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[UNICO] people&style 08/11

Date post: 03-Aug-2016
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Il magazine della provincia di Cuneo marzo/aprile 2011
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Poste Italiane spa - Spedizione in Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB/CN - anno III - numero 08 - Marzo - Aprile 2011 English Version Inside e 5,00 sergio sgrilli | uomini e lupi | castelli del marchesato | sci femminile | san francesco a cuneo | mercato contadino elisa isoardi la pietà a savigliano moda sposi 2011 il futuro germoglia nel presente
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Mi unisco al pensiero del cardinale Bagnasco che invita il Paese a ri-correre maggiormente al pensiero comunitario, tornando a pensa-

re più al “noi” che al personale “io”. In questo mi sembra stia l’inizio di un rinnovamento di pensiero che auspico presente nei giovani, il futuro della nostra società. L’impegno: costruire un’Italia migliore, richiamandoci tutti alle responsabilità. In questo contesto, l’augurio è che chi governa il bene comune non dimentichi, prima di tutto, di ricoprire funzioni pubbliche, con il dovere di dare per primo il buon esempio. Per arrivare al giorno, non vi è altra strada se non la notte. Ecco che sta arrivando la primavera, giorno nuovo, tempo di rinascita. Le giornate si allungano, le temperature si alzano e vi invitiamo a scoprire con noi nuovi angoli del nostro territorio.A Savigliano, per la processione pasquale della Pietà, a Entraque, nel Par-co Naturale delle Alpi Marittime, per incontrare il lupo nel suo ambiente naturale, o nelle terre del Marchesato di Saluzzo, per ritrovare insieme al FAI angoli di storia pittoreschi e suggestivi. Abbiamo chiacchierato con Elisa Isoardi, conduttrice televisiva e testi-monial nel mondo del Cuneese; abbiamo incontrato le giovani promesse femminili dello sci nordico e siamo stati a tu per tu con Sergio Sgrilli, protagonista del cabert italiano. Ma non dimentichiamo che questa è la stagione degli sposi, offrendovi un importante servizio di moda realizzato dal nostro team di professionisti, tutti cuneesi che si sono affermati a livello internazionale nel campo del fashion. Le immagini narrano da sole.Buona lettura.

Roberto Audisiodirettore artistico

[email protected]

EDITORIALE

Rivista bimestrale della Provincia di CuneoAnno III • Numero 08 • Marzo - Aprile 2011

Direttore responsabile:Alessio Botto • [email protected]

Direttore artistico:Roberto Audisio • [email protected]

Redazione:[email protected]

Concessionaria unica di pubblicità:BB Europa Edizioni • via degli artigiani, 17 - Cuneo

Direzione Marketing & pubblicità:Jolanda Bivona • [email protected]. +39.388.61.86.091

[UNICO] è una pubblicazione di BB Europa EdizioniVia degli Artigiani, 17 • 12100 Cuneo tel. +39.0171.60.36.33Reg. Trib. di Cuneo n. 617 del 1 Agosto 2009

Stampa:TIPOLITOEUROPA • [email protected] • www.tipolitoeuropa.com

Tutti i diritti riservati, è vietata la pubblicazione, anche parziale, senza l’autorizzazione dell’Editore© BB Europa Edizioni. Nell’eventualità che testi e il-lustrazioni di terze persone siano riprodotti in questa pubblicazione, l’editore è a disposizione degli aventi diritto non citati. L’editore porrà inoltre rimedio, a se-guito di segnalazione, ad eventuali non volute omissio-ni e/o errori nei relativi riferimenti.

Garanzia di riservatezza per gli abbonati.L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiedere gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo a: “BB Europa Edizioni” - Responsabile dati UNICO - Via degli Artigiani, 17 - 12100 Cuneo. Le informazioni custodite nell’archivio elettronico della “BB Europa Edizioni” saranno utilizzate al solo scopo di inviare agli abbonati la testata e gli allegati, anche pubblicitari, di interesse pubblico (legge 675/96).

Puoi trovare [UNICO] nelle migliori Edicole della Pro-vincia di Cuneo. A Torino nella Libreria Internazionale Luxembourg.

Questo numero è stato chiuso in redazione il 28 febbraio 2011.

In copertina: foto di Daniele Molineris.

AlessioBotto DIRETTORERESPONSABILE

[email protected]

CONTRIBUTORS

con il patriocinio di:

Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo numero

hanno scritto:

Roberto AudisioGiuseppe BarberoEnrico BertoneLuigi BottaClaudio CrovettoGiovanna FocoFabrizio GardinaliLuca GiacconeEraldo GiubergiaBeppe IncarbonaWalter LambertiLuca MorosiAnnamaria Orzi LucchiniAlessandro ParolaGian Luca PasqualeMichelangelo PellegrinoGuido TestaAlessio Toselli

hanno fotografato:

Roberto AudisioFederico BertoneFederico BottaAndrea CiriminnaTino GerbaldoDaniele MolinerisBruno MurialdoPress Office ATL CuneoPress Office C.S.V.Press Office Parco Naturale Alpi Marittime

traduzioni: Lidia Dutto

aderente a:

RobertoAudisio DIRETTOREARTISTICO

[email protected]

JolandaBivona DIREZIONEMARKETING & PUBBLICITÀ

[email protected]

Seguici su facebookUNICO PEOPLE & STYLE

EVENTI10 | antichi rituali in nuova luce28 | al cuore del desiderio

RITRATTO18 | gli occhi sinceri di elisa46 | un sex symbol in pantofole

NATURA24 | l’incontro fra uomini e lupi

ITINERARI30 | fascino e mistero nel marchesato

SPORT34 | non chiamateci ragazzine

AZIENDE38 | tutti i sensi della pasta66 | la tua casa in anteprima

ARTE44 | san francesco ritrovato

ECONOMIA50 | ad alba: energia tra le top ten56 | il mercato del contadino60 | strategie per il futuro

GUSTO54 | corpo e spirito

FASHION STYLE62 | relazioni fashion art68 | moda sposi 2011

TECNOLOGIA64 | la luce del futuro illumina il passato

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SOMMARIO

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05 | EDITORIALE

07 | SOMMARIO

08 | PRIMO PIANO

41 | L’INTERVISTA IMPOSSIBILE

82 | LIFE STYLE

84 | IN VETRINA - DESIGN

85 | LEGGE

86 | ARTE

88 | BONTÀ A TAVOLA

89 | PILLOLE DI FISCALITÀ

90 | FINANZA

94 | ENGLISH VERSION

RUBRICHE

PrimoPianoTRATTORI E NON SOLOGrande attesa per l’importante appuntamento, giunto quest’anno alla trentesima edi-zione. Trecento cinquanta gli espositori su un’area di 46mila metri quadrati. Opportunità da non perdere per informarsi sulle novità della meccanizzazione in campo agricolo e cogliere, anche, occasioni che saranno presentate. Da quest’anno, inoltre, c’è una nuova sezione: “CamBio…per un’altra terra”, area interamente dedicata al mondo del biolo-gico. Per gli imprenditori interessati all’estero, poi, la novità da non perdere è il progetto Business to Business, redatto in collaborazione tra Camera di Commercio di Cuneo e Centro Estero Alpi del Mare: sono presentati incontri tra operatori dell’Egitto, del Marocco e di alcuni costruttori della provincia di Cuneo.L’appuntamento è nell’area fieristica di Borgo Marene, a Savigliano, dal 18 al 20 marzo.

LEVALDIGI VOLA IN MAROCCONuova tratta da Cuneo per Casablanaca: l’accordo, con Air Arabia Maroc, è fatto. Il primo volo, da Levaldigi, il 1 luglio. Il prezzo promozionale è di 65 euro.Questa non è che una delle ultime vittorie, a servizio del territorio. Soddisfatti il presi-dente dello scalo cuneese, Guido Botto, l’amministratore di Geac, Gian Pietro Pepino e l’amministratore delegato della compagnia low cost marocchina Rohit Ramachandran.In virtù degli ottimi risultati pare, inoltre, anche imminente la fusione tra l’aeroporto di Cuneo Levaldigi - il cui piano industriale, per i prossimi tre anni, punta ad arrivare ai 400mila passeggeri, dai 240mila attuali - e Torino Caselle che ha aperto il 2011 con un incremento dell’8% dei passeggeri rispetto allo stesso periodo del 2010.

INTERNATIONAL NETWORKING WEEKFebbraio è stato il mese internazionale dedi-cato al Networking: attività cioè svolta da due o più soggetti per scambiare e condividere informazioni e risorse. Organizzato da BNI (Business Network International), che è la più vasta organizzazione di scambio referenze al mondo, in Italia l’evento è stato il seminario dedicato al ruolo chiave che il networking ha nella società contemporanea che si è tenuto il 23 febbraio presso la sede di Assolombarda, l’associazione delle imprese industriali e del terziario dell’area milanese. Il workshop milanese ha visto una serie di interventi anche da parte di insigni docenti dell’Università Cattolica oltre a quelli di Assolombarda e BNI Italia. Nutrita è stata la partecipazione dei Capitoli cuneesi: il Capitolo Bisalta di Cuneo e il Capitolo Monviso di Saluz-zo. Il capitolo è l’unità di lavoro base di BNI, all’interno del quale si espleta la princip ale attività di networking e di scambio referenze. L’unicità di rappresentanza di ogni categoria professionale all’interno di ogni capitolo ga-rantisce all’imprenditore o al professionista di essere protagonista nello scambio di referenze che porta inevitabilmente a incrementare la propria sfera di contatti e di conseguenza il proprio giro d’affari. Il motto di BNI è Givers Gain che sintetizza in modo chiaro la filosofia dell’organizzazione: I Membri proattivi che forniscono referenze, ricevono a loro volta contatti e nuove opportunità di incremen-tare il proprio giro d’affari. A conclusione di questo periodo a Cuneo il 16 marzo, presso il Ristorante Les Gourmands in Via Statuto, 3/e a Cuneo, si tiene La giornata dell’Ospite. Tale evento è organizzato per spiegare alle attività imprenditoriali e professionali del cuneese l’organizzazione e l’efficacia del metodo BNI all’interno dei capitoli.www.capitolobisalta.it - www.bni.com

BIRRA, CHE PASSIONEBionda, bruna o rossa, sempre e comunque una passione: la birra. Per chi volesse imparare a degustarla, la proposta arriva da Eataly: Luca Giaccone, coordinatore del progetto Master of Food Birra di Slow Food, guida i partecipanti alla scoperta di alcuni tra i migliori micro birrifici artigianali italiani. Calendario: 3 marzo Birrificio La Petrognola (Piazza al Serchio – Lu), 10 marzo Birrificio Troll ( Vernante – Cn), 17 marzo Birrificio Maltovivo (Capriglia Irpina – Av), 24 marzo Birrificio Loverbeer (Marentino – To). L’orario è dalle 20 alle 22.30. Ventiquattro i posti disponibili. 100 euro il costo.

PrimoPianoBANCA DI CHERASCO CREDITO COOPERATIVO APRE LA 27MA SEDE. È A MONCALIERI“In un momento in cui le aggregazioni e le fusioni tra i grandi Istituti bancari, dove i rapporti umani sono sempre meno considerati, hanno mostrato tutte le loro lacune, noi crediamo sia ancora possibile proporre un modo di fare banca a “misura d’uomo”, non vincolato soltanto a meri dati statistici e di profitto, ma anche legato a principi come la mutualità e la cooperazione nei quali ci identifichiamo” dice Alberto Bravo, presidente della Banca di Cherasco Credito Cooperativo. Ad assumere la direzione della filiale in piazza Vittorio Emanuele II n°90 è Carlo Gandino, già storico direttore dell’agenzia 1 di Bra, mentre il suo vice è Alex Garbin, ex direttore della filiale di Cervere.

ENERGIA PULITA DAL LAGO SOLAREA Saluzzo, nuovo parco fotovoltaico in una cava dismessa: quasi 67mila metri quadrati coperti di pannelli in frazione Cervignasco, regione Paschere. Il progetto è nato grazie all’incontro di due realtà imprenditoriali saluzzesi: la società Costrade s.r.l., con consolida-ta esperienza nel campo edile, movimento terra ed escavazioni e Iscat s.r.l., giovane realtà di ricerca, progettazione e sviluppo di sistemi per la divulgazione delle energie rinnovabili a livello nazionale ed internazionale, specializzata nel campo dell’energia fotovoltaica. “L’idea che ci ha spinti a elaborare questo progetto - spiegano gli ideatori - è stata la riquali-ficazione di una cava di inerti con la realizzazione, al suo interno, di un impianto fotovol-taico innovativo per la produzione di energia elettrica. Inserire un parco fotovoltaico in una cava risolve, grazie ad un unico sistema integrato, le esigenze edilizie, urbanistiche ed energetiche dei Comuni; prima la cava sopperisce alle necessità di sviluppo urbano e poi, una volta terminata la coltivazione, il terreno viene utilizzato per sopperire alle esigenze energetiche, industriali e domestiche della zona producendo energia pulita, senza intacca-re aree adibite all’agricoltura”.

ANDAR PER PARCHIOrientarsi nei parchi sarà più semplice: è stato siglato il protocollo di intesa tra Regione e Club Alpino Italiano per la gestione della segnaletica nei parchi e nelle riserve naturali piemontesi. Firmatari l’assessore regionale ai Parchi e alle Aree Protette, William Casoni e Luigi Geninatti, presidente CAI del Piemonte. L’obiettivo di questa nuova gestione congiunta è uniformare l’immagine della segnaletica dei sentieri all’interno dei parchi piemontesi con quella già presente nel resto del territorio e migliorarne anche la cura ed efficienza.

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antichi rituali in nuova luce

Il suono a distesa del campanone della torre civica annunciava, sin dal sabato pomeriggio,

la celebrazione della Pasqua. La risurrezione di Cristo. La gente si precipitava alle fontanelle, ai pozzi, ai ruscelli, alle pompe, per bagnarsi il viso. Nel segno della purificazione. Della rina-scita. Era, questo, un impegno spirituale a par-tecipare, il giorno dopo, alla processione che la confraternita della Pietà organizzava ormai da lungo tempo riuscendo ad ottenere un mas-siccio coinvolgimento dei ceti più diversi della popolazione.Una processione fatta di riti, costruita nei secoli con conferme liturgiche, partecipata nella Set-timana santa con gli appuntamenti cui i fedeli non potevano mancare. Le cerimonie quotidia-ne presso la confraternita indicavano il percor-so della crescente spiritualità: ma era soprat-tutto il fastoso ed emblematico richiamo della discesa dall’altare della chiesa dell’imponente statua del Cristo risorto, a fare la differenza. Il giovedì. C’era, in quest’atto, un rispetto incon-dizionato ai riti della Passione. Quelli che im-ponevano l’eliminazione o la copertura in viola di ogni simbolo di vita. Come il Cristo risorto. La sua discesa si consumava nel fascino di una

A SAVIGLIANO UN RITO MAI DIMENTICATO DOVE FEDE, TEATRO, POESIA E FOLCLORE DIVENTANO MANIFESTAZIONE DELLA RELIGIOSITÀ POPOLARE

rappresentazione che, tra i fumi degli incensi, i suoni, i canti, le luci velate e il dramma dei ru-mori, trasformava un atto un po’ banale (calare lentamente dietro l’altare la statua lignea utiliz-zando un argano) in una grande macchinazione scenica il cui valore toccava il trascendente.Un rito che Savigliano non ha mai dimenticato. Oggi, certo, con il bombardamento quotidiano dei mass media ed i loro effetti speciali, l’imma-gine del Cristo che si immola per un po’ dietro l’altare - e che sparisce senza laser, luci strobo-scopiche, effetti tridimensionali ed altro - perde una parte di quel fascino che in origine, con un colpo di teatro fatto di sottile inventiva e di ar-cana furbizia, imponeva il senso di stupore ed ammirazione lasciando tutti a bocca aperta. La statua policroma spariva nel nulla per ricompa-rire tre giorni dopo, la domenica pomeriggio, in strada, portata a spalle da dodici persone in bianco, e, nel tripudio di una città vestita a festa, celebrare in pompa magna la pubblica ritualità della resurrezione del Cristo.Religione, teatro, poesia, colore e folclore as-sumevano ed assumono, ieri come oggi, il loro ruolo, rapportato al tempo e agli anni. Ruolo che è proprio di una gestione laica della religio-

DI DI LUIGI BOTTA - PHOTO: FEDERICO BOTTA

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ne. A Savigliano le quattro confraternite (della Misericordia, della Pietà, dell’Assunta e di San Giovanni), che si affiancavano ai luoghi di culto parrocchiali (sei parrocchie, comprese quelle frazionali), alle cappelle e agli otto conventi (per un totale di cinquanta e più edifici di culto che occupavano più o meno la metà del territo-rio edificato), facevano a gara nel fornire ai cit-tadini elementi di religiosità popolare capace di assecondare la liturgia cattolica e dare pregio, forza e potere agli uomini che nelle istituzioni laiche possedevano un ruolo direttivo.Ogni confraternita aveva le sue processioni, ogni confraternita cercava tra i benestanti e il popolo i propri finanziamenti, ogni confrater-nita documentava sul territorio una presenza «pesante», fatta sì di religione ma anche e so-prattutto di quattrini, tanti, che contribuivano a consolidare gli status esistenti e a dare alla comunità la certezza di un lavoro più o meno continuativo, al quale contribuivano un po’ tutti e beneficiavano praticamente in molti, moltissimi, fossero stati essi piccapietre, mastri d’ascia, ebanisti, muratori, dipintori, fornaciai, indoratori, cerai, sarti, orafi e mill’altri, compre-si i ricamatori ed i tintori.Era tutto un mondo. La Misericordia coi suoi “battuti neri” incappucciati il Venerdì santo, la notte, portava in processione il “catafalco” del Cristo, mettendo insieme un grande apparato di contorno che, illuminato dalle torce e con-dotto lentamente nel budello delle strette vie del centro, infondeva alla città un’impressione mistica e teutonica, forse anche un po’ da inqui-

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Una processione costruita nei secoli dove il rito ecclesiastico

assecondava la liturgia e dava pregio, forza e potere agli uomini

che nelle istituzioni laiche ricoprivano ruoli direttivi

sizione medioevale. L’Assunta era solare, estiva, piena di gioia ed altrettanto aperta e costrutti-va. Ospitava i confratelli artigiani, artisti, uomini di genio, e a ferragosto, il pomeriggio, metteva in fila tanti bambini vestiti da angioletto e tante donne e, con la musica in capo, portava in città il gruppo statuario della Madonna nell’atto di assurgere al cielo con le braccia aperte. Era un bel partecipare. La stagione e la giornata dava-no lustro al mistero dell’Assunzione.

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La Pietà - o “Crist”, come tramanda il dialetto piemontese della piana cuneese - col suo ora-torio in pieno centro, a ridosso della piazza Vecchia, era importante e indubbiamente non poteva esser da meno. I suoi confratelli, sin dall’origine, erano riusciti ad imporsi alla città per tutte quelle cose che li distingueva dagli al-tri. La loro chiesa era fondamentale, piena di ar-redi di grande qualità e di terribile modernità: un’esplosione del barocco che il cono d’ombra delle case circostanti rendeva affascinante ed imprendibile. Quando ancora il palazzo Cham-peaux, di origine romana, occupava per intero il sito dell’attuale piazza Pietà, la facciata rica-vata nella fuga a cannocchiale tra le case, inter-pretata dagli sguardi fuggevoli che dai portici di piazza Vecchia si spingevano a mezzanotte, non poteva non essere un segno imperativo di un potere spirituale, ma, come già detto, decisa-mente anche terreno.I confratelli - che erano ampiamente oltre il migliaio - per far fronte ai loro bisogni e non appellarsi in modo esclusivo alle offerte dei fedeli o alle donazioni dei potenti, semplici o testamentarie, mettevano in campo il loro inge-gno per far soldi. Più volte l’anno occupavano la piazza facendo giocare tutti al “tavolazzo” e al “pappagallo” (c’era da sparare, non si sa bene a cosa, con qualcosa di simile a un fucile, un archibugio). Si accedeva allo strumento dello sparo con il pagamento di sostanziosi oboli. Proponevano anche - e non solo ai saviglianesi - una grande lotteria cui i Savoia concedevano l’autorizzazione dietro versamento di una quo-ta percentuale. Oggi l’avremmo chiamato “bu-siness” popolare, per i regnanti, i confratelli, la chiesa, i fedeli e, naturalmente, la città. Ognu-no faceva la propria parte e tutti ne ricevevano, seppur indirettamente, il beneficio.I denari ricavati servivano all’arredo, alla pro-cessione, al mantenimento dei beni già in possesso e a nuove acquisizioni. Quando nel 1720 lo scultore Giovanni Battista Plura veniva contattato per la realizzazione dell’apparato

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LOCANDA DEL PROFVia Bra 33 - frazione Roreto - Cherasco - Tel 0172 495136Umberto Ferondi gestisce, con la sua famiglia, un ristorante che si distingue per l’assoluta qualità dei prodotti cucinati. Tutti i prodotti del territorio sono scelti rigorosamente per qualità e provenienza, ed ogni piatto propone la stagione con un abilità creativa davvero stupe-facente. Il tutto servito con cura dei particolari, con quell’accoglienza che si riserva ai migliori amici.

RISTORANTE TAVERNA TEATROVia Teatro, 7 - Savigliano - Tel 0172 31088A fianco del teatro, nel centro di Savigliano, un piccolo ristorante, dall’atmosfera calda ed accogliente. Si possono gustare piatti, anche a sorpresa, veramente buoni. Ottimo il servizio. Buono il rapporto qualità/prezzo. Chiuso il lunedì.

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DOVE MANGIARE

IL SEGRETO DI MILIA - Country Bed & Breakfast**** Strada Cavallotta 116 - SaviglianoTel 0172 726184 - mob 349 6997725Frutto di un attento recupero, abbina il sapore della tradizione di un rustico del XVII secolo al fascino della contemporaneità. Per la co-lazione vengono proposti i prodotti del territorio. Il giardino vanta una collezione di rose antiche, inglesi e moderne. Tisaneria, carta dei cuscini, dehor. Possibilità di organizzare tour, visite, degustazioni, trekking a piedi o in bicicletta.

RISTORANTE ITALIAP.zza Statuto 87 - Cavallermaggiore - Tel 0172 381296Andrea, il cuoco, cucina con molto piacere i piatti tradizionali pie-montesi privilegiando il più possibile i prodotti locali. Insieme al fra-tello Giorgio ricerca e studia sempre nuove ricette prese dal passato. Ottimo rapporto qualità/prezzo. Tutta la pasta fresca è prodotta in casa, così come i dolci. La carta dei vini propone principalmente etichette italiane, con prevalenza di quelle piemontesi. Chiuso martedì sera e mercoledì.

PROVATI DA UNICO

processionale composto dalla statua del Cristo, quella dell’Angelo e quella di Sant’Elena, sicu-ramente la disponibilità di spesa - dato l’autore richiestissimo in territorio subalpino - non do-veva essere di poco conto. Si trattava di un inve-stimento destinato a durare nel tempo e, ancor oggi, dopo più o meno trecento anni, tante guerre ed altrettante processioni e cerimonie del Giovedì santo, siamo qui a rendercene con-to. Insieme alla memoria del vissuto e alle testi-monianze delle cose tramandate, il possedere tre statue di pregio da mostrare nelle strade il giorno della Pasqua non è certo una banalità.Per la festività della Resurrezione, dunque, la città veniva abbellita da apparati posticci illumi-nati senza risparmio ed i balconi privati fasciati da addobbi in tessuto sfarzoso, composizioni

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floreali, quadretti religiosi e scritte di giubilo. Il percorso della processione era cosparso di pe-tali di fiori che venivano lanciati dalle finestre al passaggio del Redentore. In realtà l’intero serpente processionale era composto da perso-naggi, da rappresentanti di Ordini religiosi, da confratelli, da massari, da comparse e da fedeli. Oltre al clero locale ed alle autorità civili e mi-litari sfilavano nel tempo gli orfanelli, le suore, le scuole, i componenti le altre confraternite, le pie donne delle Figlie di Maria appartenenti alle quattro parrocchie, i Luigini e le Luigine di San Pietro ed il piccolo clero. In qualche edizione del lungo percorso storico c’erano anche i sol-dati ed i messi comunali in alta uniforme, Cara-binieri, Cavalieri sui loro pesanti cavalli da fatica e i delegati delle Società operaie e militari. La partecipazione era un fatto ambito e costituiva

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uno «status symbol» anche per le categorie più umili, che avevano in questi solenni momenti un’attimo di riconquista sociale.Oggi la situazione, chiaramente, si è modificata. Interrotta negli anni Settanta per difficoltà or-ganizzative, la processione è tornata una realtà consolidata dalla Pasqua del 2000. In crescen-do. I figuranti sono diventati circa duecento ed i loro abiti, proprio a partire dalla ripresa del millennio, sono stati tutti aggiornati, modifica-ti, abbelliti. Sono diventati opere d’arte che si apprezzano, ammirano e godono nel ritmo len-to e compassato del procedere dei personaggi lungo le strade cittadine. Raccontano, all’om-bra dell’antico stendardo della confraternita, le storie del Vecchio e Nuovo testamento, metten-do in fila, gli uni dietro gli altri, i personaggi che narrano della Passione di Cristo, del Vangelo, della Sindone, delle Virtù teologali, della Croce, del Martirio, della Resurrezione e presentano quei volti, come la Giuditta, la regina Ester, la Veronica, che danno un senso alla celebrazione pasquale collettiva.I partecipanti non corrono più il giorno pre-cedente, com’era tradizione sino a non molti decenni or sono, a bagnarsi il viso al suono del campanone della torre civica, ma confermano con entusiasmo e sentita partecipazione la loro presenza a questo rito sacro che si perde nel-la notte dei tempi e che, per fortuna, sembra non voler cedere il passo - almeno il giorno di Pasqua - ai troppi facili entusiasmi che gli stru-menti di comunicazione di massa oggi impon-gono attraverso i loro “media” casalinghi.

Le immagini di questo servizio rappresentano una selezione di quanto fotografato

nel corso delle edizioni della storica processione di Pasqua dal 2006 al 2009 da Federico Botta.

Ritratti che fissano immagini e ricordi secondo tagli inusuali, che portano lo spettatore

al centro dell’evento, con un effetto finale esaltato da colpi di flash che danno alle immagini colori

saturi e brillanti, richiamando alla mente la pittura tardo rinascimentale.

gli occhi sinceri di elisa

Il corpo è eloquente, gli occhi bucano lo schermo, le parole sono governate, la ge-

stualità è armoniosa: Elisa Isoardi usa la testa ed ha cuore. È presidente onorario della Asso-ciazione “Noi come voi per continuare a vive-re” di Caraglio. “Sebbene io viva a Roma, sono messa costante-mente al corrente delle attività. Stiamo racco-gliendo fondi per creare, a Caraglio, un centro socio sanitario per le malattie degenerative. Mi riferisco, ad esempio, all’autismo o alla scle-rosi laterale amiotrofica. Sono più di 5mila le patologie rare ed è fondamentale la ricerca per capirne l’origine, ma è altrettanto importante poter offrire un sostegno ai malati e ai parenti che li assistono”.

Come coltiva la determinazione?È nata con me: è questione di carattere e voglia di fare. Mia mamma, Irma, mi ha sempre detto: “Se il cervello c’è, si può fare tutto”.

La locanda di Elisa, a Pradleves: esempio di volitività.La conduzione a “La prova del cuoco” ha solle-ticato la mia voglia di aprire un locale e coltiva-

ELISA, DALLA PROVA DEL CUOCO A LINEA VERDE, ORA ANCHE LOCANDIERA. LA CONDUTTRICE DI RAI UNO VIVE A ROMA MA MANTIENE LE SUE RADICI IN VALLE GRANA E CI APRE LE PORTE DEL SUO NUOVO LOCALE

re quella che si è rivelata una passione anche di mia madre. Per questo, l’ho aiutata a realizzare anche un suo sogno: lavorare nella ristorazio-ne. Lei ha gestito per oltre vent’anni una tin-toria in Caraglio. Ora, tiene le redini di questa locanda insieme alla mia madrina, Patrizia, e al cuoco Matteo Fumero che ha preso le ricette di mia nonna, Lucrezia, e le ha rivisitate.La scelta di Pradleves - piccolo paese della me-dia Valle Grana è a 12 Km da Caraglio, comune del fondovalle a una ventina di chilometri da Cuneo - non è casuale: questa è la sua terra, la sua vallata e la Locanda di Elisa sorge così nel suo capoluogo turistico, dalla secolare tra-dizione ristorativa e alberghiera. La Valle Gra-na, adiacente la Provenza transalpina, è patria dell’occitano, la lingua antica dei Trovatori: parlata che Elisa ha appreso da bambina e che tiene nello scrigno della sua anima.

Ama più parlare o ascoltare?Ascoltare. Penso anche che si debba ritornare a coltivare la qualità della parola.

Dice parolacce?Non si dicono, ma ogni tanto scappano.

FASHION EDITOR: LUCA REVELLI - INTERVISTA: GIOVANNA FOCO - PHOTO: DANIELE MOLINERIS

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Forse, giustificano un atteggiamento di rabbia. Ma io ne dico poche.

Come sfoga la rabbia?Quando sono a Roma vado a correre. Qui a Pradleves, invece, vado in bici. La bici è la mia valvola di sfogo. Da bambina la praticavo a livel-lo agonistico: ero nella squadra Esperia Piasco.

È freddolosa?Non me lo posso permettere: sono nata a di-cembre.

Il suo ultimo pensiero della sera?Penso alla mia famiglia, anche se vorrei rivolgerlo a un fidanzato. Per ora, sto aspettando un amore.

Il primo gesto del mattino?Innanzitutto, cerco di capire dove mi trovo per-ché viaggio tantissimo. Poi, mi dedico alla cola-zione: pane burro e marmellata. Devo reggere sino a pranzo.

Formale o sostanziale?Bado ai contenuti più che all’estetica, anche se ho investito anni della mia vita nella bellezza.

Nella pagina precedente:Elisa Isoardi, fotografata nella “Locanda da Elisa”, il locale che ha aperto a Pradleves insieme alla mamma ed alla madrina. Un passato da modella ed un presente che la vede conduttrice di “Linea Verde” su Rai Uno.

Giubbotto di pelle Giorgio BratoDolcevita cashmere Rossopuro. Abito seta Michael KorsStivale Vic MatièCollana e anello oro bianco e diamanti bianchi e neri.

Ora, con “Linea Verde”, ho la privilegiata op-portunità di entrare nel quotidiano dei miei amici agricoltori.

Nella sua Locanda cosa preparerebbe per il sindaco di Roma, Gianni Allemanno e per il sindaco di Pradleves, Marco Marino?Un gemellaggio: il sindaco di Pradleves potreb-be degustare a Roma gli spaghetti alla amatri-ciana, ma sono certa che anche lui sarebbe in-teressato a fare degustare i nostri piatti al primo cittadino della capitale, Allemanno: gnocchi al Castelmagno, tartufo di Montemale, brasato al barolo, formaggi di alpeggio, torta Matta di Pra-dleves. Il tutto, accompagnato da dolcetto, bar-baresco, nebbiolo. Per i digestivi finali, penserei a quelli di Bordiga che produce a Monterosso Grana il genepy e il liquore alle erbe.

Castelmagno è...?Un formaggio, ma non solo: è il frutto di un ter-ritorio, è il gusto che non si perde, è il coraggio di persone che tramandano una cultura. Non offro mai un pezzo di Castelmagno, senza aver prima capito se chi lo degusterà sarà permeabi-le nel percepirne l’essenza.

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Amante della gastronomia e del territorio a cui resta saldamente legata,

Elisa è anche testimonial della Provincia di Cuneo nel video ufficiale di promozione.

Tailleur grigio Michael KorsGioielli parure diamanti

e calcedoni naturali taglio antique briolet.

La determinazione è questione di carattere e voglia di fare. Mia mamma mi ha sempre detto:

“Se c’è il cervello, si può fare tutto”.

CHI È ELISAScuole elementari a Caraglio, Medie a Cuneo. Superiori iniziate a Savigliano e terminate a Roma: è geometra. “Mi sono diplomata nel-la capitale. Andai in una residenza gestita dalle suore. A Roma seguii, nel contempo, la scuola sperimentale di recitazione Agorà, diploman-domi in teatro drammatico a diciotto anni”.

Università. “Sono iscritta alla facoltà di Scienze della Comunicazione, allo Iulm di Milano”.

Concorsi di bellezza, dopo l’elezione di Miss Fragola a Peveragno.“Ho partecipando all’edizione di Miss Italia del 2000 in qualità di Miss Piemonte: ho conseguito il titolo di Miss Cinema”.

La moda. “Mi sono trasferita a Milano per intraprendere la carriera di modella: ho posato per una campagna fotografica di Brooksfield, ho sfilato per il Marchese Coccapani, Max Mara e per Carlo Pignatelli”.

Spot pubblicitari. “Nastro Azzurro, Filodoro, Aceto Ponti e sono com-parsa in un paio di videoclip musicali: “Tu no” dei Gemelli Diversi e “Che tempo fa” di Miotti”.

L’ingresso in RAI. “Nel 2005, a Roma, come inviata nella trasmissione “Guarda che luna”, condotta da Massimo Giletti e Hoara Borselli. Nello stesso anno ho condotto la trasmissione “Italia che vai” con Guido Bar-lozzetti su Rai 1. Nel 2007 ho condotto la trasmissione pomeridiana “Effetto Sabato”. E, insieme ad Attilio Romita ho condotto “Sabato & Domenica Estate” dalle 6.50 alle 9,00”.

La prova del cuoco. “Ho sostituito, nel 2008, Antonella Clerici andata in maternità. In un primo momento l’avvicendamento sarebbe dovuto dura-re fino al termine della stagione televisiva, ma ad aprile l’allora direttore di Rai 1 Fabrizio Del Noce mi ha confermato alla guida del programma anche per la stagione televisiva successiva, sino al 2010”.

Linea Verde: lei, protagonista femmina. La prima nella storia del programma. Ho la conduzione da ottobre: me l’ha assegnata il nuovo direttore di rete, Mazza. A prescindere dal mio esserci, trovo sia stato consapevole scegliere una donna: l’agricoltura è donna. Da secoli, la trasformazione dei prodotti della terra è in mano alle donne come è figlia dell’impegno femminile la creazione del biologico”.

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CREDITS

Fashion editor: LUCA REVELLI per UNICOabiti: ISOARDI - Cuneocalzature: CARILLON - Cuneogioielli: TASSONE - Cuneohair: FRANCESCO ARGIERImake up: LUCA REVELLI using MAC COSMETICS

Nella pagina precedente:sguardo intenso, fisico sinuoso e una sofisticata semplicità negli scatti realizzati in esclusiva per UNICO.

Abito seta Guglielminotti, ghiacchino alpaca Michael Korsparure perle del mare del sud e diamanti.

Con lo chef Matteo FumeroAbito rosso Michael Kors, scarpe Alessandro B, collana e anello oro rosa e quarzo gold.

Gilet Moncler, jeans velluto Jacob Cohen, stivali Vic Matiè.

Un’area protetta a cavallo tra le Alpi italiane e francesi di oltre 100.000 ettari: è questo

grande scenario naturale, che comprende il Parco Naturale delle Alpi Marittime e il francese Parco Nazionale del Mercantour, che ha visto verso la fine degli anni Ottanta del Novecento l’arrivo di alcuni esemplari di lupi appenninici. Se l’evento è stato valutato positivamente da una parte della popolazione che lo considera un segnale positivo per la rinaturalizzazione del territorio, dall’altra è stato accolto con diffi-denza da una parte degli allevatori addetti alla pastorizia itinerante e anche da una parte dei cacciatori che vedono nel nuovo arrivato un’ul-teriore limitazione all’attività venatoria per le naturali predazioni che il lupo attua nei con-fronti della fauna selvatica.Con la ricomparsa del lupo nelle Alpi Occiden-

l’incontro fra uomini e lupiA ENTRACQUE, NEL PARCO NATURALE DELLE ALPI MARITTIME, È SORTO IL PRIMO CENTRO DELLE ALPI ITALIANE INTERAMENTE DEDICATO AL LUPO

DI ENRICO BERTONE

tali, dopo circa sessant’anni che non ne era più stata segnalata la presenza, per migliorare la co-noscenza della specie e gestire al meglio la non sempre facile convivenza con l’uomo, la Regio-ne Piemonte ha sviluppato il “Progetto Lupo” ed ha creato il “Centro per la conservazione e gestione dei grandi carnivori” presso il Parco Naturale delle Alpi Marittime che, fin dai primi arrivi, si era fatto carico di seguire i movimenti dei lupi. Così il 14 giugno 2010 a Entracque e stato aperto al pubblico il “Centro Faunistico Uomini e Lupi”, una struttura costata anni di lavoro e importanti investimenti che offre al visitatore l’opportunità di approfondire la co-noscenza del lupo ma non solo. Gli scopi sono anche quelli di offrire uno strumento didattico alle scuole, di incrementare il cosiddetto turi-smo intelligente che ha un impatto ambientale

L’habitat naturale del lupo: un bosco nel parco naturale delle Alpi Marittime, in località Casermette ad Entracque, dove ha sede il Centro Uomini e Lupi.photo: Enrico Bertone.

Nella pagina seguente:il lupo appenninico è tornato a popolare spontaneamente le Alpi Marittime dagli anni Ottanta.photo: Archivio P.N.A.M.

Lungo il percorso di visita del centro si può sostare nella “biblioteca” dove i filmati documentano le abitudini di vita del lupo.photo: Archivio P.N.A.M.

sostenibile ma si sviluppa solo attraverso la co-noscenza della natura e, non ultimo, la creazio-ne di nuovi posti di lavoro per la gestione dei due centri di visita.Nel centro situato sulla piazza centrale di En-tracque la visita è guidata da un personaggio che oltre ad essere uno degli attori dei diversi filmati è anche il narratore che accompagna il visitatore attraverso quattro sale magistral-mente illustrate da allestimenti e proiezioni. Il percorso inizia dalla “Tenda delle favole” dove l’anziano narratore racconta ai bambini del-le storie della tradizione popolare che hanno come protagonista il lupo. La seconda sala è detta “Officina delle biciclette”, qui è lo stes-so narratore che girando il mondo a cavallo di una bicicletta scopre le leggende e le credenze legate al lupo. Si entra poi nella “Galleria dei ritratti” dove a raccontare il loro incontro con il lupo sono contrabbandieri, cacciatori e lupari. La visita prosegue con la “Grotta” dove si ha la sensazione di essere all’interno della grande te-sta di un lupo da cui si guarda il bosco attraver-so gli occhi e si odono i commenti di personag-gi come pastori, guardaparco ed escursionisti. Il percorso termina con la visita alla “Lupoteca” dov’è raccolta un’ampia documentazione e sono esposti oggetti come giornali che raccon-

CHI È IL LUPO Il Canis lupus italicus appartiene alla famiglia dei canidi e all’ordine dei carnivori ed è di colore grigio-marrone. Gli esemplari adulti hanno una lunghezza media di 120 cm e un’al-tezza che varia da 50 a 70 cm, il peso di un maschio raggiunge i 30-35 Kg mentre la femmina arriva a 20-25 Kg.Il lupo appenninico vive da solo o in branco, l’accoppiamento avviene verso la metà di mar-zo e le cucciolate, partorite dopo una gestazione di due mesi, variano da due a sei piccoli. Il lupo si nutre cacciando da solo o in branco, le sue prede sono ungulati di taglia medio-piccola, roditori e in certi casi anche bestiame domestico.Il lupo è un elemento importante della catena alimentare, con la sua presenza è infatti pos-sibile regolare l’equilibrio di alcuni habitat naturali e la proliferazione di certe specie come cinghiali, caprioli, cervi, camosci e così via.

tano fatti d’epoca e trappole che disseminate nei boschi servivano per la cattura dei lupi.Il secondo centro di visita si trova fuori dell’abi-tato di Entracque in località Casermette, sulla strada che sale verso San Giacomo. Qui il vi-sitatore entra in un tunnel e viene condotto attraverso la casa di Caterina composta da tre ambienti: il “Laboratorio” dove vengono svi-luppate le foto e realizzati disegni e sculture, la “Biblioteca” e la “Cucina”, il percorso pro-segue poi attraverso altri due allestimenti: il “Bosco” e il “Rifugio di montagna”, in ogni ambiente filmati documentano le abitudini di vita e i comportamenti del lupo. Caterina è un personaggio immaginario ma vera è la toccante storia del lupo Ligabue che racconta, un gio-vane maschio di dieci mesi ritrovato nel 2004 in provincia di Parma ferito dopo essere stato investito da un’auto sulla tangenziale, l’animale viene curato e una volta ristabilitosi gli viene applicato un radiocollare satellitare e nel mese di marzo viene liberato nel Parco dei Cento Laghi sull’Appennino parmense. Per un paio di mesi il lupo vaga nella zona poi intraprende un percorso lungo il crinale appenninico setten-trionale e il 29 settembre Ligabue viene localiz-zato sulle Alpi al confine con la Francia. Il lupo si stabilisce nella zona di confine e la sua storia,

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il lupo è amorevolecon i suoi cuccioli,

ma spietato con le sue prede

che ha affascinato appassionati e ricercatori, termina il 17 febbraio 2005 quando seguendo il segnale del radiocollare viene ritrovato morto in Valle Pesio. Al termine del percorso si accede ad una torretta di tre piani da cui si gode della vista sul recinto di otto ettari dove sono pre-senti alcuni esemplari di lupi, in genere sono animali reduci da incidenti o nati all’interno di strutture, ma nonostante il contatto avuto con l’uomo restano schivi e per osservarli è neces-saria un po’ di fortuna. Il lupo è amorevole con i suoi cuccioli ma spietato con le sue prede, attacca sempre gli animali più deboli e per que-sto ha l’importante ruolo di rinforzare le specie di cui si nutre, vive in branco per essere più for-te, spesso però i lupi si uccidono tra di loro, a volte attaccano animali di allevamento come le

pecore, a vederlo ha la parvenza di un cane ma è selvatico e può essere feroce anche se teme l’uomo ... al termine del percorso di visita viene spontaneo cercare una morale. Il lupo non è né buono né cattivo, uccide le sue prede per nutrirsi e perché questo è il ruolo che gli ha assegnato madre natura nel grande progetto di equilibrio tra le diverse specie di cui solo l’uo-mo non sembra farne parte.Gli uomini e i lupi: un conflitto che si trascina fin dalle fasi più remote della storia ha dato il titolo al centro faunistico di Entracque che prima di fornire delle risposte vuole mettere a disposizione di chi ne è interessato gli elemen-ti necessari per approfondire la conoscenza di questo carnivoro spesso considerato a torto una forza ostile della natura.

L’ingresso del Centro, in località Casermette, immerso nel Parco Naturale Alpi Marittime.

photo: Archivio P.N.A.M.

Il percorso della visita termina con una torretta d’osservazione per entrare direttamente

in contatto con i lupi in sicurezza.photo: Archivio P.N.A.M.

IL LUPO IN ITALIA Il lupo in Europa è considerato una specie a rischio di estinzione e negli ultimi decenni molti stati hanno intrapreso misure per la sua salvaguardia. Nel 2005 i Ministeri dell’Ambien-te di Italia, Francia e Svizzera hanno firmato un accordo di cooperazione transfrontaliera finalizzata alla tutela e alla gestione del lupo nelle Alpi.Come in altri Paesi anche in Italia il lupo fu oggetto di una caccia persecutoria che vide la diminuzione degli esemplari fino a raggiungere livelli preoccupanti fin dall’inizio del Nove-cento, tanto che si verificò l’estinzione in Sicilia e sulle Alpi. Anche sull’Appennino vi fu un forte calo delle presenze e la popolazione totale arrivò a superare di poco i cento esemplari. A partire dagli anni Settanta vennero prese le prime misure per la salvaguardia della specie e, anche se il lupo è ancora oggetto di persecuzione e di bracconaggio, si calcola che la popolazione totale in Italia oggi si aggiri attorno ai mille esemplari. Oltre a ripopolare i ter-ritori dell’Appennino il lupo è risalito lungo la dorsale appenninica fino a giungere nelle Alpi piemontesi e in certi casi sconfinando anche in Francia, negli ultimi anni sono stati segnalati degli esemplari anche in Lombardia, in Valle d’Aosta e in Svizzera.Da una stima fatta nel 2009 si calcola che nelle valli alpine piemontesi il lupo abbia raggiunto una consistenza di 50-60 esemplari che formano 13-14 branchi.

L’amore per il bello.La bellezza di un gioiello è frutto dell’abile lavoro di chi lo crea, lo costruisce con pazienza certosina, lo rifinisce con cura, fino a diventare quella meraviglia che si pone sotto i nostri occhi ammirati.Questo lungo ed attento lavoro è all’origine dell’Azienda Artigiana Gioielli Tassone, ad opera dal fondatore Alberto che, grazie ad una innata passione, negli Anni ’60 si formò presso l’Istituto Orafo di Valenza Po. Con tenacia e perseveranza proseguì fino a conseguire il titolo di Perito Stimatore. Lavorò poi con grandi Artigiani e Maestri, raggiungendo così un’abilità orafa di altissimo livello. Diventò lui stesso un Maestro, trasmettendo ai giovani la sua passione e competenza. Nel ’64 si mise in proprio, pur continuando a lavorare per grandi griffe come Damiani, Bulgari, Cartier.Fu nel ’79 che, insieme alla moglie Laura aprì in Piazza Europa a Cuneo un laboratorio di gioielleria, dove creazione e vendita condivisero uno spazio unico. Un riferimento che da allora è rimasto lo stesso: un laboratorio orafo rivolto a chi cerca qualità, abilità e competenza. Progressivamente anche le figlie, Cinzia e Flavia, entrarono nell’attività non senza aver prima studiato e conseguito brillantemente i diplomi di Scuola Orafa, Design Orafo e Gemmologia.Ora il Laboratorio-Gioielleria è composto da uno staff preparatissimo, coordinato da Cinzia e Flavia. Oggi come allora vengono messi al centro dell’attenzione i desideri e la soddisfazione dei tanti clienti che non vogliono rinunciare a possedere un gioiello unico, firmato Tassone.

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“Non si desidera mai ardentemente ciò che si desidera solo con la ragione” scri-

veva François de La Rochefoucauld. Il desiderio, il sogno di un domani migliore, la voglia di im-pegnarsi per un mondo più giusto e più vivibi-le hanno bisogno di un qualcosa di più che va oltre la semplice ragione, i semplici calcoli. C’è bisogno di un cuore che possa dare calore alle azioni, di un fuoco che arda.“Al cuore del desiderio” è lo slogan che accom-pagnerà quest’anno la Fiera del Volontariato promossa dal Centro servizi “Società solidale” che si tiene dall’8 al 10 aprile nei locali della ex Caserma Musso di Saluzzo. Una fiera che, giunta alla sua ottava edizione, è ormai diventata tradi-zione e punto di riferimento per il mondo del no-profit cuneese. Vetrina per le tante realtà, associazioni e movimenti che si occupano di

al cuore del desiderioDALL’8 AL 10 APRILE A SALUZZO, NELL’EX CASERMA MUSSO, RITORNA L’APPUNTAMENTO PROMOSSO DAL CSV SOCIETÀ SOLIDALE

DI WALTER LAMBERTIPHOTO: ARCHIVIO CSV

volontariato nelle forme più svariate, occasione di incontro, di festa e di svago, ma soprattutto di confronto, per fare il punto sulla situazione, e incontrandosi, mettendo in comune le espe-rienze, ripartire con più slancio.Ancora una volta il teatro della tre giorni di fiera è la vecchia caserma saluzzese che ospita il gran-de “esercito” dei volontari, una forza di pace spesso silenziosa, che lavora nell’ombra, ma che svolge un’azione indispensabile e troppo spesso dimenticata o poco valorizzata. Il Centro servizi per il volontariato, presieduto da Giorgio Grop-po, tra le sue funzioni, ha anche e soprattutto quella di valorizzare queste realtà, contribuendo a renderle più visibili, a farle crescere.“Società solidale è nata ufficialmente il 1° genna-io 2003 con lo scopo di assistere gratuitamente le organizzazioni di volontariato iscritte e non

Nelle immagini alcuni momenti delle passate edizioni della Fiera del Volontariato, l’evento che coinvolge associazioni e movimenti che si occupano di volontariato, coordinati dal CSV.

al registro regionale, aiutandole, passo dopo passo, ad orientarsi nel mondo della solidarietà - spiega il presidente Giorgio Groppo -; il cen-tro servizi nasceva dalla precedente esperienza della Consulta provinciale del volontariato con l’obiettivo di far emergere e promuovere le tan-tissime realtà di volontariato presenti sul territo-rio. E proprio dal territorio si era partiti, andan-do ad incontrare personalmente i vari gruppi, facendo serate nelle città e nei piccoli paesini, prendendo contatti con la gente, con i volontari, in prima persona. Anche oggi, ad anni di distan-za, la nostra presenza ha queste caratteristiche. E devo dire che sono sempre molto colpito e commosso nel vedere quante persone hanno voglia di impegnarsi nella gratuità per aiutare chi ha bisogno. È una risorsa grandissima per la nostra società”.Negli anni la Fiera del Volontariato è cresciuta nei numeri e nelle proposte. Il programma per il 2011 promette novità per una nuova edizione da record.Grandi nomi del mondo della comunicazione, della cultura e delle istituzioni si alternano alla fiera (inaugurazione venerdì 8 aprile alle 18,30) così come già nelle precedenti edizioni. Non mancano i momenti di dibattito, confronto e ap-profondimento e gli incontri con i giovani delle scuole del Cuneese. Tra le varie proposte men-zioniamo il convegno del sabato pomeriggio dal titolo “Una costituzione per tutti” in collabora-zione con l’Associazione Mosaico e la parteci-pazione di Michele Rosboch (prof. Università degli Studi di Torino – sede di Cuneo) e l’in-contro provinciale dei gruppi Acat, la domenica mattina. E non mancheranno le dimostrazioni pratiche dell’attività di alcune associazioni come quella prevista per sabato 9 aprile con le Unità cinofile della Protezione civile (a cura dell’asso-ciazione nazionale Carabinieri nucleo cinofilo Le fiamme di Centallo e con la collaborazione del nucleo Il tricolore di Busca e del Nucleo di Alba). La protezione civile è protagonista anche domenica quando nel pomeriggio si tiene il

“battesimo della sella”, appuntamento dedicato ai bambini con l’associazione Acste, Protezione civile a cavallo.Incontri, convegni, esercitazioni, ma anche mo-menti leggeri, di festa e svago. Già a partire dalla prima sera con lo spettacolo dell’Area Zelig con Andrea Di Marco, Daniele Raco e il Mago Elias, presentati da Mario Piccioni di Radio 103.Il sabato spettacolo per i più piccoli con i per-sonaggi della Melevisione in “Non sporcate il Fantabosco”, mentre la serata è tutta dedica-ta alla musica Anni ‘60 e ‘70 con grandi ospiti come Annalisa Minetti, Sandro Giacobbe, Gianni Pettenati, Luca Virago e Giuliano dei Notturni. Spettacoli anche la domenica, giorno conclusivo della fiera, con il mago Zapotek nel pomeriggio e lo spettacolo musicale Papazzum che chiude la tre giorni.Un appuntamento imperdibile che ben si inse-risce nel programma di eventi del 2011, Anno europeo del volontariato. Un modo per i tanti volontari per conoscersi e confrontarsi, ma an-che e soprattutto un modo per fare conoscere questa realtà anche a chi non l’ha mai vissuta e ha voglia di provare, mettersi in gioco e scoprire che il dono e la gratuità non sono solo un modo per sentirsi un po’ più buoni, ma la strada per rendere il mondo più giusto ed equo.

CSV, Società solidale www.csvsocsolidale.it

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Dimore trecentesche, palazzotti rinasci-mentali, chiese barocche e minuscole

cappelle custodi di tesori d’arte sorprendenti. Il saluzzese è uno dei più affascinanti angoli del Piemonte. E non potrebbe essere diversamen-te, visto che nel Rinascimento Saluzzo era la capitale di un marchesato noto come la “terra dai duecento castelli” e sede di una corte raf-finatissima che riuniva uomini d’armi e di cul-tura. Boccaccio ambientò qui una novella del “Decamerone” con protagonista la leggendaria Griselda. Da quei tempi il centro storico di Sa-luzzo non è cambiato molto. Stretto sulla colli-na attorno all’antico castello, il borgo conserva portici bassi, scalinate e viuzze con residenze nobiliari impreziosite da bifore e decorazioni in cotto. Sono questi i luoghi scelti dal FAI per l’appuntamento delle “giornate FAI di prima-

Fascino e mistero nel marchesato GRAZIE AL FAI E ALLE “GIORNATE DI PRIMAVERA”, IL 27 MARZO È POSSIBILE SCOPRIRE ALCUNI DEI GIOIELLI NASCOSTI IN QUESTO ANGOLO DI PIEMONTE: IL SALUZZESE

DI ROBERTO AUDISIO

vera”, evento nazionale che intende promuove-re la scoperta delle radici culturali e ambientali italiane aprendo gratuitamente al pubblico cen-tinaia di beni in tutta Italia, normalmente non accessibili ai visitatori. Un itinerario che iniza proprio dalla Castiglia, l’antico castello voluto dal marchese Tommaso I, databile tra il 1270 ed il 1286. Il suo nome deriva probabilmente dal plurale latino “castella” (i castelli) riferendosi forse al complesso di edifici fortificati prece-denti. Posto sulla sommità del borgo garantiva un diretto controllo politico e militare sulla cit-tà. Da rocca a pianta quadrangolare circondata da mura con quattro torri cilindriche venne trasformato in dimora signorile da Tommaso III verso la fine del ‘300 e poi dal nipote Ludovico II alla fine del ‘400, in occasione dei rispettivi matrimoni con raffinate principesse francesi.

La pittoresca Salita al Castello, centro della vita sociale ed economica del marchesato, è stata il fulcro del potere signorile nel rinascimento saluzzese.

Sotto il regno di Ludovico, la corte è splendi-da per arti, accademie, fortune economiche e ruolo strategico; Saluzzo assume l’aspetto aristocratico e armonioso di capitale aperta ai nuovi ideali del Rinascimento. Nella metà del 1500, estinta la dinastia marchionale, la Casti-glia decade inesorabilmente a sede di truppe d’occupazione, governatorato, caserma del presidio, uffici governativi, prigione, ricovero di invalidi. Nel 1825, ridotto a romantica e di-sabitata rovina cantata dai poeti, viene adibita a casa penale rimanendo tale fino al 1992. I lavori di adattamento ne comportano l’altera-zione radicale della struttura e la distruzione delle decorazioni ancora esistenti. Oggi ne ha la concessione il Comune di Saluzzo che lo sta recuperando per un pieno riutilizzo culturale e sociale. Negli antichi bastioni è stata ricavata un’ampia area verde disponibile per l’organiz-zazione di spettacoli ed eventi all’aperto. Attor-no, lungo la cinta muraria del carcere lasciata intatta, si sviluppa il percorso di ronda di ecce-zionale panoramicità.Fuori la Castiglia, percorriamo la “Salita al Ca-stello”, l’antica platea, centro della vita sociale ed economica del marchesato, delimitata da palazzi porticati, che ospitavano le botteghe e le abitazioni dei mercanti. Nel XV e XVI secolo divenne il fulcro anche del potere signorile, e si arricchì di dimore nobiliari con caratteristiche architettoniche gotiche e rinascimentali. Uno sviluppo urbanistico che fu regolamentato dal-lo stesso marchese Ludovico II con un editto emanato l’8 luglio 1500 per evitare che le nuove abitazioni fossero costruite alla rinfusa. È qui, a pochi passi dalla Castiglia, che ci troviamo di fronte all’Antico Palazzo Comunale con l’an-nessa Torre Civica. La sua costruzione risale al 1462 durante il marchesato di Ludovico I (1416-1475) come edificio di rappresentanza per ten-tare di rinnovare la città che voleva diventare una vera capitale rinascimentale. Sulla facciata gli ampi archi del loggiato quattrocentesco - chiuso poi nel ‘500 - dichiarano l’impianto go-

tico della costruzione, caratterizzata da fregi in cotto e grandi finestre ogivali. Si intravedono ancora gli affreschi monocromi dell’inizio del ‘600, commissionati dal Comune per l’arrivo in città di Carlo Emanuele I di Savoia, una de-corazione celebrativa per ricordare il duca che annesse il Marchesato di Saluzzo al Ducato di Savoia con il trattato di Lione. Nella prima metà del ‘700 venne costruito il nuovo scalone nello spazio verso l’adiacente Palazzo delle Arti Liberali. In questo periodo fu sede degli uffici comunali, poi trasferiti presso l’ex collegio dei Gesuiti. Iniziò così un periodo di decadenza che portò l’edificio a nuovi usi nell’800, dopo la sua vendita all’asta. La sua rinascita inizia ne-gli anni ‘70 con i primi lavori di restauro sulla facciata. Dal 2005 il palazzo è stato riaperto al pubblico con la possibilità di ammirare il salo-ne d’onore del primo piano ed il suo soffitto a cassettoni con decorazioni mitologiche, simbo-liche ed araldiche risalenti al XV sec.La torre comunale che svetta al suo fianco era segno della comunità cittadina, e simbolo di una forza indipendente dal potere marchiona-le e dall’influenza religiosa. Alta 48 m., tutta in cotto, ha due piani di ampie monofore divisi da una bella cornice di archetti e reca alla sommità un’edicola ottagonale con cupola aggiunta nel 1556, sormontata da una guglia con lo stem-ma di Saluzzo, la banderuola e un’aquila. Una grossa campana scandiva il tempo della vita della città. Nel 1993, un importante intervento di conservazione l’ha restituita alla cittadinan-za. Salendo i 130 gradini è possibile godere di un punto di vista panoramico unico sul borgo e su tutta la catena alpina occidentale fino alle Langhe. Il secondo sito inserito nel percorso delle giornate è il Castello della Manta, unico bene entrato nel patrimonio del FAI di tutta la provincia di Cuneo. La struttura che vediamo oggi è il frutto di aggregazioni avvenute già a partire dal XII secolo intorno all’originario nucleo fortilizio. Nel ‘400 grazie all’opera dei Saluzzo della Manta si trasforma gradualmen-

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La torre comunale, segno della comunità cittadina e simbolo della forza indipendente del potere marchionale e dell’influenza religiosa.

La Castiglia era costituita, inizialmente, da un complesso di edifici fortificati, su cui a fine del ‘200 è stato costruito il primo castello circondato da mura con quattro torri cilindriche agli angoli.

te da castello medioevale in palazzo signorile arricchendosi di particolari architettonici. La sua visita è “da ammirare con calma”, secondo il motto dei conti della Manta, come si legge sul camino al lato dell’ingresso: “leit leit”, adagio adagio. Al suo interno si susseguono ambienti prestigiosi come il “Salone Baronale”, famoso per il ciclo di affreschi profani tardo-gotici che rappresentano la “Fontana della Giovinezza” e i personaggi di “Prodi ed Eroine”, ritratti a gran-dezza naturale dei protagonisti del casato dei Saluzzo, raffigurati in abiti e copricapi sfarzosi, dipinti dall’anonimo “pittore della Manta”. Al secondo piano si cela uno dei più grandi mi-steri del castello. Nel soffitto di una delle sale si nasconde infatti un mappamondo che ritrae, oltre all’Europa, tutta la costa dell’America e quella dell’Antartide, nonostante si tratti con molta probabilità di un affresco risalente al periodo tra il 1418 e il 1430 come tutti gli altri affreschi del castello. La spiegazione sta forse nelle pergamene che Tommaso III consultò per scrivere il suo poema cavalleresco. Di grande interesse è anche il “Salone delle Grottesche”, il cui soffitto decorato è un’importante testi-monianza della cultura manierista. Un luogo incantevole ed affascinante, spesso animato dalle attività in costume e dai laboratori creativi dedicati ai ragazzi per vivere avventure fanta-stiche fra fauni, fate e gnomi o impersonare le

avventure di Harry Potter e Robin Hood. Di ca-stello in castello arriviamo al terzo sito dell’iti-nerario: il Castello di Lagnasco. Il complesso, appartenente al casato dei Tapparelli, si lega indissolubilmente alla storia del borgo, feudo della famiglia già dal ‘300, ed oggetto di aspre contese con i Falletti, al punto che nel 1403 dovette intervenire Amedeo VIII di Savoia per imporre ai due casati la pacificazione. Nel 1570, in piena epoca rinascimentale, Benedetto Tap-parelli diede avvio ad un grande ampliamento della residenza. Si circondò di una corte di arti-sti locali, Pietro Dolce, l’Arbasia, il Rossignolo, che avevano in comune gli anni di formazione vissuti a Roma, presso la fabbrica di San Pietro, segnata dal clima artistico instaurato dal gran-de Raffaello. È da quella esperienza che deri-vano le splendide decorazioni a grottesca che si estendono per un superficie di oltre 1000 metri quadrati, facendo di Lagnasco un unicum nel Rinascimento piemontese. L’ala di ponente e quella di levante, insieme all’elegante amplia-mento settecentesco, formano il cosiddetto complesso dei tre castelli. La visita è tutto un susseguirsi di suggestioni: le scale del castello di ponente, la Sala della Giustizia e la Sala degli Scudi del castello di levante, la loggetta, quasi invasa di figure grottesche e l’affresco in cui il Monviso, il castello, i suoi giardini sono incasto-nati in scene di vita popolare.

IL FAI E LE GIORNATE DI PRIMAVERA Il FAI (Fondo Ambiente Italiano) è una fondazione senza scopo di lucro con la missione istituzionale di salvare e tutelare il patrimonio culturale e il paesaggio italiano affinché tutti possano goderne. In oltre trent’anni di attività il FAI ha salvato, restaurato e aperto al pub-blico importanti testimonianze del patrimonio artistico e paesaggistico italiano. Ha gestito e restituito alla collettività castelli, parchi storici, ville, antiche dimore e paesaggi. Una delle iniziative più importanti sono le “Giornate FAI di primavera”, evento nazionale che per-mette di aprire al pubblico beni normalmente chiusi. Lo scorso anno ha attirato 450.000 visitatori in 580 diversi siti, coinvolgendo 100 delegazioni con 7.000 volontari e ben 12.000 apprendisti ciceroni che hanno contribuito al successo dell’iniziativa, una vera campagna contro l’indifferenza, l’ignoranza e gli scempi alla natura e al paesaggio.

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Giornate FAI di primavera26 e 27 marzo 2011Saluzzo - Manta - LagnascoFAI delegazione di Cuneowww.fondoambiente.it

Il Castello della Manta, unico bene del patrimonio del FAI in Provincia di Cuneo, è il frutto di

aggregazioni avvenute già a partire dal XII sec. intorno ad una piccola fortezza.

Il Castello Tapparelli di Lagnasco, un complesso di più edifici, capolavoro del rinascimento

piemontese.

non chiamateciragazzine

Ci vogliono testa e gambe per vincere nello sci nordico. Nella Granda è stato subito

amore vero per questo sport: una passione presto diventata agonismo. E con le prime gare sono arrivati anche i primi risultati. Lo sci nor-dico cuneese è da sempre una storia al femmi-nile. Partendo dalla metà degli anni Cinquanta quando sei ragazze tutte di Limone - Anna To-sello, Margherita Bottero, Franca Bottero, Rina Tosello, Elisabetta Bellone e Elisabetta Asteg-giano - si imposero sulla scena nazionale: una serie di vittorie che non furono sufficienti per vederle in gara ai Mondiali del 1958 e ai Giochi Olimpici del 1960. La “signora” per eccellenza del fondo cuneese resta Stefania Belmondo: lei a Mondiali e Giochi Olimpici ci è andata e in Valle Stura ha portato medaglie su medaglie. Ma la storia del fondo cuneese è ricca di atlete che ciclicamente hanno dettato legge a livello nazionale, mentre i “colleghi” maschi facevamo molta più fatica. Una “tradizione” che rimane viva ancora oggi, con un gruppo di giovani che stanno salendo sul podio, sia nel fondo che nel biathlon. Con un risultato storico in questa stagione, un podio con tre atlete, tutte dello stesso club, il Valle Maira, in una gara del

LO SCI NORDICO IN PROVINCIA DI CUNEO È UNA STORIA AL FEMMINILE CHE, OLTRE AI SOGNI, STA PORTANDO OTTIMI RISULTATI NEL FONDO COME NEL BIATHLON

circuito nazionale giovanile che “serve” come qualificazione per entrare nella squadra azzur-ra. Una ciliegina sulla torta di una stagione che già aveva “regalato” medaglie agli Italiani di fondo, oltre alla qualificazione alle Universiadi e ai campionati mondiali junior nel biathlon. Insomma un gruppo di atlete cuneesi in gran-de crescita, al cospetto di colleghe di altre re-gioni, come Veneto, Valle d’Aosta e Alto Adige che tra l’altro possono contare su tradizioni più diffuse e soprattutto su una base di praticanti decisamente superiore. Un risultato che va let-to considerando che il fondo piemontese è so-prattutto cuneese, grazie all’impegno dei club delle varie vallate, che lavorano con intensità sui giovani. Non senza difficoltà viste le tante concorrenze, dalla televisione a quella degli al-tri sport. Ma perché allora il fondo cuneese va forte e sempre e solo con le ragazze? Anche i tecnici non sanno darsi una vera spiegazione. La concorrenza al femminile è meno “spietata” che al maschile, ma la percentuale di ragazze che gareggia in Piemonte è la stessa delle al-tre regioni. Nei primi anni di attività si lavora molto sulla tecnica, piuttosto che sui risultati, almeno così dovrebbe essere, ma la stessa cosa

DI LUCA GIACCONE E ERALDO GIUBERGIA - PHOTO: DANIELE MOLINERIS

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viene fatta anche con i maschietti. Chissà sarà una questione genetica. Intanto loro, la nuova leva delle fondiste cuneesi, va avanti senza farsi tante domande, anche perché la stagione non è ancora finita e sono decise a chiuderla nel modo migliore. Si allenano e studiano, tra tanti sacrifici e molte soddisfazioni. Il loro sogno è quello di fare le atlete professioniste, ma sanno benissimo che non basta. E anche il miraggio di entrare in un gruppo sportivo militare, che vuole dire uno stipendio ogni mese, serve per gareggiare senza pesare sul conto di famiglia, ma soprattutto per “finanziare” gli studi. Idee chiare, precisa determinazione. Chi sono? Veronica Bessone - Biathleta della Valle Pesio, quest’anno entrata nel Centro Spor-tivo Esercito. Ha iniziato tardi con il biathlon, anche se il tiro è una passione di famiglia. In questa stagione ha fatto parte della nazionale italiana alle Universiadi. Il suo sogno è quello di

gareggiare in Coppa del Mondo, ma soprattutto di laurearsi al Politecnico di Torino per poter applicare i suoi studi (ingegneria Biomedica) al mondo dello sport.Sara Fina - Ha iniziato undici anni fa nello sci club Valle Maira sotto la guida di Fortunato Bo-nelli. Per lei, quest’anno un crescendo di risul-tati sino a salire sul podio in una Nazionale Gio-vani. La maglia azzurra è il suo grande obiettivo, anche se per ora si accontenta di far parte della staffetta del Comitato Alpi Occidentali. Sarà in gara al Festival olimpico della gioventù europea a Liberec (Repubblica Ceca)Erika Magnaldi - Promessa dell’atletica legge-ra, ha scelto il fondo. Scia da quando aveva tre anni, prima nel Val Vermenagna poi nel Valle Stura e adesso si allena con il Centro Sportivo Esercito. In questa stagione è stata convocata in nazionale per il circuito europeo Opa. Il suo obiettivo è quello di rimanere in gruppo sporti-vo per essere atleta professionista e finanziarsi gli studi.Valentina Ponte - Fa parte del gruppo dello sci club Valle Maira: in questa stagione ha già conquistato una medaglia ai Campionati italiani giovanili: argento nello sprint in tecnica classi-ca nella categoria Giovani ottenuto al Lago di Tesero sulla stessa pista che nel 2013 ospiterà i Mondiali della Val di Fiemme. Marianna Rivero - Anche lei è dello sci club Val-le Maira, ma a differenze delle sue compagne di squadra ha iniziato a gareggiare solo quattro anni fa. In questa stagione si è messa al collo la meda-glia d’argento nella gara individuale a skating e

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Nella pagina precedente:il gruppo delle giovani promesse

dello sci nordico femminile cuneese.

Le biathlete Veronica Bessone e Chiara Bonelli.

Le sciatrici di fondo Marianna Rivero, Sara Fina, Erica Magnaldi e Valentina Ponte.

GIANLUCA RULFI: UN ALLENATORE “MONDIALE”C’è un tecnico cuneese dietro alle recenti medaglie di Christof Innerhofer ai Mondiali di sci alpino a Garmisch (oro in super G e bronzo in discesa): si chiama Gianluca Rulfi, frabosano doc. Uno di quegli allenatori che ha fatto tutta la trafila, partendo dalla squadra Pulcini del Prato Nevoso, per arrivare alla nazionale maggiore passando per la squadra del Comitato Alpi Occidentali, quella dell’allora Leva Giovanile azzurra, sino alla squadra C e a quella di Coppa Europa. Un tecnico che non tradisce ai grandi appuntamenti: medaglia d’oro nel 2007 ai Mondiali di Åre in superG con Patrick Staudacher, argento mondiale di Peter Fill nel 2009 a Val d’Isère, sempre in superG. Dai Giochi Olimpici di Vancouver 2010 è tornato a casa a mani vuote, non senza qualche rammarico, scorrendo la classifica del superG: Werner Heel quarto a due centesimi dal bronzo, Christof Innerhofer settimo ad otto centesimi, Patrick Staudacher settimo a nove centesimi. Allenatore attento che cura ogni dettaglio, che lavora con il suo staff sulla tecnica e sulla psicologia, ma soprattutto che segue in prima persona lo sviluppo dei materiali. Gli azzurri ormai da anni si allenano con l’utilizzo del Gps che riporta ogni attimo della discesa e che, abbinato video e con tutta una serie di parametri, dal tipo di neve alle condizioni meteo, serve per capire le traiettorie più veloci. Ci sono sci da allenamento con chip negli attacchi, ci sono tute da gara con tessuti particolari per una migliore penetrazione dell’aria, testati nella galleria del vento della Ferrari, ci sono prototipi di protezioni che hanno all’interno air bag che si aprono in caso di caduta un po’ come accade nel motociclismo. Insomma dietro ad una vittoria c’è un grande lavoro di studio, anche perché spesso basta un centesimo per cambiare la carriera di uno sciatore.

farà parte della nazionale azzurra che parteciperà ai Festival olimpico della gioventù europea. Chiara Bonelli - La seconda biathleta del grup-po. Dopo i risultati in Coppa Italia e ai Cam-pionati Italiani è stata convocata in azzurro ai Campionati del mondo junior in programma in Repubblica Ceca. Dopo un periodo di stop dalle gare di fondo ha ripreso con il biathlon. Insomma non possiamo certo dire che le spe-ranze in rosa scarseggino nel nostro Piemonte: cerchiamo quindi di non sprecare le attenzioni e le risorse che tutto l’ambiente deve riservare ai nostri giovani talenti a maggior ragione se rappresentano l’altra metà del cielo.

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La pasta: alimento fondamentale nella dieta mediterranea e protagonista della nostra

storia. Alcune leggende ne riportano l’inven-zione in Cina, ai tempi di Marco Polo. Una sto-ria poco probabile perché alcuni rilievi ritrovati nella tomba etrusca di Cerveteri, risalenti al IV sec. a.C., dimostrano invece che la pasta era già nota ai Romani.Orazio e Cicerone, 100 anni prima di Cristo, sono ghiotti di un alimento denominato “là-gana” (latino “làganum”, ovvero schiacciata di farina senza lievito, cotta in acqua; la forma plurale “làgana” indica strisce sottili di farina ed acqua da cui derivano le nostre lasagne).Esistono altre filosofie di pensiero che attri-buiscono l’origine di questo “unico” alimento, non inteso come composto generico, ma come maccheroni, in Sicilia. Il termine maccheroni

tutti i sensi della pastaDALLO STABILIMENTO COLUSSI GROUP DI FOSSANO ALLE TAVOLE DI TUTTA ITALIA

DI ALESSIO TOSELLI E CLAUDIO CROVETTOPHOTO: DANIELE MOLINERIS

non ha un’etimologia precisa; è stato utilizza-to inizialmente per indicare tipologie di paste ripiene (come i ravioli), ma anche successiva-mente, con il vocabolo macaronis, per indicare piccoli gnocchetti come i malloreddus sardi.Insieme ad altre teorie, fino al Settecento, persiste una gran confusione, sino a quando i napoletani si appropriano del termine, andan-do ad identificare paste lunghe trafilate, ed assumono la nomea di “mangia-maccheroni”. Intorno agli inizi dell’Ottocento nascono i “maccheronari” che, agli angoli delle strade, cuociono questa pietanza semplice, ma nu-triente e veloce, andandola a condire con un po’ di formaggio grattugiato ed un po’ di pepe servita ai viandanti che mangiano solamente con l’ausilio delle mani (il nostro attuale “finger food”). Da questo momento in poi i macchero-

Geometrie di piacere.Formati, colori e sapori diversi per uno degli alimenti fondamentali della dieta mediterranea: la pasta.

ni, intesi come pasta lunga, tonda e piena, co-minceranno ad essere chiamati spaghetti e ad identificare non più soltanto i napoletani, ma tutto il popolo italiano. Anche il territorio cuneese si inserisce a pieno titolo nel mondo della pasta con lo stabilimen-to della ColussiGroup di Fossano.L’attenzione alla qualità è lo scopo fondamen-tale su cui si basa la filosofia del gruppo: qui si lavora per raggiungere un prodotto di alto livello da offrire al consumatore, garantito da certificazioni di autocontrollo internazionali. Un prodotto industriale che ha ormai raggiun-to livelli qualitativi elevati che smentisce la con-vinzione che solo la produzione artigianale può garantire migliore qualità e maggiore sicurezza.Ma come nasce la pasta in stabilimento? Tutto inizia dalla materia prima madre, il grano, i cui chicchi, dopo vari passaggi di pulitura, rottura e macinazione vengono ridotti a semola. La sua qualità è di fondamentale importanza per ottenere una buona pasta. L’aspetto principale che la caratterizza è il contenuto proteico che ha la funzione di creare un reticolo (glutine) andando ad intrappolare le molecole d’amido. Capita talvolta di trovare nel piatto una pasta poco elastica e molto “bavosa”, conseguenza negativa dell’amido che non è legato a causa di uno scarso reticolo proteico.La semola di grano duro (previa ulteriore se-tacciatura per eliminare impurità e granelli di dimensione maggiore che non idratandosi darebbero dei punti bianchi nella pasta), unita all’acqua e ad altri eventuali ingredienti come l’uovo (nel caso di “pasta all’uovo”), gli spinaci e il pomodoro (per la pasta tricolore), passa quindi all’impasto. In questa fase si controlla attentamente la temperatura dell’acqua, che non deve superare i 60°C per non causare la denaturazione delle proteine, con la perdita del suddetto reticolo. L’impasto ottenuto viene allora fatto transitare in una vasca sottovuoto per evitare che sulla parte esterna del prodotto si crei una superfi-

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cie grigiastra e con bollicine. A questo punto il mix semola-acqua viene spinto in pressione contro una trafila per dare il formato voluto: penne, fusilli, maccheroni...L’accessorio, normalmente in teflon, può esse-re anche in bronzo, per assicurare alla pasta un aspetto più rugoso e facilitare la trattenuta del sugo, senza peraltro influire sulla sua qualità

COLUSSI GROUP A FOSSANOLo stabilimento produttivo di Fossano nasce nella seconda metà degli anni ‘60 grazie all’in-traprendenza di Francesco Audisio divenendo nel tempo una solida azienda. Negli gli anni ‘80, con l’avvento della globalizzazione, l’azienda continua a rimanere un’impresa famiglia-re, efficiente, moderna, con personale motivato ed un ottimo bilancio. Ma i tempi cambiano e le multinazionali stanno ormai prendendo piede anche in Italia, con un modo diverso di gestire e proporre i prodotti alla grande distribuzione. Questo aspetto viene compreso dalla gestione Audisio che nel 1988 cede l’attività ad una multinazionale olandese. Nel 1997 la “Colussi Group” rileva lo stabilimento. Dalle sue linee di produzione non esce soltanto pasta, ma anche fette biscottate. Un prodotto che nasce agli inizi degli anni ‘70 ed ha un no-tevole sviluppo durante i primi anni ‘80, periodo in cui Barilla, non avendo ancora impianti propri per la loro lavorazione, le faceva produrre qui.Fetta biscottata significa cotta due volte: alla prima (come per il pane comune) segue una seconda “tostatura” che ha lo scopo di eliminare tutta l’acqua (il prodotto finito ne con-tiene circa il 4% contro il 25/30% del pane) rendendola conservabile per periodi medio lunghi, con le note caratteristiche organolettiche. I processi di produzione di pasta e fette biscottate non generano praticamente rifiuti. Tutti gli scarti di lavorazione vengono inviati all’industria mangimistica che utilizza gli scarti “freschi” nei numerosi allevamenti di suini presenti in provincia. L’attenzione della Colussi nei confronti dell’ambiente è anche legata ad una continua ricerca nella riduzione del peso degli imballaggio e nell’utilizzo di materiali riciclabili. www.colussigroup.it - www.agnesi.it - www.misura.it

finale. Il prodotto così ottenuto passa quindi alla fase di essiccazione che può essere a bassa temperatura (40-50°C) con cicli molto lunghi (20 ore) e ad alta temperatura con cicli di 7-10 ore a temperature di circa 75°C, o ad altissima temperatura con cicli di 3-4 ore a circa 95°C. Nessuna delle tre tipologie è migliore di un’al-tra, ma ognuna di esse presenta dei vantaggi e degli svantaggi.Con le alte temperature, ad esempio, si ha una diminuzione dei tempi di produzione, mag-giori garanzie igieniche (perché si abbatte una maggior carica batterica) con una migliore qua-lità in fase di cottura dovuta al miglior reticolo glutinico, a fronte di un prodotto finito con una colorazione leggermente più imbrunita (ten-dente al rosso) ed una leggera perdita di valori nutrizionali. In ogni caso, sia che si utilizzino le alte o le basse temperature, molti svantaggi sono sopperiti dalla scelta di materie prime di ottima qualità.Valutare la bontà della pasta significa stimolare due dei cinque sensi di cui l’uomo dispone: il primo è sicuramente il gusto, ma molto im-portante è la vista. Quando si sceglie la pasta bisognerebbe osservare che non presenti ve-nature o “bottature” sulla superficie, visibili come piccole crepe, un fenomeno che si crea quando all’interno del prodotto l’acqua residua (max 12,5%) non è stabilizzata: tecnicamente, ad essiccazione ultimata, si crea una migrazio-ne di umidità dall’interno della pasta (dove ne rimane in quantità maggiore) verso l’esterno creando delle rotture che si evidenziano mag-giormente quando il prodotto è sottoposto a cottura. In questo caso il “maccherone” si pre-senta nel piatto completamente spaccato.Quindi, quando l’acqua sul fuoco è in ebollizio-ne e vi preparate a buttare la pasta, pensate a quanti aspetti vengono valutati in stabilimento per assicurarvi un prodotto di qualità. Perché anche un semplice piatto di pasta con olio e pomodoro è poesia, un’arte raffinata e sottile, da gustare con tutti i sensi.

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DI FABRIZIO GARDINALI

l’intervista impossibile

Una via per la libertà

Una strada vecchia nella città vecchia. Irregolare nella sua

ampiezza. Anzi, nel primo tratto, che ora inspiegabilmente hanno impedito al traffico bloccandone l’accesso dalla centrale via Roma con un brutto vaso di cemento ar-mato, sembro un vicolo.Uno di quei “lane”, mi dicono, che si vedono nei film d’oltreoceano, quelli che corrono dietro le grandi strade illuminate, i grandi palazzi dei signori del business; dove si mettono i bidoni della spazzatura perché non si vedano, non turbi-no il paesaggio del benessere. Sì insomma, quei posti dove vanno a fumare gli inservienti, i cuochi, gli uscieri perché dalle altre parti è vietato e così non si notano nep-pure loro.Io, ovviamente, non ho mai visto un film, tantomeno americano, ma me li raccontavano i muri del cine-ma che c’è stato lì a fianco a me per tanti anni, finché non ci hanno ficcato un albergo che mi racconta altre storie, anche intriganti, però io mi divertivo di più prima. Così, insomma, sono convinta di assomigliare proprio a quelle strade seconda-rie, tanto più che adesso ho anche, appunto, i dipendenti dell’hotel che fumano da me. Non ci sono le immondizie, per ora. Per fortuna.Da quel punto in poi io, via Cacciatori delle Alpi, mi allargo un po’, ho un paio di antichi palazzi (uno alquanto malandato, invero) che mi impreziosiscono e sfocio su un viale (Lungogesso Giovanni XXIII ndr.), con una bella visuale del piano e dei monti. Il mio nome. A dire la verità a spiegarlo ci hanno messo una lapide; però l’hanno messa in via Savigliano e sono un po’ invidiosa. Comun-que, in quell’edificio di fronte alla Biblioteca Civica si costituì, fin dal 19 febbraio 1859, un punto di raccolta per i volontari provenienti da tutta Italia, esuli dalle loro terre, che volevano combattere a fianco dell’esercito sabaudo la guerra per l’Unità nazionale contro lo straniero.Lì vennero rifocillati e rivestiti. Avevano poco o nulla con sé. Divennero, con decreto del re del 17 marzo dello stesso anno, il corpo dei Cacciatori delle Alpi, comandato da Giuseppe Garibaldi, il quale, il 7 aprile sempre del 1859, venne a Cuneo a vedere i suoi soldati. Era una brava persona Garibaldi. Uno di Nizza, un duro, un repubblicano, uno che aveva combattuto di qua e di là

dell’oceano e aveva sempre vinto o quasi. Non aveva tante scuole mi-litari. Era un genio della strategia e dell’istinto e per di più era one-sto e un po’ ingenuo. Così gli Stati Maggiori dell’Esercito, Cavour e i politici subalpini non lo amavano. “Cantava fuori dal coro”. E sapete bene che dalle nostre parti chi non è conformista e un po’ baciapile è visto con sospetto. Specie se ci sa fare. Meglio emarginarlo subito così non fa danno e non fa accor-gere che gli altri sono solo dei me-diocri. Ma in quel momento serviva e allora gli hanno dato autorità e appoggio. Poi si potevano sempre togliere. Tant’è. Il 25 aprile del 1859 furono più di 1100 i Caccia-tori delle Alpi che lasciarono Cu-neo diretti al fronte a combattere per la libertà d’Italia. E sui campi di battaglia si fecero onore: a Vare-se come a Como, senza chiedere nulla in cambio se non il rispetto del loro credo. Già: 25 aprile. Una data simbolo. Tanti anni dopo, lo stesso giorno del 1945, i cuneesi e

tanti uomini provenienti da ogni parte di questa nostra poco fortunata nazione, ridavano a Cuneo la libertà dai nazifascisti, concludendo, in un certo senso, l’opera avviata da quegli sconosciuti ragazzi di un secolo prima che, comandati da un generale per caso, giovane, bello un po’ avventuriero, senza mostrine e tracotanza li aveva portati a conquistare l’indipendenza. Ho un destino io, via Cacciatori delle Alpi, legato alla parola libertà. Giù, lungo di me passa tanta gente: alcuni vanno alla Biblioteca a prendere libri; dove vi erano i soldati del biondo generale nizzardo oggi c’è una scuola. Due posti che producono e dif-fondono cultura. E senza cultura un popolo non è che una massa di servi. Così forse la cultura non si mangia, ma è libertà. Peccato che, specie quando escono e sciamano via veloci sui miei selciati con in mano i loro “telefonini” (non so bene cosa sono), se alzano lo sguardo verso la scritta col mio nome, qualcuno di loro pensa che sia dedicata a quelli come il loro babbo o zio o fratello che “vanno a cinghiali” su nelle valli, magari fuori stagione.

Gerardo IndunoI Cacciatori delle Alpi a Varese

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“Contiamo entro la fine dell’attuale anno solare di terminare i lavori e restituire

alla città il suo monumento più significativo: San Francesco”. Dice con una certa soddisfa-zione l’assessore alla Cultura di Cuneo, Ales-sandro Spedale. E non ha torto. Si è trattato di lavori imponenti, interamente finanziati dalla Fondazione CRC. Hanno riguardato dagli sca-vi archeologici, specie sulla parte sinistra, che hanno messo in luce le più antiche fondazioni, al recupero degli affreschi ancora esistenti, a consolidamenti strutturali, interni ed esterni, messa in sicurezza della struttura, il che ha ri-guardato anche l’adiacente Museo Civico.“San Francesco, restaurato, avrà tre funzioni principali - continua Spedale - sarà il punto di partenza per la visita al Museo. Diverrà il conte-nitore per grandi mostre e la sede di importanti

san francesco ritrovatoUN LUNGO LAVORO DI RESTAURO RICONSEGNERÀ A FINE ANNO LA PIÙ ANTICA CHIESA DI CUNEO ALLA SUA STRAORDINARIA BELLEZZA

DI FABRIZIO GARDINALIPHOTO: ROBERTO AUDISIO

convegni ed eventi di rilievo. Uno spazio, quin-di, per la collettività, come è nella sua storia”.Si è previsto di mantenere la tripartizione dell’antica chiesa anche a livello funzionale. Nella navata di sinistra sarà evidenziata la par-te archeologica emersa dai più recenti scavi. Quella di destra vedrà la valorizzazione delle cappelle a suo tempo volute dalla nobiltà lo-cale a scopo più di prestigio che devozionale. In particolare si pensa di riallestire la cappella Mocchia Malopera come era in originale, con tele di proprietà dell’Azienda Ospedaliera San-ta Croce e Carle.Operazione, per altro, già avvenuta, tempo-raneamente, con successo in occasione della mostra del 2004 “San Francesco in Cuneo. Un cantiere per la storia, la memoria e l’arte”, mi-rabilmente seguita e curata dal compianto Livio

Gli imponenti lavori di restauro nella Chiesa di San Francesco stanno portando alla luce fondazioni antiche e affreschi nascosti del monumento più significativo di Cuneo.

Nella pagina a fianco:una fase delle accurate opere di pulitura e restauro degli affreschi.

la cappella Mocchia Malopera, riportata allo splendore originale.

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Mano. Mentre per le restanti è ancora allo stu-dio l’eventuale arredo. L’ampia navata centrale sarà libera e dotata di elementi componibili atti ad ospitare gli eventi pubblici sopra citati.San Francesco è una struttura cara ai Cuneesi e una parte importante della storia cittadina, non solo religiosa, anche perché la comunità dei Frati Minori aveva saputo farsi apprezzare e integrarsi bene nel tessuto sociale locale.La costruzione dell’attuale edificio fu decisa a fine XIV secolo, a sostituzione della chiesa pre-cedente, annessa al convento, che era diventata troppo piccola per il gran numero di fedeli che aveva preso l’abitudine di frequentarla. Il nuo-vo tempio, che venne finanziato con cospicue donazioni dalla popolazione di ogni ceto, era parallelo a quello precedente e ne inglobava, anzi, una parte, quella di destra. Era anch’esso a tre navate però in stile gotico, con archi a sesto acuto e pilastri quadrilobati per reggere e ripar-tire le spinte delle volte di copertura.I lavori, che iniziarono dall’abside, si prolun-garono nel tempo. Nel 1410 era quasi ultimato l’altare maggiore. Vi erano dodici cappelle sul lato destro e dieci sul sinistro, che erano og-getto della devozione della nobiltà locale, delle Corporazioni delle Arti e del Comune stesso, che “facevano a gara” ad averne il patronato e a dotarle di suppellettili e decorazioni pittoriche, abbellendo l’intero complesso che, all’epoca, risultava completamente affrescato nelle volte e nei sottarchi. Come testimoniato dal ciclo rimasto più com-pleto, la “Passione del Cristo”, opera del 1472 di mano di Pietro da Saluzzo, nella cappella di Santa Croce. Fu completata nel 1470 ad ecce-zione della facciata, i cui lavori iniziarono sei anni dopo. Quest’ultima fu però progettata male; i muri poggiavano sui resti dell’antico ci-mitero della primigenia chiesa, quindi risultava-no privi di stabilità. Ebbe una gestazione lunga e travagliata che terminò, almeno parzialmen-te, solo nel 1523.A partire dal 1744, quando con l’assedio franco

– spagnolo la chiesa fu usata come ospedale e il convento come stalla, iniziò il lento declino del complesso di San Francesco, che culminò in epoca napoleonica, con la soppressione de-gli Ordini religiosi. Dopo un breve ritorno in mano ai monaci durante la Restaurazione, col 1851 fu definitivamente soppresso. I locali fu-rono usati per i più svariati scopi, specialmente dai militari, e bisognerà attendere la metà degli Anni ’70 del secolo scorso perché se ne inizias-se il recupero. UN

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In una puntata di quest’edizione di Zelig Off, Federico Basso lo ha presentato come uno

dei “senatori” di Zelig. E come dargli torto; il personaggio in questione è uno dei volti che ha accompagnato la crescita dello Zelig televisivo condotto da Claudio Bisio fino alla prima sera-ta. E ogni tanto ci torna su quel palco e sotto quei riflettori, con la stessa umanità e umiltà che dimostra in giro per l’Italia nelle piazze come nei teatri, a parlare di sé con la sua mu-sica e la sua ironia. Strumenti che usa, che si fondono e confondono insieme, per restituire uno spettacolo che arriva a toccare le corde emotive dello spettatore.

Chiacchierando con il tuo “collega” Baz (Mar-co Bazzoni ndr) ho scoperto un tuo passato da latin-lover.

un sex-symbolin pantofoleL’ARTISTA COMPIE QUEST’ANNO VENT’ANNI DI CARRIERAFRA CABARET, MUSICA, TEATRO E ORA ANCHE IL CINEMA

Come ci si sente ad essere un sex symbol… in pantofole?“È buffo perché quando ho iniziato a fare que-sto mestiere avevo i capelli lunghissimi, giravo in moto con chitarra e tivali anche d’estate. In-somma un vero tamarro! Giravo l’Italia e spesso le ragazze stilavano la classifica del più bello, del più figo, ed ero sem-pre tra i primi tre! Uno di questi ha smesso, l’altro è Dario Cassini (ormai grasso come me) e poi rimango io che quanto a linea non sono più quel gran fisico.Tutto avrei immaginato tranne Baz come sex symbol e invece lo è diventato. Io lo prendo in giro e lui mi risponde che è vero che io ho fatto cose prima di lui ma adesso fa ciò che facevo io 10 anni fa, mentre a me è rimasto il cambiar pannolini”.

Sergio Scgrilli ha appena terminato il suo primo cortometraggio di cui è autore, regista e interprete.photo: Andrea Ciriminna/playadv.it.

DI BEPPE INCARBONA

Come stai vivendo la paternità?“Non sono uno di quei padri a cui passa tutto appena tornato a casa, in qualsiasi condizione fisica e mentale, vedendo il sorriso della pro-pria figlia. Non ho ancora raggiunto quella con-dizione. Sono fortunato perché come padre ho vissuto appieno il primo anno e mezzo di mia figlia (Matilde, ndr.) lasciando tutto, ma non sono uno di quelli che dice che sua figlia è la donna della sua vita o “mia figlia” su tutto.Ci sono cose belle e cose brutte. Chi racconta solo bello o solo brutto non dice tutto!Non credo che un figlio sia tutto nella vita, anche se sono convinto sia fondamentale. Mi reputo fortunato perché ho la possibilità di esternare le mie paure e le mie incertezze tra-mite il mio lavoro. Sto scrivendo il mio nuovo spettacolo che parla di paternità sotto diverse chiavi di lettura”.

Il tuo nuovo spettacolo. Vuoi raccontarci qualcosa?“Si intitola: “Nel nome dei padri”. E racconta tante cose. Per prima, l’evoluzione professio-nale di attore che, non rinnegando affatto la comicità (il punto di partenza della popolarità), va verso un’evoluzione personale e un cambia-mento radicale rispetto al trentenne che gioca-va con la chitarrina, scherzando con i cantanti e 10 milioni di persone che lo guardavano”.

Magari perché sei cresciuto e i 40 annisi sentono. “Per quanto mi faccia male ammettere tutte quelle cose che sentivo dire dai più grandi di me, devo dire di essere felice di averla superata questa soglia perché l’alternativa è tremenda. Il fisico chiede ritmi diversi. Ogni tanto mi muo-vo con tutta la famiglia in Toscana, ci si fa traslo-chi veri e propri. Ci vuole sempre la station wagon con scale da affrontare, valigie... A volte piangerei per la stanchezza, ma se tutto va bene tra trent’anni sorriderò pensando a queste cose. Se tutto va

bene perderò energia fisica anno dopo anno. Un processo naturale indispensabile”.

Zelig?“A Zelig non voglio dire che devo tutto, ma devo tantissimo. Popolarità, conto in banca, gastrite, colite, ernia iatale, ecc.”.

E alla musica cosa devi?“Alla musica devo la vita. Nasco e cresco in una situazione familiare particolare, in un contesto socio economico culturale “particolare” (tra vir-golette perchè migliaia di ragazzi sono nati in quella condizione). La mia forse era incongruente con il tempo che scorreva ma si “pativa la fame”. Anche gli anziani lo dicevano, ma era il dopoguerra. Io ero nell’82! La musica è stata l’unica cosa a cui ho potuto aggrapparmi. La possibilità di riven-dicare ciò che sentivo mio. Una vita vissuta sulla creatività!”

Gusti preferiti in fatto di musica?Se fatto bene anche il liscio. Ciò che è fatto con il cuore si sente ed ha la propria dignità.

Sgrilli è considerato uno dei “senatori” di Zelig,a cui deve gran parte della sua popolarità.In questi scatti è ritratto durante uno spettacolo insieme a Claudia Penoni.photo: Roberto Audisio. UN

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I dischetti fatti a tavolino mi rompono i c... Sono umorale. Non ho un disco preferito. Per-ché se il preferito lo ascolto in momenti sba-gliati mi rompe anch’esso i c...”

Il pubblico ti reclama. Lo senti che ti vuole bene?“Si, perche è il popolo e amo sentirmi popolo.Amo lavorare con parole semplici e chiavi di lettura diverse. Tutto dipende da chi ascolta. Sono sempre stato tranquillo, ironico, intelli-

gente più di quello che in realtà sono, rispet-tando il pubblico e in 20 anni di mestiere il pubblico se ne è accorto. Il 2011 è il 20mo anno di professione, e amo dire professione. Quan-do ero giovane si diceva professione liscio e mignotte.”

E come pensi di celebrare questo anniversario importante?“Ho appena finito il primo cortometraggio nel triplice ruolo di autore, regista e interprete. Una cosa matta. Non convenzionale, non a scopo di lucro, ma un bellissimo viaggio di 24 minuti in cui invito tutti i curiosi a viaggiare con me. Il 31 marzo ci sarà la prima a teatro del mio nuovo spettacolo. Sto finendo di sistemare il primo spettacolo 3D comico e, dulcis in fundo, ho deciso di la-vorare al mio disco! Vent’anni raccontati in 10 fotografie musicali. Canzoni che raccontano la mia vita. Alcune hanno davvero oltre vent’an-ni. Anche lì si vedrà l’evoluzione di una mente pensante che sorridendo su ciò che è stato mo-stra anche l’altra faccia.Poi, magari, qualche puntatina a Zelig, chissà.”

Per concludere: Sergio Sgrilli suona, recita. Ma Sergio come considera e definisce Sgrilli? “Mi reputo una mente pensante. In me ci sono tantissimi Sgrilli che fanno tante cose e se è ine-vitabile che il comico sia il più popolare è vero che per concepire fino in fondo cosa sono devo accettare che gli altri Sgrilli siano arrabbiati per-ché vogliono uscire, pretendono anche loro il proprio spazio e a 43 anni credo sia il momento di dargliene!

Il tempo trascorso con Sergio mi è davvero vo-lato via in un soffio, ed ho l’impressione di non aver colto tutte le sue sfaccettature. Insomma: non sono soddisfatto! Avrei voluto avere altro spazio per raccontarvi ancora di lui. Chissà, magari lo vedremo presto a teatro per scoprire altre cose di lui.

Fra i progetti a cui Sgrilli sta lavorandoc’è un disco in cui racconta i suoi vent’anni di carriera

in dieci canzoni.photo: Andrea Ciriminna/playadv.it.

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“In Italia il problema delle forniture di gas e di petrolio non si pone”. Parole rassicu-

ranti quelle diffuse agli organi di stampa dall’Ad di Eni, Paolo Scaroni, che ha spiegato come sia stato aumentato il flusso dal Nord e dall’Alge-ria. L’attuale produzione di gas in Libia è però scesa a 120.000 barili di petrolio dai 280.000 in tempi normali. L’effetto delle tensioni nelle regioni nordafricane si vede sul prezzo del pe-trolio: è stato il grilletto che ha fatto partire la speculazione, insieme al fatto che a seguito del-la rivolta ci sono 1,2 milioni di barili in meno. Per Goldman Sachs, se i disordini si allargano, sarà necessario ricorrere a razionamenti.“L’effetto” delle tensioni nelle regioni norda-fricane “si vede sul prezzo del petrolio”, ha proseguito Scaroni. “Nessuno poteva immagi-nare che potesse toccare 120 dollari così velo-

ad alba energia trale top tenL’AZIENDA EGEA È AL SESTO POSTO FRA GLI OPERATORI ITALIANIE SI DISTINGUE NEL TELERISCALDAMENTO

cemente. Ma tutto questo”, ha precisato “non ha nulla a che vedere con la sicurezza degli approvvigionamenti. È vero infatti che impor-tiamo tanto petrolio dalla Libia ma è altrettanto vero che può essere rimpiazzato con quello di altri fornitori”. In provincia di Cuneo c’è una realtà che di energia se ne intende e investe sul territorio: è Egea, punto di incontro tra pubblici e privati.Fra i soci pubblici figurano 124 Comuni men-tre i privati sono trentaquattro. È il secondo operatore in provincia di Cuneo in termini di fornitura gas, approvvigiona acqua in oltre il 54 per cento dei comuni dell’Alto Cuneese, for-nisce servizi ambientali in oltre l’80 per cento dell’area Albese, distribuisce teleriscaldamento ed energia. Egea è nella Top 10 dell’energia in Italia: il gruppo è il sesto operatore dietro a co-

Egea è leader a livello nazionale nella realizzazionedi impianti di teleriscaldamento di media e piccolataglia e con progetti realizzati “ad hoc” spesso in“partnership” con le realtà industrialidelle località in cui opera. Centri come Alba,Fossano, Acqui Terme, Carmagnola, Piossasco,Canale, Ormea, Cortemilia, Cairo Montenotte sonoriscaldati con impianti e reti Egea. La società haperaltro presentato, con Olicar, l’unica offerta, oggial vaglio dell’Amministrazione comunale, per il teleriscaldamento di Bra.

DI G.F.PHOTO: PRESS OFFICE EGEA

lossi come Enel, Eni, Edison, Sorgenia e Iride. La multiutility lavora nell’ottica di espansione dei servizi. è previsto l’aumento del capitale sociale che, secondo quanto già deliberato, è passato da 17 a 44 milioni di euro (con incre-mento gratuito) nel 2010 e, nel corso del 2011 passerà da 44 a 48 milioni. Lo scopo è quello di ampliare la squadra dei soci privati aprendo le porte, in una seconda fase del processo di ricapitalizzazione, anche all’incremento della parte pubblica. Invece, dal punto di vista commerciale, le linee guida dell’azienda riguardano in particolare l’incremento del numero di contratti per la for-nitura di energia elettrica e gas a utenze private, anche attraverso promozioni. L’azienda vende già oltre il 54 per cento dei volumi di energia consumati in provincia di Cuneo.I numeri parlano chiaro: il piano industriale stima un valore della produzione, al 2015, di 855 milioni di euro e un margine operativo lordo, riferito all’attività core, di 37 milioni di euro. Il segreto? “Collocarsi a misura di provin-cia: il nostro mercato d’azione è legato soprat-

SENZA DIMENTICAREIL SOCIALE

40 mila euro stanziati al Comune di Alba: è questa, in ordine cronologico, l’ultima iniziativa sociale assunta da Egea. È stato sottoscritto un contratto di sponsorizzazione che permetterà all’ente di continuare a sostenere - no-nostante le minori risorse stanziate a livello statale - l’attività di assistenza ai minori portatori di handicap all’inter-no delle scuole materne, elementari e medie cittadine.

L’impianto fotovoltaico “Principi di Acaja” realizzato da Ardea a Fossano,su una discarica di inerti in fase di post gestioneoperativa La struttura fornisce energia elettrica all’impianto di depurazionedel Comune di Fossano, gestito da “AlpiAcque” Spa, partecipata da Egea. La produzione di energia elettrica è di 2 GWh/anno.

La firma del contratto di sponsorizzazione tra Egea e il comune di Alba. Siriconoscono, al centro, il sindaco di Alba Maurizio Marello e l’ingegner PierpaoloCarini, Amministratore delegato di Egea.

Nella pagina seguente: uno scambiatore per il teleriscaldamento, sistema che consente il trasferimento di energia termica tra l’acqua che riscalda il condominio e quella della rete di distribuzione del teleriscaldamento.

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tutto al Sud Piemonte. Siamo stati in grado di fidelizzare rapporti saldi e positivi sia a livello commerciale sia nella costruzione di impianti. Puntiamo sul territorio, anche se continuiamo a crescere: l’Astigiano, l’Alessandrino, il sud Torino e il Savonese sono i prossimi obiettivi” spiega l’amministratore delegato, Pier Paolo Carini. Nonostante l’espansione che l’ha por-tato a distinguersi nel panorama nazionale, il Gruppo non ha perso la propria dimensione locale ed in particolare cuneese. Il territorio provinciale continua a essere il proprio punto di riferimento attraverso pro-getti, partnership, investimenti.I fatti hanno dimostrato che un sano approccio territoriale, fortemente utilizzato al fine di ac-cresce la propria efficienza, è vincente e si tra-duce nella capacità di dare risposte concrete ai clienti. Le sempre più frequenti collaborazioni del Gruppo Egea con realtà industriali di spicco nel panorama internazionale sono l’ennesima conferma di un modello apprezzato, che offre più di un elemento di garanzia. Alba Power, impianto a ciclo combinato rea-

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lizzato in part nership con Ferrero, alimenta lo stabilimento di produzione della azienda dolciaria Ferrero e la rete di teleriscaldamento della città di Alba; la centrale di Fossano, rea-lizzata in partnership con Suez-gas de France è al servizio dello stabilimento Michelin e della rete di teleriscaldamento di Fossano; Langhe e Roero Power è la centrale al servizio dello stabilimento Miroglio di Govone; Ardea, a cui Egea partecipa in particolare insieme a Finpie-monte partecipazioni, Fondazione Crc, Sinloc, realizza impianti fotovoltaici in Piemonte. Egea punta alla tutela dell’ambiente. Esempi ne sono il teleriscaldamento, l’impegno per le energie rinnovabili e gli impianti fotovoltaici. Due abita-zioni su tre di Alba sono allacciate al teleriscal-damento: questo fa della capitale delle Langhe

la più teleriscaldata d’Italia. Il sistema di energia termica per riscaldare gli edifici e produrre ac-qua igienico-sanitaria, centralizzando le combu-stioni in un unico impianto e distribuendo poi l’energia alle singole utenze, limita l’immissio-ne di agenti inquinanti nell’atmosfera. Anche nel posizionamento degli impianti fotovoltaici, Egea è lungimirante: le aree prescelte sono pre-valentemente dismesse, al fine di limitare l’im-patto ambientale. La multiutility offre spunti di riflessioni: nella vita e nella applicazione del diritto. La Governance è dualistica. Accanto al Consiglio di Gestione, espresso dai soci privati, c’è il Consiglio di Sorveglianza che è organo di controllo e di indirizzo strategico, espressione dei soci pubblici, presieduto dall’ing. Fulvio Ba-ratella. L’eticità è garantita.

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In quello che fu l’Eremo di Cherasco, un edi-ficio del 1618, oggi è ospitato un rinomato

ristorante, con locali accuratamente restaurati che emanano charme e raffinatezza, dove la Sala degli Affreschi, l’antica Sacrestia e la bel-lissima Cappella sono uno scenario magnifico per quegli eventi che ricercano un’atmosfera di fascino. Da varie parti del Piemonte sono molti infatti i matrimoni che scelgono questa location di assoluto pregio che contribuisce a rendere unico il palcoscenico di un evento indimentica-bile. Gli interni e il grande giardino antistante consentono un ampio ed articolato spazio per gestire i vari momenti delle cerimonie. Ed è questa calma bellezza del passato che subito avvolge e lascia stupiti, regalando agli ospiti un’atmosfera di relax che via via va unen-

corpo espiritoA CHERASCO, STORIA E GASTRONOMIA SI INCONTRANOIN UN LOCALE CARICO DI FASCINO

dosi alla festosità dell’evento, arricchendo la gioia della vista e del gusto con l’avvicendarsi dei vari piatti, e dove ancora lo stupore lascia spazio al gusto per la raffinatezza della cucina ad opera di Davide Biginelli. Chef abilissimo che, con l’esperienza e la fantasia, sa coniugare freschezza e genuinità, tradizione ed esotismo, gusto e leggerezza. Propone i grandi piatti del-la tradizione piemontese, a base di prodotti tipici stagionali provenienti dagli allevamenti e agricolture del territorio. Ai suoi ospiti offre ottime specialità locali nonché la scoperta di in-teressanti produzioni casearie D.O.P., con una cura particolare nella presentazione dei piatti, perché tutti i sensi siano coinvolti in una delizia totale.Nella ricca cantina, un’ampia scelta fra i più prestigiosi vini internazionali e nazionali, con

SP. A.PHOTO: TINO GERBALDO

selezione delle migliori etichette del Piemonte.In località l’Eremo, vicino a Cherasco, il risto-rante è facilmente raggiungibile.Adatto anche per pranzi di lavoro e meeting aziendali. Aperto da mercoledi a sabato a cena. Domenica e festivi aperto anche a pranzo. Pre-notazione gradita.

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Ristorante L’EREMO Località Eremo, 170/A12062 - Cherasco (Cn)Tel +39 0172 [email protected]

I sapori primaverili di Davide Biginelli, chef dell’Eremo di Cherasco.

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“Servita con insalatina di pinoli, fagioli cannellini, punta d’asparago e sedano al limone, può essere gustata anche come antipasto.Piatto fresco, morbido, colorato e pro-fumato: ingredienti essenziali per una ricetta che si esprime molto bene an-che nelle stagioni più calde.Il sapore esotico viene perfettamente sposato con un vino corpulento ma di giovane annata.”

Una bandiera gialla con la sagoma di una pala e tre spighe verdi: la meta è a portata

di occhio. Benvenuti nel punto di Campagna Amica, un viaggio che conduce nel genuino del chilometro zero, il prodotto dal produttore al consumatore. Ortaggi, formaggi, frutta, latte, salumi, elementi trasformati in un avvicendarsi di bancarelle che soddisfa i sensi di chi sceglie la stagionalità. Protagonisti sono gli agricoltori: i sapienti che non parlano ma agiscono e ogni sabato espongono i frutti del loro impegno, sotto i portici della capitale delle Sette Sorelle. Quartiere Pegaso. Le montagne di Borgo San Dalmazzo, incantevoli, fanno da scenario. Cor-so Nizza di Cuneo è alle spalle. Ad un soffio.D’un tratto, l’occhio si sguinzaglia e l’olfatto si sofferma: profumo di formaggi. Arrivano da Palanfré, borgo della valle Gesso. Ne sono in-

il mercatodel contadinoANCHE A CUNEO UN NUOVO STILE DI VITA CHE SFIDA LA GRANDE DISTRIBUZIONE PER UN’ARMONIA TOTALE CON IL TERRITORIO

terpreti i fratelli Giordano: allevano 140 bovini di razza Piemontese e trasformano il loro latte in formaggi. Nostrale d’alpeggio, semicotti, sa-ret erborinato, robiola stagionata, ricotta ciucca stagionata con la birra Troll, robiole alla ricotta, yogurt naturali, primo sale, tome, tomini: il pia-cere a portata di mano. Il successo di questo mercato è la libertà di scelta, senza antagonismi. Il formaggio è figlio delle sue valli. Oltre la valle Gesso è rappresen-tata la valle Varaita. Ne è testimonianza la fatto-ria agricola “D’la drit”. La famiglia Ferrua, che la conduce, ha 40 vac-che austriache e bruno alpine, 100 capi tra capre sanen, scamosciate e pecore. L’azienda agricola trasforma il latte, ottenendo tumin del Mel, nostrali di varia stagionatura, tumin di ca-pra, latte fresco, yogurt, burro e il blu di mucca,

Il sabato mattina è un piacere per i sensi passeggiare fra le bancarelle allestite direttamente dai produttori, colori e sapori che si adeguano al cambiar delle stagioni, tutti genuinamente locali.

DI MICHELANGELO PELLEGRINOPHOTO: DANIELE MOLINERIS

un erborinato simile al Roquefort. E nel momento in cui si immagina la pastosità che accarezza il palato, ecco che l’occhio scor-ge colori che rinfrescano gli attimi: frutta e ver-dura biologica. L’azienda è Ceaglio. Ha sede a Bernezzo. È certificata biologica ed è fornitrice ufficiale per la ristorazione scolastica del Comu-ne di Cuneo. E mentre si osservano i prodotti della terra, a fianco poco più in là si intravede un barattolo arancio. Il rimando è chiaro: succo di carota. Quella pregiata di San Rocco. Sapientemente coltivata dai titolari della azienda Leonino che curano nel dettaglio la produzione, ideale an-che per i bambini. Ma il succo non è solo caro-ta, può essere anche di mela e d’uva. Per questa lavorazione vi è una bancarella che, oltre a far nascere vino doc delle Colline Saluzzesi, è spe-cializzata nei succhi. È quella della famiglia To-matis di Busca. I prodotti trasformati non han-no aggiunta di acqua ed è questo il segreto di tanto successo. E mentre si intravedono, poco oltre, le mele rosse e le renette della azienda Giordano di San Rocco Castagnaretta, si imma-ginano i colori dei prodotti estivi: ciliegie, albi-cocche, pesche, ramassin, santa clara. Affidarsi al chilometro zero è innanzitutto uno stile di vita: si segue la stagionalità dei prodot-ti, mangiando sano e in armonia con il territo-rio in cui si vive.Può essere anche la carne. Saporita e gustosa per il palato che cerca la genuinità, figlia di aie di pianura o di alpeggi montani. Esemplare nella realizzazione di bistecche, sal-

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sicce, polpette e rolate di coniglio è l’azienda Nives di Bernezzo che alleva non solo conigli e offre piatti di gastronomia pronta. Il susseguirsi di bancarelle è emblema di sacrificio, costanza, passione e uomini: Giordano, Cavallo, Revelli, Dutto, Robbione, Marchisio, Galliano, Dalmas-so. Sono alcuni tra gli altri attori che silenzio-samente stanno dietro i banchi. Con il pudore di chi sa che l’essere passa attraverso il fare. Loro sono i protagonisti che entrano nel cuore degli sguardi che incrociano: clienti dapprima incuriositi che divengono poi fedeli. Questa è la magia di quel vessillo che contraddistingue Campagna Amica.Il chilometro zero è la sfida vinta: agricoltori che non hanno temuto la grande distribuzione multietnica e hanno investito la loro vita per rendere onore alla terra. La propria.

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L’economia, secondo gli ultimi dati, va me-glio delle attese. Scende il debito e la pres-

sione fiscale è più leggera. Nel 2010 il Prodotto interno lordo è migliorato, crescende dell’1,3% contro previsioni pari all’1,2%. Sale però il de-bito, che arriva a quota 119% del Pil contro il 116,1% del 2009. Frattanto, l’inflazione torna a correre: ai massimi dal 2008. Per questo, occorre puntare sull’esistente. Dan-do forza alle risorse proprie. Anche aziendali. C’è chi, in provincia di Cuneo, ha investito nel garantire consulenze per affontare la crisi.

Efficienza, efficacia, agilità nel prendere deci-sioni: questi sono gli obiettivi che BIOS Mana-gement, società di consulenza con sede in Alba e Torino, si prefigge nel suo lavoro di affianca-mento e supporto a quelle aziende che inten-

strategie peril futuroFABIO GHI, AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA SOCIETÀ ALBESE “BIOS MANAGEMENT”, SVELA ALCUNI DETTAGLI PER AFFRONTARE LA CRISI

dono affrontare alla radice difficoltà interne, prima che si trasformino in un reale ostacolo, anche in termini di redditività. Bios opera nel campo della Business Intelligen-te e del Corporate Performance Management ed è stata inserita, dagli analisti di Gartner, nella lista degli Emerging Technology Providers.

Siete specializzati in Business Intelligence (Reporting & Dashboard, HR Management, Balanced Scorecard, Sales & Marketing analytics) e Corporate Performance Mana-gement (Budget & Forecast, Consolidation, Cost allocation, What if, Scenario Analysis): cosa sono?Le soluzioni nelle aree di progetto di B.I. permettono di sintetizzare i dati provenienti dalle diverse funzioni aziendali in cruscotti di

Fabio Ghi, Amministratore Delegato di BIOS Management.

Nella pagina a fianco: I managing partners di BIOS Management (da sinistra a destra): Roberto Cortese, Giuseppe Viggiano, Paolo Ghi, Giovanni La Mantia, Fabio Ghi.

DI G. F.PHOTO: BRUNO MURIALDO

Bios Management è anche formazione accademicaDa alcuni anni, abbiamo stretto collaborazioni con il Politecnico di Torino, la facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Torino e la Scuola di Amministrazione Aziendale (SAA) per la quale diamo un supporto concreto al Master in Busi-ness Administration (MBA) con indirizzo ICT.

Perché affidarsi a Bios?Perché le imprese, grandi o piccole, si troveran-no nel prossimo futuro a dover prendere deci-sioni sempre più tempestive e il più possibile lungimiranti. Io credo che la nuova frontiera sia investire nello sviluppo di tecnologie di Busi-ness Intelligence, specifiche nel supportare il management aziendale, nel momento di affron-tare le scelte strategiche più importanti.

indicatori di performance, che comprendono appunto indicatori economici, finanziari, com-merciali, dei processi interni e dei fornitori. La CPM prevede invece l’analisi dei sistemi di pia-nificazione e controllo per monitorare le per-formance dei vari rami aziendali e garantirne una gestione ottimale.

Cosa fate, concretamente?Il primo passo è l’analisi organizzativa, ovve-ro una diagnosi della situazione attuale della azienda per individuarne criticità e punti di forza, opportunità e rischi. In seconda battuta la Business Intelligence permette di delineare i passaggi base per gestire il cambiamento, che vengono tradotti in azioni concrete con la CPM.

Voi affiancate aziende: cosa significa?BIOS affianca l’azienda e il suo management nel percorso di innovazione tecnologica e ge-stionale, con azioni concrete e coerenti con il piano strategico aziendale. L’obiettivo è quello di facilitare la lettura dei dati aziendali ai fini decisionali, trasformando le informazioni in conoscenza. Il cliente è seguito in tutte le fasi: dallo studio del modello alla sua attuazione. A questo fine organizza periodicamente corsi di formazione ed educazione al business (Bios User Meeting).

Una azienda iper informatizzata non è già vincente di suo?No. L’informatizzazione, da sola, non migliora l’attività aziendale. Non dimentichiamoci che ogni ruolo è rivestito da un individuo. Dunque, occorre subito capire come è regolata l’azien-da, in termini di organigramma e di modello di business. Questo approccio analitico ci contraddistingue nella capacità di risolvere problemi – il cosid-detto “problem solving” – adattando soluzioni alle esigenze specifiche dei clienti. Noi utiliz-ziamo prodotti software di alto livello e realiz-ziamo soluzioni innovative, anche con sistemi

informatici che si integrano ad incastro a quelli già presenti nelle aziende, garantendo una pro-fondità di analisi trasversale dell’informazione prodotta. Per questo, possiamo dire che i pro-fessionisti di Bios Management sono il filtro ideale tra il management aziendale e soluzioni informatiche all’avanguardia.

Chi sono gli esperti BIOS?Siamo oltre trenta professionisti, con esperien-ze multidisciplinari. A questo si affianca la part-nership con ACCEDIS, società di consulenza direzionale specializzata in strategia e gestione d’impresa.

Quali sono le vostre aree di business?BIOS è presente con esperienze significative in tutti i settori: Healthcare, Utilities and Services, No profit, Banking and Insurance, Manufactu-ring, Fashion and Beauty, Food and Beverage, Automotive Dealer.

Obiettivi di successo raggiuntiBios management opera a livello nazionale ed internazionale. Le soddisfazioni sono sempre più consistenti. A titolo di puro esempio, cito: Iren Energia, Kos Group spa (la più grande Holding di Sanità privata italiana), Farmacie Comunali di Torino, Unifarma Distribuzione spa, Banca d’Alba, Slow Food, Casa del Caffè Vergnano spa, Vranken Pommery, Pernod Ri-card, Morando Mangimi.

BIOS È INSERITA NELLA LISTA DEGLI EMERGING TECHNOLOGY PROVIDERSÈ il principale punto di riferimento (world wide leader), a livello mondiale, per le analisi legate al mondo dell’ICT. I suoi analisti redigono periodicamente schemi sull’andamento dei vari settori dell’informatica e dell’organizzazione aziendale, e selezionano, suddividen-doli in quadranti, gli attori che si distinguono come punti di riferimento per ciascuna area dell’IT. Tengono sotto controllo, valutandone ciclo di vita, vantaggi e svantaggi, le innova-zioni e le soluzioni che le aziende adottano, sia dal punto di vista tecnologico, sia in termini organizzativi e di processo.

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relazionifashion art

La moda ha sempre intrattenuto una relazio-ne privilegiata con l’arte; si tratta, in effetti,

di una contaminazione reciproca. La moda fa con l’abito ciò che Lotman diceva che fa con il corpo: mette a punto un processo già presente nella pittura moderna, la segmentazione e la scomposizione, per ricomporre il corpo secon-do propri criteri testuali. Non si contano le sovrapposizioni e gli inter-scambi tra l’art nouveau, l’art decò, il futurismo, il cubismo orfico, il dadaismo, il surrealismo, il minimalismo, il decostruttivismo, ecc... Per fare degli esempi: Van de Velde pensò di applicare all’abito i principi della progettazione razionale, ideando egli stesso stoffe e vestiti dal taglio semplificato per farne risaltare le innova-zioni decorative presenti anche negli oggetti di arte applicata di gusto art nouveau.La ricerca del “vestito estetico” divenne una sorta di simbolo per un gruppo di giovani ar-tisti austriaci che cercarono di sincretizzare il “Reformkleid” tedesco con le linee francesi e la Wiener Werkstätte, nel cui ambito l’architetto Joseph Hoffmann ed il pittore Koloman Moser nel 1911 aprirono la sezione moda, diretta fino al 1922 da E.J.Wimmer Wisgrill, e da cui trasse

DAI PRIMI STILISTI FINO A GIANNI VERSACE L’ALTA MODA E L’ARTE HANNO SUBÌTO CONTAMINAZIONI RECIPROCHE

DI ANNAMARIA ORZI LUCCHINI

ispirazione l’haute couture parigina.Interessanti furono i risultati raggiunti a Vienna da Gustav Klimt che, personalmente, disegnò gli abiti per la sua compagna Emile Flöge: ve-stiti dalla linea sciolta di grande raffinatezza che rispecchiavano palesemente il gusto espresso nei suoi dipinti.F.L. Wright ha coordinato la progettazione delle sue ville e i loro interni col disegno degli abiti dei loro fruitori, da lui stesso creati. Ma sono soprattutto le avanguardie artistiche che operano incursioni nel territorio della moda, cominciando dai futuristi. Balla studiò l’abito come stato d’animo e sug-gerì di mettere in relazione diretta il corpo ed i vestiti attraverso strutture geometriche e colori organici. Talvolta, l’energia corrispondeva ad un colore fosforescente ed a lampadine elettriche appli-cate all’abito. Il vestito, soprattutto maschile, doveva rappre-sentare l’esigenza di liberazione e valorizza-zione delle potenzialità plastico-dinamiche at-traverso le “linee forza” con elementi e tessuti diversi, i “modificati”, da applicare a seconda del momento al “capo base”. Elsa Schiaparelli nel 1936 sovvertì gli stilemi della moda riprendendo le esperienze comu-nicative del dadaismo e del surrealismo. Con un effetto estremamente provocatorio creò il “talon rouge”, decontestualizzando e demisti-ficando l’emblema distintivo della calzatura di Luigi XIV: cappello scarpa, gioco dell’ambiguità e dello straniamento dell’oggetto.L’aspetto della ricerca programmatica è inoltre riscontrabile nelle proposte di Paco Rabanne nei suoi famosi abiti realizzati con placche di metallo, plastica e rhodoid modulari. Lo stilista stesso dichiarava di essere stato influenzato da Julio Le Parc con le sue strutture di quadrati d’alluminio che si muovevano al minimo soffio.Nel 1965 Yves Saint Laurent rese omaggio al pittore olandese Piet Mondrian, si lasciò poi conquistare dalla pop-art, per continuare in se-

guito ad ispirarsi all’opera di vari artisti quali tra gli altri Braque e Picasso. Esempio emblematico nel panorama della moda attuale è senza dubbio Gianni Versace che visse l’arte da conoscitore e appassionato collezionista. Mentre i suoi modelli storici erano legati al ri-spetto per tutta la storia dell’arte (greca, bizan-tina ecc.) fu la tradizione moderna, dai primi anni del secolo con G. Klimt, R. Delaunay, A. Colder, fino ai tempi più recenti di A. Warhol e Jim Dine, che destarono il suo maggior piacere ed interesse. In ciascuna delle sue creazioni ispirate all’arte è possibile ritrovare sai il paradigma originale, sia lo slancio dello stilista e l’impegno per rimodel-larlo in una forma artistica vitale.Forse l’affinità artistica più nota di Versace fu proprio quella con A. Warhol. I modelli pop-art, l’accostamento James Dean e Marilyn Monroe riporta alla dichiarazione dello stesso stilista se-condo il quale la “moda sta all’arte come l’arte stava, una volta, alla cultura popolare: infimo raccoglitore di rifiuti e perfetta controparte”.Il continuo ed inesauribile interfacciarsi tra arte e moda non può essere esaustivo in que-sta breve trattazione, che vuole essere solo una chiave di lettura per chi si avvicina, per interesse o curiosità, a questo affascinante mondo, uno stimolo alla sperimentazione e all’innovazione per coloro che studiano ed operano in tale settore.

Nella pagina precedente:Paco Rabanne

Abito da sera con placchette rhodoid - p/e 1966.

Gianni VersaceOmaggio ad Andy Warhol - p/e 1991.

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L’occhio si posa con tatto. Le teche sono preziose. Richiedono garbo e riverenza.

La storia è a portata di occhio: Museo Egizio. Torino. Mentre lo sguardo scivola di oggetto in ogget-to, la luminosità - discreta - è protagonista: crea la regìa di un ambiente unico. Le luci sono led: diodi. Non emettono raggi Uv e neppure spri-gionano calore, pur garantendo il medesimo rendimento luminoso delle luci tradizionali. Sono ideali per l’esposizione di opere d’arte e di reperti archeologici. Per questo, i vertici del Museo Egizio si sono affidati ai prodotti specifici di Sololed, marchio registrato da Cesare Schiaparelli che dopo la laurea e un passato in ambiente finanziario si è interessato di finanziamenti per investimenti in eco-progetti, iniziando poi la sua ricerca per

la luce del futuro illumina il passatoCON LE NUOVE LAMPADE A LED SI OTTENGONO ALTI RENDIMENTI E RISPARMIO ENERGETICO

arrivare ad offrire una illuminazione in grado di contenere lo spreco di energia e di inqui-namento. Sololed, con sede a Bra, è il primo e unico negozio interamente specializzato in illuminazione a led. Visto il successo e il reale interesse da parte di pubblici e privati, sono previste altre aperture. “Diffondere nella nostra provincia la nuova tec-nologia a led, con prodotti efficienti e risparmi assicurati fino all’80% - sottolinea Cesare Schia-parelli, che punta sempre più alla ricerca e allo sviluppo - è la mission della nostra azienda, che guarda con estremo rispetto all’ambiente”. La tecnologia led è una delle proposte più pro-mettenti di quel futuro che è già diventato pre-sente: Sololed è in grado di fornire lampadine personalizzate, che consentono di sostituire le vecchie, obsolete, senza dover per forza cam-

I preziosi reperti custoditi nelle teche del Museo Egizio di Torino valorizzati dalla illuminazione a led, senza il rischio di danni dei raggi UV o del calore dei tradizionali faretti.

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biare anche il corpo illuminante: lampada o faretto. Sia in ambienti civili che industriali. E la riduzione dei consumi è garantita: sfiora l’80% ed è accertabile già dalla prima bolletta elettrica. Dicevano “Fiat lux et lux facta est”: che sia luce e luce fu fatta. Ora è tutta un’altra luce. È Sololed.

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Un’avveniristica sala tecnologica Virtual 3D per avere la sensazione di entrare fisica-

mente dentro gli ambienti renderizzati: questo è l’innovativo servizio offerto da Maes srl di Savigliano. È sufficiente indossare un paio di occhiali per fare prendere forma al progetto e visualizzare il risultato finale non su monitor ma in una stanza che prende forma. Il rendering tradizionale cos’è? È la rappresenta-zione fotografica di una scena tridimensionale. Il Virtual 3D, invece, è come fosse un film. “Abbiamo allestito uno studio - spiega Roberto Occello, amministratore delegato di Maes - che permette, grazie a uno specifico proiettore, di far visionare i render in 3D: è come entrare den-tro un film, godendo della tridimensionalità e della profondità delle immagini. Questo è stra-ordinario perché consente al cliente di vedere

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in notevole anticipo quello che sarà l’ambiente che vuole creare. Tutto diviene reale e non vi sono più grandi sforzi per quella che è l’immagi-nazione. Molte persone fanno fatica ad immagi-nare e questo può compromettere la loro sod-disfazione per i risultati finali su render visti solo su monitor o carta: con questa sala, unica nel settore, si riducono i margini di errore perché ciò che si vede è ciò che sarà”. Quando si pensa a rinnovare la propria casa, o a costruirla partendo da zero, si inizia a sognare, liberamente, materiali e colori, forme e ambien-ti che, a poco a poco, prendono forma. Spesso ci si rivolge a professionisti per avere il supporto più competente nella scelta delle opzioni che il mercato offre. Ma poi ci si blocca quando la no-stra immaginazione non ci consente di visualiz-zare il risultato finale. Oggi la tecnologia virtuale

La avvenieristica sala Virtual 3D in cui è possibile vivere l’esperienza di entrare nell’ambiente virtuale progettato. Qui le immagini renderizzate prendono forma e diventano tridimensionali.

Nella pagina a fianco:Roberto Occello, amministratore delegato di Maes.

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permette di superare anche questo limite, resti-tuendo immagini fotografiche iper realistiche degli ambienti sognati e progettati. È questo il reale valore aggiunto. Visualizzare come fosse realtà ha un vantaggio su tutti: chiarezza e tra-sparenza nelle fasi che compongono quel tipo di lavoro, visto finalizzato nella sala 3D. La sala tecnologia Virtual 3D consente non solo di vi-sionare gli ambienti architettonici renderizzati, ma anche sollecitare le emozioni che i materiali evocano: pietre, marmi, parquet, piastrelle cera-miche e le soluzioni d’arredo proposte.“L’efficacia di questo servizio - conclude Oc-cello - è garanzia anche per i professionisti che scelgono di usufruire della nostra struttura: of-frono al loro cliente la possibilità di avere una illustrazione del progetto nel dettaglio, poten-do così apportare correzioni là dove si renda necessario. A volte, non basta dire sì per essere convinti: occorre toccare con mano. La nostra sala 3D dà questa possibilità virtuale”.L’idea di questa sala è nata dopo un confronto tra i vertici di Maes srl e di Maligno Industriar-redamenti srl che ha realizzato l’arredamento degli ambienti funzionali. Nello showroom della Maes di Savigliano, i clienti trovano un’as-sistenza completa per la scelta dei prodotti, la formulazione dei preventivi, la progettazione degli interventi e la posa in opera. In ogni fase, dall’acquisto alla consegna fino al risultato fina-le, il cliente è seguito da personale altamente qualificato che si avvale a sua volta della colla-borazione di artigiani selezionati per le diverse competenze. Maes opera su tutto il territorio nazionale, ma in modo particolare su Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta e Costa Azzurra.

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Maes nasce nel 1962. È fondata dalla famiglia Occello, come rivendita specializzata per la commercializzazione all’ingrosso e al detta-glio di rivestimenti di vario genere. Negli anni aumenta il volume di vendite e la gamma di prodotti distribuiti, estendendosi anche ai sa-nitari e all’arredobagno. Nel 1968 è realizzata la nuova sede, con uno showroom di 2000 mq, progettata dall’arch. Oreste Garzino al-lievo di Carlo Mollino, genio dell’architettura. Nel 1995 inizia la propria attività Roberto Oc-cello, attuale titolare dell’azienda. Maes oggi si avvale della forza di 30 addetti e della collaborazione di 70 artigiani. È stato creato un consorzio specifico per la messa in opera dei prodotti trattati, che si sono ul-teriormente ampliati comprendendo anche porte, tessuti, rivestimenti per piscine, faccia-te ventilate e materiali particolari.

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L’accoglienza nel cuore del Barolo

OPERETTE MORALIPrima nazionale al Teatro Gobetti di Torino il 18 marzo per Operette morali, spettacolo tratto da lavori di Giacomo Leopardi. La regia è di Mario Martone. Le Operette morali sono una raccolta di ventiquattro componimenti in prosa, dialo-ghi e novelle che Leopardi scrisse tra il 1824 e il 1832. In esse si trova l’anima più profonda dell’autore: il rapporto dell’uomo con la storia, con i suoi simili, e in particolare con la Natura. Lo spettacolo è in scena sino al 10 aprile.

L’ARTE DI TRASFORMARSIIl piacere di una emozione che sfiora la carne, con sinuosa armonia. Arrivando ai sensi. Potere di un gioiello e dell’occhio che ne sa cogliere dettagli e particolari. Alberto Prandoni, titolare della gioielleria cuneese, ha firmato due collezioni insieme a Alessio Boschi, designer versatile che vive a Sidney, vincitore di numerosi premi. Uno tra tutti: l’Uk Jewellery Awards di Londra del 2009 che lo ha insignito del titolo di miglior designer dell’anno. Per le collezio-ni Venezia e Alaska, presenti nello showroom la Boite d’Or, sono state utilizzate innovative tecniche di realizzazione: dal microsetting all’ en tremblant. Il risultato è perfetto, nella sua straordinaria semplicitàColori, sfumature, brillantezza, mobilità che esistono in natura sono catturati dalla atten-zione di Boschi che li traduce in spille, ciondoli, collane, bracciali: trasformabili in ogni occasione. La vita è movimento.

SALUS PER AQUAM DI RANGONovecento metri quadrati dedicati al benessere. Giochi di colore, ambienti accoglienti, sotterranei, cascate di ghiaccio, trattamenti specifici che incantano corpo e mente. Mentre lo spirito vorrebbe fermare il tempo. Questo è Nivolano Spa di Lurisia Terme. Inaugurato da una manciata di giorni. La proprietà è della famiglia Bertolino. Il centro è collegato direttamente con l’Hotel Ristorante Reale, gestito dalla medesima famiglia. La scelta della amministrazione è quella di seguire puntuali protocolli operativi, accurati, efficaci, originali.I macchinari e i prodotti sono forniti dalla società monegasca Renevé, mentre studio di interni e arredamenti sono stati curati da Maligno Industriarredamenti srl, società cuneese specializzata in arredamento e design.

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LifeStyLeFARE GLI ITALIANI. 150 ANNI DI STORIA NAZIONALEDal 17 marzo al 20 novembre, nelle Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo a Torino, grande interesse per l’allestimento multimediale che si estende su 10mila metri quadrati e segue le tappe fondamentali della vicenda unitaria, con due percorsi paralleli. I protagonisti della mostra sono gli italiani, considerati di volta in volta nei loro aspetti di diversità, nella pluralità dei loro volti e delle loro tradizioni, ma anche in tutte quelle fasi che li hanno visti avvicinarsi e unirsi in un sentimento di comune appartenenza. (www.italia150.it)

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L’accoglienza nel cuore del Barolo

IL MIO MONDO IN UNA LETTERAPagine che narrano la storia di un’amicizia tra una giovane poco più che ventenne e una anziana costretta su una sedia a rotelle. L’anziana Beatrice, il cui passato è ricco di mistero e di avventure, cambierà per sempre la vita della giovane Caterina, spingendola a trovare in sé stessa le ragioni per un futuro migliore. La narrazione parte da uno spunto storico (l’impresa Borsari, 1948) per poi dipanarsi attraverso due continenti, tre generazioni e mille emozioni.L’autrice - una laurea nel cassetto in Economia e una struttura ricettiva bioecologica al suo attivo - con il suo primo romanzo “Lungo le acque del Po” risultò la vincitrice nel 2006 del Premio Cimitile. Di Valeria Camosso - Fusta Editore

IL GALÀ DI AMITIÉ SANS FRONTIÈRES13 MAGGIO 2011“Giustizia, Tolleranza, Amicizia”: questi sono gli obiettivi di Amitié Sans Frontières, l’associazione umanitaria costituita nel Principato di Monaco nel 1991 che ogni anno si prefigge di concorrere alle linee giuda indicate dall’Assemblea Generale delle Na-zioni Unite. “Il Club di Cuneo – dice il neo presidente eletto Gianluca Pasquale – è lieto di comunicare la data del prossimo galà di beneficienza che si tiene venerdì 13 maggio 2011. Durante la serata si esibiranno “I Nuovi Angeli” e l’artista di Zelig “James Tont”.Per informazioni: [email protected]

WEDDING PLANNER DA SOGNOUna “wedding planner” da copertina per un giorno da fiaba: è la cuneese Monia Re, che è stata ritratta - insieme a Angelo Garini, l’esperto più noto dei matrimoni italiani, Mauro Adami, firma della linea da sposa Dodo Adami e Silvia Dei Fiori, maestra di decori floreali - sulla rivista View Sposa, uno dei più accreditati periodici italiani specializzati sul tema matrimonio.Chi è il wedding plan-ner? È il professionista che mette in scena un sogno, progettan-do e coordinando ogni particolare dei matrimoni, elaborando un programma in con-divisione con gli sposi. Dà corpo ai desideri con pazienza, abilità e creatività.

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voglia di relax en plain air

ESSENZIALI E FUNZIONALI: ECCO LE NUOVE PROPOSTE PER L’ARREDO

DEL GIARDINO E DELLA ZONA RELAX, CHE SIA A BORDO DELLA PISCINA O SUL TERRAZZO,

L’IMPORTANTE È CHE CI FACCIANO SENTIRE IN ARMONIA CON LA NATURA.

A CURA DI ROBERTO AUDISIO

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a cura di Alessandro Parola - Avvocato

liberalizzazione di internetL’ABROGAZIONE DEL C.D. “DECRETO PISANU” - OPEN WI-FI - MENO SICUREZZA O UN PAESE PIÙ EVOLUTO?

Anche in Italia, e nonostante alcune resisten-ze, a partire dal primo gennaio 2011 è stata

liberalizzata la facoltà di accedere ad internet attraverso gli “spot Wi-Fi”, ovvero quegli appa-rati che consentono la connessione senza fili ai soggetti che vi gravitano intor no. Il c.d. “decre-to Milleproroghe” ha ridisegnato la normativa in merito alla fornitura di connessioni internet gratuite e “senza fili” che, sino ad ora, prevede-va l’obbligo di identificare gli utenti del servizio mediante la fotocopia o quantomeno la scanne-rizzazione dei documenti di identità.Negli ultimi anni si è assistito ad una diffusione esponenziale delle connessioni ad internet mes-se gratuitamente a disposizione dai Comuni, ad esempio nei parchi cittadini o nelle vie princi-pali, e dai locali, i quali considerano la fornitura di un accesso gratuito ad internet come un’ in-discussa attrattiva nei confronti della clientela. Tale servizio, reso possibile dallo sviluppo della tecnologia “senza fili”, ha reso necessario porsi di fronte al problema di rendere identificabili eventuali soggetti che potessero usufruire ano-nimamente di internet per portare a compimen-to eventuali atti in contrasto con le leggi penali del nostro Paese.In un primo momento, mediante il Decreto Pisa-nu, si era imposto ai soggetti che fornivano tale servizio di identificare preventivamente tutti gli utenti che si registravano, al fine di garantire la loro individuazione qualora si fosse riscontrata qualche violazione di legge. Nel corso degli anni, si è però notato che l’Italia era l’unico Paese in Europa ad avere un regolamento così severo e restrittivo sull’utilizzo delle reti wi-fi aperte. La logica necessità di rintracciare eventuali respon-sabili di reati commessi mediante internet, si po-neva in contrasto con l’esperienza nel frattempo

maturata negli altri Paesi del mondo, nei quali si erano studiate misure diverse dalla preventiva identificazione per prevenire un utilizzo di inter-net per finalità criminali.Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, il c.d. «Patriot Act» (introdotto dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 col preciso scopo di ridurre il ri-schio di attacchi terroristici) non ha introdotto alcun tipo di limitazione di accesso ad internet, come l’identificazione preventiva, rinforzando invece il potere dei corpi di polizia e di spionag-gio statunitensi, quali Central intelligent agency (CIA) Federal bureau of investigation (FBI) e National security agency (NSA) e permettendo addirittura intercettazioni anche senza mandato. Con questo “revirement”, anche l’Italia dimostra di apprezzare, seppur con qualche rischio natu-ralmente connesso, la necessità di una rete diffu-sa, aperta e liberamente accessibile, in linea con le possibilità di indiscussa utilità sociale fornite da internet, il quale non viene più visto come luogo per porre in essere disegni criminosi, ma come un mezzo a completo servizio della citta-dinanza. Si pensi ad esempio alla possibilità di accesso ai servizi informativi in tempo reale circa le infor-mazioni sul traffico stradale e autostradale o sul-le allerte meteorologiche, ai servizi di carattere turistico liberamente fruibili sia dai cittadini che da turisti stranieri presenti sul territorio, ai pos-sibili benefici in tema di sicurezza in quanto una rete diffusa permetterebbe di attivare in modo capillare gli interventi di soggetti con compiti di polizia o sicurezza – vigili urbani, vigili del fuoco, croce rossa -; senza contare che la nuova forma di fruizione – libera – del web in ambienti pub-blici come aree verdi, biblioteche, ospedali, dove oggi l’impossibilità di accedere alla rete vincolava

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i cittadini a forme di fruizione dei servizi obso-lete, potrebbe comportare indiscutibili benefici. Viene da sé che il legittimo interesse di garantire sia la facilità di accesso che la privacy di un cit-tadino che utilizza il web attraverso la rete pub-blica, non debba compromettere l’indiscutibile esigenza di sicurezza connessa all’individuazione dell’utilizzatore in caso di necessità. Tolto un im-pedimento al completo sviluppo della rete libera in Italia, non potrà quindi passare sotto silenzio la necessità di attuare una tutela al fine di sco-raggiare l’utilizzo della rete per fini penalmente rilevanti. La possibilità di individuazione “a posteriori”, ov-vero soltanto qualora siano ravvisate delle con-dotte penalmente rilevanti commesse a mezzo internet, sembra essere la direzione verso la qua-le il legislatore italiano, in linea con la maggior parte dei Paesi del mondo, dovrà orientarsi, per realizzare un equo contemperamento di queste due imprescindibili necessità.

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a cura di Luca Morosi

episodi del quattrocento piemontese

UNA VISITA ALLA CAPPELLA DI SAN BERNARDO A CASTELLETTO STURA

Nelle campagne di Castelletto Stura, a pochi passi dal cimitero, si erge la cappella di San Ber-nardo, un autentico scrigno delle meraviglie. Grazie al restauro avvenuto fra il 2002 e il 2006, con il contributo della Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Cuneo, l’edificio ha ritrovato l’antico splendore: per mezzo delle vetrate collocate come unico diaframma verso l’esterno, oggi è possibile insinuare lo sguardo nel piccolo loca-le interamente affrescato negli anni Ottanta del Quattrocento forse da Giovanni Mazzucco, attivo nel terzo quarto del secolo in area Monregalese, o forse da un pittore vicino alla sua maniera. A

Mazzucco spettano con certezza gli affreschi del-la cappella del Santo Sepolcro a Piozzo (1481), quelli della chiesa di San Domenico a Peveragno (1487) e quelli del santuario di Bricchetto di Mo-rozzo (1491). Ed è proprio sulla base di questi cicli parlanti una lingua “popolare” che la figura del pittore è stata più o meno concordemente avvicinata dalla critica al contesto castellettiano. Si tratta, comunque, di un periodo artisticamen-te “sterile” nel panorama generale piemontese, perché dopo la grande personalità di Giacomo Jaquerio solo Giovanni Martino Spanzotti e Ma-crino d’Alba avrebbero nuovamente pesato in

termini di forza propulsiva nello sviluppo della pittura locale. Ciò nonostante, in questa “fase di mezzo”, il territorio fra il Tanaro e il Gesso ri-mane piuttosto vivace e lo dimostrano le tante piccole cappelle e chiesette interessate da cicli pittorici che punteggiano le zone rurali fino alle pendici della langa e anche oltre.Nell’ambiente interno della chiesa di San Ber-nardo, molto intimo e raccolto, c’è spazio per un piccolo altare in muratura che emerge dalla parete di fondo sulla quale si staglia l’affresco della Madonna con bambino e santi. Sulla volta campeggiano immagini della vita di Cristo (ba-cio di Giuda, andata al calvario, crocifissione e resurrezione) disposte tutt’intorno a un vario-pinto ventaglio centrale, che richiama da vicino quello raffigurato in San Maurizio a Castelnuovo di Ceva. Il lato destro ospita poi la visione dell’in-ferno, in un brulicare di mostri schiamazzanti e demoni torturatori le cui fattezze, prima che in-tervenisse il restauro, erano state sfregiate dagli stessi antichi visitatori della cappella che avevano

Incoronazione della Vergine, parete sinistra

Nella pagina a fianco:visuale esterna della cappella

infierito sugli occhi e sui genitali delle creature, per scongiurarne gli influssi malefici. Anche in questo caso, i rimandi sono molti: sia per il tema della “cavalcata dei vizi capitali” – con il drago Leviatano che inghiotte uno a uno i personag-gi incatenati in fila indiana –, sia per l’imposta-zione generale dei personaggi che popolano il Regno del Male (vedasi Lucifero che sbrana le anime dannate), l’esempio di Castelletto dialoga da vicino con le analoghe rappresentazioni del-la chiesa di Madonna della Neve a San Michele Mondovì e della chiesa di San Fiorenzo a Bastia. Sul lato sinistro, invece, vige la quiete più asso-luta: il paradiso, formato dalle schiere celestiali di martiri, santi e apostoli – col concerto degli angeli musicanti in sottofondo – che circondano la scena principale dell’incoronazione della Ver-gine. Nella fascia sottostante, poi, trovano posto le opere di misericordia attuate nei confronti dei poveri e degli indifesi, secondo il noto passo del vangelo di Matteo: «Ogni cosa che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatta a me» (Mt. 25, 40).

VITTORIO EMANUELE II IL RE GALANTUOMO. L’INFANZIA E LA GIOVINEZZA La mostra vuole rievocare, a 150 anni dall’Unità d’Italia (1861-2011), un momento storico fondamentale per il nostro Paese, fornendo un particolare con-tributo scientifico attraverso l’esplorazione della vita e delle vicende del principale protagonista del Risorgimento: re Vittorio Emanuele II. L’esposizione, realizzata dal Castello di Racconigi insieme alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte e alla Fondazione DNart, completa il suo percorso a Palazzo Reale di Torino, altra sede espositiva dell’evento, dove si possono cogliere i due ulteriori aspetti del sovrano: i capitoli della storia che lo portarono al trono d’Italia e la sua vita privata.

info: Castello di Racconigi2 ottobre 2010 - 13 marzo 2011 | martedì - domenica: 9.00-19.30, ultimo ingresso alle 18.30 | tel. 011.4369213 | [email protected]

BESTIE. ANIMALI REALI E FANTASTICI NELL’ARTE EUROPEA DAL MEDIOEVO AL PRIMO NOVECENTOLa nuova mostra realizzata dal Filatoio di Caraglio esplora l’affascinante universo dei significati, delle simbologie e delle interpretazioni che gli animali hanno avuto nel corso dei secoli e il loro stretto rapporto con l’uomo. Sono presenti opere pittoriche, sculture e oggetti di arti decorative che accompagnano il visitatore tra creature fantastiche, scene sacre, mitologiche e di caccia, animali addomesticati e bestie demoniache.

info: Il Filatoio, Caraglio26 febbraio - 5 giugno 2011 | giovedì - sabato: 14.30 - 19.00 domenica: 10.00 - 19.00 | tel. 0171.618260 | www.marcovaldo.it

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a cura di Giuseppe Barbero - chef

la pecora sambucanaSULLA TAVOLA DI PASQUA

La sambucana è comparsa sulle montagne dell’occitana Valle Stura, in provincia di

Cuneo, nel XVIII secolo e si è subito adattata ai pascoli d’alta quota. È una pecora di taglia me-dio-grande, con groppa larga e muscolosa e arti fini, solidi, non molto lunghi. La testa è leggera, senza corna, priva di lana, il muso è leggermente

montonino, le orecchie leggermente divaricate. La lana è bianco paglierina (solo rari esemplari hanno il vello nero ed una piccola macchia a stella sul capo) e la coda - sottile e lanosa - arri-va fino ai garretti. La sambucana è preziosa per la lana, ma sopratutto per la carne. Gli agnelli sono macellati ad un età che va dai 45 ai 60 gior-

Ingredienti:9 costolette100 gr. di grissini tritati100 gr. di farina di castagne2 uova intere200 gr. di burro

ni (tra i 18 ed i 25 chili di peso circa). La mag-gior produzione cade nel periodo natalizio, ma c’è anche, in valle, la tradizione di consumare l’agnello già a partire dalla fine di ottobre, quan-do le macellerie mettono in vendita l’agnellone (tardun) nato alla fine della primavera e alimen-tato con il latte materno e l’erba degli alpeggi.

Passare le costolette nell’uovo sbattuto, poi nel misto di grattugiato di grissini e farina di casta-gne. Comprimere bene in modo che il grattu-giato si attacchi alla carne. Friggere le costolette nel burro per 4 minuti, 2 minuti per parte e asciugarle con carta assorbente.

COSTOLETTE DI SAMBUCANA IN CROSTA DI GRISSINI E FARINA DI CASTAGNE.

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a cura di Gianluca Pasquale - Dottore Commercialista e Revisore Contabile

novità fiscali FINANZIARIA 2011

A seguito delle novità introdotte dalla Fi-nanziaria 2011, quali sono le modifiche

in tema di rapporti fisco - contribuente? A decorrere dal 1 febbraio 2011, la legge di stabili-tà prevede un inasprimento degli importi dovuti per le sanzioni connesse alle liti fiscali pertanto, fare “pace” con il fisco costerà, inesorabilmente, di più. A titolo esemplificativo, in caso di ravve-dimento operoso per mancato pagamento di un tributo o di un acconto nel termine dei trenta giorni dalla data della sua commissione la nuova sanzione sarà pari a 1/10 del minimo (in luogo del vecchio 1/12). Analoghi incrementi sono previsti con riferimento all’accertamento con adesione, acquiescenza, conciliazione giudiziale, definizione degli inviti al contradditorio, dei pro-cessi verbali di constatazione, etc..

La detrazione del 55% per la riqualificazione energetica è stata prorogata al 2011? Può esse-re richiesta da tutte le categorie di contribuen-ti (privati, professionisti, imprese)?La proroga della detrazione del 55% è stata di-sposta dalla Finanziaria 2011 con l’unica grande modifica rispetto al passato della ripartizione del beneficio della detrazione in 10 anni tramite rate costanti. La platea dei soggetti beneficiari è mol-to estesa, occorre tuttavia tenere conto che, ai fini del godimento dell’agevolazione, i soggetti passivi Irpef (privati e professionisti) seguiranno il principio di cassa mentre i soggetti passivi Ires (imprese) il principio di competenza.

Ho sentito parlare di adempimenti obbligato-ri per le operazioni superiodi a Euro 3.000? di che cosa si tratta?Il D.L. n. 78/2010 ha introdotto l’obbligo per tut-ti i soggetti passivi Iva che effettuano operazioni

rilevanti ai fini di questa imposta, di comunicare telematicamente tutte le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese e ricevute da altri sog-getti passivi i cui corrispettivi siano di importo pari o superiore a Euro 3.000 (al netto dell’impo-sta). Nel caso in cui, pur trattandosi di operazioni rilevanti ai fini Iva, non vi sia obbligo di emissio-ne della fattura (si pensi allo scontrino o ricevuta fiscale), il limite è elevato a Euro 3.600 (al lordo dell’imposta). Suddetta comunicazione dovrà obbligatoria-mente essere effettuata con modalità telematica entro il 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento (quindi 30 aprile 2012 per la co-municazione delle operazioni rilevanti del 2011) ad eccezione delle operazioni rilevanti del 2010 (la cui soglia è stata alzata a Euro 25.000 al netto dell’Iva mentre sono escluse le operazioni non soggette all’obbligo di fatturazione) che dovran-no essere comunicate entro il 31 ottobre 2011.

Quali sono le novità introdotte dalla Finanzia-ria 2011 in tema di leasing immobiliare?Ai sensi dell’art. 1, co. 15-16 della Legge di sta-bilità, l’utilizzatore del bene è responsabile in solido per il pagamento dell’imposta di registro e delle imposte ipotecarie e catastali dovute dal locatore. L’imposta di registro è dovuta solo in caso d’uso e in misura fissa. Per tutti i contratti di locazione finanziaria di immobili in corso di esecuzione alla data del 1 gennaio 2011, le parti sono tenute a versare un’imposta sostitutiva del-le imposte ipotecaria e catastale, da corrispon-dere in unica soluzione entro il 31 marzo 2011, le cui modalità di versamento sono determinate con provvedimento delle Entrate, entro il 15 gennaio 2011. La misura è determinata dalla differenze tra imposte di registro applicata sui

canoni di locazione e un ammontare forfettario, corrispondente al 4%, moltiplicato per gli anni di durata residua del contratto.

L’accertamento tributario basato sulle inda-gini finanziarie (banche ed istituti finanziari) può essere effettuato anche su conti intestati a soggetti terzi? La domanda riguarda una delle questioni mag-giormente dibattute in dottrina e giurisprudenza con importanti ripercussioni sull’operatività del-le presunzioni legali relative e, quindi, sul grava-me dell’onere della prova. Posto che ogni caso è a se stante, la lettura giurisprudenziale condivisa è nel senso di non ritenere limitata l’attività di in-dagine ed il potere di accertamento ai soli conti e depositi “formalmente intestati” al contribuente accertato, essendo consentito all’amministra-zione finanziaria di provare la “natura fittizia” dell’intestazione e, “comunque, la sostanziale riferibilità …dei conti medesimi o di singoli dati od elementi di essi”. Dalla lettura delle senten-ze emerge tuttavia come la Corte non richieda, a questi fini, la prova del carattere simulato del conto e, quindi, del rapporto giuridico che lega il soggetto intestatario, il contribuente accertato e lo stesso ente. Si tratterebbe, peraltro, di una prova estremamente ardua da fornire, avendo ad oggetto l’accordo di simulazione cui partecipano i diversi soggetti coinvolti nella interposizione fittizia di persona.

Studio PasqualeCuneoe–mail: [email protected]

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Guido Testapromotore finanziarioe-mail: [email protected]

a cura di Guido Testa - Promotore Finanziario

una conquistaDICEVA ROBERT KENNEDY: IL FUTURO NON È UN REGALO MA

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La crisi economica, che si è abbattuta su tutti i principali Paesi industrializzati, ha cambiato

il modo di percepire gli investimenti, ha cambia-to il modo di percepire l’evoluzione economica, ma cosa più grave ha minato nella gente la per-cezione del futuro.Paura e sfiducia nel nostro sistema economico stanno provocando più danni che la crisi stessa, terrorismo mediatico da parte dei giornalisti, ali-menta nei risparmiatori un senso di sconforto, di pessimismo totale verso il futuro.Spesso con alcuni miei clienti mi ritrovo a fare delle considerazioni su ciò che il futuro può riservarci, per capire come pianificare e diver-sificare gli investimenti attuali e futuri e spesso sono a combattere con persone che, non per motivi tangibili, ma per sfiducia restano aggrap-pati al loro patrimonio lasciandolo liquido, fermi su qualsiasi decisione d’investimento.Quindi, se loro hanno ragione l’economia è ve-ramente cambiata! L’evoluzione dell’uomo si è fermata e il progresso è solo un ricordo. Se le aziende, le multinazionali le banche sono tutte vicine al baratro ci dobbiamo aspettare che presto si tornerà indietro anziché andare avanti!

Allora prepariamoci! Molto presto le auto verran-no sostituite da cavalli, la luce di casa sarà data dalle candele, e il baratto sostituirà la moneta, i soldi... ma allora perché mi affanno tanto a pre-servare i miei soldi se presto, a causa di questa tremenda crisi, il progresso si fermerà e l’uomo non si evolverà più?Però se mi guardo in giro qualcosa con questo ragionamento non mi torna... Ogni giorno vedo la gente lavorare, aziende pro-durre, grandi magazzini affollati! Nel mio settore i dati sono la nostra bussola per capire come sta l’economia e i dati mi dicono che la richiesta del-le materie prime aumenta ogni giorno, che alcu-ni settori, vedi le energie rinnovabili, non sono state mai così floride, con utili in forte crescita e investimenti importanti già in programma per i prossimi 5, 10 e anche 20 anni.Strano pensavo si fermasse tutto e noi tornassi-mo all’età della pietra...Quando il futuro ci sembra incerto a volte è utile guardare al passato, il 12 settembre del 1962, nel pieno della guerra fredda e all’inizio del conflit-to in Vietnam, J.F. Kennedy lanciava nuove sfide per il futuro: “Abbiamo scelto di andare sulla luna

in questo decennio, e di fare molto altro non perché sia semplice, ma perchè è realmente im-pegnativo. Perche quell’obbiettivo ci permetterà di organizzarci al meglio delle nostre energie e capacità”.Questo discorso fatto quasi cinquanta anni fa mi rimanda a un discorso sentito da poco: “Sta a noi conquistare il futuro, ma per arrivare lì, non possiamo stare fermi, ogni generazione ha dovuto fare sacrifici, combattere abbracciare i cambiamenti. L’innovazione non solo cambia le nostre vite: è ciò su cui fondiamo le nostre vite”. Barak Obama nel suo discorso alla nazione il 25 gennaio 2011.Sentire questi uomini, il loro modo di vedere il futuro non con pessimismo ma con speranza e voglia di continuare a crescere mi fa capire che l’attuale crisi è una fase normale della nostra evo-luzione, mi fa capire che il progresso dell’uomo non si può fermare.Vedere il Presidente Obama, qualche giorno fa, sedersi a un tavolo con i grandi dell’era internet, Jobs di Apple, Zuckerberg di Facebook e altri esponenti di spicco della Silicon Valley, per con-frontarsi su nuove idee e nuovi progetti, mi fa pensare che abbiamo ancora tante sfide da vin-cere, tante idee da realizzare. L’economia mon-diale continuerà a crescere forse più di prima, il futuro ha in serbo per noi, per i nostri figli e per i figli dei nostri figli grandi cose, grandi successi e grandi traguardi.

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INGRESSO GRATUITO

L’AEROPORTOL’Aeroporto di Torino, di cui SAGAT è la società di gestione, dispone di un complesso infrastrutturale moderno e confortevole in grado di offrire servizi vantaggiosi ai propri utenti.I collegamenti con i principali hub europei di Amsterdam, Bruxelles, Francoforte,Istanbul, Londra, Madrid, Monaco, Mosca, Parigi e Roma consentono di raggiungere qualunque destinazione nel mondo tramite scalo intermedio. L’offerta di voli low cost sullo scalo oggi ha raggiunto circa il 30%.La rete dei collegamenti vi permette di raggiungere le più importanti città italiane e d’Europa con pratiche coincidenze con il resto del mon-do. Completano il network le principali compagnie charter e tour operator che offrono servizi per raggiungere le mete di vacanza in Europa, Mediterraneo e Vicino Oriente.L’Aeroporto di Torino è situato al centro di un’importante rete di vie di comunicazione che lo rendono comodamente raggiungibile.Un servizio di trasporto pubblico, bus e treno, collega lo scalo con le principali stazioni ferroviarie di Torino e con il centro città.Durante la stagione invernale sono programmati collegamenti autobus verso le principali località montane e sciistiche del Piemonte, in par-tenza dal terminal bus situato accanto al parcheggio multipiano di fronte all’aerostazione.La comoda superstrada connessa con la tangenziale e la rete autostradale consente di raggiungere direttamente le più importanti città del Piemonte, del nord Italia e del sud della Francia. A meno di due ore d’auto dall’aeroporto si possono raggiungere le principali località monta-ne e sciistiche, i punti di maggior interesse storico ed enogastronomico del Piemonte e le vicine località marine della Liguria.Dopo i riconoscimenti in campo internazionale, ACI Europe - Best Airport Awards 2007 e 2008, l’Aeroporto di Torino ha ottenuto nel 2009 la Certificazione ISO 9001/2008, a conferma dell’impegno della SAGAT nell’assicurare ai passeggeri e alle imprese servizi efficienti e di qualità.

NUMERI UTILIInformazioni Voli (orario 06.00-23.00) tel. 011.5676361/2Biglietteria Aerea (orario 05.30-20.30) tel. 011.5676373Bagagli Smarriti SAGAT Handling (orario 08.00-24.00) tel.  011.5676200 Consegna 09.00-12.00 / 14.00-21.00Bagagli Smarriti Aviapartner* (orario 08.00-24.00) tel. 011.5676785 Consegna 09.00-13.00 / 15.00-22.00* solo per: Air France, Brussels Airlines, Lufthansa, RAM

Sala Riservata 06.00-20.00 tel. 011.5676535Sala Riservata Air One 05.00-21.00 tel. 011.5676618Sala Riservata Alitalia 05.30-21.00 tel. 011.5676538

Ufficio Merci   tel. 011.5676310/1Parcheggio Multipiano   tel. 011.5676361/2 Infermeria H24   tel. 011.5676205

Segreteria Generale SAGAT   tel. 011.5676378 Ufficio stampa SAGAT tel.011 5676356Oggetti Smarriti tel. 011.5676473Business Centre tel. 011.5678345Informazioni Turistiche (09.00-20.00) tel. 011.535181

COLLEGAMENTI da e per L’AEROPORTOLo scalo dista 16 chilometri dal centro di Torino a cui è collegato da un’efficiente rete di servizi e da una superstrada collegata alla tangenziale ed alla rete autostradale.Informazioni:Autolinee SADEM Torino-Aeroporto tel. 011.3000611Autolinee SAVDA Aosta-Aeroporto tel. 0165.262027Collegamento ferroviario GTT Torino - Aeroporto tel. 011.2165352CTA - Noleggio con conducente tel. 011.9963090Taxi (all’uscita del livello ARRIVI) tel. 011.5730-5737-3399Terravision - Shuttle Service tel. +44.1279.662931 - 346/7206199

AUTONOLEGGI:Auto Europa, AVIS, Budget, Europcar, Grimaldi Autonoleggio, Hertz, LocautoRent, Maggiore/Rent, Sixt-Win Rent, Targarent

AVIAZIONE GENERALEEsair, Turin Flying Handler

COMPAGNIE AEREEAir Dolomiti, Air France, Air Italy, Air Malta, Albanian Airlines, Alitalia, Blu-Express.com, British Airways, Brussels Airlines, Carpatair, Darwin Airline, Iberia, LOT - Polish Airlines, Lufthansa, Luxair, Meridiana, Royal Air Maroc, Ryanair, Wind Jet

HANDLERAviapartner, SAGAT Handling Spa

photo: beppe miglietti

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photo: beppe miglietti

Ancient rituals under a new lightby Luigi Botta - Pg 10Easter celebrates the resurrection of Christ. In the past, people would gather at fountains, wells,

and streams, and wet their faces to symbolise purification and rebirth. It was a spiritual commitment to participate, the day after, in the procession that the confraternity of Our Lady of Pity had organised for many years, with high levels of involvement from all layers of the community. A procession made up of rites, built up over the centuries, it was part of the Holy Week celebrations that the populace of the faithful could not miss in their unconditioned respect for the rites of the Passion. Rites that Savigliano has never forgotten. Today, with the daily bombardment of the mass media and its special effects, the image of Christ sacrificing himself has lost a portion of its special fascination. In the past, the polychrome statue of Christ would be hidden behind the altar to be brought out again three days later, on the Sunday afternoon, and carried on the shoulders of twelve people, to celebrate in due pomp and ceremony the public ritual of the resurrection of Christ amidst a jubilant city decorated for the celebrations.Religion, theatre, poetry, colour, and folklore took, and take on, today as in the past, their roles, in relation to the times and the passing years. Roles that represent a secular organi-sation of religion. In Savigliano the four confraternities (of Our Lady of Mercy, of Pity, of the Assumption, and the confraternity of St John), associated with the parish churches, competed to provide the populace with religious elements capable of encouraging and popularising the Catholic liturgy.Each confraternity had its own procession, finding funding from well-off members of the population. They were a fairly “heavy” presence in the territory, representing religion but above all money, and lots of it, to which everyone contributed: stone cutters, shipwrights, cabinetmakers, builders, painters, founders, gilders, tailors, goldsmiths and many others, including embroiderers and dyers.The confraternity of Mercy, with its “battuti neri” hooded and dressed in black on Good Friday would, during the night, carry the “catafalque” of Christ in a procession, a large slow moving cortege lit by torches making its way through the narrow streets of the town centre, infusing the city with a sense of the mystical. The confraternity of the Assumption, on the other hand, was sunny, summery, and full of joy. It was made up of craftsmen, artists, and ingenious men, and for the mid-August holi-day, would organise numerous children dressed as angels, and women, into a procession to accompany the statue of the Madonna in the act of rising into the sky. Next, the confraternity of Pity; its brothers managed, right from the beginning, to impose themselves on the city and distinguish themselves from the others. Their church was fundamental, and full of adornments of great quality and extreme modernity.At various times during the year they organised games with the payment of substantial offerings. They also provided a great lottery, and all the funds collected were used for adorning the church, the procession, and the maintenance of what property they already owned and for new acquisitions. When in 1720 the sculptor Giovanni Battista Plura was contacted for the creation of the processional accoutrements comprising the statues of Christ, the Angel, and Saint Helen, the sums required - given that this sculptor was much in demand in the sub-alpine territory - were assuredly not negligible. For the celebrations of the Resurrection, the city was festively adorned without worrying

about cost, and private balconies were bedecked with decorations of sumptuous fabrics, floral compositions, religious pictures, and banners with words of jubilation. The proces-sion’s path was scattered with flower petals thrown from windows as the Saviour was carried along. Today the situation has clearly undergone some modifications. Suspended during the 1970s because of organisational difficulties, the procession reclaimed its place in celebrations once more and was consolidated during the Easter of 2000. The protago-nists have become two hundred and their vestments have been modified and beautified. They have become works of art, prized and admired in the slow rhythm of their passing by, these personages inspired by the Passion of Christ, the Gospels, the Shroud, the theological Virtues, the Cross, Martyrdom, and the Resurrection.

Of men and wolvesby Enrico Bertone - Pg. 24In Entracque, in the Maritime Alps nature reserve (Parco Naturale del-le Alpi Marittime), the first centre in the Italian Alps entirely devoted to wolves has been created.

A protected area of over 100,000 hectares, straddling the French and Italian Alps: this is the grand natural landscape, home to the Maritime Alps nature reserve and France’s Mercantour National Park, where towards the end of the 1980s a few wolves made their return. Even though the event was seen in a positive light by part of the population, who considered it as a step forward in the re-naturalisation of the territory, another part of the population took the news with diffidence, the livestock farmers who take their herds to graze in the area, and the hunters who saw the new arrivals as an additional limitation to their hunting activities due to the wolves being natural predators of the wild fauna.With the reappearance of the wolf in the Western Alps after about sixty years of absence, the Piedmont Regional authorities developed “Project Wolf ” and created a “Centre for the conservation and management of large carnivores” in the Maritime Alps nature reser-ve. So, on 14th June 2010 in Entracque the “Centro Faunistico Uomini e Lupi”, a centre dedicated to the life and interaction of men and wolves, was opened to the public, the result of years of work and substantial investment, which offers visitors the opportunity to deepen their knowledge about wolves. This is by no means all, the centre also aims to offer itself as an educational tool for schools, a means of increasing the so-called in-telligent tourism which has a sustainable environmental impact but that only develops through the knowledge of nature, and last but not least, to create new jobs running the two visitor’s centres.In the first centre, the visit is led by a character who in addition to being one of the actors in the various film clips, is also the narrator who accompanies the visitor through the four spaces that admirably illustrate the subject with displays and films clips. Starting with sto-

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ries from traditional folklore concerning wolves, and continuing with legends and beliefs connected to wolves, to arrive in a large “Cave” where the visitor has the impression of being inside a giant wolf ’s head, looking out through its eyes at the forest and hearing the comments of characters such as shepherds, park wardens, and hikers. The second visitor’s centre is beyond the town of Entracque, in the Casermette area. Here the visitor enters a tunnel and is led through “Caterina’s house” composed of three rooms: the “Laboratory”, the “Library”, and the “Kitchen”. The visit then passes through a further two displays: the “Forest” and the “Mountain hut”, in each ambient film clips document the living habits and behaviour of wolves. Caterina is an imaginary character, but the touching story of Ligabue the wolf that she tells, is true. Ligabue was a young ten month old male found in 2004 in the province of Parma, suffering from wounds inflicted by a car. The animal was looked after, and once back in good health equipped with a radio collar, and in March liberated into the Park of a Hundred Lakes in the Parma Apennines For a couple of months the wolf wandered over the area, and then started following a route along the northern Apennine crest, and on 29th September Ligabue was localised in the Alps on the French border. The wolf made the border area its home and its story, which captivated and enchanted the researchers, ended on 17th February 2005 when following the signal emitted by the radio collar the wolf was found dead in Valle Pesio.The visit ends in a small tower with a view over the fenced-in area where a number of wolves live. Generally these are animals that have survived accidents or were born at the centre, and despite their contact with man they are still rather reserved, and you have to be quite lucky to see them.

Who is the wolf? Its scientific name is Canis lupus italicus and belongs to the family of Canidae, order carnivore. The fur is grey-brown. Adults are 120 cm long and 50 to 70 cm high, the male weight can reach 30-35 Kg while the female weight can reach 20-25 Kg.The apennine wolf lives and hunts alone or in pack. Mating takes place in March, gesta-tion lasts two months and after that time four to six cubs are given birth.

The wolf in ItalyThe wolf in Europe is considered among dying species and many countries have started safeguarding measures during the last decades. In 2005 the Ministry of the Environment of Italy, France and Switzerland have signed a cooperation agreement in the aim of pro-tecting the wolf in the Alps. Just as in many countries, in Italy too the wolf has been the prey of persecutory hunting until the beginning of the twentieth century. The first specific wolf-protection measures were taken towards 1970, and today we can say the total population is around one thou-sand specimen. In Piedmont in particular, after a survey conducted in 2009, it appears that there are 50 to 60 wolves belonging to 13-14 packs.

The return of San Francescoby Fabrizio Gardinali- Pg 44“By the end of the year we should have finished work and given the city back its

most significant monument: the church of San Francesco.” Says Alessandro Spe-dale, Cuneo’s Councillor for Culture, The operations in question were in fact on an impressive scale and completely financed by the “Fondazione CRC”: from the archaeological excavations, which uncovered the oldest foundations, to the salvaging of the surviving frescoes, to the internal and external structural stabilisation, up to and including making the building comply with safety regulations.“The renovated San Francesco, will have three main functions” Spedale goes on, “It will be the starting point for visiting the nearby Museum. It will become a venue for large exhibitions and important conventions and prominent events. A space, then, for the community, as it always has been.”The idea is to maintain the threefold division of the ancient church even at a fun-ctional level. The parts uncovered by the most recent archaeological excavations will be highlighted in the left-hand nave. The right-hand nave will benefit from the valorisation of the chapels that were created in the past on behalf of the local nobility, more for their prestige value than for devotional reasons. In particular there are plans to adorn one of the chapels with paintings belonging to the Santa Croce hospital. An initiative that has already been carried out with success for the 2004 “San Franceso in Cuneo. Un cantiere per la storia, la memoria e l’arte”, an exhibition of history, remembrance, and art, admirably worked on and curated by the lamented Livio Mano. Whereas for the rest of the space the final plans for adornment are still being worked on. San Francesco is a much loved building in Cuneo and an important part of the ci-ty’s history, and not only from a religious perspective. This is partly because in the past the community of Friars Minor ably managed to integrate into the local social fabric of the time. The construction of the present building was decided at the end of the 14th century to replace the previous church, annexed to the convent, which had become too small for the great number of people who had chosen it as their place of worship. The building work, which began in the apse, ended up taking quite a time. In 1410 work on the high altar was almost finished. There were twelve chapels on the right-hand side, and ten on the left, places of worship for the local nobility, the “Corporazione delle Arti” a kind of guild, and the local authorities, who competed for patronage and to adorn them with trappings and pictorial decoration.From 1744, when during the French-Spanish siege the church was used as a ho-spital and the convent as a barn, the gradual decline of the San Francesco complex took hold, and culminated during Napoleon’s era with the suppression of the religious orders. After briefly returning to the hands of the monks during the Re-storation, it was definitively suppressed in 1851. The spaces were used for various functions, especially by the military, and restoration work did not start until the mid-1970s. 94 95

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