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«Le Ville Venete: il contributo di Giuseppe Mazzotti», in Giuseppe Barbieri, Ville Venete un nuovo...

Date post: 03-Apr-2023
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Villa Capra Barbaran, Santa Maria di Camisano (Vicenza), 1950, fotografia di Gianpaolo Vajenti.

Le Ville Venete:il contributo di GiuseppeMazzotti

Le Ville Venete sono da tempo considerate un elemento inte-grante e identificativo del nostro complessivo Cultural Heritage. Il fenomeno si rileva anzitutto per le sue dimensioni quantita-tive: possiamo infatti contarne oltre quattromila, considerando anche la presenza di edifici con le medesime caratteristiche in Friuli Venezia Giulia. La quantità non fa comunque aggio sulla qualità: tra il 1994 e il 1996, 24 ville palladiane sono state riconosciute dall’UNESCO come “Patrimonio dell’Umanità”. Tale patrimonio continua a essere uno straordinario elemento identi-tario del territorio veneto, un vero e proprio marchio e un’icona, centrale nella promozione turistica. La costruzione di questa brand identity si deve soprattutto, a partire dai primi anni Cin-quanta del secolo scorso, all’iniziativa di un grande animatore culturale, scrittore e fotografo, il trevigiano Giuseppe Mazzotti (1907-1981). Per quasi quattro decenni direttore dell’Ente Pro-vinciale per il Turismo (EPT) di Treviso, Mazzotti fu una figura eclettica e molto abile nel promuovere i valori del territorio a livello nazionale e internazionale, dall’architettura all’enogastro-nomia, dall’artigianato al paesaggio della Marca Trevigiana, dalla pittura alle canzoni popolari. Grazie all’utilizzo sinergico di diversi media, primo tra tutti la fotografia, ma anche attraver-so giornali e riviste, pubblicazioni divulgative come opuscoli e pieghevoli in più lingue, documentari, trasmissioni radiofoniche e televisive, egli si dimostrò un pioniere del marketing cultu-rale della Regione del Veneto e divenne un modello per gli altri EPT italiani1, favorendo soprattutto la conoscenza delle Ville Venete, ma anche di molti altri aspetti del patrimonio culturale veneto in Italia e all’estero.

Margherita Naim

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«Il Tempo della Decadenza»2

Le Ville Venete, in origine vertice architettonico di ampie tenute agricole e luoghi di villeggiatura dell’aristocrazia veneziana o delle élites di Terraferma, con la caduta della Serenissima, alla fine del Settecento, cominciarono a smarrire il loro splen-dore. Questi edifici, opera di celebri architetti, decaddero per ragioni specialmente economiche. Con lo spopolamento delle campagne e l’avvento della Rivoluzione industriale, la gestione di queste proprietà venne trascurata o conferita dai signori a contadini o speculatori. Ciò determinò un generale deprezza-mento dei patrimoni che non consentì i necessari interventi di manutenzione e restauro. Nel frattempo i mutamenti dei costumi favorirono e promossero villeggiature al mare e in montagna.Già nel 1903 lo scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal, che compiva frequenti viaggi in Italia, ne denunciava il degrado. Nel definire La Rotonda del Palladio una dimora «per gli dèi»3 non potè tuttavia fare a meno di denunciarne lo stato delle statue «mutile, accecate, con le mani tagliate»4 e l’invasione di muschi e sterpi. Pochi anni dopo, nel 1909, Fritz Burger, storico dell’arte tedesco, le definiva «perle sfavillanti»5 ma dalle «volte cadenti»6, nido di civette e pipistrelli. Il decadimento favorì l’u-

Ritratto di Giuseppe Mazzotti, 1964, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).

Nella pagina a fronte, in alto, Villorba (Treviso), Villa Angelica, particolare dell’ingresso alla barchessa, 1960, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).Maser (Treviso), Villa Barbaro, particolare degli interni affrescati di Paolo Veronese, Foto G. Fini, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).In basso, Villa Da Porto Barbaran, Montorso (Vicenza), 1950, fotografia di Gianpaolo Vajenti.

tilizzo delle ville anche come ricoveri di fortuna e pure come

depositi di munizioni durante i conflitti bellici.

Un primo richiamo al problema dello stato di conservazione

delle ville in relazione al loro valore culturale fu quello di Re-

nato Cevese, insieme con gli Amici dei Monumenti di Vicenza,

nel 1948: «Il Governo […] può sopportare che la fisionomia delle

nostre campagne venga cancellata e che l’Italia diventi una

terra senza volto?»7. Fu così che, in quegli anni, nella pubbli-

cistica nazionale cominciò a riecheggiare il «grido d’allarme»8

rivolto alla salvezza di un «malato gravissimo»9. La «malattia»,

metafora riferita alle ville, ricorrente sulla stampa dell’epoca, si

manifestava nell’incongruo impiego di tali gioielli architettonici,

usati come fienili, legnaie, pagliai, stalle, depositi di materiali

vari, essiccatoi di bozzoli o di tabacco. In prossimità dei paesi

le ville venivano adibite persino a scuole, uffici comunali, coo-

perative e cinematografi.

Nel 1952, su un quotidiano milanese, l’irriverente e amaro titolo

di «Capolavori affumicati»10 introduceva una fotografia degli af-

freschi della cappella di Villa Capra11 dalla cui volta «pendono

provole, salami e mortadella»12: purtroppo, non si trattava di un

fotomontaggio.

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schi del Veronese, dipinti del Pozzoserrato, incisioni di Coronelli e Costa e poi statue, stampe, mappe, libri, documenti: ne risultò un’efficace combinazione di materiali e di linguaggi. La mostra fu prorogata per il grande successo di pubblico e suscitò una grande eco su quotidiani e rotocalchi. Divenne itinerante e fu circuitata in altre città d’Italia e all’estero: a Londra, Parigi, Co-penhagen e in altre città europee, ma anche a New York e in altri centri degli Stati Uniti.L’esposizione del 1952 fu dunque l’evento che consentì di dif-fondere la conoscenza di tale patrimonio e di promuovere eventuali iniziative di ripristino e ottimizzazione delle risorse culturali del territorio. Ne scrissero celebri letterati e giorna-listi come Buzzati che sulle “Vie d’Italia” la definì «memorabi-le»19. Quando la mostra venne allestita a Londra presso la più prestigiosa istituzione inglese in ambito architettonico, il Royal Institute of British Architects, Rudolf Wittkower, uno dei più emi-nenti storici dell’architettura britannica, profondo indagatore dei rapporti di questa con la lezione palladiana, lodò pubblica-mente l’iniziativa20 per aver fornito materiale fondamentale per lo studio delle origini della tipologia delle case rurali inglesi. Rodolfo Pallucchini celebrò il «commento illustrativo»21 a costan-te corredo dell’opera mazzottiana. Neri Pozza ne tessé gli elogi nominando Mazzotti come «guida» della «crociata per le ville venete»22 evocando quasi un’adesione spirituale alla missione per la salvezza di questi capolavori dell’architettura.La grande intuizione di Mazzotti era stata quella di utilizzare in maniera davvero cospicua la fotografia, uno strumento all’epoca per altro già molto adoperato, ad esempio dagli storici dell’ar-te per i loro studi e pubblicazioni, e considerato ormai indi-spensabile alla narrazione giornalistica. L’immagine fotografica era inoltre ormai sistematicamente adottata nella promozione turistica per depliant, manifesti, cartoline e riviste, come per esempio quella del Touring Club Italiano. Nella “Mostra delle Ville Venete” furono coinvolti i più importanti studi fotografici locali, come Vajenti e Fini, e non, come Stefani e Giacomelli. Lo stesso Mazzotti non vi risultò solo scrittore e animatore, ma anche fotografo. Le fotografie esposte erano molto numerose e furono stampate in grande formato; in alcuni casi risultarono disposte su tutta l’altezza delle pareti, come si trattasse dell’alle-stimento di un’antica quadreria. I soggetti proposti restituivano prevalentemente l’immagine della facciata principale della villa ripresa frontalmente o di scorcio e spesso inserita nel contesto del paesaggio circostante, per attirare l’attenzione del forestie-ro e dello spettatore locale, talvolta meno attento all’incanto di percorsi quotidiani. Insieme furono presentati particolari di dipinti e di affreschi.

In alto, Ponzano Veneto (Treviso), Villa Minelli, la sala affrescata trasformata in deposito di attrezzi agricoli, foto Giuseppe Fini; Fondo G. Mazzotti (Fast - Foto Archivio Storico Trevigiano).

In basso, Villa Pigafetta Camerini, Montruglio di Mossano (Vicenza), 1950, fotografia di Gianpaolo Vajenti.

Giuseppe Mazzotti e la Mostra fotografica sulle Ville Venete

Giuseppe Mazzotti rivelò le proprie attitudini per il giornalismo, la scrittura e la critica d’arte a partire dal 1927, anno in cui esordì anche come curatore della settima edizione della Mostra

d’arte Trevigiana13, evento molto partecipato e primo di una serie di iniziative che si svilupparono grazie al suo patrocinio. Estremamente versatile e impegnato a promuovere e tutelare la cultura veneta, promosse la celebrazione di costumi e tra-dizioni locali, dalle creazioni artistiche alle specialità culinarie. Mazzotti, attraverso mostre fotografiche e pubblicazioni, fu prota-gonista del clima di valorizzazione del paesaggio che si rivelò fondamentale per la ricostruzione dell’identità territoriale e per la riqualificazione dell’offerta turistica del primo e del secondo dopoguerra. Il successo della sua opera di animatore cultura-le e la sua modernità consistettero nell’intuire le potenzialità della commistione di mezzi di comunicazione differenti quali fotografia, pittura, grafica, pubblicistica, film, radio e televisione affinché il suo messaggio fosse efficacemente raccolto e condi-viso da opinione pubblica e istituzioni. L’approccio multimediale di Mazzotti fu certamente una delle cause del primato dell’EPT trevigiano nell’opera di propaganda turistica del Bel Paese.Cittadino emerito della «Piccola Atene»14, la Treviso così definita da Dino Buzzati per il fermento culturale che l’animava, egli compì un passo significativo e, anzi, decisivo nella direzione della tutela dei nostri capolavori architettonici attraverso la “Mo-stra fotografica sulle Ville Venete” tenuta a Palazzo dei Trecento nel 1952 e divenuta da allora, e immediatamente, leggendaria. La mostra fu realizzata concertando gli EPT delle sette province del Veneto e quello di Udine e coinvolgendo autorevoli esperti nella redazione del catalogo15. Quest’ultimo, che censiva più di mille ville, con brevi descrizioni talvolta corredate da fotografie d’autore, ebbe un impatto sul pubblico molto più forte rispetto a precedenti e forse più scientifiche esperienze16 e fu oggetto di numerose riedizioni sino a tempi recenti, l’ultima nel 200717.Nel Palazzo dei Trecento furono presentate al pubblico più di quattrocento ingrandimenti fotografici delle più rilevanti ville disposti sulle pareti in settori distinti per provincia18 al pari dell’organizzazione del catalogo. Vennero inoltre esposti affre-

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La reiterazione dell’esperienza espositiva, la copiosa presenza di riproduzioni fotografiche delle Ville Venete su locandine e sulla stampa fecero della villa, allo stesso tempo, un’icona del territorio veneto e un simulacro della lotta per la salvaguardia di tali beni architettonici. Durante i periodi di apertura delle esposizioni all’estero Mazzotti, anche qui in anticipo su succes-sive e ora ben presenti tendenze, abbinava l’evento espositivo alle «Settimane della cultura italiana» con conferenze, proiezio-ni di diapositive e filmati, cocktail party con suggestivi figuranti in costume veneto. In occasione di tali iniziative coinvolse cor-rispondenti della RAI-TV23 o di radio e televisioni locali. A rafforzare l’immagine del territorio, e anche qui con profetica lungimiranza, Mazzotti produsse e divulgò materiali filmici sulle Ville Venete, cortometraggi e documentari di propaganda turi-stica che aprirono la strada a una fertile produzione. «Case di Villa Venete», con la regia di Franco Batacchi, Bepi Fini e Giu-seppe Mazzotti, il filmato girato in occasione dell’esposizione del 1952, è stato di recente riproposto in occasione del «Villa Film Festival» organizzato a complemento di un convegno e di una mostra presso il Centro Internazionale di Studi di Architet-tura Andrea Palladio di Vicenza (CISA) nel 2005. L’ampio e strategico utilizzo delle risorse comunicative più ag-giornate non avrebbe raggiunto così ampia risonanza, senza la passione con cui Mazzotti animò le proprie iniziative. Quanti l’hanno conosciuto ricordano la convivialità contagiosa che tra-sferì nelle proprie iniziative. La scoperta dei cibi tradizionali trevigiani e il loro accostamento ai migliori vini locali non fu solo slancio personale ma progetto culturale, a iniziare dall’im-pegno che lo ha visto guidare per venticinque anni la Delega-zione trevigiana dell’Accademia Italiana della Cucina. Non va infatti trascurato il fatto che le ville sono inserite in un contesto regionale ricco di bellezze naturali, di città storiche e itinerari enogastronomici: tutti elementi che concorrono a eleggere il Veneto come meta turistica ambita. Grazie a questa consape-volezza, Giuseppe Mazzotti, di cui sono noti gli scritti dedicati alla cucina e alla cultura enologica24, fu anche promotore, negli anni Cinquanta e Sessanta, di memorabili Festival della cucina trevigiana, con lo scopo di valorizzare le tradizioni locali a li-vello provinciale e nazionale. Mazzotti fu estremamente tenace nell’esaltare tutti gli aspetti della «gioiosa et amorosa» Marca Trevigiana, ma sempre in una prospettiva storica, al fine di defi-nire e tramandare l’identità culturale della comunità.

Villa Cordellina Lombardi, Montecchio Maggiore (Vicenza), 1956, fotografia di Gianpaolo Vajenti.

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«Ville Venete: Tempo di Rinascita»25

Il clamore suscitato dall’opera intensiva e sistematica di Mazzotti sensibilizzò l’opinione pubblica che, attraverso la grande campa-gna mediatica, venne a una maggiore e più consapevole cono-scenza del problema delle Ville Venete. Ne conseguirono impor-tanti risvolti istituzionali: primo fra tutti la creazione dell’Ente per le Ville Venete, nel 195826, lo stesso anno di fondazione del CISA a Vicenza. Per un ventennio l’Ente svolse un’efficace azione di tutela e valorizzazione del patrimonio che divenne impegno pro-grammatico con la costituzione dell’Istituto Regionale per le Ville Venete (IRVV) nel 197927. Lo scopo dell’IRVV fu quello di «provve-dere, in concorso col proprietario oppure sostituendosi ad esso, al consolidamento, al restauro, alla promozione nonché alla migliore utilizzazione delle ville […]»28. Oggi l’Istituto è sempre più attivo e sovrintende a diverse iniziati-ve. Innanzitutto ha sollecitato finanziamenti che hanno condotto a numerosi restauri grazie ai quali architetture e affreschi hanno ri-trovato il loro antico splendore. Ha promosso la creazione di servi-zi per incentivare il turismo: molte ville sono sedi espositive aperte al pubblico, come il Museo Nazionale di Villa Pisani, e comprese negli itinerari di guide e tour operator. Il sito web «Villevenete.net», grazie al contributo dell’IRVV, lead partner del progetto, è un portale per il turismo nel quale è possibile scoprire territorio e servizi, ricevere informazioni relative all’accessibilità delle ville, trovare o richiedere itinerari personalizzati adatti alle proprie esi-genze di viaggio. L’IRVV, inoltre, ha coordinato attività di studio e ricerca sulle Ville Venete che hanno condotto alla pubblicazione di diverse collane editoriali29 e alla compilazione di un catalo-go scientifico, completo di riproduzioni fotografiche, consultabile online sul sito web dell’Istituto (www.irvv.net). Nel 1979 fu fondata anche l’Associazione Ville Venete – di cui Mazzotti fu affiliato – che propone agilmente, attraverso il proprio sito internet, percorsi turistici e segnalazioni editoriali, fornisce informazioni su riunioni organizzate per soci o simpatizzanti, convegni e seminari, eventi e manifestazioni. Inoltre, nel sito si trovano i collegamenti alle pa-gine web di circa un centinaio di Ville Venete. La riqualificazione di queste architetture e dei loro spazi interni ed esterni e la con-seguente fruizione turistica ha contribuito alla crescita economica delle zone interessate garantendo una ricaduta permanente di ricchezza. II brand «Ville Venete», che è oggi uno dei più efficaci simboli della Regione Veneto, può contare dunque su fattori di entertainment assai diversificati e funge da richiamo per visitatori italiani e internazionali. Questo marchio, ormai consolidato, è il risultato del contributo di diversi attori istituzionali, associazioni, imprese ed enti di promozione del turismo che hanno saputo «fare network» ossia lavorare in un’ottica sinergica fungendo così da propulsori dell’economia turistica di queste zone30.

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Le Ville Venete, un modello di promozione turistica

L’ingresso delle Ville Venete nei circuiti turistici internazionali avvenne con una rapidità sorprendente. La frequenza sistema-tica con cui i giornali furono sollecitati a proporre l’argomento, gli immancabili richiami a quest’esperienza italiana in occasio-ne di ogni manifestazione collaterale, si trattasse di mostre d’ar-te, concorsi fotografici o eventi conviviali, fecero dell’attività pro-mozionale di Giuseppe Mazzotti un catalizzatore dell’interesse internazionale. La sua figura costituisce un riferimento signifi-cativo ancora oggi. La curiosità e l’immaginazione, la capacità di prefigurare le iniziative più disparate e di farle convergere attorno alle peculiarità del territorio trevigiano, l’abilità di or-dinare gli strumenti comunicativi più aggiornati per ottenere i risultati sperati gli permisero a sua volta di guardare a espe-rienze straniere significative e di tradurle in un modello origi-

Giuseppe Mazzotti e il prefetto Cappa all’inaugurazione della “Mostra delle Ville Venete” a Milano, 1953, foto Giancolombo, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).

Nella pagina a fronte, dall’alto, la mostra fotografica delle Ville Venete a Treviso, 1952, Fondo G. Fini, (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).Michelangelo Muraro tra Giuseppe Mazzotti e Mario Ferrari Aggradi all’inaugurazione della “Mostra delle Ville Venete” a Roma, 1953, Publifoto, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).V Festival della Cucina Trevigiana, Giuseppe Mazzotti al ristorante “Da Ivano”, 1963, Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).

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nale. Come Mazzotti stesso afferma31, il suo modello operativo avrebbe voluto condurre all’emulazione italiana dell’esempio in-glese. Nell’Inghilterra dell’epoca era già attiva, nella tutela del patrimonio storico e naturale, a livello nazionale, l’associazione che oggi conta quasi quattro milioni di membri32, il «National Trust for Places of Historic Interest or Natural Beauty». Ente au-tonomo sorto nel 1895, il National Trust33 è un’organizzazione benefica che opera grazie ai contributi economici dei soci e stabilisce provvedimenti legislativi volti alla tutela di proprietà rilevanti da un punto di vista storico e paesaggistico, come i celebri castelli medievali ma anche parchi e giardini, spiagge e tratti costieri. Tali leggi impediscono l’alienazione e l’alterazione del patrimonio, ne promuovono la conservazione e ne consen-tono la fruizione turistica, in accordo con i proprietari. Questi ultimi, aderendo all’associazione, beneficiano di sgravi fiscali e godono di particolari vantaggi, tra i quali l’esenzione dalle tasse di successione e facilitazioni di ingresso agli altri pos-sedimenti. Sul modello inglese, che comprende anche Galles e Irlanda del Nord, sono stati creati i National Trust di Scozia, Canada, Giappone e molti altri paesi del mondo. Per quanto ri-guarda l’Italia, oggi una Fondazione non profit di stampo simile è il Fondo Ambiente Italiano (FAI) che dal 1975 si occupa della tutela del patrimonio storico artistico e paesaggistico. Con tutta probabilità fu sulla scorta dell’esempio inglese, ma anche di quello mazzottiano, noto a livello internazionale gra-zie alla risonanza della mostra sulle Ville Venete itinerante in Europa a partire dalla tappa londinese nel 1954, che vennero gestite analogamente le dimore storiche francesi, ovvero i Ca-stelli della Valle della Loira. Si tratta di oltre trecento fortezze antiche comprese nella Région Centre ed erette a partire dal X secolo da sovrani e nobiltà francese come dimore estive. Les Chateaux du Val de Loire vennero individuati come caso affine a quello delle Ville Venete, per il pregio delle architet-ture e la localizzazione geografica circoscritta, già durante il Viaggio in Italia34 di Guido Piovene e nei primi anni Sessanta dapprima da Mazzotti35 e in seguito da Michelangelo Mura-ro36. La Francia, al pari dell’Italia, cominciò a occuparsi della valorizzazione dei propri castelli storici negli anni Cinquanta del secolo scorso. Soprattutto legate alla fama di Leonardo da Vinci37, pittore di corte di Francesco I, le iniziative francesi non restituiscono, almeno sino ad anni recenti, un programma pro-mozionale particolarmente ricco e definito. In ogni caso, oggi circa un terzo dei Castelli della Loira è stato trasformato in un museo e aperto al pubblico, con uffici del turismo per guidare i flussi di visitatori. L’agenzia Mission Val de Loire, sorta nel 2002 e responsabile del marchio, coordina iniziative promozionali quali festival o esposizioni di arte e pittura. Anche nel caso

francese vengono valorizzati gli aspetti enogastronomici, come dimostra la Route des Vins de Loire comparabile alla nostra Strada del vino rosso del Piave, e non mancano circuiti per il turismo fluviale o itinerari ciclistici38. Les Chateaux du Val de

Loire rappresentano oggi un’attrattiva turistica nota a livello in-ternazionale e, al pari delle nostre Ville, ma con qualche anno di ritardo, nel 2000, sono stati inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.In Europa e nel mondo sono molto numerosi i nuclei di dimo-re storiche. In Portogallo l’associazione denominata TURIHAB

(Turismo de Habitação) dal 1983 conduce un programma di sovvenzioni destinate ai proprietari di dimore storiche che desi-derino offrire ospitalità ai visitatori39. Potremmo citare molti altri casi, dai «Kastela» nella zona di Ragusa, in Croazia, ai «mas» in Catalogna, ai più distanti «Castelli dei Maharaja» in India, senza però rilevare circuiti turistici ben definiti né programmi di valorizzazione strutturata e sedimentata nel corso del tempo. Nell’ambito delle dimore storiche, le Ville Venete rappresentano il caso più eclatante di promozione turistica e, poiché estre-mamente numerose e presenti sul territorio, potrebbero essere sottoposte a possibilità di sfruttamento sempre nuove.

La «Civiltà» delle Ville Venete

La strategia comunicativa di Giuseppe Mazzotti, basata sull’uti-lizzo della fotografia e di altri media e sviluppata attraverso la rappresentazione dei luoghi e degli aspetti identitari del terri-torio veneto, produsse un «modello d’evento espositivo divulga-tivo, di forte impatto emotivo»40 molto efficace. Dalle denunce dei primi anni Cinquanta alla pubblicazione di studi e catalo-ghi, alla costituzione di enti preposti alla tutela delle Ville Ve-nete, sino al riconoscimento UNESCO, la qualità dell’operato di Mazzotti ha sollecitato la creazione di un modello istituzionale strutturato rivolto alla tutela e alla valorizzazione di tali beni. L’Istituto Regionale Ville Venete ricalca l’idea mazzottiana, riba-dita da giornalisti e studiosi e concettualizzata da Michelan-gelo Muraro, di considerare le Ville Venete come un fenomeno unitario con valore di «Civiltà» ovvero come specchio della storia e della cultura di un’epoca.

Si parla delle ville venete come di una particolare categoria di edifici che costituiscono un capitolo a sé nella storia dell’ar-chitettura: come dei castelli della Loira o, in tono più elevato, dei templi greci. […] non si tratta […] dell’idea geniale di un singolo artista, ma dell’apparato di un’intera nazione che noi definiamo la civiltà delle ville venete; e per civiltà si intendono tutte le forze spirituali di un determinato momento: vengano esse dall’arte, dalla cultura, dalla scienza, dalla filosofia, dalla tradizione, dalla storia […]41.

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Note1 Virgilio Celletti, Mario guidotti, lidia Natoli, MariaNo tiCCoNi (a cura di), Turismo in Italia: gli Enti Provinciali per il Turismo nello sviluppo dell’economia e della vita italiana, Roma, Editalia, 1962, p. 20.2 giuseppe Mazzotti (a cura di), Le Ville Venete, I ed., Treviso, Canova, 1952. Catalogo della mostra tenuta nel Palazzo dei Trecento a Treviso (14 settembre-1 ottobre 1952, poi prorogata). Mazzotti, nell’introduzione al catalogo intitolata Condizione delle Ville Venete, contrappone «Il tempo dello splendore» a «Il tempo della decadenza». 3 Hugo VoN HofMaNNstHal, Sommerreise, I ed. in «Neue Freie Presse», 18 luglio 1903, trad. it. Viaggio estivo, estr. da “Le tre Venezie” 16 (1941), n. 3, p. 146. 4 Ibidem.5 fritz Bürger, Le ville di Andrea Palladio: contributo alla storia dell’evoluzione dell’architettura rinascimentale, 1909, ed. filologica curata da Elena Filippi e Lionello Puppi, Torino, Allemandi, 2004, p. 16. Si tratta del II libro della collana affidata all’editore Allemandi dall’Istituto Regionale Ville Venete, diretta da Lionello Puppi e dedicata a «Fonti e testi inediti e rari per la Civiltà della Villa Veneta». 6 Ibidem.7 reNato CeVese, Sulle ville del Veneto incombe l’ultima rovina, “Il Tempo di Milano”, 3 novembre 1948. 8 guido piaMoNte: «Itinerario veneto. Un grido di allarme si è levato per le antiche ville che vanno in rovina. È in uso una speciale tecnica dello sfruttamento delle eleganti dimore del ’600 e del ’700: si acquistano per poco prezzo e, tagliati gli alberi del parco e venduto quanto è possibile, si adibiscono a case coloniche e a stalle», in “Il Mattino dell’Italia Centrale”, 21 ottobre 1952. 9 giuseppe silVestri, Appello “all’UNESCO”: Centinaia di ville in rovina nel Veneto, “Corriere d’informazione”, 30-31 maggio 1951.10 reNato CeVese, Dagli affreschi della Cappella pendono provole salami e mortadella, “Milano Sera”, 8 maggio 1952. 11 Villa Capra Barbaran è situata a Santa Maria di Camisano (Vicenza).12 CeVese, Dagli affreschi della Cappella... cit.13 Catalogo della VII Mostra d’arte trevigiana, Treviso, Società Anonima Editrice Trevigiana, 1927. La mostra, tenuta a Palazzo dei Trecento a Treviso (16 ottobre-11novmbre 1927), fu organizzata dal Sindacato Provinciale Belle Arti, di cui Mazzotti era componente. Quest’ultimo fu coinvolto nell’organizzazione di tutte le Mostre d’arte trevigiana che seguirono a intervalli irregolari e s’interruppero nel 1942 con l’XI edizione.14 diNo Buzzati, Treviso piccola Atene, “Corriere della Sera”, 3 ottobre 1950.15 Mazzotti (a cura di), Le Ville Venete... cit.16 giulio fasolo, Le ville del vicentino, Vicenza, Arti Grafiche delle Venezie, 1929. Si tratta di uno dei primi cataloghi delle Ville Venete costituito da circa un centinaio di schede e corredato da fotografie.17 giuseppe Mazzotti (a cura di), Le ville venete, II rist. anast. della III ed. (1954), con nuova prefazione di Lionello Puppi, Treviso, Canova, 2007.18 luigi aNgeliNi, Una mostra fotografica e un efficace catalogo. Il dramma in due tempi delle splendide ville venete. Due intelligenti iniziative che documentano la decadenza di un prezioso patrimonio artistico e proposte per un intervento salvatore, “L’Eco di Bergamo”, 2 ottobre 1952. 19 diNo Buzzati, La vita in villa, in “Le Vie d’Italia” LXIV (1958), n. 3, p. 317.20 rudolf WittkoWer, The influence of Palladio’s Villas, in “Country Life” CXV (1954), n. 2980, pp. 516-517. 21 rodolfo palluCCHiNi, Ville Venete, “Il Resto del Carlino”, 4 marzo 1958. 22 Neri pozza, A un anno dalla morte di Giuseppe Mazzotti, burbero paladino dell’arte e della cultura. Guidò la crociata per le ville venete, “Il Gazzettino”, 28 marzo 1982.

23 Archivio di Stato di Treviso (ASTV), Fondo EPT, Busta 325, Mostre delle Ville Venete e dei Castelli delle Tre Venezie all’Aja e a Dusseldorf, dattiloscritto, 1961.24 giuseppe Mazzotti, Scritti sulla cucina veneta, trevigiana, valdostana, a cura di Ulderico Bernardi, Fondazione Giuseppe Mazzotti per la Civiltà Veneta, “Quaderni” 6, Treviso, Canova, 2001.25 giuseppe Mazzotti, Ville venete: tempo di rinascita, “Le Vie d’Italia” LXIII (1957), n. 9, pp. 1137-1160.26 Cfr. Legge 6 marzo 1958, n. 243.27 Legge regionale 63 del 24 agosto 1979.28 Cfr. pagina web dell’Istituto Regionale Ville Venete: <http://www.irvv.net/jsp/istituto.jsp?idm=41>.29 Tra il 2000 e 2005 sono stati pubblicati otto volumi, editi da Marsilio, uno per ciascuna provincia della Regione del Veneto e uno per la Regione Friuli Venezia Giulia che propongono, complessivamente, un censimento di circa 4000 Ville, completo di bibliografia ed elenco dei beni vincolati. Tra il 2003 e il 2005 è stata pubblicata da Allemandi una collana editoriale dedicata alla «Civiltà della Villa Veneta», in cinque volumi (cfr. nota 5), che propone riedizioni filologiche di testi antichi sull’architettura dallo Scamozzi, al Burger, al Palladio. A partire dal

2008 è stata pubblicata da Marsilio una collana editoriale relativa agli affreschi nelle Ville Venete dal Cinquecento all’Ottocento, realizzata in collaborazione con la Fondazione Cini di Venezia. Di quest’ultima sono stati pubblicati i volumi relativi agli affreschi per i secc. XVI-XVIII, mentre è in corso di pubblicazione il volume relativo all’Ottocento. Tutte le iniziative editoriali citate sono state sviluppate in collaborazione con l’IRVV.30 paola duBiNi, MaNuela de Carlo, La valorizzazione delle destinazioni: cultura e turismo, Milano, EGEA, 2008.31 giuseppe Mazzotti, Il problema delle Ville Venete, “Arte Veneta” VI (1952), pp. 212-216. 32 Cfr. pagina web del National Trust inglese: <http://www.nationaltrust.org.uk/about-us/>.33 gilBert Moreau, Le patrimoine préservé

par le National Trust, “Revue Tourisme” (2002), n. 11, pp. 29-40.34 guido pioVeNe, Viaggio in Italia, IV ed., Milano, Baldini Castoldi Dalai, 2009, p. 53.35 ASTV, Fondo EPT, Busta 325, giuseppe Mazzotti, Significato della mostra delle Ville Venete, dattiloscritto, 1961.36 MiCHelaNgelo Muraro, Civiltà delle Ville Venete, nuova ed. con le note inedite dell’autore, Venezia, Canal & Stamperia Editrice, Regione del Veneto, 2000. Relazione tenuta il 23.10.1964 alla Bibliotheca Hertziana di Roma.37 Nel 1952, anno della prima edizione delle Ville Venete, al Musée des Beaux Arts de Tours veniva organizzata un’esposizione relativa all’arte nella Valle della Loira per celebrare il quinto centenario della nascita di Leonardo da Vinci. Cfr. L’art du Val de Loire de Jean Fouquet a Jean Clouet 1450-1540: exposition organisée a l’occasion du cinquième centenaire de la naissance de Léonard de Vinci, (Musée des Beaux-Arts de Tours, 9 juillet-30 septembre 1952), Paris, Editions des Musees Nationaux, 1952.38 ViNCeNt garNier, Les marques touristiques en région Centre: Un enjeu partagé dans la compétition internationale, “Espaces”, n. 303 (2012), pp. 33-36.39 faBio zeCCHiN, From the Ville Venete to the Historic Houses of E.U., Due Carrare, Associazione per le Ville Venete, 2004.40 alBerto praNdi, Saper Vedere, in luCa BaldiN et al. (a cura di), L’ immagine eloquente: Giuseppe Mazzotti la scoperta della fotografia come media, Castelfranco Veneto, Città di Castelfranco Veneto, 2012, catalogo della mostra tenuta a Castelfranco Veneto, Museo Casa Giorgione (17 novembre 2012 – 10 febbraio 2013).41 Muraro, Civiltà delle Ville... cit., p. 11.

Giuseppe Mazzotti e Giovanni Comisso, 1960 ca., Fondo G. Mazzotti (FAST - Foto Archivio Storico Trevigiano).


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