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Starbenetv magazine

Date post: 16-Mar-2016
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Magazine di salute e benessere
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StarBene TV Magazine StarbeneTv Magazine - N.0 - ANNO I - Bimestrale - MAGGIO - GIUGNO 2011 - Copia gratuita - In attesa di Registrazione www.starbenetv.it Giornata nazionale della tiroide Nucleare ed energie rinnovabili I Benefici del Caffè SPECIALE Indice di salute prostatica pg. 4 pg. 12 pg. 13 PHI Ipertensione Arteriosa pg. 5
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Giornata nazionale

della tiroide

Nucleare ed energie rinnovabili

I Benefici del Caffè

SPECIALE

Indice di salute prostaticapg. 4

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PHI

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StarbeneTv Magazine

Rivista gratuita bimestraleN.0 - In attesa di registrazione

Tiratura 5000 copieDistribuzione gratuita

I contenuti di StarbeneTv Magazine hanno lo scopo puramente divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a valutazioni di un medico o a diagnosi mediche.I contenuti di StarbeneTv Magazine non sono da intendersi come riferimenti, linee guida o come inviti all’esecuzione o all’omissione di atti medici e non medici da qualsiasi tipo e/o all’esecuzione o all’omissione di trattamenti di qualsiasi t ipo e/o all’assunzione di comportamenti di qualsiasi tipo. StarbeneTv Magazine declina pertanto qualsiasi responsabilità per danni a cose o persone derivanti dall’applicazione diretta o indiretta di qualsiasi informazione presente nel giornale, e raccomanda quindi ai suoi lettori di consultare il medico.

StarbeneTv MAGAZINE

Direttore Responsabile:Ing. Giuseppe D’Anna

Comitato Scientifico:Avv. Giovanni Liccardo

Dott. Luigi De VitoDott. Salvatore Marino

Prof. Domenico ParmeggianiDott. Giuseppe Rota

Editore:HELYOS s.r.l

[email protected]. 081-19518795

392-8359115

Impaginazione Grafica:FlamaCommunication

divisione dell’Ascom Multiservice

Stampa:Litografia Buonaurio

Trav. IV Novembre, 6 - 80026 Casoria (Na)

Redazione e Pubblicità:FlamaCommunication

divisone dell’Ascom MultiserviceVia Amedeo Modigliani, 8

80026 Casoria (Na)infoline: 342-0763860

[email protected]

Foto e Illustrazioni:FlamaCommunication

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SOMMARIO

StarbeneTV Magazine Edizione Napoli Anno I n°2 Maggio - Giugno 2011

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SOMMARIO

A Casoria per la prevenzione. Si era già scritto in precedenza su queste stesse pagine dell'impegno che l'Editore di questo giornale dedica da sempre alle tematiche legate alla prevenzione, secondo i dettami del Piano Nazionale per la Prevenzione 2010-2012 e se ne è già dato un primo resoconto negli articoli relativi alle iniziative già svoltesi nel 2010.È con soddisfazione, quindi, che in questo numero possiamo raccontare ai nostri lettori del grande successo che ha riscosso la prima delle “Giornate di prevenzione 2011” svoltasi a marzo e dedicata alle patologie del seno e più specificamente il tumore alla mammella. Notevole l'afflusso di donne che si sono presentate per sottoporsi alle visite gratuite con ecografia effettuate dallo staff medico, coordinato dal professor Domenico Parmeggiani della Seconda Università di Napoli, che ha patrocinato l'iniziativa. Altri importanti patrocini sono quello della Presidenza della V Commissione Sanità e Sicurezza sociale della Regione Campania; quello della Provincia di Napoli; quello della Croce Rossa Italiana – Comitato Locale Napoli Nord.Soddisfatti i rappresentanti di “Starbenetv Magazine” e Helyos srl, organizzatori dell'iniziativa. “Non ci aspettavamo una partecipazione così numerosa”. Abbiamo perfino dovuto prolungare le visite oltre l'orario previsto. Ci preme ringraziare il dottor Luigi De Vito, del Centro Favin di Casoria e il dottor Salvatore Marino, direttore del Laboratorio di Analisi Cliniche ASA per la disponibilità dimostrata nel mettere a disposizione le loro strutture. Altro doveroso ringraziamento va ai Volontari del Soccorso della Croce Rossa Italiana, Gruppo di Casoria, coordinati dal Commissario Pasquale Ascione.La prossima iniziativa nell'ambito delle “Giornate di prevenzione 2011” si terrà il 21 maggio e sarà dedicata alle patologie tiroidee, in concomitanza con la Giornata Nazionale. Sarà possibile effettuare gratuitamente controlli ed ecografie alla tiroide, con eventuali analisi degli ormoni tiroidei. Toccherà, nei mesi successivi, alla prevenzione delle patologie andrologiche, di quelle ginecologiche, cardiovascolari e tante altre ancora.L'auspicio è che il già imponente afflusso di pubblico registrato nella prima occasione venga superato nelle successive: sarebbe un importante indice del desiderio della popolazione di prendere coscienza dell'importanza dei controlli periodici, dell'adozione di buone pratiche e corretti stili di vita per raggiungere l'obiettivo di una vita il più possibile lunga e sana.

L’EditorialeL’Editoriale

Ing. Giuseppe D’Anna

4 PHI (indice di salute prostatica)

6 Sorrento in prima linea per la sicurezza stradale

7 La legionella negli ambienti di vita e di lavoro

8 Nutrizione nella terza età

9 Allattamneto e farmaci

L’alimentazione dei primi giorni di vita

5 Ipertensione arteriosa e rischio cardiovascolare

10 La depressione

11 Costruiamo le basi per in nostro futuro

12 Varicella ed Herpes Zoster

I benefici del caffè

13 La catastrofe giapponese preoccupa l’Europa

14 Test da effettuare prima e durante la gravidanza

La Celiachia, storia ed epidemiologia15

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econdo i dati comunicati dal Ministero della Salute, allegato al Piano Nazione per la Prevenzione per il triennio 2010/2012, il tumore della prostata nel periodo 1998-2002 è statala neoplasia più frequentemente diagnosticata nei maschi (dopo i tumori non melanomatosi della cute) con il 14,4% del totale delle diagnosi tumorali; in termini di mortalità è stato la seconda causa con l'8,1 % del totale dei decessi neoplastici. Le stime per l'Italia indicano un totale di 23.518 nuovi casi diagnosticati ogni anno, mentre, per quanto riguarda la mortalità nel 2002,si sono verificati 7105 decessi. La diffusione dell'utilizzo del test dell'antigene prostatico specifico (PSA) nelle popolazioni ha comportato un aumento dei casi riscontrati (tassi raddoppiati nel giro degli ultimi anni) mentre la mortalità mostra un lieve, ma costante trend verso la riduzione.La diagnosi precoce e la cura di questa malattia oncologica rappresenta oggi una delle sfide più impegnative per i prossimi anni. Nella maggior parte dei casi il cancro della prostata è asintomatico, per cui occorre individuare precocemente tale patologia. L'introduzione nella pratica quotidiana dei vari screening quali il dosaggi del PSA totale e il PSA Free hanno sì ridotto la mortalità del 30% , ma tutto ciò non risolve il problema di tutti quei pazienti che hanno valori border line e che vengono indirizzati verso una biopsia prostatica che, nel 75% dei casi, è negativa. Infatti oggi è possibile garantire, grazie ad un nuovo marcatore chiamato meno2proPSA più efficace rispetto a quelli già largamente usati come quelli del PSA totale e il PSA libero, una diagnosi ancora più precoce e di

Dott. Salvatore Marino

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PHI (Indice di salute prostatica)

NUOVO MARCATORE PER IL TUMORE ALLA PROSTATA

limitare le molte biopsie negative, fastidiose e stressanti per i pazienti e non ultimo costose per il SSN. Partendo da queste considerazioni i ricercatori del San Raffaele di Milano hanno ritenuto di poter diminuire di circa il 30% le biopsie inutili grazie all'utilizzo di questo nuovo marcatore e dei valori da esso derivati. Lo hanno dimostrato con uno studio, coordinato dal Prof. Giorgio Guazzoni presentato a Milano all'83° congresso della Società italiana di urologia (SIU).Tale test si chiama PHI (Indice di salute Prostatica) e deriva da una elaborazione matematica dei dati relativi a tre analisi: PSA Totale, PSA libero e [-2] pro PSA. I valori dell'indice PHI elevati si associano alla presenza di una malattia clinicamente significativa indicando l'opportunità di intervenire con una biopsia prostatica. Questo test è particolarmente indicato nei pazienti con valori di PSA totale sospetto (valori superiore a 2,5 ng/ml), test diagnostico che si esegue con un semplice prelievo del sangue.

“ I valori dell'indice PHI elevati si associano alla presenza di una

malattia clinicamente significativa indicando l'opportunità di

intervenire con una biopsia prostatica.”

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Via Pio XII, 8 - Casoria (Na) - Tel.081.7381877 - Fax 081.7360327P.IVA 01276501218

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Linee Guida europee 2007

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ipertensione arteriosa (IA) è una condizione morbosa di grande rilevanza socio-sanitaria presente in circa il 20-35% della popolazione adulta di molti paesi industrializzati e fino al 60-70% nei soggetti oltre i 70 anni. In Italia, studi epidemiologici hanno dimostrato una prevalenza dell'IA variabile tra il 20 ed il 25%, con un sorprendente 5% nei giovani al di sotto dei 30 anni. I dati attuali indicano che l'ipertensione è, nel mondo, responsabile di circa 7.1 milioni di morti premature e del 4.5% della morbilità con 64 milioni di casi di disabilità, la prevalenza mostra un trend a crescere negli ultimi 10 anni, un fenomeno che è spiegabile con l'aumento della vita media e con la crescente tendenza all'aumento del peso corporeo.Essa può sicuramente essere definita “il più frequente disordine cardiovascolare”. L'evidenza di una relazione continua tra rischio cardiovascolare e pressione arteriosa sino a valori sisto-diastolici pari rispettivamente a 115-110 e 75-70 mmHg rende arbitraria ogni definizione e classificazione numerica dell'ipertensione.Tuttavia per ragioni pratiche e per favorire l'approccio diagnostico e terapeutico, si u t i l i z z e r à l a c l a s s i f i c a z i o n e dell'ipertensione arteriosa proposta dalle Linee Guida europee 2007.Una delle caratteristiche peculiari proposti della linee guida europee 2007 riguardano un'accurata valutazione del Rischio Cardiovascolare Totale che si basa non solo sulla valutazione della pressione arteriosa, ma anche e soprattutto, sulla presenza di fattori di rischio, sulla raccolta dei marker di danno d'organo sub-clincio e sulla presenza di malattie conlcamate.Fattori di rischio: età (M: > 55 anni ; F: > 65 anni), fumo, diabete, dislipidemia, obesità addominale (circonferenza M: >102 cm; F > 88 cm),

Viene data particolare enfasi alle indagini finalizzate alla determinazione del danno d'organo sub-clinico e sul loro valore predittivo, in quanto tale parametro ha un considerevole impatto sulla prognosi del soggetto iperteso e sullo sviluppo di eventi cardiovascolari, inoltre la valutazione seriata del danno d'organo in corso di trattamento terapeutico consento di valutare l'efficacia del trattamento e la e v e n t u a l e r i d u z i o n e d i e v e n t i cardiovascolari ad essi associati.Nella stratificazione del profilo di rischio (a cui partecipano non solo i valori pressori, ma anche i fattori di rischio cardiovascolare e malattie associate) le linee guide identificano quattro categorie di rischio:1)rischio aggiunto lieve; 2)rischio aggiunto moderato; 3)rischio aggiunto elevato ; 4)rischio aggiunto molto elevato, sottolineando così l'importanza del “rischio cardiovascolare totale” nella strategia decisionale su quando incominciare il trattamento antiipertensivo. Gli studi clinici controllati, hanno chiaramente dimostrato il beneficio della riduzione della PA sistolica e diastolica (ottenuto con le modifiche dello stile di vita che con il trattamento farmacologico) nella prevenzione primaria e secondaria degli eventi cardiovascolari morbosi e mortali. Tuttavia è da ricordare come ad oggi il controllo efficace della PA sia stato raggiunto in una percentuale molto bassa

della popolazione degli ipertesi con valori ≤ 31% e con valori in Italia del -24% e questa è una del le logiche spiegazioni dell'appiattimento della curva di riduzione della mortalità da eventi cardiovascolari e dal l 'aumento del la morbi l i tà per scompenso cardiaco e di insufficienza renale terminale.

sindrome metabolica, familiarità per malattie cardiovascolari precoci (Maschi. età < 55 anni ; Femmine età < 65 anni).Danno d'organo (clinico e subclinico): ipertrofia cardiaca (ventricolare sn), ispessimento della parete carotidea (> 0,9 mm) o placche ateroma siche, velocità dell'onda di polso carotidea femorale > 12m/sec, indice pressorio arti inferiori superiori (ABI) < 0,9, lieve incremento della creatinina plasmatici (M: 1,3-1,5 mg/dl; F: 1,2-1,4 mg/dl), riduzione del filtrato glomerulare (< 60 ml/minuto/1,73 m2), riduzione della clearance della c r e a t i n i n a ( < 6 0 m l / m i n u t o ) , microalbuminuria (30-300 mg /24 h), rapporto albumina-creatinina (M: > 22 mg/g di creatinina F: > 31 mg/g di creatinina ), contenuto di calcio a livello delle pareti coronariche, marker circolanti di collagene, lacune cerebrali/lesioni della sostanza bianca.

Malattie cardiovascolari conclamate.Cardiache: cardiatiopatia ischemica (angina , in far to)Ar i tmie , mor te improvvisa, scompenso cardiaco;Vascolari: aneurisma e dissecazione aortica, ateroclerosi centrale e periferica;Retinica: emorragie essudati edema della papilla;Cerebrale: encefalopatia ipertensiva demenza senile, attacchi ichemici transitori (TIA), ictus ischemico o emorragico;Renali: nefrosclerosi, Insufficienza renale.Numerosi studi indicano chiaramente un ruolo importante dell'IA come fattore di rischio per lo sviluppo del danno d'organo (clinico e sublclinico), l'associazione di uno o più fattori di rischio o di malattie cardiovascolari conclamate amplifica il numero di eventi cardiovascolari a parità di valori di PA .

IPERTENSIONE ARTERIOSA E RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Dott. Luigi De Vito

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umentare la sicurezza per diminuire gli incidenti stradali. È questo l'obiettivo del protocollo di intesa siglato tra la città di Sorrento e la Fondazione Ania per la Sicurezza Stradale, la Onlus nata per volontà delle compagnie di assicurazione.Un accordo che prevede l'analisi dei punti critici per la circolazione presenti sul territorio sorrentino. In particolare, verrà realizzato un monitoraggio dei percorsi e degli attraversamenti pedonali per individuare i punti maggiormente a rischio e attivare interventi pilota per migliorare la visibilità e fruibilità degli attraversamenti pericolosi, unitamente all'attività di monitoraggio della mobilità commerciale – camion e pullman – per evitare che, in un'area con infrastrutture stradali di limitata capacità, si

verifichino condizioni di congestione tali da causare incidenti.Nel progetto è prevista anche una campagna di sensibilizzazione di tutti gli utenti della strada: volantini informativi multilingua per i villeggianti sulla viabilità pedonale sicura e programmi educativi nelle scuole medie e superiori di Sorrento sulle condotte di guida sicura, finalizzato a migliorare le conoscenze teoriche e pratiche degli studenti che devono sostenere gli esami per ottenere il patentino del ciclomotore o conseguire la patente dell'auto.L'accordo tra Comune e Ania nasce dalla consapevolezza di un'emergenza sociale che riguarda tutta la provincia di Napoli. Gli ultimi dati, relativi al 2009, parlano di oltre cento incidenti, con due morti e 102 feriti solo nel Comune di Sorrento.

E le statistiche confermano questo allarme: basti pensare che nel 2009 sul territorio provinciale sono morte 132 persone e 9.006 hanno subito ferite di diversa entità. Un trend in peggioramento rispetto al 2008, anno in cui si erano registrate 130 vittime e 8.778 feriti. L’emergenza colpisce soprattutto i cosiddetti “utenti deboli”. I pedoni. Sono quaranta le persone investite in un solo anno, il 14 per cento dei morti per incidente stradale registrate in Campania nel 2009. Analoga tendenza si è rilevata sul territorio del Comune di Sorrento, dove il 10% degli incidenti stradali coinvolge I pedoni. E il trend cresce nei mesi estivi, quando la popolazione aumenta con picchi fino al 50 per cento per l'arrivo dei turisti.

SORRENTO IN PRIMA LINEA PER LA SICUREZZA STRADALE

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Sandro Ingenito

Accordo tra il Comune e la fondazione AniaInterventi mirati sulle strade a rischio per la salvaguardia di automobilisti e pedoni

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inquinamento dell'acqua potabile rappresenta un rischio specifico per l'uomo e la legionella spp. in particolare è la specie maggiormente implicata nelle patologie

polmonari. Essa ha la capacità di moltiplicarsi nell'acqua, specialmente in quella calda, sita nei distributori dell'acqua potabile, sia di grandi dimensioni (come quelli ospedalieri), che di piccole dimensioni (abitazioni private).È ormai noto che gli impianti per l'acqua calda sono le fonti più frequentemente associate alle epidemie di legionellosi.Contribuirebbero a ciò fattori fisici, biologici e chimici, quali: Ÿ Temperatura Ÿ Un lungo tempo di ritenzione Ÿ La formazione di un biofilm a livello delle superfici interne dei serbatoi.Ne consegue pertanto che negli impianti di distribuzione dell'acqua tanto maggiore è la distanza tra la fonte di calore e il punto di erogazione dell'acqua, tanto più elevata è la pericolosità dell'impianto stesso ai fini della diffusione dell'infezione.

Infezioni da Legionella

Sebbene i casi di legionellosi denunciati ogni anno siano non più di qualche migliaio, esistono evidenze che fanno ipotizzare che il fenomeno sia sottostimato.Le infezioni acute delle vie respiratorie dovute a infezioni da Legionella spp sono di primaria importanza per morbilità e per mortalità.La legionella spp. può essere agente di polmoniti, ospedaliere e acquisite in comunità, sia in modo sporadico che epidemico. La legionella spp. fa parte della normale flora batterica delle acque; da queste fonti può raggiungere e colonizzare i serbatoi e gli impianti idrici di varia natura, questi costituiscono in genere la fonte del contagio umano.Fattori che favoriscono l'insorgenza della malattia respiratoria sono l'avanzare dell'età, le bronco pneumopatie croniche, l'ospedalizzazione ed in particolare alcune pratiche diagnostiche e terapeutiche (intubazione, anestesia generale, terapie immunosoppressive).La misura della contaminazione ambientale provocata da agenti biologici è

indispensabile per la valutazione del rischio specifico. A differenza di quanto avviene per le sostanze chimiche, per gli agenti biologici

non sono stati definiti limiti di esposizione, per cui la conoscenza di punti critici CCP e la cronologia degli interventi è presupposto essenziale per una corretta

prevenzione dei rischi.

LA LEGIONELLA NEGLI AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO

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Dott. Salvatore Marino

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Il processo di invecchiamento, può essere definito come una continua modificazione che inizia subito dopo la nascita e continuano per tutta la vita. Tali modificazioni seguono ritmi differenti da individuo ad individuo e determinano con l'avanzare degli anni una diminuzione di adattabilitàdell'organismo all'ambiente che lo circonda; pertanto il processo di invecchiamento non evolve per tutti nello stesso modo, in quanto diversi fattori ne influenzano i meccanismi.Primo fra tutti è il fattore genetico, tipico di ogni specie, il fattore ambientale, da ultimo ma non meno importante è il fattore nutrizionale, in quanto è stato dimostrato scientificamente che la sopravvivenza di un singolo individuo o di intere popolazioni è senza dubbio influenzata dal tipo di alimentazione.Nutrirsi bene per la terza età in vista di un invecchiamento è correlato ad una migliore aspettativa di vita. Pertanto la corretta nutrizione deve essere finalizzata ad evitare l'insorgenza delle malattie dismetaboliche e degenerative, molto frequenti nella terza età, quali l'obesità, il diabete, le dislipidemie, l'aterosclerosi e le patologie cardiovascolari.Nutrirsi con consapevolezza consiste nel seguire un regime alimentare adeguato ai bisogni nutrizionali dell'individuo anziano, al fine di ritardare l'evolversi di processi di invecchiamento e di curare le eventuali patologia associate. Numerose sono le modificazioni fisiologiche che avvengono in un individuo durante i processi di invecchiamento. Innanzitutto, si verifica una riduzione della massa corporea magra (muscoli scheletrici e organi) associata ad una contemporanea diminuzione dell'acqua corporea e all'aumento del tessuto lipidico.La conseguenza di tali mutamenti porta ad un diminuito dispendio energetico e dunque, ad una diminuita richiesta di energia dagli alimenti; ne consegue che l'anziano deve mangiare un po' di meno di quanto consumava da giovane.

Accorgimenti da seguire in condizioni fisiologiche normali:

Nella terza età è molto importante tenere sotto controllo la nutrizione, poiché carenze nutritive o squilibri nell'assunzione ovvero un eccesso o una ridotta assunzione di alcuni nutrienti possono essere cause di disordini metabolici e funzionali dell'organismo dell'anziano.L'alimentazione nell'anziano deve essere equilibrata sia per quanto concerne l'apporto calorico che quello nutritivo, quindi a meno che non vi siano particolari condizioni patologiche che richiedano specifici trattamenti dietetici, valgono anche per l'anziano le regole generali di una corretta alimentazione.

Va tenuto conto che l'assunzione di proteine, vitamine e calcio è indispensabile per prevenire l ' ipotrofia muscolare e l 'osteoporosi dell'anziano, da qui l'esigenza di nutrirsi con sufficienti quantità di proteine, minerali, vitamine oltre a sollecitare l'anziano ad assumere liquidi anche perché è stato dimostrato che con l'avanzare con l'età si perde lo stimolo della sete, per cui alcuni anziani vanno incontro a fenomeni di disidratazione.La dieta da seguire, dovendo avere un contenuto

e n e r g e t i c o r i d o t t o , p u r apportando tutti i principi nutritivi in quantità adeguata, tenuto conto della parziale diminuita capacità di utilizzare degli stessi richiede alcuni accorgimenti.Un bicchiere di latte o uno yogurt dovrebbe essere consumato quotidianamente per la preziosa presenza di calcio. L i m i t a r e l ' a s s u n z i o n e d i dolciumi, contenuta anche quella dei lipidi, abbondantemente presente nei salumi e nei formaggi grassi. Al contrario è da preferire il consumo di amidi (pasta, pane, riso, patate) limitando gli zuccheri semplici. È buona abitudine è quella di

sostituire le carne rosse con quelle di pollo o di tacchino le quali contengono un contenuto lipidico inferiore. Alternare frequentemente al consumo di carne con il consumo di pesce più ricco di acidi grassi polinsaturi oltre ad essere più digeribile. Verdura e frutta di tutti i tipi devono essere consumate quotidianamente, per le preziose vitamine che contengono assieme a Sali minerali e a fibra alimentare, quest'ultima di grande giovamento per i frequenti problemi di stipsi che affliggono gli anziani.Da ultimo, è consigliabile scegliere metodi di cottura più idonei, tenuto conto delle ridotte capacità digestive e dei frequenti problemi di masticazione.

Dott. Salvatore Marino

NUTRIZIONE NELLA TERZA ETA’

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Salute & benessereStarBeneTVMagazine www.starbenetv.it

Alcuni farmaci, sono controindicati durante l'allattamento perché, anche in dosi minime, sono molto dannosi per il piccolo: l'allattamento va interrotto e non può essere più ripreso.Essi sono:Ÿgli antitumorali che danneggiano il sistema immunitario e sono tossici per il bambino;Ÿquelli per l'ulcera a base di cimetidina che provoca irritabilità e danni al sistema nervoso centrale del piccolo;Ÿi farmaci contro l'artrite a base di sali d'oro che causano al bambino eruzioni cutanee, infiammazioni renali e del fegato;Ÿi farmaci contro il mal di testa, a base di ergotamina che gli provocano vomito, diarrea e convulsioni.Altri farmaci, invece, richiedono la sospensione temporanea dell'allattamento, che può essere ripreso alla fine della cura, poiché anch'essi danno problemi al bambino.Essi sono:Ÿle sostanze radioattive che si usano come mezzo di contrasto in alcuni esami radiografici, in alcune terapie tumorali e per la cura di certe malattie della tiroide che alterano il funzionamento della tiroide del

Ÿdosaggi usati nella terapia di diverse malat t ie che possono al terare i l funzionamento delle ghiandole surrenali del bambino;Ÿalcuni antibiotici (il cloramfenicolo, le tetracicline) che provocano alterazioni del funzionamento del midollo osseo, problemi di colorazione dentaria nel successivo sviluppo nel bambino. La penicillina e i suoi derivati possono, invece, essere presi senza problemi, anche se raramente possono favorire reazioni allergiche.

Ÿmetronidazolo che provocano nel piccolo gravi alterazioni del sangue.Alcuni farmaci, che devono essere obbligatoriamente assunti dalla madre, s o n o i n v e c e c o m p a t i b i l i c o n l'allattamento, anche se possono dare problemi al bambino e, quindi, vanno usati con precauzione e solo sotto controllo medico.Essi sono:Ÿgli analgesici che contengono acido acetilsalicilico, come l'aspirina, che possono provocare al bambino problemi di coagulazione del sangue;Ÿgli antistaminici usati contro le allergie che possono dargli sonnolenza e rallentare I movimenti;Ÿi farmaci contro l'asma a base di aminofillina che gli provocano tachicardie;Ÿi medicinali contro la pressione alta che abbassano anche la pressione del bambino;Ÿi farmaci anticoagulanti orali usati nelle cardiopatie che possono causargli emorragie;Ÿi lassativi che possono provocargli diarrhea;

Nelle prime 48-72 ore di vita, il neonato è frequentemente attaccato al seno della madre e assume solo soluzione glucosata (acqua e zucchero). Ciò viene fatto per stimolare precocemente la ghiandola mammaria a produrre il primo latte, il colostro, e per evitare che, nelle prime ore di vita, il latte artificiale venga a contatto con la mucosa del tratto intestinale, ancora pervio al passaggio di alcune sostanze ivi contenute. Successivamente, il neonato si alimenta unicamente con il latte materno, se questo è presente in quantità sufficiente; se invece è insufficiente, il neonato assume piccole quantità di latte artificiale, al fine di contenere il calo fisiologico; ad esempio 6 pasti da 20-40 grammi ciascuno, ogni 3 ore e mezza circa durante il giorno, per lasciare un periodo più lungo durante la notte.Ciò che si tiene a puntualizzare e, nel caso che il latte materno sia sufficiente non aggiungere mai e poi mai il latte adattato. Perché?

Il latte adattato scende più facilmente attraverso il biberon, pertanto il neonato non fa fatica per niente rispetto a quando succhia al seno materno.Il latte artificiale è più saporito di quello materno. Questi due motivi sono sufficienti per far abbandonare il latte materno al neonato. Se esiste una familiarità per allergie (entrambi i genitori o uno e un fratellino), e se non c'è latte materno, viene somministrato al neonato un latte artificiale particolare "dietetico" che non contenga proteine intere di origine animale: un latte cioè con proteine di origine vegetale (latte di soia) oppure con proteine preventivamente trattate, non allergizzanti (idrolisato proteico). Se dopo i primi giorni il latte materno manca totalmente o è insufficiente, il neonato continua la sua alimentazione con il latte dietetico, in caso di familiarità per allergie, oppure con un latte formulato normale, se non c'è tale familiarità.

Dott. Giuseppe Rota

ALLATTAMENTO E FARMACIAlcuni farmaci vanno usati con precauzione solo sotto controllo medico

L'ALIMENTAZIONE DEI PRIMI GIORNI DI VITA

Dott. Giuseppe Rota

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storia umana è costellata di movimenti culturali, mode, ideologie, che di volta in volta coinvolgono interi gruppi sociali se non proprio intere generazioni, condizionandone pensieri, comportamenti, atteggiamenti, risposte individuali e sociali, ecc.Anche la storia della psichiatria non sfugge a questa regola. Basti pensare alla influenza che la psicanalisi ha avuto sulla evoluzione del pensiero del novecento, modificandone e arricchendone la letteratura (chi non ha letto, o almeno provato a leggere, “La coscienza di Zeno”?), il linguaggio (si parla ora, a proposito e a sproposito di “inconscio”, “complesso”, “meccanismi di difesa”, ecc.), il pensiero, la filosofia, ecc. Ai tempi di Charcot la regina della psichiatria era “l'Isteria”, ai tempi di Cronin (medico e scrittore: “La cittadella”), ad inizio secolo scorso era “l'Astenia” (lui ci si è arricchito).Poi è venuta l'”Esaurimento nervoso” negli anni sessanta (ci si sono arricchiti tutti), la “Nevrosi” negli anni settanta, lo “Stress” ai tempi dello yuppismo craxiano e dell'edonismo reganiano degli anni ottanta. Oggi siamo o ci consideriamo tutti depressi.Ogni oscillazione vagamente “negativa” del nostro stato d'animo diventa tout court “depressione”.Una volta, come narra Cancrini,tutto ciò poteva chiamarsi: “…tristezza, malinconia, nostalgia. Si chiamava anche inquietudine, mestizia, avvilimento, scoraggiamento, sconforto, struggimento. C'era un nome per ogni sfumatura, per ogni piccolo e grande abisso del normale mestiere di vivere. Oggi no. Oggi siamo tutti depressi. Mai avviliti, o accorati, mai afflitti o rammaricati, mai abbattuti o angustiati. Mai infelici. Solo depressi. Un termine passe-partout si impone su tutti gli altri e appiattisce su di sé la complessità delle emozioni umane”.La depressione può configurarsi come un intenso stato emotivo (la notizia di una disgrazia), come una normale fisiologica oscillazione dell'umore (tante volte, al mattino, ci sentiamo un po' giù, senza motivo), un sintomo di una malattia (è frequente la depressione in alcuni trattamento farmacologici cronici, come quello con flunarizina nelle cefalee o con cortisonici nelle malattie autoimmuni)o, più raramente, una malattia di per sé.Diceva Arieti, famoso psichiatra americano degli anni sessanta – settanta:“E' comune il dolore che coglie l'essere umano quando un avvenimento avverso colpisce la sua esistenza precaria, o quando la discrepanza tra la vita come è e come potrebbe essere diventa il centro della sua fervida riflessione. (Demoralizzazione)E' meno comune, ma abbastanza frequente da costituire uno dei principali problemi psichiatrici, il dolore che non si attenua con il passare del tempo, che sembra esagerato in rapporto al presunto evento precipitante, o non collegato a nessuna causa (Arieti – 1978) (Depressione)La depressione è prima di tutto una normale esperienza di vita, connessa a tutta una serie di esperienza negative della nostra esistenza, e legata a sentimenti di perdita, distacco, separazione.La vita umana è una serie ininterrotta di “separazioni”, “perdite”, dal momento in cui usciamo dall'utero (che posto meraviglioso: si galleggia lievemente nel liquido amniotico, in uno stato sognante, in penombra, con rumori ovattati, in relazione esclusiva e totale con mammà…una paziente, con esperienza di precoma, lo descriveva come uno stare sospeso senza corpo in una piacevole

nebbia con una sensazione interna di intensa beatitudine) a quando ci rendiamo conto, piccolini, che ogni tanto mamma sparisce alla nostra vista per andare in cucina, a quando per la prima volta andiamo all'asilo, fino al distacco definitivo che si ha con la morte (nostra o di una persona a noi vicina). Ogni esperienza depressiva richiede un processo di elaborazione (il “lutto”, nella terminologia freudiana), che ci porti a dare un senso alla perdita, ad accettarla come normale e inevitabile esperienza di vita, ma anche ad “usarla” per un percorso interiore di crescita verso la presa d'atto dei propri limiti, come individui e come umanità, così la smettiamo di stare avvolti nella sfera del narcisismo e di vivere in una sorta di delirio di onnipotenza: siamo limitati e mortali, punto e basta!, per procedere verso una matura “indipendenza” psichica. Non tutte le “depressioni” si configurano come malattia.Non sempre la “malattia depressiva” ha bisogno di cure.Un tempo per il “male di vivere”, ci si rivolgeva all'amica del cuore, al sacerdote in confessione, a volte, rischiando grosso, anche alla vicina di casa o, rischiando ancora di più, ad un parente.Oggi sembra che tutto si sia “medicalizzato”, per cui si va “naturalmente” dal psichiatra per chiedere la medicina (“la pillola della felicità”) o comunque “una cura”: non un consiglio, un conforto, un aiuto, un confronto, un suggerimento, ma una cura. Un tempo c'erano i ragazzi timidi, gli imbranati che non spiccicavano parola, che facevano tappezzeria alle feste, e arrossivano violentemente appena qualche ragazza o comunque qualcuno rivolgeva loro la parola o chiedeva loro di esporsi in pubblico (tipo: “Fai vedere come fai una dichiarazione d'amore a Marina, o “Abbiamo deciso che sarai tu a fare il brindisi conclusivo della festa).Oggi sono “malati”, affetti da “fobia sociale”, e devono essere curati con serotoninergici. Le statistiche ci dicono che la “depressione” è oggi molto diffusa tra i giovani.Forse è solo “discrepanza tra la vita come è e come potrebbe essere”, in cui però sono altri e non i giovani stessi a decidere come questa vita dovrebbe essere (i media ne sanno qualcosa).Allora, nella impossibilità o difficoltà di poter decidere veramente con libertà, tutto è giustificato per consentire di aderire ai modelli proposti e alle mode del momento.E se non ci riesco, divento “depresso”. O sono solo un imbecille?

LA DEPRESSIONEDott. Francesco Iadevaia

La

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COSTRUIAMO LE BASI PER IL NOSTRO FUTUROI Leo e il Progetto TENS: I giovani e le energie rinnovabili

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Dott.ssa Anna StaracePresidente Leo Club Napoli Nord-Est

2011 è, secondo molti studiosi, l'anno in cui la produzione di petrolio raggiungerà il suo culmine per poi calare in futuro.E' proprio la diffusione di queste analisi che spinge l'opinione pubblica ad affrontare il problema delle energie, facendo riferimento a quanto di teorico possa essere evidenziato nella differenza

tangibile tra le fonti di energia rinnovabili e fonti non rinnovabili.Lo svantaggio delle fonti fossili: petrolio, carbone e gas naturale è di essere fonti primarie e

come tali esauribili.In realtà è essenziale considerare tale problematica in riferimento a considerazioni di tipo demografico e l'utilizzo nei paesi sviluppati ed in quelli sottosviluppati in fase di forte

sviluppo, come Cina ed India. Le fonti fossili oltre ad essere probabilmente destinate ad esaurirsi sono di fatto inquinanti sia in fase di estrazione che di utilizzo.

In tutti questi processi si ha un consumo di energia cioè una parte dell' energia “estratta” deve essere usata perché sia possibile proprio il processo di estrazione, un processo di certo non efficiente. Per ovviare a questi problemi è necessario

ricorrere ad un uso massiccio su scala mondiale delle risorse rinnovabili ed i giovani è giusto che inizino a conoscerle meglio.

E' proprio in questa fase del processo che i giovani Leo, grazie al Progetto di Studio Nazionale, entrano in campo con l'obiettivo di trasmettere alla

società e alle istituzioni, in particolare a quelle preposte alle politiche giovanili, le impressioni dei giovani sul territorio di appartenenza e potenziare e stimolare nei giovani la loro crescita individuale nell'ambito della cultura e della solidarietà.Il Concorso si apre e si rivolge ai giovani studenti delle scuole

elementari, medie inferiori e superiori che hanno concorso con la stesura di Temi e lavori sul tema delle energie rinnovabili.

Il miglior lavoro sarà premiato come Impegno per l'ambiente – Riflettore sulle energie rinnovabili.

L'esperienza maturata dal contatto con i giovani ha sollecitato, al nostro interno, molte riflessioni e proposte, in particolare la volontà di:- Incentivare l'interesse verso l'ambiente che ci circonda e in particolar modo sull'utilizzo delle energie rinnovabili- Offrire ai giovani l'opportunità di esprimere le proprie opinioni e impressioni sulla loro realtà di appartenenza, mirando all'innovazione e al coinvolgimento.

- Accendere curiosità e passione per il conoscere, promuovere e stimolare la partecipazione sociale.

I giovani sono il futuro del nostro paese ed è importante che a loro venga data la possibilità di esprimersi e soprattutto la possibilità di immaginare un futuro migliore.

Il

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La Varicella è una malattia infettiva. Il periodo di incubazione è di 10-21 giorni e la viremia va dal giorno antecedente la comparsa dell'eruzione cutanea al 41° giorno successivo.La Varicella si trasmette per contagio diretto interumano; il virus eliminato mediante le secrezioni oro-faringee penetra nell'organismo per via respiratoria.Il 17% delle gestanti infettate trasmetterebbe il virus al feto.Un'infezione nel primo trimestre è stata associata ad una embriopatia malformativa, che determina una vera e propria sindrome malformativa; denominata “Sindrome da Varicella congenita” che colpirebbe il 7% dei feti infettati.E' caratterizzata da gravi lesioni cutanee cicatriziali, da atrofia muscolare, ipoplasia delle dita, lesioni cerebrali tipo encefalite o atrofia cerebrale.Quando l'infezione avviene nel II e III trimestre la possibilità di una infezione fetale e delle sue eventuali conseguenze dipendono dal rapporto cronologico tra momento del parto, viremia materna e produzione di anticorpi materni.Possono essere considerate le seguenti situazioni:- l'infezione avviene almeno 21 giorni prima del parto: si ha il

passaggio transplacentare del virus nel 17% dei casi, la malattia fetale ha decorso favorevole in quanto sono presenti anticorpi materni, il feto guarisce prima del parto.- Il parto avviene nel periodo di incubazione della malattia: il bambino nasce sano ma può infettarsi durante il parto o subito dopo. Manca la protezione degli anticorpi materni ma il decorso della malattia è favorevole poiché di solito l'infezione avviene per via respiratoria.- Il parto avviene tra il giorno antecedente ed i quattro giorni successivi all'eruzione cutanea: il feto può infettarsi per via ematica e la malattia in questo caso è molto grave, talora mortale anche perché non vi è tempo per il passaggio transplacentare anche di anticorpi materni.La protezione dei bambini nati in giorni a rischio viene effettuata con la tempestiva somministrazione di immunoglobuline specifiche e poiché l'efficacia di questo trattamento diminuisce quando sono trascorse 72 ore dal contagio, nel caso di gestanti a termine è proponibile l’induzione del parto entro 48 ore dall'eruzione vescicolare.

Dott.Giuseppe Rota

VARICELLA ED HERPES ZOSTERQuali sono le conseguenze se contratte in gravidanza

Il caffè è un a bevanda ottenuta dal seme della Coffea Arabica e Coffea Robusta. Queste varietà hanno una differente quantità di caffeina maggiore nella robusta e minore nella varietà arabica. Il chicco di caffè viene sottoposto a diversi processi di lavorazione tra le quali la tostatura e la macinazione, che portano alla produzione di una polvere dalla quale per infusione o per ebollizione si ottiene la bevanda. La torrefazione e la miscelazione di diverse di varietà di caffè possono essere responsabili del contenuto in caffeina e delle caratteristiche organoelettiche della bevanda. La torrefazione inoltre conferisce l' aroma costituito da circa 700 sostanze volatili (aldeidi, chetoni, alcoli, furfuroli ect.) oltre al caratteristico pigmento marrone del chicco di caffè dovuto alle melanoidinie. Mediamente per la preparazione di una tazzina di caffè si utilizzano 6 grammi di polvere.Gli effetti del caffè sull'organismo sono in gran parte attribuibili alla caffeina, ma in buona misura anche ad altri componenti.

infine, lo scarso valore calorico del caffè che quindi, può essere usato liberamente nelle diete ipocaloriche senza problemi.

Gli effetti della caffeina dipendono dal tipo di caffè usato (ogni qualità ha una diversa quantità di caffeina), e dall'organismo.Il Caffè consumato regolarmente dimezza il rischio di cancro al fegato e diminuisce quello della mammella e del colon, grazie a una particolare sostanza chiamata metilpiridinio, che è un potente antitumorale. Possiede un effetto eccitante sul sistema nervoso centrale, intervenendo sulle sinapsi, riduce il senso di stanchezza e aumenta il rendimento. Il caffè ha un effetto stimolante sulla digestione e sulla peristalsi intestinale soprattutto se consumato dopo il pranzo.Il caffè contiene meno ossidanti del tè. In compenso, diverse ricerche hanno rivelato che la caffeina possiede buone proprietà analgesiche, ut i l i in particolare nei casi di cefalea.Se ci si limita a due tazzine di caffè al giorno non ha effetti indesiderati. Anzi, rendono più reattivi e stimolano la memoria a breve termine. Dulcis in fundo non è da sottovalutare, e

Sandro Ingenito

I BENEFICI DEL CAFFE’

“Il Caffè consumato regolarmente dimezza il rischio di cancro al

fegato e diminuisce quello della mammella e del colon, grazie a

una particolare sostanza chiamata metilpiridinio, che è un

potente antitumorale.”

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Sandro Ingenito

LA CATASTROFE GIAPPONESE PREOCCUPA L’EUROPADubbi sul nucleare dopo l'esplosione alla centrale di Fukushima. In Italia si deciderà col referendum

SI

NO

Giappone farà la revisione delle sue politiche energetiche dopo la crisi di Fukushima. Il premier NaotoKan ha affermato che l'incidente ha spinto il Giappone a rivedere la sua politica legata all'energia, basata sul crescente utilizzo di energia nucleare per contribuire a combattere il riscaldamento globale.Nonostante le tante rassicurazioni che arrivano dalle istituzioni nipponiche, le p a r o l e " n u c l e a r e " , " F u k u s h i m a " preoccupano e non poco.La terribile situazione verificatasi in Giappone dimostra che per le centrali atomiche non esiste sicurezza.La centrale esplosa, dalla quale è fuoriuscito materiale radioattivo, era stata progettata con tutti i più avanzati sistemi di sicurezza, dotata di criteri tecnici che avrebbero dovuto far fronte a terremoti di qualsiasi entità.Ciò che desta interesse è la situazione legata alle conseguenze che saranno enormi e non ci sono strumenti di alcun tipo per far fronte all'esigenza sanitaria.A preoccupare sono i rilevamenti del Cesio-137. Ma cosa comporta la contaminazione di questa sostanza? Il Cesio-137 è un sottoprodotto della fissione nucleare dell'Uranio, l'esposizione a questa sostanza pone un rischio sanitario per chiunque ne venga a contatto ed è il radioelemento che sta causando il maggiore impatto sanitario dall'incidente di Cernobyl, questo può rimanere nell'ambiente e nella catena alimentare per trecento anni.La catastrofe di Cernobyl del 26 aprile 1986 è ancora nella mente di tutti. Nella centrale si stava effettuando un esperimento definito come “test sicurezza”. Poi l'esplosione. Riguardo alle cause dell'incidente sono state pubblicate due tesi.

La prima, attribuiva la responsabilità interamente agli operatori dell'impianto. Diverso fu il giudizio espresso in un secondo studio, dove si evidenziava anche il ruolo delle gravi debolezze di progettazione del reattore nucleare e delle barre di controllo.Le conclusioni delle inchieste appaiono contrastanti, ma a prescindere dalle valutazioni di responsabilità riguardo singole persone o azioni umane, i dati comunemente accertati sono che, nel suo complesso, l'evento appare come il risultato di un'impressionante somma di fattori di rischio, ovvero di una catena di errori e mancanze, riguardanti sia le caratteristiche del tipo di macchina, sia errori di progetto in alcuni particolari meccanici, sia del sistema di gestione economico e amministrativo, per cui la centrale elettrica risultava priva di personale qualificato.Chernobyl, in certi punti d'Europa, è un problema ancora oggi, dopo vent'anni. Il Cesio 137, considerato il più duraturo degli elementi radioattivi sprigionati dall'esplosione, anche se nella maggior parte del Continente l'elemento è già tornato ai livelli precedenti all'incidente, ci sono ancora diverse zone in cui il livello di attenzione è ancora alto.In luoghi dove c'è stato un forte deposito di Cesio 137, i cibi naturali che vengono raccolti e lavorati dall'uomo, per esempio i funghi, a distanza di anni possono ancora contenere un'alta concentrazione di quest'elemento. Come pure gli animali che si cibano di questi alimenti possono avere livelli di Cesio al di sopra della norma.Da Cernobyl a Fukushima per arrivare a oggi e riaprire il dibattito in tutta Europa

rinnovabili e sull'introduzione di impianti nucleari in Italia.Per energie rinnovabili convenzionalmente ci si riferisce a quelle forme di energie generate da fonti che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano e il cui utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Nucleare, invece, significa produrre energia attraverso la trasformazione dei nuclei atomici. L' energia nucleare, assieme alle fonti rinnovabili e a quelle fossili è una fonte di energia primaria, cioè presente in natura e non derivante da altre forme di energia. Nonostante questo, la Commissione Europea ha dichiarato che il nucleare non è considerabile come energia rinnovabile.Perché, dunque, investire risorse economiche nel progetto atomico? Quali rischi comporterebbe aprire una centrale nucleare nel nostro Paese e soprattutto, l'Italia sarebbe pronta a d affrontare una ca tas t rofe nucleare come quel la giapponese? Molti sono gli interrogativi. C'è chi si dice favorevole, ma non vorrebbe mai una centrale sotto casa. C'è chi invece punterebbe sulle energie rinnovabili, un'alternativa valida, non più un utopia, una realtà economica e occupazionale e per giunta ecologica. Ma i detrattori ne mettono in evidenza lo scarso potenziale che non permetterebbe di dare energia all'intero Paese.L'ultima parola ora spetta al popolo. Il 12 e 13 giugno ci sarà il referendum proprio sulla questione “nucleare sì, nucleare no”, oltre a quelli sulla privatizzazione dell'acqua e sul legittimo impedimento. E come democrazia insegna, sarà il popolo sovrano a decidere quale sarà la “fonte” da cui trarre energia nel prossimo futuro.

Il

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oncepire un figlio è una scelta fondamentale nella vita di ogni coppia, a cui bisogna avvicinarsi nel miglior modo possibile ed è proprio per questo motivo è opportuno sottoporsi ad alcuni controlli preconcezionali (prima del concepimento). Tali esami oltre a garantire il benessere del nascituro, consentono di affrontare tranquillamente tutto il periodo della gravidanza.Per una consulenza preconcezionale è opportuno rivolgersi al proprio ginecologo, che forte della sua esperienza saprà consigliare gli esami necessari.Infatti tali controlli sono fondamentali a diagnosticare preventivamente patologie o infezioni trasmissibili al feto ed escludere con una percentuale molto alta il rischio di malattie congenite.Gli esami preconcezionali di routine che vengono eseguiti sia per la madre che per il padre sono:una visita medica con anamnesi familiare(la storia clinica dei soggetti serve per evidenziare l'eventuale ereditarietà di malattie geneticamente trasmesse), un esame sierologico del sangue per escludere infezioni (quali HIV, epatite e sifilide), l'analisi del gruppo sanguigno e del fattore Rh sono importanti per accertare la compatibilità tra il sangue della madre e quello del feto. Esami da effettuare solo per la madre sono la ricerca degli anticorpi di:citomegalovirus IgG e IgM, rosolia IgG e IgM (pericolosa in gravidanza), toxo-test IgG e IgM per verificare se ci siano gli anticorpi alla toxoplasmosi (un'infezione che si contrae mangiando cibi infetti, che può danneggiare il feto e per la quale non esiste un vaccino), visita ginecologica generale e un Pap test(l'esame citologico cervico vaginale), eventuale DUO test da eseguire tra la 11 e 13 settimana (se indicato dal proprio ginecologo).Molti di queste analisi sono in regime di convenzionein base alla settimana di gravidanza della paziente.Poi vi sono dei principi generale da seguire quali:Non fumare, non bere alcolici, evitare di prendere farmaci senza chiedere prima al medico , evitare di eseguire esami radiologici, evitare sport violenti, oltre a tutti quei consigli che verranno indicati dal proprio ginecologo.In conclusione, la diagnostica preventiva fornisce alla coppia e, in particolare alla donna, un insieme di strumenti per prepararsi con consapevolezza e serenità alla gravidanza.

QUALI SONO I TEST DA EFFETTUARE PRIMA E DURANTE LA GRAVIDANZA

Dott. Salvatore Marino

CENTRO MEDICO CHIRURGICOPOLISPECIALISTICO

Via A.Manzoni n.105 . 80026 Casoria (NA) cell. 3385437794 - tel. 0817316594

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STORIAL'intolleranza al glutine detta anche celiachia è una sindrome clinica caratterizzata da atrofia della mucosa duodeno-digiunale causata dalla presenza del glutine nella dieta, ed è reversibile con l'eliminazione di esso.Le prime descrizioni di tale patologia furono date dal un medico greco Areteo di Cappadocia, vissuto nel I secolo dopo Cristo, descrivendo tale sindrome caratterizzata da diarrea cronica. Però solo successivamente nell'ottocento vi furono descrizioni più accurate di tale sindrome e di tutta la sintomatologia gastroenterica ad essa legata e si cominciò a sospettare che la causa di tale sindrome fosse il grano.Solo negli anni '50/60 vi fu un ulteriore impulso alla ricerca, identificando nell'atrofia della mucosa intestinale il danno istologico della mucosa intestinale tipico della celiachia e della relazione tra essa e l'assunzione di glutine.Solo successivamente vi è stata la scoperta della presenza di anticorpi contro la gliadina, e ancora più recentemente la presenza di autoanticorpi quali “antireticolina, antiendomisio ecc”, più che sufficienti per diagnosticare la malattia celiaca nella forma classica.Questa interazione tra dieta e lesioni istologiche è fondamentale per comprendere i molteplici aspetti di quella che, a ragione, viene considerata come il prototipo delle patologie da intolleranza ad un alimento.

EPIDEMIOLOGIA E CLINICANumerosi studi hanno dimostrato che la celiachia è una delle patologie croniche più frequenti in Europa e presumibilmente del mondo intero.Sono state fatte numerose ipotesi sull'origine della malattia celiaca, ma la più probabile è quella che fu formulata da Luigi Greco che suggeriva di interpretare la intolleranza al glutine come fenomeno di mancanza di adattamento alla variazione dell'alimentazione insorta quando l e p o p o l a z i o n i n o m a d i , essenzialmente dedite a caccia e pesca , diventarono stanziali e cominciarono a coltivare cereali. Ciò avvenne probabilmente in Mesopotamia circa 10000 anni fa è portò alla successiva selezione di cereali sempre più collosi, quindi più glutinati, per la loro migliore palatabilità, durante i secoli successivi.I discendenti di altri cacciatori e pescatori, che non avevano avuto il lento adattamento e la selezione genetica conseguente, potrebbero essere i soggetti geneticamente predestinati all'intolleranza al glutine.Vi sono, oltre alla predisposizione genetica, importanti influenze ambientali, quali l'alimentazione al seno, l'epoca di introduzione e la quantità di glutine, le infezioni gastrointestinali, il tipo di cereale e di glutine assunto, e tutte influenzano l'insorgenza della malattia e le lesioni istologiche.Numerosi studi clinici dimostrano che l'allattamento al seno ha una influenza protettiva. È verosimile che un lungo all'allattamento al seno e una ritardata introduzione del glutine nel primo anno di vita possano ritardare l'esordio e

moderare la severità delle manifestazioni cliniche.Il meccanismo tossico della gliadina è ancora oggi in parte sconosciuto e sono state formulate differenti teorie patogenetiche. Normalmente un individuo sviluppa una tolleranza nei confronti delle proteine assunte con la dieta.Secondo l'ipotesi enzimatica la mancanza di uno o più enzimi (peptidasi) a livello dell'orletto a spazzola comporterebbe una incompleta digestione della gliadina ed un l'accumulo di uno o più peptici tossici per la mucosa intestinale. Poiché le alterate attività peptidasiche nel celiaco tornano normali escludendo il glutine dalla dieta, suggerendo che la carenza enzimatica sia secondaria all'atrofia, questa ipotesi è stata abbandonata.Secondo l'ipotesi tossica diretta o lectinica, i peptidi della gliadina eserciterebbero una azione tossica dopo essersi legati a specifici recettori del glicocalice dell'orletto a spazzola. Nonostante questo legame di tipo agglutinante sia dimostrato, questa teoria postula una citotossicità diretta del complesso peptide – recettore.

S e c o n d o l ' i p o t e s i immunologica formulata da Strober nel '78, il meccanismo effettore del danno è di natura immunologico. Clinicamente la malattia celiaca è stata per anni ritenuta una patologia con un quadro “ c l a s s i c o ” c o n s i n t o m i gastroenterici a sviluppo graduale dopo il divezzamento e, in una minoranza dei casi, un quadro “atipico” con un decorso più subdolo e manifestazioni cliniche più tardive. Molto spesso alcune patologie, specialmente quelle di natura i m m u n i t a r i a , p o s s o n o associarsi alla malattia celiaca, costituendo un grosso spettro di sintomi e di alterazioni di svariati apparati, che a volte rispondono in maniera positiva

alla esclusione del glutine dalla dieta. Che possono andare da quelle Immunologiche (diabete, tiroiditi, vasculiti, cirrosi biliare etc.) a quelle neurologiche psichiatriche (sindromi cerebellari, encefalopatie progressiva, epilessia etc.) o ad altre associazioni (fibrosi cistica del pancreas, neoplasie, sindrome di Down etc).

CELIACHIA, STORIA ED EPIDEMIOLOGIADott. Salvatore Marino

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