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Carmine Chicco Sabbatella - contemporary art - italy,

Date post: 31-Mar-2016
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Carmine Chicco Sabbatella Milano Sala Consilina (SA) San Rocco al Porto (LO) sabbatella.it
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Carmine Chicco Sabbatella

MilanoSala Consilina (SA)

San Rocco al Porto (LO)

sabbatella.it

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Accademia di Belle Arti di Brera www.accademiadibrera.milano.it

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Il sistema espressivo di Carmine Sabbatella.

Il sistema espressivo che Carmine Sabbatella ha progressivamente elaborato in questo ultimo biennio , può essere racchiuso intorno a tre momenti specifici: i materiali, la scrittura, la funzione d’uso.Dopo una prima fase sperimentale svolta a trecentosessanta gradi, il giovane artista ha potuto verificare la corretta relazione tra la centralità del dato di supporto, nel caso specifico il ferro , l’atto della comunica-zione attraverso il segno grafico , ed una attenta e mirata funzione d’uso del manufatto finale , intendendo questo ultimo passaggio nel quadro di un’approccio antropologico dei processi di relazione tra l’opera ed il fruitore.In corretta corrispondenza con la storia contemporanea della scrittura che ha visto la significativa affer-mazione della superficie plastica quale luogo privilegiato della comunicazione, Sabbatella ha optato per un’attenta procedura espressiva determinata dai valori della superficie metallica; la lastra di ferro risulta predisposta nelle dimensioni attraverso una variabile controllabile dal processo di scrittura è quindi affron-tata metodologicamente quale il foglio da disegno, la lavagna. Generalmente infatti la lastra viene antici-patamente preparata attraverso un fondino stabile in grado di essere inciso nell’atto creativo del disegno; la forza del ferro, i suoi valori antichi vanno a rinforzare lo stato di tensione di una cultura e di una sen-sibilità contemporanea ed a favore di ciò l’artista collega anche una manipolazione plastico-ambientale.Il processo di incisione della lastra così predisposta si caratterizza attraverso un incisivo rapporto in accentuazione e sottolineatura, con occupazione ampia dello spazio ,insistita elaborazione delle forme iconiche e dei volumi astratto-decorativi, ogni lastra si offre pagina di comunicazione , perfettamente au-toreferenziale nei contenuti e nella grafia ed è così che in ognuna, disgiunta dalla funzione tradizionale dell’incisione , si offre frammento poetico tratto da una raccolta iconografica in progress in grado di im-porsi nello spazio con quei valori di reperto autentico e ricco di vitalità interiore. Nel dialogo tra ferro e scrittura, tra incisione e decorazione, si inserisce a tratti un’attenzione mirata verso la funzione d’uso cioè in occasioni in cui l’opera va ad interagire con le necessita sociali , ogni foglio me-tallico subisce in realtà la contaminazione dell’oggetto quotidiano, dello strumento di lavoro , del soggetto del nostro spazio quotidiano; il foglio di ferro vive un’ideale spostamento dallo spazio espositivo e della fruizione dell’arte verso l’infinita variabilità degli oggetti di design.Sabbatella si presenta nel sistema dell’arte contemporanea con un progetto artistico-culturale, rigorosa-mente caratterizzato dalle tre componenti tecnico espressive , che va ad interagire tra i diversi valori della fruizione estetica.

Andrea B. Del Guercio

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Visible language di Sabbatella

Sculture in pietra, lastre con incisioni su ferro, vetrate per chiese, affreschi e altre soluzioni artistiche sono siglate dall’ inconfondibile indice grafico di Carmine Sabbatella: la stilizzazione del suo pollice, delle dita della mano che dall’alba dei tempi registra e trascrive il moto perpetuo delle idee vagando intorno alla ricerca della volontà di rappresentazione delle cose, del sacro, del tempo e dello spazio.Sabbatella è uno sperimentatore di materiali dal segno costante che non si inserisce in nessun movimen-to, scuola di pensiero o gruppo artistico, ma procede solitario elaborando un particolarissimo linguaggio arcaico, postinformale e post-rupestre, intimista ed espressivo caratterizzato da forme iconiche auto-referenziali immerse nel magico mondo della scrittura di emozioni, istinti e sensazioni, utilizzando codici tratti da alfabeti primitivi fuori dal tempo.Sabbatella crea forme – caratteri tipografici- coniando nuovi indici di un alfabeto indecifrabile magico-pri-mario, emerso da stratificazioni e contaminazioni culturali, riproducendolo su lastre di ferro, nella pietra, sulle superfici di qualsiasi materiale, è riconoscibile per segni sintetici germinanti, evolutivi che rimanda-no a culture affascinanti perché ancora sconosciute.Il suo procedere per composizioni di indici grafici di primari dipende dai materiali scelti e dal luogo in cui si collocano, ogni volta è un alchimia del mito che intreccia prospettive simboliche verosimili e questi se-gni, dal significato misterioso, ci affascinano per la loro indecifrabilità. Per Sabbatella è opportuno parlare di indici, più che di segni grafici poiché, il pollice e l’indice che si congiungono nel gesto dello scrivere, del tracciare su una superficie segni, stilizzati e organizzati in forme germinanti: sono le sigle del suo linguaggio che riflette sull’archeologia del segno.Lo scultore s’interroga sul rapporto tra la memoria di una cultura orale perduta con l’invenzione della stampa e una scrittura simbolica, con l’obiettivo di visualizzare un codice grafico originalissimo, sof-fermandosi sull’importanza del gesto che contiene modi e mondi per raccontare il silenzio di un tempo eterno.La mano, le dita, il gesto sono strumenti di comunicazione che precedono la scrittura, sono agenti del fare, del creare cose materiali e dimensioni immateriali cariche di simboli, che Sabbattella trasforma in codici di una comunicazione non verbale, iconizzando l’aspetto gestuale racchiudendo un mondo arcai-co nei materiali scelti. Affidare alla pietra, al ferro, all’affresco la funzione di comunicare le potenzialità di un linguaggio orale elaborato, con geroglifici dell’invisibile, non è impresa semplice; lo aiutano la scelta di materiali “antichi ” scelti che avvalorano i suoi codici specifici e rimandano alle arti rupestri, simboli-che, in cui hanno preso forma le forze primarie delle epoche precristiane. La sua personale “tra-scrittura” per indici di una oralità che si fa segno, parola, cosa nell’operare artisti-co non racconta nulla di specifico, ma concentra nella potenzialità della forma iconica –sintetica il suo valore creativo e simbolico. Scrive Heiddeger :” La realità, nell’opera, è, palesemente, la materia di cui essa è fatta ” ( L’origine dell’opera d’arte, 2000, p.23).E tale principio è rispettato da Sabbatella che iscrive nella materia la memoria di segno grafico autore-ferenziale.

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Le parole sono radicate nel discorso orale, la scrittura le imprigiona, ma il gesto, come puro atto grafico le libera dal suo significato, dal pericolo di visualizzazioni e contestualizzazioni culturali , evidenziandone solo il suo valore estetico -emozionale.Per capire il linguaggio di Sabbatella è necessario ripensare alla tradizione orale, al valore del fare, considerando il gesto punto di partenza della scultura intesa come una eredità di forme, generi e stili possibili aperti a letture e trascrizioni variabili di un sistema di simulazione iconica primaria, complesso, misterioso e traccia arcaica dell’espressione scritta. Queste sue alfabetizzazioni informali rappresentano un mondo invisibile, conoscibile solo mediate un processo iconoclasta della forma, un astrazione estre-ma di codici sinuosi creata puntando il dito sulla traccia, alle origini dell’impronta del pollice che incide la materia. Per Adorno, l’archetipo del sublime, unica idea dell’estetica antica che non E’ mai tramontata nell’arte moderna è il nero, e sul nero opera anche Sabbatella. La sua visualizzazione dell’impronta si fa segno artistico e si organizza in un mosaico di codici germi-nanti, organizzati ma dissociati dalle parole utilizzati come presupposti formali per scardinare i processi del nostro linguaggio. In: Der Satz vom Grund , Haidegger parla di un vedere che è in qualche modo anche ascolto, portando la nostra sensibilità dalla ovvietà dei sensi all’essenzialità di percepire altro. Sabbatella elabora esecuzioni e stilizzazioni grafiche che sembrano interpretazioni , organizzate dell’au-tomatismo psichico teorizzato nel Primo manifesto del Surrealismo di André Breton ( 1924), in cui si met-te in evidenza l’importanza di una scrittura inconscia con la quale si può esprimere il funzionamento del pensiero, ma anche indagando i processi cognitivi in assenza di qualsiasi censura o controllo esercitato dalla ragione e della morale. Masson nei suoi disegni automatici trasferisce impulsi, desideri trascrivendo situazioni oniriche in un azione veloce caratterizzata da un flusso di linee e gesti esplosivi imprevedibili, Sabbatella ordina, stratifica , incastra decontestualizza e razionalizza la trascrizione automatica della psiche, concentrandosi, nel fare, sulla stilizzazione delle dita come una sintesi formale tra la dimensione del sogno e della conoscenza, nel fare, ricongiungendo percezione e pensiero. Dagli anni novanta lo scultore ha approfondito, studiato, elaborato e assimilato i valori plastici di codici primitivi, che rimandano anche alle culture tribali di popolazioni arcaiche che sarebbero piaciute moltis-simo a Picasso, ma anche a Pollock.La sua passione profonda per l’arte primitiva , i materiali poveri e la ruvidezza del gesto, la curiosità del fare per elaborare una raffinata sintesi grafica, traccia e incide il Silenzio del tempo nella materia, qualunque essa sia immergendo lo spettatore in un altrove sinestetico, in cui tutti i sensi , codici e indici trascrivono un nuovo spazio da ricreare nel nostro sguardo.

Jacqueline Ceresoli

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Sabbatella’s visible language

Stone sculptures, engraved iron slabs, glass walls for churches, frescos and other artistic solutions are signed by the unmistakable graphic index of Carmine Sabbatella: the stylization of his thumb, of his fin-gers which from the beginning of times records and transcribes the perpetual motion of ideas, wandering around and searching the will to represent things, the sacred, the time and the space.Sabbatella is an experimenter of materials of steady sign, he is not part of any movement, philosophy or artistic group; he goes alone, elaborating a very special archaic language, post-informal and post-rupe-strian, intimate and expressive, characterized by iconic shapes immersed in the magic world of writing emotions, instincts and sensations, using codes taken from former alphabets, out of times.Sabbatella creates shapes, typographic letters, coining new index of an indeclinable alphabet, magic-primary, emergent from cultural stratifications and contaminations and re-producing item on iron slabs, on the stone, on the surface of whatever material. He is recognizable for his synthetic, germinating, evolutio-nary signs, which send back to fascinating cultures still unknown. His process by composition of graphic primary index depends on the selected materials and on the ambient where they are placed, every time is an alchemy of the myth which crossed symbolic likely perspectives and these signs, having mysterious meanings, fascinating us for their illegibility.Talking about Sabbatella, it is correct to mention index instead of graphic signs, as the thumb and the index finger, united for writing, for tracing signs on the surface, stylized and organised in germinating shapes are the initials of his language, which reflect on the sign archaeology. The sculptor questions him-self about the relationship between the memory and an oral culture lost due to printing invention and a symbolic writing, with the aim to display a very original graphic code dwelling upon the importance of the gesture which contains ways and worlds to tell about the silence of an eternal time.The hand, the fingers, the gesture are communication tools, which come before the writing; they are agent of doing, of creating material things and immaterial dimensions full of symbols, which Sabbatella changes in code of a not verbal communication, making an icon of the aspect of the gesture containing an archaic world in the selected materials.It is not a simple exploit to submit to the stone, to the iron, to the fresco the function to communicate the potentials of an elaborated oral language, through hieroglyphics of the invisible: the selection of “ancient” materials which confirm his specific codes and send back to rupestrian symbolic arts, in which the primary forces of the pre-Christian times take shape, helps him a lot.His personal writing through the codes of an oral word which becomes sign, thing in the artistic work does not tell anything specific, but it concentrates in potential, iconic shapes his creative and symbolic value. Heidegger writes: “reality in work of art is evidently the material of which it is made” (The origin of the art, 2000, page 23).And this is respected by Sabbatella, who records in the material the memory of his own graphic sign.Words are rooted in the oral speech, because while writing imprisons them, the gesture, intended as

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pure graphic act, frees them from their meaning, from the danger of cultural visions underlining only their aesthetic, emotional value.To understand Sabbatella’s language it is necessary to think about the oral tradition, to the importance of doing, considering the gesture as the starting point of the sculpture intended as an heritage of all pos-sible kinds of shapes and styles open to readings and variable transcripts of a primary iconic simulation system, which is a complex, mysterious and archaic trace of a written expression. His informal alphabeti-zations represent an invisible world, which can be discovered only through an iconoclastic process of the shape, an extreme abstraction of winding codes created by pointing the finger on the trace, to the origins of the thumb printing which engraves the material. According to Adorno, the archetype of the sublime, the only idea of the ancient aesthetic which never went down in the modern art is the black, and Sabbatella creates on the black surfaces.His vision of the imprinting becomes artistic sign and organizes itself in a mosaic of germinating codes, organized but dissociated from the words, used as formal suppositions to take off the process of our lan-guage.In: “der Satz vom Grund”, Heiddeger talks about a way of looking which is quite a way of hearing, kee-ping our sensibility from the obviousness of sense to the essential of perceiving other things. Sabbatella elaborates graphic executions and stylizations which seem interpretations, oranized by the psychic auto-mation, theorized in the First Manifesto of the Surrealism of André Breton (1924), in which it is underlined the importance of an unconscious writing, with which it is possible to express the thought working but also to investigate the processes of knowledge in the absence of any censorship or control exerted by reason and morality. Masson transfers in his automatic drawings impulses, desires, transcribing oneiric situations in fast ac-tions, characterized by a flow of lines and gestures, explosive and unforeseeable; Sabbatella orders, stratifies, inserts, removes from the context and rationalises the automatic transcripts of psycho, concen-trating himself in doing this on the stylisation of fingers like a formal synthesis of dream dimension and of knowledge, reconnecting perception and thought.From the nineties the sculptor has studied in depth, elaborated and assimilated the plastic values of pri-mitive codes, which send back to tribal cultures of archaic people, which not only Picasso but also Pollock would have loved a lot.His deep passion for the primitive art, the poor materials and the roughness of gesture as well as the curiosity of doing to elaborate a fine graphic synthesis of time in the material, whatever it is, plunging the onlooker in a synthetic elsewhere, in which all senses, codes and index transcribe a new space to be recreated in our look.

Jacqueline Ceresoli

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Between Art and Design

You cannot approach the work of the still young Carmine Sabbatella without considering the manual skill which is his main peculiarity.His talent finds its archetypes in the family tradition; his father is a craftsman master, expert in the iron manufacture; and step by step has got refined through his academic studies.It is especially through the very personal vision of metals and the way to work them that Chicco’s expres-siveness starts to find an autonomy of language that he has extended gradually to other materials too. Also the iconography which distinguishes the main part of his production and that sometime becomes subject or decor, takes the idea from the hands and their movements, giving origin to a kind of a signal alphabet that develops new and always more interesting writings.We find the confirmation of the above especially in the drawings and in the engravings, the matrix of which are often used by our artist as decorative element supporting other objects.I’m thinking for example to the sittings, to the ambos or to the covers for artists books, without leaving out of course the stone sculptures, in which modelling changes into impression, an evidence to achieve unexpected symbolic meanings.However, it cannot be different than this, because these stones come from Carmine’s place of origin, the inland Salerno, which in remote times were already rough-hewed and moulded for different purposes: steps, pavings, basis. Observing them, they seems to us like precious finds just surfaced from an exca-vation, but marked by a physiognomic of vibrating comtemporaneity. The same contemporaneity that not by chance animates a series of slabs of sacred subject, in which the main icon is wrapped, surrounded and crossed by the texture of the phalanx.Also in different and fragile applications such as glass and ceramics you can find valuable results, in which the shadows game complicates and makes curious the image perception, maintaining at the same time the high visual quality. The same is in the last paintings, dedicated to the urban agglomerations in which the presence of the hand becomes indication, orientation, sign.Then, Carmine’s poetics are still in progress, adjusting their knowledges to many reserches and commit-ments, setting themselves to the wake of the current productive runs, in continuous contamination with design.

Stefano Pizzi

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Tra arte e design

Non si può affrontare la lettura dell’ ancor giovane opera di Carmine Sabbatella senza tener conto della precipua manualità che la caratterizza.Talento che trova archetipi nella tradizione familiare,il padre è un maestro artigiano specializzato nella lavorazione del ferro,e pian piano affinato con gli studi accademici. Ed è proprio attraverso una personalissima rivisitazione dei metalli e del modo di lavorarli che l’espres-sività di Chicco inizia a trovare un’autonomia di linguaggio che estende via via anche ad altri materiali. Anche l’iconografia che caratterizza buona parte della sua produzione ,e di volta in volta si fa soggetto o decoro, prende spunto dalle mani e dai loro movimenti dando origine a una sorta di alfabeto segnico che in corso d’opera sviluppa nuove e vieppiù interessanti scrittografie. Il riscontro di ciò lo troviamo principal-mente nei disegni e nelle incisioni le cui matrici sono spesso utilizzate dal nostro quale elemento decorati-vo a supporto di oggetti altri. penso per esempio alle sedute, agli amboni o alle copertine dei libri d’artista senza tralasciare naturalmente le sculture in pietra in cui la modellazione si tramuta in impronta,indizio per giungere ad inaspettati significanti simbolici. Non potrebbe,del resto, che essere altrimenti in quanto queste pietre provengono dal luogo di origine di Carmine,l’entroterra salernitano,e in tempi remoti era-no già state sbozzate e plasmate per differenti funzioni:gradini,lastricati,basamenti.Osservandole ora ci paiono come preziosi reperti appena emersi da uno scavo ma segnati da una fisiognomica di vibrante contemporaneità. La stessa che non a caso anima tutta una serie di lastre a soggetto sacrale in cui l’icona primaria viene avvolta,circondata o attraversata dalla texture falangica.Anche in differenti e fragili campi applicativi quali il vetro e la ceramica si riscontrano risultati apprezza-bilissimi in cui il gioco d’ombre complica e incuriosisce la percezione dell’immagine mantenendone al contempo l’alta qualità visiva. Così come nelle ultime pitture ,dedicate agli agglomerati urbani,in cui la presenza della mano diviene indicazione,orientamento,cenno.Quella di Carmine,allora, si rivela essere una poetica in formazione che adegua i propri saperi a svariate ricerche e committenze ponendosi nella scia degli attuali percorsi produttivi, in perenne contaminazione con il design.

Stefano Pizzi

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