria Pier Paolo, Cavaglià Giada, Cavalli
Mauro, De Bernardi M. Angela, De Moro Franco, Ferrarese
Nicola, Mantello Valentina, Mazza Marcello, Mazza Renata
Maria, Merano Davide, Mingolla Elisa, Novaro Carmen,
Pollini Selene, Ragazzini Giovanni, Robutti Alessandra,
Rudasso Franca, Sapello Rodolfo, Taccone Enrico, Turtoro
Gisella e Tuveri Charlotte. Si ringrazia della gentile parteci-
pazione alla manifestazione l’Assessore all’Agricoltura della
Regione Liguria Sig. Giovanni Barbagallo e del Sig. Giuliano
Ferrari Presidente della Confraternita dell’Ormeasco.
Notizia inviata da Donatello Ribaldi
della Delegazione Fisar di Imperia e Savona
L’assoluto prestigio del-
la Carta dei vini; un menù
raffinato quanto il clima
della serata; il fascino tutto orientale
delle danze arabe. Sono solo alcuni
degli ingredienti della “Cena di Gala
dei Sommelier 2011”, il doppio evento
organizzato dalla Delegazione Fisar di
Catania per concludere degnamente
un anno intenso di appuntamenti, le-
zioni, degustazioni e per festeggiare,
contemporaneamente, la consegna
degli attestati e delle qualifiche di “pro-
fessionisti del vino” a chi ha completa-
to il percorso didattico e superato gli
esami finali. Lo scenario magico è sta-
to, ancora una volta, quello del “Club
del Venerdì”, allestito negli eleganti
locali del Katane Palace Hotel. E che
sarebbe stata una serata originale lo si
è capito subito quando, annunciati da
una luna frizzante, hanno fatto il loro
ingresso, accogliendo gli ospiti, i vini
piemontesi: un Rugre’ Brut La Scolca
e un Rosachiara La Scolca, che hanno
accompagnato tocchetti di formaggio
e mortadella.
In uniforme di gala, a coordinare la
serata, sono stati il presidente Vittorio
Cardaci Ama, il delegato provinciale,
Gaetano Prosperini, e il segretario pro-
vinciale, Carlo Guzzardi, con il tesoriere
Antonella Carbone e il consigliere Susy
La Rosa. Dopo gli aperitivi, consumati
nel giardino dell’Hotel, sempre accom-
pagnati dai raggi della luna, gli ospiti
prezzi validi fino al 30 Settembre 2011
®
hanno preso posto tra i tavoli del risto-
rante “Il Cuciniere”, dove hanno gusta-
to un menù di gran classe, realizzato
dallo chef Giulio Dedei con Carpaccio
di pesce affumicato come antipasto,
seguito da Vellutata di piselli e gamberi
e Risotto con seppia, pomodori, cap-
peri e basilico, cui seguiva uno squisito
Filetto di tonno con peperonata di fra-
gole. Il tutto “annaffiato” da Muscadet
Sèvre et Maine-Sur-Lie 2008 Comte
Leloup du Chateau de Chasseloir,
da un Gavi dei Gavi Etichetta Nera
Docg La Scolca e da Five Roses 67°
Anniversario 2010 Salento Igt Leone
de Castris. Tra una portata e l’altra,
intanto, si esibiva la maestra tunisina
Samia Zbidi, direttrice della “Scuola di
arti orientali Iaset”, con danze che han-
no fatto rivivere il fascino dei deserti e
l’opulenza, la bellezza, i profili amma-
lianti dei paesi arabi. Una vera festa,
che ha unito alla compostezza di smo-
king e cravatte l’abbraccio rilassato del
Nord Africa, mentre i riflettori accesi in
sala annunciavano la tanto attesa con-
segna degli attestati Fisar.
È stato così il presidente Vittorio
Cardaci Ama a chiamare, “in rigoroso
ordine alfabetico”, i “diplomati” fisariani,
mentre la squadra dei sommelier svol-
geva impeccabilmente il proprio com-
pito con Angelo Sapienza, Samuele
Luca e Valeria Di Bella, in divisa uffi-
ciale di Gala. A concludere la cena è
stato, infine, un Tortino di cioccolato
piccante alla menta su cui sono arriva-
ti i brindisi con Pineau des Charentes
Logis de la Mothe. Ed eccoli, allora, gli
appassionati del vino, gli scolari ormai
promossi e coloro che, con altrettanta
passione, hanno semplicemente deci-
so di concludere il percorso didattico.
Tutti con la consapevolezza che avere
preso parte a un corso di formazione
per Sommelier Fisar è una cosa unica,
davvero affascinante, forse anche inde-
scrivibile sia a parole che per immagini.
Bisogna viverla, per scoprire la bellezza
di quegli appuntamenti, di quello stare
insieme in piacevolissima compagnia,
tra una degustazione e l’altra, tra una
cena e una gita alle cantine.
A loro va il sincero e meraviglioso
“Prosit” e le congratulazioni di tutta la
Delegazione Fisar etnea!!!
Notizia inviata da Antonio Iacona della Delegazione Fisar di Catania
fin amiglia
prezzi validi fino al 30 Settembre 2011
®
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5104104
fin amiglia
La Delegazione di Treviso incontrai “Sapori di Spagna”
Nel mese di maggio 2011 la
Delegazione Fisar di Treviso
ha organizzato 2 magnifiche
serate dedicate alla Spagna ed alla
sua EnoGastronomia.
La sede della Dama Castellana di
Conegliano ha ospitato circa 120 per-
sone affascinate dalla poliedricità dei
prodotti in degustazione e dalle serate
guidate da: Francesco Dal Bello, ns
esperto amante della Spagna e dei suoi
prodotti, Davide Zanette Consigliere
di Delegazione e Karen Casagrande la
ns Sommelier dell’ Anno.
I partecipanti hanno potuto degustare
uno dopo l’altro gli eccellenti prodotti
enoici Spagnoli partendo da un Cava
Trepat rosè Agusì Torrellò Reserva
con 16 mesi di maturazione sui lieviti
di colore rosato invitante con sentori di
fragolina, frutta rossa, crosta di pane,
e note balsamiche; Valdeorras Vina
Godeval 2009 Bodega Godeval da
una delle cantine pioniere del Godello
un vino molto minerale (talmente salino
da essere stato definito “salmastro”);
Sherry Fino Jarana Bodega Lustau,
classico esempio di Fino, 100%
Palomino fino, colore piuttosto pallido
con note pungenti al naso dovute al
lievito flor; Bierzo Cuatro Pasos 2009
Bodega Martìn Còdax, 100% Mencia,
colore rosso violaceo/rubino intenso,
note di vaniglia (barrique) e prugna, ed
il profumo caratteristico dovuto al ter-
reno scistoso; Vina Ardanza Resarva
Especial 2001 Bodega La Rioja Alta:
80% Tempranillo, 20% Garnacha, 36
mesi di barrique di legno americano.
Profumi molto complessi da vaniglia,
liquirizia, spezie (noce moscata, can-
nella, pepe), prugna e violetta. Grande
vino figlio di una grandissima anna-
ta (infatti porta la menzione Especial
come la 1964 e 1973); Les Eres 2006
Celler Joan Simò 55% Carinena, 30%
Garnacha, 15% Cabernet Sauvignon
di colore rubino/viola caratteristico
dei vini del Priorato, impenetrabile.
Profumo minerale di grafite, polvere
di roccia, frutta rossa molto matura,
legno (18 mesi di barrique di rovere
francese). Da notare la resa infima,
stimabile tra i 10 e i 12 ettolitri/ettaro;
Moscatel MR 2008 Telmo Rodriguez (il
vinificatore itinerante nativo della Rioja
Telmo Rodriguez cerca di rilanciare la
zona di Malaga con un Moscato “na-
turalmente dulce” sulla scia di quan-
to fatto da Jorge Ordonez in società
con Alois Kracher) 100% Moscato di
Alessandria di colore giallo paglierino,
profumo minerale, aromatico, frutta
esotica, pesca, senza alcuna nota di
appassimento nè di surmaturazione.
Questi magnifici esempi di produzione
vinicola spagnola, di impegno e pas-
sione dei produttori sono stati brillan-
temente ed esaurientemente descritti
da Francesco Dal Bello con interventi
arguti da parte di Davide Zanette e
Karen Casagrande che hanno abil-
mente coinvolto i presenti.. infine il
La Delegazione di Novara consegna i suoi primi attestati
105Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 105
fin amiglia
tutto è stato ulteriormente accompa-
gnato da alcune prelibatezze gastro-
nomiche tipiche abilmente divise tra
gli insaccati, formaggi, paella e crema
catalana come dolce finale.
Per gli insaccati: Prosciutto DOP
Jamon de Huelva/Jabugo, il re dei
prosciutti; Morcòn insaporito con pi-
mentòn (paprika dolce); Salchichòn
(salame); Chistorra, salsiccia tipica dei
Paesi Baschi (si mangia fritta) ma che
si usa ormai in tutta la Spagna… la ca-
ratteristica principale di questi insac-
cati è il lontano retrogusto di ghiande
che si percepiva dovuto al fatto che il
maiale iberico bellota viene alimenta-
to esclusivamente con questo nobile
frutto delle querce ad alto valore nu-
tritivo.
Per i formaggi: Arzua Ulloa DOP di
latte vaccino semimolle della Galizia;
Roncal DOP pecorino stagionato a
pasta dura della Navarra; Valdeon IGP
un erborinato della zona dei Picos de
Europa, nella comunità autonoma del-
la Castilla y Leon, 80% latte di vacca e
20% pecora; Murcia al vino DOP della
comunità autonoma di Murcia a pasta
dura di latte di capra; Tetilla DOP dalla
forma a mammella, come dice il nome
stesso.
La serata è stata bellissima, i relatori
simpatici e preparati, i vini e i cibi era-
no buonissimi e nuovi al nostro pala-
to… infatti alcuni di noi sono rimasti
quasi interdetti nel degustare questi
prodotti… ma il nostro mondo enoico
è grande e vario ed il bello è proprio
conoscere e aprire la mente alle re-
altà nuove, ai sapori e gusti differenti
a quanto abitualmente provato… e la
serata è stata certamente una lezione
ben fatta ed esauriente su quanto una
nazione ad elevata produzione vini-
cola e così vicina a noi, possa fare in
fatto di qualità e varietà…
Bella la Spagna, belli i suoi sapori, un
applauso a chi ha fortemente voluto
che si potesse organizzare una serata
del genere… e a presto per nuove en-
tusiasmanti degustazioni…!!!
Notizia inviata da Michela Taffarel
della Delegazione Fisar di Treviso
Per una neo delegazione come quella di Novara il pri-
mo traguardo raggiunto rappresenta un grande sti-
molo per continuare. Con grande convivialità, che
peraltro ha regnato durante tutto il corso tra docenti e allievi,
è avvenuta la consegna degli attestati ai corsisti di 1° livello.
La manifestazione si è svolta sabato 23 luglio scorso, pres-
so la sala degli stucchi nel Castello di Galliate, messa a di-
sposizione dall’ amministrazione comunale che ringraziamo
per l’insostituibile sostegno. Da segnalate le illustre presenze
dell’Assessore al Commercio e alla Cultura, Dott. Francesco
Pasquali e del Consigliere di Giunta FISAR Luigi Terzago.
Notizia inviata da Donatello Rinaldi della Delegazione Fisar di Novara
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5106106
fin amiglia
Ad Acqui Terme diplomati 7 nuovi Sommelier FISAR
La FISAR (Federazione Italiana
Sommelier Albergatori
Ristoratori), delegazione di
Alessandria, ha consegnato nel mese
di luglio gli Attestati di Qualifica ed il
meritato Tastevin a 7 neo sommelier
di Acqui Terme, i loro nomi:
Fiore Gianfranco, Cutica Gabriella,
Lombardi Monica, Grassi Giulia,
Viggiano Valeria, Laura Porro, Gabriela
Bagnasco.
La consegna dei diplomi è avvenuta alla
presenza del delegato di Alessandria,
Lorenzo Diotti, e dal Direttore dei corsi
Brunello De Belath, della delegazione
di Varazze.
I corsisti hanno frequentato, nel corso
di due anni, tre livelli di apprendimento
con esame finale, nel primo sono sta-
te illustrate le basi della degustazione,
nel secondo l’enografia nazionale ed
internazionale e nel terzo l’abbina-
mento cibo vino: 10 serate presso
l’osteria Bo’Russ di Acqui Terme
dove l’amico sommelier Fisar Eugenio
Nani, ha preparato piatti della cucina
regionale, come “Stoccafisso all’ac-
quese”, “Branzino ai funghi porcini”, o
“Insalata di langa” (petto d’anatra con
robiola, aceto balsamico, nocciole ed
insalatina) accompagnati da vini pro-
venienti da tutta Italia.
Appuntamento veramente interessan-
te, quello dedicato ai formaggi, ben
introdotto da Vittorio Duberti noto affi-
natore e selezionatore di formaggi re-
gionali ed internazionali. Dopo questi
piacevoli incontri di degustazione che
hanno certamente stuzzicato oltre che
il palato anche l’interesse dei corsisti,
l’esame finale si è svolto con una pro-
va di servizio, o meglio presentazione
ed apertura della bottiglia, riconosci-
mento alla cieca di un vino bianco ed
uno rosso, ed una prova scritta ed
orale sulle tematiche affrontate nei
tre livelli di preparazione: dall’eno-
logia, all’enografia, all’abbinamento
cibo-vino. Alcuni dei neo sommelier
hanno espresso l’intenzione di voler
impiegare la loro qualifica nel mondo
della ristorazione o degli avvenimenti
enogastronomici, dando un seguito
professionale e lavorativo a quest’at-
testato.
Nel corso della serata, che si è svolta
presso la vineria Derthona a Tortona,
sono stati consegnati gli attestati di
secondo livello ai corsisti provenienti
da Novi Ligure che intraprenderanno
l’ultimo livello nel mese di ottobre i loro
nomi sono i seguenti: Bacchiocchi
Mauro, Bagnasco Roberta, Barattino
Ilaria, Bianchi Paolo, Brusco Sabrina,
Canobbio Andrea, Carrea Stefano,
Cartasegna Ilaria, Fava Maddalena,
Fossati Franca, Gennaro Donatella,
Ivaldi Ilaria, Mazzocca Giovanni,
Merlano Paolo, Mignolli Francesca,
Oddone Giovanna, Orsi Teresio,
Pallini Paolo, Pernecco Gabriele,
Piccione Simona, Repetto Simona,
Rettani Paolo, Roseo Chiara, Sericano
Alessandra, Spampinato Mario,
Verrengia Giovanni, Zigliara Raffaella.
Notizia inviata da
Castellucci Raffaella
della Delegazione Fisar di Alessandria
107Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 107
fin amiglia
La Delegazione di Livorno festeggia i suoi nuovi 27 sommelier
La «Festa del Sommelier Fisar»
della “Delegazione Storica” di
Livorno si è svolta al ristorante
«Precisamente a Calafuria» (bellissimo
il locale, un… tramonto da favola e ot-
tima cena): un locale particolarmente
caro ai sommelier non solo livornesi
perché è appartenuto all’ex Presidente
Nazionale Leonardo Nardi e alla sua
famiglia. È stato un incontro tra tutti i
sommelier ma che tra i meno giovani
ha ricordato l’impegno e la volontà di
Leonardo che negli 11 anni di respon-
sabile nazionale è riuscito a fare della
Fisar una federazione pronta alle sfi-
de del terzo millennio. Questa festa è
dedicata all’incontro con i sommelier
in servizio ma anche, tradizionalmen-
te, per festeggiare i nuovi sommelier
che hanno superato gli esami del ter-
zo corso «guadagnandosi» l’ambito
titolo. Infatti ben 27 hanno ottenuto il
«taste-wine» in un tifo da stadio, tra…
colleghi ed accompagnatori.
I «nuovi sommelier» sono: Simona
Amianto, Giuseppe Battaglia, Serena
Brogi, Daniela Camici, Evelina Canini,
Marina Cariello, Alice Carpentiere,
Elisa Cerboneschi, Alda Cozzuti,
Paolo Dendi, Laura Gallina, Francesco
Galluzzo, Valter Lemmi, Gianpaolo
Luzzi, Luigi Mastrogiacomo, Gioela
Nannipieri, Marco Orlandi, Francesco
Pastorello, Luca Pataleo, Maria Peria,
Serena Petini, Piero Picchi, Giampiero
Pilloni, Gabriella Pizzi, Valeria Salemo,
Paolo Serughetti e Jacopo Telloli.
Tra questi si sono particolarmen-
te distinti: Cariello, Cerboneschi,
Mastrogiacomo, Petini e, soprattutto,
Evelina Canini. Il prossimo corso di
primo livello per sommelier avrà inizio
martedì 20 settembre 2011.
Info: 338.5033684, 349.3998960
oppure www.fisar-livorno.it
Il delegato Mario Albano (con Silvia
Puccini, responsabile servizi, David
Amadei e Fabio Baroncini) ha pre-
sentato l’attività della Fisar livornese,
una delle più numerose d’Italia sia
come soci che sommelier in servizio
(ben 62 di cui 10 diplomati nel 2010).
I servizi effettuati lo scorso anno sono
stati 431 (259 nel 2009). La presen-
za dei sommelier Fisar è sempre più
richiesta in tutte le più importanti ma-
nifestazioni che vengono organizzate
in città e… non solo. Tra i servizi più
prestigiosi sono stati citati la Guida
dei Vini dell’Espresso, la Cena di
Gala del Comitato Grandi Cru d’Italia
durante il Vinitaly e la collaborazione
con il “Teatro Goldoni” per le serate
Jazz. La delegazione Fisar organizza
«MareDiVino»: quest’anno la seconda
edizione della grande rassegna dei
vini della costa e delle isole livornesi si
è svolta dal 14-16 maggio 2011 nella
Medicea “Fortezza Vecchia” con più di
40 aziende vinicole aderenti, 20 pro-
duttori ed operatori gastronomici loca-
li, circa 500 visitatori che hanno parte-
cipato alla degustazione al banco, alle
degustazioni guidate ed ai cooking
show. Nell’ambito di “MareDiVino” è
stato organizzato anche il concorso
«Rosso Buono Per Tutti», selezione
enologica a giuria popolare del miglior
rosso a meno di 18 Euro in Enoteca
(con 100 partecipanti).
Un lungo applauso ha salutato l’an-
nuncio che Nicola Masiello è il nuovo
Presidente Nazionale e che il “nostro”
Filippo Terrasini è stato eletto nella
Giunta Nazionale.
Notizia inviata da Gianfranco Grossi della Delegazione Fisar di Livorno
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5108108
fin amiglia
Le Delegazioni di Treviso, Venezia e San Donà con la Costa Favolosa
Domenica 3 luglio 2011 in una
giornata luminosa e solare
30 sommelier delle delega-
zioni Nord Est Venezia, Treviso e San
Donà si sono ritrovati per effettuare il
servizio al 14° Gala in onore de “Les
Etoiles de la Gastronomie Italienne”
i Migliori Chef Italiani premiati dalle
Stelle Michelin presso il Ristorante
Duca di Borgogna a bordo dell’ulti-
ma nave varata dalla Costa Crociere:
COSTA FAVOLOSA.
Salpata da Venezia per il breve itine-
rario inaugurale, Costa Favolosa si
è subito trasformata in un divertificio
globale per i 2.000 invitati internazio-
nali. Nei saloni, nel Teatro Hortensia,
sui ponti-piscina, si brindava a cham-
pagne e si ballava al suono di band
nazionali e cubane, mentre i ristoranti
servivano delizie mediterranee e sofi-
sticati piatti internazionali.
Al benvenuto presso la sala imbarco
ci hanno accolti Luigi Mastrocicco
Responsabile Servizi Nazionale Fisar
e Graziella Cescon neo eletta Vice
Presidente Fisar. L’imbarco effettuato
alle 16 si è svolto in maniera ordinata e
veloce e, nonostante fossimo tutti ar-
mati di cavatappi (riconosciuto come
arma presso i controlli negli aeroporti!)
siamo tutti passati senza problemi alla
dogana… Per fortuna…!
L’ingresso nella nave è stato emozio-
nante anche per chi di noi è più avezzo
a viaggi o frequentazioni a 5 stelle…
La nave, “FAVOLOSA” in tutti i sensi,
ci ha accolto con classe ed elegan-
za… subito ci siamo recati presso il ns
ristorante per prendere visione degli
spazi di servizio nella grande sala da
pranzo e i corridoi attigui con tavoli an-
nessi, dell’office dove i ns “cantinieri”
avrebbero trovato i vini da presentare
durante la serata, e per fare le dovute
prove di uscita con le 6 meravigliose
modelle che facevano da elegante
cornice presentando una collezione di
costumi da bagno.
Dopo esserci cambiati velocemente
nelle cabine a noi assegnate al ponte
8 ci siamo ritrovati per un ultimo brie-
fing con i ns Capi Servizio Roberto
Donadini ( Delegazione Treviso), Franco
Jurassich (Delegazione Venezia) e
Otella Costantin (Delegazione San
Donà) che ci hanno dato le disposi-
zioni dei ranghi e istruzioni su come
effettuare al meglio un servizio di così
alta importanza… ha avuto così inizio
la ns emozionante serata.
Gli ospiti si sono ritrovati presso il bar
Camelot per l’aperitivo iniziale offerto
con Magnum Champagne Steinbruck
Cuveé Brut s.a, hanno proseguito poi
verso il ponte piscina dove gli chef
stellati hanno fatto le foto di rito ed
infine si sono recati presso il ristoran-
te per prendere posto e dar via alla
cena…
Seppur impegnati e concentrati sul
109Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 109
fin amiglia
servizio di circa 800 commensali im-
portanti e sempre ben coscienti della
riservatezza e discrezione che sempre
ci distingue, siamo riusciti ad indivi-
duare tra le Autorità anche alcuni VIP:
Cristina Chiabotto ex Miss Italia con il
suo fidanzato il bellissimo attore Fabio
Fulco, i cuochi sempre presenti nella
trasmissione Rai la Prova del Cuoco,
la famiglia Alajmo del Ristorante le
Calandre di Padova e Renzo De Pra
del Dolada nell’Alpago.
Il personale di sala composto da ad-
detti provenienti dalle Philippine, India,
Colombia, Perù ed altri paesi, ha col-
laborato con professionale cortesia
e disponibilità pur essendo loro in
rapporto 1 a 4 (1 tavolo per came-
riere 4 tavoli per sommelier…) e tra-
sportando i pesanti vassoi carichi dei
prelibati piatti preparati dal Corporate
Executive Chef di Costa Crociere
Stefano Fontanesi; la mole di lavoro è
stata notevole per tutti noi con brevis-
simi intervalli tra la presentazione di un
vino ed il successivo.
Fiumi di champagne hanno deliziato i
commensali per tutto il pasto parten-
do con Champagne Steinbruck Cuveé
Brut Blanc de Blancs, Champagne
Vielle France Cuveé Millesimé 2004,
Champagne Bricout Cuveé les Etoiles
de la Gastronomie, Champagne Paul
Louis Martin Cuveé Grand Cru Brut
Blanc de Noirs s.a., e concludendo la
cena con un meraviglioso Moscato di
Siracusa Orseoli; dall’immensa sala da
pranzo gli invitati si sono trasferiti nell’
immenso bar del ponte 3 per finire in
bellezza con Porto Croft Distinction
Vintage Character, Grappa Segnana
Solera Selezione e Grappa Segnana
Chardonnay
Alla fine anche noi stanchi ma soddi-
sfatti abbiamo ricevuto i ringraziamen-
ti per l’eccellente servizio svolto con
la naturale professionalità che sempre
ci contradistingue, la precisione e la
cortesia; una veloce cena nella men-
sa degli equipaggi e poi a malincuore
siamo scesi dalla bellissima, fantastica
ed emozionante nave e sotto le sue
scintillanti luci e nell’eco delle musiche
che provenivano dalle feste in corso
sui ponti scoperti ci siamo allontanati
nella notte con la mente al ricordo di
una giornata lunga ma assolutamente
F A V O L O S A …!
Ringraziamo i colleghi che si sono resi
disponibili per la giornata:
Delegazione di Treviso: Cinzia
Sandre, Annalisa Busolin, Matteo
Brugnera, Massimo Da Rodda,
Claudio Boscariol, Walter Marchetti,
Davide Piai, Elio D’Agostini, Primo
Minello, Fernando Rivaben, Mauro
Pedron, Michela Taffarel, Roberto
Donadini
Delegazione di Venezia: Giorgio
Mantovan, Lorenzo De Rossi,
Giovanni Marazzi, Marco De Marchi,
Daniela Serena, Emiliana Roasada,
Lucio Chiaranda, Franco Jurassich
Delegazione di San Donà: Basso
Agustin, De Zuani Italo, Mazzon
Antonio, Moretto Flavio, Palatron
Cristina, Pin Gianluca, Vallese
Federico, Visantin Annalisa, Costantin
Otella
Notizia inviata da Michela Taffarel Delegazione Fisar di Treviso
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5110110
fin amiglia
A Trisobbio presentazione del primo corso FISAR
La Delegazione di Salerno in visita didattica
Si è svolta a Trisobbio, Martedì
19 luglio, presso la Vineria del
Cavaliere, la presentazione del
corso di primo livello Fisar per aspiranti
sommelier, alla presenza del delegato
di Alessandria Lorenzo Diotti, del
Direttore dei corsi Brunello De Belath
e alla presenza di rappresentanti del
Comune di Trisobbio.
Il corso, sponsorizzato dal Comune
e dalla Provincia, inizierà nel mese di
settembre 2011, e si articolerà in 12
appuntamenti serali (uno a settimana)
dalle ore 20.30 alle ore 23.00 a
Trisobbio. Verranno affrontate le basi
della degustazione, le funzioni del
sommelier, l’apertura della bottiglia e
del servizio del vino, per passare poi
all’enologia ed alla viticultura.
Al termine i corsisti affronteranno
un esame scritto rispondendo a 40
domande, ed una degustazione alla
cieca, per riconoscere il vino.
Ai corsisti, verrà poi rilasciato un
attestato di frequenza e chi vorrà potrà
continuare nel secondo livello, quando
si affronterà l’enografia nazionale
ed internazionale ed a seguire il
terzo livello con l’abbinamento cibo-
vino, al termine dei tre livelli,(che
si conseguiranno con vari intervalli
nell’arco di 18 mesi) un esame finale
consentirà la qualifica di sommelier
FISAR con la consegna del diploma.Notizia inviata daRaffaella Castellucci della Delegazione Fisar di Alessandria
A pochi passi da Salerno, im-
mersa nel verde dei Colli
Picentini,sorge un’antica casa
padronale dal colore rosa, dove vive
la signora Silvia Imparato, proprietaria
dell’azienda vinicola “Montevetrano”.
La titolare dell’azienda è una don-
na affabile, energica, ottimista, ma
soprattutto innamorata del vino che
produce con grande passione e se-
rietà da circa vent’anni, affiancata
dall’enologo Riccardo Cotarella e dal
vignaiolo e cantiniere Domenico La
Rocca. Essere ospite, anche per un
solo giorno, a Montevetrano è per la
FISAR di Salerno davvero un grande
onore. Poter passeggiare tra i vigneti
sparsi in diverse zone della enorme
proprietà di Montevetrano, visitare la
nuova cantina,pranzare e degustare
al fresco del grande portico della casa
di famiglia, ascoltare la proprietaria
quando parla della storia che si cela
dietro ogni bottiglia e della “filosofia”
di pensiero che è alla base di questo
vino, sono tutti momenti bellissimi ed
irripetibili. La signora racconta che il
“Montevetrano” è nato all’inizio come
un vino per gli amici e per un fortuito
caso della vita è diventato il vino più
conosciuto e apprezzato nel mondo.
Un blend di Cabernet-Sauvignon,
Merlot e Aglianico del Taurasi,che
conquista e avvolge tutti i sensi ogni
volta che lo si assaggia. È un vino
“bordolese” con cuore campano.
La Delegazione di Pisa qualifica 26 nuovi Sommelier
111Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 111
fin amiglia
Seppure ogni annata è diversa dalle precedenti, questo
vino riesce a mantenere inalterato il suo stile:colore rosso
rubino, profumo intenso di frutta a bacca rossa, con note
speziate di sotto fondo, tannini morbidi, ma a volte spigo-
losi e severi se l’annata è stata particolarmente siccitosa (si
confronti a tal proposito l’annata 2006 con quella del 2008).
L’azienda produce ogni anno circa 30.000 bottiglie e vende
in tutto il mondo,dall’America al Giappone. I grandi produt-
tori di vino vorrebbero acquistarne l’intera proprietà, ma la
signora Imparato resiste alle lusinghe del mercato e a i suoi
condizionamenti. L’idea che è alla base di questa cantina,
in fondo, è semplice: produrre un vino di qualità nel rispetto
del territorio, dell’equilibrio della natura e del lavoro umano.
Un esempio di produzione davvero di grande valore che ha
fatto e continua a fare scuola in Campania e nel mondo.
Notizia inviata da Alberto Giannattasio della Delegazione Fisar di Salerno
Una cerimonia importante la consegna dei diplomi
di Sommelier che la delegazione pisana ha
organizzato con una serata all’insegna della
frescura sui Monti Pisani. Ben 26 i Sommelier diplomati alla
fine di un iter di 3 corsi specifici. Un percorso impegnativo
che si articola con il 1° corso di 14 lezioni per conoscere le
tecniche di vinificazione, le varie cultivar ed una conoscenza
generalizzata sul mondo enoico. Il secondo corso
comprende 17 lezioni per l’apprendimento approfondito
dell’enologia nazionale ed internazionale. Il terzo ed ultimo
corso impartisce, nell’espletamento delle 14 lezioni,
l’apprendimento e conoscenza dei sapori e degli aromi dei
cibi e di conseguenza le tecniche per gli abbinamenti, al
fine di raggiungere un livello armonico il più alto possibile
nella degustazione del piatto e del vino. Quest’ultimo corso
è costellato di prove pratiche di laboratorio in ristorante al
fine di raggiungere l’apice di percezione attraverso la vista,
l’olfatto e le papille gustative delle qualità organolettiche
dei cibi e vini.
Un totale, quindi, di oltre 112 ore serrate ed impegnative
dedicate al pianeta vino e che hanno prodotto soddisfazione
e gioia per il raggiungimento finale dell’attestato. I diplomi
sono stati consegnati dal delegato Maria Cristina Messina,
dal Tesoriere Umberto Chericoni e dai consiglieri Luca
Barsanti e Tiziana Duè e dal Sommelier Roberto Menichetti
in un clima fastoso e goliardico. Il delegato è intervenuto per
ringraziare il corpo insegnante ed augurare ai già consacrati
Sommelier un futuro ricco di soddisfazioni enoiche. Ecco
i nomi dei diplomati: Monica Amianto,Sergio Baschirotto,
Chiara Bagnato, Alda Battini, Sandro Buchignani, Sara
Cassola, Monica Cucinotta, Marco Cuocci, Nicola Davini,
Angelo Forensi, Lucia Fregoli, Stefania Ghelardi, Liliana
Grassi, Massimiliano Guerrini, Claudio Loconsole, Fabrizio
Macchia, Enrichetta Mazzei, Mariangela Mazzillo, Giuseppe
Merla, Francesca Montanaro, Stefano Pagani, Matteo Poli,
Antonella Sannicandro, Valeria Siciliano, Amanuel Sikera e
Cinzia Trassinelli. Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5112112
fin amigliaSuccesso de “I Pisani più Schietti”
Bella la manifestazione “ I Pisani più Schietti” organizzata dalla Fisar di Pisa e Litorale, insieme
ad “Argini e Margini”, con il patrocinio del comune di Pisa, per la vigilia del Gioco del Ponte. Iniziativa fortemente voluta dall’assessore alle manifesta-zioni storiche Federico Eligi per ripren-dere l’antica tradizione che vedeva, nei vari quartieri, grandi tavolate dei combattenti riuniti in conviviali per la preparazione della “battaglia” del gior-no successivo. In origine il Gioco del ponte era strutturato diversamente e si svolgeva in un recinto nella piazza de-gli Anziani, attualmente Piazza dei Ca-valieri, con scudi e mazze, ma venne proibito per la particolare violenza dai fiorentini nel 1407. Nel corso dei secoli il Gioco subì modifiche e nuovi divieti e sospensioni fino alla versione del Pon-te di Mezzo, dove le due fazioni della città, Mezzogiorno e Tramontana, si affrontavano con i caratteristici Targo-ni, scudi alti e stretti recanti i colori dei
vari rioni cittadini, spingendosi a vicen-da sul ponte di Mezzo per conquistare la riva opposta. Anche questa versio-ne fu definitivamente sospesa dalla regina Maria Luisa reggente d’Etruria il 6 febbraio 1807 con la famosa frase “per un gioco è troppo per una guerra è poco”. Dopo 120 anni, nel 1927 le matricole universitarie rispolverarono il Gioco riportandone la memoria con un corteo storico e nel 1935 venne realizzata la versione moderna. Oggi si svolge in notturna e vede le squa-dre dei combattenti posizionarsi intor-no ad un carrello che scorre su binari dove trovano posto 20 atleti per parte per spingere in contrapposizione tra loro e la vittoria va alla “parte” che si impone nel maggior numero di scon-tri su sei manches. Alla fine la parte di città soccombente, quella a nord oppure quella a sud dell’Arno, resta al buio per tutta la notte, mentre l’al-tra festeggia i combattenti vincitori con conviviali e canti che durano fino al
mattino. E dopo i doverosi cenni sto-rici a cui si richiama l’evento, un giu-dizio di merito più che positivo va alla delegazione pisana che ha messo in vetrina le migliori produzioni enologi-che della zona. Elevato il numero delle aziende vitivinicole partecipanti, oltre la ventina, che hanno portato le eccel-lenze dei loro prodotti in degustazione ed elevato il numero dei visitatori agli stands. Un successo quindi dovuto anche ad una più accurata organiz-zazione della parte gastronomica, quest’anno a carico della Fisar pisana : zuppa, farro, salumi e formaggi delle nostre terre con schiacciatine, pizzet-te, pane al sesamo ed altri gusti spe-ciali grazie alla sponsorizzazione delle aziende Macelleria Giusti di S. Giuliano T., Panificio Valgraziosa di Calci, Pa-nificio Borelli e Panetteria da Paolo di Pisa quest’ultima presente anche con i tipici cantuccini. Sulla spiaggia “dei renaioli” ha trovato collocazione anche la gara delle antiche balestre che ha reso ancor più interessante la kermes-se. Nella foto il Sindaco Filippeschi che ha esplicitato la soddisfazione ed i complimenti per una serata veramente ben riuscita alla delegata Fisar Maria Cristina Messina ed alla responsabile dei Sommelier Liana Benini da esten-dere a tutti gli organizzatori. In ultimo un piccolo sondaggio dei visitatori all’uscita ha evidenziato la soddisfazio-ne degli stessi elogiando esplicitamen-te l’iniziativa con l’augurio che possa ripetersi ad ogni edizione del Gioco.
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale
La Delegazione di Massa consegna gli attestati
La Delegazione di Siena Valdelsa consegna gli attestati
Si è svolta nella splendida cornice del Bagno
Milano a Marina di Massa, la consegna degli at-
testati di secondo livello agli aspiranti sommelier.
Per l’occasione il patron e corsista Riccardo Baldacci,
quest’anno ha messo a disposizione la propria veranda/
ristorante, con un buffet degno della prestigiosa location.
Il sommelier e direttore di corso Alessandro Fontana ha
poi sapientemente gestito il servizio dei vini proponendo
l’eneguagliabile prosecco Giustino Ruggeri, l’ottimo char-
donnay Castel Turmhof di Tiefenbrunner ed in chiusura
l’intrigante pinot noir della Valle d’Aosta dell’azienda Ottin.
I quindici aspiranti sommelier sono: Maria Adele Barbieri,
Valentina Benassi, Sabrina Boghetti, Milena Ghirardini,
Riccardo Baldacci, Massimo Balloni, Matteo Barotti,
Paolo Bassignani, Giorgio Boccia, Tommaso Carpina,
Sergio Cociancich, Alessandro Goracci, Simone Matellini,
Giuseppe Pieretti e Lorenzo Tonarelli. L’inzio del terzo ed
ultimo livello è stato stabilito la prima settimana di Ottobre.
Notizia inviata dalla Delegazione Fisar di Massa
Nella bellissima cornice dell’osteria “Cacio e Pepe”, incastonata fra i vigneti e i boschi della zona di Vagliagli, si è tenuta la cena della consegna
degli attestati di secondo livello agli allievi senesi della Delegazione Fisar Siena Valdelsa. All’appuntamento si sono presentati i corsisti e alcuni Sommelier che hanno coadiuvato l’organizzazione del corso durante le lezioni. Era presente anche Gianpaolo Zuliani, storico e validissimo docente in “prestito” alla Delegazione Valdelsana.Accolti da Ilaria, la proprietaria del ristorante, con un buon bicchiere di Prosecco, i commensali hanno goduto dello
spazio all’aperto, sotto gli alberi, gradevolmente fresco e suggestivo. La cena è iniziata con un antipasto di pecorini di varia stagionatura accompagnati da pere e insalatina di lombo. Si è passati al primo piatto fatto di tagliolini freschi con sugo d’anatra per proseguire con un filettino di maiale grigliato con gotino toscano al pepe e cipolla di Tropea al forno. Le pietanze sono state accompagnate con un Pinot grigio Brunner 2010 e un Monteregio di Massa Marittima Brecce Rosse 2008. Dopo aver deliziato i presenti con tali specialità Ilaria ha fatto servire una crostatina di mele e pinoli alla quale è stata abbinata un’Albana di Romagna Passito dell’azienda Zerbina. La serata è proseguita poi all’interno del locale, dove sono stati consegnati i diplomi agli allievi dal direttore del corso Giuseppe Troilo e del responsabile della Delegazione Sig. Franco Aiazzi che hanno anche ringraziato Ilaria e lo staff di cucina per l’ottima accoglienza e per l’eccellente cibo servito. L’appuntamento per gli studenti di Siena adesso è per l’autunno, quando dovranno cimentarsi con il corso di terzo livello che li porterà, si spera, all’inizio della carriera di Sommelier.
Notizia inviata da Filippo Franchi della Delagazione Fisar di Siena - Valdelsa
113Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 113
fin amiglia
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5114114
fin amigliaGrande successo alla 2a Edizione
MareDiVino a Livorno
La Fisar di Livorno partecipa al successo per la 2° edizio-ne di MareDiVino a Livorno
Dal 14 al 16 maggio 2011 si è svolta la Seconda Edizione di MareDiVino, la grande rassegna di tutti i vini della costa e delle isole livornesi ideata ed organizzata dalla Delegazione FISAR di Livorno. Teatro dell’evento sono stati i Bottini dell’Olio nel quartiere storico de La Venezia a Livorno. La grande degustazione al banco, con gli stand di più di 40 produttori della Provincia di Livorno e qualche incur-sione pisana, ha visto la partecipazio-ne di centinaia di appassionati, attenti e consapevoli, e di numerosi operatori (ristoratori ed enotecari in particolare), che hanno affollato gli splendidi locali del primo piano dei Bottini dell’Olio.Si è avuta la possibilità di assaggiare i vini di Bolgheri, della Val di Cornia, del Nord della Provincia, nell’area del
Terratico di Bibbona, dell’Elba e della Capraia, spaziando per i bianchi da Vermentino, i rosati, i rossi semplici, i grandi rossi da vitigni internazionali, gli intriganti vini dolci da Aleatico.Molte sono state le novità della Seconda Edizione. Grazie alla perfetta regia di Fabio Baroncini, consigliere di Delegazione, si sono svolti cinque co-oking show: Loretta Fanella, regina ita-liana della pasticceria; il riso nero della Trattoria da 11 con Emiliano Freschi; Paolo Ciolli ed il “pesce a colori” nel piatto; il Maestro Luciano Zazzeri con il suo raviolo ripieno di cacciucco; Silvia Volpe e la trippa dell’Enoteca Bacco e La Volpe. Veri e propri spettacoli, anche ripresi e trasmessi su maxi-schermo, in cui i cuochi hanno potuto esprimere la propria arte e passione, descrivendo passo dopo passo la re-alizzazione della preparazione ad un pubblico numeroso ed attentissimo.
Tutto ciò accanto a vari stand gastro-nomici, con tanti prodotti tipici della Provincia di Livorno e varie occasioni di approfondimento della cultura del cibo e del gusto (salumi, formaggi, pane e pasticceria, miele, birra; Slow Food e libri a tema). Tutto esaurito, poi, per le cene con i vini della manife-stazione nei ristoranti di Viale Caprera. Tutti i servizi sono stati svolti con gran-de professionalità dai sommelier della Delegazione di Livorno, sotto l’attento coordinamento della Responsabile dei Sommelier Silvia Puccini.L’elevato numero degli appassionati e degli operatori, che hanno potuto incontrare i produttori presenti ed as-saggiare, anche grazie ai sommelier FISAR, vari e diversi vini della costa degli Etruschi, dimostra che la FISAR, realizzando MareDiVino, ha svolto un servizio al territorio in cui opera per farne emergere la qualità, la cultura enogastronomica e le persone che con passione vi operano.
Le aziende partecipantiAgrilandia, Caccia al Piano 1868, Caiarossa, Campo alla Sughera, Castello del Terriccio, Colli Etruschi, Dolci Ricordi, Donna Olimpia 1898, Eucaliptus Di Vaira, Fattoria di Paltratico, Fattoria Kappa, Ferrari Iris e Figli, Grattamacco Collemassari, Guado al Melo, I Luoghi di Stefano Granata, Il Falcone, Incontri, Jacopo Banti, La Batistina, La Fralluca, La Piana, Le Ceppite, Mazzarri, Meletti Cavallari Giorgio, Petricci e Del
115Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5 115
fin amiglia
Pianta, Podere Greppi Cupi, Podere La Regola, Podere San Luigi, Poggio al Tesoro, Rigoli, Rubbia al Colle –Muratori, Sada, Sant’Agnese F.lli Gigli, Santini Enrico, Satta Michele, Tenuta dell’Ornellaia, Terradonnà, Tua Rita, Tuttisanti, Usiglian del Vescovo, Valdamone, Villa CaprarecciaConcorso Enologico: “Rosso buoni per tutti”. Nell’ambito della manifesta-zione MareDiVino si è svolta anche la Seconda Edizione del concorso eno-logico a giuria popolare “Rosso buono per tutti”, curato dal Sommelier Luca Canapicchi.L’idea alla base del Concorso è quella di sottoporre al giudizio non di tecnici, ma di consumatori, i vini rossi prodotti dalle aziende della Provincia di Livorno reperibili nelle enoteche ad un prezzo non superiore ai 18 Euro: il vino di maggior consumo, quello destinato ad accontentare un pubblico ampio, attento ma non necessariamente spe-cializzato, il vino “base”, sebbene tutti i prodotti presentati fossero di qualità tale da non poter essere costretti in una definizione del genere.Oltre cento i partecipanti alla seconda edizione del Concorso, che hanno as-saggiato e valutato i quaranta vini ros-si forniti dai produttori. I vini sono stati suddivisi in quattro batterie di dieci, equamente suddivisi all’interno di cia-scuna tra le varie zone viticole della provincia e sono stati degustati rigo-rosamente “alla cieca”. Ogni “giurato” ha indicato tre vini tra quelli degustati: i tre che più lo hanno colpito, i tre che ha ritenuto “i più buoni”.Vittoria di misura per Adèo 2009, Bolgheri doc di Campo alla Sughera,
blend di Cabernet Sauvignon e Merlot, che con 13 preferenze ha superato di un punto il Fillide 2009 dell’azienda La Fralluca di Suvereto, originale as-semblaggio di Sangiovese, Syrah e Alicante. Medaglia di bronzo – 10 pre-ferenze – per un vero outsider: Il Cina 2009 - IGT Toscana a base Syrah - di Usiglian del Vescovo di Palaia, alla sua prima vendemmia, con uscita sul mer-cato prevista per settembre.Premiati quindi tre vini dell’ultima annata in commercio, in un conte-sto assai variegato di prodotti di no-tevole spessore: rispetto alla prima edizione i distacchi tra i concorrenti sono stati più ridotti, segno dell’evi-dente miglioramento qualitativo di tutto il comparto vinicolo provinciale.
Le degustazioni guidateSabato 14 maggio si è svolta una de-gustazione alla cieca di 10 grandi rossi della Val di Cornia, con tavola rotonda su “Dove va la Val di Cornia?” durante la quale i produttori presenti, i giornali-sti (Riccardo Margheri della Guida Vini Buoni d’Italia; Daniele Parri della Guida Slowine; Igor Vanni de La Nazione) e gli operatori (il Fiduciario Slow Food di Livorno Emilio Bellatalla; il responsabile dei corsi Fisar Livorno Davide Amadei; il Consigliere Nazionale Fisar Filippo Terrasini) hanno potuto confrontarsi sulle caratteristiche di un territorio che è consapevole della propria vocazione e delle grandi potenzialità, ma ha forse bisogno di definire strategie di svilup-po e promozione unitaria. Domenica 15 maggio si è tenuta la “classica” degustazione, sempre alla cieca, dei Bolgheri Superiore a confronto: la de-
gustazione, sapientemente guidata da Riccardo Margheri, ha visto anche un prezioso intervento dell’Enologo Attilio Pagli, che ha onorato della sua par-tecipazione. Ma la seconda Edizione di MareDiVino ha visto la realizzazio-ne di due grandi eventi di cultura del vino. Sabato 14 è stata la volta di una emozionante Verticale di Guado al Tasso, il Bolgheri Superiore degli Antinori, con l’Agronomo della tenu-ta, Dott. Andrea Bencini, e l’Enologo, Dott. Marco Ferrarese; cinque annate - 2007, 2006, 2005, 2001, 1998 - di uno dei vini più rappresentativi del ter-ritorio bolgherese, uno di quelli che ne hanno creato la fama e fatto la storia. Il culmine però lo si è raggiunto con la degustazione della domenica sera, 15 maggio, quando si è potuto realizza-re il sogno di assaggiare uno dei miti dell’enologia mondiale e della storia del vino. Organizzata dal sommelier Davide Cecio, da sempre appassio-nato dei prodotti bordolesi, con l’intro-duzione magistrale e la guida di Paolo Valdastri, Direttore del Consorzio Bolgheri Doc e profondo conosci-tore di Bordeaux, la degustazione di Chateau Margaux 1999, Chateau Leoville-Barton 2000, Ornellaia 1999 e Sassicaia 2006 (con un piccolo as-saggio di Ornellaia 2008) è stata di quelle che lasciano un segno indele-bile nella memoria del degustatore. Vi hanno partecipato alcuni produt-tori ed enologi della costa livornese, nonché Claudia Marinelli Consigliere Nazionale FISAR.
Notizia inviata da Davide Amadei della delegazione Fisar di Livorno
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5116116
fin amiglia
Nella tradizione più pura pisana si usa tutt’oggi festeggiare il Capodanno Pisano. Il cosiddet-to Calendario Pisano, o Stile dell’Incarnazione al
modo pisano, o ancora semplicemente Stile Pisano, era un particolare tipo di calendario in uso in alcune zone della Toscana nel Medioevo. Fin da prima del 980, come testi-moniano documenti del tempo, si faceva iniziare l’anno in corrispondenza all’odierno 25 marzo (festa dell’annuncia-zione della Vergine Maria secondo il calendario liturgico), anticipandone di nove mesi e sette giorni l’inizio rispetto allo “stile Moderno” o “stile della circoncisione”, ancora oggi in uso, che indica il giorno 1° gennaio come primo giorno dell’anno. Il calendario pisano restò in uso per circa nove secoli e venne definitivamente abolito il 20 novem-bre 1749 per decreto del Granduca Francesco II°, con il quale fu ordinato che in tutto il territorio toscano il nuo-vo anno cominciasse il 1° gennaio seguente. Il Duomo di Pisa, costruito nel 1064 in onore e devozione proprio alla Vergine Maria, propone un effetto astronomico di riferimen-to a questa data veramente particolare: a mezzogiorno del 25 marzo di ogni anno un fascio luminoso, che entra dalla finestra tonda della navata centrale, colpisce un uovo mar-moreo posto su di una mensola situata sul pilastro accanto al pergamo di Giovanni Pisano, sul lato opposto.Come a indicare l’Annunciazione della futura nascita del Cristo come inizio della vita, infatti nove mesi dopo nascerà Gesù, e pertanto l’inizio dell’anno coincide con l’inizio della maternità. La FISAR di Pisa e Litorale ha voluto festeggia-re questa data,1° dell’anno 2012, prima con una propria rappresentanza alla cerimonia del fascio di luce tenutasi in Duomo con la presenza di tutte le autorità cittadine, e la sera proponendo una conviviale a tema. La serata si è svolta al Residence S. Rossore con una cena tipicamente pisana. Dopo il calice di benvenuto di Brut Rosè Carpineto di S. Miniato, spumante ottenuto col metodo “charmat”da uve Sangiovese e Canaiolo con un poco di Traminer, è sta-to servito un ventaglio di antipasti composto da Fettunta, Panzanella, Pappa al pomodoro e crostone col cavolo nero e fagioli. I primi, Pici al ragù e Bordatino alla pisana, hanno preceduto i fegatelli di maiale con rape e la trip-pa con patate al forno vestite. Per dessert le tradizionali frittelle di riso e torta co’ bischeri. Tutte le portate sono
state rivisitate con le antiche ricette medioevali ed han-no fornito spunti interessanti di argomentazioni culinarie, dando vita a discussioni ed approfondimenti sul confronto con le ricette dei nostri giorni e di come i gusti cambino nel corso dei tempi e degli anni. I bravi Sommelier Tiziana Duè e Roberto Menichetti hanno abbinato naturalmente vini rigorosamente pisani: Rondinaia 2007 del Castello del Terriccio di Castellina Marittima, Chianti Serchiaio 2008 gli Archi, Nemorino 2007 di Giusti e Zanza ambedue di Fauglia, N’Antia 2007 di Badia di Morrona ed il Vin santo
2005 della Fattoria dell’Uccelliera di Fauglia. La delegata Maria Cristina Messina, dopo aver presentato il percorso enogastronomico e tratteggiato con brevi cenni storici l’ori-gine ed il termine del capodanno pisano, ha presentato la compagnia di attori ”Crocchio goliardi spensierati” che ha allietato e divertito i convenuti recitando tantissime scenet-te, nel corso della cena, tutte rigorosamente in vernacolo pisano, tratte dalle opere dei maggiori e noti vernacolieri: Angelino Lazzaroni, Athos Davini, Renato Fucini, Giancarlo Pelusi. Non sono mancate naturalmente per chiudere la serata le canzonette piccanti goliardiche che hanno tra-scinato la platea in cori partecipativi e fragorosi applausi. Insomma una bella serata all’ombra della vera pisanità.
Notizia inviata da Tiziano Taccola della Delegazione Fisar di Pisa e Litorale
Festeggiato il Capodanno Pisano
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fin amiglia
Festa d’estate per la Delegazione Pisa e Litorale
A Marina di Vecchiano, nella
suggestiva cornice della tenu-
ta Salviati, all’interno del Parco
Naturale di Migliarino -San Rossore
-Massaciuccoli, la FISAR pisana ha
organizzato una serata per il consue-
to benvenuto all’estate. Il tramonto
sul mare, la bellezza delle dune, i tipici
odori della macchia mediterranea e la
leggera brezza marina hanno fatto da
corollario ad una indimenticabile con-
viviale. I cuochi Gianna Taddei, Silvia
Consigli e la sig.ra Graziella, il maitre
di sala Egisto Sbrana ed il personale
tutto del ristorante”Oasi Mare & Dune”
hanno sfoderato tutte le loro capacità
per contribuire alla riuscita dell’even-
to. Si è iniziato con un calice di ben-
venuto, rigorosamente Prosecco
Valdobbiadene DOCG dell’azienda
agricola Bartolomiol, il Prior, voluto
e prodotto dallo stesso Bortolomiol
come brut, quando il Valdobbiadene
era solo Extra-dry, con tartine assor-
tite al gambero, caviale, tonno e uovo
sodo e fritturina caldissima di picco-
le alici. Dopo il ventaglio di antipasti:
Carpaccio sia di pesce spada che di
tonno, Zuppetta di moscardini, insa-
latina di polpo e fagioli ed il primo di
linguine alle cicale accompagnati dal
Vermentino Colli di Luni Doc 2010
dell’Azienda agricola Conte Picedi
Benettini, sono stati serviti i ravioli di
branzino con sugo alle triglie col Pinot
grigio del Trentino Doc 2010 il quale ha
bagnato pure la successiva Spigola al
cartoccio con verdure grigliate. I som-
melier Lorenzo Mariotti e Massimo
Marchi hanno condotto le degustazio-
ni sugli abbinamenti con dovizia e pro-
fessionalità, favorendo nei partecipanti
la percezione delle qualità organoletti-
che attraverso un’accurata e precisa
analisi sensoriale. Ottimo il semifreddo
al torroncino con caramello abbinato
ad un Passito di Pantelleria, che ha
preceduto i tradizionali cantuccini con
Vinsanto. Al termine, il delegato Maria
Cristina Messina ha ringraziato per
l’impegno profuso nella defi nizione del
percorso enogastronomico la respon-
sabile dei Sommelier Liana Benini, i
due sommelier per l’ottimo servizio,
elogiandone le capacità ed ha este-
so a tutti i partecipanti gli auguri di
una meravigliosa e profi cua estate.
Riconoscenti ringraziamenti sono sta-
ti porti, in un tripudio di applausi, alla
brigata di cucina ed al rango di ser-
vizio con la rituale consegna del ga-
gliardetto.
Notizia inviata da Tiziano Taccola
della Delegazione Fisar
di Pisa e Litorale
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Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5118118
fin amigliaDelegazione Valdichiana: Consegna degli Attestati di qualifica a nuovi Sommelier
25 Giugno 2011: la Delegazione
Valdichiana consegna a 18 nuovi
Sommelier gli attestati di qualifica e si
congratula con Baccheschi Andrea,
Fronteddu Michela, Gargiulo Gianluca,
Montigiani Daniele, Nenci Paolo,
Paolucci Stefano, Jyswzkiewicz
Jacer, Wormak Wioletta Barbara,
Baglioni Serena, Bokan Galia, Damiani
Marco, Galanello Giulia, Nardi Vanda,
Nocentini Marica, Pieri Mauro, Vaselli
Andrea, Metta Angela, Lo Moro
Domenico per il risultato conseguito. A
Biegaj Margherita, Cucinotta Simone,
Laurini Matteo, Marcelli Mirko, Laera
Mario, Sammarco Grergorio va invece
l’attestato di partecipazione al Corso
di 3° livello.
L’evento si svolge alla “Trattoria del
Contadino” a 3 Km dal centro storico
di Cetona. La cornice è perfetta: il
ristorante è ricavato nel suo rustico da
un vecchio podere, la serata è calda
ed il cielo è stellato. Il verde è ovunque
e al di là di uno steccato puoi ammirare
anche un pavone che fa la ruota e
sembra plaudire ai neo sommelier. La
cucina propone antichi e nuovi sapori
ed i vini serviti dai 2 sommelier Morello
Simona e Paoloni Roberto, accostano
in abbinamento (come d’altronde si
conviene in un’occasione del genere)
alle pietanze gustate. Il Consiglio di
Delegazione è presente al completo
e tra gli ospiti sono Giustarini Alberto,
nonché Consigliere Nazionale, e Zuliani
Giampaolo della Delegazione Valdelsa.
Gli Attestati di qualifica a Sommelier
sono consegnati dal Delegato Emma
Lami, dai Direttori di Corso Magi
Leonardo e Palmerini Luciana, dal
tesoriere Amedeo Esposito e dai 2
graditi ospiti.
L’atmosfera è quella che si è sempre
respirata durante le lezioni dei Corsi,
cordiale e di amicizia e si avverte che
nella FISAR un nuovo “gruppo” è
pronto per prendere il via ed affrontare
in modo più consapevole il “magico”
mondo del vino.
Come Delegazione Valdichiana intanto
siamo già pronti ad iniziare un nuovo
Corso perché se è vero, come diceva
Giambattista Vico che la Storia è fatta
di – corsi e ricorsi – anche noi FISAR
facciamo storia,la nostra, con Corsi e
RI… (ancora) corsi.
Vogliamo in questa occasione ovviare
ad un’omissione che è stata fatta
nell’articolo pubblicato nella sezione “In
famiglia” del numero 4 del Sommelier
e comunicare che tra i Sommelier
che hanno conseguito l’attestato di
qualifica era presente anche Coppi
Barbara. Benvenuta tra noi.
Notizia inviata da Emma Lami
della Delegazione Fisar
Valdichiana
Come Siena ed il Palio, Siena ed il Monte dei Paschi, Siena e l’Accademia Chigiana. Da secoli il vino è una ricchezza di questa splendida città e dell’in-
cantevole territorio che la circonda. Un rapporto che il tempo ha arricchito, affinato perfezionato. Perché su que-ste terre sono nati e prosperano alcuni dei più famosi e rinomati vini d’ Italia e, dunque, del mondo.Dalle dolci colline della parte meridionale del Chianti, che i cavalieri senesi, pur perdenti, riuscirono a sottrarre ai fiorentini, nascono vini di un’eleganza e di un equilibrio straordinari. Dalla rocca di Montalcino, ultimo baluardo dell’orgogliosa Repubblica senese, sono partite le grandi fortune del Brunello, figlio della magica ricetta d’un punti-glioso farmacista. Dalla splendida Montepulciano scaturi-rono le fortune del Nobile, cantato dai poeti come re dei vini. La Siena di oggi è una piccola città, ma piccola solo nelle dimensioni fisiche. In realtà Siena è un grande luo-go dell’anima, che ognuno può leggere secondo la sua cultura ed i suoi gusti, ma che resta dentro in maniera indelebile a tutti i suoi visitatori, anche a quelli più distratti. Siena, a differenza di Firenze, la sua grande rivale, è città di mattoni anziché di pietra. Ed il rosso caldo dei mattoni si interseca con i marmi preziosi del suo Duomo in un panorama unico al mondo. Un panorama che ha come sfondo una campagna che pare disegnata col compasso da uno straordinario architetto, ma ha anche il fascino lu-nare e surreale delle Crete.
La gente di queste parti parla un italiano bellissimo e gentile e chiama i bambini col delizioso nome di “cittini”. Eppure la stessa gente è capace per due volte all’anno di dividersi ferocemente per una breve e veemente corsa di cavalli, nella quale si mescola di tutto, anche il sacro col profano.La Fisar torna a Siena dopo 18 anni, laddove aveva mos-so i primi passi verso una sua concreta trasformazione. A Siena arriva una Fisar molto diversa, sicuramente meno ruspante, ma conscia del fatto che quei 18 anni non sono stati tempo perso. Un tempo che è stato impiegato per rivedere l’associazione fin dalle sue fondamenta, in un percorso forse non sempre lineare, sicuramente sofferto, ma che ha traghettato la Fisar in una nuova dimensione davvero al passo coi tempi. La Fisar che torna a Siena sa anche che è tempo di affrontare le nuove sfide che l’atten-dono. Sa che non saranno sfide facili, ma che dall’esito di esse dipenderà un bel po’ del suo futuro, prossimo e lon-tano. Per questo dà appuntamento a tutti i suoi soci per un congresso che sarà sicuramente diverso da tutti gli altri che l’hanno preceduto. Perché nonostante l’Italia possa contare su un gran numero di splendide città, Siena, con la sua storia, i suoi riti, i suoi vini è un qualcosa di unico e di speciale, impossibile da eguagliare.
Siena: Congresso Fisar 2011
Siena ed il vino sono un binomio pressoché inscindibile.“
“di Alberto Giustarini
Responsabile organizzazione Congresso
VENERDI 21 Ottobre:Ore 15.00 Arrivo dei partecipanti e sistemazione alberghieraOre 16.30 Inaugurazione Assemblea con le autorità cittadine,
Giornalisti e personalità del mondo vinicolo.Ore 20.30 Cena di benvenuto “La Toscana in tavola”
SABATO 22 Ottobre:Ore 09.00 Partenza per le visite a Montepulciano, Montalcino,
San Gimignano e Chianti. Pranzo a buffet.Ore 15.00 Rientro in Hotel, Concorso Sommelier dell’anno 2011. Per gli accompagnatori visita ai laboratori Artigianali di Siena.Ore 20.30 Serata di Gala con premiazione del Sommelier
dell’anno 2011.
DOMENICA 23 Ottobre:Ore 08.00 ColazioneOre 09.00 Tavola rotonda: “LO STATO DI SALUTE DEL VINO
ITALIANO” Riflessioni su normative, qualità e marketing Ore 10.30 Coffee-breakOre 11.00 Riunione dei DelegatiOre 13.00 Buffet di commiato, saluti e rientro alle proprie sedi.
pROgRAMMA CONgRESSO • presso Hotel Garden di Siena • dal 21 al 23 Ottobre 2011
per maggiori informazioni e per il modulo di prenotazione vai sul sito:
www.fisar.com119
Il Sommelier Settembre-Ottobre 2011 • n. 5
La Fisar sta vivendo un momento speciale di fermento e di evoluzione, verso traguardi essenziali per la sua vita e sviluppo. Da tempo il Segretario Nazionale, Mario Del
Debbio, continua a ripetere, vox clamans in deserto: se davvero vogliamo porci all’attenzione nazionale e diventare un punto di riferimento nel settore dell’enogastronomia occorre aumentare il numero dei nostri soci. Con l’aumento dei soci si innesca il cir-colo virtuoso e vitale di maggiori risorse per organizzare al meglio varie manifestazioni e iniziative, e per gestire una buona didattica; da cui deriva, ancora, un ulteriore incremento dei soci.La realtà economica che stiamo vivendo ci dà dei segnali precisi: se si persegue una politica stagnante e ingessata si va fatal-mente verso il default, come si è visto per la Grecia. Nello stesso scenario europeo brilla invece la realtà tedesca, che ha saputo investire in qualità e tecnologia, e ora marcia verso l’egemonia europea.Anche in Fisar dobbiamo investire in qualità e tecnologia se vo-gliamo vivere, crescere, affermarci.Motore fondamentale del cambiamento è il CTN, che gestisce innanzitutto la formazione dei Sommelier, costituenti l’immagine pubblica della Fisar e che negli ultimi anni ci hanno dato tante soddisfazioni e sono stati apprezzati per la loro professionalita’ nelle piu’ importanti manifestazioni enogastronomiche nazionali ed internazionali. Come abbiamo detto pero’ non dobbiamo fer-marci ed occorre tendere ad una qualità sempre maggiore dei corsi e dei docenti. Come?Il 30 luglio si è riunito, al gran completo, il CTN presso Cascina Colombarola, a Nibbiano (PC), ospiti della cortesia del socio Parmigiani. In tale sede meditativa, complice l’atmosfera di que-sto accogliente resort, 4 gruppi di lavoro, in precedenza creati, hanno esposto i loro progetti per un grande futuro fisariano.
Ne è scaturito un documento conclusivo che, passato il vaglio del CN, si avvia verso la sua attuazione.C’ è da dire che i primi passi di questa nuovo corso erano già sta-ti compiuti lo scorso anno, con l’erogazione dei Corsi dedicati ai Direttori di Corso per Sommelier Fisar (DCSF), che sono i respon-sabili della qualità dei corsi, mediante la scelta di bravi docenti e curando una buona logistica. In contemporanea è proseguito il lavoro per arrivare alla stampa dei nuovi volumi di II° e III° livello che saranno disponibili per i corsi autunnali! Ora, dopo questo avvio, ci aspetta un altro traguardo di importanza essenziale: dare anche ai nostri docenti nuovi strumenti che consentano loro
di confrontare le proprie conoscenze per quella continua ricerca di sempre maggiore qualità. Cambieranno anche le procedure di accesso al nuovo Albo Relatori che diventerà unico riferimento a partire dall’1.9.2012. Saranno altresi’ organizzati specifici cor-si dedicati alla comunicazione efficace e alla degustazione professionale (secondo le ultime codificazioni del linguag-gio del degustatore a norma Fisar). Naturalmente sarà compito di una apposita Commissione, pro-posta dal CTN e approvata dal CN, provvedere da un lato ad esaminare i futuri Relatori, dall’altro a promuovere direttamente i Docenti che per titoli ed esperienza godono già dei requisiti uti-li all’inserimento in detto Albo. Un altro passo potrebbe essere quello di inserire, già dal materiale didattico del I° livello, di un programma, che risponde a quanto da tempo ci chiedono i cor-sisti: come ripassare la materia sentita? Come prepararsi bene agli esami di fine corso e di III° livello? Come risolvere rapida-mente dubbi sui vitigni tipici, che concorrono alla “costruzione” di un vino? Questo software, creato da un analista-programmatore che è anche sommelier, rappresenterebbe un investimento tec-nologico di indubbio valore e rappresenta sicuramente quanto di più aggiornato e di qualità vi sia in tale settore e la Fisar potrebbe essere la prima associazione ad utilizzare questo metodo di ap-prendimento interattivo. Una sezione apposita del programma fornisce infatti in tempo reale le DOC e DOCG, coi relativi discipli-nari, a mano a mano che vengono approvate; si può creare inol-tre un archivio storico privato che raccoglie le schede compilate in occasione delle varie degustazioni. Per seguire poi, da vicino, le problematiche delle Delegazioni, è stata confermata e arricchi-ta la figura del Responsabile di Zona (RdZ), che rappresenta a livello locale il CTN (n.b. i loro nomi e zone di competenza sono già stati comunicati alle Delegazioni in luglio e sono comunque riportati nel sito ufficiale Fisar). Il suo ruolo sarà quello di appro-vare le richieste di apertura dei nuovi corsi e di collaborare per la buona realizzazione degli stessi. Le Delegazioni avranno così la possibilità di risolvere in tempi rapidi gli immancabili problemi che possono nascere nella gestione delle attività didattiche di dele-gazione. Il RDZ inoltre curerà la buona esecuzione dell’esame di III° livello, dando maggior rigore e professionalità alle prove che vengono effettuate, in modo da ottenere un maggior valore per il titolo, che consegue alla promozione.In conclusione, all’avvio del “motore” CTN, deve seguire il “mo-vimento” dell’automobile Fisar, per traguardare ai progetti e pro-grammi appena accennati. Ma è evidente che non basta l’azione e la spinta del CTN: anche se esso è il motore della Fisar, ha bisogno del carburante e della collaborazione degli organi di tra-smissione, dell’impianto elettrico e di buone sospensioni, delle ruote e della carrozzeria… Quindi dobbiamo lavorare assieme, a stretto contatto di gomito.Riporto, come finale, una delle regole che i componenti del CTN si sono dati: siamo una squadra; fintantochè non vince l’intero gruppo, non vince nessuno. E ancora: le persone che lavo-rano assieme, possono conseguire risultati formidabili!
Il CTN si rinnova e guarda con ambizione
al futurodi Giorgio PennazzatoConsigliere Nazionale, resp. CTN FISAR
120
Genova, Parmigiani
GruPPO 4Corsi perDocentie Master
F.I.S.A.R.FEDERAZIONE ITALIANA SOMMELIER
ALBERGATORI RISTORATORI
FEDERAZIONE I T A L I A N A S O M M E L I E RA L B E R G A T O R I
R I S T O R A T O R I
FEDERAZIONE I T A L I A N A S O M M E L I E RA L B E R G A T O R I
R I S T O R A T O R I
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rELAZIONI
DOCuMENTO ESCLuSIVO
GIuNTA E CONSIGLIO NAZIONALE
DIbATTITI
Chiaranda, De Rossi, Trappolini
Bozzola, Pasqualin,Prosperini,
(Parmigiani)
Ceccardi, Puri(Bozzola)
GruPPO 1Organizzazione e gestione
Corsi Sommelier e Albo Relatori
GruPPO 2Lezioni e strumenti didattici
GruPPO 3Esami di III° Livello
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