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280 - ing.unitn.itpugno/Pubblicazioni_italian/22-ALP280-adesione.pdf · Leggeri, resistenti e...

Date post: 18-Feb-2019
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SERIE ORO 280 SERIE ORO 3 FUTURO [STORIES & VALUES] Spedizione in A.P. - 45% - art. 2, comma 20/B - legge 662/96. Contiene I.P. Filiale di Torino - n.ro 3/12 Vivalda Editori, Torino. MENSILE 280 - 2012 - 6.50 SERIE ORO [ # 3 ] C | Griffa P | Gugliermina J | Lavarda R | Luna M | Manolo P | Migliozzi S | Moro J | Niedorfer F | Palma M | Panseri E | Previtali N | Pugno V | Stanley V | Stefanello G | Tartari D | Trinchero D | Urubko A | Valtellina H | Barmasse J | Bereziartu A | Berra L | Bizzaro S | Bobbio P | Bonasoni G | Bordoni G | Ceronetti Y | Chouinard B | Compagnet M | Della Bordella R | Felderer E | Ferrero G | Gobbi A | Graziano Ordine n. 6894 del 19/04/2012 - Licenza esclusiva a nicola pugno Ordine n. 6894 del 19/04/2012 - Licenza esclusiva a nicola pugno Ordine n. 6894 del 19/04/2012 - Licenza esclusiva a nicola pugno Ordine n. 6894 del 19/04/2012 - Licenza esclusiva a nicola pugno
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IN COPERTINA KILIAN JORNET BURGADA, MER DE GLACE, CHAMONIX (FOTO P. TOURNAIRE)

XAVIER DE LE RUE, HAINES, ALASKA (FOTO T. REPO)

NICOLAS FAVRESSE ALLA RICERCA DI UN BIDITO NASCOSTO SUL 15° TIRO DELLA VIA SOUTH AFRICA, TORRES DEL PAINE, CILE (FOTO B. DITTO)

2 / EDITORIALE

di Valter Giuliano

4 / INTRO

Back to the futuredi Giulio Caresio

5 / ALP ACTION TAG MAP

10 / STORIES

Jam climbingMusica e arrampicata di Nicolas Favresse

22 / ITW

Big dreams, big effort!L’esplorazione di Simone Moro & Denis Urubko di Giulio Caresio

28 / VISIONS

Futurodi Emilio Previtali

28 / STORIES

Tre curve. Oppure un salto e un drittodi Emilio Previtali

32 / SHORTS

Freeride in freestyle mode / FWT 2012di Giulio Caresio

34 / VISIONS

Mano morta e il professoredi Fabio Palma

36 / VISIONS

Futurodi Manolo

37 / SHORTS

Una vita in garadi Jenny Lavarda

38 / SHORTS

Il futuro che desideri è oggidi Josune Bereziartu

40 / SHORTS

Climb-life sketches con il Teo / Matteo Della Bordelladi Riky Felderer

42 / VISIONS

Futuro dei libri o dei lettori?di Leonardo Bizzaro

44 / VISIONS

Il gusto della sfi daChiacchierata con Ernesto Ferrerodi Valter Giuliano

48 / ITW

Kilian Jornet Burgada / Crescere verso l’internodi Giulio Caresio

60 / VISIONS

La danza dell’asinodi Anna Berra

62 / ENV

Passeremo sulla terra giusti e leggeridi Yvon Chouinard e Vincent Stanley

64 / ENV

Sì, si può faredi Gioachino Gobbi

67 / ITW

Condivisione e cultura digitale per tuttiLa voce di Riccardo Lunadi Giulio Caresio

68 / ENV

Mi consegna - gentilmente - le chiavi dell’auto?di Simone Bobbio

70 / VISIONS

Ski your dreams to B freedi Giuliano Bordoni e Bruno Compagnet

74 / ITW

Interrogare la tenebraAmichevole colloquio con Guido Ceronettidi Valter Giuliano e Giulio Caresio

76 / ENV Vent’anni dopo RioIntervista a Gianni Tartaridi Emanuele Cabini

82 / SCIENCE

Sentinelle del cambiamento Stazioni hi-tech in quotadi Paolo Bonasoni

84 / SCIENCE

Neutrini più veloci della luce?di Pasquale Migliozzi

86 / SCIENCE

Leggeri, resistenti e tenaci Nanomateriali bio-ispiratidi Nicola Pugno

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Racconti di avventure, spedizioni e peripezie in quota.

Le voci in diretta di protagonisti, esperti e atleti.

Idee, sogni e suggestioni tra passato e futuro.

Energie e fatti concreti per l’ambiente e la società.

Spunti e novità dalla ricerca scientifi ca.

La tecnologia che può darci una mano.

Aneddoti, notizie e stuzzicherie.

88 / HI-TECH

App ManiaA cura di Angelo Bruno e Andrea Graziano

89 / HI-TECH

Alp Design Labdi Giulio Caresio, Andrea Graziano e Cesare Griffa

90 / HI-TECH

Wi-Fi connecteddi Daniele Trinchero

92 / HI-TECH

Telemedicinadi Paolo Gugliermina

93 / VISIONS

Montagne di Webdi Vinicio Stefanello

94 / SHORTS

Sharing IMS Walk & talk togetherdi IMS

96 / VISIONS

In celluloid we trustdi Maurizio Panseri e Alberto Valtellina97 / VISIONS

Digitali senz’anima?di Jure Niedorfer

98 / STORIES

Occhi nuovi, passione e immaginazioneL’alpinismo 2.0 sulle Alpidi Hervé Barmasse

102 / ITW

Xavier de Le Rue / Speed my way to push the limitsdi Giulio Caresio

112 / VISIONS

Leggeri, veloci, calmi, visibili e sensibili di Giulio Caresio

114 / SHOWCASE

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NICOLA PUGNONato nel 1972, sposato, tre fi gli,

ingegnere, fi sico e astrofi sico, dottorati in ingegneria e biologia, professore al Politecnico di Torino.

Autore di oltre 170 articoli sulle riviste internazionali di strutture e

materiali (es. Nature, Nature Materials, ecc...).

Ha ricevuto nel 2011 il premio europeo più ambito per

l’eccellenza scientifi ca, l’Ideas dell’European Research Council.

Sette volte mezzalamista (2009: 5h 26min), campione sociale Ski Club

Torino 2011 e 2012 e vincitore quindi del Trofeo Kind.

di NICOLA PUGNO

La nuova era dei super nanomateriali gerarchici bio-ispirati

Il problema maggiore della scienza dei ma-teriali è in effetti rappresentato dalla ricerca di compositi leggeri, resistenti e nel contem-po tenaci. Resistenza e tenacità sono caratte-ristiche in competizione tra di loro, cosicché spesso materiali resistenti risultano troppo fragili o, al contrario, se duttili poco resi-stenti. Ma tali caratteristiche dipendono an-che dalla scala strutturale: ed è così che le navi Liberty (cruciali per la vittoria degli Alleati nella II Guerra Mondiale, di realiz-zazione americana, sono state le principali navi logistiche dell’intera storia della marina militare, NdR), anche se formate da acciaio che risultava duttile alla scala del laborato-rio, si sono spezzate in due come biscotti o

che, viceversa, i whisker (letteralmente “baf-fi ” / sottili e fi liformi estrofl essioni) di vetro (possono essere anche di pietra) sono molto resistenti e fl essibili. È proprio accoppiando materiale e struttura, tramite una serie di architetture gerarchiche, che la Natura ha sviluppato dei materiali che riescono a portare alla macroscala le super-caratteristiche proprie della nanoscala. Per esempio una portentosa ottimizzazione di leggerezza, resistenza e tenacità si osserva in natura nella seta del ragno. Se una corda da roccia fosse ugualmente tenace anche qualo-ra tagliata per metà nella sua sezione trasver-sale continuerebbe ad avere, sostanzialmen-te, la stessa resistenza. Se fosse poi in grado di

La scienza dei materiali sta rivoluzionando anche l’attrezzatura spor-

tiva, in particolare quella dell’alpinista. Al Trofeo Mezzalama per

esempio si centellinano i pesi tanto da presentarsi al via sempre al li-

mite del regolamento. Il motivo è presto detto: un semplice bilancio

di potenza mostra che un risparmio di peso si traduce, almeno in

prima approssimazione (potenza proporzionale alla massa muscola-

re), in un ugual risparmio di tempo impiegato nelle salite, in termini

percentuali. Cioè, se sono l’1% più leggero impiegherò a salire

l’1% in meno, che su una gara di 4 ore come questa, di cui circa 3

in salita, equivalgono a quasi 2 minuti, suffi cienti a far la differenza

per la vittoria fi nale. O a salvarsi la vita in alta quota.

SOPRA L’AUTORE NELLE SUE LOCATION PREFERITE: ALLA LAVAGNA E SUGLI SCI :) E ALCUNE IMMAGINI DALLO STUDIO DEL GRUPPO DI NICOLA PUGNO SULLA MECCANICA DELLA RAGNATELA CHE CONQUISTA LA COVER DI NATURE (VOL. 482, 72-76 DOI: 10.1038/NATURE10739, 2 FEBBRAIO 2012)

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autoripararsi, come un tessuto biologico, la ritroveremmo nuovamente integra. Grazie all’avvento delle nanoscienze e nanotecnol-gie, stiamo incominciando a progettare e a realizzare dei super nanomateriali gerarchici bio-ispirati, tolleranti alla presenza del difet-to, in grado di autoripararsi e anche super-resistenti. Per esempio, una corda da roccia in composito a base di grafene (è uno stra-to singolo di atomi di carbonio disposti a for-ma esagonale, per la sua scoperta è stato asse-gnato il premio Nobel nel 2010; se avvolto a cilindro forma il cosiddetto nanotubo), alme-no in termini di resistenza, potrebbe teorica-mente raggiungere una leggerezza estrema, fi no a 3g/m contro gli 80 attuali (il fi lo avreb-be una sezione di solo un terzo di mm2, sa-rebbe quindi un “gomitolo” da roccia). La resistenza teorica del grafene è infatti eleva-tissima (100 gigapascals), molto maggiore di quella dell’acciaio “ad alta resistenza” (1 gi-gapascal). La tenacità, in termini di energia dissipabile per unità di massa, risulterebbe anche maggiore (570 joule al grammo) di quella già eccezionale della seta del ragno (160 joule al grammo).Ma i ragni, e non solo quelli di Lecco, richia-mano all’alpinismo soprattutto per le loro capacità adesive. Le zampette di questi ani-mali, così come quelle dei gechi, sono com-poste da peli principali da cui diramano pe-letti secondari più piccoli e così via. Ancora una volta ritroviamo una struttura gerarchi-ca. Essendo la forza adesiva (conseguenza principalmente delle interazioni elettrostati-che deboli dovute a piccoli sbilanciamenti di carica in molecole neutre, ovvero di van der Waals) direttamente proporzionale al rag-gio del peletto (e non al raggio al quadrato, avvero non all’area della sua sezione trasver-sale), dividendo un pelo in 100 peletti la for-za adesiva risulta 10 volte maggiore. Per tale principio un ragno possiede milioni di pelet-ti in presa, che lo portano ad avere una resi-stenza adesiva estrema: per staccarlo occorre una forza 170 volte maggiore del suo peso. Superfi ci bio-ispirate incominciano a essere in grado di replicare la capacità adesiva dei ragni e dei gechi. Per esempio, pelli di foca senza colla che cercano di mimare questo principio già esistono. Per contro, copiando la gerarchia della foglia del loto possiamo progettare oggi materiali super-idrofobi, anti-adesivi e autopulenti.Per i materiali è l’avvento di una nuova era.

È in cantiere, grazie al lavoro di Nicola Pugno e del suo staff, la “tuta di Spider-Man” che potrebbe essere pronta entro il 2017. Prendendo esempio da ragni e gechi, il tutto sarebbe possibile realizzando una struttura di nanotubi di carbonio ramifi cati in grado di aderire a qualsiasi superfi cie e staccarsi con facilità. La sfi da risiede nel riuscire a combinare effi cacemente l’aderenza dovuta alle forze di van der Waals e alle forze capillari con una strategia per poter modulare “a piacere” l’adesione e muoversi con agilità. E la ragnatela? Anch’essa non pare impossibile. I nanotubi possono risultare invisibili, infatti il loro diametro (per esempio 50 nm) può tranquillamente essere inferiore alla lunghezza d’onda della luce visibile (da 400 a 700 nm). Se combinati in una macro struttura con distanze adeguate potrebbero quindi costituire una tela super leggera, super resistente e invisibile! G.C.

NEL 2017 SAREMO SPIDER-MAN?

QUI A FIANCOIMMAGINI AL MICROSCOPIO DEI PELETTI RESPONSABILI DELLA GRANDE ADESIONE DI DIVERSI ANIMALI

UNO SPACCATO CHE MOSTRA SU DIVERSE SCALE LA NATURA GERARCHICA DELLA RAGNATELA

SOTTO RAFFIGURAZIONE DEL MONOSTRATO DI ATOMI DI CARBONIO CHE FORMA IL GRAFENE, ALCUNE TIPOLOGIE DI NANOTUBI DI GRAFENE, E LA COPERTINA DI SOFT MATTER SU CUI È COMPARSO LO STUDIO SULL’ADESIONE DELLE ZAMPETTE DEI GECHI

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di GIULIO CARESIO

Nel curare questo speciale, ho visto con gioia, a un certo punto dell’avventura,

prender forma in modo autonomo un dia-logo tra persone e discipline in apparenza molto diverse. Se fi no a quel momento ave-vo ricoperto il ruolo attivo di promotore, da lì in poi ho assunto la posizione di osser-vatore e catalizzatore: mi sono messo al servizio di qualcosa che stava accadendo indipendentemente da me e dalla mia vo-lontà.Così si è formato il mosaico di queste pagi-ne, spero ricche e godibili anche per il let-tore. A me hanno rivelato fi li sottili e spesso invisibili di una fi tta rete di sensibilità co-muni, capace di creare entusiasmi condivi-si, di collegare argomenti che a prima vista paiono lontani e di costruire ponti tra mon-di e generazioni differenti.Credo la montagna, l’Italia e il mondo di domani abbiano bisogno di ritrovare que-ste connessioni, di chiarirle, di nutrirle. Noi tutti abbiamo bisogno di andare oltre settorialismi e specializzazioni che sono fi -gli di una cultura - in cui ci riconosciamo per fortuna sempre di meno - che seziona, separa ed erige barriere. Un’attitudine che nulla ha a che fare con l’epoca del web, in cui è chiara come non mai proprio l’impor-tanza di collegare le conoscenze. Abbiamo necessità di poggiare i piedi su un terreno più saldo di quello costituito dalle macerie della società industriale, e dalle sue derive tecnocratiche. Dobbiamo liberarci dalla paura delle responsabilità. Accettare la sfi da. Puntare alla qualità senza compro-messi, come ci insegna l’esempio del grup-po di Giulio Einaudi raccontato da Ernesto Ferrero. Dobbiamo anche affrancarci nel lavoro da quel concetto di dipendenza, esa-sperato proprio dall’industrializzazione, che risulta, sempre più simile a una schia-

vitù, se non fi sica, sicuramente almeno psi-cologica. Senza rinunciare a sacrosanti diritti sociali - anzi estendendoli a tutto il globo - dob-biamo ritrovare coraggio ed energia per quell’iniziativa personale che caratterizza la piccola e sana imprenditorialità. E la ri-voluzione digitale fornisce nuove possibili-tà per farlo, come dimostrano i tanti esem-pi di giovani che hanno creato inedite atti-vità tramite il web.Dalle pagine di questo speciale emerge an-che un’idea di innovazione differente. Vi-viamo infatti nell’epoca della tecnologia e troppo spesso ci limitiamo a pensare che in essa risieda il nuovo, l’evoluto, l’avanzato. Ma non è così. Non solo e non sempre.L’innovazione nasce dalle persone, dalla loro immaginazione e volontà di far bene, di andare oltre. Un impulso da coltivare con intelligenza e con umiltà. Sia per vede-re le insidie che inevitabilmente ci attendo-no lungo un nuovo percorso, sia per rico-noscere che possiamo essere solo un cataliz-zatore di quel miracolo che è la creazione di qualcosa di nuovo.Ben più vicina a questa visione di quanto non sembri è invece la scienza. Lo testimo-nia, per esempio, la prudenza della comu-nità scientifi ca, non recepita dai media, nel condividere con il pubblico le misure sulla velocità dei neutrini.Una scienza che si dimostra capace, come negli studi presentati da Nicola Pugno, di ispirarsi alla natura, riconoscendone il ruo-lo di laboratorio d’eccezione che elabora strutture e soluzioni proprio grazie alla sua vitalità e diversità biologica. Motivo in più per prendersi cura dell’ambiente che ci cir-conda e della sapienza profonda che custo-disce.La stessa scienza che non può e non deve

dimenticare di aver rinunziato all’inizio del secolo passato, con la meccanica quan-tistica, alla pretesa di dominare la realtà. Un fatto che la nostra “civiltà”, da molti erroneamente proclamata “scientifica”, non solo non ha metabolizzato a cento anni di distanza, ma ha sempre volutamente ignorato e rifi utato.Sembrano invece nell’onda di una consape-volezza diversa molte voci di questo nume-ro speciale, a partire dai tre giovani atleti cui abbiamo scelto di dedicare maggior spazio: Nicolas, Kilian e Xavier, lontani dalla fi gura dell’eroe dominatore, ma forse proprio per questo capaci di imprese stra-ordinarie.Laddove cade la miopia e la superbia della dominazione, l’uomo torna al suo posto: un elemento complice dell’ecosistema che può esprimere tutta la sua umanità costituita inscindibilmente da corpo, mente e cuore.

Ho provato a interrogare testi e fi gure di queste pagine come fossero un oracolo. Ne sono scaturite cinque proposte per il nostro comune futuro che, grazie ai segni della pittura di Giorgio Griffa, hanno preso anche forma e colore. Le tro-vate nella pagina a fronte.In quel minestrone che è la memoria col-lettiva e personale riconosco a queste cin-que chiavi di lettura una forma di paterni-tà: tre coincidono con altrettanti capitoli di quel libro straordinario che è Lezioni ame-ricane di Italo Calvino, la calma è attitudi-ne che devo - insieme a molto altro - all’a-mico fraterno e maestro di Tai Chi Vittorio Bottazzi, la sensibilità ha sicuramente radi-ce nella mia famiglia e un legame con scrit-ti e teatro del maestro Ceronetti. ■

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