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Password Speciale Estate

Date post: 02-Apr-2016
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Speciale Estate di Password - l'accesso mirato all'informazione - 2014
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COPIA GRATUITA www.leggopassword.it l’accesso mirato all’informazione L’ INTERVISTA L’estate a Jesi del Maestro GIANCARLO AQUILANTI “Il talento é passione e competenza. Il mio desiderio è poterlo esprimere alla mia cittá” La rinacita di LUCIA ANNIBALI “L’amore verso se stessi è il vero motore della rinascita” Bicentenerio Arma Carabinieri LA COMPAGNIA DI JESI “200 volte grazie!” Letteratura infanzia “ MALEFICENT” Anche le streghe possono rinascere n° 4 - AGOSTO 2014 PASSWORD Giancarlo AQUILANTI “LA MIA RINASCITA ATTRAVERSO LA MUSICA” VentaSun Solarium Centro Estetico Via San Francesco, 27/a JESI (AN) Tel. 0731 213835 e-mail: [email protected] SPECIALE ESTATE
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COPI

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RATU

ITA

www.leggopassword.it

l’accesso mirato all’informazione

L’ INTERVISTA L’estate a Jesi del Maestro GIANCARLO AQUILANTI “Il talento é passione e competenza. Il mio desiderio è poterlo esprimere alla mia cittá” La rinacita di LUCIA ANNIbALI “L’amore verso se stessi è il vero motore della rinascita” Bicentenerio Arma Carabinieri LA COMPAGNIA DI JESI “200 volte grazie!” Letteratura infanzia “ MALEFICENT” Anche le streghe possono rinascere

n° 4 - AGOSTO 2014

PASSWORD

Giancar lo AQUILANTI“La mia RiNaSCiTa aTTRaveRSo La muSiCa”

VentaSunSolarium

Centro Estetico

Via San Francesco, 27/a JESI (AN)

Tel. 0731 213835 e-mail: [email protected]

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rInaScIta,dOnO dElla vIta di Chiara Cascio

|EDITORIALE|“Nun c’è niente de piú bello de na persona in RINASCITA...

Quanno s’ariarza dopo na caduta, dopo na tempesta e ritorna piú forte e bella de prima. Con qualche cicatrice in piú ner core sotto la pelle, ma co la voglia de stravorge er monno, anche solo co un soriso!”

(ANNA MAgNANI)Cambiare. Ripartire da zero. gettare via il passato, pur ringraziandolo della lezione impartita, e andare avanti con un progetto di vita o un obiettivo tutto nuovo. Dove siamo chiamati a dimostrare ció che siamo, davvero. A tirar fuori capacità che neanche sapevamo di avere. Spinti dalla determinazione e dal desiderio di

arrivare fino in fondo a quella strada che è piú di un percorso, è una scelta. A volte obbligata e a senso unico. Potremmo sentirci soli, lungo il cammino. Oppure trovare la mano tesa di qualcuno, magari di chi non ci aspetta-vamo. Si puó rinascere in un nuovo inizio o in un lieto fine. È naturale peró procedere con lentezza. La rinascita è fatta di piccoli passi, è un processo lento. Dietro ogni fase si nasconde un insegnamento, da farne tesoro. Rinascita è un dono della vita. È quando si rivela a noi il nostro vero essere, la parte migliore, dispo-sta al sacrificio ma comunque vincente perchè capace di riconoscere e superare i limiti e le barriere dell’impossibile.

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Password – mensile di informazione. n° 4 - Agosto 2014 Direttore responsabile: Chiara Cascio EditoreeProgettoGrafico:StudioGamma Coordinamentogenerale:GiannaScortechini Collaboratori:

Avv. Monica Checchini - Roberto LongoFrancescoCascio-CatiusciaCeccarelli-RiccardoCeccarelliSilviaPiangerelli-RobertoCeci-TalitaFrezzi- Matteo BaleaniRegistratoalTribunalediAnconan.5/09del23.03.2009 Reg. Periodici

Stampa:TipografiaTJ-Jesi Sede,Direzione,Redazione:viaRisorgimento189/a MoiediMaiolatiSpontini(An), tel.0731701404,fax.0731706476

www.leggopassword.it - [email protected] redazione@leggopassword.itCopyright-Tuttiidirittiriservati-MarchioegraficaregistratiVietatalariproduzioneancheparziale. L’editore si riserva il diritto di segnalare alle autorità competenti coloro che in malafede comunicano annunci non corrispondenti a verità.

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RINASCITA|IL TEMA DEL NUMERO|

valEntInO SantarEllI, tItOlarE pIzzErIa dEl cavalcavIa: “Per me è rinascita ogni volta che si trova il coraggio di buttarsi verso il proprio futuro. Ho 24 anni e prima di aprire la pizzeria, ho lavorato come commesso da un fioraio e poi in supermercato. Ma dentro di me ero determinato a creare qualcosa di mio. Ci ho creduto fino in fondo e cosí, dopo aver fatto un corso, ho aperto finalmente la mia pizzeria”.

SEcOndO ...

MarcO tOrrESI, tItOlarE cEntrO attIvItá MOtOrIa chIpOS: “Il periodo estivo, mi fa pensare allo sport come rinascita del corpo dopo il periodo invernale, una riscoperta, un rimettere in funzione la propria fisicità dopo il letargo dei mesi freddi.Lo sport è rinascita anche per chi ha problemi di salute importanti o patologie invalidanti: basta pensare ai campioni paraolimpici che hanno intrapreso l’attività motoria, scoprendo di avere caratteristoche che pensavano di non avere. Lo sport tira fuori il tuo Io, il tuo vero esser, ti fa apprezzare. Personalmente, da sportivo - pratico il trail rinning e da dieci anni giro l’Italia in mountain bike - la vedo cosí...e attraverso il movimento rinasco ogni giorno, sempre alla ricerca di un obiettivo per provare ancora quell’emozione e sensazione di dare il via a qualcosa di nuovo”.

chIara MOntappOnI E MOnIca pIErElla, tItOlarE dI bIOcOcchE: “Si rinasce ogni volta che si decide di mettersi in gioco, accantonando il passato per dare vita ad un nuovo progetto. Entrambe provenivamo da esperienze professionali diverse eppure, dopo aver scoperto l’alimentazio-ne a base di prodotti biologici e vegani e la passione comune per tutto ció che è natura, abbiamo aperto il negozio “Le Biococche” per offire una scel-ta in piú a chi decide di cambiare le proprie abitudini e stile di vita. Rinacita è cambiare per crescere”.

carla baldI, tItOlarE dI WaSh up :”Per me rinacita è uscire da una difficoltà e rimboccarsi le maniche per cambiare la situazione. È quanto è successo a me. Volevo dare una svolta alla mia vita professionale, per me e per la mia famiglia. Sono laureata ma, dopo anni di lavoro come com-messa, non trovando impiego nel mio settore, ho intravisto una possibilità nella riscoperta della manualità e ho aperto una mia attivitá di pulizia, igenizzazione e rigenerazione di borse, accessori, scarpe e pelli. Un ser-vizio utile a molti e che in fondo fa rinascere oggetti, capi e accessori che hanno per noi valore affettivo”.

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Un’ Ave MAriA del Xiii secolo

a cura di Riccardo Ceccarelli

|CURIOSANDO|

È lì, nella Sala Consigliare del Comune di Cupramontana, murata accanto ad altri re-perti lapidei d’epoca romana, medievale e moderna. Non la nota quasi nessuno, colpiti dalla mole dell’altra grande pietra-iscrizione degli “alimentarii”che attesta come l’an-tica Cupra Montana fosse proprio nei paraggi del castello di Massaccio, nome appunto di Cupramontana fino al 1862. È un frammento di pietra con dei piccoli clipei del diametro di tre cm ciascuno con lettere e segni incisi. Queste le lettere che si leggono: ctat…buSE…tuSfr…..ntrISt…uSSantaM…OraprOnO…MEn. La ricostruzione ha portato ad individuare l’intero testo: [Ave Maria gratia plena Do-minus tecum benedi]cta t[u in mulieri]buS E[t benedic]tuS fru[ctus ve]ntrIS t[ui Ihes]uS Santa M [aria] Ora prO nO[bis a]MEn. Presumibilmente il testo era distribuito su nove /dieci righe. Indubbiamente è un frammento di un lapide mariana con il testo dell’Ave Maria nella formula duecentesca, in quanto la seconda parte (Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen) venne aggiunta successivamente, nel 1483. Le lettere sono in caratteri gotici, tipici del Due-Trecento. Nei clipei liberi dalle lettere vi sono piccole croci greche (cioè con i bracci tutti uguali) con quattro punti simmetrici alternate sembra a viti. Il frammento, con tutta probabilità, fu murato nel 1864 nell’aula consigliare quando il sindaco Rinaldo Angelini volle raccogliere, nell’atrio e nella sala, 35 epigrafi in pie-tra e in marmo riferibili alla storia di Cupramontana. Non si conosce con esattezza la sua provenienza. Si fa l’ipotesi che derivi dalla chiesa di S. Maria del Colle che sorgeva non lontano dal castello di Accoli ricordata verso la fine del Duecento e che sorgeva nell’omonima contrada così chiamata anche oggi. Con cer-tezza invece provengono dalla chiesa di S. Lucia situata all’interno del castello di Accoli, altri due reperti lapidei mu-rati a pochi centimetri: un’iscrizione del 1348 e una “pietra a forma di mitra avente una croce di forma greca ed in cia-scuno dei quattro, lati una stella”. Ci sono, da me conosciu-te, altre due pietre con analoghe iscrizioni, una a Macerata presso la Pinacoteca Comunale e l’altra nel Museo di Palazzo Bellomo a Siracusa, seppure con la serie dei clipei dispo-sti quasi a “labirinto” quella di Macerata e “a forma di spirale” quella di Siracusa. L’analisi delle lettere e dei simboli conduce senz’altro alle modalità di scrittura del Due-Trecento e alla teologia dell’epoca. Tra gli studiosi invece non ci si è ac-cordati con assoluta sicurezza sull’utilizzo che si poteva fare di simili manufatti. Oltre ad essere una testimonianza di devozione alla Madonna, l’ipotesi più accredi-tata è che questi manufatti, almeno la pietra di Macerata e quella di Cupramontana, siano stati oggetti rituali per la confezione e la cottura delle ostie (quello di Siracu-sa, del XVII-XVII secolo, è dato come lastra per cuocere dolci). Lo fanno pensare la forma del clipeo che si presenta come incavatura rotonda, matrice per una forma circolare di spessore di 2 mm circa e la simbologia la croce e la vite come “motivi” eucaristici. Al centro l’invocazione più frequente della pietà cristiana, l’Ave Maria. Un frammento di pietra che desta curiosità per trovarne magari altre simili e per indagare su aspetti di vita, piccoli ma interessanti, del nostro passato.

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estAte, Un’ AliMentAzionecorrettAMigliorA lA lineA

a cura di Roberto CeciDottore in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione UmanaNutrizionista

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|NUTRIZIONE|

Con l’arrivo dell’estate, arriva quel periodo dell’anno tanto atteso: le meritate vacanze. E’ questo il momento in cui abbiamo voglia di infrangere tutte le regole, in particolar modo quelle alimentari, e rilassarci completamente. Se abbiamo già seguito un regime alimen-tare corretto che, ci ha permesso di arrivare in forma all’estate, ora con qualche piccolo accorgimento possiamo mantenere la nostra linea senza per questo rinunciare ad una piacevole vita sociale e a uno stile di vita libero. Curare l’alimentazione è sempre impor-tante ma durante l’estate, quando il caldo si fa sentire, alimentarsi in modo appropriato e corretto è fondamentale per conservare un buono stato di salute. In estate la dieta deve essere ricca di acqua, vitamine, minerali, enzimi e fibre. Innanzitutto, per contrastare la perdita di acqua e di sali minerali dovuta alla sudorazione particolarmente abbondante, quando la temperatura e l’umidità sono elevate è indispensabile introdurre molti liquidi, in particolare acqua. Al primo posto, tra le bevande più dissetanti, c’è appunto l’immancabile acqua. Da bere al naturale o miscelata a centrifugati di verdure fresche o succhi di frutta senza zuccheri aggiunti, per fare scorta anche di vitamine e minerali che si perdono con la sudorazione. E’ possibile anche utilizzare delle tisane o tè fatti in casa. In estate è neces-sario bere limitando però il consumo di bibite gasate o molto zuccherate tipiche dei com-merciali succhi di frutta ed evitare l’assunzione di bevande molto fredde che potrebbero causare la comparsa di una congestione. E’ buona norma non esagerare con le bevande alcoliche che aumentano la sudorazione e la sensazione di calore e limitare anche i caffè. E’ opportuno diminuire l’apporto di grassi, carni e fritti, evitare i condimenti troppo elabo-rati ed i cibi piccanti e dare invece la preferenza al pesce per l’alta digeribilità ed il minor apporto calorico. Da ridurre sono anche i cibi precotti e/o inscatolati, quelli ricchi di zuc-cheri raffinati e di grassi saturi, ma anche quelli troppo cotti, che non aiutano l’organismo ad adattarsi al caldo della stagione perdendo molti principi nutritivi. gli alimenti di questo tipo potrebbero appesantire e dare senso di spossatezza, provocando gonfiori addominali, ritenzione e molte volte sovrappeso. Il rischio potrebbe essere quello di inserire nella no-stra dieta calorie inutili, alimenti poveri di principi nutritivi ma ad alto impatto glicemico e difficili da assimilare. L’importante è saper scegliere quei cibi reperibili anche quando si è in viaggio e facilmente digeribili. Per fare questo sarà importante orientarsi su piatti sani e freschi che l’estate offre. Ottime scelte possono essere dei piatti unici come insalate miste di riso o pollo oppure prosciutto e melone o ancora bresaola o insalate di mare che possiamo tranquillamente trovare senza fatica. Basterà seguire quello che la natura ci offre in questo periodo quindi spazio a frutta e ortaggi con possibilità anche di insalate miste con formaggi magri. Sarà bene affidarsi a piatti freddi e possibilmente colorati che stuzzicano l’appetito, fornisco quell’appagamento psicologico da non trascurare quando si consuma un piatto e ci garantiscono così la variabilità e il giusto apporto di vitamine.Le eccezioni come gelati o dolci ovviamente sono consentite e possibili ma attenzione a non confondere l’eccezione con la regola. Buona estate a tutti!

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|LETTERATURA PER L’INFANZIA|

Silvia Piangerelli è laureata in Lettere e ha conseguito un Master in Editoria con una tesi sulla letteratura per l’infanzia e sull’importanza delle fiabe per lo sviluppo psicologico del bambino. Lavora come redat-trice e ideatrice di testi per una casa editrice, per cui scrive articoli, racconti, testi di varia natura destinati ai bambini e alle insegnanti.

“Non chiederò il tuo perdono... perché ciò che ti ho fatto è imperdonabile ma ero smarrita nell’odio e nella vendetta, dolce Aurora, hai sottratto ciò che restava del mio cuore e ora ti ho perduta per sempre. Te lo giuro, impedirò che ti venga fatto del male finché io avrò vita e non un giorno passerà senza che mi manchi il tuo sorriso...”.

Malefica ad Aurora, dal film “Maleficent”

Anche questa volta la Disney ha colpito nel segno, proponendo un remake originale e ac-cattivante della fiaba “La bella addormentata nel bosco”. “Maleficent” è uscito da qualche settimana nelle sale cinematografiche di tutta Italia, scalando fin da subito la classifica e divenendo campione di incassi. Il film, diretto da Robert Stromberg, vede come produttrice esecutiva della pellicola e protagonista la bellissima Angelina Jolie, che interpreta la perfida strega Malefica. È attorno al suo personaggio che ruota tutto il film: Malefica è una fata buona, che vive in pace con tutti nella Brughiera, un mondo magico abitato da creature incantate e confinante con il corrotto mondo degli uomini. Un giorno la fata conosce Ste-fano, un ragazzino coraggioso e curioso che si spinge nella Brughiera, azzardando ciò che gli altri uomini non fanno mai. Tra i due nasce prima una profonda amicizia e poi l’amore, ma Stefano, bramoso di diventare re, non esita a tradire l’amata, privandola della cosa a cui lei tiene di più. Da questo momento, la fata diverrà una perfida strega, piena di rabbia e desiderosa di vendicare il suo cuore tradito. Ne farà le spese la neonata Aurora, figlia di re Stefano e della regina, sulla quale Malefica scaglierà un maleficio. Questa, però, non è la storia della bella addormentata bensì quella di Malefica, la fata buona che diventerà una strega e poi “rinascerà” una seconda volta e, grazie al vero amore, tornerà ad essere buona. È la storia di una vittima, ferita da chi amava, ma che da grande riuscirà a trovare il coraggio di superare il male che le è stato inflitto, scoprendo di nuovo il sentimento più grande di tutti: l’amore. Non l’amore a cui tutte le fiabe ci hanno abituato, prima fra tutte proprio la Bella addormentata di Charles Perrault, cioè quello tra un principe e una principessa. Il vero amore non esiste, almeno quello tra uomo e donna. Il vero amore è qualcosa di più profondo, meno romantico ma più vero, che riesce a infrangere potenti sortilegi e a riportare la vita. In questo messaggio è racchiusa gran parte dell’originalità del film, che rilancia il “girl power”, facendo apparire gli uomini come inutili, accecati dall’avidità e dalla fame di potere, ad eccezione del dolce Fosco, un corvo trasformato in uomo. “Maleficent” è costato tantissimo e la cura dei dettagli è stata minuziosa: sul viso di Angelina Jolie sono stati applicati zigomi, naso e orecchie di silicone, riempiti con il gel, mentre le lenti a contatto sono state dipinte a mano da un artista. La Jolie non è l’unica attrice di casa Pitt a comparire nel film: vi recitano anche la gemellina Vivienne e i due figli più grandi, Pax e Zahara. Scegliere Vivienne è stato necessario visto che era l’unica bambina a non aver paura di An-gelina vestita da strega. Per creare gli abiti, la costumista Anna B. Sheppard, nota per il suo lavoro in “Schindler’s List” e “Il pianista”, ha studiato la moda del IV secolo in Italia e in Francia, esaminan-do dipinti, schizzi e sculture: in tutto sono stati realizzati a mano oltre 2000 abiti. Sono però le alte corna indossate da Angelina ad essersi rivelate uno dei più grandi problemi del look, perché dove-vano essere leggere e funzionali. Dopo vari studi, è stato scelto di realizzarle in resina di uretano e sono state fissate con delle potenti calamite. Le riprese sono durate cinque mesi, effettuate perlopiù in Inghilterra, in sei studi di registrazioni e aree esterne, in cui sono state ricreate diverse ambientazioni, dai paesaggi pittoreschi tipici del Nord Europa a interi castelli.

Per suggerimenti, domande ed altro potete scrivermi al seguente indirizzo mail: [email protected]

“Maleficent” anche le

streGhe possono rinascere

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|L’INTERVISTA|

giAncArlo AqUilAnti

“LA verA rinAScitA è AttrAverSo LA muSicA. immortALe, non hA frettA. è SemPre nuovA.”

di Chiara Cascio

“Sono qui per chiedere di poter dare alla mia città, Jesi”. Questo l’appello lanciato del maestro giancarlo Aquilanti dinnanzi al Consiglio comunale del 28 luglio scorso. Un appello che viene dal cuore, fedele alle radici, nonostante il talento lo abbia portato lontano, al di là dell’oceano, negli Stati Uniti.Celebre musicista e compositore, docente all’Università di Stanford, in California, una delle più prestigiose al mondo, giancarlo Aquilanti si dice pronto per ad uno scambio culturale con la sua città, mettendo a disposizione il suo talento per lasciare un segno, qualcosa, che contribuisca ad una crescita, sua e della comunità. Lo ha dimostrato a giugno quando, con la Stanford Wind Ensamble – l’orchestra composta dagli studenti dell’Università americana – è salito sul palco del Teatro Pergolesi, in occasione della “Festa Europea della Musica”, inserendo nel programma anche un suo brano originale, a fronte delle numerose opere che ha composto.“Sono sempre tornato a Jesi, ogni estate, ed è qui che concluderei tutte le mie giornate – raccon-ta Aquilanti – La mia formazione è iniziata proprio qui, nella banda cittadina, con gli insegnamenti del maestro Carlo Scarpati. Fu lui ad incoraggiarmi a proseguire gli studi al conservatorio di Pesaro”.Era il 1985 quando giancarlo lasciò Jesi per raggiungere la California. “Devo dire la verità, a spingermi a partire furono ragioni non di studio ma di cuore – sorride Aquilanti - Eppure fu una scelta che mi mise poi di fronte a tantissime opportunità, le stesse che mi permisero di coltivare quella passione che volevo, sin da bambino, trasformare in una professione”.cosa ricorda di quei primi anni negli States?“Le difficoltà iniziali. Trent’anni fa non c’erano i mezzi di comunicazioni di oggi a rendere piccolo il mondo. Per mettermi in contatto con la mia famiglia in Italia, ci si scriveva o telefonava da un mese all’altro. Dopo i primi tre anni negli USA, sono tornato a Jesi, dai miei, per una piccola bat-tuta d’arresto. Ma dopo qualche tempo, ho deciso di tornare ad insistere negli States. Dopo 4 anni di studio all’Università di Stanford ho conseguito il dottorato e, nel 1992, mi è stata assegnata una cattedra. Ero molto felice … la mia carriera stava per decollare”.cos’è che l’ha attratta di Stanford?“L’ambiente universitario americano è davvero ricco e stimolante, capace di offrire infinite pos-sibilità. Stanford ha questa prontezza nell’investire nello sviluppo, è davvero all’avanguardia. Se hai un’idea, buona, c’è subito qualcuno pronto a metterla in atto per ottenere risultati concreti a breve termine. Il mondo va avanti perché esistono le idee che spingono a fare passi in avanti. Il classico “orticello”, sicuro nel recinto, non basta: solo mettendoti in discussione, fuori dai confini, puoi crescere. L’ho vissuto sulla mia pelle … e mi sono scoperto, reinventato. Sono rinato”.all’università di Stanford, dopo il dottorato, la sua carriera prende il volo...iniziano com-mittenze importanti e arrivano i primi riconoscimenti. Si aspettava di arrivare così in alto?“Stanford ha la capacità di saper valorizzare i propri talenti, in modo spassionato. Quasi mai ho avuto bastoni tra le ruote o limiti alla mia creatività, in questi vent’anni. Mai. Neanche da parte dei miei capi. Recentemente, ad esempio, ho deciso di trasferirmi, a partire da gennaio prossimo, nove mesi in Messico per comporre una nuova opera: alla notizia, i miei superiori si sono congra-tulati, dicendomi: “È questo che vogliamo da te!”. La possibilità di offrire al mondo il mio talento, come ambasciatore del prestigioso marchio di Stanford, mi ha dato la possibilità di esprimermi artisticamente al meglio. Sono arrivate collaborazioni importanti e stimolanti, come quella con i greatful Dead, per i quali ho eseguito un adattamento delle loro musiche rock in melodie sinfo-niche da orchestra. Un’esperienza che mi ha avvicinato al mondo del rock, che non conoscevo”.nel 2004, maestro, le viene assegnata il premio “Walter J. Gore”, la più alta onorificenza assegnata negli uSa per meriti accademici. da allora cos’è cambiato nella sua vita?“È stata un’esperienza unica ed emozionante. È un po’come vincere l’oscar … lo stesso premio andò in passato a Condoleezza Rice, anche lei allora docente e in seguito rettore alla Stanford University. Fu con quel premio che raggiunsi la piena consapevolezza di essere davvero bravo.

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Quando sei giovane, passi la vita a concentrare tutte le tue energie per dimostrare agli altri il tuo talento. Ma con il riconoscimento “gore”, ho raggiunto la maturità artistica. Finalmente non dovevo più dimostrare, dove-vo solo essere. Ed allora ho iniziato ad esprimermi al meglio, con più libertà e sicurezza. Sì, sapevo di essere veramente bravo e di avere la passione e anche la com-petenza necessaria”qual è il messaggio, che, da insegnante, trasmette ai suoi studenti?“Di non strafare. Che per ottenere risultati ci vogliono impegno e dedizione, oltre che passione. Ma ogni cosa richiede il suo tempo”.quanto è cambiato l’ambiente musicale di oggi ri-spetto a quello di vent’anni fa, quando ha iniziato ad insegnare?“La musica è una parte essenziale dell’essere umano, fa parte di una sua dimensione artistica che lo contrad-distingue dagli animali. È talmente essenziale che, per quel che se ne dica non se può fare a meno. Oggi, gra-zie ai mezzi di comunicazione e alle maggiori possibilità di accesso alla musica, l’interesse verso questa arte è cresciuto. In Italia, le scuole musicali e le bande cittadi-ne sono piene. E nei prossimi dieci anni, questo “terre-no fertile” genererà i suoi frutti, nuovi talenti e gruppi.

E solo le generazioni future ripuliranno il mondo dagli errori del passato. Il domani è dei giovani, io ho un’im-mensa fiducia in loro”.Il suo concetto di “rinascita”?“I greci dividevano le arti tra spaziali e temporali. Le pri-me, come la scultura e l’architettura, erano destinate a finire nel tempo. Le temporali, invece, come la musica, la poesia e la danza, erano immortali, indistruttibili. Pure idee, capaci di sopravvivere a chi le ha create. Una mu-sica è in grado di rinascere ogni qual volta si riproduce, indipendentemente da chi l’ha composta la prima volta. La musica non ha fretta, è sempre nuova”.che farà quest’estate a Jesi? la sua giornata tipo.“L’estate qui sarà all’insegna del riposo, per ritrovare le radici e la famiglia. Mi piace proprio stare a Jesi. Durante la giornata, compongo anche. Mi piacerebbe poter dare un contributo costruttivo a questa città. Dare e lasciare qualcosa agli altri e, allo stesso tempo, poter imparare qui qualcosa di nuovo che mi faccia crescere. Mi auguro che con il Comune di Jesi ci sia la possibilità di nuove opportunità e collaborazioni, come quella che ho avuto a giugno. Voglio mettere a disposizione il mio talento, poter dare. Perché la musica è anche integrazione e scambio di conoscenze”.

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l’ enigMA dellA lUce.

a cura di Roberto Longo

|SPECIALE SCIENZA|

Roberto Longo nasce a Jesi il 4 gennaio 1978. Dopo ever ottenuto la laurea in ingegneria elettroni-ca presso l’ Università Politecni-ca delle Marche, si trasferisce in Belgio, dove consegue il Ph.D in ingegneria biomedica presso l’ Università Libera di Bruxelles. Nel gennaio 2012 viene accettato all’ Università Montpellier 2, Francia, come ricercatore post dottorato, e nel Settembre 2013 riceve la cari-ca di professore associato presso l’ ESEO “grande école d’ingénieurs”, Angers. Autore di numerose pubbli-cazioni di livello internazionale, col-labora con diversi istituti di ricerca interessati allo studio e l’ utilizzo di ultrasuoni per la medicina e la biologia.. Per contattarlo scrivete a: [email protected]

Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu.Genesi (1,3)

La luce é sempre stata, nella storia dell’uomo, sinonimo di salvezza, purezza e rinascita. La sua presenza ci infonde sicurezza, calore e speranza. Al contrario, l’oscurità, la notte, il buio fanno emergere le nostre paure e insicurezze. La luce ha quindi molti significati di tipo simbolico, religioso, che da sempre ci accompagna-no e suggestionano. La scienza dal canto suo ha cercato di darle una dimensione razionale, trattandola come un qualunque altro fenomeno fisico e sottoponendola al processo sperimen-tale. Il risultato? Di sicuro penserete che siamo giunti a una chiara spiegazione per questo fenomeno, infondo abbiamo camminato sulla Luna, spedito dei robot foto-reporter sul suolo marziano…che ci vuole a rispondere alla banalissima domanda: che cos’ é la luce?Vi svelo un segreto: la luce è stata oggetto di grandi studi ed ancora oggi non si è capito benissimo come e di cosa sia fatta. Ci sono infatti tante grandi teorie: la teoria corpuscolare, secondo cui la propagazione di un fascio luminoso rappresenta lo spostamento di un gruppo di particelle di energia chiamate fotoni.A seguire, abbiamo la teoria quantistica, difficilissima, e per non farci mancare niente, la teoria elettromagnetica che interpreta la luce come facente parte delle radiazioni elettromagnetiche, ossia onde fatte di energia pura che si presentano nella forma di un campo elettrico abbinato ad un campo magnetico. In base al valore della lunghezza d’onda, le varie onde assumono nomi diversi, ad esempio: onde radio, raggi X, raggi gamma, raggi ultravioletti, infrarossi ed anche microonde e luce visibile.Ma perché tutte queste teorie apparentemente diverse tra loro per spiegare sempre lo stes-so fenomeno? Per rispondere a questa domanda potrei mettermi a scrivere diverse formule matematiche, facendo appello alla legge di Murphy che recita: se non puoi convincerli allora confondili. La sostanza pero’ non cambierebbe e, di fatto, é accertato sperimentalmente che la luce sotto certe condizioni si comporta come un’onda e sotto altre come una particella. A noi, comuni mortali, non resta che adeguarci elaborando modelli diversi per descrivere que-sta duplice natura. Anche velocità della luce é stato oggeto di un lungo dibattito. All’inizio del XVII secolo, molti scienziati pensavano che la luce potesse percorrere qualsi-asi distanza con una velocità infinita. Solo negli anni intorno al 1670, l’astronomo danese Ole Roemer grazie a delle osservazioni sulle lune di giove, determino’ che la velocità della luce, seppur molto grande, aveva un valore finito intorno ai 300000 km al secondo. Questo fatto cambiò radicalmente il nostro modo di pensare in termini astronomici e capimmo che volgere lo sguardo alle stelle che illuminamino il cielo notturno , significa in realtà guardare nel passato, in quanto la luce che riceviamo dagli astri non ha viaggiato in maniera instantanea (come nel caso di una velocità infinita) ma ha impiegato parecchi anni (se non secoli) per ar-rivare sulla Terra. Per fare un esempio: la stella Sirio non la vediamo com é adesso, ma come era circa 9 anni fa, visto che la radiazione luminosa che produce impiega più o meno questo lasso di tempo per giungere fino a noi.Mi preme infine ricordare il contributo di Albert Einstein che nel 1905 (all’ età di 26 anni), annunciò con la sua teoria della relatività ristretta, la scoperta dell’ invarianza della velocità della luce. Questo fatto in breve significa che niente nell’universo, indipendentemente dalla sua velocità o accelerazione, può raggiungere o addiritura superare un fotone in corsa che continuerà a muoversi sempre con una velocità costante di 300000 km al secondo (da qui il termine invarianza). Questo aspetto straordinario, che sfida l’esperienza quoridiana e il buon senso, sconvolse la comunità scientifica dell’epoca, e diede il “la” a concetti “futuristici” quali distorzioni spazio-temporiali e viaggi nel tempo, aggiungendo un altro capitolo in questa lunga e avvincente storia.

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|L’INTERVISTA|

iL “non Amore” di un uomo diStrugge, L’Amore verSo Se SteSSe è iL vero motore deLLA rinAScitA.

Per lUciA AnnibAli “l’AMore non PUò essere che bUono”di Catiuscia Ceccarelli

Non si tratta della solita stesura di un semplice articolo, non è il racconto da cronista di un fatto accaduto da divulgare. Per quanto un giornalista possa amare con passione il proprio mestiere, poche volte ha la possibilità di emozionarsi veramente. Di fronte a persone che per colpa di

un destino beffardo o per un incontro sbagliato nel proprio percorso di vita, sono state costrette a ricostruirsi, a rinasce-re, non si riesce a rimanere indifferenti e professionalmente neutrali, specialmente se sei donna oltre che giornalista.Episodi di stalking e di violenza sulle donne– purtroppo – sono all’ordine del giorno. Nel 2013, solo nelle Marche, sono state 439 le richieste di aiuto ai centri antiviolenza, 147 nella provincia di Ancona, 40 in quella di Ascoli Piceno, 70 in quella di Fermo, 72 in quella di Macerata e 110 in quella di Pesaro Urbino. Sono solo numeri che hanno però un peso sociale e psicologico da non sottovalutare.Violenza, femminicidio. Tanti, troppi i casi di cui si sente parla-re, ma ti accorgi realmente della gravità della situazione solo quando accade qualcosa di brutale vicino a te. Quando il caso non è solo scritto sui giornali o analizzato da esperti o presun-ti tali in qualche trasmissione televisiva, ma a pochi chilometri dalla tua quotidianità. È in questo momento che realizzi, ti emozioni e provi un brivido.Lo stesso brivido che ho provato quando il direttore di Pas-sword Chiara Cascio mi ha chiesto di intervistare lucia anni-bali, l’avvocatessa pesarese sfigurata con l’acido dal suo ex

fidanzato Luca Varani il 16 aprile 2013, ora condannato a vent’anni per stalking e tentato omi-cidio. È con la forza di questa donna che affrontiamo il tema della rinascita. Lei che ha saputo trasformare il suo dolore in opportunità. Lei che a viso scoperto afferma “Io ci sono”. Lo scrive in un libro dove ripercorre la sua storia ma lo testimonia ogni giorno, tra un intervento chirurgico e l’altro, nella sua più totale e semplice normalità.“Io ci sono”. Oltre a dare il titolo al libro è anche la tua risposta al futuro che ti chiama, come tu stessa affermi nelle ultime pagine. ce l’hai fatta, sei presente a te stessa e gli altri ti stimano per come sei. chi è lucia, adesso?“Lucia è esattamente se stessa. Senza più sovrastruttura. Mi corrispondo perfettamente e mi sento bene prima di tutto con me stessa. Uso spesso un’immagine per descrivermi che è que-sta: prima del 16 aprile io ero una ragazza anonima, ferma alla finestra a guardare la vita a distanza che passava lì davanti ai miei occhi e alla quale partecipavo, per così dire, senza troppa partecipazione. Adesso sono fra la gente, per strada, non più ferma alla finestra a guardare la vita. Sono qui e vivo fino in fondo ogni istante delle mie giornate.”alla donna che sei stata prima di quel 16 aprile 2013, l’inizio della tua rinascita, cosa riconosci?“Soprattutto la fatica enorme per cercare di uscire dalla palude. Io ce l’avevo messa tutta. Poi purtroppo è andata come tutti sappiamo, ma – tenendo conto anche della pressione psicologica alla quale ero sottoposta - io avevo usato comunque tutte le forze che potevo per cercare una soluzione alla situazione che stavo vivendo.”nel libro, con la complicità e la bravura della giornalista Giusi fasano (corriere delle Sera), racconti ogni attimo di quello che ti è successo. una ricostruzione dei fatti precisa quasi come fosse allineata a quella chirurgica. una nuova immagine di te. ti piaci?“Mi piaccio molto, sì. Come diciamo anche nel libro, mi sento bella perché ho imparato ad ap-prezzarmi ed accettarmi per come sono. Ho capito che la bellezza è molto di più di una semplice questione estetica. E io mi sono sudata ogni piccolissimo passaggio dalla sera del 16 aprile 2013 ad oggi per essere così come sono. E’ stato doloroso e faticoso, non è ancora finito. Sono anche sicura di poter fare di meglio e di potermi piacere più di oggi.”Sei una donna giovane, brillante, forte e autoironica. leggendoti, guardandoti in tv, rimani più impressa con la tua personalità che con i segni del tuo dolore. quello che ti è acca-

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duto ti ha dato molta popolarità, ma tu oggi non sei nota al pubblico come” l’avvocato pesarese sfre-giata con l’acido dal suo ex”. tu per tutti sei lucia annibali. un punto di riferimento per le donne. una bella responsabilità. come vivi la notorietà?“Come si capisce bene anche dal contenuto del libro, io la notorietà non l’ho mai cercata. Proprio mai. Questa esposizione continua è frutto di una valanga di riconoscimenti che mi sono stati offerti dalle istituzioni, dalle associazioni, dalle scuole o semplicemente dalla gente comune. Sono onorata di essere un punto di ri-ferimento per le donne che mi scrivono o mi seguono cercando in me un esempio, sono grata alle istituzioni per essere state così presenti in questi mesi difficili. Ed è vero: tutto questo è per me una grandissima re-sponsabilità che spero di saper gestire nel migliore dei modi. Per mettere a disposizione degli altri il bene che sento di avere dentro, non certo per cercare notorietà.”“la mia storia di non amore”, è il sottotitolo del libro. che cos’è l’amore lucia? E che peso ha l’a-more nella tua vita, ora?“L’amore è rispetto, complicità, empatia, comprensio-ne, amicizia. E’ mille e mille cose tutte assieme. Esclu-sa una: il male. L’amore, lo ripeto una volta di più, non può essere che buono. Oggi per me conta più di ogni altra cosa guarire fino al massimo che posso. Conta aiutare chi ha vissuto come me il dolore degli ustionati. L’amore, nel senso di un uomo con il quale fare progetti di vita, al momento non c’è.”a “Io ci sono” aggiungerei io non ho paura. Si leg-ge serenità sul tuo viso e, dopo aver trasformato il dolore in opportunità di rinascita, dai l’impressio-ne di poter conquistare il mondo. Metti sicurezza. dentro di te è davvero così? che rapporto hai con la paura?“La paura oggi per me è una cosa concreta, precisa, legata a ciò che ho vissuto: è la paura del buio, quella di uno sconosciuto che mi si avvicina troppo, è la sen-sazione che dietro la porta ci sia qualcuno che vuole farmi del male.

Di sicuro non è la paura di non farcela. Quella non ce l’ho.”l’8 marzo sei stata ospite a Montecitorio, accolta dalla presidente boldrini che ha parlato di “violen-za come affare di Stato”. Secondo te, attualmente, specie dopo la tua testimonianza … lo Stato sta facendo abbastanza in termini di misure preventive contro la violenza?“Mi sembrerebbe presuntuoso farmi giudice di ciò che lo stato sta facendo oppure no. Secondo me dal punto di vista legislativo abbiamo abbastanza misure anti-violenza. Il punto è applicare le leggi fino in fondo e nel migliore dei modi, come sempre.”qual è il tuo messaggio alle donne che sono quoti-dianamente vittima di violenza?“Un messaggio scontato, perfino banale: denunciate ogni forma di violenza, sempre. Non rimanete nell’om-bra perché l’ombra vi isola e vi rende vulnerabili. Non accettate mai di farvi imporre qualcosa che non volete. E vogliatevi bene perché volersi bene vuol dire non per-mettere a nessuno di farvi del male.”abbandoniamo il passato e concentriamoci sul presente. lucia tu sei una ragazza con un passato importante ma comunque una giovane donna con una vita davanti. qual è la tua giornata tipo?“Al momento è scandita da passaggi medici: la ma-schera da portare giorno e notte, i massaggi per am-morbidire la pelle del viso, le creme e il collirio. Nel tempo che resta vivo la vita di una ragazza comune, normale.”E per quanto riguarda il futuro: che cosa vorresti fare che non hai ancora fatto in questi ultimi mesi?“Uno dei miei più grandi desideri è aiutare gli ustionati, fare qualcosa per loro perché ci sono passata e so che posso essere utile.”dove trascorrerai l’estate?“Credo a casa, potrei spostarmi a casa di amici ma non ho programmato vacanze vere e proprie per gli impe-gni medici che spiegavo prima e anche perché credo che ci sia in vista un nuovo intervento per agosto.”

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|L’INTERVISTA|

l’ArMA dei cArAbinieri, 200 volte “grAzie!”

in occASione deL BicentenArio, LA comPAgniA di JeSi trAcciA un BiLAncio: Più ArreSti e meno reAti

a cura di Talita Frezzi

Carabinieri tra la gente. Due secoli fa proprio come oggi che la Benemerita festeggia i duecento anni dalla fondazione, i militari sono ancora un punto di riferimento per le per-sone. Anzi, l’Arma moderna è quella il cui ruolo ‘sociale’ assume un’importanza ancora più evidente accanto a quello della repressione dei reati. La divisa non fa paura anzi, è simbolo di fiducia nelle istituzioni. Vicinanza, protezione. L’emblema della nostra identi-tà nazionale. Anche la Compagnia Carabinieri di Jesi celebra il Bicentenario, unendosi ai festeggiamenti celebrati l’8 giugno al Comando Regionale di Ancona e con uno speciale adesivo commemorativo apposto su tutte le auto di servizio del Nucleo Radiomobile. E’ il sindaco Massimo Bacci a sottolineare il forte legame tra l’Arma e le istituzioni civili con una pergamena di ringraziamento e stima da parte dell’Amministrazione comuna-le consegnata il 5 giugno, nell’occasione del prestigioso anniversario. Accompagnato dal presidente del Consiglio comunale Daniele Massaccesi e dal Comandante della polizia municipale Liliana Rovaldi, il primo cittadino è stato ricevuto dal Comandante della Compagnia capitano Mauro Epifani, cui ha consegnato l’attestato di stima della città al quotidiano lavoro e al grande spirito di servizio e di sacrificio dei militari jesini.

“Da sempre il legame tra l’Arma dei Carabinieri e la cittadinanza è molto stretto - spiega il Comandante Capitano Mauro Epifani - le persone ci sono sempre molto vicine, non solo manifestandoci la propria fiducia con segnalazioni dirette al 112 che spesso danno un forte impulso alle indagini, ma anche con solidarietà e attestati di stima. E specie in questo anniversario così importante per noi, stia-mo ricevendo auguri e manifestazioni d’affetto da moltissima gente”. l’arma c’è sempre accanto a chi ha bisogno di aiuto. E i nostri militari sono pronti a mettersi a rischio in prima persona pur di adempiere al proprio dovere. E’ questo l’orgoglio di essere carabiniere?“Più che di orgoglio parlerei di senso di responsabilità e appartenenza a un’Istituzione che nel proprio servizio contempla il fattore rischio. Mettere a rischio la propria vita per salvare quella dei civili rientra in quel dovere morale che ogni militare ha vestendo l’uniforme”.

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nella storia dell’arma dei carabinie-ri ci sono fulgidi esempi di milita-ri che hanno onorato la propria unifor-me fino all’estremo sacrificio della vita... “Ce ne sono molti, ma sul nostro territorio penso al brigadiere giuseppe Diaschi ucciso nel 1979 nell’adempimento del servizio per il quale è sta-to insignito della   medaglia di bronzo al valore civile; l’appuntato scelto Domenico Ricci vittima della strage di via Fani e medaglia d’oro al valo-re civile. Più recentemente, il brigadiere gianlu-ca Puzzello premiato dal Comune di Monte San Vito per il valoroso intervento durante la rapina al ‘Mercatone Uno’ di Monsano dello scorso anno; l’appuntato scelto Salvatore Bucci e il vice briga-diere Mirko Tempestini che hanno ricevuto l’en-comio del Consiglio comunale di Jesi per il sal-vataggio dell’anziano nel sottopasso allagato il 3 maggio scorso. Sono solo alcuni dei molti casi che ci rendono orgogliosi di appartenere al Corpo”. l’arma non è solo vicinanza ma anche repressione dei reati: sul fronte dell’at-tività operativa come va letto l’anda-mento della criminalità in vallesina? “La Compagnia di Jesi opera con 10 stazioni di-slocate in 19 Comuni e un organico di quasi 100 militari (e uno donna in forze a Chiaravalle) per far fronte ai bisogni di un bacino d’utenza di 110.000 abitanti. Come emerge dai dati dell’attività opera-tiva dal primo gennaio al 5 giugno, si registra un incremento degli arresti e delle denunce a piede libero e un calo dei reati rispetto alle statistiche

dello stesso periodo del 2013. Aumentano i reati predatori come le rapine (7 messe a segno nel 2014 contro le 5 dell’anno prima) e le truffe sia sotto l’aspetto delle frodi informatiche (130 con-tro le 95 del 2013) che quelle ai danni di anzia-ni (30 ad oggi mentre nel 2013 erano solo 18). Stabili i furti, 2-3 al giorno. Paradossalmente a un aumento degli arresti (ne abbiamo eseguiti 48 mentre erano 39 nel 2013), delle denunce a pie-de libero (383 contro le 356 dello scorso anno) e degli interventi (4.800 ad oggi contro i 4.400 del 2013), si registra un calo dei reati. Nel primo semestre ne sono stati denunciati 1.315, nello stesso periodo dello scorso anno erano 1.500; in calo lo spaccio di stupefacenti con 8 arresti ese-guiti nel 2014 a fronte dei 12 del semestre 2013”. E il dualismo con la polizia di Stato? “Abbiamo un ottimo rapporto di stima e col-laborazione sia con la Polizia di Stato che con tutte le forze di polizia, intesa a dare il miglior servizio possibile al cittadino”. dopo 200 anni cosa rappresenta l’arma per le persone?“L’Arma sebbene guardi al futuro è ancora un punto di riferimento per la cittadinanza grazie alla sua presenza capillare e alla grande disponibilità e serietà dei militari. Le persone ci manifestano affetto e stima, che ci danno forte motivazione nello svolgimento del nostro dovere. Oggi il milita-re viene visto come un amico, un confidente, pun-to di riferimento anche per consigli e per l’ascolto dei propri problemi”.

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