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La Mission Impossible di salvare la Rai Media e Minori ... · La Mission Impossible di salvare la...

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La Mission Impossible di salvare la Rai Media e Minori: norme ancora inefficaci il Telespettatore Anno 49° - N. 7/8 Luglio/Agosto 2012 Poste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 2 - DCB Roma
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La Mission Impossible di salvare la RaiMedia e Minori: norme ancora inefficaci

il TelespettatoreAnno 49° - N. 7/8 Luglio/Agosto 2012

Pos t e I t a l i ane S . P.A . - Sped i z i one i n Abbonamen to Po s t a l e - D . L . 353/2003 ( conv. i n L . 27/02/2004 n ° 46 ) a r t . 1 , comma 2 - DCB Roma

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Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 20122

�spazio aperto

A tu per tu con il lettoreLo squallore di “Private Practice”

Il programma “PRIVATE PRAC-TICE” in onda su RAI DUE dalle17 alle 18 tutti i giorni, parla disesso in modo esplicito, sottol’egida della comprensione, del-l’altruismo, dell’amicizia - pre-sentate però in un contesto diuna clinica privata i cui compo-nenti si comportano in modi, di-ciamo, strani.......tipo il “sesso te-rapeutico per curare stati d’animodifficili”! Il programma potrebbeandare in onda in un altro orario.

Carla Poggianti

Più che spostarlo in altro orarioandrebbe eliminato.

Un altro esempio di mala Tv

Il 6 luglio in prima serata si sonoalternati, su rai 4 e rai movie,due film che a dire scandalosi èdire poco. Tale è stata la nausea,il ribrezzo e la rabbia che mi ènata in corpo nel vedere duescene (di una tale violenza dafare impallidire anche il più ef-ferato serial killer) che il mioprimo pensiero è stato: “ma questiche programmano i palinsestisono dei demoni!!”. Ultimamente non c’è stato unnuovo e più chiaro disegno di

legge che finalmente mette laparola fine a questi abusi? Non solo i canali digitali dellarai però scadono in programmidi pessima qualità: ricordo adesempio lo scandaloso film che èstato mandato in onda su Rai2,dal titolo “Un amore di testimo-ne”. Mi è bastato sentire un brevedialogo fra attori per restarescandalizzato: perché non si riescea fermare queste volgarità, checontinuamente vengono fatte pas-sare, con totale disprezzo dellamorale, senza il che ben minimorispetto degli utenti?

Giorgio Sartoris

C’è veramenteda vergognarsi

Davvero disgustoso assistere incompagnia di mia figlia di 9 anni,mentre faceva zapping domenica8 luglio pomeriggio (verso le 15),a scene esplicite di sesso nel corsodella fiction “Il peccato e la ver-gogna” su canale 5. Speriamo che i funzionari dellarete mediaset mantengano lapromessa contenuta nel titolo:dopo il peccato ...si vergognino!!!

Lorenzo Lattanzi(Macerata)

E il televisore diventa inutile

In provincia di Latina il digitaleterrestre è in vigore da tempo,ma ormai sono due mesi che nonriusciamo a vedere nessun canalepoiché il segnale tv non arriva.La televisione praticamente è di-ventata solo un sopramobile!!! Iopago puntualmente il canone. èdavvero incredibile che nessunoriesca a risolvere questo problemaprovvedendo a far si che ritorniil segnale, in modo che si possanovedere almeno le reti della Rai.

Linda Gambardella (Scauri-Marina di Minturno)

I “marchigiani” di Uno MattinaA ‘uno mattina’, durante la pre-sentazione del servizio su Campli,Provincia di Teramo, in Abruzzo,riguardante un ‘reportagè sulmuseo nazionale archeologico del-la città, i conduttori della tra-smissione hanno presentato i cit-tadini come ‘marchigiani’ e non iteramani oppure gli abruzzesi.Non sapere, o non documentarsi,sulla collocazione geografica diCampli, che ripeto, si trova inAbruzzo, è molto grave. Il serviziopubblico certamente non scegliei conduttori in base alla prepa-razione o alla professionalità.

Serafino Di Monte

In distribuzione la Parabola n.25

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Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 2012 3

In questo numeroAnno 49° - n. 7/8 - Luglio/Agosto 2012

[ l’Editoriale ]

MENS I L E D E L L’A I A R T - A S SOC I A Z I ON E S P E T TATOR I ON LU SVia Albano, 77 - 00179 Roma - Tel. 06.7808367 - Fax 06.7847146

www.aiart.org - [email protected] C/C Postale n. 45032000 distribuzione gratuita ai sociPoste Italiane S.P.A. - Spedizione in Abbonamento Postale -

D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 - DCB RomaFiliale di Roma - Abbonamento annuo € 20,00

Direttore Responsabile: Luca Borgomeo

Registrazione Tribunale di Roma n. 10108 del 5/12/64

Progetto grafico e stampa: Tipografica Artigiana S.r.l.Via Acqua Donzella, 19 - Tel. 06.7843977 - 06.78851073

www.tipografica-artigiana.com - [email protected]

il Telespettatore

spazio aperto ...................................................................2

A tu per tu con il lettore

editoriale.............................................................................. 3

La “mission impossible” di Tarantola e Gubitosidi Luca Borgomeo

commenti............................................................................. 4

Basta col gioco d’azzardo, un vero cancro socialedi Giorgio Mancini ....................................................... 4

Tanta famiglia in televisione ma pochi gli esempi positividi Eleonora Fornasari.................................................... 6

La famiglia sul grande schermo: valori, virtù, problemi edrammidi Francesco Giacalone ............................................... 8

Pochi pezzi di “antiquariato” tanta polvere e roba vecchiadi Antonio Vitaliano .................................................. 10

Genitori e scuola in sintonia nel “governare” i nuovi mediadi Paola De Rosa ....................................................... 12

COSÌ L’AIART SULLA STAMPA .................................... 13

Le garanzie a tutela dei minori non ancora del tutto efficacidi Vincenzo Franceschi .............................................. 14

Attivi e vigili nel web per diffondere la Paroladi Domenico Infante .................................................. 16

aiart news ....................................................................... 18

rassegna del sito di Domenico Infante............ 19

SUPERARE LA GRAVISSIMA CRISI DELLA RAI

La “mission impossible”di Tarantola e Gubitosi[ DI LUCA BORGOMEO ]� [email protected]

Sotto i duri colpi della crisi economica l’Italia stacambiando. E’ mutato il quadro politico-istituzionale.Aria nuova nel Governo, in Parlamento, in molteistituzioni locali. Segnali di forte cambiamento sinotano nei partiti politici, nel mondo delle impresee dei sindacati. Gli italiani, per necessità, sono co-stretti a cambiare, a volte in modo traumatico,stili di vita, consumi, abitudini, relazioni ancheper effetto delle “riforme” del sistema pensionistico,del mercato del lavoro, delle liberalizzazioni e dellesemplificazioni, degli interventi in materia fiscale,sul pubblico impiego, sulla sanità e sul trasportopubblico. Il quadro dei cambiamenti, indotti dall’intensa at-tività del Governo, è generale. Il Paese, giornodopo giorno, cambia e tale mutamento è sotto gliocchi di tutti i cittadini, spesso più preoccupati chefiduciosi in un futuro migliore. Una cosa non cambia: la tv, il sistema radiotelevisivo,presidiato in modo inflessibile da una forte con-centrazione di potere mediatico-finanziario-politicoe reso “legittimo” dalla famigerata legge Gasparri.Su questo terreno non si muove foglia. Non cambianiente. Le recenti nomine all’Autorità per le Ga-ranzie nelle Comunicazioni e per il CdA della Raihanno puntellato questo sistema, allontanando neifatti la prospettiva di un reale cambiamento. Tuttosi muove nel nostro Paese. Tranne il sistema radiotelevisivo. Il nuovo PresidenteRai, Anna Maria Tarantola, e il nuovo DirettoreGenerale Luigi Gubitosi, nominati direttamentedal Presidente del Consiglio, hanno il compito difar spirare aria fresca e pulita anche in Rai, arre-starne il declino culturale, morale ed economico-fi-nanziario e recuperarla al suo ruolo di serviziopubblico.I telespettatori dell’Aiart aspettano, sperano e“tifano ”. Ma. purtroppo, stando ai fatti, quella diTarantola e Gubitosi sembra proprio una missionimpossible.

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“Ti piace vincere facile?” Questoè lo slogan pubblicitario più get-tonato degli ultimi anni. Quattroparole, scandite con tono scher-zoso, amichevole e apparente-mente innocuo. E’ bene ricordare che dalla primamessa in onda di questo spot dei“gratta e vinci” sono già passatisei anni, ma i dati sui “giochi”,purtroppo, divengono di mese inmese sempre più preoccupanti.La spesa per il gioco d’azzardoin Italia nell’ultimo decennio èpiù che quintuplicata, passandodai 14,3 miliardi di euro incassatinel 2000, ai 79,9 miliardi del2011. E per il 2012 la tendenzanon cambia. Nel primo trimestresono stati spesi 22,756 miliardidi euro con un aumento del 26,7%rispetto al primo trimestre del2011e una proiezione sull’annofra i 90 e i 100 miliardi di euro.Un mercato che va a gonfie vele,e non solo per i monopoli di Stato.“La spesa investita in pubblicità

in questo settore dalle industriedel gioco è di tutto rispetto: nel2009 risultavano investiti oltre72,3 milioni di euro, con la Lot-tomatica che primeggiava con isuoi 36 milioni, seguita a ruotadalla Sisal con altri 29,5 milioni.Tuttavia, mentre aumentano gliinvestimenti nella pubblicità, au-mentano i rischi per gli utenti.“Osservando i messaggi promo-zionali dei giochi d’azzardo no-tiamo un filo conduttore: tuttisono tesi a far credere ai giocatoriche la vincita sia a portata dimano, che sia semplice, imme-diata”. L’ Italia è la nazione conla spesa pro capite per gioco d’azzardo più elevata del mondo.Inutile dire quante vite e famigliesono strozzate da questa malattia.Proibire il gioco d’ azzardo sa-rebbe, però, un errore perchè an-drebbe solo ad arricchire la cri-minalità. Una soluzione che sicuramentecontribuirebbe a diminuire la

propensione al gioco degli italiani,sarebbe quella di vietare qualsiasitipo di pubblicità e sponsorizza-zione a società di gioco d’ azzardoe destinare una quota della rac-colta per finanziarie centri di di-sintossicazione dal gioco d’ az-zardo e per campagne informativenelle scuole.Intanto dalla società civile sisono sollevati atti di accusa alsistema di slot, videopoker e salegiochi, e persino i sindaci sonosul piede di guerra per la man-canza di poteri di inter vento suipropri territori. L’invito “a giocareresponsabilmente” sembra troppodebole di fronte a pubblicità sem-pre più seduttive. Molti hanno accusato lo Stato dilasciar fare, in virtù degli introitigenerati dalla tassazione sullevarie lotterie e su casinò e pokeronline.L’abuso di gioco può essere dav-vero dannoso, così come l’abusodi alcol, così come il fumo. Ma

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� commenti

Basta col gioco d’azzardo,un vero cancro sociale

[ DI GIORGIO MANCINI ] � [email protected]

Lo Stato può lucraresui sogni e i bisogni di tanti disperati?

www.aiart.org

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non è questo il punto. Il punto èil ruolo della pubblicità in tuttoquesto. E qui il discorso si allarga.La pubblicità ha un ruolo com-merciale (aiutare le aziende avendere i loro marchi e i loroprodotti) ma anche un ruolo so-ciale. Tutti coloro che utilizzanoprofessionalmente i mass media“formano” la società e devonoevitare di “intossicarla” riem-piendo i mezzi di comunicazionedi sogni-spazzatura, come nelcaso del gioco d’azzardo. Quindi è giusto che la pubblicitàsi prenda le sue responsabilità.Che dica la verità. Che propongamodelli positivi. E’ arrivato ilmomento di dare delle regole allapubblicità dei giochi d’azzardocome avvenuto con quella dellesigarette! L’ondata di nuovi spot sul giocod’azzardo legale che ha invaso idiversi media ha provocato pole-miche e discussioni, e la crisi,come sappiamo, acuisce la vogliadi tentare la fortuna. Particolarmente esposti ai rischisono gli appartenenti alle cate-gorie più deboli: giovani, disoc-cupati, famiglie che non riesconoad arrivare alla fine del mese,anziani soli. Lo Stato, che incassamolte risorse da questo settore,non può non occuparsi delle ca-tegorie più a rischio e dei pro-blemi non marginali, spesso verie propri drammi sociali, che ilgioco d’azzardo produce.Il ruolo della Tv è fondamentale:non può incitare i più deboli agiocare, anzi, al contrario, do-vrebbe avvertire riguardo alledipendenze che possono svilup-parsi nel corso del tempo. Per questo motivo il ConsiglioNazionale degli Utenti pressol’Autorità per le Garanzie nelleComunicazioni ha cercato di av-viare un’inversione di tendenza,cercando di portare avanti unabattaglia affinchè la pubblicitàdei “giochi” possa essere tagliatafuori dai palinsesti. �

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Il CNU sulla pubblicità dei giochi d’azzardo

Illustrissimo Signor Presidente,

nell’assemblea plenaria dell’11 giugno scorso, questo Consiglionazionale degli utenti, istituito ex lege n.249/97 presso l’Autoritàper le garanzie nelle comunicazioni, ha nuovamente affrontato iltema della pubblicità televisiva del gioco d’azzardo, per la cui elimi-nazione o riduzione - avvalendosi dei poteri conferitigli dalla leggeistitutiva - ha presentato il 16 marzo u.s. una proposta di legge alPresidente del Senato e al Presidente della Camera dei Deputati che,allo stato, risulta assegnata alla XII Commissione affari sociali, alla VIICommissione cultura, scienza e istruzione ed alla VI Commissione fi-nanze della Camera.

Questo Consiglio, anche sulla base di moltissime richieste di in-tervento da parte di associazioni di telespettatori, utenti, consumatori,genitori, si rivolge a Lei per segnalare l’assoluta necessità e urgenzadi un deciso intervento delle istituzioni per limitare la pubblicitàtelevisiva del gioco d’azzardo, che ha l’effetto devastante diincrementare il “gioco”, procurando danni morali, fisici ed economicia milioni di cittadini, e, in particolare, ai minori e alle persone“disperate” per mancanza di reddito e di lavoro.

L’aumento “esponenziale” del volume generale delle giocate,in una situazione economica molto preoccupante, finisce per assumerele caratteristiche di una vera e propria emergenza sociale, con costi“umani” insopportabili per milioni di cittadini ai quali è oggettivamenteimpossibile spiegare che lo Stato incrementi il gettito delle sueentrate, speculando sulla loro disperazione e miseria, da qui l’appelloaccorato che il Cnu Le rivolge, Signor Presidente, perché sianoassunte le urgenti e necessarie iniziative, intese a vietare o quantomenolimitare la pubblicità televisiva del gioco d’azzardo, intervenendoalmeno sulla Rai in quanto servizio pubblico.

Il Cnu, Signor Presidente, auspica che Ella vorrà accoglierequesto appello a porre fine alle irresponsabili campagne pubblicitarieper lotterie e giochi d’azzardo, e ripone piena fiducia nel Suoautorevole intervento.

Con sentiti ringraziamenti e cordiali saluti

LUCA BORGOMEOPresidente Consiglio Nazionale degli Utenti

LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MONTI

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Sembra che la televisione non pos-sa fare a meno di parlare della fa-miglia. I programmi che si alter-nano sui nostri schermi lo dimo-strano; da “Mammoni” di ItaliaUno, a “Mamme che amano troppo”di Real Time, dalle storie di amorie tradimenti che caratterizzano lesoap di sempre, ai modelli familiaridei telefilm americani più recenti:molte sono le tipologie di famigliache ci vengono proposte. Anche lafiction italiana non è da meno e,negli anni, diverse famiglie ci han-no fatto appassionare alle loro vi-cende: dai Martini di Un medicoin famiglia, alle famiglie riunitedei Cesaroni e di Tutti pazzi peramore, fino a quelle più tradizionali(e non a caso del passato) come iFerrucci di Raccontami. Moltospesso le rappresentazioni familiaririproposte sono caratterizzate darapporti complicati dove si intrec-ciano segreti, bugie, tradimenti. Di esempi positivi ce ne sono pochi,e per questo sono preziosi. Unodei più recenti, nonostante la fictionin questione voglia parlare di altro,è Paolo Borsellino – i 57 giorni,andato in onda il 22 maggio 2012

su Rai Uno, per la regia di AlbertoNegrin. Il racconto è quello dellesettimane che separano la stragedi Capaci da quella di via d’Amelio.La storia si concentra su un unicoprotagonista: Paolo Borsellino, in-terpretato da Luca Zingaretti. Il film pone l’accento sul lato uma-no del personaggio, ritraendolospesso con la sua famiglia, co-pro-tagonista corale: la mamma, lamoglie Agnese e i tre figli Lucia,Manfredi e Fiammetta. Il ritrattodi questa famiglia speciale non sidiscosta molto da quello della mi-niserie del 2004, sempre su Bor-sellino (interpretato da Giorgio Ti-rabassi), firmata Taodue. In en-trambi i casi la famiglia di Bor-sellino è rappresentata come esem-pio positivo di amore reciproco,sostegno e condivisione. Nel momento di maggiore difficoltà,Borsellino interpella i suoi cari.Davanti a sé ha la possibilità dicontinuare con le indagini sullamafia, o di accettare un posto nelramo della magistratura civile.Quest’ultima opzione gli garanti-rebbe un lavoro più sicuro, tenen-dolo lontano dai pericoli in cui è

immerso fino al collo, ma la fami-glia è compatta nello stargli ac-canto e nel sostenerlo in quellache è la sua “missione”. E’ anchegrazie a loro, al fatto di sapereche la sua famiglia è con lui e nonlo abbandona, che Borsellino scegliedi restare e di compiere il propriodovere fino alla fine. E’ questo ilmessaggio ultimo del film, l’inse-gnamento educativo che Borsellinocerca di lasciare come testamentoai propri figli: compiere il propriodovere fino all’ultimo giorno. Questo monito diventa così un im-perativo morale e categorico nellafiglia Lucia, che si presenta a so-stenere un esame in università adue giorni dall’uccisione del padre,perché questo è il suo personalecompito, ciò che è chiamata a farenella vita di tutti i giorni. La sce-neggiatura dei 57 giorni si puntelladi presagi che toccano i familiari:la madre che ricorda una frasedel figlio (“finché Giovanni è invita non ho nulla da temere, perchéGiovanni viene sempre prima dime”); il figlio Manfredi che lo rin-corre per un ultimo saluto, quasisapesse che da quella visita alla

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Tanta famiglia in televisionema pochi gli esempi positivi

[ DI ELEONORA FORNASARI ] � [email protected]

La famiglia “quella vera” non è “morta” nemmeno in Tv. Ma bisogna saperla raccontare

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nonna il padre non tornerà più;Lucia, che entra nella camera delpadre, e accarezza il cuscino e laparte del letto in cui lui dorme,sdraiandosi al suo posto, quasi giàpercepisse il vuoto della sua as-senza. Il discorso sulla lotta a CosaNostra non è mai disgiunto dalracconto umano su Borsellino, mo-strato come marito fedele e padreattento e premuroso.Non si può dire altrettanto del ri-tratto televisivo di John FitzgeraldKennedy. La 7 ha proposto comesua punta di diamante nel palin-sesto di inizio stagione, una seriedi produzione canadese e ameri-cana che ha fatto molto parlare disé, i Kennedy, sei puntate che ri-percorrono la storia di una delledinastie più famose di sempre. La fiction racconta gli anni dellapresidenza di John Fitzgerald Ken-nedy, ma lo fa attraverso la suastoria familiare, alternando allevicende politiche più salienti, idrammi familiari che hanno con-tribuito a rendere la dinastia Ken-nedy, nell’immaginario comune,una famiglia da tragedia greca. La serie offre un ritratto dei Ken-nedy che non è certo agiografico,anzi: tradimenti, errori e segretinon vengono omessi. Eppure, allostesso tempo, la forza della storiafamiliare dei Kennedy sta proprionella compattezza della famiglia,che rimane unita nonostante tutto,a dispetto di lutti, malattie e sof-ferenze e dove ognuno, per averesuccesso, ha bisogno dell’altro. Par-ticolarmente bella, allegra e nu-merosa è la famiglia di Bob Ken-nedy (interpretato con passione ebravura da Barry Pepper), sposatocon Ethel (Kristin Booth), in attesadell’undicesimo figlio quando Bobviene assassinato. La sua storiad’amore con la moglie appassiona,perché frutto di un rapporto di fe-deltà e di scelta quotidiana e lescene che li vedono protagonistiemozionano. Ci si ritrova insommaa parteggiare quasi più per il fra-tello minore che per John, dei cuicomportamenti spesso non capiamoe giustifichiamo le cause (per esem-pio riguardo ai ripetuti tradimentialla moglie). Nonostante tutte leosservazioni che si possono fare

relativamente all’aderenza storicadella fiction, la vicinanza comespettatori la ritroviamo nella con-divisione di ciò che è “familiare” eche ci accomuna tutti, tanto chenon ci importa sapere realmentese i segreti e le debolezze raccontatesiano veri oppure no, ma di certoci riconosciamo nelle sofferenze enelle gioie di padri e madri, fratelli,e figli. Sicuramente non così “gran-de” – a dispetto del titolo che cometale la caratterizza, è la famigliadi industriali brianzoli “Rengoni”,famosa ormai nelle nostre case,grazie al successo di ascolti dellafiction che l’ha vista protagonistaper sei puntate settimanali su RaiUno, in prime time, ad aprile: Unagrande famiglia, diretta da Ric-cardo Milani e firmata dalle pennedi Ivan Cotroneo, Monica Ramettae Stefano Bises (il trio televisivodi Tutti pazzi per amore). In realtà l’aggettivo “grande” siriferisce al fatto che i Rengonisono una famiglia potente e nu-merosa dato interessante per unasocietà come quella italiana dovei figli unici vanno ancora per lamaggiore, anche nelle famiglie ric-che che non hanno problemi di“mantenimento”. A dire il vero lafiction presenta elementi di criticitànotevoli, che denotano una precisaideologia autorale. Come in altrestorie (per il cinema e per la lette-ratura) scritte da Cotroneo, anche

questa volta è presente la figuradel giovane omosessuale, che cercadi reprimere la propria identitàper poi accettarla in un processopersonale di liberazione che loporta al “coming out”. È sempredifficile riuscire a parlare di certitemi in televisione senza caderenel superficiale e nello stereotipoe senza rimanere incastrati nellatrappola dell’argomento che va dimoda. La sensazione è che vengaposta troppa enfasi su questa sto-ria, posta più come una questionedi discriminazione da combattere(il ragazzo è vessato pesantementedai propri compagni di classe) e dipresa di posizione contro una so-cietà benpensante che si crede già“moderna” ma non lo è affatto. Daqui il passaggio di normalizzazioneetica è presto fatto. Il merito dellaserie è certamente quello di averriportato in luce un tema impor-tante e caro al pubblico italianocome quello della famiglia che,pur nelle sue varianti date da unacontemporaneità sempre più fattadi rapporti fragili, ha un valoreunico e insostituibile. La famiglia,quella vera, nata da un amoresponsale maturo e profondo e fon-data su legami e rapporti che con-sentono la crescita e l’accettazionedell’altro per com’è, non è morta,neanche televisivamente parlando.Esiste ancora e serve solo chequalcuno la racconti. �

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Come è cambiata la rappresenta-zione della famiglia sul grandeschermo nell’ultimo decennio?Molti sono i registi che hanno af-frontato ed approfondito, con puntidi vista molto diversi, l’evoluzionedei costumi e degli stili di vita,offrendo allo spettatore una pre-ziosa opportunità per rifletteresulle relazioni di coppia e sul rap-porto con i figli. “Istantanee di famiglia”, a curadi Sergio Perugini, è una preziosaraccolta di recensioni cinemato-grafiche che, se da un lato con-fermano come la famiglia sia unacontinua fonte di ispirazione, dal-l’altro offre una serie di schedeutili per scegliere pellicole che af-frontano le varie dimensioni dellavita di coppia e familiare. “L’espressione artistica, in parti-colare il cinema, è una via per laconoscenza, poichè ha raccontatogià dai primi anni del suo appariresulla scena sociale le dinamichefamiliari, muovendo tra l’esalta-zione dei valori, la stigmatizza-zione dei vizi, l’intimità dei dram-mi”. Con queste parole, nella pre-fazione del testo, il Cardinale En-

nio Antonelli, presidente del Pon-tificio Consiglio per la Famiglia,dal 2008 sino al giugno del 2012,spiega quanto sia significativa lapresenza dei rapporti familiarinei “testi” cinematografici del nuo-vo millennio.Seppur tartassata o trascurata,la famiglia fornisce una rispostaai grandi cambiamenti nella vitadell’uomo, alle insicurezze, ai fra-gili equilibri politico-economici esociali che caratterizzano il primodecennio del nuovo millennio. Ilcinema offre un’opportunità fe-conda per uno sguardo analiticosulle dinamiche relazionali e sulledisfunzioni della famiglia. Il vo-lume di Sergio Perugini si proponecome utile strumento per tutticoloro che operano nel settoredella comunicazione, dagli stu-denti ai docenti, in particolareper gli animatori della comuni-cazione e della cultura e per i ci-neforum. Fra le numerose recensioni, pro-poste nel testo, spiccano le operedei registi italiani: “La nostravita” di Daniele Luchetti, uscitonelle sale nel 2010, narra la storia

di Claudio (il bravissimo Elio Ger-mano) un operaio edile che lavoranei cantieri della periferia romanae che rimane sconvolto ed impre-parato dalla morte della giovanemoglie. Soltanto l’aiuto del fratelloPiero (Raoul Bova) e la sorellaLiliana (Stefania Montorsi) riu-sciranno a risollevare la situazioneeconomica e familiare del prota-gonista. Con un “taglio” ironico, leggero escanzonato, nel testo, vengonopresentate altre pellicole nostrane:“Genitori e Figli. Agitare beneprima dell’uso” di Giovanni Ve-ronesi, ed “Happy Family” diGabriele Salvatores. Entrambi ifilm propongono la formula tra-dizionale della commedia all’ita-liana (anche se più originale nel-l’opera di Salvatores) sospesa trabuone azioni e miserie terrene,insicurezze e nuove paure. In par-ticolar modo “Happy Family” po-trebbe essere la chiusura di un’ipo-tetica trilogia con “Mine Vagan-ti” di Ozpetek e “La prima cosabella” di Virzì.Consigliato nella guida, anche“Io, loro e Lara” di Carlo Ver-

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La famiglia sul grande schermo:valori, virtù, problemi e drammi

Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 2012

Significativo lo spazio che il cinemariserva alle dinamiche familiari

[ DI FRANCESCO GIACALONE ] � [email protected]

www.effata.it

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done, regista e protagonista delfilm, nel quale interpreta un sa-cerdote missionario che torna aRoma, dopo un decennio vissutoin Africa, ritrovando la sua fami-glia allo sbando. Carlo Verdonequesta volta mette la meschinitàal margine del proprio film riser-vandola per i caratteri di contorno;al centro c’è l’etica e la moraledel suo don Carlo, che perfettonon è, nè tanto meno incrollabilenella sua aderenza ai dogmi cri-stiani. Interessante ed originale è anchela selezione dei film stranieri:“Million Dollar Baby” e “GranTorino” entrambi capolavori diClint Eastwood, servono allo spet-tatore per confrontarsi non solocon i limiti della vita, ma anchecon le debolezze e le sconfitte.Inoltre il messaggio lanciato daentrambi i film è universale: l’af-fetto non si compra ma si guada-gna, la solitudine non si combattema si affronta, gli errori non sidimenticano ma servono per l’av-venire d’ognuno di noi. In “Crash. Contatto Fisico” diPaul Haggis, invece, l’elementoconduttore è apparentemente ilrazzismo, l’ignoranza e la rabbianei confronti di culture diverse,ma poi, proseguendo nella visione,ci si rende conto che il puntofocale è l’impossibilità di comu-nicare che porta alla violenza ealla tragedia. Ambientato a LosAngeles, la città diventa lo spec-chio della società in cui viviamotutti, dove la paura, la diffidenzae la frustrazione prendono il so-pravvento, portando repressionee rabbia. Con “Little Miss Sunshine” diJonahtan Dayton e Valerie Faris,si oscilla fra il grottesco e il tra-gicomico, da una parte gli eventidrammatici virano rapidamentein farsa, e dall’altra - a forza diaccenti paradossali - i vincoli disolidarietà si dimostrano impre-vedibilmente saldi anche in unafamiglia “scoppiata”, ma alla finemeno di quelle “normali” pienedi deleterie aspettative sui proprifigli, trasformati in caricature diadulti pronte ad immolarsi al

mondo dello spettacolo. Di grande successo, in America,si è rivelato “Juno” di JasonReitman, uscito nel 2008. Il filmsi divide perfettamente fra peri-pezie assolutamente comiche esituazioni realmente drammati-che, considerando che la protago-nista rimane incinta nell’età del-l’adolescenza. Nell’opera vengonomesse in primo piano sia le “crepe”della famiglia che i suoi punti diforza, il tutto condito con un’ironiatagliente. In chiusura di questa breve car-rellata, non possiamo non metterein risalto “This must be the pla-ce” una produzione divisa fra trePaesi: Italia, Francia e Irlanda,del regista Paolo Sorrentino. Ilprotagonista del film, Cheyenne,

interpretato magistralmente daSean Penn, è un musicista di suc-cesso ormai in pensione, che all’etàdi cinquant’ anni veste ancoracon gli abiti di scena. La morte del padre, con il qualenon aveva più alcun rapporto, lospinge a tornare a New York. Sco-pre così che l’uomo aveva un’os-sessione: vendicarsi per un’umi-liazione subita in un campo diconcentramento. Il protagonista decide allora diproseguire la ricerca dal punto incui il genitore è stato costrettoad abbandonarla e inizia un viag-gio attraverso gli Stati Uniti, sca-vando dentro di sé e colmando,alla fine, il vuoto lasciato dalmancato rapporto col padre.

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L’anno scorso si chiamava Da,Da, Da; quest’anno TecheTecheTè.Cambia il nome, ma la musica èla stessa. In prima serata, tutti igiorni, dalle ore 20,30 fino alle21,15, su Rai 1 va in onda unarubrica allestita (si fa per dire!)riportando alla luce incredibilispezzoni di vecchi programmi,trasmessi dalla Rai, molti, mol-tissimi anni or sono. Veri e proprireperti! Alcuni risalgono agli anni’70! Questo rovistare nei fondi dimagazzino da parte della Rai èuna singolare “idea” di una diri-genza di viale Mazzini, semprepiù allo sbando. A questi dirigenti,se non fa certo difetto l’inventiva,non mancano certo protervia, au-toreferenzialità e sprezzo del ri-dicolo.Nelle numerosissime proteste esegnalazioni indignate, che giun-gono all’aiart da telespettatoriche non si limitato soltanto acambiare subito canale, ma de-nunciano l’assurdità della sceltaRai di “riempire” la serata con

qualche “pezzo”divertente e in-teressante, annegato in un maredi polvere e roba vecchia, ricorrequasi sempre la stessa domanda:ma non si rendono conto in Raiche un programma del genere èpoco dignitoso per un’emittentenazionale, peraltro servizio pub-blico? E tutti a chiedersi: maperché non ritirano il programmae chiedono scusa agli italiani ?Né manca chi, ricordando che

TecheTecheTè non è altro che lareplica “riveduta e scorretta” delflop dell’anno scorso, DaDaDa,richiama il noto detto “errare èumano, perseverare diabolico”.In effetti TecheTecheTè è unastanca riproposizione di spezzonidi vecchi programmi, scenette,sketch, canzoni, serate ecc, concarrellate di personaggi dellospettacolo, alcuni noti, altri meno,quasi tutti di una vecchia lontanastagione o addirittura passati amiglior vita, e che fanno tene-rezza, nostalgia, tristezza.E’ ovvio che,fra tanto materiale,rinvenuto nei fondi di magazzino,portato alla luce e scaricato suiteleschermi di milioni di famiglieitaliane e affastellato con pretesesceniche e spettacolari,c’è anchequalche pezzo che tuttora con-serva un suo pregio spettacolare;ma non è assolutamente suffi-ciente a evitare il flop evidentedel programma.Vedendo TecheTecheTè viene qua-si spontaneo chiedersi se in Rai

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Pochi pezzi di “antiquariato”tanta polvere e roba vecchia

In prima serata su Rai1 TecheTecheTè, le solite repliche assurde e pateticheche indignano i telespettatori

[ DI ANTONIO VITALIANO ] � [email protected]

www.rai.tv

”“Gli utenti

presi in giroe costrettia rivederefilmati

di 50 anni fa!

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è chiara la differenza tra il lavorodell’antiquario e l’attività del ri-gattiere, quello – per intenderci– che svuota solai e cantine dallaroba vecchia. Molti, moltissimi“spezzoni” mandati in onda inprima serata su Rai 1, non hannoin alcun modo “dignità” spetta-colare; forse, 40, 50 anni fa, an-davano bene, ma riproporli oggiè semplicemente assurdo.L’Aiart ha denunciato con dichia-razioni stampa, riprese da pe-riodici e quotidiani, l’inaccetta-bilità di questa scelta editoriale(invero suicida!) della Rai, evi-denziando lo stupore, l’incredulitàe l’indignazione dei telespettatori,richiamando la Rai al rispettodegli utenti, oggettivamente “pre-si in giro” da programmi riciclatiper fare da riempitivo a dissen-nati palinsesti.In un’intervista, concessa a ElenaRembado del mensile TIVU’(lu-glio 2012,pp,52,53) dal titolo elo-quente “Replicando, replicando...”,il Presidente dell’Aiart e del Con-siglio Nazionale Utenti dell’Au-torità per le Garanzie nelle co-municazioni, Luca Borgomeo nonusa mezzi termini per stigma-tizzare l’insensata scelta edito-riale della Rai. “ Ridurre per 100giorni all’anno sia l’informazione,sia l’intrattenimento – affermaBorgomeo – risponde ad una lo-gica ottocentesca,come se il Paesesi fermasse per ferie. In realtà,la maggioranza degli italianiva in vacanza, mediamente, unadecina di giorni e non può esseredanneggiata da un calo della pro-grammazione così vistoso. In più– continua il presidente dell’Aiart– se le tv commerciali sono liberedi agire come meglio credono, laRai, servizio pubblico, dovrebbetutelare le fasce meno abbienti,che non hanno alternative allavisione della tv”. Al di là del-l’aspetto giuridico, c’è anche –secondo Borgomeo- un problemadi immagine: la tv pubblica, coni suoi 13.000 dipendenti, non può

e non deve consentire che migliaiae migliaia di persone restino inat-tive per un così lungo periodo”.Inoltre il degrado della program-mazione estiva ha come conse-guenza per la Rai la perdita diascolti. Se i giovani sono ormaipiù cyber-dipendenti che tele-di-pendenti, c’è il rischio che altrefasce di pubblico perdono fiducianel servizio pubblico, si fidelizzinoe non tornino più indietro. LaRai – continua Borgomeo – è to-talmente autoreferenziale e in-sensibile alla voce degli utenti.La crisi economica del sistemaItalia non può essere invocatacome un alibi per giustificare uncomportamento della Rai che, inrealtà, si verificava anche negli

anni scorsi. “I tagli – concludeBorgomeo – aggravano sicura-mente il problema, ma addurlicome scusa per attingere a pienemani ai fondi di magazzino è sin-tomo di un’incapacità di capireche, così facendo, non si fa chepeggiorare l’immagine della Rai,ormai percepita dall’opinione pub-blica, al pari di Mediaset, con ladifferenza, non da poco, che chie-de al suo pubblico il pagamentodi un canone !”TecheTecheTè per certi versi è lametafora di una Rai sul viale deltramonto. Le ultime recenti vi-cende relative alla nuova diri-genza hanno dato all’opinionepubblica la netta sensazione cheforse non è più possibile superarela crisi della”più grande aziendaculturale del Paese”, del tuttoincapace di mettersi in sintoniacon il Paese reale e recuperarela funzione di servizio pubblico,mortificata da una legge che, ri-disegnando l’intero sistema ra-diotelevisivo italiano, ha deter-minato una grande concentra-zione di potere mediatico-econo-mico-politico, nei fatti un mono-polio, che eliminando - ogni con-correnza tra l’emittenza pubblicae quella privata - ha minato allaradice il pluralismo e ha finitoper depotenziare la Rai e, conessa, il servizio pubblico radio-televisivo italiano. �

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”“Techetechetèper molti versi

è la metaforadella crisiirreversibiledella Rai

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“La maturità 2012 e l’arrivo delplico telematico sono un importantesegnale per il Paese perché dimo-strano che studenti, insegnanti ePubblica Amministrazione possonoessere tra i protagonisti dell’inno-vazione in Italia”.Con queste parole il Ministro del-l’Istruzione, dell’Università e dellaRicerca Francesco Profumo ha co-municato in diretta televisiva ilcodice di accesso per decriptare letracce della prima prova degli esa-mi di maturità, svoltasi lo scorsomercoledì 20 giugno. Un segnaleimportante, che ha aperto la stradaa un significativo passo in avantinell’utilizzo delle nuove tecnologie,più vicino al mondo dei giovani.Non a caso, tra le tracce dellaprima prova è stata inserita – perla redazione del saggio breve nel-l’ambito tecnico-scientifico – anchequella relativa alla descrizionedelle responsabilità della scienzae della tecnologia nel mondo con-temporaneo. La spiegazione di talicambiamenti risiede nell’intensaevoluzione che ha interessato ilmondo delle tecnologie informatichenegli ultimi venti anni, che hapochi precedenti nella storia deimass media. Naturalmente, comesempre accade, in concomitanzacon l’introduzione delle nuove formedi comunicazione, si sono sviluppatianche nuovi modelli sociali connessi

all’utilizzo degli strumenti tecno-logici ad esse associati. Le giovanigenerazioni si sono rivelate le piùfavorevoli ai cambiamenti e le piùinclini a un rapido processo di con-versione dalla tradizione all’inno-vazione. Anche i maturandi, chia-mati quest’anno a confrontarsi conun tema fortemente in linea con leloro abitudini mediali, rientrano apieno titolo nella generazione deicosiddetti nativi digitali, nati ecresciuti in una società spesso de-finita “multi schermo”, in cui ilmezzo televisivo, da sempre pre-dominante, ha progressivamenteperso d’importanza rispetto allosviluppo di altri schermi interattivi,in primis quello del computer (na-turalmente connesso alla Rete!).È così che nuovi modi di apprenderee socializzare si sono diffusi e mol-tiplicati, che sta progressivamentecambiando la visione e interpreta-zione del mondo, così come i com-portamenti e le attitudini relazio-nali. Nei nativi digitali risulta sem-pre più dominante la propensioneal multitasking, con un approcciopiù esperienziale e meno teorico,secondo logiche di apprendimentodinamiche e poco convenzionali.Sono trasformazioni “epocali”, checi invitano a riflettere sulle conse-guenze positive e negative – maanche intenzionali e inintenzionali– che l’utilizzo delle nuove tecno-

logie comporta. Tale riflessionecoinvolge in primo luogo la scuolae la famiglia, le istituzioni socialiche più da vicino vivono i cambia-menti culturali in atto e che, a di-verso titolo, sono i più interessatial loro “controllo” in termini edu-cativi. Quanto alle azioni da met-tere in campo e alle modalità diintervento è senz’altro indispen-sabile che gli educatori si avvicininocon interesse e non con sospettoall’universo tecnologico giovanile,imparando a conoscere e condivi-dere una forma di linguaggio chepossa accomunarli e accorciare,così, le distanze generazionali. È molto interessante, a questo pro-posito, la considerazione che fa Ni-coletta Martinelli in un suo recentearticolo pubblicato sul quotidianoAvvenire: “Non si possono maneg-giare i nuovi media utilizzandovecchi schemi. E non si è attrezzatiper utilizzare approcci efficaci eall’avanguardia”.Le sue parole riflettono le posizioniemerse nel corso dell’ultimo Con-gresso Teologico Pastorale, una deiprincipali attività del VII IncontroMondiale delle Famiglie, all’internodel quale si è tenuta una tavolarotonda dedicata al rapporto trala famiglia e la comunicazione glo-bale. Nel corso del dibattito sonostati passati in rassegna diversiaspetti del rapporto tra i nuovi

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Genitori e scuola in sintonianel “governare” i nuovi mediaNon basta “il controllo” nell’uso delle nuove tecnologie digitali

[ DI PAOLA DE ROSA ] � [email protected]

www.istruzione.it

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strumenti tecnologici e la vita dellefamiglie. Ci sì è chiesto quali fosseroi maggiori problemi di educazionee di comunicazione che interven-gono nel rapporto con i giovani ein che modo si possa regolare l’uti-lizzo dei molteplici strumenti inloro possesso. Josè Luis Restan,esperto di informazione e direttoredi trasmissioni radiofoniche e mul-timediali, ha affermato che «aglieterogenei media della comunica-zione dobbiamo chiedere umiltà erealismo, perché spesso ci trasmet-tono una realtà falsata». Egli ritieneche non debba essere lasciato aimedia il compito educativo, checompete alla famiglia, pur nellesituazioni di debolezza e fragilitàche spesso la connotano oggi.Un suggerimento sull’utilizzo effi-cace delle nuove tecnologie è statofornito da Norberto Gonzales Gai-tano, docente di Opinione pubblicae di Etica della comunicazione, se-condo il quale è necessario «usarei media come fattore di relazione enon di sola connessione: facebookcrea “rete”, ma non comunità, ameno che le persone non decidanodi fare comunità». Egli ha sottoli-neato, infatti, l’importanza di nonfare del web un sostituto della te-stimonianza personale.E se ai genitori dovesse mancareil tempo per intervenire, la solu-zione consiste nel garantire minorecontrollo ma maggiore “governo”,come suggerito da Pier Cesare Ri-voltella, docente di Didattica ge-nerale e Tecnologie dell’educazione.Dove per governo si intende “sag-gezza, equilibrio e serenità di rap-porto”, mentre al controllo sonospesso associati “timore e inade-guatezza”. La soluzione consiste,dunque, nell’assunzione di una re-sponsabilità condivisa, fondata suldialogo e sul sapiente utilizzo delgiudizio critico a cui sottoporre, inprimo luogo, il mondo dei media.Come afferma, infatti, Henry Jen-kins, docente al Massachusetts In-stitute of Technology: «I luoghi piùinteressanti sono quelli dove gio-vani e adulti interagiscono attra-verso comunità virtuali, dove sicondividono interessi in modi di-versi e informali; così si apprendegli uni dagli altri, senza rigide ge-rarchie». �

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Rai: Aiart, solo illusione rappresentanti societa’ civile“Il metodo scelto per l’elezione del cda della Rai non è troppo differentedal precedente. E comunque è solo un’illusione pensare di aver scelto icosiddetti rappresentanti della società civile. Insomma, poco o nulla ècambiato”. (5 Luglio)

Mafia: Aiart, ok Rai su Don Puglisi, meglio in prima serata“E’ importante l’attenzione data dalla Rai a don Puglisi. Questa è unatelevisione che fa opinione, che forma le coscienze. Certo – si legge in unanota dell’Aiart - sarebbe stato ancora meglio mandare in onda lo specialein prima serata, ma comunque si tratta di un atto importante da partedel servizio pubblico”. (3 Luglio)

Aiart: Da “Umore maligno” satira oscena sui disabili“Umore Maligno offende non solo i disabili, ma fa satira, se cosi’ possiamodefinirla, in modo osceno e insultante su fatti di attualita’ come la mortedi un piccolo nelle montagne vicino a Prato, oppure sugli attentati aiCarabinieri in Afghanistan. E’ un sito che va chiuso’’. Lo afferma unanota dell’associazione di telespettatori cattolici Aiart.’’ Internet non puo’essere una terra di nessuno - continua la nota - Sono indispensabili piu’controlli’’. da “Agenzia ASCA” - 2 Luglio 2012

Kenya: Aiart, Rai dedichi spazio a cristiani perseguitatiInvece che l’ennesimo quiz o alla replica di qualche show, la Rai dedichispazio in prima serata ai Cristiani perseguitati”. Lo afferma una notadell’Aiart, associazione di telespettatori cattolici. “Servono approfondimenti su quanto succede in Kenya e in Nigeria –continua la nota – Anche questo e’ compito del servizio pubblico”.

(2 Luglio)

Stop ai gadget dei Soliti idiotiL’Aiart ha ricevuto molte proteste per la vendita nelle edicole di gadgetdella serie tv «I soliti idioti», in onda su Mtv. Per Luca Borgomeo,presidente dell’associazione di telespettatori cattolici, «sarebbeauspicabile l’intervento della magistratura (alla Procura di Maceratainfatti è pervenuta la denuncia dell’avvocato Andrea Marchiori) perchésia valutata la legittimità della messa in commercio di questi braccialetti,vietati solo ai minori di 8 anni. Si tratta di oggetti, rivolti ai bambini,che istigano al reato, all’uso di stupefacenti e alla pratica del giocod’azzardo, oltre che all’uso di termini offensivi anche nei riguardi dellareligione». da “Avvenire” - 27 Giugno

Rai: Aiart, Bersani ci dimentica perche’ cattolici?E’ apprezzabile che il segretario del Pd indichi esponenti della societàcivile, associazioni per il Cda Rai, ma nel fare i nomi dimentica l’Aiart,la più antica, quella col maggior numero di iscritti, quella col maggiorradicamento territoriale”. Lo afferma Luca Borgomeo, presidentedell’associazione di telespettatori cattolici Aiart. “Forse ci dimenticaperché siamo cattolici e, si sa, i cattolici nel Pd non godono di paridignità” conclude Borgomeo.

dal “Corriere della Sera” – 14 Giugno

COSÌ L’AIART SULLA STAMPAa cura di Paola De Rosa

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Qualche spiraglio si intravede infondo al tunnel. L’incredibile vi-cenda dell’adeguamento dellanormativa italiana alla Direttiveeuropee in materia di eserciziodelle attività televisive e dellatutela dei minori è giunta final-mente ad un epilogo, che se nonpuò essere considerato positivoda parte degli utenti e delle as-sociazioni dei telespettatori e ge-nitori, tuttavia rappresenta unsignificativo passo in avanti.Stiamo ai fatti. Il Decreto legi-slativo del 15 marzo 2010, n.44(cosiddetto Decreto Romani) davaattuazione – con notevole ritardoe in modo del tutto inadeguato –alla Direttiva Europea 2007/65,relativa al coordinamento di de-terminate disposizioni legislative,regolamentari e amministrativedegli Stati membri, concernentil’esercizio delle attività televisive.Furono molte le critiche al De-creto Romani; apparve subito con

grande evidenza che il legislatoreitaliano aveva dato attuazionealla Direttiva Europea in mododel tutto carente, vanificandoquasi completamente le garanziea tutela dei minori. Ancora unavolta, sul delicato settore del si-stema radiotelevisivo e sui dirittidegli utenti, il Governo italiano

mostrava tutta la sua ambiguità,preoccupato di puntellare un mo-nopolio (formalmente dualistico)a tutto vantaggio dell’emittenzaprivata. Nessuna sorpresa, con-siderando che il protagonista diquesto “adeguamento” della nor-mativa italiana a quella europeaera il sottosegretario ( poi pro-mosso Ministro, dopo le dimis-sioni del Ministro Scaiola, travoltodallo scandalo della casa nei pres-si del Colosseo) Paolo Romani,uomo legatissimo al ex premierBerlusconi e – per molti versi –(considerate le sue attività pro-fessionali e la “carriera” politica)un simbolo della commistioneTV-politica e della concentrazionedel potere mediatico-finanziario-politico che ha fortemente con-dizionato l’intero sistema radio-televisivo italiano.Ma a livello europeo il DecretoRomani è stato considerato nonin linea con la Direttiva europea;

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Le garanzie a tutela dei minorinon ancora del tutto efficaci

Eliminate le storture del Decreto Romani.Ma si è persa una grande occasione

[email protected][ DI VINCENZO FRANCESCHI ]� [email protected]

”“Sancitoil divieto assolutoa programmi

nociviper i minori

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da qui l’iniziativa UE nei con-fronti del nostro Paese per “rive-dere” ll testo. Che andava modi-ficato entro il 31 dicembre 2011,per evitare l’avvìo da parte dellaComunità europea della proce-duta d’infrazione nei confrontidell’Italia.E il Governo Monti, su iniziativadel Ministro per gli Affari europeiMoavero, nell’ultima seduta delConsiglio dei Ministri del 2011,ha – sul filo di lana - approvatoun Decreto legislativo per “cor-reggere” il Decreto Romani, sullabase dei rilievi della CommissioneEuropea e per evitare l’avvìodella procedura d’infrazione neiconfronti dell’Italia. Dal dicembread oggi, oltre 6 mesi, il Decreto,dopo un lungo e tortuoso iterparlamentare , è finalmente giun-to all’approvazione delle compe-tenti Commissioni di Camera eSenato.Il testo del nuovo Decreto (mentreil Telespettatore va in macchina,non è ancora disponibile) apparesubito come una sorta di com-promesso fra chi opportunamentevoleva “eliminare” le storture delDecreto Romani e chi tenace-mente lo difendeva ( con grandeattenzione( per usare un eufe-mismo!) agli interessi delle emit-tenti, soprattutto quelle private.Compromesso che va valutato,da parte dell’Aiart e delle Asso-ciazioni di utenti, sia negli aspettipositivi, che in quelli negativi.Sulla base anche delle indicazionie delle valutazioni fornite al ri-guardo dal Presidente del Comi-tato Media e Minori, Franco Mu-gerli, che ha svolto un ruolo moltoattivo e autorevole nel seguire illaborioso iter legislativo, è pos-sibile esprimere un giudizio ar-ticolato, segnalando i passi avanticompiuti nel lungo cammino perrendere più efficace la tutela deiminori utenti della tv e regi-strando purtroppo anche gliaspetti negativi; una sorta di oc-casione perduta!

Stiamo ai fatti. E’ molto positivoche finalmente è sancito il divietoassoluto per le trasmissioni te-levisive che “possono nuoceregravemente” allo sviluppo fisico,psichico e morale dei minori. E’un’affermazione importante, si-gnificativa, anche se la sua va-lenza è attenuata dal “salvatag-gio” delle previsioni applicabiliai servizi a richiesta.E’ inoltre positivo che viene sta-bilito che la trasmissione concontenuti inadatti ai minori siasegnalata in modo chiaro e con-tinuativo (non basta più il bollinorosso, all’inizio!); per tutta la du-rata del programma va segnalatoil “pericolo”.Fin qui gli aspetti positivi. La“nota dolente” sta nel fatto chela nuova norma, - a nostro giu-dizio, non in sintonia con la let-tera e lo spirito della Direttivaeuropea – stabilisce che i pro-grammi che “possono nuoceregravemente” ai minori e i filmvietati ai minori di 14 anni, pos-sono essere trasmessi sempre,anche di giorno, se sono previstiaccorgimenti tecnici che esclu-dano che i minori vedano taliprogrammi.Con il cd. Controllo parentale(se considerato “accorgimento tec-

nico”!) si può aggirare il divietodi programmi nocivi e, in talmodo, mandare in onda a tuttele ore del giorno programmi efilm che possono nuocere allo svi-luppo, fisico, mentale e moraledei minori.E così, cacciata dalla finestra, la“licenza” a nuocere ai minori,rientra dalla porta, accompagnatada un coro di ambigui e ipocriticonsensi.La grande stampa, e la tv inmodo particolare, o ha del tuttoignorato la vicenda, o ha salutatoquesta norma con titoli, profon-damente sbagliati. Hanno parlatodi svolta storica, di giro di vite,di maggiore tutela per i minoriecc. Solo l’Avvenire ha corretta-mente titolato: “Minori e tv. Pos-sibile aggirare le norme”. Al fondo di questo singolare com-portamento della grande stampa,che dovrebbe informare e infor-mare correttamente, c’è forse lasottovalutazione dei gravi danniche la tv ha prodotto e producesulle nuove generazioni o – absitiniuria verbis – la preoccupazionedi non apparire “ostili” alle emit-tenti che hanno, non solo il poteredi valorizzare testate e giornalisti,ma anche quello di dirottare in-genti flussi pubblicitari. E, com’ènoto, pecunia non olet!Un primo risultato è stato co-munque raggiunto. E se resta ilrammarico per un’occasione per-duta, c’è la consapevolezza cheforse è ancora possibile renderepiù efficace l’azione di tutela deiminori, mantenendo alta la vigi-lanza tra i telespettatori e, inparticolare, i genitori e stimo-lando, con le segnalazioni, le as-sociazioni a insistere nell’azionedi formazione, di denuncia, dipressione nei confronti delle isti-tuzioni, perché finalmente – an-che in Italia – la tutela dei minorinon sia un semplice flatus vocis.

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”“Nessun

giro di vite.È possibileaggirareil divieto

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Come è ormai a tutti noto la Rete,in questo tempo definito 2.0, stafacendo passi in avanti sempre piùgrandi fino al punto che oggi, anchei giovani - naturalmente protesiverso il nuovo e pronti ad accogliereogni sfida che le innovazioni im-plementano - forse, incomincianoad avere qualche difficoltà, se èvero che la febbre da Rete si sta af-fievolendo, così come rilevato daalcune indagini recenti. Tuttavia,internet sta cambiando il nostromodo di pensare; ci mette in rela-zione con le persone, consente dirapportarci con modalità nuove, cifa aprire al mondo con moltitudinidi contatti. E allora, se la Rete stacambiando il nostro modo di pen-sare, probabilmente sarà possibileanche vivere in maniera diversa lafede utilizzando, appunto, le grandipossibilità che il web ci offre. Inqueste poche considerazioni c’è lospirito che ha spinto padre AntonioSpadaro, gesuita direttore del quin-dicinale La Civiltà Cattolica, a scri-vere il suo nuovo libro, “Cyberteo-logia. Pensare il Cristianesimo altempo della rete” (Vita e Pensiero,pagg. 148, euro 14). «La “cyber-teologia” è una disciplina che ne-cessariamente deve interrogarsi

sul futuro e dunque immaginareoltre che capire», sostiene padreSpadaro. Ciò presuppone una presadi coscienza del tempo che viviamoe delle grandi possibilità che lenuove tecnologie della comunica-zione ci offrono. Pratica da farecon curiosità, con entusiasmo, vogliadi esplorare percorsi nuovi con spi-rito missionario, con la convinzioneche dobbiamo adeguarci ai cam-biamenti che incalzano e allo stessotempo con la gioia della certezzadi Cristo e della necessità di portarloovunque ci sia la necessità. Infatti,padre Spadaro sostiene che “Sitratta di trovare i punti di contattoe di feconda interazione tra la retee il pensiero cristiano. La logicadella rete, con le sue potenti meta-fore, offre spunti inediti alla nostracapacità di parlare di comunione,di dono, di trascendenza”. Ma noinon possiamo rimanere inermi, nonpossiamo solo guardare; dobbiamorispondere alla chiamata, dobbiamoraccogliere la sfida, dobbiamo inol-trarci in questa “regione poco esplo-rata” che costituisce “un piano diesistenza sempre più integrato congli altri piani”, a loro connaturalee umanamente proteso. Occorrefrequentare la Rete, sporcarsi le

mani, mettersi in gioco, imparareil linguaggio dei suoi abitanti chesono persone come noi che pensano,amano, si appassionano e agiscono.Noi cristiani dobbiamo essere capacidi attivare “un dialogo spirituale”perché la Rete favorisce questo tipodi comunicazione che si realizzasempre in un contesto di pensiero,di linguaggio, di immagini e di cul-tura. Il cyberspazio è un ambienteimmateriale, è un mondo virtualeche rappresenta comunque una re-altà ed ha la concretezza di unavita “reale” con delle modalità tutteproprie. Sta emergendo - a dettadi Spadaro – una spiritualità chefa riferimento a questo “mondo” eche ha i tratti dell’esperienza mul-timediale e ipertestuale. E’ proprioin questo luogo che la cyberteologiatrova la sua massima significatività,il senso profondo della relazioneverso l’altro e verso Dio, la sua piùintensa esistenza, lo slancio dellatrascendenza “che è possibile scor-gere nelle immense possibilità dicombinazioni di pensieri ed espres-sioni umane che, in ogni istantedell’inconcreto universo di Internet,si incrociano, sfiorano, entrano incollisione, si fondono per poi di-sperdersi di nuovo”. �

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Attivi e vigili nel webper diffondere la Parola

Cyberteologia di Padre Spadaro,“Pensare il Cristianesimo al tempo della Rete”

www.cyberteologia.it[ DI DOMENICO INFANTE ]� [email protected]

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Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 2012 17

La scomparsa improvvisa dell’amicoSergio mentre mi riempie di commo-zione mi riporta alla memoria il gran-de impegno e la passione indomitache hanno animato la sua vita ed inparticolare la sua presenza in Aiart.Attento studioso e fine analista dellediverse pieghe del vasto mondo deimedia, ha scritto molto sulle principalisfide che la rivoluzione tecnologicaoffre ai contemporanei. L’approccio pedagogico che lo carat-terizzava ha delineato spunti di gran-de rilievo circa la possibilità per gli adulti di intro-durre con sapienza le nuove generazioni nei nuovilinguaggi digitali e, nonostante appartenesse almondo di chi si è formato con carta e calamaio, hasempre dimostrato grande apertura e disponibilitàal confronto ed alla interazione con la modernitàda cui era affascinato. Cultore della fotografia ha realizzato immagini in-dimenticabili dei paesaggi amati che usava condi-

videre con gli amici nelle grandi festedell’anno cristiano. I suoi interessinon si fermavano al rapporto gene-razionale perché era interessato an-che all’influsso eccessivo che i media,soprattutto della TV, hanno anchesulla terza età, rubando in qualchemodo il tempo alle relazioni e allacoltivazione di interessi ed alla con-divisione con le nuove generazionidelle esperienze della vita. Grazie Sergio per la freschezza dellatua testimonianza umana e cristiana,

grazie per l’acutezza della tua intelligenza che ciha saputo arricchire dei tuoi pensieri e delle tue in-dicazioni, grazie per la passione mai spenta per ilmondo della comunicazione e della tecnologia, grazieper l’impegno generoso che hai dato per l’Aiart na-zionale e a Lecco, grazie per l’esempio brillante didedizione illuminata dalla fede.Accompagnaci ancora, ora che sei nella visione delPadre celeste, e sostieni ancora il nostro cammino.

COMMOZIONE E CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DI SERGIO SPINI

Una grande testimonianzaumana e cristiana

DI GIOVANNI BAGGIO

IN UN MESSAGGIO ALLA MOGLIE, SIGNORA ELSA

La gratitudine dell’AiartA nome di tutta l’Aiart e mio personale esprimo alla signora Elsa e ai familiari tutti le espressioni piùsincere di cordoglio per l’improvvisa scomparsa di Sergio Spini per lungo tempo autorevole dirigentenazionale dell’Aiart e prestigioso presidente dell’Aiart di Lecco. L’Aiart ricorda la sua competenza, la suapreparazione culturale, la sua coerenza ai principi cristiani, la sua testimonianza nella famiglia, nella pro-fessione, nel lavoro, nello studio, nell’Aiart. L’Aiart è grata a Sergio Spini per il Suo contributo, sempre as-sicurato con dedizione e signorilità, all’associazione sia a livello locale, sia sul piano nazionale anche conl’apprezzata collaborazione al Telespettatore e - con saggi di notevole spessore culturale – alla Parabola.Con la scomparsa di Sergio Spini, l’Aiart perde uno dei più autorevoli dirigenti, che hanno fatto la storiadell’Aiart e che da volontari e con spirito di servizio, si sono spesi per affermarne i valori e per contribuireal suo consolidamento e alla sua crescita.

IL PRESIDENTE NAZIONALE Luca Borgomeo

Sergio Spini

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18 Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 2012

� � �news news newsa cura di Francesco Giacalone

CALABRIA [ Reggio Calabria]

Anche a Reggio Calabria, sulle ali dell’entusiasmosuscitato dall’incontro mondiale delle famiglie conPapa Benedetto XVI, e dopo il “movimento” sortonell’ottobre dello scorso anno, nell’ambito della set-timana conclusiva di “Tobia. Famiglie e parole inviaggio”, è stato costituito ufficialmente il ForumProvinciale delle Associazioni familiari, la rete disigle di area cattolica, fra cui l’AIART, con il PresidenteProvinciale Aldo Riso, che hanno la famiglia al centrodel proprio impegno culturale ed etico. Lo Statutoadottato dalla rete di associazioni reggine perseguein primo luogo la salvaguardia dei valori e dei dirittidella famiglia come “società naturale fondata sulmatrimonio” tra un uomo ed una donna; quindi, ilsostegno alla partecipazione attiva e responsabiledelle famiglie (anche attraverso le loro forme asso-ciative) ad iniziative di promozione umana, di servizialla persona ed alla vita culturale, sociale e politica;la promozione di adeguate politiche familiari che tu-telino e sostengano le funzioni della famiglia ed isuoi diritti. Il Forum delle famiglie presto costituiràuna propria rappresentanza che avrà il compito diinterloquire con le istituzioni provinciali e comunaliin materia di politica familiare, cooperando con or-ganismi aventi finalità analoghe.

MARCHE [ Macerata ]

L’HOMO SAPIENS DIGITALE... NELLA “RETE”

Il web 2.0 costituisce indubbiamente un’importantetappa per l’evoluzione del genere umano: il flussod’informazioni senza confini che le persone si scam-biano avvolge l’intero pianeta, tanto che potremmodefinire questa nostra epoca il tempo dell’umanità“nella rete”. D’altro canto le mutazioni, avvenute avelocità sempre maggiore negli ultimi anni nel mododi comunicare e di relazionarsi tra esseri umani,pongono questioni che vanno analizzate in manieracritica affinché possano essere colte pienamente leopportunità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione,social media inclusi. Occorre affrontare la questionea partire da alcune domande ineludibili: qual è la fi-nalità della comunicazione? Chi è la persona che co-munica? La specie umana si è affrancata dal regnoanimale principalmente grazie a queste tre caratte-ristiche: il dominio dell’istinto e ricerca della verità,l’abilità nella costruzione di strumenti, la capacitàdi comunicare.Possiamo affermare che l’uomo ha trovato il sensodella sua esistenza nel dialogo con l’altro e dall’esi-

genza di relazioni significative si è sviluppata eaffinata l’attitudine a comunicare e a costruire stru-menti per la comunicazione: dal primo medium, co-stituito dall’uso di un codice linguistico orale semprepiù articolato, sino alla scrittura - dapprima attraversograffiti, ideogrammi e pittogrammi, poi con l’inven-zione dell’alfabeto - si è arrivati all’invenzione dellastampa a caratteri mobili e ai mezzi di comunicazionedi massa dell’epoca contemporanea (radio, telefono,tv, computer, web 2.0). Oggi la rivoluzione digitaledel web 2.0 offre a chiunque la possibilità di fruire,creare, condividere contenuti (testi scritti, musica,immagini, filmati) e il nostro cervello è costantementebombardato da messaggi trasmessi da radiosveglie,tv, smartphone, cartelloni pubblicitari, stereo del-l’automobile, internet, videogames… così la definizionedi ambiente “multimediale” è stata progressivamentesostituita dal termine più pregnante di ambiente“ipermediale”. Ma nel mare delle informazioni bisogna educarsi ededucare al discernimento tra l’utile e il superfluo,tra il vero, il verosimile e il falso, poiché risultaancora attuale, benché inquietante, il monito del fi-losofo e teologo danese Soren Kierkegaard «La naveè in mano ormai al cuoco di bordo e le parole che tra-smette il megafono del comandante non riguardanopiù la rotta ma che cosa si mangerà domani». Infattil’enorme flusso d’informazioni, che si riversa conti-nuamente su di noi, cerca di attirare l’attenzionesfruttando principalmente i canali dell’istinto e del-l’emotività, col rischio concreto d’indurre l’uomo acomportamenti più vicini all’animalità che alla ra-zionalità. Come afferma Nicolas Carr «Gli spostamentiveloci della nostra attenzione erano un tempo decisiviper la sopravvivenza. Riducevano la possibilità cheun predatore ci cogliesse di sorpresa o che ci lasciassimosfuggire una fonte di cibo nei paraggi. […] La Retecoinvolge tutti i nostri sensi - a parte, finora, odoratoe gusto – e li coinvolge simultaneamente. […] L’inte-rattività della rete ci offre strumenti molto potentiper trovare informazioni , per esprimerci e per con-versare con altri. Ma ci trasforma anche in cavie dilaboratorio che continuamente schiacciano leve perricevere minuscole pillole di nutrimento sociale o in-tellettuale. La Rete controlla la nostra attenzione conun’insistenza molto superiore rispetto a quanto abbianomai fatto la radio, la televisione o i giornali delmattino.L’umanità dunque si troverebbe di fronte ad un bivioepocale: da un lato la possibilità di una nuova tappaevolutiva della specie umana dall’Homo Sapiens Sa-piens all’Homo Sapiens Digitale, titolo di questo in-tervento; dall’altro il rischio concreto di una derivaedonista dell’esistenza e un’involuzione sempre piùsbilanciata verso quello che Freud definiva “principio

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Il Telespettatore - n.7/8 - Luglio/Agosto 2012 19

� � � � � �news news

del piacere”. A tal fine si dovranno promuovere e valo-rizzare i media, sociali e non, aiutando la nuova gene-razione dei nativi digitali a superare l’atteggiamentopassivo tipico dello spettatore.

(Lorenzo Lattanzi)Presidente Provinciale Aiart Macerata

PIEMONTE [ Torino ]

L’Aiart di Torino ha iniziato un nuovo progetto a scuolacon gli alunni delle classi quinte della Scuola Primariadi Caselette. Dopo aver visionato i questionari con lepreferenze televisive dei bambini, è stato proposto lorodi vedere, per mezzo della lavagna multimediale, ilcartone televisivo“ A TUTTO REALITY L’ISOLA” cheera risultato il più “gettonato”. Gli alunni hanno compresoche molte cose non corrispondono alla realtà e che altrenon sono possibili e soprattutto che in Tv non bisognadar nulla per scontato. E’ stato spiegato ai ragazzi chevengono usate tecniche diverse per catturare l’attenzionedei telespettatori.

PUGLIA [ Brindisi ]

Si è costituito a Bari presso la cattedra di etica della co-municazione dell’Ateneo barese, in Corso Italia 23, ilcomitato scientifico per la realizzazione di un Laboratoriodi Estetica e Scrittura teatrale, cinematografica e tele-visiva. Del comitato fanno parte il prof. FrancescoBellino, titolare della cattedra, Titti Dollorenzo del Con-sorzio Teatro Pubblico Pugliese e Daniela D’Alò del-l’AIART di Brindisi.

TOSCANA [ Pisa ]

Torna il festival-concorso nazionale “Raccorti Sociali.Piccoli film per grandi idee”, quest’anno alla sua quartaedizione. Il festival, che nel 2011 ha visto la presenza delMaestro Vittorio Taviani, presidente del Comitato scien-tifico, promuove la videonarrazione sociale al serviziodel bene comune. In questi giorni Cesvot e Aiart, Delega-zione di Pisa coordinata da Elda Landucci, stanno “scal-dando i motori” dell’organizzazione, per definire lepresenze e i particolari dell’iniziativa. La scadenza per l’invio delle opere è fissata per il 12 no-vembre 2012.. Domenica 16 dicembre 2012 al CinemaOdeon, in piazza Strozzi a Firenze, si svolgerà la proiezionedei dieci cortometraggi selezionati. La partecipazione ègratuita e il regolamento completo e le schede di iscrizionesono scaricabili dai siti web www.cesvot.it e www.raccor-tisociali.it

� rassegna del sito

www. a i a r t . o r g

Il mese di Giugno ha fatto registrare 11.200 visiteche è un valore del tutto rispettabile in periodoestivo. Dunque, le frequentazioni al sito continuanoin maniera sostenuta e ciò è segno di buona salutedell’Aiart. Ma questo dato deve pur darci qualchealtra indicazione e cioè se le visite si mantengono co-stantemente al di sopra di 10.000, allora è arrivato iltempo per studiare una strategia di attacco perfissare l’asticella un po’ più in alto. Avremo di tempo l’estate per pensarci ma certamente,insieme al’iperattività del nostro presidente nazionale,si deve affiancare un’azione più incisiva da partedelle strutture territoriali. Il numero medio di visitegiornaliere ammonta a 373. Le punte massime divisite si sono verificate nei seguenti giorni. Il 7/6 sisono verificate 665 visite per l’inserimento dei seguentidocumenti: La news letter sulla ricerca “La donnausata nella pubblicità televisiva”, svolta per iniziativadell’Aiart e l’inserimento nel sito del relativo articolo.Il 12/6 si sono verificate 571 visite dopo l’inserimentodella dichiarazione stampa del presidente Aiart LucaBorgomeo sull’accordo con il ministro Riccardi sullacreazione di norme più severe per la propagandarazzista sul web e l’inserimento della lettera di feli-citazioni dell’Aiart, per la nomina, al nuovo presidentee al nuovo direttore generale della RAI. Il 4/6 si sonoverificate 532 visite dopo l’inserimento dell’articolosull’incontro “Educare per Educarsi” con AlessandroMeluzzi a Macerata; dopo un articolo di Avveniresull’intervento del Papa alla Sala del Trono dell’arci-vescovado di Milano e dopo l’inserimento nel sito deIl Telespettatore n.5/6. Il 13/6 si sono verificate 501 visite dopo l’invio dellanews letter su Il Telespettatore n.5/6 e l’inserimentodelle notizia sulla costituzione a Reggio Calabria dellocale Forum delle associazioni familiari. Infine ri-portiamo i documenti sui media più scaricati nelmese di giugno dal nostro sito: 1) con 179 downloadsil saggio del prof. Michele Indellicato, “Etica edestetica della comunicazione”; 2) con 105 downloadsil saggio della prof.ssa Maria Rosaria Tomaro sultema “Scuola e Media Education”; 3) con 99 downloadsil saggio del prof. Sergio Spini “L’ambiguo rapportotra i mass-media e opinione pubblica”. Da segnalareche a Giugno si sono verificati accessi al sito daparte di nuovi utenti provenienti dal Qatar. Circa laprovenienza, le visite dai vari Stati ammontano agiugno a 7.423 dall’Italia, 1.476 dagli USA, 643 dallaCina, 353 dalla Francia e 188 dalla Russia.

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www.aiart.org


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