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OPI Weekly Report N°5/2016

Date post: 25-Jul-2016
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Rassegna settimanale a cura dell'Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) // 7-13 febbario 2015
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www.bloglobal.net N°5, 7-13 FEBBRAIO 2016 ISSN: 2284-1024
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N°5, 7-13 FEBBRAIO 2016

ISSN: 2284-1024

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Weekly Report Osservatorio di Politica Internazionale (OPI) © BloGlobal – Lo sguardo sul mondo

Milano, 14 febbraio 2016 ISSN: 2284-1024 A cura di: Georgiy Bogdanov Oleksiy Bondarenko Davide Borsani Luttine Ilenia Buioni Agnese Carlini Giuseppe Dentice Danilo Giordano Antonella Roberta La Fortezza Giorgia Mantelli Ester Mauro Violetta Orban Maria Serra Alessandro Tinti

Questa pubblicazione può essere scaricata da: www.bloglobal.net

Parti di questa pubblicazione possono essere riprodotte, a patto di fornire la fonte nella seguente forma:

Weekly Report N°5/2016 (7-13 febbraio 2016), Osservatorio di Politica Internazionale (OPI), Milano 2016, www.bloglobal.net

Photo Credits: Reuters/T. Mukoya; Reuters/Michael Dalder; Reuters; BBC; Getty Images; Getty Images/Getty Images North America.

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FOCUS

SIRIA-IRAQ ↴

A Monaco le potenze coinvolte nel conflitto siriano hanno tentato di recuperare un

negoziato di pace falcidiato dal boicottaggio delle opposizioni e dalle manovre

dell’esercito governativo su Aleppo e Idlib. Nell’ambito del forum diplomatico sulla

sicurezza e dopo lunghe trattative, il 12 febbraio i diciassette Paesi del Gruppo Inter-

nazionale di Supporto hanno approvato un documento che chiede al governo di

Bashar al-Assad e alle forze ribelli la temporanea cessazione delle ostilità,

l’immediata apertura di un corridoio umanitario per soccorrere le comunità sotto as-

sedio in accordo alla Risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza ONU e la ripresa dei

colloqui a Ginevra, salvo imprevisti dell’ultima ora, il prossimo 25 febbraio.

Ad annunciare la tregua umanitaria di 7 giorni per le aree del nord della Siria in una

conferenza stampa congiunta sono stati il Segretario di Stato americano, John Kerry,

il Ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, e l’Inviato Speciale ONU per la Siria,

Staffan de Mistura. Un impegno concreto dei firmatari e non una semplice dichiara-

zione secondo de Mistura; “parole su carta” cui dovranno seguire azioni concrete nel

richiamo di John Kerry. Tuttavia, il comunicato non nasconde le aspre divisioni

tra le parti. Contro la richiesta delle potenze occidentali di un’istantanea sospensione

dei combattimenti, il Cremlino ha opposto la data del 1° marzo con il sottaciuto obiet-

tivo di sostenere l’avanzata governativa su Aleppo e propiziare la sconfitta del fronte

ribelle. La soluzione di compromesso stabilisce il termine di una settimana per met-

tere in essere il cessate il fuoco tra le parti belligeranti; secondo le opposizioni una

scadenza però sufficiente a compromettere l’unica via di rifornimento tra Aleppo e la

frontiera turca in controllo dell’Esercito Libero Siriano e a piegare la resistenza di una

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città ormai ridotta a cumuli di macerie. Malgrado le determinazioni raggiunte fatico-

samente a Monaco, Lavrov ha precisato che l’aviazione russa continuerà a col-

pire le organizzazioni terroriste, ossia lo Stato Islamico (IS) e Jabhat al-Nusra.

Una condizione che la prassi dei bombardamenti contro le fazioni moderate della ri-

bellione (legittimate e sostenute dall’Occidente) rende sospetta nella prospettiva di

garantire l’effettiva de-escalation del conflitto; tanto più che ad Aleppo sono trincerati

tanto gruppi salafiti (come Jabhat al-Nusra), quanto brigate islamiste o secolari che

ricevono il diretto sostegno statunitense.

CAMPAGNA AEREA RUSSA NEL NORD DELLA SIRIA (FEBBRAIO 2016) – FONTE: INSTITUTE FOR THE STUDY OF WAR

Intanto, i caccia da combattimento russi accompagnano la controffensiva

dell’esercito siriano su Idlib – dove è arroccato il Jaysh al-Fatah, la coalizione

islamista che comprende Jabhat al-Nusra, Ahrar al-Sham e Jund al-Aqsa – mentre il

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Presidente siriano Assad promette che riconquisterà con la forza tutto il Paese. È

tuttavia su Aleppo che si combatte la battaglia decisiva per la soluzione della crisi.

Gli intensi raid russi e il notevole apporto dei pasdaran iraniani hanno posto le basi

per l’accerchiamento del centro urbano. La Syrian American Medical Society stima

che nelle ultime due settimane più di centomila persone abbiano lasciato la città sim-

bolo della rivolta contro il regime alawita, nel timore di restare intrappolati nella

morsa dell’esercito regolare. La stessa organizzazione ha reso noto di aver operato

circa 430 persone rimaste ferite nell’ultimo mese a causa delle bombe a grappolo

lanciate dall’aviazione siriana, in appoggio ai massicci bombardamenti russi. L’Alto

Commissario ONU per i diritti umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha espresso allarme per

la grave situazione nella città, con almeno 300.000 persone che rischiano di trovarsi

in stato d’assedio.

La seconda giornata di lavori a Monaco è stata perciò scandita dalle veementi accuse

rivolte da Francia e Regno Unito contro i bombardamenti russi sulla popolazione civile,

che il Primo Ministro Dmitry Medvedev ha risolutamente negato, aggiungendo signi-

ficativamente che i due epicentri di crisi in Siria e Ucraina abbiano fatto ormai nau-

fragare i rapporti con l’Occidente in una “nuova Guerra Fredda”. Il Segretario Gene-

rale della NATO, Jens Stoltenberg, ha dichiarato che l’alleanza è profondamente

preoccupata dal tentativo russo di disegnare una zona d’influenza nel Levante. Anche

gli Stati Uniti si sono uniti al coro delle contestazioni: Kerry ha puntualizzato che la

grande maggioranza degli attacchi russi minano gli accordi di pace e che truppe di

terra aggiuntive entreranno nel teatro siriano qualora la Russia non accettasse di

agire concordemente alle altre potenze coinvolte. Se l’ingresso della corvetta Zelyony

Dol nel Mediterraneo Orientale non sembra auspicare un passo indietro di Mosca,

l’avvertimento statunitense è reso credibile dalla decisione “irremovibile”

dell’Arabia Saudita di inviare reparti speciali in Siria per combattere l’IS al

fianco degli Stati Uniti. Non è tuttavia un mistero che gli ordini di priorità tendano

spesso a confondersi: a questo proposito, il Ministro degli Esteri saudita Adel al-Jubeir

ha rimarcato che non può esserci la sconfitta dell’organizzazione jihadista senza la

detronizzazione di Assad. Nel frattempo, giungono conferme del dispiegamento dei

caccia F-16 sauditi (tra otto e dieci velivoli) nella base turca di Incirlik.

La lotta al Califfato di Abu Bakr al-Baghdadi è in realtà sullo sfondo delle contrappo-

sizioni ed è anzi premessa comune delle linee d’intervento: di Iran e Arabia Saudita

che sulla testa di Assad (come in Yemen) si affrontano in un duello egemonico per la

supremazia regionale; della Russia di Vladimir Putin che è prossima a spezzare la

schiena della ribellione, essendo riuscita a rovesciare in pochi mesi gli equilibri di un

annoso conflitto civile a favore dell’alleato Assad; della Turchia che minaccia l’inter-

vento armato per tamponare l’espansione del Kurdistan; degli Stati Uniti e delle po-

tenze europee, che non hanno risolto le contraddizioni dell’allineamento agli sponsor

sunniti del radicalismo islamista e che il colpo di scena russo ha fatto arretrare di uno

scalino nel proscenio siriano.

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Anche la Turchia si dice pronta a svolgere un ruolo militare. L’intesa con Riyadh

preme affinché l’alleato statunitense non perda di vista l’imperativo – divenuto più

flebile a fronte della presenza russa – di sollevare l’attuale dirigenza alawita. Tuttavia,

la preoccupazione di un epilogo indesiderato sta affrettando i tempi di una militariz-

zazione della posizione turca che rischia di compromettere la fragile tregua negoziata

a Monaco. Se sinora il governo di Ankara era stato attendista, concentrando l’inter-

vento armato nel nord dell’Iraq con il discusso invio di un contingente a Bashiqa e i

bombardamenti delle postazioni del PKK nelle montagne di Qandil, il 13 febbraio

l’artiglieria turca ha colpito le milizie curde del YPG nei pressi di Azaz, preci-

samente nella base aerea di Menagh. Quest’ultima era stata strappata ai ribelli il 10

febbraio dalle forze curde, che avevano dunque tratto vantaggio dalla controffensiva

russo-siriana. Nel timore di un deterioramento della situazione sul campo e del pro-

cesso diplomatico, gli Stati Uniti hanno richiesto alla Turchia di sospendere gli attacchi

e alle milizie curde di arrestare la propria avanzata.

Il Segretario della Difesa statunitense Ashton Carter ha presentato al quartier gene-

rale della NATO a Bruxelles un piano per accelerare la riconquista di Raqqa e

Mosul, ossia dei principali bastioni del sedicente Califfato islamico. L’Alleanza po-

trebbe entrare direttamente nella coalizione multilaterale che da diciotto mesi com-

batte l’IS nello scenario siro-iracheno. Stante i dubbi sulla capacità delle forze di

sicurezza irachene di muovere su Mosul, Carter ha chiesto ai partner di aumentare

gli sforzi militari.

Intanto, in Iraq continuano gli scontri nella provincia dell’Anbar, mentre alcuni reparti

dell’esercito regolare, guerriglieri tribali e Peshmerga curdi hanno avviato delle ope-

razioni a sud di Mosul. Non vengono meno le proteste popolari che infiammano la

capitale Baghdad e le province meridionali, tanto da indurre il Primo Ministro Haider

al-Abadi ad annunciare un rimpasto di governo. Le tensioni restano elevate anche nel

Kurdistan iracheno.

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BREVI

ALGERIA, 7 FEBBRAIO ↴

L’Assemblea Nazionale algerina ha approvato quasi

all’unanimità una serie di provvedimenti che hanno

parzialmente rivisto il testo costituzionale del 1999. Fra

le principali novità apportate dai legislatori vi sono: il

limite di due sole rielezioni al mandato presidenziale, il

riconoscimento della lingua berbera (tamazight) come

secondo idioma parlato nel Paese – ma non con pari dignità dell’arabo, ritenuta la

lingua ufficiale –, l’introduzione di nuove norme a favore della parità di genere in

particolare nel mondo del lavoro e una delega di maggiori poteri al Parlamento – tra

cui la nomina del Primo Ministro. Gli emendamenti alla Costituzione completano il

progetto di revisione della Carta fondamentale che il Presidente Abdelaziz Bouteflika

aveva promesso in più circostanze, tra la fine del 2010 e gli inizi del 2011, nel

tentativo di contenere le manifestazioni di protesta popolare che avrebbero poi dato

il via nei Paesi vicini alle proteste note come Primavere Arabe. Allo stesso tempo,

questa riforma della Costituzione è stata utile all’establishment politico ristretto che

ruota intorno al figura del Presidente per rafforzare le proprie posizioni in seno alle

istituzioni e per rabbonire i tentativi sempre più radicali delle minoranze, come quelle

berbere della Cabilia, ritenute potenzialmente destabilizzanti per lo Stato centrale.

Secondo il Premier Abdelmalek Sellal il progetto di revisione costituzionale «è una

riforma radicale che consacra il principio di alternanza democratica attraverso lo

svolgimento di elezioni libere, costituendo una garanzia contro i rischi dei

cambiamenti politici». Più critici, invece, l’atteggiamento e i toni delle opposizioni che

si sono limitate a definire tali riforme come «un’operazione di facciata atta ad

impedire il regolare svolgimento di un reale processo democratico nel Paese»,

nonostante la stessa Carta fondamentale riconosca – almeno in linea teorica – una

maggiore separazione dei poteri e un rafforzamento dei diritti riconosciuti

all’opposizione, cui verrà riservata una seduta mensile in cui verranno discussi temi

portati all’ordine del giorno dagli stessi partiti.

BURUNDI, 7-12 FEBBRAIO ↴

Non conosce sosta l’escalation di violenze in

Burundi, dopo che lo scorso 7 febbraio l’ennesimo

scontro tra forze di sicurezza e oppositori al regime

ha causato undici vittime e tredici feriti. Gli

assalitori hanno fatto esplodere delle granate nei

pressi di un bar e di alcune stazioni di blocco

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dell’esercito e della polizia nella capitale Bujumbura. L’assalto è avvenuto un giorno

dopo che uomini armati avevano fatto irruzione nelle case nel quartiere Musaga,

uccidendo cinque persone, tra cui alcuni appartenenti al gruppo del Imbonerakure,

l’ala giovanile del Consiglio Nazionale per la Difesa della Democrazia–Forze per la

Difesa della Democrazia. Bujumbura è da tempo al centro di un vortice di violenze

che ha visto responsabili soprattutto le forze fedeli al Presidente Pierre Nkurunziza.

Infatti, la crisi politica si è innescata a seguito della decisione dello scorso aprile di

Nkurunziza di ricandidarsi per il terzo mandato – giudicata incostituzionale dalle

opposizioni –, trascinando rapidamente il Burundi in una spirale di violenze che ne ha

definitivamente affossato la già debole economia. La crisi si è poi acuita dopo il fallito

colpo di Stato condotto dall’ex capo dell’intelligence, Godefroid Niyombaré, e dopo la

rielezione di Nkurunziza, avvenuta lo scorso luglio. Ad oggi, più di 400 burundesi

hanno perso la vita e almeno 230.000 civili sono scappati nei Paesi limitrofi. La

situazione che sta già assumendo i tratti di una guerra civile potrebbe tuttavia

trasformarsi presto in un nuovo conflitto regionale, qualora fossero confermate le

voci di un possibile coinvolgimento del Ruanda nelle rivolte in favore delle opposizioni

al regime. Un rapporto del novembre 2015 redatto da un gruppo di esperti delle

Nazioni Unite ha accusato il Ruanda, e in particolar modo il suo Presidente, Paul

Kagame, di armare e finanziare gli insorti burundesi a Nkurunziza, con il rischio, non

secondario, di riaccendere le antiche e mai sopite tensioni fra Hutu e Tutsi. Nel

tentativo di riportare la calma nel Paese, la comunità internazionale ha chiesto più

volte l’avvio urgente di un dialogo tra tutte le componenti della società burundese e

il regime al potere, con la mediazione dei Paesi africani vicini. In questa ottica si

inseriva, appunto, l’iniziativa dell’Unione Africana, che aveva approvato una missione

di peacekeeping con l’invio di 5.000 militari per riportare la stabilità nel Paese –

iniziativa, questa, caduta a fronte della grande riluttanza da parte del Presidente

burundese. Sempre in uno sforzo di pacificazione basato su iniziativa regionale, sì è

dunque tenuto a Luanda, in Angola, il sesto Summit dei Paesi della Regione dei Grandi

Laghi, durante il quale si è in particolare discusso dei conflitti nella Repubblica

Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana e della crisi politica in

Burundi, senza tuttavia trovare una chiave di volta positiva per una risoluzione ai

conflitti in essere nei tre singoli Paesi chiave della sub-regione dell’Africa centro-

orientale.

COREA DEL NORD, 10 FEBBRAIO ↴

Sale ancora la tensione diplomatica nella Penisola di

Corea. Ad aprire un nuovo solco nella frattura tra Corea

del Nord e Corea del Sud è stata la decisione di Seoul

– descritta da Pyongyang come una dichiarazione di

guerra – di chiudere il parco industriale di Kaesong e

quindi di cessare la cooperazione economica bilaterale

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lungo il 38° parallelo. Centinaia di

sudcoreani che lavorano nel

complesso sono stati rimpatriati a

seguito del congelamento dei

patrimoni sudcoreani e della

successiva risposta di

militarizzazione dello stesso

complesso da parte nordcoreana. Il

parco industriale di Kaesong, che

rappresenta uno dei rari momenti di

collaborazione tra le due Coree, è

un progetto di cooperazione

economica lanciato nel 2004 che

prevede l’impiego di oltre un

centinaio di aziende sudcoreane,

che danno lavoro, tra gli altri, a

54.000 lavoratori nordcoreani. La

tensione era tornata nuovamente a

salire quando il 7 febbraio il regime

di Kim aveva deciso il lancio di un

missile da parte della Corea del

Nord, per portare in orbita un

satellite di osservazione terrestre.

Oggi come in passato, l’unica

soluzione prospettata e richiesta a gran voce da USA, Corea del Sud e Giappone è

quella di un intervento diplomatico più duro nei confronti della Corea del Nord, magari

con l’appoggio anche della Cina, unico alleato di Pyongyang, con la richiesta di

abbandonare quanto prima il piano nucleare e quello balistico. Le autorità americane

e sudcoreane, infatti, temono che il test nucleare e quello di missili a lungo raggio

siano una minaccia alla pace e alla stabilità dell’intera regione dell’Asia-Pacifico e per

questi motivi Seoul e Tokyo stanno predisponendo le giuste contromisure per

prevenire nuovi possibili lanci nordcoreani contro i rispettivi territori. La Corea del

Sud è in trattative con Washington per il dispiegamento del sistema radar anti-

missilistico THAAD – già operativo nell’area a Guam –, mentre il Giappone ha

schierato alcune batterie di Patriot, anche nella capitale. Mentre gli Stati Uniti cercano

il coinvolgimento cinese nella de-escalation nel nord Pacifico, Pechino, dal canto suo,

temendo un’acuirsi delle tensioni, anche militari, nell’area, ha richiamato tutte le parti

a un maggiore senso di responsabilità, ad abbassare i toni e a tornare al dialogo.

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NATO, 10-11 FEBBRAIO ↴

In continuità con le misure di rafforzamento stabilite

nel corso del Vertice di Newport del 2014, i Ministri

della Difesa dei 28 Paesi dell’Alleanza Atlantica hanno

raggiunto a Bruxelles un accordo sull’irrobustimento

della presenza militare in Europa Orientale allo scopo

di prevenire nuove escalation di tensioni e di fornire

sostegno agli Stati membri dell’area in caso di una

possibile iniziativa bellica da parte della Russia. In attesa di ulteriori dettagli, che

dovranno essere fissati prima del Vertice di Varsavia del prossimo luglio, il Segretario

Jens Stoltenberg ha chiarito che il nuovo assetto – la cui base non necessariamente

sarà installata nell’Est Europa – sarà multilaterale, basato su un sistema di rotazione

supportato da un programma di esercitazioni e completato dal rafforzamento di

aspetti logistici e infrastrutturali che dovranno garantire il pre-posizionamento e i

rinforzi rapidi necessari. Un contingente di risposta rapida sarà quindi disponibile su

breve preavviso da ogni parte dell’Europa. Su spinta di Germania, Grecia e Turchia,

un’ulteriore direttrice d’intervento dell’Alleanza Atlantica riguarderà operazioni di

monitoraggio, sorveglianza e raccolta di informazioni – queste ultime in stretto

coordinamento con Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione

operativa alle frontiere esterne – circa gli attraversamenti illegali del Mar Egeo allo

scopo di supportare direttamente l’Europa nel controllo dei flussi migratori. Sebbene,

come ha dichiarato il Generale Philip Breedlove, le esatte regole di ingaggio debbano

essere ancora completamente elaborate, lo Standing Reponse Force Maritime Group

2 (SNMG2) – forza navale al momento composta da tre unità (la fregata tedesca

Bonn, la turca Barbaros e la canadese Fredericton) e temporaneamente sotto il

comando tedesco – ha avviato le prime operazioni di pattugliamento nelle acque

turche e non attraverserà il confine marittimo nelle acque greche, come richiesto da

Atene. Se il dispositivo di sicurezza sembra poter avere le caratteristiche per essere

utilizzato anche per le operazioni di monitoraggio a largo delle coste libiche,

riequilibrando l’interesse dell’Alleanza verso il Mediterraneo e delineando per il futuro

la possibile istituzione di un meccanismo europeo di cooperazione marittima, la NATO

ha infine accettato in linea di principio di utilizzare la propria flotta di aerei di

sorveglianza E-3A AWACS (Airborne Warning and Control System) per sostenere gli

sforzi della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico (IS).

RUSSIA, 8-12 FEBBRAIO ↴

La Federazione Russa ha tenuto una serie di manovre

militari con l’obiettivo di valutare la preparazione delle

forze del distretto militare meridionale e la sua capacità

di affrontare le situazioni di crisi nelle zone marittime.

Come emerge dal Rapporto del Ministro della Difesa,

Sergej Shoigu, sotto prova sono state messe 50 navi,

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200 velivoli e circa 8.500 unità di fanteria in Crimea, Caucaso del Nord e Caspio.

Mentre le strutture di comando e controllo si esercitavano a coordinare le azioni delle

truppe aviotrasportate (VDV), delle Forze Aerospaziali, della Flotta del Mar Nero e

della Flottiglia del Caspio, a livello tattico le truppe si esercitavano a individuare e a

distruggere i sottomarini avversari, a difendere la costa e a fronteggiare le incursioni

aeree dell’ipotetico nemico. Le dimensioni delle forze marittime impiegate e la natura

delle esercitazioni suggeriscono una preparazione tattica per affrontare avversari

dotati dell’arsenale completo di armamenti moderni a livello marittimo. Il 10 febbraio

è giunta anche la notizia che la Russia ha presentato all’ONU la domanda di revisione

dei confini della piattaforma continentale nell’Artico. L’eventuale accettazione di

questa modifica dovrebbe avvantaggiare la posizione russa nella contesa con

Danimarca e Canada sui confini marittimi nell’Artico. La presente iniziativa appare in

linea con la politica generale volta a rafforzare la strategia della Federazione Russa

in questa regione. A partire dal 2011, infatti, Mosca ha lanciato un vasto programma

di costruzione e modernizzazione dell’infrastruttura civile e militare, mentre nel

dicembre del 2014 è stato creato il Comando Strategico del Nord, in aggiunta ai

quattro distretti militari già esistenti, che si occupa della sicurezza nella regione.

L’importanza dell’Artico per Mosca deriva da suoi considerevoli giacimenti di

idrocarburi e dalla sua crescente navigabilità, che potrebbe offrire una via alternativa

alle rotte commerciali marittime tradizionali tra l’Europa e la Cina.

STATI UNITI, 9 FEBBRAIO ↴

Si è tenuto in New Hampshire il secondo round delle

primarie per le presidenziali americane per il partito

democratico e per quello repubblicano. Il New

Hampshire, come l’Iowa, è un importante

appuntamento soprattutto dal punto di vista

psicologico; esso infatti non assegna un ampio

numero di delegati ai vincitori della contesa (insieme all’Iowa, Stato dove si sono

tenute le primarie lo scorso 1° febbraio, i delegati assegnati corrispondono al 2% del

totale). Dal lato dei democratici, ha ottenuto una larga vittoria (oltre venti punti

percentuali di scarto) sull’ex Segretario di Stato, Hillary Clinton, il senatore

indipendente del Vermont, Bernie Sanders, sostenuto soprattutto dall’ala liberal degli

attivisti e dagli under trenta. Era atteso uno scarto minore ai danni della Clinton in

base ai sondaggi della vigilia, che però ha dovuto riconoscere la netta sconfitta tanto

che pare orientata a sostituire gran parte del suo staff per la prosecuzione della

campagna. Dal lato dei repubblicani, invece, si registra il primo vero successo del

tycoon populista Donald Trump, regolarmente in testa ai rilevamenti demoscopici nei

giorni e settimane precedenti al voto, che ha ottenuto il 35% delle preferenze. In

seconda posizione si è posizionato il moderato John Kasich, che aveva investito

parecchie risorse in New Hampshire, con un dignitoso 16%. A seguire il senatore Ted

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Cruz, che aveva vinto in Iowa, un Jeb Bush in ascesa e il deludente Marco Rubio, che

aveva sorpreso molti nella prima tornata delle primarie ma che ha poi pagato la

prestazione opaca al dibattito precedente il voto del 9 febbraio. Anche questo round

ha mietuto alcune “vittime” tra gli aspiranti Presidenti. Se nel campo democratico

restano in corsa solo la Clinton, che continua ad essere favorita, e Sanders, tra i

repubblicani si sono ritirati Carly Fiorina e Chris Christie, il cui sostegno potrebbe

essere rilevante per i candidati rimasti in gioco, in particolare per i più moderati.

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ALTRE DAL MONDO

CAMERUN, 10 FEBBRAIO ↴

Almeno sei persone sono state uccise ed una trentina sono rimaste ferite in un doppio

attentato suicida ad opera di militanti di Boko Haram a Nguetchewe, nel nord del

Camerun, a pochi chilometri dal confine nigeriano. Due donne si sarebbero fatte

esplodere poco dopo l’alba, confondendosi con i partecipanti ad una veglia funebre.

Quest’ultimo attacco è il quinto avvenuto nell’estremo nord del Camerun dall’inizio

del 2016. Secondo fonti governative, da quando i militanti di Boko Haram provenienti

dalla vicina Nigeria hanno iniziato a colpire la regione nel 2013, più di 1.200 persone

avrebbero perso la vita.

FRANCIA, 9-12 FEBBRAIO ↴

L’Assemblea Nazionale ha approvato la controversa modifica alla Costituzione che

permetterà di revocare la cittadinanza francese ai condannati per atti di terrorismo.

L’emendamento è stato fortemente voluto dal Presidente François Hollande e dal Pre-

mier Manuel Valls, come conseguenza diretta della strage di Parigi del 13 novembre,

in cui 130 persone furono uccise da un commando collegato allo Stato Islamico. Alla

norma, molto contestata da diverse componenti del Parlamento francese, ha fatto

seguito anche un rimpasto di governo, necessario al Presidente per allargare la base

del suo governo. Il principale cambiamento ha riguardato il Ministero degli Esteri con

Jean Marc Ayrault che ha preso il posto di Laurent Fabius, mentre sono ritornati al

governo i verdi che hanno ottenuto ben tre incarichi, tra cui il Ministero degli Alloggi.

ISRAELE, 9 FEBBRAIO ↴

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato la realizzazione di una

recinzione di oltre 30 Km lungo il confine con la Giordania. La struttura, stimata

all’incirca 75 milioni di dollari, si estende dalla località balneare di Eilat fino al kibbutz

di Samar ed è parte integrante di un progetto pluriennale da completarsi entro la fine

del 2016. Il programma risponde all’esigenza ufficiale di difendere lo Stato ebraico

da migranti e da potenziali infiltrazioni jihadiste dalla Giordania. Coerentemente con

la posizione del partito Jewish Home, contrario alla costruzione di muri che ricono-

scano implicitamente l’idea di uno Stato palestinese inclusivo dei territori della Ci-

sgiordania e che metta dunque a repentaglio la stessa esistenza delle colonie ebraiche

in loco, il Ministro dell’Istruzione Naftali Bennett ha evidenziato le criticità connesse

ad un simile isolamento, cui aveva concorso in passato l’edificazione dei muri di se-

parazione lungo la Cisgiordania, la penisola del Sinai e le Alture del Golan. La procla-

mata intenzione di prevenire la penetrazione di terroristi e di cittadini degli Stati arabi

circostanti potrebbe anticipare l’inizio di un nuovo scontro non solo tra la politica di

sicurezza di Netanyahu e le garanzie fondamentali del diritto umanitario, ma anche

tra le visioni della stessa politica di sicurezza all’interno dell’esecutivo israeliano.

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ITALIA, 7-13 FEBBRAIO ↴

Il Presidente della Repubblica Italiano Sergio Mattarella si è recato in visita ufficiale

negli Stati Uniti – la prima dall’inizio del suo mandato nel febbraio 2014 –, dove ha

incontrato l’omologo statunitense Barack Obama ed il suo vice Joe Biden. Sul tavolo

dei colloqui vi sono stati l’evoluzione del complesso scenario libico e di quello siro-

iracheno: Obama ha ringraziato apertamente l’Italia per l’impegno profuso sia nella

lotta al terrorismo internazionale sia nella gestione della crisi dei migranti. Obama e

Mattarella hanno discusso anche dell’accordo commerciale TTIP che, secondo il Pre-

sidente italiano, potrebbe rappresentare «l’antidoto a nuove crisi finanziarie», espri-

mendo anche una preoccupazione condivisa per la possibile uscita del Regno Unito

dall’Unione Europea. Negli stessi giorni, a Roma, si è svolto un vertice dei Paesi fon-

datori dell’Unione Europea, organizzato dall’Italia, nel quale si è discusso di migra-

zione e chiusura delle frontiere, ribadendo la necessità di una migliore gestione delle

frontiere esterne, senza ostacolare la libertà di movimento.

MALI, 12 FEBBRAIO ↴

Un nuovo attacco, presumibilmente di matrice islamista, è avvenuto a Kidal, nel nord

del Mali, un’area questa ancora lontana dal poter essere definita sotto il controllo

delle autorità centrali di Bamako. Obiettivo degli assalitori è stata la base MINUSMA,

la forza multinazionale delle Nazioni Unite impegnata in una complessa operazione di

peacekeeping nel Paese dal 2013. Nell’attacco sono morti 9 peacekeepers e 30 sa-

rebbero i feriti, mentre almeno 3 soldati maliani sarebbero caduti in uno scontro a

fuoco con gli assalitori avvenuto in un posto di blocco nelle vicinanze della base ONU.

L’atto non è stato rivendicato, ma la tipologia di attacco ricondurrebbe le azioni alle

forze islamiste e tuareg locali di Ansar Eddine e del Fronte di Liberazione Macina.

QATAR-PAKISTAN, 10-11 FEBBRAIO ↴

In occasione della visita in Qatar del Primo Ministro pachistano Nawaz Sharif, l’Emi-

rato ha siglato con il Pakistan un accordo per l’esportazione fino a 3,75 milioni di

tonnellate all’anno di gas naturale liquefatto (LNG). Dopo oltre un anno di trattative,

da marzo 2016 fino al 2031 la Qatar Liquefied Gas Company Ltd venderà LNG alla

compagnia di Stato pachistana State Oil. Ulteriori Memorandums of Understanding

sono stati conclusi nei settori della difesa, salute, istruzione e ricerca. Sebbene il

partner economico privilegiato del Pakistan sia stato per anni l’Arabia Saudita – un

ruolo oggi ridimensionato dalla recente crisi diplomatica tra Riyadh e Teheran – il

governo di Islamabad intrattiene da lungo tempo buone relazioni di politica estera

anche con altri Paesi del Golfo. In qualità di firmatario, il Ministro pachistano per il

Petrolio e le Risorse Naturali, Shahid Abbasi, ha sottolineato la rilevanza centrale che

l’accordo riveste in questo particolare momento storico per il Pakistan, attualmente

occupato a fronteggiare una grave carenza di gas naturale.

Page 15: OPI Weekly Report N°5/2016

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REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO, 7 FEBBRAIO ↴

Continuano le tensioni inter-etniche nella Repubblica Democratica del Congo, dove

da alcune settimane si segnalano violenze nella provincia del Nord-Kivu, nell’est del

Paese. L’ultima di queste ha visto protagoniste le milizie Mai Mai e i ribelli delle Forze

Democratiche di Liberazione del Ruanda (FDLR), causando la morte di almeno 21

persone. Le violenze tra gli Hutu e gli altri gruppi etnici locali si sono intensificate nel

corso degli ultimi mesi, in particolar modo dopo che dei presunti ribelli Hutu ruandesi

avrebbero ucciso una quindicina di Nande lo scorso 7 gennaio.

TUNISIA, 8 FEBBRAIO ↴

La Tunisia ha completato la barriera di protezione al confine con la Libia, la cui co-

struzione era stata annunciata dal Premier Habib Essib l’8 luglio scorso, per prevenire

l’infiltrazione di jihadisti sul territorio nazionale. Non si tratta di un vero e proprio

muro, ma di un sistema di ostacoli in cui si alternano fossati, barriere erette con la

sabbia e parti di filo spinato. È stata inoltre prevista la collocazione di telecamere di

sorveglianza, sistemi radar e l’addestramento di squadre ad hoc atte a gestire i si-

stemi in questione. Nel 2015 il Paese nordafricano è stato teatro di gravi attentati

terroristici: il 18 marzo al museo del Bardo di Tunisi, il 24 giugno sulla spiaggia della

località turistica di Sousse e il 24 Novembre su un bus della Guardia presidenziale nel

centro della capitale.

TURCHIA-GERMANIA, 8 FEBBRAIO ↴

Il Cancelliere della Repubblica Federale Tedesca, Angela Merkel, è arrivata in visita

ufficiale in Turchia per discutere della delicata questione dei rifugiati in correlazione

alla recente offensiva delle forze di Bashar al-Assad nella regione di Aleppo. Negli

incontri con il Presidente Recep Tayyp Erdoğan e con il Primo Ministro Ahmet Davu-

toğlu, la Merkel ha invitato Ankara ad un maggiore impegno nella gestione del flusso

dei migranti, promettendo un fermo sostegno da parte di Bruxelles. Affrontando la

situazione attuale in Siria, il capo dell’esecutivo tedesco ha criticato aspramente le

azioni delle Forze Aerospaziali della Federazione Russa, che forniscono il supporto

aereo alle forze leali al regime di Damasco. La necessità di una più stretta collabora-

zione con la Turchia di Erdoğan è dettata in gran parte dalla situazione politica interna

all’Unione Europea, e alla Germania in particolare, che ha visto un netto calo di po-

polarità dell’Unione Cristiano-Democratica (CDU) in seguito al continuo flusso di pro-

fughi provenienti dalla regione mediorientale.

VATICANO-CUBA, 12 FEBBRAIO ↴

Ha avuto luogo a L’Avana lo storico incontro tra Papa Francesco, in viaggio pastorale

verso Messico e Guatemala, e il Patriarca russo Kirill, in visita ufficiale a Cuba. Alla

fine dell’incontro, durato circa due ore, è stata firmata una dichiarazione congiunta

Page 16: OPI Weekly Report N°5/2016

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che ha come temi principali la pace, le persecuzioni dei cristiani in Medio Oriente e in

molti Paesi del Nord Africa e la ferita ancora aperta della Chiesa “Unionista” con par-

ticolare riferimento all’Ucraina. L’incontro, destinato a lasciare una traccia profonda

nei rapporti tra le due Chiese, ha innegabili ripercussioni anche sugli scenari politici

europei e del Vicino Oriente sia alla luce dell’isolamento a cui è stata sottoposta la

Russia nell’ultimo biennio da parte della comunità internazionale a seguito della crisi

ucraina, sia con riferimento ad una strategia comune – di Occidente e Russia – da

condurre in Medio Oriente.

VENEZUELA, 11 FEBBRAIO ↴

La Corte Suprema del Venezuela ha dichiarato lo Stato di emergenza nel Paese, con-

cedendo al Presidente Nicolàs Maduro ampi poteri speciali per un tempo determinato

di 60 giorni. La decisione è conseguenza della grave emergenza economica e istitu-

zionale che sta paralizzando il Paese sudamericano, ormai sempre più prossimo al

default. Maduro ha già detto che ha intenzione di approvare una serie di misure

emergenziali nei prossimi giorni, tra le quali potrebbe esserci un innalzamento del

prezzo della benzina ed un inasprimento delle misure in favore della lotta alla corru-

zione. L’opposizione ha immediatamente bollato la decisione della Corte come inco-

stituzionale e ha denunciato il tentativo dei chavisti di svuotare di poteri il Parla-

mento.

Page 17: OPI Weekly Report N°5/2016

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ANALISI E COMMENTI

IL FATTORE ENERGETICO NELLA PARTNERSHIP STRATEGICA TRA INDIA E RUSSIA

FABIO INDEO ↴

La visita ufficiale del Premier indiano Narendra Modi nella Federazione Russa – il 23

e 24 dicembre 2015, in occasione dell’annuale summit bilaterale russo-indiano – ha

ulteriormente rinsaldato le relazioni tra i due Paesi, basate su una cooperazione

estesa in diversi settori strategici come la sfera militare e la difesa, la cooperazione

economico-commerciale e nel settore degli investimenti, la sfera energetica e scien-

tifico-tecnologica. La partnership privilegiata tra Russia ed India si esplica, infatti,

nella loro comune appartenenza ai BRICS, gruppo informale all’interno del quale i

due Paesi hanno l’opportunità di coordinare le loro decisioni in politica estera e di

rafforzare il rispettivo ruolo in ambito globale: in prospettiva, inoltre, la futura inclu-

sione dell’India all’interno dell’Organizzazione della Cooperazione di Shanghai per-

metterà un ulteriore rafforzamento della cooperazione russo-indiana finalizzata a ga-

rantire la sicurezza regionale, minacciata prevalentemente dalla condizione di insta-

bilità e dalla mancata pacificazione dell’Afghanistan (…) SEGUE >>>

OBAMA E IL VICOLO CIECO DELLA GUERRA DEI DRONI

ALESSANDRO TINTI ↴

Nei due mandati della presidenza Obama l’accresciuto e sistematico impiego di droni

da combattimento è stato lo strumento privilegiato e il codice operativo della campa-

gna militare contro le reti del terrorismo internazionale. La Casa Bianca ha giustificato

le controverse uccisioni mirate sulla base del diritto acquisito a colpire preventiva-

mente, anche al di fuori dei confini nazionali e di un conflitto armato, i cartelli terro-

ristici di matrice islamista. Tuttavia, tanto il concetto di difesa preventiva, quanto il

ricorso ai droni quali mezzi di morte sono divenuti oggetto di aspre critiche che hanno

rimarcato le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e delle norme poste

a tutela dei diritti fondamentali della persona. Nonostante il tentativo di dissociarsi

formalmente dalla tagliente e deleteria retorica di George W. Bush, l’amministrazione

Obama non ha rinunciato ai droni Predator e Reaper per bombardare i “santuari” di

al-Qaeda e di altre organizzazioni jihadiste, così pareggiandone l’opacità e la flessi-

bilità tattica (…) SEGUE >>>

A cura di

OSSERVATORIO DI POLITICA INTERNAZIONALE

Ente di ricerca di

“BLOGLOBAL-LO SGUARDO SUL MONDO”

Associazione culturale per la promozione della conoscenza della politica internazionale

C.F. 98099880787

www.bloglobal.net


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