Date post: | 22-Mar-2016 |
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03 - CANALIAPERTI EDITORIALE
L’INNOVAZIONENELL’INFORMAZIONECANALI APERTI È IL LUOGO PER CHI VOGLIA DARE NUOVA VISIONE ALLE COSE
Canali Aperti è una rivista dedicata al tema
dell’innovazione nell’informazione. Personaggi di
eccellenza nel panorama nazionale e internazionale si
confrontano, ciascuno per la propria esperienza e
competenza, intorno a ciò che può cambiare, o già
cambia, il volto del settore editoriale. Vogliamo essere
innovativi, nei formati, nella grafica, nei contenuti. E vogliamo
farlo mettendo in pratica ciò che sapremo raccogliere dai nostri
interlocutori, creando così una comunicazione multidirezionale
che dia spunti continui di riflessione e progresso. Una rivista è
uno strumento che veicola informazioni e i suoi elementi interni sono in grado di indirizzarle in modi e
contesti sempre nuovi. Noi vorremmo che Canali Aperti fosse ancora qualcosa di più e cioè
che fosse un luogo in cui vivere esperienze e sentire emozioni. Vorremmo
che le sue pagine riuscissero a dare una visione nuova alle cose. Noi insieme
a voi e insieme a chi abbia voglia di misurarsi con un tema così importante.
Innovare l’informazione significa, infatti, prima di tutto dare nuova vitalità ai
fatti, alle esperienze, al linguaggio che li esprime. Canali Aperti vivrà dei
contributi che arriveranno e che andremo a cercare. Rigenerandosi
costantemente come acqua che scorre.
CA ROBERTA BUSATTO
Ma sono bastati pochi minuti di pensiero e
di confronto perché Remo Pertica decidesse
di fidarsi di noi e riuscisse a cogliere
l’importanza di questo aspetto nella sua vita
professionale.
Non ce ne voglia se lo esplicitiamo ma l’idea
di questa intervista è nata in un’occasione
particolare che merita di essere raccontata.
Era la fine del mese di settembre e ci
trovavamo in una sala gremita di autorevoli
militari e imprenditori in un convegno
dedicato al grande progetto di Forza NEC.
Se ripenso a quel momento ancora rivivo la
sincera commozione che ha provocato il suo
intervento, dedicato alla necessità di
salvaguardare la sicurezza degli uomini e
delle donne impegnati nelle missioni
internazionali.
Solo chi sa cogliere l’importanza delle
modalità in cui trasmette le informazioni è in
grado di emozionare.
Al momento di questa intervista siamo
stati comunque ripagati di tale intuizione,
perché è bastato davvero poco per
ritrovare nella storia professionale di
Remo Pertica elementi di grande portata
innovativa.
“In campo industriale il tema del naming di
un’azienda e del suo brand non hanno un
grande peso. Ciò non toglie però che si
effettuino studi specifici anche nel nostro
settore. Posso portare ad esempio quanto
avvenuto per la Selex.
Se si intervista un esperto di psicolinguistica,
ci verrà spiegato che il nome di una società
deve inviare un messaggio forte verso i propri
clienti, per cui la composizione del nome
stesso, la sua assonanza, la scelta delle vocali,
delle consonanti o dei fonemi che lo
NELLE IMPRESEE METTERLE IN RETE
Quando abbiamo chiesto all’ingegner Pertica, Presidente della Federazione Aziende Italiane per
l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD), un confronto sul tema dell’innovazione
nell’informazione, la prima reazione è stata di perplessità. Non ce l’ha mai confermato ma deve aver
pensato che nessuno come chi ha vissuto esperienze nelle più grandi industrie della difesa del
nostro Paese potesse essere più distante dall’’oggetto della nostra rivista.
LA CHIAVE E’ ENTRARE
I N T E R V I S T A A L P R E S I D E N T E A I A D , R E M O P E R T I C A
L’INNOVAZIONE NELL’INFORMAZIONE VISTA DALLE GRANDI, GRANDISSIME, AZIENDE
compongono hanno tutte un significato
mediatico molto importante.
Secondo lo psicolinguista, infatti, se si vuole
comunicare qualcosa di forte, di energico o di
autoaffermativo è necessario che nel nome
compaiano consonanti come la “x”, la “k”, la
“sh”. Ogni vocale poi esprime una sensazione
diversa, la “o” serietà, la “a” simpatia, la “e”
cura e così via. Tutti questi suggerimenti
sono probabilmente molto indicati per quelle
società che sviluppano e commercializzano
prodotti rivolti a un largo pubblico e per le
quali un nome azzeccato può contribuire a
un forte miglioramento delle vendite, ciò è
un po’ meno vero per società che si rivolgono
a clienti altamente selezionati e a un mercato
come quello della difesa e della sicurezza. Ma
proprio per il fatto di lavorare fianco a fianco
con le forze armate e con le forze di polizia, il
nome è un po’ sentito come la bandiera o
come i colori della casacca della squadra del
cuore”. Marconi, Selex, Finmeccanica: una
trasformazione che passa anche per la
necessità di salvaguardare un’importante
tradizione e continuare a comunicare
affidabilità.
“Nel settore del consumo, sicuramente a
parità di prezzo e di qualità tra due prodotti
vince quello che si presenta meglio o che ha
un marchio conosciuto. Basti vedere quanto
accade nelle bottiglie di vino, sulle cui
etichette ci sono studi di grande interesse e
di inimmaginabile fatica e attenzione. Poi
però mi viene da pensare che nelle
pubblicità più belle capita più facilmente di
ricordarsi le immagini legate al prodotto
piuttosto che la marca e che è per questo che
le grandi aziende italiane, per esempio nella
telefonia, si sono inventate una storia che
continua e si ripete frequentemente nel
corso del tempo. Nel mio settore per il
successo di un’impresa conta il rapporto che
si costruisce nel tempo con i propri clienti.
Contano qualità, serietà, disponibilità,
competitività nei prezzi. Devo ammettere
però che l’immagine esterna in alcuni
momenti può essere importante. Basta
pensare a Finmeccanica, che fino all’attuale
presidenza Guarguaglini era ai più poco
conosciuta. O, esattamente all’opposto, basti
pensare alla Marconi, il cui nome era
considerato garanzia di affidabilità. Senza
contare che in qualunque parte del mondo si
sapeva che un tal Marconi qualche tempo
prima aveva inventato la radio. E’ per questo
che con la chiusura dell’azienda ed il
passaggio a Selex si è tentato di salvare in
ogni caso questo nome”.
Il discorso è diverso invece per le aziende
che iniziano da zero.
MARCONI, FINMECCANICA,AIAD, DISTRETTO TECNOLOGICO
LIGURE SUI SISTEMI INTELLIGENTIINTEGRATI E LE TECNOLOGIE, AGENZIA
DELL'INNOVAZIONE E DELLA TECNOLOGIA:QUELLO DI PERTICA E’ UN PERCORSODECENNALE DA PROTAGONISTA NELMONDO DELLA DIFESA.
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“Una corretta informazione inambito militare conta moltissimo.Purtroppo nell’opinione pubblica ladifesa è vista solo come industriabellica. Noi dobbiamo lavorareaffinché si associ ai suoi prodottila protezione della persona. Ilnostro mondo è cambiato in questadirezione, non è più come primadella Guerra fredda”.
06 - CANALIAPERTI INTERVISTA CON REMO PERTICA
CA
“In generale chi inizia da zero ha bisogno di
tutto e gli studi in tal senso sono importanti.
Il nome serve soprattutto all’avvio purché
rimanga impresso. Un esempio nel mio
settore è la Larimart, azienda dal nome
difficile da pronunciare, che fa venire in
mente un’unità da combattimento più che
una società. Se vedete il suo logo vi
accorgerete che racchiude il nome su se
stesso, quasi a difenderlo dagli attacchi
esterni, e al contempo rappresenta un
circuito stampato, simbolo, all’epoca della
fondazione, della più sfrenata tecnologia.
Oggi Larimart rappresenta una parte viva,
importante e significativa nella storia delle
comunicazioni dell’Esercito Italiano e si è
fatta strada nel tempo muovendosi tra
colossi, interpretando al meglio proprio ciò
che i suoi fondatori avevano immaginato nel
concepire il nome ed il logo”.
Non possiamo a questo punto tralasciare
un tema importante, la giusta
trasmissione delle informazioni in un
settore delicato e spesso mantenuto
opaco come la difesa.
“Una corretta informazione in ambito
militare conta moltissimo, anche se in realtà
per i clienti la cosa più importante è prima di
tutto il prodotto. Purtroppo nell’opinione
pubblica la difesa è vista solo come industria
bellica. Noi dobbiamo lavorare affinché si
associ ai suoi prodotti la protezione della
persona. Il nostro mondo è cambiato in
questa direzione, non è più come prima della
Guerra fredda”.
Forse bisognerebbe entrare di più nelle
aziende, raccontare quello che fanno…
“Tra dipendenti diretti e indiretti con
l’indotto, il settore della difesa dà da vivere a
moltissime persone, senza subire mai grandi
crisi. La forza dell’appartenenza che
l’opinione pubblica nemmeno immagina è
evidente a chi provi ad entrare in una grande
impresa. Nel mio passato di capo azienda ho
potuto percepire direttamente la passione e
l’attaccamento dei dipendenti.
Bisognerebbe forse prendersi più cura della
realtà imprenditoriale del nostro Paese.
La stampa italiana costruisce gli articoli sulla
base di quanto le aziende comunicano e i
grandi gruppi hanno le possibilità per
costruire la loro immagine con grande cura e
attenzione. In generale ci sarebbe bisogno di
una completa indipendenza dei mezzi di
comunicazione perché questi possano
svolgere un ruolo culturale. Sicuramente così
come sono fatti hanno una funzione:
costringono chi già pensa a pensare di più”.
L’innovazione nell’informazione della
difesa sta dunque nei contenuti, nel modo
di entrare nelle imprese che lavorano e di
trasmettere messaggi diversi. Ma sta
anche nella capacità di costruire una rete
che colleghi tutte le realtà interessate. Tra
le tante cose di cui si occupa l’ingegner
Pertica ce n’è una che subito sollecita la
sua attenzione: il tema del collegamento
tra distretti, che lui conosce bene essendo
Presidente del Siit, Distretto Tecnologico
Ligure dei Sistemi Intelligenti Integrati e
le Tecnologie.
“Non c’è rapporto tra i tanti, troppi, distretti
italiani. Così come ci vorrebbe una
distinzione tra chi tra questi funziona e chi fa
più fatica. Le differenze derivano dalla
diversa natura della governance. Laddove
questa è affidata alle industrie è inevitabile
ragionare in chiave imprenditoriale,
gestendo i fondi in modo veloce ed efficace e
ponendosi il problema del dopo.
Sicuramente ci vorrebbe il sostegno ad un
processo di valorizzazione e di sviluppo. In
generale, basterebbe applicare i principi
dell’innovazione alla rete distrettuale.
Questa fa si che in ambito imprenditoriale
non tutti siano uguali e che chi innova sia
maggiormente competitivo degli altri”.
Grazie ingegnere per averci aiutato nella
definizione del nostro tema. Sapevamo
che non ne era poi così lontano…
07 - CANALIAPERTI INTERVISTA CON REMO PERTICA
"Tra dipendenti diretti e indiretti conl’indotto, il settore della difesa da’ da vivere a moltissime persone, senzasubire mai grandi crisi. La forza dell’appartenenza che l’opinionepubblica nemmeno immagina e’ evidente achi provi ad entrare in una grande azienda".
"Bisognerebbeforse prendersi piu’cura della realta’imprenditoriale delnostro Paese".
Un percorso esperienziale tra profumi,
vinacce e assaggi che si fa spazio nelle
emozioni di chi lo vive in modo naturale,
quasi inaspettato.
Pochi minuti e senza neanche accorgertene
sei entrato nell’incantevole mondo della
Grappa Nonino.
Ed eccoci al centro del nostro tema.
Perché quello che può sembrare il
racconto di un narratore fantastico è
invece l’inizio di un articolo di una
giornalista che, cercando di cogliere
l’innovazione nelle modalità informative
e comunicative di un’azienda che è prima
di tutto un marchio internazionale, già
trovava la risposta alle sue domande di
partenza.
“La nostra comunicazione è diretta al
consumatore, non abbiamo bisogno di
pubblicità, perché siamo riconosciuti in
tutto il mondo per quel che facciamo, per la
nostra passione e la nostra affidabilità”.
Mentre Antonella Nonino pronunciava
queste parole, immediatamente tutto
tornava.
La passione nel raccontare, la grandissima
competenza nell’illustrare ogni passaggio
della produzione, l’infinita generosità della
famiglia che ci ha accolto e coccolato, le
continue innovazioni nella storia della
viticoltura, l’attenzione all’eleganza
dell’immagine trasmessa: tutto questo è
l’innovazione intorno a cui la famiglia
Nonino ha saputo costruire
un’informazione asciutta, chiara,
potente.
“Ogni prodotto Nonino è nato da un
intuito. La grappa monovitigno, l’acquavite
d’uva, il distillato di miele sono frutto di
sperimentazione e ricerca”.
Ricerca sulle vinacce, ricerca sulle
proprie radici…
“La grande forza di mia madre” ci ha
raccontato Antonella “è stata quella di
capire nel 1973 che bisognava investire nel
recupero delle tradizioni e nella
valorizzazione delle tipicità della terra”.
Il 1973 è la prima tappa di un viaggio
appassionante. Si tratta dell’anno in cui la
Nonino rivoluziona il modo di produrre e
presentare la grappa in Italia e nel mondo
attraverso la produzione da una sola
tipologia d’uva.
Dalle vinacce di unodei prodotti più
Passeggiando con Antonella Nonino dentro i capannoni dell’azienda italiana di grappa più famosa nel mondo è facilerimanere coinvolti da un racconto che è prima di tutto storia individuale e familiare.
INTERVISTA ALLA RESPONSABILE RELAZIONI ESTERNE DELLA NONINO DISTILLATORI SPA, ANTONELLA NONINO
L ’ I N N O V A Z I O N E N E L L ’ I N F O R M A Z I O N E V I S T A D A U N A P I C C O L A E M E D I A I M P R E S A
importanti del
Friuli Venezia
Giulia nasce
così il
Monovitigno
Picolit. E la
storia cambia.
O forse era già
cambiata quando
Giannola Nonino aveva
deciso con determinazione di riportare la
grappa allo status che meritava, pur non
dimenticando le origini contadine della sua
diffusione.
Due anni dopo un’altra rivoluzione: il
Premio Nonino. “Nel 1975 i miei genitori
istituiscono un premio per salvare i vitigni
autoctoni friuliani in via d’estinzione: il
Premio Risit d’Aur è dedicato infatti ai
coltivatori che si siano distinti nella
salvaguardia delle uve più importanti” ci
racconta Antonella.
Da allora inizia un caparbio viaggio tra le
leggi dello Stato che si conclude nel 1978
con il riconoscimento dei vitigni friuliani
come sperimentali e nel 1984 con il loro
inserimento tra le coltivazioni
raccomandate. E arriviamo alla nascita
dell’Acquavite d’Uva ÙE, che porta con sé
la collezione di bottiglie con murrina
raffiguranti il grappolo d’uva prodotte
artigianalmente in numero limato.
Nel 1987, i 90 anni della distilleria Nonino
sono festeggiati con una monografia
scritta da Emilio Rigatti ed
illustrata con i disegni di
Altan. Si tratta di un
altro passaggio
importante nella
comunicazione
Nonino, attenta
sempre a scegliere le
migliori firme del
Made in Italy.
Non è un caso dunque che la foto più
famosa che li raffigura insieme sia stata
scattata da Oliviero Toscani e che l’intero
catalogo dei loro prodotti sia affidata a
fotografi eccellenti.
E non è un caso che il Premio Nonino, dal
1977 anche Premio letterario, coinvolgerà
tra giurati e premiati nel corso della sua
storia personaggi come Mario Soldati,
Luigi Veronelli, Ermanno Olmi, Mario
Rigoni Stern, Leonardo Sciascia, Jorge
Amado, Claude Levi-Strauss, Henry Roth,
Domenico Rea, Edgar Morin, Mahasweta
Devi, Claudio Abbado che nel 2000
dirigerà la Mahler Chamber Orchestra
per i 25 anni del Premio.
E ci scusiamo con quanti
non abbiamo citato…
“Mia madre fin
dall’inizio ha cercato
e trovato
interlocutori di
qualità e scelto di
confrontarsi con il mondo: la
nostra innovazione sta già in questa
scelta”. Ed ecco perché nel dicembre 1996 i
festeggiamenti per i cento anni della
distilleria iniziano con “Oh les beaux jours”
di Samuel Beckett, con Natasha Parry, regia
di Peter Brook presente alla
rappresentazione. E perché nel 1997 torna
Altan con il libro “Ben il quarto figlio di
Noè” dedicato alla saga della famiglia
Nonino.
Ma torniamo alla storia dell’azienda perché
c’è un altro punto che è importante mettere
in luce.
Era il 2000 quando dopo anni di ricerche,
dal miele, che nell’antichità veniva
considerato un miracolo della natura
Cristina, Antonella ed Elisabetta,
presentano GIOIELLO, il distillato della
‘Purezza’, l’acquavite ottenuta dalla
distillazione del solo miele in tutte le sue
varietà di gusti.
Un’altra volta una sperimentazione
riuscita, un’altra volta una
comunicazione mirata.
“Noi cerchiamo sempre l’occasione di far
innamorare del nostro prodotto, il contatto
diretto con il consumatore è la nostra forza,
soprattutto in un’epoca in cui la pubblicità
rischia di essere fuorviante”.
Ed è qui che si inserisce il tema di una
informazione corretta che sia il più possibile
confermata con i fatti.
09 - CANALIAPERTI INTERVISTA CON ANTONELLA NONINO
Ph. Oliviero Toscani
“Noi cerchiamosempre l’occasione di far innamorare del nostro prodotto, il contatto diretto conil consumatore è lanostra forza,soprattutto in un’epoca in cui la pubblicità rischia di essere fuorviante”.
“Ogni prodotto Noninoè nato da un intuito.
La grappamonovitigno,
l’acquavite d’uva,il distillato di miele
sono frutto di sperimentazione
e ricerca”.
E poiché non tutti hanno la possibilità di
immergersi direttamente negli effluvi della
grappa Nonino a Percoto di Udine, ciò che
conta ora è l’affidabilità del marchio,
rafforzato da tutte le politiche di
comunicazione di qualità portate avanti
come abbiamo visto con l’intervento di
testimonial d’eccezione e con l’invenzione
di nuovi prodotti certificati.
Dal 2000 al 2010 prosegue il percorso
lastricato di riconoscimenti internazionali e
nazionali, fino ad arrivare oggi ai
Trentacinque anni del Premio Nonino e ai
recenti festeggiamenti alla Triennale di
Milano della Collezione ÙE CRU
MONOVITIGNO che conta 27 esemplari.
Insomma ancora oggi Benito e Giannola, le
figlie Cristina, Antonella ed Elisabetta, la
prima generazione di nipoti riescono ad
innovare e a far parlare di sé grazie ad una
produzione di grappe condotta con metodo
artigianale in alambicchi di rame.
La speciale capacità di trasmettere calore e
autenticità che possiedono condisce un
modo nuovo di comunicare, fatto di qualità
e contatto diretto. Con buona pace dei
grandi comunicatori pubblicitari…
CA
“La grande forza dimia madre è stata quelladi capire nel 1973 chebisognava investire nel
recupero delle tradizionie nella valorizzazione
delle tipicità dellaterra” .
L’INNOVAZIONE NELL’INFORMAZIONE VISTA DA UNA ASSOCIAZIONE PRIVATA
CHE SEMBRA PUBBLICA
SEI TAPPE,UN UNICO VIAGGIO
NELLA QUALITA,
SCRIVEREQUESTO ARTICOLO NON È
STATO FACILE. E NON, COME SPESSOACCADE, PER MANCANZA DI INFORMAZIONI,
MA PROPRIO ALL’OPPOSTO PER UNA RICCHEZZA DIPENSIERO E INIZIATIVE ATTRAVERSO LA QUALE
FRANCO ISEPPI HA SOLLECITATO LE NOSTRE RIFLESSIONI.E` STATO UN CONFRONTO PIENO DI COSE QUELLO CON IL
PRESIDENTE DEL TOURING CLUB ITALIANO E MI DISPIACECHE UNA PARTE NON POTRÀ ESSERE RACCOLTA NELLE RIGHE
CHE SEGUONO. ARMATEVI DUNQUE DI GRANDEATTENZIONE E PREPARATEVI AD UN VIAGGIO LUNGO
QUEL FIUME IN PIENA CHE È QUESTA SPECIALEASSOCIAZIONE PRIVATA, TANTO AUTOREVOLE E
AFFIDABILE DA ESSERE RITENUTA DAI PIÙUN ENTE PUBBLICO.
INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL TOURING CLUB ITALIANO, FRANCO ISEPPI
Seconda tappaL,analisi delposizionamentodel Touring ClubItaliano.
“La scelta di strutturare le formecomunicative del Touring ClubItaliano presuppongono ovviamentedelle riflessioni intorno al suoposizionamento nel mercato diriferimento. E’ chiaro che tutto ilcontesto ci impone una maggiore presadi coscienza che è cambiato l’universodel turismo, sempre più indirizzatoverso la creazione di comunità diviaggiatori attente a vivere il viaggio maanche a raccontarlo. Sonofondamentali in tal senso il rapportocon il territorio e con gli utentigeolocalizzati e l’utilizzo delle nuovetecnologie. Ed è fondamentale adattarela funzione del Touring Club Italianoal nuovo turismo sostenibile, fatto perlo più da Piccole e Medie Imprese eriferito ad una domanda sempre piùframmentata in diversi stili di viaggio.Ecco quindi che noi dobbiamo saperadattare le nostre iniziative ed offertead esigenze sempre più mirate,muovendoci con grandepragmatismo”.
Prima tappaL,analisi delcontesto.
“Le modalità con cui il Touring ClubItaliano ha affrontato negli ultimi mesiil tema dell’informazione e dellacomunicazione sono frutto diun’esperienza collettiva collegata adun’esperienza professionaleindividuale. Dunque il mio ruolo in talsenso è stato solo quello di acceleratoredi un processo già in atto. Ognisoggetto che debba muoversi su unmercato ha bisogno di conoscere ilproprio contesto di riferimento e diindividuare gli obiettivi da raggiungereprima di poter definire la propriastrategia di azione. La prima area dianalisi per noi è stata in generaleintorno al sistema nazionale dei mediache va verso la riduzione dellacentralità delle televisioni eun’accentuazione della multimedialità.La seconda considerazione hariguardato l’attuale convergenzatecnologica e le sue conseguenze suicontenuti, sul linguaggio, sui modelli direlazione, sul consumo, sulleprofessioni, sulla filiera produttiva e suivalori. E’ necessario che chi si ponecome produttore di informazioni oggiconsideri la portata del cambiamentotecnologico e della maggiorecompetizione che in tal senso si genera.Cambiano i media, ma cambia anche ilmercato di riferimento, così come staprogressivamente cambiando il sistematuristico. Il Touring Club Italiano nonpuò non tenerne conto”.
2
1
Terza tappaLa sceltadell,innovazionenella continuita,.
“Il cambiamento della domanda ciimpone ovviamente una riflessioneanche sulle modalità comunicativeche dovranno essere sempre piùvolte al coinvolgimento diretto deiviaggiatori. Il Touring Club Italianofa affidamento su un nutrito gruppodi associati, affezionati ad una certaimpostazione dell’associazione. Noidobbiamo saper innovare glistrumenti che abbiamo adisposizione nel segno dellacontinuità. Questo deve avvenire intutti i nostri settori di intervento edin particolare nell’implementazionedel nostro sito internet.Successivamente ad una attentaanalisi del contesto web, abbiamovoluto approcciare al tema in unmodo nuovo che superassel’esistente per ciò che riguarda laraccolta e la pubblicazione deicontenuti e la modalità di fruizionedei servizi. Abbiamo deciso diindirizzarci verso una piattaformaaperta che consentisse uno scambio
pluridirezionale di informazioni edunque un intervento diretto daparte della nostra comunità diviaggiatori. L’approccio di base èstato quello esperenziale, cheapprofondisse l’aspetto narrativo delviaggio, prima e durante il suosviluppo e l’obiettivo principalequello di caratterizzare sempre di piùil posizionamento del Touring ClubItaliano come comunità deiviaggiatori, dedicando il sito sempredi più al viaggio. Sono cinque iprincipi guida: il passaggio ad unastruttura a matrice in cui fosseroprivilegiate la trasversalità e leconnessioni tra i contenuti; lapredisposizione di un accesso unicoattraverso cui gli utenti possanonavigare in tutti i servizi; la creazionedi una community in cui poterintervenire e commentare; lagestione software in completaautonomia; l’integrazione trapiattaforma internet e piattaformaterritoriale dando agli iscritti alla
community la possibilità di gestireautonomamente alcuni contenuti.Aggiungo poi una nota sull’utilizzodei nuovi mezzi di comunicazione
telematici, come iphone e ipad.Abbiamo recentemente predispostoun’applicazione, scaricabilegratuitamente, che fornisce dati estatistiche sull’andamento turisticocostantemente aggiornati, con loscopo di essere sempre più punto diriferimento nel mercato”.
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Quarta tappaLa scelta dellaqualita,.
“Per quanto riguarda invece laproduzione editoriale, siamoconsapevoli che ad avercicontraddistinto è stata la ricercadella massima qualità. Abbiamosempre cercato di avvalerci deimigliori fotografi, grafici, giornalisti escrittori, certi che l’affidabilità delnostro marchio dipendesse anchedalla costruzione dei nostri prodottidi viaggio. Vogliamo continuare suquesta strada, allargando questostesso approccio anche alle altreiniziative comunicative, al web e aquanto vi ruota attorno. Si tratta oradi innovare gli strumenti esistenti edi orientarli verso il cambiamentodel mercato di cui abbiamo parlatopoco fa”.
Quinta tappaLa scelta dellacondivisione.
“Resta la convinzione però chequesta graduale trasformazionedebba essere condivisa dalla nostrabase associativa, da sempre vicina alTouring Club Italiano e attenta allacostruzione della sua identità. Unarottura o un’azione di discontinuitàrischierebbe di minare l’esistenzastessa dell’associazione. I tempi e lemodalità sono forse più importantidei contenuti di un cambiamento.Ed è per questo che ogni passo diquesto processo è stato pensato,valutato e governato con grandeattenzione”.
Sesta tappaLa comunicazionedell,identita,.
“Il Touring Club Italiano ha sempresottovalutato il rapporto con
l’esterno, privilegiandoquello interno con i soci.
Si è perseguita la strada diuna autosufficienza che
rischiava di apparirecome elitarismo. Oggi
abbiamo scelto di abbandonare laneutralità rispetto a quanto avvienenel mondo e, pur mantenendo unanecessaria indipendenza, diimmergerci in ciò che ci circonda,con tutta la sua complessità.Abbiamo iniziato a rapportarci,anche con partnership specifiche,con altre realtà su singoli progetti purconservando il nostro ruoloautonomo e preservando i principiidentitari che guidano il nostrolavoro. Per noi è fondamentale avereuna chiarezza nella definizione enella comunicazione di questaidentità. L’informazione ci aiuta atestimoniare le cose in cui crediamo,i principi ispiratori e le iniziativeprincipali. Vogliamo allargare lanostra rete ma con prudenza,preferendo sempre la qualitàpiuttosto che la quantità”.
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La gestione è a cura della Fondazione Musica
per Roma, fondata da Comune, Provincia e
Camera di Commercio di Roma e Regione
Lazio. Nata nel 1999 come Società per Azioni,
solo nel 2004 ha assunto l’attuale status
giuridico. Oltre ad essere garante della gestione
dello splendido complesso architettonico dalle
curve sinuose e imponenti, la Fondazione ha in
carico la direzione artistica e l’organizzazione
degli eventi, la gestione del calendario e delle
sale, la produzione di momenti culturali e
coordina gli altri due organismi che vi fanno
capo: l’Accademia di Santa Cecilia e la
Fondazione Cinema per Roma. Per chi ama
seguire l’evoluzione della cultura nazionale e
internazionale, addentrarsi nel catalogo attività
del 2010/2011 o nel ricco portale diventa un
viaggio in un vero Parco dei divertimenti.
Appuntamenti per ogni palato, sinergie tra arti,
sperimentazioni, grandi eventi internazionali,
l’Auditorium è ormai un punto di riferimento
per spettatori di tutte le parti d’Italia.
“Ci siamo presto resi conto che diversificare gli
eventi e le arti” ha commentato il Direttore
Commerciale della Fondazione Musica per
Roma Domenico Pimpinella, “costruire una
programmazione ricca e fitta in grado di
assecondare gusti differenti e puntare sulla
diversificazione dell’offerta hanno avuto come
effetto una forte moltiplicazione della
domanda“.
Non è un caso che l’Auditorium sia uno dei
pochi esempi, forse l’unico, di ente culturale
capace di vivere con un 65% di
autofinanziamento annuo, grazie alla
biglietteria, al congressuale, ad alcuni
investimenti e alle sponsorizzazioni.
“Sicuramente la percezione che hanno i fruitori
dei nostri eventi è di affidabilità. E’ capitato più
volte a me personalmente di vedere persone
venute in biglietteria per assistere ad uno
spettacolo ormai sold-out e decidere di
rimanere lo stesso a vederne un altro proposto
dall’Auditorium, magari di un autore
sconosciuto. Questo può accadere solo se ci si
Da qualche anno parlare di cultura in Italia significa coinvolgere l’Auditorium Parco della Musica diRoma. Con 29.000.000 di euro di fatturato, tre sale, un Teatro Studio, tre studi dedicati allamusica, un foyer e una cavea e con tre fondazioni, tre orchestre, decine di festival e rassegne,centinaia e centinaia di eventi di musica, arte, cinema, teatro, danza, letteratura, scienza ilcomplesso disegnato da Renzo Piano assume oggi una posizione di leadership a livello nazionale.
INTERVISTA AL DIRETTORE COMMERCIALE, FUND RAISING, OPERATIVO ELEGALE DELLA FONDAZIONE MUSICA PER ROMA, DOMENICO PIMPINELLA
L’INNOVAZIONE NELL’INFORMAZIONE VISTA DA UN ENTE CULTURALE CHE SA PRODURRE ECONOMIA E IMMAGINE
UN AFFIDABILE MARCHIO CULTURALESEMPRE INMOVIMENTO
L’AUDITORIUM DI ROMA:
fida delle scelte di chi definisce il cartellone”.
Ed è qui il punto: la creazione di un marchio
in grado di imporsi sul mercato quale
simbolo di qualità e credibilità.
“In genere si investe il 30% - 40% del budget in
strategie di comunicazione. Noi investiamo
solamente il 5%. Abbiamo infatti deciso di
puntare su una credibilità del nome e dunque
su un luogo che già comunica di per sé, sulla
qualità e la diversificazione dei contenuti e su
un sistema snello, affidato solo al sito, ad una
newsletter, ai bus per la città di Roma e al
nostro giornalone. Il marchio Auditorium non
ha bisogno di grandi pubblicità. Oggi è visto
quasi come una piazza da vivere, che vede il
passaggio di oltre due
milioni di persone all’anno,
tra eventi proposti, eventi
collaterali, la libreria, il bar.
Insomma, l’Auditorium è stato inaugurato solo
il 21 dicembre del 2002, ma oggi non si può
più pensare Roma senza l’Auditorium”.
E non si può più pensare la cultura in Italia
senza l’Auditorium. Sorprende la forza delle
informazioni che riesce a far veicolare con un
così basso dispendio di energie. E sono due le
direzioni in cui questo flessibile modello di
comunicazione si muove. Da un lato, è rivolto
al suo pubblico, variegato ed eterogeneo, che
sa di trovare ogni giorno dell’anno qualcosa di
potenzialmente interessante. Cittadini italiani e
stranieri, viaggiatori e appassionati, vi fanno
riferimento per appagare il proprio desiderio di
cultura.
Dall’altro lato, l’informazione viaggia verso gli
artisti che possono trovare nell’Auditorium
non solo un luogo di prestigio ma anche un
sostegno di immagine e, a volte, economico
alle proprie iniziative culturali.
Essere prodotti, ospitati, promossi dalla
Fondazione Musica per Roma significa
19 - CANALIAPERTI INTERVISTA CON DOMENICO PIMPINELLA
E’ qui il punto:
la creazione
di un marchio
in grado
di imporsi
sul mercato
quale simbolo
di qualita’
e credibilita’.
avere un valore aggiunto di assoluta
rilevanza.
“Noi siamo diventati tra i primi produttori di
cultura in Italia e costruiamo le nostre rassegne
con una grande attenzione alla qualità e alla
varietà della nostra programmazione. Alla base
della nostra offerta c’è comunque
l’innovazione, nelle forme e nelle modalità di
trasmissione. Cerchiamo di avere sempre un
occhio attento a quanto succede intorno a noi,
per captare gli elementi che possano
rappresentare l’evoluzione di quel particolare
sistema che è quello culturale, sempre in
movimento”. Ecco quindi che anche gli
investimenti sono finalizzati a poter
rispondere agli obiettivi ambiziosi e alle
aspettative del pubblico.
“Abbiamo impianti tecnici all’avanguardia e di
ultima generazione, sale prove ad assoluta
fedeltà per quanto riguarda il suono, gli spazi
degli spettacoli sono considerati eccellenti
dagli artisti che si alternano sul palco. Tutto
questo ha ovviamente un elevato costo di
manutenzione, ma il segreto è far vivere
sempre l’Auditorium, è l’unico modo che
abbiamo per andare avanti come abbiamo
scelto di fare”. Grazie anche all’attività
congressuale che lo ha imposto come leader
nel Lazio, il complesso di Viale de Coubertin è
oggi una vera e propria piazza da vivere.
Ed è questo il modo più veloce per trasmettere
un’informazione: il passaparola e una chiara
garanzia di affidabilità.
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E’ questo il modo piu’ veloce per trasmettere un’informazione: il passaparola e una chiara garanzia di affidabilita’.
INNOVAZIONE E’…ENTRARE NELLA REALTA’
E METTERE IN RETE I SUOI PROTAGONISTI
INNOVAZIONE E’…INSTAURARE
UN CONTATTO DIRETTOCON GLI INTERLOCUTORI
INNOVAZIONE E’…FAR VIVERE UN’ESPERIENZA
AUTENTICA
INNOVAZIONE E’…FAR VIAGGIARE L’INNOVAZIONE NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ
INNOVAZIONE E’…SCEGLIERE SEMPRE
LA QUALITÀ E LA RICERCA
INNOVAZIONE E’…CREARE UN MARCHIO
CREDIBILE E AFFIDABILE
CANALI APERTI È IL LUOGO PER CHI VOGLIA DARE UNA NUOVA VISIONE ALLE COSE.
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