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Arti figurative, scienza e mondi esotici nell'Età moderna, in La storia e la critica, a cura di L....

Date post: 29-Nov-2023
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LA STORIA E LA CRITICA ATTI DELLA GIORNATA DI STUDI PER FESTEGGIARE ANTONINO CALECA a cura di Lorenzo Carletti e Gabriella Garzella Società Storica Pisana Biblioteca del «Bollettino Storico Pisano» 4 Collana arte Ricerca Pacini Editore
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LA STORIA E LA CRITICAATTI DELLA GIORNATA DI STUDI PER FESTEGGIARE ANTONINO CALECA

a cura di Lorenzo Carletti e Gabriella Garzella

Società Storica PisanaBiblioteca del «Bollettino Storico Pisano»

4

Collana arte

Ricerca

PaciniE d i t o r e

2

© Copyright 2016 by Pacini Editore Srl

ISBN 978-88-6995-003-2

In copertinaNicola Pisano, Pulpito, particolare del basamento, 1260, Pisa, Battistero

Realizzazione editoriale

Via A. Gherardesca56121 Ospedaletto (Pisa)

Responsabile editorialeFederica Fontini

Fotolito e StampaIndustrie Grafiche Pacini

Fotocopie per uso personale del lettore possono essere effettuate nei limiti del 15% di ciascun periodico dietro pagamento alla SIAE del compenso previsto dall’art. 68, comma 4, della legge 22 aprile 1941 n. 633 ovvero dall’accordo stipulato tra SIAE, AIE, SNS e CNA, CONFARTIGIANATO, CASA, CLAAI, CONFCOMMERCIO, CONFESERCENTI il 18 dicembre 2000. Le riproduzioni per uso differente da quello personale sopracitato potranno avvenire solo a seguito di specifica autorizzazione rilasciata dagli aventi diritto.

INDICE

Tabula gratulatoria ...........................................................................................pag. 3

Introduzione ........................................................................................................» 9Antonio Paolucci

LA FESTA

Indirizzo di saluto ..........................................................................................» 11Pierfrancesco Pacini

I Laboratori di Campaldo: una scelta strategica per il restauro degli affreschi di Camposanto .......................................................................» 13Giuseppe Bentivoglio

Il Museo dell’Opera del Duomo: 30 anni di ‘cura’, dalla nascita al nuovo allestimento .....................................................................................» 21Gabriella Garzella

La Croce di San Frediano a Pisa: analisi e riflessioni ...................................» 27Mariagiulia Burresi

Santa Cecilia, Asterio d’Amasea e la nozione controriformistica di tradizione ...................................................................................................» 35Marco Collareta

Un San Giovannino inedito di Pietro Montanini ..........................................» 41Bruno Toscano

Il restauro degli affreschi del Camposanto di Pisa ......................................» 45Gianluigi Colalucci, Carlo Giantomassi

Arti figurative, scienza e mondi esotici nell’Età moderna ...........................» 51Ferdinando Abbri

Il corpo in corpo. Gessi dell’Ottocento.........................................................» 61Carlo Sisi

Cesare Orlandi e ‘Delle Città d’Italia’: qualche osservazione ......................» 69Ranieri Varese

L’OMAGGIO DI AMICI E ALLIEVI

Proseguendo un dialogo: vecchie e nuove osservazioni sulla temporalità della visione ......................................................................» 87Lorenzo Cuccu

Absicht/Intention/Intenzionalità: appunti su Michael Baxandall ..............» 95Gianni Carlo Sciolla

Henry Moore e Giovanni Pisano .................................................................» 103Max Seidel

Il monumento del cardinale Guillaume de Bray. Carlo d’Angiò, Arnolfo e l’antico ..........................................................................................» 111Luigi Sensi

Un inventario di arredi sacri, in tempi non sospetti, nel contado folignate » 121Mario Sensi

Una fonte seicentesca per le chiese minori della Toscana: Ludovico Nuti e il San Francesco di Pescia .................................................» 143Caterina Bay

Incontri a margine. Giuseppe Matraia e la basilica di San Michele in Foro » 155Chiara Bozzoli

«Voi mi avete quasi che fatto perdere la vista». Cosimo Bartoli e le iscrizioni del Trionfo della Morte di Pisa .............................................» 161Lorenzo Carletti

Alcune osservazioni sulle fonti di Vasari teorico del disegno ....................» 169Donatella Fratini

The value and price of the Renaissance: Robert Ross and the satire of connoisseurship ........................................................................................» 179Barbara Pezzini

Una ‘sfortunata’ Ruota della Fortuna e una precoce immagine di Santa Caterina da Siena nel convento di San Domenico a Perugia .......» 187Veruska Picchiarelli

Appunti su ritratto e tomba all’inizio dell’Ottocento in Francia ..................» 199Chiara Savettieri

«Cum in ea nullum signum appareat»: rebus iconografici nella ricezione di Pasquino nella prima età moderna .........................................................» 207Maddalena Spagnolo

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Ferdinando Abbri

ARTI FIGURATIVE, SCIENZA E MONDI ESOTICI NELL’ETÀ MODERNA

Nel 1996 Charlotte Klonk, storica dell’arte britannica, ha pubblicato un importante volume su Science and the Perception of Nature, dedicato alla British Landscape Art in the Late Eighteenth and Early Nineteenth Centuries, che si apre con una Introduzione a carattere metodologico sulla quale conviene soffermarsi1. L’autrice ricorda la presenza, nell’ambito della storiografia dell’arte nel Novecento, di mo-dalità diverse d’interpretare il cosiddetto naturalismo, ossia le rappresentazioni del paesaggio nel disegno e nella pittura del primo Ottocento: si tratta di un genere artistico che trova un punto privilegiato di riferimento nell’opera di J. M. William Turner. A livello interpretativo significative e raffinate ricostruzioni storiche si fondano sul concetto di arte paesaggistica quale risultato di un processo mimetico che assume come data l’esistenza della realtà: è un’arte che ammette un rapporto rigido tra il lato soggettivo e il lato oggettivo. Questa impostazione è stata sottopo-sta ad una critica severa da parte dell’epistemologia post-strutturalista che ha mes-so tra l’altro in evidenza il carattere di costruzione sociale dell’idea di natura, ossia la problematicità concettuale, linguistica del lato oggettivo nell’arte del paesaggio.La Klonk rifiuta la tradizionale idea di mimesi ma anche gli approcci postmoderni che secondo lei rischiano di risolvere il soggetto e la sua esperienza del mondo su un piano puramente linguistico; adotta un approccio definito dal termine pheno-menalism che vale a denotare il complesso delle attitudini, mutevole nel tempo, riguardo alla relazione tra mente e natura. Il fenomenalismo stabilisce che artisti o scienziati devono limitarsi strettamente a ciò che viene offerto al soggetto per-cipiente, senza dover ipotizzare meccanismi sottostanti a ciò che la mente coglie del mondo esterno. Implica che le generalizzazioni artistiche o scientifiche sono possibili solo a partire dall’accumulazione di un certo numero di esempi specifici. Il fenomenalismo non è una forma di soggettivismo anche se accentua in misura notevole il ruolo del soggetto in quanto osservatore e sperimentatore2.Questa metodologia possiede il vantaggio di non limitare l’indagine sulla rappre-sentazione della natura alle forme di percezione disponibili nel campo delle arti figurative: il fenomenalismo denota un insieme di attitudini i cui effetti possono essere rintracciati in altri settori della cultura iconica, ad esempio nel campo delle scienze naturali. Il volume della Klonk ha infatti l’ambizione di mettere in luce i le-gami dell’arte britannica di rappresentazione paesaggistica con le concezioni della

1 C. KLONK, Science and the Perception of the Nature. British Landscape Art in the late Eight-eenth and early Nineteenth Century, New Haven - London 1996.2 Ibid., pp. 4-5.

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FERDINANDO ABBRI

scienza del tempo. Ne segue che occorre affrontare il problema delle connessioni tra arte e scienza.La Klonk ricorda che le indagini metodologiche e storiche su arte e scienza e sulle loro interazioni sono in una fase di crescita sorprendente («work on art and scien-ce is currently mushrooming»), anche se si tratta di un argomento molto complesso perché domandarsi come una cultura rappresenta ciò che conosce e come ciò che è noto influenza ciò che si vede significa aprire un campo alquanto vasto di con-troversie di tipo metodologico («a Pandora’s box of methodological questions»)3. Alcune domande riguardano ad esempio i meccanismi di condizionamento tra arte e scienza, ovvero se la scienza influenza l’arte in modo unilaterale: la visua-lizzazione artistica del mondo modella o quanto meno informa in qualche misura la conoscenza scientifica; le due forme di conoscenza, scienza e arte, derivano da strutture economiche e da forze politiche oppure si può ipotizzare che scienza e arte seguono due percorsi paralleli e entrambe contribuiscono a definire un conte-sto culturale più ampio. Si tratta di domande che per gli storici conservano ancora tutta la loro attualità, che non vengono risolte con l’ammissione di uno Zeitgeist comune a scienza ed arte o teorizzando un flusso privilegiato dalla scienza verso l’arte, a causa dell’impatto della scienza e della tecnica sull’arte, o ricorrendo a qualche forma di marxismo ortodosso che veda la scienza e l’arte come sovra-strutture rispetto all’insieme dei rapporti economici e di classe. Il marxismo non ortodosso e la teoria critica del Novecento, elaborati da Walter Benjamin, Theodor W. Adorno, Herbert Marcuse, hanno offerto strumenti ben più raffinati per consi-derare la dimensione sociale dell’arte.La storiografia contemporanea della scienza si basa sull’affermazione e il privile-giamento di una storia ‘culturale’ della scienza, che ha forti connotati antropologici e tenta di superare sia la tradizionale storia intellettuale, la storia delle idee e dei concetti contrapposta alla sociologia della scienza, sia la vecchia storia sociale di impianto marxista. Nell’ambito della storia culturale della scienza il tema della rappresentazione, della illustrazione scientifica, della conoscenza non verbale, figurativa, occupa uno spazio rilevante: gli studi sulla rappresentazione tendono non tanto a ricercare similitudini o differenze tra arte e scienza, quanto piuttosto a focalizzare l’indagine sull’interazione di alcune discipline con pratiche artistiche specifiche in un tempo e in uno spazio ben definiti. I lavori di Barbara Maria Staf-ford, che è una storica dell’arte, studiano le vicende della illustrazione scientifica e medica come strumento in grado di mettere in evidenza i mutamenti nell’estetica e nella cultura visiva4. Nel suo volume la Klonk segue le suggestioni di Michel Foucault, in particolare le teorizzazioni epistemiche rintracciabili in quel celebre e discusso volume del 1966 che è Les mots et les choses, e ricorre al concetto fou-caultiano di episteme classica per definire la struttura comune che informa arte e scienza e questa struttura risulta più complessa e specifica di un vago e generico Zeitgeist, consente di chiarire una trasformazione che instaurò una tensione tra la

3 Ibid., Science and the Perception of Nature, pp. 5-6.4 B.M. STAFFORD, Body Criticism. Imaging the Unseen in Enlightenment Art and Medicine, Cam-bridge Mass. 1991; EAD., Artful Science. Enlightenment Entertainment and the Eclipse of Visual Education, Cambridge Mass. 1994; EAD., Visual Analogy. Consciousness as the Art of Connecting, Cambridge Mass. 1999.

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ARTI FIGURATIVE, SCIENZA E MONDI ESOTICI NELL’ETÀ MODERNA

tendenza a generalizzare dello scienziato osservatore, del naturalista, e le risposte più individualistiche degli artisti5.Il volume della Klonk contiene un primo capitolo sui rapporti tra estetica, filosofia e fisiologia intesi come fattori decisivi per giungere all’elaborazione del fenome-nalismo: idee sull’arte, teorie psicologiche, indagini fisiologiche, concezioni gno-seologiche vengono fatte interagire al fine di spiegare le forme britanniche di rap-presentazione grafica e pittorica del paesaggio naturale tra Settecento e Ottocento. Nel capitolo terzo si analizza il passaggio dal viaggio pittoresco all’osservazione scientifica, con una focalizzazione specifica sulla questione geologica, sulle con-troversie in questo campo e sui legami tra artisti e geologi. Particolare attenzione riceve l’isola di Staffa, nelle Ebridi, con la Grotta di Fingal che fu descritta per la prima volta nel 1772 da Joseph Banks: i disegni, gli acquarelli, le stampe della grot-ta fino al quadro (1832) di Turner dimostrano la risonanza di questo luogo nella cultura dell’Ottocento6. Giova ricordare che nel 1830 Felix Mendelssohn compose la celebre ouverture Die Hebriden (op. 26) che, di recente, un famoso filosofo della musica come Jerrold Levinson7 ha utilizzato per dimostrare la capacità della musica sinfonica di esprimere una emozione complessa quale è un certo tipo di speranza: le isole Ebridi sono state oggetto di studio da parte di naturalisti e pittori e la loro rappresentazione visiva e evocativa in campo musicale costituisce ancora oggi un riferimento utile per articolare discorsi in merito alle capacità espressive dell’arte figurativa e di quella musicale.Non voglio entrare qui nelle pieghe delle controversie metodologiche riguardo al rapporto tra soggetto e rappresentazione, tra il linguaggio verbale e quello figura-tivo, sui mutamenti conosciuti in età moderna dai legami tra pratiche artistiche e pratiche filosofiche, è sufficiente tenere presente che il rapporto tra arti e scienze è un tema acquisito dalla storiografia scientifica e che molti studiosi si riferiscono a legami non unilaterali – la scienza influenza l’arte – bensì a interazioni assai complesse tra domini conoscitivi differenti che operano in un medesimo ambito culturale e sociale. La localizzazione dei temi e dei problemi consente ricostruzioni storiche che sono attente ai vari registri grazie ai quali un tema specifico – filoso-fico, artistico e scientifico – trova le sue declinazioni ed esercita le sue risonanze. Nel 2002 Pamela H. Smith e Paula Findlen hanno curato una raccolta di saggi dal titolo Merchants & Marvels. Commerce, Science and Art in Early Modern Europe che contiene alcuni importanti contributi che si collocano al confine tra la storia della scienza e la storia dell’arte8. Il saggio di Pamela O. Long su Objects of Art/Objects of Nature è esemplificativo di una storia della scienza nella quale il fattore della «visual representation» gioca un ruolo centrale9.L’affermazione recente della comparatistica nel campo della storia della filosofia e

5 KLONK, Science and the Perception of Nature, cit., pp. 6-8.6 Ibid., pp. 68-86.7 J. LEVINSON, Hope in The Hebrides, in Music, Art and Metaphysics. Essays in Philosophical Aesthetics, Oxford 2011, pp. 336-375.8 Merchants and Marvels. Commerce, Science, and Art in Early Modern Europe, ed. by P.H. Smith - P. Findlen, New York - London 2002.9 P.O. LONG, Objects of Art/Objects of Nature. Visual Representation and the Investigation of Nature, in Merchants and Marvels, cit., pp. 63-82.

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della scienza, l’attenzione per le culture altre, per la questione della diffusione e dell’influenza della scienza occidentale in altri luoghi sia coloniali sia con forti e radicate tradizioni locali (Cina, Giappone, India, Mesoamerica, ad esempio) ha fa-vorito il concentrarsi dell’attenzione verso temi che sono comuni ad arte e scienza. Nel 2005 Londa Schiebinger e Claudia Swan hanno curato una raccolta di saggi su Colonial Botany. Science, Commerce, and Politics in the Early Modern World che contiene lavori sull’interazione tra i governi coloniali e le pratiche botaniche, tra le conoscenze mediche e naturalistiche locali e le tipologie conoscitive e scientifiche dei colonizzatori europei10. Lo studio delle vicende della storia naturale e della bo-tanica nella prima età moderna coinvolge necessariamente la dimensione artistica perché disegno e pittura erano strumenti essenziali per una pratica scientifica nella quale la descrizione doveva necessariamente accompagnarsi alla rappresentazione, e quest’ultima risultava ancora più necessaria in assenza di criteri classificatori e nomenclatori condivisi nella comunità dei praticanti.Nel libro curato da Schiebinger e Swan si trova un saggio di Julie Berger Ho-chstrasser11 sull’immaginario coloniale neerlandese del Seicento nel quale, attra-verso lo studio della iconografia presente nell’Itinerario, voyage ofte schipvaert naer Oost ofte Portugaels Indien (1596) di Jan Huygen van Linschoten (1563-1611), delle tavole contenute in resoconti olandesi di viaggio del Seicento o di un quadro come Banketje (1635) di Willem Claeszoon Heda (1596-1680), si arriva a defini-re il veduto e il non veduto in una cultura figurativa fortemente modellata dal commercio, dall’esplorazione coloniale alla ricerca non di territori ma di basi per commerciare in prodotti esotici e in spezie. La storia dei Paesi Bassi nel Gouden eeuw è da tempo oggetto di ricerca secondo le più diverse prospettive a ragione del ruolo svolto dalle Province Unite in campo politico, filosofico, commerciale e scientifico. Nel 2007 Harold J. Cook ha pubblicato una grossa monografia su Matters of Exchange. Commerce, Medicine, and Science in the Dutch Golden Age12, mentre nello stesso anno Anne Goldgar ha pubblicato un volume su Tulipmania. Money, Honor, and Knowledge in the Dutch Golden Age13, e nella loro diversità questi libri esemplificano una pratica storica che si muove su registri assai diversi, senza preoccupazioni di tipo rigidamente ‘disciplinare’. D’altra parte, la fortuna a livello internazionale del volume del 1983 di Svetlana Alpers su The Art of Descri-bing. Dutch Art in the Seventeeth Century14 ha di sicuro contribuito a richiamare l’attenzione sulla pratica artistica nell’Olanda del Seicento.È innegabile che i progressi nella conoscenza scientifica sono certificati dalla rappresentazione figurativa, dalla letteratura e anche dall’opera in musica, come è confermato dalle tavole colorate di Philip Reinagle usate in The Temple of Flora

10 Colonial Botany. Science, Commerce, and Politics in the Early Modern World, ed. by L. Schiebinger - C. Swan, Philadelphia Pennsylvania 2005.11 J. BERGER HOCHSTRASSER, The Conquest of Spice and the Dutch Colonial Imaginary: Seen and Unseen in the Visual Culture of Trade, in Colonial Botany, cit., pp. 169-186.12 H.J. COOK, Matters of Exchange. Commerce, Medicine, and Science in the Dutch Golden Age, New Haven - London 2007.13 A. GOLDGAR, Tulipmania. Money, Honor, and Knowledge in the Dutch Golden Age, Chicago - London 2007.14 S. ALPERS, Arte del descrivere. Scienza e pittura nel Seicento olandese, Torino 1984.

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(1805) di R. J. Thornton per illustrare il nuovo sistema sessuale di classificazione di Linneo: l’immagine di Cupido che scocca la sua freccia verso un gruppo di piante («Cupid Inspiring the Plants with Love»)15 si lega alla certificazione che «Son per amor feconde/ Le stesse piante ancor», come recitano i versi di Giovanni Schmidt (1775-1840?) nel libretto dell’Armida (Atto II, sc. 2) intonato a Napoli nel novem-bre del 1817 da Gioacchino Rossini, e non a caso Napoli era stato il principale centro di diffusione in Italia delle teorie linneane16. Si può concludere che il tema del rapporto tra arti figurative e scienza è ormai diventato un capitolo canonico della storiografia scientifica.Nel 2003 è stato pubblicato il volume su Eighteenth-century Science della Cam-bridge History of Science curato da Roy Porter (1946-2002), celebre studioso bri-tannico della cultura illuministica e di storia sociale della medicina, scomparso improvvisamente l’anno precedente17. Si tratta di un volume di quasi mille pagine che fa il punto sulla presenza della scienza nella cultura del Settecento, nel quale sono contenuti capitoli tematici e disciplinari di stampo tradizionale ma anche di-versi contributi su argomenti nuovi acquisiti di recente alla consapevolezza e alla pratica dello storico del sapere scientifico.In questa storia della scienza nell’Età dei Lumi si trovano un capitolo di Brian J. Ford sulla illustrazione scientifica nel Settecento, uno su Science and Voyages of Discovery a firma di Rob Iliffe, che considera il tema classico dell’impatto dei viaggi sulla scienza del tempo18, e un contributo assai ampio di Charlotte Klonk su Science, Art, and the Representation of the Natural World19. Qui la studiosa tedesca illustra i rapporti tra le cosmogonie e la pittura, la questione della storia naturale, dei tempi della natura, la genesi del sublime in pittura e la relazione tra rappre-sentazione artistica e scienze della terra, con particolare riferimento alla geologia e alla stratigrafia. La Klonk giunge alla stessa conclusione presente nel volume del 1996, ossia che nel XVIII secolo arte e scienza erano generalmente intese come forme specifiche di conoscenza in possesso di una procedura metodologica con-divisa: l’uso di generalizzazioni derivate direttamente da osservazioni ripetute. In questa fase i loro confini erano fluidi e in quanto forme di conoscenza risultavano complementari, capaci di influenzarsi a vicenda e di ricercare finalità comuni20.È difficile individuare la tipologia del contributo della Klonk, rispondere alla domanda se siamo nell’ambito della storia dell’arte o in quello della storia della scienza, ma la domanda finisce per risultare oziosa e inutile. È certo che si tratta di un contributo importante alla comprensione dei caratteri dell’immaginario e della rappresentazione scientifico-naturalistica nel Settecento. Molti aspetti trascurati,

15 KLONK, Science and the Perception of Nature, cit., p. 36.16 F. ABBRI, La magica possanza. Metafore scientifiche nell’Armida di Gioachino Rossini, in Musa Musaei. Studies on Scientific Instruments and Collections in Honour of Mara Miniati, a cura di M. Beretta - P. Galluzzi - C. Triarico, Firenze 2003, pp. 355-369.17 The Cambridge History of Science, 4, Eighteenth-Century Science, ed. by R. Porter, Cambridge 2003.18 Ibid., pp. 561-583, pp. 618-645.19 Ibid., pp. 584-617.20 Ibid., p. 617.

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ignorati o in ombra della cultura dell’Età dei Lumi sono emersi in maniera prepo-tente e significativa grazie al lavoro su zone di confine e all’interazione di domini disciplinari differenti. La comprensione attuale della scienza dell’Età dei Lumi si basa sul definitivo tramonto della vecchia visione di una scienza settecentesca co-stretta tra due grandi eventi, ossia la rivoluzione scientifica del Seicento e la nascita della grande scienza istituzionalizzata nell’Ottocento. La caratterizzazione della filosofia e della scienza nell’Illuminismo come momento di fermento straordinario di idee e concetti risulta ormai saldamente acquisita grazie a ricerche storiche tese a mettere in luce le interazioni tra campi tematici considerati nel passato in modo isolato.Nella restante parte di questo saggio vorrei soffermarmi brevemente sul tema della conoscenza scientifica, della rappresentazione verbale e figurativa in relazione ai viaggi di esplorazione nel Settecento, con riferimento in particolare ai viaggi di James Cook nel Pacifico al fine di sottolineare la contemporanea presenza a bordo delle navi di scienziati, naturalisti e artisti.Intorno alla pratica del viaggio scientifico nel Settecento, in particolare alla figura di James Cook (1728-1779) e ai suoi tre viaggi planetari, si è concentrata una mole impressionante di ricerche, che si sono tradotte in monografie, edizioni di testi e documenti, nonché in polemiche feroci21. Nel 2004 Tony Ballantyne ha curato un’ampia raccolta di saggi su Science, Empire and the European Exploration of the Pacific22, e nel 2008 Marco Ciardi ha curato un’utile antologia di testi in un volume su Esplorazioni e Viaggi scientifici nel Settecento, corredata da un lungo saggio sulle origini del viaggio scientifico contenente una sintesi significativa dei problemi relativi al viaggio settecentesco secondo una prospettiva di storia della scienza23. Le questioni storiche connesse ai viaggi del Settecento sono molteplici perché intorno al tema del viaggio si addensa una serie di temi diversi: affinità e differenze rispetto ai viaggi di scoperta, conquista e creazione di una rete com-merciale dei secoli precedenti; le motivazioni specifiche di ogni nazione impegnata a finanziare e organizzare viaggi e in questo caso basti solo pensare al progetto imperialistico che sta alla base dei viaggi scientifici britannici e alla motivazione svedese di indagine scientifica e naturalistica che spinse gli ‘apostoli’ di Linneo in ogni parte del globo terrestre al fine di completare la mappa della natura. I temi cinquecenteschi della cronologia della storia umana, dell’età della Terra, delle ori-gini e diffusione delle razze umane, del popolamento delle terre appena scoperte continuarono a mantenere tutta la loro attualità nel Settecento, ma in questo secolo la costellazione di idee e pratiche che può essere riassunta con il termine di ‘eso-tismo’ diventò di rilievo cruciale nell’ambito della ‘ethic philosophy’, sulla scia in particolare delle scoperte nel Pacifico: la storia naturale e civile delle nuove popo-

21 C.J. SHIELDS, James Cook and the Exploration of the Pacific, Philadelphia 2002; W.W. LACE, Captain James Cook, New York 2009; Captain Cook: Explorations and Reassessments, ed. by G. Williams, Woodbridge 2004.22 Science, Empire and the European Exploration of the Pacific, ed. by T. Ballantyne, Aldershot 2004; cfr. H. LIEBERSOHN, The Traveler’s World. Europe To the Pacific, Cambridge, Massachusetts - London 2006.23 M. CIARDI, Dalla scoperta del Nuovo Mondo all’esplorazione dell’atmosfera: le origini del viag-gio scientifico, in Esplorazioni e viaggi scientifici nel Settecento, Milano 2008, pp. 7-107.

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lazioni della Polinesia divenne uno strumento irrinunciabile per una ridefinizione dei valori della civiltà occidentale24.John Cawte Beaglehole è il maggior studioso di Cook e la sua edizione in quattro volumi dei Journals of Captain James Cook on his voyages of discovery (1999) è un monumento di erudizione e di conoscenza storica e costituisce il riferimento essenziale per ogni studioso dei viaggi di Cook25. Com’è noto, la pubblicazione nel 1992 del volume di Gananath Obeyesekere su The Apotheosis of Captain Cook. European Mythmaking in the Pacific26 scatenò una polemica feroce con Marshall Sahlins che, a partire da una discussione sul significato storico della presenza di Cook alle Hawaii, coinvolgeva in realtà il fondamento e il significato del lavoro di ricerca antropologica in Occidente. Nel 1995 Sahlins ha pubblicato il suo How «na-tives» think: about Captain Cook, for example, che contiene una durissima replica alle affermazioni di Obeyesekere27. Questa polemica accademica tra due antropo-logi attivi in Università degli Stati Uniti vale a mostrare che la figura di Cook, del più celebre e popolare esploratore del Settecento, continua ad essere al centro di indagini e di controversie.A bordo dell’Endeavour, nel primo viaggio di Cook (1768-1771), vi erano un astro-nomo (Charles Green, 1734-1771) e due abili artisti disegnatori (Sydney Parkinson e Alexander Buchan), mentre il giovane botanico inglese Joseph Banks (1743-1820) era il principale naturalista. Banks era destinato a una brillante carriera al rientro in patria perché non solo fu il primo a descrivere la Grotta di Fingal, ma come presidente della Royal Society di Londra per un quarto di secolo diventò la principale autorità britannica nel campo della politica della scienza. Lo studioso australiano John Gascoigne ha pubblicato nel 1994 una monografia su Banks e l’Illuminismo britannico e nel 1998 un’altra monografia col titolo significativo di Science in the Service of Empire. Joseph Banks, the British State and the Uses of Science in the Age of Revolution, e questi volumi confermano la posizione centrale di Sir Joseph Banks nel contesto di fine Settecento28. Nel viaggio sull’Endeavour Banks si fece accompagnare da due naturalisti scandinavi allievi di Linneo – Daniel Solander (1736-1782) e Herman Spöring (1733?-1771) – perché la sua abitazione londinese era un centro di diffusione della scienza svedese29. Da un punto di vi-sta scientifico l’Endeavour ospitava un giovane ambizioso naturalista inglese, un pezzo di Svezia che sosteneva e diffondeva il verbo linneano in una vera e pro-

24 Exoticism in the Enlightenment, ed. by G.S. Rousseau - R. Porter, Manchester - New York 1990.25 J. COOK, The Journals of Captain James Cook on his Voyages of Discovery, ed. by J.C. Beagle-hole, voll. 4, Woodbridge 1999; Charts and Views Drawn by Cook and His Officers and Repro-duced from the Original Manuscripts, ed. by R.A. Skelton, Woodbridge 1999.26 G. OBEYESEKERE, The Apotheosis of Captain Cook. European Mythmaking in the Pacific, Prince-ton New Jersey 1992.27 M. SAHLINS, Capitan Cook, per esempio. Le Hawaii, gli antropologi, i «nativi», Roma 1997.28 J. GASCOIGNE, Joseph Banks and the English Enlightenment. Useful Knowledge and Polite Cul-ture, Cambridge 1994; ID., Science in the Service of the Empire. Joseph Banks, the British State and the Uses of Science in the Age of Revolution, Cambridge 1998.29 F. ABBRI, Un dialogo dimenticato. Mondo nordico e cultura toscana nel Settecento, Milano 2007, pp. 29-43.

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pria azione apostolica, pittori e disegnatori di grande preparazione che fornirono le immagini utili per le tavole della edizione dei Viaggi di Cook. Il viaggio fu un grande successo per Banks ma con un prezzo alto in termini di perdite umane; da Londra il 13 luglio 1771 Banks scriveva «a few short lines must suffice to acquaint you with the arrival of Dr Solander & myself in good health this day. Mr Buchan Mr Parkinson & Mr Sporing are all dead as is our astronomer & seven officers & about a third part of the Ships crew of Diseases contracted in the East Indies not in the South Seas where health seems to have her chief residence»30.Nell’aprile del 1769 Cook arrivò a Tahiti, scoperta nel 1767 da Samuel Wallis e visitata nel 1768 da Louis-Antoine de Bouganville il cui resoconto di viaggio servì a far scoppiare in Europa un vero e proprio caso relativo ai cosiddetti selvaggi tahitiani. Il ‘selvaggio’ dei Mari del Sud, del Pacifico, della Polinesia, oggetto di una gamma impressionante di percezioni da parte europea, divenne un vero e proprio caso paradigmatico per affrontare quei temi relativi a natura e cultura, civiltà e primitivismo, che tormentavano da secoli la cultura occidentale31. Nei soggiorni a Tahiti Cook cercò di ricondurre la popolazione locale a criteri universali comuni all’intera umanità, e in nome di questi criteri difese i Tahitiani dai suoi marinai e dalle accuse di licenziosità che erano, secondo lui, valide solo per una minoranza: come nelle società occidentali, la maggioranza della popolazione seguiva norme di buona condotta sessuale. Nei primi due viaggi Cook adottò l’atteggiamento dell’uomo illuminato, tollerante, che utilizzava il potere in difesa dei più debo-li, mentre il suo atteggiamento mutò fortemente nel corso del terzo viaggio32. Il giovane Banks scoprì l’esotico come erotico in una sorta di vacanza dai costumi britannici33, ma la vegetazione lussureggiante, le immagini – grazie ai disegni e alla descrizione verbale – della flora, della fauna, delle isole e dei loro abitanti, dei loro modi di vita, della quasi totale nudità abituale provocarono inevitabilmente una crisi nella percezione europea del genere umano.Nel secondo viaggio di Cook (1772-1775) con la Resolution e la Adventure, lo staff scientifico era composto da due naturalisti tedeschi, Johann Reinhold Forster (1729-1798), pastore luterano, e suo figlio Georg Forster (1754-1794), da William Hodges che era un pittore e da due astronomi (William Wales e William Bayly). A Città del Capo la spedizione incontrò Anders Sparrman (1748-1820), naturalista svedese allievo di Linneo, che su raccomandazione di Forster padre fu aggregato al viaggio come naturalista.

30 The Indian and Pacific Correspondence of Sir Joseph Banks, 1768-1820. ed. by N. Chambers, I, 1768-1772, London 2008, p. 38.31 Empire and Others: British Encounters with Indigenous Peoples, 1600-1850, ed. by M. Daun-ton - R. Halpern, London 1999; T. BICKHAM, Savages within the Empire. Representations of Ameri-can Indians in Eighteenth-Century Britain, Oxford 2005; P. NAWAHINEOKALA’I KING, Some Thoughts on Native Hawaiian Attitudes towards Captain Cook, in Captain Cook: Explorations and Reas-sessments, cit., pp. 94-109.32 A. SALMOND, Tute: the Impact of Polynesia on Captain Cook, in Captain Cook: Explorations and Reassessments, cit., pp. 77-93.33 R. PORTER, The Exotic as Erotic: Captain Cook in Tahiti, in Exoticism in the Enlightenment, cit., pp. 117-144; P. FARA, Sex, Botany and Empire, Cambridge 2003.

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ARTI FIGURATIVE, SCIENZA E MONDI ESOTICI NELL’ETÀ MODERNA

Al nome di Georg Forster è legato il celebre Voyage Round the World34 del 1776, uno dei testi più fortunati di letteratura di viaggio del Settecento, mentre le Obser-vations Made During a Voyage Round the World di Johann Reinhold Forster (1778)35 ebbero minor fortuna editoriale, ma contengono indicazioni significative, in particolare sulle popolazioni del Pacifico. Quest’ultima opera aveva come ogget-to la geografia fisica, la storia naturale ma anche la ‘ethic philosophy’, ossia gli usi e costumi dei polinesiani e degli abitanti del Pacifico in genere. Le Observations non sono semplicemente letteratura di viaggio ma rivelano una impostazione di carattere etnologico tipica dell’Età illuministica; con la insistenza sulla storia na-turale e sulla storia culturale richiamano quella letteratura etnologica che si era venuta affermando nel corso del Cinquecento in conseguenza della scoperta delle Indie occidentali36. La parte etica risulta di particolare interesse perché dimostra come un luterano dovette elaborare schemi interpretativi nuovi ma ortodossi per poter inquadrare e definire le diversità umane che veniva osservando. Vale la pena di sottolineare che Forster non risparmia osservazioni di tipo estetico dal momento che indica che la varietà umana di Tahiti è quella più bella, con uomini atletici, dal corpo ben proporzionato «but always blended with a degree of effeminacy»: si tratta di popoli sensuali, libidinosi, amanti del canto, delle danze, della teatralità e nei loro balli «soffia uno spirito di lussuria». Gli abitanti delle Isole Marquesas sono secondi per bellezza a ragione del carattere proporzionato dei loro corpi e i giovani sono generalmente «most beautiful» e «would afford many a fine model for a Ganymede»37, con un evidente rinvio alle arti figurative con soggetti classici che rivela l’influenza della Geschichte der Kunst des Alterthums di Johann Win-ckelmann (1764)38.Al rientro in Inghilterra nel luglio del 1775 apparve chiaro che la seconda spe-dizione aveva avuto un’importanza scientifica superiore alla precedente, con le osservazioni etnologiche dei due Forster e i disegni accurati di Hodges che cercò anche di spiegare agli artisti presso la Royal Academy di Londra gli effetti straor-dinari di luce osservati nell’Antartico.Il terzo drammatico viaggio di Cook (1776-1780) non vide a bordo della Resolu-tion e della Discovery un gruppo di naturalisti e di artisti ma solo un astronomo e William Hodges come artista perché si trattava di un’impresa di tipo strategico-militare, che fu segnata dall’approdo nell’arcipelago delle Hawaii e all’isola Ha-wai’i, da contrasti feroci dei britannici con i Maori e gli Hawaiani, che portò alla

34 G. FORSTER, A Voyage Round the World, ed. by N. Thomas - O. Berghof, voll. 2, Honolulu 2000; cfr. Georg Forster in interdisziplinärer Perspektive, herausg. von C.-V. Klenke, - J. Garber - D. Heintze, Berlin 1994.35 J.R. FORSTER, Observations Made During a Voyage Round the World, on Physical Geography, Natural History and Ethic Philosophy, London 1778; cfr. M.E. HOARE, The Tactless Philosopher. Johann Reinhold Forster (1729-1798), Melbourne 1976.36 F. ABBRI, Historia natural e cultura: aspetti del dibattito recente sul Nuovo Mondo, in «Bollet-tino Filosofico», XXVII (2011-2012), pp. 217-231.37 G. FORSTER, Observations Made During a Voyage Round the World, cit., pp. 230-233.38 J.J. WINCKELMANN, Storia dell’arte dell’antichità, a cura di F. Cicero, Milano 2003, pp. 369-399. Desidero ringraziare Marco Collareta che mi ha indicato la presenza di suggestioni da Winckel-mann nel testo di Forster.

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scoperta di luoghi di grande bellezza, ma anche a una diffusione macroscopica delle malattie veneree e si concluse con l’uccisione di Cook.Nel campo della botanica, della zoologia, della letteratura etnografica e in quel-li del disegno scientifico e della paesaggistica i risultati, per la cultura europea, dei viaggi di Cook e dei viaggi di esplorazione del Settecento in generale furono straordinari, sorprendenti. I resoconti e le opere nate da questi viaggi colpirono la coscienza europea mettendo in crisi parametri stabiliti e confermarono quella fruttuosa alleanza tra le scienze di osservazione e le arti figurative, tra le pratiche naturalistiche e le pratiche artistiche così tipica della prima modernità e della cultura dell’Illuminismo; questa alleanza era tuttavia destinata a elaborare nuovi parametri di riferimento con l’affermazione ottocentesca del sistema delle moder-ne scienze della natura.

Buonamico Buffalmacco, Inferno, 1336-1341, Pisa, Camposanto monumentale, particolare di alcuni indigeni americani raffigurati probabilmente da Giuliano di Giovanni di Castellano da Montelupo detto il Sollazzino durante il suo intervento di restauro nel 1523.


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