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Ing. Romeo Castagna
Facoltà di ingegneria
Cremona - 17 maggio 2002
Corso di Gestione Aziendale
Le variabili di marketing mix
MODULO 15
BIBLIOGRAFIA
• P. Kotler, “Marketing Management”, ISEDI, 1991
• B. Mason, H. Ezell, “Marketing”, Jackson, 1991
• P. Kotler, A. Andreasen, “Marketing per le organizzazioni non profit”, Il Sole 24 Ore, 1998
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 2
Le leve di marketing mix
Prodotto
Promozione
Prezzo
Distribuzione(Place)
• orientamento al cliente• orientamento al vantaggio competitivo• coerenza “interna”• coerenza con la strategia dell’impresa
Requisiti di unmarketing mix
efficace
Le azioni che un’impresa può intraprendere per influenzare i potenziali clienti comportanol’utilizzo di determinate leve di marketing.
Con la locuzione “marketing mix” intendiamo l’insieme delle leve di marketing tramite lequali un’azienda supporta uno o più prodotti.
Le diverse leve di marketing si raggruppano solitamente in quattro categorie (le 4P diMcCarthy):
• Prodotto
• Prezzo
• Promozione
• Distribuzione e canali di marketing (Place)
Si possono elencare alcune regole per un marketing mix efficace:
• Orientamento alle esigenze dei clienti
• Orientamento al vantaggio competitivo
• Coerenza interna tra le diverse componenti (ad esempio, se la pubblicità di unprodotto lancia messaggi di esclusività e prestigio, le caratteristiche delprodotto, la scelta del prezzo e delle modalità distributive dovrà esserecoerente con tali messaggi)
• Coerenza con la strategia aziendale, in particolare con gli obiettivi di quota dimercato e di posizionamento.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 3
Il prodotto comeleva di marketing mix
Qualsiasi cosa che possa essere offerta ad unmercato e in grado di soddisfare un’esigenza.
Prodotto
Oggetto fisico: macchina utensile, gioielli
Servizi: palestra, acconciatura
Persone: personal trainer, cantante
Località: Egitto, quartiere residenziale
Istituzioni: Istituto scolastico, esercito
Idee: Brevetti, marchi, pubblicità progresso
Tratto da: Kotler, “Marketing Management”
Un prodotto è tutto ciò che può essere offerto ad un mercato in grado di soddisfare undesiderio o un bisogno.Pertanto, parlare di oggetti fisici è riduttivo, in quanto soddisfano la definizione diprodotto anche servizi, persone, località, istituzioni ed idee.
Le decisioni di marketing che riguardano i prodotti di un’impresa sono particolarmentecomplesse, tra queste:
• la combinazione di prodotti• la gestione di una linea di prodotti• la gestione dei singoli prodotti• la gestione dei prodotti-servizi
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 4
Una classificazione dei prodotti
Beni di consumo
Beni durevoli
Tipo di beni Variabili chiave
Servizi
Criteri di classificazione: tangibilità, durata, intensità di consumo
Elevate tangibilità e intensitàdi consumo, bassa durata
Elevate tangibilità e durata,bassa intensità di consumo
Scarse tangibilità e durata,elevata intensità di consumo
Diffusione sul territorio,promozione
Servizi post-vendita, venditaprofessionale
Reputazione, gestione deldisservizio, personalizzazione
Per sviluppare azioni di marketing efficaci può essere utile classificare i prodotti edindividuare, per ogni classe, le strategie di marketing più efficaci.
Tra le molte classificazioni possibili – ognuna più o meno significativa in relazione alloscopo per la quale è stata progettata – ne proponiamo una che si basa sulla tangibilità,sulla durata e sull’intensità di consumo del prodotto.Tale classificazione distingue tra:
• Beni di consumo• Beni durevoli• Servizi
Per ognuna delle tre classi individuate sono indicate alcune tra le variabili di marketingpiù significative.
Ciascuna classe può essere ulteriormente scomposta; ad esempio, tra i beni di consumosi possono individuare beni di convenienza (acquistati di frequente e per i quali ilconsumatore riduce al minimo lo sforzo di comparazione) e beni ad acquisto saltuario eponderato (es: vestiti).
Una tendenza sempre più diffusa delle politiche di prodotto è quella di passare dallavendita di un “prodotto tangibile” alla vendita di un “prodotto/servizio”. Secondo questoindirizzo, ogni business è in realtà un service business.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 5
La gestione del prodotto
Per chi produce Per il cliente
Prodotto =Soluzione adun problema
Prodotto =Insieme di
caratteristichetecniche
Matching traprestazioni offerte eprestazioni percepite
�
AutomobileAutomobilefunzionante
Prodottobase
Prodottoatteso
Auto +garanzia
Prodottoallargato
Auto + garanzia +parcheggio
Prodottopotenziale
Ilconcetto
di“prodotto
totale”
?
??
Il prodotto ha un significato diverso per chi lo realizza e per chi lo acquista; è pertantofondamentale progettare e produrre in modo da fornire prestazioni “adeguate” alleesigenze del cliente (che non necessariamente sono le migliori dal punto di vistatecnico).
In quest’ottica la gestione del prodotto si specifica nella gestione delle prestazioni offerteal cliente.
Il cliente non acquista un prodotto, ma una soluzione ad uno specifico problema.
Ogni prodotto offerto al consumatore può essere considerato secondo quattro livelli.
• Il prodotto base è ciò che l’acquirente effettivamente acquista (es:un’automobile).
• Il prodotto atteso è costituito dalle specifiche caratteristiche del prodotto, dalsuo aspetto esteriore, dalla qualità, dalle prestazioni, dalla marca, dallaconfezione (es: un’automobile con determinate caratteristiche di velocità,sicurezza, silenziosità,…).
• Il prodotto ampliato è costituito dal prodotto atteso più i vari servizi associati,quali la garanzia, la manutenzione, l’installazione e la consegna gratuita.
• Occorre inoltre tenere in considerazione che un prodotto potrebbe soddisfarebisogni di cui il cliente non ha ancora consapevolezza (prodotto auto + serviziodi parcheggio nelle principali città italiane).
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Le principali decisionirelative al prodotto
Dimensioni dell’assortimento dei prodotti di un’impresa
Ampiezza Lunghezza Profondità Coerenza
Quotamercato
tempo
Rilancio diuna linea
• allungamento verso l’alto• allungamento verso il basso• rilancio• semplificazione• lancio di una nuova linea
Decisioni relative auna linea di prodotti
L’assortimento dei prodotti di un’impresa è l’insieme dei prodotti che essa offre invendita.L’assortimento è caratterizzato da quattro variabili:
• Ampiezza: numero delle differenti linee di prodotto• Lunghezza: numero totale dei prodotti offerti• Profondità: numero di varianti di ogni prodotto della linea• Coerenza delle linee di prodotto in relazione alle caratteristiche d’uso, ai canali di
distribuzione, al mercato servito, ecc.Queste variabili sono le principali leve che un’impresa può utilizzare per impostare lapropria strategia di prodotto.
Una linea di prodotto è un gruppo di prodotti strettamente collegati e simili riguardo afunzioni, classe di prezzo, clienti e canali commerciali. L’assortimento di prodotti è ingenere costituito da diverse linee, per ognuna delle quali esiste – di solito – unresponsabile nell’organizzazione.Alcune decisioni notevoli sulle linee di prodotto sono:
• L’allungamento verso il basso (fasce inferiori di mercato) o verso l’alto (fascesuperiori di mercato). Questa decisione deve pesare il rischio di cannibalizzazionedei vecchi prodotti dell’impresa da parte dei nuovi.
• Rilancio della linea: modernizzazione e innovazione dei prodotti della linea.• Semplificazione della linea, ovvero la rimozione dei “rami secchi”, i prodotti che
deprimono i profitti.• Lancio di una nuova linea. La decisione viene presa quando non è possibile
occupare nuovi mercati con gli attuali prodotti/marchi dell’impresa.
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Il capitale marca
E’ opportuno sviluppare unamarca per il prodotto?
Chi deve attribuire unamarca al prodotto?
Quale livello qualitativo deveesprimere la marca?
I singoli prodotti devono esserecontraddistinti da una marca propria, o èpreferibile una marca estesa a più prodotti?
I nuovi prodotti dovranno avere lastessa marca (estensione della marca)?
E’ opportuno sviluppare due opiù marche nell’ambito dellastessa categoria di prodotto?
E’ necessario riposizionare la marca?
Principali decisioni della politica di marca
Adattato da: Kotler, “Marketing Management”
“I prodotti sono oggetti, le marche sono relazioni”, L. Basset
Intendiamo con marca (brand) un nome e/o un simbolo che identificano i prodotti diun’impresa o di un gruppo di imprese, differenziandoli da quelli dei concorrenti.
Una marca può aggiungere o togliere valore ai prodotti di un’impresa (brand equity), perquesto motivo la gestione delle marche è un aspetto integrante della strategia diprodotto.Il valore di una marca dipende:
• dalla conoscenza di cui gode (brand awareness)• dalla sua potenza evocativa (brand association)• dai comportamenti d’acquisto che è in grado di influenzare (es: fedeltà
all’acquisto)
La slide propone le principali decisioni che un’impresa si trova ad affrontare nellagestione delle proprie marche.Ad esempio, nelle scelte di estensione della marca l’impresa valuta se utilizzare unamarca di successo per prodotti modificati o totalmente nuovi. A fronte di un vantaggionelle spese di pubblicità e promozione, l’azienda sostiene il rischio di un danno agli altriprodotti se i nuovi non sono coerenti con la marca.
Un’impresa che utilizza una strategia global brand/company brand (una sola marca pertutti i prodotti e per tutti i mercati geografici) può essere rischiosa; ad esempio, undifetto su un prodotto può danneggiare l’immagine di tutti i prodotti della marca.
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Il prezzo comeleva di marketing mix
Gli obiettivi di prezzo
La sopravvivenza
La massimizzazionedei profitti correnti
La leadership dellaquota di mercato
La leadership dellaqualità del prodotto
Relazione tra prezzo, ricavi,quota di mercato e profitti
h
h
h
h Prezzo
Quota dimercato
Ricavi
Profitti
Ricavi
ProfittiQuota
P1 P2 P3
La determinazione del prezzo di un prodotto è tanto più semplice quanto più chiari sonogli obiettivi che l’impresa intende perseguire.
I principali obiettivi dell’impresa sono:- la sopravvivenza- la massimizzazione dei profitti correnti; in questo caso l’impresa dà maggiore
importanza ai risultati finanziari a breve termine piuttosto che a quelli a lungotermine
- la leadership della quota di mercato; le aziende che perseguono questo obiettivoe che operano in un mercato in cui la domanda è elastica rispetto al prezzosaranno portate a fissare il prezzo più basso possibile
- la leadership della qualità del prodotto; l’impresa vende prodotti a prezzi più altirispetto a quelli dei concorrenti per coprire l’alto livello di servizio e le spese diR&D
La slide mostra come – per una certa azienda e relativamente ad un certo prodotto – ilprezzo che massimizza la quota di mercato, il prezzo che massimizza i ricavi e il prezzoche massimizza i profitti sono in genere diversi tra loro.
Oltre agli obiettivi strategici dell’impresa, gli altri fattori che influenzano ladeterminazione dei prezzo sono:
- il costo del prodotto- le strategie della concorrenza- il valore del prodotto percepito dall’acquirente
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 9
L’elasticità della domandarispetto al prezzo
P1
P2
Q1 Q2 Q1 Q2
Prezzo Prezzo
Quantità domandata per periodo Quantità domandata per periodo
PQEqp ∆
∆=
%%
Domanda anelastica Domanda elastica
Il prezzo incide sui ricavi direttamente (ne è una componente) e indirettamente(attraverso il volume): R = P x Q.
Per la maggior parte dei beni, il prezzo e la quantità domandata sono inversamenteproporzionali: maggiore è il prezzo e minore è la domanda e viceversa. Nel caso deiprodotti di lusso, invece, la proporzionalità tra prezzo e quantità domandata – entro certirange di prezzo – può essere positiva; in questi casi la maggior parte degli acquirentipercepisce il prezzo come un indicatore di qualità e di status.
L’elasticità della domanda rispetto al prezzo si definisce come il rapporto tra lapercentuale di variazione della quantità domandata nel periodo e la percentuale divariazione di prezzo.
Una domanda si dice anelastica se a fronte di una piccola variazione di prezzo ladomanda rimane quasi immutata, mentre si dice elastica se la variazione di domanda ènotevole.
Principali determinanti dell’elasticità/dell’anelasticità della domanda:
• Numero di concorrenti o di prodotti sostitutivi
• Grado di consapevolezza, da parte degli acquirenti, dell’aumento di prezzo
• Propensione degli acquirenti a modificare le proprie abitudini di acquisto ericercare prezzi inferiori
• Misura in cui la variazione di prezzo è messa in relazione con variazioniqualitative del prodotto
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 10
La determinazione del prezzo:i metodi più comuni
Cost-plus pricing
Break-even
€ €
Quantità Quantità
BEP variabile:• nel tempo• nei diversi mercati
Ricavi
Costi totaliBEP
Prezzo = (1 + x) CTM
CTM Costo Totale Medio0 < x < 1 Percentuale di ricarico
I principali metodi utilizzati dalle imprese per determinare il prezzo di mercato sono:
• Cost-plus pricing: il prezzo viene fissato stabilendo una percentuale di ricarico sulcosto del prodotto.
La percentuale di ricarico varia notevolmente tra categorie merceologiche e all’internodelle stesse categorie. Il cost-plus pricing è un metodo molto semplice e per questomotivo piuttosto diffuso.
Il cost-plus price può essere pericoloso in quanto svincola completamente il prezzo divendita dalla domanda di mercato.
2. Analisi del break-even point: il prezzo stabilito è quello che permette all’impresa diottenere il profitto ricercato. Il metodo si avvale del grafico del break even point in cuisono rappresentati i ricavi, i costi fissi e i costi variabili. L’inclinazione della curva deiricavi indica il prezzo. Nel diagramma del BEP non viene presa in considerazionel’elasticità della domanda rispetto al prezzo.
Una analisi break even completa tiene conto delle variazione delle curve in funzionedel tempo e dei mercati di riferimento.
Costi fissi totali
Prezzo di vendita unitario – costi variabili per unitàBEP =
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 11
La determinazione del prezzo:i metodi più comuni
Offerte competitive in busta chiusa:
Prezzo Profitto Probabilità di vincita Profitto atteso
130115100
1064
0.250.50.65
0.20.50.7
1064
xxx
===
2.53
2.6
Basati sul riferimento ai concorrenti:
Metodi del valore percepito:Peso Attributo
Prodotti
A B C
50 30 2020 33 47
4 80 16
28 43,5 28,5
403525
AffidabilitàEfficienza servizioPrestazione X
Valore percepito
Price leadership
Parità competitiva
• I metodi del valore percepito si adattano alle moderne strategie di posizionamento delprodotto; molte imprese fissano il prezzo non in base ai costi o al prezzo dellaconcorrenza, ma al valore percepito dall’acquirente. In questo caso, le levepromozionali del marketing possono risultare efficaci per aumentare, a parità diprodotto, la percezione di valore dei potenziali acquirenti.
Se tutte le aziende adottassero correttamente il metodo del valore percepitootterrebbero la medesima quota di mercato, dato che offrirebbero lo stesso rapportovalore/prezzo.
4. Metodi basati sul riferimento ai concorrenti. Quando i costi del prodotto sonodifficilmente calcolabili oppure quando la risposta della concorrenza è incerta, ladeterminazione del prezzo può avvenire considerando come riferimento principale iprezzi dei concorrenti.
Spesso le imprese minori “imitano” i prezzi delle aziende leader posizionandosi pocoal di sotto o poco al di sopra rispetto ad essi.
5. Offerte competitive in busta chiusa. Per vincere un appalto, un’impresa deve fissareun prezzo minore rispetto alle aziende concorrenti che però le permetta disopravvivere e prosperare. Il prezzo scelto deriverà dalla massimizzazione del profittoatteso attribuendo ad ogni prezzo il profitto e la probabilità di vincere la garacorrispondenti.
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Prezzo e strategie di marketing
basso
No
Si
alto
Strategiapassiva -
bassa
Prezzo
Prom
ozio
ne d
ei p
rezz
i
Strategiaattiva - bassa
Strategiapassiva -
alta
Strategiaattiva - alta
Adattato da: Mason, Ezell, “Marketing”
Nei piani di marketing di un’impresa il prezzo può ricoprire diversi ruoli.
• La strategia attiva-alta viene impiegata per creare un’immagine di prestigio e dialta qualità presso i potenziali acquirenti quando questi non hanno altri elementi,oltre al prezzo, per valutare la qualità di un prodotto (es: profumi). Il prezzo, inquesto caso, è un elemento fondamentale del piano di marketing e degli sforzipromozionali.
• La strategia attiva-bassa comporta l’offerta sul mercato di prodotti di qualitàaccettabile a prezzi bassi ed è particolarmente indicata per raggiungere isegmenti di clientela particolarmente attenti al prezzo. L’azienda promuoveaggressivamente i propri prezzi basando su di essi buona parte delle propriecampagne promozionali.
• Con la strategia passiva-alta l’impresa fissa i prezzi dei propri prodotti ad unlivello più alto rispetto a quello della concorrenza e, per promuovere i propriprodotti, pone l’accento sulla qualità, sulle prestazioni e sul servizio.
• La strategia passiva-bassa prevede che l’impresa che offre prodotti di qualità piùbassa rispetto alla concorrenza non manifesti e non utilizzi il prezzo nelle propriestrategie in modo tale da non indurre i consumatori a confrontare il prezzo con laqualità.
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Prezzo e ciclo di vita
Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
Il modello del ciclo di vita del prodotto è utile per capire le dinamiche di prezzo neltempo.
Nella fase di introduzione, ad esempio, alcune imprese fissano il cosiddetto “prezzo dipenetrazione”, ovvero un prezzo basso per catturare una quota di mercato che sia la piùvasta possibile.
Il “prezzo di penetrazione” risulta efficace se ricorrono le seguenti condizioni:
• Domanda elastica rispetto al prezzo
• Il prodotto non è facilmente differenziabile rispetto a quello dei concorrenti
• Il prodotto ha un ciclo di vita relativamente lungo
• L’impresa gode di vantaggi di costo rispetto ai concorrenti
• L’impresa può usufruire di economie di scala
• E’ facile per i concorrenti entrare nel mercato
Al contrario, altre aziende preferiscono fissare un “prezzo di scrematura”, ovvero unprezzo alto per recuperare i costi in breve tempo. “Il prezzo di scrematura” risultaefficace quando:
• La domanda è anelastica rispetto al prezzo
• Il prodotto si differenzia notevolmente rispetto ai prodotti concorrenti
• Il mercato è segmentato rispetto al prezzo
• I costi di produzione e di marketing del prodotto non sono noti con precisione
• L’ingresso nel mercato non è facile
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La promozione comeleva di marketing mix
• Annunci stampa eradiotelevisivi
• Elementi esterni dellaconfezione
• Elementi interni dellaconfezione
• Pubblicità postale• Cataloghi• Film pubblicitari• Riviste aziendali• Opuscoli pieghevoli• Manifesti e locandine• Annuari• Manifesti pubblicitari• Affissioni stradali• Materiale espositivo• Audiovisivi• Simboli e immagini
Pubblicità
• Concorsi a premi,lotterie, gare di vendita
• Offerte e vendite speciali• Campioni gratuiti• Fiere, mostre ed
esposizioni• Dimostrazioni• Buoni sconto• Buoni premio• Liquidazioni• Agevolazioni di
pagamento• Sopravvalutazione
dell’usato• Raccolta di punti e
figurine• Spettacoli• Sponsorizzazioni
Promozionevendite
• Rassegne stampa• Conferenze• Seminari e
convegni• Relazioni di
bilancio• Contributi per
opere assistenzialie di pubblicointeresse
• Relazionipubbliche
• Prestazioni divendita
• Riunioni econvegni divendita
• Telemarketing• Programmi e
incentivi• Campionari e
altro materialeper i venditori
Propaganda Venditapersonale
Alcuni esempi distrumenti promozionali
Tratto da: Kotler, “Marketing Management”
La promozione è una delle quattro variabili del marketing-mix ed è il modo con cuil’azienda entra in contatto con i potenziali acquirenti.
Può essere utile scomporre le azioni promozionali in quattro aree fondamentali:1. La pubblicità: forma di presentazione e promozione impersonale di idee, beni o
servizi da parte di un promotore ben identificato, effettuata a titolo oneroso2. La promozione delle vendite: varietà di strumenti volti ad ottenere una risposta
del mercato consistente e a breve termine3. La propaganda: stimolo impersonale della domanda di un prodotto, di un settore o
di una attività attraverso la diffusione di informazioni rilevanti tramite mezzi dicomunicazione, senza onere diretto per il promotore
4. La vendita personale: presentazione diretta ad uno o più acquirenti potenzialifinalizzata alla vendita
La slide propone alcuni degli strumenti fondamentali della promozione.
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Fattori che influenzanoil mix promozionale
• strategia push o pull
• natura della struttura distributiva
• ammontare dei fondi disponibili
• caratteristiche del prodotto/servizio
• caratteristiche del mercato prescelto
• stadio del prodotto nel suo ciclo di vita
Tratto da: Kotler, “Marketing Management”Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
Mkt mix nei mercati diconsumo e nei mercati
industriali
Il mix promozionale e la sua intensità sono influenzati da vari fattori:
• Il più importante riguarda la strategia adottata (push o pull). Quando un’impresasegue una strategia push viene data più enfasi alla vendita personale, quando lastrategia seguita è pull nel marketing mix prevale nettamente la pubblicità perstimolare la domanda nel consumatore.
• Maggiore è la distanza in termini di numero di intermediari tra produttore econsumatore, più importante è il ruolo della pubblicità. Le imprese che impieganoun canale diretto di distribuzione si affidano in prevalenza alla vendita personale,mentre quelle che si affidano ad una lunga catena di intermediari investono ingrandi campagne pubblicitarie.
• Ammontare dei fondi disponibili: molte piccole imprese non possono sopportarel’onere di una campagna pubblicitaria su giornali a diffusione nazionale otelevisione, così come la sponsorizzazione di eventi sportivi molto seguiti.
• Caratteristiche del prodotto/servizio. La pubblicità cresce di importanza nel mixquando i prodotti e le marche sono facilmente differenziabili, la qualità delprodotto non è facilmente percepibile, esistono motivazioni psicologicheall’acquisto, l’acquirente percepisce un basso rischio di acquisto, i prodotti nonsono durevoli e hanno prezzi bassi. Se il prodotto ha un alto valore unitario, unelevato contenuto tecnico, è acquistato con bassa frequenza e richiede unadimostrazione, la vendita personale può essere prevalente.
• Caratteristiche del mercato selezionato: mentre la pubblicità viene utilizzatasoprattutto in mercati vasti e in cui i consumatori sono dispersi nel territorio, lavendita personale si può rivelare particolarmente utile quando il mercato èristretto e concentrato e l’acquisto non è frequente.
• Stadio del prodotto nel suo ciclo di vita: vedi slide seguente.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 16
Marketing mix promozionale eciclo di vita del prodotto
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Gli sforzi promozionali di un’impresa variano durante il ciclo di vita del prodotto in terminidi obiettivi, enfasi e mix.Vediamo, a titolo di esempio, come varia il ruolo della pubblicità nel marketing mix lungoil ciclo di vita.
• Nella fase di introduzione l’obiettivo principale è quello di creare nel consumatorela consapevolezza del nuovo prodotto oppure di nuove applicazioni di prodotti giàesistenti.
• Nelle fasi di crescita e di maturità, in cui l’azienda è interessata ad aumentare lapropria penetrazione nel mercato oppure a massimizzare il fatturato, la pubblicitàha spesso l’obiettivo di creare o rafforzare l’immagine di marca. E’ anche possibileincoraggiare esplicitamente il cambiamento di una marca tramite la pubblicitàcomparativa.
• Nelle fase di maturità avanzata e di declino il prodotto è già conosciuto e l’aziendadeve evitare che le quote di mercato siano erose da nuovi prodotti di aziendeconcorrenti. In questi contesti, la pubblicità ha spesso l’obiettivo primario diricordare l’acquisto del prodotto, soprattutto per prodotti a consumo stagionale(es.: panettoni).
Il compito della pubblicità, come osservato, è quello di informare e convincere, ma anchequello di sedurre e persuadere.L’obiettivo prioritario della pubblicità vendere oggi e costruire una marca per il futuro.I tre vantaggi che la pubblicità deve offrire sono:
• razionali: ciò che il prodotto fa• percettivi: aspetto, forma, odore, sensazioni al tatto, rumore• emozionali: sensazioni o sentimenti che il prodotto evoca
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 17
Modello della gerarchia degli effetti
Consapevolezza
Conoscenza
Gradimento
Preferenza
Acquisto
Stadio conoscitivo
Stadio affettivo
Stadio dell’azione
Convinzione
L’influenza sulla decisione di acquisto del consumatore è il risultato ultimo di tutti glisforzi promozionali, tuttavia tale decisione è lo stato finale di un lungo processo.Tutti i modelli di risposta agli sforzi promozionali considerano tre stadi:
• Lo stadio conoscitivo, in cui la promozione cerca di ottenere una risposta cognitiva• Lo stadio affettiva, in cui l’obiettivo è suscitare una risposta emozionale• Lo stadio comportamentale, in cui viene stimolata l’azione all’acquisto
Tra questi, modello della gerarchia degli effetti considera sei passi per portare unsoggetto ad uno stato di alta propensione all’acquisto:
• Consapevolezza. Uno dei presupposti fondamentali dell’atto d’acquisto è chel’acquirente sia informato dell’esistenza del prodotto / del marchio
• Nella fase di conoscenza i consumatori vengono informati selettivamente sudeterminate caratteristiche del prodotto.
• Un pubblico consapevole di un certo prodotto può essere influenzato sul suogradimento tramite opportune azioni promozionali (ad esempio, interviste a clientisoddisfatti del prodotto)
• Alcuni consumatori possono gradire un prodotto ma preferirne altri; uno degliobiettivi della promozione può essere la modifica di tali preferenze (es: pubblicitàcomparativa)
• Un’azione di convinzione può essere impiegata quando i consumatori nonavvertono l’esigenza o l’utilità di un prodotto, anche se preferito rispetto aiprodotti concorrenti.
• Alcune azioni quali offerte promozionali o sconti possono portare all’azione diacquisto potenziali clienti che, pur essendo convinti, rimandano l’acquisto adesempio al fine di acquisire informazioni aggiuntive.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 18
Mezzi di comunicazione:principali vantaggi e svantaggi
Media Principale vantaggio Principale svantaggio
Quotidiani Alta diffusione Audience non selettiva
Settimanali Identificazione precisa Numero lettori
Borse per la spesa Target consumatore Spesso non lette
Guide telefoniche Utilizzatori attivi Limitate a compratori attivi
Direct mail Personalizzazione Alto costo
Radio Selettività, copertura Grandi quantità di messaggi
Televisione Impatto, copertura Alto costo
Mezzi di trasporto Durata esposizione Audience limitata
Manifesti esterni Grande formato Confusione dei messaggiTratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
La scelta del mezzo di comunicazione dipende:
• dagli obiettivi di marketing
• dalla composizione del marketing mix
• dal budget promozionale
• dalla copertura del mezzo
• dalla selettività del mezzo
• dalla frequenza e dall’esposizione dei messaggi garantite dal mezzo
• dall’impatto emotivo del mezzo.
La maggior parte delle imprese non ha risorse tali da permettere una presenza continuasu tutti i mezzi di comunicazione. Un indicatore che viene impiegato di frequente perguidare la scelta tra mezzi di comunicazione dello stesso tipo è il costo per soggettoraggiunto.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 19
La promozione delle vendite
Aziendaproduttrice
Forzavendita
Intermediaricommerciali
Consumatorefinale
Gare, incentivi,regali, convention
Sconti monetari e in merce,confezioni gratuite, promozione nel
punto vendita, co-marketing
Sconti, campioni omaggio, raccolte punti, concorsi,sponsorizzazioni, agevolazioni di pagamento
La promozione delle vendite si può avvalere sostanzialmente di tre strumenti che hannol’obiettivo di aumentare le vendite di un prodotto nel breve termine all’interno di unadefinita strategia di marketing:
• la promozione verso la forza vendita• la promozione verso i rivenditori• la promozione verso il consumatore
La slide mostra i principali strumenti di promozione delle vendite nei tre diversi casi.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 20
La distribuzione comeleva di marketing mix
Funzioni deicanali di
marketingRicerca
Promozione Contatto Adattamentocommercialedel prodotto
Negoziazione
Distribuzionefisica
Assunzionedi rischi Finanziamento
Adattato da: Kotler, “Marketing Management”
Criticità delladistribuzione
Condiziona tutte le altre scelte di marketing
Impegni a lungo termine
Investimenti elevati e rischi
Le decisioni relative ai canali distributivi sono fra le più critiche che il management deveassumere per le seguenti ragioni:
• Condizionano tutte le altre scelte di marketing (ad esempio, politica di prezzo,pubblicità, forza di vendita).
• Implicano l’assunzione di impegni a medio lungo termine nei confronti di altreimprese (gli intermediari distributivi). Il sistema distributivo è una risorsa esternachiave, così come lo sono risorse interne come la produzione e la ricerca esviluppo.
• Riguardano generalmente investimenti elevati e rischiosi.
Un canale di marketing (o canale di distribuzione o canale commerciale) è un insieme diistituzioni deputate a trasferire i prodotti e i loro titoli di proprietà dal produttore alconsumatore.
La slide mostra le principali funzioni svolte dai canali di marketing.Ad esempio, gli intermediari possono assumersi – in tutto o in parte – il rischio dimercato dell’azienda; inoltre essi sono impegnati nella ricerca di nuovi clienti e nellapromozione presso di loro dei prodotti dell’azienda.Queste funzioni possono anche essere svolte interamente dall’impresa, senza ricorso adintermediari; spesso, tuttavia, gli intermediari possono svolgerle in modo più efficiente.
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FACOLTÀ DI INGEGNERIA Sede distaccata di CremonaCorso di Gestione Aziendale - Ing. Romeo Castagna 21
Scelta della strategia distributiva
Strategia push
Strategia pull
Produttore Grossista Dettagliante Consumatore
Produttore Grossista Dettagliante Consumatore
L’adozione della strategia pull comporta per l’impresa l’onere di stimolare la domanda dimercato, per questo motivo essa indirizza i propri sforzi promozionali direttamente versoi potenziali acquirenti.Se le azioni dell’impresa hanno successo, gli acquirenti domanderanno i prodotti aidettaglianti e questi, a loro volta, li domanderanno ai grossisti.Con la strategia pull l’impresa cerca di compensare gli elevati investimenti pubblicitaricon i minori costi derivanti dalla limitata dipendenza dai canali distributivi e con minorimargini concessi a questi ultimi.
Con l’adozione della strategia push, ogni attore della catena distributiva – tranneovviamente il consumatore finale – effettua delle azioni di promozione delle vendite e/odi vendita personale verso l’attore a valle.Per l’impresa produttrice la strategia push comporta minori spese pubblicitarie e minoririschi di mercato, tuttavia essa diviene più condizionata dagli intermediari delladistribuzione i quali avranno dei margini più elevati rispetto a quelli che avrebbero conl’adozione della strategia pull.
La politica pull è largamente usata dalle aziende leader produttrici di beni di largoconsumo (es: Coca Cola).L’approccio push è tipico dei concorrenti minori oppure di aziende operanti in settoripoco concorrenziali e in categorie merceologiche poco sensibili alla spesa pubblicitaria(es: ferramenta).
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La copertura di mercato
Opzioni dicopertura
del mercato
Distribuzione intensivaStrategia di canale destinata a rendere i prodotti oi servizi di un venditore disponibili in tutti i mercatie in tutti i punti vendita possibili
Distribuzione selettivaStrategia di canale che restringe la disponibilità diun prodotto in un dato mercato ad un numerolimitato di punti vendita possibili
Distribuzione esclusivaStrategia di canale che limita strettamente ladisponibilità di prodotti o servizi in un mercato adun punto di vendita particolare
Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
Nel decidere il numero di intermediari della catena distributiva è possibile prendere inconsiderazione tre strategie.
• La strategia di distribuzione intensiva mira ad ottenere un alto volume di vendite euna vasta copertura di mercato. Essa comporta elevati costi di gestione, scarsocontrollo sulla rete distributiva e viene impiegata soprattutto per prodotti di largoconsumo che sono caratterizzati da utilità di luogo (es: sigarette), che beneficianodi un elevato grado di esposizione e della comodità di acquisto.
• Con la distribuzione selettiva si limita la disponibilità di un prodotto in un datomercato ad un numero limitato di punti vendita possibili. Mantenendo un certocontrollo sul canale di vendita l’impresa può proteggere i propri marchi e,instaurando buoni rapporti con intermediari selezionati, l’impresa può contare susforzi di vendita superiori. E’ la forma distributiva tipica dei beni al consumodurevole (es: frigoriferi). Rispetto alla distribuzione intensiva, la distribuzioneselettiva permette di gestire minori volumi di vendita e di sostenere minori spesedi gestione della rete.
• La strategia di distribuzione esclusiva permette di mantenere un elevato controllosui prodotti, sui prezzi e sulle marche. La distribuzione esclusiva viene impiegatadiffusamente nel mercato automobilistico. Spesso il distributore viene vincolatoall’esclusiva di acquisto, in base alla quale non può acquistare e distribuire iprodotti dei concorrenti (es: alcune marche di abbigliamento).
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Strutture dei canali dimarketing al consumo
Canali indiretti
Canale diretto
dettagliante consumatoregrossistaproduttore
dettagliante consumatoreproduttore
consumatoreproduttore
Tratto da: Mason, Ezell, “Marketing”
Il canale diretto è particolarmente indicato per beni deperibili e tecnicamente complessi equando l’impresa non desidera impegnarsi in legami distributivi. D’altra parte questastruttura distributiva comporta elevati investimenti iniziali ed elevati costi di gestione.
Nei canali indiretti sono presenti, oltre al produttore e al consumatore, anche i grossisti ei dettaglianti.
Principali funzioni svolte dai grossisti:• Assorbimento scorte e costi immagazzinamento• Condivisione del rischio dei mercato, di deterioramento e di obsolescenza• Facilitazione dell’acquisto per i clienti tramite acquisto anticipato dai produttori
Principali funzioni dei dettaglianti:• Per prodotti stagionali, ordini anticipati rispetto alla stagione di vendita• Suddivisione delle quantità ricevute da produttori e grossisti in quantità adatte per
i consumatori• Possibilità di garantire ampia diffusione dei prodotti• Funzioni di esposizione, promozione, vendita, assistenza e consiglio ai clienti
Gli intermediari distributivi possono garantire un migliore controllo del mercato e unamaggiore stabilità della produzione.
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Definizione e gestionedi una forza di vendita
Definizione dellarete di vendita
Gestione dellarete di vendita
Obiettivi
Strategia
Struttura
Dimensioni
Remunerazione
Reclutamento, selezione
Addestramento
Direzione
Motivazione
Valutazione
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La slide mostra le fasi in cui può articolarsi la definizione e la gestione di una forzavendita.
Gli obiettivi della forza vendita sono stabiliti congruentemente al posizionamento neimercati obiettivo.Tra le diverse strategie di vendita ci sono i contatti diretti venditore-acquirente, i contattivenditore-gruppi di acquirenti, le conferenze di vendita e i seminari di vendita.Le principali decisioni relative alla struttura della forza vendita sono relative alladimensione della zona di vendita e alla forma della zona.La fase della remunerazione della forza vendita comporta la definizione di stipendi,provvigioni e premi.
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Marketing nel settore no-profit
Organizzazioni con fine di lucro No profit
Politica di prodotto/servizio definita con varie tipologie di clienti
Spesso due politiche di prodotto/servizio in funzione di donatori e fruitori
Prodotti/servizi tangibili Prodotti/servizi intangibili
Il prodotto è formato da “valore” + profitto Il prodotto ha un valore che corrisponde omeno al valore intrinseco
Prodotto con adesione e motivazione diacquisto razionale
Prodotto con adesione emotiva, di principio, di condivisione dei valori
Si packaging, si ostentazione No packaging, no ostentazione
Distribuzione tramite canali di intermediazione: grossisti/dettaglio
E’ prevalente il canale diretto con l’uso di strumenti di direct marketing
Rapporto con il cliente: 1a fase, razionale e vigilato; 2a fase, intenso e di interazione
Rapporto con il “pubblico di riferimento”:contatto intenso e interazione
Prodotto
Distribuzione
La presente slide e la slide successiva illustrano le principali differenze nell’impiego deglistrumenti di marketing mix tra le imprese a fine di lucro e le imprese no-profit.
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Marketing nel settore no-profit
Organizzazioni con fine di lucro Organizzazioni no-profit
Il prezzo:- si basa su analisi quantitative- calcola i costi e il valore percepito dal mercato- si basa sulla concorrenza- copre i costi e dà profitto
Prezzo
Pubblicità
Informazione promozione e pubblicitàtramite media e intermediari
Informazione promozione e pubblicitàpersonale con contatto caldo ed emotivo
Pubblicità pagata Pubblicità gratuita
Il prezzo:- non considera l’analisi quantitativa- è evidente il prezzo che si aspetta il destinatario del servizio- è spesso a break even point- l’analisi costi/benefici si basa su costi e benefici di natura sensoriale, psichica e temporale
Adattato da: P. Kotler, A. Andreasen, “Marketing per le organizzazioni non profit”, Il Sole 24 Ore, 1998