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8/7/2019 L'Africa e le paure rimosse degli occidentali, F. Brancatella (RAI TG1) - Intervista di Wilma Massucco
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EUGAD : European Citizens working for the global development agenda
EUGAD is one of the actions that implement the European Commission Programme of Public awareness and education
for development in Europe
EuropeAid Contract: DCI-NSA ED/2008 153-791
Programme reference: EuropeAid/126341/C/ACT/Multi
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For more information see at the bottom of this article
INTERVIEW to FRANCESCO BRANCATELLA
journalist of National Italian Television RAI TG1
AFRICA, THE UNSAID PHOBIAS of WESTERN PEOPLE and
THE POWER OF INTERCULTURAL DIALOGUE
(Sierra Leone, December 2010)
by Wilma Massucco
Conversation with FRANCESCO BRANCATELLA interviewed by Wilma Massucco
Reference for MEDIA OPERATORS
Francesco Brancatella taking an interview in Sierra Leone (photo by W. Massucco)
Who is Francesco Brancatella
Francesco Brancatella is a national RAI television journalist (TG1) and an expert of reportage held in Europe, Middle
East and in the so called Third World.
8/7/2019 L'Africa e le paure rimosse degli occidentali, F. Brancatella (RAI TG1) - Intervista di Wilma Massucco
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EUGAD : European Citizens working for the global development agenda
EUGAD is one of the actions that implement the European Commission Programme of Public awareness and education
for development in Europe
EuropeAid Contract: DCI-NSA ED/2008 153-791
Programme reference: EuropeAid/126341/C/ACT/Multi
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Introduction to the Interview
EUGAD project – This interview has been taken on the backstage of the activities held in Sierra Leone , related to the
Documentary production in support of MDGs
What ’ s the reason why the common approach of Media in Europe is that of highlighting in the news only the negative
events of murders, violence, family destroyed by young boys and girls, instead of good news related to actions focused
to build positive and interactive future? In this interview Francesco Brancatella, national RAI television journalist and
expert of reportage held in Europe, Middle East and Third World, gives his own point of view on this issue. He talks
about the unsaid phobias of western people, the collective unconscious repression of their fears of living, and the way
how a strong identity culture, built through a true intercultural dialogue, can help overcoming those fears.
He also cites the lesson we can learn by Brazil, as vivid example of multicultural cohabitation.
Key points of the interview
- Usually Media in Western Countries show Africa only through its most negative aspects. What ’ s the reason for
that? For Francesco Brancatella, this is a “warped communication” , consequence of the unsaid phobias of
western people and of the collective unconscious repression of their fears of living. It ’ s easier to look at the
bad news because - while reading them - I unconsciously suppose they are of others, i.e. not mine. Following
this approach, Africa itself, when showed with its poverty and its primitive difficulties, is a easy way to remove
the most ancestral fears from oneself towards outside.
-
People in different contexts develop their own way to face the difficulties of life. There’ s not a way better of others: all of them are different response to the same human urgencies, and the time when we’ ll be able to
share and to learn from each other, no prejudice of superiority of one compared to the others, a new “unitary
human race” will be grow up and develop.
- As example of Good practice, Francesco Brancatella suggests the case of Brazil, a Country with a vivid
cohabitation of different cultures (European, Asiatic, African, American): it can be intended as a” lab of
cohabitation of different human races” , through whose interaction, if positively developed, it will be likely to
build a “unitary human race”.
- A strong cultural identity is a necessary prerequisite in order to meet other cultures, otherwise you are weak
and you have fear to meet what is different from yourself, as you have fear to get your own identity lost.
- You need courage and research spirit to develop a strong cultural identity.
See in the following the integral edition of the interview, Italian language
8/7/2019 L'Africa e le paure rimosse degli occidentali, F. Brancatella (RAI TG1) - Intervista di Wilma Massucco
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INTERVISTA a FRANCESCO BRANCATELLA (giornalista RAI TG1)
AFRICA, LE PAURE RIMOSSE DEGLI OCCIDENTALI
e IL POTERE DEL DIALOGO INTERCULTURALE
(Sierra Leone, dicembre 2010)
di Wilma Massucco
Progetto EUGAD - Intervista realizzata dal “dietro le quinte” dell’attività svolta in Sierra Leone , nell’ambito della
produzione di Documentari a supporto degli Obiettivi del Millennio
Perché sui Media occidentali prevalgono spesso le brutte notizie, quelle fatte di sangue, delitti e misfatti, e invece
vengono marginalizzate nei fondo pagina altre notizie, quelle che appartengono al mondo del possibile, della speranza
e della fiducia nel prossimo? In questa intervista Francesco Brancatella, giornalista RAI TG1 ed esperto di reportage
in Europa, Medio Oriente e Terzo Mondo, fornisce un interessante punto di vista a riguardo. Ci parla delle fobie non
dette degli occidentali, del processo di rimozione collettiva della paura di vivere, e del modo in cui un’ identità
culturale forte, costruita attraverso un dialogo interculturale vero, può aiutare a superare queste paure
Ieri i giornalisti locali che ci hanno intervistato (SLBC Sierra Leone Broadcasting Corporation , ndr) hanno chiesto
perché i media occidentali tendono a dare una visione spesso solo negativa dell’Africa. Tu cosa pensi a riguardo?
Il modo in cui l’Africa viene solitamente rappresentata sui media occidentali è un po’ una metafora del vizio radicaledell’informazione occidentale in genere. L’informazione non è un fatto estraneo al sistema spirituale dell’Occidente,
anzi, l’informazione lo rappresenta. Tutti i giorni l’informazione sceglie alcune notizie a scapito di altre, e dà una
“gerarchia” delle notizie. Questo canone, la scelta delle notizie e la gerarchia delle notizie, potrebbe essere un
parametro sulla base del quale un sociologo dell’informazione (e alcuni infatti hanno già iniziato a farlo) potrebbe
studiare i retroscena psichici della psicologia collettiva. Perché in Occidente prevalgono spesso le notizie di cronaca,
quelle di sangue, quelle di delitti e di misfatti, e invece vengono marginalizzate nei fondo pagina altre notizie, quelle
che appartengono al mondo del possibile, al mondo della speranza, della fiducia nel prossimo? Perché il volontariato di
tanti giovani viene messo a fondo pagina, mentre il diritto alla prima pagina ce l’ha sempre il ragazzo/a che ammazza i
genitori? Questa è la domanda: perché? La prima pagina dei giornali occidentali può essere intesa come una radiografia
sistematica della psiche collettiva degli occidentali, che è una psiche impaurita, terrorizzata da una storia di conflitti , di
guerre e di sangue a fiumi versato in Europa; la nostra è una storia del “tutti contro tutti”, di guerre esterne per
l’occupazione delle risorse altrui, e di guerre interne per l’ingordigia di non mettersi d’accordo su come appropriarsene.
Duemila anni di paura e di terrore, di conquista, di occupazione, di armistizi e di nuove guerre, di eredità contese, poi di
nuovo di occupazione militare e di colonie per carpire risorse. Ora l’inconscio collettivo, devastato da tanta bruttura,
tende a schermare la propria psiche attraverso una serie di canoni di auto - terapia collettiva, uno dei quali è appunto
quello che traspare nel sistema dell’informazione. Scelgo di mettere in primo piano le “brutte notizie” perché in questo
modo posso dire: “Poiché il male capita altrove, per questa volta io l’ho scampata”. E’ il processo di rimozione
collettiva del danno e del male di vivere.
Tu come ti collochi rispetto a questo modo di fare informazione?
Io l’ho capita, e come mi colloco? Parlandone, e facendo un’altra scelta, quella delle notizie che vanno sulla seconda
pagina dei giornali, della “comunicazione sociale”: un’espressione che dice tutto e dice niente, ma che comunque è ciò
che mi riguarda e che mi interessa, che ho sempre fatto e che voglio continuare a fare.
8/7/2019 L'Africa e le paure rimosse degli occidentali, F. Brancatella (RAI TG1) - Intervista di Wilma Massucco
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– nello sguardo del turista occidentale molto supponente, molto arrogante, del tipo “arrivo io, adesso vi insegno io”. E’
uno sguardo, diciamo così, post coloniale, tipico di chi non sa capire il senso delle differenze, e pensa che il punto di
vista della propria personale identità - di europeo, di italiano ricco che si può permettere il grande viaggio all’estero - sia
l’unico punto di vista possibile. Non è così. E’ solo uno dei tanti. E se tu non hai la percezione di questo, a quel punto
hai fatto solo danno: non agli altri, ma a te stesso. Sei andato in giro nel mondo, hai viaggiato, e non hai capito niente.
Ti potevi risparmiare i soldi del viaggio. Per sopportare il senso della diversità devi essere forte dentro; devi portarti
dietro una forte attrezzatura culturale, che ti consenta, difensivamente, di sopportare la diversità, e quindi anche il modo
identitario di essere degli altri, che è diverso dal tuo ma ha comunque pari dignità con il tuo. Se sei debole non lo
sopporti, escludi la diversità e ti arrocchi sulla tua identità supponente.
Come si fa a costruire quest’identità culturale forte?
Studiare, pensare, leggere, scambiare idee. Non avere paura.
For more information see:
- Eugad website: http://www.eugad.eu/wiki
- Interview to Francesco Brancatella: http://www.eugad.eu/wiki/index.php?title=Brancatella_Francesco_-
_Interview
- Video interview on Youtube (Italian language):
Parte 1 - Perchè i media occidentali tendono a dare dell'Africa un'immagine solo negativa; informazione e
inconscio collettivo; fobie degli occidentali; la ricchezza dell'Africa
http://www.youtube.com/watch?v=D2FcWaHoAog
Parte 2 - Reintegrazione delle diverse culture; la lezione del Brasile; avere un'identità culturale forte aiuta o
limita nel processo di dialogo interculturale? http://www.youtube.com/watch?v=DnjQchs-MD4