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Camille de Tournon, prefetto napoleonico del Tevere, e il Viterbese

Date post: 11-Dec-2023
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A cura di Stefano Pifferi Sentieri ripresi Studi in onore di Nadia Boccara ESTRATTO
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A cura di Stefano Pifferi

Sentieri ripresi Studi in onore di Nadia Boccara

a cura di Stefano Pifferi

Sentieri ripresi

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9 788878 533417

ISBN 978-88-7853-341-7

Chiostro rinascimentale, Santa Maria in Gradi, Viterbo, 2013

euro 25,00

Raccogliamo in questo omaggio a Nadia Boccara una serie di testi che i colleghi e amici dell’allora Facoltà di Lingue e dell’at-tuale Dipartimento di Scienze Umanistiche, del Turismo e della Comunicazione hanno fortemente voluto per celebrare gli intensi anni passati insieme e per donare una en-nesima dimostrazione di stima, affetto e riconoscenza. Gli articoli qui raccolti sono incentrati non tanto sugli approfondimenti filosofici sui quali Nadia Boccara ha basato buona parte della sua carriera accademica, quanto quelli legati al secondo amore della nostra collega: quello cioè del viaggio e della scrittura di viaggio da intendersi come mo-mento di scoperta dell’altro e del diverso, ma per converso, anche di conoscenza e appro-fondimento di sé. Storici, letterati, anglisti, francesisti, lusitanisti e quant’altri trovano infatti sul terreno comune delle esperienze di viaggio quel luogo immateriale di incontro e confronto che Nadia Boccara ha sempre frequentato.

Il Centro Interdipartimentale di Ricerca sul Viaggio (CIRIV) dell’Università della Tuscia è nato nel giugno del 2006. Formato da stu-diosi di diverse letterature, di storia, di filo-sofia, di antropologia, di geografia, di arte, di cinema, di diritto, esso si occupa dell’o-deporica in una prospettiva rigorosamente interdisciplinare. Oltre che sui viaggi e sul turismo, il CIRIV dedica una parte della sua attività alla ricerca anche sul pellegrinaggio, con particolare riferimento a quello lungo la Via Francigena. Al CIRIV fanno capo una e-library, un data-base bibliografico e un data-base iconogra-fico consultabili al sito www.avirel.unitus.it.

ESTRATTO

CIRIVtesti e studi

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Collana diretta da Gaetano Platania

Comitato Scientifico

Antonello Biagini, Università di Roma “La Sapienza”Dino S. Cervigni, Università della North Carolina at Chapell Hill

Luigi de Anna, Università di TurkuMarilena Giammarco, Università di Chieti-Pescara

Danuta Quirini-Popławska, Università “Jagellonica”, CracoviaGiovanna Scianatico, Università di Bari

Ljerka Šimunkovič, Università di SpalatoDaniel Tollet, Università di Paris IV-SorbonneBrigitte Urbani, Università di Aix en Provence

SENTIERI RIPRESIStudi in onore di Nadia Boccara

a cura di Stefano Pifferi

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SETTE CITTÀ

Università degli Studi della Tuscia

Dipartimento di Scienze Umanistiche, della Comunicazione e del Turismo

Centro Studi sull’Età dei Sobieski e della Polonia Moderna

Proprietà letteraria riservata.La riproduzione in qualsiasi forma, memorizzazione o trascrizione con qualunque mezzo (elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio, televisione, internet) sono vietate senza l ’autorizzazione scritta dell ’Editore.

© 2013 Sette CittàVia Mazzini, 87 • 01100 ViterboTel 0761 304967 Fax 0761 1760202www.settecitta.eu • [email protected]

isbn: 978-88-7853-341-7isbn ebook: 978-88-7853-504-6

Finito di stampare nel mese di novembre 2013 da Press.up – Roma

CaratteristicheQuesto volume è composto in Jenson Pro disegnato da Robert Slimbach e prodotto in formato digitale dalla Adobe System nel 1989; è stampato su carta ecologica Serica delle cartiere di Germagnano; le segnature sono piegate a sedicesimo (formato 13,5 x 21) con legatura in brossura e cucitura filo refe; la copertina è stampata su carta patinata opaca da 250 g/mq delle cartiere Burgo e plastificata con finitura lucida.

La casa editrice, esperite le pratiche per acquisire tutti i diritti relativi al corredo iconografico della presente opera, rimane a disposizione di quanti avessero comunque a vantare ragioni in proposito.

Indice

p. 7 Gaetano Platania Premessa

9 Stefano Pifferi Introduzione

13 Cristina BenicchiThe Enigma of Arrival. In viaggio con V.S. Naipaul verso l ’inaspettato cuore di tenebra

33 Alessandro BoccoliniUn rappresentante del papa di Roma alla corte di Varsavia: la Relazione di Monsignor Galeazzo Marescotti in viaggio per la Polonia.

57 Raffaele CaldarelliSpazio e viaggio nel Pan Tadeusz di Adam Mickiewicz

73 Cinzia CapitoniLe mura poligonali: nella scienza e nell ’arte. Giambattista Brocchi e Marianna Dionigi

85 Cristina CarosiJoseph Addison e Livorno, porto franco d’Italia

99 Antonio Ciaschi Lo sguardo di Luigi Ciofi degli Atti

109 Piera CiprianiViaggiando per la Tuscia tra Risorgimento e Restaurazione

123 Francesca De CaprioLe guide postali del Seicento e le strade che portano a Roma

157 Daniela GiosuèDal Somerset alla corte del Gran Mogol: l ’ultimo viaggio di Thomas Coryate, l ’instan-cabile camminatore di Odcombe

179 Alba GrazianoI viaggi di Swift tra le parole del moderno

193 Anna Lo GiudiceVarietà italiana in Paul Valéry

215 Masha MattioliTamasha. Théâtralités dans le miroir: France et Perse au XVIIème siècle

225 Sonia Maria MelchiorreI am a bluestocking, if to love knowledge better than ignorance entitles me to the name

243 Daniele NieddaControcorrente: tre opere italiane di James Barry

p. 259 Selena PercoIl passaggio in Italia di Maria Anna D’Asburgo nella relazione di Naborio Grazioli (1631)

281 Stefano PifferiLa guidistica romana tra ’700 e ’800. Dinamiche interne, elaborazioni formali, moda-lità informative nelle opere di Giuseppe Vasi e Cesare Malpica

299 Gaetano PlataniaDiplomatici moscoviti a Roma (1673)

321 Maria Antonietta RossiLa regolarizzazione e l ’istituzione degli studi di arabistica in Portogallo: un viaggio diacronico dagli albori all ’epoca contemporanea

341 Mariagrazia RussoDal fiume Wouri al rio dos Camarões: non solo gamberi lungo la linea vulcanica del Camerun

357 Matteo SanfilippoCamille de Tournon, prefetto napoleonico del Tevere, e il Viterbese

375 Francesca Romana StocchiViaggio in Umbria, Marche e Romagna (1844) e Viaggio da Perugia a Roma (estate 1844) di Giancarlo Conestabile della Staffa, studioso d’arte.

385 Valerio VivianiAmleto, il teschio, il burattino e una riflessione sul “non essere”

399 Beata Dagmara WienskaL’immagine di Parigi nei romanzi di Manuela Gretkowska

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Premessa

Per sempre me ne andrò per questi lidi,Tra la sabbia e la schiuma del mare.

L’alta marea cancellerà le mie impronte,e il vento disperderà la schiuma.

Ma il mare e la spiaggia durerannoIn eterno

Kahlil Gibran, poeta libanese.

Potrei iniziare il ricordo di Nadia Boccara dai versi di Gibran per far comprendere quanto sia stato ed è forte il legame che ci unisce. La sabbia, la schiuma del mare cancellano le impronte e quindi po-tremmo pensare che tutto sia effimero oppure sia fugace ma ciò non è del tutto vero.

Le impronte spariscono ma il mare e la spiaggia durano in eter-no. Così è il legame che unisce Nadia e la mia persona. siamo mare e spiaggia e dunque la nostra amicizia eterna.

Ho conosciuto Nadia fin dal lontano 1989 e mi ha accolto con simpatia, come se ci conoscessimo da sempre. Ho trovato in lei una Collega intelligente, colta, amabile e sensibile. In lei spesso mi sono rifugiato e in me Nadia ha trovato rifugio. amica e studiosa di Jean starobinski che ha fatto conoscere agli studenti dell’allora Facol-tà di Lingue, ha fortemente indirizzato i suoi studi su montaigne, rousseau e tanti altri dopo essere partita dal ’700 scozzese ed aver analizzato la teoria e fenomenologia delle passioni in David Hume e le sue fonti letterarie francesi.

Nel campo della problematica morale del noto scozzese ha scan-

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Gaetano Platania

dagliato la differenza tra “Filosofia profonda”, coltivata dai filoso-fi astratti, e “Filosofia facile” espressa nei moralisti francesi quali, ad esempio La rochefoucauld, La Bruyère; ma ha anche studiato il tema delle “Passioni altruistiche” e “Passioni egoistiche” sempre in David Hume.

solo in questi ultimi anni ho scoperto una nuova Nadia studiosa di “se stessa” ovvero personaggio che ha cercato nel suo io e nel suo passato le risposte ai tanti perché della vita, della sua propria vita. Dunque un viaggio a ritroso, un viaggio verso casa.

Il tema del viaggio non era, e non è certamente nuova a Nadia Boccara. É un tema che ha affrontato da studiosa della Filosofia mo-rale con passione e dedizione offrendo a studenti e studiosi pagine originali e indimenticabili.

Nadia Boccara in tutti questi anni di servizio prima presso la Fa-coltà di Lingue e poi migrata come tanti altri suoi colleghi nel Dipar-timento DIsUCOm è stata per me un punto di riferimento. sapevo che potevo contare su di lei che mai sarebbe venuta meno alla parola data. Infine proprio per sottolineare quanto siamo uguali per certi aspetti, Nadia Boccara ha posto sempre al centro della sua azione educativa lo studente ed ha sempre condiviso con me la convinzione che noi esistiamo in quanto docenti perché ci sono gli studenti che hanno sentito parlare di questo o di quel docente ed hanno letto questa o quell’opera.

a nome del Dipartimento e mio personale voglio ringraziare Nadia Boccara per tutto il lavoro fatto, la voglio ringraziare per la sua amicizia, la sua vicinanza sapendo che il suo pensionamento è solo una tappa del viaggio che ci accomuna.

Il DirettoreProf. Gaetano Platania

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IntroduzIonE

A far da collante in questo omaggio che il disucom vuole giusta-mente spendere a favore della collega nadia Boccara c’è ovviamente il legame affettivo e professionale che a vari livelli e a vario titolo ha unito tutti gli appartenenti al dipartimento di Scienze umanistiche, della Comunicazione e del turismo e prima alla Facoltà di Lingue alla squi-sita e sempre disponibile amica. Ad osservare, però, più approfondita-mente la raccolta di contributi che ho avuto l’onore di curare, c’è anche qualcosa d’altro. Ad amalgamare gli interventi di studiosi così diversi per interessi accademici, provenienza e finalità, a divenire terreno co-mune in grado di omogeneizzare i vari linguaggi dei numerosi scritti è infatti un terreno per sua natura di confine, multidisciplinare, aperto a commistioni e deflagrazioni tra materie: quello che genericamente chiameremmo del “viaggio” e delle “scritture di viaggio”.

È infatti questo il terreno d’incontro sul quale gli amici e i colleghi hanno deciso di incontrarsi perché è su quel terreno che le ricerche “fi-losofiche” di nadia Boccara si sono sviluppate negli ultimi anni d’ac-cordo con una scelta di Facoltà, prima, e di dipartimento, poi, che ha prediletto in maniera quasi naturale e simbiotica, com’è possibile in una terra di transito come quella della tuscia viterbese, l’approfondi-mento e l’analisi di una tematica insieme così vasta e suggestiva, varia e stimolante quale è quella legata al fenomeno del viaggio: affrontata di volta in volta dal punto di vista storico o letterario, filosofico o an-tropologico, in grado di interessare l’esperto del documento così come il traduttore, il filologo come l’italianista, lo storico delle società, l’in-formatico umanista, l’anglista, il lusitanista ecc ecc..

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Stefano Pifferi Introduzione

continua evoluzione da cui non è e non è mai stata esente anche nadia Boccara stessa.

Quello del viaggio filosofico, infatti, è stato anche uno dei temi di ricerca e approfondimento prediletti dalla collega Boccara, di cui il ti-tolo della presente raccolta non è che una minima testimonianza. dal caro Michel de Montaigne, sviscerato come pensatore “in movimen-to”, al viaggio come conoscenza e riconoscimento di sé, come momen-to di (auto)identificazione nella ricerca di una posizione nel mondo o, per rubare le parole al direttore Platania, di scavo nel proprio io e nel proprio passato alla ricerca delle “risposte ai tanti perché della vita, del-la sua propria vita. dunque un viaggio a ritroso, un viaggio verso casa”.

Stefano Pifferi

È così che leggendo gli eterogenei contributi dei colleghi si note-rà come questa tendenza sottotraccia – fortemente voluta tra gli al-tri dalla stessa nadia Boccara sul finire degli anni ’90, quando con un seminario intercattedra si affrontò per la prima volta, nella allo-ra Facoltà di Lingue, la tematica del “viaggio” attraverso le numerose prospettive e sfaccettature che le varie discipline coinvolte potevano offrire – sia in realtà un vero e proprio asse portante su cui la Facol-tà e il dipartimento hanno costruito e stanno costruendo la propria credibilità. Ecco così un dottorato incentrato sui temi del “viaggio” e dell’odeporica in Età Moderna, affrontato, col supporto e l’impegno della stessa nadia Boccara, attraverso la lente dello sviluppo teorico-metodologico così come da quello della storia del documento, della filosofia come dell’antropologia, a testimonianza di questa apertura e dei vari travasi tra discipline che una tematica così ampia può offrire. Ecco così l’affastellarsi di indagini in apparenza distanti cronologi-camente e tematicamente ma in realtà figlie di una unica sensibilità verso l’alterità, passando con nonchalance dall’area degli anglisti (la Livorno di Addison, l’Inghilterra dei “nuovi inglesi” come naipaul, lo Swift viaggiatore tra le parole offertoci da Alba Graziano, ecc.) a quella della francesistica (il Valery “italiano” propostoci da Anna del Giudice) o della lusitanistica (il “viaggio” nell’arabistica portoghese di Maria Antonietta rossi o le “esplorazioni” portoghesi in terra d’Afri-ca di Mariagrazia russo), attraversando l’Età Moderna degli outsid-er (penso agli interessi e alle scritture di viaggio di Mariana Candidi dionigi e Gianbattista Brocchi analizzati da Cinzia Capitoni) e quella contemporanea, passando per l’Europa dell’Est (i diplomatici mosco-viti diretti verso la città Caput Mundi di Platania così come gli sguar-di “altri” donati da raffaele Caldarelli e Beata dagmara Wienska), coinvolgendo dottorandi e collaboratori (Cristina Carosi, Alessandro Boccolini, Selena Perco, Piera Cipriani, Francesca romana Stocchi) come colleghi e amici, allungando lo sguardo su scritture di viaggio “particolari” come la guidistica o filtrando quello sguardo altro attra-verso la lente “fotografica” ed amatoriale di un uomo della contempo-raneità come Luigi Ciofi degli Atti. una serie infinita di frammenti, tessere di un mosaico che si riuniscono in un affresco più ampio e in

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Matteo Sanfilippo

Camille de Tournon, prefeTTo napoleoniCo del Tevere,

e il viTerbese

1. la biografianel settembre del 1809 il trentunenne Camille de Tournon (1778-

1833), di origine aristocratica, è nominato prefetto di roma, carica che mantiene sino al gennaio 18141. È il più giovane funzionario na-poleonico di tale grado e deve la sua ascesa, nonché la fama di otti-mo amministratore, a pochi mesi quale uditore della sezione per gli interni del Consiglio di stato nel 1806 e al successivo triennio come intendente di bayreuth. in Germania si è mostrato molto capace nel gestire la sua provincia e ha rivelato notevole predisposizione per le “statistiche”, cioè per descrivere la realtà economica e geografica del territorio amministrato2. Tale abilità non lo ha abbandonato neanche quando, caduto in mano austriaca, è inviato nella fortez-za ungherese di munkacs (oggi mukachevo in ucraina). approfitta infatti dei tre mesi di prigionia per preparare un memoriale sull’un-gheria, molto apprezzato da napoleone3.

1 Claude fohlen (1922-2008) è stato il primo a farmi leggere le lettere di Tournon sul viterbese e a suggerirmi di lavorarci: alla sua memoria dedico questo lavoro.

2 Camille de Tournon, Statistik der Provinz Bayreuth: 1809, ac. di b. schiller, bayreuth 2002; in precedenza pubblicato come Die Provinz Bayreuth unter französischer Herrschaft (1806-1810), von baron Camille de Tournon, inten-danten der provinz, Übersetzt und bearbeitet von ludwig v. fahrmbacher, Wunsiedel, G. Kohler, 1900. Cfr. inoltre H.Haberstroh, Camille de Tournon, Intendant des Fürstentums Bayreuth 1806-1809, «archiv für Geschichte und al-tertumskunde von oberfranken», 40 (1960), pp. 172-205.

3 Camille de Tournon, Note sur la Hongrie, Vienne, 24 août 1809, in Notes, rap-ports et témoignages français sur la Hongrie 1717–1809, a c. di C. Kecskeméti, paris-budapest-szeged 2006, pp. 305-312. sull’episodio, come su tutta la bio-grafia giovanile di Tournon, cfr. J. moulard, Le comte Camille de Tournon, i, La Jeunesse, paris 1927, in questo caso pp. 220-222.

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Matteo Sanfilippo Camille de Tournon, prefetto napoleonico del Tevere, e il Viterbese

à l’auberge»8. soltanto lo scadente poeta, che canta, le sue nozze romane osa ricordare il suo rientro in città con versi di questo tenore: «de la sua roma in sen Camillo riede / Caro qual ne partìo bramato e degno»9.

i suoi interessi non si limitano dunque alla città eterna, anzi in buona parte la trascendono. sogna così di rendere più navigabile il Tevere, di ampliare e ristrutturare la rete stradale e di bonificare le paludi pontine10. Combatte il brigantaggio nel nord e nel sud del di-partimento e soprattutto si propone di comprendere e descrivere la realtà economica e sociale di quest’ultimo11. in particolare raccoglie dati statistici, topografici, amministrativi ed economici in alcuni an-nuari, che fa curare a Joseph martinet, funzionario della prefettura12. Tali attività sono realizzate sottraendo tempo a quelli che sembrano essere i suoi principali compiti ufficiali: gestire la coscrizione di sem-

8 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, préfet de Rome, 1809-1814, i, La politique et l’esprit public, ac. di J. moulard, paris 1914, p. 26 (è una citazione dalle memorie inedite di Tournon, consultate dal curatore per illustrare un passo di una lettera).

9 G. C. doria, Nel ritorno e fausti sponsali di S.E. il signor barone di Tournon, roma, dai torchi di mariano de romanis, 1811, p. 8.

10 J. moulard, Le comte Camille de Tournon, ii, La Préfecture de Rome, cit., pp. 367-391. sul progetto di bonifica: p. alvazzi del frate, Amministrazione napoleonica e bonifica delle paludi pontine (1809-1814). Fonti per una ricerca, «Clio», XXiv (1988), pp. 307-319, e m. C. Costanzo, Tournon et l’assèchement des marais Pontins, in Camille de Tournon. Le préfet de la Rome napoléonienne, cit., pp. 131-139.

11 per questo tentativo, non solo di Tournon, vedi r. de felice, L’inchiesta napo-leonica per i dipartimenti romani, «rassegna degli archivi di stato», i, 1 (1968), pp. 67-102, ed e. lo sardo, Le statistiche francesi negli Stati romani, «rassegna degli archivi di stato», Xliv, 1 (1984), pp. 221-256.

12 Annuario politico, statistico, topografico e commerciale del dipartimento di Roma per l’anno 1812 compilato per ordine del signor baron De Tournon prefetto del dipartimento membro della legion d’onore da J.h Martinet capo del Bureau delle contribuzioni e delle Comuni nella Prefettura, roma, presso paolo salviucci, 1812; Annuario politico, statistico, topografico e commerciale del dipartimento di Roma per l’anno 1813 compi-lato per ordine del signor baron De Tournon prefetto del dipartimento membro della legion d’onore da J.h Martinet capo del Bureau delle contribuzioni e delle Comuni nella Prefettura, viterbo, presso domenico rossi nella stamperia dell’accademia degli ardenti, 1813; Annuario politico, statistico, topografico e commerciale del dipartimento di Roma per l’anno 1814 compilato per ordine del signor baron De Tournon prefetto del dipartimento membro della legion d’onore da J.h Martinet capo del Bureau delle contribuzioni e delle Comuni nella Prefettura, roma, presso paolo salviucci, 1814.

Gli anni della permanenza romana sono abbastanza noti per i suoi interventi mirati a riassestare la Città eterna: in particolare hanno attirato l’attenzione dei contemporanei e dei posteri l’avvio della siste-mazione attuale di piazza del popolo, entusiasticamente ricordato da stendhal, e gli scavi nel foro romano4. in realtà la commissione degli abbellimenti di roma, istituita dall’imperatore nel 1811 e di cui fa parte, prevedeva molti altri interventi, soprattutto nel centro storico da piaz-za Traiana a piazza del pantheon e tra Colosseo e palatino5. sennon-ché quasi tutto resta allo stadio di progetto o di primo avvio, mentre le concretizzazioni più importanti riguardano settori meno appariscenti: ripavimentazioni stradali; ripulitura del letto del fiume; costruzione di nuovi cimiteri, in particolare quello del verano, nonché quello nella valle dell’inferno, mai terminato; riforma ospedali, ospizi e orfanatrofi6. del resto il suo compito è gestire il dipartimento del Tevere, dunque la re-gione e non la capitale, che è una «ville impériale et libre»7. al proposito egli stesso scrive: «je n’étais dans cette ville que toléré, et pour ainsi dire

4 stendhal, Promenades dans Rome, paris 1829, p. 728; r. T. ridley, The Eagle and the Spade: Archaeology in Rome During the Napoleonic Era, 1809-1814, Cam-bridge 1992.

5 per la roma dei francesi: l. mandelin, La Rome de Napoléon. La domination française à Rome, 1809-1814, paris 1905; n. la marca, La manifattura statale delle Terme di Diocleziano da Clemente XIV e Pio VI al prefetto De Tournon, «Capito-lium», 10-12 (1969), pp. 19-33; C. nardi, Napoleone e Roma. La politica della Con-sulta Romana, rome 1989, e Napoleone e Roma: dalla consulta romana al ritorno di Pio VII (1811-1814), roma 2005; Roma negli anni di influenza e dominio francese 1798-1814: rotture, continuità, innovazioni tra fine Settecento e inizi Ottocento, ac. di ph. boutry, f. pitocco e C. m. Travaglini, napoli 2000; C. versluys, Le préfet Camille de Tournon et la mise en valeur des monuments antiques romains: projets, réalisations et propagande, «anabases», 5 (2007), pp. 161-177. per l’abbellimento urbano, cfr. il materiale archivistico in archivio di stato di roma, Commissione degli abbellimenti di roma, buste 1-9, e la sintesi di p. pinon, Tournon et les em-bellissements de Roma, in Camille de Tournon. Le préfet de la Rome napoléonienne 1809-1814, boulogne-billancourt e roma 2001, pp. 141-175.

6 J. moulard, Le comte Camille de Tournon, ii, La Préfecture de Rome, paris 1929, in particolare pp. 307-366 e 392-430.

7 Ibid., pp. 23-24. Cfr. p. alvazzi del frate, Sistema amministrativo dipartimen-tale e Stato pontificio (1798-1816), «rivista di storia del diritto italiano», lXiv (1991), pp. 217-232.

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Matteo Sanfilippo Camille de Tournon, prefetto napoleonico del Tevere, e il Viterbese

gione d’onore17. nel 1823 entra al Consiglio di stato, dove presiede il Conseil des bâtiments Civils, e diviene pari di francia. dopo la rivoluzione di luglio si dimette dal Consiglio di stato e nei due anni seguenti si batte nella Camera dei pari contro la soppressione dell’e-reditarietà della dignità di pari, contro il bando dei borboni e infine contro la nuova legge sul divorzio18. nel frattempo riesce a conchiu-dere i suoi Études statistiques, pubblicati nel 1831 in due volumi e ri-pubblicati dopo la sua morte con l’aggiunta di un atlante19. lascia anche alcuni quaderni di memorie manoscritte, ampiamente citate da Jacques moulard, il suo quasi unico biografo, ma oggi perse20. perciò abbiamo poche testimonianze di prima mano, se non quelle contenute nei suoi scritti e negli atti ufficiali21.

17 J. moulard, Une page inédite de l’histoire de Lyon: les élections de 1832 et la préfec-ture du Comte Camille de Tournon, lyon 1911 (estratto da «l’université catho-lique»); id., Le Comte Camille de Tournon, préfet de la Gironde (1815-1822), paris 1914; id., Le comte Camille de Tournon, iii, La Préfecture de Bordeaux, de Lyon, la pairie, paris 1932.

18 Chambre des pairs, session de 1831, octobre-décembre, Opinion de M. le comte de Tournon, [...] sur le projet de loi destiné à remplacer l’article 23 de la Charte constitutionnelle (séance du 27 décembre 1831), paris, s.d., impr. de H. four-nier; Chambre des pairs, session de 1831, janvier-février 1832, Opinion de M. le comte de Tournon, [...] sur la résolution de la Chambre des Députés, relative au bannissement de la branche aînée des Bourbons (séance du 13 janvier 1832), paris, s.d., impr. de H. fournier; Chambre des pairs, session de 1832-1833, Opinion du comte de Tournon sur le divorce, paris, s.d., impr. de H. fournier.

19 Camille de Tournon, Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des états romains, contenant une description topographique et des recherches sur la population, l’agriculture, les manufactures, le commerce, le gouvernement, les éta-blissements publics, et une notice sur les travaux exécutés par l’administration fran-çaise, paris 1831; seconda edizione con atlante: paris 1855.

20 l. madelin, La Rome de Napoléon, cit., p. 15, ricorda di aver visitato l’archivio privato della famiglia de Tournon e consultato le suddette memorie: il terzo quaderno di queste ultime sarebbe stato dedicato al soggiorno romano.

21 per questo la letteratura sul nostro personaggio è scarsissima a parte gli scritti di moulard. il figlio philippe-antoine de Tournon redige una prefazione con alcune notizie per la seconda edizione degli Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des états romains. vedi inoltre [Jean-baptiste] de vaucher, Esquisse historique sur M. le Cte de Tournon-Simiane (Philippe-Camille-Casi-mir-Marcellin), pair de France, [paris], impr. de mme de lacombe, [1847] (es-tratto dal periodico «archives des hommes du jour»).

pre nuovi soldati per le armate imperiali e coordinare la dissoluzione e l’incameramento del patrimonio ecclesiastico, in particolare quello degli ordini regolari13.

i volumi pubblicati dal suo sottoposto contengono materiale grezzo e sono fondamentalmente la prosecuzione delle Notizie per l’anno, l’annuario statistico-amministrativo stampato dal settecento nella tipografia dei Cracas, poi passata alla famiglia ajani14. il pre-fetto ha invece da parte molto più materiale, che continua a rivedere per oltre quindici anni, dopo la brusca fine della sua carriera roma-na. la presa del potere a roma del generale paul-Yvon de la vau-guyon il 19 gennaio 1814, su ordine di Gioacchino murat, lo spinge infatti a rientrare in francia15.

il 15 febbraio è nella capitale francese, ma ormai siamo al tramon-to dell’impero. si tiene quindi in disparte, anche perché, come molti suoi colleghi e superiori, da tempo diffida dell’amministrazione na-poleonica, considerata troppo inefficiente e corrotta16. offre invece i suoi servizi ai borbone, non appena questi sono richiamati; non riceve, però, risposta e si ritira nei possedimenti della moglie a lavo-rare sulle statistiche romane, ma la situazione cambia presto. il 20 marzo 1815 napoleone è di nuovo a parigi e nel mese successivo gli offre la scelta tra le prefetture dell’Hérault e del finistère. Tournon rifiuta e, dopo Waterloo, questo atto gli vale la nomina di prefetto di bordeaux da parte di luigi Xviii (9 luglio 1815). riprende quindi la carriera amministrativa ed è prefetto della Gironda dal 1815 al 1822.

il 10 gennaio di quest’ultimo anno è trasferito a lione, quale prefetto del rodano, e nell’agosto diviene commendatore della le-

13 J. moulard, Le comte Camille de Tournon, ii, La Préfecture de Rome, cit., pp. 53-85.14 Cfr. Dall’erudizione alla politica. Giornali, giornalisti ed editori a Roma tra XVII

e XX secolo, ac. di m. Caffiero e G. monsagrati, milano 1997.15 l. madelin, La Rome de Napoléon, cit., pp. 652-654.16 Tournon è di origine aristocratica, come già sottolineato, e, mentre è a roma,

si sposa con l’altrettanto nobile adélaïde mayneaud de pancemont. la sua adesione al governo napoleonico, dopo le persecuzioni subite dalla famiglia durante la rivoluzione, è legata alla speranza che il generale riporti l ’ordine in francia e coroni in europa il sogno egemonico della monarchia borbonica.

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Matteo Sanfilippo Camille de Tournon, prefetto napoleonico del Tevere, e il Viterbese

negli studi statistici stampati nel 1831 troviamo un quadro più det-tagliato. Tra Corneto e i Cimini abitano quelli che si considerano i di-scendenti degli antichi etruschi: «une race remarquable par la hauteur de la stature, l’élégance des forme, la régularité des traits et la douce ex-pression de la physionomie»26. nel resto del lavoro i giudizi sono meno favorevoli, in particolare nella descrizione generale contenuta nel primo capitolo del primo tomo del 1831. Qui si ricorda lo spopolamento dei centri e della campagna, in particolare si nota come il territorio fra mon-tefiascone e viterbo dia «l’idée exacte des plaines malsaines des États romains». attorno al capoluogo, però, le terre sono bene coltivate e non mancano le risorse naturali come le terme e le acque minerali, che do-vrebbero comunque essere sfruttate meglio. la città inoltre si distingue per la vasta cinta muraria dalle belle porte, per un notevole palazzo mu-nicipale, per «des fontaines très-ornées», una cattedrale e 50-60 chiese. sennonché anche qui si ricade in un commento negativo: «en parcou-rant la ville, on sent péniblement que ses jours prospère sont écoulés».

a fianco di questa descrizione generale vi è spazio per una ricogni-zione archeologica del viterbese e una breve storia della città. la pri-ma è abbastanza stereotipata e ricalca quanto appreso frequentando luciano bonaparte, il fratello minore di napoleone esiliato a Canino prima della fuga in inghilterra27. la seconda è più originale e soprattutto completa. viterbo vi è definita come un centro agricolo, dove, però, si fabbricano anche panni e cordami. in ogni caso sono le vigne e gli uli-veti a nutrirla e anche decentemente, tanto che essa ospita ancora fami-glie di buon livello, che con il clero formano una «très-bonne société»28.

Questi dati sono verificati meglio nei libri successivi. il secondo, che conclude il primo tomo dell’edizione del 1831, è dedicato all’agri-

per l’anno 1813, cit., pp. 158-159.26 C. de Tournon, Études statistiques sur Rome et la partie occidentale des états

romains, 1831, cit., p. 245.27 Luciano Bonaparte, le sue collezioni d’arte, le sue residenze a Roma, nel Lazio, in

Italia (1894-1840), ac. di m. natoli, roma 1995, e a. Cavoli, Il ribelle. Storia di Luciano Bonaparte principe di Canino, viterbo 2007.

28 Cfr. la descrizione di Tournon della società viterbese con quella di bruno bar-bini, Viterbo nel dipartimento del Tevere: aspetti della vita sociale e amministrati-va, «rivista storica del lazio», 8 (1998), pp. 167-188.

2. gli studi sul lazioGli studi statistici del de Tournon hanno goduto di un discreta

fortuna tra gli storici, soprattutto italiani, perché sfruttati da ren-zo de felice in un lavoro giovanile sull’economia laziale fra sette e ottocento22. Tuttavia gli studiosi hanno soprattutto badato ai suoi interventi romani; in particolare diversi urbanisti hanno esaltato i suoi progetti di risistemazione di roma, ritenendoli il primo piano regolatore moderno23. oggi si ha l’impressione che questa ipotesi sia il frutto delle polemiche su roma capitale nel secondo novecento e non corrisponda esattamente a quanto accaduto: si pensi a Tournon che si ritiene a mala pena tollerato nella città. invece sarebbe interessante ritornare sulla valutazione del lazio del francese, visto che questi è chiamato ad amministrare proprio la regione e non la capitale. per quanto ci riguarda, possiamo qui approfondire la sua lettura del vi-terbese, analizzando quanto ne scrive nei suoi studi e nelle sue lettere.

Questo tema è stato poco analizzato sino ad oggi. d’altronde dagli atti ufficiali non risulta molto a proposito di Tournon e viterbo, se non il suo essere socio corrispondente dell’accademia degli arden-ti24. inoltre dai già ricordati annuari viene fuori ben poco. a parte dati geografici e amministrativi, troviamo una sola riflessione gene-rale: «viterbo città ben fabbricata in un fertile territorio sulla strada imperiale, e popolata, ma presentemente senza commercio, e di poca industria, conta 13000 abitanti, è la seconda città del dipartimento, ed è capoluogo del circondario di questo nome» (1813). sembra un com-mento assai negativo, che, però, si conclude su un nota di speranza: «essa [viterbo] sembra chiamata dalla sua bella situazione a riacqui-stare l’antico splendore»25.

22 r. de felice, Aspetti e momenti della vita economica di Roma e del Lazio nei secoli XVIII e XIX, roma 1965.

23 Cfr. i. insolera, Roma moderna. Un secolo di storia urbanistica 1870-1970, Torino 1962. nell’ultima riedizione del volume, Roma moderna. Da Napoleone I al XXI secolo, Torino 2011, pp. iX-Xii, l’autore dichiara nella prefazione che il francese è uno dei tre innovatori della città, assieme a françois-Xavier de mérode e a virgilio Testa.

24 accademia di scienze ed d’arti degli ardenti di viterbo, Leggi organiche dell’Accademia di Scienze ed d’Arti degli Ardenti di Viterbo ed articoli addizionali delle medesime, viterbo, nella stamperia dell’accademia 1812.

25 Annuario politico, statistico, topografico e commerciale del dipartimento di Roma

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contro i briganti della maremma viterbese30.non avendo la possibilità di consultare l’autobiografia manoscrit-

ta, consultata da madelin e da moulard, le permanenze viterbesi sono attestate soprattutto dalle lettere del prefetto e qui ci aiuta l’ampia scelta delle lettere romane e laziali curata proprio dal secondo degli studiosi appena menzionati31. Grazie al lavoro di quest’ultimo scopria-mo come già il 23 gennaio 1810 Tournon scriva da viterbo alla madre, ricostruendo la prima tournée nel dipartimento affidatogli32. non si dilunga sulla città, ma sottolinea soprattutto come il dipartimento sia molto esteso, anzi il più esteso di tutto l’impero. inoltre lo definisce molto interessante dal punto di vista geopolitico, per l’ampiezza del-le coste e quindi dell’accesso al mare e per il confine con il regno di napoli. però, aggiunge, proprio per le dimensioni e le caratteristiche geopolitiche è difficile da governare. in ogni caso si dice speranzoso delle proprie capacità di gestire quanto assegnatogli, anche perché i cittadini lo hanno ricevuto dovunque con grande amabilità.

Questa ultima constatazione nasce dalla volontà di rassicurare la madre: da altre missive scopriamo quanto il prefetto si renda conto delle resistenze locali. in marzo scrive, per esempio, al capitano dei gendarmi de filippis a proposito della resistenza delle autorità e sui problemi lo-cali, anche a viterbo33. in questa lettera, sottolinea come pochi sediziosi non possano sconvolgere l’equilibrio garantito da una «majorité sage» (saggia, perché non disposta a contrastare ad ogni costo i francesi) e ri-corda il prossimo arrivo di soldati. indica quindi che, se de filippis lo giudica necessario, si potrebbe acquartierare qualche compagnia a vi-terbo. la presenza dei soldati intimidirebbe gli oppositori e inoltre per-

30 l. madelin, La Rome de Napoléon, cit., pp. 306 e 314. sulla coscrizione del 1810, vedi pure l’opuscolo L’Uditore nel Consiglio di stato, prefetto del dipartimento di Roma, roma, stamperia di l. perego salvioni, 1811, nonché Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., pp. 37-38 e 42-43 (qui ricorda come alcu-ni refrattari siano andati a rafforzare le file del brigantaggio). sul problema della coscrizione, cfr. v. ilari, Reclutamento e coscrizione in Italia durante le guerre napoleoniche, antologia di saggi su http://it.scribd.com/doc/8658526/reclutamento-e-Coscrizione-180015 (consultato il 20 dicembre 2012).

31 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, già citate.32 Ibid., p. 10.33 Ibid., pp. 19-20.

coltura e ripercorre le specializzazioni produttive e le aree migliori, che secondo de Tournon sono quelle più prossime al lago di bolsena e al bacino del Tevere, dunque non il circondario di viterbo. inoltre è descritta la società rurale, con particolare attenzione ai lavoranti (mol-to interessanti le notazioni sulle migrazioni interne agli stati pontifici e sul caporalato) e agli agricoltori (con molta curiosità per l’evolversi dei mercanti di campagna). il terzo libro apre il secondo tomo del 1831 e indaga le attività manifatturiere e commerciali. in particolare si ri-cordano i tessitori (per lo più di canapa e lino) e i cordai di viterbo. i libri quarto e quinto trattano invece rispettivamente del governo e dei lavori di pubblica utilità, ma qui lo spazio per il viterbese è minimo.

i due tomi di de Tournon hanno una notevole eco romana. il fu-turo cardinale Carlo luigi morichini ne fa pubblicare subito un sun-to commentato sul «Giornale arcadico». in esso si esalta lo sforzo del francese il quale, secondo la rivista, sarebbe riuscito a dimostrare come il lazio settentrionale non sia il deserto abbandonato descrit-to da tanti viaggiatori29. i lettori appartenenti al rinato stato della Chiesa non si preoccupano dunque per l’arretratezza e la decadenza del viterbese segnalate dal francese e gli sono grati perché in ogni caso ha ricordato come quell’area sia coltivata.

3. le letterenegli Études statistiques le descrizioni economico-sociali sono

intervallate da commenti personali che indicano quanto abbiano contato le permanenze viterbesi nell’elaborazione del volume. su tali soggiorni troviamo qualche notizia nel già citato libro di louis madelin su roma napoleonica. in particolare questi utilizza le già menzionate memorie inedite per ricordare l’impegno viterbese del prefetto a favore della coscrizione e una sua breve descrizione dei giovani che arrivano in città per arruolarsi. inoltre accenna alla lotta

29 Studi statistici su Roma e la parte occidentale degli stati romani eseguiti dal conte di Tournon. Estratto. Dal Giornale Arcadico nel tomo LII, roma, presso antonio boulzaler, 1832. su morichini: C. urieli, Il cardinale Carlo Luigi Morichini: sociologo, politico, pastore, poeta, Jesi 2001. per il quadro offerto dai viaggiatori: m. sanfilippo, “La città mi parve ben costruita”. Viterbo e i viaggiatori anglo-francesi sullo scorcio dell’antico regime, in Viaggiatori da e per la Tuscia. atti del i° seminario interdisciplinare sul “viaggio”, viterbo 2003, pp. 93-112.

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resistenza al potere imperiale39. infine, proprio sullo scorcio dell’an-no, introduce il tema del brigantaggio, anche a viterbo, e del modo di combatterlo. al proposito suggerisce di comprare i complici dei briganti in modo da isolare progressivamente questi ultimi40.

nel 1811 i problemi restano gli stessi (opposizione del clero e del-la società locale, brigantaggio, difficoltà a condurre a buon fine la coscrizione) e sono ricordati più volte. per questi motivi Tournon si reca in più occasioni a viterbo e dopo uno di questi viaggi segna-la: «l’esprit public, dans l’arrondissement de viterbe, n’est pas aussi bon que dans celui de rieti; les habitants sont plus vifs, moins civi-lisés, portés à l’arrogance, et il y a eu, en tous temps, des vives rixes parmi eux. le clergé étant généralement réfractaire, et beaucoup de prêtres ayant été déportés, ils ont laissé après eux quelques mécon-tentements, et un esprit d’inquiétude qui demande à être surveillé. Cependant, le peuple est parfaitement tranquille et obeissant». ri-manendo sulla stessa linea, anche per quanto attiene al brigantaggio la zona ormai comporta pochi rischi se non «dans les forêts»41. il giorno successivo, sempre ricordando il viaggio appena compiuto, nota come persino la questione religiosa sembri calmarsi: il clero protesta meno, forse perché i più insistenti sono stati mandati in Corsica, e il popolo ha accettato i religiosi «assermentés»42.

nel 1812 non abbiamo quasi niente da segnalare. ricorrono in molte lettere i soliti problemi, ivi compreso il brigantaggio ormai considerato endemico e irrisolvibile. però, cedono lentamente spa-zio alle difficoltà economiche, lamentate in continuazione: spese crescenti e scarsa fiducia dei romani lasciano sempre più difficile in-traprendere nuove iniziative e persino garantire la normale ammini-strazione. pur se si riesce sempre a garantire la coscrizione, anche da viterbo43. in compenso paiono ridursi i giri nel territorio, comunque Tournon racconta di essere stato nuovamente a viterbo per ricever-

39 Ibid., pp. 89-90.40 Ibid., pp. 91-92.41 lettera al ministro della polizia, 9 ottobre 1811, ibid., pp. 153-154.42 Ibid., pp. 155-156. 43 lettera del 15 novembre, ibid., p. 195.

metterebbe di arrestare gli individui sospettati, qualora effettivamente cercassero di allarmare «les bons citoyens». insomma la situazione è difficile, ma non impossibile e quindi il 7 aprile 1810 Tournon dichiara al ministro degli interni di essere pronto a compiere ogni sforzo nonostan-te le «difficultés de l’organisation de ce département»34.

verso l’estate, vedi una lettera del 19 giugno, il funzionario rea-lizza che ai problemi già indicati si aggiunge il fatto che molti reli-giosi non vogliono giurare fedeltà al nuovo regime, in particolare nel viterbese, dove hanno anche l’appoggio della popolazione: ancora una volta, a suo parere, la soluzione consiste nell’invio di truppe35. in compenso, a considerare una corrispondenza del 25 luglio, la co-scrizione è andata a buon fine a rieti, viterbo e Civitavecchia36. lo scontro con la Chiesa non è, però, nel frattempo finito, anche perché l’altro grande compito del francese era la dissoluzione degli ordi-ni religiosi e il sequestro dei loro conventi37. Tournon si applica co-scienziosamente alla requisizione dei beni ecclesiastici, ma incontra l’ovvia resistenza degli istituti di vita consacrata e delle diocesi. per esempio, in una missiva del 23 agosto, leggiamo le lamentele contro il vescovo di bagnorea (oggi bagnoregio), che avrebbe organizzato una falsa vendita per occultare alcune proprietà ecclesiastiche38. i proble-mi non nascono comunque soltanto dal confronto con la Chiesa, ma anche da quello con la società civile che non si mostra sempre così saggia, come preconizzato nelle prime lettere. Così il 10 dicembre il prefetto annuncia due condanne a morte per una sollevazione a marta e valentano. al proposito chiosa che tale condanna è errata, perché può fare dei condannati due martiri e quindi rafforzare la

34 Ibid., pp. 26-27.35 Ibid., pp. 50-51. sulla questione del giuramento: C. Canonici, “Per non abbando-

nare la Chiesa né il popolo”. Il giuramento ecclesiastico negli “Stati romani” in epoca napoleonica (1810-1814), «rivista di storia del cristianesimo», 2 (2004), pp. 303-331.

36 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., pp. 56-57.37 o. palazzi, La soppressione degli enti religiosi maschili della Tuscia nel periodo

napoleonico, in La Tuscia nell’età giacobina e napoleonica: 1798-1815: Atti del Con-vegno, «archivi e cultura», XXi-XXii (1990), pp. 99-113.

38 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., p. 63.

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la tranquillité de l’arrondissement de viterbe est troublée depuis deux jours par un prêtre nommé battaglia, de vitorchiano, homme influent et extrêmement ennemi du gouvernement. depuis longtemps la police le poursuivait comme auteur des affiches incendiaires qui ont été placées à plusieurs reprises dans les villes et villages de cet arron-dissement et de ceux de rome, de rieti et de Todi qui l’avoisinent. Ce mauvais sujet vient de lever le masque et de sortir de sa retraite; il s’est associé une douzaine de mécontents, s’est porté, le 18, dans la com-mune de rocca del vecce [oggi roccalvecce], et y a enlevé une somme de 60 francs au receveur du droit de mouture, en lui en donnant un reçu signé de lui en qualité de chef de la ligue italienne50.

il sottoprefetto di viterbo ha inviato i gendarmi ad inseguirlo e il pericolo sembra allontanato.

due giorni dopo la storia è raccontata più in dettaglio51. il 18 bat-taglia si sarebbe mosso da vitorchiano, dove si era nascosto, a Grot-te santo stefano, accompagnato da 6 o 7 uomini armati, e avrebbe rapinato il «receveur des revenus publics». poi si sarebbe spostato a Celeno, rapinando il denaro che vi ha trovato. a questo ha un se-guito di circa 30 uomini con i quali si porta a rocca del verne (recte: rocca del vecce) il 19. il giorno dopo arriva un distaccamento fran-cese, ma il prete e i suoi resistono trincerandosi nel castello e alla fine riescono a fuggire. sono ora alla macchia, ma le truppe francesi ormai vegliano su viterbo, montefiascone e gli altri centri.

la storia non è finita. dopo altri due giorni Tournon spiega che gli insorti si sono diretti verso san michele (in Teverina) e Civitella d’agliano, dopo essere fuggiti, e lì hanno passato due giorni, ruban-do altro denaro52. poi hanno reclutato altri sbandati e sono passati nel dipartimento del Trasimeno, dove il 23 sono nei pressi di amelia. le truppe francesi li inseguono, cercando di bloccarli. nel frattem-po sono vigilate e rafforzate narni, orte, viterbo e montefiascone e sono messe sotto controllo le barche del Tevere e della nera. inoltre sono distribuiti avvisi che chi consegna battaglia sarà perdonato di qualsiasi delitto commesso e riceverà 300 scudi. infine sono arrestati tutti i famigliari del prete e dei suoi seguaci. il prefetto ci tiene a

50 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., pp. 246-247.51 Ibid., p. 247.52 Ibid., pp. 247-248.

vi Carlo iv ex re di spagna e condurlo a roma, dove deve passare il suo esilio, ma non scrive alcun commento sulla città44.

il 1813 è un anno cruciale, nel quale crescono le difficoltà pure nel viterbese. più e più volte il prefetto segnala la rinata resistenza del clero e dei romani. a suo dire, lo stesso brigantaggio è rinfocolato da tale ribellione, come scrive l’8 settembre a Jules anglès, già inca-ricato dei rapporti tra il Consiglio di stato e i dipartimenti annessi e dall’aprile 1813 responsabile della polizia nei dipartimenti italiani45. il 28 settembre scrive sempre allo stesso a proposito di un manifesto contro i francesi distribuito e forse stampato a viterbo46. il 1° ottobre scrive al ministro degli interni a proposito delle elezioni cantonali e segnala come in diversi centri il malcontento si sia espresso attraverso la scarsa partecipazione al voto. viterbo è uno di questi e al proposito spiega: «viterbe est dominé par le fanatisme religieux; il comptait 30 couvents; un grand nombre de prêtres et de moines y exercent encore une influence puissante, puisque sur 12.000 habitants, l’assemblée n’a réuni que 51 votants»47. sempre lo stesso giorno segnala al medesimo ministro che lo scritto anti-francese prosegue a essere distribuito, a viterbo come in altri centri, mentre gli inglesi minacciano la costa48.

la questione del manifesto contro i francesi acquista sempre più importanza. il 24 ottobre Tournon scrive ad anglès che il sottopre-fetto di viterbo ha proseguito a indagare sul pamphlet ed accusa l’a-bate felice battaglia di averlo distribuito. non si capisce, però, dove sia stato stampato, visto che nessuna tipografia romana o viterbese dispone di quei caratteri49. neanche un mese dopo, il 20 novembre scrive ad anglès che:

44 lettera alla madre del 18 giugno 1812, ibid., pp. 192-193. su Carlo iv di borbo-ne: C. rojas, Carlos IV, barcelona 1997. sul suo soggiorno romano: J. moulard, Le comte Camille de Tournon, ii, La Préfecture de Rome, cit., pp. 132-137.

45 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., pp. 223-225.46 Ibid., pp. 228-229.47 Ibid., pp. 229-230.48 Ibid., pp. 231-232.49 Ibid., pp. 236-237. su battaglia (1772-1853): u Coldagelli, Battaglia, Felice, in Dizio-

nario biografico degli Italiani, vii, roma 1967. vedi inoltre la sua autobiografia: Vicende curiose della vita dell’avvocato Felice Battaglia dal 1772 al 1847, firenze 1847.

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è stato preso in un mulino presso vitorchiano e sarà presto a roma56. il 14 dicembre riassume il caso al ministro degli interni e soprattut-to tratteggia la biografia di battaglia e il suo piano insurrezionale57. il sacerdote ribelle si è fatto conoscere nel 1799, quando ferdinando iv, re di napoli, lo ha utilizzato per eccitare il popolino romano contro i francesi. poi, con il ritorno del papa, battaglia è si è dedicato alla scrit-tura e alla scienza. Ha redatto alcuni volumi contro il governo e ha ap-profondito la chimica, in particolare la produzione di polvere esplosiva.

negli ultimi due anni «cet homme parait avoir été mû par une idée dominante qui était de donner à l’italie un seul maître, italien et indépendant de toute puissance étrangère». durante i suoi inter-rogatori ha assicurato di aver presentato il suo progetto a tantissime persone approfittando del proprio ruolo di vicario di una parrocchia. le «malheurs de l’armée française en russie» lo hanno convinto che il momento era giunto e ha utilizzato la macchina per stampare portati-le, regalatagli da un ex gesuita, tale adonto, ora morto, per invitare ad imitare l’accanita resistenza spagnola ai francesi. Tournon sottolinea che battaglia non parla, né ha parlato, a nome del papa, ma sogna una lega italiana, «formée par tous ceux qui veulent l’indépendance de leur patrie». i suoi maggiori complici sono sparsi sul territorio viter-bese e a roma: sono preti e avvocati, docenti delle scuole e delle uni-versità e medici, proprietari terrieri e artigiani, infine molti contadini. alcuni hanno partecipato all’elaborazione del progetto, altri l’hanno conosciuto solo al momento della ribellione e hanno aderito per l’en-tusiasmo suscitato da battaglia. Questi si è profuso in maniera straor-dinaria, diffondendo di persona i propri scritti anche nei villaggi più lontani e tessendo all’insaputa della polizia una vasta rete di contatti.

Ha, però, scelto male il momento di far scoppiare l’insurrezione. per attaccare ha scelto il momento in cui l’esercito napoletano attra-versava il distretto, sperando di attirarne i disertori: questi non sono invece venuti, mentre gli abitanti del territorio, già spaventati dalle truppe, hanno cercato di non essere coinvolti nel pericoloso tentati-vo. voleva marciare su viterbo con tutti quelli che avrebbe riunito e far ribellare quella città, «qui est connue pour avoir un assez mau-

56 Ibid., pp. 253-254.57 Ibid., pp. 254-256.

precisare che questi ultimi vengono quasi tutti dal popolino, a par-te 2 sacerdoti, l’«adjoint» di Grotte e un abitante piuttosto ricco di questo villaggio. insomma Tournon non vuole spaventare i propri superiori, oppure non ha ancora abbastanza informazioni, ma si in-tuisce che comunque la ribellione ha un suo spessore.

il 27 novembre abbiamo una nuova puntata, a questo punto il prefetto parla apertamente di una «révolte», nella quale battaglia ha avuto l’aiuto «d’environ 50 mauvais sujets»53. Con questi non è resta-to in umbria, ma ha ripassato il fiume e il 25 ha percorso il territorio di bomarzo e vitorchiano. infine, sorpreso in quest’ultimo comune, è riuscito a scappare nella notte fra il 25 e il 26, per poi varcare di nuovo il Tevere. il prefetto si chiede come le truppe francesi, forti di almeno 200 uomini, siano riusciti a farselo sfuggire, ma si dichiara fiducioso che preso sarà catturato. intanto dichiara di aver affidato il comando della caccia a de filippis e che i comuni del viterbese continuano a mantenersi tranquilli.

il 28 Tournon avverte che sono stati arrestati i complici romani di battaglia e che questi, passato il Trasimeno, ha diviso in due tron-coni la banda, sperando d’ingannare gli inseguitori54. il 6 dicembre scrive al ministro degli interni che il ribelle è tornato verso viterbo ed è stato raggiunto da un distaccamento, mentre con quattro com-pagni si riposava in una casa: un complice è stato catturato, ma gli altri sono fuggiti55. Tuttavia sono stati sequestrati vari materiali tra i quali una stampatrice portatile: così si è capito perché il manifesto contro i francesi aveva caratteri diversi da quelli in uso a roma e vi-terbo. inoltre i complici catturati e altri che si sono presentati spon-taneamente hanno permesso di comprendere il piano di battaglia, che vorrebbe sollevare tutta la penisola contro i francesi. nei suoi progetti il prete è stato aiutato da altri sacerdoti, da qualche bene-stante romano, da alcuni avvocati e professori a roma. si sta avvian-do il processo che farà conoscere le ramificazioni del complotto, che comunque non ha coinvolto la popolazione e i funzionari pubblici.

l’8 dicembre Tournon riferisce finalmente ad anglès che battaglia

53 Ibid., pp. 249-250.54 Ibid., p. 250.55 Ibid., pp. 251-252.

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una rotta, conchiusa quando si ammala gravemente.nella narrazione tournoniana delle imprese di battaglia si sottolinea

l’importanza del passaggio dell’armata napoletana. proprio la presenza napoletana nel dipartimento riempie la corrispondenza di Tournon per mesi, finché il 13 gennaio 1814 non avverte anglès che è scoppiata un’in-surrezione a montefiascone60. il popolo, sobillato dai preti, si è rivoltato e ha depredato le casse imperiali, gridando viva il papa. poiché la città è sulla via principale che da roma va verso la Toscana, molti viaggiatori non sono potuti passare e altri sono stati persino arrestati. moti a favore del papa sono scoppiati inoltre ad acquapendente e nei villaggi vicini, dove forse alcuni ufficiali napoletani sono stati maltrattati. le comuni-cazioni con la francia potrebbero interrompersi, comunque la guardia nazionale di viterbo sta per intervenire.

la situazione è dunque periclitante. a roma, scrive il 15 gennaio 1814 al ministro degli interni, nonostante la presenza napoletana i francesi sono bene accetti, ma fuori della città «les sentiments que les habitants ont constamment conservés pour le pape ont éclaté dans plusieurs lieux, et ont occasionné des troubles. les caisses pu-bliques ont été pillées, et plusieurs désordres ont été commis. le cri de ralliement est: le pape rien que le pape! ce qui prouve bien que l’établissement du gouvernement napolitain ne sera pas du gré des habitants»61. in tale contingenza l’esercito napoletano forza la mano e prende il controllo di roma. dopo aver raccontato in dettaglio il colpo di forza, Tournon si reca a viterbo e qui, il 20 gennaio, ordina a de filippis di concentrare la gendarmeria, fedele ai francesi. il ca-pitano tituba e infine rivela di essere passato a murat62.

a questo punto il francese abbandona il distretto. Come spiega da firenze il 24 gennaio ha saputo che viterbo è sul punto d’insor-gere e vuole bloccare la città con i gendarmi per garantire il passag-gio dei francesi, ma de filippis si era già accordato con i napoleta-ni63. Tutto è dunque perduto e non resta che allontanarsi.

60 Lettres inédites du Comte Camille de Tournon, cit., pp. 262-263.61 Ibid., pp. 263-26562 Ibid., pp. 269-27063 Ibid., pp. 270-273.

vais esprit», per poi puntare su roma. il progetto era irrealizzabile, ma poteva forse portare a una sommossa viterbese. fortunatamente, prosegue Tournon, battaglia ha dapprima riunito solo 35 uomini e dovunque è stato ricevuto con freddezza. alla fine ha potuto ag-giungere una quindicina di persona al gruppo iniziale: erano dunque troppo pochi per resistere alle truppe francesi. Ha quindi iniziato a fuggire, temendo la taglia sulla propria testa. Contava di raggiunge-re la sabina, dove aveva molti partigiani, ma i ponti del fiume nera erano presidiati dalla guardia nazionale di narni e quindi ha cercato di passare senza i suoi complici, che a questo punto si sono dispersi. a vitorchiano è arrivato solo e ferito e ha deciso di arrendersi.

Tournon elogia la prontezza delle truppe e in particolare della guar-dia nazionale di viterbo, montefiascone, bagnorea, orte e narni. non solo è stato difeso il territorio, tagliando fuori i ribelli, ma questi non hanno avuto il tempo di provocare una ribellione. a suo parere, merita infine un grande elogio il sottoprefetto di viterbo, validamente coadiu-vato dai sindaci di viterbo, narni, orte e bagnorea. risalta qui il tenta-tivo di mostrare ai superiori come il sistema imperiale abbia l’appoggio delle élite locali, in particolare di quelle amministrative58.

abbiamo anche una ricostruzione della faccenda redatta dallo stesso battaglia, ma molto più tarda. l’ex sacerdote, ormai solo av-vocato al momento della scrittura delle sue memorie, ricorda che è stato spinto a complottare da alcuni sacerdoti, fra i quali l’uditore del cardinale bartolomeo pacca, allora pro-segretario di stato. l’a-gitazione avrebbe avuto lo scopo di restituire gli stati pontifici a pio vii. allo scopo battaglia punta soprattutto sulla propaganda, an-che per gli scarsi fondi: «per una impresa tanto vasta non mi furono dati che dugento scudi, con i quali formai una piccola stamperia da esercitarsi da me solo, reputata da me più di un’armata»59. nei suoi sogni avrebbe dovuto avere 200 uomini per marciare su viterbo, ma ne ha appena un decimo e quindi la sua impresa diviene rapidamente

58 per un’analisi più dettagliata del problema della fedeltà delle élite locali, cfr. C. Canonici, La fedeltà e l’obbedienza. Governo del territorio a Viterbo e nel Patrimonio in età napoleonica, roma 2001.

59 Vicende curiose della vita dell’avvocato Felice Battaglia, cit, p. 76. l’insurrezione e la successiva incarcerazione sono descritte alle pp. 75-99.

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Matteo Sanfilippo

4. conclusionile lettere di Tournon ci offrono molte indicazioni su come si sia

costruito il quadro poi elaborato negli studi statistici e soprattutto come il viterbese si sia rivelato ostico alla dominazione francese. vi sono ancora alcuni materiali su questo territorio fra la documen-tazione sulla quale è stata costruita una mostra d’inizio millennio presso la biblioteca marmottan di boulogne-billancourt64.

in tale occasione è stato infatti esibito e poi pubblicato un quaderno inedito nel quale il prefetto aveva raccolto alcune descrizioni dei suoi spostamenti verso e da roma. Qui in particolare sono documentati i due maggiori viaggi, quello per recarsi a roma e quello per fuggirne, nonché la tournée nella regione. se mettiamo assieme quanto abbiamo a disposizione vediamo confermato quante volte, a parte l’arrivo e la partenza, Tournon visiti il viterbese e prenda appunti sulla sua condi-zione65. nel 1810 ricorda che viterbo ha dai 12 ai 13.000 abitanti ed è cir-condato da una cerchia di mura troppo ampia per il suo abitato effettivo. Comunque contiene abitazioni assai belle, notevoli edifici ecclesiastici e graziose fontane. ancora nel 1810 e poi l’anno successivo registra che i dintorni non sono un granché, ma che le fonti solforose sono una vera e propria meraviglia. nell’ottobre 1811 è conquistato dallo splendore del palazzo farnese a Caprarola. Tre anni dopo riattraversa di corsa questi luoghi, fuggendo verso la francia. Questa volta non prova alcun piacere e si limita a sottolineare la tristezza del paesaggio tra viterbo e mon-tefiascone, due città nelle quali, come già ricordato, corre il rischio di essere bloccato dalla rivolta popolare.

le sue note confermano molti spunti dei viaggiatori coevi e ci offrono un ritratto abbastanza negativo del viterbese, dal punto di vista paesaggistico e agricolo. ribadiscono inoltre come questo territorio sia particolarmente impervio alla penetrazione francese e nutra a più riprese spinte sovversive, che i funzionari francesi e l’élite locale a loro legatasi non riescono a controllare.

64 Camille de Tournon. Le préfet de la Rome napoléonienne, cit.65 Ibid., passim.


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