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L'isola di Pantelleria e il Canale di Sicilia. Scambi commerciali e circolazione delle merci in età...

Date post: 21-Nov-2023
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XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana Isole e terraferma nel primo cristianesimo Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi Isole e terraferma nel primo cristianesimo university press
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XICongressoNazionaledi ArcheologiaCristiana

Isole e terraferma nel primo cristianesimoIdentità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi

Isole e terraferma nel primo cristianesimo

university press

Studi e Ricerche di Cultura Religiosa

Nuova Serie

viii

Isole e terraferma nel primo cristianesimoIdentità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttivi

Atti XI Congresso Nazionale di Archeologia Cristiana

Cagliari, Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio – sede della Cittadella dei MuseiCagliari, Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna

Sant’Antioco, Sala Consiliare del Comune23-27 settembre 2014

a cura diRossana Martorelli ‐ Antonio Piras ‐ Pier Giorgio Spanu

2015

university press

Con il contributo del Servizio Nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italianae del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio dell’Università di Cagliari

© 2015 PFTS University PressPontificia Facoltà Teologica della Sardegnavia Sanjust, 13 - 09129 Cagliari

isbn 978-88-98146-22-2

università di cagliari dipartimento di storia, beni culturali e territorio

università di sassari dipartimento di storia, scienze dell’uomo e della formazione

pontificia facoltà teologica della sardegna dipartimento di scienze bibliche e patristiche

INDICE

Introduzione Francesco Atzeni

Saluto del Rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino

Saluto del Preside della Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna Maurizio Teani

Saluto del Comitato promotore Rossana Martorelli

Cronaca del Congresso

Programma del Congresso

Relazione introduttiva:Le origini cristiane di isole e “continenti” tra identità e uniformità, alla prova dell’archeologiaPhilippe Pergola

I. Origine ed evoluzione del cristianesimo fra la terraferma e le isole

L’organizzazione delle Chiese nell’Italia tardoantica tra isole e terrafermaDonatella Nuzzo

Concettualizzazione e simbologia di “isola” e “terraferma” nella letteratura biblica e patristicaAntonio Piras

Discussione

II. Organizzazione dei cimiteri, dei santuari martiriali e diffusione del culto dei santi fra isole e terraferma

Sviluppi monumentali e insediativi dei santuari dei martiri in Sardegna Vincenzo Fiocchi Nicolai & Lucrezia Spera

Sepolture cristiane e pagane tra III e IV secolo: il caso della necropoli sul colle di Bonaria a CagliariSabrina Cisci & Piergiorgio Floris

Le aree funerarie fra isole e terraferma: esempi dalla Sicilia e dalla Sardegna Rosa Maria Carra Bonacasa, Giuseppe Falzone, Giuseppina Schirò, Emma Vitale & Elisabetta Sanna

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Latomie, apprestamenti idraulici, officine di vasai e luoghi di culto pagani. Il reimpiego delle preesistenze nelle catacombe di Siracusa e le puntuali analogie con alcuni dei cimiteri sotterranei maggiori e minori di RomaGioacchina T. Ricciardi

Cimiteri riservati negli edifici di culto. Il caso di Caucana (Sicilia)Giovanni Distefano

Lo spazio degli infanti nei cimiteri tardo-antichi: organizzazione e distribuzione spaziale fra ritualità e consuetudini socialiLidia Vitale Riti e pratiche funerarie nel processo di costruzione di una memoria identitaria: esempi da Sar-degna e SiciliaPaola De Santis

Il ruolo delle isole maggiori e minori nella diffusione del culto dei santi. Dinamiche e modalità di circolazione della devozioneRossana Martorelli, Lucia Mura, Marco Muresu & Laura Soro

Culto e reliquie tra isole e terraferma: l’isola di Bergeggi (Liguria)Alessandra Frondoni

Discussione

III. Edifici di culto cristiani, architettura e scultura fra isole e terraferma

La ricostruzione della rete ecclesiastica attraverso il corpus europeo delle chiese altomedievali (CARE)Gian Pietro Brogiolo

Spazi urbani di età bizantina e sedi episcopali della Sardegna settentrionale nell’XI secolo: spun-ti di riflessione attraverso il caso di Bosa (V-VII secolo)Laura Biccone, Franco G.R. Campus & Alessandro Vecciu

Suppellettile in bronzo di età tardoantica in Sicilia e Sardegna: produzione, uso e committenzaIsabella Baldini & Rita Schiaffino

Ecclesiae aedificantur, dedicantur, implentur (Agost. serm. cccxxxvi, 3). La “cattedrale” paleocristiana: costanti e variabili tra IV e VI secolo, tra isole e terrafermaGisella Cantino Wataghin

La cattedrale di Reggio Emilia. Evoluzione architettonica tra tardo antico e alto medioevoRenata Curina

Il ruolo dei marmi bizantini nella produzione scultorea della Sardegna tardoantica e paleocristianaClaudia Barsanti & Alessandra Guiglia

Sigle di lavorazione e atelier marmorari: nuove riflessioni sul relitto di MarzamemiGiulia Marsili

Nuove considerazioni sulla scultura protobizantina delle isole tra importazione e produzione locale: il caso della SiciliaSilvia Pedone

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isole e terraferma nel primo cristianesimo

Produzione e commercio del marmo lungo le rotte del Mediterraneo: evidenze dai depositi e dai relitti navali delle coste italianeAndrea Paribeni & Elena Flavia Castagnino Berlinghieri

Su un frammento scultoreo di Vico III Lanusei (Cagliari): modelli e circolazione della decorazione a tralcio e foglia cuoriforme nel Mediterraneo occidentaleAndrea Pala

Discussione

IV. La circolazione e gli scambi commerciali fra isole e terraferma

Produzioni, merci e scambi tra isole e terraferma nel Mediterraneo occidentale tardoanticoGiuliano Volpe, Danilo Leone, Pier Giorgio Spanu & Maria Turchiano

Dalla Sicilia “granaio dell’Urbe” all’autorifornimento regionale nel Lazio: forme e modi dell’approvvigionamento alimentare a Roma tra la tarda antichità e l’alto medioevoDaniela De Francesco

L’Isola di Pantelleria e il canale di Sicilia. Scambi commerciali e circolazione delle merci in età tardo anticaRoberta Baldassari Ricerche archeologiche nell’ager Tharrensis. Gli insediamenti tardoantichiBarbara Panico, Pier Giorgio Spanu & Raimondo Zucca

Rapporti economici tra la Chiesa di Ravenna e la Sicilia nell’altomedioevo: storia e archeologiaMila Bondi & Marco Cavalazzi

Circolazione e scambi commerciali sulla rotta Cartagine-Roma: il caso dell’arcipelago delle EgadiFabiola Ardizzone & Filippo Pisciotta

Sulle sponde del Mediterraneo. Il porto di Agrigentum in età tardo antica e bizantinaValentina Caminneci

Discussione

V. Epigrafia cristiana fra isole e terraferma

Appunti e spunti sull’epigrafia cristiana fra isole e terrafermaDanilo Mazzoleni

Un testo epigrafico sul sacramento del battesimo in SardiniaAttilio Mastino, Paola Ruggeri & Raimondo Zucca

L’epigrafia nei manoscritti. La seduzione del falsoAntonio M. Corda

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VI. Iconografia cristiana fra isole e terraferma

Rotte figurative cristiane della tarda antichità: la rete dei movimenti iconografici tra isole e terrafermaFabrizio Bisconti & Matteo Braconi

L’apparato iconografico dei mosaici funerari in Sardegna: apporti esterni ed interpretazioni localiGiovanna Ferri

Il ciclo pittorico nel Cubicolo di Giona a Cagliari. Un’iconografia a confronto tra isole e terrafermaNicoletta Usai

Nuove riflessioni iconografiche sul registro inferiore del sarcofago con il sacrificio di Isacco del Museo Archeologico Nazionale di CagliariDimitri Cascianelli

Circolazione dei Vangeli apocrifi tra isole e terraferma: riflessi nell’iconografia cristiana dei primi secoli (IV-VII)Sandra Sedda

Motivi cristiani ed ebraici nei corredi della necropoli di Pill’e Matta, Quartucciu (CA). Materiali e contesti ineditiDonatella Salvi

Discussione

VII. Correnti monastiche fra isole e terraferma

Le ‘isole’ di Girolamo. Visioni sullo spazio dell’ascesi fra Roma e l’Italia alla fine del IV secoloFederico Marazzi

Sviluppo e prime manifestazioni del monachesimo tra terraferma e isole: il contesto italianoMaria Carla Somma

I monasteri tra isole e terraferma all’età di Gregorio MagnoFrancesca Romana Stasolla

Discussione

VIII. Novità

I metropoliti milanesi a Genova (569-644?) e il ritrovamento di un fonte battesimale paleocristiano nella Cattedrale di San LorenzoMario Marcenaro

Un inedito complesso cimiteriale suburbano della Torino paleocristianaLuisella Pejrani Baricco

Nuovi dati su S. Marziano di Tortona e la cattedrale di AstiAlberto Crosetto

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isole e terraferma nel primo cristianesimo

Nuovi dati dal Verbano Cusio Ossola: gli scavi della chiesa di S. Pietro a Gravellona Toce e dell’oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano a VerbaniaFrancesca Garanzini

La necropoli della Ferrovia di Cividale del Friuli, tra vecchi rinvenimenti e nuove scoperteFabio Pagano

Nuovi scavi e ricerche sulle prime fasi insediative cristiane nel complesso degli horti Domitiae Lucillae e della “domus Annii” (comprensorio ospedaliero S. Giovanni-Addolorata, Roma)Jun Yamada & Alessandra Cerrito

Nuove considerazioni sull’attività dei presbiteri Urso e Proclino a Roma. Altari a confrontoAgnese Pergola

Nuovi dati sulle lucerne tardo antiche di OstiaRoberta Ruotolo

Nuove acquisizioni sulla chiesa di San Pietro in Campo di Merlo sulla via Portuense a RomaMarialuisa Zegretti

Cristianizzazione, culti e aree funerarie. Nuove acquisizioni dall’Abruzzo interno in età tardoanticaSonia Antonelli & Marzia Tornese

Le lucerne di età tardoantica e altomedievale dalla catacomba di S. Gennaro a NapoliCarlo Ebanista, Claudia Giordano & Antonio Del Gaudio

Inediti elementi scultorei altomedievali dal santuario di S. Felice a CimitileCarlo Ebanista

Gangivecchio (PA), Prima campagna di scavo. Nuovi dati sul destino delle ville romaneFabiola Ardizzone & Marco Manenti

La cristianizzazione delle isole minori: il caso dell’abitato di Scauri a PantelleriaLeonardo Abelli & Pier Giorgio Spanu

Possibili indizi per l’ubicazione della cattedrale paleocristiana di CagliariRossana Martorelli

Un possibile caso di antico “antiquariato cristiano” dall’agro serdianese: riflessioni sull’iniziale diffusione del Cristianesimo nell’hinterland di CagliariAntonello V. Greco

La Basilica urbana di Nora tra terra e mare: i nuovi rilieviJacopo Bonetto, Anna Bertelli, Giovanni Gallucci & Ivan Minella

Tomba ipogeica di Decimoputzu, loc. San GiorgioMassimo Casagrande

Olbia tra paganesimo e cristianesimoGiovanna Pietra

Nuove attestazioni epigrafico-scultoree della grecità bizantina in SardegnaFabrizio Sanna & Luca Sarriu

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IX. Poster

Scavi, scoperte e restauri in Liguria nell’ultimo decennioAlessandra Frondoni

La basilica funeraria e battesimale di Capo Don (Liguria. Riva Ligure-IM). Nuove ipotesi sulla sequenza delle fasi costruttive dalla tarda età imperiale all’età post-medievaleLuigi Gambaro & Aurora Cagnana

Spazi del sacro a Campo della Fiera (Orvieto, Umbria) tra tarda antichità e medioevoDanilo Leone

Nuove acquisizioni dai recenti restauri nelle catacombe romane dei SS. Marcellino e Pietro ad duas laurosRaffaella Giuliani

Archeologia paleocristiana nella valle del fiume TortoRosa Maria Cucco

Dalla villa al villaggio. L’età romana e tardoantica attraverso la circolazione di merci, prodotti e manufatti nelle Valli dello Jato e del Belìce Destro (PA)Antonio Alfano

Iconografie narrative su alcune coppe e lucerne sicilianeGiovanni Distefano & Angelica Ferraro

L’evoluzione dello spazio sacro del complesso di San Saturnino a Cagliari. Metodi di lettura della cartografia storica e rappresentazione GIS per la tutela del contesto urbano e del sistema archeo-logico e monumentale di una piazza contemporaneaLaura Zanini

ISTHMOS Project. Indagini archeologiche a Nora (Pula, CA). Campagne 2013-2014Romina Carboni, Francesca Collu, Emiliano Cruccas & Maura Vargiu

Markers di diffusione cristiana a Tratalias: agiotoponomastica e materialiClaudia Cocco

Il territorio di Iglesias in epoca prepisana: considerazioni storico-archeologiche alla luce dei principi dell’archeologia del paesaggioElena Bellu

Indagini archeologiche nel territorio di Astia, comune di Villamassargia. Primi risultatiMarta Macrì

Εἰς μέταλλον Σαρδονίας. Metalla ed il Sulcis iglesiente prima della pax costantinianaMattia Sanna Montanelli

Il territorio di Gonnosfanadiga (Medio Campidano) tra la tarda antichità e l’alto medioevoCristiana Cilla & Giovanni Ugas

San Giorgio di Sinis. I materiali metalliciBarbara Panico & Pier Giorgio Spanu

Il Sinis di Cabras tra tarda antichità e Alto Medioevo: primi risultati di una ricerca territorialeCarla Del Vais, Salvatore Sebis, Valentina Chergia, Maria Mureddu, Enrico Dirminti & Pietro Francesco Serreli

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Il territorio di Usellus (OR) tra l’età romana imperiale e l’alto medioevo: primi risultati del censimento archeologico dell’area comunaleCarla Del Vais & Pietro Francesco Serreli

Porto Torres (SS). Quotidianità e rapporti commerciali nella Turris Libisonis tardo antica. Un contesto di V-VI secolo d.C. dall’area portualeDaniela Deriu

Il sito tardoromano-altomedievale di Santa Filitica (Sorso-SS): nuove ricercheElisabetta Garau, Daniela Rovina, Luca Sanna, Valeria Testone & Vittorio Longo

La moneta come “indicatore” dell’insediamento in età bizantina: una ricerca in corso. L’esempio del villaggio attorno alla chiesa di S. Giovanni di Noale (Ossi, Sassari)Marco Muresu

Un’iscrizione paleocristiana di Carales riscoperta attraverso la documentazione secentesca (CIL X, 7589)Pierpaolo Longu

Conclusioni:Isole e terraferma nel primo cristianesimo. Identità locale ed interscambi culturali, religiosi e produttiviMarc Mayer i Olivé

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L’ISOLA DI PANTELLERIA E IL CANALE DI SICILIA.

SCAMBI COMMERCIALI E CIRCOLAZIONE DELLE MERCI IN ETà TARDO ANTICA

Roberta BaldassariUniversità di [email protected]

RiassuntoDurante i secoli IV e V nell’isola di Pantelleria si svilup-pa una fiorente produzione manifatturiera di ceramica da fuoco. Il vasellame viene diffuso in un circuito com-merciale molto ampio, nel Mediterraneo Centrale ed Occidentale, in accompagnamento con merci e derrate alimentari dell’Africa Proconsolare, come attestano i nu-merosi rinvenimenti. L’indagine archeologica del conte-sto di produzione ed esportazione della ceramica, situato nella baia di Scauri, ha permesso di analizzare le merci in importazione e in esportazione dall’isola all’interno delle ampie rotte commerciali del Mediterraneo in un periodo di grandi cambiamenti politici ed economici. Numerose sono le evidenze di cristianizzazione nel vasellame: bolli, graffiti, iscrizioni, tituli picti. Parole chiave: commercio marittimo, Pantelleria, tardo antico

AbstractDuring the IV and V centuries, in the Island of Pantelleria, develops a flourishing manufacturing of cooking ware. The pottery has been spread in a very wide trading circulation, in the Central and Western Mediterranean, accompanying goods and foodstuffs from Africa Proconsolare, as attested by the numerous findings. The archaeological investigations of the production and exportation contest of this Pantellerian cook-ing Ware, placed in the Scauri Bay has allowed us to analyze the potteries from the island in the wide Mediterranean trad-ing routes in an age of great political and economic changes. The evidences of Christianization are numerous in the pottery: stamps, graffiti, tituli picti. Keywords: maritime trade, Pantelleria, late roman

Le ricerche archeologiche condotte negli ultimi quindici anni sull’isola di Pantelleria hanno per-

messo di scoprire e mettere in luce un vasto insedia-mento che si trova lungo la costa sud occidentale, nella baia di Scauri1. Il sito si sviluppa in un’ampia area, dall’altura di Scauri Alto fino alla falesia roccio-sa sul mare, comprendendo il porto. Il primo nucleo abitativo risale al III secolo ed è testimoniato dai re-sti di una villa romana, ma è solamente dalla metà

1 Le ricerche e gli scavi a terra sono stati diretti dalla So-printendenza BBCCAA di Trapani (R. Giglio), condotti dall’Università di Bologna e Parma (1998-1999), da L. Abelli e R. Baldassari (2004-2008) e dall’Università di Sassari (2012).

del IV che si sviluppa un vero e proprio insediamen-to legato al porto e alla produzione artigianale di vasellame da fuoco.

Purtroppo è ancora parzialmente scavato, ma dal 1998 ad oggi è stato possibile indagare e compren-dere alcune aree; i moduli abitativi, le necropoli, una struttura di culto e l’area artigianale, costituita dai magazzini per lo stoccaggio della merce locale e dei prodotti importati (Abelli et al., 2006; Abelli, 2007; 2009; 2012).

È stato possibile inoltre comprendere parte del processo di produzione della ceramica, attraverso approfondite analisi archeometriche delle materie prime, degli impasti e il rinvenimento di una forna-ce (Montana et al., 2005; Montana et al., 2007).

Da tempo infatti è conosciuta una fiorente produzione manifatturiera di vasellame da fuoco sull’isola, la Pantellerian Ware, nata in età ellenisti-ca, sviluppatasi poi in età augustea ed imperiale ed esportata nei principali emporia del Mediterraneo Centrale. Ma è soprattutto durante il IV e il V se-colo che questa produzione subisce un incredibile incremento. Lo studio di questo vasellame è stato da me affrontato nella sua totalità, partendo dal suo unico sito di produzione fino ad ora conosciuto, Scauri, fino all’analisi delle motivazioni che porta-rono alla sua enorme diffusione nel nei secoli IV e V all’interno delle dinamiche commerciali del suo contesto geografico. Il sito più importante che ha permesso di realizzare un’analisi quantitativa, mor-fologica e archeometrica della ceramica è costituito dal relitto navale del porto di Scauri, dove le nove campagne di scavo hanno permesso di recupera-re gran parte del carico di vasellame di ceramica di Pantelleria e della merce di accompagnamento (Abelli, 2009)2 (fig. 1).

I prodotti importati a Pantelleria dal porto di Scauri sono databili tra la seconda metà del IV se-colo e la fine del V; si tratta di anfore da trasporto, principalmente nord africane, tra le quali le più co-muni sono Keay 25 e 26 (oltre a Keay 3b, 9, 27, 32, 35b, 41, 62), in minor misura provenienti dal bacino Mediterraneo orientale (Late Roman Amphorae tipo 1, 2, 3, 5/6, anfore da Samo), dalla penisola itali-ca (Keay 52), e qualche esemplare di anfora lusitana (Keay 16, Keay 22) e betica (Keay 15, Keay 19) (Bal-dassari, 2009b). Le altre importazioni riguardano la ceramica sigillata africana, soprattutto scodelle tipo Hayes 67-61b, 76 lucerne (Hayes VIII-IX), va-sellame africano da cucina (Baldassari & Mannelli, 2009; Mannelli, 2009) e ceramica acroma da mensa e dispensa prodotta nella Bizacena e nell’Africa Pro-

2 Le ricerche e gli scavi in mare sono stati diretti dalla So-printendenza del Mare (S. Tusa) e coordinati da L. Abelli e R. Baldassari dal 1999 al 2010.

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consolare (mortai, vasi a listello, brocche, caraffe, bottiglie) (Baldassari, 2009c).

I tipi di vasellame presenti nel relitto sono gli stessi che sono attestati in grande quantità in tutta la Baia di Scauri, rinvenuti o censiti durante le rico-gnizioni o gli scavi.

Analizzando questo materiale si desume chiara-mente che in questo secolo l’isola di Pantelleria era inserita nel contesto culturale ed economico paleo-cristiano del Canale di Sicilia, come testimoniano i resti dell’area religiosa dell’insediamento, dove sono stati messi in luce parte di un fonte battesimale e le necropoli ad inumazione3. Altri segnali importanti sono dati dalla presenza frequente del simbolo del monogramma di Cristo “Chrismon” in bolli, sigilli e graffiti sulla ceramica di importazione nord africa-na. In particolare un piatto quasi integro di sigillata africana tipo Hayes 87 A1 presenta decorazioni di-pinte in bruno scuro a carattere geometrico con il monogramma della croce e due lettere tau e rho, un bollo e due graffiti in anfore da trasporto, una croce/monogramma è rappresentata al centro del piatto in sigillata tipo Hayes 61, nel bollo di un’anfora e in al-meno 12 frammenti di lucerne. Un interessante rin-venimento riguarda un’iscrizione realizzata a cotto, sul fondo di una teglia di Pantellerian Ware, di un nome di persona, Pascasius (fig. 2). Il nome latino è scritto in corsivo, ha un significato inerente la Pasqua ed è comune nelle iscrizioni paleocristiane di Roma.

Lo studio di oltre 16.000 frammenti diagnostici di ceramica di Pantelleria rinvenuti a Scauri, in as-sociazione con ceramica datante, ha permesso di caratterizzare il corpus delle forme della produzione di fine IV- fine V secolo (Baldassari, 2009a; 2012a). L’analisi delle attestazioni nel Mediterraneo nei se-coli IV e V è stata realizzata prendendo in conside-razione gli studi pregressi (Santoro Bianchi, 2005), con l’aggiornamento delle nuove attestazioni, spes-so non ancora edite, e alcuni nuovi rinvenimenti in Sicilia che ho personalmente visionato4.

Si è potuta realizzare un’analisi delle forme del vasellame attraverso i secoli; i più antichi rinveni-menti sono ascrivibili alla prima metà del III secolo a. C. e riguardano alcuni contesti isolani; l’Acro-poli punico romana di San Marco e il contesto su-bacqueo di Cala Tramontana (Baldassari, 2012b p. 205, fig. b-32-33-34), mentre le prime esportazioni del prodotto appaiono nel II a.C. a Malta (Quercia, 2006 p. 1605 fig. 6 tipo1) e in Nord Africa a Sabratha

3 Vedi contributo di L. Abelli, P.G. Spanu in questo volume.4 Tesi di dottorato dell’Autrice, presso l’Università degli Studi di Sassari, Scuola di dottorato in Storia, Letteratu-re e Culture del Mediterraneo, ciclo XXVI dal titolo “La produzione della ceramica a Pantelleria e la sua circola-zione in età tardo antica”.

(Dore,1989 pp. 216-220). In età augustea e imperia-le il vasellame raggiunge gran parte delle coste del Mediterraneo Centrale e dalla seconda metà del IV fino alla fine del V secolo si ha il momento di mag-giore esportazione (fig. 3).

Dopo avere analizzato e compreso il sito di pro-duzione, le caratteristiche e la diffusione di questi prodotti con i dati fino ad ora a disposizione, si pos-sono avanzare alcune considerazioni conclusive ine-renti le modalità di commercializzazione della ce-ramica di Pantelleria nel Mediterraneo, purtroppo ancora lacunose di parte dei dati archeologici non editi della Sicilia e del nord Africa e del prosegui-mento degli scavi dell’area produttiva di Scauri.

I numerosi rinvenimenti sporadici ed inediti la-sciano infatti intuire l’esistenza di molti altri siti con depositi di ceramica da fuoco di Pantelleria, non identificata oppure non edita, soprattutto in Sicilia. L’entità di questa produzione di ceramica in questi due secoli e la vastità della sua diffusione potrebbe quindi essere molto più ampia di quella fino ad ora conosciuta. Se veramente fosse così si dovrebbe co-munque pensare ad una piccola produzione “indu-striale” di Scauri, che sarà comprensibile solamente con il proseguimento dello scavo dell’area artigia-nale dell’insediamento, dove al momento è stata rinvenuta una sola fornace, e con pubblicazioni di attribuzioni certe di nuove attestazioni con analisi archeometriche.

È chiaramente visibile che le due principali ma-croaree di circolazione di questi secoli sono il Nord Africa e la Sicilia (fig. 4). Il quadro delle esportazioni in Sicilia risulta legato prevalentemente ai siti della costa meridionale; ad Agrigento (Bonacasa Carra, 1995), dove nella necropoli paleocristiana sub divo costituisce il 56% delle ceramiche da fuoco e a va-rie attestazioni nel territorio, Naro, Cignana (Rizzo & Zambito, 2010 p. 296), a Bitalemi vicino a Gela (Bonacasa Carra & Panvini, 2002), a Sciacca (Ca-minneci et al., 2010), a Carabollace (Caminneci et al., 2010; Parello et al., 2012; Caminneci, 2012-2013), a Selinunte alla foce del fiume Modione (Pisciotta & Lentini c.s.) e a Kaukana (Di Stefano, 2004 p. 507, fig. 2), associate in tutti i contesti con vasellame pro-veniente dall’area tunisina di Nabeul e del Golfo di Hammamet. A Lilibeo, in particolare, i dati fino ad ora editi riguardano cospicui rinvenimenti di cera-mica di Pantelleria (il 21% del totale) in associazio-ne con anfore Keay 52, 26 e sigillata africana (Hayes 87-104A). Si tratta di contesti di riempimento e col-matura dell’area del Decumano massimo, databili dalla seconda metà del V al VII secolo (Palazzo & Vecchio, 2013 pp. 154 e 158, fig. 34.17-19).

In questa fascia di costa siciliana, da Agrigento a Marsala, sono attestati in età tardo antica numerosi piccoli villaggi rurali, posizionati alle foci dei princi-

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l’isola di pantelleria e il canale di sicilia

pali fiumi, dove la ceramica di Pantelleria è presente con altissime percentuali e costituisce spesso l’unico vasellame da fuoco.

La circolazione del prodotto di Pantelleria in Si-cilia interessa numerosi altri siti lungo tutta la co-sta; nell’area occidentale, le Isole Egadi a Favignana (Ardizzone & Pezzini, 2007) e Marettimo (Ardizzo-ne, 2011), Segesta (Alaimo et al., 1997 p. 53, fig. 3), in area palermitana a Termini Imerese (Belvedere et al., 1993), Monreale (Reynolds, 1995 p. 187), nel messinese a Caronia Marina (Bonanno & Sudano, 2009 p. 54) e Milazzo e a Catania5.

Lungo il litorale nord africano, da Cartagine, Thapsus, Utica, Zithia, Sullectum, Gightis, Acholla (Fulford, 1984 pp. 157-158, 258), Nabeul (Duval et al., 2002 p. 180), Djerba (Cirelli & Fontana, 2009 p. 97 fig. 7.1-8-3), a Sabratha (Dore, 1989 p. 103) è presen-te in tutti contesti tardo antichi.

Questi prodotti di Pantelleria giungono nei siti costieri di tutto il Mar Tirreno, dall’area vesuviana a Miseno (Grifa et al., 2005 p. 74) e Napoli (Carsa-na et al., p. 437), Somma Vesuviana (Aoyagi et al., 2007 p. 447) a Roma, Ostia (Fulford, 1984 p. 157) fino ad Albenga e a Narbona in Provenza. Il vasellame raggiunge le coste del Mediterraneo Occidentale nella penisola iberica a Valencia (Ribera y Lacomba & Rosello Mesquida, 2007 p. 195), alle Isole Baleari (Cau Ontiveros, 2007 p. 219-246), a Mariana in Cor-sica (Menchelli et al., 2007 p. 326 fig. 3.32) fino al Portogallo a Balsa (Viegas, 2007 p. 83, tav.5). I rinve-nimenti di importazioni di ceramica di Pantelleria in Sardegna conosciuti fino ad ora riguardano Cagliari (Cara & Sangiorgi, 2007), Tharros (Fulford, 1984 p. 157 form I) e Porto Torres6.

Nel Canale di Sicilia è attestata nel relitto del Banco Skerki, a Malta e a Lampedusa nella necropo-li paleocristiana e nell’abitato di V secolo (De Miro & Polito, 2007 p. 103).

Le considerazioni più importanti che si posso-no desumere, alla luce di quanto analizzato, sono innanzitutto che la ceramica è attestata esclusiva-mente in siti costieri del Mediterraneo Centrale e Occidentale. Inoltre questa manifattura ha caratte-ristiche morfologiche simili a quelle di molte altre coeve del Mediterraneo, che però non hanno avuto la stessa vasta circolazione. Quali sono quindi i mo-tivi che hanno portato la ceramica di Scauri ad avere una così ampia diffusione in questo periodo?

5 Materiali visionati personalmente e inediti. A Milazzo la ceramica di Pantelleria è attestata in cospicua quanti-tà in strati di colmatura con materiale tardo antico ne-gli scavi del Rione Vaccarella, l’antico porto di Mylae, e in scavi d’emergenza in Via Garibaldi (Ollà, 2009). Due frammenti sporadici sono stati rinvenuti negli scavi delle Terme tardo antiche dell’Indirizzo a Catania. 6 Deriu D. in questo volume.

Innanzitutto la sua caratteristica tecnica princi-pale, l’alta refrattarietà, data dai minerali vulcanici presenti nell’impasto, peculiari dell’isola, una ricet-ta di impasto che la rendono funzionale alla cottu-ra prolungata dei cibi e di alcune materie prime. Il vasellame infatti veniva utilizzato anche per scopi non domestici ed alimentari, come il trasporto, la lavorazione e la cottura di prodotti come la pece, lo zolfo e il bitume. Un’altra caratteristica è data dalla morfologia del vasellame, si tratta di tegami, teglie, pentole coperchi e grandi contenitori/marmitte, forme standard, funzionali alla cottura nel forno di pani e focacce e per una cottura a fuoco lento. In-fatti le teglie e i coperchi risultano essere le forme più esportate. L’associazione della teglia con il co-perchio ricorda perfettamente il tajin, utilizzato da secoli in nord-Africa per la preparazione di stufati e verdure bollite.

Ma il motivo più importante a mio avviso, che ha determinato la fortuna della ceramica di Scau-ri e la sua diffusione, è da collegare alla strategica posizione in cui si trova l’isola, nel centro del Me-diterraneo, ad un giorno di navigazione a vista dal-le coste tunisine verso Sud e dalle coste siciliane a Nord. L’isola infatti viene segnalata come unica sosta tra l’Africa e la Sicilia nell’Itinerarium Mariti-mum, documento che secondo gli ultimi studi viene fatto risalire al periodo vandalo (Uggeri, 1998). Ed infatti, osservando le attestazioni, si comprende che la distribuzione del prodotto nel V secolo è orga-nizzata attraverso il Canale, lungo le due direttrici principali; il nord Africa e la Sicilia (fig. 5). La prima rotta commerciale sembra essere quella locale che collegava i porti dell’odierna Tunisia (Cartagine, Kelibia, Nabeul, Hammamet, Sousse) a Pantelleria e alla costa sud-occidentale siciliana, con Lilibeo ed Agrigento. Dai porti della Sicilia meridionale la ce-ramica, con i prodotti nord africani, veniva distribu-ita all’interno, oppure con navigazione di cabotag-gio potevano giungere fino alla costa settentrionale e orientale. Allo stesso modo il prodotto dall’isola giungeva negli antistanti porti della Tunisia setten-trionale già menzionati, per essere poi distribuito lungo la costa meridionale. La distribuzione della ceramica di Pantelleria, nel IV-inizio V secolo, av-veniva anche con la circolazione delle merci nord- africane, all’interno della politica fiscale annonaria e delle rotte commerciali lungo le coste tirreniche e nel Mediterraneo Occidentale.

In questo periodo in Africa Proconsolare si pro-duceva ed esportava vasellame (sigillata africana, lucerne, africana da cucina), vino e salsamenta in anfore. Questi prodotti del libero mercato circolava-no con quelli trasportati per lo stato (grano e olio) (Reynolds, 1995 p. 110). La ceramica di Pantelleria infatti è attestata sempre in siti costieri in associa-

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zione con vasellame tunisino, in particolare anfore Keay 25-26, scodelle in sigillata africana Hayes tipo 67, ceramica africana da cucina e lucerne.

La tratta commerciale tra Pantelleria, Malta e il Nord Africa invece, sembra essere contro tendenza; particolarmente attiva in età augustea ed imperiale, con un’alta percentuale di attestazioni di ceramica di Pantelleria nei siti indagati (Quercia, 2006), men-tre nel IV e V secolo vi è una contrazione notevole, confermata dalla quasi assenza di vasellame di Scau-ri (Bruno, 2007 p. 75 e 159 fig. 48), come indicato anche dall’Itinerarium Maritimum, dove l’arcipelago maltese non appare (Uggeri, 1998). L’attestazione del vasellame imperiale in livelli tardo antichi di Malta fino al VII secolo è da considerare a mio avvi-so del tutto residuale.

Dalla seconda metà del V secolo la circolazione della ceramica è da mettere in relazione ai cambia-menti politici ed economici messi in atto dal nascen-te Regno Vandalo, che nel 439 conquista Cartagine e ne fa la sua capitale, ed entro la prima metà del V secolo otteiene il controllo del Mediterraneo Cen-trale ed Occidentale, avendo già il dominio della Sardegna, della Sicilia e delle Coste ispaniche (Mer-rills & Miles, 2010 p. 112). Le grandi produzioni del nord Africa mantengono il mercato sotto il dominio vandalo, in Sicilia le città cadono in declino ma le campagne si popolano di nuovi insediamenti rurali che dureranno fino al VI secolo. In questo periodo si assiste anche ad una ridefinizione del possesso ter-riero, con la Chiesa che si inserisce nella proprietà della terra a scapito dell’aristocrazia romana.

Anche a Pantelleria non vi sono tracce traumati-che delle trasformazioni sociali e politiche di questo periodo, anzi, il V è uno dei secoli meglio attestato dai dati archeologici, in cui l’insediamento di Scauri sembra avere vissuto il suo momento di massima frequentazione e attività commerciale.

In questo nuovo panorama politico ed econo-mico, la ceramica di Pantelleria viene diffusa dai principali emporia dei porti dell’odierna Tunisia in un circuito commerciale ancora più ampio, proba-bilmente in accompagnamento della merce e dei prodotti locali, sotto il controllo dei vandali.

La fine di questa produzione di vasellame è da collegare all’abbandono dell’insediamento. Non vi sono tracce archeologiche al momento, che faccia-no pensare ad un proseguimento della produzione oltre la fine del V secolo, né si conoscono le cause che hanno portato all’abbandono del villaggio e alla chiusura di questa fiorente manifattura artigianale. Nonostante questo, vi sono attestazioni di VI e VII secolo che, seppur poche, destano sospetto circa la datazione finale della produzione isolana. Queste sono probabilmente riferibili a residui di prodotti giacenti a lungo negli emporia dei principali porti

del Mediterraneo, in particolare nella Sicilia meri-dionale a Kaukana, Agrigento e Lilibeo, a Cartagine e Gerba e a Malta, oppure a materiali residuali negli strati archeologici (comunque sempre associati ad anfore Keay 25).

Un’altra importante produzione artigianale tar-do antica a Scauri, inerente il quadro commerciale del Canale di Sicilia, è la calce. Recentemente sono stati realizzati degli accurati studi, corredati da analisi archeometriche effettuate su una ventina di campioni di blocchi di calce, intonaci, cocciopesti e rivestimenti di cisterne e vasche dell’insediamento di Scauri7. I risultati hanno indicato che la materia prima per la preparazione della calce, la roccia cal-carea bianca, non presente sull’isola, veniva impor-tata dall’area dei monti circostanti Trapani e da Fa-vignana. Infatti nei livelli più profondi del relitto del porto sono stati rinvenuti numerosi blocchi di cal-care di varie dimensioni, presenti anche accatastati in uno degli ambienti dei magazzini del villaggio, a dimostrazione dell’importazione sull’isola di questa importante materia prima, fondamentale per la co-struzione e la manutenzione delle strutture, ma so-prattutto a testimonianza degli scambi commerciali con la Sicilia Occidentale.

7 Le analisi archeometriche sono state realizzate dal Prof. G. Montana e dalla dott.ssa A.M. Polito dell’Università di Palermo, Dipartimento di Scienza della Terra e del Mare.

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Fig. 1. PORTO DI SCAURI, PANTELLERIA: ceramica da fuoco di produzione locale, forme intere provenienti dal relitto (foto dell’A.)

Fig. 2. BAIA DI SCAURI, PANTELLERIA: (a) graffito su anfora, (b) sigillata africana tipo Hayes 61, (c) frammento di anfora con bollo, (d) sigillata africana tipo Hayes 87, (e) iscrizione su ceramica locale, (f) lucerna (foto dell’A.)

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Fig. 3. Attestazioni di ceramica di Scauri nel periodo tardo antico (IV - fine V sec.) con forme e tipi della produzione di Scauri (realizzazione dell’A.)

Fig. 4. Il Mediterraneo Centrale ed Occidentale e le aree di distribuzione della ceramica di Scauri in età tardo antica (realizzazione dell’A.)

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Fig. 5. Il Canale di Sicilia e le rotte commerciali in età tardo antica (realizzazione dell’A.)


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