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Il censimento di Quirinio: un nuovo contributo dell’epigrafia

Date post: 26-Jan-2023
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SEMINARIODI RICERCA:ILVALOREDELLEFONTI SCRITTESUBETLEMMEELANATIVITÀ

LeahDi SegniThe Hebrew University of Jerusalem

ILCENSIMENTODIQUIRINIO:UNNUOVOCONTRIBUTODELL’EPIGRAFIA

183 | Il censimento di Quirinio

La data di nascita di Gesù e la data della sua crocifissione furono calco-late dai padri della Chiesa già nei primi secoli del cristianesimo in base aipochi dati forniti dai Vangeli: Gesù sarebbe nato sotto Erode, all’epocadel censimento della popolazione dell’impero ordinato da Augusto econdotto da Quirinio, governatore di Siria (Lc 2,1-3). La sua nascita sa-rebbe avvenuta il 6 di gennaio (Epifanio, Panarion 51, 24, 1) o il 18 no-vembre (Clemente Alessandrino, Stromata 1, 21, 145)1, e in ogni caso fumarcata dall’apparizione di una stella nel cielo dell’Est in movimento ver-so Ovest (Mt 2,2; 2,7-10). Gesù cominciò la sua predicazione a «circa 30anni» (Lc 3,23), dopo essere stato battezzato nel Giordano da GiovanniBattista, in una data che diverse tradizioni fissano al 6 gennaio (Clemen-te Alessandrino, Stromata 1, 21, 146; Gregorio di Nazianzo, Oratio 39,14; Giovanni Cassiano, Conlationes 10, 2) o all’8 novembre (Epifanio, Pa-narion 51, 24, 4-5), e fu crocifisso dopo tre anni di ministero, secondo lacronologia giovannina, a 33 anni, come generalmente trasmesso dai padridella Chiesa. Il Battista cominciò a battezzare nel Giordano «nel 15° an-no di Tiberio» (Lc 3,1), che corrisponderebbe al 28-29, se si contano glianni di Tiberio dalla sua accessione nel settembre del 14 – o piuttosto al27-28, secondo il computo siriano2. Il battesimo di Gesù andrebbe puredatato al 15° anno di Tiberio. Se si accettano i dati sopraddetti, la croci-fissione avrebbe avuto luogo il 14 di Nissan (vigilia della Pasqua ebraica)dell’anno 30 o 31, quando Gesù aveva 33 anni3.

Questa conclusione crea due contraddizioni. In primo luogo, non èchiaro se nel 30 o 31 il 14 di Nissan cadeva di venerdì: il ciclo fisso di 19anni non fu adottato dagli Ebrei prima del IV secolo – e nella forma at-tuale molto più tardi – e fino ad allora il capomese era fissato medianteosservazione visuale del novilunio, la lunghezza di ciascun mese non eraprefissata, e l’inserzione del mese intercalare veniva decisa empirica-mente, nella primavera di ogni terzo o secondo anno4. Perciò una proie-zione nel passato del calendario ebraico attuale non permetterà mai dicalcolare con certezza in che giorno della settimana sia caduta una certadata, anteriore alla cristallizzazione del ciclo lunisolare di 19 anni, a me-no che il risultato non sia confermato da una fonte indipendente. La se-conda e più grave difficoltà è che la nascita di Gesù andrebbe fissata nel3 o nel 2 a.C., quindi dopo la morte di Erode, che la maggior parte de-gli storici fissano all’inizio dell’anno 4 a.C.

Vari studiosi hanno cercato di risolvere i problemi della cronologiadi Gesù in diversi modi: ritardando la data della morte di Erode, antici-pando le date di natività, battesimo e passione e a questo scopo antici-pando l’inizio della prefettura di Pilato in Giudea, o correggendo la let-tura di Luca 3:1 da «anno 15» ad «anno 2»5, aggiungendo anni al mini-stero di Gesù, e così via6. Ma il problema più irresolubile è quello del

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censimento di Quirinio: da un lato, perché Flavio Giuseppe attestaesplicitamente (Antiquitates Iudaicae 17, 355; 18, 1-4, 26) che Quiriniofu mandato dalla Siria a compiere un censimento in Giudea nel 6-7 d.C.,dunque dieci anni dopo la morte di Erode, censimento che causò la ri-volta di Giuda il Galileo, menzionata anche in Atti 5,37. Un’iscrizionelatina non datata, ma attribuita dagli studiosi all’anno 6-7, in base alla te-stimonianza di Giuseppe, conferma che un censimento avvenne in Siriasotto Quirinio (CIL III, 6687; ILS 2683). D’altro lato, ci si domanda co-me può un censimento ordinato dall’imperatore essersi esteso al regnodi Erode, un regno cliente, non facente parte dell’impero. Per non par-lare poi delle strane condizioni di questo censimento, che avrebbe ri-chiesto la registrazione non nel luogo dove il registrando era domicilia-to al momento, ma nella culla della famiglia, e non solo la registrazionedel capofamiglia, ma anche della moglie. E, last but not least, cosa in-tende Luca quando parla di un «primo censimento» (au{th ajpografh;

prwvth ejgevneto hJgemoneuvontoı thı' Surivaı Kurhnivou)7?La risposta degli studiosi a questi problemi, nella maggior parte dei

casi, consiste nel ripudiare la testimonianza di Luca. Basti leggere la si-stematica demolizione del «censimento di Quirinio» nel nuovo Schü-rer8. Altri hanno cercato di giustificare la testimonianza di Luca in varimodi, ma senza convincere. La sola giustificazione accettabile, a mio pa-rere, è quella suggerita da Laura Boffo, la quale ha notato come, nella re-lazione di Flavio Giuseppe circa il censimento di Quirinio del 6-7, que-st’ultimo non è mai chiamato esplicitamente governatore, ma è descrit-to con vari termini – dikaiodovthı (iuridicus), timhthvı (censor/censitor)– che sembrano alludere all’ufficio di censore. Secondo la Boffo, Quiri-nio avrebbe tenuto la carica di governatore in Siria in un periodo prece-dente, anteriore alla morte di Erode, durante il quale avrebbe portatoavanti il censimento attestato da Luca; più tardi sarebbe stato inviato dinuovo in Siria come censore, e da lì in Giudea, quando Archelao figliodi Erode venne esiliato e la Giudea entrò a far parte dell’impero roma-no, appunto nel 6-79. Questa spiegazione però non risolve del tutto ilproblema, perché la lista dei governatori di Siria tra il ritorno di Agrip-pa a Roma nel 13 e la morte di Erode nel 4 a.C., e particolarmente in-torno al 7 a.C., data proposta dalla Boffo per il censimento, sembra com-pleta e non lascia spazio per il governatorato di Quirinio.

Un artefatto recentemente pubblicato può suggerire un approcciodiverso da quello comunemente accettato sia alla questione del censi-mento nella Giudea di Erode (cioè dei rapporti tra regni clienti e impe-ro), sia soprattutto al problema della cronologia di Quirinio e conse-guentemente della nascita di Gesù. Si tenga presente che l’ipotesi cheverrà suggerita qui non deriva da una riconsiderazione dei problemi cro-

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nologici posti dal Gesù storico, ma è per così dire il sottoprodotto di unlavoro epigrafico. L’oggetto, studiato passo per passo, fornisce dei dati,obbliga a delle conclusioni storiche, e queste a loro volta aprono unospiraglio per lo studioso desideroso di riconsiderare il problema, finorarefrattario a ogni soluzione, della testimonianza di Luca.

L’oggetto in questione fu donato al Museo d’Israele a Gerusalemmeda un collezionista e mercante di antichità, con l’informazione che era diprovenienza locale, sebbene il donatore non potesse (o non volesse) for-nire dati precisi. La funzione dell’oggetto, che apparentemente non haparalleli archeologici, era rimasta oscura sia al donatore che al persona-le del Museo, ma come vedremo l’iscrizione incisa su di esso chiarisceimmediatamente di che si tratta.

L’artefatto è una cornice circolare di bronzo del diametro di 13 cm,con una sezione a forma di L (figg. 1-2). È formata da due fasce, non sal-date ma fatte in un pezzo solo, a gettata in una matrice. La fascia vertica-le è alta 2 cm e spessa 3-4 mm, quella orizzontale ha circa lo stesso spes-sore ed è larga 1,5 cm. Entrambe le fasce portano iscrizioni in greco. Laparolamodion, impressa sulla fascia verticale, e il materiale di cui è fatta lacornice, permettono di identificarla con un oggetto conosciuto da papiriegiziani del periodo romano e bizantino: il mevtron calkovstomon, «misu-ra con bocca di bronzo», un recipiente per la misurazione di merci sia ari-de che liquide fornito di una «bocca» di bronzo, che veniva usato perl’esazione di tributi in natura10. La forma del nostro oggetto lo rende adat-to ad essere fissato sull’apertura di un recipiente, dandogli quella «boccadi bronzo» che garantiva l’esattezza della misura contenuta. Ce lo possia-mo immaginare, per esempio, sull’orlo di uno di quei boccali di pietra co-muni nelle aree abitate da Ebrei nel periodo romano, soprattutto nell’area

Fig. 1«Bocca di bronzo»vista dall’alto, fasciaverticale

Fig. 2«Bocca di bronzo»,vista di lato, fasciaorizzontale

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di Gerusalemme, che, essendo fabbricati nella stessa forma in grandezzediverse, vengono convenzionalmente chiamatimeasuring mugs, anche se èimprobabile che servissero veramente come misure (fig. 3).

Nell’antichità erano in uso due tipi di strumenti per misurare mercisia aride che liquide (che venivano di norma quantificate a volume e nona peso come si usa ai giorni nostri): vasi di varie forme e dimensioni, inceramica, pietra o metallo, e tavole di misurazione costituite da blocchidi pietra forniti di cavità perforate alla base. La merce da misurare veni-va versata in una cavità di grandezza nota, applicando un tappo perbloccarne l’uscita; una volta piena la cavità, il volume del contenuto eraconosciuto e il contenuto stesso lasciato uscire dal foro. Sia dei vasi chedelle tavole sono noti diversi esemplari, tutti provvisti di iscrizioni cheidentificano l’unità di misura rappresentata e il magistrato che ne garan-tiva l’esattezza: da imperatori a magistrati urbani, come edili o agorano-mi, e anche governatori provinciali11.

L’iscrizione nella fascia verticale (fig. 4) dice: Mavrkou Titivou suvm-

blhma: modivou tevtarton, cioè «Standard di Marco Tizio: un quarto dimodius». Questo significato di suvmblhma non è riportato in vari dizio-nari di greco che ho consultato, ma nel presente contesto il suo signifi-cato è ovvio: non da sumbavllein nel senso di congiungere, ma da sum-

bavllein nel senso di paragonare, con la desinenza -ma che definisce unoggetto materiale: quindi un oggetto che serve come base di paragone,una unità campione contro cui vanno confrontati e controllati gli stru-menti di misura in uso, per garantirne la precisione. L’unità rappresen-tata da questo standard è un quarto di modius, unità di misura romanaper aridi corrispondente a 8,733 litri: quindi il contenitore a cui era de-stinata questa «bocca di bronzo» doveva avere una portata di poco piùdi 2 litri, corrispondente appunto a un quarto di modius o 4 sextarii.

Chi garantisce questo standard è un certo Marco Tizio, al cui nomenon si accompagna alcun titolo. Abbiamo però alcuni indizi per identi-

Fig. 3«Measuring mugs»da Gerusalemme(Da I. Magen, Ta‘assiat klehaeven bYirushalim byimebait sheni [La produzionedi vasellame di pietra aGerusalemme all’epocadel Secondo Tempio],Tel Aviv 1988)

Fig. 4L’iscrizione sulla fasciaverticale della «bocca dibronzo».

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ficarlo. In primo luogo, il nome ci dice che si tratta di un cittadino ro-mano. L’uso di praenomen e gentilicium, senza cognomen, lo colloca nelperiodo repubblicano, o almeno non più tardi del I secolo dell’era cri-stiana. Come vedremo più avanti, la seconda iscrizione ci permette dicollocarlo alla fine del I secolo a.C. L’origine dell’artefatto è in Palestinao comunque nell’area circostante, e quindi Marco Tizio andrà annove-rato tra i magistrati delle poleis ellenistiche o dell’amministrazione pro-vinciale romana. Ma non potrà essere un magistrato urbano, sia perchéin tal caso non mancherebbe il titolo, sia perché nel periodo considera-to la cittadinanza romana è rara nelle poleis, sia soprattutto perché lostandard da lui garantito è un’unità romana – non la choinix o la kotylein uso nelle città greche, o la se’ah, il kab e il kor degli Ebrei. Deve quin-di trattarsi di un ufficiale dell’amministrazione provinciale romana, ab-bastanza in alto nella gerarchia per poter garantire uno standard e per-ché il suo nome da solo bastasse a identificarlo, senza bisogno di titolo.E difatti un Marco Tizio era governatore di Siria, secondo gli storici trail 13, quando Agrippa, il plenipotenziario in Oriente per conto di Au-gusto, fece ritorno a Roma, e il 10 o 9-8 a.C.12. Del suo governatorato so-no conosciuti solo due episodi: i suoi rapporti con Fraate re dei Parti (10a.C.?)13 e il suo incontro ad Antiochia con Erode e il consuocero di Ero-de, Archelao IV re di Cappadocia, che viene datato dagli storici al 12 oal 10 a.C.14. A mio parere, il personaggio menzionato sul nostro artefat-to può essere identificato senz’altro col governatore di Siria.

Passiamo ora a esaminare la seconda iscrizione (fig. 5), che contienela data dell’oggetto.

Questa presenta una particolarità: un primo blocco di lettere è sepa-rato dal secondo, costituito da due sole lettere, da uno spazio vacantepiuttosto largo, e un secondo spazio vacante separa le due lettere dal-l’inizio del blocco maggiore. Tutti i caratteri si leggono con facilità, sal-vo uno, dove la superficie bronzea è leggermente erosa. L’iscrizione di-ce: «”Etouı – qui interviene il carattere problematico – dl∆, mhno;ı

Xandikou'», ovvero «Nell’anno – 34, nel mese di Xandikos», corrispon-dente a Nissan del calendario aramaico e a marzo-aprile di quello giu-liano. Le due lettere del secondo blocco, DK, non possono essere altroche un numero, 24, anche in questo caso scritto nell’ordine ascendente– unità, decine e, se ci sono, centinaia – tipico del mondo greco. Il ca-rattere problematico dopo e[touı, osservato con una lente di ingrandi-mento in diverse direzioni di luce, è riconoscibile come una legatura dibeta e alfa. Beta e alfa, anche in legatura, compaiono su monete e pesi

Fig. 5L’iscrizione sulla fasciaorizzontale della «boccadi bronzo».

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della dinastia erodiana come abbreviazione di basilevwı, dopo il sim-bolo a forma di L che indica una data e la cifra relativa all’anno; peresempio, LEBA = (e[touı) e∆ ba(silevwı), cioè «nell’anno 5 del re»15.Anche sul nostro artefatto quindi la data rappresenterà un anno regna-le. L’unico re nella regione con un regno di almeno 34 anni, nel periodoapprossimativo del governatorato di Marco Tizio, è Erode, il cui 34º an-no di regno, contato dalla sua proclamazione ufficiale da parte del sena-to romano (40 a.C.) cade nel 7-6 a.C.16. La proclamazione avvenne ver-so la fine dell’anno 40, ma secondo l’uso, il primo anno di regno vennecontato retroattivamente dall’inizio dell’anno di calendario. Non c’è ac-cordo tra gli studiosi circa il calendario usato da Erode: era quello ebrai-co-aramaico, con inizio nel mese di Nissan (corrispondente a Xanthi-kos), o quello macedone, con inizio in Hyperberetaeus, o Tishrì, che sa-rebbe stato adottato dai suoi successori? Kokkinos propende per il ca-lendario macedone, ma una serie di considerazioni che non è necessarioprecisare in questa sede mi hanno convinto che Erode, l’Idumeo che gliEbrei dovettero accettare come re obtorto collo, mantenne il calendariotradizionale col capodanno a Nissan, forse proprio per evitare opposi-zione da parte dei suoi sudditi17. Secondo questo calcolo, Xanthikos del34º anno di Erode corrisponde a marzo-aprile 7 a.C.

Torniamo al nostro artefatto. Che cosa possono rappresentare le duelettere separate dal resto? Non un giorno del mese, in primo luogo per-ché sono totalmente separate dal nome del mese, e in secondo luogo, per-ché un peso o altro standard può essere datato in un anno particolare, avolte anche in un mese particolare – soprattutto se consideriamo cheXanthikos era il mese in cui si pagava la prima rata delle tasse – ma sem-bra illogico datarlo a uno specifico giorno del mese. L’interpretazione piùnaturale che si presenta alla mente è quella di una doppia datazione, cioèdi una datazione mediante due ere diverse. La datazione di oggetti, spe-cialmente pesi e monete, mediante due e anche tre ere diverse, è un fe-nomeno ben conosciuto in Siria18. Una sola era nella regione in questo ca-so si presta, in quanto differisce dall’era regnale di Erode approssimati-vamente di 10 anni: è l’era aziaca. Questa era, inaugurata con la battagliadi Azio, in cui Ottaviano sconfisse Antonio e Cleopatra, il 2 settembre del31 a.C., è ben rappresentata in Siria verso la fine del I secolo a.C., in iscri-zioni e monete, sia come unica era, sia insieme a un’era locale. L’anno 24dell’era aziaca inizia il 2 settembre 8 e quindi include marzo-aprile 7 a.C.

A questo punto abbiamo forse risolto alcuni problemi, ma ne abbia-mo creati due altri: primo, come possiamo giustificare il richiamo a dueautorità diverse – un re indipendente e un governatore di provincia ro-mana – su un artefatto che chiaramente ha carattere ufficiale? Secondo,come spiegare la menzione di Marco Tizio, in una posizione di autorità,

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in un’iscrizione datata alla primavera del 7, quando secondo gli storici ilsuo governatorato sarebbe terminato alcuni anni prima?

La soluzione della prima difficoltà sta, a mio parere, nella funzionedell’oggetto. Se seguiamo l’indicazione fornita dai papiri, questi «conte-nitori dalla bocca di bronzo» servivano per l’esazione di tributi in natura.Il fatto che lo standard fosse romano, e garantito da un governatore ro-mano, suggerisce che il tributo venisse raccolto per conto dell’ammini-strazione romana. D’altro lato, la data regnale di Erode fa capire che l’esa-zione avveniva sotto l’autorità del re, e probabilmente a mezzo di suoi uf-ficiali. Ciò potrebbe essere avvenuto in due diverse circostanze: se Eroderivestiva una funzione fiscale nella provincia di Siria, o se la Giudea sottoErode pagava un tributo ai Romani. La prima soluzione potrebbe esseresuggerita da una notizia di non facile interpretazione fornita da FlavioGiuseppe, secondo la quale Augusto nel 20 a.C. nominò Erode epitropos,cioè procuratore, di Siria, e ordinò agli altri procuratori di attenersi allesue direttive (Bell. 1, 399; Ant. 15, 360). In che cosa esattamente consi-stesse questa funzione non è chiaro, ma è comunque improbabile cheErode continuasse ad adempierla tredici anni dopo. L’altra soluzione èpure non priva di difficoltà, giacché molti storici ritengono che Erode, co-me rex socius, non pagasse un regolare tributo a Roma, o se lo pagava, al-meno non esigesse tasse per i Romani. Ma la questione è controversa: peresempio, secondo gli storici israeliani Stern e Applebaum i sudditi di Ero-de pagavano sia le tasse del re, sia il mezzo sheqel al Tempio, sia il tribu-to a Roma. Questo non veniva esatto dai pubblicani romani, ma pagatoattraverso il re19. È quindi possibile che i sudditi di Erode pagassero untributo di qualche genere a Roma, in riconoscimento dello stato di regnocliente della Giudea. E se pagavano un tributo, come sostengono Stern eApplebaum, diventa pure meno difficile accettare che un censimento pos-sa essere stato condotto per ordine di Augusto anche in Giudea. La ne-cessità di registrare i contribuenti sarebbe stata alla base di quest’ordine,anche senza considerare che Erode, grande amico di Augusto e ammira-tore di Roma, potrebbe aver deciso spontaneamente di estendere al suoregno il censimento condotto nella vicina provincia romana di Siria – unprocedimento inviso agli Ebrei, ma dal suo punto di vista un passo versola modernizzazione della sua amministrazione fiscale.

La data dell’artefatto richiede di riesaminare la datazione del gover-natorato di Marco Tizio che, come si è detto, gli storici fissano tra il 13e il 10 o 9-8 a.C. L’ordine dei governatori di Siria è indicato in modo per-fettamente chiaro nella narrativa di Flavio Giuseppe: Marco Tizio è so-stituito da Saturnino e Saturnino da Varo. La permanenza in ufficio diVaro è datata da una serie di monete che portano il suo nome, emessead Antiochia e marcate «Anno 25», «Anno 26» e «Anno 27» dell’era

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aziaca. La data della prima serie corrisponde al periodo compreso tra il2 settembre del 7 e il 1º settembre del 6 a.C., il che data l’arrivo di Varonella provincia al più tardi all’estate del 620. Saturnino appare in diversiepisodi della storia di Erode, alcuni dei quali possono essere datati conbuona approssimazione. Gioca un ruolo nel conflitto tra Erode e Silleo,il ministro di Oboda III re dei Nabatei, e autorizza la spedizione di Ero-de contro i Nabatei (Flavio Giuseppe, Ant. 16, 277-285, 344. Più tardipresiede al processo dei figli di Erode, Alessandro e Aristobulo, a Beirut(Bell. 1, 538-42; Ant. 16, 361-70), e riceve doni da un altro figlio di Ero-de, Antipatro, quando quest’ultimo complotta per sostituire il padre sultrono (Ant. 17, 6-7). Poiché Oboda sembra essere morto nel 9 a.C., ilconflitto tra Erode e i Nabatei non può essere cominciato più tardi del10, e forse molto prima, nell’autunno del 1221. Il processo dei figli diErode, datato da Schürer al 7, è anticipato da Kokkinos all’8 a.C.22.Quindi il mandato di Saturnino dovrebbe essere iniziato al più tardi ametà del 10, e terminato tra l’8 e il 6. Dabrowa lo data tra il 10 e l’8-7,altri propongono date leggermente diverse, ma tutti sono d’accordo chenel mese di Xanthikos del 7 a.C. Saturnino era governatore di Siria,avendo sostituito Marco Tizio circa tre anni prima.

Tuttavia, quando esaminiamo i riferimenti a Saturnino nel testo diFlavio Giuseppe, emerge un fatto interessante. Giuseppe non usa il tito-lo ufficiale dei governatori di Siria ai suoi tempi, legatus Augusti pro prae-tore, in greco presbeuth;ı Sebastou' ajntistravthgoı», ma descrive igovernatori di Siria, sia prima che dopo Augusto, con una varietà di ter-mini, tra cui hJgemwvn23. In sé, il termine hJgemwvn non indica specifica-mente un governatore; anzi Giuseppe lo usa spesso al plurale per desi-gnare ufficiali romani, per esempio i tribuni di una legione. Tuttavia,quando parla di governatori, usa il termine di volta in volta di sua sceltain un modo che lo rende perfettamente inequivocabile. Quando però Sa-turnino appare nella narrazione, il suo nome è sempre accompagnato daquello di un certo Volumnio, e insieme sono chiamati oiJ hJgemovneı th§ı

Surivaı, o th§ı ejparcivaı, oiJ Surivaı ejpistatou'nteı (Ant. 16, 277, 280,344-345). Una volta (Ant. 16, 285), Giuseppe allude a loro come agli«egemoni che sono in Fenicia» (toi'ı hJgemovsin […] peri; Foinivkhn

ou\sin). Solo nella scena del processo a Beirut (Bell. I, 536-542; Ant. 16,356-370) Saturnino è presentato come un vero e proprio governatore,che presiede il concilio ed è accompagnato da legati, e Volumnio è espli-citamente chiamato ejpivtropoı, procuratore. Nella narrazione di fatti se-guenti, fino alla successione di Varo, Saturnino è descritto esplicitamen-te come governatore (Bell. I, 576-577; Ant. 17, 6-7, 24, 89). In base a Bell.1, 536-542 gli studiosi moderni hanno dedotto che in tutti gli episodi de-scritti Saturnino e Volumnio agivano insieme, rispettivamente come lega-

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tus Augusti pro praetore e procurator, nonostante che le rispettive funzio-ni di questi due uffici non si prestassero a una conduzione collegiale. Tut-tavia, non solo i termini usati per descrivere i due personaggi prima delprocesso di Beirut non si riferiscono specificamente a questi uffici, maGiuseppe racconta che prima del processo Erode mandò Volumniostratopedavrchı a Roma con una lettera in cui accusava i figli, e chie-deva ad Augusto il permesso di sottoporli a processo (Bell. I, 535-36). Iltermine stratopedavrchı, quando è riferito a ufficiali romani da scrit-tori greco-romani, solitamente descrive il praefectus castrorum, ma Giu-seppe lo usa sempre nel senso letterale di «comandante di un corpo d’ar-mata» (Bell. 2, 531; VI, 238; Ant. 18, 333; Vita 407). La mia ipotesi è dun-que che nei primi episodi narrati da Giuseppe Saturnino e Volumnio nonfossero ancora rispettivamente il governatore e il procuratore di Siria, co-me al processo di Beirut e negli episodi successivi, ma due alti ufficialicon responsabilità militari (e altre, nel caso di Saturnino?) nella parte me-ridionale della provincia di Siria, dove si svolgono i fatti riportati da Giu-seppe. Casi di strathgoiv o hJgemovneı incaricati di governate parti dellaprovincia – la Celesiria, Damasco, la Decapolis – sono noti nella secondametà del I secolo a.C. e fino al periodo flaviano24. Saturnino e Volumniopotrebbero quindi aver servito come ufficiali regionali sotto il governato-re dell’intera provincia, Marco Tizio. Certo un’anomalia rispetto al pe-riodo più tardo, un’anomalia soprattutto per il fatto che Saturnino era unex console, sebbene con minore anzianità di Marco Tizio; avremmo quin-di un consolare sottoposto a un altro consolare. Ma c’è da domandarsi sequalche anomalia non sia accettabile, o addirittura da aspettarsi, in que-sto periodo di formazione dell’amministrazione provinciale, che Augustocomincia a elaborare ma che ancora per decenni non giunge al suo stadiodefinitivo, con le gerarchie che conosciamo. Se ammettiamo quanto hosuggerito, la permanenza in ufficio di Marco Tizio andrebbe quindi pro-tratta fino all’inizio della primavera del 7, quando Saturnino lo sostitui-sce, forse avendo ricevuto la nomina tramite lo stesso dispaccio che por-ta l’assenso di Augusto al processo dei figli di Erode: il processo di Bei-rut sarebbe quindi il primo atto di Saturnino come governatore di Siria.

Ma se Marco Tizio era ancora in carica nel 7, dobbiamo mantenere ladata del 13 per l’inizio del suo mandato? Certo, dipendeva solo dall’impe-ratore stabilire quando richiamare un suo governatore, ma un periodo disei anni sembra molto lungo, tenuto conto che sotto Augusto un terminemedio di ufficio si aggirava intorno ai tre anni. I due episodi specificati peril governatorato di Tizio – la protezione data ai figli di Fraate IV e l’incon-tro con Erode e Archelao di Cappadocia – sono datati da diversi storici al10 a.C., e io suggerisco di datare a quest’anno l’inizio del governatorato diMarco Tizio, che si sarebbe protratto fino alla primavera del 7. Rimarreb-

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be cioè ferma la durata fissata dagli studiosi per il suo termine d’ufficio –tre, o forse fino a quattro anni – ma spostata avanti di tre anni.

È a questo punto che si presenta quell’ipotesi che più sopra ho chia-mato un «sottoprodotto» del lavoro finora condotto in base alla letturadell’iscrizione e della narrativa di Flavio Giuseppe. Se Marco Tizio en-trò in carica solo nel 10, chi governò la Siria tra la partenza di Agrippae la sua entrata in carica? E qui richiamiamo la tesi di Laura Boffo, cheil censimento condotto da Quirinio in Giudea nel 6-7 sarebbe stato con-dotto da Quirinio come censore, mentre un precedente censimento, il«primo» come dice Luca, sarebbe stato condotto da Quirinio come go-vernatore della Siria al tempo di Erode, e avrebbe coinciso con la nasci-ta di Gesù. Se Quirinio riempie il vuoto che si crea nei fasti di Siria conlo spostamento in avanti di Marco Tizio, ecco risolto il problema a cui laBoffo non aveva trovato risposta. Di più: Saturnino potrebbe aver co-minciato il suo ufficio di stratega regionale sotto Quirinio, e prima del-l’avvento di Marco Tizio, il che spiegherebbe l’affermazione di Tertul-liano (Adv. Marcionem IV, 19) che il censimento di Giudea al tempo del-la nascita di Gesù venne condotto da Saturnino.

L’astronomia ci fornisce una possibile conferma della data di Quiri-nio come governatore di Siria. La famosa stella che comparve nel cielod’oriente e guidò i Magi verso Betlemme, e che molti studiosi cercano dispiegare con una rara congiunzione di Giove e Saturno, o con qualchealtro fenomeno astronomico, o come una pia invenzione del Vangelo25,trova una spiegazione naturale nel passaggio della cometa di Halley nelcorso dell’anno 11 a.C. secondo i calcoli della NASA (e non nel 12 co-me è spesso stabilito, in base a calcoli meno raffinati).

Quirinio rivestì il consolato tra il 1º gennaio e la fine di luglio del 12,poi fu sostituito da un console suffectus. Immediatamente dopo (mox, di-ce Tacito, Ann. III, 48) condusse una campagna contro gli Homonadesnel Tauro. Vari studiosi datano questa campagna tra il 5 e 3 circa a.C., su-bito prima che Quirinio venisse incaricato di accompagnare Gaio Cesarenella sua missione in Armenia (1 a.C.; Strabone XII, 6, 5 [569]; Tacito,Ann. III, 48), e poiché il governatorato di Siria era allora occupato da Va-ro e poi da Pisone, Quirinio avrebbe condotto questa campagna comegovernatore di Galazia-Pamfilia. Ma questa datazione contraddice ilmoxdi Tacito; inoltre, essendo la Galazia-Pamfilia una provincia pretoria, sa-rebbe alquanto strano che Quirinio vi fosse mandato dopo aver tenuto ilconsolato. Ma se invece Quirinio si recò nel Tauro subito dopo aver la-sciato il consolato, come suggerisce Tacito, ogni difficoltà scompare: eglipuò aver condotto la campagna come governatore di Siria, che al tempodi Augusto comprendeva la parte orientale della Cilicia e della catena delTauro26. Il governatorato di Quirinio in Siria si potrebbe quindi datare tra

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gli ultimi mesi del 12 e metà del 10, quando è sostituito da Marco Tizio,e in questo periodo si potrebbe collocare il suo censimento.

Collocare il censimento di Quirinio in coincidenza con il passaggio del-la cometa di Halley vuol dire naturalmente anticipare di parecchi anni lanatività. Questa non è certo una novità: nella collezione di saggi dedicataalla cronologia della vita di Gesù e già citata più volte, Chronos, Kairos,Christos, diversi studiosi hanno anticipato di vari anni la data tradizionale– 30 anni prima del quindicesimo anno di Tiberio – e non per la prima vol-ta27. Alcuni di essi hanno datato la natività al 12 a.C., ricorrendo poi a va-ri espedienti per conciliare questa data con il resto degli eventi collegati adate più o meno accettate: il battesimo nel 15° anno di Tiberio, a circa 30anni, e la crocifissione sotto Pilato, un 14 di Nissan che cadeva di venerdì.Per esempio, Vardaman corregge «anno 15» in «anno 2», fissa il battesimodi Gesù al tardo 15, quando Gesù avrebbe avuto 27 anni, prolunga a seianni il magistero e fissa la crocifissione al 21, anticipando la prefettura diPilato (fissata in modo a mio parere valido tra il 26 e il 36). Kokkinos igno-ra i dati tradizionali, come il battesimo a trent’anni nel 15° anno di Tibe-rio e la durata del magistero, e in base a considerazioni diverse data la cro-cifissione al 36, quando Gesù era nel suo quarantasettesimo anno28. Nellacronologia che propongo Gesù sarebbe nato nell’11 a.C., forse il 18 no-vembre, data fornita da Clemente di Alessandria, piuttosto che il 6 genna-io; sarebbe stato battezzato nel 15° anno di Tiberio (corrispondente al27/28 secondo il calcolo siriano), cioè l’8 novembre del 27 o il 6 gennaio28, quindi poco prima o poco dopo il suo trentasettesimo compleanno.«Circa 30 anni» è una approssimazione non troppo malvagia, consideran-do la generale mancanza di calendari a quell’epoca29, e su questa cifra puòaver influito anche il dato biblico circa l’età di Davide all’inizio del suo re-gno (2 Sam 5,4). L’inizio del magistero pubblico coinciderebbe con Pesachdel 28: è durante questa Pasqua che viene detto a Gesù «Ci sono voluti 46anni per costruire il Tempio» (Gv 2,20). Poiché la costruzione del Tempiocominciò nel 18° anno di Erode, il 20-19, come ci informa Flavio Giusep-pe (Ant. 15, 380), 46 anni da allora scadono durante il 27 d.C. La crocifis-sione potrebbe essere avvenuta a Pesach del 30, che secondo certi calcolicadde di venerdì, quando Gesù aveva 39 anni: in novembre (?) ne avreb-be compiuti 40. Altri fissano la crocifissione al 3 Aprile 33, un venerdì (?).Alla sera di quel giorno ci sarebbe stata un’eclissi di luna, cui accennereb-be la profezia di Gioele citata da Pietro in Atti 2,20 («la luna diverrà comesangue»)30. In questo caso il magistero andrebbe prolungato e l’età di Ge-sù al tempo della crocifissione sarebbe stata 42 anni, andando per i 43. Maqueste considerazioni – che restano ipotetiche – sono secondarie alla que-stione principale, la possibile giustificazione della testimonianza di Lucacirca un censimento di Quirinio durante il regno di Erode.

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Per concludere: trovare un periodo vacante per il governatorato diQuirinio tra il 12 e il 10 non significa provare che Quirinio fu veramen-te governatore di Siria in quegli anni; tuttavia la testimonianza di Tacitocirca la campagna nel Tauro rafforza questa ipotesi. Collocare il gover-natorato (o un primo governatorato?) di Quirinio in Siria nel 12-10 nonsignifica provare che condusse un censo in Giudea in quel periodo: perquesto, l’unica testimonianza è quella di Luca. Ma le parole di Luca co-stituiscono una testimonianza, che va valutata con la stessa serietà concui valutiamo la testimonianza di altre fonti storiche.

UNA RISPOSTA ALL’INTERVENTO DEL PROFESSORDABROWA (IN QUESTO VOLUME)

• Datazione del manufattoDabrowa da un lato sembra accettare che il numero 34 si riferisca agli an-ni regnali di Erode, ma dall’altro (nota 16) cita Gatier (BE 2008, no. 555)che mette in dubbio la lettura ba(silevwı) e la sua attribuzione a Erode.Secondo Gatier, l’oggetto potrebbe provenire da qualche città della Siriacon un’era a partire dagli anni 40 a.C. Poiché né Dabrowa né Gatier ri-gettano l’identificazione di Marco Tizio col governatore della Siria di que-sto nome, l’ipotetica città siriana (il cui nome dovrebbe di necessità celar-si nella legatura BA) dovrebbe avere un’era tra il 46 a.C. (34° anno = 13-12 a.C., il termine più alto possibile per l’inizio del governatorato di Mar-co Tizio) e il 42 a.C. (34° anno = 9-8 a.C., il termine più basso possibileper la fine del suo governatorato, secondo gli studiosi citati sopra, nota11). In effetti, tra le molte ere urbane usate in Siria nel periodo rilevante,c’è una possibile candidata, l’era cesariana del 46 a.C. adottata da Gabalae a quanto pare anche da Balanea31. Ma se la formula di datazione conte-nesse il nome di una città, ci aspetteremmo una costruzione diversa, conl’etnico al primo o all’ultimo posto e probabilmente non abbreviato o ab-breviato in maniera meno succinta: per esempio balanevwn (e[touıv) dl∆32.In tal caso, le lettere DK dovrebbero necessariamente riferirsi al giorno delmese; ma se così fosse, perchè sarebbero così vistosamente separate dal re-sto dell’iscrizione33? Se invece si accetta la lettura ba(silevwı), sostenutada esempi su pesi e monete della dinastia erodiana (sopra, nota 14), qua-le sovrano della regione regnò per almeno 34 anni, salvo Erode?

Una volta ammesso che l’anno 34 si riferisce ad Erode, sembra ina-ne contestare che la cifra 24 si riferisca a una doppia datazione secondol’era aziaca. Se 24 rappresenta il giorno del mese, sarebbe veramente unacoincidenza straordinaria che corrispondesse anche all’anno dell’eraaziaca in cui cadeva Xanthikos del 34° anno di Erode. Giustamente scri-ve Dabrowa (sua nota 15) che «non sono noti in Giudea al tempo di

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Erode altri casi in cui sia applicata tale doppia datazione»; tuttavia unadoppia datazione facente uso dell’era aziaca è attestata a Tel Anafa, nel-la tetrarchia di Filippo, figlio di Erode, nel 10-11 d.C. (sopra, nota 18).Non si dimentichi inoltre che il regno di Erode si estendeva a nord in va-ste parti del Libano e della Siria odierni, sicché difficilmente si può im-maginare una «cortina di ferro» culturale tra fenomeni e usi comuni inSiria e i medesimi nel regno di Erode.

• Rapporto tra la data assegnata al manufatto e il nome di Marco TizioDabrowa suggerisce che le due iscrizioni non siano contemporanee, inbase a una supposta differenza di fattura: quella di Marco Tizio sareb-be più accurata, l’altra eseguita da una mano meno esperta. Devo con-fessare che io non vedo nessuna differenza tra le due iscrizioni: le let-tere sono simili, la profondità dell’incisione (dato che non si può valu-tare dalle fotografie) è simile. Se l’altezza delle lettere e il loro allinea-mento non sono perfetti, ciò è vero nella stessa misura di entrambe. Lamia non breve esperienza di epigrafista mi ha insegnato che in nessunaiscrizione – salvo forse iscrizioni monumentali eseguite in atélier estre-mamente specializzati – ci si può aspettare una totale regolarità. L’ipo-tesi poi postulata da Dabrowa, che risulterebbe in una separazione cro-nologica delle due iscrizioni, mi sembra francamente insostenibile. Poi-ché è tecnicamente impossibile, una volta gettato il bronzo, aggiunge-re un’iscrizione in un secondo tempo, Dabrowa suggerisce che si siausato un originale iscritto col nome di Marco Tizio per creare una ma-trice, alla quale si sarebbe poi aggiunta l’iscrizione con la data, gettan-do infine il bronzo nella matrice così «arricchita» per produrre il ma-nufatto in questione. Questo naturalmente presuppone una matrice diargilla, su cui l’esecutore della seconda iscrizione avrebbe dovuto lavo-rare prima della cottura, cosa non facile senza guastare un poco l’im-pressione ancora fresca dell’iscrizione di Marco Tizio; anzi, se l’iscri-zione con la data ha qualche imperfezione, come sostiene Dabrowa,questa potrebbe essere dovuta proprio all’essere stata incisa per primanell’argilla fresca. Ma le matrici per gettare piccoli oggetti di metallo –perfino metalli con una bassa temperatura di fusione come stagno epiombo – sono solitamente di pietra, non di argilla34. E anche se il ma-nufatto venne gettato in una matrice di argilla, a quale scopo affronta-re la complicata procedura di riproduzione di una iscrizione esistentee aggiunta di una successiva ? Ciò sarebbe forse comprensibile se l’og-getto in questione fosse lo standard garantito dal governatore romano,ma la nostra cornice è solo il marchio di uno standard, non lo standardstesso. Applicata a un contenitore più alto o più basso, con pareti piùsottili o più spesse dell’ipotetico recipiente di misurazione originario,

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avrebbe dato una misura totalmente diversa. Sia che il collare marcas-se una misura in uso corrente, sia che indicasse uno standard campio-ne, contro cui le misure correnti venivano verificate, entrambe le iscri-zioni dovevano essere significative e contemporanee: che senso avreb-be avuto richiamarsi a un ex governatore piuttosto che a quello effetti-vamente in carica, per proclamare l’attendibilità dello standard?

• Uso di unità di misura romane nel regno di ErodeNon c’è l’ombra di una prova che l’amministrazione erodiana usasseunità di misura romane. Al contrario, ci sono ampie testimonianze lette-rarie ed archeologiche che attestano l’uso di unità locali tradizionali35.L’unica ragione valida per l’adozione di un modius romano va ricercatain un rapporto con l’autorità romana, attestato anche dalla presenza delnome del governatore. Tale rapporto non può essere che tributario diqualche genere, come del resto è attestato dai papiri che menzionanoquesto tipo di misura con bocca di bronzo (sopra, nota 10).

• Ciò non equivale a postulare una «totale dipendenza del re da Roma»Che gli abitanti di Giudea pagassero un tributo a Roma è l’opinione diApplebaum e Stern (sopra, nota 19), ma – a parte il fatto che anchequesta opinione non significa una subordinazione assoluta del re clien-te all’impero dal punto di vista fiscale – la mia interpretazione dellacornice di bronzo non richiede necessariamente di adottarla. Il manu-fatto in questione suggerisce piuttosto un tributo speciale in natura(modesto, considerando la capacità di un quarto di modius). Potrei for-se suggerire un tributo in sale, di cui il regno di Giudea era produtto-re fin dal periodo asmoneo36. Il sale era una derrata necessaria in gran-di quantità all’esercito romano e dal punto di vista logistico la soluzio-ne più naturale era procurarlo nelle vicinanze. Se le saline nel regno diGiudea erano monopolio reale, come fa pensare la lettera di Demetrioagli Ebrei citata nel primo libro dei Maccabei37, questo tributo non sa-rebbe stato prelevato dalla popolazione generale, ma dai centri di pro-duzione controllati dal re stesso, e trasferito direttamente alle autoritàromane (che Erode contribuisse «doni» all’imperatore è un fatto bennoto). Questo tipo di esazione potrebbe ben giustificare l’uso di unostandard romano e la presenza di due autorità sul recipiente usato permisurare il sale.

• Non c'è bisogno di collegare il censimento in Giudea a una subordi-nazione fiscale e politica a RomaErode può aver colto l’occasione del censimento ordinato da Augusto, il«censimento di Quirinio», per estenderlo al suo regno a vantaggio della

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propria politica fiscale. Nonostante la probabile funzione fiscale del-l’oggetto in discussione, non c’è ragione di postulare un rapporto tral’oggetto e l’estensione del censimento al regno di Giudea.

• I riferimenti a Saturnino negli scritti di Flavio GiuseppeÈ necessario ribadire che, nonostante l’imprecisione della terminologiaufficiale in Flavio Giuseppe, quando parla di un governatore la termi-nologia e il contesto rendono perfettamente chiaro che si tratta di un go-vernatore. Così è anche per Saturnino nella scena del processo di Beirut.Viceversa, in tutti i riferimenti a Saturnino nella narrativa di eventi pre-cedenti al processo, la terminologia di Giuseppe è equivoca, soprattuttoa causa dell’abbinamento del suo nome a quello di Volumnio, e solo i ri-ferimenti relativi agli eventi del processo e posteriori al processo hannoindotto gli studiosi a identificare Saturnino e Volumnio rispettivamentecome governatore e procuratore di Siria. Quanto alla durata del gover-natorato di Saturnino, già sostituito nel 6 da Varo, questa va vista alla lu-ce del fatto che Saturnino avrebbe servito già per vari anni (almeno dal9 a.C.) come governatore di parte della provincia, e quindi il suo termi-ne d’ufficio totale rappresenta la media nel periodo considerato.

CONCLUDENDOMentre la massima circospezione è certamente necessaria nel vagliare leipotesi da me suggerite, d’altro canto qualsiasi interpretazione alternativa,come quelle offerte dal professor Dabrowa e dal collega Gatier, necessitaparimenti del supporto di testimonianze letterarie e archeologiche.

1 Clemente Alessandrino (circa 150 – circa215) fissa la nascita di Gesù esattamente194 anni, un mese e 13 giorni prima dellamorte di Commodo (31 dicembre 192),cioè il 18 novembre del 3 a.C. Un’altra tra-dizione molto antica, corrente in Egitto al-l’epoca di Clemente, fissava la data dellanatività al 25 del mese egiziano di Pachondel 28° anno di Augusto, cioè al 20 maggio3 a.C., se gli anni di Augusto erano contaticome sembra dalla vittoria di Azio, 2 set-tembre del 31 a.C. (Strom. 1, 21, 145). Tra-lasciamo la datazione della natività al 25 di-cembre, un’innovazione romana divenutaprevalente solo nella seconda metà del IVsecolo.2 Se questo dettaglio è autentico, deve deri-vare dalla cerchia dei seguaci del Battista

stesso, ed è quindi più probabile che gli an-ni regnali di Tiberio fossero computati se-condo il sistema siriano, che marcava unnuovo anno di regno con l’inizio di ogninuovo anno secondo il calendario di An-tiochia, in cui il capodanno cadeva il 1º ot-tobre (vedi Y.E. MEIMARIS, ChronologicalSystems in Roman-Byzantine Palestine andArabia, Athens 1992, 357). Secondo que-sto computo, il primo anno di Tiberio du-rò meno di un mese, e il 1º ottobre del 14d.C. già cominciava il secondo; onde il 15°anno viene a corrispondere al 27-28 d.C.Ciò è usualmente ignorato dai cronografidella vita di Gesù, che contano gli anni diTiberio dalla sua accessione nel settembredel 14, o addirittura dal 1º gennaio succes-sivo, con l’inizio dell’anno consolare – que-

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st’ultimo un computo assolutamente in-compatibile col sistema cronologico nonsolo dei Romani ma di tutti i popoli delMediterraneo antico.3 Tuttavia Clemente Alessandrino (Strom.1, 21, 145) data la passione 42 anni e 3 me-si prima della caduta di Gerusalemme (evi-dentemente fissata al 17 di Tammuz, quan-do fu interrotto il sacrificio quotidiano, enon al 9 di Av, data dell’incendio del Tem-pio, cioè a Pesach del 28, nel 14º anno diTiberio, contando dalla sua accessione al-l’impero, o nel 15° secondo il computoalessandrino, che come quello siriano con-tava gli anni regnali a partire dal preceden-te capodanno (che in Egitto cadeva il 28 o29 di agosto). Questa datazione è ovvia-mente incompatibile con Lc 3,1 e con lacronologia del ministero pubblico di Gesùsia nei vangeli sinottici che in Giovanni:un’altra indicazione di quanto fossero di-vergenti e contraddittorie le tradizioni per-tinenti alla vita di Gesù nei primi secoli delcristianesimo.4 L’introduzione del ciclo intercalare è at-tribuita al patriarca Hillel II, nel 358-359,ma il calendario ebraico non raggiunse lasua forma attuale prima del X secolo. VediE.J. WIESENBERG, Calendar, in EJ IV, De-troit 20072, 357-358.5 Il numero 15 si scrive in greco con le let-tere EI, che possono essere confuse conuna B maiuscolo dell’alfabeto letterario deiprimi secoli.6 Vedi per es. (lista parziale): R. EISLER, Ie-sous Basileus ou Basileusas: die messiani-sche Unabhangigkeitsbewegung vom Auf-treten Johannes des Taufers bis zum Unter-gang Jakobs des gerechten, I-II, Heidelberg1929-1930; J. VARDAMAN, Jesus’ Life: ANew Chronology, in Chronos, Kairos, Chri-stos. Nativity and Chronological StudiesPresented to Jack Finegan, a cura di J. Var-daman – E.M. Yarmuchi, Winona Lake1989, 55-82; E. MARTIN, The Nativity andHerod’s Death, Ibid., 85-92; P.L. MAIER,The Date of the Nativity and the Chronolo-gy of Jesus’Life, Ibid., 113-130; N. KOKKI-NOS, Crucifixion in A.D. 36: The Keystonefor Dating the Birth of Jesus, Ibid., 133-163;D. SCHWARTZ, Pontius Pilate’s Appoin-tment to Office and the Chronology of Jose-phus’ Jewish Antiquities, Books 18-20, inStudies in the Jewish Background of Chri-stianity, Tübingen 1992, 182-201.7 Queste sono tra le obiezioni principalisollevate dai revisori dello Schürer (TheHistory of the Jewish People in the Age of

Jesus Christ [175 B.C. – A.D. 135], a curadi G. Vermes – F. Millar, Edinburgh 1973,I, 399-427). Ma non mancano testimonian-ze contrarie a questi postulati, per esem-pio, quella di Svetonio (Aug. 48), secondocui Augusto considerava i re clienti mem-bra partesque imperii; quindi un censimen-to a scopo tributario poteva essere richie-sto, soprattutto a un re filoromano e amicopersonale dell’imperatore. Circa la formadel censimento, in quello condotto in Egit-to nell’11-10 a.C. la registrazione vennefatta per gruppi famigliari, e non nel luogodi residenza ma nel domicilio fiscale, a cuiogni famiglia doveva tornare per l’occasio-ne (R. BAGNALL – B. FRIER, The Demogra-phy of Roman Egypt, Cambridge 1994,5.12-16. Per una discussione più dettaglia-ta di questi punti, vedi L. DI SEGNI, A Ro-man Standard in Herod’s Kingdom, in Isra-el Museum Studies in Archaeology 4(2005), 40-41, note 60-65. Quanto al «pri-mo censimento», niente di strano se si ac-cetta l’ipotesi che il censimento condottoda Quirinio in Giudea nel 6-7 d.C. sia sta-to il secondo, come suggerito dalla Boffo.8 Vedi nota precedente.9 L. BOFFO, Iscrizione con il ricordo di uncensimento di Sulpicius Quirinius in Siria,in Iscrizioni greche e latine per lo studio del-la Bibbia, Brescia 1994, 182-203.10 F. PRESIGKE – E. KIESSLING, Wörterbuchder griechischen Papyruskunden, Berlin1931, III, 363; E. KIESSLING, Wörterbuchder griechischen Papyruskunden, Supple-ment I. 3, Amsterdam 1971, 430.11 Per una panoramica di vari tipi di conte-nitori iscritti per misurare merci liquide earide, si veda L. DI SEGNI, A Roman Stan-dard, 25.35, note 4-9.12E. SCHÜRER, The History, 257; E. DABRO-WA, The Governors of Roman Syria fromAugustus to Septimius Severus, Bohn 1998,18-20.130, nota 22. Bleckmann (Die ersteStatthalterschaft des P. Sulpicius Quirinius,in Klio 17 [1921] 107) e Thomasson (La-terculi praesidum, Goteborg 1984, I, 304)prolungano il governatorato di Marco Tiziofino all’8 a.C.; secondo Bleckmann, MarcoTizio avrebbe assunto la carica nel 10 o per-fino nel 9 a.C. Viceversa Kokkinos (TheHonorand of the Titulus Tiburtinus: C. Sen-tius Saturninus?, in ZPE 105 [1995] 32, no-ta 38; ID., The Herodian Dynasty. Origins,Role in Society and Eclipse, Sheffield 1998,374-375) anticipa il governatorato di Mar-co Tizio al 13-12 e data quello del suo suc-cessore, C. Sentio Saturnino, al 12-8 a.C.

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13 Strabone 6, 4, 2 (288); Ant. 18, 42; M.SCHOTTKY, Phraates IV, in Der Neue Pauly.Enzyklopädie der Antike. Band IX, Stutt-gart-Weimer 2000, 960; J. FÜNDLING, Ti-tius, Marcus (I 4), in Der Neue Pauly. Enzy-klopädie der Antike. Band XII/1. Stuttgart-Weimer 2002, 630. Schottky e Fündlingdatano l’episodio al 10 a.C. Su questa data,vedi anche E. DABROWA, The Governors,19.14 L’incontro è collegato a un viaggio diErode a Roma, che la maggior parte deglistudiosi data al 12, ma Kokkinos al 13 a.C.(The Herodian, 168.371.374). Schürer(The History, 257.293) accetta a data del12 per questo viaggio, ma collega l’incon-tro a un viaggio successivo, del 10 a.C.15 Per il simbolo e l’abbreviazione, vedi M.AVI-YONAH, Abbreviations in Greek In-scriptions, Jerusalem 1940 (in QDAP Sup-plement to vol. 9), 53.114, e gli esempi inL. DI SEGNI, A Roman Standard, 37, nota19.16 È vero che spesso Flavio Giuseppe contagli anni di regno di Erode dal 37, data incui divenne padrone effettivo del regnocon la conquista di Gerusalemme, ma suun artefatto dell’amministrazione non pos-siamo aspettarci che la data ufficiale.17 Una discussione dettagliata, con riferi-menti bibliografici pertinenti, si può trova-re nel mio articolo citato sopra (nota 7).Qui darò solo un esempio: solamente con-tando il primo anno di regno di Erode dal1º di Nissan 40, piuttosto che dal 1º di Ti-shrì dello stesso anno, risultano corretti idati forniti da Flavio Giuseppe, che Erodericevette il regno sotto il consolato di Cn.Domizio Calvino e C. Asinio Pollione, iconsoli del 40, ma durante la 184° Olim-piade, periodo che termina nel giugno del40 (Ant. 14, 389). Se avesse contato da Ti-shrì, il primo anno di regno sarebbe cadu-to interamente nella 185° Olimpiade. L’at-tendibilità di questi dati non è in dubbio,visto che per la storia di Erode Giuseppe sibasa sull’opera storica di Nicola di Dama-sco, amico e consigliere del re. Vedi E.SCHÜRER, The History, 30-31.18 Si vedano per esempio le impressioni disigilli di Tel Anafa (era di Azio ed era di Ti-ro) e di Kedesh (era seleucide ed era anti-ca di Tiro): A. STEIN, A Tyrian sealing, TelAnafa I. Final report on Ten Years of Exca-vation at the Hellenistic and Roman Settle-ment in Northern Israel, a cura di S.C. Her-bert, Ann Arbor 1994, 261-264; D. ARIEL –J. NAVEH, Selected Inscribed Sealings from

Kedesh in the Upper Galilee, in BASOR329 (2003) 64-67. Due pesi di Laodiceahanno addirittura una triplice datazione:anno regnale dell’imperatore, era di Azioed era della città: H. SEYRIG, Poids anti-ques de la Syrie et de la Phénicie sous la do-mination grecque et romaine, in BMB 8(1946-48) 54-55, note 9-10.19 M. STERN, The Reign of Herod and theHerodian Dynasty, in The Jewish People inthe First Century, a cura di S. Safrai – M.Stern, Assen 1974, I, 238-239; ID., The Pro-vince of Judaea, Ibid., 330-332; S. APPLE-BAUM, Economic Life in Palestine, in TheJewish People in the First Century, a cura diS. Safrai – M. Stern, Philadelphia 1976, I,661-662. Per l’opinione opposta vedi E.SCHÜRER, The History, 416-420, ma cfr.317-318, nota 108.20 D.B. WAAGE, Greek, Roman, Byzantineand Crusader Coins. Antioch on the Oron-tes, Princeton 1952, IV, 29, note 300-303.La data più comunemente accettata perl’entrata in carica di Varo è il 6 a.C. (B.E.THOMASSON, Laterculi Praesidum, 304, no-ta 9), ma Kokkinos (The Herodian Dyna-sty, 375) and Dabrowa (The Governors,23) preferiscono anticiparla alla metà del 7.Varo era ancora governatore di Siria altempo della morte di Erode (Ant. 17, 221,250, 286, 290), quindi almeno fino all’esta-te del 4 a.C., e gli successe L. Calpurnio Pi-sone.21Per la data di morte di Oboda III e la suc-cessione di Areta IV, vedi Z.T. FIEMA – R.N.JONES, The Nabataean King-List Revised:Further Observations on the Second Nabata-ean Inscription from Tell esh-Shuqafiya,Egypt, in ADAJ 34 (1990) 245. Dabrowa(The Governors , 20. 209-210) data in primointervento di Saturninus nel conflitto traErode e i Nabatei alla seconda metà del 10a.C., mentre Kokkinos (The Herodian Dy-nasty, 375) lo anticipa all’autunno del 12.22 SCHÜRER, The History, 294; KOKKINOS,The Herodian Dynasty, 375.23 Presbeuthvı da solo o ajntistravthgoıda solo, strathgovı, hJgemwvn th§ı Surivaı,dievpwn th;n Surivan, e simili: vedi gli es-empi presentati in L. DI SEGNI, A RomanStandard, 29. Sia strathgovı che hJgemwvnnon designano specificamente un governa-tore: strathgovı può indicare un generale,un pretore romano o il duumviro di unacolonia; per hJgemwvn vedi sopra.24 Per esempio Fabio, stratega a Damasconel 43 a.C. (Bell. 1, 236, 239; Ant. 14, 295,297); per un comandante della Decapolis

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sotto i Flavii, vedi B. ISAAC, The Decapolisin Syria, a Neglected Inscription, in ZPE 44(1981), 67-71. Erode stesso fu nominatostratego di Celesiria nel 47 a.C. dal gover-natore di Siria Sesto Giulio Cesarea (Bell.1, 213; Ant. 14, 180).25 K. FERRARI-D’OCCHIEPPO, The Star ofthe Magi and Babylonian Astronomy, inChronos, 41-53; MAIER, The Date, Ibid.,119. Entrambi interpretano la stella comeuna congiunzione di Giove e Saturno, unaspiegazione originariamente offerta da Ke-plero. Per altre teorie, vedi P.L. MAIER,First Christmas, San Francisco 1971, 69-81.Per un a totale negazione della realtà dellastella, vedi per esempio R.E. BROWN, TheBirth of the Messiah, Garden City 1977,188.26 Schürer (The History, 258-259), Syme(Roman Papers III, Oxford 1984, 871-872)e Dabrowa (The Governors, 30) datano laspedizione nel Tauro agli anni 4-3 o 5-3a.C.27 Per esempio, già A. Stenzel (Jesus Chri-stus und seine Stern, Hamburg 1913, 73)aveva collegato la nascita di Gesù al pas-saggio della cometa di Halley, datato al 12a.C.28 KOKKINOS, Crucifixion.29 Ancora oggi, in paesi in via di sviluppo,molti adulti non sanno specificare la loroetà precisa, e ciò è vero anche per personenate in paesi relativamente modernizzati,coe il Marocco o la Siria, nella prima metàdel XX secolo.30 MAIER, The Date, 125-126; C.J. HUM-PHREYS – W.G. WADDINGTON, Astronomyand the Date of Crucifixion, Ibid., 165-181.31M. GRANT, From Imperium to Auctoritas.A Historical Study of Aes Coinage in theRoman Empire 49 B.C.–A.D. 14, Cam-bridge 1946, 330-333.32 Vedi per es. IGLS I, n. 189: Dolicaivone[touı d∆; IGLS IV, n. 1271B, c: e[touı qk∆Laodicevwn.33 Gruppi di lettere di significato incerto,separati dalla legenda principale, appaionotalvolta su monete e sono interpretati comemarchi di zecca, ma questa spiegazioneovviamente è inaccettabile nel caso delnostro artefatto.34 Per esempio, una matrice per pesi (di pi-ombo) trovata a Jaffa, datata al nono annodi Traiano (104-105, secondo la tribuniciapotestas; SEG XXXI, no. 1410; MEIMARIS,Chronological Systems, 366, nota 57); sinoti che le letture «Anno 4» e «Anno 12»sono errate, e tutte e tre le iscrizioni nella

matrice portano la data «Anno 9» (AllaKushnir-Stein, comunicazione personale).Altri esempi: tavole per tondelli di monetedel I secolo d.C. trovate pressoGerusalemme (D.T. ARIEL, A First CenturyCE Mint South of Jerusalem? NumismaticEvidence, in New Studies in the Archaeolo-gy of Jerusalem and its Region, a cura di D.Amit – G.D. Stiebel – O. Peleg-Barkat,Jerusalem 2011, 16*-23*. L’articolo con-tiene una ricca bibliografia di simili matri-ci in pietra per la produzione di gettoni emonete in Palestina e in altre parti delmondo romano, nei periodi ellenistico eromano). Più tardi, le matrici per eulogie eampolle per pellegrini fabbricate inPalestina sono pure fatte di pietra.Secondo l’opinione dello specialista deibronzi del Museo d’Israele, Andrei Wein-er, Head of Laboratory for Restoration ofObjects and Antiquities, la cornicesarebbe stata gettata con la tecnica dellacera persa, consistente nel modellare unpositivo in cera, su cui viene poi impressal’argilla per formare il negativo, cioè lamatrice di argilla. Riscaldando poi la ma-trice la cera fuoriesce e si può gettare ilbronzo nella matrice. Ovviamente non sipossono apportare modificazioni alla ma-trice così ottenuta, né può esservi alcunalogica nel tentare il processo suggerito dalprofessor Dabrowa. Questo richiederebbecreare un negativo da una iscrizione es-istente, modellarvi sopra un positivo dicera, poi aggiungere manualmente sulmodello di cera la seconda iscrizione,quindi creare la matrice d’argilla e gettarviil bronzo. Oltre a essere inutilmente com-plicato, c’è da dubitare che tale processosia fattibile.35 Per l’uso delle unità di misura ebraicheper liquidi e aridi (se’ah, kab e kor, in gre-co savton, kavboı e kovroı) in Giudea nel Isecolo a.C. e nei primi secoli d.C., vedi peres. Mt 13,33; Lc 13,21; 16,7; Ant. 8, 40,57; 9, 71, 85, 238, e i papiri del deserto diGiuda, tutti registrazioni di terre presen-tate alle autorità romane (DI SEGNI, A Ro-man Standard, 36, nota 12). Per l’uso uffi-ciale del koros da parte di Erode, vediFlavio Giuseppe, Ant. 15, 314; perchiarire ai suoi lettori romani il valore diqueste quantità, Giuseppe le conguaglianon a unità romane ma a medimni attici.Numerose ricerche sono state condotte suipesi scoperti in scavi archeologici aGerusalemme del tardo Secondo Tempioe in altre località abitate da Ebrei nello

201 | Il censimento di Quirinio

stesso periodo: tutti i pesi, compresi alcu-ni iscritti col nome di Erode o di Agrippa,si inseriscono in sistemi ponderali localiche nulla hanno a che fare con quelli ro-mani. Vedi A. KUSHNIR-STEIN, Two In-scribed Lead Weights of Agrippa II, in ZPE141 (2002) 295-297; R. REICH, Stone ScaleWeights of the Late Second Temple Periodfrom the Jewish Quarter, in Jewish QuarterExcavations in the Old City of JerusalemConducted by Nahman Avigad, 1969-1982.Vol. III: Area E and Other Studies. FinalReport, a cura di H. Geva, Jerusalem 2006,329-388, con ricca bibliografia; KUSHNIR-STEIN, in Corpus Inscriptionum Iu-daeae/Palaestinae. Volume I: Jerusalem.Part 1, Berlin-New York 2010, 653-680,note 659-692.36 1 Mac 10,29; 11,35; Z. SAFRAI, The Eco-nomy of Roman Palestine, London 1994,185-187.37 1 Mac 10,29; 11,35, e vedi i commenti diU. RAPPAPORT, The First Book of Maccabe-es, Jerusalem 2004, 254, 276 [in ebraico].Il monopolio, passato dai re seleucidi agliAsmonei, sarebbe poi passato naturalmen-te da loro a Erode.


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