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LA DEPRIVAZIONE SEMANTICA. UNA INDAGINE EMPIRICA …cognilab.disfor.unige.it/greco/pubblicazioni/41...

Date post: 22-Feb-2019
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LA DEPRIVAZIONE SEMANTICA. UNA INDAGINE EMPIRICA SULLA NASCITA DEL SENSO" SEMANTIC DEPRIVATION. AN EMPIRICAL INQUIRY ON MAKING SENSE Alberto Greco1 Dip. di Scienze Antropol. e Psicologiche (DISAP), Laboratorio di Psicologia, Università di Genova Introduzione La presente indagine intende proporre un nuovo paradigma speri- mentale per studiare le modalità con cui i soggetti manifestano l'esigenza di trovare un senso nelle esperienze che incontrano. Si propone di indaga- re la costruzione del significato in una particolare situazione di laborato- rio, che appare "senza senso" ai soggetti ma è allestita in modo da essere del tutto standard e ripetibile. Questa situazione, che verrà qui descritta in dettaglio, è caratterizza- ta dalla mancanza di un compito esplicitamente predeterminato e dal fatto che in gruppi diversi di soggetti viene favorita in diversa misura la fiducia nella possibilità di operare una costruzione di senso. A differenza di altri tipi di ricerca in cui è stato utilizzato materiale privo di senso (come nel caso delle sillabe senza senso con cui Ebbinghaus ha studiato la memoria t e che molti altri hanno usato per studiare altri processi cognitivi), in que- sto caso l'indeterminatezza non riguarda gli stimoli ma la situazione nel suo complesso. Un'altra differenza, più importante, consiste nel fatto che la situazione stessa non è priva di contesto (né presenta un contesto in- congruente) ma piuttosto ha un contesto debole, non coercitivo. Propo- niamo di definire questa situazione - in analogia con le classiche ricerche * I1 lavoro di cui qui sono presentati i primi risultati ha tratto origine da un programma di ricerca avviato da Giovanni Siri e a cui ha collaborato Giuseppe Spinelli. Oltre a loro, ringrazio E. Falce, F. Topino e M. Ciao per la collaborazione prestata nell'esecuzione dell'esperimento. La ricerca è finanziata con contributo CNR n. 94.04104.08. Indirizzare le richieste di estratti presso: Dipartimento di Scienze Antropologiche e Psicologiche (DISAP), Laboratorio di Psicologia, Università di Genova, Vico S. Antonio 517, 161 26 Genova. Ricerche di Psicologia, n. 4, vol. 21, 1997 81
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LA DEPRIVAZIONE SEMANTICA. UNA INDAGINE EMPIRICA SULLA NASCITA DEL

SENSO"

SEMANTIC DEPRIVATION. AN EMPIRICAL INQUIRY ON MAKING SENSE

Alberto Greco1

Dip. di Scienze Antropol. e Psicologiche (DISAP), Laboratorio di Psicologia, Università di Genova

Introduzione

La presente indagine intende proporre un nuovo paradigma speri- mentale per studiare le modalità con cui i soggetti manifestano l'esigenza di trovare un senso nelle esperienze che incontrano. Si propone di indaga- re la costruzione del significato in una particolare situazione di laborato- rio, che appare "senza senso" ai soggetti ma è allestita in modo da essere del tutto standard e ripetibile.

Questa situazione, che verrà qui descritta in dettaglio, è caratterizza- ta dalla mancanza di un compito esplicitamente predeterminato e dal fatto che in gruppi diversi di soggetti viene favorita in diversa misura la fiducia nella possibilità di operare una costruzione di senso. A differenza di altri tipi di ricerca in cui è stato utilizzato materiale privo di senso (come nel caso delle sillabe senza senso con cui Ebbinghaus ha studiato la memoria

t e che molti altri hanno usato per studiare altri processi cognitivi), in que- sto caso l'indeterminatezza non riguarda gli stimoli ma la situazione nel suo complesso. Un'altra differenza, più importante, consiste nel fatto che la situazione stessa non è priva di contesto (né presenta un contesto in- congruente) ma piuttosto ha un contesto debole, non coercitivo. Propo- niamo di definire questa situazione - in analogia con le classiche ricerche

* I1 lavoro di cui qui sono presentati i primi risultati ha tratto origine da un programma di ricerca avviato da Giovanni Siri e a cui ha collaborato Giuseppe Spinelli. Oltre a loro, ringrazio E. Falce, F. Topino e M. Ciao per la collaborazione prestata nell'esecuzione dell'esperimento. La ricerca è finanziata con contributo CNR n. 94.04104.08.

Indirizzare le richieste di estratti presso: Dipartimento di Scienze Antropologiche e Psicologiche (DISAP), Laboratorio di Psicologia, Università di Genova, Vico S. Antonio 517, 161 26 Genova.

Ricerche di Psicologia, n. 4, vol. 21, 1997 81

sulla deprivazione sensoriale (Bexton, Heron e Scott, 1954) e in conformità con l'ipotesi dell'esistenza di un bisogno di senso (Bruner, 1990) - come di "deprivazione semantica".

Presupposti teorici

I presupposti teorici della ricerca sono stati discussi più in dettaglio altrove (Greco, Siri, Spinelli, 1994). In questa sede ci limiteremo ad una sommaria trattazione.

La tematica di cui ci occupiamo è inquadrabile all'interno del pro- blema della costruzione soggettiva della realtà, su cui in tempi passati si è sviluppato un dibattito che ha coinvolto epistemologi (v. Arbib e Hesse, 1992 per una discussione), psicologi (Olivetti Belardinelli, 1974 e 1986), sociologi (Berger e Luckmann, 1966). Attualmente si assiste ad una ripre- sa di interesse per questo problema, dopo un periodo in cui sembrava es- sersi bloccato sulle soluzioni proposte in ambito cognitivista. L'approccio cognitivista ha avuto il merito di riportare la tematica della costruzione della realtà all'interno della ricerca empirica e di incentrare l'attenzione sulle modalità concrete di elaborazione, superando ogni riferimento gene- rico, vuoi a rapporti individuo-ambiente o individuo-società, vuoi a pro- cessi psico-fisiologici indefiniti. La sua tipica impostazione secondo la quale lo studio del soggettivo coincide con l'analisi di sequenze ordinate di stadi di elaborazione ha avuto notevole influenza.

Tuttavia, la ricerca empirica cognitivista è stata indirizzata verso uno studio per lo più formale dei processi cognitivi, nel senso che le mo- dalità di elaborazione contano più di ciò che è elaborato (i contenuti di conoscenza, i significati). Più che di una vera attività costruttiva, si è par- lato di elaborazione, che essenzialmente consiste nella manipolazione formale di rappresentazioni simboliche secondo certe regole. Dal punto di vista metodologico i problemi più discussi hanno riguardato essenzial- mente l'accesso da parte di un soggetto ai propri stati interni e l'affidabili- tà del resoconto pubblico relativo a tali stati (Nisbett e Wilson, 1977; Ericsson e Simon, 1984). In tale dibattito tuttavia non veniva mai messo in discussione un presupposto di base: che le esperienze soggettive siano "date", che esistano al di fuori di qualsiasi contesto, che siano lì pronte perché il soggetto vi acceda e le riferisca. Questo presupposto è stato anch'esso indubbiamente incoraggiato dalla tendenza cognitivista a privi- legiare lo studio di rappresentazioni per loro natura statiche (cfr. ad es. Bowers, 1991) e dal successo di teorie come quella dell'accessibilità o "disponibilità" di rappresentazioni mentali (Tversky e Kahneman, 1973) a cui si è fatto frequente riferimento per spiegare fenomeni diversi come la decisione, il ragionamento, l'attribuzione. Tali rappresentazioni mentali e le relative modalità di elaborazione sono apparse indipendenti da qualun-

que contesto, compresa la situazione in cui la maggior parte delle ricerche è stata fatta (il laboratorio). In buona sostanza, il soggetto è sembrato es- sere passivo, schiacciato dalla macchina elaborativa che ha dentro (cfr. Greco, 1995). In questo modo, parlare di "costruzione soggettiva" non è apparso possibile.

Negli ultimi tempi, tuttavia, si sta delineando una messa in discus- sione di tali presupposti e si reclama l'importanza di evitare che le espe- rienze interne siano considerate come dati senza contesto e di cercare di considerare la significatività del contesto per la persona. Queste tematiche sono state in particolare proposte da alcune correnti della psicologia sociale, come il costruttivismo sociale (Gergen, 1985) e la teoria delle rappresentazioni sociali (Farr e Moscovici, 1984), la teoria della mente discorsiva (Harrk e Gillett, 1994) e da alcune riflessioni di Bruner (Bruner e Haste, 1987; Bruner, 1990). Alcune di queste osservazioni critiche tornano a proporre in termini generici la necessità di ampliare gli orizzonti a fattori sociali o culturali (come fa lo stesso ultimo Bmner, 1996), in ma- niera difficilmente traducibile in ricerche empiriche. Ma proprio Bruner, fin dai tempi del New Look, è stato uno dei primi ad aver mostrato il biso- gno di significato, che si manifesta ad esempio nella pervasività della formulazione di ipotesi in contesti fuori dell'ordinario o nel trovare regole dove non ci sono (cfr. Bruner, 1973; Haste, 1987). E' interessante il fatto che oggi si tenda ad evidenziare sempre più quanto la categorizzazione vada al di là della semplice individuazione di regolarità. E, questa, la linea della prospettiva ecologica (Neisser, 1987), della teoria non-simbolica delle categorie (Harnad, 1987) e ciò che emerge dalla più recente ricerca sperimentale: si pensi al fenomeno delle "distorsioni di codifica che si autoperpetuano", per cui le regolarità individuate continuano ad influen- zare l'interpretazione di nuovi stimoli anche quando sono state sospese (Lewicki, Hill, Sasaki, 1989).

Il contesto

L'affermazione che la costituzione del significato non avviene al di fuori di ogni contesto è facilmente condivisibile, ma quando si tratta di precisare quali sono i contesti che vi influiscono e come tenerne conto le cose divengono più complesse. E' evidente che la scelta tradizionale di rendere il più possibile acontestuali le indagini non è stata dettata dal caso.

I1 contesto va inteso come l'insieme delle possibilità e dei vincoli che un soggetto ha in una determinata situazione. Con una grossolana semplificazione, si possono individuare due rilevanti tipi di contesto, che definiamo rispettivamente prossimale e distale. I1 contesto prossimale è quello che comprende tutti i vincoli connessi alla particolare situazione in cui un soggetto si trova; contesto distale è invece quello che incorpora i

vincoli legati alla sua storia personale, bio-psicologica e culturale. Si può ipotizzare che la costruzione del senso (come la maggior parte dei feno- meni psichici) scaturisca dall'interazione delle variabili che appartengono a questi due contesti.

L'adozione della metodologia sperimentale per uno studio della na- scita del senso, se non vuole essere acontestuale, non può tener conto del contesto in astratto, ma deve farlo di un contesto concreto. In altri termini, essa è possibile soltanto attraverso una delimitazione e definizione opera- tiva del contesto stesso. Nel caso di una situazione di laboratorio, il con- testo prossimale comprende le istruzioni, gli stimoli, il compito e qualun- que altra cosa avvenga, come ad esempio il fatto che lo sperimentatore sia simpatico o antipatico. I1 contesto distale comprende le conoscenze, le aspettative, le convinzioni circa i laboratori di psicologia, e migliaia di altre cose. Un'indagine che tenga conto contemporaneamente di tutte le variabili è semplicemente impossibile. E' indispensabile in ogni caso compiere una selezione di quelle giudicate più rilevanti, cioè includere gli aspetti del contesto effettivamente importanti per il fenomeno in esame. Ciò viene fatto nortnalmente attraverso il controllo o la manipolazione di alcune variabili e assumendo che gli eventuali effetti di tutte le altre va- riabili (intervenienti) siano controllabili statisticamente. Naturalmente in una situazione di laboratorio l'apporto di quel contesto che abbiamo chiamato distale (aspettative, valori, ecc.) può essere valutato solo indiret- tamente, attraverso il controllo degli aspetti prossimali.

Qualche volta, per studiare l'interpretazione soggettiva della realtà, vengono presentati stimoli ambigui o che possono avere interpretazioni diverse (un esempio paradigmatico è il ben noto Rorschach, 1921), oppu- re in condizioni di impoverimento percettivo (stimoli confusi, tachisto- scopici, subliminali, ecc.), o ancora facendo in modo che il compito de- scritto non coincida con quello reale (è il caso di alcune classiche ricerche di psicologia sociale come Asch, 1956 o Milgram, 1965). In tutti questi casi, però, più che la costruzione del senso ciò che viene in effetti studiato è l'attribuzione di senso, in quanto è sempre possibile valutare lo scarto fra quanto percepito dal soggetto e il significato "oggettivo", ci06 quello che più comunemente emerge ad una analisi intersoggettiva.

L'idea alla base della presente ricerca è invece che la costruzione possa essere meglio studiata manipolando non gli stimoli ma la situazione nel suo complesso. La situazione sperimentale viene presa per ciò che è (una situazione di laboratorio, appunto), in termini quasi ecologici, ma si cerca di agire sul contesto prossirnale, in modo da rimuovere quanto più possibile gli elementi direttivi presenti in essa e creare una sorta di vuoto semantico. Lo scopo è di analizzare con strumenti sia quantitativi che qualitativi le modalità di reazione e di orientamento in una tale situazione.

Per evitare fraintendimenti, è bene precisare che la nostra ricerca non si i? prefissa di creare una situazione assolutamente priva di senso

(cosa evidentemente impossibile sia dal punto di vista dei soggetti che degli stessi sperimentatori). Si è cercato invece di mettere a punto un setting che pur presentando ai soggetti, almeno in apparenza, caratteristi- che di conformità alle aspettative riguardanti ciò che si fa in un laborato- rio di psicologia, avesse anche caratteristiche di inusualità che, rendendo problematica l'attribuzione di un senso, potessero innescare un processo che consentisse di studiare tale attribuzione in itinere. I1 ruolo importante che la discrepanza rispetto alle aspettative ha nei processi cognitivi è or- mai ben documentato (vedi ad es. Bruner, 1990; Stangor e McMillan, 1992; Schank, 1979, che considera la difformità dalle attese come uno dei criteri essenziali per la comprensione e l'interesse di storie), così come è documentata la manifestazione di un'attività attribuzionale spontanea in caso di eventi inattesi (Weiner, 1985).

Impianto metodologico

Definizione del fenomeno e variabili indagate

I1 primo problema per un'indagine di questo tipo riguarda la precisa definizione del fenomeno indagato. Infatti non è chiaro quali variabili di- pendenti possano rispecchiare le esperienze soggettive legate alla "costruzione del senso". In un contesto sperimentale, ciò si traduce poi nel problema metodologico di quali indicatori empirici scegliere per tali variabili.

Due possibili aspetti del fenomeno, connessi ma diversi, sono: a) lo sperimentare una situazione come significativa tout court. Da

questo punto di vista occorre rilevare aspetti verbali e comportamentali che esprimano il grado di convinzione che la situazione ha un senso;

b) attribuire ad una situazione uno specifico senso. Riguardo a que- sto aspetto, anche se si può rilevare ovviamente quale senso sia stato at- tribuito, la strada di maggiore interesse - quella che in effetti abbiamo se- guito nella nostra ricerca - è individuare, sempre attraverso l'esame di pattern di elementi verbali e comportamentali particolarmente rilevanti, gli stili individuali seguiti nel conferire senso e le dimensioni connotative dell'esperienza.

E' a questa ridefinizione operativa che ci riferiremo nel prosieguo con l'espressione "costruzione del senso". Gli specifici fatti empirici, di cui ci siamo avvalsi per la rilevazione delle variabili qui menzionate in termini generali, saranno esposti nella parte relativa alla metodologia di analisi dei dati.

Le scelte da noi compiute non sono naturalmente le uniche possi- bili. Ad esempio, accanto a questo tipo di analisi ne sono possibili altre di natura più interpretativa, come quelle che si potrebbero fare, seguendo le indicazioni di Bruner (1987, 1990), attingendo a protocolli narrativi rela-

tivi all'esperienza compiuta. Come si è detto, ci interessa considerare anche la relazione fra que-

ste variabili e fattori contestuali più ampi. Fra i numerosi che avrebbero potuto essere presi in considerazione, abbiamo focalizzato la nostra ana- lisi su due in particolare.

I1 primo riguarda l'affidamento che i soggetti pongono in generale nelle proprie capacità di costruire un senso. Si tratta di una variabile di personalità che riguarda le differenze individuali circa l'"attribuzione del controllo" (locus of control) a se stessi (interno) o alla situazione (esterno) (Rotter, 1966). In un'ottica pertinente al contesto "distale", appare infatti legittimo chiedersi se la costruzione del senso in una situazione di depri- vazione semantica sia legata o no ad una valutazione soggettiva della pos- .

sibilità di personale controllo della situazione. Lo stesso Rotter (1966, 1975) proponendo il concetto di locus of control aveva ipotizzato che le aspettative di controllo abbiano la massima influenza in situazioni ambi- gue, nuove o difficili.

L'altro fattore è relativo allafiducia che i soggetti hanno di poter costruire un senso in quella specifica situazione. Questa variabile, perti- nente al contesto "prossimale", può essere manipolata fornendo diretta- mente ai soggetti informazioni di tenore diverso sulla loro personale capacità di corrispondere ai requisiti richiesti dalla situazione stessa.

Descrizione della situazione

Anche se l'impianto metodologico adottato è quello usuale, la si- tuazione presentata differisce da quella della maggior parte degli esperi- menti psicologici per il modo in cui si caratterizzano le istruzioni e il compito. In iina situazione sperimentale, di norma, le istruzioni devono essere il più possibile chiare ed esplicite, visto che hanno la funzione di descrivere ai soggetti il compito, cioé cosa ci si aspetta che facciano. Nel nostro caso, invece, la situazione non offre la possibilità di una interpre- tazione univoca, ma con il vantaggio di rimanere in un contesto oggetti- vamente standardizzato e ripetibile.

Per ottenere questo setting sperimentale, abbiamo fatto ricorso alla seguente tecnica. Si è fatto riferimento ad un compito da eseguire ma si è .

comunicato ai soggetti che le istruzioni sarebbero state fornite sotto forma di stimoli acustici subliminali. Al posto di questi stimoli, invece, in realtà è stato presentato del semplice rumore bianco misto con fonemi casuali non intellegibili.

I soggetti, a cui nel momento del reclutamento è stata somministrata una scala di locus of control, sono stati divisi casualmente in tre gruppi. Coloro che appartenevano al gruppo A ricevevano, ad un finto test di per- cezione subliminale, risultati che indicavano una loro particolare recettivi- tà verso gli stimoli subliminali; i membri del gruppo B risultavano invece

particolarmente non condizionabili da tali stimoli. I1 commento letto dallo sperimentatore presentava gli esiti, in entrambi i casi, come dimostrazione da parte del soggetto di qualità personali positive (per il gruppo A il ter- mine usato era sensibilità, non "dipendenza dagli stimoli subliminali"; per il gruppo B indipendenza, non "insensibilità"). Ciò è stato fatto al fine di incoraggiare i soggetti, evitando di indurre una componente di ansia nella prova o che si sentissero giudicati negativamente. Il gruppo C (di control- lo) non è stato sottoposto a questo test. In questo modo veniva controllata la valutazione da parte dei soggetti circa la possibilità di trovare un senso nella situazione sulla base di proprie personali capacita. Per brevità chia- meremo fiducia questa variabile: si osservi che essa non fa riferimento solo a un fattore affettivo ma anche cognitivo-razionale. Volendo espri- mere in termini proposizionali l'idea che la manipolazione intendeva stabilire, nel gruppo A essa era "potrei sapere", nel gruppo B "non posso sapere", nel gruppo C "non so".

Lo pseudo-compito, svolto dai soggetti in coppia, consisteva in una interazione di fronte ad un computer predisposto in modo da fornire, ad ogni pressione di qualunque tasto, la stessa sequenza di lettere, numeri o macchie, identica per tutti i soggetti. In alcuni casi, comparivano mes- saggi indicanti che era stata compiuta una scelta "non congruente con gli scopi dell'esperimento", allo scopo di dare l'impressione che il presunto compito implicasse scelte corrette o errate.

Si è scelto di far interagire due soggetti allo scopo di stimolare la produzione di scambi verbali e comportamentali - rivelatori dei processi seguiti - in condizioni più naturali e meno intrusive del semplice thinking aloud individuale (cfr. Ericsson e Simon, 1984, per le difficoltà di quest'ultima tecnica). I due soggetti che costituivano la coppia sottoposta alla prova erano trattati allo stesso modo per quanto riguarda la fiducia e sono stati scelti in modo tale che fossero il più possibile omogenei per quanto riguarda il locus of control.

Il trattamento i1 più possibile uniforme dei due soggetti costituisce una ovvia limitazione per un'eventuale analisi dei protocolli dal punto di vista dell'interazione nella coppia, ma è stato adottato sia per semplificare il piano sperimentale sia in considerazione dei motivi metodologici appe- na esposti che hanno indotto a costituire le coppie. Perciò in alcune analisi che, come vedremo, sono state compiute sulle situazioni più che sui sin- goli, le coppie sono state considerate come un unico soggetto.

Al termine della prova i soggetti, di nuovo individualmente, davano una definizione dell'esperienza appena trascorsa mediante un differenziale semantico, e venivano infine invitati a rispondere ad un questionario strutturato, con risposte aperte, sullo stesso tema. L'ultima parte di quest'ultimo era completamente aperta. Nel complesso il questionario costituiva uno stimolo ad una vera e propria narrazione guidata. Si è scelta questa forma di compromesso basandosi sui risultati di un esperi-

mento pilota, che avevano rivelato come meno produttiva una richiesta di narrazione dell'esperienza del tutto aperta. In particolare si è inteso foca- lizzare le risposte su punti che erano comunque emersi come rilevanti nell'esperimento pilota, ed evitare che il protocollo risentisse eccessiva- mente delle differenze individuali nella determinazione a rispondere e nelle capacità espressive.

Metodo

Soggetti

Reclutamento. I1 campione era composto da 126 soggetti, studenti . universitari volontari, ignari della natura della ricerca. In fase di recluta- mento, ai soggetti è stata somministrata individualmente la scala di locus of control conosciuta come Nowicki-Strickland per adulti (Nowicki e Duke, 1974). La scala, da noi tradotta, è composta da 40 domande, relati- ve a credenze, con possibile risposta SIINO (vedi Appendice 1). I1 pun- teggio può variare da O a 40 (maggiore il punteggio, più esterno il luogo del controllo). Ciò è servito, oltre ad avere ovviamente informazioni riguardanti questa variabile di personalità, anche a indurre un maggior interesse a partecipare all'esperimento.

Distribuzione dei soggetti. Per quanto riguarda il locus of control, che nel nostro campione ha assunto punteggi da 4 a 28 (m = 12.28; = 4.09), abbiamo raggruppato i Ss. in tre gruppi:

Locus of control Esterno 14-28 Medio 11-13 Interno 4-10 33.3

126 100.0

La seguente tabella riporta il modo in cui sono stati distribuiti casualmente i Ss. nelle tre condizioni di fiducia in seguito all'accoppiamento per punteggi di locus non distanti più di 4 punti (l ).

Fiducia ->

Locus of Contro1 Esterno Medio Interno Totale

Alta (A)

21 10 19 50

Bassa (B)

14 .

16 16 46

Contr.

(C)

9 14 7

30

Totale

44 40 42

126

Procedura

Presentazione. All'inizio della seduta vera e propria, la ricerca è stata presentata ai soggetti come riguardante la percezione subliminale, fenomeno di cui è stata data una succinta spiegazione nelle prime istru- zioni scritte. Tali istruzioni informavano anche i partecipanti circa lo svolgimento dell'esperimento, indicando che sarebbero stati sottoposti prima di tutto ad un test avente lo scopo di misurare la loro personale ca- pacità di percezione subliminale. La parte successiva delle istruzioni fa- ceva riferimento ad altre informazioni che sarebbero state comunicate in seguito.

Manipolazione dellafiducia. Questa parte si è svolta in forma indi- viduale e consisteva in un apparente test di percezione subliminale, in realtà manipolato dallo sperimentatore.

A ciascun soggetto era richiesto di mettere le cuffie ed ascoltare degli stimoli definiti "subliminali" (vedi Appendice 2). In realtà veniva presentato rumore bianco inframmezzato da fonemi non intellegibili. La prova era divisa in tre parti. Nella prima i1 soggetto doveva indicare, per ciascuno stimolo, la parola che credeva di aver riconosciuto contrasse- gnandola in una lista di 12 parole prestampate sul foglio di risposta. Ve- niva presentata una sequenza di 6 stimoli, di durata variabile fra 1170 e 1750 msec e di lunghezza crescente da tre a otto lettere. Nella seconda parte venivano presentati tre stimoli, di durata compresa fra 760 e 1400 msec; dopo ogni stimolo il soggetto doveva scrivere direttamente la paro- la che gli sembrava di aver udito. Nella terza parte, infine, anch'essa composta da tre rumori, di durata compresa fra 3 110 e 4780 msec, il soggetto doveva indicare il "numero di stimoli" uditi.

L'esito della prova veniva elaborato immediatamente. Lo stesso soggetto leggeva il foglio di risposta allo sperimentatore che inseriva i dati su un computer. Al termine dell'immissione delle risposte, dalla stampante usciva un modulo sul quale venivano riportate, accanto alle ri- sposte date dal soggetto, quelle "corrette", in modo tale che fosse lo stesso soggetto a ricavare il proprio punteggio. Si è proceduto in questo modo allo scopo di presentare i risultati in maniera meno impersonale e rendere più credibile la valutazione coinvolgendo lo stesso soggetto. Nel frattem- po sul monitor dello sperimentatore - visibile al soggetto - comparivano messaggi molto tecnici relativi all'elaborazione in corso e poi una serie di codici ed elaborazioni grafiche di difficile comprensione ma di effetto suggestivo. Appariva infine in basso sullo schermo il seguente messaggio (le parti fra le parentesi quadre erano alternative a seconda del gruppo - quanto detto a proposito delle aspettative era uguale per tutti): "Considerazioni. Il soggetto presenta elevate qualità [di indipendenza da ogni stimolo sublirninale] [di sensibilità verso gli stimoli subliminali] - Aspettative. I valori del quadro di Ramoc ed il gradiente psicoattitudinale

lasciano presupporre una forte presenza del fattore Hj. Dovrebbero quindi risaltare aspetti intuitivi e creativi nel resoconto scritto del soggetto." Le considerazioni venivano lette in presenza del soggetto, senza ulteriori commenti.

Ai soggetti appartenenti al gruppo A sono stati forniti risultati posi- tivi (9 risposte corrette su 12), che indicavano una estrema sensibilità agli stimoli subliminali; a coloro che appartenevano al gruppo B, invece, sono stati presentati risultati molto scadenti (1 risposta corretta su 12) come indicazione della loro indipendenza da qualsiasi influenza sublirninale. I1 terzo gruppo di soggetti, di controllo (C), non è stato sottoposto a questa fase e quindi non ha subito alcuna influenza.

Pseudo-istnizioni. Nella fase successiva i soggetti sono stati esami- nati a coppie e la seduta è stata videoregistrata tramite una telecamera non visibile. Le coppie erano formate in modo tale che avessero punteggi di locus of contro1 il più possibile simili (si è fatto in modo che la distanza fra i due punteggi non fosse superiore ad 1 ) e che - per quanto riguarda la fiducia - appartenessero allo stesso gruppo (A, B o C).

Le istruzioni scritte presentate a questo punto erano molto generi- che: in sostanza informavano i soggetti che le vere istruzioni sul compito sarebbero state trasmesse in forma subliminale in cuffia e che poi essi avrebbero dovuto "svolgere il compito con l'ausilio della tastiera". Al posto degli stimoli subliminali che avrebbero dovuto contenere le istru- zioni veniva tuttavia presentato del semplice rumore bianco, inframrnez- zato da fonemi casuali non intellegibili, per una durata di 28 secondi.

Pseudo-compito. Dopo la presentazione delle presunte istruzioni subliminali, si offriva ai soggetti l'opportunità di interagire fra loro di fronte ad un computer che forniva risposte apparentemente connesse all'uso della tastiera ma che in realth ad ogni pressione di un qualunque tasto (passo) mostrava gli stessi identici stimoli, nella stessa sequenza, a tutti i soggetti indipendentemente dal tasto premuto.

In particolare, la prova era divisa in due parti: nella prima, che comprendeva una sequenza prestabilita di 50 passi, ogni volta appariva o scompariva sul monitor in varie posizioni una lettera o numero di diverso colore; nella seconda, che comprendeva 94 passi, la stessa cosa avveniva per fitte aggregazioni di punti che costituivano percettivamente delle macchie di diverso colore. Lettere, numeri e macchie erano del tutto iden- tici, anche riguardo a colori e posizioni, per tutti i soggetti. Fra la prima parte e la seconda appariva il messaggio: "La prima sezione del pro- gramma è stata superata con successo". Ad alcuni passi prestabiliti della sequenza (passi 8 e 28 nella prima parte; 21,28,58 e 81 nella seconda parte), anch'essi uguali per tutti, appariva una finestra, che si sovrappone- va in trasparenza sullo schermo esistente, recante il messaggio "Questo tipo di scelta non è coerente con ciò che si propone il presente program- ma. Provare una diversa alternativa". La finestra col messaggio scompari-

va al passo successivo. Alla conclusione dello pseudo-compito appariva il messaggio "La seconda sezione del programma è stata superata positivamente".

Differenziale semantico. Ai soggetti, di nuovo individualmente, è stato successivamente somministrato un differenziale semantico per defi- nire l'esperimento (Scegli tra la seguente lista di aggettivi quelli che secondo te possono meglio caratteriuare il nostro esperimento). La scala, contenente 28 coppie di aggettivi, è stata costruita a 6 punti, eliminando il punto centrale in modo da obbligare l'inclinazione verso una delle due polarità. Era presente un esempio relativo alla prima coppia di aggettivi (sensibilelinsensibile): 1 Molto sensibile, 2 Sensibile, 3 Poco sensibile, 4 Poco insensibile, 5 Insensibile, 6 Molto insensibile. Per la lista delle cop- pie di aggettivi utilizzati v. Tav. 1.

Questionario. In conclusione è stato chiesto ai soggetti, sempre in- dividualmente, di rispondere alle domande contenute in un questionano a risposte aperte (v. Tav. 2). Lo sperimentatore motivava verbalmente la ri- chiesta affermando che, trattandosi di un esperimento nuovo, quindi da perfezionare, sarebbe stato utile avere alcune indicazioni per migliorarlo. Sul questionario era riportata la seguente frase: "In quest'ultima fase è importante che tu risponda in modo esauriente alle domande del questio- nario. Il tuo punto di vista potrà essere d'aiuto a noi, nel perfezionare l'esperimento, e ad altri studenti nel comprenderne il significato".

Debriefing post-sperimentale. La natura e gli scopi della ricerca hanno richiesto l'uso di storie di copertura e l'inganno dei soggetti. Ciò non avrebbe potuto essere in alcun modo evitato senza compromettere l'esito dell'indagine stessa. Si è posta tuttavia ogni cura nell'accertarsi che i soggetti non fossero danneggiati da questa procedura. Lo stesso esame dei questionari finali rivela che nessun soggetto si è sentito ingan- nato, almeno a livello di consapevolezza. A tutti i soggetti è stato detto che lo scopo dell'esperimento non riguardava le loro capacità personali e

Tab. 1 - Differenziale semantico

Sensibile Forte Isolato Allegro Soggettivo Veloce Freddo Significativo Istruito

Insensibile Debole Socievole Triste Oggettivo Lento Caldo Insignificante Ignorante

Personale Impersonale Disordinato Metodico Proprio Altrui Affascinante Rozzo Indeciso Deciso Indifferente Ambizioso Vicino Lontano Costante Incostante Profondo Superficiale

Chiaro Scuro Taciturno Loquace Ricco Povero Comprensibile Incomprensibile Calmo Nervoso

Impulsivo Riflessivo Rigido Flessi bile Interessante Noioso Onesto Disonesto Banale Originale

che le prestazioni che avevano esibito durante l'esperimento, positive o negative che fossero loro sembrate, sarebbero state valutate solo in rela- zione al gruppo a cui essi appartenevano ai fini del trattamento. Infine, al termine della ricerca, è stata indetta una riunione di debriefing alla quale sono stati invitati tutti i partecipanti che lo desiderassero, durante la quale sono stati spiegati dettagliatamente gli scopi e la reale natura dell'indagi- ne, e i motivi per i quali è stato necessario fare uso di stratagemmi.

Tab. 2 - Questionario

1. Che cosa ti aspettavi da questo esperimento? 2. Descrivi le eventuali discrepanze tra le attese e ciò che effettivamente è successo 3. Quali conoscenze precedenti avevi sul tema dell'esperimento? Se non ne sapevi nulla, che cosa immaginavi? 4. Ti sei sentito a tuo agio? Racconta il tuo stato d'animo. 5. Quale effetto ti hanno fatto gli stimoli? 6. Pensi di avere svolto il compito in modo adeguato'? 7. In che modo pcnsi di aver seguito le indicazioni subliminali'?

8. Se dovessi raccontare qual 5 il significato di questo esperimento C perché era così congegnato, cosa diresti? 9. Riempi queste righe scrivcndo qualunque cosa ti sia passata per la mente

Risultati e discussione

Metodo di anulisi dei dati

Si è già accennato alla difficoltà di tradurre un fenomeno in appa- renza così sfuggente e indefinibile come il "senso" in precise variabili di- pendenti. Sulla scorta delle considerazioni teoriche svolte nell'introduzio- ne, tuttavia, si può affermare che in realtà I'individuazione di misure di- pendenti è un momento importante, ma non esclusivo, della definizione del fenomeno oggetto della nostra indagine. Allo scopo di distinguere chiaramente dal punto di vista metodologico piani che non possono essere confusi, abbiamo determinato tre livelli di analisi della situazione che è stata descritta.

I1 primo livello, che definiamo analitico, i? il più vicino al punto di vista sperimentale canonico. A questo livello, oltre alle usuali semplici rilevazioni descrittive, è possibile un'analisi multivariata volta a mettere in relazione alcuni indicatori di senso - definiti operativamente - con la dimensione di personalità che è stata osservata (attribuzione del controllo) da una parte e dall'altra con il grado di fiducia conseguente alla manipo- lazione che abbiamo operato.

I1 secondo livello, che definiamo sintetico, concerne il modo in cui

si manifestano regolarità verbali o comportamentali nel corso del proces- so di costruzione del senso. L'obiettivo di questa indagine è di evidenzia- re stili, individuali e generali, di reazione alla situazione di deprivazione semantica. Questo tipo di analisi, comunque basato su dati quantitativi, non è incompatibile con il precedente, in quanto gli stili individuati pos- sono successivamente essere messi in relazione con le variabili controllate riguardo al soggetto e alla situazione.

I1 terzo livello a cui i nostri dati possono essere letti è di natura più qualitativa o interpretativa, e può far uso di metodi mutuati dall'indagine clinica. Ad esempio è possibile, per ricostruire il vissuto dei soggetti, in- terpretare le scelte compiute nel corso della situazione di deprivazione semantica come elementi che rivelano stati emozionali o dimensioni di natura affettiva. E' anche possibile considerare le risposte alle domande aperte del questionario come narrazioni guidate, analizzabili con metodi ermeneutici o clinici.

Nel presente resoconto ci limiteremo a presentare alcuni risultati che rientrano esclusivamente nei primi due livelli, lasciando a successivi lavori l'esposizione di ulteriori risultati e l'eventuale approfondimento di altre modalità di analisi.

Nell'esposizione degli elementi ernpirici presi in esame per la de- scrizione della ricerca di senso e delle manifestazioni psichiche ad essa connesse occorre distinguere fra indicatori oggettivi e indicatori della consapevolezza soggettiva, Infatti è evidente che le due dimensioni non necessariamente coincidono. Fra i documenti a nostra disposizione, la re- gistrazione video costituisce la fonte per l'analisi oggettiva dei compor- tamenti e delle verbalizzazioni dei soggetti, il differenziale semantico uno strumento per l'esplorazione delle dimensioni connotative dell'espe- rienza, C infine il questionario l'accesso alla "ricostruzione" soggettiva fatta post-hor dai soggetti.

Misure dipendenti e analisi multivariata

Registrazione video. Le videoregistrazioni sono state esaminate in maniera indipendente da tre giudici ignari degli scopi e dell'irnpianto della ricerca. A ciascun giudice è stato detto che il filmato riproduceva ciò che avevano detto e fatto dei soggetti che "dovevano risolvere un pro- blema presentato al computer". La visione partiva dal momento in cui i soggetti avevano terminato di udire le pseudo-istruzioni e si toglievano le cuffie e terminava quando sul monitor dei soggetti appariva il messaggio indicante la fine della I1 parte dello pseudo-compito. La valutazione è stata riferita ad unità di tempo pari a un minuto.

Per ciascuna unità di tempo i giudici hanno attribuito un punteggio graduato relativamente alle seguenti dimensioni concepite come scale: (v.

tav. 3 per i punteggi attribuiti; in seguito sarà fatto riferimento alle varia- bili usando i nomi indicati in corsivo): quanto la strategia nell'affrontare la situazione è apparsa definita; quanto i Ss. hanno manifestato convinzione nelle scelte compiute durante lo pseudo-compito; il grado di collaborazione manifestato dai Ss. durante I'interazione.

Una quarta dimensione era invece di natura categorica e riguardava l'attribuzione delle difJicoltù incontrate nella situazione al tipo di stimoli presentato dal computer o ad errori propri, del compagno o di entrambi. Veniva attribuito un punto ogni volta che, nell'unità di tempo considerata, i Ss. facevano esplicite osservazioni o commenti che esprimevano un'attribuzione rientrante in una di queste quattro categorie.

Veniva anche annotato quanti minuti durasse lo stato di disorienta- mento iniziale, cioé la fase in cui i due soggetti non sono ancora giunti alla definizione di un accordo, esplicito o implicito, su cosa fare nella si- tuazione. I1 periodo di impegno è ottenuto sottraendo il periodo di diso- rientamento dalla durata totale dell'osservazione. E' stato infine rilevato il verificarsi di alcuni eventi particolari: le richieste di aiuto allo sperimenta- tore, l'espressione di sospetti nei confronti dell'impostazione dell'esperi- mento, l'uso dell'ironia nei commenti verbali, la dominanza eccessiva di uno dei due soggetti sull'altro. Era possibile prendere nota in maniera distinta di ogni eventuale verificarsi di tali fatti nel corso della seduta, ma era ammessa una unica annotazione per ogni unità di tempo.

Tav. 3 - Codifica delle videoregistrazioni

Variabili continue: - Periodo di disorientamento e di impegno - Grado di definizione della strategia: O fase di orientamento iniziale; 1 non

affrontano la situazione; 2 affrontano senza uno specifico progetto; 3 formulano ipotesi esplicite.

- Grado di convinzione con cui i Ss. manifestano fiducia in cib che fanno: - O assente; I basso; 2 medio; 3 alto.

- Grado di collaborazione manifestato dai Ss. nell'interazione: - O assente; 1 basso; 2 medio; 3 alto.

Il punteggio di ciascun giudice per la strategia t stato ricavato calcolando la media dei punteggi attribuiti nel periodo di impegno, mentre per le altre due variabili è stata calcolata la media dei punteggi attribuiti nella durata complessiva di osservazione.

Variabile categorica: Tipo di attribuzione delle dif/icoltà riscontrate nella situazione: - l al computer; 2

- al compagno; 3 a se stessi; 4 alla coppia.

Delle valutazioni espresse dai tre giudici per le variabili continue è stato determinato il valore medio e per quella categorica il valore prevalente, cioé il numero di volte in cui una dimensione è stata rilevata concordemente da almeno due giudici. L'attendibilità inter-giudici è stata alta (r medio 0.45, p<0.001).

Per rendere possibile l'analisi delle videoregistrazioni anche in relazione alla variabile del locus of control, in considerazione del fatto che i due Ss. avevano un punteggio diverso (per quanto, come si è visto, fosse ammesso uno scarto massimo di 4 punti) per ogni situazione si è considerato il punteggio medio dei due soggetti. Sono risultate 22 situazioni di locus interno (punt. medio compless.=8.50), 23 intermedie (m=12.21), 18 di locus esterno (m=16.72).

La durata media della fase di disorientamento è stata di circa 1 minuto, con punte fino a 4 minuti. In circa metà delle situazioni (30 su 63) i1 periodo di disorientamento è stato pressoché nullo. In questi casi in cui si è raggiunto immediatamente un orientamento comune su come affrontare la situazione (Ol), rispetto agli altri casi (02), si nota una strategia più definita (mo 1=2.17, mo2=2.04; t(61)=2.20, p=.03), un maggior grado di convinzione (1n01=1.85, mo2=1 .47; t(61)=2.97, p=.004) e di collaborazione fra i soggetti (moi=2.01, mo2=l.62; t(61)=2.07, p=.04).

Queste situazioni in cui il periodo di disorientamento si è risolto rapidamente però non sono quelle di fiducia positiva, in cui anzi il periodo di disorientamento è stato più lungo. L'incrocio fra le due condizioni di orientamento rapido/disorientamento e le tre condizioni di fiducia (A, B, C) mostra una netta prevalenza di casi (2.3 o) per gli incroci Blorientam. rapido e Ndisorientarn. Non ci sono differenze per il gruppo C (X2 (2) = 5.96, p=.05). [Le analisi delle cross-tabulation, qui come in seguito, si basano sull'esame, nelle singole celle, dei residui (scarti fo-ft) standardizzati e normalizzati più alti (superiori ad lo)]. Evidentemente, coloro che ritengono di avere gli strumenti per far fronte alla situazione si dispongono a coordinare le proprie risorse e sono più incerti nel decidere clie cosa fare; coloro che sembrano agire in modo più rapido, convinto, collaborativo sono in realtà quelli che sapevano di non avere accesso alle istruzioni.

L'impegno profuso (cioé la durata della seduta, che riflette quantitativamente i tentativi di costruzione del senso) non è risultato connesso direttamente con la manipolazione della fiducia, ma è stato mediato dai fattori personali di attribuzione del controllo: la durata media per i Ss. a locus esterno (18 situazioni) è stata di 8.11 minuti, per gli intermedi (23 sit.) di 9.30 minuti, per quelli a locus interno (22 sit.) di 11.36 minuti. 11 confronto fra gli estremi è statisticamente significativo (t (38)=2.33, p=.02). Cib indica, in generale, che coloro che dipendono più dalle circostanze in una situazione di deprivazione semantica tendono a

rinunciare più facilmente alla ricerca di senso, mentre chi attribuisce il controllo a se stesso è più tenace in questa ricerca. La convinzione risulta essere un effetto spiegabile solo con l'interazione di locus e fiducia (v. tab. 1).

E' interessante notare, esaminando come il dato generale di personalità si sia combinato con la manipolazione del contesto prossimale (v. tab. 2), che per l'impegno e la convinzione si ha un pattern molto simile. Nelle situazioni a locus interno l'induzione di una scarsa fiducia abbassava il livello di convinzione e di impegno; nelle situazioni a locus esterno, invece, impegno e convinzione erano più bassi in entrambi i gruppi in cui veniva manipolata la fiducia (A e B) rispetto al gruppo di controllo (C); è particolarmente anomalo il basso valore di impegno e convinzione per i soggetti del gruppo A dal locus esterno. La manipolazione della fiducia, dunque, ha avuto maggiori effetti, in positivo e in negativo, in combinazione con l'attribuzione interna del controllo; ha avuto meno effetto su coloro che erano comunque meno inclini a ritenere controllabile la situazione.

Tab. 2 - Valori medi di impegno e convinzione rispetto a locus efiducia

Per quanto riguarda l'attribuzione delle difficoltà, l'attribuzione nettamente prevalente è stata al computer che generava gli stimoli. In relazione alla variabile di personalità è emerso un risultato sorprendente rispetto a quanto ci si poteva attendere ad un'analisi superficiale: l'attribuzione al computer è stata più alta nelle situazioni a locus interno (punteggi medi attribuiti: gruppo locus interno=1.50, locus esterno=0.61; t(38)=1.91,~=.06). Ciò sembra costituire una difesa, simile a quanto accade nella dissonanza cognitiva: coloro che sono soliti attribuire a se

stessi il luogo del controllo, in una situazione critica come quella di "deprivazione semantica" tenderebbero invece ad attribuire all'esterno le cause di insuccesso. In relazione alla fiducia, ferma restando la prevalenza di attribuzione al computer, nel gruppo B si è riscontrato un valore molto basso di attribuzione della responsabilità a se stessi (m=0.22) e una maggiore tendenza ad attribuirla al compagno (m=0.56) (t(22)=2.15, p=.04), cosa che invece non si verifica quando la fiducia è alta (i valori medi sono rispettivamente 0.40 e 0.44). Ricordiamo che i soggetti ignoravano che il loro partner fosse stato sottoposto al loro stesso trattamento. Questo fatto suggerisce che la convinzione di non avere gli strumenti idonei per la ricerca di senso può spingere ad appoggiarsi di più agli altri.

Fra gli eventi particolari, è emersa una incidenza di sospettosita particolarmente bassa nel gruppo B rispetto al gruppo A (punteggio medio A=0.36; B=0.04; t (46)=1.72, p=.08) e, in misura minore, rispetto al gruppo di controllo (C=0.26). Anche l'uso dell'ironia è stato più basso nel gruppo B e molto più alto nel gruppo di controllo (A=0.12; B=0.04;C=0.80), F(2,60)=5.94, p=.004. Ciò si spiega considerando che, essendo il gruppo B stato indotto ad avere bassa fiducia nelle proprie capacità di percezione subliminale, poteva ritenere la situazione di incomprensibilità più naturale ed era meno indotto a commenti improntati a scetticismo ed ironia. Chi, da parte sua, non aveva possibilità di inserire in un contesto razionale l'esperienza, come il gruppo di controllo, esprimeva il disagio attraverso uno stile più aggressivo rivelato dai commenti ironici.

Fig. 1 - Profili al differenziale semant'ico. i- - - - WWW"--+ I -

- - l- 7-

sigiiiilcativo

profondo 1 - l l

inipiilrivo I

' il4 C

U a

I .A

Gsn

Differenziale semantico. E' stato ricavato il profilo medio, sia generale che relativo ai vari gruppi (in fig. 1 sono mostrate le scale con punteggi più elevati; è indicato l'aggettivo prevalente nella bipolarità). E'stata compiuta I'ANOVA sulle medie relative alle diverse scale nei gruppi. Sono state inoltre elaborate analisi fattoriali separate per i vari gruppi oltre a quella basata sulle scale di tutti i soggetti.

L'ANOVA (procedura SPSSIONEWAY) calcolata sulle d i f fa~nze nei punteggi medi di ciascuna scala per i tre gruppi (A, B, C ) ha dato differenze significative per gli aggettivi elencati nella seguente tavola. E' stata compiuta un'analisi post-hoc con il procedimento LSD; sono contrassegnate le medie diverse al livello .05: l'asterisco indica la media che risulta diversa dalle altre due; il segno A le medie che sono diverse tra loro.

polarità

sensibile soggettivo freddo significativo istruito pcrsonale metodico proprio affascinante vicino costante profondo scuro impulsivo flessibile incomprensi h. interessante onesto originale

Come si vede, il gruppo che ha definito in modo nettamente diverso l'esperienza è stato quello di controllo, che la vede fra l'altro meno soggettiva, meno propria, meno vicina, meno profonda, più incomprensibile, meno interessanteloriginale. I1 gruppo dalla fiducia alta (A) si distingue dagli altri in quanto ha esperito la situazione come più sensibile, calda, significativa, personale; il gruppo dalla fiducia bassa (B) come meno flessibile (forse nel senso di monotona) ma anche meno scura, in quanto solo in questo gruppo la chiarezza non era attesa e l'oscurità

poteva essere data per scontata. L'analisi fattoriale (anal. componenti principali, matrice ruotata con

metodo Varimax), eseguita separatamente per i diversi gruppi, consente di individuare le dimensioni definite nella tab. 4, in cui per ciascun fattore sono riportati nell'ordine gli aggettivi che lo saturano maggiormente (pesi > S O ) . (Dei 9 fattori estratti, con autovalori > 1, sono riportati quelli più rilevanti).

Tab. 4 - Alcune dimensioni individuate all'analisi fattoriale.

rilevante o intravertita

qualità dell'esperienzu calmo (.87), affascinante (.65), interessante (34)

esigenza di conzprensione

Le dimensioni qui descritte si colorano in modo diverso a seconda dei gruppi. La prima dimensione dà una lettura del modo di coinvolgimento personale nella situazione: si nota che solo nel gruppo A, portatore della suggestione di poter avere a livello inconscio la chiave di lettura della situazione, soggettivo e personale si associano a forte e profondo. Per la seconda dimensione, che rivela la modalità di condivisione intersoggettiva dell'esperienza, alla socievolezza nei gruppi B e C si vedono associati aggettivi che esprimono qualità di calore o

allegria mentre per il gruppo A l'associazione è con calmo e istruito. Di particolare interesse è la dimensione relativa all'esigenza di comprensione, che abbiamo riportato anche per l'intero campione. Si nota che mentre a livello generale gli aggettivi associati sono neutri (chiaro e comprensibile), l'analisi separata per gruppi rivela come la dimensione dell'incomprensibilità fosse connotata emotivamente di oscurità e freddezza per i gruppi A e C, mentre il gruppo B si distacca associando ricco, significativo, profondo, costante all'idea di comprensibilità. Ciò potrebbe essere espressione del fatto che il gruppo B era l'unico ad avere una spiegazione razionale per la situazione di vuoto semantico e potrebbe dunque aver vissuto l'esperienza in modo meno ansioso. Questa interpretazione è avvalorata anche dal fatto che la qualità dell'esperienza per il gruppo B appare connotata di calma e che impulsivo è associato a debole. Vedremo più avanti che tale differenza è emersa anche dalle risposte al questionario riguardanti lo stato d'animo. L'ultima dimensione, che abbiamo denominato di "rassicurazione", è collegata all'idea di vicinanza, che è accoppiata con onesto nel gruppo A (si tratta del secondo fattore per quel gruppo quanto a varianza spiegata) e con costante nel gruppo B. Cib appare in linea con l'alto livello di sospettosità mostrato dal gruppo A all'analisi delle videoregistrazioni e insieme a quello può essere effetto della discrepanza percepita fra l'ottimo risultato del test di percezione subliminale e la percezione dello scarso manifestarsi, almeno a livello consapevole, di tali capacità.

Questionario. I questionari finali sono stati preventivamente presi in esame in maniera generale al fine di determinare le possibili tipologie di risposte in relazione alle variabili sondate dalle domande. Ciascuna risposta data da ogni soggetto al questionario è stata poi analizzata in maniera specifica in modo da assegnarla univocamente ad una categoria fra quelle previste. Le categorie di risposta sono state poste in ordine sulla base di una valutazione di quanto fossero tipiche o esemplificative di una variabile, in modo che la codifica delle risposte potesse essere considerata anche un punteggio su una scala.

Le informazioni evidenziabili dal questionario (v. tav. 4) riguardavano il grado di specificità delle uspettutive (domanda l ) e dellle conoscenze (dom. 3) che i Ss. avevano nell'accingersi alla prova, ordinate dalle più vaghe alle più precise; le eventuali discrepanze percepite (dom, 2); il grado di unsiu (rivelato dalla risposta alle domande 4 e 5); il grado di soddiufazione circa la propria adeguatezza nella situazione (domande 6- 7); il grado di signqicuto trovato nella situazione (dom. 8). Le risposte riguardanti le discrepanze per il momento non sono state prese in considerazione; le risposte alla domanda 9, data la natura aperta della stessa, non rientrano in questa griglia e possono essere analizzate con criteri diversi, al di fuori degli scopi del presente articolo (vedi più avanti).

Tav. 4 - Codifica delle risposte al questionario

Aspettative. 1 Non risponde o risposta non pertinente; 2 Nessuna; 3 Vaghe O

generiche; 4 Fare un test psicologico standard; 5 Conoscere se stessi; 6 Conoscere qualcosa sulla percezione subliminale.

Conoscenze. I Non risponde o risposta non pertinente; 2 Nessuna; 3 Psicologiche vaghe o generiche; 4 Specifiche sulla percezione subliminale.

Ansia. 1 Non risponde; 2 Ansia non motivata; 3 Ansia motivata; 3 Rilassamento motivato; 4 Rilassamento non motivato.

Soddisfazione. 1 No, non motivato; 2 No, motivato non razionalmente; 3 No, motivato razionalmente; 4 Non risponde, non sa, rnetacomunica; 5 Sì, motivato razionalmente; 6 Sì, motivato non razionalmente; 7 Sì, non motivato.

Significato. 1 Non risponde o risp. non pertin. ; 2 Pensa di non aver capito; 3 Ripete le istruzioni; 4 Era intrinseco alla situazione chc non si capisse; 5 Attribuzione originale di signilicato.

Il risultato generale è che non c'erano aspettative ben definite: quasi metà dei Ss. (43,7%) si aspettava un test standard oppure di conoscere rneglio se stessi. I1 46,8 % dei Ss. dichiara di non avere conoscenze precedenti. La maggior parte (65,1%) afferma di essersi sentito rilassato, motivando (39,7) o non motivando (25,4) tale sensazione. Per quanto riguarda la soddisfazione, il 57,1% non risponde o non lo sa; segue un gruppetto (17,5%) che si ritiene soddisfatto ma non è in grado .di motivarlo razionalmente. Infine alla domanda che chiedeva di "raccontare il significato dell'esperimento" la maggior parte (45,7%) ripete quanto era stato detto nella nostra presentazione o nelle istruzioni, ma un buon 27,8% intuisce che non capire faceva parte del gioco, oppure dà un significato personale.

Per mettere in relazione le risposte al questionario con il locus of contro1 e con la ficiucia, le variabili continue di risposta sono state raggruppate in classi più semplici, di natura categorica. Sono stati presi in considerazione gli incroci (cross-rnbuk(ztion) fra i livelli di quelle variabili e tali categorie. Non risulta un'interazione significativa rispetto al locus, mentre la manipolazione della fiducia ha avuto efletto per la soddisfazione ( X 2 (4) = 9.50, pi.05) e per il significato (x- (4) = 13.21, p=.01). I commenti che seguono si basano siill'analisi, nelle singole celle, dei residui standard superiori ad la.

Per quanto riguarda la soddisfazione, i Ss. influenzati positivamente tendono ad essere più sicuri di essere. stati all'altezza del compito e dànno in misura minore risposte indicanti incertezza; quelli influenzati

negativamente dànno più risposte di incertezza. Nel gruppo non influenzato (C) si hanno più risposte di incertezza e meno risposte di adeguatezza.

Per quanto riguarda il significato attribuito all'esperimento, coloro che ripetono le istruzioni sono soprattutto fra i Ss. trattati (A e B), molti meno nel gruppo di controllo. Inoltre i Ss. influenzati positivamente che non ripetono le istruzioni rispondono con soluzioni proprie o affermano che l'essere incomprensibile faceva parte dell'esperimento, quelli influenzati negativamente tendono a dare meno risposte di questo tipo e a ripetere di più le istruzioni, mentre il gruppo di controllo risponde più spesso di non aver trovato significato.

E' interessante il fatto che alla ricostruzione cognitiva dell'esperienza fornita attraverso il questionario non appaiano differenze riguardo all'ansietà percepita nei diversi gruppi (in tutti prevalgono coloro che dicono di non essersi sentiti in ansia), mentre - come si è visto - all'analisi dei significati connotativi che emergono al differenziale semantico la dimensione dell'esigenza di comprensione appariva emotivamente carica di freddezza nei gruppi A e C, che potevano razionalizzare meno. E stato, d'altra parte, evidenziato più volte in letteratura che non c'è una relazione diretta fra il ritenere controllabile- incontrollabile un evento e le reazioni emotive (Folkman, 1984). Allo stesso modo, come abbiamo visto, si spiegano le analogie di comportamento fra i gruppi A e C emerse all'analisi dei protocolli videoregistrati. I1 gruppo B è dunque quello che mostra una maggiore corrispondenza, per questo aspetto, fra lo stile oggettivo di reazione e la percezione espressa con il questionario.

Stili generali

Questa analisi è stata compiuta indipendentemente dalla variabile di personalità e dalla manipolazione della fiducia. Allo scopo di individuare stili generali di risposta, i soggetti sono stati raggruppati attraverso la cluster analysis in sottogruppi omogenei sulla base dei punteggi che esprimevano le reazioni nella situazione e le risposte al questionario. A questo fine i punteggi originali, che costituivano scale eterogenee, sono stati trasformati in punti z.

Si è utilizzata una procedura di clustering che minimizza la distanza media fra coppie di casi nel cluster risultante (procedura SPSS/ Waverage). Sono stati così ottenuti due sottogruppi di situazioni (v. fig. 2; una situazione che costituiva cluster a sè è stata esclusa).

Nel gruppo indicato con il numero 2, che comprende 32 situazioni, il livello di strategia, convinzione e collaborazione fra i soggetti è stato alto; poche le richieste di aiuto e l'espressione di sospetti, l'attribuzione delle difficoltà è stata rivolta più a se stessi o alla coppia. Al questionario

questi soggetti hanno rivelato di essersi accinti alla prova con alte aspettative ma di essere rimasti poco soddisfatti della loro prestazione e di aver trovato poco significato. L'altro gruppo, di 30 situazioni, è praticamente speculare rispetto al primo e dunque a fronte di un più basso livello di definizione della strategia, di convinzione e di collaborazione, si nota che questi soggetti erano partiti con minori aspettative ma alla fine sono risultati più soddisfatti e hanno descritto come maggiormente significativa la situazione.

Fig. 2 - Gruppi risultanti alla cluster analysis.

In sostanza emerge che la qualità della ricostruzione dell'esperienza è più positiva per coloro che avevano poche aspettative e che non hanno dato il meglio di sé; viceversa la situazione appare deludente e priva di senso per coloro che hanno manifestato maggiormente lo sforzo di ricerca. Anche se può sembrare un paradosso, ciò ripropone l'importanza di analizzare il rapporto tra livello di aspirazione e sentimento soggettivo di successo non solo in termini di variabili di personalità (come fa ad es. Burger, 1985, riconducendolo al desiderio di controllo) ma anche situazionali.

Se si analizza la composizione dei gruppi risultanti alla cluster analysis (fig. 3), si vede che nel complesso gli stili individuati sono trasversali rispetto alle variabili di personalità e alle manipolazioni compiute. Nel gruppo 1 c'è comunque un'alta proporzione di situazioni in cui si combinano il locus interno con la bassa fiducia, nel gruppo 2 il locus interno con l'alta fiducia. Ciò è in linea con quanto è stato rilevato

in precedenza, e cioé che gli effetti della diversità delle condizioni sono più evidenti nel caso dell'attribuzione a se stessi del controllo.

Fig. 3 - Composizione dei g ~ p p i risultanti alla cluster analysis (n. di situaz. Per semplicità sono mostrati solo i locus interno ed esterno.

12 " T

Locus int. est. int

Si possono evidenziare gruppi simili anche considerando solo le variabili di risposta al questionario. In questo caso è possibile considerare i singoli soggetti anziché le situazioni di interazione in coppia. E' stata usata una procedura di clustering basata sulla distanza minima da centroidi calcolati automaticamente attraverso un passo preliminare che individua i casi più dispersi (SPSSIQuick Cluster). Anche questi due gruppi sono caratterizzati da stili molto diversi, al punto che il grafico è quasi speculare (v. fig. 4). 11 primo gruppo, composto da 60 Ss., aveva alte aspettative, discrete conoscenze, un livello di ansia elevato e si P dichiarato poco soddisfatto. I1 secondo gruppo, composto da 66 Ss., che non aveva molte aspettative e conoscenze più limitate, ha anche vissuto in maniera meno ansiosa la situazione e si è dichiarato soddisfatto dell~ propria prestazione.

Fig. 4 - Gruppi risultanti alla cluster analysis.

0 50

0 40

O 30

O 20

0 10

0 o0

4 10

-0 20

-0 30

-0 40

4 50

W Conow Ansia Soddisf sig

In questi raggruppamenti i1 punteggio del significato non presenta un'arnpia differenza, per cui si è ritenuto opportuno esaminare in maniera più fine, dal punto di vista qualitativo, la tipologia di risposte date dai due gruppi di soggetti, attraverso una cross-tabulation (livelli di risposta x gruppi). Gli incroci sono altamente significativi (significato p < .05, tutti gli altri p .0001) tranne quello riguardante la conoscenza. All'esarne dei residui in particolare emerge che il gruppo 1, per quanto riguarda il significato, tendeva a ripetere le istruzioni, cioé a indicare come senso della situazione una "ricerca sulla percezione subliminale"; nel gruppo 2 invece erano molti di più i Ss. che elaboravano una propria interpretazione originale oppure coglievano che la situazione era intrinsecamente "priva di senso".

Conclusioni

Abbiamo descritto in dettaglio e presentato i primi risultati di un'indagine sulle modalità in cui si manifesta l'esigenza di conferimento di senso in una situazione di laboratorio priva di un compilo chiaro ed esplicito, in cui i soggetti vengono indotti ad agire senza comprendere ciò che fanno. Abbiamo definito di "deprivazione semantica" tale situazione in conformità con l'ipotesi secondo cui accanto alla necessità di una continua stimolazione sensoriale (Bexton, Heron e Scott, 1954) è anche importante che tale stimolazione sia inserita in un contesto significativo (Bruner e Haste, 1987; Bruner, 1990).

L'esperimento compiuto aveva lo scopo di valutare le reazioni e gli stili manifestati in una tale situazione in relazione alla personale tendenza all'attribuzione del controllo (locus of control) ed in relazione alla fiducia di avere gli strumenti per dare un senso in quel contesto specifico. Una parte dei nostri soggetti è stata influenzata in modo da credere di avere una chiave personale di interpretazione, di cui potevano tuttavia non essere consapevoli; ad altri invece è stato fatto credere di non avere personalmente gli strumenti cognitivi per una comprensione razionale; un terzo gruppo non è stato influenzato.

I1 senso della situazione può essere letto a diversi livelli. Al livello più immediato, esso è quello di un qualunque esperimento di psicologia fatto in laboratorio: ci sono psicologi che studiano qualche fenomeno psicologico e sottopongono i soggetti a qualche prova; ci si aspetta che venga richiesto di fare qualcosa per mostrare eventualmente le proprie capacità. Ma, se si esclude ciò, una interpretazione più specifica di quanto succedeva e delle apparenti scelte che i soggetti erano indotti a fare non era possibile senza una "spiegazione", a cui solo alcuni di loro (quelli influenzati positivamente) avevano potuto accedere, almeno in apparenza. In realtà, però, tutti i soggetti hanno mostrato di aver organizzato

cognitivamente le circostanze, nella maniera più coerente possibile rispetto al contesto (cfr. Duval e Duval, 1983).

I vari momenti dell'intera seduta rappresentano le tappe di un percorso di "gestazione del senso'?: le istruzioni ed il falso test di percezione subliminale costituivano la delimitazione del contesto in quanto fornivano il quadro cognitivo-razionale per l'interpretazione della situazione; la stimolazione con la sua apparente interattività con la macchina e la reale interazione con il compagno forniva l'occasione per il manifestarsi di stili di reazione; il differenziale semantico serviva per esplorare a livello più profondo il tono affettivo della reazione in corso; i1 questionario infine aveva lo scopo di darci indicazioni sulle modalità di ricostruzione consapevole dell'esperienza.

Si è evidenziato in primo luogo che lo sforzo di costruzione, riflesso dalla durata della seduta, dipende più dalla personale tendenza all'attribuzione del controllo a se stessi che da altri fattori; l'essere dipendenti dalle circostanze, quando queste sono di difficile interpretazione, porta più facilmente alla rinuncia. Ciò è in linea con l'idea, suggerita da diversi autori, secondo cui lo sforzo speso in un compito è connesso con le "attese di efficacia" e con la controllabilith del compito stesso (Bandura, 1977; Folkman, 1984). L'aspetto qui considerato, analogamente al coping (Folkman, Schaefer e Lazarus, 1979), si riferisce all'impegno nel far fronte alle richieste della situazione dal punto di vista cognitivo e comportamentale, indipendentemente dal fatto che abbia o meno successo.

La manipolazione, dal punto di vista dell'impegno e della convinzione, ha avuto un effetto più chiaro nei soggetti dal locus of contro1 interno, che in relazione alla fiducia indotta hanno manifestato nella ricerca di senso un'azione più o meno convinta rispetto al gruppo di controllo. Si può ipotizzare che l'avere a disposizione una chiave di lettura di una situazione semanticamente povera sia più utile o efficace quando sono disponibili anche risorse di personalità che consentano di controllare il corso degli eventi. Questa ipotesi potrebbe essere messa alla prova controllando nei soggetti altre variabili di personalità presumibilmente connesse alla costruzione di senso, come il bisogno di struttura (Neuberg e Newsom, 1993), il desiderio di controllo (Burger, 1985) e l'orientamento nei confronti dell'incertezza (Sorrentino, Short e Raynor, 1985).

Un altro aspetto che è risultato essere connesso con l'attribuzione del controllo b la tendenza ad attribuire l'enigmaticità della situazione al modo in cui erano congegnati gli stimoli piuttosto che ad una propria incapacità cognitiva. Gli studi sull'attribuzione hanno da tempo (fin da Johnson, Feigenbaum e Weiby, 1964) evidenziato e ben confermato empiricamente il classico fenomeno per cui le persone tendono - in generale - ad attribuire i successi alla propria personale capacità e gli

insuccessi ad aspetti situazionali. In relazione al locus of control, tuttavia, tale fenomeno risulterebbe confermato solo per gli esterni e invertito per gli interni (Phares, Wilson e Klyver, 1971; Wang e Anderson, 1994). La nostra ricerca mostra che erano i soggetti abituati ad attribuire a se stessi il controllo ad operare questa sorta di proiezione difensiva, in linea con i1 fenomeno generale ma contrariamente a quanto risulta dagli studi citati. Riteniamo che questo punto possa essere sottoposto ad ulteriori prove empiriche, allo scopo di valutare se si tratti di un fenomeno specificamente connesso con la situazione di depnvazione semantica o sia più generale, come hanno ipotizzato Miller e Ross (1975).

Coloro che sono stati indotti a ritenere di avere avuto la possibilità . di accedere, anche se in maniera inconsapevole, alla chiave di lettura della

situazione (gruppo A) hanno manifestato uno "stile di reazione" diverso per alcuni aspetti dal quadro che emerge dal differenziale semantico e dalla lettura razionale dell'esperienza che hanno esibito con le risposte ai - questionari. Questi soggetti sono stati oggettivamente incerti e più lenti nel superare il disorientamento iniziale, sono apparsi cauti e sospettosi, non hanno organizzato una strategia definita. Tuttavia la situazione è stata definita connotativamente come calda, significativa e personale e queste dimensioni sono risultate associate con le idee di forza e profondità. L'analisi del differenziale semantico fa ritenere anche che la dimensione dell'incomprensibilità per i soggetti di questo gruppo (come per quelli di controllo) fosse connotata emotivamente di oscurità e freddezza, ma le risposte al questionario relative allo stato d'animo non hanno rivelato che sia stato percepito razionalmente un livello maggiore di ansia rispetto agli altri gruppi. Analogamente, questi soggetti tendono anche a rispondere di sentirsi soddisfatti di ciò che hanno fatto.

Considerando la performance di coloro che sono stati indotti a credere che non fosse loro possibile recepire la chiave di interpretazione (gruppo B), è emerso che la naturale fase esplorativa, di disorientamento iniziale, ha trovato una più pronta risoluzione in questo gruppo, la cui denominazione di "bassa fiducia" non deve oscurare il fatto che dal punto di vista cognitivo esso era quello meglio attrezzato per un adattamento alla deprivazione semantica. Ciò è simile a quanto accade per la percezione dell'incongruità, ove l'informazione incongruente viene ignorata (Neisser, 1976) e ricordata meno (Stangor e McMillan, 1992); I'incongruità non può essere rilevata da chi non ha sufficienti conoscenze per la comprensione degli elementi da cui essa scaturisce. Questo gruppo è stato caratterizzato da uno stile più razionale, meno aggressivo o improntato a sospetti e commenti ironici, ma anche dalla tendenza ad appoggiarsi di più al compagno. Dal punto di vista del tono affettivo l'esperienza per questi soggetti è apparsa monotona, scontata, meno ansiosa e paradossalmente anche meno oscura. A differenza di quanto accade per il gruppo A, la percezione consapevole che essi hanno avuto

dell'esperienza stessa, rivelata dalle risposte al questionario, corrisponde a questo quadro anche per quanto riguarda il basso livello di ansia. Un'altra differenza è che la percezione generale nel gruppo B è stata di scetticismo circa l'aver potuto essere stati all'altezza del compito.

Indipendentemente dalla manipolazione compiuta, abbiamo individuato due diversi stili di reazione e di ricostruzione. La situazione è stata paradossalmente esperita come più soddisfacente e significativa da coloro che non avevano molte aspettative e che non si sono sforzati molto di costruire un senso. La deprivazione semantica, in questo, non è dissimile da altre situazioni critiche, in cui entrano in gioco complesse interazioni fra livello di aspirazione, uchievement, probabilità oggettiva e soggettiva di successo. Una promettente estensione dell'impianto della ricerca è l'elaborazione di un modello in cui tali variabili possano essere prese in considerazione in maniera più puntuale.

I risultati qui presentati forniscono solo prime indicazioni, che da una parte possono essere approfondite e dall'altra possono costituire la base per ulteriori ricerche più mirate. Dal primo punto di vista è possibile un'analisi più fine degli stili oggettivi di reazione, ad esempio un esame dei commenti verbali al fine di rilevare la presenza di ipotesi più o meno costruttive, espressioni dubitative, rifiuti, evasione, ecc. Dai protocolli possono essere anche desunte informazioni circa la metacomunicazione, la dinamica tensione-rilassamento e altri aspetti della postura o dello scambio interpersonale. Dal secondo punto di vista il questionario in particolare offre l'opportunità di ulteriori analisi del contenuto, ad esempio attraverso l'identificazione di parole-chiave che possano funzionare da organizzatori semantici e sintattici. A questo fine sarebbe possibile individuare elementi che indicano coinvolgimento, sforzo di interpretazione, incapacità di spiegazione, sequenze narrative, ecc. Questo tipo di analisi comporta tuttavia una particolare messa a punto metodologica, in quanto le tecniche di analisi del contenuto finora disponibili appaiono lontane dall'essere raffinate.

Un'altra linea di analisi, di cui si è fatto cenno in precedenza, può essere costituita dalla considerazione dei questionari quali protocolli narrativi guidati, in sintonia con le indicazioni di Bruner (1990). A questo proposito, un vantaggio metodologico della ricerca qui proposta è la possibilità di evidenziare in quale misura l'uso di narrazioni costituisca per i soggetti uno strumento di ricostruzione del costituirsi del senso. Infatti, che si accetti o no la tesi di Bruner circa la peculiaritii delle narrazioni quali espressione di una specifica modalità di pensiero, non si può trascurare il fatto che si tratta comunque di un prodotto linguistico finito, che non esprime il farsi dell'esperienza ma la sua ricostruzione. E' evidente dunque l'interesse di mettere in relazione gli stili esibiti nel corso del processo di costruzione del senso con la ricostruzione narrativa della situazione fatta dai soggetti al termine dell'esperienza.

Riassunto

L'indagine riguarda il processo di ricerca del significato in situazioni sperimentali, definite di "deprivazione semantica", in cui il compito richiesto ai soggetti non aveva un senso predeterminato, pur essendo preciso e ripetibile. È stata in primo luogo rilevata una variabile di personalità ritenuta connessa alla valutazione soggettiva di controllo della situazione (locus of control). I Ss. sono stati poi divisi in tre gruppi. Due gruppi erano sottoposti ad un finto test di sensibilità agli stimoli subliminali (SPAT) e veniva loro detto che risultavano rispettivamente sensibili o non sensibili a tali stimoli; nel terzo gruppo, di controllo, tale procedura non veniva eseguila. Lo SPAT serviva a manipolare la fiducia che i soggctti avrebbero nutrito riguardo alla propria capacità di far fronte alla situazione quando, in seguito, venivano presentate a tutti delle finte istruzioni subliminali relative al compito da eseguire. Sono stati osservati i comportamenti esibiti durante il compito e sono state rilevate le reazioni cognitive (tramite un questionario) cd affettive (differenziale semantico) alla situazione. I risultati vengono analizzati e discussi in dettaglio.

Abstract

This study investigates how subjects makc sense in experimenlal conditions callcd of "semantic deprivation", where they are requested to accomplish a well delined and repeatablc task, but lacking a dcfinite sense. Locus of control, a personality variable thai may be related with subjcct's control of situation, first was tested. Then Ss. werc assigned to three groups. Two experimenlal groups, but not the third control group, did a pretended "Subliminal Perception Aptitude Test" (SPAT); according to fictitious results they werc infonned to be respectively sensitive or not sensitive to subliminal stimuli. This procedure was meanl io manipulate subjects' contìdence to be able to cope with thc following task, where falsc subliminal instructions were given. Behaviour during thc task

. was observed and videotapcd; a questionnaire and semantic differential were used to ascertain cognitive aiid affective rcactions lo the situation. Results are analysed aiid discussed in detail.

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Appendice 1 - Scala Nowicki-Strickland di locus of contro1 (Nowicki e Duke, 1974) (A ciascuna domanda sono possibili le risposte SI o NO)

1 ) Ritieni che la maggior parte dei problemi si risolva da sé, se non te ne preoccupi troppo? 2) Credi di poter evitare di prendere ur

raffreddore? 3) Ci sono persone che nascono fortunate?

4) In genere, ottenere buoni voti signilica molto per le? 5) Sei spesso rimproverato per cose di cui

non hai proprio colpa? 6 ) Sccondo te se uno studia a sufficicn~a

può riuscire in qualsiasi materia?

21) Se trovi un quadrifoglio pensi che ti possa portare fortuna?

22) Pensi che aver studiato abbia molto a che fare con i voti che prendi? 23) Credi che quando un tuo coetaneo decide di colpirti ci sia poco da fare per fermarlo? 24) Sei mai stato toccato dalla fortuna?

25) Pensi che il fatto di piacere o rneno alla gente dipenda da coine ti comporti? 26) I tuoi genitori di solito ti aiutano se lo chicdi'?

7) Credi che generalmente un dur 27) Hai rnai pensato che, quando qualcuno impegno non paghi, dato che le cose non si è arrabbiato con te, di solito ciò sia

I vanno mai per il verso giusto? I successo senza alcuna ragione'? 8) Pensi che se le cose cominciano bene

dal maitino, sarà una buona giornata, qualsiasi cosa tu faccia? 9) Credi che la maggior parte delle volte i

genitori ascoltino ciò che i figli hanno da

I dire?

1 10) Pensi che la fortuna possa far andare

28) Molte volte pensi di poter cambiare ciò che succcderà domani grazie a ci0 chc farai oggi? 29) Credi chc quando qualcosa di brutto sta per succederc, succcderà comunquc, qualsiasi cosa tu cerchi di fare per evitarlo'? 30) Pcnsi chc le persone possano

I l ) Quando vieni punito, ti sembra che non ci sia alcuna buona ragione?

I bene le cose? perseverano? 31) Di solito pensi che sia inutile cercare di importi in casa?

Iraggiungcre i propri obiettivi se solo

1 12) Trovi che sia quasi sempre diflicile far 1 32) Pensi chc quando accadono cose buone

I cambiare opinione ad un amico? I accadano perchi: uno si impegna? 13) Credi che il tifo, più che la fortuna, 33) Pensi di poter far poco per cambiare I( possa aiutare una squadra a vincere? 14) Hai rnai pensato che sia quasi impossibile far cambiare un'opinione ai genitori'! 15) Credi che i genitori dcbhano permettere ai figli di prendere da soli la maggior parte dclle loro decisioni?

cosc se un tuo coetaneo ti è ostile? 34) Pcnsi che sia facile trovarc amici cht facciano quello che vuoi?

35) Di solito pensi di avcre poco da dire SL

ciò che mangi a casa?

16) Pensi che quando hai fatto qualcosa di sbagliato ci sia molto poco da fare per rimediare? 17) Pensi che la maggior parte delle persone sia predisposta per gli sport?

18) La maggior parte dei tuoi coetanei è più forte di te? 19) Pensi che di fronte alla maggior parte dei problemi la cosa migliore sia di non pensarci affatto? 20) Pensi di avcre molte possibilità di scelta nel decidere chi sono i tuoi amici?

36) Pensi che quando non piaci a qualcuno ci sia poco da fare?

37) Hai mai pensato che fosse quasi inutile impegnarsi a scuola perché la maggior parte dei compagni era più brillante di te? 38) Secondo te pianificare fa riuscire meglio le cose? 39) Di solito pensi di avere poco da dire riguardo a ci6 che la tua famiglia decide di fare? 40) Pensi sia meglio essere intelligenti che fortunati?

Appendice 2 - Istruzioni per il test di manipolazione della fiducia

Subliminal Perception Aptitude Test (S.P.A.T.)

adattam. ital. Università di Genova

Questo test ha lo scopo di misurare quanto siete sensibili agli stimoli subliminali.

Ascolterete in cuffia delle parole-stimolo che potrebbero sembrarvi confuse ma che possono essere ugualmente registrate mentalmente senza esserne consapevoli. Ricordatevi che non dovete sforzarvi, il processo non è legato all'attenzione o allo sforzo di capire.

- Prima di tutto mettete le cuffie - Durante la presentazione rilassatevi - Segnate subito la risposta senza pensarci

Ricordate che gli stimoli subliminali agiscono al di fuori della consapevolezza. Per questo motivo vi viene richiesto di dare sempre una risposta, senza preoccuparvi di razionalizzare (il processo è automatico).

Scrivete le risposte sulle pagine seguenti


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