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RICCARDO CASTAGNETTI - Naxos Music Library · musica contemporanea, rifarsi a un termine musicale...

Date post: 18-Feb-2019
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RICCARDO CASTAGNETTI Composizioni per organo e cembalo Stefano Innocenti, organo e clavicembalo
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RICCARDO CASTAGNETTIComposizioni per organo e cembalo

Stefano Innocenti, organo e clavicembalo

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Tactus Letteralmente “tocco”. Termine latino con cui, in epoca rinascimentale, si indicava quella che oggi è detta battuta.Literally “stroke” or “touch”. The Renaissance Latin term for what is now called a beat.Buchstäblich “Schlag”. Begriff, mit dem in der Renaissance, ausgehend vom Lateini-schen, das bezeichnet wurde, was heute Takt genannt wird.Littéralement “coup”, “touchement”. Terme provenant du latin, par lequel on indiquait à la Renaissance ce qu’aujourd’hui on appelle la mesure.

2009Tactus s.a.s. di Serafino Rossi & C.

Via Tosarelli, 352 - 40055 Villanova di Castenaso - Bologna - Italytel. +39 051 0950314 - Fax +39 051 0950315

e-mail: [email protected] - web page: http://www.tactus.it

In copertina: Mario Castagnetti, Passion - La forma del fuoco, 2008 (particolare)

1a Edizione 2009

24 bit digital recordingProduzione: Giuseppe Clericetti

Assistente all’organo e accordatura dei cembali: Leonello FaniniIngegnere del suono, Editing e Mastering: Michael Rast

Computer Design: Tactus s.a.s.Stampa: KDG Italia s.r.l.

L’Editore è a disposizione degli aventi diritto.

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Il vecchio non è buono soltanto perché è passato, / il nuovo non è mirabile soltanto perché ci accom-pagna; / e nessuno ha mai provato più felicità, / di quando gli è concesso di creare, di capire. / Spetta a te, dietro alla confusione, la fretta e il rumore, / ritrovare ciò che è stabile, la quiete, il senso, la forma / e custodirlo nuovamente.

Paul Hindemith

Un disco non è mai la conclusione di un percorso, ma la fotografia di un discorso ancora in fieri.L’idea di fondo che dà unità a questa raccolta discografica, voluta da Giuseppe Clericetti e interpretata da Stefano Innocenti, può essere forse la necessità di fare i conti con ciò che ci ha preceduto, una tradizione che vive nella propria continua rilettura e non una nostalgica riproposizione di modelli e forme del passato. Un’esigenza primaria nella musica e nelle arti, ma urgente e viva in tanti e diversi ambiti della contemporaneità, dalla storia all’attualità politica, fino all’esperienza religiosa. «Ogni linguaggio è una tradizione, ogni parola un simbolo condiviso; ciò che un innovatore è in grado di alterare è irrilevante», scriveva Jorge Luis Borges nella prefazione a “Il manoscritto di Brodie”. Le composizioni di Riccardo Castagnetti paiono ricordarci che la tradizione nel suo significato più pieno è un deposito di forme che non perdono mai la loro vitalità. Proprio per questo esse sono sempre dei codici attraverso i quali poter comporre, scrivere, comunicare. Ma il debito nei confronti della tradi-zione non si esaurisce affatto nel confezionare un contenuto contemporaneo in un pacchetto antico, quasi il rifarsi a stilemi del passato con intenti manieristici. La contemporaneità, infatti, penetra all’interno di queste forme: con i suoi mutamenti artistico-culturali, la sua crisi, la sua “malattia”. Trasforma la tradizione, la fa propria, la deforma fino ad irriderla e a dubitarne: ecco che il tragico e il grottesco si fanno gioco, labirinto, complessità. La tradi-zione si spinge allora sempre più in là, verso nuove rive, alla ricerca di leggerezza e semplicità, nella consapevolezza di un’impossibile sintesi. Tragico e comico si mescolano, sulle note di un ragtime che cede il passo ad una gigue, o forse inciampa in un passepied. Ecco allora che le composizioni di Riccardo Castagnetti -sempre col sorriso di chi non si prende troppo sul serio- ci ricordano che siamo parte di un dialogo ininterrotto nel quale non ci spetta né la prima né l’ultima parola. “Antico” e “nuovo”, “allievo” e “maestro” diventano qui più difficilmente distinguibili, ma non per questo meno legati e debitori l’uno all’altro. La genesi di un disco in cui il maestro interpreta brani del proprio allievo consolida l’idea di un necessario e instancabile scambio tra generazioni e competenze.Il giovane autore non cela i suoi riferimenti artistici: il contrappunto fiammingo e la sua ricerca di costruzioni polifoniche articolate ed enigmatiche rilette attraverso la mediazione di Bach, magistrale sintesi del Rinascimento e del Barocco, la libertà e l’inventiva del Seicento musicale italiano, con le sue sperimentazioni e innovazioni armoniche e formali echeggiano in queste composizioni. E poi

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ancora la tecnica seriale della Seconda Scuola Viennese, assunta a partire dagli sviluppi che da Alban Berg conducono al nostro Luigi Dallapiccola, in un singolare tentativo di conciliazione di antico e nuovo, di continuità e discontinuità, con il quale si sono confrontati anche musicisti come Max Reger, Paul Hindemith e Marcel Dupré. Ma non meno importante è l’incontro con la realtà della musica latinoamericana, con i suoi ritmi sincopati e danzanti.Anche la riscoperta, il recupero e la rivalutazione delle potenzialità sonore ed espressive dell’organo e del clavicembalo si inseriscono nella logica per cui ogni linguaggio intreccia relazioni con chi ci ha preceduto e chi ci seguirà. L’organo è per sua stessa natura uno strumento dai volti plurimi e dif-ferenti, dalle possibilità numerose che sgorgano dalla molteplicità dei registri, la combinazione dei quali permette di creare paesaggi sonori ricchi e variopinti. Un discorso di segno opposto è spesso attribuito all’altro strumento che Castagnetti sceglie per le sue composizioni: il clavicembalo, infatti, parrebbe uno strumento povero, limitato, condannato ad avere un suono di breve durata, di intensità e colore non modificabile. Così non è: l’esecuzione attenta alle sfumature, gli accorgimenti tecnici che incidono sul tocco e sull’agogica rendono questo strumento capace di parlare con voci e intenzioni di volta in volta diverse. Un prisma di sonorità cangianti e multiformi che Innocenti trae e plasma da questi strumenti con l’interpretazione dell’artista e la sapienza dell’artigiano. Nella foresta di “ismi” ed etichette che affolla la storia delle arti, l’approccio dell’autore non si riduce a qualche “neo-” (-classico, -barocco, -tonale): non vi è alcun intento ideologico o programmatico, nessun manifesto da sottoscrivere. Solo l’impegno a creare occasioni di incontro e a dar voce a linguaggi differenti, nell’apertura e nell’ascolto di antico e nuovo, prossimo e lontano. Piuttosto dell’abusato termine “contaminazione” è forse più opportuno, riguardo ad alcuni indirizzi attuali della musica contemporanea, rifarsi a un termine musicale come contrappunto. Diverse voci, differenti ritmi, strumenti e mondi si rincorrono sul rigo, senza giungere a fondersi o uniformarsi, bensì nella ricchezza feconda che nasce dalla differenza. Si spiega così anche il modo con cui lo stesso Castagnetti parla della sua attività compositiva: “Comporre significa per me ricondurre all’ordine i miei pensieri. In questo senso, è più simile ad un’elaborazione intellettuale che ad una necessità espressiva. Direi che è un’elaborazione intellettuale che nasce dall’urgenza di dare nuova forma alle mie idee. Ma è sempre anche un gioco, un labirinto di simmetrie nascoste fra i righi nel quale mi piace perdermi, trascinato dalla logica interna delle voci”. La scelta di non separare i brani per clavicembalo da quelli per organo vuole evidenziare questa mol-teplicità di stili e pluralità di voci che si alternano e si intrecciano. Si esplorano così le forme musicali per metterne in luce la plasticità. Tre cicli di variazioni, tre toccate e tre elaborazioni su melodie corali sono incorniciate da due danze che racchiudono idealmente il percorso storico musicale compiuto dai

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brani raccolti nel disco. Noël avec variations è stato scritto nel 1998, a seguito del primo incontro con il sorprendente organo Serassi di Colorno. Ogni singola variazione è pensata come un piccolo aforisma organistico che cela stilemi e moduli compositivi tradizionali rivisitati e, a volte, ironicamente deformati. Compaiono già in questa serie alcune variazioni canoniche, tecnica che trova la sua piena espressione nelle Variazioni sopra “Lascia ch’io pianga” e nella Cantilena Japonica, entrambe strutturate come successioni di canoni ad intervallo progressivo crescente. Il ciclo di variazioni sul celebre tema di Haendel è un vero e proprio esercizio di composizione “in stile”, nel quale si tenta un improbabile incontro postumo tra il Sassone ed il maestro di Eisenach. Le variazioni sulla melodia popolare giapponese Itsukino komoriuta sono state commissionate per l’inaugurazione dell’organo della Gloria Hall di Shirakawa, ultima opera dell’organaro Hiroshi Tsuji. In esse l’elaborazione in forma di canone si affianca ad una ricerca stilistica che spazia attraverso alcune esperienze linguistiche della musica organistica contemporanea (come lo stralunato minimali-smo del canone alla terza). Anche i due brani che compongono Kiso-Bushi nascono dall’amichevole sollecitazione di Toshiko e Hiroshi Tsuji: qui un canto popolare giapponese viene ripensato attraverso il contrappunto bachiano, nel tentativo di realizzare una convergenza tra le inflessioni modali della musica giapponese e la polifonia barocca. I due corali O Haupt voll Blut und Wunden e O Mensch bewein dein Sünde groß, entrambi appar-tenenti al tempo pasquale, recuperano la lezione regeriana come via d’accesso a Bach, mostrando, attraverso l’accentuato cromatismo del primo e il contesto prevalentemente diatonico del secondo, l’attualità di una “teoria degli affetti” che ha radici ben più profonde della sua formulazione storica e fanno parte del modo stesso di vivere l’esperienza musicale. Le tre toccate per clavicembalo appartengono ad una progettualità compositiva più organica e unita-ria, che fonde insieme gli aspetti di una tecnica seriale rigorosa e le movenze ritmiche della musica latinoamericana, per mettere in luce le risorse inesauribili della forma toccatistica e insieme l’estrema duttilità sonora del clavicembalo. Infine, Ragtime, un omaggio sornione ed ammiccante a Scott Joplin concepito per organo italiano, e Passepied et Gigue, che chiude questo percorso sonoro con un frammento di suite: ad un passepied quasi schönberghiano segue una giga che fa eco ad un’omonima composizione mozartiana.1998-2006, otto anni. Certo non è la conclusione di un itinerario, ma l’aprirsi di nuovi percorsi di cui attendiamo l’ascolto.

Maria Chiara Rioli

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The old is good not just because it’s past, / nor is the new supreme because we live with it, / and never yet a man felt greater joy / than he could bear or truly comprehend. / Your task it is, amid confusion, rush, and noise / to grasp the lasting, calm, and meaningful, / and finding it anew, to hold and treasure it.

Paul Hindemith

A CD is never the end of a project, but the photograph of an on-going one.The idea linking this collection, produced by Giuseppe Clericetti and performed by Stefano Innocenti, may be the necessity to come to terms with what has been before, that is, a tradition kept alive with continuous new readings, not a nostalgic re-proposal of past models and forms. This is a primary requirement in music and the other arts, and is urgent and alive in many different aspects of contemporary life, from history to the present political situation, and on to religion. Jorge Luis Borges wrote in the preface to his book Brodie’s Report, “Each language is a tradition, each word a shared symbol, and what an innovator can change amounts to a trifle.” Riccardo Castagnetti’s compositions would appear to remind us that tradition, in its most exact sense, is a depository of forms that never lose their vitality. These forms are codes to be used to compose, write and communicate, but our debt with tradition cannot be paid by wrapping contemporary contents up in age-old packaging, as if to imitate past styles with attempts at mannerism. Modern life, with its artistic and cultural mutations, crises, and “affliction” does, in fact, penetrate these forms, transforming, possessing and deforming tradition, and ending in derision and mistrust. The tragic and grotesque turn into games, mazes and complexities. Tradition is pushed further and further towards new horizons, in search of lightness and simplicity, in the knowledge that it is impossible to synthesise. Tragedy and comedy mix and a piece of ragtime makes way for a gigue or happens on a passepied. The compositions by Riccardo Castagnetti – whose smile shows he never takes himself seriously - remind us that we are part of a continuous dialogue in which we can neither have the first nor the last word. It is hard to distinguish between “old” and “new” and “pupil” and “teacher”, but there is a link between them and they are indebted to one another. A disc on which a teacher performs his pupil’s music confirms the necessity for a continuous exchange of ideas and expertise between generations. This young composer does not hide his artistic references. There are echoes of Flemish counterpoint and the search for complex and enigmatic polyphonic constructions, revisited through Bach. There are magnificent syntheses of the Renaissance and Baroque, as well as the freedom and inventiveness of 17th century Italian music and its experiments and innovations in harmony and form. Castagnetti also uses the serial method of the Second Viennese School, drawing on developments in the period from Alban Berg to our Luigi Dallapiccola, in a singular attempt to reconcile old with new, continuity with discontinuity, with which composers such as Max Reger, Paul Hindemith and Marcel Dupré

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were associated. His encounter with Latin-American music and its syncopated, dancing rhythms is no less important. The rediscovery and reappraisal of the sound and expressive potentials of the organ and harpsichord fit into the logic that all languages are linked to the people who have preceded us and those who are still to come. The very nature of the organ, with its many different facets and wide range of registers, allows the performer to create rich and multi-coloured landscapes. The other instrument for which Castagnetti composes, the harpsichord, could in contrast seem to be rather simple, its notes short-lived and its volume and tone colour unchanging. This is not so, however. In performance, when the nuances in the music are enhanced, and the approach to touch and agogic accents is meticulous, the instrument speaks with ever-changing voices and intentions. Innocenti entices a prism of bright and multifarious sounds from the instruments with the interpretative skills of an artist and the know-how of a craftsman. In the forests of “isms” and labels that crowd the history of the arts, the author’s approach cannot be rendered simply by words like “neoclassical”, “neo-Baroque” and “neotonal”. There is no ideological or programmatic intention, or manifesto to sign. There is only the commitment to create opportunities, to meet and make room for different languages by re-discovering and listening to what is old and new, near and far. When referring to some schools of contemporary music, instead of using the much abused term “contamination”, it is perhaps more apt to refer to the musical term “counterpoint”. Different voices, rhythms, instruments and worlds chase each other amongst the staves, never actually merging or conforming, but creating the fertility born of diversity. Castagnetti explains his compositions in this way: “Composing helps me to arrange my thoughts; it is more similar to an intellectual process than the necessity for expression. I would say that it is an intellectual process that stems from the importance of giving my ideas a form, but it is always a game, a maze of symmetries hidden between the staves, where I like to get lost, lured by the internal logic of the parts.” The decision not to separate the pieces for harpsichord from those for organ emphasises the multiplicity of styles and plurality of voices that alternate and intertwine. Musical forms are explored this way to expose their plasticity. Three cycles of variations, three toccatas and three elaborations of choral melodies are framed by two dances, ideally enclosing the historical and musical itinerary of the pieces on this disc. Noël avec variations was written in 1998, after the first encounter with the amazing Serassi organ in Colorno. Each variation is an aphorism for organ, which conceals traditional compositional styles and modules, revisited and sometimes deformed. This series also includes some canonical variations, a form that is fully expressed in the Variazioni sopra “Lascia ch’io pianga” and Cantilena Japonica,

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both structured as sequences of canons at gradually increasing intervals. The variations on the famous aria by Handel are an exercise in composition in stile: Castagnetti attempts an improbable posthumous meeting between Handel and the maestro from Eisenbach. The variations on the popular Japanese melody Itsukino komoriuta were commissioned for the inauguration of the organ in the Gloria Hall in Shirakawa, the last instrument built by the organ-maker Hiroshi Tsuji. In these variations, the canon form in intermingles with a study of styles which includes encounters with the language of contemporary organ music (such as the amazing minimalism of the canon in thirds). The two pieces in Kiso-Bushi were also commissioned on a suggestion by Toshiko and Hiroshi Tsuji: a Japanese song is elaborated through Bach’s counterpoint in an attempt to merge the modal inflections of Japanese music and Baroque polyphony. The two chorales O Haupt voll Blut und Wunden and O Mensch bewein dein Sünde groß were both composed for Easter, and follow Reger’s teachings as a way of understanding Bach. Dramatic chromaticisms in the former and a prevalently diatonic context in the latter, demonstrate how modern the ‘doctrine of the affections’ is, and how much deeper its roots are than its historical formulation. The three toccatas for harpsichord are part of a more organic and unified compositional project, and combine strict serial techniques and Latin-American rhythms to emphasise the endless potential of the toccata form, and the flexibility of the sound of the harpsichord. Ragtime is a humorous tribute to Scott Joplin composed for the Italian organ. Passepied et Gigue ends this CD with a fragment of a suite: a quasi Schönberg-style passepied follows a gigue recalling the Mozart composition of the same name. 1998-2006 - eight years. This is certainly not the end of an itinerary, but the beginning of a new one, which we await with pleasure.

Maria Chiara RioliTranslation Priscilla Worsley

* * *Ce qui appartient au passé n’est pas forcément bon, / Ce qui est nouveau n’en est pas pour autant excellent; / et personne n’a jamais eu la chance / de pouvoir saisir, comprendre. / C’est à toi de retrouver - au-delà de la hâte, de bruit / et de la diversité - la constance, le calme / le sens et la forme, et de les conserver.

Paul Hindemith

Un disque n’est jamais l’achèvement d’un parcours, mais la photographie d’un discours encore en devenir.

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L’idée de fond qui confère une unité à ce recueil discographique, voulu par Giuseppe Clericetti et interprété par Stefano Innocenti, est peut-être la nécessité de se mesurer avec ce qui nous a précédé, une tradition qui vit dans sa continuelle relecture et non pas une reproposition de modèles et de formes du passé. Il s’agit là d’une exigence primordiale dans la musique et dans les arts, mais elle est urgente et vive aussi dans de nombreuses et différentes dimensions de la contemporanéité, de l’histoire à l’actualité politique, jusqu’à l’expérience religieuse. “Chaque langue est une tradition, chaque mot un symbole admis; ce qu’un novateur pourrait altérer ne saurait être que futile », Jorges Luis Borges écrivait dans la préface au «Rapport de Brodie ». Les compositions de Riccardo Castagnetti paraissent nous rappeler que la tradition dans sa signification la plus pleine est un dépôt de formes qui ne perdent jamais leur vitalité. Et c’est justement pour cette raison qu’elles sont toujours des codes à travers lesquels on peut composer, écrire, communiquer. Toutefois, la dette envers la tradition ne se résume pas dans la confection d’un contenu contemporain sous un cachet antique, comme si l’on voulait se référer à des stylèmes du passé dans un but maniériste. La contemporanéité, en effet, pénètre à l’intérieur de ces formes : avec ses changements artistico-culturels, sa crise, sa « maladie ». Elle transforme la tradition, se l’approprie, la déforme jusqu’à la railler et à la mettre en doute : et voici que le tragique et le grotesque se font jeu, labyrinthe, complexité. La tradition se dépasse toujours pour atteindre de nouvelles rives, à la recherche de légèreté et de simplicité, dans la conscience d’une synthèse impossible. Tragique et comique se mélangent, sur les notes d’un ragtime qui cède le pas à une gigue, ou trébuche sur un passe-pied. Ainsi, donc, les compositions de Riccardo Castagnetti – toujours avec le sourire de ceux qui ne se prennent pas trop au sérieux – nous rappellent que nous participons à un dialogue ininterrompu, dans lequel nous n’avons ni le premier ni le dernier mot. « Ancien » et « nouveau », « maître » et « disciple » sont ici plus difficilement distinguables, mais pas pour autant moins liés et redevables l’un envers l’autre. La genèse d’un disque où le maître interprète des morceaux de son élève corrobore l’idée d’un échange nécessaire et inlassable entre les générations et les compétences. Le jeune auteur ne cache pas ses références artistiques : le contrepoint flamand et sa recherche de constructions polyphoniques articulées et énigmatiques - relues à travers la médiation de Bach, synthèse magistrale du Rinascimento et du Baroque -, ainsi que la liberté et l’inventivité du Seicento musical italien, avec ses expérimentations et innovations harmoniques et formelles retentissent dans ces compositions. Et puis encore, la technique sérielle de la Seconde Ecole Viennoise, reprise à partir des développements qui d’Alban Berg conduisent à l’Italien Luigi Dallapiccola, dans une singulière tentative de concilier ancien et nouveau, continuité et discontinuité, à laquelle se sont confrontés également des musiciens tels que Max Reger, Paul Hindemith et Marcel Dupré. Mais non moins

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importante est la rencontre avec la réalité de la musique latino-américaine et ses rythmes syncopés et dansants. La redécouverte, la récupération et la remise à l’honneur des potentialités sonores et expressives de l’orgue et du clavecin s’insèrent-elles aussi dans la logique selon laquelle tout langage noue des relations avec ceux qui nous ont précédé et ceux qui nous suivront. Par sa nature même, l’orgue est un instrument aux visages pluriels et différents, aux nombreuses possibilités qui découlent de la multiplicité des registres, dont la combinaison permet de créer des paysages sonores riches et polychromes.Un discours inverse se tient souvent à propos de l’autre instrument que Castagnetti choisit pour ses compositions : le clavecin, en effet, pourrait paraître un instrument pauvre, limité, condamné à produire un son de courte durée, et d’intensité et de couleur non modifiables. Il n’en est rien : une exécution attentive aux nuances, des procédés techniques ayant une incidence sur le toucher et sur l’agogique rendent cet instrument capable de parler avec des voix et des intentions chaque fois différentes. Un prisme de sonorités changeantes et multiformes, qu’Innocenti tire et façonne de ces instruments à travers l’interprétation de l’artiste et le savoir-faire de l’artisan. Dans la forêt d’ “ismes” et d’étiquettes dont l’histoire des arts foisonne, l’approche de l’auteur ne se réduit pas au préfixe « néo- » (-classique, -baroque, -tonal) : il n’y a aucun but idéologique ou programmatique, aucun manifeste auquel souscrire, mais un engagement à créer des occasions de rencontre et à donner voix à des langages différents, dans l’ouverture et l’écoute de l’ancien et du nouveaux, du proche et du lointain. Plutôt qu’au mot galvaudé de « contamination », il est peut-être plus opportun, à l’égard de certains courants actuels de la musique contemporaine, d’avoir recours à un terme musical comme contrepoint. Voix diverses, différents rythmes, instruments et mondes se poursuivent sur la portée, sans parvenir à se fondre ou à s’uniformiser, en gardant ainsi la richesse féconde qui procède de la dissemblance. Dans cette perspective, s’explique aussi la façon avec laquelle Castagnetti parle de son activité de compositeur : “Composer, pour moi, signifie remettre en ordre mes pensées. Dans ce sens, cela ressemble davantage à une élaboration intellectuelle qu’à une nécessité expressive. Je dirais que c’est une élaboration intellectuelle qui naît de l’urgence de donner une forme nouvelle à mes idées. Mais c’est toujours aussi un jeu, un labyrinthe de symétries cachées entre les portées, où j’aime me perdre, emporté par la logique interne des voix ».Le choix de ne pas séparer les morceaux pour clavecin de ceux pour orgue entend souligner cette multiplicité de styles et de voix qui s’alternent et s’entremêlent. On explore ainsi les formes musicales pour en mettre en lumière la plasticité. Trois cycles de variations, trois toccatas et trois élaborations sur des mélodies chorales sont encadrés par deux danses qui renferment idéalement le parcours

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historique musical des morceaux recueilli dans le disque. Noël avec variations a été écrit en 1998, à la suite de la première rencontre avec l’étonnant orgue Serassi de Colorno. Chaque variation est conçue comme un petit aphorisme organistique qui cache des stylèmes et des modules de composition traditionnels revisités et, parfois, ironiquement déformés. Dans cette série comparaissent déjà quelques variations canoniques, une technique qui trouve son expression accomplie dans les Variazioni sopra “Lascia ch’io pianga” et dans la Cantilena Japonica, toutes deux structurées comme des successions de canons à intervalle progressif croissant. Le cycle de variation sur le thème célèbre d’Haendel est un véritable exercice de composition « in stile », où l’on essaie une improbable rencontre posthume entre le Saxon et le maître d’Eisenach.Les variations sur la mélodie populaire japonaise Itsukino komoriuta ont été commissionnées pour l’inauguration de l’orgue de la Gloria Hall de Shirakawa, dernier ouvrage du facteur d’orgue Hiroshi Tsuji. En elles, l’élaboration en forme de canon se double d’une recherche stylistique qui embrasse quelques expériences linguistiques de la musique pour orgue contemporaine (comme le minimalisme drôle du canon à la tierce). Les deux morceaux qui composent le Kiso-Bushi naissent aussi de la bienveillante sollicitation de Toshiko et d’Hiroshi Tsuji : ici un chant populaire japonais est repensé à travers le contrepoint bachien, dans la tentative de réaliser une convergence entre les inflexions modales de la musique japonaise et la polyphonie baroque. Les deux chorals O Haupt voll Blut und Wunden et O Mensch bewein dein Sünde groß, l’un et l’autre appartenant au temps pascal, récupèrent la leçon de Reger comme voie d’accès à Bach, en montrant, à travers le chromatisme prononcé du premier et le contexte principalement diatonique du dernier, l’actualité d’une « théorie des affects », qui a des racines beaucoup plus profondes que sa formulation historique et qui font partie de la façon même de vivre l’expérience musicale. Les trois toccatas pour clavecin appartiennent à une projectualité de composition plus organique et unitaire, qui fonde les aspects d’une technique sérielle rigoureuse et les rythmes de la musique latino-américaine, afin de mettre en lumière les ressources inépuisables de la forme de la toccata, ainsi que l’extrême ductilité sonore du clavecin.Enfin, Ragtime, conçu pour orgue italien - un hommage sournois et en clin d’œil à Scott Joplin -, et Passepied et Gigue, qui clôt ce parcours sonore avec un fragment de suite : à un passe-pied presque schönbergien succède une gigue qui fait écho à une composition mozartienne homonyme. 1998 – 2006 : certes, ces huit années ne marquent pas la conclusion d’un itinéraire, mais l’ouverture de parcours nouveaux dont on attend l’écoute.

Maria Chiara Rioli Traduit par Claudia Bona

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RICCARDO CASTAGNETTI, modenese, si è diplomato cum laude in Organo e Composizione organistica al Conservatorio di Parma con Stefano Innocenti ed è laureato presso l’Ateneo bolognesecon una tesi sui rapporti tra musica e filosofia. Ha seguito i corsi di interpretazione organistica di Luigi Ferdinando Tagliavini, William Porter e Christopher Stembridge, e quelli di improvvisazione tenuti da Fausto Caporali, Liuwe Tamminga e Jürgen Essl. Si è dedicato particolarmente alla composizione dimusica per organo e per clavicembalo, alla musica da camera e alla realizzazione delle musiche di scena per diverse rappresentazioni teatrali.

* * *STEFANO INNOCENTI, fiorentino, dal 1985 titolare del settecentesco organo Serassi della Reggia di Colorno, ha dato concerti, anche come clavicembalista, in tutta Europa, negli Stati Uniti, in Canada, in Brasile e in Giappone. Ha suonato per l’inaugurazione di molti organi storici restaurati, tra cui quelli bolognesi di San Petronio e il Gabler di Weingarten; ha inciso vari dischi, alcuni dei quali dedicati ad Andrea Gabrieli, a Concerti solistici di Haydn (per organo e per cembalo), all’Ottocento italiano, a Haendel, ai Concerti per organo e orchestra di Paër e di Salieri e, al clavicembalo, a tutte le Sonate di Giovanni Benedetto Platti. Ha insegnato organo e composizione organistica nei Conservatori di Bologna e di Parma, ha tenuto corsi d‘interpretazione presso le Accademie di Pistoia, di Romainmotier (Svizzera) e di Toulouse ed è stato membro di giuria in concorsi internazionali di esecuzione, di composizione e di improvvisazione. Vive tra Parma ed Arcola (La Spezia).

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RICCARDO CASTAGNETTI was born in Modena. He was granted a first class diploma in Organ and Organ Composition at Parma Conservatory under Stefano Innocenti, as well as a degree at Bologna University with a thesis on the Relationship between Music and Philosophy. He has attended courses on organ interpretation held by Luigi Ferdinando Tagliavini, William Porter and ChristopherStembridge, and others on improvisation held by Fausto Caporali, Liuwe Tamminga and Jürgen Essl. His works include compositions for the organ and harpsichord, chamber music and music for the theatre.

* * *STEFANO INNOCENTI was born in Florence. Since 1985 he has been the organist of the 17th century Serassi organ in the Reggia di Colorno. He has given organ and harpsichord concerts in the whole of Europe, the United States, Canada, Brazil and Japan. Innocenti has played for the inauguration of many restored early organs, such as the one in San Petronio, Bologna, and the Gabler in Weingarten. He has recorded music by Andrea Gabrieli, Haydn’s Concertos for the organ and the harpsichord, 19th century Italian music, music by Handel and Concertos for organ and orchestra by

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Paër and Salieri. He has also recorded all of Giovanni Benedetto Platti’s Harpsichord Sonatas. He taught organ and composition at the Bologna and Parma Conservatories, held courses on interpretation courses in the Pistoia, Romainmotier (Switzerland) and Toulouse Academies and been a jury member for international performance, composition and improvisation competitions. He lives both in Parma and Arcola (La Spezia).

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RICCARDO CASTAGNETTI est né à Modène. Il a obtenu un diplôme avec mention en Orgue et Composition organistique auprès du Conservatoire de Parme, sous la direction de Stefano Innocenti, ainsi qu’auprès de l’Université de Bologne, avec une thèse sur les rapports entre musique et philoso-phie. Il a suivi les cours d’interprétation organistique de Luigi Ferdinando Tagliavini, William Porter et Christopher Stembridge, et ceux d’improvisation donnés par Fausto Caporali, Liuwe Tamminga et Jürgen Essl. Il s’est particulièrement consacré à la composition de musique pour orgue et pour clave-cin, à la musique de chambre et à la réalisation de musiques de scène pour plusieurs représentations théâtrales.

* * *STEFANO INNOCENTI est né à Florence. Depuis 1985, il est titulaire de l’orgue Serassi du XVIII siècle de la Reggia de Colorno. En tant qu’organiste et claveciniste, il a donné des concerts dans toute l’Europe, aux Etats-Unis, au Brésil et au Japon. Il a joué pour l’inauguration de nombreux orgues historiques restaurés, parmi lesquels ceux de San Petronio à Bologne et le Gabler de Weingarten. Il a enregistré plusieurs disques, dédiés notamment à Andrea Gabrieli, aux Concertos solistes de Haydn (pour orgue et pour clavecin), à la musique du XIXème siècle italien, à Haendel, aux Concertos pour orgue et orchestra de Paër et de Salieri, ainsi qu’à l’ensemble des Sonates pour clavecin de Giovanni Benedetto Platti. Il a été professeur d’orgue et de composition organistique aux Conservatoires de Bologne et de Parme, et a dispensé des cours d’interprétation auprès des Universités de Pistoia, de Romainmotier (Suisse), et de Toulouse. Il a été membre de jury de concours internationaux d’exécution, de composition et d’improvisation. Il vit entre Parme et Arcola (La Spezia).

Strumenti:Clavicembalo di Mirko Weiss, copia di uno strumento italiano di autore ignoto(*)Clavicembalo di William Dowd, copia di uno strumento di Pascal Taskin(§)Spinettone di Barthélémy Formentelli, copia di uno strumento ottocentesco italiano di autore ignoto(¶)Organo a due tastiere a trasmissione meccanica realizzato dalla ditta Mascioni, Basilica di Santa Maria dei Mira-coli, Morbio Inferiore (CH)

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2009Made in Italy℗

RICCARDO CASTAGNETTI (1977)

Composizioni per organo e cembalo

Total Time 01:05:10

Stefano Innocenti: organo e clavicembalo

1) Ragtime 2:23 Noël avec variations2) Thème (Noël provençal) 0:303) Var. I: L’istesso tempo 0:274) Var. II: Più vivo 0:205) Var. III 0:266) Var. IV: Canone all’unisuono 0:257) Var. V 0:358) Var. VI 0:499) Var. VII 0:2710) Var. VIII: Canone alla terza 0:2711) Var. IX: Adagio 1:0112) Var. X: Presto 0:2313) Var. XI: Andante 0:4414) Var. XII: Canone alla nona 1:1415) Fuga 3:0216) Toccata I (¶) 4:3917) O Haupt voll Blut und Wunden 3:24 Variazioni sopra “Lascia ch’io pianga” 18) Tema 1:2619) Var. I (canone all’unisono) 1:0420) Var. II (canone alla seconda) 1:0621) Var. III (canone alla terza) 1:1422) Var. IV (canone alla quarta) 0:35

23) Var. V (canone alla quinta) 1:2524) Var. VI (canone alla sesta) 1:0425) Var. VII (canone alla settima) 0:4326) Var. VIII (canone all’ottava) 0:3027) Aria da capo 1:3228) Toccata II (*) 4:4729) O Mensch, bewein dein Sünde groß 3:27 Cantilena Japonica 30) Tema 1:2231) Var. I: Canone all’unisono 0:5532) Var. II: Canone alla seconda 1:0233) Var. III: Canone alla terza 0:5534) Var. IV: Canone alla quarta 1:0635) Var. V: Canone alla quinta 2:1036) Var. VI: Canone alla sesta 2:2737) Var. VII: Canone alla settima 1:1038) Var. VIII: Canone all’ottava 2:2039) Toccata III (*) 3:37 Kiso-Bushi40) I 2:2741) II 2:21 Passepied et Gigue (§)42) Passepied 1:2043) Gigue 2:11

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omposiziioni per organo e cem

balo - Stefano InnocentiTC

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2009Made in Italy

Text in: Italiano

English Françaisby

Maria Chiara Rioli

Registrazione7 settembre 2006 nella

Basilica di Santa Maria dei Miracoli,

Morbio Inferiore (CH) e 8 settembre 2006

nell’Auditorium “Stelio Molo” della Radiotelevisione

svizzera di lingua italiana.

RICCARDO CASTAGNETTI (1977)

Composizioni per organo e cembalo

Total Time 01:05:10

Stefano Innocenti: organo e clavicembalo

8 0 0 7 1 9 4 1 0 4 6 5 3

Ragtime (2000)Noël avec variations (1998)Toccata I (2003) O Haupt voll Blut und Wunden (1998)Variazioni sopra “Lascia ch’io pianga” (2001)Toccata II (2006) O Mensch, bewein dein Sünde groß (2000)Cantilena Japonica (2005)Toccata III (2006) Kiso-Bushi (1999)Passepied et Gigue (1998)

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