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A RCHITETTURA AMBIENTE Così è se vi pare. Eredità di … · ARTE /A RCHITETTURA AMBIENTE 8 sala...

Date post: 16-Feb-2019
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6 ARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTE A Abstract. The figure of Giuseppe Terragni is one of the most important and con- troversial of our time. We had many interpretation of his work but often the critics were partial or strongly ideological. The celebration the recurs every hundred years let open the main question around his heredity: The emphasis on the imme- diate charm of his achievement take us to neglect the research of the deepest theme. Così è se vi pare. Eredità di Giuseppe Terragni ad un secolo dalla sua nascita Marco Lecis sentimento diverso dalla lucida disil- lusione del collega americano. Terra- gni ha infatti una fede cieca nella pro- pria ‘missione’, una fede che è reli- giosa, architettonica e politica. L’e- segesi di Tafuri forza dunque l’imma- gine dell’architetto comasco e vi proietta il senso di crisi e di disincan- to della cultura architettonica di fine secolo. Ogni ricostruzione storica nasce, più o meno coscientemente, da un’in- tenzione critica; spesso la presunta oggettività e il rigore filologico sono lo strumento di un discorso teorico più generale. Da questo punto di vista il caso di Terragni è significativo: la ricchezza e la varietà del suo talen- to, i caratteri eterogenei delle sue opere, hanno favorito interpretazioni anche divergenti, generando alcuni equivoci ed omissioni importanti. Bruno Zevi, che già alla fine degli anni Sessanta solleva la questione dell’e- redità di Terragni 3 , vede in certi suoi lavori il superamento del razionali- smo e la prefigurazione dell’architet- tura organica, espressione di uno spirito libero e democratico. Egli dà l’immagine di un Terragni antifascista di fatto. Ciò lo porta a condannare le opere non assimilabili a tale ricostru- zione – è il caso del Danteum e di altre architetture che hanno invece come temi riconosciuti monumenta- Fra le letture più suggestive della personalità e dell’opera di Giuseppe Terragni vi è senz’altro quella com- piuta da Manfredo Tafuri, ormai 25 anni fa. Si trova nello scritto introdut- tivo al libro di Eisenman sull’architet- to comasco, pubblicato dopo lunga attesa lo scorso autunno 1 . In quel testo Tafuri riprende un sag- gio di Asor Rosa e vede Terragni come il personaggio di un dramma pirandelliano, caratterizzato da un’i- dentità sospesa 2 . L’autore della Casa del fascio vi appare impegnato nel continuo scavo analitico dei principi e dei modi del proprio lavoro. E ciò secondo un’attitudine ‘aristocratica’, dominata da profondo scetticismo e dalla coscienza della natura astratta e letteraria della propria attività. Così Tafuri può avvicinarlo ad un altro grande ‘inattuale’ dell’architettura contemporanea, maestro di astra- zioni e di virtuosismi sintattici, Peter Eisenman appunto. Guardare Terragni attraverso la ‘ma- schera pirandelliana’ aiuta ad avere ragione del suo multiforme talento, della sua ‘terremotata fantasia’, ed anzi trova nella molteplicità dell’ispi- razione e nella convivenza di diversi partiti compositivi il senso più origi- nale della sua ricerca. Però, come dimostrano opere e scritti, lo spirito dell’architetto lariano è guidato da un Como. Casa del fascio. Proiezioni notturne: celebrazioni per il centenario di Giuseppe Terragni. Como. Casa Giuliani-Frigerio.
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6AARTE/ RCHITETTURA/AMBIENTEA

Abstract. The figure of Giuseppe Terragni is one of the most important and con-troversial of our time. We had many interpretation of his work but often the criticswere partial or strongly ideological. The celebration the recurs every hundredyears let open the main question around his heredity: The emphasis on the imme-diate charm of his achievement take us to neglect the research of the deepesttheme.

Così è se vi pare. Eredità di Giuseppe Terragniad un secolo dalla sua nascitaMarco Lecis

sentimento diverso dalla lucida disil-lusione del collega americano. Terra-gni ha infatti una fede cieca nella pro-pria ‘missione’, una fede che è reli-giosa, architettonica e politica. L’e-segesi di Tafuri forza dunque l’imma-gine dell’architetto comasco e viproietta il senso di crisi e di disincan-to della cultura architettonica di finesecolo. Ogni ricostruzione storica nasce, piùo meno coscientemente, da un’in-tenzione critica; spesso la presuntaoggettività e il rigore filologico sonolo strumento di un discorso teoricopiù generale. Da questo punto divista il caso di Terragni è significativo:la ricchezza e la varietà del suo talen-to, i caratteri eterogenei delle sueopere, hanno favorito interpretazionianche divergenti, generando alcuniequivoci ed omissioni importanti.Bruno Zevi, che già alla fine degli anniSessanta solleva la questione dell’e-redità di Terragni 3, vede in certi suoilavori il superamento del razionali-smo e la prefigurazione dell’architet-tura organica, espressione di unospirito libero e democratico. Egli dàl’immagine di un Terragni antifascistadi fatto. Ciò lo porta a condannare leopere non assimilabili a tale ricostru-zione – è il caso del Danteum e dialtre architetture che hanno invececome temi riconosciuti monumenta-

Fra le letture più suggestive dellapersonalità e dell’opera di GiuseppeTerragni vi è senz’altro quella com-piuta da Manfredo Tafuri, ormai 25anni fa. Si trova nello scritto introdut-tivo al libro di Eisenman sull’architet-to comasco, pubblicato dopo lungaattesa lo scorso autunno 1.In quel testo Tafuri riprende un sag-gio di Asor Rosa e vede Terragnicome il personaggio di un drammapirandelliano, caratterizzato da un’i-dentità sospesa 2. L’autore della Casadel fascio vi appare impegnato nelcontinuo scavo analitico dei principie dei modi del proprio lavoro. E ciòsecondo un’attitudine ‘aristocratica’,dominata da profondo scetticismo edalla coscienza della natura astrattae letteraria della propria attività. CosìTafuri può avvicinarlo ad un altrogrande ‘inattuale’ dell’architetturacontemporanea, maestro di astra-zioni e di virtuosismi sintattici, PeterEisenman appunto.Guardare Terragni attraverso la ‘ma-schera pirandelliana’ aiuta ad avereragione del suo multiforme talento,della sua ‘terremotata fantasia’, edanzi trova nella molteplicità dell’ispi-razione e nella convivenza di diversipartiti compositivi il senso più origi-nale della sua ricerca. Però, comedimostrano opere e scritti, lo spiritodell’architetto lariano è guidato da un

Como. Casa del fascio. Proiezioni notturne: celebrazioniper il centenario di Giuseppe Terragni.

Como. Casa Giuliani-Frigerio.

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nalisi meramente sintattica di duesole opere, la Casa del fascio diComo e la Casa Giuliani Frigerio. Inesse ritrova una matrice per il propriolavoro e unisce insieme la costruzio-ne di una poetica personale e l’inda-gine storica su un architetto del pas-sato. Allo stesso tempo però trascu-ra altri aspetti del lavoro di Terragniche non si conciliano con i suoi inte-ressi, e cioè l’attenzione per gli ele-menti concreti della storia dell’archi-tettura e per i suoi misteri e significa-ti nascosti.Dopo la grande mostra del ’96, nono-stante l’imponente apparato docu-mentario ed il grande sforzo interpre-tativo dell’indagine corale, la figuradell’architetto lariano rimane ancorasfuggente ed è ricostruita solo perritratti parziali, senza giungere adun’interpretazione univoca 9.Da questo punto di vista l’efficaciadella ricostruzione di Tafuri sta nelnon aver privilegiato nessuna delle‘maschere’ di Terragni, e nell’avervisto la vera originalità della suaricerca nel carattere letterario e nel-l’indagine sui linguaggi.Oggi la ricorrenza del centenario puòessere l’occasione per ripensare lafigura di questo protagonista delnostro Novecento; per provare, so-stenuti da una maggiore distanzatemporale, ad individuare gli elemen-ti non effimeri della sua lezione.Al momento però il dibattito rimaneancora sospeso. La rievocazione si èfinora limitata alle atmosfere affasci-nanti delle sue opere costruite, con-centrandosi soprattutto sulla lorofotogenia e sulla fama acquisita.Il rischio è dunque quello di cedereancora al gioco delle ‘maschere’,senza percepirne la radice tragicamessa in evidenza da Tafuri; di inse-guire Terragni nelle sue molte sugge-stioni, rinviando di indagarne l’operaed il metodo con l’attenzione e ildistacco necessari. Il 18 aprile di quest’anno è cadutol’anniversario della nascita di Terra-gni, venuto alla luce un secolo fa a

lità, simbolismo e aulicità 4. Terragniinvece fu fascista convinto, di fedeassoluta ed ingenua. Questo aspet-to, al di là del giudizio morale, nondeve essere trascurato per l’interpre-tazione delle sue opere e per la com-prensione della loro radice ideale.Semmai ci si può chiedere se siadavvero esistita, a dispetto degli an-siosi proclami dei ‘giovani razionali-sti’, un’architettura fascista o se inve-ce il regime, come in altri ambiti, nonabbia assecondato di volta in volta letendenze a lui più utili nelle strategiedi potere.Del resto gli equivoci sulla natura spi-rituale e mistica della ricerca di Terra-gni accompagnano fin dall’inizio lasua attività. Si pensi, per esempio,all’incomprensione di Pagano, chenon pubblica su “Casabella” la Casadel fascio di Como e critica nel lavorodel collega quelle che ritiene conces-sioni estetizzanti, lontane dalla suaidea di rigore ‘funzionalista’ 5. Si trat-ta di critiche ricomparse anche inseguito, come nel caso di Zevi, o deigiudizi di Argan 6 e di De Seta 7, e dicui rimane l’eco pure in monografiepiù recenti 8.Eisenman, nei suoi saggi degli anniSettanta - riproposti oggi con appro-fondimenti analitici - non cade nel-l’equivoco di assimilare le forme alleintenzioni politiche e conduce un’a-

Como. Casa del Fascio. Fronte principale

Note/Bibliografia

1 L’introduzione di Tafuri fu pubblicata già allafine degli anni Settanta: M. TAFURI, Il sogget-to e la maschera. Una introduzione a Terragni,in “Lotus”, settembre 1978, n. 20, pp. 5-28. Ilsaggio è apparso per la prima volta in linguainglese con il titolo Giuseppe Terragni: thesubject and the mask, su “Oppositions”, n.11, 1977, pp. 1-25. I saggi di Eisenmann sonostati raccolti in un volume e ripubblicati l’annopassato: P. EISENMAN, Giuseppe Terragni:Transformations, Decompositions, Critiques,The Monacelli Press, New York 2003. Origi-nariamente gli scritti erano apparsi su “Casa-bella” e su “Perspecta”: P. EISENMAN, Dal-l’oggetto alla relazionalità: la Casa del fasciodi Terragni, in “Casabella”, n. 344, gennaio1970, pp. 38-41; P. EISENMAN, From objectto Relationship II: Giuseppe Terragni’s CasaGiuliani Frigerio, in “Perspecta”, n. 13-14,1971, pp. 35-65.2 Lo storico romano interpreta il primo proget-to per il palazzo littorio, del 1934, come una

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sala della Casa del fascio a Como.Al contrario di quanto sostenutonegli interventi precedenti le duelezioni, è giusto dire che Terragni nonha bisogno di essere ‘riscoperto’, nétanto meno è stato trascurato dallacritica. La sua opera e l’architetturaitaliana tra le due guerre sono stateinfatti al centro di ricerche importantidagli anni Settanta e per tutti gli anniOttanta e Novanta del Novecento. Ea partire dagli scritti di Eisenman egliha goduto anche di una fortuna inter-nazionale, in particolare tra gli stu-diosi americani, testimoniata dai libridi Thomas Schumacher e dai testi diRichard Etlin e Diane Ghirardo. Sullasua lezione hanno riflettuto inoltreanche importanti architetti comeRafael Moneo 13.La presenza di Libeskind si lega dun-que ad una tradizione radicata, inau-gurata da Le Corbusier nel 1949 con

Meda, in provincia di Milano. Como,la città dove visse, ha organizzatouna giornata commemorativa artico-lata in più appuntamenti: lezioni,conferenze, visite alle opere costrui-te, l’inaugurazione di una mostra e diuno spazio dedicato nel Broletto del-la città. La notte, infine, c’è stata lamessa in scena di un’opera giovaniledi Massimo Bontempelli, Guardia allaluna 10, e uno spettacolo di proiezioniall’esterno della Casa del Fascio 11. Apresiedere l’organizzazione è statoriunito un comitato, il GT04, con iprincipali studiosi di Terragni a livellointernazionale. A pochi giorni dallemanifestazioni però si è avuta notiziadi una lettera di dimissioni di alcunisuoi membri 12.Momenti centrali della giornata co-masca sono state le due lezioni diDaniel Libeskind, a Villa Erba a Cer-nobbio, e di Paolo Portoghesi, nella

Casa del fascio, retro

Casa del fascio, particolare fronte principale

Como. Casa del fascio, Duomo e Teatro Sociale di Como

metafora teatrale che nella dialettica tra ‘sog-getto’ e ‘maschera’ mette in gioco il senso, omeglio, la sospensione del senso caratteristi-ca dell’arte di Terragni. In seguito Luigi Viettiha sostenuto di essere lui il principale autoredella ‘Soluzione A’. L’architetto piemontesefaceva parte del gruppo con Terragni, Carmi-nati, Saliva, Lingeri e i due pittori Nizzoli eSironi. Partendo da una serie di schizzi comu-ni le due proposte vennero sviluppate sepa-ratamente: la prima, la ‘Soluzione A’, nellostudio di Vietti e l’altra in quello di Lingeri eTerragni. Anche Zuccoli, assistente di Terra-gni, ha confermato questa ricostruzione. Èvero però che molti dei temi principali delleopere romane di Terragni e Lingeri, come ilDanteum, sono già presenti nella ‘SoluzioneA’ e che fin da subito Terragni ha rivendicatola paternità di entrambi i lavori (si vedano lelettere pubblicate in ENRICO MANTERO, Giu-seppe Terragni e la città del razionalismo ita-liano, Bari, 1969; nella riedizione del 1983 iltesto si trova nelle pp. 123-125).3 AA.VV. L’eredità di Terragni e l’architetturaItaliana, 1943-68, atti del convegno di studi aComo, 14-15 settembre 1968, fascicolo spe-ciale di “L’Architettura. Cronache e storia”, n.

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qualità materica e sui valori cromaticidell’opera di Terragni, costruendouna sorta di contrappunto all’astrattobianco e nero degli scatti d’epoca. La grande qualità fotogenica di que-ste architetture ha accresciuto neltempo la loro fortuna, facendo del-l’autore un’icona riconosciuta dell’Ar-chitettura Moderna e una figura diculto per gli architetti di tutto il mon-do. In ciò si riflette un aspetto profon-do dell’arte di Terragni - la sua altavocazione formalista – e però l’appa-gamento delle immagini sofisticateriduce quelle opere alle loro qualitàpiù superficiali, trascurando le tensio-ni che le abitano per una visione edo-nistica e pacificata; fino a trasformar-le in oggetti patinati, pronti per essereriprodotti all’infinito, adatti alla vendi-ta e alla diffusione di massa.Colpisce, da questo punto di vista,l’attenzione dedicata nella giornatadel centenario alla preparazione delmerchandising, delle t-shirt e di altriindumenti, di quaderni e cartoline,fino alla versione a fumetti della vitadell’architetto. La maggior parte diquesti oggetti è stata raccolta all’in-terno di una struttura espositiva alle-stita nel centro della città, al Broletto,sede della prima mostra del ’49.La mostra Giuseppe Terragni archi-tetto europeo, nella ex-chiesa di S.Francesco, riunisce in un allestimen-to scenografico alcuni disegni origi-nali, quadri, fotografie e modelli diprogetti. Tra proiezioni, suoni d’at-mosfera e luci oblique si assiste allamessa in scena della vita e dell’operadell’architetto. La mostra ha più l’a-spetto di una rievocazione e nonrestituisce un’idea interpretativanuova nella riorganizzazione delmateriale esposto (in larga parte giànoto). Il tono dell’allestimento peraltro può ricordare lavori analoghidello stesso Terragni, come la famo-sa sala ‘O’ alla mostra del fascismodel 1932. Alla base di quella esposi-zione era un’idea antitetica rispettoalla concezione pedagogica delmuseo ottocentesco: la mostra era

la sua visita alla prima mostra mono-grafica e il suo apprezzamento perl’opera del collega. L’autore del museo ebraico berlinesesi è avvicinato alla lezione dell’archi-tetto comasco già nel 1988, con l’or-ganizzazione di un corso estivo“Summer Session” all’interno dell’a-silo Sant’Elia e la pubblicazione di unDossier Como, dedicato alla città e aisuoi architetti moderni. Nel suo inter-vento per il centenario ha condottouna lettura non convenzionale deitemi e della poetica di Terragni, privi-legiandone gli aspetti spirituali, sim-bolici e letterari, contro le interpreta-zioni del passato di tipo formalisticoed astratto. Ha messo in evidenzaalcune delle figure dell’immaginariodell’architetto lariano accompa-gnandole con immagini di propri pro-getti nati da analoghe suggestioni.Libeskind vede Terragni come un‘believer in architecture’, un ‘creden-te’ dell’architettura, un’artista cioèche vive il proprio lavoro come una‘missione spirituale’. Non sempreperò gli accostamenti tra gli schizzidell’architetto scomparso e le imma-gini dei progetti contemporanei sonoapparsi convincenti. Unisce tuttaviale ricerche dei due architetti il sensoprofondo dello stile e l’inclinazioneper il disegno astratto e auto-referen-ziale delle forme. Mentre però Terra-gni affida le fratture delle sue compo-sizioni alla presenza di elementi stori-ci dell’architettura, Libeskind le ripor-ta all’interno di una figurazioneastratta, generando frammentazionie distorsioni a partire dai partiti geo-metrici iniziali.L’architetto polacco ha inoltre colla-borato al libro del fotografo milanesePaolo Rosselli, un atlante dell’operarealizzata di Terragni, annunciato daSkira già per il mese di maggio, ma almomento ancora inedito. Alcunidegli scatti del libro sono stati pubbli-cati dalla rivista “Domus” all’iniziodell’anno 14. In quelle immagini, ripre-se con strumentazione digitale, Ros-selli si concentra sui dettagli, sullaComo. Novocomune

Como. Novocomune e stadio

Casa del fascio, loggia

Como. Novocomune, facciata. Dettaglio d’angolo.

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basata sull’aggressione semanticadello spettatore attraverso un ‘bom-bardamento mediatico’ in cui era ini-bito ad ogni riflessione critica. Scris-se di quell’evento George Bataille:‘Sono alquanto stupito. Ignoravoquesta storia. Sono addirittura colpi-to. Certo non sarà questo a farmicomprare una croix de feu di smalto,né a farmi seppur minimamentecambiare, ma fa effetto’. Di grande effetto sono state anche lesuggestive proiezioni notturne sullaCasa del fascio, cominciate con lariproposizione dell’illuminazione ori-ginale degli anni ‘30 e seguite con lasovrapposizione di altre immagini agrande scala, riuscite rievocazionidelle tragiche contraddizioni dell’artedell’architetto e dell’età in cui visse.Si sono alternate frasi ad effetto diTerragni - tra cui anche quella sulladurata degli edifici: ‘una casa devedurare quarant’anni’, ‘una bestem-mia’ per Bontempelli – foto, filmati, eperfino un inquietante primo piano diMussolini, alto quanto tutto l’edificio.Di tono diverso, più meditato eapprofondito, è stato l’interventopomeridiano di Paolo Portoghesi,che ha riproposto alcuni dei suoiscritti su Terragni. Lo storico ha rico-struito la figura dell’architetto larianonella sua reale complessità, inseren-

163, Maggio 1969. BRUNO ZEVI, Giuseppe Ter-ragni, Zanichelli, Bologna 1980.4 ‘È il collaudo che si vuol tentare della nuovaarchitettura sul banco di prova della triadecosì piena di incognite e di equivoci stabilitadalla monumentalità, dal simbolismo, dallaaulicità. Lotta e collaudo in campo avverso ose non proprio tale, sfavorevole: l’ambientenaturale ed architettonico determinato dallaVia dell’Impero. I Ruderi dei Fori Imperiali, laBasilica di Massenzio, il Colosseo, sonoespressione ancora viva ed attuale di quelpatrimonio artistico, in cui Monumentalità oAulicità sono materia fondamentale per lacostruzione al pari della pietra, o della calce’.G. TERRAGNI, P. LINGERI, Relazione sulDanteum, dattiloscritto incompleto, 1938; poiin “Oppositions”, n. 9, estate 1977; altre pagi-ne inedite sono state pubblicate in G. CIUC-CI, S. PASQUARELLI, Un documento inedito.La ragione teorica del Danteum, in “Casabel-la”, 522, marzo 1986, pp. 40-41.5 Sui rapporti con il direttore di “Casabella” ètornato recentemente Giorgio Ciucci in unoscritto con cui la stessa rivista ha inteso com-memorare il centenario di Tearrgni. G. CIUC-CI, Casabella e Terragni, in “Casabella”, n.721, aprile 2004, pp. 4-13. Al proposito siveda anche D. VITALE, Lo scavo analitico.Astrazione e formalismo nell’architettura diGiuseppe Terragni, in “Rassegna”, n. 11, set-tembre 1982, in particolare il paragrafo Terra-gni e Pagano due figure – Architettura emorale, pp. 8-9.6 G.C. ARGAN, Relazione introduttiva in “L’Ar-chitettura. Cronache e storia”, cit., p. 4.7 C. DE SETA, La cultura architettonica in Ita-lia tra le due guerre, Laterza, Bari 1972.8 Come quella di A.F. MARCIANÒ, GiuseppeTerragni. Opera completa 1925-1943, Offici-na, Roma, 1987.9 La mostra, intitolata semplicemente Giusep-pe Terragni, si è tenuta alla Galleria della Trien-nale di Milano dall’ 11 maggio al 3 novembre1996 e ne sono stati curatori Giorgio Ciucci eMarco de Michelis. Il catalogo, pubblicato asuo tempo da Electa, comprendeva moltiscritti di diversi autori. È stato edito nuova-

dola sullo sfondo della cultura archi-tettonica dell’epoca - con le sue ten-sioni polemiche e le contraddizioniinterne - e cercando, al di là dei luo-ghi comuni, di definirne l’importanzae l’originalità nel più ampio quadrodell’architettura e della cultura euro-pea. Secondo Portoghesi ‘la diver-sità dell’architettura di Terragnirispetto a quella di Mies, ma soprat-tutto di le Corbusier, di Oud, di Gro-pius, dei maestri del razionalismo, fuproprio il fatto che egli, più che undiscendente della cultura illuminista,come gran parte degli intellettualimoderni europei, era un uomo difede’. E tale caratteristica è per luialla base del dramma fondante la suaricerca formale: lo scontro tra a-strazione e figurazione. Dove la pri-ma è un tentativo di liberazione daltragico, e la seconda rappresenta unritorno alla densità della materia edella storia, ai loro significati reali e ailoro rimandi simbolici. Sia Libeskind che Portoghesi hannodunque voluto privilegiare l’aspettospirituale dell’ispirazione di Terragni,un’interpretazione che è anche unareazione alla lettura data da Tafuri edEisenman, tutta concentrata sui temiformali e sui procedimenti retorici. Si tratta certo di una nuova masche-ra per il personaggio Terragni, una

Terragni: Asilo di S. Elia, particolare del cortileComo. Asilo S. Elia, Fronte principale.

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maschera su cui si riflettono le ansiee le aspirazioni della cultura contem-poranea, oltre che l’ombra dell’iden-tità di un uomo. Ciò che conta, alla fine, non è forse lasua storia, ma la nostra. E nasce cosìl’esortazione a riappropriarsi di quel-l’eredità, a discuterla e viverla dall’in-terno; riconoscendone la grandelezione, ma anche le contraddizionied i limiti intrinseci. Senza guardare perciò Terragni

come un’icona intoccabile - tantomeno affascinate quanto più impri-gionata in facili luoghi comuni - macome una figura tragica e difficile,che mette in crisi l’immagine positivi-sta dell’architetto razionalista. Unafigura da non accettare in modosemplicistico come un dato di fattodella nostra storia, ma con cui con-frontarsi per decidere cosa accoglie-re della sua esperienza. E cosadimenticare.

mente l’anno scorso, con una nuova coperti-na, ma senza altri aggiornamenti critici.10 Lo spettacolo è stato curato da Luca Ron-coni e si è svolto al teatro sociale di Como,situato tra il duomo e la Casa del fascio. Bon-tempelli, anch’egli comasco, conobbe Terra-gni ai tempi della sua direzione di “Quadran-te” – condivisa con Pietro Maria Bardi. Il 30agosto del 1936 lo scrittore visita la Casa delfascio sotto la guida del suo autore, accom-pagnato da Paola Masino, Mirko Basaldella eArturo Martini. Da quella visita nasce unoscritto che sarebbe dovuto comparire nelnumero monografico di “Quadrante” dedica-to all’edificio. In quelle righe però Bontempel-li non nascose le sue perplessità su alcuniaspetti dell’opera e Bardi preferì non pubbli-care il testo. Ne scaturì una lite tra i due e lachiusura della rivista. Bontempelli criticò inparticolare il carattere ‘dispersivo’ dell’edifi-cio, dovuto alle sue trasparenze ed ai continuirimandi allo spazio esterno. Tra lui e Terragnirimase però un legame intellettuale e perso-nale, che è testimoniato dalle lettere succes-sive all’episodio. 11 La giornata inaugurava anche una serie dialtre iniziative che si protrarranno per l’annoin corso.12 Questa lettera è stata diffusa dalla newslet-ter “PresS/Tletter n.15” di Luigi PrestinenzaPuglisi. Firmata da Peter Eisenman, Kurt For-ster, Danilo Longhi, Antonio Monestiroli, Ser-gio Poretti è stata inviata al ministro Urbani eal presidente del comitato Attilio Terragni. Neltesto si legge: ‘I sottoscritti, componenti delComitato Nazionale Giuseppe Terragni, con-siderati: 1) l’indeterminatezza culturale escientifica delle iniziative selezionate per ilfinanziamento nell’ambito delle proposte alComitato Nazionale Terragni, in particolarenel campo espositivo; 2) L’assenza di un verocoinvolgimento degli studiosi e Istituzioniche, anche nel recente passato, hannosostanziato il campo degli studi su GiuseppeTerragni; 3) L’orizzonte locale delle azioni delcomitato. Sono con la presente a rimettere ilproprio mandato, rimarcando altresì la pro-pria alterità dalla gestione dei programmieconomici delle iniziative dello stesso Comi-tato Nazionale Giuseppe Terragni’.13 Moneo descrive la Casa del Fascio diComo come esperienza culminante per l’ar-chitettura del primo Novecento nel proprioscritto L’avvento di una nuova tecnica nelcampo dell’architettura: le strutture a telaio incemento armato, pubblicato per la prima vol-ta in lingua spagnola nel 1978 e la cui tradu-zione italiana si trova oggi in R. MONEO, Lasolitudine degli edifici ed altri scritti, vol. I, acura di Andrea Casiraghi e Daniele Vitale,Umberto Allemandi, Torino 1999.14 Le foto si trovano nei numeri di febbraio e dimarzo della rivista ed illustrano la Casa delfascio e l’asilo Sant’Elia. Il primo servizio foto-grafico è accompagnato da un breve testo diSteven Holl in cui sono sottolineati i valoriassoluti dell’architettura di Terragni, oggiliberati dal peso dei condizionamenti politici,e la sua ‘gioia di inventare’ che si rivela neidettagli delle opere e dei loro arredi.

Como. Asilo di S. Elia, particolare del fronte

Como. Asilo di S. Elia, particolare del fronte


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