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Salvami Regina 72.pdf

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  • Ut omnes unum sint

    Salvami Regina

    Numero 72 Aprile 2009

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  • Incontrandosi con Pietro e i suoi compagni, [Ges] disse loro: Prendete, toccate e vedete che non sono uno spirito incorporeo.

    E subito Lo toccarono e credettero. [...] Per questa ragione, disprezzarono anche la morte

    e dalla morte uscirono vittoriosi.(Dalla lettera di SantIgnaziodi Antiochia agli Smirnensi)

    Apparizione di Ges agli Apostoli,di Bruno Spinello - Museo del Duomo, Pisa

  • SalvamiRegina

    Periodico dellAssociazione Madonna di Fatima - Maria, Stella

    della Nuova Evangelizzazione

    SommariO

    Anno XI, numero 72, Aprile 2009

    Direttore responsabile: Zuccato Alberto

    Consiglio di redazione: Guy Gabriel de Ridder, Suor Juliane Vasconcelos A. Campos, Luis Alberto

    Blanco Corts, Madre Mariana Morazzani Arriz, Severiano

    Antonio de Oliveira

    Amministrazione: Via San Marco, 2A

    30034 Mira (VE) CCP 13805353

    Aut. Trib. Padova 1646 del 4/5/99 Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D. L.

    353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 2, DR PD

    Contiene I.R.www.araldi.org

    www.salvamiregina.it

    Con la collaborazione dellAssociazione

    Privata Internazionale di Fedeli di Diritto Pontificio

    ArAldi del VAngeloViale Vaticano, 84 Sc. A, int. 5

    00165 Roma Tel. sede operativa

    a Mira (VE): 041 560 08 91

    Montaggio: Equipe di arti grafiche

    degli Araldi del Vangelo

    Stampa e rilegatura: Pozzoni - Istituto Veneto de Arti Grafiche S.p.A.

    Via L. Einaudi, 12 36040 Brendola (VI)

    Gli articoli di questa rivista potranno essere riprodotti, basta che si indichi la fonte e si invii copia alla Redazione. Il contenuto degli articoli firmati di responsabilit dei rispettivi autori.

    Felice coincidenza

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .27

    E accaduto nella Chiesa e nel mondo

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .38

    Storia per bambini... Il divino silenzio

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .44

    I Santi di ogni giorno

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .46

    Le vesti e i colori liturgici

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .48

    La parola dei Pastori I Diritti Umani nel Magistero di Benedetto XVI

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .34

    Leroicit di un annullamento totale

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .30

    Araldi nel mondo Amore effettivo al prossimo

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .24

    La misericordia divina, tavola di salvezza

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .18

    Os prncipes dos sacerdotes consideravam bem de frente a hiptese da Ressurreio

    Abril 2009 Arautos do Evangelho 13

    te no adere principalmente ao ver-dadeiro bem final, mas a um bem aparente. Por esta razo, sem a gra-a santificante, no pode haver ver-dadeira paz, mas somente uma paz aparente.1

    Quando algum comete um pe-cado, o corpo, com suas paixes, re-bela-se contra a alma, qual deve-ria estar submisso. Por sua vez, a al-ma, que deveria estar na obedincia a Deus, fazendo Sua vontade, revol-ta-se contra Ele. Assim, fica destru-da a ordem e, em consequncia, a prpria paz. Por isso diz-nos o Espri-to Santo: No h paz para os mpios (Is 48, 22).

    A nica e verdadeira paz foi, portanto, a que Jesus desejou aos discpulos, ao transpor as paredes do Cenculo, devido subtileza de Seu corpo glorioso. Ali penetrou Ele da mesma forma como um raio de Sol atravessa o cristal: sem so-

    pelo pnico de que o Sindrio pu-desse acus-los de haver roubado o corpo do Senhor, e, de forma sbi-ta, veem um fantasma que se in-troduz no hermtico recinto atravs das paredes ou portas e janelas fe-chadas, sem sequer se anunciar. Por mais essa reao de todos, torna-se demonstrado o quanto lhes era dif-cil crer na Ressurreio do Senhor, apesar de ser a quarta vez que Ele aparecia.

    O Evangelista indica que o temor influiu nos discpulos para no reco-nhecerem Jesus, mas julgar que esta-vam vendo algum esprito. O medo costuma prejudicar o conhecimento claro, e faz com que a pessoa imagine estar vendo fantasmas ou monstros es-tranhos. [...]

    O motivo para os discpulos sus-peitarem que se tratava de algum esp-rito certamente o fato de Ele ter en-trado como diz So Joo com as

    frer a menor alterao. Quo gran-de, divina e paternal doura deveria caracterizar Seu timbre de voz nes-sa ocasio!

    Os discpulos estavam absorvidos pelo temor

    Mas eles, turbados e espantados, julgavam ver algum esprito.

    A um medo, sucedia outro! Os discpulos enclausuram-se, tomados

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    Apesar de as Santas Mulheres haverem entrado no Cenculo com muita agitao para relatar o surpreendente acontecimento, ningum era levado a supor a Ressurreio

    Ressurreio de Nosso Senhor - Catedral de Notre Dame, Paris

    Commento al Vangelo Cristo risorto! Viva la nostra Fede!

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10

    La voce del Papa La vera libert

    . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .6

    Ut omnes unum sint (Editoriale) . . . . . . . . 5

    Scrivono i lettori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

  • 4 Salvami Regina Aprile 2009

    Scrivono i lettori

    CustodisCi il prezioso bene Che ti stato affidato

    Caro Don Timothy:La ringrazio nuovamente per

    linvio della rivista Araldi del Vange-lo, contenente articoli tanto corposi e belle foto.

    Gli argomenti presentati sono op-portuni e informativi, e ci conduco-no ad unesperienza e una prospetti-va sempre pi ampia e profonda del-la vita della Chiesa e dei suoi inse-gnamenti.

    Continui fedelmente il suo lavoro di diffusione del messaggio del Van-gelo a favore della Chiesa. Le siano per questo di ispirazione le parole del Santo Padre, quando dice a proposito di San Paolo:

    Egli ha trasmesso il dono iniziale che proviene dal Signore che la verit che salva. Dopo, al termine della vita, scrive a Timoteo: Custodisci il buon deposito con laiuto dello Spirito santo che abita in noi (II Tm 1,14).

    Augurandole un giorno benedetto in occasione del suo onomastico.

    Mons. Pietro SambiNunzio Apostolico

    negli Stati Uniti(Don Timothy Joseph Ring, EP,

    direttore degli Heralds of Gospel Ma-gazine, edizione in inglese della rivista Araldi del Vangelo)

    esempio Che Ci stimolaDesidero fare i complimenti agli

    Araldi del Vangelo per questa co-s bella rivista. Nella profondit dei suoi articoli e contenuti, nella pagi-na di internet, in tutto ci che viene da parte vostra, si sente un immen-so e vero amore verso Dio, la Vergine Maria e la Chiesa, nella persona del Santo Padre. La vostra dedizione per

    labbellimento e il decoro della Sacra Liturgia ci motiva. Sono sicuro che il vostro esempio stimola tutti a imitare questo vostro modo di essere.

    Don Juan C. N.Santiago Cile

    ConosCere e amare la nostra Chiesa

    Approfitto per inviare i miei pi sinceri ringraziamenti per la sua com-pagnia durante questi miei primi me-si di ministero sacerdotale, per mezzo della rivista Araldi del Vangelo. Essa fa molto bene alle persone, poich aiu-ta a conoscere e amare la nostra Chie-sa. Saluti dalla comunit del Progetto Speciale Pachactec (Ventanilla).

    Don Juan Pedro B. E.Callao Per

    un privilegioComplimenti per leccellente livello

    della rivista, soprattutto il numero del mese di gennaio 2009, che affronta ar-gomenti relativi alla famiglia, come nu-cleo formatore delle virt cristiane o spirituali. Oltre al contenuto, risaltano la bellissima presentazione, il materiale e i metodi impiegati nelledizione del-la stessa. un privilegio poter contare su pubblicazioni come questa. Deside-ro fare i complimenti a tutti gli organiz-zatori, redattori e collaboratori.

    Ronaldo B. M.Via e-mail Brasile

    bellissimi Commenti al vangelo

    Desidero complimentarmi con voi per questo eccellente mezzo di evan-gelizzazione, che la rivista. Tutto in essa meraviglioso e fatto con molto affetto: gli articoli, le belle illustrazio-ni. Ogni mese vi trovo una vera lezio-ne di Catechismo, dove imparo sem-pre pi ad ammirare e rispettare la vera Chiesa di Nostro Signore, la no-stra Santa Chiesa Cattolica Aposto-lica Romana. Come bello leggere

    sulla vita dei santi! Quante cose im-pariamo da loro! Infatti, seguendo il loro esempio, abbiamo, anche noi, il desiderio di lottare in questo mondo per ottenere la santit e incontrarli un giorno in Cielo.

    Ma desidero complimentarmi e ringraziare principalmente Mons. Joo Cl Dias, per i bellissimi com-menti al Vangelo, sono cos ricchi di particolari, cos profondi e allo stesso tempo descritti in un linguaggio tal-mente semplice, che tutti riescono a capire e a imparare.

    gueda C. S.Nova Friburgo Brasile

    Contenuto di profonda esperienza Cristiana

    Vi ringrazio molto sinceramente e mi congratulo con voi per la rivista Araldi del Vangelo, le cui tematiche mi hanno arricchito spiritualmente, poich possiedono un contenuto di profonda esperienza cristiana. Vi au-guro molto successo nella vostra mis-sione apostolica, e chiedo al Padrone della Messe che invii pi operai alla vostra Congregazione.

    Isabel C. R.Quito Ecuador

    rafforza la nostra fiduCiaSto sempre pensando: in questo

    mondo che si allontana sempre pi da Dio e che, proprio per questo, sta affondando nel disordine generale, che lacerato da tante crisi e nel qua-le la stessa natura sembra sconquas-sarsi, lesistenza degli Araldi un sor-riso della Madonna.

    La bella testimonianza che voi da-te, per mezzo della vostra rivista, raf-forza in noi la fiducia nel trionfo del Cuore Immacolato di Maria, come Lei ha profetizzato a Fatima. Che Lei vi benedica per il bene che state facen-do e ricompensi tutti i vostri sforzi.

    Marlene C.Belo Horizonte Brasile

  • Ut omnes unum sint

    Salvami Regina

    Numero 72

    Aprile 2009

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    Aprile 2009 Salvami Regina 5

    EditorialeUt omnes UnUm sint

    rande battaglia si fece nel Cielo. Al grido di Non serviam! Non servir! di Lucifero si contrappose quello di San Michele Arcangelo: Quis ut Deus? Chi come Dio? Fu questa la prima rottura dellunit desiderata e stabilita dal

    Creatore nellordine delluniverso. In seguito, le relazioni con Dio furono rotte nella lo-ro armonia dai nostri progenitori, nellatmosfera primaverile del Paradiso Terrestre. A partire da quel momento, invidie, gelosie, giudizi temerari, mormorii, calunnie, rivolte, ecc., cominciarono a diventare frequenti, allontanando quellunione propria del primo piano della Creazione.

    Soltanto lIncarnazione del Verbo avrebbe potuto offrire condizioni ideali per riotte-nere, in qualche modo, la felicit originaria. Lo stesso Ges Cristo lo avrebbe manife-stato nella Sua orazione proferita nellUltima Cena: Perch tutti siano una sola cosa (Gv 17, 21). Versato il suo Preziosissimo Sangue sul Calvario, i primi cristiani non tarda-rono molto a realizzare questo desiderio del Redentore, poich La moltitudine di colo-ro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e unanima sola. (At 4, 32). Si solidifi-c, cos, il Corpo Mistico di Cristo, una realt che cominci ad essere una nota marcata-mente frequente nella predicazione e negli scritti di San Paolo. LApostolo avrebbe insi-stito nel considerare il fatto di avere una sola Fede e un solo Battesimo, di costituire un solo corpo e, di conseguenza, la necessit di avere una perfetta unit tra tutti.

    Inoltre, come battezzati, abbiamo il privilegio di possedere il Divino Spirito Santo co-me animatore del Corpo Mistico, proprio come succede con lanima che unisce e pro-muove la cooperazione di tutte le membra del corpo umano. Egli amore, e laddove questo impera esiste unit, poich chi ama facilmente si dimentica di se stesso, per fis-sarsi unicamente in Dio. Dal canto suo, Dio, che amore e carit, Si impegna a dare e comunicare Se stesso. Ecco il vero modello per noi: dare, dare noi stessi e per sempre. Qui sta il modo pi celestiale di vivere la nostra vocazione di cristiani.

    Tuttavia, sono purtroppo molteplici e crescenti i peccati contro la carit e, tra que-sti, i pi gravi sono praticati dagli uomini che si ribellano alla caratteristica essenzia-le del Corpo Mistico di Cristo, ossia, lunit. Alcuni non sono che sentimenti che sfug-gono allinflusso della volont. Altri, invece, sono molto gravi e, alle volte, frutto di una coscienza deformata che focalizza solamente alcuni punti della morale, ma trascura la somma importanza dellunit del Corpo Mistico.

    Per amore di Dio e di questa armonia da Lui voluta nellordine della Creazione e nella Sua Chiesa, dobbiamo sottovalutare i difetti cos comuni alla nostra decaduta natura, supe-rando le rivalit, i dissensi e risentimenti provenienti da questi, con la pratica di una profon-da e soprannaturale umilt. Seguiamo il consiglio dellApostolo: Siate un solo corpo, un so-lo spirito, come una sola la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazio-ne (Ef 4, 4).

    Ora, se questo deve essere uno degli elementi fondamentali della spiritualit cattolica di santit tra fratelli e sorelle , ossia, la carit, molto pi abbiamo lobbligo di realizzar-la in relazione al nostro Dolce Cristo sulla Terra, Sua Santit il Papa, chiunque egli sia.

    Statua pellegrina della Madonna di Fatima benedetta da Giovanni Paolo II

    (Foto: Timothy Ring)

    et factUm est prliUm magnUm in clo (ap 12, 7)

  • La vera libert

    6 Salvami Regina Aprile 2009

    La voce deL PaPa

    In tutti i tempi, soprattutto nellepoca moderna, la libert stata un grande sogno dellumanit. Come possiamo essere realmente liberi?

    Nella sua recente visita al Seminario Romano, il Santo Padre ha dimostrato come lordine e il diritto possono essere strumenti

    di libert contro la schiavit dellegoismo.

    per me sempre una grande gioia essere nel mio Seminario, vedere i futuri sacerdoti della mia diocesi, essere con

    voi nel segno della Madonna della Fi-ducia. Con Lei, che ci aiuta e ci ac-compagna, ci d realmente la certez-za di essere sempre aiutati dalla gra-zia divina, andiamo avanti!

    Vogliamo vedere adesso che co-sa ci dice San Paolo con questo testo: Siete stati chiamati alla libert. La li-bert in tutti i tempi stata il grande sogno dellumanit, sin dagli inizi, ma particolarmente nellepoca moder-na. Sappiamo che Lutero si ispira-to a questo testo della Lettera ai Ga-lati e la conclusione stata che la Re-gola monastica, la gerarchia, il magi-stero gli apparvero come un giogo di schiavit da cui bisognava liberarsi. Successivamente, il periodo dellIl-luminismo stato totalmente guida-to, penetrato da questo desiderio del-la libert, che si riteneva di aver final-

    mente raggiunto. Ma anche il marxi-smo si presentato come strada ver-so la libert

    Il libertinismo il fallimento della libert

    Ci chiediamo stasera: che cosa la libert? Come possiamo essere li-beri? San Paolo ci aiuta a capire que-sta realt complicata che la libert inserendo questo concetto in un con-testo di visioni antropologiche e te-ologiche fondamentali. Dice: Que-sta libert non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma me-diante la carit siate al servizio gli uni degli altri. Il Rettore ci ha gi detto che carne non il corpo, ma car-ne nel linguaggio di San Paolo espressione della assolutizzazione dellio, dellio che vuole essere tutto e prendere per s tutto. Lio assoluto, che non dipende da niente e da nes-suno, sembra possedere realmente, in definitiva, la libert. Sono libero se non dipendo da nessuno, se posso

    fare tutto quello che voglio. Ma pro-prio questa assolutizzazione dellio carne, cio degradazione delluo-mo, non conquista della libert: il libertinismo non libert, piuttosto il suo fallimento.

    Paolo osa proporre un parados-so forte: Mediante la carit, siate al servizio (in greco: douluete); cio la libert si realizza paradossalmen-te nel servire; diventiamo liberi, se diventiamo servi gli uni degli altri. E cos Paolo mette tutto il proble-ma della libert nella luce della veri-t delluomo. Ridursi alla carne, ap-parentemente elevandosi al rango di divinit Solo io sono luomo introduce nella menzogna. Perch in realt non cos: luomo non un assoluto, quasi che lio possa isolar-si e comportarsi solo secondo la pro-pria volont. E contro la verit del nostro essere. La nostra verit che, innanzitutto, siamo creature, crea-ture di Dio e viviamo nella relazio-ne con il Creatore. Siamo esseri re-

  • Aprile 2009 Salvami Regina 7

    lazionali. Solo accettando questa no-stra relazionalit entriamo nella ve-rit, altrimenti cadiamo nella men-zogna e in essa, alla fine, ci distrug-giamo.

    La dipendenza da Dio libert

    Siamo creature, quindi dipenden-ti dal Creatore. Nel periodo dellIl-luminismo, soprattutto allateismo questo appariva come una dipen-denza dalla quale occorreva liberar-si. In realt, per, dipendenza fatale sarebbe soltanto se questo Dio Cre-atore fosse un tiranno, non un Esse-re buono, soltanto se fosse come so-no i tiranni umani. Se, invece, que-sto Creatore ci ama e la nostra di-pendenza essere nello spazio del suo amore, in tal caso proprio la di-pendenza libert. In questo modo infatti siamo nella carit del Creato-re, siamo uniti a Lui, a tutta la sua realt, a tutto il suo potere. Quindi questo il primo punto: essere cre-

    atura vuol dire essere amati dal Cre-atore, essere in questa relazione di amore che Egli ci dona, con la qua-le ci previene. Da ci deriva innan-zitutto la nostra verit, che , nello stesso tempo, chiamata alla carit.

    E perci vedere Dio, orientarsi a Lui, conoscerLo, conoscere la Sua volont, inserirsi nella volont, cio nellamore di Dio entrare sempre pi nello spazio della verit. Questo cammino della conoscenza di Dio, della relazione di amore con Lui lavventura straordinaria della nostra vita cristiana: perch conosciamo in Cristo il volto di Dio, che ci ama fino alla Croce, fino al dono di se stesso.

    Ma la relazionalit creaturale implica anche un secondo tipo di re-lazione: siamo in relazione con Dio, ma insieme, come famiglia umana, siamo anche in relazione luno con laltro. In altre parole, libert uma-na , da una parte, essere nella gio-ia e nello spazio ampio dellamore di Dio, ma implica anche essere una co-

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    o sa sola con laltro e per laltro. Non c libert contro laltro. Se mi asso-lutizzo, divento nemico dellaltro, non possiamo pi convivere e tutta la vita diventa crudelt, fallimento. So-lo una libert condivisa una libert umana; nellessere insieme possiamo entrare nella sinfonia della libert.

    Questo un altro punto di gran-de importanza: solo accettando lal-tro, accettando anche lapparente li-mitazione che deriva alla mia libert dal rispetto per quella dellaltro, solo inserendomi nella rete di dipenden-ze che ci rende, finalmente, ununica famiglia, io sono in cammino verso la liberazione comune.

    La libert contro la verit non libert

    Qui appare un elemento molto im-portante: qual la misura della con-divisione della libert? Vediamo che luomo ha bisogno di ordine, di dirit-to, perch possa cos realizzarsi la sua libert che una libert vissuta in co-mune. E come possiamo trovare que-sto ordine giusto, nel quale nessuno sia oppresso, ma ognuno possa dare il suo contributo per formare questa sorta di concerto delle libert? Se non c una verit comune delluomo qua-le appare nella visione di Dio, rimane solo il positivismo e si ha limpressio-ne di qualcosa di imposto in maniera anche violenta. Da ci questa ribellio-ne contro lordine ed il diritto come se si trattasse di una schiavit.

    Ma se possiamo trovare lordine del Creatore nella nostra natura, lor-dine della verit che d ad ognuno il suo posto, ordine e diritto possono es-sere proprio strumenti di libert con-tro la schiavit dellegoismo. Servire luno allaltro diventa strumento della libert e qui potremmo inserire tutta una filosofia della politica secondo la Dottrina sociale della Chiesa, la quale ci aiuta a trovare questo ordine comu-ne che d a ciascuno il suo posto nel-la vita comune dellumanit. La prima realt da rispettare, quindi, la veri-t: libert contro la verit non liber-

    In occasione della festa della Madonna della Fiducia, 20 febbraio scorso, il Santo Padre Benedetto XVI ha visitato la comunit del

    Pontificio Seminario Maggiore di Roma. Insieme a lui, seduti, il Card. Agostino Vallini, vicario del Papa per la Diocesi di Roma,

    e Mons. Giovanni Tani, Rettore del Seminario.

  • I8 Salvami Regina Aprile 2009

    t. Servire luno allaltro crea il comu-ne spazio della libert.

    Ama e fa ci che vuoi

    Paolo continua dicendo: La leg-ge trova la sua pienezza in un solo pre-cetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Dietro a questa affermazio-ne appare il mistero del Dio incar-nato, appare il mistero di Cristo che nella sua vita, nella sua mor-te, nella sua risurrezione diven-ta la legge vivente. Subito, le prime parole della nostra Let-tura Siete chiamati alla li-bert accennano a questo mistero. Siamo stati chiama-ti dal Vangelo, siamo stati chia-mati realmente nel Battesimo, nella partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo, in que-sto modo siamo passati dalla carne, dallegoismo alla comunione con Cri-sto. Cos siamo nella pienezza della legge.

    Conoscete probabilmente tutti le belle parole di SantAgostino: Dili-ge et fac quod vis - Ama e fa ci che vuoi. Quanto dice Agostino la ve-rit, se abbiamo capito bene la paro-la amore. Ama e fa ci che vuoi, ma dobbiamo realmente essere pene-trati nella comunione con Cristo, es-serci identificati con la sua morte e risurrezione, essere uniti a Lui nella comunione del suo Corpo. Nella par-tecipazione ai sacramenti, nellascol-to della Parola di Dio, realmente la volont divina, la legge divina entra nella nostra volont, la nostra volon-t si identifica con la sua, diventano una sola volont, cos siamo realmen-te liberi, possiamo fare ci che vo-gliamo, perch vogliamo con Cristo, vogliamo nella verit e con la verit.

    Preghiamo quindi il Signore che ci aiuti in questo cammino cominciato con il Battesimo, un cammino di iden-tificazione con Cristo che si realizza sempre di nuovo nellEucaristia. Nel-la terza Preghiera eucaristica diciamo: Diventiamo in Cristo un solo corpo

    Cristo, diventiamo un solo spirito con Lui, siamo in questa identit della vo-lont, cos arriviamo realmente alla li-bert.

    Dove la fede degenera in intellettualismo nascono polemiche

    Dietro questa parola la legge compiuta dietro questunica paro-la che diventa realt nella comunione con Cristo, appaiono al seguito del Si-gnore tutte le figure dei Santi che sono entrati in questa comunione con Cri-sto, in questa unit dellessere, in que-sta unit con la sua volont. Appare so-prattutto la Madonna, nella sua umilt, nella sua bont, nel suo amore. Lei ci d questa fiducia, ci prende per mano, ci guida, ci aiuta nel cammino delles-sere uniti alla volont di Dio, come lei lo stata sin dal primo momento ed ha espresso questa unione nel suo Fiat.

    Finalmente, dopo queste belle co-se, ancora una volta nella Lettera c

    un accenno alla situazione un po tri-ste della comunit dei Galati, quan-do Paolo dice: Se vi mordete e vi di-vorate a vicenda, guardate almeno di non distruggervi del tutto gli uni con gli altri [] Camminate secondo lo Spi-rito. Mi sembra che in questa co-munit che non era pi sulla stra-da della comunione con Cristo, ma

    della legge esteriore della car-ne emergano naturalmente an-che delle polemiche e Paolo di-ce: Voi divenite come belve, uno morde laltro. Accenna cos al-le polemiche che nascono dove la fede degenera in intellettua-lismo e lumilt viene sostituita dallarroganza di essere miglio-ri dellaltro.

    Vediamo bene che anche og-gi ci sono cose simili dove, invece

    di inserirsi nella comunione con Cri-sto, nel Corpo di Cristo che la Chiesa, ognuno vuol essere superiore allaltro e con arroganza intellettuale vuol far credere che lui sarebbe migliore. Cos nascono le polemiche che sono distrut-tive, nasce una caricatura della Chiesa, che dovrebbe essere unanima sola ed un cuore solo.

    In questo avvertimento di San Pa-olo, dobbiamo anche oggi trovare un motivo di esame di coscienza: non pen-sare di essere superiori allaltro, ma trovarci nellumilt di Cristo, trovar-ci nellumilt della Madonna, entrare nellobbedienza della fede. Proprio co-s si apre realmente anche a noi il gran-de spazio della verit e della libert nellamore.

    Infine, vogliamo ringraziare Dio perch ci ha mostrato il suo volto in Cristo, perch ci ha donato la Madon-na, ci ha donato i Santi, ci ha chiama-to ad essere un solo corpo, un solo spi-rito con Lui. Preghiamo che ci aiuti ad essere sempre pi inseriti in questa co-munione con la sua volont, per trova-re cos, con la libert, lamore e la gioia.

    (Discorso nel Pontificio Seminario Romano, 20/2/2009)

    Madonna della Fiducia

    Luis

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    B. V

    arela

    e un solo spirito. E un momento nel quale, tramite lEucaristia e tramite la nostra vera partecipazione al miste-ro della morte e della risurrezione di

  • La guarigione del lebbroso e il Sacramento della Confessione

    I

    Aprile 2009 Salvami Regina 9

    Tutti i diritti sui documenti pontifici sono riservati alla Libreria Editrice Vaticana. La versione integrale di questi documenti pu essere trovata in www.vatican.va

    Nel Sacramento della Penitenza, Cristo ci purifica con la Sua misericordia infinita, ci restituisce alla comunione con il Padre

    celeste e ci d il Suo amore, la Sua gioia e la Sua pace.

    n queste domeniche, levangelista San Marco ha offerto alla nostra ri-flessione una sequenza di varie guarigioni miraco-

    lose. Oggi ce ne presenta una molto singolare, quella di un lebbroso sa-nato (cfr. Mc 1,40-45), che si avvici-n a Ges e, in ginocchio, lo suppli-c: Se vuoi, puoi purificarmi!. Egli, commosso, stese la mano, lo tocc e gli disse: Lo voglio, sii purificato!. Istantanea si verific la guarigione di quelluomo, al quale Ges domand di non rivelare il fatto, e di presentar-si ai sacerdoti per offrire il sacrificio prescritto dalla legge mosaica. Quel lebbroso sanato, invece, non riusc a tacere ed anzi proclam a tutti ci che gli era accaduto, cos che - riferi-sce levangelista - ancor pi numerosi i malati accorrevano da Ges da ogni parte, sino a costringerlo a rimanere fuori delle citt per non essere asse-diato dalla gente.

    Disse Ges al lebbroso: Sii pu-rificato!. Secondo lantica legge ebraica (cfr. Lv 13-14), la lebbra era considerata non solo una malattia, ma la pi grave forma di impuri-

    t. Spettava ai sacerdoti diagnosti-carla e dichiarare immondo il ma-lato, il quale doveva essere allon-tanato dalla comunit e stare fuori dallabitato, fino alleventuale e ben certificata guarigione. La lebbra perci costituiva una sorta di morte religiosa e civile, e la sua guarigione una specie di risurrezione.

    Nella lebbra possibile intrave-dere un simbolo del peccato, che la vera impurit del cuore, capace di allontanarci da Dio. Non in ef-fetti la malattia fisica della lebbra, come prevedevano le vecchie nor-me, a separarci da Lui, ma la colpa, il male spirituale e morale. Per que-sto il Salmista esclama: Beato luo-mo a cui tolta la colpa e coperto il peccato. E poi, rivolto a Dio: Ti ho fatto conoscere il mio peccato, non ho coperto la mia colpa. Ho detto: Confesser al Signore le mie iniqui-t, e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato (Sal 31/32,1.5). I peccati che commettiamo ci allontanano da Dio, e, se non vengono confessati umilmente confidando nella miseri-cordia divina, giungono sino a pro-durre la morte dellanima.

    Questo miracolo riveste allo-ra una forte valenza simbolica. Ge-s, come aveva profetizzato Isaia, il Servo del Signore che si ca-ricato delle nostre sofferenze, / si addossato i nostri dolori (Is 53,4). Nella sua passione, diventer come un lebbroso, reso impuro dai nostri peccati, separato da Dio: tutto que-sto far per amore, al fine di otte-nerci la riconciliazione, il perdono e la salvezza. Nel Sacramento della Penitenza Cristo crocifisso e risor-to, mediante i suoi ministri, ci pu-rifica con la sua misericordia infini-ta, ci restituisce alla comunione con il Padre celeste e con i fratelli, ci fa dono del suo amore, della sua gioia e della sua pace.

    Cari fratelli e sorelle, invochia-mo la Vergine Maria, che Dio ha preservato da ogni macchia di pec-cato, affinch ci aiuti ad evitare il peccato e a fare frequente ricorso al Sacramento della Confessione, il Sacramento del Perdono, che oggi va riscoperto ancor pi nel suo va-lore e nella sua importanza per la nostra vita cristiana.

    (Angelus, 15/2/2009)

  • Cristo risorto! Viva la nostra Fede!

    Mons. Joo Scognamiglio Cl Dias, EP

    10 Salvami Regina Aprile 2009

    Commento al Vangelo III DomenICa DI Pasqua

    La notizia della Resurrezione di Ges suscit nel Cenacolo e nel Sinedrio un clima febbricitante. Il tema era lo stesso,

    le testimonianze, per, del tutto differenti, e ancor pi i destinatari dei racconti. Il dogma della Resurrezione sarebbe stato fondamentale per la Religione ed era indispensabile la

    testimonianza, con una solida e fondata dichiarazione, di coloro che avevano visto Ges vivo, nei giorni successivi alla Sua morte.

    I GlI ApostolI ed Il sInedrIo

    dAvAntI AllA resurrezIoneLipotesi che, una volta morto Ge-

    s, i Suoi discepoli abbiano rubato e occultato il Suo corpo, con lintento di diffondere la notizia della Sua Re-surrezione, riappare con frequenza nel corso della Storia.

    Poco dopo che il Salvatore ave-va operato il grande miracolo di ri-prendere la Sua vita umana in cor-po glorioso, i suoi avversari, quelli stessi che avevano pianificato e volu-to la Sua morte, comprarono la testi-monianza di soldati venali e per ti-more e odio misero in circolazione questipotesi (cfr. Mt 28, 11-15).

    Ancora oggi, non raro ascoltare echi di questa insolente presa in giro.

    Il contrario di fanatici e allucinatiDaltra parte, lidea di considera-

    re la Resurrezione del Signore un mi-to nato dallallucinazione sofferta da poche persone, non fu estranea agli stessi Apostoli. Fu quello che accad-de quando ascoltarono la narrazione fatta dalle Sante Donne dopo il loro incontro con Ges quel primo gior-no (cfr. Lc 24, 1-11).

    Lo stesso fatto la conferma che i discepoli non possono essere stati gli autori di una favola su questo mi-racolo, poich lesperienza insegna quanto sia in funzione di un grande desiderio, o di un grande timore, che lallucinato comincia a vedere mirag-gi. Lipotesi che per pura allucina-zione fossero stati gli Apostoli gli autori del mito della Resurrezio-

    ne del Signore non smise di circola-re attraverso le bocche e le penne de-gli eretici, in questa o in quellepoca.

    In realt, essi non avevano com-preso la portata delle affermazioni del Signore su quanto sarebbe acca-duto il terzo giorno dopo la Sua mor-te, non giungendo neppure alla con-dizione di temere o desiderare la Re-surrezione, motivo che li indusse a negare, senza esitazioni, la veridici-t della narrazione fatta dalle San-te Donne. Essi dimostrarono di esse-re del tutto estranei rispetto allaccu-sa di essere stati dei fanatici e alluci-nati a proposito della Resurrezione, poich non accettavano neppure la semplice possibilit che questa potes-se effettivamente verificarsi. Lesem-pio massimo della loro impostazione

  • Cristo risorto! Viva la nostra Fede!

    Aprile 2009 Salvami Regina 11

    Commento al Vangelo III DomenICa DI Pasqua

    35 Essi poi riferirono ci che era accaduto lun-go la via e come lavevano riconosciuto nel-lo spezzare il pane. 36 Mentre essi parlavano di queste cose, Ges in persona apparve in mez-zo a loro e disse: Pace a voi!. 37 Stupiti e spa-ventati credevano di vedere un fantasma 38 Ma egli disse: Perch siete turbati, e perch sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie ma-ni e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa co-me vedete che io ho. 40 Dicendo questo, mostr loro le mani e i piedi. 41 Ma poich per la gran-de gioia ancora non credevano ed erano stupe-fatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangia-re?. 42 Gli offrirono una porzione di pesce arro-stito; 43 egli lo prese e lo mangi davanti a loro. 44 Poi disse: Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si com-piano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mos, nei Profeti e nei Salmi.45 Allora apr loro la mente allintelligenza del-le Scritture e disse: 46 Cos sta scritto: il Cri-sto dovr patire e risuscitare dai morti il ter-zo giorno 47 e nel suo nome saranno predica-ti a tutte le genti la conversione e il perdo-no dei peccati, cominciando da Gerusalemme. 48 Vs Di questo voi siete testimoni. (Lc 24, 35-48).

    a Vangelo A

    Apparizione del Signore nel Cenacolo (dettaglio), Cattedrale di Notre Dame, Parigi

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  • La mattina di quella Domenica,

    gli Apostoli si trovarono in uno stato di dolore

    e tristezza

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    di spirito si verific in San Tommaso, il quale si arrese soltanto di fronte a un fatto irrefutabile: mettere il dito nelle piaghe di Ges.

    Inoltre, negare la veridicit della Resurrezione, lanciando la calunnia di essere stata una invenzione di allu-cinati, corrisponderebbe, ipso facto, a riconoscere lesistenza di un miracolo di non molto minore portata: quello della conquista e riforma del mondo, portata a termine da un ridotto nu-mero di deviati.

    Domenica di Resurrezione nel Cenacolo

    La Storia ci fa conoscere quan-to, la mattina di quella Domenica, gli Apostoli si trovassero in uno sta-to di dolore e tristezza (cfr. Mc 16, 10). Mancava loro la speranza, poi-ch nessuno di essi credeva allipotesi che il Maestro ritornasse in vita.

    I fatti si succedevano, ma nono-stante le Sante Donne fossero en-trate nel Cenacolo con molta agita-zione per raccontare il sorprenden-te avvenimento di aver trovato vuoto il sepolcro e un Angelo al suo inter-no, nessuno di loro era indotto a sup-porre la Resurrezione. Senza dubbio, Pietro e Giovanni si diressero imme-diatamente al sepolcro, con Maria di Magdala, confermando al loro ritor-no, il racconto delle Sante Donne: il sepolcro era vuoto (cfr. Lc 24, 1-12). Coloro che vivevano ad Emmaus tor-narono a casa molto afflitti, sconso-lati, commentando le esagerazioni secondo loro dellimmaginazione femminile.

    Subito dopo, Maria di Magdala ri-torn al Cenacolo ad annunciare eu-foricamente lincontro che aveva ap-pena avuto col Signore. Ancora do-po, le altre Sante Donne entrarono per narrare lapparizione di Ges Ri-sorto. Anche sommando questi epi-sodi ai precedenti, ancora una volta, non credettero alle loro parole (cfr. Mc 16, 1-11). Pietro si avvi al sepol-cro e, al ritorno, afferm che di fatto

    In citt, celebrato gi il sabato, le attivit erano state riprese in tut-ta normalit. Soltanto nel Cenacolo e nel Sinedrio dominava la frenesia, in quelle ore del dopo cena. Il tema era lo stesso, le testimonianze, per, mol-to differenti, e ancor pi i destinatari dei racconti. Il dogma della Resurre-zione fondamentale per la Religio-ne ed era indispensabile la ferma te-

    stimonianza di coloro che avevano vi-sto Ges vivo, nei giorni successivi al-la Sua morte. Nonostante i Suoi insi-stenti avvisi e profezie, se non ci fos-sero stati dei testimoni oculari, sareb-be stato difficile credere in un cos grande miracolo.

    proprio a questo punto che, pur essendo sprangate le porte e le fine-stre, Ges entr nel Cenacolo, ini-ziando il brano evangelico della Li-turgia di oggi.

    II AppArIzIone del sIGnore nel CenAColo

    Le sette parole proferite da No-stro Signore sul Calvario hanno, con tutta ragione, meritato bellissi-mi commenti nel corso della Storia, ma la prima parola da Lui detta agli Apostoli, entrato nel Cenacolo, non merita minor attenzione.

    Ges augura agli Apostoli la vera pace36 Mentre essi parlavano di que-ste cose, Ges in persona ap-parve in mezzo a loro e disse: Pace a voi! 37 Stupiti e spa-ventati credevano di vedere un fantasma.

    La pace augurata dal Signore lunica vera tra tante altre distorte e false. Colui che la augura agli Apo-stoli lo stesso Principe della Pace: si tratta della pace messianica, ricchissi-ma di ogni specie di beni.

    Essa consiste nella tranquillit nata da una vita ordinata, come ci insegna San Tommaso, quando af-ferma che impossibile la sua esi-stenza al di fuori dello stato di gra-zia: Nessuno privo della grazia san-tificante se non a causa del peccato, ragione per cui luomo si allontana dal vero fine e stabilisce il fine in qual-cosa di non vero. In questo modo, il suo appetito non aderisce principal-mente al vero bene finale, ma a un be-ne apparente. Per questa ragione, sen-za la grazia santificante, non pu es-

    il Signore era risorto, poich gli era apparso (cfr. Lc 24, 34). Alcuni gli credettero, altri no (cfr. Mc 16, 14).

    La notte, fu la volta dei due disce-poli di Emmaus a dare la loro minu-ziosa testimonianza sul famoso avve-nimento che sarebbe culminato con laprirsi dei loro occhi, riconoscendo-lo nello spezzare il pane (Lc 24, 35). Nel Cenacolo si trovavano tutti riu-niti a commentare lapparizione del Signore a Pietro. Ancora, nonostante ci, la maggioranza continuava a ne-gare la Resurrezione di Ges.

    Considerazioni del Sinedrio di fronte al miracolo

    Parallelamente a quanto si discu-teva con tensione, suspense e una cer-ta paura nel Cenacolo, i principi dei sacerdoti e il Sinedrio in generale discorrevano sulla narrazione fatta dai soldati, la quale rendeva eviden-te il fatto che Ges fosse risorto. Era unipotesi ardua ugualmente per lo-ro, ma sapevano considerarla prag-maticamente, misurando bene tutti i danni che da una simile realt pote-vano derivare.

  • I principi dei sacerdoti e il

    Sinedrio in generale discorrevano

    sullipotesi della Resurrezione

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    serci vera pace, ma solamente una pa-ce apparente.1

    Quando qualcuno commette un peccato, il corpo, con le sue passio-ni, si ribella contro lanima, a cui do-vrebbe stare sottomesso. A sua vol-ta, lanima, che dovrebbe restare nellobbedienza a Dio, facendo la Sua volont, si ribella contro di Lui. Cos, viene distrutto lordine e, di conseguenza, la stessa pace. Per que-sto ci dice lo Spirito Santo: Non c pace per gli empi (Is 48, 22).

    Lunica vera pace fu, pertanto, quella che Ges augur ai discepo-li, penetrando nelle pareti del Cena-colo, per la sottilezza del Suo corpo glorioso. L Egli penetrato proprio come un raggio di Sole attraversa il cristallo: senza subire la minima alte-razione. Che grande, divina e pater-na dolcezza dovr aver caratterizza-to il Suo timbro di voce in quelloc-casione!

    nellermetico recinto attraverso pa-reti o porte o finestre chiuse, senza neppure annunciarsi. Per di pi que-sta reazione di tutti, dimostra quan-to fosse loro difficile credere nella Resurrezione del Signore, nonostan-te fosse la quarta volta che Egli ap-pariva.

    LEvangelista indica che il timore influ sui discepoli perch non riconob-bero Ges, ma erano convinti di vedere qualche spirito. La paura solita pre-giudicare la conoscenza chiara e fa in modo che la persona immagini di ve-dere fantasmi o mostri strani. [...]

    Il motivo per il quale i discepoli so-spettavano che si trattasse di un qual-che spirito certamente il fatto che Lui entr come dice San Giovanni con le porte chiuse, cosa che solo uno spirito avrebbe potuto fare.2

    Sebbene li avesse salutati con in-superabile affetto e fatto udire lin-confondibile timbro di voce di cui

    I discepoli erano immersi nel timoreStupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma.

    A una paura, ne sopravveniva unaltra! I discepoli erano rinchiusi, presi dal panico che il Sinedrio potes-se accusarli di aver trafugato il cor-po del Signore e, allimprovviso, ve-dono un fantasma che si introduce

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    Nonostante le Sante Donne fossero entrate nel Cenacolo con molta agitazione per raccontare il sorprendente avvenimento, nessuno di loro era indotto a supporre la Resurrezione

    Risurrezione del Signore nel Cenacolo Cattedrale di Notre Dame, Parigi

  • Ges desider conservare le sue

    piaghe per portare in S stesso il

    magnifico simbolo del Suo potere

    contro il demonio

    14 Salvami Regina Aprile 2009

    avevano tanta nostalgia, il timore li assorbiva completamente. Un altro fatto avrebbe determinato che si trat-tava dello stesso Salvatore, e non di un fantasma: Ges era penetrato nei loro cuori e aveva capito i loro pen-sieri, prova evidente che era proprio Lui Dio,3 poich questo non possi-bile neppure a uno spirito.

    Le piaghe, simbolo del potere dellUomo-Dio contro il demonio38 Ma egli disse: Perch siete turbati, e perch sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guarda-te; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho. 40 Dicendo questo, mostr loro le mani e i piedi.

    Secondo i nostri criteri stretta-mente umani, ci sembra pi logico, dopo la Resurrezione, che Ges ri-prendesse la Sua integrit fisica, fa-cendo scomparire i segni dei tormen-ti della Sua P assione. Daltra parte, considerando i sentimenti della no-stra natura, lesibire le piaghe ai di-scepoli avrebbe potuto causare lo-ro una maggiore sofferenza, perch avrebbe ricordato loro il dramma di quei terribili giorni di sofferenza. La buona condotta teologica prende co-me base il principio infallibile: se Dio lo ha fatto, era la cosa migliore da farsi; per questo, ci resta da chieder-ci quali siano stati i motivi di tale con-dotta.

    Innanzitutto, per la Sua stes-sa gloria, proprio come avverr per i santi martiri quando riprenderan-no i loro rispettivi corpi, nel gior-no del Giudizio. Le cicatrici prove-nienti dai tormenti subiti in difesa della Fede, risplenderanno per tut-ta leternit. Infatti, le cicatrici del-le ferite ricevute per una causa degna e giusta sono un eloquente e gloriosa testimonianza dei meriti e del valore di chi le ostenta.4 Ges Cristo ave-

    va ogni potere per far scomparire le Sue piaghe cicatrizzate, ma desider conservarle per portare in Se stesso un magnifico simbolo del Suo potere contro il demonio.

    Ostacolo alla divina collera

    Inoltre, ha voluto beneficiarci presso il Padre. La conservazione di

    dei buoni. Saranno un simbolo della Sua infinita misericordia, prova del Suo illimitato amore di Salvatore, di-sprezzato, rinnegato e oltraggiato da alcuni, e fonte inesauribile di bene-dizione e grazie per altri, oggetto di azioni di grazie e adorazione per tut-ta leternit.

    Confusione per gli uni, giubilo per gli altri. Quel giorno, dies irae, tutte le creature umane vedranno le Sue piaghe; pertanto, anchio potr ado-rarle e in loro rallegrarmi, se ho pro-ceduto lungo la via della virt, della grazia e della santit.

    Attraverso questo mezzo, Ges fortifica la Fede degli Apostoli, eli-minando qualunque pretesto per lincredulit o anche per un sempli-ce dubbio, rendendoli veri testimoni, per tutti i secoli a seguire. Manifesta, inoltre, il Suo amore per loro, di con-seguenza, anche per noi, offrendoci un poderoso stimolo per contraccam-biare il Suo incommensurabile affet-to, mettendoci nella disposizione di consegnarci a Lui interamente.

    L, in quelle Sante piaghe, trovia-mo uneccellente ancora per la nostra fiducia. Esse sembrano dirci: Abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!(Gv 16, 33). Viviamo il consiglio di San Pao-lo: Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Ges, autore e perfezio-natore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sotto-pose alla croce, disprezzando lignomi-nia, e si assiso alla destra del trono di Dio. (Eb 12, 1-2).

    Infondono loro le forze per accettare i supplizi

    Non possiamo scartare lipote-si che Ges abbia voluto far tocca-re agli Apostoli le Sue Sante piaghe per suscitare in loro la pazienza che avrebbero dovuto praticare di fron-te alle immense difficolt che sareb-bero loro sopravvenute, nella diffu-sione del Vangelo, da parte dei ti-ranni, dei gentili e dei loro stes-

    queste cicatrici per noi di fonda-mentale importanza, poich costitu-iscono un poderoso ostacolo a che la santa e divina collera si sfoghi su di noi, a causa delle nostre colpe.

    Con questo dettaglio, Egli li irro-bustisce nella Fede e li stimola alla de-vozione, poich, invece di eliminare le ferite che ha ricevuto per noi, ha pre-ferito portarle al Cielo e presentarle a Dio Padre come riscatto per la nostra libert. Per questo, il Padre Gli ha dato un trono alla Sua destra, che contiene i trofei della nostra salvezza.5

    Sulla Terra, Egli si serviva del-la parola al fine di chiedere al Padre perdono per i carnefici: Perdona lo-ro perch non sanno quello che fanno (Lc 23, 34). In Cielo non ha bisogno di aprire bocca per farci ottenere il beneplacito: sufficiente mostrarGli le Sue cicatrici.

    Prova del Suo illimitato amore di Salvatore

    I Santi Padri affermano che No-stro Signore abbia voluto conserva-re i marchi dei tormenti da Lui su-biti, in vista del Giudizio Finale, per la confusione dei malvagi e la gioia

  • Le sacre stigmate, ora glorificate, infondevano la

    forza per accettare tutti i supplizi

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    si connazionali. Le sacre stigmate, ora glorificate, infondevano la for-za per accettare con rassegnazione, fermezza e coraggio tutti i supplizi a loro riservati.

    In questo modo, anche noi, nelladorazione di queste piaghe, sia-mo stimolati a sopportare, con cal-ma, serenit e pace, le avversit cos comuni nel nostro passaggio per que-sta valle di lacrime. Quando qualcosa di sgradevole, doloroso o drammati-co attraversa il nostro cammino, ado-riamo i segni dei tormenti accettati dal Salvatore a nostro beneficio e sappia-mo, in qualcosa, restituire una tale in-commensurabile misericordia. In Cie-lo avremo uninnegabile gioia nel con-siderare le piaghe che ci hanno fatto ottenere la salvezza eterna: Il vostro cuore si rallegrer e nessuno vi potr to-gliere la vostra gioia (Gv 16, 22-23).

    Gli Apostoli le hanno viste e toccate

    Avranno gli Apostoli toccato le Piaghe di Ges? S, proprio come fe-ce San Tommaso. Oh felix culpa! Au-tori di calibro sono del parere che gli Apostoli gli raccontarono la grazia di aver posto il dito nella piaga di Ge-s e da qui il suo famoso detto (Gv 20, 25).

    Non solo li aveva invitati a vedere e toccare, ma mostr loro i Suoi pie-di e le Sue mani. Non sembra, infatti, credibile che essi rinunciassero a toc-carLo, curiosi comerano di conoscer-lo. Inoltre, se non Lo avessero tocca-to, sarebbe stato per il fatto di credere, senza necessit di questa prova; con-sta, per che non credettero solamen-te per il fatto di vederLo, come si dice in seguito.6

    Questa reazione degli Apostoli sembrerebbe, a prima vista, determi-nata da una semplice incredulit, ma potrebbe anche essere il frutto di un inebriamento tale per cui si credeva-no pi in uno stato di sogno che di re-alt. Erano compenetrati da un cos grande giubilo nel vederLo risorto,

    ci auguriamo, come successe a Gia-cobbe, quando gli raccontarono che suo figlio Giuseppe era vivo e a San Pietro, quando fu liberato dal carce-re contro tutte le sue aspettative: cre-deva trattarsi di un sogno, e non della

    realt, quello che gli stava succeden-do. [...]

    Considerando alla lettera quel-lo che qui detto (che loro non crede-vano), non si deve estendere questa in-credulit a tutti quanti si trovavano nel Cenacolo, poich per lo meno coloro che dissero di aver visto il Signore come San Pietro e forse qualcun altro certamente credevano.7

    Ges mangia per fortificare in loro la Fede41 Ma poich per la grande gioia ancora non credevano ed era-no stupefatti, disse: Avete qui qualche cosa da mangiare?. 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangi davanti a loro.

    Una prova evidente che Ges sta-va tra loro, in corpo e anima, non es-sendo, pertanto, un fantasma, era il fatto che Lui mangiasse davanti a tut-ti. Questa una spiegazione unanime tra i commentatori; per, pare fosse anche perch Ges pensava di mani-

    che non potevano credere in ci che i loro stessi occhi gli mostravano.

    LEvangelista scrive questo come fosse unattenuante per la colpa dei discepoli di non credere, insinuando che, se essi non credettero, fu pi per il desiderio della verit che per ostina-zione contro la verit. A volte ci ac-cade di non credere in quello che pi

    Avranno gli Apostoli toccato le Piaghe di Ges? S, proprio come fece San Tommaso.

    Cristo appare allApostolo San Tommaso Cattedrale di Notre Dame, Parigi

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  • Essendo il Suo Sacro Corpo

    glorioso, non aveva nessuna necessit

    di alimentarSi

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    festare in modo speciale la Sua stima per loro, accettando un alimento che Gli potessero offrire.

    Essendo il Suo Sacro Corpo glo-rioso, non aveva nessuna necessit di alimentarSi; pertanto, per pura cari-t e divina didattica, pensa di aiutarli, fortificando in loro la virt della Fe-de, con il mangiare di fronte a loro. quanto a questo riguardo commen-ta San Cirillo dAlessandria: Per for-tificare ancora di pi la loro fede nella Resurrezione, chiese loro qualcosa da mangiare. Si trattava di un pezzo di pe-sce arrosto, che Ges prese e mangi in loro presenza. Non fece questo se non per mostrare con chiarezza che era pro-prio Lui, risorto, Lui che come pri-ma e durante tutto il tempo della Sua Incarnazione mangiava e beveva con loro.8

    Apr loro la mente e il cuore44 Poi disse: Sono queste le pa-role che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte

    ch le Sue condizioni fisiche possede-vano le stesse caratteristiche degli al-tri. Dopo la Resurrezione, per, non si trovava ormai pi tra loro, per non essere in carne mortale.

    La Legge di Mos, i Profeti e i Sal-mi corrispondono alla divisione del-

    le Sacre Scritture, conforme il costu-me ebraico: il Pentateuco, i Profeti e i libri poetici; tra questi ultimi, i Salmi.

    45 Allora apr loro la mente allintelligenza delle Scritture.

    Di fronte agli avvenimenti co-s grandiosi verificatisi in quegli ul-timi giorni, le rivelazioni fatte an-teriormente dal Signore, ritornava-no alla memoria degli Apostoli con pi nitidezza e contorni pi defini-ti. Quando i loro pensieri si calmaro-no per quello che Ges aveva detto e anche perch Lo avevano toccato e Lui aveva mangiato , il Signore apr loro lintelletto affinch comprendes-sero che era stato necessario che Lui soffrisse inchiodato sulla Croce. Spin-ge, pertanto, i Suoi discepoli a ricor-dare quello che aveva detto loro, cio, che gi aveva annunciato la Sua Pas-sione nella Croce, della quale antici-patamente avevano parlato i profeti. Apre loro, inoltre, gli occhi della men-te, in modo che comprendano le anti-che profezie.9

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    Per pura carit e divina didattica, pensa di aiutarli, fortificando in loro la virt della Fede, con il mangiare di fronte a loro

    Apparizione del Signore nel Cenacolo Cattedrale di Notre Dame, Parigi

    su di me nella Legge di Mos, nei Profeti e nei Salmi.

    interessante notare la differenza indicata da Ges quando ero an-cora con voi tra il Suo corpo sof-ferente e glorioso. Nel primo caso, secondo quanto Egli stesso afferma, Si trovava in mezzo agli Apostoli per-

  • Cristo li costitu sacerdoti della Chiesa, per la salvezza e la santificazione

    delle anime

    Aprile 2009 Salvami Regina 17

    Essi ebbero bisogno di uno specia-le aiuto della grazia, per intendere le rivelazioni. Senza di Me non potete far nulla (Gv 15, 5), aveva afferma-to Nostro Signore. necessario che lo stesso Cristo Ges ci aiuti a inter-pretare le Sacre Scritture: ...il quale insegna come la realt si accorda alla profezia; pi ancora, nemmeno questo ci basta, necessario che Egli ci apra gli occhi della mente per poterLo ve-dere. questo il senso stesso della fra-se greca: Allora apr loro la mente, af-finch potessero intendere le Scrittu-re. Come osserva molto bene San Be-da, present il Suo corpo per esser vi-sto con gli occhi e toccato con le mani dai discepoli. Questo non basta: ricor-d loro le Scritture. Ancora non suf-ficiente: apr loro le menti affinch in-tendessero ci che leggevano.10

    46 E disse: Cos sta scritto: il Cristo dovr patire e risuscitare dai morti il terzo giorno....

    Sono innumerevoli le profezie a questo riguardo, certamente ben no-te agli Apostoli. Su questa materia, ricchissima la quantit di commen-ti scaturiti dalla penna dei Dottori e Padri della Chiesa.

    III Ges ContInuA Ad operAre per mezzo

    deI suoI mInIstrI47 e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la con-versione e il perdono dei pecca-ti, cominciando da Gerusalem-me. 48 Di questo voi siete testi-moni.

    Il Vangelo di questa III Domenica di Pasqua si chiude col chiarimento formale e categorico da parte di Ge-s agli Apostoli, riguardo la missione che affidava loro. Approfitta di que-sta occasione per conversare sul pi importante tema per loro e, quindi, per la Santa Chiesa nascente. Si trat-tava di assumere la stessa missione di

    io le ho date a loro; essi le hanno ac-colte e sanno veramente che sono usci-to da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io ho dato a loro la Tua pa-rola e il mondo li ha odiati perch essi non sono del mondo, come Io non so-no del mondo. Come Tu mi hai man-dato nel mondo, anchIo li ho mandati nel mondo (Gv 17, 8.14.18).

    Precedentemente, era giunto an-che ad affermare: Chi ascolta voi ascolta Me, chi disprezza voi disprezza Me. E chi disprezza Me disprezza Colui che Mi ha mandato (Lc 10, 16).

    Per questo San Paolo dir pi tardi, con un tono di piena certez-za: Lapostolo ministro di Cristo (I Cor 4, 1); e Dio stesso che par-la per mezzo nostro (II Cor 5, 20). I discepoli dovranno predicare e dif-fondere la Chiesa in ogni luogo, con la stessa autorit divina con cui Cri-sto ha realizzato la Sua missione nel mondo, come ci riferiscono San Mat-teo: Tutto quello che legherete sopra la terra sar legato anche in cielo e tut-to quello che scioglierete sopra la ter-

    ra sar sciolto anche in cielo (18, 18) e San Marco: Andate in tutto il mon-do e predicate il vangelo ad ogni crea-tura (16, 15).

    Cristo li costitu sacerdoti del-la Chiesa, per la salvezza e la santifi-cazione delle anime, rendendoli ere-di e partecipi del Suo sommo ed eter-no sacerdozio. Questa missione con-tinua ancora ai giorni nostri e do-vr continuare fino alla fine dei tem-pi, attraverso il ministero sacerdota-le. Proprio come Ges, il presbitero d Gloria a Dio nel pi alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama (Lc 2, 14). lui lalter Christus: Co-me il Padre ha mandato me, anchio mando voi (Gv 20, 21). Cos, lope-ra universale di redenzione e di tra-sformazione del mondo portata dal Signore Ges, con tutta la sua divi-na efficacia, Egli continua a operarla, e continuer sempre, per mezzo dei suoi ministri.11

    1 Summa Teologica II-II, q. 29, a. 3 ad 1.

    2 MALDONADO, SJ, Pe. Juan de. Co-mentarios a los cuatro Evangelios II Evangelios de San Marcos y San Lu-cas. Madrid: BAC, 1951, pag. 817.

    3 Cf. idem, ibidem.4 PETRARCHA, Franciscus. De reme-

    diis utriusque fortun. l. 2, 77.5 AMBROSIUS MEDIOLANENSIS,

    Sanctus. Expositio Evangelii Secun-dum Lucam, l. 10 (PL 15:1.846).

    6 MALDONADO, SJ, Op. cit., pap. 820.

    7 Idem, ibidem.8 CIRILLUS ALEXANDRINUS,

    Sanctus. Explanatio in Luc Evan-gelium, 24, 38 (PG 72, 948).

    9 Idem, in Lc. 24, 45 (PG 72, 949).10 MALDONADO, SJ, Op. cit., p. 826-

    827.11 Cf. PIO XI. Enciclica Ad catholici sa-

    cerdotii, 20/12/1935, n.12.

    Nostro Signore Ges Cristo, poich Questi sarebbe rimasto nel mondo per mezzo di loro.

    Niente doveva esser dimenticato: n la Passione con i suoi meriti, n la stessa vita del Divino Maestro, con i Suoi insegnamenti. Si concretizza, in questa occasione, unidentit di mis-sione tra Ges e gli Apostoli. Del re-sto, nellorazione diretta al Padre, nellUltima Cena, Egli lo aveva gi rivelato: Le parole che hai dato a me

  • La misericordia divina, tavola di salvezza

    NMadre Mariana Morazzani Arriz, EP

    18 Salvami Regina Aprile 2009

    Quando il Verbo Si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, iniziata una nuova era. Con lo

    spargimento del Suo preziosissimo Sangue, Ges ha portato sullaTerra una nuova prospettiva di relazioni del

    Creatore con lumanit e degli uomini tra loro. La misericordia ha vinto la giustizia.

    ellAntico Testa-mento, le manife-stazioni dellonni-potenza di Dio ave-vano un carattere

    marcatamente legato alla giustizia, con lobiettivo di incutere nelle ani-me il timore e il rispetto. Cos avven-ne, per esempio, quando furono con-segnate a Mos le tavole della Leg-ge sul monte Sinai: Appunto al ter-zo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni, lampi, una nube densa sul mon-te e un suono fortissimo di tromba: tut-

    to il popolo che era nellaccampamen-to fu scosso da tremore. [...] Il monte Sinai era tutto fumante, perch su di esso era sceso il Signore nel fuoco e il suo fumo saliva come il fumo di una fornace: tutto il monte tremava molto (Es 19, 16-18).

    Per ottenere il perdono dei pecca-ti, gli uomini dovevano ripararli per mezzo di una vita di penitenza e, fre-quentemente, sentivano pesare su di s, per lo meno in parte, il duro ca-stigo imposto per le loro colpe. Tale il caso di Mos, il grande legislatore

    di Israele, che la Scrittura elogia co-me il pi umile degli uomini. A causa di una sola infedelt, vide chiudersi davanti a lui le porte della Terra Pro-messa e pot appena contemplarla dallalto del monte Nebo (cfr. Dt 32, 48-52). Una circostanza simile capi-tata al re Davide, la cui colpa gli cau-s, nel corso degli ultimi anni di vita, grandi dissapori allinterno della sua stessa famiglia (cfr. II Sam 15ss; I Re 1), e il cui pentimento esemplare lo port a comporre gli insuperabili Sal-mi Penitenziali.

  • Aprile 2009 Salvami Regina 19

    Ges ha portato sulla Terra lera della misericordia

    In un modo diverso, scendendo sulla terra e incarnandoSi nel grembo virginale di Maria, il Figlio di Dio ha voluto attirarci con la bont del Suo Cuore: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perch il mondo si salvi per mezzo di lui (Gv 3, 17).

    Per mezzo del Suo esempio di vita, consigli e parabole, istru gli uomini abituati fino ad allora alla legge del Taglione rispetto al dovere di per-donarsi mutuamente le of-fese e compatire i mali al-trui. Col trascinante model-lo della sua condotta, inse-gn ad accogliere i peccato-ri pentiti: Ges, vista la loro fede, disse al paraliti-co: Figliolo, ti sono rimes-si i tuoi peccati (Mc 2, 5); o ancora: Neanchio ti condan-no; v e dora in poi non peccare pi (Gv 8, 11b).

    La soprannaturale influenza che Ges esercitava sui suoi discepoli, ot-tenne la trasformazione radicale dei loro cuori. Cos, per esempio, i figli di Zebedo, ai quali Egli stesso ave-va dato il nome di Boanrghes, figli del tuono (cfr. Mc 3, 17), divennero specchi perfetti della mansuetudine del loro Maestro e Giovanni merit lappellativo di Apostolo dellAmore.

    Le stesse dispute con i farisei, nel-le quali il Signore mostra una forte intransigenza, sono altrettante mani-festazioni di questo Suo desiderio di convertire tutti, incluse quelle anime accecate dalla malizia delle passioni. Le sue lacrime su Gerusalemme, la citt dove sarebbe stato crocifisso, so-no leloquente testimonianza del do-lore dellUomo-Dio nel costatare il rifiuto di cui sarebbe stato oggetto da parte di quella generazione e di tante altre lungo i secoli.

    Tutto nel Salvatore invitava gli uo-mini alla fiducia e allabbandono nel-le mani della Provvidenza, nella cer-

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    Sacro Cuore di Ges Cattedrale dellAssunzione

    (Assunzione, Paraguai)

  • 20 Salvami Regina Aprile 2009

    tezza di essere accolti con la benigni-t di un Padre o di un Amico. Lillustre teologo domenicano Don Garrigou-Lagrange cos commenta: Il Vange-lo intero la storia della misericordia di Dio a favore delle anime, per quan-to lontane esse siano da Lui, come la Samaritana, Maddalena, Zaccheo o il buon ladrone; in favore di noi tutti, la ragione per cui il Padre ha tollerato che Suo Figlio fosse vittima di espiazione.1

    Quando il Verbo Si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi (Gv 1, 14), iniziata una nuova epoca. Ges ha fondato la Sua Chiesa, isti-tuito i sacramenti e, con lo spargi-mento del Suo Preziosissimo Sangue, ha portato sulla Terra una nuova pro-spettiva di relazioni del Creatore con lumanit e degli uomini tra loro.

    Lera della Legge era terminata. La misericordia aveva vinto la giu-stizia.

    Condizione assoluta per la salvezza della nostra anima

    La misericordia definita da SantAgostino come la compas-sione del nostro cuore per la miseria altrui, che ci porta a soccorrerla, se possiamo. 2

    Esercitare questa virt non un dovere soltanto degli uomini che desiderano la perfezione. Al con-trario, Ges ha ordinato che tutti la pratichino, affermando catego-ricamente: Siate misericordiosi, e proponendo, subito dopo, il supre-mo esempio del Padre: come an-che vostro Padre misericordioso (Lc 6, 36). Fare uso della misericor-dia condizione assoluta per otte-nere il perdono dei peccati e la sal-vezza della propria anima, come di-ce il Vangelo in un altro passo: Se voi non perdonerete agli uomini, nep-pure il Padre vostro perdoner le vo-stre colpe (Mt 6, 15).

    Ancor pi, ci insegna San Tom-maso che in se stessa, la misericor-dia la maggiore delle virt, perch una sua caratteristica il condivide-re con gli altri e, ancor pi, soccorrer-

    li nelle privazioni.3 Poco pi avan-ti, egli afferma: Tutta la vita cristia-na si riassume nella misericordia, per quanto riguarda le opere esterne.4

    Daltra parte, il menzionato pas-so di San Luca: Siate misericordio-si, San Matteo la scrive in termi-ni differenti, ma con identico sen-so: Siate perfetti, cos come il vostro Padre celeste perfetto (Mt 5, 48). Ossia, il cristiano deve cercare di essere perfetto come lo lo stesso Dio, ma raggiunger questo grado supremo solo se praticher la virt della misericordia.

    A prima vista, ci sembra estrema-mente difficile, e addirittura impossi-bile. Come potremo noi, povere cre-ature, assomigliare a un Dio infinita-mente superiore, le cui virt sono la stessa sostanza del Suo Essere?

    Non ci dimentichiamo, per, che lo stesso Signore ha affermato: Il mio giogo infatti dolce e il mio ca-rico leggero (Mt 11, 30). Nessuna virt pu essere praticata in modo stabile con il puro e semplice sfor-zo della nostra natura, ma con lau-silio della grazia divina diventia-mo capaci di imitare Dio e di essere specchi della perfezione che Lui per essenza.

    Con la misericordia, Dio manifesta la Sua onnipotenza

    La parola compassione dal la-tino com-passio, soffrire con denota una certa tristezza o soffe-renza da parte di colui che si china verso il misero. Dio, per, nellim-

    pietosirsi delle nostre miserie, non sperimenta la minima tristezza, vi-sto che Egli la Somma Felicit. In questo senso, afferma San Tomma-so: Non adeguato alla natura di Dio rattristarSi per la miseria di un altro, ma a Lui proprio, al massi-mo, far cessare questa miseria, se per miseria intendiamo una qualunque mancanza.5

    In un altro passo, il Dottor An-gelico sottolinea che attraverso la misericordia il Creatore rende pale-se il Suo potere: Essere misericor-dioso proprio di Dio, ed principal-mente con la misericordia che Egli manifesta la Sua onnipotenza.6

    Il Salmo 103 ci offre una bellissi-ma sintesi delle disposizioni di Dio in relazione al peccatore penitente, molto differenti dai sentimenti di odio e di vendetta comuni alle ani-me egoiste e lontane dalla grazia: Buono e pietoso il Signore, lento allira e grande nellamore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci trat-ta secondo i nostri peccati, non ci ri-paga secondo le nostre colpe. Come il cielo alto sulla terra, cos gran-de la sua misericordia su quanti lo te-mono; come dista loriente dallocci-dente, cos allontana da noi le nostre colpe. (Sal 103, 8-12).

    Dio quasi necessita della nostra fragilit e miseria

    La considerazione della misericor-dia divina deve riempirci di fiducia e di trasporto verso Dio: i nostri pecca-ti, per quanto gravi e numerosi sia-no, non riusciranno a logorare la Sua bont o esaurire la Sua pazienza.

    Al contrario, commessa la man-canza, Egli, il pi delle volte, non invia il castigo immediatamente, ma aspetta, a somiglianza del padre misericordioso, nella speranza che lo sventurato traviato riprenda il cammino della casa paterna e quan-do lo avvista da lontano, gli corre incontro, mosso da compassione, gli si getta al collo e lo bacia con te-

    I nostri peccati, per quanto gravi e numerosi siano, non riusciranno

    a logorare la Sua bont

  • Aprile 2009 Salvami Regina 21

    nerezza, senza neppure dar ascolto alle proteste di pentimento del col-pevole (cfr. Lc 15, 11-24).

    Infinitamente superiore a quel buon padre, Dio non solo fa uso della generosit, ritardando un in-tervento definitivo della Sua giu-stizia, ma crea Egli stesso le grazie necessarie a stimolare le coscienze e convertire i peccatori pi incalli-ti. Chi c di cos indulgente e com-prensivo esclama SantAgostino , chi cos disponibile in misericor-dia? Pecchiamo e viviamo; aumen-tano i peccati e si va prolungando la nostra vita; si bestemmia tutti i gior-ni, e il sole continua a nascere sopra buoni e cattivi. Da tutti i lati ci invita alla correzione, da tutte le parti, alla penitenza, parlandoci per mezzo dei benefici delle creature, concedendoci tempo per vivere, chiamandoci con la parola del predicatore, per mezzo dei nostri pensieri intimi, con la sferza dei castighi, con la misericordia del-la consolazione.7

    Per usare un linguaggio analo-gico, si potrebbe dire che Dio ne-cessita della nostra fragilit e mi-seria per dare uno sbocco alla Sua traboccante bont che sgorga dalle sue viscere di misericordia (Lc 1, 78). Se tutti gli uomini fossero fe-deli alla grazia ed esimi osservan-ti dei Comandamenti, senza mai sviarsi o cadere, i tesori della mi-sericordia divina rimarrebbero per sempre racchiusi negli splendori del Padre Eterno, sconosciuti dagli angeli, ignorati dai giusti, e questo aspetto cos essenziale della Sua gloria smetterebbe di risplendere nellordine della creazione.

    Il Figlio di Dio ci ha collocato alla destra del Padre

    Tutti gli accadimenti sono per-messi da Dio, sebbene non sempre abbiano origine da una Sua espres-sa volont. Molte volte il Creatore Si serve di circostanze prodotte dal-la cattiveria delle creature, per trar-ne beni maggiori, nei quali riful-

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    Statua pellegrina del Cuore Immacolato di Maria degli Araldi del Vangelo

  • 22 Salvami Regina Aprile 2009

    Tutti noi siamo come un figlio

    malato che attrae su di s le attenzioni

    del Padre

    ge in modo brillante il potere della Sua misericordia.

    Nel corso della Storia, osservia-mo questa costante: alle colpe com-messe, Dio risponde con squisita clemenza; ai grandi disastri provo-cati dallinfedelt di alcuni, si suc-cedono recuperi la cui bellezza ec-cede quella del piano anteriore; in-variabilmente i disegni di Dio si compiono, senza che la Sua gloria ne resti macchiata o sminuita.

    Tale il caso del peccato del pri-mo uomo in Paradiso, le cui stig-ma tutti noi portiamo, e che ha avu-to come conseguenza la privazione della grazia e del Cielo per lui e la sua discendenza. Qual la risposta divina? Ha elevato ad altezze inim-maginabili la natura umana decadu-ta, inviando al mondo il Suo Unige-nito, il quale, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati si assiso alla destra della maest nellalto dei cieli (Eb 1, 3b), conforme quanto gli era stato detto: SiediTi alla Mia destra (Sal 109, 1).

    A questo riguardo afferma San Leone Magno, in uno dei suoi ser-moni sullAscensione: E, in veri-t, doveva essere grande e ineffabi-le motivo di giubilo che, alla presenza di una santa moltitudine, una natu-ra umana si elevasse al di sopra della dignit di tutte le creature celesti, ol-trepassasse gli ordini angelici e salis-se pi in alto degli arcangeli, e neppu-re cos potesse attingere il termine del-la sua ascensione se non quando, as-sisa presso leterno Padre, fosse asso-ciata al trono di gloria di Colui la cui natura era unita nel Figlio. [...] Og-gi non solo siamo stati confermati co-me possessori del Paradiso, ma persi-no penetriamo con Cristo nellalto dei Cieli, avendo ottenuto, per lineffabile grazia di Cristo, molto pi di quanto abbiamo perduto per invidia del dia-volo. Quelli che il virulento nemico ha espulso dalla felicit dellabitazione primitiva, il Figlio di Dio, avendoci in-corporato a S, li ha collocati alla de-stra del Padre.8

    Questo il senso pi profon-do delle parole che la Liturgia can-ta alla Vigilia Pasquale, nel cele-brare la resurrezione del Signore: Il peccato di Adamo indispensabi-le, poich Cristo lo dissolve nel Suo amore; o colpa tanto felice da meri-tare la grazia di un cos grande Re-dentore!.9 Frase sconcertante a pri-ma vista, ma la cui realt non si pu obiettare, e che si coniuga mirabil-mente con laffermazione di San Paolo: Laddove abbondato il pec-cato, ha sovrabbondato la grazia (Rm 5, 20b).

    Intanto, il Padre non Si limi-tato ad inviare, nella pienezza dei tempi, il Suo amato Figlio per ri-scattare gli uomini dalla vile schia-vit del peccato. Dopo la morte di Ges Cristo afferma Don Gar-rigou-Lagrange sarebbe basta-to che le nostre anime fossero vivifi-cate e conservate da grazie interiori, ma la divina Misericordia ci ha dato lEucaristia. Nel giorno di Penteco-ste, rinnovato per ognuno di noi dal Sacramento della Cresima, lo Spirito Santo venuto ad abitare in noi. Do-po le nostre reiterate cadute persona-li, troviamo lassoluzione, ogni volta che la nostra anima desidera sincera-mente ritornare a Dio. Tutta la Reli-gione Cristiana la storia della mise-ricordia del Signore.10

    Ed ancora, negli ultimi istan-ti della sua Passione, volendo dis-sipare qualsiasi timore in relazio-ne alla Sua eccelsa maest, il Re-dentore ha voluto assegnare a tut-

    ti gli uomini, l rappresentati nel-la persona dellApostolo Giovanni, una Madre che intercedesse per lo-ro in ogni necessit, come un tem-po aveva supplicato a favore degli sposi, nelle nozze di Cana: Non hanno pi vino (Gv 2, 3b). Che la-scito pi prezioso avrebbe potuto darci se non lasciarci Maria, Co-lei che aveva scelto fin dalleterni-t per essere Sua Madre?

    Desidero salvare tutte le anime

    Nel corso dei secoli, il Signore non ha smesso di prodigare manifestazioni della Sua misericordia. Sarebbe trop-po lungo enumerarle. Sono stati mes-saggi con i quali la Provvidenza Divina ha voluto chiamare il mondo alla con-versione, cercando di toccare i cuori per mezzo della tenerezza di un Dio ebbro damore per le creature.

    Pensiamo, per esempio, alle ap-parizioni di Ges a Santa Margheri-ta Maria Alacoque, nel secolo XVII, con la richiesta di diffondere la de-vozione al Suo Sacro Cuore.

    Molto pi recentemente, nella pri-ma met del secolo scorso, Santa Ma-ria Faustina Kowalska riceveva da Ges lappello che port il Papa Gio-vanni Paolo II a istituire la festa della Divina Misericordia la prima dome-nica dopo Pasqua, secondo il deside-rio espresso dallo stesso Signore.

    Egli le disse, nel febbraio del 1937: Le anime si perdono, nono-stante la Mia amara Passione. Offro loro lultima tavola di salvezza, os-sia, la Festa della Mia Misericordia. Se non adorano la Mia misericordia, moriranno per tutta leternit. Segre-taria della Mia misericordia, scrivi, parla alle anime di questa grande mi-sericordia, poich prossimo il gior-no terribile, il giorno della Mia giusti-zia.11

    In unaltra occasione, il Divi-no Messaggero le avrebbe rivelato chiaramente la sua speciale predi-lezione per i pi miseri: Figlia mia, scrivi che, quanto maggiore la mi-seria di unanima, tanto maggiore

  • Aprile 2009 Salvami Regina 23

    il diritto che ha alla Mia misericor-dia e [invita] tutte le anime a con-fidare nellinconcepibile abisso del-la Mia misericordia, poich desidero salvarle tutte.12

    In queste commoventi parole comprendiamo la brama di Ges, di liberare le anime dalle loro debo-lezze e peccati. Tutti noi siamo co-me un figlio malato che attrae su di s le attenzioni del Padre, che cono-sce le sue necessit e desidera alle-viarlo dal male; o come una peco-ra smarrita, per amore della quale il pastore non dubita neanche un at-timo a lasciare le altre novantano-ve nella montagna per andare a cer-carla (cfr. Mt 18, 12).

    Poniamo allora tutta la nostra fi-ducia nel divino Medico e facciamo uso dellefficace rimedio che Egli ci offre.

    1 GARRIGOU-LAGRANGE, Regi-nald. Les perfections divines, extrait de louvrage Dieu, son existence et sa nature . 4me ed. Paris: Gabriel Beauchesne, 1936, pag. 176.

    2 Summa Teologica II-II, q. 30, a. 1.3 Idem, II-II, q. 30, a. 4. Risp.4 Idem, II-II, q. 30, a. 4. ad 2.5 Idem, I, q. 21 a. 3.6 Cf. Summa Teologica II-II, q. 30, a. 4.

    Risp.7 AUGUSTINUS, Sanctus. Enarratio-

    nes in Psalmos. Ps. 102, 16 (PL 36, 1330).

    8 Sermo 1 de Ascensione, 4. In: LEO MAGNO. Sermes. Trad. Srgio Jo-s Schirato e outros. 2. ed. So Pau-lo: Paulus, 2005, p. 171.

    9 Proclamazione della Pasqua Vigilia Pasquale.

    10 GARRIGOU-LAGRANGE, Op. cit., pagg. 181-182.

    11 KOWALSKA, Mara Faustina. Dia-rio. La Divina Misericordia en mi al-ma. Trad. Eva Bylicka. Granada: Levntate, 2003, pag. 377.

    12 KOWALSKA, Op. cit., pag. 429.

    Ser

    gio

    Hol

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    Apparizione del Cuore di Ges a Santa Margherita

    Cattedrale di Lisieux, Francia

  • Amore effettivo al prossimo

    IDon Loureno Isidoro Ferronatto, EP

    24 Salvami Regina Aprile 2009

    Mentre si sta per concludere il terzo anno del Fondo Misericordia, gli Araldi del Vangelo sono lieti di condividere con i loro amici e simpatizzanti, i risultati di questa iniziativa assistenziale e nel contempo presentano il loro progetto pi recente.

    l Fondo Misericordia ideato e amministrato da-gli Araldi del Vangelo ha lobiettivo di aiutare materialmente le comu-

    nit della Chiesa nelle loro opere di evangelizzazione, contribuendo cos ad un mondo pi accogliente e solida-le, dove regni la giustizia e la pace.

    Per questo, ricorre alla generosit dei collaboratori e simpatizzanti degli Araldi del Vangelo, esponendo le incal-zanti necessit delle istituzioni religio-se, parrocchie o entit di interesse so-ciale. Per garantire la sua idoneit, ogni progetto presentato deve contare sull approvazione dellordinario locale.

    Decine di diocesi beneficiate

    Con questo mezzo, gli araldi han-no potuto aiutare un considerevo-le numero di brasiliani nella costru-zione e ristrutturazione di seminari, chiese o conventi, nella manutenzio-ne di ospedali, ricoveri e asili, nellac-quisto di auto o barche per facilitare lazione missionaria, come pure nel-la distribuzione di alimenti per le co-munit pi bisognose.

    Fin dallinizio, tre anni fa, il Fondo Misericordia ha convogliato risorse a pi di quaranta citt di diversi Sta-ti del Brasile. Soltanto nel 2008, sono state beneficiate dieci arcidiocesi, di-ciotto diocesi, due prelazie, quaran-tanove parrocchie, ventitre conventi, tre comunit di Vita Consacrata, cin-que associazioni benefiche, un ospe-dale, una scuola, otto asili e unasso-ciazione culturale.

    Casa di riposo Madonna della Mercede

    Il pi recente progetto del Fon-do Misericordia vuole beneficiare un ospizio nella citt di So Caetano do Sul, Brasile: la Casa di riposo Ma-donna della Mercede.

    Condotta dalla Congregazione delle Suore degli Anziani Abbando-nati, questa istituzione accoglie un gran numero di anziani senza mezzi e che, in molti casi, sono completa-mente soli al mondo. Malgrado non ricevano una sovvenzione dal gover-no per le loro attivit assistenzia-li, le suore sono riuscite a mantene-re lopera grazie a donazioni di ami-

    ci, simpatizzanti e convenzioni spora-diche con imprese private.

    Con le immaginabili difficolt, es-se mantengono tutto nel pi perfet-to ordine: refettorio, cucina, dormi-tori, lavanderia, sale per le prestazio-ni mediche, ecc. Chi visita la Casa di riposo Madonna della Mercede rima-ne, soprattutto, profondamente col-pito dalla bont e dallaffetto delle suore verso gli anziani.

    Al momento, i numerosi proble-mi finanziari che lospizio si trova ad affrontare, hanno spinto la supe-riora, Suor Blazina Suarez, a solle-citare laiuto degli Araldi del Van-gelo. Comprendendo la reale ne-cessit di questa benemerita istitu-zione, i coordinatori del Fondo Mi-sericordia hanno lanciato una cam-pagna di raccolta di fondi a favore della Casa di riposo Madonna del-la Mercede.

    Invitiamo tutti i lettori della Ri-vista Araldi del Vangelo, come anche tutti i nostri amici e benefattori, a collaborare a questopera di carit in appoggio agli anziani carenti di risor-se materiali.

    3 annIversarIo deL Fondo mIserIcordIa

  • LLocalidat beneficiate dal Fondo Misericordia

    1

    2

    3

    Aprile 2009 Salvami Regina 25

    Per mezzo di questatto concre-to di aiuto, ci si trover a parteci-pare al carisma delle Suore, conti-nuatrici della missione di Cristo, che pass per questo mondo facen-do il bene (At 10, 38). Tutti coloro che contribuiranno a questa campa-gna staranno anche, in qualche mo-do, accogliendo, prendendosi cura e dando ogni tipo de assistenza ma-teriale e spirituale agli anziani ab-bandonati.

    a campagna Misericordia ha gi aiutato migliaia di per-sone di 41 citt del Brasi-

    le. Queste sono: Borba, Crato, Ca-xias, Coari, Bonfim, Ararenda, Re-cife, Botucatu, Ibipor, Maranduba, Bom Jesus dos Perdes, Coronel Fa-briciano, Dorados, Montes Claros, Bom Jesus do Itapoana, Nova Fribur-go, San Paolo, Palhoa, Juiz de Fora, Crateus, Itauna, Crucilndia, Campo Grande, Queluz, Rio de Janeiro, Pe-squeira, Trs Pontas, Londrina, Cu

    Azul, Macei, Mairipor, Mo-gi das Cruzes, Joinville, Rio Grande, Campo Limpo Pau-lista, Campo Moro, Tomas Coelho, Lagoinha, Maringa, Iguatu, Alagoinha.

    Il prossimo aiuto del Fon-do Misericordia andr alla citt di So Caetano do Sul.

    Casa daccoglienza

    Madonna della Mercede I

    visitanti dellasilo sono rimasti

    impressionati con il trattamento dato dalle Suore

    degli Anziani Desamparados

    aos idosos.

    Alcuni dei progetti appoggiati: costruzione del seminario diocesano di Nova Friburgo (foto 1); rinnovazione del materiale della TV Novo Milnio di Maring (foto 2, Mons. Anuar Battista Arcivescovo di Maring, Brasile, riceve una video camera

    professionale); asilo infantile mantenuto dallAssociazione Opere Sociali Santa Croce, a San Paolo (foto 3).

  • S26 Salvami Regina Aprile 2009

    Brasile Il vescovo ausiliare di San Paolo, Mons. Joo Mamede Filho, ha presieduto lEucaristia per gli esponenti della Pastorale della Salute nella Cattedrale della Sede. Circa 2 mila persone

    hanno partecipato allincontro, realizzato in occasione dellAnno Paolino.

    Portogallo Il 7 marzo, pi di 2.300 persone si sono riunite nel Salone Multiuso de Guimares per partecipare allIncontro regionale delle famiglie dellApostolato dellOratorio. La solenne Eucaristia e

    Adorazione al Santissimo Sacramento hanno marcato a fondo levento.

    Repubblica Dominicana L8 anniversario dellapprovazione pontificia degli Araldi del Vangelo

    stata commemorata a Santo Domingo con una solenne Eucaristia presieduta dal Nunzio, Mons. Jzef

    Wesolowski.

    Messico Nella solennit di San Marrone, la comunit libanese diretta dal suo Eparca,

    Mons. George Saad Abi Younes, si consacrata allImmacolato Cuore di Maria.

  • Felice coincidenza

    SMons. Mauro Piacenza

    Segretario della Congregazione per il Clero

    Aprile 2009 Salvami Regina 27

    8 annIversarIo deLLaPProvazIone PontIFIcIa degLI araLdI

    Con una rimarchevole omelia sul significato dellessere araldi del Vangelo e sulle responsabilit che comporta questa missione, S.E. Rev.ma Mauro Piacenza ha presieduto la Messa commemorativa dell8 anniversario dellapprovazione pontificia degli Araldi del Vangelo, celebrata nella Chiesa di San Benedetto in Piscinula.

    iamo qui, questa mat-tina, attorno allaltare di Dio, in questa Chie-sa le cui mura sono pre-gne di preghiera e di sto-

    ria, siamo qui soprattutto per rendere grazie a Dio per un anniversario dap-provazione pontificia, che felicemente coincide con la ricorrenza della Cat-tedra di Pietro. Sappiamo che la Cat-tedra di Pietro rappresenta soprattut-to la roccia che Pietro, e il servizio pi alto che il Signore abbia assegna-to in questo mondo; quello della veri-t e dellunit! Per questo si tratta del pi grande servizio di carit che si pos-sa rendere al mondo.

    Una missione che si interseca con quella di Pietro

    Ora ci soffermiamo a considera-re la missione degli Araldi, perch

    in qualche modo la missione degli Araldi si interseca felicemente con la Cattedra di Pietro. Di ogni cristia-no tipico essere sale della terra e, in qualche modo, araldo del Vange-lo, ma in questo caso abbiamo un ca-risma particolare, approvato dalla Chiesa, per la evangelizzazione.

    Vorrei ricordare una espressio-ne paolina: Cristo Ges venuto al mondo per salvare i peccatori (I Tim 1, 15). Ecco largomento principale dellopera di evangelizzazione per cui voi siete Araldi del Vangelo.

    Sentiamo sovente parlare di soli-dariet in questo mondo, ed bene! Ci si preoccupa della giustizia in que-sto mondo, ed bene! Si parla di pro-mozione di valori umani, ed bene! Tutte cose davvero ottime, ma vorrei sottolineare anche altro questa matti-na. Ricordo che lo scopo primo della

    missione in terra del Figlio di Dio e, dunque, anche della vostra missione, la salvezza integrale di ogni uomo, la salvezza integrale.

    La pi preziosa carit che potete fare al mondo

    Di questa salvezza, che libera-zione dal peccato, dal non significa-to, dallinsignificanza, dalla tirannia della morte, voi dovete essere aral-di. Ne siete infaticabili annunciato-ri confidando nella grazia che lavo-rer nelle anime anche per mezzo vostro. Di questa grazia, che lavo-ra nelle anime, dovete essere umi-li e fervidi cooperatori. Cos sarete araldi della buona notizia. La buo-na notizia che la vita dei singoli, immancabilmente piena anche di guai e di sofferenze, non una av-ventura senza senso perch un gior-

  • 28 Salvami Regina Aprile 2009

    no tutti i conti saranno pareggia-ti. Che la storia non una vicen-da iniqua e senza scopo; che nien-te va perduto di ci che si fa e si sof-fre perch tutto cospira a portarci ad un traguardo, ad un traguardo di verit, di pace e di amore.

    Siate dunque, Araldi ed un nome bellissimo della buona no-tizia. E quale questa buona noti-zia? La Buona Notizia che la mor-te vinta, che la tristezza, il terro-re di finire nel nulla sono dissol-ti dal momento che il Figlio di Dio, per noi morto e risorto, stato mes-so a nostra disposizione, un destino di risurrezione, quindi di vita eterna. Siete araldi della Buona notizia; ov-vero che non c peccato in noi che non sia gi stato inghiottito dal sa-crificio di Cristo, poich ci lascia-mo raggiungere dalla forza purifi-catrice di quel sangue preziosissimo che, dopo ogni indegnit e sconfit-ta, sempre dato a tutti la possibi-lit di ricominciare da capo; che non c potenza di male che possa infie-rire su di noi in modo indefinito se appena desideriamo rientrare nel-la comunione con Colui che ha vinto il mondo. Annunziate tutto questo,

    siate davvero araldi e sar un annun-cio di gioia, sar la carit pi alta e pi preziosa che voi possiate fare al mondo, alla societ.

    Evitare il pericolo di uno sdolcinato solidarismo

    Ma ricordate che in questa mis-sione esaltante ci sono due perico-li da evitare, due scogli nellevange-lizzazione; il primo: la tentazione di risolvere il fatto salvifico che esige il salto coraggioso dellatto di fede in una serie di valori agevolmente trovabili sui mercati di questo mon-do. Cos il Vangelo non pi pre-cipuamente il Vangelo della mor-te redentrice, della Risurrezione, della Regalit di Cristo, ma diven-ta il Vangelo di un molliccio solida-rismo, di un dialogo che non fina-lizzato alla missione, allora serve a niente, se non a perdere il tempo; e di questultimo dobbiamo rende-re conto a Dio. Il dialogo meto-do splendido per la missione, non un metodo per far salotto o per gli aperitivi, bens il metodo pi con-gruo per evangelizzazione nel ri-spetto di tutti nella carit per cia-scuno. Non si tratta di promuove-

    re marce ireniche per arrivare dove? a co-sa? Non si tratta di fa-re manifestazioni per lecologia ecc. Cer-to, sono anche dei va-lori e come tali ad es-si si deve porre atten-

    zione e si devono anche perseguire in una tavolozza sinfonica, ma non sono dei valori supremi, sono dei mezzi. Se ci si ferma a questi valo-ri, non si riesce a risalire alleven-to pasquale che tutti li fonda, e pi che evangelizzare, si viene monda-nizzati. Pi che offrire riscatto, che viene dallalto, si da lillusione che lumanit possa riscattarsi da sola e questo non assolutamente pos-sibile. Senza Cristo, non c riscat-to; senza il sacrificio della croce non c possibilit di salvezza; senza leucaristia non c alcuna prospet-tiva. In questo modo si diventereb-be rappresentanti dei miti secolari-stici, ma non gli Araldi del Vangelo.

    La verit deve brillare pi negli atti che nelle parole

    Una seconda tentazione quel-la di nascondere che lannuncio del-la Salvezza contestualmente anche annuncio della conversione; conver-titevi e credete al Vangelo. (Mc 1, 15).

    Convertitevi. Convertitevi e credete al Vangelo il proemio a tutto ci che poi si deve fare. Evan-gelizzazione, non interpretazio-ne soggettiva della Parola, secon-

    Siamo qui questa mattina, attorno allaltare di Dio, in questa Chiesa le cui mura sono pregne di preghiera e di storia; siamo qui soprattutto per rendere grazie a Dio per un anniversario dapprovazione pontificia

    Fran

    ois

    Bou

    lay

  • Aprile 2009 Salvami Regina 29

    do conformismi di moda o con ti-midezza di fronte alla cultura do-minante, ma annuncio coraggioso, franco, leale e senza compromes-si. Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio ma sopra il lucerniere, perch faccia luce a tutti coloro che entrano nella casa. Al-lora bisogna fare attenzione perch la luce del Vangelo non venga sof-focata sotto il moggio di una nostra condotta incoerente o contraddit-toria; la verit esige di risplendere nelle opere prima ancora che nel-le parole. Siamo servi, non siamo padro


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