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Biotechnology Design - Lazio International · Topic_Biotechnology design Il Design per le...

Date post: 18-Feb-2019
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di id Biotechnology Design Gabriele Stocchi Piero Quintiliani Ebri Abbott Italia Il Kiwi Il Castagno Avanzini Group DESIGN FOR MADE IN ITALY sistema design nelle imprese di Roma e del Lazio 03
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BiotechnologyDesign

Gabriele StocchiPiero Quintiliani

EbriAbbott Italia

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Direttore responsabile | Managing DirectorTonino Paris

Direttore | DirectorCarlo Martino

Coordinamento scientifico | Scientific Coordination CommitteOsservatorio scientifico sul Design del Dipartimanto ITACA, Industrial Design Tecnologia dell’Architettura, Cultura dell’Ambiente, Sapienza Università di Roma

Redazione | Editorial StaffLuca BradiniNicoletta CardanoIvo CarusoPaolo CiacciEmanuele CucuzzaStefano LacuAntonio Las CasasSara PalumboFilippo PerniscoFelice RagazzoSilvia SegoloniClara Tosi Pamphili

Segreteria di redazione | Editorial HeadquarterVia Flaminia 70-72, 00196 Roma tel/fax +39 06 49919016/[email protected]

Traduzione | TranslationsClaudia Vettore

Progetto grafico | Graphic designRoberta Sacco

Impaginazione | ProductionSara Palumbo

Editore | PublisherRdesignpress

Via Angelo Brunetti 42, 00186 Roma tel/fax +39 06 3225362e-mail: [email protected]

Distribuzione librerie | Distribution through bookstoresJoo distribution – Milano

Distribuzione estero | Distribution for other countriesS.i.e.s. srl – Milano 20092 Cinisello Balsamo (MI), via Bettola 18tel. 02 66030400 – fax 02 66030269www.siesnet.it e-mail [email protected]

Stampa | PrintingTipografia Ceccarelli, Grotte di Castro - VT

diid_disegno industriale industrial design Rivista bimestrale di formazione e ricercaBimonthly magazine of training and research

allegato alla rivista

Registrazione presso il tribunale di Roma 86/2002 del 6 marzo 2002ISSN: 1594-8528

DESIGN FOR MADE IN ITALYsistema design nelle imprese di Roma e del Lazio n°3_giugno 2009

Topic_Biotechnology designIl Design per le Biotecnologie | Design for Biotechnology_Tonino ParisUna relazione embrionale | An embryonic relationship_Carlo Martino

La creatività made in Lazio si esprime anche attraverso le biotecnologie | Made in Lazio creativity also expresses itself through biotechnologies_Pierpaola D’Alessandro

DesignerGabriele Stocchi e Piero Quintiliani Forme di cura: design per la salute | Forms of care: design for health_Nicoletta Cardano

Quando l’etica vince sull’estetica | When ethics wins over aesthetics_Sara Palumbo

Designer_index

FocusEbriLa contagiosa ricerca di una cura | The contagious search for a cure_Emanuele Cucuzza

FactoryAbbott ItaliaLa promessa dell’industria chimicofarmaceutica | The promise of the pharmachemical industry_Ivo Caruso

Il KiwiTerra di kiwi | Kiwi country_Felice Ragazzo

Le biotecnologie nello scenario laziale, il design tra ricerca e prodotto | Biotechnologyin Lazio - Design alongside research and production_Luca Bradini

Factory_index

InnovationAvanzini GroupMaterioteche intelligenti | Intelligent material libraries_Antonio Las Casas

Castagno wonderful | Meraviglioso chestnut-tree_Felice Ragazzo

Lsd _ la sapienza design factory

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The Lazio region is ‘discovering itself’, in the sense that the people who run it are finally looking more carefully into the various organizations operating in the local area in order to understand their characteristics, relationships and potential. This phenomenon has boomed in recent years, leading a very interesting scenario to emerge, with important economic and cultural implications. To mention just a few of the main steps taken, in 2006 the Lazio Regional Authorities founded the Audiovisual and ICT District, in 2007 the Boat District and, finally, in 2008 the Technological Bioscience District. These are all local production systems or networks that already existed, but which have been picked out and established as cornerstones of a new regional policy. This recognition process has been accompanied by a promotion strategy which is increasingly emphasizing the need for a stronger and more systematic relationship between the business world and design. This bond certainly involves the design of products and visual communication, but above all it is diffused through research and experimentation, meaning it cannot neglect to take training into consideration. In the latest district established by the Lazio Regional Authorities, Biotechnology and Life Sciences represent a genuine new frontier in the knowledge-based economy. This is something in which we must invest, using experimentation as one of the contributing factors to innovation. In this process, there is no doubt that design can play a guiding role.04

Tonino Paris

Topic_Biotechnology designIl Design per le Biotecnologie | Design for Biotechnology

Il Lazio è una regione che si sta “scoprendo”, nel senso che i suoi amministratori stanno finalmente leggendo con più attenzione le diverse realtà operanti nel territorio per comprenderne caratteristiche, relazioni e potenzialità. Il fenomeno ha subito una forte accelerazione in questi ultimi anni, e sta facendo emergere uno scenario molto interessante, con importanti ricadute economiche e culturali. Solo per citare alcuni dei passaggi salienti, nel 2006 è stato istituito dalla Regione Lazio il distretto dell’Audiovisivo e delle ICT, nel 2007 il Distretto della Nautica, e da ultimo, nel 2008, il Distretto Tecnologico delle Bioscienze. Tutti Sistemi Produttivi Locali o in Rete già esistenti che sono stati però identificati e definiti come assi portanti di una nuova politica regionale. Un processo di riconoscimento che si accompagna a una strategia di valorizzazione e che a sua volta mette sempre più in evidenza l’esigenza di un rapporto più sistematico e forte tra il sistema Imprenditoriale e il Design. Un rapporto che passa certamente per il progetto del prodotto e della comunicazione visiva, ma soprattutto per la ricerca e la sperimentazione che non può prescindere dalla formazione. Nell’ultimo dei distretti istituiti dalla Regione Lazio, le Biotecnologie e Scienze della Vita rappresentano, di fatto, una nuova frontiera dell’economia basata sulla conoscenza, su cui bisogna scommettere, lavorando sull’innovazione anche attraverso la sperimentazione. In questo processo, il design può certamente giocare un ruolo guida.

The North Tiles (Les Tuiles), Ronan & Erwan Bouroullec, 2006, Bouroullec Tile 4. Ph: Ronan & Erwan Bouroullec

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Il distretto Tecnologico delle Bioscienze del Lazio, così come delineato, comprende le diverse attività professionali e imprenditoriali che coinvolgono le biotecnologie, le scienze della vita, il settore agroalimentare e la tutela dell’ambiente, e che a loro volta si traducono in centri di ricerca pubblici e privati, in industrie farmaceutiche e di prodotti medicali, nell’industria delle coltivazioni e della distribuzione di prodotti alimentari, nelle attività imprenditoriali legate alla tutela e alle salvaguardia del patrimonio ambientale, ed infine in tutte le imprese che offrono prodotti di ICT a supporto delle precedenti. Le ragioni che hanno governato i processi d’insediamento di questi centri produttivi nel tempo, sono diverse e difficili da ricostruire in questa sede. Alcuni processi sono certamente debitori delle agevolazioni fornite dalla ormai estinta Cassa del Mezzogiorno, negli anni del secondo dopoguerra, altri hanno trovato vantaggiosa questa collocazione territoriale per le sue peculiarità bioclimatiche, altri ancora sono stati indotti dai precedenti. L’esplorazione del distretto e dei suoi nessi con il design, che qui è sintetizzata, ha messo in luce aspetti molto originali e di sorprendente interesse, facendo affiorare molti punti di contatto e altrettanti di separazione.La lettura dei sistemi professionali e di quelli imprenditoriali coinvolti ha, infatti, evidenziato ancora un uso prevalentemente strumentale e parziale del design, assunto soprattutto nella sua componente visuale e comunicativa. Tutto il sistema dell’industria farmaceutica, per esempio, ha utilizzato il design quasi esclusivamente per la progettazione dei packaging e della comunicazione, escludendolo invece da tutti quei processi che partecipano alla ridefinizione di modalità di concezione, di consumo e di distribuzione del farmaco.Rari sono invece in questo ambito i casi di un coinvolgimento del design nella sua componente product, con qualche eccezione nel settore degli elettromedicali.I contributi che invece il design potrebbe realmente dare a tutti gli ambiti del Distretto delle Bioscienze sono molto più numerosi e legati non solo alla comunicazione o al prodotto ma anche all’innovazione di processo. La relazione tra Biotecnologie e Design può però essere letta anche in un’altra direzione, e cioè in quella per cui il progetto di design si arricchisce di nuove suggestioni e di nuove soluzioni attraverso lo studio e l’analisi del mondo naturale e biologico. In questo senso sono molti i segnali che ci vengono dal mondo della sperimentazione e che coniugano il riferimento all’universo vegetale e animale con le nuove tecnologie. C’è per esempio chi, come l’inglese Ross Lovegrove, definendosi un “biologo evoluzionista” studia le architetture più intime delle strutture molecolari per tradurle in artefatti da produrre in serie, o il francese Patrick Jouin, che nel realizzare sperimentazioni in “rapid manufacturing” riproduce in sedie e sgabelli le strutture ossee, o ancora i famosi fratelli Bouroullec che nel disegnare un sistema di diaframmi ambientali per la Vitra, “algues”, ripropone il disegno di alghe marine. Per cui la natura, dopo gli anni dell’organicismo scandinavo o del neo-organicismo ludico, continua ad essere oggi uno dei più grandi patrimoni morfologici da studiare ed emulare. Uno scenario questo che dovrebbe far riflettere i designer del Lazio, per le effettive opportunità che la vicinanza di un distretto delle Biotecnologie e delle Scienze della Vita offre in termini di apporti alla progettazione.

Una relazione embrionale | An embryonic relationshipCarlo Martino

Algues, Ronan & Erwan Bouroullec, Vitra, 2004, Bouroullec Roubaix Museum 1.Ph: Paul Tahon

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Sigma-Tau, pillole | pills.

Vertigo Design, packaging.

Avanzini Group, cemento traslucente con fibre ottiche Luccon, prodotto dalla Luccon Lichtbeton GmbH, Austria | Luccon translucent concrete with fibre optic cables, produced by Luccon Lichtbeton GmbH, Austria.

Piero Quintiliani, apparecchiatura per estetica professionale | professional aesthetic set, Elmas92 - pq design.

The Lazio Technological Bioscience District, as briefly described, takes in the various business and professional activities involving biotechnology, life sciences, the food and agriculture industry and protection of the environment. This basically means private and public research centres, the pharmaceutical and medical product industries, cultivation, the distribution of foodstuffs, business activities connected to the protection and conservation of environmental heritage, and finally all of the companies that offer ICT support products for them. There are various reasons behind the establishment of these production centres over time and it would be difficult to elaborate on them here. There is no question that in some cases it was due to the financing provided by the now defunct ‘Cassa del Mezzogiorno’ development fund for Southern Italy in the years following the Second World War. Others saw the benefits of the particular bioclimatic characteristics of the area, while the appearance of others still was induced by those that already existed.Examination of the district and its links with design, a summary of which is given here, has spotlighted some highly original and remarkably interesting aspects. It has made it possible to note a number of common factors and just as many diverging ones.Investigation of the business and professional systems involved has underlined the fact that design is still used in a limited manner and in order to achieve specific goals, mainly regarding visual elements and communication. For example, the pharmaceutical industry as a whole uses design almost exclusively for packaging and communication, letting it play no part in the processes that contribute to the redefinition of the means of conception, consumption and distribution of

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medicines. In this field, it is rare for design to have a hand in shaping the product, with the exception of certain cases involving electromedical devices. However, design could potentially make a significant contribution to all of the fields of the Bioscience District, not just concerning communication and the products, but also innovation of the processes.There is also another way of looking at the relationship between biotechnology and design: the latter’s projects are enriched with new ideas and concepts through study and analysis of the natural and biological world. In this respect, there is a vast amount of input that comes from the world of experimentation and unites references to the plant and animal kingdom with new forms of technology. For example, the Welshman Ross Lovegrove calls himself an ‘evolutionary biologist’ and studies the tiniest architectural details of molecular structures in order to utilize them in mass-produced goods. In the Frenchman Patrick Jouin’s experiments with ‘rapid manufacturing’, he reproduces bone structures in chairs and stools. The famous Bouroullec brothers based their design for the ‘Algues’ system of room dividers for Vitra on the shapes of algae.So, after the years of Scandinavian organicism and playful neo-organicism, nature is still one of the greatest morphological sources to study and emulate. This is something that the designers of Lazio should reflect on, given the genuine opportunities that the proximity of a Biotechnology and Life Sciences District can offer in terms of contributions to their work.

La creatività Made in Lazio si esprime anche attraverso le biotecnologie | Made in Lazio creativity also expresses itself through biotechnologies

Pierpaola D’Alessandro*

Negli ultimi decenni le biotecnologie sono divenute un vero e proprio collettore di comparti che concorrono a costituire quell’immenso campo di attività che risponde al nome di “Scienze della Vita”. Un’area che coinvolge realtà imprenditoriali e centri di ricerca di differente natura, dalla farmaceutica alle nanotecnologie, dai nuovi materiali alla bioinformatica, e che dà vita ad un settore che raggruppa una realtà culturale ed economica tra le più vivaci e proiettate verso le collaborazioni scientifiche ed economiche internazionali. Le Biotecnologie figurano tra i settori di eccellenza produttiva del Lazio, seconda regione italiana per numero di addetti (14.279 e 1069 in R&S) e per fatturato (1.685 mld di euro), un tessuto economico animato da 11 poli universitari tra pubblici e privati, 4 tra i maggiori centri di ricerca pubblici, 4 parchi scientifici e tecnologici. L’idea di indagare sul rapporto Design e Biotecnologie potrebbe apparire insolita ma nasce dall’esigenza di dare visibilità a tutto ciò che nelle produzioni industriali non è immediatamente percettibile e di mettere in luce il valore e l’importanza dell’aspetto immateriale anche in contesti dove l’elemento materiale è fortemente determinante e visibile. È questo il caso del settore delle Biotecnologie e del Biomedicale in cui, nonostante le regole precise dei protocolli di ricerca, l’elemento creativo, e quindi immateriale, si esprime in ogni fase, dalla ricerca alla produzione. Nonostante si faccia ampio uso di tecnologie e di elementi riconducibili all’ICT che permettono di monitorare le applicazioni scientifiche con impieghi tecnologici diversificati e innovativi, il valore aggiunto proviene dalle opportunità legate alle libertà creativa di scienziati e ricercatori, anche loro, nei loro ambiti, veri e propri “artisti del design”. La nostra esperienza oramai triennale legata alle Biotecnologie, e al “Pharma Finance”, Congresso internazionale su biotecnologie e finanza, ci ha condotto ad indagare con curiosità sul rapporto tra materiale ed immateriale, ed i rispettivi “pesi” strategici ed a scoprire, ad esempio, il caso dell’applicazione di creatività in 3D al disegno molecolare per simulazioni da laboratorio, o del primo motore di ricerca made in Lazio per le immagini diagnostiche, o ancora il design applicato alla creazione e realizzazione degli arti artificiali, alle tecnologie innovative impiegate, ad esempio, nelle sonde intra-operatorie per impieghi chirurgici ovvero ai medical devices dedicati alle donne in stato di gravidanza. Un universo, quindi, da investigare e scoprire scorrendo le pagine di questa pubblicazione dove l’elemento del Design e la connotazione della creatività laziale emergono in produzioni di alto valore sia economico che socio-culturale.

*Direttore Affari Industriali Sviluppo Lazio S.p.A. | Director of Industrial Affairs Sviluppo Lazio S.p.A.

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In the last decades, biotechnologies have become a real collector of divisions who all contribute to that huge field known as ‘Life Sciences’. An area that involves entrepreneurial realities and research centres of different natures, from pharmacology to nanotechnology, from new materials to bioinformatics. An area that gives life to a sector that groups together a cultural and economic reality among the most lively and that is projected towards international scientific and economic collaborations. The Lazio region plays a leading productive role in Biotechnologies. Lazio is the second Italian region in terms of number of operators (14,279 and 1,069 in R&D) and for turnover (1,685 billion euros), an economic framework made up of 11 public and private universities, 4 of which are among the most important public research centres, and 4 are technological and scientific parks. The idea to investigate the relationship between Design and Biotechnologies might seem unusual but it is born from the need to give visibility to all that in industrial production isn’t immediately perceptible and to shed light on the value and importance of the immaterial, especially where the material element is strongly influential and visible. This is the case with the Biotechnologies and Biomedical sector in which, despite the precise rules of research protocols, the creative element - the immaterial - expresses itself in every phase, from research to production. Despite the ample use of technologies and elements based on ICT standards that allow for the monitoring of scientific applications with diversified and innovative technological uses, the added-value comes from the opportunities created by the free creativity of scientists and researchers. They too, in their environments, are real and true ‘artists of design’. Our three-year experience tied to Biotechnologies, and to ‘Pharma Finance’, an international conference on biotechnologies and finance, has led us to investigate with curiosity the relationship between material and immaterial, and the respective strategic ‘weights’ and to discover, for example, the case of applied creativity in 3D molecular design for lab simulations, or the first made in Lazio research engine for diagnostic images, the design applied to the creation and production of artificial limbs, to innovative technologies used, for example, with intraoperational probes in surgical uses, or medical devices dedicated to pregnant women. It is a universe, therefore, to investigate and discover paging through this publication where the element of Design and the connotations of Lazio creativity emerge through high value productions, both in economic and socio-cultural terms. 09

In this interview Gabriele Stocchi and Piero Quintiliani discuss their experience and their views on design in the pharmaceutical and electromedical sectors. While they are from very different generations and working backgrounds, they are both involved in communication and giving a concrete form to products, objects and instruments related to human health. Since the late 1950s, Stocchi has designed and overseen the graphics and packaging of the pharmaceutical products of Pomezia-based Sigma Tau, one of the biggest Italian companies in the field. Quintiliani is still in the early stages of his industrial design career but he has already done a great deal, concentrating mainly on the production of electromedical equipment, especially for neonatal medicine. Stocchi is an unconventional figure who has spent his long professional career working independently, rejecting the rules of the design world, of which he does not feel part. He is a designer who believes in anonymity rather than marking work as one’s own; an ingenious, versatile leading presence on the scene who has transformed the way people see the packaging used to wrap, contain and protect pharmaceuticals and medicines. He has always worked under the company’s name. In keeping with the standard professional training approach for young designers, right from the start Quintiliani has been determined to gain all-round knowledge of techniques, materials and project development. He has made good use of this know-how in his work designing cots for newborns, lights for phototherapy, bilirubin measurement devices for Ginevri (Albano-Cecchina), and cosmetic medicine equipment for Triworks (Guidonia).

Designer

Gabriele Stocchi e Piero Quintiliani raccontano in forma di intervista la loro esperienza e il loro punto di vista sul design applicato ai settori farmaceutico ed elettromedicale. Personalità del tutto diverse per salto generazionale e per tipo di attività, sono entrambi impegnati a comunicare e a dare forma a prodotti, oggetti, strumentazioni che hanno a che fare con la salute umana: Stocchi ha progettato e seguito sin dalla fine degli anni ‘50, la grafica e il packaging dei prodotti farmaceutici di una delle maggiori aziende italiane, la Sigma-Tau, che ha sede a Pomezia; Quintiliani nella sua giovane ma intensa attività di industrial designer si è dedicato prevalentemente alla realizzazione di apparecchiature elettromedicali, soprattutto nel campo della neonatologia. Stocchi è un eterodosso con una lunga vicenda professionale giocata autonomamente, fuori dai canoni del mondo del design, a cui non sente di appartenere; un progettista che crede nell’anonimato, e non nell’affermazione di autorialità, un protagonista ingegnoso e poliedrico che ha trasformato il modo di concepire gli involucri destinati ad avvolgere, contenere e proteggere farmaci e che ha sempre lavorato con il nome dell’azienda. Coerente ai canoni della formazione professionale di un giovane designer, Quintiliani è stato determinato sin dagli inizi nell’acquisire conoscenze a 360° soprattutto per ciò che riguarda tecniche, materiali e sviluppo del progetto; conoscenze ampiamente sfruttate nel corso dell’attività per la progettazione di culle neonatali, lampade per fototerapia, apparecchi per la misurazione della bilirubina per la Ginevri (Albano-Cecchina), o di apparecchiature per la medicina estetica della Triworks (Guidonia).

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Nicoletta Cardano

Produzione farmaceutica e elettromedicale: in che modo si sono evolute le caratteristiche estetiche e tecniche dei prodotti e il linguaggio di comunicazione in questi settori relativi alla salute, al benessere, alla terapia, all’estetica?G.S. Tutta la progettazione legata all’industria farmaceutica è riconducibile a criteri di estrema semplicità. Di fatto i prodotti fanno riferimento ad alcune tipicità merceologiche: le pillole che vanno nei blister, le gocce nei flaconcini per gocce, le polveri da sciogliere in acqua, chiuse ermeticamente perché non sono stabili, sono igroscopiche… Oggi si usano i blister, una volta erano flaconi chiusi ermeticamente come succede ancora negli Stati Uniti quando il farmacista prepara la prescrizione della ricetta. Esistono macchine sofisticate per il confezionamento, realizzate da ditte che le brevettano e le vendono in tutto il mondo. Da questo punto di vista la spinta alla ricerca, all’innovazione viene da loro. Vari tipi di prodotti, da quelli alimentari, a quelli cosmetici, per l’igiene e quelli farmaceutici sono confezionati in modo analogo tramite delle catene che fanno in fretta gli assemblaggi e dalla polvere arriva fuori il prodotto, l’oggetto confezionato, come

Gabriele Stocchi e Piero QuintilianiForme di cura: design per la salute | Forms of care: design for health

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il pollo che esce fritto… Si usa lo stesso sistema, un film di polietilene, un film di alluminio partono da bobine diverse, si accoppiano a caldo e nel frattempo vengono riempiti di ciò che serve e stampati. Non si può inventare altro sulla produzione collaudata nelle catene, non avrebbe senso. Oggi il mercato farmaceutico è in continua espansione, tutto è molto più movimentato, chiassoso; basti pensare a come si presenta una farmacia quando vi entriamo e come si presentava cinquant’anni fa. Prima, ad esempio, alcune ditte, specialmente del Nord Europa, sceglievano per i loro prodotti un disegno istituzionale, un logo standard che veniva riproposto cambiando la gamma di colori e i nomi delle specialità. È un sistema che considero valido. Si può fare un disegno una tantum che poi si lascia inalterato, cambiando il nome a seconda del prodotto; è una scelta. Io viceversa sono portato a cambiare continuamente il gioco, perché è quello che mi viene spontaneo, ma naturalmente non è l’unica strada percorribile. Nel mio lavoro anche per la mia esperienza dei collages mi sono sempre guardato in giro, ho usato delle forme che riuscivo a trovare, ad individuare.

Sigma-Tau, Flore trix, packaging, 2000w.

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Ho utilizzato a volte come flacone un coperchio e come contenitore un tappo, il contrario di quello che avveniva normalmente. Ci sono dei prodotti che sono stati realizzati utilizzando delle cose incongrue, ma che risultavano alla fine funzionali. Nel caso del Record B12, ad esempio, mi sono servito di ciò che già c’era: un tappo brevettato con un settore che si apriva a pressione e lasciava cadere in soluzione un prodotto in polvere; era stato previsto per una quantità di 100 cc., la classica bottiglietta di sciroppo. L’idea di averne fatto delle mono-dosi è stata semplicemente l’applicazione di un qualcosa che esisteva. Ho utilizzato senza modificarli dei vetri già fatti che si adoperavano per la penicillina, prodotti in milioni esemplari. Ne è venuta fuori una realizzazione che non esisteva, dieci flaconi piccoli anziché uno grande. I flaconi, poi, sono stati sistemati in un disco, e confezionati in una scatola identica a quelle del latte in polvere.P.Q. La maggior parte della mia attività progettuale è stata finora svolta nel settore delle apparecchiature elettromedicali. Collaboro con diverse aziende per la realizzazione di strumenti per la cura, la terapia e ultimamente anche di strumenti per la medicina estetica, di apparecchiature per il benessere e la bellezza. Si tratta di due settori molto vicini e in continua evoluzione. Come in altri campi c’è innanzitutto la sperimentazione e l’adozione costante di nuovi materiali. Il Mater Bi, ad esempio, che è un materiale biodegradabile al 100% realizzato con l’amido di mais, sarà utilizzato, credo, nel campo biomedicale con possibilità innovative, come sarà anche per i nanomateriali. Soprattutto la sensibilità collettiva è in continua evoluzione. C’è un mondo di geometrie, forme, colori in costante trasformazione che deve continuamente interpretare nuovi contesti e nuove tecnologie, adeguarsi ai cambiamenti dei modi di vita, dei modi di relazione e di comunicazione. L’innovazione nel campo degli strumenti elettromedicali comporta un nuovo modo di concepire le apparecchiature, rendendole sempre più funzionali, comunicative, in sintonia con chi le utilizza, sia come operatore che come fruitore finale. Al tempo stesso questi oggetti così legati alla loro specificità e apparentemente lontani dalla vita quotidiana, possono anche entrare in relazione con gli aspetti e i modi odierni dell’esistenza. Un esempio può essere il lavoro fatto con “nido”, una culla che ho realizzato per la Ginevri, una

Piero Quintiliani, Nido culla neonatale | narsery, Ginevri, 2003.

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Piero Quintiliani, collaborazione Arch. Alfredo Bigonio, reparto neonatale | collaboration with architect Alfredo Bigonio, maternity ward, 2007.

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ditta di Albano che si occupa di cura neonatale. Le culle normalmente in uso negli ospedali o nelle cliniche sono quelle standard, servono per tenere il neonato vicino alla mamma e per trasportarlo. Finora per risolvere il problema della copertura durante il trasporto si usava un sistema brutalmente empirico, sovrapponendo a mo’ di coperchio una culla capovolta, come il coperchio di una pentola. Oltre al miglioramento dei materiali e allo studio di un sistema di segni e di linguaggio per comunicare sicurezza e affidabilità, il progetto ha affrontato la

questione della copertura creando una struttura girevole come quella di un passeggino, incernierata alla culla, e manovrabile anche con una sola mano. È stato realizzato un cambio di funzione notevole e l’oggetto ha oggi delle prestazioni completamente diverse. Talvolta, per altri progetti di macchine destinate alla medicina estetica, cerco di ricavare attraverso una geometria un piano che prevede l’appoggio magari di uno smartphone o altri accessori di cui ci stiamo sempre più dotando nella vita di tutti i giorni. L’oggetto accoglie così altre funzioni di supporto e si integra con le necessità della quotidianità.

In che modo le caratteristiche del farmaco, o dell’apparecchio, devono essere percepite o percepibili da chi le usa?G.S. Va detto che trattandosi di prodotti farmaceutici in gran parte prescrivibili su ricetta, il destinatario della comunicazione non è il paziente, ma il medico. Questo mette le cose sotto una luce diversa: non è un prodotto che deve per forza raggiungere il consumatore. In Italia, come nel resto d’Europa la pubblicità diretta delle medicine al grande pubblico è vietata e le industrie farmaceutiche aderiscono ad un codice di condotta. La comunicazione

è dunque rivolta al medico che riconosce già la tipologia del prodotto dal nome scientifico, stabilito e definito dai ricercatori, previa registrazione brevettuale. All’interno del listino dei prodotti dell’azienda ci sono una serie di “famiglie”, suddivise per aree terapeutiche che accorpano tipologie diverse di farmaci a cui si può dare riconoscibilità immediata attraverso un’omogeneità cromatica; talvolta si può utilizzare la stessa forma grafica e lo stesso disegno per varianti di una medesima formulazione, come nel caso delle formulazioni plus o mite. Il Ministero della Salute è particolarmente vigile sulla materia. Se ad esempio il prodotto è cardiologico non si può disegnare un cuore; utilizzare un cuore è descrittivo e dato

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che la cardiologia è una branca specifica e particolarmente importante della medicina non si può far ricorso ad un elemento illustrativo. Il ministero stabilisce le dimensioni del nome, le quantità, la grandezza del testo; la confezione deve essere preventivamente approvata. Le regole sono chiare, non si lavora a ruota libera, non si possono fare parole in libertà; bisogna stare dentro parametri, larghi ma precisi; come fare un sonetto, che ha delle regole strette di composizione, anche se poi non ce n’è uno uguale all’altro.

P.Q. Il design è un veicolo di informazione. La corretta informazione viaggia attraverso un buon progetto. Se si lavora con attenzione, con dedizione, direi con amore, si riesce a trasferire attraverso dei messaggi inconsci che non sono propriamente linguistici delle informazioni. Tornando al caso di “nido” la soluzione della copertura manovrabile anche con una sola mano, comunica affidabilità e il positivo superamento di un problema.

Quale è stato nella sua professione il rapporto con le tecnologie e in che modo i vincoli delle tecnologie e dei materiali hanno orientato il suo progetto?G.S. Mi sono trovato nel mio lavoro ad improvvisare

cercando di utilizzare quello che c’era, come nel libro della cucina di Lorenzo Stecchetti “L’arte di utilizzare gli avanzi”:una polpetta viene molto bene da un filetto non finito e lasciato lì il giorno prima. Non ho mai avuto il capriccio di disegnare una bottiglia. L’ho sempre evitato, perché si produce una quantità enorme di stampi, un vero spreco. Ci sono migliaia e migliaia di oggetti diversi, realizzati nei decenni, che rimangono inutilizzati, morti e che con un po’ di attenzione si possono recuperare. Per il Record B12, di cui ho detto prima, ho realizzato i

barattoli con i tubi fabbricati per i proiettili che avevano una tecnologia e una produttività testate dall’esercito. Ho trasformato il prodotto e invece di farlo lungo quaranta centimetri lo facevo di dodici o quindici centimetri, a secondo di quanto mi serviva. Poi veniva messa l’etichetta a caldo con la colla; ho scelto la carta patinata per non doverla verniciare. I costi sono stati contenuti e penso che le spese sostenute dalla Sigma-Tau non siano state superiori a quelle di altre ditte che avevano dei prodotti che risultavano meno appariscenti o meno inventati. Per lo spazzolino da denti scalare ho lavorato con una grande ditta produttrice che si trovava sul lago d’Orta. In quel periodo c’era un grande interesse per gli spazzolini da denti

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“angolari” propagandati per le analogie con lo specchietto del dentista. In realtà avevo considerato che l’inclinazione era data dal polso e non dal manico. Così feci realizzare uno spazzolino con il manico completamente dritto e piatto, di facile presa. Riuscii poi a far fresare le setole, alternate con diversa durezza-contraddistinte da un diverso colore blu e rosso - secondo una andatura scalare, operazione questa mai fatta fino ad allora. P.Q. Sono dell’idea che un vincolo può diventare la leva per fare un buon progetto, per trovare delle soluzioni sempre più intelligenti, per andare oltre. È un rompicapo, ma risolverlo è di soddisfazione e ci si diverte. Per una progettazione vecchio stile, di tipo tecnico, gli obblighi dovuti a tecnologie e materiali erano quasi un dogma e non si osava mai tentare di superarli. Con l’ingresso del designer nelle aziende, viceversa, si tende a superare i vincoli, a vedere quali sono le possibili alternative, si cerca di migliorare. Ho collaborato recentemente a stretto contatto con la Triworks, un’azienda giovane che si occupa di apparecchiature elettromedicali e di strumentazioni per la medicina estetica. Utilizzano diverse tecnologie che servono per varie metodiche: la radiofrequenza, la luce pulsata, la cavitazione e altre ancora. Si tratta di apparecchiature sofisticatissime, di macchine che hanno un’ottima funzionalità, ma che erano concepite senza nessuna estetica. Si presentavano come un mobile, una scatola di lamiera piegata, una carrozzeria bruta, con un impatto negativo contrastante con la raffinata tecnologia; trasmettevano il contrario della sicurezza e dell’affidabilità. Non era solo un fatto estetico, ma di funzionalità, di linguaggio, come mettere un PC portatile di ultima generazione in un PC degli anni ’90. Ho progettato un contenitore per ospitare tipi diversi di apparecchiature da tavolo e da terra fatto con degli stampi in poliuretano rigido, che consente di razionalizzare e ottenere dei notevoli risparmi; è composto da due scocche; la posteriore si differenzia con il colore a seconda del tipo di apparecchiatura. Se si mettono a confronto le precedenti macchine con la nuova produzione sembra di accostare la preistoria con la modernità.

Quale è stato il rapporto con la committenza nell’ambito della sua esperienza professionale?G.S. Ho avuto la fortuna di avere una committenza d’eccellenza che si è saputa mettere in gioco. Un committente che si mette in gioco, così come può farlo un grafico o un artista, è molto raro e diventa un collaboratore prezioso per chi lavora con le immagini della comunicazione. È come fare una cinquecento con un motore da SUV o un SUV con un motore di una cinquecento: si può realizzare una bellissima carrozzeria, ma poi ci vuole il motore adatto, ci vuole disponibilità ed apertura, senza le quali è inutile essere bravi e brillanti. Claudio Cavazza, che ha inventato la Sigma-tau non soltanto dal punto di vista scientifico, ha facilitando questa collaborazione. Ha dimostrato coraggio per l’intraprendenza nelle decisioni e soprattutto per l’attenzione al modo di presentarsi; non un interesse di tipo illustrativo commerciale, ma qualcosa di più. È una dote non comune capire come ci si deve presentare. Se no Pirelli non sarebbe Pirelli, magari sarebbe Goodyear, cioè un’altra cosa. Senza questo scambio non sarei riuscito a sviluppare il mio lavoro ed essere soddisfatto.P.Q. Ho avuto finora una buona esperienza. Se il committente ti chiama e ti dà fiducia c’è un maggiore coinvolgimento, maggiore responsabilità; si instaura un rapporto molto produttivo. In particolare con la Triworks c’è molto affiatamento, forse anche per il fatto di avere la stessa età.

Che cosa consiglierebbe ad un giovane che vuole lavorare nel suo stesso settore?G.S. Di fare ciò che sente di fare. Come in tutti i campi la concorrenza è fortissima. Quindi bisogna darsi da fare, non perdere mai niente di vista di ciò che c’è in giro perché l’unico modo per coagulare le idee è quello di approfittare, di afferrare. Bisogna essere insaziabili, sempre mossi da curiosità tecnica, grafica, culturale, direi artistica. I giovani vogliono subito dei risultati: questo fa pare dell’impazienza giovanile, è anche bello, è un motore che serve, ma quello che conta è riflettere, avere delle idee e soprattutto non

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copiare mai; magari esercitarsi sugli altri, ma non pensare che queste esercitazioni siano il lavoro finale, copiare è una parte di apprendistato, di scuola, non può essere un risultato. Non è detto che ogni cosa debba essere nuova e originale: esistono dei linguaggi, delle linee estetiche da seguire, ma ogni problema va visto singolarmente. Nella progettazione tutto nasce dall’impostazione che non è mai identica: fare un libro su Burri o uno su Scialoja non è la stessa cosa. Così per tornare all’industria farmaceutica è chiaro che progettare prodotti da banco non è la stessa cosa che fare prodotti specialistici; cosi i prodotti che vanno negli ospedali, dove l’applicazione è impostata quantitativamente più che selettivamente, sono altra cosa dai farmaci che vanno a finire negli scaffali o nei cassetti della farmacia, per i quali si possono adottare soluzioni diverse, si può realizzare qualcosa in più.P.Q. Consiglierei di essere il più possibile attenti, informati, sensibili. Non bisogna dormire. Molti giovani sono un po’ spenti, è necessario uscire dal torpore, dal disinteresse che vedo un po’ in tutti i campi. Bisogna documentarsi, essere curiosi. Il designer, per riprendere un esempio fatto da altri, dovrebbe essere un po’ come un reporter, sempre attento a quello che succede. La modernità non si può interpretare stando fermi, c’è bisogno di molto dinamismo per fare questa professione. Per quelli che vivono in Italia consiglierei un’esperienza all’estero, sarà anche perché io non l’ho fatta, avendo avuto la fortuna di essere da subito assorbito dalla realtà lavorativa. Sono del parere che non bisogna chiudersi in un ambito. Ultimamente ho disegnato una bagagliera per citycar, mi stimola lavorare anche in molti altri settori. Suggerirei comunque di intraprendere un’esperienza nel campo elettromedicale che può essere formativo proprio per quelle difficoltà e quei vincoli di cui abbiamo detto; escluderei quei settori ormai saturi come l’oggettistica e i casalinghi. In generale il consiglio è quello di avere comunque coraggio e provare a presentarsi, a proporre la propria collaborazione nelle nuove realtà imprenditoriali che, anche per il ricambio generazionale, hanno, soprattutto nel Lazio, una forte potenzialità.

Sigma-Tau, Ezerex, packaging, 2000.

Sigma-Tau, Amedial BF, packaging, anni ‘90 | 90’s.

Sigma-Tau, Cocarnetina b12, packaging, anni ‘70 | 70’s.

Sigma-Tau, Reckord b12, packaging, anni ‘60 | 60’s.

Piero Quintiliani, luce pulsata da tavolo e cavitazione da tavolo Triworks - pq design | Triworks tabletop intense pulsed light flash lamp and tabletop cavitation device.

Piero Quintiliani, Deros apparecchiatura | Deros set Triworks.

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Pharmaceutical and electromedical goods: how have the aesthetic and technical characteristics of the products and the forms of communication evolved in these areas related to health, wellbeing, therapy and beauty? G.S. All of the design linked to the pharmaceutical industry is based on extremely simple criteria. The products relate to a few types of goods: pills go in blister packs, drops go in little bottles, powders that dissolve in water – hermetically sealed because they are not stable – are hygroscopic… Today we use blister packs, but in the past they came in hermetically sealed bottles, as is still the case in the United States when pharmacists prepare prescriptions. Sophisticated packaging machines are produced by companies that patent them and sell them all over the world. In this respect, the drive for research and innovation comes from them. Various types of items, including food, cosmetic, hygiene and pharmaceutical goods are packaged in the same way on fast moving assembly lines, with the product – the packaged object – coming out of the commotion like a batch of fried chicken … The same system is used: a film of polythene and a film of aluminium start off on different rolls, they are heat sealed and in the meantime they are filled with the required products and moulded. Nothing else can be invented for tested assembly line production; it wouldn’t make sense. Today the pharmaceutical market is continually growing and everything is busier, more hectic. One only needs to compare how pharmacies are today with how they were fifty years ago. For example, in the past certain companies, especially in the North of Europe, chose an institutional design for their products; a standard logo that always appeared but with different colours and the names of the specialities. I consider it to be a sound system. It is possible to stick with one design that is created and then left unchanged, with the name varying according to the product – it’s a choice that can be made. I, on the other hand, am inclined to constantly change things because that is what comes to me naturally, but obviously it’s not the only way to do things. In my work, partly because of my experience with collages, I have always looked around me and used forms that I have managed to find, to pick out. I have sometimes used

a lid as a bottle and a cap as a container – the opposite of what happens normally. There are products that have been made using contradictory things, but which have turned out to be practical. For example, with Record B12 I used what was already available: a patented lid with a section that opened when you pushed it, thus releasing a powder into the solution. It had been designed for 100 cc, the size of a standard syrup bottle. The idea of using it for single doses was simply a way of implementing something that already existed. Without making any alterations, I used ready-made glass employed for penicillin, millions of items of which are produced. The result was a product that did not previously exist, with ten small bottles instead of one large one. The bottles were organized in a disc and packaged in a box identical to those used for powdered milk.P.Q. The majority of my design work so far has been in the field of electromedical devices. I have worked with various companies on instruments for care and therapy, and recently also on devices for cosmetic medicine, wellbeing and beauty. The two sectors are closely related and continually evolving. Like in other fields, first and foremost comes experimentation and the constant adoption of new materials. For example, I believe that Mater Bi, a 100% biodegradable material made with maize starch, will be used in the biomedical field for potentially innovative purposes. Above all, the collective awareness is continually evolving. There is a world of constantly changing shapes, forms and colours that has to continually express new

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contexts and technologies, to adapt to the changes in the way people live, interact and communicate. Innovation in the fi eld of electromedical devices involves a new way of conceiving equipment, making it increasingly practical, communicative and in tune with those who utilize it, both the operators and the end users. At the same time, these objects for highly specifi c use that seem far removed from daily life can integrate with everyday aspects and habits. This is illustrated by ‘nido’, a cot I produced for the Albano-based newborn care company Ginevri. The standard cots normally found in hospitals and clinics are used for keeping the infants near to their mothers and moving them around. Until now a horribly makeshift system was used to deal with the problem of covering the children during transport: an upside-down cot would be placed on top, like a saucepan lid. In addition to improving the materials and elaborating an expressive system to convey safety and reliability, the project resolved the issue of the cover by creating a rotating device like those on pushchairs, which is hinged to the cot and can be moved with just one hand. This brought about a signifi cant change in function and today the performance of the object is completely different. Sometimes, for other projects regarding cosmetic medicine devices, I try to use shapes to make room for surfaces that can perhaps be used for setting down smartphones or the other accessories that are increasingly becoming part of our daily lives. In this way the object opens up to other support functions and fi ts in with our everyday needs.

How should the characteristics of the pharmaceutical or the device be perceived or perceivable by the users?G.S. It should be pointed out that we mostly deal with prescription drugs, so the target of any communication is not the patient but the doctor. This puts things in a different light: they are not products that necessarily have to reach the consumer. In Italy, as in the rest of Europe, directly advertising medicine to the general public is not allowed and the pharmaceutical industry abides by a code of conduct. The aim is thus to communicate with doctors, who can already identify the type of product from the scientifi c name, which is established and defi ned

by the researchers upon the registration of the patent. In the company’s product catalogue, there are a number of ‘families’ divided by areas of therapy which group together various types of pharmaceuticals. They can be made immediately recognizable with the use of shared colours; sometimes the same graphic image and design can be used for variants of the same formula, such as mild or extra-strong versions. The Ministry of Health is particularly vigilant about these matters. For example, with cardiological products it is not possible to include a picture of a heart; this would be descriptive and illustrative elements are not admitted because cardiology is a specifi c, extremely important branch of medicine. The Ministry establishes the size of the name, the quantities and the dimensions of the text; the packaging must be given prior approval. The rules are clear and it is not possible to work with free rein and be at liberty to choose your words; you need to stay within certain parameters, which are broad but precise. It is like writing a sonnet: there are strict rules regarding the composition, but no two are ever the same. P.Q. Design is a means of conveying information. The correct data are expressed by good projects. By working with care and dedication – with love, I would say – it is possible to pass on information through unconscious messages that are not really linguistic. To go back to ‘nido’, the cover which can be moved with a single hand communicates the idea of reliability and overcoming a problem in a positive manner.

What kind of relationship have you had with technology in your work and how have the restraints of technology and materials affected your design?G.S. In my work I have found myself improvising by trying to use what was already around, like in Lorenzo Stecchetti’s cookbook ‘L’arte di utilizzare gli avanzi’ [literally, ‘The art of using leftovers’]: unfi nished fi llets are excellent for making meatballs to be eaten the next day. I have never felt the need to design a bottle. It’s something I have always avoided, because it means producing huge amounts of moulds and it’s a real waste. There are thousands and thousands of different objects that have been produced over the decades and go unused. With

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a little effort these items that are left for dead can be recovered. For Record B12, which I mentioned earlier, I made the containers from tubes created for shells, with technology and manufacturing techniques tested by the army. I transformed the product and reduced the length from forty centimetres to twelve or fifteen, depending on my requirements. The label was then applied with hot glue; I chose glossy paper so that it did not have to be coated. The costs involved were limited and I think that Sigma-Tau’s expenses were no greater than those of other companies which had less striking or inventive products. For the varied bristle toothbrush, I worked with a large manufacturer on Lake Orta. At that time there was a lot of interest in ‘angular’ toothbrushes, with promotion based on their similarities to dentists’ mirrors. I had thought that the inclination was actually given by the wrist and not the handle, so I had a toothbrush produced with a completely straight, flat handle and an easy grip. I then managed to have the bristles milled and given varying firmness in gradual steps, which was shown by the colours blue and red. It was something that had never been done before. P.Q. I believe that restraints can become incentives for a good design project, for finding more and more intelligent solutions and for taking things to the next level. They pose problems, but solving them gives great satisfaction and is enjoyable. Old-fashioned technical design almost saw the limitations imposed by technology and materials as sacrosanct and nobody ever dared to attempt to overcome them. The arrival of designers in companies has led to efforts to do just this, to see what the alternatives are and try to make improvements.I recently worked very closely with Triworks, a young company in the business of electromedical devices and equipment for cosmetic medicine. They use various forms of technology for a range of methods: radio frequency, intense pulsed light, cavitation and more besides. They have extremely sophisticated machines which offer excellent performance in practical terms but they were designed with no consideration of aesthetics. They looked like items of furniture, boxes of bent sheet metal, unfinished bodywork, giving a negative impact in contrast with the advanced technology; they conveyed the opposite

of safety and reliability. It was not just a question of the image, but also of the functionality and expression, like putting a latest generation laptop in a 1990s PC. I designed a container for various types of tabletop and freestanding equipment using rigid polyurethane moulds. This allowed rationalized production and gave significant savings. It is made of two monocoques; the colour of the rear section varies according to the type of equipment. If you compare the old machines with the new models, it’s like placing prehistory alongside the modern age.

What kind of relationships have you had with clients in your professional career?G.S. I have been lucky enough to have had an excellent clientele that has been happy to take risks. Clients that do this, as a graphic designer or an artist can do, are very rare and become valuable partners for those who work with communication images. It’s like making a Fiat 500 with an SUV engine or vice versa: you can make beautiful bodywork, but you also have to have the right engine. You need availability and openness, or being capable and brilliant is of no use. Claudio Cavazza, who created Sigma-Tau from more than just a scientific point of view, has aided this partnership. He has shown courage in his decision making and especially in terms of image; it is not an interest regarding illustration for sales purposes, but something more. Understanding the right means of presentation is a gift few possess. Without it Pirelli would not be Pirelli. Perhaps it would be Goodyear; i.e. a different thing. Without our interaction, I would not have managed to develop my work and gain satisfaction.P.Q. So far I have had positive experiences. If the client calls you and places their confidence in you, there is greater involvement and more responsibility; a very productive relationship is established. With Triworks in particular there is a great deal of understanding, perhaps partly because we are the same age.

What advice would you give to a young person who wanted to work in your field?G.S. To do what they feel like doing. As in all fields, the competition is very tough, so you need to make an effort and never lose sight of what’s around, because the only

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way for your ideas to take shape is to take advantage and grab the opportunities that present themselves. You need to be insatiable, always driven by technical, graphic, cultural – I would say artistic – curiosity. Young people want to see immediate results: it’s part of youthful impatience and it’s also a good thing, it’s a necessary force, but what counts is reflection, having ideas and above all never copying; maybe you can hone your skills on the work of others, but never think that these exercises are the final output. Copying is part of training, a useful form of schooling, but it is not a result in itself. Not everything has to be new and original: there are forms of expression and aesthetic lines to follow; but every issue should be looked at individually. In design everything springs from the set up, which is never the same: doing a book on Burri is different from doing one on Scialoja. In a similar vein, in the pharmaceutical industry designing over-the-counter products is not the same as making specialist goods; products for hospitals, where the use is based more on quantities than selectiveness, are a far cry from medicines that end up on the shelves or in the drawers of pharmacies, for which different approaches can be taken and something more can be done.P.Q. I would advise them to be as attentive, informed and sensitive as possible. You cannot afford to be caught napping. A lot of young people are lacking in energy. They need to shake off the sluggishness and the indifference that I see in all fields. You need to be well-informed and inquisitive. To borrow an example that others have made, designers need to be a bit like reporters, always keeping track of what’s going on. Modernity cannot be expressed if you are standing still; you need a great deal of dynamism in this job. I would advise people who live in Italy to gain some experience abroad, perhaps because it’s something I didn’t do myself as I was lucky enough to immediately find a place in the world of work. In my opinion, you should avoid isolating yourself in one field. I recently designed a roof rack for a city car; I find working in lots of other sectors stimulating. Nonetheless, I would recommend working in the electromedical field as it can help you to develop precisely because of the difficulties and restraints that we mentioned earlier. On the other

hand, I would avoid the areas that are now saturated, like gift items and household goods. In general, I would advise people to be bold and try presenting themselves and offering their services to the new businesses which, partly thanks to the younger generations, have great potential, especially in the Lazio region.

Sigma-Tau, Merinax, anni ‘60 | 60’s.

Sigma-Tau, Spazzolino Scalare, spazzolino con manico completamente dritto e piatto, di facile presa dalle setole fresate, alternate con diversa durezza secondo una andatura scalare, anni ‘70 | varied bristle

toothbrush, toothbrush produced with a completely straight, flat handle and an easy grip, with the bristles milled and given varying firmness in gradual steps, 70’s.

Piero Quintiliani, manipolo massaggio endodermico, Triworks | tool for endodermal massage.

Sara Palumbo

Poco più di un anno fa, grazie ad un accordo tra Regione Lazio, MISE e MUR, è stato istituito il Distretto tecnologico delle Bioscenze, con lo scopo di sostenere e incoraggiare i rapporti e le collaborazioni tecnico/scientifiche tra i sistemi della ricerca e dell’industria, consolidando la competitività e la visibilità del settore in ambito internazionale e favorendo così la crescita sia qualitativa che quantitativa delle imprese e delle professionalità connesse. Tra gli obiettivi di questo distretto si legge infatti la forte volontà di rafforzare la capacità progettuale, operativa e prototipale della ricerca applicata ed industriale di sistema. Fondamentale perciò diventa il ruolo del designer/progettista sempre più integrato in questo settore, paradossalmente non recente come ambito ma solo da poco “volto” al design. È proprio in questo ambito che il designer si cimenta per dare una risposta funzionale ed ergonomica oltre che comunicativa ad una produzione di massa indirizzata alla gente comune e alle esigenze quotidiane. E se la carenza emersa all’inizio dell’epoca industriale aveva portato alla ricerca di soluzioni tecniche per oggetti d’uso, utensili e strumenti che potevano migliorare la qualità della vita, oggi emerge a livello umano: il design diventa pertanto prima etico che estetico. Così, punto di forza diviene la collaborazione fra il progettista e l’azienda, coordinamento tra la forza di volontà, l’esperienza, la competenza e la determinazione di tutte le parti. Il Lazio, al secondo posto in Italia, dopo la Lombardia, per numero di industrie e di addetti nel settore farmaceutico e biomedicale, ospita numerosi progettisti che hanno deciso di mettere la propria professionalità ed esperienza al servizio di questi settori definiti “alternativi”. Sì, perché chi lavora in questi ambiti non sempre appare in prima persona: c’è chi decide di “sposare” un’azienda in assoluto anonimato – vedi il caso di Gabriele Stocchi per anni responsabile della comunicazione e packaging dei prodotti Sigma-Tau – e chi invece opta per lavorare come freelance per una o più aziende (tutte made in Lazio). Impossibile poter fare, in questo contesto, una panoramica esaustiva delle realtà professionali del nostro territorio impegnate nel settore delle biotecnologie, pertanto ci limiteremo a citarne solo alcune.Altrettanto interessante è capire come e in quali ambiti si muovono i designer “nostrani”: prima fra tutte va fatta una distinzione tra i progettisti del prodotto e i designer

della comunicazione. I primi hanno generalmente trovato una loro dimensione nella progettazione di componenti elettromedicali, come nel caso di Piero Quintiliani, classe ’77, che da anni collabora con Ginevri e la Triworks o di Franzaldo Di Paolo, ingegnere progettista con particolare esperienza nell’innovazione di prodotto e nel trasferimento tecnologico dai settori più avanzati. Il loro approccio non può essere solo formale o estetico, ma si basa, appunto, su concetti di modularità, flessibilità ed ergonomia. Il design abbandona la sua espressione più glamour per abbracciare temi eticamente e socialmente utili. E ancora giovani professionisti come Generoso Parmegiani, dediti al design sostenibile o eco-design. Proprio questa sua propensione e impegno in tale ambito, lo vede fondare nel 2006 della società Generoso Design, volta a diffondere la cultura del riciclo attraverso componenti d’arredo e sistemi per l’allestimento realizzati esclusivamente con materiali riciclati e riciclabili. Dall’altra parte abbiamo invece i “comunicatori”, coloro i quali sono chiamati a rappresentare l’azienda farmaceutica piuttosto che i suoi prodotti, dando loro veste grafica e appeal. Questo ambito, oltretutto, è soggetto a forti limitazioni nella promozione dei farmaci da parte delle autorità ministeriali, tali che le aziende farmaceutiche hanno cominciato a reagire ad alcuni mutamenti dello scenario del consumo in Italia, con un’accentuazione delle politiche di brandizzazione. Nel caso dei prodotti farmaceutici, non può che partire da uno dei principali strumenti di comunicazione: il packaging. Questo è parte costitutiva del corredo comunicazionale di un prodotto, e contiene la dimensione estetica, informativa, emozionale, persuasiva, di memorizzazione sia del nome che del marchio, la funzionalità, la praticità d’uso e di conservazione. Deve essere in grado di agire con una continuità e reiterazione superiore rispetto alle altre forme di comunicazione, che si esauriscono insieme al messaggio promozionale. Il pack comunica con continuità i valori positivi di una marca all’interno dei punti vendita, ma anche tutte le volte che la confezione viene aperta, chiusa, consumata, cioè per tutta la vita utile del prodotto. É questo forse il campo in cui la stragrande maggioranza dei professionisti laziali e agenzie di comunicazione sono chiamati ad intervenire. Aziende farmaceutiche si affidano ad studi di grafica esterni

Quando l’etica vince sull’esteticaWhen ethics wins over aesthetics

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che sapientemente veicolano i valori della committenza, districandosi in ambiti delicati quali quelli della salute e della ricerca. Moltissimi i prodotti – d’advertising e packaging per aziende farmaceutiche e dell’area wellness – che portano la firma dello studio Vertigo Design, nato nel 1999 dall’incontro tra Mario Fois e Mario Rullo.E ancora agenzie di comunicazione e studi di design come la Sectio, la Mito Comunicazione, la Nervouswethands e ancora Skema e Genio Multimedia.Ma altrettanto numerosi sono i liberi professionisti laziali che in questi anni hanno supportato l’identità e l’immagine di aziende attive nel campo delle biotecnologie. Roberto Steve Gobesso, per esempio, fotografo, calligrafo e designer, muove i suoi primi passi nello studio di Piergiorgio Maoloni. E proprio su quest’ultimo non si può non fare un breve cenno e all’esperienza della sua rivista Sfera, uno dei più ambiziosi e riusciti casi di divulgazione scientifica nel nostro paese, realizzato da Sigma-Tau. Ogni numero di Sfera è stato concepito come una monografia basata su una coppia di concetti dicotomici: dalle contrapposizioni più classiche come “luce-ombra” o “grande-piccolo”, alle più articolate “transitorio-permanente” e “identità-diversità”, sino alla ricerca di possibili complementarietà come “Uomo-Macchina” o “Eros-Ethos”. Nel lavoro di Maoloni i vari linguaggi si sono miscelati in assoluta indipendenza, liberati da ogni pretesa di didascalicità e caduta retorica, in un esperimento di integrazione dei codici espressivi tra i più fertili che l’editoria italiana abbia mai tentato. A parecchi anni di distanza la bellezza delle pagine disegnate da Maoloni e il coraggio visionario dell’editrice Sigma-Tau ci hanno mostrato la possibilità di costruire percorsi comunicativi alternativi estranei alle rigide gabbie del settore. Per concludere, quello che possiamo auspicare è che, in un futuro non troppo lontano, sempre più aziende impegnate nel settore delle biotecnologie decidano di investire in giovani designer del nostro territorio. Perché se da un lato nel Lazio tale realtà è tanto radicata da rappresentare un potenziale economico e di sviluppo, dall’altro, anche grazie alle numerose scuole di formazione e ai nuovi input rivolti al design, il territorio dovrebbe essere in grado di garantire ai nostri progettisti di vivere e operare dove si sono formati. 23

Vertigo Design, Adv Farmaci e fustella packaging Arofexx.

Roberto Steve Gobesso, immagine coordinata Beast Beat | Best Beat corporate identity.

Agnese Angelini, immagine coordinata Mood in Italy | mood in Italy corporate identity.

Abbiamo cura della vita

Innovazione è ricerca.

Merck Sharp & Dohme (Italia) SVia G. Fabbroni, 6 - 00191 Romwww.univadis.it - info@univad

La vita prima di tutto. L’impegno di MSD è da sempre rivolto a migliorarla, tutelarla, difenderla. Perché i valori in cui crediamo sono uniti alla vita da legami indissolubili. Gli stessi legami che ogni giorno esploriamo in profondità, per scoprire nuove relazioni ed estrarre linfa vitale. Dal 1891, il nostro lavoro ci mette continuamente in contatto con la vita. Per questo ne abbiamo fatto la nostra missione.

06-09-MSD-2007-IT-1102-J

A little more than a year ago, thanks to an agreement between the Lazio Region, the Ministry for Economic Development, and the Ministry for University and Research, the Distretto Tecnologico delle Bioscienze (Bioscience Technological District) was founded to support and encourage the relationships and technical/scientific collaborations between research and industry systems, thus consolidating competitiveness and visibility in the international spheres and favouring the qualitative and quantitative growth of the related enterprises and their ensuing professionalism. Among the objectives of this district is the strong desire to reinforce the planning, operational and prototypical capacities of applied and industrial research systems. Hence the role of the designer, more and more integrated in the sector, becomes fundamental, paradoxically not in a new area but in one only recently focused on design. It is against this very background that the designer ventures himself into providing a functional, ergonomic, and communicative answer to mass production for common people and everyday needs. And if the lack which emerged at the beginning of the industrial era led to seek technical solutions for usable objects, tools, and instruments that could help improve the quality of life, today it emerges on the human level: design, therefore, becomes ethical before being aesthetical. This way, the strong point becomes the collaboration between the designer and the enterprise, the co-ordination between the force of will, the experience, the competence and the determination of all parties.Lazio, holding second place in Italy, after Lombardy, for number of industries and pharmaceutical and biomedical personnel, hosts a number of designers who have decided to give their proper professionalism and experience to the service of these sectors defined as ‘alternative’. As a matter of fact, those who work in these areas don’t always appear in person: there are those who decide to ‘marry’ an enterprise anonymously. This is the case of Gabriele Stocchi, for years responsible for communications and the packaging of Sigma-Tau products. Then there are those who opt to freelance for one or more enterprises (all Made in Lazio). A comprehensive overview of all the professional realities committed to the biotechnology sector in our territory is impossible in this context, so we shall only mention a few. Just as interesting is

understanding how and in which areas our ‘local’ designers operate. To start, though, a distinction must be made between the product designers and the communication designers. The first have generally found their environment in the design of advanced medical equipment, as in the case of Piero Quintiliani (born 1977), who for years has collaborated with Ginevri and Triworks. Another example is the case of Franzaldo Di Paolo, a design engineer with specific experience in product innovation and the transferral of technology from the most advanced sectors. Their approach is not merely formal or aesthetic, but it is in fact based on concepts of modularity, flexibility, and ergonomics. Design abandons its more glamour expressiveness to embrace ethical and socially useful themes. And again young professionals like Generoso Parmegiani, dedicated to sustainable design and eco-design. His inclination and commitment to this area led him to found the Generoso Design company in 2006, with the mission of spreading the culture of recycling through furniture and decorating systems made exclusively from recycled and recyclable materials. On the other side we have the ‘communicators’, those who are hired to represent pharmaceutical enterprises rather than their products, providing them with graphic look and appeal.This area, moreover, is subject to huge limitations in the promotion of pharmaceuticals by ministerial authorities, so much so that pharmaceutical enterprises have started to react to changes in consumption in Italy, with an increment in the politics of branding. In the case of pharmaceutical products, this obviously begins from one of the principal instruments of communication: packaging. It contributes to the communicative bundle of a product, and it holds the aesthetic, informative, emotional, and persuasive dimensions to ensure the memorization of the name and brand, its functionality, practical use and its preservation. It has to be able to act with continuity and superior reiteration with respect to the other forms of communication which exhaust themselves along with the promotional message. The pack communicates with continuity the positive values of a brand not only from within the points of sale, but also each time the package is opened, closed, or consumed. In other words, throughout the product’s lifespan. This is possibly the field where the majority of Lazio professionals and communication 24

agencies are called to intervene. Pharmacological enterprises rely on external graphic design companies who knowingly convey the values of their customer, and move with ease in the delicate health and research environments. Numerous are the advertising and packaging products of pharmaceutical enterprises, in the area of wellness, that carry the signature of the Vertigo Design company, founded in 1999 with the meeting between Mario Fois and Mario Rullo. And again communication agencies and design studios like Sectio, Mito Comunicazione, Nervouswethands, Skema, and Genio Multimedia. Just as numerous are the freelance professionals from Lazio who in these years have supported the identity and the image of biotechnologies enterprises. Roberto Steve Gobesso, for example, photographer, calligraphist, and designer, takes his first steps in the studio of Piergiorgio Maolini. And we can’t not mention Maolini and his magazine Sfera, one of the most ambitious and successful cases of scientific publications in our country, produced by Sigma-Tau. Every issue of Sfera has been conceived as a monograph based on a pair of dichotomous concepts: from the most classic opposing ones like ‘light-shade’ or ‘large-small’, to the most articulate ones like ‘transitional-permanent’ and ‘identity-diversity’, up to the search for possible complementary ones such as ‘Man-Machine’ or ‘Eros-Ethos’. In Maoloni’s work the various languages mix themselves in absolute independence, free from all captioning pretension and rhetoric, in an experiment to integrate expressive codes among the most fertile that the Italian publishing industry has ever attempted. Even after many years, the beauty of the pages designed by Maoloni and the visionary courage of the Sigma-Tau publishing house have shown us the possibility of creating alternative communication paths, outside of the rigid cages of the sector. To conclude, what we can hope for in a not so distant future, is that more and more enterprises in the biotechnology sector will decide to invest in young local designers. Because if on one hand in Lazio - second place in Italy in this sector - this reality is so rooted that it represents great economic and developmental potential, on the other hand, thanks also to the numerous training schools and to new input in the field of design, the region should be able to guarantee to our designers the possibility of living and operating where they have been trained. 25

Franzaldo Di Paolo, Aurion carrello | trolley.

ComfortBody, innovativo body per gestante, capace di contrastare i dolori muscolari tipici della gravidanza ed essere agili e attive | leotardfor expectant mother.

Fitemate, 2006, Cosmed.

Ingegnere e specialista in Storia dell’Arte, Product e Strategic designer, 1958. Fino al 1991 ha svolto attività scientifica; attual-mente tiene il corso di “Disegno Industriale 4” presso l’Università di Roma “La Sapienza”. Ha par-ticolare esperienza nell’innova-zione di prodotto e nel trasferi-mento tecnologico dai settori più avanzati. Ha conseguito brevetti d’invenzione e funzionali. Suoi prodotti sono stati recensiti sulla stampa, e inseriti nell’ADI Design Index. Scrive su riviste specialisti-che, in lingua italiana e inglese.

Born in 1958, he is an engineer specialized in Art History and is a Product and Strategic designer. He was engaged in academic ac-tivities up to 1991 and he is cur-rently Professor of the “Industrial Design 4” course at the University of Rome “La Sapienza”. He is particularly expert in product innovation and technological transfer from the most advanced sectors. He has deposited patents for inventions and functions. His products have received press re-views and have been included in the ADI Design Index. He writes for specialised magazines in both Italian and English.

Franzaldo Di Paolo

www.protecna.net

Designer, Roma 1977. Nel 2002 si laurea presso l’ISIA di Roma. Partecipa alle mostre internazio-nali di DUPONT IMAGINEERING, 2000/2001 con il progetto “Mono”, occhiali monomaterici. Promosedia, nel 2001; di LG ELECTRONICS DESIGN COMPETI-TION, sempre nel 2001 con il pro-getto “Egg” telefono mobile. Ha collaborato con diverse aziende tra cui Dupont, Bontempi, Gine-vri, Nac sound, Telecom italia, Tim, Renato Balestra.

Designer, born in Rome in 1977. He graduated from the ISIA of Rome in 2002. He participated in the international competitions of DUPONT IMAGINEERING 2000/2001with the “Mono” design for mono-material glass frames; Promosedia, in 2001; still in 2001, the LG ELECTRONICS DESIGN COMPETITION with the “Egg” design for a mobile tele-phone. He has collaborated with several companies, among which: Dupont, Bontempi, Ginevri, Nac sound, Telecom italia, Tim and Renato Balestra.

Piero Quintiliani

www.pqdesign.it

desig

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Ettore Vitale, Roma 1936. La sua produzione professionale si è in-dirizzata verso l’immagine grafica coordinata per enti e aziende; la progettazione di ambienti, allestimenti; la grafica politica e l’immagine in movimento per la televisione. Ha ricevuto, tra i mol-ti riconoscimenti professionali, tre Compassi d’Oro ADI. Ha tenuto corsi di grafica al “Corso supe-riore di Comunicazione Visiva e Design”, all’ “Istituto Europeo di Design” e alla Facoltà di Architet-tura “Valle Giulia” a Roma.

Ettore Vitale was born in Rome in 1936. His professional output is directed towards graphic imagery as coordinated for corporations and companies; preparation of settings and the planning of environments; graphic policy and the image in movement for television. Among his many professional awards are three ADI “Golden Compasses”. He has held courses in graphics at the “Corso superiore di Comuni-cazione Visiva e Design”, at the’ “Istituto Europeo di Design” and at the “Valle Giulia” Faculty of Architecture in Rome.

Ettore Vitale

www.ettorevitale.it.

Skema è un’agenzia di pubblicità e marketing iscritta all’AIAP, nata nell’88 dall’impegno di due pro-fessionisti e soci fondatori - Marco Ciarlante ed Emanuela Rovigati. Garantisce il risultato totale di tutte le attività, tramite il controllo diretto: dalla fase di ideazione e realizza-zione, pianifi cazione spazi media, location, strutture di supporto, performer, gadget, distribuzione, allestimento, consegne, grazie al-l’acquisizione di una rete di Partner e Fornitori selezionati che operano avendo in mente un comune obiet-tivo: non lasciare niente al caso e far si che ogni evento sia un successo.

Skema is an advertising and marketing agency and a member of AIAP (Italian Association for the Development of Visual Communi-cation). It was founded in 1988 by two experts and charter members, Marco Ciarlante and Emanuela Rovigati. Skema assures the perfect performance of all the activities thanks to its direct control of them: from the conception and execution stages, to media space planning, location, supporting structures, performers, promotional gifts, di-stribution, sett-up, delivery, thanks to the development of a network of chosen Business Partners and Suppliers, who work with one common goal: never leave anything to chance and make any event successful

Skema

www.skemadvertising.com

La Gene Multimedia è una società qualifi cata nel campo del-l’immagine e della comunicazione visiva integrata. Sviluppa progetti di immagine per coordinati aziendali, per personaggi dello spettacolo e campagne pubblicitarie. È composta da professionisti che uniscono alle competenze tecnologiche, necessarie per lo sviluppo di soluzioni complesse, quelle dell’attività di comunica-zione creativa tradizionale.

Gene Multimedia is a specialized company in the fi eld of image and integrated visual commu-nication. It develops image projects for corporate literature, showbiz celebrities and adver-tising campaigns. Its members are professionals who combine technological skills, necessary for the development of complex solutions, with the activity of tra-ditional creative communication.

Gene Multimedia

www.genemultimedia.com

Vertigo opera nel campo del visual design ed è specializza-ta nella creazione di sistemi di identità visiva per le aziende, le istituzioni, gli enti culturali. Nasce nel 1999, ad opera di Mario Fois e Mario Rullo, e da allora ha perfezionato un metodo di lavoro razionale e funzionale, fi nalizzato alla costruzione di un “vestito su misura” per ognuno dei clienti.In questi anni è stata coltivata una progettualità sempre nuova coniugando creatività e rigore progettuale, innovazione e tradi-zione, complessità e semplicità.

Vertigo operates in the fi eld of visual design and is specialised in the creation of visual systems of identity for enterprises, institu-tions and cultural bodies. Came into being in 1999 – Mario Fois and Mario Rullo - and from then on has perfected a rational and functional work method, fi nalised in the construction of a “custom-made” product for each one of its clients. Over the years an ever-new project technique has been cultivated conjugating creativity and rigour, innovation and tradi-tion, complexity and simplicity.

Vertigo Design

www.vertigodesign.it

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Agnese Angelini è una senior designer con oltre dieci anni di esperienza nell’ambito della Corporate & Brand Identity. Ha partecipato attivamente a molti progetti aziendali, che hanno no-tevolmente arricchito la sua espe-rienza. Ha quindi molto da offrire e a cui contribuire poiché è una designer e un consulente creativo che si sforza di fornire esperienze concettualmente distinte a coloro che aspirano ad un branding effi cace. Sia il lavoro professio-nale che i progetti personali, che la impegnano in egual misura, propongono esempi di identity design, progettazione editoriale, progettazione packaging, proget-tazione prodotto, progettazione ambientale.

Agnese Angelini is a senior designer with more than ten years of experience in Corporate & Brand Identity. She has been fully involved in many corporate projects and enriched by this wide experience. She has much to offer and contribute because she’ s a designer and creative consultant who strives to provide conceptually distinct experiences to those who desire powerful branding. The equal measure of professional work and personal projects illustrate examples of identity, editorial, packaging, product and environmental design.

Agnese Angelini

www.agneseangelini.com

Generoso Parmegiani (classe 1978) si è laureato in disegno Industriale nel 2004 all’università di Roma “La Sapienza”. Durante gli studi universitari ha ottenuto significativi riconoscimenti per i suoi progetti, in concorsi di de-sign, nazionali ed internazionali. .Sensibile alle problematiche ambientali, nel 2006 fonda la società Generoso Design, con lo scopo di diffondere la cultura del riciclo proponendo prodotti d’arredamento e di allestimento, realizzati esclusivamente con materiali riciclati e riciclabili.

Generoso Parmegiani (born in 1978) graduated in Industrial Design at Rome’s ‘La Sapienza’ University in 2004. During his time as a student, his projects gained significant recognition in national and international design competitions. He has shown great awareness of environmen-tal issues and in 2006 founded Generoso Design, with the aim of promoting the recycling culture. The company offers furniture and decorating products that are made exclusively of recycled and recyclable materials.

Generoso Parmegiani

www.generosodesign.it

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Fotografo, calligrafo, desi-gner,1955. Inizia l’attività nello studio di Piergiorgio Maoloni e poi in proprio. Per lo studio Ghi-rotti Gobesso si occupa di servizi per la comunicazione visiva, pro-gettazione editoriale, cartografia storica, infografica e forme di scrittura estremo orientali. Nel 2000 disegna il settimanale di calcio e cultura Rigore. Nel 2006, per i tipi della CasadeiLibri, ha pubblicato la sua opera prima dal titolo Ikonomachia - segni, sogni, simboli - UNO il falso in B42.

Born in 1955, he is a photo-grapher, a calligrapher and a designer. He has started his ac-tivity in the studio of Piergiorgio Maoloni, then he has worked on his own. For the studio Ghirotti Gobesso he handled the services concerning visual communica-tion, editorial design, historic cartography, infographics, as well as forms of Far Eastern writing. I In the year 2000 he designed the soccer and culture weekly Rigore. In 2006, for CasadeiLibri, he published his first work, entitled Ikonomachia – signs, dreams, symbols – ONE the fake in B42.

Roberto Steve Gobesso

www.gobesso.com

Diplomato in Tecnico della Gra-fica e della Pubblicità, nel 2005 conclude un master in Graphic Design Direzione e Progettazione Creativa. Inizia presso uno studio di Roma firmando progetti per diverse realtà nazionali e nel 2001 a Londra, collabora con la Leo Fund Managers Limited. In Italia fonda lo studio GigliMoschella&Associati snc e dal 2004 ad oggi è titolare dello studio MarianoGigliDesignCon-sultant, specializzandosi nella realizzazione di sistemi d’identità visiva. Socio AIAP.

Graphic designer. He has obtai-ned a degree as graphic designer and advertising technician. In 2005, he finished a master in Graphic Design, Management and Creative Design. He started his activity in a studio in Rome, signing projects concerning different situations in Italy. In 2001, in London, he worked with Leo Fund Managers Limited. In Italy, he created the GigliMoschella&Associati snc and since 2004 he has been the owner of the studio MarianoGi-gliDesignConsultant, specializing in the creation of visual identity systems. He is a member of AIAP.

Mariano Gigli

www.marianogigli.it

È un laboratorio di creatività ap-plicata, un’incubatrice di talenti, uno studio di quelli in cui artisti giovani e moderni approdano da tutto il mondo per sviluppare progetti innovativi ed esplorare nuove strade tra le innumerevoli possibilità della comunicazione. Questi artisti-sperimentatori ven-gono affiancati nel loro cammino di ricerca da figure di spicco del mondo dell’arte e della comuni-cazione, rendendo indistinte le frontiere linguistiche e culturali e superando i tradizionali confini tra i diversi campi dei mezzi di comunicazione.

It is an applied creativity labora-tory, a talent incubator, a studio of sorts in which young, modern artists come from all over the world to develop innovative projects and explore new direc-tions in myriad avenues of com-munication. These artist-experi-menters are accompanied along their research path by leading figures in art and communication, blurring the boundaries of culture and language and transgressing the traditional borders between a diverse range of communication mediums.

Nervouswethands

www.nervouswethands.com

Mitocomunicazione dal 1992 consente di affermare, consoli-dare e far crescere velocemente il brand delle aziende che le si affidano. Un’agenzia di comu-nicazione completa e altamente qualificata, con un know-how professionale acquisito negli oltre 16 anni di attività occupandosi della pianificazione, ideazione, progettazione e realizzazione di prodotti istituzionali e promozio-nali di ogni settore, sia privato che pubblico. Mitocomunicazione è in grado di fornire un servizio mirato nei differenti campi della comunicazione.

Since 1992 Mitocomunicazione helps spread, strengthen and quickly develop the corporate brands of the companies that rely on it. It is an all-around and highly specialized communication agency, with a working know-how acquired over 16 years of activity dealing with planning, conception, design and execution of institutional and promotional products in any sector, both public and private. Mitocomu-nicazione can offer a targeted service in the various fields of communication.

Mitocomunicazione

www.mitocomunicazione.it

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Dal 1989 svolge l’attività di progettista grafico. Inizia come grafico editoriale e percorre una carriera professionale che, a par-tire dalla progettazione grafica fino allo sviluppo di progettieditoriali complessi, lo porterà a incontrare il web nel 1998.Nel 2004 fonda UserTest/Lab, azienda che offre servizi per l’usabilità. Attualmente svolge, oltre l’attività con UserTest/Lab, consulenze per lo sviluppo di progetti web ed editoriali ed è tra gli autori del blog www.proget-tareperlepersone.it dedicato allo user- centered design.

He has been working as a graphic designer since 1989. He started to work as an editorial designer, but his career path, from graphic design to the development of complex editorial projects, led him to come in contact with the web in 1998. In 2004 he founded UserTest/Lab, a company which provides usability services. At the present time, in addition to his work with UserTest/Lab, he works as a consultant for the development of web and editorial projects and is one of the authors of the blog www.progettareper-lepersone.it, which is dedicated to user-centred design.

Stefano Dominici

www.sdgd.it

Grafica, comunicazione visiva, im-magine coordinata, poster, flyer, editoria, motion graphic, web. Fondata nel 1990 si occupa di comunicazione visiva, immagine coordinata, grafica di pubblica utilità, componenti Enrico Parisio graphic designer socio Aiap, Clara Colombo graphic designer, Alberto Cavastracci programma-tore, web designer.

Graphics, visual communication, corporate identity, posters, fliers, publishing, motion graphics, web. The company was founded in 1990 and offers visual com-munication, corporate identity, public utility graphic design services. Members: Enrico Parisio, graphic designer and member of AIAP (Italian Association for the Development of Visual Commu-nication), Clara Colombo, graphic designer, Alberto Cavastracci, PC programmer and web designer.

Sectio

www.sectio.it

Emanuele Cucuzza

EbriLa contagiosa ricerca di una cura | The contagious search for a cure

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Focus

Quando nel 2001 Rita Levi-Montalcini, premio Nobel nel 1986 per la scoperta del Fattore di Crescita Nervoso (Nerve Growth Factor, NGF), propone al workshop Ambrosetti a Cernobbio, l’opportunità strategica per l’Italia di creare un istituto di ricerca internazionale per lo studio del cervello e delle neuroscienze, il riscontro é entusiasmante, come anche la gara indetta per trovare un’adeguata struttura che lo ospiti. Nel 2002 vince la Fondazione Santa Lucia di Roma con una struttura distaccata di 25 mila mq. Due mesi dopo viene costituita la Fondazione no profit EBRI, con ben tre premi Nobel tra i componenti del Consiglio Scientifico Internazionale, che nomina come primo direttore scientifico Emilio Bizzi, professore di Neuroscienze e Comportamento Umano del Massachusetts Institute of Technology (MIT). La missione dell’EBRI, che attualmente è diretto dal Prof. Piergiorgio Strata, Presidente dell’Istituto Nazionale di Neuroscience, è quella di studiare il sistema nervoso centrale, dai neuroni al cervello, in condizioni normali e patologiche, per capire le basi molecolari delle malattie neurologiche ed in particolare di quelle neurodegenerative, come l’Alzheimer, con l’obiettivo di sviluppare nuove strategie terapeutiche. Il reclutamento dei giovani ricercatori, attraverso bandi internazionali, porta nel 2005 ad un’invidiabile concentrazione di risorse umane e attrezzature (alcune delle quali donate da Agilent Technologies) di primissimo piano, con un’organizzazione degna di un centro di eccellenza di livello internazionale. Il contesto diventa, quindi, ideale per ospitare anche altri due prestigiosi istituti di neuroscienze: l’IRCCS Santa Lucia e l’Istituto di Neurobiologia e Medicina Molecolare del CNR, oltre a due laboratori Telethon, che rappresentano il polo integrato del CERC (Centro Europeo di Ricerca sul Cervello), con notevoli possibilità di collaborazioni interdisciplinari. Le collaborazioni sono attive anche con i migliori gruppi di ricerca internazionali nel campo delle neuroscienze, con le quali l’EBRI, a sua volta strutturato in una serie di laboratori, esplora nuove linee ed indirizzi in settori di interesse comune: la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) e il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Inoltre l’EBRI ha accordi e convenzioni con l’Università “La Sapienza” e con l’Università “Tor Vergata” di Roma, fa parte della Rete di Ricerca Multidisciplinare dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) ed è unico membro italiano del Network di ENI (European Neuroscience Institute). Siglata di recente è l’intesa, invece, con il CEINGE di Napoli per un programma di ricerca di biotecnologie avanzate applicate allo studio del cervello.

31Sul sito ufficiale www.ebri.it sono pubblicate tutte le informazioni necessarie a quanti volessero dare un contributo.

Quali sviluppi delle ricerche dell’EBRI si prevede abbiano effetti positivi nel campo delle nuove biotecnologie? Ci risponde il Prof. PH. D. Antonino Cattaneo, group leader del laboratorio di Fattori Neurotrofici e Malattie Neurodegenerative, direttore scientifico dell’EBRI da marzo 2006 a marzo 2007, Professore di Neurobiologia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. “Da una variante della cosiddetta ‘molecola Montalcini’ (l’Ngf) potrebbe arrivare un farmaco per la cura dell’Alzheimer e delle malattie neurodegenerative. L’Ngf è una molecola a due facce, una positiva che agisce sulle cellule del cervello che muoiono ed una negativa come attivatore delle vie del dolore, ma, ispirandoci ad una malattia genetica rarissima (la Cip: congenital insensitive to pain), stiamo sviluppando una variante “painless” che mantenga le proprietà positive senza provocare dolore, modificando un singolo amminoacido”. Quanto siamo vicini alla meta?“Per portare a compimento il lavoro di Rita Levi Montalcini ed arrivare ad un farmaco, la strada è ancora lunga: 7 anni se si partisse subito, ma lo sviluppo di ogni farmaco è una corsa a ostacoli”. In questi ultimi anni la ricerca è stata tirata al centro di numerose polemiche in campo politico, per non dire elettorale. Qual è la vostra realtà? “Per la sperimentazione servono fondi, inutile ricordarlo. Purtroppo il paradosso è che proprio l’EBRI, protagonista dell’accensione di questo ciclo virtuoso che ha portato ad un concentramento anche geografico di eccellenze nel campo della ricerca di rilevanza mondiale, sia in sofferenza. Mentre gli altri istituti hanno le spalle coperte istituzionalmente, l’EBRI, salvo i primissimi anni, non ha mai potuto godere di una continuità finanziaria, capace di permettere una programmazione sistematica e duratura. Per questo vogliamo trovare un nuovo modo di sviluppare il farmaco, svincolandolo dai brevetti, attraverso una collaborazione tra investitori industriali, strutture pubbliche e il non profit. Quando e se nascerà il farmaco, con i proventi, bisognerà finanziare altra ricerca…”.Che privilegi e quali difficoltà ha avuto finora l’EBRI nel dialogo con gli apparati territoriali? Quali suggerimenti vi auspicate vengano presi in considerazione?“Sicuramente senza l’aiuto delle varie forze che hanno interagito, compresa la Regione Lazio, al di là del colore delle giunte che si sono succedute, l’EBRI non sarebbe mai nato. Non sarebbe mai stato in grado di riunire 30 ricercatori e indirettamente altri 300 nelle strutture che si sono poi affiancate ad esso. Ora per sopravvivere servirebbe, però, una seria interlocuzione con le industrie e stanziamenti che permettano una continuità, quindi una programmazione su basi certe”.

At the Ambrosetti Forum in Cernobbio in 2001, Rita Levi-Montalcini, a Nobel Prize winner in 1986 for the discovery of Nerve Growth Factor (NGF), presented the strategic opportunity for Italy to create an international research institute to study the brain and neuroscience. The proposal got an enthusiastic reception, as did the contest announced to find an appropriate structure to host it. In 2002 the Fondazione Santa Lucia in Rome won with a separate facility covering 25,000 sq. mt. Two months later the EBRI non-profit foundation was set up, with no less than three Nobel Prize winners on its International Scientific Council. Emilio Bizzi, a Professor in Brain Sciences and Human Behaviour at the Massachusetts Institute of Technology (MIT) was nominated as its first Scientific Director. The mission of the EBRI, which is currently directed by Prof. Piergiorgio Strata, President of the Italian National Institute of Neuroscience, is to study the central nervous system, from the neurons to the brain, in normal and pathological conditions, to find out more about the molecular bases of neurological diseases and in particular neurodegenerative ones such as Alzheimer’s, with the aim of developing new therapeutic strategies. In 2005, the international recruitment of young researchers led to an enviable concentration of first-class human resources and equipment (some of which was donated by Agilent Technologies), with a fitting organizational structure for an international centre of excellence. It thus became the ideal environment for hosting two other prestigious neuroscience institutes: Santa Lucia Scientific Institute for Hospitalization and Health Care and the Italian National Research Council’s Institute of Neurobiology and Molecular Medicine; as well as two Telethon laboratories, making up the integrated centre of the EBRI (European Brain Research Institute), with significant opportunities for interdisciplinary cooperation. There are also active partnerships with the best international research groups in the field of neuroscience, with whom the EBRI, which is itself structured in a series of laboratories, explores new lines and directions in areas of common interest: the International School for Advanced Studies (SISSA) and the Massachusetts Institute of Technology (MIT). In addition, the EBRI has agreements and conventions with the ‘Sapienza’ and ‘Tor Vergata’ universities in Rome, it is part of the Multidisciplinary Research Network of the Italian Institute of Technology (IIT) and it is the only Italian member of the European Neuroscience Institute (ENI) Network. Meanwhile, it has recently signed an agreement with CEINGE in Naples for a research programme on advanced biotechnology in the study of the brain.32

Which of EBRI’s research developments do you expect will have positive effects in the field of new forms of biotechnology? We spoke to Prof. Antonino Cattaneo Ph.D., group leader of the Neurotrophic Factors and Neurodegenerative Diseases Laboratory, EBRI’s Scientific Director from March 2006 to March 2007 and Professor of Neurobiology at the Scuola Normale Superiore in Pisa: ‘A medicine to cure Alzheimer’s and neurodegenerative diseases could be produced from a variant of the so-called ‘Montalcini molecule’ (NGF). NGFs are molecules with two sides: a positive one that acts on the brain cells that die and a negative one that induces pain. However, taking inspiration from a very rare genetic disease (CIP: Congenital Insensitivity to Pain), we are developing a ‘painless’ variant that still has the positive properties, by modifying a single amino acid.’ How near are we to achieving the goal? ‘There is still a long way to go before we can complete the work of Rita Levi-Montalcini and produce a medicine: it would take 7 years if we started straight away, but the development of all medicines is paved with obstacles.’ In recent years research has been dragged into the heart of numerous political and electoral debates in Italy. What is the reality of your situation? ‘There is no need to remind you that experimentation requires funding. Unfortunately the paradox is that the EBRI, which has played a leading role in starting up the virtuous circle that has led to the concentration – also geographically – of excellence in the field of international research, is suffering. While the other centres have institutional backing, with the exception of the very first years the EBRI has never been able to rely on the financial continuity which would allow systematic, long-term planning. It is for this reason that we want to find a new way of developing the medicine, freeing it from patents through cooperation between industrial investors, public establishments and non-profit organizations. If and when the medicine is created, the proceeds must be used to finance more research…’ What privileges and difficulties has the EBRI had so far in its dealings with local authorities? Which suggestions would you like to be taken into consideration? ‘There is no doubt that the EBRI would never have been founded without the help of the various groups that worked together, including the Lazio Regional Authorities, irrespective of the party loyalties of the successive councils. It would never have been able to bring together 30 researchers and indirectly another 300 in the facilities that have started working with it. However, in order for it to survive, there now need to be serious discussions with industry and funding which gives continuity, therefore providing a solid basis for planning.’ 33

Anyone who would like to make a donation can find all the information they need on the official website: www.ebri.it.

Factory

La salute è un diritto ed un valore e quella che può essere definita “industria della salute” ha l’onere di coltivare tale valore non solo limitandosi ai beni prodotti, ma adottando provvedimenti finalizzati a valorizzare e tutelare l’ambiente in cui opera e le competenze che esso ospita. Le principali aziende che si occupano di salute sono riconoscibili nei settori agroalimentare e chimico-farmaceutico. In questi ambiti nella provincia di Latina ormai da decenni sono attivi due poli produttivi di assoluta eccellenza: gli impianti di coltura e lavorazione del kiwi IGP e la sede di Abbott Italia, situata a Campoverde di Aprilia. Tali distretti, collocandosi in aree di interesse di considerevoli dimensioni ed essendosi configurati come buone fonti di occupazione, sono riconoscibili come espressione del territorio in cui sono attivi. Oltre alle produzioni proprie di tali industrie, infatti, si sono sviluppate anche necessarie attività di indotto che si occupano di servizi, impianti, semilavorati e trasporti. Per il prossimo futuro la sfida di queste industrie sarà quella di mantenere alti gli standard qualitativi che li contraddistinguono a livello internazionale, mettendo a sistema la rete di risorse e servizi offerti dal territorio e impegnandosi in maniera sempre più determinante nell’aumento dell’efficienza dei propri impianti in termini di salvaguardia della salubrità dei luoghi in cui si svolgono le proprie attività.

Good health is both a right and a value, and the so-called health industry is responsible for cultivating this value, not only in the goods its produces, but also by implementing specific measures to promote and protect the environment in which it works and the range of specific competence that it hosts. The main companies working in the field of health protection can be found in the agro-foods and pharmachemical sectors. The province of Latina is home to two decades-old production hubs that are true centres of excellence: GPI kiwi cultivation and processing plants, and the headquarters of Abbott Italia, located in Campoverde di Aprilia.These districts, which are situated in areas of interest of considerable size and have become good sources of employment, can be seen as an expression of the territory in which they operate. In fact, in addition to the production specific to these industries, necessary satellite activities have also sprung up to provide services, equipment, semi-finished products and transport. For the near future, the challenge for these industries will be to maintain the high standards of quality that set them apart on an international scale, by organising the network of resources and services offered in the area as a system, and working in an even more determined manner to improve the efficiency of their plants to preserve the health of the places in which they work.

Ivo Caruso

Le nuove frontiere della ricerca biomedica e biotecnologica nell’ambito della salute sembrano promettere un futuro migliore all’umanità. Non si può a tale proposito dimenticare quale sia stata l’accelerazione della crescita della speranza di vita nel corso degli ultimi 50 anni in seguito a vari motivi: la scoperta di numerosi farmaci e vaccini, l’introduzione di standard igienici fondati sulle conoscenze prodotte dalla ricerca e lo sviluppo di tecniche di intervento sanitario anch’esse frutto della più avanzata innovazione scientifica e tecnologica. Secondo il report di Pricewaterhouse Coopers “Pharma 2000: the vision - Which path will you take?” il futuro dell’industria farmaceutica è roseo: entro il 2020 il fatturato mondiale raddoppierà rispetto al 2007. Driver di questa spinta saranno l’ingresso nel mercato di Paesi popolosi come India e Cina e l’invecchiamento della popolazione, che comporta l’aumento del consumo di medicinali. Il chimico-farmaceutico rappresenta uno dei più importanti settori manifatturieri del nostro Paese. È l’industria con il più alto valore aggiunto, è fonte di occupazione molto qualificata, di elevati investimenti in ricerca, di forte attrazione dei capitali esteri, produce un bene su cui convergono aspetti economici, etici e sociali di grande rilevanza. Tale industria alimenta una serie di settori che formalmente non vengono classificati all’interno del settore farmaceutico, ma che con esso hanno strettissimi rapporti economici e tecnologici: si tratta dell’indotto d’imprese che produce semilavorati, macchinari, componenti, packaging e servizi industriali. La Regione Lazio è al 2° posto in Italia, dopo la Lombardia, per numero di industrie e di addetti nel sistema produttivo chimico-farmaceutico ed in questo scenario Abbott Italia gioca un ruolo da protagonista. Fondata nel 1949, Abbott Italia è un’azienda che produce e commercializza prodotti in diverse aree terapeutiche: anestesia e terapia del dolore, virologia, immunologia, infettivologia, cardiologia, neurologia, gastroenterologia, metabolismo, diabetologia, neonatologia, nutrizionismo, dispositivi medicali, test diagnostici e strumenti per il segmento immuno-chimico e per laboratori molecolari. Con i suoi 2.000 dipendenti Abbott Italia è una delle principali filiali nel mondo. La sede, situata a Campoverde di Aprilia (LT), nelle immediate vicinanze di Roma, ha un’estensione di oltre 210.000 mq, conta più di 1000 dipendenti ed ospita gli uffici, due impianti chimici, lo stabilimento farmaceutico, il laboratorio di controllo qualità

e il centro di ricerca e sviluppo. A Roma sono situati gli uffici commerciali delle divisioni Diagnostics, Molecular e Diabetes Care. Oltre che per l’impegno nella ricerca inerente i prodotti farmaceutici, Abbott è un’azienda che ha fatto scuola nel Lazio circa le metodiche organizzative, la formazione e lo sviluppo di risorse umane, l’efficienza produttiva, la qualità del lavoro che si svolge nei propri stabilimenti, l’attenzione verso iniziative a carattere sociale e l’impegno per la salvaguardia ambientale. Abbott ha stabilito i suoi obiettivi di miglioramento dell’impronta ambientale includendoli in un piano di cinque anni (‘04 - ‘09), ed ottenendo ad oggi concreti risultati. Il sito di Campoverde si è posto per il 2009 l’obiettivo della riduzione del 30% del COD (parametro che misura il potenziale livello di inquinamento delle acque) e della quantità di acqua scaricata. Nel 2008 i risultati effettivi ottenuti sono stati rispettivamente una diminuzione del 44% e del 27%. Abbott ha ottenuto una riduzione del consumo di acqua del 29% rispetto ad un obiettivo 2009 del 30%. L’impianto ha raggiunto il traguardo posto per il 2009 pari ad una riduzione del 50% delle emissioni nell’atmosfera di sostanze organiche volatili. Il sito ha stabilito un obiettivo di incremento di efficienza nell’uso di energia da fonti non rinnovabili e l’introduzione di fonti di energia rinnovabile. Ha ottenuto nel 2008 rispetto al 2006 un calo del fabbisogno energetico del 33% per l’impianto farmaceutico e del 14% per gli impianti chimici. Inoltre l’installazione di un impianto di trigenerazione (sistema che consente la produzione di energia elettrica, vapore ed acqua refrigerata a partire da gas naturale) ha permesso di diminuire di 11,616 tonnellate le emissioni dirette ed indirette di CO2. Grazie all’ottenimento di questi obiettivi, il 10 Febbraio 2009 lo Stabilimento Abbott di Campoverde ha conseguito la registrazione EMAS per il miglioramento continuo delle prestazioni ambientali, il rispetto delle norme a tutela dell’ambiente e la trasparenza nella comunicazione verso i propri dipendenti e il pubblico. Nella prima riga della Promise for life di Abbott si legge “Il nostro compito è aiutare gli altri a condurre una vita sana” e l’azienda, facendosi interprete del saper fare locale e salvaguardando l’ambiente in cui opera, onora questa promessa assumendosi responsabilità etiche nei confronti di tutti i suoi interlocutori: la comunità medico-scientifica, gli azionisti, l’opinione pubblica e, soprattutto, i pazienti.

Abbott ItaliaLa promessa dell’industria chimico-farmaceutica | The promise of the pharmachemical industry

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The new frontiers of bio-medical and bio-technological research in the health field seem to hold promise of a truly better tomorrow for humanity. Just look at how much the increase in our expected lifespan has accelerated over the past 50 years, thanks to a number of factors: the discovery of many pharmaceuticals and vaccines, the introduction of hygiene standards based on knowledge discovered through research, and the development of health intervention techniques that are also the fruit of the most advanced scientific and technological innovations. According to Pricewaterhouse Coopers’s report ‘Pharma 2000: the vision - Which path will you take?’, the future of the pharmaceutical industry is bright: by 2020, global sales are expected to double with respect to 2007. The impetus for this sprint will be the arrival of heavily populated countries like India and China on the market, and the aging population, leading to an increase in the consumption of pharmaceuticals.The pharmachemical sector is one of the largest manufacturing sectors in Italy. This industry offers the highest added value, is the source of highly qualified employment, high investment in research, high

attraction of foreign capital, and issues products that combine significant economic, ethical and social aspects. Such industry also feeds a series of sectors which are not formally included in the pharmaceutical area, but have very close economic and technological ties: companies producing semi-finished goods, machinery, components, packaging and industrial services. In Italy, the Lazio Region comes in second after Lombardy for the number of industries and employees involved in pharmachemical production. On this landscape, Abbott Italia is a key player. Founded in 1949, Abbott Italia produces and markets products for a variety of therapeutic uses: anaesthesia and pain therapy, virology, immunology, infectiology, cardiology, neurology, gastroenterology, metabolism, diabetology, neonatology, nutritionism, medical equipment, diagnostic tests and instruments for the immuno-chemical segment and for molecular laboratories.With 2,000 employees, Abbott in Italia is one of the largest subsidiaries in the world.The headquarters, located in Campoverde di Aprilia (Latina, one of the provinces in the Lazio region, Translator’s Note), near Rome, is huge (over 210,000

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sq. mt.), it employs over 1,000 people and houses offices, two chemical plants, the pharmaceutical plant, the quality control laboratory, and the research and development centre. The sales offices of the Diagnostics, Molecular and Diabetes Care divisions are located in Rome. In addition to its involvement in research inherent to pharmaceutical products, Abbott has been a beacon in Lazio for its organisational methods, training and development of human resources, the efficiency of its production, the quality of work done in its plants, its attention to social initiatives, and its commitment to environmental protection.Abbott’s environmental improvement objectives are set out in a five-year plan (2004-2009), and it has obtained concrete results. The Campoverde site’s 2009 objective is to cut COD (‘chemical oxygen demand’, used to measure the potential level of water pollution) and the quantity of wastewater by 30%. In 2008, it had already effectively reduced these parameters by 44% and 27% respectively. Abbott has cut its water consumption by 29%, and its 2009 goal is 30%. The plant has achieved its 2009 goal,

slashing its volatile organic substance emissions by 50%. The site aims to improve the efficiency of its energy use from non-renewable resources and to introduce renewable energy sources. In 2008, it reduced its energy needs by 33% with respect to 2006 for its pharmaceutical plant, and by 14% for its chemical plants. In addition, it installed a trigeneration plant (a system which produces electricity, vapour and cold water using natural gas), slashing its direct and indirect CO2 emissions by 11,616 tonnes. Thanks to its excellent results, the Campoverde site was registered with EMAS (the EU Eco-Management and Audit Scheme) on 10th February 2009, for its continuous improvement of environmental services, its respect of environmental standards and its transparency in communication to its own employees and to the public. The first sentence of Abbott’s ‘Promise for life’ reads: ‘Our job is to help people lead healthier lives’. By taking advantage of local knowhow and protecting the environment in which it operates, the company honours this promise, and assumes its ethical responsibilities to everyone: the medical and scientific community, its shareholders, the public and, above all, patients.

Nella pagina precedente | previous page Ph: Stefano Lacu

Sede Abbott, Campoverde di Aprilia (Lt) | Abbott head office ,Campoverde di Aprilia (Lt).

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Il KiwiTerra di kiwi | Kiwi country

Quando si taglia un kiwi, prima di gustarne il dolce sapore, non si può non essere attratti dalla fine tessitura a raggiera, la quale, nella verde polpa ovoidale, intesse una fitta rete di granuli bruni. Inno alla natura e alla sua capacità di manifestarsi con le forme più eleganti… Nondimeno, richiamo all’essenziale transfert biologico tra due regni: quello vegetale e quello animale che induce allo sguardo su profonde questioni di scienza d’oggi e fa riflettere sui fini ultimi della vita. L’incipit vuole altresì creare suggestioni volte ad apprezzare la forma in quanto tale, per le sue proprietà estetiche, giocate sulle simmetrie, sulle geometrie, sulle topologie, sui colori. Il quadro si completa con il processo produttivo, mediante il quale, tutti i giorni, dalle colture, in tutto il mondo, il prelibato frutto giunge in tavola. Tratteremo dunque di kiwi, interpretando il punto di vista bio-tech, sfiorando il punto di vista economico, trattando il punto di vista industriale (scorgendovi il design), ma, soprattutto, a partire dal fatto che, nel Mondo, il nucleo principale di questo fenomeno ha sede in un’area di non oltre 400 km2 tra Roma e Latina. La storia nasce in un modo semplice e, chissà, forse casuale. Nel 1973 il Sig. Aldo Lepidio, di Cisterna (oggi Agrilepidio srl), mette a dimora 550 piante di Actinidia. Passa qualche anno di attesa ma, alla fine degli anni ’70, si manifestano, chiari, i primi segni di quello che diverrà un vero e proprio boom. Oggi l’azienda opera in una platea mondiale e circa la metà di ciò che entra nella penisola arabica reca il proprio marchio. L’emulazione è a macchia d’olio. Presto, dalla semplice coltura, si passa all’installazione di impianti di refrigerazione e stoccaggio. Il sistema produttivo si arricchisce di imprese che sviluppano un indotto. Oggi, esiste un distretto produttivo, florido e redditizio e, per chi non è addetto ai lavori, i dati sono stupefacenti. Nel mondo (dati FAO, 2005) si sono prodotti 1.120.938 tonnellate di kiwi. Nello stesso anno in Italia se ne sono prodotte 415.052, pari a circa il 37%. A scala nazionale i dati riferiti al Lazio (ISTAT, 2006) sono i seguenti: 159.380 tonnellate su di un totale di 458.418, pari a circa il 35%. Dal che, per sommi capi, si deduce che quasi il 15% della produzione mondiale ha origine nel Lazio. Scendendo ancora di

scala i dati mostrano che con le sue 107.100 tonnellate la Provincia di Latina rappresenta oltre il 67% della produzione laziale, quasi il 25% di quella nazionale e poco meno del 10% di quella mondiale. Nel Lazio, la maggior parte della produzione avviene nei soli comuni di Cisterna di Latina e di Aprilia, i quali, da soli, rappresentano circa la metà delle superfici coltivate. I comuni interessati, dal 2004 sono identificati nel marchio CE “IGP Kiwi Latina” (Indicazione Geografica Protetta). Nel 2005 è stato costituito il Consorzio di Tutela Kiwi di Latina. Dal punto di vista biologico, la principale specie coltivata (non soltanto a Latina) è quella Cultivar Hayward. Si tratta della specie che presenta una polpa di colore verde. Il suo apprezzamento è dovuto a peculiari caratteristiche organolettiche e di conservabilità.

Felice Ragazzo

Tuttavia, da qualche tempo si sta estendendo la colti-vazione di una specie a polpa gialla, commercialmente definita Zespri Gold. Questa seconda linea colturale trova una ragion d’essere, prettamente di marketing, nella possibilità di arricchire l’offerta e nella differenziazione nei tempi di raccolta, dunque per migliorare il rapporto con il mercato. L’intero fenomeno non si spiegherebbe senza richiamare la particolare vocazione del clima della pianura pontina, fautrice di una peculiare specializzazione agronomica via via maturata, tale da condurre al Kiwi di Latina.È tutta luce che splende allora? O, meglio, è tutto oro e smeraldo che brillano? Siamo in presenza di un sistema maturo che ha risolto tutti i suoi problemi? Parlando con amministratori locali ed imprenditori sembrerebbe di no. Beninteso, tutti sono ottimisti ma, per esempio, a detta

del Vice Sindaco di Cisterna, il dott. Gildo Di Candido (agronomo), si tratta di un sistema che ha solo mosso i primi passi, in cui le parti più significative ed interessanti sono tutte ancora da costruire. Ad esempio, le redini del marketing, compreso stoccaggio e distribuzione a scala globale sono in mano ad imprese del Nord. Stessa cosa per quanto riguarda comunicazione e design dei prodotti accessori (loghi, depliant, box, scatole, packaging, etc.). Insomma si può stimare nel complesso un trenta per cento e oltre di ricchezza che prende altre strade. Parlando col sindaco di Cisterna, il dott. Mauro Carturan (medico), si percepisce la solidità e l’ottimismo del ruolo di deus ex machina, ma dalle sue parole emerge pure la consapevolezza di quanto ci sia da fare. Il Dott. Gianni Cosmi, presidente del Consorzio di Tutela Kiwi di Latina, è molto convincente circa le rispettive

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Sezione di un kiwi della specie Hayward | Cross section of a Hayward kiwi.

Sistema di coltivazione per la specie Hayward (polpa verde) | Cultivation system for the Hayward variety (green pulp).

Azienda Zeolifruit, Cisterna di Latina, apparato automatizzato per l’imballaggio in scatole di cartone in opera | The Zeolifruit company, located in Cisterna di Latina, automated packing in cardboard boxes.

Azienda Zeolifruit, Cisterna di Latina, imballaggi di cartone stampato pronti per la spedizione | The Zeolifruit company, located in Cisterna di Latina, printed cardboard packaging ready for shipping.

qualità dei kiwi a polpa verde e gialla, ma parla con franchezza di una moltitudine di aspetti (bio) che incombono, tra cui le fitopatologie che colpiscono le colture. Le visite alle imprese Zeolifruit e Agrilepidio procurano l’emozione della fabbrica del futuro. Pressoché tutto è meccanizzato ed automatizzato, dalla calibratura dei frutti, alla loro pesatura, al loro inscatolamento, alla loro etichettatura, alla gestione dei vari magazzini intermedi, al carico sui mezzi di trasporto. Per il designer, non è soltanto pregnante tutto ciò, ma merita uno sguardo attento alle colture in atto. Ce ne sono di due tipi: uno per il kiwi a polpa verde, uno per quello a polpa gialla. Per il primo tipo è rimarchevole il delicato sistema di irrigazione capillare, specificamente integrato nelle ordinate teorie di filari arborei. Per il secondo, oltre al sistema di irrigazione, è considerevole la sovrastante bianca tensostruttura preposta a proteggere le piante dalle precipitazioni atmosferiche. Aggiungendo questi aspetti al tutto, anche per il designer c’è molto da fare per il kiwi.

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Whenever you cut open a kiwi, even before you savour its tart sweetness, you can’t help but admire the delicate sunburst pattern, formed by a tight network of brown seeds in the green oval of pulp. This elegance is an ode to nature and to its ability to express itself in the most graceful of forms… A kiwi is also evocative of the essential biological interplay between two realms: the plant world and the animal world (and vice versa) which calls us to consider the profound questions of science of today and to reflect on the ultimate meaning of life. With my first sentence, I want to lead you to appreciate forms as such, for their aesthetic properties, and for their plays on symmetry, geometries, topologies and colours.The image is completed by the productive process, through which, every day, this delicious fruit arrives on our tables from orchards around the world. So, we will be discussing the kiwi, interpreting the bio-tech point of view, taking a quick look at the economic view point, and covering the industrial aspect (and identifying design in it). However, we will begin with the fact that the world’s main hub for this phenomenon is located in an area covering less than 400 sq. k., in the countryside between Rome and Latina. The story begins in a simple and perhaps incidental way. In 1973, Aldo Lepidio, a farmer from Cisterna (today, Agrilepidio srl), bedded out 550 Actinidia plants. After a few years of waiting, in the late 1970s, he saw the first clear signs of what would become a veritable boom. Today, the company works on a global stage, and about half of all the kiwis that enter the Arabian Peninsula, bear its name. Emulation spread like wildfire. Moving on from simple cultivation, they installed refrigeration and storage facilities. Then, allied companies were added to the production system. Today, there is a flourishing and profitable production district, and for those not familiar with the industry, the data are incredible. In 2005, 1,120,938 tonnes of kiwi were produced worldwide (FAO 2005 data). During the same year, Italy produced 415,052 tonnes, about 37% of the total. The Lazio region (ISTAT, 2006) produced 159,380 tonnes out of a national total of 458,418, representing about 35%. From this, we deduce that close to 15% of global production originates in Lazio. Further reducing the scale, the data show that with its 107,100 tonnes annually, the Province of Latina represents over 67% of production in the Lazio region, close to 25%

of national production, and just under 10% of global production. In Lazio, the majority of kiwis are produced in the towns of Cisterna di Latina and Aprilia, which, alone, represent about half of the cultivated land. In 2004, the ‘IGP Kiwi Latina’ EC brand (Protected Geographic Indication) was created for kiwi grown in these towns. In 2005, the Consorzio di Tutela Kiwi di Latina was created.From a biological point of view, the primary species of kiwi cultivated (not only in Latina) is the Cultivar Hayward. This is the kiwi with green pulp. Its popularity is linked to its unique fragrance and taste and its excellent conservation. Still, recently, cultivation of a kiwi with yellow pulp (commercially called Zespri Gold) has been spreading. From a marketing point of view, this second type of cultivation has a specific motivation: it expands the offer and has a different harvest period, offering a better relationship with the market. We could not seek to explain this phenomenon without mentioning the unique role played by the climate of the Pontine plains, responsible for a unique agronomical specialisation which matured slowly, leading to the Kiwi di Latina. So, is all that glitters gold? Or rather, is all that glitters gold and emerald? Is this system now mature, with all of its problems solved? After speaking with local authorities and business owners, it appears that the answer is no. Naturally, everyone is optimistic, but the Vice Mayor of Cisterna, Gildo Di Candido (an agronomist) believes this system is only at its beginnings and that the most important and most interesting aspects are still to come. For example, marketing (including storage and global distribution) is controlled by companies from northern Italy. The same is true for the communication and design of accessories (logos, brochures, boxes, cases, packaging, etc.). So, we can estimate that in all, some 30% or more of the wealth generated by kiwis exits the region. In speaking with the Mayor of Cisterna, Mauro Carturan (a physician), we intuit the solidity and optimism of the role of deus ex machina, but his words clearly show he understands what remains to be done. Gianni Cosmi, president of Consorzio di Tutela Kiwi di Latina, is very convincing about the qualities of the green and yellow pulp kiwis, but is frank about the many aspects (bio) which threaten them, including plant pathologies. Visits to the Zeolifruit and Agrilepidio companies provide a glimpse of

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Azienda Zeolifruit, Cisterna di Latina, piazzale interno occupato da cataste di grandi contenitori | The Zeolifruit company, located in Cisterna di Latina, internal area with stacks of containers.

the firm of the future. Practically everything is mechanised and automated, from calibration to weighing, boxing, labelling, storage management, and loading. The designer not only finds all of the above particularly significant, but also looks with interest at the fruit’s cultivation. There are two types therein: one for the green kiwi and one for the yellow. What is remarkable for the first is the delicate and capillary irrigation network, specifically integrated in the ordered rows of trees. For the second, in addition to the irrigation system, the overlying white frame structure used to protect the plants from precipitation is noteworthy. If we add these aspects to all the rest, we see that designers also have much to contribute to the kiwi.

Lo scenario delle biotecnologie è relativamente giovane se paragonato ad altre discipline, ed ha una declinazione produttiva fortemente collegata al mondo della ricerca e della sperimentazione. Il settore, nel territorio laziale, è costituito da delle realtà che si suddividono principalmente in due contesti: uno, produttivo industriale che punta a sviluppare “prodotti” commerciali, l’altro, sicuramente più istituzionale, è rappresentato dai centri e gli istituiti di ricercaquindi dalle Università, che hanno come attività di riferimento lo sviluppo innovativo e la ricerca del prodotto sperimentale. Nel Lazio da tempo vi sono numerose realtà produttive in settori di riferimento per lo sviluppo dellebiotecnologie quali quello farmaceutico, sanitario/diagnostico, agro-alimentare; quest’ultimo ulteriormente declinato in differenti applicazioni (ICT information and communication technologies, nanotecnologie, nanoscienze, ecc). Altresì a queste realtà si associano, nel territorio, dei settori contigui come quello farmaceutico più tradizionale ed elettromedicale che costituiscono un indotto significativo di completamento dell’ambito specifico.Si è ormai affermata da tempo la convinzione che il mondo della ricerca e quello della produzione commerciale, se sinergicamente organizzati, possono costituire un circolo virtuoso in grado di sviluppare prodotti innovativi assolutamente fondamentali per lo sviluppo economico complessivo. Nel 2008, per attivare e consolidare i rapporti di collaborazione tra le differenti realtà esistenti nel territorio, con un accordo tra la Regione Lazio, il MISE ed il MIUR, è stato istituito il distretto Tecnologico delle Bioscienze. Negli obiettivi di questo distretto si è evidenziata l’importanza dell’attivazione di uno scambio tra le differenti realtà in grado di accrescere il ruolo specifico del settore rafforzandone il ruolo competitivo e la visibilità anche a livello internazionale, a favore di uno sviluppo qualitativo del prodotto scientifico. Le possibili tipologie di sinergie attivabili previste nel distretto sono principalmente gli Spin-Off, gli incubatori scientifici e le collaborazioni su ricerche specifiche tra sistemi che possono offrire ciascuno per la sua parte un supporto economico o di know-how specialistico. Elemento condiviso è la necessità di costituire e favorire un sistema di collaborazioni tra realtà contigue che possano partecipare, in differenti modalità, alla persecuzione di obiettivi

esclusivamente orientati alla realizzazione di innovazioni attraverso un’attività di ricerca condivisa. Il territorio Laziale ha, come detto, una forte presenza sia di centri di ricerca istituzionali come alcuni dipartimenti dell’ENEA, del CNR o dell’Università La Sapienza e di Tor Vergata, sia di realtà produttive di scenario (spesso sedi satellitari di aziende multinazionali ) afferenti in maggioranza al mondo chimico/farmaceutico ed agroalimentare. Altresì proprio questa radicata presenza ha permesso nel tempo una crescita di realtà locali di indotto in grado di supportare, non solo le presenze più significative ma, autonomamente, di sviluppare in modo indipendente anche prodotti di estremo interesse, come i prodotti elettromedicali, sanitari o di supporto laboratoriale. Le imprese del contesto in oggetto, parallele alle realtà multinazionali, sono caratterizzate da un sistema semi-industriale, dove l’innovazione costituisce spesso unica soluzione per un posizionamento commerciale indotto dalla peculiarità di un prodotto specifico (si pensi alla culla Nido della Ginevri ): in questo la ricerca svolge un ruolo fondamentale perché rappresenta l’unica possibilità di contrasto ad un sistema industriale sovranazionale consolidato, che tende ad un appiattimento dell’offerta di prodotti in standard legati al grande numero. Interessante a questo punto è descrivere lo scenario entro il quale il design esprime attualmente il suo contributo e su quali prospettive di sviluppo è indirizzato. Il prodotto biotecnologico “puro” è sia costituito da elementi minimi di carattere chimico/organico che intervengono su un contesto specifico modificando la natura di un altro prodotto, sia è un prodotto che ha in sé una componente biologica modificata che attivata in un determinato modo fornisce un servizio o svolge una funzione, il risultato di questo è spesso invisibile e quasi sempre (se non in rari casi come i biosensori) apparentemente naturale e privo di una forma artificiale.Il design in questo contesto trova una certa difficoltà di applicazione diretta, altresì risulta maggiormente coinvolto nei settori contigui che possono essere sintetizzati principalmente in tre macro scenari: quello della componentistica sanitaria ed elettromedicale, quello del confezionamento farmaceutico ed in ultimo in quello della comunicazione. In questi ambiti il design è caratterizzato da un approccio orientato alla massima semplicità e

Le biotecnologie nello scenario laziale, il design tra ricerca e prodotto |Biotechnology in Lazio - Design alongside research and production

Luca Bradini

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funzionalità del prodotto o del sistema di comunicazione, dove l’innovazione è sempre ricondotta ad ipotesi di miglioramento estremo della funzionalità, sicurezza ed igiene del prodotto, nonché della corretta e specialistica comunicazione. Per il settore del confezionamento, ad esempio, l’ambito di innovazione è vincolato da un sistema di processo produttivo che ha come scopo primario l’integrità chimica del prodotto confezionato e la sua conservazione, il sistema formale di questi prodotti è estremamente consolidato e le sue variazioni minime si basano anche sulla capacità del singolo designer ad interpretare i sistemi esistenti scardinando alcune soluzioni standard pur mantenendo inalterata la finalità funzionalistica del prodotto finale. Nel caso della comunicazione si constata, anche visitando i diversi siti delle industrie del territorio (Radim, Angelini, Crony ecc. ), quanto il prodotto di riferimento, medicinale, biotecnologico ecc., non avendo una sua valenza formale evidente, viene il più delle volte presentato come funzione e servizio dando a questo quindi un valore immateriale; la comunicazione visiva, il sistema di interfaccia con il prodotto diventa quindi unico elemento visibile e capace di determinare il carattere del prodotto, soprattutto rivolgendosi quasi mai all’utente finale ma al fruitore specialistico che poi diventa fornitore del servizio nel passaggio di filiera successivo. In contesti così specialistici si sono consolidati nel territorio dei rapporti virtuosi tra progettisti ed aziende come ad esempio quello tra Gabriele Stocchi e la Sigma-Tau o la Ginevri con Piero Quintiliani, rapporti che evidenziano il consolidato valore della sinergica collaborazione tra impresa e designer che ha caratterizzato il periodo d’oro del design italiano. In sintesi lo scenario territoriale per le biotecnologie, e più in generale per la farmaceutica ed il prodotto medicale, è collegato a contesti diversificati, da un lato è satellite a delle realtà multinazionali che spesso non sono direttamente attive nel territorio in termini produttivi, svolgendo tali attività in contesti esterni, altresì è caratterizzato da realtà produttive grandi, medio e piccole e dai centri di ricerca. La capacità di fare sistema di queste ultime realtà con i centri di ricerca costituirà una occasione significativa nella misura in cui queste sapranno sfruttare con coraggio soluzioni innovative aiutate anche dalla sinergica collaborazione con il design specializzato. 45

Sigma Tau.

Abbott Italia, ph: Stefano Lacu.

Avanzini group, Luccon.

The biotechnology scene is relatively young compared to other disciplines and its production aspects have strong links to the world of research and experimentation. In the Lazio area, the field consists of two main categories and relevant contexts: one is industrial manufacturing that aims to develop commercial ‘products’; the other is most definitely more institutional and involves research centres and institutes, which ultimately means universities. The focus of the latter’s work is innovative development and research into experimental products. For some time now, there have been a number of manufacturers in Lazio in fields related to biotechnology development. These include the pharmaceutical, health/diagnostic and food and agriculture industries, with the last of the three being further separated into different applications (ICT - information and communication technologies, nanotechnology, nanoscience, etc.). In the local area they are also associated with related interests such as more traditional pharmaceuticals and electromedical technology, which represent significant ancillary activity that complements the specific field. It is now a well-established belief that if the worlds of research and commercial production are harmoniously organized, they can create a virtuous circle capable of developing groundbreaking products which are essential for overall economic development. In 2008, to implement and consolidate partnerships between the various parties in the area, the Lazio Regional Authorities, the Ministry of Economic Development and the Ministry of Education, University and Research signed an agreement to found the Technological Bioscience District. Emphasized among the objectives of this district was the importance of starting up an exchange between the various players capable of developing the specific role of the sector. The target was to strengthen its competitiveness and visibility in Italy and worldwide, encouraging greater quality in the scientific products. The potential types of synergy envisaged in the district were spin-offs, science incubators and systems working together on specific research in which each partner can offer economic support or specialist know-how. A common factor is the need to build and promote a system for collaboration between related fields which

can contribute, in different ways, to the pursuit of targets exclusively focused on the achievement of innovation through shared research activities. As mentioned above, in the Lazio area there is a strong presence of institutional research centres – such as some departments of the Italian National Agency for New Technologies, Energy and the Environment (ENEA), the Italian National Research Council (CNR) and La Sapienza and Tor Vergata universities – as well as of producers from the scene, which are often local branches of multinationals and largely concern the chemical/pharmaceutical and food and agriculture trades. Over time, this solidly established presence has also led to local growth in ancillary businesses that not only support the bigger players but also independently develop extremely interesting products, such as electromedical, health and laboratory goods. The companies in this field, working parallel to the multinationals, feature a semi-industrial system in which innovation is often the only solution for commercial positioning influenced by the characteristics of a specific product (take the Nido cot by Ginevri, for example). Research plays a fundamental role in this because it is the only means of distinction from the consolidated international industrial system, which tends to reduce the products available to standard offerings based on large numbers. At this point, it is interesting to describe the scenario in which design currently makes its contribution and the prospects for development on which it is focused. A ‘pure’ biotechnological product can either consist of minimal chemical/organic elements that modify the nature of another product in a specific context, or a product that has a modified biological component that provides a service or carries out a function when activated in a certain way. The results of this are often invisible and almost always (with the exception of rare examples such as biosensors) have a natural appearance free of artificial form. In this context, design struggles to find opportunities to intervene directly, but it is more heavily involved in the related fields, which can mostly be divided into three large groups: health and electromedical components, pharmaceutical packaging, and communication. In these areas, the design approach revolves around maximum simplicity and practicality for the products or 46

communication systems. Innovation always concerns possibilities for final improvements to the practicality, safety and hygiene of products, as well as to the correct and highly specialized communication. For example, restrictions are placed on innovation in the packaging field by production processes whose main priority is the chemical integrity of the product and its preservation. There is a very solidly established system of forms for these products and any small variations are partly based on the individual designer’s ability to rework the existing systems, breaking down the standard options while not affecting the functional aims of the final product. With communication it is possible to observe, also by visiting the websites of the businesses in the area (Radim, Angelini, Crony, etc.), how medical, biotechnological and other types of product, which do not have clear value in their form, are on most occasions presented as a function and service, and thus given an immaterial value. Visual communication, the system for interfacing with the product, thus becomes the only visible element and the sole means of establishing the character of the item. The end user is hardly ever addressed; instead there is a focus on the specialized user, who will become a service provider in the following step of the chain. In this specialist environment, virtuous relationships have built up between designers and companies in the local area, such as that between Gabriele Stocchi and Sigma-Tau and the one between Ginevri and Piero Quintiliani. These partnerships highlight the solid value of the harmonious collaboration between companies and designers that characterized the golden years of Italian design. In short, the local biotechnology scene, and more generally the business area involving the pharmaceutical industry and medical products, is linked to different contexts. On one side, it is a satellite of multinationals that are often not directly active in the area in terms of production, which takes place elsewhere. On the other, it consists of small, medium and large manufacturers and research centres. The ability for the centres and the manufacturers to work together presents an important opportunity whose potential depends on the latter’s courage in taking innovative approaches, in which they can also be helped by synergies with specialist design. 47

DMG, Serie Gilda, pulsantiere a testate metalliche | GildaSeries, metal head-pieces.

Ginevri, monitor Lcd Polytrend | Lcd Polytrend screen.

Cosmed, Fitmate, misuratore di metabolismo portatile | portable metabolism measurer.

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Sigma-Tau è uno dei più impor-tanti gruppi farmaceutici italiani, con una presenza di rilievo anche sul piano internazionale. Oggi è presente nei più avanzati settori della ricerca, mantenendo costanti rapporti con istituzioni scientifiche di livello mondiale nello sviluppo di progetti comuni e portando avanti programmi di ricerca originali e in-novativi. Questi risultati sono frutto di forti e costanti investimenti nella ricerca sull’innovazione terapeutica e scaturiscono, oltre che dall’impe-gno profuso nella realizzazione di nuovi prodotti, anche dal successo dei prodotti consolidati.

Sigma-Tau is one of the biggest Italian pharmaceutical groups and is also an important presence on the international scene. Sigma-tau is active in the most advanced sectors of research. It has continual work-ing relationships with international scientific institutions, as together they develop joint projects and carry out original, groundbreaking research programmes. Its results are achieved thanks to significant, constant investment in research into therapeutic innovation and spring from both its great com-mitment to creating new products and the success of the consolidated ones.

Sigma-Tau

www.sigma-tau.it

C4T è un unione di ricerca farmaceutica situate vicino il Campus dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. L’azienda, fondata nel 2002, è una joint venture tra Tecnofarma-ci, un consorzio no-profit per lo sviluppo della ricerca farmaceu-tica italiana, l’Università di Roma “Tor Vergata” e altri investitori (ACRAF, Italfarmaco, Recordati, Zambon Group).

C4T is a chemitech research unit situated within the Campus of Universitá degli Studi di Roma “Tor Vergata”. The Company, founded in 2002, is a joint venture between Tecnofarmaci, non-profit consortium to develop Italian pharmaceutical research, Universitá di Roma “Tor Vergata” and other investors (ACRAF, Italfarmaco, Recordati, Zambon Group). C4T is focused on innova-tive solutions to drug discovery process by the appropriate com-bination of in silico and rational approaches, with exepedite experimental methods.

C4T S.c.ar.l.

www.c4t.com

Imunomod s.r.l

www.imunomod.com

Imunomod s.r.l e una Picco-la-Azienda che si occupa di ricerca medica e il trasferimento technologico. Nel campo delle biotecnologie: ha acquisito 5 brevetti concessi Europei, già nazionalizzati in 4 paesi: Italiano, Francese, Tedesco, Rumeno e un brevetto U.S.A . I brevetti e la proprietà intellet-tuale, sviluppano un procedimen-to nuovo mai applicato sino ad oggi per ottenere un medicinale naturale con il principio attivo antinfiammatorio estratto della radice dalla pianta medicinale de-nominata Symphytum Officinale.

Imunomod s.r.l. is a small medical research and technology transfer company. In the field of biote-chnology it has been awarded one US patent and five European patents, which have already been validated in four countries: Italy, France, Germany and Romania.With their patents and intellec-tual property rights, they are developing a new, never before used procedure to produce a natural medicine with an anti-inflammatory active ingredient extracted from the root of the medicinal plant known as Sym-phytum Officinale.

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Abbott Italia è una delle affi liate di Abbott Laboratories, un’azienda globale, presente in più di 130 Paesi, che opera nel settore della salute. Abbott Laboratories è un’azienda globale impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci, nell’introduzione di tecnologie all’avanguardia e di modi innova-tivi di gestire la salute. La ricerca Abbott é indirizzata a diverse aree terapeutiche e comprende terapie farmacologiche, dispositivi medici, diagnostica di laboratorio e prodotti nutrizionali, offrendo soluzioni innovative e di alta quali-tà per le esigenze mediche di ogni fase della vita, dall’infanzia all’età avanzata.

Abbott Italia is an affi liate of Abbott Laboratories, an interna-tional health care company that operates in over 130 countries worldwide. This multinational fi rm is involved in the development of new pharmaceuticals and the introduction of cutting-edge tech-nology and innovative health ma-nagement techniques. Abbott’s research focuses on various areas of therapy, including pharmacolo-gical approaches, medical devices, laboratory diagnostics and nutri-tional products. It provides high quality, groundbreaking solutions for the medical requirements of every phase of life, from infancy to old age.

Nasce come centro multidiscipli-nare a supporto del programma italiano di ricerca e sviluppo nel settore dell’utilizzazione pacifi ca dell’energia nucleare. Il Centro ha mantenuto negli anni la sua caratteristica di centro di ricerca, sviluppo, applicazione e trasferi-mento di tecnologie innovative. Nel Centro sono presenti compe-tenze ad ampio spettro e avanzate infrastrutture impiantistiche e stru-mentali che operano a supporto dei programmi dell’Ente.Il Centro è il più grande complesso di labo-ratori ed impianti dell’ENEA.

It was established as a multi-di-sciplinary center to support the Italian research and development program in the use of nuclear energy for peaceful purposes. Through the years, the Center has maintained its core activity in the fi eld of research, development, application and transfer of innova-tive technology. The Center pools together a wide range of skills and technologically advanced plant systems and equipment to support the Agency’s programs. The Center comprises the largest laboratory and plant facilities of ENEA.

Enea

www.enea.it

Abbott Italia

www.abbottitalia.com

Angelini realizza, commercializza e distribuisce prodotti per la salute e il benessere delle persone. Il suo obiettivo si concretizza in una visione chiara: essere la scelta spontanea nell’ambito della salute e dello star bene quotidiano. Nata in Italia all’inizio del 900, Angelini è oggi un gruppo internazionale di medie dimensioni, grazie alle com-petenze e all’esperienza acquisite nel mercato nazionale. Opera con strutture proprie in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e nei Paesi dell’Europa centro-orientale. I suoi prodotti sono presenti in oltre 60 Paesi grazie ad una capillare rete di licenziatari e ad accordi strategi-ci con aziende locali.

Angelini produces, markets and distributes health and wellbeing products. Its objective is expressed in a clear vision: to be the automa-tic choice in the everyday health and wellness fi eld. Founded in Italy at the start of the 20th centu-ry, Angelini has developed into a medium-sized international group thanks to the skills and experience gained on the Italian market. It has its own facilities in Italy, Spain, Portugal, Greece and the coun-tries of East-Central Europe. Its products can be found in over 60 countries thanks to its widespread network of licensees and strategic agreements with local companies.

Delta R&D srl

www.deltard.com

Delta R&D è un centro di ricerca di Bioingegneria con una storia unica nel suo genere. Le radici af-fondano in un percorso di ricerca individuale, iniziato nel 1983 da Giuseppe Marineo, ricercatore e bioingegnerie. Nel maggio 1998 nasce Delta R&D, che rappresenta la fase matura di questa ricerca individuale, di cui mantiene le origini, ma allo stesso tempo diventa struttura logistica capace di soddisfare le nuove fasi di sviluppo, di mantenere ed accre-scere le relazioni con la comunità scientifi ca internazionale.

Delta R&D is a bioengineering research centre with a history that is one of a kind. Its roots lie in an individual journey in research started in 1983 by Giu-seppe Marineo, a researcher and bioengineer. In May 1998 Delta R&D was founded, as his indivi-dual research reached maturity. The company is still based on the underlying roots, but it has be-come a logistic structure capable of supporting the new phases of development and of maintaining and building up relationships with the international scientifi c community.

Angelini

www.angelini.it

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Ergonix art

www.ergonixart.it

Ergonixart vuole fornire una gamma completa di servizi a tutti coloro che operano nel campo dell’ergonomia, con particolare riguardo al settore della disabilità fisica e sensoriale. La convinzione è che ogni cosa debba essere fruibile da chiun-que, indistintamente, in un’ottica che valuti in positivo tutte le diverse abilità di quanti, a causa dell’età, delle malattie o di eventi sfortunati, si trovino a vivere in un mondo non più a loro misura.

Ergonixart aims to provide a complete range of services to all those who operate in the field of ergonomics, especially in the area of physical and sensory disability.The company believes that it should be possible for everyone to use every item, with no excep-tions. It has a positive outlook regarding all the different abilities of people who find themselves in a world that no longer meets their requirements due to the effects of old age, illness or accidents.

Avanzini è un solido Gruppo commerciale che da più di cinquant’anni opera nel settore delle materie prime di qualità: per il settore dell’arredamento, del design e dell’edilizia. Il Gruppo ha la propria Sede Operativa a Pomezia (Roma) dove svolge le attività commerciali e di servizio attraverso le Business Unit, che possono essere raggrup-pate per segmenti di Prodotto. Nei 2000 mq dove sorgono Uffici e Magazzini, opera un Team preparato e formato che supporta con continuità i Clienti, coordinati dall’esperienza e dall’entusiasmo dei tre Fratelli Avanzini.

Avanzini is a solid trading group that has been working with quality raw materials for over fifty years, providing goods for the furnishing, design and construc-tion sectors.The group’s headquarters are in Pomezia, near Rome. It carries out its trading and service activities through business units that can be grouped together by product seg-ment. In the 2000 m² of offices and warehouses, its well-trained, expert team offers continual support to its customers, under the supervision of the three experienced, enthusiastic Avanzini brothers.

Avanzini group

www.gruppoavanzini.com

Fondata in Italia, nel 1980 da due soci, l’azienda è impegnata nello sviluppo di nuovi prodotti. La mission di Cosmed è quella di sviluppare e realizzare attrezza-ture per l’analisi della funzionalità polmonare. Gli standard qualitativi dell’azienda sono conosciuti in tutto il mondo.

Set up in 1980 by two founders and based in Italy, the company began development of new products. The mission of COSMED is to provide more and more affordable and reliable devices for Pulmonary Function Analysis. The company’s quality standard is by now well known all over the world.

Cosmed

www.cosmed.it

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Triworks

www.triworks.it

Triworks è l’azienda che da anni si occupa della progettazione e produzione di apparecchiature elettromedicali e di strumen-ti professionali per il mondo della medicina estetica. L’azienda nasce dall’ incontro di esperienze maturate a lungo nel settore, per continuare a migliorarsi giorno dopo giorno, perchè alla base c’è una filosofia aziendale comple-tamente incentrata sull’impegno costante di presentare sul mercato strumenti che fondono tecnologie d’avanguardia e design moderno, pur senza dimenticare sicurezza ed affidabilità.

Triworks has been working for years on the design and produc-tion of electromedical equipment and professional tools for the world of cosmetic medicine. It has a team of professionals with vast experience in the field who no-netheless strive for improvement day after day. The company philo-sophy is fully focused on constant dedication to offering the market equipment that combines cutting-edge technology with modern design, without forgetting safety and reliability.

Radim

www.radim.com

Radim è un patrimonio dell’Indu-stria Diagnostica Italiana. In poco più di venti anni di attività ha saputo costruire una delle poche realtà nazionali completamente integrate, dalla Ricerca alla Pro-duzione e commercializzazione di sistemi diagnostici in vitro (reattivi e strumenti), raggiungendo la Leadership in segmenti diagnostici quali Endocrinologia, Allergologia ed Infettivologia, conquistando importanti quote di mercato anche all’estero.

Radim is a valuable asset for the Italian Diagnostics Industry. In lit-tle more than 20 years of activity, it has succeeded in building one of the few Italian companies that are fully integrated, with activities ranging from research to the pro-duction and marketing of in vitro diagnostic systems (reagents and instruments), which has enabled it to earn a leading position in dia-gnostic fields such as Endocrino-logy, Allergology and Infectology, by conquering important market shares also internationally.

Bollanti nts

www.nts2000.it

NTS progetta e realizza equipag-giamenti per l’emergenza. L’ampia gamma di prodotti spazia dall’im-mobilizzazione e il trasporto di traumatizzati, alla medicazione, agli accessori personali, ai compo-nenti speciali per l’allestimento di ambulanze e veicoli prioritari. Uno dei prodotti di punta è la tavola spinale Evoluzione dotata di un si-stema innovativo che ha ottenuto il brevetto internazionale.

NTS designs and produces emer-gency equipment. The wide range of products includes immobilisa-tion and transport of trauma vic-tims, medication, personal acces-sories, as well as special parts for ambulances and priority vehicles. One of its leading products is the spinal table, Evoluzione, equipped with an innovative, internationally patented system.

Ginevri è un’azienda indipendente concentrata nella progettazione e produzione di dispositivi elettro-medicali avanzati per la cura del neonato. L’azienda ha accumulato molti anni di esperienza riguardo alle complesse ed innovative esi-genze di tali apparecchiature e su come migliorarle sfruttando le tec-nologie all’avanguardia disponibili. Da sempre investe fortemente in ricerca e sviluppo senza trascurare una rigorosa implementazione degli standard di qualità ISO 9001:2000 e ISO 13485.

Ginevri is an independent company for the projection and production of advanced electro-medical appliances for new-born baby care.The company has accumulated many years of experience concer-ning the complex and innovative requirements of this type of equipment and on how to make improvements by using the avant-garde technologies available. Ginevri has always invested stron-gly in research and development as well as in a strict implemen-tation of quality standards ISO 9001:2000 e ISO 13485.

Ginevri

www.ginevri.com

A constant presence in the interior design field since the 1960s, the Avanzini group focuses on research into new materials and specific working processes, offering its services as an intermediary between architects’ ideas and conversion methods for raw material.Its commitment to research has enriched the Italian scene with new synthetic and natural materials, new processing techniques and above all joint projects with designers and architects, working together to develop truly revolutionary products which open up new expressive frontiers in the presentation of architectural spaces, yacht interiors and fashionable locations.They have been pioneers in the use and distribution of Dupont™ Corian® in the centre and south of Italy and quickly gained important exclusive rights in the furnishing field for new materials by names such as Luccon, Bencore, Design Panel and Florian, as well as decorative components by Ad Notam and Baumatic amongst others.At the last Salone del Mobile international furniture fair in Milan, there was significant and well deserved interest in both the stand/installation made of Dupont™ Corian® by the architect Giancarlo Zema and the Luccon installations by the Japanese designer Kengo Kuma in the Senseware exhibition presented at Surfacing Materials Innovation.52

Innovation

Attivo nel campo dell’arredamento per interni sin dagli anni ‘60, il gruppo Avanzini si è orientato verso la ricerca di nuovi materiali e di specifiche lavorazioni ponendosi propositivamente come trait d’union tra l’intuizione dell’architetto ed i processi di trasformazione del materiale grezzo.L’impegno nella ricerca ha arricchito lo scenario italiano di nuovi materiali sia sintetici che naturali, nuove lavorazioni e soprattutto di collaborazioni con designer ed architetti, in sinergia con i quali si è arrivati a sviluppare dei prodotti davvero rivoluzionari che aprono nuove frontiere espressive nella caratterizzazione dell’ambiente architettonico, degli interni di yacht e dei locali fashion. Pionieri nell’impiego e distribuzione del Dupont™ Corian® nel centro e sud Italia, ha presto conquistato delle importanti esclusive nel campo dell’arredo riguardo nuovi materiali, come il Luccon, Bencore, Design Panel, Florian, e componenti di arredo come Ad Notam, Baumatic ed altri.Notevole e meritato l’interesse suscitato nell’ultima edizione del Salone del Mobile di Milano, sia con lo stand/istallazione realizzato in Dupont™ Corian®, progettato dall’architetto Giancarlo Zema, che con le istallazioni in Luccon del designer giapponese Kengo Kuma nell’allestimento Senseware presentato al Surfacing Materials Innovation.

Antonio Las Casas

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Dagli esordi dell’attività, dedicata alla trasformazione del legno, L’Avanzini Group con sede a Pomezia si è indirizzato verso la ricerca, trasformazione e commercializzazione di materiali innovativi. Basti ricordare che già nel 2000 fu la prima azienda a lavorare e distribuire il Corian® nel centro-sud Italia. Negli ultimi anni ha costruito un interessante ed ampio repertorio di materiali e complementi di arredo che coniugano lavorazioni e materiali tradizionali, come la pietra ed il legno, con polimeri di ultima generazione e processi di trasformazione all’avanguardia. Nella linea guida che caratterizza i prodotti offerti dall’Avanzini Group è fortemente riconoscibile la volontà di coniugare l’impiego di materiali naturali con la ricerca di nuove sensazioni, portando la natura negli ambienti antropici, declinata in termini contemporanei.L’attività di ricerca non si ferma al semplice reperimento di un materiale sul mercato ma in molti casi ne indaga, insieme all’architetto o al designer, le possibilità espressive e di trasformazione, come per esempio è accaduto per lo stand dell’Avanzini Group per la fiera di Milano, realizzato interamente in Dupont™ Corian®, dove il nastro arricciato racchiude un campionario di materiali distribuiti dal gruppo: dai freschi

Avanzini GroupMaterioteche intelligenti | Intelligent material libraries

Lastre acriliche ecodecorative Design Panel | Design Panel’s acrylic eco-decoration.

Design Panel, proposti con diverse trame, all’innovativo Luccon, fino alla sorprendente e sinuosa Stone Veneer®.Il Design Panel è un frutto dell’interessante percorso di ricerca che coniuga egregiamente l’innovazione dei pannelli in resina trasparente con materiali naturali come il bamboo, spugne, radici, fiori ma anche stoffe, stampe ed altri materiali. Il contenuto espressivo delle lastre acriliche ecodecorative Design Panel Invision, è sorprendentemente ampio, la possibilità di inglobare in una lastra di PMMA o di PETG praticamente qualsiasi materiale, apre un ventaglio di possibilità virtualmente infinito. Dalla stoffa da coordinare con l’arredo, alle piume colorate per trasparenze frattali, metalli espansi, led, fino a materiali vegetali come fusti o foglie di bamboo, radici e spugne, per introdurre forme fitomorfe nell’ambiente, congelate in una cristallina lastra trasparente che contemporaneamente diventa parete ed involucro. La tenda stessa si può infilare dentro il pannello e diventare una volta porta, anta dell’armadio o parete.I Design Panel possono essere personalizzati con una gran varietà di materiali, per offrire la possibilità di distinguersi ed affermare il proprio stile. Sono resistenti ai raggi UV, al fuoco, agli urti e agli acidi, possono essere lavorati e piegati con le consolidate tecniche di termoformatura senza liberare sostanze tossiche.Sullo stesso tema tra tradizione ed innovazione, l’Avanzini Group ha trovato come dare nuova espressività al cemento; illustrato a Milano in occasione dell’ultimo Salone del mobile e distribuito in esclusiva, si tratta del cemento tralucente Luccon. Questo inedito materiale è destinato a cambiare radicalmente la percezione dell’involucro delle nostre abitazioni, così come a renderle uniche con i suoi giochi di trasparenza e trasporto della luce. Bello, resistente, glamour e funzionale, il Luccon unisce la solidità e la facilità di lavorazione del cemento, con la leggerezza della luce trasportata dalle fibre ottiche che l’attraversano. Opaco se illuminato, trasparente se retroilluminato, è una pelle che varia la percezione del volume che racchiude al variare delle condizioni di luce: di giorno costituisce uno schermo opaco mentre di notte si anima delle ombre della vita che si svolge all’interno. Le fibre ottiche vengono disposte longitudinalmente nella cassaforma alternandole a strati di cemento, successivamente il blocco viene tagliato nel senso desiderato, in modo parallelo, perpendicolare o inclinato, rispetto alle fibre ottiche, generando così degli effetti di inedita leggerezza e trasparenza, come per esempio nell’allestimento Senseware del designer giapponese Kengo Kuma, presentato al Surfacing Materials Innovation di Milano lo scorso aprile.Kengo Kuma sostiene l’idea del cemento come elemento democratico ed in grado di annullare le differenze culturali ma soprattutto adora indagare il rapporto tra materiali poveri e spiritualità. Il Luccon parte da una matrice povera come il cemento che, additivato di fibre ottiche, si arricchisce del valore della luce che lo attraversa elevandolo spiritualmente a materiale di lusso ed innovativo.La ricerca d’innovazione dell’Avanzini Group ha dato anche un nuovo volto alla pietra, 54

Rivestimento flessibile in piallaccio di pietra Stone Veneer. Prodotto da Richter Furniertechnik GmbH & Co. KG, Germania | Stone Veneer flexible covering. Produced by Richter Furniertechnik GmbH & Co. KG, Germany.

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Cemento traslucente con fibre ottiche Luccon, prodotto dalla Luccon Lichtbeton GmbH, Austria | Luccon translucent concrete with fibre optic cables, produced by Luccon Lichtbeton GmbH, Austria.

abbattendo l’ultimo tabù riguardo la pesantezza e rigidezza tipica del materiale, riuscendo a piegare, letteralmente, anche la solida roccia alla creatività. Dall’impiego di un materiale da costruzione primordiale come la pietra, nasce Stone Veneer®, una sottile lamina di arenaria del Sud Africa che viene accoppiata ad una base flessibile di fibra di vetro e resina, per creare un rivestimento unico.Le numerose varietà di pietra ed i colori disponibili, declinati in tre diversi gradi di rugosità superficiale, dalla più liscia ed uniforme a quella che mette in risalto lo spacco di cava, la sua leggerezza e la flessibilità rendono Stone Veneer® idonea ad una grande varietà di utilizzi, dal rivestimento di porte e pareti fino al cruscotto di un’automobile o di una sedia.

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to mention expanded metal, LEDs, and vegetable materials like bamboo canes or leaves, roots and sponges that introduce plant forms into the environment, sealing them in a crystal clear panel that becomes both a wall and a case. Even curtains can be inserted in the panels and become walls or doors – either for entering the room or on wardrobes. Design Panels can be customized using a wide range of materials, allowing users to establish their own, distinctive style. They are resistant to UV rays, fire, shocks and acid, and it is possible to work with and bend them using standard thermoforming techniques

Since it first started out as a wood conversion company, the Pomezia-based Avanzini Group has focused on studying, converting and marketing innovative materials. Back in 2000, for example, it was the first company to work with and distribute Corian® in the centre and south of Italy. In recent years it has built up an interesting and broad inventory of materials and decorative elements that bring together traditional techniques and materials – such as stone and wood – with the latest generation of polymers and cutting-edge conversion procedures. The common thread running through the products offered by the Avanzini Group is the clear desire to unite the use of natural materials with a search for new sensations, taking nature into human environments and giving it a contemporary feel. The research activities go beyond simply sourcing materials on the market. In many cases the company investigates the expressive and conversion opportunities they present, working together with architects or designers. This is what occurred with the Avanzini Group stand at the fair in Milan, which was made entirely of Dupont™ Corian®. This sophisticated showcase was used to display a collection of the materials distributed by the group, from the new Design Panels with their various looks and the innovative Luccon, to the remarkable, streamlined Stone Veneer®. Design Panels are the result of an interesting journey in research which triumphantly joins together the innovation of transparent resin panels with natural goods such as bamboo, sponge, roots and flowers, as well as fabric, prints and other materials. The breadth of the expressive capacity of the Design Panel Invision eco-decorative acrylic panels is surprising. The ability to incorporate almost any material into a PMMA or PETG panel opens up a nearly infinite range of possibilities, from fabric to match the furniture to coloured feathers that give fragmentary transparency, not

Cemento traslucente con fibre ottiche Luccon, prodotto dalla Luccon Lichtbeton GmbH, Austria | Luccon translucent concrete with fibre optic cables, produced by Luccon Lichtbeton GmbH, Austria.

Lastre acriliche ecodecorative Design Panel | Design Panel’s acrylic eco-decoration.

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without releasing toxic substances. In the same vein of tradition and innovation, the Avanzini Group has found a way to give new expressiveness to concrete; at the last Salone del Mobile in Milan they displayed Luccon translucent concrete, for which they have the exclusive distribution rights. This unprecedented material will radically change our perception of the envelope of our homes, making them unique with its plays on transparency and light transportation. Attractive, robust, glamorous and practical, Luccon combines the sturdiness and ease of use of concrete with the airiness of the light conveyed by the fibre optic cables running through it. Opaque if it is illuminated and transparent if it is backlit, it is a shell that alters the perception of the volume within it as light conditions change: in the day it is an opaque screen while at night it is animated by the shadows of the life taking place inside. The fibre optic cables are placed lengthways in the formwork and alternated with layers of concrete. The block is then cut in the required direction, either parallel, perpendicular or inclined with respect to the fibre optic cables, thus giving previously unseen lightness and transparency in its appearance. This was illustrated in the Senseware installation by the Japanese designer Kengo Kuma, which was presented at Surfacing Materials Innovation in Milan last April. Kengo Kuma is an advocate of the idea of concrete as a democratic element capable of cancelling out cultural differences, but above all he loves to study the relationship between common materials and spirituality. Luccon starts from a common basis in the form of concrete. By adding fibre optic cables, it is enriched by the value of the light passing through it, elevating it spiritually to become a luxury, innovative material. The research into innovation by the Avanzini Group has also given a new aspect to stone, breaking down the last great barrier presented by its typical

weight and rigidity. They have managed to make even solid rock quite literally flexible with their creativeness. This prehistoric construction material has been used to make Stone Veneer®, a thin layer of South African sandstone joined to a flexible base of fibreglass and resin to create a unique covering. The lightness, the flexibility and the huge variety of stones and colours available, classified in three different degrees of surface roughness from the smoothest and most uniform to one which emphasizes the split, make Stone Veneer® suitable for a wide range of uses, from wall and door coverings to car dashboards or seats.

Castagno wonderful | Meraviglioso chestnut-tree

L’intreccio tra bio-tech e industria, economia, progettazione, consumi… insomma, tra bio-tech e design, è più intimo e profondo di quanto a prima vista possa sembrare. Sempre più, il design più avanzato è tributario verso nuovi materiali ma, soprattutto, sistemi di relazioni e, sempre più, questi sono frutto di ricerche volte a scoprire gli aspetti più complessi della vita. Accendiamo così un riflettore su un argomento che ha peculiarità tutta laziale: il legno di castagno presente nei Castelli Romani, ma anche nei Monti Cimini. Si tratta della migliore qualità in Europa. Una spiegazione di ciò risiede nelle caratteristiche, in generale, del terreno. Non a caso, risultano qui rigogliose molte altre colture, come per esempio quella del kiwi nell’area pontina. Anzi, a detta di specialisti botanici, le peculiarità presenti nel terreno laziale sono così spiccate da favorire potenzialmente una vastissima gamma di colture. Per quanto riguarda il castagno, contano naturalmente le sue caratteristiche biologiche. Il castagno possiede poi anche ottime proprietà meccaniche, qui nettamente accentuate rispetto a quelle di altri areali. Si tratta pure di un legno assai durevole (che quasi non richiede trattamenti antisettici) per via del fatto che è molto ricco di estrattivi, primo tra tutti l’acido tanninico, il quale, per la verità, è all’origine delle macchie che si vengono a formare quando il legno si bagna. In passato, tuttavia, proprio questa peculiarità lo ha visto come materiale d’eccellenza per fabbricare botti da vino. È noto che i vini più pregiati richiedono nelle botti, legni ricchi di tannino, come è appunto il castagno, oltre che il rovere. Ecco una notazione bio-tech, ante litteram. A parte la facilità di macchiarsi, il castagno è adatto per organismi tecnologici in edilizia (scale, tetti, infissi, etc.). Intorno a queste attività proliferò una florida rete di imprese con impatto locale, per quanto riguarda invece le botti da vino, si sviluppò una redditizia esportazione sia in Francia, sia in Spagna. Tutto questo esisteva fino a circa una settantina di anni fa. Oggi la situazione è del tutto cambiata. Le botti non si fabbricano praticamente più. Lariano (Roma), Canepina (Viterbo) che, per esempio, costituivano centri-emblema dell’attività, oggi, da questo punto di vista, sono o città della memoria o città-museo. La rete d’imprese non ha più la consistenza e l’articolazione di prima. Ciò che si produce come componenti leggeri per l’edilizia da un lato è, per ovvie ragioni, priva di quella patina di manualità tipica di un’era preindustriale, dall’altro non si avvantaggia ancora di apparati tecnologici incentrati su sistemi innovativi informati dal digitale. Nonostante questa parabola, a sentire il Sig. Giorgio Gatta, titolare dell’omonima azienda di legnami, la pressoché totalità del castagno commercializzato in Italia è lavorato nel Lazio e almeno il 50% proviene dalla zona di Lariano. La maggior parte delle attività si svolgono in un vero e proprio Distretto produttivo tra i comuni di Velletri, Lariano e Cori, tant’è che si può parlare di un potenziale «Sistema Castelli Romani». Questo castagno, dunque, rappresenta ancora una preziosa risorsa che però, per varie ragioni, non è utilizzata al meglio. Vediamo perché. Prima di tutto vige una strategia forestale a ciclo ventennale (ora 22/23 anni). In questo modo il legno risulta adatto per pali o piccole pezzature, ma poco o nulla per travi o scomposizioni meccanizzate. Ci vorrebbe un ciclo almeno doppio, o più lungo, ma con ciò si allontanerebbero i tempi della redditività. La conseguenza è che per coprire queste

Felice Ragazzo

necessità si ricorre soprattutto al mercato francese, il quale ha strategie forestali di lungo periodo e il materiale risulta di qualità notevolmente inferiore. Che considerazioni sviluppare su questa vicenda? Quali possono essere le implicazioni bio-tech derivanti da questo discorso? Prima di tutto, e in particolare da parte di chi fa design, occorre prendere coscienza del fatto che il castagno nel Lazio è una peculiare risorsa con una notevole vocazione ad espandersi anche sul piano internazionale. Progettare col castagno non è la stessa cosa che con altri legni e, pertanto, è doveroso, utile e necessario scoprirne fino in fondo l’essenza xilologica e biologica. Ciò non soltanto a riguardo dei processi di lavorazione ma, soprattutto, per quanto riguarda le destinazioni d’uso, nelle quali, dal punto di vista del design, ci potrebbero essere ampi margini per la creatività. Ben sapendo che processi e lavorazioni per essere efficienti e competitivi dovranno conformarsi alle tecnologie più innovative, dove peraltro i sistemi digitali di automazione e controllo sono sempre più paragonabili a contenuti elaborati nel campo delle bio-scienze (feed-back; retroazione…). Il fatto che i boschi non siano curati a dovere contribuisce a produrre alterazioni nella composizione della fauna, come nel caso degli uccelli di piccole dimensioni che non nidificano più, perché vittime di predazioni da parte di vari rapaci sempre più invadenti. Sul versante del design c’è tutta la possibilità di impostare concetti di prodotto fondati su un materiale rinnovabile, resistente, scarsamente biodegradabile. Non solo, quanto minore sarà l’energia impiegata per la lavorazione (cioè quanto più i prodotti saranno semplici e quanto più le tecnologie applicate saranno innovative, anche perché sostenibili), tanto maggiore sarà la riserva di CO2 conservata nel legno e non dispersa nell’ambiente; riserva accumulata durante la fase vegetativa, specialmente nelle prime fasi di vita; in altre parole, tanto migliore sarà la sostenibilità ricercata su entrambe fronti. Se e quando si riuscirà a disporre di pezzi aventi oltre i 120 cm di circonferenza, come si ha ora, per esempio, con le matricine lasciate in vita nei tagli con 40/50 anni di vita, si potrà dare luogo a prodotti originali e adatti ad essere esportati in ogni dove, con particolare riferimento a quelli dell’out-door design.

Boschi della zona di Lariano visti dal Pratone del Vivaro | View from the Pratoni del Vivaro of the woods in the Lariano area.

Matricine risparmiate dal taglio in un bosco ceduo | Leave trees in a coppice.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), piazzale esterno | GattaLegnami timber company, Lariano (Rome), external forecourt.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), sistema di carico dei tronchi alla segatrice a nastro | Gatta Legnami timber company, Lariano (Rome), system for loading the logs on the band saw.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), travicelli intestati a forma di palombella | Gatta Legnami timber company, Lariano (Rome), joists with ‘palombella’ decorative ends. 59

The web woven between biotech and industry, economics, design and consumption… in other words, between biotech and industrial design, is closer and more deeply rooted than it might first seem. It is increasingly common for the most advanced forms of design to lead to new materials and – above all – systems of relationships, and these are more and more often the fruit of research into the most complex aspects of life. With this in mind, let us focus on a subject typical of the Lazio Region: the chestnut wood that can be found in the Castelli Romani area, as well as in the Cimini Hills. It offers the best quality in Europe. This is down to the general characteristics of the land. It is no coincidence that many other forms of cultivation thrive here, for example kiwi growing in the Pontine area. Indeed, according to botanical experts, the outstanding qualities of the land in Lazio could potentially favour the growth of a huge variety of products. As far as chestnut wood is concerned, the biological characteristics are naturally the important factor. Chestnut timber also has excellent mechanical properties, which are distinctly more pronounced here than in other areas. Furthermore, the wood is extremely durable (hardly requiring antiseptic treatment) due to its rich extractive content. The main element is tannic acid, which if truth be told is also behind the stains that form when the wood gets wet. Nonetheless, in the past it was thanks to this very attribute that it was considered an excellent material for making wine barrels. It is generally acknowledged that the barrels for the finest wines must be made of tannin-rich wood, such as oak and of course chestnut. It is an example of biotech before its time. Leaving aside its tendency to stain, chestnut timber is suitable for technological structures in buildings (stairs, roofs, window and door frames, etc.). A flourishing network of companies operating locally built up around these activities, while a profitable business developed exporting wine barrels to France and Spain. All of this existed until around seventy years ago. Now the situation is very different. The barrels have basically gone out of production. Centres which were previously flagships for the business, such as Lariano in the Province of Rome and Canepina in the Province of Viterbo, are now merely monuments to the past in this respect. The network of companies is no longer as substantial or structured as before. For obvious reasons, the items that are now manufactured as light components for the building trade do not have the handmade charm typical of pre-industrial goods, but innovative, digital-based technological systems are not used in their production either. Despite this decline, Mr. Giorgio Gatta, owner of the timber company of the same name, states that almost all the chestnut wood marketed in Italy is processed in Lazio and at least 50% comes from the Lariano area. 60

Most of the work takes place in a genuine production district located around the towns of Velletri, Lariano and Cori; in fact one could talk of a potential ‘Castelli Romani System’. So, this chestnut wood is still a precious resource but, for various reasons, it is not used as well as it could be. Let us look into the reasons for this. First of all, the forest management strategy in place is based on a twenty-year cycle (now 22 to 23 years). This means that the wood is suitable for posts or smaller items, but it is of little or no use for beams or structural elements. The cycle should be at least twice as long, if not more, but this would extend the wait for the returns. As a result, people turn to the French market and its long-term forest management strategy for wood to serve these purposes, even though the products are of significantly inferior quality. Which considerations spring from this matter? What might be the biotech-related implications of this situation? First of all, it is important – especially for those in the design world – to realize that chestnut timber from Lazio is a special resource with significant growth capacity, also on an international scale. Working with chestnut is not the same as with other woods and it is therefore useful, necessary and the designer’s duty to fully comprehend its xylological and biological nature. In addition to the working processes, above all this concerns its use. From a design point of view, there is a great deal of room for creativeness in this respect. While it is clear that in order to be efficient and competitive, the working methods and processes must embrace the most innovative technology, with digital automation and control systems that are increasingly comparable to elements from the field of bioscience (such as feedback), the lack of appropriate management of the woods is contributing to changes in the composition of the fauna. This is the case with small birds, which are no longer nesting because they are hunted by various birds of prey that are becoming more and more invasive. Design has every opportunity to impose product concepts based on this renewable, robust material which is largely unaffected by biodegradation. Besides this, the less energy used for its production (i.e. the simpler the goods and the more innovative the technology, also because it will be sustainable), the greater the CO2 reserve stored in the wood and not released into the environment will be. This reserve is built up during the vegetative phase, particularly in the early stages of the plant’s life. All of this essentially means that there will be greater sustainability on both fronts. If and when pieces of over 120 cm in circumference can be provided, as is the case now with the 40 to 50-year-old leave trees for example, it will be possible to create original products suitable for export all over the world, with a particular focus on outdoor design.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), travi intestate a forma di palombella | Gatta Legnami timber company, Lariano (Rome), beams with ‘palombella’ decorative ends.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), stoccaggio all’aperto del tavolame | Gatta Legnami timber company, Lariano (Rome), outdoor storage of boards.

Azienda Gatta Legnami, Lariano (Roma), stoccaggio di perline grezze | Gatta Legnami timber company, Lariano (Rome), storage of unprocessed matchboards. 61

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Progetto sperimentale | Experimental project Tutor: Carlo Martino _ Felice RagazzoOggetto | topic: Attrezzatura sviluppata per Surgicon A.M.T.Il componente aggregato alla macchina SYNTHESIS Q.A.D., prodotta dall’azienda romana SURGICON a.m.t. è finalizzata alla facoemulsifica-zione del cristallino catarattoso. Il nuovo pedale sarà capace del classico movimento alto-basso, e del movimento destra-sinistra. È stata prevista una corsa dalla posizione tutto alzato-tutto abbassato, di circa 9°, sufficiente per dare al chirurgo una certa sensibilità, ed una corsa dalla posizione tutto abbassato a quella tutto a destra di circa 8°, senza far urtare il pedale alla torretta destra del pulsante. Ad ogni movimento del pedale è associata una diversa funzione del facoemulsificatore.

This is a component for use with the SYNTHESIS Q.A.D. machine produced by the Rome-based company SURGICON a.m.t.. It is used for phacoemulsification of crystalline lenses with cataracts. The new pedal offers the classic up and down movement, as well as a left-right one. There are around 9° of movement from the fully raised position to the fully lowered one, allowing the surgeon a certain amount of sensitivity, and around 8° of movement from the fully lowered position to the one furthest to the right, without the pedal knocking against the right turret of the button. Each movement of the pedal corresponds to a different function of the phacoemulsification probe.

Comando a pedale per un’apparecchiatura per chirurgia

oftalmica | Pedal control for ophthalmic surgery equipment

Simone Podagrosi

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Progetto sperimentale | Experimental project Totor: Felice RagazzoIl comando a pedale multifunzione completamente programmabile è una interfaccia hard-ware tra l’operatore e le unità da utilizzare, permettendo un controllo a mani libere della strumentazione. Progettato per un apparecchio elettromedicale utilizzato per le ope-razioni alla cataratta. La realizzazione meccanica stabile ed affidabile unita alla funzionalità logica, contribuiscono a un utilizzo facile e intuitivo dello stesso; la possibilità di selezionare le varie logiche ope-rative, lo rende ideale per le diverse necessità chirurgiche dell’opera-tore. Via software il chirurgo personalizza la propria modalità d’uso. Le migliorie rispetto al vecchio pedale tengono conto di diversi fattori estetici e funzionali.

The completely programmable multifunction pedal is a hardware interface between the operator and the units to be used, allowing hands-free control of the equipment. It is designed for an electro-medical cataract operation device. The solid and reliable mechanical construction and the logical operation make it easy and intuitive to use, while the various operating options available mean it can adapt perfectly to the different needs of users. Surgeons can personalize its use with the software included. The improvements on the old pedal take into account a number of aesthetic and practical considerations.

Tele-azionamento a pedale per apparecchio di chirurgia oftalmica

| Remote pedal operation of ophthalmic surgery equipment

Mariangela Petrillo

Progetto sperimentale | Experimental project Tutor: Prof. Carlo Martino “Easy to see” è un tonometro brevettato per il monitoraggio del Glaucoma, che permette di misurare la pressione intraoculare senza contatto diretto con gli occhi, direttamente da casa, con la possibilità di inviare i dati al proprio medico. Le parti costituenti il dispositivo sono: un apparecchio madre, completo di uno schermo e di una tastiera; un paio di occhialoni dotati di un sensore che va posizionato davanti alla pupilla; un attrezzo vibrante con spatola, funzionante in modalità wireless.

‘Easy to see’ is a patented tonometer for monitoring glaucoma. It allows intraocular pressure to be checked at home without direct contact with the eyes. The results can be sent to the doctor of the person concerned if necessary. The system consists of a parent de-vice complete with a screen and a keyboard, a pair of goggles with a sensor which is positioned in front of the pupil and a wireless vibrating tool with a spatula.

“Easy to see”_ tonometro per il monitoraggio del glaucoma |

Tonometer for monitoring glaucoma

Jenny Guetta


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