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I Musei della scuola e dell’educazione e il patrimonio storico-educativo. Una discussione a...

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«History of Education & Children’s Literature», IX, 2 (2014), pp. 685-714 ISSN 1971-1093 (print) / ISSN 1971-1131 (online) © 2014 eum (Edizioni Università di Macerata, Italy) I Musei della scuola e dell’educazione e il patrimonio storico-educativo. Una discussione a partire dall’esperienza del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell’Università degli Studi di Macerata* Anna Ascenzi, Department of Education, Cultural Heritage and Tourism, University of Macerata (Italy) [email protected] Elisabetta Patrizi, Department of Education, Cultural Heritage and Tourism, University of Macerata (Italy) [email protected] School museums, museums of education and historical educational heritage. A discussion from the experience of the «Paolo and Ornella Ricca» School Museum of the University of Macerata ABSTRACT: This is a revised and expanded version of the article submitted in Spanish to the VI Scientific Conference of the Spanish Society for the Study of Historical-Educational Heritage on the topic Pedagogia museística: Prácticas, usos didácticos e investigación del patrimonio educativo, held in Madrid on 22-24 October 2014. It first describes the cultural and scientific context of the need to develop educational actions around the historical educational heritage that are increasingly targeted and diversified. The authors then focus on the analysis of educational experiences developed at the School Museum of Macerata during its first two years of public activity, to offer a contribution to the current debate on the new scenarios that characterize the restoration and enhancement of historical educational heritage. EET/TEE KEYWORDS: History of Education; School Museum; Cultural Heritage; Citizenship Education; Italy; XX Century. * Nel presente articolo si propone in una versione rivista e ampliata, il contributo presentato in
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«History of Education & Children’s Literature», IX, 2 (2014), pp. 685-714ISSN 1971-1093 (print) / ISSN 1971-1131 (online) © 2014 eum (Edizioni Università di Macerata, Italy)

I Musei della scuola e dell’educazione e il patrimonio storico-educativo. Una discussione a partire dall’esperienza del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell’Università degli Studi di Macerata*

Anna Ascenzi, Department of Education, Cultural Heritage and Tourism, University of Macerata (Italy)[email protected]

Elisabetta Patrizi,Department of Education, Cultural Heritage and Tourism, University of Macerata (Italy)[email protected]

School museums, museums of education and historical educational heritage. A discussion from the experience of the «Paolo and Ornella Ricca» School Museum of the University of Macerata

ABSTRACT: This is a revised and expanded version of the article submitted in Spanish to the VI Scientific Conference of the Spanish Society for the Study of Historical-Educational Heritage on the topic Pedagogia museística: Prácticas, usos didácticos e investigación del patrimonio educativo, held in Madrid on 22-24 October 2014. It first describes the cultural and scientific context of the need to develop educational actions around the historical educational heritage that are increasingly targeted and diversified. The authors then focus on the analysis of educational experiences developed at the School Museum of Macerata during its first two years of public activity, to offer a contribution to the current debate on the new scenarios that characterize the restoration and enhancement of historical educational heritage.EET/TEE KEYWORDS: History of Education; School Museum; Cultural Heritage; Citizenship Education; Italy; XX Century.

* Nel presente articolo si propone in una versione rivista e ampliata, il contributo presentato in

686 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

1. Il patrimonio storico-educativo tra ricerca e didattica

L’ultima stagione evolutiva della ricerca storico educativa, com’è noto, ha visto lo spostamento del baricentro d’interesse dalle teorie e idee pedagogiche alle pratiche educative1; uno spostamento, questo, che in anni più recenti ha determinato un cambiamento ulteriore, nell’ambito del quale la storia dell’educazione ha avviato un’indagine profonda dei processi educativi non solo ai fini dell’avanzamento della conoscenza propriamente accademica, ma anche ai fini di una disseminazione più ampia dei risultati della ricerca, di cui si va scoprendo l’alto potenziale formativo, etico-civile e culturale2. In particolare, da un decennio a questa parte, sta emergendo sempre più chiaramente come, seguendo le tracce del patrimonio storico della scuola e, più in generale, del patrimonio storico-educativo3, si possono attivare significativi percorsi formativi, rivolti a una vasta gamma di pubblici, diversi per età, esigenze di vita e condizioni socio-economiche, che consentono di acquisire una consapevolezza profonda del ruolo svolto dalla scuola nel passato dei singoli e delle comunità, rimettendo al centro la storia della scuola non come disciplina di un settore di

lingua spagnola alla VI Journada Científicas de la Sociedad Española para el Estudio del Patrimonio Histórico-Educativo sul Pedagogia museística: Prácticas, usos didácticos e investigación del patrimonio educativo, tenuta a Madrid dal 22 al 24 ottobre 2014. L’articolo è frutto di una stretta collaborazione tra le autrici; tuttavia si precisa che: Anna Ascenzi è responsabile in particolare della stesura dei paragrafi 1 e 4 ed Elisabetta Patrizi di quella dei paragrafi 2 e 3.

1 Cfr. D. Julia, La culture scolaire comme objet historique, in A. Novoa, M. Depaepe, E.W. Johanningmeier (edd.), The Colonial Experience in Education. Historical Issues and Perspectives, «Paedagogica Historica», Supplementary Series, vol. I, 1995, pp. 353-382. Da segnalare che del fondamentale e noto articolo di Julia è stata pubblicata, oltre alla traduzione in lingua spagnola (La cultura escolar come objeto histórico, in M. Menegus, E. González, Historia de las Universidades modernas en Hispanoamérica, Métodos y fuentes, Mexico, Universidad Nacional Autónoma de México, 1995, pp. 131-153), una versione rielaborata ed ampliata in lingua italiana: Riflessioni sulla recente storiografia dell’educazione in Europa: per una storia comparata delle culture scolastische, «Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche», 1996, n. 3, pp. 119-147.

2 Un chiaro e interessante quadro dei cambiamenti e delle nuove prospettive di ricerca che hanno interessato la storia dell’educazione nell’ultimo ventennio è stato recentemente tracciato da J. Ruiz Berrio, Historia y museología de la educación. Despegue y reconversión de los museos pedagógicos, «Historia de la educación», vol. 25, 2006, pp. 271-290, in partic. pp. 271-280.

3 La categoria di patrimonio storico-educativo si è affermata di recente ed è subentrata ad altre categorie precedentemente utilizzate soprattutto per descrivere beni di natura prevalentemente scolastica, come quelle di patrimonio culturale della scuola, patrimonio storico-scolastico e patrimonio dei beni culturali scolastici. La categoria di patrimonio storico-educativo ha un’accezione semantica più ampia, in quanto descrive il «complesso dei beni materiali e/o immateriali fruiti e/o prodotti in contesti educativi formali e/o non-formali nel corso del tempo». J. Meda, La conservazione del patrimonio storico-educativo: il caso italiano, in J. Meda, A.M. Badanelli (edd.), La historia de la cultura escolar en Italia y en Espana balance y perspectivas. Actas del I workshop Italo-Español de Historia de la Cultura Escolar (Berlanga de Duero, 14-16 de noviembre de 2011) / La storia della cultura scolastica in Italia e in Spagna: bilancio e prospettive. Atti del I workshop italo-spagnolo di storia della cultura scolastica (Berlanga de Duero, 14-16 novembre 2011), Macerata, eum, 2013, pp. 166-173 (citazione a p. 169).

687I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

ricerca minoritario, ma come chiave di volta per comprendere e rivitalizzare l’identità culturale di una collettività.

Come ha rilevato in un recente contributo Augustín Escolano Benito, «los restos arqueológicos de la escuela» non sono solo gli ‘strumenti del mestiere’ dello storico dell’educazione, ma rappresentano anche una risorsa ancora tutta da esplorare nella sua valenza formativa per le singole comunità, in quanto oggetti catalizzatori di domande di tipo etnografico4. Difatti, se adeguatamente trattati, «los objetos, imágenes, textos y voces que componen el patrimonio material e inmaterial de la escuela»5, in quanto parte di un’esperienza universale che accomuna trasversalmente Paesi di diverse tradizioni, possono permettere di attivare significative esperienze di riscoperta della memoria individuale e collettiva, divenendo base solida per una formazione culturale e alla cittadinanza, strutturata attorno a una consapevolezza profonda delle proprie radici6. Questo nuovo scenario mostra come alla storia dell’educazione sia richiesto oggi un compito ‘più alto’ e articolato, che non si limita alla sola ricerca d’archivio e all’interpretazione delle fonti, ma che pone davanti alla sfida non semplice del farsi conoscere all’esterno della propria comunità di addetti ai lavori, per attivare dei circuiti virtuosi di educazione al patrimonio storico-educativo, quale parte integrante di un patrimonio culturale di tutti che voglia essere autentico fondamento di un’educazione alla cittadinanza attiva e consapevole7.

In questa direzione, si possono registrare all’attivo già diverse esperienze educative di grande interesse, che mostrano come il patrimonio storico-educativo si presta a una varietà potenzialmente infinita di occasioni formative, declinabile in attività, iniziative e progetti anche molto diversi per tipologia, finalità e soggetti coinvolti.

Abbiamo progetti di natura precipuamente didattica rivolti in modo specifico al mondo della scuola, alcuni anche realizzati con finanziamenti europei, come

4 A. Escolano, La cultura material de la escuela y la educación patrimonial, «Educatio Siglo XXI», vol. 28, n. 2, 2010, p. 44. Del filone di ricerca relativo alla materiality of schooling o cultura material de la escuola o etnohistoria ci limitiamo a ricordare in questa sede il volume curato da Augustín Escolano Benito (ed.), La cultura material de la escuela. En el centenario de la Junnta para la Ampliación de Estudios, 1907-2007, Berlanga de Duero, Soria, 2007.

5 Escolano, La cultura material de la escuela, cit., p. 44. Sulle categorie di beni costituenti il patrimonio storico-educativo si veda Meda, La conservazione del patrimonio storico-educativo, cit., pp. 167-173.

6 Il rapporto tra patrimonio materiale e immateriale della scuola, storia e memoria è stato oggetto di particolare attenzione negli ultimissimi anni. Ci limitiamo a richiamare i recenti contributi di A. Viñao Frago, Memoria, patrimonio y educacón, «Educatio Siglo XXI», vol. 28, n. 2, 2010, pp. 17-42; e Id., La historia material e in material de la escuela: memoria, patrimonio y educación, «Educaçacao», Porto Alegre, vol. 35, n. 1, jan./abr. 2012, pp. 7-17.

7 Sul tema del patrimonio storico-educativo come strumento di educazione alla cittadinanza rimandiamo a: M. Brunelli, E. Patrizi, School museums as tools to develop the social and civic competencies of European citizens. First research notes, «History of Education & Children’s Literature», vol. VI, n. 2, 2011, pp. 507-524.

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PAT.H.S. Parcours PATrimonium Historiae Scholarum. L’École est notre Patrimoine / Percorsi PATrimonium Historiae Scholarum. La Scuola è il nostro Patrimonio, un progetto approvato nell’ambito del Lifelong Learning Program, sottoprogramma Partenariato Comenius Regio. Il progetto PAT.H.S., realizzato nel 2009-2011, ha coinvolto gli alunni e i docenti di alcuni istituti scolastici storici di Torino e Lione, i quali hanno sviluppato percorsi paralleli di conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale del loro territorio, incentrati proprio sulla storia della scuola, rispettivamente, italiana e francese e sulla ricostruzione della storia del proprio istituto scolastico, realizzata attraverso un lavoro di reperimento e scavo di fonti e testimonianze, che ha permesso di costituire musei scolastici all’interno di ciascuno degli istituti partner e di dar vita a un progetto di museo scolastico diffuso nel comune di Torino8.

Non mancano, poi, esempi di proficuo connubio tra attività di ricerca storico-educativa e sperimentazione di nuove proposte didattiche, come il progetto CEIMES – Ciencia y Educación en los Institutos Madrileños de Enseñanza Secundaria, 1837-1936, finanziato dalla Dirección General de Universidades e Investigación de la Consejería de Educación de la Comunidad de Madrid e realizzato nel triennio 2008-2011. Muovendo dallo studio dell’ingente patrimonio custodito nelle biblioteche e nei gabinetti scientifici dei sei istituti di scuola secondaria più antichi di Madrid, gli storici dell’educazione, della scienze e dell’età contemporanea di tre università madrilene (Complutense, UNED, Autónoma), dell’Università di Alcalá de Henares e dell’Università di Parigi VI hanno lavorato di concerto con altre professionalità per raggiungere un triplice obiettivo: salvaguardare il patrimonio educativo e scientifico di questi istituti attraverso la realizzazione di un museo pedagogico virtuale; realizzare studi su strumenti, modalità didattiche e protagonisti (alunni e professori) che hanno caratterizzato la storia degli istituti tra Otto e Novecento; sviluppare attività e materiali per una didattica della scienza condotta a partire dalle fonti conservate negli istituti e fondata sui risultati conseguiti dalle attività di ricerca condotte nell’ambito del progetto9.

8 Ulteriori informazioni sul progetto PAT.H.S. sono disponibili nel sito del Comune di Torino Museiscuol@, in particolare: <http://www.comune.torino.it/museiscuola/forma/biblio/biblio_base/progetto-paths-2.shtml>; nello stesso sito si veda il contributo di approfondimento di Daniele Lupo Jallà intitolato Per un museo scolastico diffuso, <http://www.comune.torino.it/museiscuola/forma/biblio/biblio_base/per-un-museo-scolastico-diffuso-la-scuola-un-luogo.shtml>; per l’accesso ai materiali e alle notizie relative ai musei della scuola realizzati e in fieri: <http://www.comune.torino.it/museiscuola/partecipa/index.shtml>; per consultare e scaricare il manuale del progetto <http://www.comune.torino.it/museiscuola/bm~doc/version-ital-ok.pdf> (ultimo accesso: 16 giugno, 2014).

9 Il Museo virtuale del progetto CEIMES è consultabile liberamente all’interno del sito del progetto: <http://www.ceimes.es/> (ultimo accesso: 16 giugno, 2014). Per un approfondimento su finalità e risultati raggiunti dal progetto CEIMES, oltre ai materiali presenti nel sito, si rimanda ai contributi del numero monografico della rivista «Arbor Ciencia, Pensamiento y Cultura», vol. 187, n. 749, mayo-junio 2011, curato da L. López-Ocón e M. Pedrazuela ed intitolato La enseñanza secundaria en construcción a través de los institutos históricos madrileños.

689I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

Rimarchevoli, infine, sono pure i risultati raggiunti nell’ambito di esperienze di carattere multidisciplinare che hanno permesso di sperimentare le potenzialità ‘terapeutiche’ dei ricordi di scuola. Emblematica in questo caso è l’esperienza promossa presso il CEINCE (Centro Internacional de la Cultura Escolar) di Berlanga de Duero nel 2009, in collaborazione con l’équipe dell’Associazione dei familiari di malati di Alzheimer di Soria (psicologi, medici, terapeuti, assistenti sociali), nel corso della quale sono state realizzate attività di stimolazione dei residui di memoria di un gruppo di persone malate di Alzheimer mediante suoni, immagini e oggetti legati al loro passato scolastico. Il contesto educativo è stato ricreato negli spazi museali del CEINCE ed è stato strutturato a partire dai materiali in esso conservati. I risultati ottenuti sono stati apprezzabili sia per i singoli, che hanno mostrato sensibili segni di recupero di ricordi del proprio passato, sia per l’insieme delle persone coinvolte in questa esperienza, che hanno potuto condividere le loro memorie di scuola in una sorta di «narratorio colectivo», caratterizzato da intensi momenti di socializzazione10.

Il campo di applicazione dell’educazione al patrimonio storico-educativo, come si può evincere dagli esempi appena richiamati, è molto vasto e presenta anche ambiti di ‘frontiera’ di grande rilievo, le cui potenzialità meriterebbero di essere esplorare più a fondo sia in contesti educativi formali, dunque all’interno degli istituti di istruzione pubblica e privata di ogni ordine e grado, sia in contesti educativi non formali, ambito nel quale dovrebbero giocare un ruolo più incisivo, in ragione dello loro particolari caratteristiche, soprattutto i musei della scuola e dell’educazione11.

2. Per una nuova educazione alla cittadinanza: il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» di Macerata

Tra le diverse tipologie museali di interesse storico-educativo12, i musei della scuola e i musei dell’educazione sono quelli che per statuto, se così vogliamo

10 A. Benito Escolano, La cultura material de la escuela y la educación patrimonial, «Educatio Siglo XXI», vol. 28, n. 2, 2010, pp. 59-61; ora anche in Id., Sherlock Holmes goes to school. Ethnohistory of the school and educational heritage, «History of Education & Children’s Literature», vol. V, n. 2, 2010, pp. 29-32.

11 I musei della scuola e i musei dell’educazione tendono ad essere compresi in un’unica tipologia, tuttavia va precisato che nei primi sono accolti solitamente beni legati in via preferenziale alla realtà scolastica, mentre i secondi si propongono di «rappresentare i processi educativi nel loro complesso, anche se promossi da altre agenzie educative». Si veda Meda, La conservazione del patrimonio storico-educativo, cit., pp. 188-189.

12 Oltre ai musei della scuola e dell’educazione, possiamo individuare altre quattro principali tipologie museali di interesse storico-educativo: i musei didattici e/o scolastici, che raccontano la storia di un istituto scolastico o accolgono collezioni scientifiche storiche di un istituto scolastico; i musei pedagogici, di matrice ottocentesca, che furono concepiti come dei veri e propri gabinetti

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dire, si propongono di unire ai criteri di rigore scientifico applicati ai processi di conservazione e catalogazione dei materiali che accolgono, anche attività di tipo educativo che, proprio perché fondate anch’esse su una solida ricerca storico-educativa, dovrebbero rifuggire da quei processi di identificazione emozionale nostalgica e stereotipata che il patrimonio storico-educativo tende a suscitare, per stimolare un approccio critico e problematico nei riguardi di quell’immaginario scolastico ed educativo che il patrimonio in essi conservato evoca e rappresenta13.

In ambito italiano possiamo ormai contare su un numero notevole di musei della scuola e di musei dell’educazione, molti dei quali sono di matrice universitaria14. Uno degli ultimi nati, che rientra proprio in quest’ultima tipologia, è il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell’Università degli Studi di Macerata.

pedagogici e dei quali in Italia rimane solo il Museo pedagogico della Scuola magistrale «Niccolò Tommaseo» di Cagliari; i musei dell’infanzia, dedicati al mondo pre-scolare, che sono presenti soprattutto in Gran Bretagna; le aule-museo e le scuole-museo, allestite principalmente con scopi di natura prettamente espositiva; i musei demo-etno-antropologici, che spesso presentano al loro interno ricostruzioni di vecchie aule scolastiche, allo scopo di ‘raccontare’ le varie dimensione della storia culturale di un determinato luogo. Ibid., pp. 185-193.

13 Cfr. M. Somoza Rodríguez, Museología de la educación: ¿divulgación cultural, atractivo turístico o práctica historiográfica?, in Badanelli, Meda (edd.), La historia de la cultura escolar, cit., in partic. pp. 150-166.

14 Tra i musei della scuola e dell’educazione italiani di matrice universitaria possiamo ricordare: il Museo storico della didattica «Mauro Laeng» dell’Università degli Studi Roma Tre (istituito nel 1986), il Museo dell’educazione dell’Università degli Studi di Padova (istituito nel 1993), il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» dell’Università degli Studi di Macerata (istituito nel 2009) e il Museo della scuola e dell’educazione popolare dell’Università degli Studi del Molise (istituito nel 2013). Di rilievo per il patrimonio storico-educativo conservato e per la tipologia di attività scientifiche ed educative promosse sono: il Museo della scuola – Schulmuseum di Bolzano (istituito nel 1993), il Museo della scuola e del libro per l’infanzia della Fondazione Tancredi di Barolo di Torino (istituito nel 2004) e il Museo didattico e della didattica di Piacenza presso l’Archivio di Stato di Piacenza (istituito nel 2006). Per un censimento completo dei musei di interesse storico-educativo italiani si rimanda alla mappa interattiva curata da Juri Meda, Marta Brunelli ed Elisabetta Patrizi in: <http://www.unimc.it/cescom/en/museum/italian-school-museum-network> (ultimo accesso: 17 giugno, 2014).

Fig. 1. Locandina del Convegno interna-zionale Quaderni di scuola (Macerata, 26-29 settembre 2007).

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Costituito ufficialmente con D.R. del 21 dicembre 2009 n. 1250 come diretta emanazione del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia dell’Ateneo maceratese15, il Museo della Scuola «Paolo e Ornella Ricca» in realtà è frutto di un progetto che affonda le sue radici in due importanti mostre realizzate qualche anno prima. Nello specifico, si fa riferimento alla mostra Tra banchi e quaderni, curata da Paolo Ricca e allestita presso gli Antichi Forni di Macerata dal 27 settembre al 27 ottobre in occasione del Simposio Internazionale School Exercise Books. A Complex Source for a History of the Approach to Schooling and Education in the 19th and 20th Centuries, tenutosi a Macerata nei giorni 26-29 settembre 200716; e alla mostra Tra i banchi di scuola. Vita scolastica italiana tra Otto e Novecento, curata da Roberto Sani e Juri Meda e allestita presso i locali dell’ex-Liceo classico di Civitanova Alta dal 10 luglio al 6 settembre 2009, nell’ambito delle iniziative promosse nella cittadina marchigiana durante la Biennale Tutto in gioco.

Entrambe le mostre furono realizzate sulla base dei materiali scolastici della straordinaria collezione costituta con impegno e passione nel corso di un’attività di ricerca e raccolta pluriennale da Paolo e Ornella Ricca. A seguito di questi due eventi maturò la consapevolezza all’interno dell’Ateneo di Macerata della necessità di accogliere in uno spazio espositivo permanente i materiali della collezione Ricca, che con uno straordinario ancorché raro atto di generosità fu donata dai coniugi Ricca all’Università di Macerata affinché venisse messa a disposizione della cittadinanza e in particolar modo delle giovani generazioni. Questo lungimirante gesto di generosità ha dato il via ad un virtuoso meccanismo di acquisizioni che dal 2009 ad oggi ha consentito al Museo di entrare in possesso con diverse modalità (donazione, deposito, comodato d’uso gratuito) di numerosi fondi librari, documentari e/o misti, qualitativamente pur se non quantitativamente analoghi a quello originale17.

Dopo un lungo e complesso lavoro di riordino e di catalogazione dei fondi costitutivi del Museo si è arrivati all’inaugurazione ufficiale dell’8 giugno 2012, una data questa che, possiamo dire, ha segnato l’avvio di una nuova stagione per il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca», contrassegnata dalla volontà di affiancare al lavoro di studio e di ricerca condotto sui fondi che sono entrati a far parte del Museo, quello di valorizzazione degli stessi attraverso azioni di

15 Cfr. M. Brunelli, The «Centre for the documentation and research on the history of textbooks and children’s literature» in the University of Macerata, «History of Education & Children’s Literature», vol. IV, n. 2, 2009, pp. 441-452.

16 Del convegno maceratese sono stati pubblicati gli atti: J. Meda, D. Montino, R. Sani (edd.), School exercise books: a complex source for a history of the approach to schooling and education in the XIX and XX centuries, 2 voll., Firenze, Polistampa, 2010.

17 Per una descrizione dei principali fondi librari e documentari del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» si rinvia al sito ufficiale del Museo e del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia: <http://www.unimc.it/cescom/it/il-centro/fondi> (ultimo accesso: 27 giugno, 2014).

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disseminazione diversificate, progettate per raggiungere da un lato la comunità accademica, per tramite di giornate di studio, seminari, convegni, progetti di ricerca e pubblicazioni18, e, dall’altro, il mondo della scuola, degli studenti universitari e, più in generale, la cittadinanza, attraverso una variegata gamma di iniziative di carattere formativo volte a promuovere a più livelli, come recita il Regolamento del Museo, «la conoscenza delle origini e degli sviluppi del sistema formativo e delle istituzioni scolastiche dell’Italia unita»19, quale fondamento del bagaglio culturale ed identitario dei singoli cittadini e dell’intera comunità civile.

Su quest’ultimo fronte il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» ha all’attivo ormai due anni accademici di sperimentazione (a.a. 2012-2013 e a.a. 2013-2014), nel corso dei quali sono state progettate e attuate diverse esperienze, sviluppate sulla scorta dell’ampia e ricca gamma di materiali accolti nel Museo, che spazia dai libri di testo e di lettura ai periodici per l’infanzia e la gioventù20, dai quaderni e diari scolastici agli albi di disegno e coloritura agli strumenti di scrittura, dalle carte geografiche ai tabelloni didattici e, che, infine, dispone di altre suppellettili ed elementi di arredo scolastico (di cui si segnala la presenza di una collezioni di banchi di scuola, che va dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri), tra i quali spicca una pluriclasse degli anni Trenta del Novecento che, allestita con rigore filologico per offrire uno spaccato della scuola del tempo, campeggia al centro del Museo e ne rappresenta il vero e proprio cuore.

Attualmente il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» ospita la mostra permanente Libro e moschetto scolaro perfetto: ideologia e propaganda nella scuola elementare del periodo fascista (1922-1943). La mostra, curata dal conservatore del Museo Juri Meda e allestita in occasione dell’inaugurazione del Museo, è dedicata alla scuola elementare del ventennio fascista ed è articolata in tre sezioni, che si propongono di ricostruire il vissuto scolastico del tempo: il calendario, sezione che si propone di descrivere le varie ricorrenze celebrative che ritmavano il tempo della scuola del regime; le materie, sezione che mostra come nel periodo fascista ogni disciplina fosse ‘infarcita’ di contenuti ideologici; i valori, sezione che fornisce un saggio di quella vera e propria ‘religione politica’

18 Delle numerose iniziative promosse in questi ultimi anni ricordiamo: il workshop italo-spagnolo sul tema Historia de La Cultura Escolar svoltosi nel novembre 2011 presso il Centro Internacional de la Cultura Escolar di Berlanga de Duero (Spagna); e la Giornata di studi sul patrimonio culturale delle scuole organizzata a Macerata il 9 aprile 2014 per iniziativa del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» e del Centro de Investigación MANES della Universidad Nacional de Educación a Distancia (UNED) di Madrid.

19 Il regolamento del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» è liberamente consultabile presso il sito di cui sopra: <http://www.unimc.it/cescom/it/il-museo/regolamento> (ultimo accesso: 27 giugno, 2014).

20 A questo riguardo si segnala che il patrimonio librario del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» e del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia è consultabile all’interno del On-line Public Access Catalog (Opac) del Polo Maceratese <http://opac.unimc.it/>.

693I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

che caratterizzò la scuola del Ventennio. Completa la mostra un’isola tematica incentrata sui costumi scolastici e i materiali didattici, ricreata all’interno dell’aula pluriclasse di cui sopra. Il percorso espositivo della mostra costituisce la base di riferimento per le attività di visite guidate e con approfondimenti tematici, che il Museo propone con regolarità dall’autunno del 2012.

È bene precisare che, in questa prima fase di avvio dell’offerta formativa del Museo, le attività a questa relative sono svolte dai professori, ricercatori, assegnisti, dottori di ricerca e dottorandi che afferiscono al Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia. Le attività di disseminazione del Museo sono pertanto svolte principalmente su appuntamento anche se, in quanto parte del Sistema Museale Provinciale maceratese e del network dei Musei Maceratesi, il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» garantisce dei giorni di apertura gratuita per il ‘grande pubblico’, in occasione di eventi come: il Gran Tour dei Musei, promosso dalla Regione Marche nei mesi di dicembre e maggio; il Salone di orientamento universitario, organizzato dall’Area per la Didattica, l’Orientamento e i servizi agli studenti dell’Ateneo maceratese a fine febbraio; e le Giornate Europee del Patrimonio che, nate per iniziativa del Consiglio d’Europa e della Commissione europea nel lontano 1991, si tengono ormai regolarmente a fine settembre.

In ottemperanza all’art. 2 del suo Regolamento, il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» ha orientato la sua offerta formativa verso quattro tipologie principali di pubblici: gli studenti dei corsi di laurea del Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell’Ateneo di Macerata (al

Fig. 2. L’aula pluriclasse del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca».

694 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

quale il Museo afferisce), gli studenti della scuola secondaria superiore, quelli della scuola secondaria inferiore e gli alunni della scuola primaria. L’approccio che guida le varie iniziative proposte è di tipo operativo e partecipativo, e mira a favorire un confronto diretto con i ‘reperti archeologici della scuola’ accolti nel Museo, ponendoli al centro di ogni esperienza formativa proposta, non tanto come frammenti di un passato lontano, ma come ‘oggetti vivi’, da osservare, interrogare e interpretare, perché depositari di informazioni che aiutano a decifrare e comprendere meglio il presente21.

Al momento, per gli studenti universitari, oltre al regolare svolgimento di parte delle ore di lezione degli insegnamenti di storia dell’educazione, di storia della scuola e delle istituzioni educative e di educazione e interpretazione del

21 Per un quadro di riferimento sulle metodologie di educazione al patrimonio di tipo attivo e partecipativo si rimanda al manuale pratico per insegnanti HEREDUC (Heritage Education), realizzato nell’ambito dell’omonimo progetto finanziato dalla Comunità Europea all’interno del programma Socrates-Comenius 2.2 (2002-2004), e disponibile in diverse lingue (olandese, inglese, francese, tedesco e italiano) nel sito del progetto: <http://www.hereduc.net> (ultimo accesso: 28 giugno, 2014).

Fig.3. Totem della mostra permanente Libro e moschetto scolaro perfetto.

695I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

patrimonio presso il Museo, è al suo secondo anno di attivazione il progetto didattico intitolato Per una storia della professionalità docente, rivolto agli studenti del corso di laurea in Scienze della formazione primaria e realizzato all’interno delle attività formative del tirocinio indiretto, in stretto raccordo con i docenti supervisori del tirocinio22. Il progetto si propone di approfondire l’evoluzione della professionalità docente con particolare riferimento all’età contemporanea, mettendo a fuoco con l’ausilio della bibliografia specialistica e delle fonti materiali e documentali presenti nel Museo, i modi e le forme attraverso cui storicamente la figura dell’insegnante, ai diversi livelli d’istruzione, ha operato quale agente di costruzione della dimensione identitaria e della cittadinanza, nonché come strumento privilegiato per la promozione dell’inclusione sociale e dell’integrazione culturale, in modo da promuovere nelle future generazioni di insegnati una coscienza storica rispetto al mestiere che andranno ad esercitare.

Agli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria superiore, invece, è stato dedicato il progetto Officina scuola: protagonisti, strumenti e luoghi della cultura scolastica tra ieri e oggi, del quale quest’anno sono state attivate le prime due edizioni23. Sviluppato secondo la formula del laboratorio di approfondimento certificato, il progetto Officina scuola ha messo al centro la scuola del ventennio fascista, come elemento cardine per esplorare la metodologia e gli strumenti di lavoro dello storico dell’educazione. Attraverso l’analisi di fonti complesse e dense di significati come i quaderni di scuola, i manuali scolastici e i libri di lettura è stato indagato il nesso tra propaganda e scuola del Regime, appuntando l’attenzione su quegli elementi testuali ed iconografici che meglio seppero esprimere il forte tasso di ideologizzazione che interessò ed investì letteralmente le pratiche educative della scuola durante il ventennio.

Per gli alunni della scuola secondaria di primo grado è stato predisposto il laboratorio didattico Dentro l’«aula oscura», finalizzato alla promozione di competenze di ‘lettura’ e di analisi di fonti iconografiche particolarmente suggestive e apparentemente semplici da interpretare come le fotografie24. Attraverso attività di difficoltà progressiva, realizzate prima con il gruppo classe

22 Progetto didattico: Per una storia della professionalità docente, realizzato nei locali del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» e nelle aule del Dipartimento di Scienze della Formazione, dei Beni Culturali e del Turismo dell’Università degli Studi di Macerata negli anni accademici 2012-13, 2013-14; progettazione contenutistica a cura di R. Sani, A. Ascenzi, E. Patrizi; realizzazione didattica a cura di: R. Sani, A. Ascenzi, J. Meda, D. Caroli, E. Patrizi.

23 Laboratorio di approfondimento certificato: Officina scuola: protagonisti, strumenti e luoghi della cultura scolastica tra ieri e oggi; realizzato presso i locali del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» nei giorni 18-21 febbraio 2014 e 11-14 marzo 2014; progettazione contenutistica e realizzazione didattica a cura di R. Sani, A. Ascenzi, E. Patrizi, D. Caroli, J. Meda e L. Pomante.

24 Percorso didattico: Dentro l’«aula oscura»: laboratorio sulle fonti fotografiche per la scuola secondaria di I grado; realizzato il 4 febbraio e l’11 marzo 2014, progettazione contenutistica e realizzazione didattica a cura di M. Brunelli e J. Meda.

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e poi per piccoli gruppi, e con il supporto di una scheda di pre-catalogazione, il laboratorio propone momenti di riflessione condivisa e spazi di lavoro attivo, basati sull’analisi di fotografie scolastiche possedute dal Museo e/o ritrovate dagli stessi alunni tra i ricordi di famiglia, guidando in questo modo gli studenti nell’acquisizione di competenze di osservazione e di analisi dell’immagine fotografica e stimolando in loro l’affinamento di capacità di riflessione/interpretazione applicabili anche alle varie immagini che possono incontrare nella vita di tutti i giorni.

Per i più piccoli e non solo, invece, è stato predisposto il percorso didattico intitolato La scuola dei nonni. Si tratta della proposta educativa ‘storica’ del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca», quella che per prima è stata progettata e realizzata e che ormai può contare su tre anni di sperimentazione25. Questo percorso didattico ha una struttura molto semplice ma di grande impatto, che permette ai soggetti coinvolti di vivere degli intensi momenti di confronto intergenerazionale, in quanto si propone di far conoscere ai bambini di oggi la scuola elementare del passato attraverso la mediazione di un testimone diretto, possibilmente un nonno o una nonna di un alunno della classe o una persona anziana qualsiasi. Il testimone viene interrogato dai bambini stessi sulla base di una batteria di domande predisposte in classe con il supporto del loro insegnante e racconta la sua esperienza scolastica giovandosi anche del supporto degli elementi di corredo scolastico che animano l’aula pluriclasse posta al centro del Museo della scuola. Rivolto principalmente agli alunni e alle alunne del secondo ciclo della scuola primaria (3°-5°), il percorso ha una connotazione valoriale, oltre che contenutistica, molto importante, poiché non solo consente al bambino di comprendere le molteplici differenze tra la scuola di un tempo e la scuola di oggi, ma permette anche di recuperare la memoria e il significato di quell’esiziale ruolo di ‘testimone-narrante’, assegnato tradizionalmente alle persone anziane all’interno delle comunità locali.

25 Percorso didattico: La scuola dei nonni; progettazione contenutistica a cura di G. Gabrielli, J. Meda, G. Nuccelli, P. Olmetti, realizzato con la supervisione di J. Meda il 2 ottobre e il 13 dicembre 2012, il 5 marzo e il 17 aprile 2013, il 4 febbraio, l’8 aprile e il 13 maggio 2014.

Fig. 4. Percorso didattico La scuola dei nonni (5 marzo 2013).

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Al termine del percorso didattico La scuola dei nonni viene proposto solitamente anche il laboratorio di calligrafia Zampe di gallina, nel quale si insegna agli studenti a scrivere con penna e calamaio, permettendo loro di cimentarsi direttamente con le regole di ‘bella calligrafia’ applicate nella scuola dei loro nonni. Da segnalare che il laboratorio è stato sperimentato anche con un gruppo di persone anziane che hanno svolto recentemente una visita guidata al Museo, dalle quali sono arrivati numerosi spunti di riflessione per l’integrazione e l’ampliamento dell’offerta formativa del Museo, con proposte formative e di ricerca ad hoc, pensate per e con le persone anziane26. Tale direzione rappresenta certamente una delle linee progettuali che l’équipe del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» intende perseguire, in modo da potenziare quell’idea di «museum as a representation space of popular culture and educational memory»27, verso la quale necessariamente ogni museo della scuola e dell’educazione che voglia proporsi come luogo di cultura e di condivisione di esperienze educative deve orientarsi, se vuole centrare l’obiettivo del porsi ‘oltre la conservazione’.

3. Un bilancio sui primi due anni di attività del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» di Macerata

Nel corso di questi primi due anni accademici di attività al pubblico il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» ha accolto 1.097 utenti, di cui 414 nel 2012-2013 e 683 nel corrente anno accademico. Se prendiamo in esame la tipologia di utenti che hanno visitato e/o svolto attività nel Museo, notiamo che il 46% è costituito da studenti universitari, il 22% da alunni della scuola primaria, il 15% da insegnanti, l’8% da studenti della scuola secondaria inferiore, il 4% da pubblico adulto generico, mentre il 3% è rappresentato dagli studenti della scuola

26 A questo riguardo, si segnala che il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» ha in progetto una campagna per la raccolta delle testimonianze orali sulla vita scolastica maceratese della prima metà del Novecento. Tale progetto intende coinvolgere in primis gli istituti scolastici del territorio marchigiano, al fine di: realizzare un’attività dal forte significato culturale; favorire esperienze che permettano agli alunni un confronto diretto con le fonti storiche orali; incentivare il confronto intergenerazionale e la coscienza del valore della memoria; e, non da ultimo, stabilire un saldo legame tra il Museo e il territorio. Gli esempi significativi di progetti di questo tipo sono diversi, per l’ambito italiano si segnalano due interessanti risorse presenti in rete: Memoro: la banca della memoria <http://www.memoro.org/it/> e Nobits: il libro della memoria <http://nobits.it/home> (ultimo accesso: 28 giugno, 2014).

27 L’espressione è stata mutuata dal titolo di un recente lavoro di Cristina Yanes Cabrera, al quale si rimanda per un approfondimento sul ruolo sociale e culturale dei musei in generale e dei musei di interesse storico-educativo in particolare: C. Yanes Cabrera, The museum as a representation space of popular culture and educational memory, «History of Education & Children’s Literature», vol. VI, n. 1, 2011, pp. 19-31.

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secondaria superiore e il 2% da ricercatori e professori universitari che hanno trascorso giornate o periodi di studio presso il Museo e presso l’attiguo Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia di Macerata. Le diverse categorie di pubblici appena richiamate rispecchiano chiaramente le caratteristiche delle iniziative promosse dal Museo e dal Centro nel lasso di tempo considerato, che possiamo distinguere in due principali tipologie di attività: attività strutturate, che sono state calendarizzate e realizzate secondo un preciso programma (esercitazioni universitarie, percorsi didattici per la scuola primaria, laboratori didattici per la scuola secondaria inferiore, laboratori didattici per la scuola secondaria superiore, visite guidate rivolte ad insegnanti), e attività non strutturate, che sono state offerte su richiesta (visite guidate rivolte al pubblico adulto e visite scientifiche).

0 100 200 300 400 500 600

Ricercatori e professori universitari

Studenti della scuola secondaria superiore

Pubblico adulto

Studenti della scuola secondaria inferiore

Insegnanti

Studenti della scuola primaria

Studenti universitari

Tab. 1. Tipologia utenti

Il nucleo centrale del programma formativo del Museo è rappresentato dalle esercitazioni didattiche rivolte agli studenti universitari e dai percorsi didattici e laboratori indirizzati agli alunni della scuola primaria, che costituiscono rispettivamente il 46% e il 22% della complessiva offerta formativa sviluppata dal Museo in questi due anni accademici. In fase di lancio e di consolidamento, invece, sono i laboratori per la scuola secondaria superiore e per la scuola secondaria inferiore, che sono partiti in questo anno accademico e che in ragione di ciò, al momento rappresentano il 3% e il 9% delle attività formative realizzate dal Museo. Un discorso diverso va fatto per le visite guidate rivolte al pubblico adulto, che per la maggior parte, al momento, hanno coinvolto soprattutto i docenti della scuola primaria e secondaria inferiore. Il Museo ha scelto di rivolgersi a questa categoria di utenti con delle iniziative mirate di presentazione della propria offerta didattica, realizzate principalmente ad inizio e fine anno scolastico presso gli spazi del Museo e, ultimamente, anche

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presso gli istituti scolastici, alle quali sono seguiti degli incontri mirati svolti con gli insegnanti che hanno deciso di portare le proprie classi al Museo, che risultano difficili da ‘censire’, in quanto il grado di interazione tra il personale del Museo e gli insegnati è variato sensibilmente a seconda del tipo di attività scelta dall’insegnante e dalle modalità con le quali questo ha deciso di inserirla all’interno del programma didattico della classe. Per quanto riguarda la presenza di ricercatori e professori universitari italiani e stranieri questa si deve a una delle iniziative ormai storiche del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» e del Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia di Macerata, ovvero la visita scientifica che, pensata come occasione di studio e di ricerca per quegli studiosi che vogliono conoscere gli spazi, le attività e soprattutto i fondi documentari e librari del Museo e del Centro, proprio per le sue caratteristiche di alta specializzazione, interessa un pubblico ristretto di studiosi e esperti del settore28.

Tab. 2. Tipologia di attività svolte

Esercitazioni universitarie

Percorsi didattici scuolaprimaria

Visita guidata per insegnantie pubblico adulto

Laboratori didattici scuolaprimaria e secondariainferioreEsercitazione secondariasuperiore

46%

22%

18%

9%

3% 2%

28 Da segnalare che nel corso del presente anno accademico è stato promosso il ciclo di Seminari internazionali History of Education and Children’s Literature in Europe: Topics, Institutions, Networks and Journals, nell’ambito dei quali i colleghi stranieri che hanno trascorso soggiorni scientifici e di studio presso il Centro di documentazione e ricerca sulla storia del libro scolastico e della letteratura per l’infanzia (CESCO) e il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» sono stati invitati a tenere interventi di presentazione/mappatura sullo stato dell’arte della ricerca storico-educativa del proprio paese, offrendo l’occasione per proficui spazi di confronto e scambio culturale. Tra i relatori che hanno preso parte a questa iniziativa ricordiamo: Milka Terziyska (Sofijski Universitet, Bulgaria), Juan Senís Fernández (Universidad de Zaragoza, Spagna) e Pablo Álvarez Domínguez (Universidad de Sevilla, Spagna).

700 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

Se dai numeri e percentuali volessimo passare ad una valutazione di tipo qualitativo delle attività di carattere propriamente formativo realizzate dal Museo negli anni accademici 2012-13 e 2013-14, al fine di comprenderne i punti di forza e gli aspetti da migliorare e/o da cambiare, potremmo affidarci alle informazioni che emergono da due fonti specifiche, vale a dire i questionari di valutazione anonimi, compilati dagli studenti che hanno preso parte alle esercitazioni universitarie e al laboratorio di approfondimento certificato Officina scuola, e gli elaborati realizzati dagli studenti che hanno partecipato ai percorsi didattici e ai laboratori. Per la prima tipologia di fonte disponiamo di 307 questionari, di cui 29 compilati dagli studenti del laboratorio Officina scuola e 278 dagli studenti universitari, rispetto ai quali va precisato che 110 provengono dal primo e secondo anno del corso di laurea quinquennale in Scienze della Formazione Primaria, 159 dal primo anno del corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e 9 dal corso di laurea magistrale in Scienze pedagogiche. Per la seconda tipologia di fonte, invece, disponiamo di 185 prodotti tra pensierini, temi, interviste e disegni, di cui 132 realizzati dagli alunni della scuola primaria e 53 dagli alunni della scuola secondaria inferiore29. Questo materiale è attualmente conservato in un fondo appositamente costituito presso l’archivio del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca», denominato Fondo didattica museale.

Rispetto alla prima tipologia di fonte va precisato che essa è stata somministrata agli studenti al termine di alcuni specifici momenti del percorso didattico svolto in classe. Nel caso degli studenti della secondaria superiore il questionario è stato compilato alla fine del primo incontro del laboratorio Officina scuola, che aveva l’obiettivo di introdurre gli studenti alla conoscenza del panorama delle fonti con le quali ha a che fare lo storico dell’educazione, portando loro il caso delle fonti utilizzare per allestire il Museo della scuola e, in particolare, la mostra permanente Libro e moschetto scolaro perfetto. Per quanto concerne gli studenti universitari, il questionario è stato sottoposto loro nell’ultima delle lezione previste nel calendario didattico degli insegnamenti di storia dell’educazione e di storia della scuola e delle istituzioni educative, allo scopo di favorire una sperimentazione pratica delle cognizioni teoriche affrontate nel corso delle lezioni precedenti. Le esercitazioni rivolte a queste due tipologie di studenti sono state condotte seguendo un’impostazione simile, che prevedeva un momento introduttivo svolto in classe, nel corso del quale veniva offerta una presentazione del Museo e della mostra in esso ospitata, seguito dal momento di visita vera e propria del Museo, organizzato in due fasi, una di descrizione di alcuni aspetti specifici della mostra, individuati dal docente per integrare, precisare e sottolineare alcuni contenuti affrontati in classe, e uno

29 Nel Fondo didattica museale sono attualmente conservati gli elaborati di tre classi prime della scuola secondaria inferiore e di 8 classi della scuola primaria, di cui tre classi prime, una classe seconda, tre classi terze e una classe quarta.

701I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

di esplorazione autonoma, nel quale allo studente veniva data la possibilità di conoscere il Museo, soffermandosi sugli aspetti che maggiormente colpivano la sua attenzione, e di porre domande al docente per chiarimenti e/o indicazioni di approfondimento. All’intero percorso sono state dedicate circa due ore, di cui 45 minuti di spiegazione teorica, 40 minuti di visita del Museo e 30 minuti circa dedicati all’esplorazione autonoma. Non sempre tuttavia è stato possibile rispettare questa tempistica, soprattutto nel caso delle esercitazioni rivolte agli studenti di Scienze della Formazione Primaria e di Scienze dell’educazione a causa dell’elevato numero degli iscritti a questi corsi di laurea, che ha reso difficile l’attuazione del proposito di lavorare con piccoli gruppi e tempi distesi.

È importante sottolineare che i 307 soggetti che hanno compilato il questionario lo hanno fatto su base volontaria; infatti, non tutti gli utenti che hanno partecipato alle esercitazioni lo hanno compilato, anche se la maggior parte ha scelto di farlo. Predisposto secondo una struttura molto semplice, che non si proponeva di entrare nel merito dei contenuti dell’esercitazione – in quanto sarebbero stati oggetto di valutazione in altra sede (esami per gli studenti universitari e prova finale per gli studenti della secondaria superiore), ma di comprendere le impressioni e riflessioni delle nuove generazioni sulle potenzialità del Museo, il questionario prevedeva cinque domande a risposta aperta: 1) Prova a descrivere la visita al Museo utilizzando tre aggettivi e giustifica la tua scelta; 2) Descrivi brevemente le sensazioni, le emozioni e le riflessioni che ti ha suscitato la visita al Museo; 3) Sei soddisfatto dell’impostazione data alla visita al Museo? Motiva la tua risposta; 4) Fornisci alcuni suggerimenti per migliorare l’esperienza della visita al Museo pensando, in particolare, al target di utenza dello studente universitario; 5) Consiglieresti ad amici e conoscenti di visitare il Museo? Motiva la tua risposta ed indica la tipologia o le tipologie di utenti (ad es. bambini, adulti, persone anziane, insegnanti etc.) che ritieni più indicate per questa esperienza.

Alla prima domanda sia gli studenti della scuola secondaria superiore che gli studenti universitari hanno risposto scegliendo, in via preferenziale, tre aggettivi: Interessante, scelto da 267 persone su 307, coinvolgente, scelto da 58 persone su 307 e utile, scelto da 49 persone su 307. Se andiamo, poi, a considerare il tipo di argomentazioni date dagli utenti per spiegare le ragioni delle loro scelte, notiamo che la maggior parte degli studenti della secondaria superiore ci dice che la visita è stata interessante poiché: «permette di prendere concretamente coscienza del materiale e della disposizione dell’aula scolastica del passato»; «la varietà del materiale raccolto mi ha permesso di conoscere dei particolari che ignoravo»; «offre l’opportunità di percepire la distanza storica esistente tra noi e il passato». Tra gli studenti universitari, invece, le risposte si differenziano ed articolano in modo diverso, in quanto la maggior parte afferma che la visita è risultata interessante perché: «ci ha fatto capire realmente aspetti che abbiamo analizzato e approfondito a lezione»; «permette di osservare strumenti ed oggetti inerenti il mondo scolastico di un periodo

702 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

storico diverso da quello attuale»; «suscita curiosità e ti fa venire voglia di sapere di più»; «incentrata su argomenti dei quali non si parla più nemmeno nei documentari, in quanto sono considerati scontati»; «è stata allestita da persone in modo volontario». Le argomentazioni fornite rispetto alla scelta dell’aggettivo coinvolgente convergono tutte verso una stessa direzione, per cui entrambe le categorie di utenti affermano che la visita è stata coinvolgente «poiché è bello potersi immergere nel mondo scolastico di un’altra epoca». Vanno verso la stessa direzione anche le spiegazioni date per la scelta del terzo aggettivo della classifica, infatti, se per un verso gli studenti della scuola secondaria superiore dicono che la visita è stata utile perché «tratta argomenti del programma di storia della V superiore» e «perché ha ampliato le mie conoscenze riguardo l’epoca fascista, mettendo bene in luce le differenze tra scuola fascista e moderna»; dall’altro, gli studenti universitari sostengono che la visita è stata utile «per integrare le conoscenze già possedute sul periodo»; «in quanto ha contribuito a focalizzare alcuni argomenti affrontati a lezione e ciò ha permesso di arricchire il nostro percorso formativo». Subito di seguito a questa triade di aggettivi appena commentati, nell’ordine di preferenza espressa da entrambe le tipologie di studenti, troviamo gli aggetti emozionante e istruttiva. La gamma di aggettivi individuata dagli studenti è molto vasta, oltre a quelli appena richiamati, infatti, abbiamo 22 diversi aggettivi scelti dagli studenti della secondaria superiore e ben 84 indicati dagli studenti universitari. La maggior parte degli aggettivi indicati dai primi, per l’esattezza 20 su 22, li ritroviamo tra quelli proposti dai secondi, ma l’elemento sul quale è interessante appuntare l’attenzione consiste, più che sulle singole parole scelte, sulle principali macrocategorie alle quali queste possono essere ascritte. Degli 86 diversi aggettivi indicati dai soggetti che hanno svolto il questionario, 43 possono essere ricondotti alla dimensione cognitiva e 42 alla dimensione emozionale30. Queste due dimensioni, a nostro avviso, riflettono le due connotazioni prevalenti utilizzate dagli studenti per descrivere l’esperienza vissuta al Museo e, sebbene l’impatto di tipo cognitivo risulta prevalente rispetto a quello di natura emotiva, per cui abbiamo il 72%

30 Alla dimensione cognitiva possono essere ricondotti gli aggettivi che si elencano di seguito in ordine di preferenza: Educativa, Stimolante, Costruttiva, Chiara, Ricca, Ben organizzata, Curata, Formativa, Significativa, Riflessiva (motivo di riflessione), Breve, Esaustiva, Innovativa, Importante, Originale, Dettagliata, Illuminante, Realistica, Chiarificativa, Completa, Diversa, Particolare, Storica, Esemplare, Esplicativa, Organizzata, Particolareggiata, Dettagliata Pertinente/Inerente (con il percorso di studi), Pratica, Soddisfacente, Accurata, Ampia nei contenuti, Approfondita Attuale, Coerente, Concreta, Consigliabile, Interattiva, Ordinata, Studiata, Variegata, Iniziatoria, Piccola. Come appartenenti alla dimensione emozionale, invece, possiamo elencare, sempre in ordine di preferenza, i seguenti aggettivi: Bella, Piacevole, Curiosa, Suggestiva, Divertente, Motivante, Affascinante, Sorprendente, Accogliente, Efficace, Entusiasmante, Positiva, Appagante, Evocativa, Intensa, Rievocativa, Accattivante, Convincente, Appassionante, Arricchente, Attraente, Commovente, Elettrizzante, Familiare, Gradevole, Immediata, Impegnativa, Inaspettata, Inquietante, Insolita, Partecipativa, Patriottica, Reale, Scolastica, Semplice, Speciale, Tenera, Toccante, Tranquilla, Triste, Unica, Viva.

703I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

delle preferenze per il primo di contro al 47% del secondo, la natura delle risposte date dagli studenti per supportare le scelte fatte, rivela uno stretto connubio tra le due dimensioni, tale che l’una sembra essere il completamento dell’altra.

0 50 100 150 200 250 300

Istruttiva

Emozionante

Utile

Coinvolgente

Interessante

Tab. 3. Domanda n. 1: tre aggettivi per descrivere la visita

Questo quadro ci viene confermato dall’analisi delle risposte date alla seconda domanda, la quale – lo ricordiamo – invitava gli utenti a descrivere brevemente le sensazioni, le emozioni e le riflessioni suscitate dall’esperienza condotta presso il Museo. Tale domanda, come è chiaro, è stata predisposta proprio allo scopo di stimolare l’utente ad indagare con maggiore profondità le impressioni e le considerazioni espresse in modo immediato all’inizio del questionario per tramite dell’associazione ad aggettivi. Le risposte, infatti, ci mostrano un panorama preciso, che consente di individuare tre principali modi con i quali è stata interpretata e vissuta l’esperienza al Museo. Per il 36% degli studenti è stata un’occasione di riflessione sulla storia della scuola del proprio Paese, o meglio «un bel modo per comprendere meglio quello che studiamo e rendere la storia più interessante», per essere «più consapevoli del cambiamento avvenuto in ambito scolastico nel corso del tempo» e per «toccare con mano un periodo (quello del ventennio fascista) che sembra a noi così lontano». Il 21% degli studenti riferisce che ha provato emozioni molto forti, tanto da sentirsi immerso nella vita scolastica del passato, per cui ricorrono immagini come quella del «tuffo nel passato» e affermazioni del tipo «ho avuto la sensazione di trovarmi all’interno di una classe di una scuola del periodo fascista», oppure «mi sono immaginata piccola nei primi banchi, impegnata a seguire il maestro» o, ancora, «entrare nel museo ha fatto emergere in me pensieri legati al racconto

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dei miei nonni e alle persone anziane che vivono nel mio paese». Per il 13% delle persone il percorso di visita al Museo della scuola è stata un’occasione di immersione nel mondo della scuola del passato e, nel contempo, di comprensione delle differenze tra presente e passato, per cui molti riportano considerazione del tipo: «la visita a questo museo mi ha fatto assaporare un’epoca che non ho vissuto (quella del fascismo), della quale possedevo un’idea cristallizzata. Vedere da vicino oggetti appartenuti a quel periodo mi ha permesso di sentire quell’epoca non più così cristallizzata» oppure «mi sono sentita catapultata nel mondo scolastico del fascismo, è stato come tornare indietro di decenni per comprendere che effettivamente non è così lontana da noi questa realtà scolastica». Per una percentuale minoritaria del campione testato, che si colloca appena sotto all’8%, appare prevalente l’impatto avuto dalla presa di coscienza del valore simbolico e storico degli oggetti che appartengono all’esperienza scolastica dei loro avi e che, per un verso, ridestano in loro l’eco di ricordi e memorie intergenerazionali e che, per un altro, riconoscono come componenti della loro vissuto scolastico passato e presente, al punto da arrivare ad esclamare: «Chissà cosa ci passa per la mente quando ci raccontano cos’era la scuola a quei tempi e invece, è esattamente come lo era per noi, come lo è tutt’ora vedere quei piccoli banchi di scuola, quei quaderni scritti davvero da bambini, quelle penne davvero utilizzate da qualcuno, suscitano strane sensazioni di meraviglia. Le stesse materie scolastiche magari studiate in modo differente, le cartine geografiche diverse da quelle di oggi, gli zaini! Un modo divertente ed efficace di rivivere la storia» e, potremmo aggiungere noi, di comprendere l’importanza di un patrimonio fatto di oggetti apparentemente banali e di scarso valore, spesso dimenticati e bistrattati, che pure sono parte viva del nostro vissuto e di quello di chi ci ha preceduto e che, anche per questo, se invitati a riflettere un attimo, riconosciamo come elementi fondanti di un’identità individuale e collettiva da preservare sì, ma di cui è soprattutto necessario riappropriarsi, promuovendo processi di «recreación colectiva»31.

31 L’espressione è tratta da un recente e denso saggio di Cristina Yanes e Miguel Somoza Rodríguez, nel quale i due studiosi, alla luce dei principi della nouvelle muséologie e della critical museology, mettono in luce le specificità dei musei della scuola e dell’educazione come «instrumento de desarollo social y cultural al servicio de una sociedad democrática». C. Yanes Cabrera, J.M. Somoza Rodríguez, Museos escolares: el patrimonio material e inmaterial de la educación como conciencia crítica, in A. Mayordomo Pérez, M. del Carmen Agulló Díaz, G. Garcia Frasquet (edd.), El patrimoni historicoeducatiu valencià. V Jornades d’Història de l’Educació Valenciana, Gandia, 30 i 31 d’octubre de 2009, Universitat de València, Departamento de Educación Comparada e Historia de la Educación, Centre de Estudis i Investigacions Comarcals Alfons el Vell, 2011, pp. 108-113 e per le citazioni pp. 108, 111.

705I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

Tab. 4. Domanda n. 2: la visita è stata un’esperineza…

per riflettere

per immergersi nel passato

entrambe le cose

per conoscere i beni culturali della scuola

che mi ha suscitato tristezza e malesse peril tema della mostra

piacevole che mi ha sorpreso e interessato

altro

Nessuna risposta

36%

22%

13%

8%

7%

9%

5%1%

Dell’aspetto appena sottolineato troviamo conferma nell’analisi delle risposte date alla terza domanda, che si proponeva di misurare il gradimento degli utenti rispetto all’impostazione data alla visita. Tolto un 20% circa di risposte molto generiche nelle quali lo studente si dichiara soddisfatto senza entrare nel merito delle ragioni, non sorprende notare che, oltre al 28% degli studenti che ritiene efficace l’impostazione data alla visita, vi sia un gruppo significativo di studenti, pari al 36% del campione analizzato, che riconduce l’efficacia dell’esperienza vissuta principalmente alla struttura narrativa e comunicativa utilizzata per l’allestimento del Museo32, e che viene ben rappresentato dalla risposta formulata da uno studente: «Questo museo è realizzato in modo eccellente. A differenza di altri musei che ho visitato, nei quali non riuscivo a seguire molto il filo logico perché l’ambiente era molto dispersivo, in questo, essendo allestito in una sola stanza non molto grande e grazie ad una disposizione accurata degli oggetti, sono riuscita a seguire molto bene il discorso della professoressa». Ci pare di un certo rilievo anche la posizione espressa dal 12% degli studenti, che giudica positivamente l’esperienza al Museo in quanto ritiene che permette di approcciare in modo diverso dei contenuti di carattere storico spesso percepiti come lontani e astratti, tanto da consentirgli «di scoprire una storia che non fa riferimento al generale, come nell’impostazione scolastica più comune, ma a

32 A questo riguardo, Cristina Yanes ha osservato giustamente come «in pedagogic museums, more than in art museums, the quality of the exhibition is not in the importance of the collection itself, but lies rather in the richness and complexity of the social relations that are expressed through the objects that comprise it». Cfr. Yanes Cabrera, The museum as a representation space of popular culture, cit., p. 27.

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dei particolari, alle minime sfumature che permettono di scoprire i sentimenti, i pensieri delle stesse persone». Pur nella generale soddisfazione espressa dagli studenti, da alcune risposte emergono alcuni primi indicatori di criticità che trovano l’occasione di essere esplicitati grazie alla domanda numero quattro.

36%

28%

20%

12%

4%

Si, perl'allestimento del

Museo

Si, perl'impostazione

della visita

Si Si, perché permetteun approccio

diverso alla storia

Si, abbastanzasoddisfatto

Tab. 5. Domanda n. 3: sei soddisfatto della visita?

In questa domanda il soggetto era incoraggiato a indicare suggerimenti per il miglioramento dell’esperienza vissuta al Museo. Va precisato che circa 1/4 degli studenti ha dichiarato o di non aver alcun suggerimento o che riteneva più che apprezzabile l’impostazione sperimentata; tuttavia, diversi e utili suggerimenti sono venuti da numerosi altri utenti. Rispetto a questi possiamo dire che alcune delle indicazioni emerse sono di facile attuazione, perché si integrano pienamente nella struttura del percorso così come è stata progettata e realizzata e tra questi, ad esempio, ricordiamo che il 9,7% dei soggetti chiede più tempo per la visita e il 5% per l’esplorazione autonoma e il confronto condiviso su ciò che singolarmente ciascun soggetto ha osservato, mentre il 6,8% dei soggetti suggerisce di organizzare visite con gruppi meno numerosi di massimo dieci persone. Altri spunti, invece, suggeriscono degli interventi più complessi per varie ragioni. Il 9,7 % dei soggetti sottolinea il desiderio di toccare con mano gli oggetti, i libri, i quaderni esposti nel Museo, tale desiderio, sicuramente legittimo, pone però delle problematiche di tipo conservativo, che tuttavia potrebbero essere superate – ad esempio – dotando il Museo con dispositivi

707I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

per la consultazione in digitale di alcuni documenti significativi33. Comune a molti di questi suggerimenti è l’esigenza di ritornare al Museo per svolgere altre attività, anche di tipo laboratoriale (molti, precisamente il 9,7% del campione preso in esame, esprimono il desiderio di sperimentare la scrittura con penna e calamaio), o per ascoltare racconti di testimoni diretti del passato, o per vedere filmati storici da ‘rivivere’ e discutere in qualche modo nell’ambiente del Museo34. Sullo sfondo di queste suggestioni ci sembra di rilevare l’esigenza di conoscere il Museo attraverso un itinerario formativo articolato in diverse fasi esplorative, che permetta di scoprire di volta in volta le varie facce di una realtà che ai più appare sin da subito come polisemica e poliedrica e, dunque, difficile da cogliere e comprendere nello spazio di un solo incontro35.

33 Rispetto a questo punto, vale la pena di ricordare che il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» è in procinto di mettere a disposizione degli utenti i materiali predisposti per la XV edizione del Festival della letteratura di Mantova, svoltosi nella cittadina lombarda dal 7 all’11 settembre 2011. In questa occasione, ricorrendo il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la kermesse mantovana aveva ospitato alcuni eventi dedicati alla scuola italiana quale agente di costruzione dell’identità nazionale e allestito uno spazio dedicato ai Quaderni di scuola, nel quale era possibile sfogliare dei quaderni virtuali. Costituiti da una selezione di componimenti scolastici disposti cronologicamente e per argomenti chiave (nazione, famiglia, lavoro, immaginario e religione), per offrire diversi percorsi di lettura della storia del Paese dall’Unità ad oggi, i quaderni virtuali raccoglievano i tasselli di un grande testo collettivo, frutto di un lavoro di ricerca condotto presso i principali fondi documentari di quaderni scolastici italiani, realizzato nell’ambito del progetto Quaderni di scuola. Centocinquant’anni di storia italiana letta attraverso i componimenti degli scolari, coordinato da Juri Meda. Per maggiori informazioni si rimanda all’archivio delle news del sito ufficiale del Festival: <http://www.festivaletteratura.it/news.php?azione=dettaglio&id=89> (ultimo accesso: 27 giugno, 2014).

34 Ci piace ricordare, a questo proposito, che in ambito italiano si stanno portando avanti diverse iniziative promosse da gruppi e centri di ricerca universitari. In particolare, segnaliamo il progetto di raccolta e registrazione di interviste ad anziani maestri portato avanti dal Ce.S.I.S. – Centro per a Storia delle istituzioni scolastiche, del libro per la scuola e la letteratura per l’infanzia dell’Università degli Studi del Molise, fruibile dagli utenti del Museo della scuola e dell’educazione popolare di Campobasso, e il video Lucciole per lanterne. La scuola elementare durante il fascismo nei ricordi degli allievi, curato da Mirella D’Ascenzo ed inserito nel percorso La scuola italiana durante il fascismo, all’interno della Sala della scuola del MOdE – Museo Officina dell’Educazione dell’Università degli Studi di Bologna, consultabile al link: <http://archivio.mode.scedu.unibo.it/?page_id=1945> (ultimo accesso: 27 giugno, 2014). Per maggiori informazioni sui due progetti e sulla cornice all’interno della quale sono stati sviluppati si rimanda a: A. Barausse, «E non c’era mica la bic!». Le fonti orali nel settore della ricerca storico scolastica, in H.A. Cavallera (ed.), La ricerca storico-educativa oggi. Un confronto di Metodi, Modelli e Programmi di ricerca, 2 voll., Lecce, Pensa Multimedia, 2013, vol. II, pp. 539-560, in partic. pp. 549-560; M. D’Ascenzo, Dalla mostra al museo? Ipotesi per un museo della scuola e dell’educazione, «Ricerche di Pedagogia e Didattica», vol. 7, n. 1, 2012, pp. 1-28, in partic. p. 17.

35 Nuovi stimoli per integrare e rinnovare il programma educativo del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» si attendono dalla rielaborazione delle esperienze realizzate nell’ambito del primo ciclo di lezioni relative all’insegnamento di educazione e interpretazione del patrimonio del corso di laurea magistrale in Progettazione e gestione dei sistemi turistici dell’Università degli Studi di Macerata. Le lezioni, tenute da Marta Brunelli, hanno coinvolto attivamente gli studenti del secondo anno di questo corso di laurea, che hanno avuto modo di acquisire le basi teoriche della heritage interpretation di matrice anglosassone e di mettere in pratica le tecniche e i metodi

708 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

4%

6%

6,80%

8,80%

9%

9,70%

9,70%

10,00%

11%

25%

Coinvolgere nella visita qualchetestimone diretto

Più tempo per l'esplorazioneautonoma dell'utente

Lavorare con piccoli gruppi

Inserire filmati

Offrire più contenuti (di vario tipo)

Introdurre oggetti da toccare e librida sfogliare

Aumentare la durata della visita

Introdurre momenti di tipolaboratore

Nessuna risposta

Nulla, va tutto bene così com'è

Tab. 6. Domanda n. 4: suggerimenti per migliorare

La complessità e ricchezza del Museo della scuola viene ratificata dalle risposte date all’ultima domanda del questionario, nella quale gli studenti erano invitati a considerare le tipologie di utenti che ritenevano più adatte per una visita al Museo. In tale sede, infatti, le risposte si declinano come segue. Per quanto riguarda gli studenti della scuola secondaria superiore il 50% consiglierebbe una visita al Museo della scuola soprattutto ai bambini e alle persone anziane, a questi perché «gli anziani sentono maggiormente la forza della storia e del passato e ai bambini per una conoscenza di ciò che era il mondo che loro frequentano regolarmente»; circa 1/4 degli studenti però ritiene il Museo adatto e utile per i loro coetanei e le persone adulte e, più in generale, dichiara che lo consiglierebbe un po’ a tutti. Se prendiamo in esame le risposte date dagli studenti universitari emerge che: il 50% del campione analizzato ritiene il Museo della scuola adatto soprattutto per i bambini, quale occasione «per incrementare in loro la memoria storica»; il 33% pensa che possa rappresentare un’esperienza significativa per tutti gli insegnanti e per coloro che aspirano ad essere insegnanti, per favorire in loro «una presa di coscienza dell’importanza del loro mestiere»; il 37% consiglierebbe di visitare il Museo a tutti gli studenti, «agli universitari in generale, ma in particolare a quelli che frequentano il corso di Scienze della formazione primaria, in quanto

della comunicazione interpretativa e dell’interazione dialogica con il pubblico, proprio presso il Museo della scuola di Macerata. Per un quadro sulle origini e lo sviluppo della giovane quanto dinamica disciplina della heritage interpretation si rinvia a M. Brunelli, Heritage Interpretation. Un nuovo approccio per l’educazione al patrimonio, Macerata, eum, 2014.

709I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

il contenuto del Museo è strettamente correlato al loro piano di studi e alla loro futura professione; ai bambini di V della primaria e delle medie in quanto possono osservare le differenze tra la scuola odierna e quella di un periodo passato»; il 20% considera il Museo della scuola particolarmente indicato per le persone anziane poiché potrebbe essere per loro «un modo di rievocare momenti vissuti o quasi»; infine un altro 20% afferma che consiglierebbe una visita al Museo della scuola «un po’ a tutte le categorie d’età, dai grandi ai piccoli, perché è un’esperienza significativa e molto gratificante e non credo che ci siano fasce d’età che non possano partecipare: al grande ritorna il suo periodo, al piccolo permette di pensare alla scuola dei nonni e alle differenze con il periodo che sta vivendo». Questi dati fanno emerge la duttilità subito riconosciuta al Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» e al patrimonio che esso conserva, confermando l’opportunità, se non anche la necessità, di proseguire lungo il percorso di valorizzazione del potenziale educativo che esso è in grado di esprimere, attraverso attività sempre più mirate e diversificate, che siano in grado di intercettare le molteplici domande formative provenienti non solo dal mondo della scuola e dell’università, ovvero i pubblici che fino a questo momento hanno interessato le attività educative promosse dall’équipe del Museo, ma dalle persone adulte e anziane, così come da pubblici speciali, come insegnanti e famiglie.

44%41%

31%

20%17%

10%

20%

50%

37%

14%

20% 22%

Anziani Bambini Studenti Adulti Tutti Insegnanti

Studenti della secondaria superiore Studenti universitari

Tab. 7. Domanda n. 5: a chi consiglieresti il museo?

Alcuni spunti interessanti in questa direzione emergono dall’analisi dei materiali conservati nel Fondo didattica museale, al quale si è fatto cenno sopra. Va detto che il Fondo, che accoglie i materiali, per lo più temi, interviste, pensierini e disegni realizzati dai bambini che hanno partecipato ai percorsi didattici e ai laboratori promossi dal Museo della scuola «Paolo e Ornella

710 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

Ricca», si presta a molteplici scopi, primo fra tutti quello di documentare la storia delle attività formative del Museo. Il Fondo raccoglie testimonianze che non sono state prodotte sotto la guida del personale del Museo, ma che sono nate all’interno di un altro contesto educativo, vale a dire la scuola, e per questa loro natura non possono essere utilizzate come indicatori diretti dell’efficacia o meno delle attività svolte al Museo, ma possono certamente offrire utili indicatori indiretti per consolidare o ripensare l’impianto e la struttura dei percorsi attivati.

Il campione di documenti conservati nel Fondo è significativo e consente di fare diverse considerazione e paralleli, in quanto è costituito dagli elaborati prodotti da una classe quarta, tre classi terze, una classe seconda e da tre classi prime della scuola primaria che hanno partecipato al percorso didattico La scuola dei nonni e al laboratorio Zampe di gallina e dagli elaborati realizzati da tre classi prime della scuola secondaria inferiore che hanno svolto presso il Museo la visita guidata e il laboratorio Dentro l’«aula oscura». Ci soffermeremo, a titolo esemplificativo, sui materiali prodotti dalle classi terze della scuola primaria. Si tratta di tre classi provenienti da istituti scolastici diversi, anche se tutti e tre di Macerata, che hanno effettuato l’esperienza presso il Museo della scuola in tre anni diversi: 13 dicembre 2012, 5 marzo 2013 e 4 febbraio 2014. Subito dopo l’esperienza presso il Museo gli insegnanti di tutte e tre le classi hanno chiesto ai loro alunni di svolgere un tema intitolato La visita al Museo, che nel caso di una classe è stato anche accompagnato da disegni. Siamo davanti, pertanto, alla stessa tipologia di attività richiesta agli alunni di tutte e tre le classi, fatto che rende l’analisi interna degli elaborati ancora più interessante.

Disponiamo in tutto di 51 componimenti, di cui 12 per la prima classe in visita, 17 per la seconda e 22 per l’ultima; abbiamo provato ad ‘interrogarli’ leggendoli attraverso quattro domande: Che cosa sei andato a vedere? Che cosa hai capito? Che cosa hai fatto? Che cosa pensi di questa esperienza al Museo? Nel caso di due classi il livello di rielaborazione dell’esperienza è molto alto, in quanto i bambini mostrano di aver ben chiara la particolarità del Museo che hanno visitato e di avere piena consapevolezza della distanza storica esistente tra la loro scuola e quella vista al Museo e narrata dai nonni testimoni. I bambini, inoltre, ricordano tutti i passaggi principali della loro esperienza al Museo e descrivono in modo appropriato le differenze esistenti tra la scuola di oggi e quella del passato, rispetto alla struttura della classe, al corredo scolastico degli alunni e alle pratiche d’insegnamento e di punizione in uso nella scuola dei nonni.

Nel caso di una classe, invece, i bambini si soffermano solo sulla dimensione ludica dell’esperienza vissuta al Museo e, in particolare, si concentrano sulle attività svolte in prima persona: scrivere con il pennino, fare la foto con il cappello d’asino, provare ad inginocchiarsi sui ceci. Su 22 bambini, 11 dicono di «essere andati a vedere le classi come erano tanto tempo fa», mentre gli altri 11 non menzionano neanche il Museo e dicono di aver fatto una gita scolastica

711I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

molto divertente. I concetti che sembrano essere passati di più sono quelli legati alle punizioni tipiche della scuola di un tempo, mentre degli aspetti relativi alla struttura della classe, dei banchi, alle caratteristiche del corredo scolastico presentati dalla guida e poi spiegati dai nonni, che pure hanno intervistato loro stessi, sembra essere rimasto ben poco. Un’impressione, questa, che appare confermata dai disegni che accompagnano gli elaborati di questa classe, nei quali i bambini scelgono prevalentemente di rappresentarsi mentre scrivono con il pennino e indossano il cappello d’asino.

Come si è già sottolineato, risulta difficile valutare prodotti realizzati in altri contesti, ma ci sembra legittimo ipotizzare che l’incisività o meno di un’esperienza di percorso didattico e/o laboratorio svolta presso il Museo dipenda in buona misura, oltre che dalla preparazione dei soggetti che guidano e coordinato il momento dell’attuazione dell’esperienza (in questo caso il personale del Museo e i nonni testimoni), dal lavoro previo svolto dall’insegnante in classe con gli alunni. Tale ipotesi trova un valido riscontro nel fatto che per le due classi terze che mostrano di aver acquisito una maggior consapevolezza del percorso didattico svolto al Museo notiamo che: in un caso, i bambini di una classe nei temi riferiscono che l’esperienza del Museo è stata preceduta da un momento di riflessione a scuola, nel corso del quale hanno ascoltato i racconti di alcune nonne che sono andate nella loro classe a raccontagli come era la scuola di un tempo; e nell’altro, l’insegnante che ha accompagnato i bambini al Museo dichiara che: «all’interno della programmazione didattica di storia abbiamo

Fig. 5. Disegno realizzato da un bambino della classe terza della scuola primaria (4 febbraio 2014).

712 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

confrontato il quadro di civiltà attuale con quello dei nonni. La scuola è stata uno di questi aspetti» e aggiunge che il percorso didattico svolto presso il Museo è stato «molto motivante e coinvolgente perché i bambini hanno potuto relazionarsi con un ‘nonno testimone’ del tempo ed osservare concretamente quello che avevano studiato nel libro».

Molte altre potrebbero essere le considerazioni da fare anche sulla tipologia di lavoro da svolgere in classe dopo una prima esperienza al Museo, così come sugli aspetti da migliorare, integrare o cambiare nella fase di attuazione di questo percorso didattico, ma la questione che ci preme sottolineare in questa sede, anche alla luce dei casi e dei dati presentati, è che una visita, un percorso didattico o un laboratorio inseriti nel programma didattico di una classe della scuola primaria o di un corso di laurea universitario, risultano inevitabilmente più efficaci rispetto a un’attività che non ha queste caratteristiche. Ciò comporta la necessità, da parte dell’équipe del Museo del scuola, di investire più energie sul piano del confronto con il corpo docente per preparare l’ingresso della classe al Museo. Questo indirizzo, se nel breve periodo richiede un maggior investimento di tempo e risorse umane, nel medio-lungo periodo consente certamente di rafforzare e consolidare i rapporti tra il Museo e gli istituti scolastici del territorio perché produce fenomeni di fidelizzazione e di continuità. La collaborazione tra personale docente e personale del Museo della scuola, prima e dopo la realizzazione di un’attività didattica, dunque, può rappresentare quel valore aggiunto che fa la differenza nell’innalzamento della qualità e dell’efficacia di un’esperienza formativa che voglia porre realmente al centro la conoscenza del patrimonio storico-educativo e che non si limiti all’episodica e superficiale suggestione emotiva e/o ludica, ma che punti a lasciare tracce profonde nella memoria delle persone e che rappresenti una chiave di accesso per sviluppare in loro una consapevolezza critica nei riguardi del passato36.

Conclusioni

Dalle esperienze fin qui analizzate e descritte appare chiaro che il Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» sia deciso ad assolvere ai suoi compiti formativi, aprendosi sempre di più verso le istituzioni scolastiche del territorio e la cittadinanza nel suo complesso, al fine di evitare i rischi di un uso depotenziato di un’istituzione culturale che, proprio in virtù della natura peculiare del patrimonio che conserva, si presta a far emergere delle domande inespresse e a dare delle risposte condivise. In sostanza i musei della scuola e dell’educazione possono costituire un’autentica ‘palestra di cittadinanza attiva’ per le nuove e vecchie generazioni, favorendo occasioni di conoscenza reciproca, dialogo

36 Cfr. Somoza Rodríguez, Museología de la educación, cit., pp. 141-166.

713I MUSEI DELLA SCUOLA E DELL’EDUCAZIONE E IL PATRIMONIO STORICO-EDUCATIVO

e confronto, capaci di stimolare il pensiero critico e l’approccio complesso al proprio presente attraverso la riappropriazione consapevole della memoria individuale e collettiva.

Si tratta, certo, di una missione non facile specie se a gestirla sono degli storici dell’educazione, che provengono prevalentemente dalla ricerca cosiddetta pura. Perché questa precisazione? Possiamo dire, a tale proposito, che la rivoluzione copernicana che si è realizzata in particolar modo in Spagna nell’ultimo decennio, in Italia non c’è stata. Non si è prodotto cioè quel fenomeno di circolarità virtuosa tra due ambiti tradizionalmente divaricati: ricerca e didattica che, come ha osservato Pedro Moreno Martínez, in Spagna si sono incontrati grazie a «la proyección que el reseñado impulso experimentado por el estudio de las diferentes vertientes del patrimonio histórico educativo»37. Nel contesto italiano, infatti, tale divaricazione rimane ancora prevalente negli habitus mentali e nelle consuetudini accademiche del settore storico-educativo, a tal punto che le attività e i prodotti legati alla sfera della conservazione e dell’educazione al patrimonio storico-educativo non sono percepiti e valutati come propri della missione dello storico dell’educazione, che conserva ancora una connotazione fondata in via preferenziale sulla ricerca in archivio e in biblioteca, sullo scavo delle fonti, abbinato a una rigorosa interpretazione delle stesse condotta sulla base delle metodologie e della letteratura specialistica più accreditate. A nostro avviso, oltre a questo filone di studio e di ricerca, che rimane lo ‘zoccolo duro’ della nostra missione, è necessario lasciarsi provocare dalle nuove istanze avanzate dalla contemporanea società della conoscenza, che esprime una nuova domanda culturale e formativa, la quale può trovare delle risposte profonde ed efficaci proprio nel patrimonio storico-educativo. Le fonti materiali e immateriali della scuola non possono più essere, nel contesto attuale, solo degli strumenti di ricerca, appannaggio esclusivo di una comunità ristretta di addetti ai lavori, ma chiedono di essere preservate, svelate e messe a disposizione della collettività in tutte le sue componenti, perché – come dichiarato da uno degli studenti coinvolti nelle attività del Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» – permettono di rivivere e conoscere «un’esperienza universale che si radica nei vissuti profondi di tutti gli individui (delle società alfabetizzate) e di tutte le generazioni».

Con riferimento specifico al contesto italiano, a nostro avviso, gli storici dell’educazione che intendano realizzare tale obiettivo dovrebbero mettersi in rete con altre professionalità; certamente, come si è detto sopra, con gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, ma anche con educatori e pedagogisti, così come con esperti di didattica del patrimonio e di museologia,

37 P.L. Moreno Martínez, La Historia de la Educación como diciplina y campo de investigación: renovación historiográfica, patrimonio y educación, in R. Berruezo Albéniz, El largo hacia una educación inclusiva. Aportaciones desde la historia de la educación, Pamplona, Universidad Pública de Navarra, 2009, pp. 141-151 (p. 149 per la citazione).

714 ANNA ASCENZI, ELISABETTA PATRIZI

per veicolare nei modi e nelle forme più appropriate le conoscenze storiche frutto delle loro ricerche e per consentire agli oggetti, ai libri, ai quaderni e alle voci che ‘abitano’ i musei della scuola e dell’educazione di prendere vita all’interno di contesti educativi adeguatamente predisposti per i vari pubblici. Il «potere fantasmatico»38 delle fonti materiali e immateriali della scuola è un capitale che va gestito a più livelli, per consentire realmente quel passaggio dalla mostra al museo, che non attiene solo alla conquista di spazi espositivi stabili e all’allestimento filologicamente corretto degli stessi, ma che implica la promozione di una serie di azioni progettuali da gestite con l’apporto di diverse competenze, che possano accompagnare e sostenere il naturale e necessario cammino di affermazione di un museo della scuola e dell’educazione come luogo di apprendimento attivo per la cittadinanza. In questo percorso, riteniamo che la conoscenza storica fondata scientificamente rappresenti il punto di partenza imprescindibile per ciascun museo della scuola e dell’educazione, e che nel contempo costituisca quell’ingrediente fondamentale che consente di fare la differenza e di rifuggire dalle inutili ancorché dannose riproposizioni oleografiche o celebrative della storia della scuola passata; tuttavia questi prerequisiti indispensabili, come abbiamo cercato di dimostrare, da soli non sono sufficienti, se davvero i musei della scuola e dell’educazione intendono accettare la sfida e la missione di andare oltre la conservazione, la ricostruzione e l’emozione per divenire spazi riflessivi «de concienciación comunitaria»39.

38 Cfr. D’Ascenzo, Dalla mostra al museo?, cit., p. 5.39 A tal proposito, consideriamo particolarmente efficaci le riflessioni proposte in Yanes

Cabrera, Somoza Rodríguez, Museos escolares, cit., pp. 113-115.


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