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COMUNISTA - ANARCHICO. · COMUNISTA - ANARCHICO. «numi» mimi SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento :...

Date post: 16-Jun-2020
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COMUNISTA - ANARCHICO. «numi» m i m i SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5 ; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato : io cent. PERIODICO QUINDICINALE Indirizzare lettere e vaglia : IL RISVEGLIO Rue des Savoises, 6, GINEVRA (Svizzera) PAESI DELL' UNIONE POSTALE Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato : io cent. Per Sacco e Vanzetti proseguiamo con maggior lena e decisione il movimento di protesta, senza dirci che ormai per salvarli è solo una questione di tempo, perchè è tempo che passano in galera ! Il Crepuscolo dei Semidei E' probabile che non sia più ben lontano il giorno in cui i rivoluzionari, che lo sono per davvero, qualificheranno di contro-rivoluzionari i pseudo-comunisti che regnano a Mosca ed i loro ammiratori beati. Quel giorno non è ancora venuto, ma sta per giungere, è assai vicino. Invece, ormai è passato il tempo in cui chiun- que osasse elevarsi contro uno solo degli atti della Dittatura comunista sul proletariato russo, la più timida protesta o la più moderata critica era ipso facto colpito da scomunica maggiore, considerato come contro-rivoluzionario e trattato in conseguenza. Eccettuati alcuni Treint, Souvarine e Vaillant- Couturier, il cui passato rivoluzionario — sia detto senza cattiveria, ma per semplice constata- zione — non è d'una solidità tale che possa ser- vire anche di garanzia per l'avvenire, tutti coloro che, nella Sezione Francese Internazionale Co- munista stessa, hanno ancora conservato qual- che indipendenza di spirito e d'azione, osano pensare ed hanno il coraggio di dire che si può essere un eccellente rivoluzionario e nondimeno permettersi d'essere talvolta in disaccordo col Vangelo di Mosca. Negli ambienti veramente rivoluzionari, non si è aspettato d'esservi autorizzati per esprimere francamente ciò che si pensa del regime draco- niano di terrore e di violenza reazionaria che un pugno di despoti in veste di proletari fanno pe- sare sulla disgraziata Russia e tentano d'esten- dere al proletariato mondiale. Si sono ferma- mente sfidate le folgori degli scomunicatori e, per tutti coloro, sindacalisti, rivoluzionari, anar- chici e senza partito, che hanno manifestato il loro dolore e la loro indignazione di vedere fru- strata la Rivoluzione russa, è un motivo d'orgo- glio ed una pura soddisfazione di coscienza l'a- vere altamente ripudiato ogni solidarietà con quella banda di tiranni che hanno l'impudenza di coprirsi ancora col manto rosso della Rivolu- zione, quando già da tempo questo manto non s'imporpora più che del sangue di lavoratori e di rivoluzionari. Ciò che ha contribuito a mantenere l'ammira- zione mistica — potrei usare senza esagerazione la parola « adorazione » — che, da cinque anni, ha circondato la dittatura bolscevica, è l'aureola indicibile, stravagante di cui i turiferari hanno cinto i loro idoli. Lenin, Trotzky, Zinoviev, Kameneff, Cicerin, Radeck, Krassine, Lunaciarsky e persino Lozow- sky — uomini ammirabili, esseri prodigiori, organizzatori incomparabili, strateghi meravi- gliosi, diplomatici abilissimi, giganti, genii ! Gli elogi non parevano mai troppi, e si continuava ad elogiare ancora e sempre. Astutamente, abilmente, si sono elevati sovra un piedestallo, circondato d'una fantastica luce, quegli esseri favolosi, ai cui piedi tutto un po- polo, penetrato di rispetto, assorto in cieca fidu- cia, si è abituato a prosternarsi. Una religione nuova si è fondata, col suo culto, le sue cerimonie, le sue preghiere e i suoi salmi, i suoi dogmi intangibili, le sue investiture e la gerarchia sacra di prelati, di preti e di fedeli, il suo paradiso e il suo inferno. Si è ben superbi d'accostare gli Dei, di dirsi loro imitatore, loro discepolo, loro rappresen- tante, loro portaparola, loro confidente ! c'è da inorgoglirsi oltre misura e da sentirsi pieno di disprezzo per gli altri. Col respirare la stesa aria d'esseri venuti a mostrare miracoli, col parlarne la stessa lingua, sostenerne le stesse tesi, si eleva insensibilmente la propria media statura a quella di quei giganti ; con l'adottarne senza discussione le decisioni ed espellendo come ere- tici gli audaci e sacrileghi che vogliono esami- narle e vagliarle, si raccomanda sé stesso, pel tramite delle Scritture, alla venerazione delle masse inginocchiate e si veste auticipatamente la porpora dittatoriale, di cui si spera bene tosto o tardi coprirsi ufficialmente. Tale è stata, in Francia, la machiavellica ma- novra eseguita da Cachili, Frossard, Rappoport, Souvarine, Treint, Rosmer, Tommasi ed altri Godonuèche. Siamo giusti con loro, e riconosciamo che hanno avuto il buon senso di stimare insuffi- ciente la loro propria trascendenza, per cui hanno chiamato in aiuto il prestigio di Lenin, Trotzky, Zinoviev e Cicerin. Ciò che a ttualmen te sopravvive dell' incredibile irradiazione della Rivoluzione russa — che non si esalta più, e lo si comprende anche troppo, se non con una certa moderazione — ciò che le con- serva sinceri attaccamenti e ferventi apologisti, è il cullo quasi religioso di cui godono ancora certi primi attori sempre in bella mostra sul cartellone. Pazienza ! sono idoli che cadrBnno e fra non molto. Non voglio dire che il potere sfuggirà loro tra poco ; lo detengono e vi si aggrappano ; vi ri- marranno. Per conservarlo, sono pronti a tutte le concessioni in favore della borghesia capitali- sta e decisi a tutte le reazioni e repressioni con- tro il proletariato rivoluzionario. Non invento nulla; la constatazione obiettiva e imparziale dei fatti testimonia cosi fortemente in favore di quanto precede che, quasi ogni gior- no, si può dire, avvicina il regime economico bolscevico al regime capitalista e lo allontana di altrettanto dal regime veramente comunista. Nel campo politico il moto d'avvicinamento e d'al- lontanamento di cui parlo è ancora più accen- tuato : la Stato detto proletario ritornando in fretta alla forma, alle istituzioni ed ai metodi di governo che sono propri degli Stati capitalisti, ed allontanandosi con la stessa celerità (stavo per scrivere scelleratezza) dai principii, dai me- todi, dall'organizzazione e dalle condizioni di vita sociale proprie al vero comunismo. Se le cose continuano così, fra poco la famosa Dittatura del proletariato somiglierà tanto bene a quella della borghesia, l'una e l'altra si confon- deranno veramente al punto che, scartando ogni ideologia e fraseologia, diventerà impossibile di distinguerle. Lenin, Trotzky,Cicerin entreranno nettamente nella collezione dei capi di Stato, dei generalissimi e dei diplomatici, di cui la Storia di turpe marca capitalista narra la gloria effi- mera ; vi si troveranno al loro posto e sullo stesso piano che Poincaré, Foch e Lloyd George. « Uomini ammirabili, esseri prodigiosi, orga- « nizzatori incomparabili, strateghi meravigliosi, « diplomatici abilissimi, giganti, genii...? » Suvvia I Lenin, Trotzky, Cicerin ed i satelliti che gravitano intorno a questi corpi erranti nello spazio hanno potuto fare, hanno fatto illu- sione. Si credette fossero dei soli, non sono che umili pianeti. Questi hanno tolto e tolgono an- cora a prestito all'Astro incandescente che si le- va sul dolore universale e ne svela tutto l'orrore, la luce il cui fulgore affascina lo sguardo con- templativo dei diseredati. Dal giorno in cui quell'Astro cesserà dal prodigare i suoi raggi, i pianeti non avranno nessuna luce propria. Par- liamo un linguaggio meno figurato. L'uomo ammirabile, l'essere prodigioso, l'or- ganizzatore incomparabile, il gigante, ilgenio, è colui che essendosi dedicato a un lavoro enorme, nulla lo può distogliere dal suo compito ; che, per riuscire, crea, inventa,procedimenti inediti; che, per vincere e spezzare gli ostacoli,'forgia nuove armi ; che, per sostituire l'ordine al caos, immagina ed applica un'organizzazione e dei metodi appropriati al fine che si propone ; è co- lui che, abbattuto dalle forze contrarie, preferi- sce la morte all'abdicazione ; è colui la cui con- vinzione è talmente profonda che sfida la perse- cuzione e subisce il martirio piuttosto che di tradire. Lenin. Trotzky, Cicerin, Radeck, Zinoviev, e tutti coloro che presiedono ai destini attuali del popolo russo, cosa hanno fatto ? Che fanno per giustificare quella specie di deificazione di cui li corona l'adulazione dei loro partigiani ? Si sono impadroniti della Rivoluzione che il popolo insorto aveva fatto. Sono saliti al potere vacante. Vi si sono mantenuti con gli stessi si- stemi dei loro predecessori : disciplina di ferro, basata sul terrore, delazione, forza armata, pri- gione, assassinio isolato e massacro collettivo. Avevano giurato di difendere fino alla morte le conquiste della Rivoluzione e d'organizzare la produzione e il consumo su basi comuniste. Ed hanno lasciato cadere una ad una dalle loro de- boli mani — che si mostrarono forti soltanto per abbattere chiunque minacciasse il loro pro- prio dominio — tutte le realizzazioni che aveva- no fatto il giuramento di proteggere e di svilup- pare. Hanno spezzato tutte le iniziative di cui non erano gli ispiratori ; hanno soffocato tutte le pro- poste che non partivano da loro ; hanno voluto tutto legiferare, tutto ordinare e coordinare, tutto prevedere, tutto organizzare, tutto modellare, tutto aggiustare, tutto impastare, perfino il pen- siero, e nulla hanno saputo fondare, nulla or- ganizzare, nulla realizzare, che non sia un'imi- tazione servile, una copia, una ripetizione, un plagio di quel passato che la Rivoluzione popo- lare aveva ucciso e che, con la sua forza creatri- ce, il proletariato avrebbe sostituito con un pre- sente pieno di promesse. Quei giganti hanno fatto passi enormi, sì, non avanti però, ma indietro. Quegli uomini di ge- nio al potere hanno esattamente fatto quel che fecero coloro di cui sono storicamente i conti- nuatori ed oggi gli emuli. I furbi che persistono ad agitare il turibolo ed i creduloni che, piamente, li imitano, obiettano che il mantenimento della Rivoluzione poneva i capi nella crudele, ma ineluttabile necessità di agire così. Eh, perbacco ! Anarchici, noi abbiamo la cer- tezza che, come tutti coloro che li hanno prece- duti e come tutti coloro che succederanno loro, quei governanti finirebbero con lo strangolare la Rivoluzione. II momento è vicino in cui quegli eroi, quei giganti, quegli uomini di genio appariranno co- me gli assassini ed i becchini di quella magnifica Rivoluzione che avevano assunto la responsabi- lità di salvare. Allora sono essi che tutti i rivoluzionari veri — sì, tutti ! — tratteranno, ; e con ragione, di contro-rivoluztonari. Gli Idoli di Mosca sono, già fin d'ora, mortal- mente colpiti ; fra poco saranno rovesciati, in- franti, ridotti in polvere, Possa l'aurora dei popoli liberi succedere prontamente al crepuscolo di codesti semidei ! Sébastien Faure. N. d. R. È superfluo far rilevare che quanto è detto in questo articolo per la Francia, si applica ad ogni paese ove si ebbe l'idolatria bolscevica.
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Page 1: COMUNISTA - ANARCHICO. · COMUNISTA - ANARCHICO. «numi» mimi SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5 ; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato : io cent. PERIODICO QUINDICINALE

COMUNISTA - ANARCHICO. «numi» m i m i

SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5 ; semestrale, fr. 2.50

Un numero separato : io cent.

PERIODICO QUINDICINALE Indirizzare lettere e vaglia : IL RISVEGLIO

Rue des Savoises, 6, GINEVRA (Svizzera)

PAESI DELL' UNIONE POSTALE Abbonamento : annuo, fr. 5; semestrale, fr. 2.50

Un numero separato : io cent.

Per Sacco e Vanzetti proseguiamo con maggior lena e decisione il movimento di protes ta , senza dirci che ormai per salvarli è solo una questione di tempo, perchè è tempo che passano in galera !

Il Crepuscolo dei Semidei E' probabile che non sia più ben lontano il

giorno in cui i rivoluzionari, che lo sono per davvero, qualificheranno di contro-rivoluzionari i pseudo-comunisti che regnano a Mosca ed i loro ammiratori beati.

Quel giorno non è ancora venuto, ma sta per giungere, è assai vicino.

Invece, ormai è passato il tempo in cui chiun­que osasse elevarsi contro uno solo degli atti della Dittatura comunista sul proletariato russo, la più timida protesta o la più moderata critica era ipso facto colpito da scomunica maggiore, considerato come contro-rivoluzionario e trattato in conseguenza.

Eccettuati alcuni Treint, Souvarine e Vaillant-Couturier, il cui passato rivoluzionario — sia detto senza cattiveria, ma per semplice constata­zione — non è d'una solidità tale che possa ser­vire anche di garanzia per l'avvenire, tutti coloro che, nella Sezione Francese Internazionale Co­munista stessa, hanno ancora conservato qual­che indipendenza di spirito e d'azione, osano pensare ed hanno il coraggio di dire che si può essere un eccellente rivoluzionario e nondimeno permettersi d'essere talvolta in disaccordo col Vangelo di Mosca.

Negli ambienti veramente rivoluzionari, non si è aspettato d'esservi autorizzati per esprimere francamente ciò che si pensa del regime draco­niano di terrore e di violenza reazionaria che un pugno di despoti in veste di proletari fanno pe­sare sulla disgraziata Russia e tentano d'esten­dere al proletariato mondiale. Si sono ferma­mente sfidate le folgori degli scomunicatori e, per tutti coloro, sindacalisti, rivoluzionari, anar­chici e senza partito, che hanno manifestato il loro dolore e la loro indignazione di vedere fru­strata la Rivoluzione russa, è un motivo d'orgo­glio ed una pura soddisfazione di coscienza l'a­vere altamente ripudiato ogni solidarietà con quella banda di tiranni che hanno l'impudenza di coprirsi ancora col manto rosso della Rivolu­zione, quando già da tempo questo manto non s'imporpora più che del sangue di lavoratori e di rivoluzionari.

Ciò che ha contribuito a mantenere l'ammira­zione mistica — potrei usare senza esagerazione la parola « adorazione » — che, da cinque anni, ha circondato la dittatura bolscevica, è l'aureola indicibile, stravagante di cui i turiferari hanno cinto i loro idoli.

Lenin, Trotzky, Zinoviev, Kameneff, Cicerin, Radeck, Krassine, Lunaciarsky e persino Lozow-sky — uomini ammirabili, esseri prodigiori, organizzatori incomparabili, strateghi meravi­gliosi, diplomatici abilissimi, giganti, genii ! Gli elogi non parevano mai troppi, e si continuava ad elogiare ancora e sempre.

Astutamente, abilmente, si sono elevati sovra un piedestallo, circondato d'una fantastica luce, quegli esseri favolosi, ai cui piedi tutto un po­polo, penetrato di rispetto, assorto in cieca fidu­cia, si è abituato a prosternarsi.

Una religione nuova si è fondata, col suo culto, le sue cerimonie, le sue preghiere e i suoi salmi, i suoi dogmi intangibili, le sue investiture e la gerarchia sacra di prelati, di preti e di fedeli, il suo paradiso e il suo inferno.

Si è ben superbi d'accostare gli Dei, di dirsi

loro imitatore, loro discepolo, loro rappresen­tante, loro portaparola, loro confidente ! c'è da inorgoglirsi oltre misura e da sentirsi pieno di disprezzo per gli altri. Col respirare la stesa aria d'esseri venuti a mostrare miracoli, col parlarne la stessa lingua, sostenerne le stesse tesi, si eleva insensibilmente la propria media statura a quella di quei giganti ; con l'adottarne senza discussione le decisioni ed espellendo come ere­tici gli audaci e sacrileghi che vogliono esami­narle e vagliarle, si raccomanda sé stesso, pel tramite delle Scritture, alla venerazione delle masse inginocchiate e si veste auticipatamente la porpora dittatoriale, di cui si spera bene tosto o tardi coprirsi ufficialmente.

Tale è stata, in Francia, la machiavellica ma­novra eseguita da Cachili, Frossard, Rappoport, Souvarine, Treint, Rosmer, Tommasi ed altri Godonuèche.

Siamo giusti con loro, e riconosciamo che hanno avuto il buon senso di stimare insuffi­ciente la loro propria trascendenza, per cui hanno chiamato in aiuto il prestigio di Lenin, Trotzky, Zinoviev e Cicerin.

Ciò che a ttualmen te sopravvive dell' incredibile irradiazione della Rivoluzione russa — che non si esalta più, e lo si comprende anche troppo, se non con una certa moderazione — ciò che le con­serva sinceri attaccamenti e ferventi apologisti, è il cullo quasi religioso di cui godono ancora certi primi attori sempre in bella mostra sul cartellone.

Pazienza ! sono idoli che cadrBnno e fra non molto.

Non voglio dire che il potere sfuggirà loro tra poco ; lo detengono e vi si aggrappano ; vi ri­marranno. Per conservarlo, sono pronti a tutte le concessioni in favore della borghesia capitali­sta e decisi a tutte le reazioni e repressioni con­tro il proletariato rivoluzionario.

Non invento nulla; la constatazione obiettiva e imparziale dei fatti testimonia cosi fortemente in favore di quanto precede che, quasi ogni gior­no, si può dire, avvicina il regime economico bolscevico al regime capitalista e lo allontana di altrettanto dal regime veramente comunista. Nel campo politico il moto d'avvicinamento e d'al­lontanamento di cui parlo è ancora più accen­tuato : la Stato detto proletario ritornando in fretta alla forma, alle istituzioni ed ai metodi di governo che sono propri degli Stati capitalisti, ed allontanandosi con la stessa celerità (stavo per scrivere scelleratezza) dai principii, dai me­todi, dall'organizzazione e dalle condizioni di vita sociale proprie al vero comunismo.

Se le cose continuano così, fra poco la famosa Dittatura del proletariato somiglierà tanto bene a quella della borghesia, l'una e l'altra si confon­deranno veramente al punto che, scartando ogni ideologia e fraseologia, diventerà impossibile di distinguerle. Lenin, Trotzky,Cicerin entreranno nettamente nella collezione dei capi di Stato, dei generalissimi e dei diplomatici, di cui la Storia di turpe marca capitalista narra la gloria effi­mera ; vi si troveranno al loro posto e sullo stesso piano che Poincaré, Foch e Lloyd George.

« Uomini ammirabili, esseri prodigiosi, orga-« nizzatori incomparabili, strateghi meravigliosi, « diplomatici abilissimi, giganti, genii...? »

Suvvia I Lenin, Trotzky, Cicerin ed i satelliti che gravitano intorno a questi corpi erranti nello spazio hanno potuto fare, hanno fatto illu­sione. Si credette fossero dei soli, non sono che umili pianeti. Questi hanno tolto e tolgono an­cora a prestito all'Astro incandescente che si le­va sul dolore universale e ne svela tutto l'orrore, la luce il cui fulgore affascina lo sguardo con­templativo dei diseredati. Dal giorno in cui quell'Astro cesserà dal prodigare i suoi raggi, i

pianeti non avranno nessuna luce propria. Par­liamo un linguaggio meno figurato.

L'uomo ammirabile, l'essere prodigioso, l'or­ganizzatore incomparabile, il gigante, ilgenio, è colui che essendosi dedicato a un lavoro enorme, nulla lo può distogliere dal suo compito ; che, per riuscire, crea, inventa,procedimenti inediti; che, per vincere e spezzare gli ostacoli,'forgia nuove armi ; che, per sostituire l'ordine al caos, immagina ed applica un'organizzazione e dei metodi appropriati al fine che si propone ; è co­lui che, abbattuto dalle forze contrarie, preferi­sce la morte all'abdicazione ; è colui la cui con­vinzione è talmente profonda che sfida la perse­cuzione e subisce il martirio piuttosto che di tradire.

Lenin. Trotzky, Cicerin, Radeck, Zinoviev, e tutti coloro che presiedono ai destini attuali del popolo russo, cosa hanno fatto ? Che fanno per giustificare quella specie di deificazione di cui li corona l'adulazione dei loro partigiani ?

Si sono impadroniti della Rivoluzione che il popolo insorto aveva fatto. Sono saliti al potere vacante. Vi si sono mantenuti con gli stessi si­stemi dei loro predecessori : disciplina di ferro, basata sul terrore, delazione, forza armata, pri­gione, assassinio isolato e massacro collettivo.

Avevano giurato di difendere fino alla morte le conquiste della Rivoluzione e d'organizzare la produzione e il consumo su basi comuniste. Ed hanno lasciato cadere una ad una dalle loro de­boli mani — che si mostrarono forti soltanto per abbattere chiunque minacciasse il loro pro­prio dominio — tutte le realizzazioni che aveva­no fatto il giuramento di proteggere e di svilup­pare.

Hanno spezzato tutte le iniziative di cui non erano gli ispiratori ; hanno soffocato tutte le pro­poste che non partivano da loro ; hanno voluto tutto legiferare, tutto ordinare e coordinare, tutto prevedere, tutto organizzare, tutto modellare, tutto aggiustare, tutto impastare, perfino il pen­siero, e nulla hanno saputo fondare, nulla or­ganizzare, nulla realizzare, che non sia un'imi­tazione servile, una copia, una ripetizione, un plagio di quel passato che la Rivoluzione popo­lare aveva ucciso e che, con la sua forza creatri­ce, il proletariato avrebbe sostituito con un pre­sente pieno di promesse.

Quei giganti hanno fatto passi enormi, sì, non avanti però, ma indietro. Quegli uomini di ge­nio al potere hanno esattamente fatto quel che fecero coloro di cui sono storicamente i conti­nuatori ed oggi gli emuli.

I furbi che persistono ad agitare il turibolo ed i creduloni che, piamente, li imitano, obiettano che il mantenimento della Rivoluzione poneva i capi nella crudele, ma ineluttabile necessità di agire così.

Eh, perbacco ! Anarchici, noi abbiamo la cer­tezza che, come tutti coloro che li hanno prece­duti e come tutti coloro che succederanno loro, quei governanti finirebbero con lo strangolare la Rivoluzione.

II momento è vicino in cui quegli eroi, quei giganti, quegli uomini di genio appariranno co­me gli assassini ed i becchini di quella magnifica Rivoluzione che avevano assunto la responsabi­lità di salvare.

Allora sono essi che tutti i rivoluzionari veri — sì, tutti ! — tratteranno,; e con ragione, di contro-rivoluztonari.

Gli Idoli di Mosca sono, già fin d'ora, mortal­mente colpiti ; fra poco saranno rovesciati, in­franti, ridotti in polvere,

Possa l'aurora dei popoli liberi succedere prontamente al crepuscolo di codesti semidei !

Sébastien Faure. N. d. R. È superfluo far rilevare che quanto è

detto in questo articolo per la Francia, si applica ad ogni paese ove si ebbe l'idolatria bolscevica.

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2 IL RISVEGLIO

Botta e Risposta Non v o r r e m m o essere accusa l i di nega re

i l d i r i t to di r i spos ta , m a d i s p o n e n d o di poco spazio e i c o m p a g n i essendosi l a m e n t a t i p i ù d ' u n a vol ta degl i a r t icol i t r o p p o l u n g h i , c r e d i a m o bene r i a s s u m e r e i l segui to del la nos t r a p o l e m i c a col c o m p a g n o Prometeo. Eccone i p u n t i essenzial i :

Non mi ha persuaso l'affermazione che « non si fa nulla senza le masse ».

A me sembra un'assurdità. Si farà poco, è vero, ma quel poco che noi facciamo, io facciamo proprio senza le masse, che il più delle volte ci voltano le spalle e pappagallescamente ci calunniano, acconten­tandosi di seguire i loro duci, anche quando questi sono delle canaglie che le conducono alla deriva.

Noi a b b i a m o vo lu to d i r e che n o n si fa nulla di decisivo e s o p r a t u t t o n o n si fa que l l a r i v o l u z i o n e che è il p r i m o dei nos t r i vot i . Non a b b i a m o cer to in teso d i r e nulla di nulla, p e r c h è a l lora non si pa r l e r ebbe n e p p u r e d ' a n a r c h i a e non vi sa rebbe in quas i tut t i g l i Stati u n a speciale legis laz ione iu od io a n o i .

Si dice che l'appartarsi dal sindacato abbia « di­minuito sensibilmente la nostra influenza », per quanto riguarda gli organizzati. E che cosa avrebbe guadagnato il movimento anarchico e lo stesso sin­dacato se il compagno redattore ne fosse rimasto un socio attivo ? Forse che quegli operai avrebbero ri­sposto con entusiasmo ad agni nostro appello ? E chi non vede che le masse organizzate seguono semprei comandi dei loro dirigenti, anziché gli ottimi consi­gli dei soci anche se anarchici ?

Per avere una certa influenza sulle masse orga­nizzate, bisognerebbe che gii anarchici prendessero le redini delie organizzazioni, invece di restarne semplici membri. E se diventassimo noi dirigenti, dove finirebbero coerenza anarchica ed anarchismo?

Non s o l a m e n t e l 'essere usc i to dal s inda­cato h a d i m i n u i t o la nos t r a inf luenza sugl i o rgan izza t i , ma a n c h e sul m o v i m e n t o ope­ra io in gene ra l e che ne i m o m e n t i di lot ta c o m p r e n d e b u o n n u m e r o di d i so rgan izza t i . Ma ques t i , i u g r a n d e m a g g i o r a n z a , si schie­r a n o a l lora alle d i p e n d e n z e del s indaca to .

Il s indaca to n o n av rebbe r i spos to ad ogn i n o s t r o appe l lo , m a il solo fatto di po te r lo l anc ia re a n c h e in suo n o m e , è già u n van­tagg io n o n d isprezzabi le in u n ' a g i t a z i o n e , pe r e s e m p i o , c o m e que l la pe r Sacco eVanzet t i .

Dato p u r e che le masse finiscano col se­g u i r e i d i r i g e n t i , è s e m p r e a u g u r a b i l e che ques t i si u r t i n o ad u n ' o p p o s i z i o n e i n t e r n a e n o n so l t an to es te rna .

Cer to , è pe r ico loso prendere le redini in t e m p o di c a l m a ; m a n o n a p p e n a u n m o v i ­m e n t o scoppia , n o n d o b b i a m o forse t en ta re di me t t e rc i alla testa e t r a sc ina r lo r i so lu ta­m e n t e p e r la ret ta s t rada ? ìC-'̂ Ti

Mi si osserva che « non c'è campo puramente anarchico », perchè non viviamo ancora-in anarchia. Tutto questo lo sapevo da tempo, però quando io parlo di campo anarchico, voglio dire movimento anarchico o, se meglio vi piace, fare ovunque la no­stra propaganda da soli, senza transigere, senza ter­giversare, senza mescolarsi ad organismi, impeciati d'autoritarismo, con programmi statuti e marchette, tutta roba che fa a cazzotti con l'anarchismo.

E dal l i col t e r ro re dei r e g o l a m e n t i , dei p r o g r a m m i e del l ' a u t o r i t a r i s m o ! T r e m a r e d a v a n t i ad a l c u n e p a g i n e s t ampa te , quas i che p r a t i c a m e n t e n o n si possa m a i passare o l t re , è pe r no i i n c o m p r e n s i b i l e . L ' i n c i a m ­po , i l p i ù del le vol te , n o n sta ne l lo s t a tu to sociale , m a nel la pove r t à d ' i d e e e d ' az ione . D o p o tu t to , u n testo legale o s indaca le n o n lo r i spe t t i amo che in q u a n t o n o n p o s s i a m o fare a l t r i m e n t i . E quas i s e m p r e , a n c h e l 'es­ser fuori dal s indaca to , n o n ci e s ime , de l res to , da l l ' obb l igo di c o n f o r m a r c i alle sue c o n v e n z i o n i d i l avo ro .

Ci sono r a g i o n i serie p e r diffidare dei s indaca t i , pe r n o n lasc ia rsene assorb i re , pe r u s c i r n e ; m a , r i pe to , n o n t r e m i a m o da capo a p ied i pe r u n a tessera, u n p r o g r a m m a ed u n a q u o t a . Che u n c o m p a g n o si p resen t i a n o i con u n a ca r to l ina di r a c c o m a n d a z i o n e od u n a tessera n o n vedo l ' e n o r m e differen­za ; q u a n t o ad u n p r o g r a m m a , a m e n o di n o n saper q u e l che si vuo l e , c i a scuno di no i

1' ha ; e infine la q u o t a , se q u a l c u n o p r o p r i o n o n la desse ma i , si s t en te rebbe a r i t ene r lo c o m p a g n o . P a r l i a m o d u n q u e di r a g i o n i so­s tanzia l i e non fo rmal i , che solo po lemis t i da s t rapazzo a cor to d ' a r g o m e n t i pos sono r ipe t e r e a l l ' i n f i n i t o .

« La nostra propaganda è rivolta sopratutto a rendere anarchico chi non lo è ancora. » Benissimo, ma io scrissi ultimamente per i compagni più che perle masse. In questa nostra discussione serena e spassionata, noi dobbiamo cercare la via edi metodi di propaganda e di lotta, che più possano favorire le nostre idee, libero a ciascuno di esporre da queste colonne le sue vedute, e di scegliere da ultimo quel metodo che più si confà al suo temperamento.

In t u t t o ques to s i a m o e ci d i m o s t r i a m o , a l m e n o q u i in Isvizzera, tu t t i d ' accordo , p r a t i c a n d o in mezzo a no i la m a s s i m a tolle­ranza , s e m p r e nei l imi t i ben in teso d ' u n a ser ia e f e rma coerenza .

10 non credo che « la qualità subisce la legge della quantità », poiché non è difficile dimostrare il con­trario, e cioè, chela quantità subisce la legge della qualità. In questa società, benché la borghesia sia un'infima minoranza di fronte alle masse sfruttate, le domina e le opprime. Non è forse vero che la stra­grande maggioranza del popolo subisce supinamente le leggi, lo sfruttamento, l'oppressione e le nerbate della piccola « qualità «che sta al governo ? Non sono forse i piccoli e grandi pastori delle organizzazioni e dei partiti che dominano le masse dei gregari ? E quando questi votano un qualsiasi deliberato dei di­rigenti, non lo fanno sempre sotto la loro influenza ? Non hanno in Italia le maggioranze proletarie subito il comando del bastone delle minoranze fasciste?

1 Pe r sos tenere il suo p u n t o di vista, il n o -j s t ro con t r ad i l t o r e v iene a spacc ia re pe r | « qua l i t à », sia p u r e con v i rgole t te , gli op-| p ressor i da u n a pa r t e ed i c i u r m a d o r i da l -! l ' a l t ra . Qual i tà , sì, ma pessima, m e n t r e evi­

d e n t e m e n t e Giuseppe F e r r a r i pa r l ava di que l l a migliore. E' incon tes tab i l e che ne l la classe opera ia i r ibel l i — la qua l i t à — sub i ­scono la legge della s t r a g r a n d e q u a n t i t à di rassegna t i , finché n o n r iescano a sol levar l i i n s i e m e , a t rasc inar l i a ba t tag l ia .

In quanto « ai forti compagni isolati in Italia » che hanno dovuto fuggire, è un argomento che non regge, poiché hanno dovuto fuggire anche coloro che non erano isolati e che appartenevano ai grandi partiti ed alle grandi organizzazioni.

Già, ma m e n t r e è i n c o n c e p i b i l e che u n isolalo potesse res is tere v i t t o r i o s a m e n t e ; pa r t i t i ed o rgan izzaz ion i lo p o t e v a n o , p u r ­ché lo volessero s e r i a m e n t e e se ne ebbero degl i e s e m p i .

« Le nostre forze non bastano ai nostri fini, come guadagnarne altre o cercare almeno cha non ci siano avverse ? » Questa è la domanda assillante che do­vrebbe farsi ogni compagno. A me sembra d'essermi in parie espresso nelle ultime venti righe dell'articolo Prendo la parola. Del resto, chi ha qualche altra indi­cazione o un metodo più pratico farà bene a dirlo. A me sembra che in cinquantanni di propaganda e di lotte, gli anarchici, la nostra stampa, gli scritti libertari si sono più che centuplicati e ciò è dovuto alla propaganda essidua dei compagni nostri, agli scritti degli unì ed al martirio degli altri.

Duuque noi potremo fare pressapoco quello che si è fatto finora, anzi dobbiamo cercare di fare mag­giormente. Lottare con più audacia contro i potenti e propagare con più tenacia fra gli operai la nostra idea. La mentalità degli uomini non si cambia in un solo giorno, perciò i più intelligenti verranno presto a noi se sapremo camminare per la buona via; gli altri forse verranno più tardi, ma non speriamo che un ottentoto d'Africa in pochi anni diventi un dotto od anche un modesto anarchico.

L'interessante è di avere nelle nostre file sempre una buona qualità, anziché una pessima quantità. E se queste mie vedute sono errate, ditemi voi, o com­pagni, un metodo più anarchico o più pratico, che possa avvantaggiare il nostro movimento e la causa della rivoluzione sociale, senza correre il pericolo di infangarsi nell'autoritarismo partitario. Ve ne sarò molto riconoscente.

11 n o s t r o a m i c o sente d u n q u e da u l t i m o che la q u e s t i o n e è assai p iù complessa di q u a n t o n o n l ' h a p rospe t t a ta p r i m a . Una so luz ione gene ra l e , defini t iva, app l i cab i l e a tu t t i i casi , n e s s u n o 1' h a , o pe r meg l io d i re n o n esiste, m a i n t a n t o se a n a r c h i s m o v u o l d i re ussociazione i n c o n t r a p p o s t o alVirreggi-mentazione s ta ta le , è ev iden te che n u l l a è p i ù a n t i - a n a r c h i c o di q u e l l o da l c o n d a n n a r e s i s t e m a t i c a m e n t e i t en ta t iv i d ' a g g r u p p a ­

m e n t o . P u r a v e n d o occh io a n o n lasciar l i r i cade re ne i vecchi e r ro r i , no i n o n poss ia­m o che r i ce rca r l i . Non ci sarà p i ù b i sogno che p a d r o n i e g o v e r n a n t i ci reclutino pe r forza e pe r fame, q u a n d o in pra t ica vor re ­m o accordarc i l i b e r a m e n t e . Ma b i sogne rà volerlo. Il m o n d o n o n è pe r forza di cose, naturatmente, l ibero né s ch i avo .

LUIGI FABBRI

La Contro-Rivoluzione preventiva Saggio di un anarchico sul fascismo

Volume in vendita presso il Risveglio, al prezzo di 1 fr. 50. Si spedisce per posta in tutta la Svizzera dietro invio anticipato di 1 fr. 60.

Orizzonti proletari L'autunno è in Italia l'epoca abituale dei bi­

lanci politici attraverso la convocazione dei congressi dei partit i . Quest 'anno è stato quello socialista ad aprire la serie, con un oggetto stra­ordinario sebbene previsto : la scissione fra co-sidetti riformisti e rivoluzionari, o più esatta­mente fra collaborazionisti e intransigenti .

L'avvenimento ha mandato in giuggiole, al­meno apparentemenle, la variopinla canea rea­zionaria, che attraverso la sua stampa stambura ai quattro venti il fallimento, la morte del so­cialismo, la bancarotta dell 'utopia internaziona­lista e rivoluzionaria di riscatto e d'emancipa­zione proletaria ed umana. Ma, in fondo, la canea reazionariamente a sé stessa, sapendo come noi, meglio di noi, che non è l ' idealità socialista e l'aspirazione internazionalista e rivoluzionaria che muore o fa bancarotta, ma semplicemente il marxismo ermafrodita che si sbrandella al con­tatto diretto della cruda e ferrea realtà.

Comprendiamo. La borghesia — furba senza dubbio, ma certo non abbastanza forte da domi­nare tutta la storia con ogni sua evoluzione e progresso — si affanna ad agitare le acque per pescare nel torbido, nell 'ardente speranza di trarre profitto dalla situazione di scompiglio e disorientamento fra le file proletarie per l'attua­zione dei suoi piani di stroncamento di ogni loro resistenza e di completo asservimento e dominio, ma è presumibile che essa non riuscirà nel suo intento, per poco che il proletariato rifletta e vigili.

Gli anarchici, oggi, sulla scorta degli avveni­menti e ricalcando le ragioni di chi confessa ci­nicamente d'avere acciabattato ed impedito la rivoluzione, come quelle di coloro che confessano ed accusano a mezza voce e a denti stretti d'es­sere stati ingannati e traditi, potrebbero dimo­strare alla luce meridiana quanto effimera e fra­gile era la mastodontica impalcatura di partiti politici ed organismi economici, quanto giuste erano le critiche e gli attacchi ai padreterni , ai pontefici gravi di tali organismi, quanto erava­mo nel vero quando negavamo un presunto ca­rattere classista nel movimento operaio, quando ammonivamo che il parlamentarismo covava ineluttabilmente la degenerazione collaborazio­nista di esso movimento e del socialismo,quan­do affermavamo la vacuità delle.. . conquiste elettorali ed il pericolo che si celava dietro un metodo simile, al cui riparo la borghesia prepa­rava le armi per la sua offensiva e rivincita an­tiproletaria.

E potremmo anche dimostrare quanto giusti ed urgenti erano gli appelli e gli incitamenti agli operai a vigilare, a diffidare, a sforzarsi di ap­prendere a fare da sé, senza commettere a dei « funzionari » la difesa dei loro interesssi ; po­t remmo dimostrare tante e tant'altre cose, che pur t roppo, riferendosi al passato, non potrebbe­ro cambiare la situazione presente, per quanto suscettibili sempre di essere d 'ammonimento e guida per l'avvenire.

L'avvenire ! E' con questa visione di forti e liete speranze per noi e per tutti i sofferenti e gli oppressi, che abbiamo spesso messo in dis­parte le convinzioni ed i sentimenti particolari nostri ; è nella speranza e nel calcolo di possibili benefici effetti che da essa potranno germinare, che noi accogliamo con molte riserve e benevole aspettativa l'avvenuta scissione. Con molte riser­ve, in quanto vediamo ricomporsi il blocco comunista dittatoriale sulla falsariga elettorale e parlamentare ; con benevole aspettativa, in quanto sper iamoj che 'dal la rottura del nodo dell 'equivoco, sia pure più formale che reale, scaturisca comunque una più dritta linea di

Page 3: COMUNISTA - ANARCHICO. · COMUNISTA - ANARCHICO. «numi» mimi SVIZZERA ED ITALIA Abbonamento : annuo, fr. 5 ; semestrale, fr. 2.50 Un numero separato : io cent. PERIODICO QUINDICINALE

IL RISVEGLIO 3

azione sul movimento proletario, una maggiore possibilità di unione e coesione in un program­ma inteso ad affrontare e risolvere a vantaggio del proletariato gli avvenimenti che nel campo nazionale ed internazionale si affacciano e ma­turano.

E già queste nostre speranze e timori pren­dono consistenza in fatti concreti. La scissione ha precipitato la rottura di quel patto di alleanza o meglio di sudditanza della Confederazione Ge­nerale del Lavoro al Partito socialista, mentre si delinea all'orizzonte in seno anche alla stessa Confederazione la scissione, la quale è, secondo noi, una delle condizioni essenziali per arrivare alla ricostruzione di quel fronte unico, di quella alleanza del lavoro che, tentata altra volta su basi errate ed equivoche, peri sfasciandosi misera­mente, lasciando larga messe di delusioni e strascichi pregiudizievolissimi.

Certo, la situazione attuale dei partiti e del movimento proletario presenta considerevoli ostacoli al raggiungimento d'una certa unità d'intenti e di azione capace di far muovere le grandi masse, come, per esempio, la persistenza dei marxisti a considerarsi il solo « partito del proletariato » ed a volere accentrare a sé la dire­zione del movimento per imprimergli direttive esclusivamente proprie ; il famoso riconosci­mento del « fatto nazionale » posto quale pre­giudiziale dalla Unione Italiana del Lavoro mo-ventesi sul terreno di una concezione nazionale mazziniana, e infine la difficoltà d'innestamento di finalità rivoluzionarie ad un movimento per natura e necessità funzionali riformista, quale quello economiso-sindacale, specie quando ne­cessità esige ch'esso resti estraneo a tutti i par­titi e aggruppamenti polìtici.

Pur tuttavia, con la buona volontà di tutti, questo terreno d'intesa potrà e dovrà essere trovato, in quanto s'impone quale bisogno im­perioso ed aspirazione ardente della maggio­ranza più cosciente del proletariato, convinta che solo dall'unione delle forze proletarie per un' azione combinata e per quanto è possibile preparata ad nn fine determinato (che nelle at­tuali condizioni dev'essere rivoluzionario) può attendersi successo e salvezza.

A noi sembra però che risultati più rapidi e maggiori si potrebbero ottenere mediante intese nello stesso campo politico, o più esattamente tra i partiti od aggruppamenti rivoluzionari, in quanto che dando una più netta impressione dell'esistenza di un reale blocco di forze rivolu­zionarie, contribuirebbe maggiormente a rincuo­rare e galvanizzare le sopite e disperse forze dei delusi e dei vinti.

In questo lavoro, a questo compito, crediamo necessario sia rivolta la volontà e l'azione delle falangi proletarie più evolute ed interessate, poi che solo da esse potrà scaturire 1' opera salda­mente emancipatrice, solo dal loro seno potrà scaturire l'energia viva di resistenza, d'attacco e di vittoria.

Milano, 16 ottobre. Numitore, N. d. R. Noi non sappiamo che fondamento di

realtà possono avere i vagheggiati progetti d'u­nione del nostro collaboratore, ma l'esperienza ci ha resi assai guardinghi di fronte a proposte consimili in Isvizzera.

Triste cosa la diffidenza, che è una delle mag­giori cause d'impotenza, ma alle volte non è che troppo fondata. Del resto, noi crediamo che anzitutto bisogna cercare di meglio costituire ed agguerrire le nostre forze anarchiche, ai possi­bili alleati ci penseremo poi. E il nostro colla­boratore sarà certamente d'accordo sulla neces­sità che l'anarchia appaia come forza a sé non trascurabile, anche essendo ben decisi a non isolarci.

Pro Vittime Politiche Somma precedente in cassa Fr. 118 35

Altstetten, dopo conferenza Bertoni 7 55 Berna, G. Rusconi 3 — Riesbach, dopo conferenza Bertoni 37 5o

Totale 166 4o Al compagno Saiani Augusto (5o lire) 11 5o

Rimanenza Fr. i54 90 Ricordiamo sempre le vitt ime politiche

e preparando l 'ora di demolire tu t te le ca rce r i , diamo il nos t ro obolo ai reclusi e alle loro famiglie.

Salviamo SACCO e VANZETTI !

Prima del tradimento Ecco un notevole brano d'un discorso

pronunciato da Benito Mussolini al Con­gresso socialista di Reggio Emilia nel 1912. C'è da chiedere come mai siano sovente i socialisti che fanno sfoggio d'idee più ri­voluzionarie, senza però decidersi a farla finita con l'elezionismo, quelli che diventa­no i più forcaioli. E se, contro ogni attesa, la Rivoluzione dovesse tardare ancora più anni, si può star certi che parecchi mem­bri dell'attuale stato maggiore comunista ci darebbero lo spettacolo delle più straordi­narie palinodie. Quei di Mosca, del resto, continuano a mostrarcene l'esempio. E per colmo d ' impudenza insultano chi ci trova a ridire, trattandolo di piccolo borghese e di contro-rivoluzionario.

Ma lasciamo la parola al più grand'uomo della più grande Italia del dopo-guerra, il signor Benito Mussolini :

Il i4 marzo, un muratura romano spara una revolverata contro Vittorio Savoia. C era un precedente che indicava la linea di condotta per i socialisti. Si era già criticato aspramente lo spettacolo indescrivibile offerto dall'Italia sov­versiva dodo l'attentato di Bresci a Monza. C'è un libro che potrete accettare con benefìcio di inventario, del Labriola, la Storia di dieci anni, che vi dice come le classi alte dell' Austria-Ungheria seppero accogliere con grandissima dignità la notizia della tragica fine di Elisabetta. Si sperava che, dopo dodici anni, non si ripe­tesse il veramente indescrivibile spettacolo di Camere del Lavoro, che espongono la bandiera abbrunata, di municipi socialisti che mandano telegrammi di condoglianze 0 di congratulazio­ne, di tutta una Italia democratica e sovversiva che a un dato momento si prosterna dinanzi al Trono. Diffìcile scindere la questione politica dalla questione d'umanità. Arduo separare l'uo­mo dal re. Ad evitare equivoci perniciosi, uno solo era il dovere dei socialisti dopo l'attentato del i4 marzo : tacere. Considerare cioè il fatto come un infortunio del mestiere del re. (Bravo! Applausi.) Perchè commuoversi e piangere per il re, « solo » per il re ? Perchè questa sensibilità isterica, eccessiva, quando si tratta di teste inco­ronate ? Chi è il re? E' il cittadino inutile, per definizione. Ci sono dei popoli che hanno man­dato a spasso i loro re, quando non hanno voluto premunirsi meglio inviandoli alla ghigliottina e questi popoli sono all' avanguardia del pro­gresso civile. Pei socialisti un attentato è un fatto di cronaca o di storia, secondo i casi. I socialisti non possono associarsi al lutto o alla deprecazione0 alla festività monarchica. Quando Gioiitti dà l'annuncio dello scampato pericolo, tutti scoppiano in un applauso giubilante. Si propone un corteo dimostrativo al Quirinale e alcuni deputati socialisti s'imbrancano senz'al­tro nel gregge clerico-nazìonalista-monarchico (Bene!). E si va al Quirinale. Non so se sia vero quel dialogo che le cronache hanno riferito. Non c'ero, ma non è stato neppure smentito. Si dice che quella frase oltremodo banale non sia stata pronunziata. Non importa. So che vi è un tele­gramma : « Pregovi di presentare a Sua Maestà il mio commosso e riverente saluto. » E questo è il Bissolati il quale, dodici anni fa, gridava : A morte il re ! (Applausi a sinistra, rumori sugli altri banchi.)

Bissolati ed altri. — No ! No ! Abbasso il re 1 La destituzione.

Mussolini. — Non e' è una grande differenza tra morte e destituzione. La destituzione è co­munque la morte civile.

In dieci anni la trasformazione mussoli-niana è stata assai più grande di quella bis-solatiana in dodici. Il trasformismo politico, proclamato da Agostino Depretis a giustifi­cazione dei più spudorati transfughi e dei più abbietti traditori, ha continuato a re­gnare nella vita pubblica i tal iana— e mon­diale ! — anche dopo la morte dell' « irto spettral vinattier di Stradella ». Ed è il par­lamentarismo sopratutto che ha permesso e favorito le più incredibili trasformazioni ! Ma si continua a voler essere « elezionisti » e rivoluzionari. Ed è l ' inganno più doloroso che non dobbiamo cessare mai dal denun­ciare.

MICHELE BAKUNIN

L'Idea anarchica e Tinter nazionale Volume di 256 pagine : i fr. 60.

MANROVESCI E BATTIMANI La p re tesa lotta di c lasse .

La lotta di classe è la formula che vanno sempre ripetendo i socialisti, sopratutto in periodo elettorale come attualmente nella Svizzera, ma qual 'è il significato concreto e pratico che le danno ? Non già la lotta per la scomparsa delle classi con l'espropriazio­ne rivoluzionaria a vantaggio di tutti, pre­messa indispensabile alla creazione d'una società di liberi e d'uguali ; vogliono sem­plicemente lottare, almeno i capi, per avere la loro parte di posti e di prebende delle istituzioni borghesi. Ed è così che il segre­tario del Partito socialista svizzero Graber, lamentandosi che i radicali abbiano propor­zionalmente più cariche che deputati, scrive amaramente :

Che un cattolico, un agrario, un socialista faccia per lunghi anni della politica senza conquistare f décrocherj la luna, non è affatto strano, ma che un radicale non riesca punto, è anormale, è quasi im­morale I

Tutti alle urne dunque, o proletari, per­chè domani, invece di governanti, giudici, diplomatici, funzionari radicali, se ne abbia un po' più di clericali, di agrari e, ben inte­so, di socialisti... Gli elettori possono con­tentarsi di veder la luna nel pozzo, ma gli eletti trovano che per loro sarebbe anormale, immorale quasi !

Nessuna alleanza dunque coi partiti bor­ghesi, salvo che per.. . dividere i posti !

Principi i e applicazione. Da ben cinquant 'anni , i nostri predeces­

sori hanno formulato così con ammirabile chiarezza e precisione i nostri principii :

Il Congresso riunito a Saint-Imier dichiara : i° Che la distruzione di ogni potere politico è il

primo dovere del proletariato ; a" Che ogni organizzazione d'un potere politico

sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungerea tale distruzione non può essere che un inganno di più e sarebbe cosi pericolosa pel proletariato come tutti i governi oggi esistenti ;

3° Che, respingendo ogni compromesso per giun­gere al compimento della Rivoluzione sociale, i pro­letari di tutti i paesi devono stabilire, all' infuori di ogni politica borghese, la solidarietà dell' azione rivoluzionaria.

Oggi, noi di questi principii, dopo avere già tutti lamentato troppe volte d'esserci lasciati cogliere impreparati, dobbiamo ri­cercare instancabilmente la migliore appli­cazione e fare quella preparazione morale e materiale che esige.

Non sappiamo più che storico abbia detto che il più delle volte le rivoluzioni giovano ad altri che a coloro i quali le hanno real­mente fatte. Ma non è fatale che sia così, purché i rivoluzionari sappiano accoppiare all'audacia la perspicacia. Non bisognerà lasciar rinnovare lo spettacolo che si ha at­tualmente in Russia d'una rivoluzione con­fiscata in nome del comunismo da chi non si era mai detto comunista, per fare del ca­pitalismo di Stato, prima, e... privato, poi.

Gli ul t imi eventi non si sono svolti come avremmo augurato. Per quali errori ? E quali sono i rimedi ?

Liber tà ed associazione. Nel suo Saggio sulla Rivoluzione scriveva

Carlo Pisacane : Senza accordare importanza soverchia ai colori di

una bandiera ed alla formola scritta su di esa, espor­remo la nostra opinione su di ciò, poiché trattasi di cosa che richiede pochissima fatica ; opinione di cui ci faremmo i propugnatori in un'assemblea, se mai potesse capitarne l'occasione.

Pisacane fa poi sua la critica di Ausonio Franchi della formola Dio e Popolo dL-Maz­zini in opposizione a quella francese Libertà, eguaglianza, fratellanza, e conchiude :

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4 IL RISVEGLIO

Le condizioni alle quali deve soddisfare una for­mula politica, attenendosi alle opinioni medesime del Mazzini e del Franchi, sono che : deve esprimere la verità d'un principio, la legge d'un fatto; un prin­cipio che, base del patto sociale, determini i rapporti dei cittadini fra loro e con la società, ed accenni eziandio la legge che darà norma al progresso futu­ro. E tutto ciò, leggendo la forinola, deve presentarsi chiaro, immediato, consueto alla mente d'ognuno, senza aver bisogno d'interpreti o di commenti.

A me pare che la formola francese non soddisfi a queste condizioni. Il suo merito altro non è che non contraddirle. Libertà non può esistere senza egua­glianza: quindi una di queste due parole è superflua ; se tutti sono eguali non potranno essere che liberi, ne potranno dirsi liberi i cittadini fra cui non siavi eguaglianza ; e la fratellanza poi, come che accenni il fine a cui tende la nazione, il patto che lega i citta­dini, è una ipocrisia, perchè non esiste in natura, e se i cittadini vivranno come fratelli, perchè tali li rendono gì' interessi tutti cospiranti al bene pubblico, non perciò saranno tali. Inoltre da questa parola viene l'odore del cristianesimo a mille miglia.

Non comprendo come sia sfuggita alla mente di tutti la formola semplicissima e chiarissima, già ti­tolo d'un savio giornaletto che pubblicavasi in Ge­nova : Libertà ed associazione.

Questa formola, evidente per sé medesima, non ha bisogno né d'interpreti né di commenti; essa è un principio, ed è quello appunto su cui deve basarsi il patto sociale; la libertà esprime il diritto d'ogni italiano, l'associazione la sola logge a cui si sottopon­gono, il solo patto che li unisce, l'unico rapporto sociale, e sotto questa unica legge, eziandio, deve svilupparsi l'indefinito progresso sociala.

D u n q u e l iber tà ed associaz ione ; i due t e r m i n i n o n si pos sono sc indere ed a n c o r m e n o o p p o r r e c o m e fanno c e r t u n i . Né vale obbie t ta re che in u n r e g i m e sch iav i s t i co c o m e l ' a t tua le associare significa assoggettare t r o p p o soven te , p e r c h è gli i n d i v i d u i r i m a ­n e n d o isolat i si m e t t o n o n e l l ' i m p o s s i b i l i t à di r ende r s i l iber i .

C 'è tu t to u n g r a n d e e g rosso v o l u m e di R. Michels : La sociologia alci partito politico nella democrazia moderna (Studi sulle tendenze oligarchiche negli aggregati palitici), T o r i n o 1912, in cu i è già det to tu t to quel che si p u ò d i re su l l ' i m m a n c a b i l e a u t o r i t a r i s m o neg l i a g g r u p p a m e n t i u m a n i . E c o m e avvie­n e s e m p r e in ch i h a fatto o crede d 'aver fatto lo s tud io i n t e ro d ' u o m i n i , d i cose e d ' idee , l ' au to re c o n c l u d e che è fatale sia così . Quel la pove ra vo lon tà u m a n a o g n u n o la nega , salvo po i a p r o c l a m a r e di volere a l t ro ! La ver i tà è s e m p l i c e m e n t e che a n e s s u n o è da to d 'essere c o m p l e t a m e n t e i n d e n n e dei m a l i d e l l ' a m b i e n t e in cui v ive , m a ques to n o n è u n mo t ivo per lasciar co r re re le cose. E' invece la m i g l i o r p r o v a del la necess i tà d i u n a r i vo luz ione che t r as fo rmi tu t to l ' a m b i e n t e .

P a r o l e d ' o r o . Sono state scr i t te da V. C o n s i d é r a n t p i ù

di se t tan t ' a n n i fa e sono p i ù che m a i b u o ­ne a r ipe te rs i :

La libertà è ciò che fa l'uomo. Lo schiavo che ac­cetta la sua condizione di schiavo non è un uomo. Non è peranco che una bestia da soma a due piedi.

L'uomo non è fatto pxr avere un padrone o dei padroni. L'uomo non deve obbedire. Se potessero esservi ragioni essenziali, perchè Pietro obbedisca a Paolo, ve ne sarebbero altrettante perchè Paolo ob­bedisca a Pietro : oppure Paolo e Pietro non sareb­bero della stessa specie.

Sin qui, le masse umane, i popoli hanno avuto dei padroni ; re,imperatori,legislatori,rappresentanti... dei padroni, sempre dei padroni sotto diverse deno­minazioni ed apparenze.

Non saranno liberi che quando avranno padroni di nessuna forma. E, siccome la volontà della libertà è entrata nella coscienza dei popoli moderni, si può scrivere che i popoli moderni saranno in rivoluzione fintanto che conserveranno dei padroni di qualsiasi forma.

Avviso a co loro i q u a l i c r e d o n o che il m o n d o debba fe rmars i al la p r o p r i a m i r a c o ­losa d i t t a t u r a !

C O N F E R E N Z E B E R T O N I U n a sot toscr iz ione p e r u n n u o v o g i ro t r i ­

mes t r a l e di conferenze è ape r t a . La q u o t a da sped i re pe r l ' a b b o n a m e n t o fe r rov ia r io r i ­m a n e fissata a 2 0 f r anch i pe r conferenza .

I c o m p a g n i i sola t i che vedessero la p o s ­s ibi l i tà d ' i n d i r e u n a conferenza ne l la p r o ­p r i a local i tà , ci s c r ivano s e n z ' a l t r o .

Lucerna, fra compagni a5, Riesbach ao.

Dalla Liguria Il Congresso socialista è finito come doveva

finire, e uon è provato che il frazionamento fini­sca 11. Le dichiarazioni delle frazioni in separata sede sono proprio delle perle, che se i gregari sapessero leggere, credo che cambierebbero di parere sul conto dei loro esponenti.

L'on, avvocato Turati ha detto : « Occorre es­sere severi, guardarci dagli avvocati che posso­no entrare nel nostro partito nella speranza di farvi fortuna, di ottenere la medaglietta «. ecc. Adesso che lo dice lui, bisognerebbe credergli, perchè noi è un pezzo che lo andiamo dicendo, che se non ci fosse la medaglietta, tanti avvo­cati non ci sarebbero di certo nel parti to.

E i deputati massimalisti devono rilasciare nalle mani della Direzione del Partito una di­chiarazione di dimissioni per garanzia del man­tenimento degli impegni assunti : una cambiale in bianco. Così si vede che la parola data per degli onorevoli non ha nessun valore. Una tale dimostrazione.. . di stima ai migliori compagui del Partito dovrebbe far riflettere non poco i lavoratori tesserati.1

E' ridicola, poi, e umiliante la posizione dei centristi, che col cappello in mano bussano a destra ed a sinistra. Per loro è bene indifferente entrare da una parte 0 dall 'altra, ma il r ima­nere fuori vuol dire perdere la medaglietta a colpo sicuro. E' il caso del nostro concittadino Baratono, che ha bussato a sinistra, e siccome pare non lo vogliano, bussa a destra, e fa bene, perchè a destra sono passati pure Rossi e Binotti che a sentirli nei comizi erano dei più rossi. E cosi a braccetto con Canépa che dirige il Lavoro ed il r iformismo locale che è il più forte, vi è maggiore probabilitù di conservare il seggio ! Miracoli della medaglietta !

Pierpaolo.

Dall'Italia ci giunge la dolorosa notizia della morte, a soli 22 anni, di un fratello del nostro carissimo collaboratore L. Mavtrodicasa, al quale esprimiamo le nostre più vive condoglianze.

Il Gruppo Liberlaeio di Wadensivil si associa al dolore che colpì il carissimo cempagno Angelo Maspero per la morte del suo genitore.

Comunicati I Gruppi sono informatiche il Congresso interna­

zionale anarchico avrà luogo dal aS gennaio al i° febbraio iga3 a Rerlino.

L'ordine del giorno sarà identico a quello svolto a Bienne e Samt-ìmier, oltre gli altri oggetti eventuali che venissero proposti dagli aderenti.

I compagni di GINEVRA sono caldamente invitati ad assistere alle riunioni che hanno luogo tutti i giovedì al solito locale.

II Gruppo Trionfo dei Liberi e la Filodrammatica La Sociale daranno sabato a8 ottobre, al Ristorante Schweizerhalle, a SGIAFFUSA, una serata di propa­ganda col dramma « Armando il Bastardo ».

Nessuno manchi a far opera buona.

Il Gruppo libertario di Zurigo ringrazia il compa­gno Perossi pel ricco dono da lui fatto alla serata di sabato ai corrente.

Lotteria del Cinquantenario Ecco i numer i vincenti, di cui non ci vennero

ancora domandati i rispettivi premi : 2815 casetta giapponese (traforo) 3aA8 quadro La Marsigliese con cornice 11À9 porta-valigia in pelle 1708 quadro Si vis pacem 2921 quadro artistico Ouchy

Per avere i premi , spedire il biglietto vincente al giornale II Risveglio, rue des Savoises, 6, Gi­nevra.

Nel prossimo numero daremo il rendiconto finanziario di questa lotteria. Intanto i compagni che non hanno ancora versato l'importo dei biglietti avuti, si affrettino a farlo.

PIETRO KROPOTKINE Abbiamo edito in due cartoline postali l'ul­

tima fotografia (novembre 1920), di Pietro Kropotkine. Prezzo : 10 centesimi ciascuna.

Umanità Nova Amministrazione : Casella postale lui, ROMA Redaz. : Piazza Santa Croce in Gerusalemme, 49

Abbonamenti per l'Estero : Anno, lire 96 —Semes t re , 5o—Tr imes t r e , 27

Agli A b b o n a t i e R i v e n d i t o r i in I ta l ia Per V Italia l'abbonamento annuale è di 20 lire,

da spedirci a mezzo lettera. Il giornale deve essere venduto 20 cent, la copia ed i rivenditori ci spedi­ranno pure in carta italiana il ricavato ogni tre mesi.

Dato l'enorme disavanzo del giornale, preghia­mo tutti i compagni in ritardo nei pagamenti, a mettersi in regola con la nostra Amministrazione.

PIETRO KROPOTKINE La Grande Rivoluzione (due vol., 700 pag.) Fr. a — La Conquista del Pane 1 5o La Scienza moderna e l'Anarchia (3ao pag.) . 1 — Parole d'un Ribelle (3oo pag.) 1 — La Guerra o 10

P. Gori. Alla conquista dell'avvenire o ao F. Grippiola. Povero popolo! dramma in a atti o i5 Conti e Gallien. Lo sciopero rosso, in un atto o i5 H. Hanriot. Il reduce da Tripoli, in un atto o io G. Eckhoud. La buona lezione (a Sante Caserio) o io Giuseppe Ferrari. Del Deismo o io Fr. Ferrer e A. Lorenzo. Lo sciopero generale o io E. Leverdays. La Banca e la Rivoluzione o io

CARTOLINE ILLUSTRATE a 5 centesimi La Scuola Ferrer di Losanna (4 cartoline). I martiri giapponesi. - Bakunin Michele. - Bresci

Gaetano. - Caserio Sante. - D'Alba Antonio. - Ma-setti Augusto. - Orsini Felice. - Rapisardi Mario.

L'Anarchico. - La Marsigliese di Doré. - Il Trionfo della Libertà di Walter Orane. - Il Padrone di casa (Le Vautour). In vendita presso il Risveglio. Unire all'ordinazione

l'importo in francobolli svizzeri.

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B I L A N — B I L A N C I O R e c e t t e s — E n t r a t e

VENTE — VENDITA Albisrieden S.5o, Allstettcn 6.3o, Berne, R. 7, Con-

flans 29.00, Genève 4-5o, Landquart a4-4o, Merval a.o5 (5), Paris, M. io, Ihalwil S, Uster a5.Go,Gr. lib. 16, Zurich a4.o5, B. a3. Total 196 go ABONNEMENTS — ABBONAMENTI

Bellinzona, A.C. 5, Lucerne, E. C.6, Paris, J. Mor. 4.10 (io), Ober-Uster, P. a.5o. Total 17 60 SOUSCRIPTIONS — SOTTOSCRIZIONI

Genève, Giord. 1, Gaiba 5, Cast. 5, Jeanquimarche 5, entre camarades 17, Limeil-Brévannes, entre ca-marades4-io (io), Paris, Pr. 8.20 (ao), San Francisco Cai., fra compagni 4a, Thahvil, L. B. a, Uster, fra compagni i5.3o, Zurich, Zanolla C, T. A. 1. W. S. 1, fra compagni 26, C. L. a, Br. io. Total i5o 60

Total des recettes au an octobre

D é p e n s e s — U s c i t e Déficit Journal n° 600 Brochupes françaises (20) Frais de poste

Total des dépenses

Déficit

Ricevuto in valuta italiana : Avanzo precedente i46, Caccivio, G. M. i5, Milano, Patr. óo. Totale Lire a n Per volumi Tormento 4o ; // Pagliaccio d'Italia 3o 70

Rimanenza Lire I 4 I

Ài Compagni Durante tutto l 'anno IL RISVEGLIO ha sem­

pre avuto un disavanzo rilevante, ma nondimeno abbiamo voluto pensare anzitutto alle vittime politiche, al nostro quotidiano ed a varie altre sottoscrizioni. Ora, però, non bisogna tardare oltre a provvedere anche al nostro quindicinale, che, in mancanza d'una forte vendita come un tempo di volumi, opuscoli, cartoline e quadri , non può tirare avanti senza continue sottoscri­zioni volontarie.

L'attuale ingente disavanzo non abbiamo po­tuto sopportarlo che con molte difficoltà, per cui senza insistere altro, ci rivolgiamo a tutti , perchè ci aiutino a farlo sparire. E sopratutto chi è in debito verso la nostra Amministrazione, si af­fretti a pagare almeno in parte,

Imp. Buzzi-Macherel.

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