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Dalla tarda antichità all'alto medioevo (Luni)

Date post: 19-May-2015
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Lezione di storia degli Insediamenti. Questione della continuità e della rottura. Il poplamento rurare nella tarda antichità. Luni nella tarda antichità. Il problema della decadenza.
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Dall’età tardo-antica all’alto medioevo (il caso di Luni) Storia degli Insediamenti _ 8 Enrica Salvatori - a.a. 2013-2014 - Pisa
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Page 1: Dalla tarda antichità all'alto medioevo (Luni)

Dall’età tardo-antica all’alto medioevo!(il caso di Luni)

Storia degli Insediamenti _ 8!Enrica Salvatori - a.a. 2013-2014 - Pisa

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Continuità - RotturaB. Ward-Perkins, The Fall of Rome and the End of Civilisation, Oxford U.P., Oxford-New York 2005,(trad. it. di M. Carpitella, La caduta di Roma e la fine della civiltà, Laterza, Roma-Bari 2008)

Polemica contro gli storici che negli ultimi decenni avrebbero diluito, sin quasi a farla scomparire, l’evidenza della fine del dominio militare e amministrativo di Roma sulle province d’Occidente nell’arco di pochi decenni; con relativa sottolineatura della sistemazione pacifica (accommodation) dei popoli federati, la lenta trasformazione della cultura antica nella nuova cultura cristiana, la mutagenesi tardoromana delle strutture economiche (Peter Brown, Walter Goffart, Glenn Bowersock, Patrick Geary).

Ward-Perkins propone un paradigma commerciale e protocapitalista dell’economia romana che contrappone all’anti-modello barbarico post-romano. Il brusco calo qualitativo e quantitativo dei reperti ceramici nelle prime società «post-romane» viene assunto da Ward-Perkins come uno degli indicatori chiave del declino economico dei secoli V-VIII.

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Continuità - RotturaTUTTAVIA

!Per buona parte della storiografia recente non si può più parlare di crisi, ma piuttosto di trasformazione del mondo romano, un processo plurisecolare al termine del quale la società medievale occidentale è compiutamente formata. !Superata la cesura tra Antichità e Medioevo: importanza di un periodo intermedio che dovrebbe avere una sua coerenza interna: il Tardo Antico

Idea che, almeno in età imperiale, la compenetrazione tra mondo romano e barbaricum sia stata talmente intima e profonda da creare un’evoluzione congiunta(limes come fascia di osmosi)

Importanza relativa data ai marcatori archeologici del commercio a lunga distanza (ceramica sigillata africana)

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Wickham (1994, 2005) ha proposto di analizzare la complessità delle trasformazioni socioeconomiche nell'età di transizione attraverso 4 parametri:

1. guerre e invasione di una nuova élite dominante; 2. continuità o meno dello Stato, prelievo fiscale, movimento di beni e

domanda da parte degli enti pubblici 3. grado di sopravvivenza delle grandi proprietà private: «se in una regione

non ci sono ne ricchi proprietari né lo stato generalmente i suoi contadini saranno più ricchi, ma le sue strutture economiche saranno più deboli, il potere d'acquisto decentralizzato e la cultura materiale più semplice»

4. livello di integrazione del singolo Stato nel sistema economico mediterraneo (più è integrato, maggiore è la crisi quando il sistema finisce)

Continuità - Rottura

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Paesaggio diversificato

Nella parte occidentale dell’impero il paesaggio rurale romano era caratterizzato dalla presenza di diverse forme di abitati tanto di tipo agglomerato come disperso, oltre che da strutture collegate alla rete viaria. !

Villaggi

Ville

Castra !Problema di ontologia: incontriamo nelle fonti termini a cui non è facile associare un contenuto, che poi è variabile nel tempo: villicus, conductor, plebei, homines, rustici, servi, vicus, mansio, villa, pratorium

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I villaggi

dal punto di vista archeologico i villaggi rurali così come le piccole strutture abitative sparse sono ancora poco noti perché di difficile individuazione.

funzioni: abitato di contadini (dipendenti o meno), sede di mercati rurali, stoccaggio delle derrate alimentari, luogo di sosta per viaggiatori.

archeologicamente si tratta di strutture ignote. Lago di Garda: ricche ville residenziali nell’immediata vicinanza del lago

+ insediamenti più modesti nell’entroterra con vocazione eminentemente produttiva (tipo vicus)

Il panorama complessivo appare molto più variegato di quanto la dicotomia villa / vicus prefiguri

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Le Ville

Insediamenti meglio conosciuti, centri produttivi, amministrativi e residenziali di una proprietà rurale.

Costituite da una pars urbana (centro residenziale e amministrativo) e da una pars rustica.

L’ origine del sistema delle ville è legato al processo di romanizzazione del territorio. Le prime ville sono da datare in relazione alla fondazione della città e all’organizzazione del loro territorio.

A parte alcuni casi si tratta di complessi non monumentali finalizzati allo sfruttamento delle risorse agricole.

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Polarizzazione fondiariaDal II secolo d.C. si ha un fenomeno di polarizzazione fondiaria Tradizionalmente si indicava nel III sec. una crisi nel numero dei siti

romani rurali occupati, ma oggi le ricerche hanno ridimensionato questa crisi. Gli effetti distruttivi delle invasioni (franco alemanne) della seconda metà del III secolo (strati di distruzione e tesoretti) siamo molto meno rilevanti di quello che si pensava

Diocleziano (284-305): ristrutturazione della proprietà rurale Anonimo, De rebus bellicis: per la seconda metà del IV sec. denuncia un

accumulo di ricchezza dovuto alla riforma del sistema monetario di Costantino; crescono i grandi possessori.

Però non si diffonde il LATIFONDO: i beni, anche se cospicui, rimangono frammentari, e i possessori rimangono nei centri urbani. Difficile ricostruire le dimensioni e la distribuzione della proprietà rurale

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Polarizzazione fondiaria

In Italia settentrionale sembra che i profondi cambiamenti nella strutturazione delle proprietà siano da mettere in relazione alle riforme della tetrarchia: rarefazione degli insediamenti già nel tardo III secolo per i cambiamenti economici e le riforme fiscali collegate al trasferimento dell’imperatore a Milano. Nell’Italia meridionale invece i processi amministrativi e fiscali sembrano avere come conseguenza un’importante sviluppo dell’economia agraria. In Sicilia, nell’Italia meridionale, in aree dell’Hispania e della Gallia meridionale la rarefazione degli insediamenti del III secolo fu seguita, nel secolo successivo dallo sviluppo dimensionale delle ville superstiti.

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Il IV secoloIl IV secolo costituisce il periodo di massimo sviluppo dell’architettura residenziale che si mantiene fino alla prima metà del VI secolo. Struttura: settore residenziale di ampie dimensioni organizzato attorno a uno o due peristili centrali (quadrangolare, circolare), stanze riccamente decorate, complessi termali, edifici termali. Riusi produttivi: parallelamente alla monumentalizzazione si verifica l’abbandono di spazi adibiti a funzioni residenziali con riuso per altri attività. La cronologia delle trasformazioni (dal III al VI) le caratteristiche e la coincidenza con la monumentalizzazione permettono vedere una tendenza all’accentramento della proprietà rurale, il che provoca due fenomeni complementari: * importanti investimenti in alcuni edifici residenziali che i proprietari usavano come residenza; * abbandono o riuso di altri insediamenti come area rustica o residenza della popolazione contadina dipendente dalla proprietà.

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Il IV secolo

Ipotesi: fuga degli aristocratici nelle campa-gne, disimpegno dalla vita politica e cura deipropri affari, ma non si può generalizzare. Spesso possono essere residenze temporanee. Ipotesi: villa praetorium: sede di un aristocratico o un amministratore locale responsabile del prelievi fiscali. Tuttavia testi e archeologia non sostengono questa ipotetica trasformazione delle ville. Ipotesi: villa fortificata, testimoniata da mosaici, tendenza all’accorpamento degli edifici e presenza di torri. Si pensa però che il fenomeno sia stato in genere raro e che la costruzione di torri si possa mettere in relazione con magazzini di derrate alimentari

Mosaico del III secolo d.C. ritrovato in nord Africa

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Fine delle villeGli ultimi investimenti architettonici e decorativi nelle ville risalgono alla seconda metà del V secolo / inizio VI In Italia la crisi delle aristocrazie fu profonda e prolungata. Nel secondo quarto del VI secolo inizia una fase assai turbolenta che segna la fine delle ville e della cultura aristocratica che vi trovava la propria rappresentazione. Dove è attestata una frequentazione fino al VII o all’VIII secolo i dati di scavo sinora noti evidenziano una sopravvivenza con strutture diverse rispetto a quelle di tradizione antica (riuso e non continuità di occupazione). Le nuove abitazioni vengono costruite sia nell’area precedentemente interessata dagli edifici (sfruttando le murature preesistenti), sia nelle immediate vicinanze. Alzati e tetti costruiti in materiali più deperibili; piante a un solo vano; capanne a pianta circolare o ovale; dentro i vani si recuperano silos per le derrate alimentari e fornaci.

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Ricchezza contadina?La fine delle ville non può essere considerata a priori un indice inequivocabile di un ripiegamento verso un’economia di sussistenza. Negli insediamenti in materiali deperibili sono stati trovati manufatti che testimoniano rapporti commerciali interregionali. Tuttavia edifici, cultura materiale e stili di vita nelle campagne furono più poveri e semplici rispetto allo standard dell’età precedente

Wickham – Valenti – Quiros: ipotizzano un’età dell’oro contadina per l'indebolirsi di autorità nelle campagne e quindi la scomparsa di tassazione (non supportata da prove) Wickham: la fine delle ville ha motivazioni culturali, tutte interne al sistema tardo-antico e deriva dalla militarizzazione della società. La corsa alle difese portò a un intenso drenaggio di risorse sottratte alla città e alla disponibilità dei privati.

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Bibliografia

G. P. Brogiolo (ed.), La fine delle ville romane: trasformazioni nelle campagne tra Tarda Antichità e Alto Medioevo, Mantova, 1996!

M. Valenti, ‘La Toscana tra VI e IX secolo. Città e campagna tra fine dell’età tardoantica ed altomedioevo’, La fine delle ville romane, cit., pp. 81–106.!

Ch. Wickham, ‘La chute de Rome n’aura plus lieu’, Le Moyen-âge, XCIX (1993), pp. 107–126.!

L. Canetti, ‘Introduzione e intervento al n° monografico “La caduta di Roma: «fine della civiltà» o fine del tardoantico? Una discussione con Bryan Ward-Perkins”’, Storica, 46 (2010)

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Lunigiana pre-romana

Necropoli di Ameglia – Cafaggio. Sponda destra del fiume magra, colline di Ameglia. Sepolcreti a incinerazione. Scoperte episodiche. Sviluppo dell'insediamento a partire dalla fine del IV sec. a.C. fino all'età augustea. Necropoli individuata nel 1976 per uno smottamento ai piedi della collina di Costa Celle. Ceramiche di importazione dall'area tosco-laziale.

Secondo Strabone i Greci chiamavano la foce del Magra il porto di Selene base marittima apprezzata dagli Etruschi. Un'ipotesi vede questo scalo di Ameglia costiture uno dei principali punti d'approdo.

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Villa del VarignanoEdificio residenziale di qualità elevata che riunisce le caratteristiche tipiche della villa rustica e quelle della villa marittima.

Il complesso è stato edificato in una posizione particolarmente favorevole: al fondo di una piccola valle ricca di acque, prospiciente il mare, circondata da un fundus coltivato a oliveto, con zone boschive e di pascolo.

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Villa del VarignanoI FASE – periodo sillano (inizio I secolo a.C.)

Pars urbana è costituita da due corpi rettangolari, A e B, adiacenti e non direttamente comunicanti. A: ala riservata al vilicus e alla sua famiglia.B: pensato per momenti di soggiorno, meditazione. Nella pars fructuaria si sviluppa il quartiere dei torchi oleari (torcularium)

II FASE - periodo primo imperiale (metà I secolo d.C.) Ristrutturazioni nel corpo A, con la creazione di un quartiere termale padronale. Lungo il lato nord-est vengono ricavate le latrine e realizzato un nuovo ingresso. Costruzione della grande cisterna per il funzionamento dei bagni. La cella olearia viene smantellata e l’area adibita a orto.

III FASE - fine IV inizi V secolo d.C. Grandi interventi al corpo B il cui impianto originario viene completamente stravolto, con la rasatura dei muri e con nuove soluzioni non riconoscibili.Tutto il blocco residenziale viene rialzato e ampliato verso il mare. Materiali vari testimoniano di una frequentazione ancora nel VI secolo. 

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Villa di Ameglia

Costruita tra il I secolo a.C. ed il IV secolo d.C., residenziale, strutturata su più terrazze degradanti verso il mare.

Ben conservato l’impianto termale privato, nell'ala orientale della villa. Il resto della villa si trova in stato di degrado.

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Luna - Luni dedotta nel 177 a.C. sul litorale dell’ampio bacino del porto, baluardo

militare nel momento conclusivo delle guerre fra Romani e Liguri Apuani. splendida civitas: fama e prosperità attraverso lo sfruttamento dei bacini

marmiferi, decretati da Tiberio proprietà imperiale; monumentalizzazione delle aree pubbliche e degli edifici religiosi e privati (Claudio Rutilio Namaziano, 414 d.C., Itinerarium de Reditu suo II, v. 63-68. 28].

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Luna - Luni fine IV secolo d.C.: sisma di notevole entità si abbatte sulla città; segue

un violento incendio e un’alluvione tra fine III secolo - inizi V, dopo il sisma si assiste a un’intensa attività di

ristrutturazione edilizia in ambito privato (vivacità economica) tra fine IV - inizi V: serie in interventi mirati a rimuovere le macerie e i

crolli seguiti al terremoto, ripristinando nuove quote insediative sui livelli del deposito alluvionale che ha seppellito la città imperiale sotto una coltre di oltre un metro di spessore.

fra l’età tardo antica e altomedievale, a fronte dell’abbandono di interi quartieri, altre aree sono recuperate e risanate con nuove edificazioni. Operazioni di sgombero e riuso dei materiali antichi si avviano in diversi cantieri cittadini correlati ai modi dell’abitare.

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Domus dei mosaici fine III-metà IV riqualificazione, tappeti musivi,

dove vengono proposti soggetti della tradizione ellenistica, rielaborati alla maniera africana (circolazione di modelli);

inizio V: un grande tappeto musivo orna il lungo vestibolo orientale con l’immagine del circo massimo di Roma

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Domus di Oceano - Ecclesiae

Dopo il sisma, sui resti della domus di Oceano si realizza un nuovo impianto residenziale

Aula absidata e un vano con pancali, identificata con una domus ecclesiae, legata allo svolgimento di attività liturgiche e comunitarie e rimasta in uso fino alla metà del V secolo quando viene edificata, sulle sue strutture, la basilica paleocristiana. Resti di pavimentazioni musive con decorazioni geometriche e floreali stilizzate.

La chiesa paleocristiana conosce una radicale ricostruzione intorno al VI secolo, pavimenti a mosaico delle due navate laterali

Luni diventa una civitas episcopalis, diocesi costituita nel pieno V secolo. Vescovi importanti.

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Cattedrale di S. Maria

tra l’ultimo quarto dell’VIII e gli inizi del IX la Cattedrale di Luni subisce una completa trasformazione nel settore orientale con l’inserimento di una cripta e avanzamento e innalzamento del piano pavimentale del presbiterio.

si tratta di una cripta semianulare, che ha il suo modello di riferimento nella cripta di San Pietro a Roma (fine VI - inizi VII secolo) e che ha larga diffusione in età carolingia.

Il ritrovamento di una fornace per la fusione di due campane attribuita al IX secolo conferma la avvenuta costruzione in questo periodo del campanile. Da un documento dell’879 sappiamo che la chiesa era dedicata a Santa Maria.

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Città che se n’è “ita”Indubbiamente città abbandonata; per molta parte della storiografia passata simbolo di decadenza e abbandono!

Cause indicate:!

la crisi della fascia costiera dovuta all’impaludamento progressivo e agli attacchi provenienti dal mare (Saraceni, Normanni);

la crescita di importanza della rete stradale terrestre, a cui si legherebbe l’incredibile fioritura di castelli e fortificazioni

l’estrema e per certi versi caotica frammentazione territoriale che l’incastellamento avrebbe prodotto;

la povertà e la disorganicità economica dell’area.

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Ma quando se n’è ita?Per tutto il XII secolo molti atti sono ancora redatti a Luni, presso il foro; Gli itinerari dei pellegrini per il XII secolo indicano Luni come tappa d’obbligo nel percorso di ritorno da Roma verso il nord Europa nel diploma di Federico Barbarossa al vescovo del 1185 la città ha mura, fossati e suburbi, è un centro amministrativo e giudiziario, area di mercato e di raccolta delle tasse indirette. il geografo arabo Idrisi nella seconda metà del XII secolo così la descrive: «Da Portovenere a Luni dodici miglia. La città di Luni è posta alla marina, ha campi da seminare e villaggi. Da questa a Bis (Pisa) quaranta miglia [..] or chi (per andare da Pisa a Roma) prende la via di terra va da Pisa alla città di Luni sul mare per quaranta miglia e da questa, per terra, a B.s.t.kh (Pistoia)» Due iniziative di popolamento nel XII: Asiano e Avenza

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Una decadenza complessa

Poco conosciuto il popolamento rurale nel periodo tardoantico nel versante marittimo della Lunigiana!

Poco conosciuta in genere l’occupazione romana della Lunigiana marittima e interna!

Certamente abbandono ma sulla lunga durata, per cause complesse e multiple!

Cruciale il rapporto col territorio che tuttavia non è ancora stato indagato

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Bibliografia

Silvia Lusuardi Siena, ‘Gli scavi nella Cattedrale di Luni nel quadro della topografa cittadina tra tarda antichità e medioevo’, in Mario Marcenaro, ed., Roma e la Liguria marittima: secoli IV-X. La capitale cristiana e una regione di confine (Istituto internazionale di studi liguri: Genova - Bordighera, 2003) pp. 195–202.

Silvia Lusuardi Siena, ‘Luni paleocristiana e altomedievale nelle vicende della sua cattedrale’, in ‘Luni paleocristiana e altomedievale nelle vicende della sua cattedrale’, Studi lunensi e prospettive sull ’Occidente romano. Atti del Convegno (Lerici 1985) (Centro Studi Lunensi: Luni, 1987) pp. 289–320.

Bryan Ward Perkins, ‘Luni : the decline and abandonment of a Roman town’, in H. McK Blake, ed., The Lancaster seminar: recent research in prehistoric, classical and Medieval archaeology (British archaeology reports: Oxford, 1978).

‘Luni and the “Ager Lunensis”, the rise and fall of a roman town and its territory’, Papers of the British School in Rome, 44 (1966), pp. 88–146.


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