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Musiche, voci e suoni nelle missioni rurali dei gesuiti della Provincia Romana

Date post: 19-Nov-2023
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Comilato scíentífco Orsola Amore, Giuliana Ancidei, Aritonello Biagini, Anna Maria Gloria Capomacchia, Antonino Colajanni, Anna Esposito, Francesco Gui, Anna Maria Isastia, Anna Maria Iuso, Mariano Pavanello, Emanuela Prinzivalli, Alessandro Saggioro, Alberto Sobrero, Mada Antonietta Visceglia (coordinatore) Se greleria dí re dazione Michela Guerrato I testi della collana sono valutati da specialisti estemi con procedùra rigorosamente anonima La musica dei semplici. L'altra Controriforma a cura di Stefania Nanni viella
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Comilato scíentífco

Orsola Amore, Giuliana Ancidei, Aritonello Biagini,Anna Maria Gloria Capomacchia, Antonino Colajanni, Anna Esposito,

Francesco Gui, Anna Maria Isastia, Anna Maria Iuso, Mariano Pavanello,Emanuela Prinzivalli, Alessandro Saggioro, Alberto Sobrero,

Mada Antonietta Visceglia (coordinatore)

Se greleria dí re dazione

Michela Guerrato

I testi della collana sono valutati da specialisti estemi con procedùra rigorosamente anonima

La musica dei semplici.

L'altra Controriforma

a cura di Stefania Nanni

viella

Copyright @ 2012 - Viella s.rl.Tutri i diritti riservariPrima edizione; giugno 1612ISBN 978-88_8134_552-4

vìellalìbreria editricevia delle Alpi, 32I-00198 ROMArel. 06 84 17 ?58fax 06 85 35 39 60www.viella.it

Indice

SrsraMa NANNI

La musica dei semplici

Deuro ZanorxMusica e parola n ell'azione educativa dei gesuiti:

il caso di ir4ilano tra Sei e Settecento

BenNeno DoupNlgLes cantiques dans la pastorale mlssronnarre

en France au XVII" siècle

Peom VlsrrleneCantate per intermezzo, La paÎoIa e la.musica

nella dottrina cristiana a Miiano tra Sei e Settecento

Brnieoerre M,lronel'eMusiche voci e suoni nelle missioni rurali

dei gesuiti italiani CXVI-XVÍI secolo)

Paor,ocrov,c,M;t MaoNE<Esquisita e scelta musicD nelle conflatemite

e corigregazioni napoletane fra Sei e Settecento

BrNoîr MrcnelSéduire et édifier: chanter Noéldans le sud-ouest de la France au X\{II" siècle

DowNtco Roccror-oLa musica in tribunale:gli editti del cardinale vicario nel Sei e Settecento

JJ

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107

125

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173

195

La musica dei semplici Indice

Xavnn Brseno Lurcr MEzzADRr, SrBrnu NarrrUna voce silenziosa: il canto plano dei fedeli nel Settecento 205 Teodorico Pedrini missionado

MANUEL BERroLrN, ulla corte imperiale di Pechino 3 8 1

Censurare la musica. Una prospettiva di rìcerca Ferro G. GaDru, GeeRrErs TARssrrtathaverso la Congregazione oratoriana 2I7 Teodorico Pedrini e la musica come strumento di missione 409

Grusspps ORLeNul ArssseNono ZuccARr

La voce del missionario 249 <A chi porge I'orecchio et cuor attento, entra mirabihnentenell'anima la parola santa di Dio>. I luoghi dell'oratorio musicale

Paor,o SmunNo, srsrar'rA NANNI dei padri Filippini - 431

La musica dei poveri. Alfonso Maria de Liguori 261

Srsreme Mecrocp Indice dei nomi 443

Angeli musicanti e devozione borromaica Gli autori 465nel primo caravaggismo 277

ANNE PÉrusStatégies pastorales, stratégies musicalesà l'Oratoire de Rome 289

Sencro BorreI cantorcs nella Chiesa francescana della Nuova SpagnaLa costnzione di un sistema di mediazione 311

Joselt.l HenczocIl saoo esperimenlo nel segno dell'accomodazione oweroil ruolo distinto della musica nell'evangelizzazione gesuitica 319

Bewanoo ft,urtrMusica materiale. La rappresentazione visiva della canzonein Peru, 1615-1616'. la Nueva Corónica y Buen Gobíerno 337

Fn-$rcBscl. LovERct

Miguel Fennín de Riglos e la tradizione musicaledelle missioni gesuinche dei Chiquitos 359

ANroNsrro Rrccr

I suoni delle lzdias de por acà 371

t24 Paola Vismara

e€.-ri.i"o_ È 1à É1É 4 S è ^SFà?;.ó È o-J:=H'3"-:-=',è _ ,,iaÉaÈ É?"1éf .?E ít eó-.=.\c<!ósrÈ53ìèE:É844.È:t;:É!.: E : 9:E t ;F; i E't:1 i2=i z3É ?' e z É ? A ?.\ É 52 ì= Y ?i ì g A9 t i F c 4 F E; E É i 3.e.i2 rÈ ! -p i Z j È -F"; É É É € e'= > i =. 4 i > r

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Brnlreoerrr, Melonete

Musiche voci e suoni nelle missioni rwalidei gesuiti italiani (XVI-XVIII secolo)

Tra i pochi missionari gesuiti ad aver sistematizzato sotto forma di re-gole scritte I'esperienza compiuta nelle campagne italiane il piìr autorevoleèAntonio Baldinucci, esponente della Provincia Romana della Compagnia,Nei suloi Awertimenti per i confratelli, redatti dopo il 1705 a bilancio dellaattività svolta fino ad allora e a istnrzione per le missioni a venire, gli usimusicali non vengono rubricati da Baldinucci separatamente, e nerrmenocon la medesima enfasi che egli assegna a talune soluzioni spiccatamentemissionarie: Baldinucci li segnala come parti integranti delle varie attività,come usi noti, largamente condivisi. Per contro, sottolinea il modo in cuivengono assunti a scopo strategico nelle rnissioni delle campagne, esaltan-done l'efficacia in rapporto con la concezione specifica di tale apostolato.Non si discostano da questa impostazione neanche le informazioni presentinelle relazioni e nelle lettere abitualmente redatate dai missionari gesuiti,le principali, abbondantissime fonti dirette della loro esperienza.r

1. SivedaArchiwm RomaÍuú Societatis lesu (d'ora in avanti ARSI), Opp. Nn 299,cc. lr-66r. A. Baldin:ueci, A\,\,efiimenti a chi desidera impiegatsi nelle missiori, s.d., ms

non firmato, autogmfo (d'ora in avanti lrr). Per I'autografo baÌdinucciano rimando a B.lr1.ajoîar. , La pauvreté vísible. Réfexions sur le slyle missionnaite jésuite dans les Av'ter-flmenti de Antonio Baldinucci (vers 1705), in Missions rcligieuses modernes. <Notte lieuest le monde>, a cura di P-A. Fabre, B. Vincenl, Ecole Franqaise de Rome, Roma 2007,pp. 361-380. Una prima ampia rassegna delle fonti missionarie manoscritte si deve a C.

Fa]alli, Le míssioni dei gesuili in Italia (sec. XW'XVII): problemi diuna ricerca in cotso, in<Bollettino della Socieîà di studi valdesit), 13 8 ( 1975), pp. 97- I 16. In particolare su quelle

della Provincia Romana si basa B. Majorana, Tèatrica missíonaria. Aspetti dell'aposÍolatogesuítíco nell'ltalía cektralefra Sei e Setteceato, Euresis Edizioni, Milano 1996; su quelle

di area napoletana J.D. Selwyn,A Paradise Inhabited by Devils- The Jes its'Civilizing Mis-sion in Early Modern iy'dples, Ashgate e Insdrutum historicum Societatis lesu, Burlington(Vermont)-Roma 2004.

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126 Ben'ìadette MajoÉna

I riferirnenti espliciti non riguardano quasi mai i momenti del culto e leiniziative di segno liturgico, pur presenti nel corso delle missior.ri: quando

li si menziona, canti e musiche sono evocati cotne mezzi atti a perseguìrctalunc precisc finalità ortopratiche: I'ordine contro la confusione, l'intratte-nimento contro la noia e la distrazione, la dcvozione contro la dissipazione.da considerarsi per lo piÌr combìnati. Dall'altro lato, si fa riferimcnto a

canti e musichc comc ausilii pcr I'assimilazione inconsapevole di conte-nuti ritenuti altrimenti inaccessibili all'ìntelletto, e in ispecie della dottri-na, vale a dire, secondo quanto recitano 7e Costituzioni della Compagnia.la <spiegazione delle cose necessarie per la îede e per la vita cristiana>,rquell'insieme di insegnamenti che vanno dal segno della croce al Paler,all'Ave, al Credo, ai comandamenti, ai peccati capitali, ai sac|amenti, aimisteri, a vari precetti, fino alla istruzione comportamentale elementare in-formata alla carità e al decoro.3 Se ne evoca I'uso, inoltre, nella dcscrizionedei processi attuati per il raggiungimento della compunzione, un passaggio

centrale dclia strategia missionaria, in virtÌr del quale il popolo aniva allamanifestazione del pentimento.

Il sistema d'intervento messo a punto dai gesuiti si fonda infatti su unalto coinvolgimento psicofisico dei fedeli, allo scopo di condurli alla pro-gressa di conversione attraverso esperienze vissute nel corso della missione,che facciano da modello di riferimento per ìl fuhlro: sapiente valorizzazioredelle n.ranifestazioni esteriori del missionuio improntate alla povefià e allapenitenza visibili; azioni oratorie di fofie spicco vocale e gestuale, impemia-te - dall'ultimo quarlo del Seicento - sull'atto pubblico deLla disciplìna cor-porale dcl predicatore (formalizzato da Paolo Segneri seniore e poi assuntodalla maggiol pa:te dei missionari successivi); conseguente sviluppo dram-matico di seimoni, soprattutto di quelli processionali, ottenuto dal predica-torc anche con l'ausilio di immagini dipinte c scoipite; spettacolarizzazionedelle azioni collettive dei partecipanti, nelle aree abitate e edificate comenegli spazi liberi delle campagne, alla luce del giomo e nel buio della notte.

Individuale la corispondenza di canti e musiche con idiversi seg-menti dell'intervento missionario è dunque un'operazione opportuna dacornpiere. Ma non è sufficiente. Per almeno quattro ragioni.

2. Costiluzioní della Conpagnia di Gesìt, trad. it. di M. Costa, in Ignazio di Loyola,G/i.rc/;rli, a cùra dÌ M. Gioia, UTEI Torino I 977. parte lV, VIII, S,11 1, p. 5 1 8.

3. Cft. A. Prosperi, Tribunali della coscienza. Inquisitori, confessori, 1íssioùari,Eì-naudi, Torino 1996, p. 626.

.I.e pratiche gesuitiche e in ispecie quelle esemplari dei missionari for_matisi nella Provincia Romana, attivi al suo intemo o al di fuori di essa.sono coslante oggetto di riflessioni e discussioni e di continue prove e ri_prove sul terreno. Mutano, perciò. In questo processo pluridecennale _ ed èla prìma ragione - si colgono permanènze, iariazionitemporanee, trasfor-mazioni definitive, che dipendono da diversi fattori, conti;genti e generali,su cui il missionario esperto compie sempre un lavoro personale. L,altraquestione riguarda f indole del rapporto istituito tra elènento musicale-soggetti e contesto: vale a dire gli obiettivi del missionario rispetto allapropria scelta operativa. La terza riguarda le condizioni di tale rapporro:quale luogo, quali Èdeli, quale tempo; ma anche quale missionarió:-le at_titudini e lo stile individuali sono aspetti rilevanti àella pratica. La quafta,infine, investe il coinvolgimento e la percezione sensoriali e la affettività:gli elementi. musicali (canori e strumentali) e gli elementi sonori (voci,rumori) costituìscono esperienze significative sia per chi le compie sia perchi si limita ad assistere alle iniziative rnissionarió.

In una relazione del t 679 si legge che la missione, (intramezzata concanti, essercitij divoti di prediche, d,instructioni, di doctrine, di canti, disuoni, di musica, di discipline, di processioni, rendeva con tal varietà sìgran gusto, che si spopolavano Ie piazze e strade [...] per assistervi>:a il"composto" missionario è dunque inteso anche come aitrazionet è ancheallcttamento e diletto, ma mai dìvertimento, nel scnso corrente e in ouelloctimologico deI devertere, dello stomare I'attenzione da un oggetto, àa uncentro, da uno scopo, che è qui quello di cambiare il cuore per cambiarvita: al contrario e propriamente i\ converîere.

Come è noto, la missione nelle campagne europee è destinata a rea-lizzare un'opera di rafforzamento o di correzione o di radicarnento dellapratica religiosa nelle comunità d,i battezzati che per molteplìci ragioni -I'ignoranza, la povertà, l'immoralità, la conflittualità sociale. lc insuffi-cienze del clero locale - non conducono una vita cristiana coerente con gliindirizzi della Chiesa cattolica tridentina.5

4. ARSI. Ror?. I B4/l. cc. 160t-l6lv, G.B. Borghesi, relazione da Cinà della pieve. l otto-bre 1679 (missio[i diA. Tomassini e G.B. Borghesinella diocesi di Cjftà della pieve), c. ] 60v.

5. Sùlle missionì curopee cfr L. Chàtellier, La religion des pauttres. Les sotrrces clLtchristianisme norlerne. XYl"-XIX, síèctes, Aubjer, Paris 1993; G. òrÌandi. Za z issiotle po,polare in età modema,ln Storia dell'Italid religiosa, a cura <li G. De Rosa, T. GregÀryvo1. II, L'erà moderna, Laterza. Roma-Bari 1994, pp. 419-452; B. Dompnier, les dcc€n /.,n()nveaux de la pasîorale, in HisÍoire du chrislianisme, dìr. J_-M. Mayeur et alii, vol. fX,

Musiche voci e sr.ron i 12'7

l2s128 Bernadette Majorana

Nella seconda rnetà del Seicento - l'epoca a cui anche la ricapito-lazione di Baldinucci fa prevalente riferirnento - la missione gesuiticaraggiunge in Italia una impostazione abbastanza stabile, che i missionaricercano di mantenere, quando le condizioni operatìve lo consentono.6 Aquest'epoca si tratta di cicli di circa tre mesi ciascuno, suddivisi in tappedi una settimana-dieci giomi in ciascun luogo. Talvolta vi è inclusa ancheuna città di medie o grandi dimensioni, dove l'intervento è concepito e

compiuto come parle integrante della missìone nelle campagne dintomoed è comunque impostato alla stessa maniera di quella.T Le n.rissiori sirealizzano in tutte le stagioni e in ogni momento dell'anno liturgico, ec-cetto l'avvento, la quaresima e la settimana santa: nel tempo ordinario,dunque.8 Ogni tappa missionaria si articola sulla base dei ministeria e det

L'Age de raison (ló20/30-1750), a cura di M. Venard, Desclée, Paris 1997, pp. 309-335:Frotttìères de la missíon, numero monografico dì <Mélanges de I'Ecole fraùqaise de Rome.Italie et Méditeerrané e>, 2 (199'7); Les missions intéríelts en Ftance et en Ítalie du XVI'au XX' siècle, atti del convegno, l8-20 mazo 1999, a cura di Ch. Sol.rel, Fr Meyer, Insti-tut d'éîudes savoisiennes-Univetsité de Savoie, Charnbéry 2001. Riguardo all'opera deigesuiti in aree delimitatel Majorana, Teatrica missionatia, F. Palomo, Fazer dos camposescolas eÍcelentes. ()sjesuítas de Evorue as missòes do intetior en Portugal (1551 1630),Furdagào Calouste Gulbenkian-Fundagào para a Cièlrcia e a Tecnologia, [Lisboa] 2003;'Selwyn, A Paradíse Inhahited. Si ocatpa di gesuiti e cappuccini L.F. Rico Callado, ì1lsio-nes pop ares en Espaiia enîre el Banoco y l.t llLtslración, Insfit'tció Alfons el Magnànim,Valercia 2006. Per il confronto tm Ìnissioni interne ed estere: P Broggìo, Evangelízzareíl mondo. Le missioni della Conpagnia di Gesù tra Europa e Ameica (secoli XVLXltll),Carocoi, Roma 2004; e riguardo a diversi oldini religiosi: D. Deslandres, Crcire et fairecroire. Les nissions franqaises au WII' siècle (1600-1650),fayard, [Paris] 2003, e Mtr-tìons rc ligieuses modemes.

6. La periodizzazione della rrissione mrale dei gesuiti italiani, in rapporro con alcunepersonalità specialnrente incisive e con le carattcristiche di ciascuna fasg desumibili dallefonti sin dalla fondazione della Compagnia, è affronîaîa in B. Majorana. LIne pastoralespectacùlaire. Mssions et missionnaircs jéstites en Italie (XVI,-XI/llf siècle), in <<Annales.Histoire, Sciences Socialesn,2 (2002), pp. 29'7 -320.

7. Ben nota e s diata la missione condotta nel 1712 da Paolo Segneri iuniore nelladiocesi di Modena e conclusasi con un inteNento diretto nella città ducalet cfr G. Or-land,r, L.A. Muratori e le missioni di P Segneri jr, in <Spicilegium SSmi Redemprorìs",XX (1972), pp. 158-294, con importanti docrÌmenti; B. Majorana, Immagini prcdìcdzioneteatro. Muratorí e Segneri iuniore a confionto ( 17 12). in Ordini religiosi, sa ti e culti traEuropa, Mediterraneo e Nuovo Mondo (secoli XI/-XVII), atti del cotìvegno, 2-6 naggio2003, a cura di B. Pelleglino, Congedo Editore. Galatina 2009, vol. I, pp. i35-164.

8. Non così in area ispano-poftoghese, dove nel XVII secolo la missione ìn tempo diquaresima è sistematica, soprattutto in ambito urbano, e assume cal.atteristiche specifiche:cfr. F. Palomo, M.L. Copete, Dei Caftùes après le Carème. Stratégies de caúversion et

media proprr della Compagnia, e prevede quindi, di necessità, prediche,istruzioni, dottrina cristiana, confessioni, che insieme con le comunionisomminisÍate l'ultimo giomo sono lo scopo sacramentale del.la missione,la quale si chiude sempre con la benedizione solenne.e Fungono da tessu-to connettivo dell'esperienza dcvozioni,r0 cerimonie di rappacificaziole,rlprocessioni, tutte attività di grande impodanza per significarla e nelle qualila tessilura sonora è fitta c necessaria.

Le prescrizioni missionarie prevedono che i gesuiti viaggino in com-pleta povertà (nole pauperum).ll Possono essere accompagnati da un prete

fonctions politiques des nissions irtérieLtes en Espagne el aLt Porlugal (1540- 16501, tn Les

.jésuites dans le monde moderne. Nourelles apptnches, a cura di P-A. Fabre, A. Ronrano,numero monoglaflco di <Revue de synthèse)),2-3 (1999), pp. 359-380; Broggio, rvarge-lizzare il mondo, pp. ).58-261.

9. Si vedano in proposifo le Regulae eorwn, qui in nissionibus \)ersanllÍ, in Insîitt!-tum Sacietatis lesu,Ex Typographia a SS. Conceptione, Florentiae 1893. vol. III, p. 20, S$

10-14, il rispctto delle quali è confen,rato dagli stessi mjssionari. E cfr. J.W O'Malley, 1ptímí gesl!iti, Yita e pensiero, Milano 1999 (ed. or Cambridge, Mass. 1993).

10. Buona morte, Rosario, dìsciplina maschile, venerazione del Santjssimo, Cinquepiaghe. Dreci venerdi di frdncesco Sa\ e.ro ecc.

1 L Cît. per es. lvr,.. cc. 50r-51v. Per la finalità missionaria della rappacificaziune traindividui e grrrppi ci. Btoggio, Lt'angelizzare il mondo, pp. 20l-207 .

12. Cfi. Regulúe eat unl, qùi in missíanibus tiersantw , $ 5,p. l9; e si veda B. Dompnier,Pattperunt more. Délacheúent des hiens eî apostolal au lemps de la Réforme catholíque, inEnÍre idéal et réalité, dir. de M. ArÌbrun et alii, Public.rtions de l'Institut d'études du MassifCentraÌ, Clermont-Ferrand 1994, pp. 69-84. I religiosi dovrebbero essere da due a tre, concompiti diversi. Ma non è raro che un gesuita laccia da solo anche un jltero ciclo missio-nario, a causa della costaote penuria dì soggetti da ir'lviare nelle campagne, sottraendoli allecase prolesse e aì colìegi, e a causa della preferenza diffusamente accoldata all'impegnopedagogico sîanziale nei collegì, a1ìo studio, alle scienze sacre e sopratnltto a ministerisocialmcnte piu appariscenti e presîigiosi, come l'oratoria cittadina solenne, in cni si mani-lesta per intero il patrimonio culturale tipico deì predicatori gesuiti (si vedano al riguardo irichlami e le disposizioni dei genelali Claudio Acquaviva e Vincenzo Carafa a sostegno del-la vocazione odginaria dei gesuiti, indicata nella piorità dell'apostolato unile e iti[erantepresso irudes: cfr. B. Majorana, (Schola allectusr. Persoúa e personaggío nell'orutoriadei missionari papolari gesuití, ín Il volto e gli alfetti. Fisiagnomica ed espressione nellearti del Rinascimento, aÍi del convegno, 28-29 novembre 2001, a cura di A. Pontremoli,Olschki, Firenze 2003, pp. 183-25 I ). I missionari rurali viaggiano a piedi. portando con sé

un piccoìissimo bagaglio personaÌe ed eventualmente una cassa con l'occorrente per le fun-zionir tende per riparare i'area destinata alla prodicazjone all'apefto; immagini pel r ar i usi;stendardi dipinti con la Vergine e FraDccsco Saverio. protetrori delle missioni; librì rpiritua-li e fogli stampati da fare affiggere e da distribuìre (si veda ir?y'4, pp. 101, 1 18- 120); flagelliper la disciplina maschile; piccoli oggetti devoti da dare in premio ai bambini durante la

Mrrsiche vocì e suoni

130 Bernadctte Majorana

secolare che, come melrbro del gmppo missionario, s'incarica di molteneccssità organizzative.r3 Quando non ci sono né il confratello né il sacer-dote coadiutore, e non è raro, il missionario deve provvedere a ogni cosa dasolo. Nei liniti imposti dalle circostanze e dalle capacità personali, nienteè lasciato al caso.

L'intcrvento si organizza sempre su due assi, I'uno istruttivo e 1'altroparenetico. Come scrive nel 1682 Giovan Domcnico Pucitta, al primo cor-risponde la dottrina cristiana, che <illumina l'intelletto a conoscer molteve tà); mentre la predica (gagliarda e sodu corrisponde al secondo e(serve per movere la volontà alla compuntione, per detestare i vjtij, amarle vifiù. c rnutar vita).r1

In ciascuna missione, dunque, bisogna dotarsi di due leve collegate:quella che favorisce I'azione della volontà per via sensibile e affettiva, alloscopo di pcrseguire la compunzione e perciò il pentimento; e quella che,attravcrso processi di assimilazione estranei alle operazioni dell'intelletto,introduce all'apprendimento della dottrina e all'assunzione intenzionaledei nrodelli di vita cristiana.

Nell'uno e nell'altro caso, la messa a punto di un apparecclìio esterioreconfacente è, secondo i gesuiti, una condizionc fondamentale di riuscita:dal grado puramentc percettivo (occhi e orecchie) a qucllo dell'impegnodiretîo di corpo, voce, mente e affetti, il coinvolgimento attivo dei pafie-cipanti è un obiettivo da perseguire strenuamente. I gesuiti sono convintiinfatti che solo una adeguata fondazione dclla esperienza religiosa nell'in-dividuo e nclla collettività, un radicamento che si compia all'intemo della

dottrina ecc. Devono sostenere a proprie spese i costi dell'organizzazione, senza gLavaLe

sui palloci o sui laici del luogo. A questo riguardo, sappiamo che non emno infiequenti ilegati a fàvore delle missionì gesuitiche, come quello della principessa di Rossano, OlimpiaAldobrandini Pamphili, per le missioni di Frascati (cfi. F.M. Galluzzi, ntu del p. AntonioBaldinltcci, Stamperta di San Michele a Ripa, Roma 1720, p. l5); e que11o diLucrezia Bar-berini dùchessa di Modena, per le missioni di questa dìocesi (cfi. OÌlandi,2.,1. Muratoriele missioni, pp. 162-165).

13. Cfr .41,r,., 19v-20r Fulvio fontana. per csempio, era accompagnato dal prete Mar-co Aufelio Franchini, per le cui attivirà cft. F. Fontana, Pratica delle missioni del padrePaolo Segneri... continuala dal p. Fulvio Fontaúa.... Cofi l'aggitmta delle prediche, di-scotsi, e metodo disîinlo teúutosi nelle funzioli sacre, [a cura di M.A. Franchini], GiùseppeRosa, Veoezja 1763 (1^ ed. nota VeneztalTll),pp. Ì00-l0l e pas.rln.

14. ARSI,Ron. 181/ll, cc.439r-495r, G.D. P1tcitta, Notitia gener.ile delle nosú e tn$sioni,da Fmscatì, l2 luglio 1682, a p. Ottavio Rossi, supedore della Plovincia Romana (ultimì cinqueanni di missioni ad Alagti, Castelvieri, Sora, Casal,-, Pjcinisco, San Donato etc.), c. 442r.

Musiche voci e suoni llr

vicenda breve e straordinaria della missione, possa avviare una conversiu-ne durevole della comunità e dei suoi membri, una volta paditi i missio-nari. Una strategia <piir per assalto che per assedio),r5 interventi brcvi cpotenti, impatti vivamelte turbativi, per configurare la lunga durata dcgliesiti. A dirlo è Fulvio Fontana nella sua dettagliala Prútica delle missirttti(insieme con t coevt Avvertimei?ll manoscritti di Baldinucci, la sola opclirsistematica sulla materia), nclla quale I'autore si rifà al modello di Pao-lo Segneri seniore di cui è seguace, essendone stato stretto collaboratolc:compiuta nel 1701, la Pratica sarà probabilmente pubblicata solo dopoqualche tempo o anno, celtamente prima del 1714.ró

La musica si colloca a pieno in tale strategia.Dalle forfi del taldo Seicento e del principio del secolo successivo il

tempo della maturità deli'apostolato ruralc della Compagnia è possibilcfar emergere una rassegna di usi musicali gencralmcnte condivisi dai mis-slonan, pur se non sono sempre presenti o tutti compresenti ín una mcdc-sima tappa, stante la mutevolezza delle condizioni opelative e l'ampiczzrrdella gamma di variabili introdotte in funzione di quelle e a seconda dcllcralutaziorri e dcllo slile di ciascun gesuira.

Se all'anivo del n.rissionario presso la comunità si svolge un <solcnrcricevimento di processioni>>,r7 il popolo canta (le litanie> della Vcrginc tlu-rante la cerimonia d'<ingressor> nell'abitato; quindi tutti camminano vcno lrr

chiesa, dove il gesuita introdurà la missione, e vi canteran.no il Veni CrcutrtrSpiritus <<a drc cori>> nel tempo in cui il missionario si prepara a plcdicalc c1'Ave maris stella a conclusione del discorso e sempre a due co .rs

ll popolo viene invitato a radunarsi per le funzioni dal suono replicatodelle campane, oppure dalle esortazioni di un piccolo gruppo che si mLror ccompatto appresso al missionario pcr le stradc dell'abitato, suonando calr-

15. Cft. Fontana, Pralica, p. 89.16. Dcsumendolo dalle dedicatorie delle edizioni a stampa rinvenute ( 1714, I 719. I 7(, ì )

avevo affetmato. nella mia tcsi di dottorato. clte tale testo si dovesse alÍibuirc scnz irllro ir

M.A. Franchini (cfr l/.ajoftna. Teatrica issíonaria. pp. 145, 272-2'73). Il conte|Lrto Lli Lrrrrr

lettera autografa che ho nvenùto in seguito, e doveFontana sqìve a1padre gener.alc dr irvr'rccompletato la ste$ra del (libretto iDtitolato, Pratica delle missioni del p. Paulo Scgnoì>, c rltessere in attcsa dell'assegnazione dei tevisori per poterlo pubblicarc (in ARSI, 17.7;. ,Vr //t/.F. Fontana al preposito generale Titso Gonzalez, d.rl Collegio Romano, 24 dicen'lbrc ì 701 . r67r), fomisce la ceftezza chc ìl testo si debba al missionario gesuita e non al suo collabrl utorc.al qua1e, si devono comunque una serie d'inter.,'enti ne11e edizioni a stampa.

l'7 . Avu, c.20v.1 8. Cf. Fontana, P7-drica. pp. l -2. 7.

132 Be.rÌadette Majorana

panelli e pronunciando a gran voce parole convincenti e spesso teffifiche,rivolte soprattutto a chi è più <<duro e ritroso>re (un dispositivo simile simette in atto talvolta anche nottetempÒ, quando la voce del missionarioraggiunge fin dentro le case <<donne cattive e huomini sceleratissimi))ro econ essi gli rndifîerenti e quanti si rifiutano di accostarsi alle funzioni mis-sionarie, così da persuaderli a prendervi parte).

Per richiamare i compagni alla dottrina, drappelli di bambini e dibambine guidati da un missionario cantano laudi o litanie, girando per lesÍade dietro uno stendardo che spesso porta dipinta, per contrassegno ge-suitico e supplemento devoto, I'immagine di Francesco Saverio, protetto-re delle missioni, mentre insegna ai piccoli pagani. Ne cantano di nuovouna volta giunti in chiesa, prima di cominciare il catechismo, e alLa fine,recitato il rosario e fatto l'atto di contrizione, cantano ancora laudi spiri-tuali mentre ritornano a casa: <<perché vadano con più modestia>,,r diceBaldinucci. E cantano lodi in pròcessione per le strade quando, il giornodella comunione generale, vanno a fare la prima comunione vestiti daangeli e coronati di fiori.,, La vista e l'ascolto di bambini in atti di de-vozione costituiscono sempre motivo <di non ordinaria commozione)),2rcome si legge in un resoconto del 1619, grazie al contrasto con quellache è ritenuta la loro naturale attitudine alla sregolatezza: il canto è unodei mezzi ptù efficaci per orientare e governare i comportamenti degliintemperanti in una situazione pubblica.

Prediche e istruzioni per adulti, come altre funzioni pomeridiane e

serali, si svolgono in chiesa o all'aperto (sttlla piazza o in campagna): ipadecipanti anivano in processione, secondo un ordine e una suddivisio-ne stabiliti; lo stesso fanno coloro che non appafiengono alla comunìtàL e

19. Cfr. ,4w., c.25v.20. Atsi, Rom.184/1, cc. 221r-224v, G.B. Borghesi, relazione da Siena, 1680 (missioni

diA. Tomassini e G.B. Borghesi nella Maremma toscana), c. 222t-v21. Avu, c.32v.22. Cfr. lvu, cc.32r-33r Il ruolo deibambini per attirare gli adulti nei processi diedu-

cazione cristiana è attestato già in precedenza (cfr. per esempio la tecnica di richiamo allapredicazione, cotl shrmenîo sonoro, voce e gruppo di fanciulli, del francescano {ia Cor-netta, <nomo semplice e senza culturu, ricordata da C. Delcorno, La predicazione nell'etàcomunale, Sansolli, F nenze 1914, pp.69-70); dalia metà del XVI secolo lo si trova special-mente valorizzato dalla Compagnia di Gesu, sia in Europa sianelle missioni extra-europee:cfr. O'Malley,I prini gesrili, p. 134 e Prosperi, Tribunali della coscíenza, pp. 627 -629.

23. ARSI, Rolr. 184/1, cc. 17'7t-183v, G.B. BoÌghesi, relazione da Sìena. I mazo1679 (missioni di A. Tomassini e Borghesi nelia diocesi di Chiusì), c. l80v

133

giungono sul posto da fuori (<per fuggire la confusione, venga il popoloforestiero processionaLmente cantando le litanie>>,2a awerte Baldinucci).

Per tutto il tempo in cui si protraggono gli arrivi si canta una laude spi-rituale a responsorio (in questi casi la definizione <a vicenda> è frequente).il clero ne pronuncia il testo latino, mentre il popolo - donne e uomini a

tumo - rispondono in volgare italiano: la continuìtà della melodia sostienedunque la discontinuità linguistica. Si può anche prowedere a distribuireparole e musica su fogli sciolti o libretti stampati (a persone di buona vocee buon orecchio) che le intonano (alcuni esempi sono in îondo alTa Praticadi Fontana, da cui cito); e poiché molti e specialmente le donne non sannoleggere, <accioché tutte cantino)) uno fra quelli <<suggerisce loro la strofaa versetto per versetto).2s Qui la funzione pedagogica e devota del canto

- come di quel che si recita a memoria è subordinata alla funzione di im-pegnare gli individui e il gruppo: di intrattenerli; e allo stesso tempo rendemanifesto il meccanismo di controllo dell'ordine, esercitato da chi ìntonai canti o porge il testo dei ritomelli, un membro del clero o una persorìaalîabetizzata e vocalmente dotata.

Seguendo le rndicazioni ricevute, il popolo prende posto per ascoltare,mantenendo la medesima separazione di uomini, donne e clero presenteanche nelle processioni. I fanciulli non devono raggrupparsi, ma stare spar-si tra gli adulti o con i genitori. Le madri coi lattanti si sistemano ai marginidell'assemblea e distanti dal predicatore, per on recare disturbo.

L'ordine controllato del popolo nel luogo delle funzioni non itineranticontiene la fiequente iusorgenza di comportamenti opposti, di mmori e

voci non converlibili in un valore positivo, in una buona, e soprattutto inun'utile, esperienza sorìora: i bambini che frignano o emettono vocalizzi, iragazzr che vociano e giocano tra loro fanno (sconcerti),2ó osserva infattiBaldinucci; distraggono i convenuti e turbano 1o svolgimento della fun-zione, ne alterano il valore esemplare (così come al contrario ne esaltanogli esiti quando si mostrano capaci di condursi adeguatamente). Rispetto atale owia evenienza, si attuano dunque delle risoluzioni preventive. Nonrepressive, perciò, e nemmeno generiche o grossolane o estranee ai criteriche regolano I'interyento missionario: esse pure paftecipano della mede-sima natura di ciò che s'intende perseguire e dei modi per raggiungerlo e

24. Aw.. c.22v.25. Forta\\a, Platica, p. 93; tre partiture musicali alle pp. 1 57- 159.26. Aw. passim: e cft. in part. cc. 32v, 39v riguardo a mamme e lattanti.

Musiche voci e suoni

134 Bemadctte Majorana

devono indurre. perciò, la concentrazione fisica e affettiva della collettivitàdei parlecipanti e determinare una et idenza edificante.

E necessario creare ùn ambiente, un clima adeguati a far sì che la parolapredicata venga colta come voce o che venga almeno associata all'azionefisica del missionario, anche se non viene udita o compresa, limitata come èsia dalla ignoranza linguistica,r? sia dalle grandi dimensioni dell'udienza, chepuò raggiungere diverse migliaia di persone stipate tra la chiesa e la piazzao radunate in un'area di campagna (auspicabilmente in pendenza, tanto dafavorire l'ascoLto e la visione del predicatore che parla da ur palco collocatonel punto più basso). Bisogna perciò che ascolto e visione, occhio e orccchio,siano stirnolati e operino unitamente, producendo la necessaria tensione trail missionario e il guppo. Così ogni elemento di prevedibile disturbo vienepreliminarmente nerúralizzato. La voce del n.rissionario deve potersi levaresenza confondersi con niente altro, proprio per il srgnificato pastorale che essaassune nella missione, dove è shumento dell'arnbasciata di Clisto;:3 voce la-vorata dal missionario per pcnetrare e insinuarsi o per levarsi potente, e che invirtu delle sue qualità suscita nei fedeli devozione e meraviglia: <spaventosa e

minacciante> queLLa di Segneri seniore,2e <angclica>, sottile quella di Segnei'iiuniore, <poderosa e rimbombante> quella del suo cornpagno, il padre IgnazioSaverio Costanzo,r0 udibile da ogni distanza queJla miracolosa di Baldinucci,come si legge nelle deposizioni del suo processo di beatifi.cazione: <<si sentivada tutti egualmente la sua voce, sen.rpre nelf istcsso h.rono, il che era cosamirabile e soprarìnatluale)).rr Voci chc richiedono consapevolezza e ar1e, do-vendosi, per loro tramite, rendere attento e persuaso il popolo.

27. La dilficoltà prodotte dalla incomprensionc lcciproca tm I'italiano coltivato dejgcsuiti e i dialetti delle zone d'ltalia in cni si svolgono le missioni è messa in luce peresempio da G.B. Scaramelli in ARSI, Xon. 18J. cc. 7lr-72v. G.B. Scaramelli. da Ascoli, 29ottobre 1722, a G. Febei, superiorc del1a Provincia Romana, c. 7lv.

28. Frequentemente la predica di apertura della missione si sviluppa sul tema di 2Cor,5, 20: (Pro Chisto ergo legatione fungimut tamqùam Deo exio ante per ùos [...])) (cft.per esempio Fontana, Prulica, pp.3-8).

29. ARSI, t'er. I A6/lI, cc. 229t-232t', A. Rochetti a c. Bonini, dalla Rocca Malatina,l9 maggio 1672 (notizic sulla missione di P. Scgneri e c.P Pinamonti a Vignola. diocesidi Modena), c. 230v.

30. L.A. Muralorì, C/'onaca delle missiani del p. Segneri jr nel Mode ese (17I2),ma-noscritto edito da Orlarrdi in Id.,1.,.,1. Mùrctoi e lemissionidiP Segneri jr. pp. 194-195.

31. Archivio della postulazione generale della Compagnia di Gesil, D.-7, 8, 9. vol. I,Processo di beatificazione di A. Baldinucci, c. 20lr Sùlle voci di questì e di altri ge\uiri inrappoÌ'to con la predicazione rur'ale cfr Maj orana, Teot1.ìca úitsio aria, passi l.

Mùsiche voci e suoni 135

Si canta anche in tutte le situazioni di attesa e di inattività, quando ilpopolo sta radunato prima che una funzìone abbia inizio, o tra una funzio-ne e I'altra. Scrive Baldinucci:

Giova assaissimo per togllilere al popolo il tedio ed iosieme tenerlo occupatola varietà delle f!Ìntioni: e perciò ogni di si variino se non nella sostanza, al-merro nel modo. A1 principio d'ogni funtione, o sia dottrina o sia predica o siaistrutione, si canti qualche laude spirituale. Nel trattenersi che si fa il popolo odopo l'istrutione, prima d'incomincirue alctLna delle processioni che si fannoo di giomo o di notte di penitenza, o in altre occasioni, sogliono alcuni ora farrecitale i1 rosario, ora invocare l'aiuto dello Spirjto santo, cantandosi da'sa-cetdoti\ il Veni Crealor lplrltrs e rispondendo ad ogni strofa e su la stess'ariatutto il popolo: SdÍlo amote in noi venite e del nosîo dolce qlfetto riempite ilnoslra perb, né gíìt mai cÌa noí partite: o poTgere gvalche suffragio per I'ani-me del purgatorio, cantando i saceldoti il Dies ii-ae e rispondendo il popolosu la stess'aria: Priin a .l'essere gíutlicdtí fate o Dio che per donalí, siano a noituttí i peccati; o tfiyocare l'aiuto de' santi, cantando i sacerdoti alcuni salmi e

rispondendo il popolo: l lrlei santi awocaîi m'ottenghi.no il perdon de' nieipeccati, o pLÍe LodcÍo sempre sia il nome dí Giesù e di Maria, o in suffra-gio dell'anine del puryatorio, ad ogni versetto di detti salmi: Dal .fuoco ahliberate de' nostri uorti o Dío I'anime amate. Talvolta, avanti il Santissimosacramento si canta da' sacerdoti il Pange língua ed 11 popolo replica ad ognistrofa. Loda o lingua ilsacramento, che del corpo del Signore e del sangueín testqmento I'l1a l(.tsciato il Redettore; di tue colpe è il pagamento, riccopegno è del suo amore.

Anche qui risulta come il popolo risponda con versetti in volgarepertinenti al canto in latino e perciò tali da surrogare il signifìcato inac-cessibile delle parole intonate dal clero. Talvolta inoltre, quando la gentesta oziosa nel corso della mìssione o durante la comunione generale, (sifanno recitare con pausa e con voce alta, i versi delLo svegliarino dell'ani-ma chdstiana),r'] tanto comuni nclle missioni, esortazioni specialmenteatte a (cagionare una gran compuntione e far risvegliare più d'ulo chedorme in peccato>.33

Come si è r'isto, la recitazione del rosario costituisce un'alternatìvaal canto, o un elemento combinato con il canto, particolarmente in alcunisegmenti di passaggio da una situazione a un'altra: per esempio quando ledonne, a gruppi, ritomano a casa la sera, <Nel licentiare I'udienza>,, sclive

32. Aw., cc.23v-24r; e cft. ibidem, cc.21v-22r e passint.33.,1r.-.. c. 60r.

T

r36 Bemadette Majorana

Baldinucci, si <mandi via prima le donne con far loro recitare per strada adalta voce il losario per non dissipare co'cicalecci la devotione>.3a Il rosariosi sviluppa, dal prin,o Seicento, come pratica devota largamente popola-re e collettiva: non è piÌr limrtato alla meditazione ascetico-penitenzialeindividuale e agli usi confratemali, ma recitato e cantato (a chori, o (incompagnia> e <in viaggio> (secondo lc nuove indicazioni fornite dai do-menicani, promotori della pietà rosariana), legato spesso al canto delle lita-nie della Vcrgine, come si è visto, secondo un costume affermatosi appuntoin ambito gesuitico;35 è ben presente nel mondo rurale anche come praticadi civilizzazione a cui vengono spinti i contadini dai padror.ri dei teneni incui lavorano;r6 e al di fuori dell'Europa cristiana, in tena di missione, losi fa recitare e cantare dai coloni perché gli indigeni lo possano impara-re ascoltando.3T D'altra parte la ripetizione puramente mnemonica e oraledclla <corona della Vcrgine> presso gli illetterati è una condizione previstaó,aIle Costituzioni della Compagnia di Gesir anche per i propri membri:nei collegi, i luoghi deputati alla fonnazione spirituale e culturale, essa è

indicata infatti per i coadiutori temporali cl.rc non sappiano leggere (e sonoipiù), mentre per gli scolastici è senz'altro prevista anche la meditazionesui misteri del rosario.3s E a mctà del Cinquecento, negli stessi ami dellaelaborazione delle Costituzioni, Silvestro Landini, il proto-missionario ru-rale della Compagnia, faceva <cantar> la corona della Madonna (da tuttoil popolo>:r'nelle canìpagne, lì dove I'analfabetismo è sinonimo dipovertàspirituale oltre che materiale, sin dal principio i gesuiti favoriscono perciòla scelta dclla via mnemonico-affettiva.

34.,4r,r,.. c. 21r35. Cfr M. Rosa, Pielà maùana e devozione del Rosario nell'ltolia del Cinque e

Seicento, 1i ld., Religione e socíetà nel Mezzogiorno lra Cinque e Seicienlo, De Donato,Bari 1976,pp.217-245.

36. Cfr. Prosperi, n ibùnali del[a coscie za, pp. 625-626.37. E per csempio il caso dell'isola di Guadaìupa: cfr. G. Pjzzomsso, Una cotltto|et -

.îia sulrcsai io. Domenica ì e gesLtiti nelle Antille firncesí ( l659- I ó88), in Devoznn e pie-tà popolare.[r'a Seicenlo e Settece to; il ruolo delle congrcgazioni e degli odini religiosi,a crra di S. Nanni, numero monografico di <<Dimensioni e problemi della ricerca storica",2 (t994), pp. 203-204.

38.Cft. Costituzioni, parte IV rv, 0$ 342-345, pp. 500-502.39. S. Landini a L di LoyoÌa, da Bastia, I luglio 1553, ii Epi.ttolle n|ixtae ex wrii:

Eurcpae locis ab anro 1537 ad 1556 scriptae nunc primum a paÍribus Societatis Jesù it1

l cem editae,'tol.I, Excudebat Augnstinus Avdal. Matriti 1898, p. 370 (Monùmenta histo-ica Societatis lcsu, vol. l2).

Musiche voci e suoni

Non v'è dubbio che in questi casi la rnisura sia quella dell'accotn-modatio giàprescritta da Ignazio negli Esercizi a îronte della valutazionedella incapacità dei piir, e specialmente delle <pelsone semplici e senzaistmzione>, di sopportare l'intero onerc di quella difficile esperienza spi-rituale.ro In particolare le donne, ritenute interiormente fragili, d'indoleinmodesta, facili plede della immoralità maschile, sono considerate lepiir vistose espressioni dell'analfabetismo spirituale e culturale:ar nellefontì relative alle missioni rurali quello delle donne è un argomento co-stante, nìai trascurato. Alla finc di alcune processioni penitenziali not-turne Paolo Segneri seniore, mentte mandava (tutti gl'uomini a rccitarealcuni Patet et Ave in chiesa. licentiava le donne, ordinando loro cheandassero in sommo silenîio alle loro case> (è Baldinucci a sottoline-are la particolarità della soluzione rispctto alla consuetudinc missiona-ria), <accompagnate da molte torcie, che l'avevano sempre circondatecd erano tenute dalle principahj e piir gravi persone del ìuogo>.rr Allevoci femminili si sostituisce il perfetto silenzio, alla recita del rosario unaltro principio regolatore, di segno sociale questa volta: la sorveglianzadi uomini attempati, cioè non sospettabili di costituire un pericolo per ledonne e che al contrario, nella notte rischiarata dai lurni, ne controllano icomportamenti vigìlando sui rischi chc esse corrono lungo il percolso.

La processionc è una dclle attività centrali della missione ruralegesuìtica, modulo operativo adattabile, versatile, vario, capace di suscitareun forle sentimento di appartenenza e di unità, e insierne dotato di una con-siderevole spettacolarità; ma purc dgoroso, perché possa raggiungcre glieffetti desiderati, e sottoposto perciò anchc a un forte controllo. Baldinuccinon manca di osseryare che la processione è indispcnsabile per attirare ifedeli e per ottenerne la più viva adesione alle iniziative rnissionarie:

Prova I'esperienza che 1e missioni hanno moho maggior fi'equenza di po-polo quando questo s'impegni e si occupi in varie processioni di quellache abbino quando col solo suono della campana si ptocura di adunarlo inchiesa. Pertanto sogliono alcuni non far quasi Ìnai funtione senza qualche

40. Cfr. Ignazio di Loyola, Eserci.i spit itùali, trad. it. e note di G. Dc Gennaro, ìn Id.,G/l.rclt/i. $ 18, p. 98.

41. Cfr. alproposito Finzio e e santità tra mcdioevo ed età modernd, a cúa d1 G. ZaFri, Rosenberg & Sellier, Torino 1991, e Donna, disci)lina, crcanza cristiana dalW al *TIIsecolo. Studi e testi a slar?d, a cura di Ead., Edizioni di Storia e Lettera ra, Roma 1996.

42. Avv.. c. 44v

r31

139138 Bemadette Majorana

processione ora di trltto ora d'una parte del popolo, ed ora d'una sola com-pagnia, secondo la varietà delle funtioni che si fanno.ar

Il canto si uniscc regolarmente alla processione, accompagnato tal-volta da qualche strumento: e sono allora, per lo più, trombe e trombette.E sernpre Baldinucci a formulame le caratterisîiche, razionabzzando unapratica gesuitica sedimentata lungo centocinquant'anni e rinhacciabile convarianti in tutte le fonti.

Già nelle processioni ordinarie, quelle che alcuni missionari <fanno aqualche luogo di devotione, o qualche terra o a ricevere qualche popolo fo-resticro>, si delinea chiararncnte l'accuratezza dclla composizione di azio-ni fisiclre e vocali, unitc alla già accemata aficolazione in gmppi distinti:

va avanti il padre, o altro sacerdote, col bordone in mano, acconpagnato dadue col sacco e cappuccio calato; seguono le zittelle con lo stendar.do dellaBeatissima Vergine e poi le maritate con lo stendardo di San Francesco Xave-rio e le vedove con tLna croce inalberata. cantando tutte a schiera a schiera lelitanie o laudi spirituali; dierro alle donne vengono con ordine le cornpegnìe,il clero ed il restante del popolo, cantando ancor egli le ìitanie, e se il viaggioe lungo, ora si cantano le litanie; ora laudi spirituali. ora si recita il rosario ed' ora si va in silentio.rr

ll principio ordinatorc sta qui nell'altct'nanza di canto-l ccitazione-silcnzio, nella concentrazione richiesta ai partecipanti per assccondare ilsusscguirsi dei tre diversi impegni coercntctneÍìte con il litmo di marciae la divisione in ranghi da tenersi lungo tutto il pcrcorso: fanciulle, ve-dove e maritate, confrati, lappresentanti del clero, uomini. L'atto vocale

- cantato, recitato, taciuto e I'atto del camminare si sostcngono reci-procaÌncnte.

Le processioni penitenziali, più di ogni altra funzione, comportanouna notevole fatica, imponendo ai fedeli, dagli ecclesiastici ai bambini,una partecipazione attiva e una capacità di rispondere a criteri di compor-tamento rituale severi (mantenimento delle posizioni assegnate, tipo di an-datura, contegno, trasporto di oggetti simbolici e di strumenti dì disciplina,ecc.). ìl carattere penitenziale contraddistingue questo tipo di processione

43.,4r,v.. c.38r.44. ANr., cc.38v-39t. Qui come altrove Baldinucci riassùme ùn criterio dj inrervento

reso celebre da Segneri e legato alla sua consuetÙdirre di collegare la sede delia missjonealle comunità circostanti alle quali cstendere alcune attivjtà e da coinvolgere in quelle prin-cipali che si tengono nella sede.

Musiche voci e suoni

prirna di tutto mediante I'aspetto e la condotta dci partecipanti: I'abito e leinsegne, le positure del capo e delle membla, lc azioni.

E sempre auspicato dai missionari che la compunzione estema corri-sponda alla contrizione del cuore. Il canlo o la recila di qualche devoziouesono un criterio fondamentale, pur se non esclusivo, per mantenere costan-te il ritmo del passo e pcr rendere coerente con ì'azione fisica anche I'atti-vità interiore, le fantasie (evcr.ìtuahnente fuorvianti), gli affetti, i pcnsìeri.<Mentrc si rnuove il piede non stia oziosa la mente)),15 avvefte Baldinucci:quando va, la processione canta o prega; quando sta, tace.

La qualità e la pertinenza alle diverse situazioni dei canti e dei suonifavoriscono tale coerenza: durante una processione di penitenza, si leggeper esempio in una relazione del 1667, <In mezzo veniva il clero in cotta,cantanîe l...] con vocc mesta e glave i sette salmi penitentiali, alle qualivoci facevano eco spropofiionata le campane tutte di quel luogo, suonan-do a morto per tutto il tempo che durava la proccssione, che allc volte fudi due ore e più>;a6 si canta invece <lo Sîab(lt Mater>> quando Baldinuccitrasporta processionalmcntc una statua mobilc del Cristo morto, che egliha fatto scolpire appositamente per le proprie rnissioni (proccssìonc peni-tenziale, questa, <sempre divotissima e di gran frutto>rr).

II tema principale della plocessione di penitenza è però il Mlserz-rc. Vienc intonato <(in sesto tuono) da un missionario o da un sacerdotesecolare dcl posto, a cuì il popolo rìsponde <<Miserere nostri Domine,miserere nostri>>, che un missionario ha provveduto a insegnarc. Vienearticolato e replicato a seconda dei ritmi e delle situazioni, anche moltocomplesse, in cui ìa processione ò scandita,r3 come i brevi sermoni pro-nunciati dal mìssionario a ogni stazione e introdotti per solito da alcu-ni versi dcl cosiddetto sveglialino, <che rnirabilnrente compungono),re

45. ARSI, Op. Nn. 37 I a, cc. I -447, [A. Baldinuccìf, Le sacre míssioni. ]slt Ltziani eprediche- apografo del XIX secolo, c. 359.

46. ^RSI,

,/er. I A6/l, cc.204r-209v, Anon., Breve racconto della missione fatla dd b"padri de!la Conpagnia di Giesi! nelle terre di Po te ico, Qùinza o e Gabiaro (lella diocesidi Bres, u. I autuntto del I6ó7. c.205t-\.

47. lvl. c.43v48. Cfr. ,4r'u, cc. 401 42.v,44t,4'7r.49. Aw., c.55v. Nove .tì,eglial'i, i o'sia letvoùni detli tlelle processioni di penitenzd

con i relativi sermoni (<discorsiD) si tramandano in P Segneri juniore, Opere postume ...per la prima volla pubblicate dall'crhate Francesco Carrata,aspese Remondini di Venezia,Bassano 1795. vol. I, pp. l2L-149. Testinon dissimili dai versi degli svegliarinisono, nellemissioni spagnole del XVll secolo. specialmente urbanc. le.rderas gridaîe all'indirizzo dei

140 Bemadette Majorana

come questi: (Senti dal ciel voce tonante c scrivi, scrivi nel cuor, talmorirai qual vivi etc.>. Sono cantati essi pure da un sacerdote ed ecce-zionalmente da uno specialista (durante una missione di Baldinucci è <unbravissimo musico del viccré di Napoli>). Al canto e alle parole si unisce(Lo strepito de'molti> chc si flagellano provocando ogni volta un potente(moto) affcttivo <in tutto il popolo>.50

Di una missione di Segneri seniorc, compiuta nel 1671 nclla dioccsi diFaenza, si legge per esempio:

su 'l fine delle missioni, venne in pensiero di praticare una tal lorma diprocessione penitente nottuma per le strade piu principali, che col cantoflebile e col rumore delle percosse, col numero de'battutj, con le cateneche da molti si strascinavano a'piedi, e sopra tutto con l'esempio e con lavoce del padre, i1 quale di tratto in tratto si fermava dirò a sparger fuoco,non parole, dalìa sua bocca, riusci I'ultimo colpo al cuore di qualche animapeccatrice, che per tema di convertirsi non voleva assistere alle predìche etalle funtioni del giorno.5r

Similmentc accade nelle rnissioni di Antonio Tomassini, il più lon-gevo dei missionari attivi tra Sei e Settecento, che usa fare processionipenìtcnziali semple nottume, semprc ncll'abitato e unicamente maschili,<restando fra tanto le donne per mio oldinc ginocchionì e in rìgorososilentio o alle finestre dellc proprie case o avanti le porte delle medesime,o pure ne' capi delle strade per dove passava la processione> scrive inuna relazione deI 1679.5) Mentre la processione si snoda, il missionarìocoadiutore di tanto in tanto dice <ad alta voce et in modo da caggionargran spavento)) parole tremende (<<Penitenza o peccatori, oggi in figura

peccatori nel corso della fllnzione detta dell'acto de contricíón: per q esta cerimonia cfr. PBroggio, ,'acto de conlt)ción entrc ELffope et nuoreaux m()ndes. Díego Luis de Sant,ítoreset lo citculalion des .îflatégies d'érangélisation de la Compagnie de Jésus au XVII" siècle,1n Missions relìgíeuses odernes, pp. 229 -243.

50. ARSI, Ron. 184/ll, cc.359r-410v- 498r-587n Anon., ,Ragguaglío d'alcune ntis-sioni.falte nel circuito delle cinquanla nxiglict i lorna a Frcscali prescritlo nel legatoddll'eccel.""' Pri cipessa di Rosano fo dattice di d." missioni Qrissioni di A. Baldinuccj1697-1701), c. 363r-v (missioni nella diocesi di Rieti, 1701). Similmente in Tomassinj, nejdue Segneri, iD Pucitta e alÍi.

51. G.P Pjnamonti, ,reve rclalione della nissionefata dal p. Paolo Segneri e dal p.Gio. Pielro Pinamonli ... ne a diocesi di Faenza I'anno 1671, s.\., s.n.t., s.d., in G. Pallan-tieti, L'Ercole patporato. Panegiùci dccoden ici, Giacomo Monti, Bologna 1674, p. 263.

52. ARSI, Ro1r. 1B44 cc. l86r-195v, A. Tomassini, relazione da Siena, 30 agosto1679 (missioni con G.B. Borghesi in area senese, aprile-giugno 1679), c. 191r

Musiche voci e suoni t4t

domani in sepoltlra. Peccaîori, o peniîenza o infemo, e cose simili)); siode il <predicare ed esclamare continuo) del padre Tomassini, altematoal (cantare a vicenda del clero e del popolo), il quale deve esscre eseguì-to, come egli afferma qui e altrove, in tono <capucinesco): allude a un re-gistro grave, perciò (non si dimentichi che le sue processioni sono esclu-sìvamente maschili), uniforrne e mesto, quasi un lecitare salmodiato allacappuccina appunto5r, A tale cantare e grìdare si associano <il rimbonbospaventevole delle percosse di quelli che si battevano sino a lacerarsi iuisconcie maniere le carni> e (1'on'ore stesso della notte)r, infiammata dai(lumi che in numerosa copia lucevano dalle finestre poco meno che ditutte le case). Si <caggionava in tutti tale spavento e commotione chelo strepito grande de' singlhliozzi, de'pianti, dclle gridu supera fìno a

cancellarla la voce deL predìcatore. (E fama), scrive Tomassini, che talestrepito giunga <a scntirsi a tre miglia lontano>.5a Per di piit, quando eglisi arresta in luoghi stabiliti per flageilarsì le spalle, <V'erano di quelli chead alta voce piangendo gridavano> oppure (con'cvano chi in un modo chiin un altro a pelcuotersi, ondc si solLevava uno strepito come d'un tuonoo tremoto).55 E si iegge di Paolo Segneri iuniole, missionario al prilcipiodel Settecento:

il padre, cessando di batte$i [...] ed inttLonali con voce flebile da un sacer-dote due versi concernenti qualche verità eterna, prendeva a discorere sopradi quella con tuono ed energia di voce che, accompagnata dal silenzio dellanotte e dallo strepito de'flagelli con cui terminava il suo dire, non è credibilequanta compunzione, pianti e singhiozzi cagionasse,s6

Dalle lelazioni si può intuire che i colpi delle discipline di cui fan-no uso i fedeli chc partccipano alla processione da penitenti produconoun accumulo di diverse quaLità sonorc. Rumori sordi o acuti o sibilanti,a seconda della rnateria e dclla forma dei flagelli vibrati nell'aria perpoi ricadere sul corpo, copefto oppure nudo dalla vita in su (e il sangue,

53. Cfr P Mioli, Sonoro sile zío, ossia cantare alla capptrccína, tn I cappuccini inEmilía-Romagna. Storia di ma presenza, a cura di G. Pozzi, P Prodi. EDB, Bologna 2002,pp.332-334.

54. ARSI, Ro,r?. 184/1, cc. 186r-195v, A. Tomassìni, relazione da Siena, 30 agosto1679. c. l9l r-v.

55. ARSI. ,Ro,z. 184/1, cc.2l8r-220v. A. Tomassilìi, relazione da Corbara,4 giugno1680, c.2l8v (missione nella città di Onieto).

56. F.M. Callùzzi, Vita del p. Paolo Segneli jttniorc, Komarek, Roma 1716, pp.l9t-192.

Musiche voci e suoni 1,13142

allora, arriva a schtzzaÍe le stradeiT): fasci di cuoio o di corda, larninee catenelle di ferro; più silenziosi le pietre percosse e gli strumentiarmati di punte penetranti (spilli, chiodi, vetri, conficcati per solito su

un supporto di sughero), E ancora: le mani c i pugni, per schiaffeg-giarsi e colpirsi il petto e le spalle. Di una missione di Segneri seniore

e Pinamonti nel Modenese, nel 1672, si riferisce quanto grande îosse

I'orrore per certi che alrivavano in processione <ansando>>, coloro che

portavano le cloci per penitenza, o <strascìnandosi> le catene ai pìedi,

o le ferze <fischiando>.58Bisogna tenere conto di una esagerazione edificante, da parte degli

cstensori dei resoconti, nell'accentuare tali aspetti: è anche un segno diconsapevolezza della efficacia strategica del composto di suoni, rumoric azìoni visibili, sapientemcnte messo a punto. La comprensione testuale

delle espressioni tenifiche viene favorita quando i versi vengono ripetuti(con voce alta ed intelligibile ad uno ad uno> da sacerdoti che continuano

a recitarli <nel decorso della processione, nella quale si dividono acciò tuttili possino udire e meditare>.5e' In particolare, la flagcllazione pubblica dcl missionalio predicatorc,

introdoita da Paolo Segneri seniore, mantenuta e sviLuppata dopo di luida molti, ma soltanto in Italia,60 ò una delle situazioni nelle quali i gesuiti

maggiormente rìcorlono alla capacità di valorizzare e in buona misu-

ra diprodurre ad arte l'impasto della propria voce con rumori, grida,

piantie canti, allo scopo di determinare una più forte emozione e una piÌr

immcdiata compunzione.

57. Cfr. L. Baltolini, Relalione delle missioni Jàlte su le úontagne di Modona dallimolto rr.pp. Paolo Segneri e Gio. Pielro Pinamontì . l'anno 1672' Andtea Casslani, Mo-

dena 1673.pp.31-3258. L. Bartolini, R?/aliore, p. 38. In una missione di Fonlana nel Milanese si dovettero

(proibire I'aspre discipline a sangue, ove cla qùei popoÌi pcnitenti sj armavano palle di cera

cài vetro c nè seguiva un svenaisir, (F. Fontana, Raccolîa d'alcune leltere speftanîi dlle

uissioni,.lì!lle inTrulia e Germania dal padre Ftrhio Fonlaúa, Andtea Polet[t]i, Venezia

1720, p. 1s).j9. 1"".,

"- 40v: qui Baldinucci si riierisce a una processione in campagnai ma cfi

analogamente lvr,., c. 42v, per una processione nell'abitaio.i0. Clr. Majorana, featìca missino aría;Ead. L'arte della discíplina corporale nella

predicazione popolare dei gesuiti, in (Teatro e StoriD, 20-21 (1998-1999)' pp 209-230;'Ead.,

Le miss'ioii popolari clei gesuiti itúliani nel'XflI secolo.pp. 87-l02 Durantc le mis-

sioni gesuitiche nil testo d'Eutopa, 1e penitenze corporali pttbbliche eralo compiute dai

soli fedeli, mai dal predicatore.

I battenti non sono mai la totalità dei parlecipanti alla processione; e le

donne - rna non i bambini6l - sono escluse dalla pratica della flagellazione:

vanÍìo mcstamente, a testa coperla o coi capelli scarmigliati, il sacco indos-

so, arnmantcllate, ipiedi nudì. I piu, donne e uomini, portano teschi fra le

-uni o un crocifisso tra le braccià, guardandolo fissamente in un colloquio

muto; e ancora: corone di spine, coide al collo, catene ai piedi scalzi, croci

in spalla anche molto pesanti. Pertanto si può immaginare che mentre la

pro;essione procede il mmore sia dato dall.a somma dello scalpiccio, delle

catene strasiinate, delle discipline di chi si pelcuote; a cui si uniscono ilparlare degli spetiatori, le esclamazioni compuntive pronunciate dai mis-

iionuri o Ju aliri a ciò deputati, e ancola i canti, che cessano solo quando

il popolo giunge nel luogo stabilito per il breve sermone ln quel punto

it iitènzioìi pietende assoluto - ((sommo))62 - e perciò stesso rlon mcno

conturbante, nella sua auspicata dcnsità, del concertato di suoni ir cui si

incastona: non un vuoto) ma un grumo emotivo in cui le parole del missìo-

nario si awiluppano.Il missionàiio deve essere dunque capacc di rico durre entro una fina-

litÈL persuasiva e compuntiva adeguata il comportamento della foLla lnsie-

me con le esperienze di forle impatto risivo- affidate all'uso dÍamma1rTza'

to dellc inmàginì da parte del missionario e alla tcatralizzazione esemplare

delle sue stes;e azioni (in particolare la disciplina in pubblico, nel corso

delle prediche e dei sermóni processionali), accanto alle maniîestazioni

visibiíi dei fedeli, I'cspressionè vocale cantata o recitata che impegna la

maggior parte del popólo fu du a-ulgama e da veicolo de-l sentimento col-

lettiio, trasmettendolo anche a chi si limita ad assistere alle processioni'

I gesuiti attribuiscono alla forle sollecitazione sensoriale ed emotiva

il com!ìto di conquistare l'attenzione, per fare poi breccia nei cuori coi

potenti richiamì vérbali alla morle e alla colpa, prefigurati, anche agli oc-

òhi dello spettatore novello, nelle azioni cluente e nella presenza replicata

del Crocìfisso. Il tessuto sonoro è fitto quanto quello visivo L'obiettivo è

stimolarc I'attività sensorialc dei fedeli, n.ra anche fare sì che essì si pcrce-

piscano come un unico, grande cotpo. ll canto e la recita comuni realizzano

questa condizione: moltè voci formano una voce sola. La vocalità serve qui

61. Cfr. per esempio ARSI, Rom t8l/l' cc 237r-238v' G B Borghesi, relazione da

Siena. 9 marzà 1681, ; G.A. Caprini, supeliore de1la Provincia Romana (missioni di A'Tomassini c G.B. Borghesi all'Elba), c. 237v; e cfr' lvr'.' c 33r-v'

62. Clr. Ar.''., c..40v,4lt,42r'

Bemadette Majorana

145144 Bemadette Majorana

anche a regolare l'esemplalità di missionario e fedeli: l'ascoltare e il guar-dare di chi non partecipa alla processione, ma ne è spettatore, sono azioniefficaci a loro volta, anche in virtu della funzione modellizzante svolta dachi invece proccde e canta. Baldinucci è un maestro di tali composizìoni,specialmente nelle grandi distcse di campagna; e nelle sue relazioni mis-sionarie e poi negli Awertimer?/l descrive gli esiti dilettevoli delle proces-sioni penitenziali;63 e similmente Paolo Segneri iuniore.6a

Solitamente la missione si conclude con il Ze Deum dt lode per legrazie dispensate da Dio nel corso di quel tempo straordinario: canto popo-lare, come anche il Dres irae,65 lI Tè Deum viene cantato (solennemente))dai sacerdoti mentre il popolo risponde <alternativamente>> (a tumo; forsesecondo la distinzione di uomini e dolne) <<Lodato e ringraziaîo sempresia il nome di Giesit e di Maria>>.64 Taluni missionari, ricorda Baldinucci,usano però flagellarsi dinanzi al popolo anche al momento del congedo,prima della partenzar come estremÒ atto di pentimento per i peccati com-messi da ciascuno e prima di tutto da loro stessi, nonché come viatico diconversione per la comunità: <Il che suol cagionarc tal moto di compun-tione che, dopo il plimo verso del k Deum, altro più non si sente che unorribile strepito di pianti e di strida che altamcnte ripetono pietà, perdono,misericordiu. Taluni altd non soltanto alla fine della predica dell'ultimogiomo si flagellano <a'piedi del crocifisso Signore, a spalle nude>, ma perla benedizione solenne introducono un altro (divoto stratagenìma quandonon si vede il popolo tutto ben disposto a riceverla>>: inhngo d,el Te Deumliberatorio, atteso dal popolo, fanno cantare il Mlserzrz (fra questi lo stessoBaldinucci, che riconosce alla soluzione d'essere <di straordinario profittoe di niuna spesa>,67 nel rispetto perciò dell'obbligo di povertà che devecaratteÍìzzare I'opera dei gesuiti missionari). In entrambi i casi, il canto

63.ARSI,Ron. 184/ll, cc. 461r-4'7 5v, A. Baldimrcci (relazione delle missjoni inol-tre quaranta luoghi della campagna romana, luglio-ottobre l'106\, cc- 472t-4'73v e passin;ibidem, cc.359r-440v, 498r-587v. Anon., Ragguaglio d'alcltne issioúi (rnissioni di A.Baldinucci 169'7-1'707), c.37|v, e passim; Avv., cc. 39r-v, 40r, 45v, e prr.r.!tr?.

64. Cfr la descrizione di L.A. Muratori, Cronaca, pp. 220,230-233, 239 e passim.E riguardo alla stessa missione (Modena l7l2) si vedano le accuse in proposito del bene-dettino M.A. Lazarellì, Relazione delle missioni, Í\anoscîitto edito da Orlandi in Id., Ll.Muratoti e le ùissíoni di P Segneri jr-pp.280-281.

ó5. Cfr. G. Ste'fani, Mtsìca barc'cca 2. Angelí e Sirc e, Bompiani, Milano 1987, pp.),7 6-1',7',7 .

66. Aw.. c. 56v.67. Avr., cc. 56t-57v.

Musiche voci e suonì

è anche unità di misura dell'azione: la disciplina del predicatore dura iltempo del Te Deum o d,el Miserere.

Una <<solenne processione di giubbilo) viene indetta talvolta dai padriprima della chiusura della missione con la benedizione solenne: nelle fonticompare non di rado. Baldinucci - che la disapprova, poiché essa grava ipartecipanti di spese, a causa della (gran pompa di tetti apparati e quan-tità grande di cera, invitandosi tutti ancor che non siano delle compagniea portare una torcia accesa o candela) - testimonia come in questo caso,finita la predica, si dia <la beneditione col santissimo sacramento, con spa-lo di mortaletti e talvolta ancora d'artigl[i]eriar>:ó3 il fragore gioioso delleesplosioni è inequivocabile tema di allegrezza; ed è posta spesso sotto talesegno Ia conclusione festosa per il buon esito della missione, attestato dalgran numero delle confessioni e dalla comunione generale e spesso dallacommozione di missionari e fedeli. Di una missione del 1661 si legge, peresempio, che (al fi.ne si dava la benedittione a suon di trombe, tamburi,campanc etc.) e (Si fecero fuochi di gioia et allegrezza per la communionegcnerale, con suono di campane, tamburi e ttombe>.r'e

Nello sîesso resoconto sta scritto che, quotidianamente, dopo il rosarioo le litanie alla Madonna, (si cantava con I'organo il Tanhtm ergo elc. conI'oratione et altre preci>: tuttavia menh'e l'atto di cantare è regolarmenteriferito nelle relazioni missionarie e a esso è sempre attribuito un pesoconsiderevole, il canto sostenuto da musica strumentale non è quasi maitestimoniato.

Un episodio senz'altro singolarc è quello in cui nel 1678 Giovan Do-menico Pucitta fa richiesta ai superiori di cercare tra le sue cose (<tla i mieiscritti>>), nel collegio di Viterbo da dove proviene, (certe carte da musica,che sono un oratorio intíîolato L'Adamo, con le pafi distinte in musìca>, e

di inviargtiele a Vitorchiano, dove è rnissionario e dove intenede presenta-re I'oratorio.70 Pucitta vuole dunque impiegale per una mìssione rurale untesto appartenente alla pratica musicale alta e a lui ben noto.Tl

68. A|r, c. 57r.69. ARSI, Ron. -18-ll1, cc. l5 3r- 155v, Anon, Brcve rclatione della nissione.[atta dalli

pp. Marco Pasc tio e Pietro Savarini ... nella díocesi di Fano, cominciala alli 26.|'aprilee tertúinata li 5 dí gitrguo gionto della Pentecoste 166l, cc. l53r-v e 155r.

70. ARSI, Rozr. l8l/ll, c.349r-v, G.D. Pucitta a V Baldinelli, rettore del collegio diViterbo, da Vitorchiano, l5 febbraio 1678, c. 349v.

71. Prima di diventare gesùita, Pucitta aveva condotto vita mondana ed evidente-mente conosceva e gustava I'intrattenimento colto: qualche Sjomo prima della lettera

146 Bemadette Majorana

La parricolarit?r della iniziativa si stempera un poco, però, se la si con-sidera nel contesto specifico in cui egli stesso la colloca; e apre anche a ul-teriori considerazioni. La tappa di Vitorchiano cade infatti in tempo di car-ner ale: per lar si che il fi-utto della missione non \ ada perdulo. in occasionedegli ultimi due giomi di festa, il missionario decide di <apporre le 40 horecon sennoni mattina e sera e poi terminare il camevale spiritualmente) conl'<<oratorio in musica, per consolatione di queste anime che sì volentieri hadato di bando a veglie, lestini etc.>. Una volta che avess e icetnÍo L'Adomo,i <signori ecclesiasticl> di Vitorchiano, avrebbero potuto (invitare i musicia loro spese per dare questa consolatione spirituale invece del camevale, peramor di Dio e della missione>. Di questa sua (pia e necessaria risolutione>,come la definisce, chiede venia al superiore:?? non soltanto l'oratorio in mu-sica, ma ncmmeno le quarantore appartengono alla consuetudine missionarìagesuitica, dove sono rarissime e limitate ai primi ami del Seicento, senza chesi fissino nella evoluzione successiva.T3 Mentre come è noto sono una inizia-tiva solenne con cui, in ambito cittadino, si eîfettua la sostituzione del diver-timento e dell'esperienza profana che precede il mercoledì delle ceneri conun'occasione di rneditazione e conversione, ma pure di diletto: un camevalesantificato, trascorso all'intemo delle chiese, dinanzi al Santissimo esposto

appena citata, infatti, aveva scdtto di una missione fatta in un paesetto, dove egli <<da se-colare, [...] havea fatte alcune pazzie carnevalesche di conedie impurissime, mascherateetc.) (ARSI, Rorr. l8I /lI, cc. 35lr-352v, c.D. Pucifta a V Baldinelli, retrore del collegiodi Viterbo, da Vitorchiano, 9 febbraio 1678, c. 352v). L'(oratorion richiesto potreb,-becoÍispondere, per esefipio, a L'Addma colperole, ottavo dei ver,ti Dialoghi s.rct.i, e mo-rali del Cavalier Loteto I/itorii da Spaleti (Mor\eta, Roma 1652): I'autòre si definjsce(ÍusicoD e afferma di averli composti <all'uso del nobilissimo omtorjo della ChiesaNuova) (cfr. S. Franchi, Drammaturgia romana. Repertorio bibliografrco cronologicodei testi dfamt aticí pubblicati a Roma e nel Lazio. Secolo Xl4l,Roma i988, p.298). Untesto di grande risonanza è anche la sacra rdppreseúazioie L,Adamo. dj G.B. Andreini"uscita in tre edizioni nel 1613, nel 1617 e nel 1641. e contenenre parri canore e strumen-tali consistcnti (cft. F. Fiaschini, l'nlrcessabil agitazioner. Giovan Battista Anckeiri traprofessione teatrale, cultura lefteraría e rc/igloae, Giardìni, pìsa 2007, pp. 73-g0)_

72. ARSI, Rom. l9l/ll, c.349r-v, G.D. pùcitta a V Baldinelli, da Mtorchiano, 15febbraio 1678. c. 349r-v

73. Cfr. per esempio ARSI, Rom. 128/1, cc. 4jr-50y, punti dell'Ànnali clella proba_lione del III anno in Sezza, l'anno 1602 (nissroni dei padri del terz,anno di pr.obazione nelcircondario di Sezze);ARSI, Ron. j29/1,cc. l09r-124r, Reldtione delkt missione de Sabinafatl.a dal padre Marc'Antonio Canstanîi et dal padre Salvatore Trotîa. In compendio, s.d,.(missioni in Sabina, 11 novembre 1605-31 marzo 1606; e cfr. ibidem, cc. tiSr_tSOv, tarelazione distesa).

141

in sontuosi apparati, con altemanza di sermoni e musiche.Ta Se il tempo fe_stivo e l'iniziativa anti-camevalesca sono gli stessi, nel caso di Vitorchianonon ci troviamo esattamente di fronte a una sostituzione: I'oratorio eseguitoda musicisti di professìone, a spese del clero locale, è un premio. Durante lemissioni e in virtù di quelle il popolo ha già rìnunciato ai divefiimenti (.,ve-glie e festili"): per mezzo della devozione delle quarantore eviterà di vani-ficare tale rinuncia con gli eccessi dei giomi grassi e infine sarà ,,consolato',

dall'onesto e spiritualmente giovevole diletto offertogli dall'oratorio.Le notizie della collaborazione di musici, cioò di esecutori di profes-

sione, come già si è detto, sono pressoché assenti in ambito propr iamenterurale, dove l'attività musicale e vocale non assume mai valore èsibitorio,ma costituisce un'azione che impegna direttamente i1 clero e il popolo alfine di renderlo protagonista di una esperienza affettiva, devota e di appren-dimento personale, oltre che al fine di regolarne l'attenzione individuale ei comportamenti collettivi. A1 contrario, nel caso dell'oratorio di pucitta,l'apporto esecutivo struÍnentale e vocale si qualifica artisticamente, distin-guendosi da quello inesperto della comunità, alla quale vìene offefio sottoforma di ascolto,i5

Fra le attività che rispondono al criterio della sostituzione i missio-nari collocano invece una iniziativa musicale, propriamente canora, privadi connotazioni strettamente estetiche, ma essa pure infomata al diietto:si tratta della dottrina cristiana cantata, una iniziativa che, a differenza diquella singolare proposta da Pucitta, costituisce un nucleo pennanente edessenziale della tradizione missionaria gesuitica.

Della Laude spirituale nella quale si conîengono le parti principalidella Dottrino crisllana di Segneri seniore, nel 1720 viene pubblicato po-stumo il solo testo - cento strofe, un itinerario di salvezza per i semplici incompendio senza musica:?6 ciò sembra segnalare I'opportunità di non an-

74- Cîr. M. Fagiolo dell'Arco, S. Carandini, L'qlìmero harocco. SîruthÚe della festanella Roma del 'ó00, Bulzoni, Roma 1978, vol. I, pp. 29-34; C. Catgnoni, Quarante heufes,in Dictionnaile de spiritualité, Xl[,2, Beauchesne, Paris 1986, coll.2702-2723; Stefaíi,Musica barocca 2,pp. 205-206; O'Malley,1 primi gesuiti,p. 103 nel quadro della predica-zione all'esordio delia Compagnia.

75. Sulla conispondenza deli'oratorio con 1a cultura musicale spettacolare e conl'<ascolto d'afie), propri delle classi alte, rispetto alle laudi, cantate collettivamente dalpopolo, cfr Stefan| Musica barocca 2,pp.187-231.

76. Cfr P Segneri, Opere, Baghon1 Yenezia 17'13, vol. fV, pp. '129-733. La ptilíaedizione viene stampata a Parma nel 1720 (cfr. C. Sommervogel, Bló1lo thèque de la Com-

Musiche voci e suoni

t48 Bemadette Majorana

corare il testo a una partitura, lasciando che questa possa variare nel tempoe a seconda dei luoghi, forse adattandola ad arie già note tla il popolo, alpiacere della canzone di uso profano, emendata perciò nelle parole ma nolnella melodia.r? La prima strofa del testo ((In Voi crcdo, in Voi spero, / OhDio onnipotente, / E v'amo unicamente / Qual Signore>) si trova invecestampata con la musica nella Pratica delle missioni di Fontana, insiemecon le prime strofe musicate di altri tre canti comunemente eseguiti nellemissioni da clero e popolo.78

L'acquisizione dei rudimenti della fede attraverso il canto di un testoin versi mostra come la missione rurale gesuitica, anclìe quella cronolo-gicamente ayanzata, comporti il mantenìmento di una desueta modalitàdi tradizione spagnola, generalmente soppiartata già dalla metà del XVIsecolo da quella dialogata (razionale, dimostrativa), impiegata invece spo-radicamente, stando alle fonti.7, E una permanenza indicativa della inte-ra concezione missionaria dei gesuiti, nella quale sono centrali l'obbligodell'insegnamento umile della dottrina altambini e rudes, imposto ai mem-bri gerarchicamente e culturalmente più elevati della Compagnia (i profes-si di quattro voti, vale a dire i predicatori, nonché icoadiutori spirituali)e associato all'esercizio dell' occommodatio. Due condizioni essenziali eineludibili della vocazione missionaria gesuitica,30 le quali nell'apostolatorurale si impemiano sulla necessità di accostarsi ai poveri e agli analfabeti- che ne sono i destir.ratari, accanto al clero curato - e sulla selezione e ìl

pagnie de Jesus, vol. Vll, Schepens-Picard, Bruxèlles-Paris 1896, col. 1081). Alla laudesegneriana accenna St efani, Mttsica barocca 2, p. 193, n. 17, e p. Ì 98, n. 41 , come esempiodel rappoúo fia (dottrina e diletto) nclla devozione barocca e della (prassi dell,allettamen-to musicale che si impone come divisa di metodo aposîolicoD propriamente gesuitico.

77. Su questo genere di (travestimentor tipicamente posGtridentino cfr ancora iri-den, pp.209-214- con numcrosi esempi rigùardanti le laudi.

78. Cfr. Fontana, Prul ica, pp. l5'l-159.79. Cfr O'Malley, I pt.imi ges iti, pp. 127-139; A. Guiderti, t" ,?issiori popolari. I

grandi gesuiti ítaliaùi. Disegno storico-bíogt afico delle nissioni popolari dei gesuiti d'Ita-lia dalle origini al Concilio Vaticano l l, RÌsconi, Milano l g88, pp. l l2-l l3 e n. 9; prospe-ri, Tribunali della coscienza, pp. 63 l-635; Palomo. Fazer dos catupos, pp.245-287; RicoCallado, Misiones populates en E.sparta, p.200. La rara soluzjone della dott.ina dialogataneile missioni secentesche è testimoriata, per esempio, in ARSt, Ven. I A6/lI, cc. 255r-262v,Lt\on, Breve relatione della missione latta in Castel S. Pietro, lontano da Bologna Wt/1191/4 (Serlemore IO/4Ì. cc. t)Jv e 2)óv.

80. Le formule dei voti sono in Costítuzioni, pafie V, rrr, $l 527-529. 532. 535-536.pp.55l-555;\a declar?/io che spiega le ragioni del voto di insegnare la dottrina a fanciullie gente senza cultura è al $ 528 (al riguardo cfr. Majorana, <Schola afecns>\.

p€rfezionamento di strumenti utili a facilitame la comprensione: stnmentiche_operano in primo luogo e principalmente sui sensi estemi e sugli affet-ti, che impegnano la fantasia, che coinvolgono i1 corpo in moltepliói azionicollettive, che consentono un'assimilazione inconsapevole ben prima dellacomprensione intellettiva.

La dottrina cantata non è un'azione di segno spettacolare, che poneil popolo in condizioni passive, di mero ascolto e pura visione di fiontea una attività svolta da altri con perizia e competenza (come è il casodell'oratorio di Pucitta): per il valore di disciplinamenro che la praticadella sostituzione riveste si tratta di un'esperienza attiva e personale, alpari delle altre iniziative canore devote e penitenziali di cui si è detto. Loscopo, infatti, è duplice: insegnare e fissare I'apprendimento, inducendouna esperienza soggettiva, y.tssuta. Miscere utile dulci. È dunque oppor-tuno farlo ((culn caÍìtu)), attraendo, legando, accattivando, compiacendo:<allicere>i si trova scritto, al proposito, nel 1558 negli atti della primacongregazione generale, un verbo ripreso quasi quarant'anni dopo dalgenerale Claudio Acquaviva nella sra Instrltctio XII, desttnata ai missio-nari rurali, e riferito anche qui all'apprendimento a memoria della dot-trina da impartire a barnbini e donne, per esortarle affinché la cantino alposto di canzoni vane, mentle sono nei campi e al lavoro, e stimolando ipiccoli con premi pii e facendoli comparire omati nei giomi di fcsta perla comune edificazionc. Il canto consente di impegnarli, mantenendolifetmi e attenti e tracndo da tale comportamento il maggior frutto.sr

Le testimonianze di adesione alla antica regola si protraggono ininter-rotte (quasi letterale il richiamo, a fine Seicento, in un resoconto di Pucitta:<si dà principio al catechismo delle cose necessarie di nostra fede, allet-tando i fanciulli con le canzoni spirituali cantate a vicenda>);82 posterioreappena di qualche anno alla istruzione acquaviviana. un resoconto dalladiocesi di Albano dà invece indirettamentc notizia della possibile difficoltàdella sua applicazione:

81. Cfr. Deucta primae congt'egationis generalir, I 558, decr 137, 1n Institutú So-cielalis lesu,vol.11,p. I 86; e C. Acquaviva, Insî uctio Xll. Pro iis, qui ad issi ones f1.1tct ifr-candi causa profciscuntur U593-15941, ibíden, vol. III, $ 9, p. 367. Riguardo al complessolegame tra diletto e utilità nella musica devozionale post-tridentina cfr. Stefani, Mr.rlcabarocca 2,pp. l9l-195, che sottoiinea l'adesione gesuitica, filippina e salesiana all'adagiooraziano citato supld (p. 193).

82.ARSI, Ron. 181/ll, cc.439t-495t, G.D. Pùcttta, Notitia genetule delle noste mìs-sioni, da Frascati, l2 luglio 1682, c. 440r

Musiche voci e suoni 149

150 Bemadette Majorana

li pastori che noi visitato habbiamo appena sanno il Pater etI'Ave Maria'et del Credo poco o niente si curino d'impararlo; et quello che più è, giu-dicano non essere obligati se non.quelli, a recitare il simbolo. quali (come

essi dicono) imparano la lettera. E ben vero che restavano subito convintiquando le dicevamo se era necessario saper la letteta per imparare can-

zone d'amote lascive, quale tanto ptontamente si sentivano cantare nellecampagne.s3

Qui è scoperto i1 riferimento ai meccanismi di insegnamento legatial canto mediarte la sostituzione del contenuto profano con quello sacro-

dottrinale, a patto di manteneme il diletto. Ma dalla testimonianza emerge

un'altra questione, ugualmente centrale, quella della sostituzione non solodel contenuto, ma anche del suo veicolo: l'oralità al posto della scrittura.Anche il canto, dunque, in quanto strategia orale, aspira a soddisfare l'esigenza della fissazione mnemonica dei contenuti della dottrina.sa I pastoridella missione di Albano dicono chiaro e tondo al gesuita che I'apprendi-mento del Credo non è cosa per loro che sono analfabeti: soltanto quelliche sanno leggere sono tenuti a impararlo. L'obiezione (e la strategia) delmissionario si incunea dunque in una resistenza. I1 criterio della sostitu-zione, ove vada a segno, consente anche di forzare il rifiuto deliberato diàccettare i processi di ricristian ìzzaz ione.

Il testo scritto, d'altradella esperienza introdotta

predispone la continuità nel tempomissionari. Almeno auspicabilmen-

parte,dai

83. ARSI, Roz. 128/1, cc.35r-42v, AÍorl'., Brere lelatione della míssionefala nell'an-o 1601 per ordine di Sua Santilà nel vescovado d'Albano da'padrí della Compagnia di

Gíesìt, c.35t-\t.84. Per esempio, di una missione di Segne seniore del 1672 si legge che la <bella

lode sopra la dotffina cristiano) sr-rona al posto delle canzoni profane in chiesa e nei campi,dove è cantata da <sempìici villanelle, che la sanno perfettamente a memoria, nonostantecontenga un centinaio di stanze> (Ba.rtolini, Relatione,pp.64-65).8 riguardo a una missio-ne posteriore, del padre Mazzarosa, si dice che f,nito il catechismo impartito dal missiona-rio i fedeli canîano (a due cori una lode spirituale) (probabilmelte quella segneriana), (chetutti comprende i misterÙ di nostra santa fede, per essere un estratto della dottrina c stianareso facile da tenersi a memoria per l'armonìa del verso e dolcezze del canto> (ARSI, Zez.

106/II, cc. 353t-364v, don Onorio Franzoni, Breve contezza delle missioni fatte per ordinedí Mons. ill.mo MusoÍÍi, vicarío capilolale, da'RR padli Ctistoforo Papazzoni ed OttavíoMazzarosa della Compagnia dí Gesù per la diocesí dí Bologna,29 giugno 1687, al conteCamillo Malvezzi, c. 354v). Prosperi, InrelleÍtuali e Chiesa, p.242 e passi , soltoliîeacome con I'affermarsi del libro a stampa, le sftategie di ftasmìssione orale del sapere reli-gioso alla massa degli illettenti debbano recuperaÉ teneno.

Musiche voci e suoni

te. Già Landini, nel marzo 1553 da Bastia, scrive a Ignazio di Loyoladi aver distribuito a persone di qualche cultura <libretti della dottrinachristiana dando ordine che l'insegnarà).85 E di lì a poco ne richiedea Roma altre duecento copie.86 Centoventi anni dopo, Paolo Segneri,avanti di fare la dottrina, (andava dispensando a quelli che sapevanoleggere, uomini e donne, quella laude che contiene ciò che si dovevasapere et operare per salvarsi>>, e poi - come sappiamo - <a due cori lafaceva cantare));87 e durante un altro ciclo viene distribuita per tutta ladiocesi <in molte migliaia di copie, &. imparala a mente dalla maggiorparte di quella gente).88

Quanto poi tale pratica arrivi effettivamente a saldare le parole cantatecon la comprensione dei contenuti resta probabilmente difficile da verifi-care da parte degli stessi missionari. Ma oltre a fare penetrare insensibil-mente tali contenuti nel cuore dei fedeli, la dottrina cantata fa fronte a unaesigenza missionaria non meno sentita quale è la moralizzazione dei costu-mi. Lo sottolinea indirettamente Baldinucci, quando confermando che inquelle laudi spirituali, <<oltre \a dolcezza del metro, vi è anche tutto il sugodella dottrina e massime christiane> e che <cantandosi giomalmente neltempo delle missioni quasi tutti ne imparano molte>>, sottolinea un unico ri-sultato: (onde awiene che con esse si smorbano i canti osceni e si sentonole contrade, e le campagre risuonare le divine lodi>,8'qesempio ricreativo e

di universale conversione.Anche gli usi musicali e canori, ì.rnitamente alle attività ampiamente

vocali e sonore, sia penitenziali sia dilettevoli, testimoniano di quella stra-tegia "piu per assalto che per assedio" - secondo la già citata definizionedi Fontana - che carz,trerizza,la missione nuale gesuitica. E alla quale siassocia la delega conferita al clero locale e a taluni laici affinché, terminata

85. S. Landini a L di Loyola, da Bastia, 16 m rzo 1553,lí Epistolae nL:xtae, p. 168.86. Cfr S. Landini a I. di Loyola, da Bastia,6 aprile 1553, íbidem. p,229.87. ARSI, Zen. 106/ll, cc.229t-232v, A. Rochetti a G. Bonini, dalla Rocca Malatina,

19 maggio 7672, c. 229v.88. Pinamonti, ,r.ere relatíone, p.275. Il costume di lasciare librl spirituali e fogli

volanti stampati (contenenti per esempio, oltre alle lodi e alla dottrina cristiana, anche losvegliarino e la formula dell'atto di conhizione: cft. Aw., cc.59v-60v) è sistematico e

costante nella Compagnia e fa affldamento su persone a,lfabetizzate e responsabili che si

impegnino a mantenere vive le pratiche introdotte dai missionari.89. Atr., c.59v. Similmente, per esempio, in Spagna: cfr. Rico Callado, Misiones

populares en Espafia, p.201.

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t52 Bemadette Majorana

la missione, essi facciano in modo che gli esiti della conversione prodottasi

nei fedeli e manifestata nel corso dell'intervento si radichino nella quoti-

dianità, capillarmente. La distribuzione dei testi a stampa (dottrina cristìa-

na, atto diiontrizione ecc.) legati a quanto si è appreso e si è compiuto nel

corso delf intervento missionario sono uno strumento e un segno di tale

attribuzione di responsabilità.

Le considerazioni emerse da questa breve rassegna di dati sono

largamente incomplete. Sarebbe necessaria una riflessione più ampra e

approfondita, articolata con le questioni che riaguardano altre compo-n"nti d"1 sistema espressivo e comunicativo dell'apostolato rurale dellaCompagnia. Si dovrebbe valutare I'eventuale influenza esercitata dalleconsuetudini locali sulle esperienze missionarie e inoltre il collegamentocon 1e pratiche musicali dei confratelli impegnati nelle missioni extra-europee, nonché il rappofo stabilito dai missionari gesuiti con la com-plessa vicenda della musica nell'ambito del loro ordine religioso e parti-colarmente riguardo alle pratiche legate ad attività tipicamente cittadine(quelle dei collegi e delle congregazioni in ispecie).'0

D'altronde sarebbe opportuna una comparazione con gli usi di altri. istituti per I'apostolato rurale e popolare fondati successivamente. Pres-

so i lazzaristi, per esempio, i membri della francese Congrégation de lamission (per accennare a un istituto secentesco, sorto nel 1625 con ilfine di operare in ambito missionario rurale, e presente in area romanagià dal 1640, all'intemo di diocesi e luoghi battuti anche dai gesuiti), è

prescritto che si compia l'ingresso nel luogo di missione.(<con modestiae silenzio>r;er e che nel corso della missione si eseguano soltanto can-ti liturgici in latino, senza mai attingere dalla tradizione popolare e dai

90. Cfr il quadro di sintesi proposto da G. Rostirolla, la tnusica negli Istítttti re-ligiosi della Compagnia di Gesù, in AIle orígini dell'Università dell'Aquila. Culhîa,università, collegi gesuitíci all'inízio dell'età odemain ltalia eridionale, a cva di F.

Iappelli, U. Parente, Institutum historicum S.L, Roma 2000, pp. 261-357, che si soffermaspecialmente sulla lauda spiriruale adottata nell'ìnsegnamento della dottrina c stiana ai

bambini e al popolo.9l. Cos\ rcl Regolamento delle missioní, rranoscritto edito da A. Bollati, in Ead., 1

preti della hissione della casa di Fìrcnze e le missíoni popolari in Toscana dal 1703 al1784, CLY-Eí. Yincenziane, Rorna 1995, p. 137: si hatta di un adattamento ilaliano mano-scfltto de:l Directoirc des n issions ufficiale, redatto dall'assemblea generale della Congre-gazione delle missioni nel 1668 e dimrso in tutte le case (cfr ióden, pp.32-33).

Musiche voci e suoni

costumi locali comuni. Mentre ai fedeli - lo si ribadisce nell'assembelagenerale del 1711 sulla base della ormai consolidata ttadizione lazzati-sta- non è consentito cantare altro che <i comandamenti di Dio e litaniedella Madonno (tuttavia <né prima né dopo la predica>, ma solo <primao dopo il catechismo)) e in misura moderata), ritenendo, secondo I'espe-rienza, che canti di diverso genere <<dissipano lo spirito di compunzione,che costituisce il fondo di tutta la penitenza cristian ).e2 Il riferimentoevidentemente è ai canti profani a cui altri missionari, come appunto igesuiti, adattano testi dell'insegnamento cristiano.es

Se nel sistema lazzaùsta la conversione deve avvenire medianteun'esperienza contenuta e sobria, per i gesuiti la vocalità di missionarie fedeli (clero e laici), talvolta accompagnata da elementi strumentali,sempre elaborata in un'ampia e sapiente concertazione di sonorità dellapir) eterogenea provenienza, è fatta oggetto di una sistematica valoriz-zazione e ordinata a scopi molteplici, fra i quali proprio la capacità difavorire la compunzione. Si tratta di una visione opposta del percorso diconversione: al contrario di quel che accade presso i lazzarrsti, I'opzio-ne gesuitica si inquadra in una prospettiva missionaria che considera ilcorpo - e con esso i gesti, la voce, l'evidenza sensibile di azioni fisicheappariscenti - come il teatro della volontà di conversione, luogo indivi-duale e collettivo di formazione e di ricaduta efficace del sentimento dipenitenza che prepara la conversione sacramentale, con la confessionee la comunione.

Nel secondo Seicento e nel Settecento gli stili d'intervento missio-nario sono ormai molteplici, in proporzione col mutare della sensibi-lità pastorale e devozionale e col crescere di nuovi istituti (i lazzaristi,appunto, come pure i pii operai, i passionisti, i redentoristi), presso iquali si delineano metodi di lavoro orientatì dìversamente da quello ge-suitico, spesso contestato e tuttavia, come si è visto, mantenuto vivo e

92. Prescrizione citata daL. Mezzadri, <lstruire i semplíci e cambiate il loro cuote>.La predicazione lazzarista,1í (Dimensioni e problemi della ricerca storicD, 2 (1994),p. 187, n. 57,

93. Cfr. L. Mezzadri e l,M, P.omàí, Stoia della Congregazíone della Míssione, volI, CLV-Ed. Vincenziane, Roma 1992, pp. 245-247,306. Presso i lazzadsti, il catechismodei bambini, condono in foma dialogata Ía i missionari o traun missionario e un bambino,prevede anch'esso, infatti, I'apprendimento dei comandamenti attraverso il canto: cfr. Mez-zadn, <lslruire i semplici e cambiare il lorc cuote>, pp. 174'175-

153

154 Bemadette Majorana

coerente dai missionari rurali della Compagnia.ea Di fronte all'avanzaredi tante trasformazioni anche gli usi musicali e canori, connessi con lealtre pratiche di segno affettivo, sono indizio della resistenza delle con-vinzioni che fondano i criteri di apostolato dei gesuiti impegnati nelleare rurali e dell'attaccamento al loro stile missionario.es

94. Cfr. R, Rusconi, G/i ordini religiosi maschili dalla Controriforma alle sop-prcssioní sellecentesche. Cultura, predícazione, missioni, in Clero e società nell'ltaliamoderna, a cura di M.Rosa, Laterza, Roma-Bari 1992, pp. 248-274: esempi di metodidiversi da quelli gesuitici in G. Orlandi,Ia missione popolare: strutture e contenuti,ií Lapredicazione ik ltalia dopo il Concilio di Trerlo, a cura di G. Martina, U. Dovere, Ed. De-honiane, Roma 1996, pp. 511-517, 520-527, e Id., La missíone popolare in età moderna;cfr. inoltre le osservazioni di S. Nanni, Ré_torìnlJres et rigoristes: les míssíons italienneset Ia crise religieuse du WIII" siècle,1n Les missions intérieurs, pp, 263-270.

95. Elem€nti di confronto con altre pratiche missionarie in Maj orar,a,IJne pasto-rale speclaculaire, pp. 319-320. Sempre nel caso lazzarista, per esempio, il Xegola-mento delle míf'ioni, pp. 135-149, rifiuta esplicitamenre le discipline pubbliche di fe-deli e missionari. Ai lazzaristi soIlo anche vietate, a differenza di gesuiti e cappuccini,le austerità corporali in privato, giacché il benessere fisico è ritenuto indispensabile percompiere aÌ meglio I'opera di apostolato ( cfr.le Regulae seu Cohstitutiones communesConglegationìs Missioris, edite nel 1658 a Parigi, in CoJtituzioni della Congregazioneclella Mîssíone, s.n.t., Roma 1985, cap. X, gg l5-17, pp. 220-222; Regolamento dellemissíoni, p, 140; Mezzadrì, Romón, S/o/ia della Congregazione della Missione, pp.203-207).

PloLocrovnxNr MlroNr

(Esquisita e scelta musica) nelle confraternitee congregazioni napoletane fra Sei e Settecento

Nell'iconografia sei-settecentesca la città di Napoli si rappresentaprotetta dallo scudo celeste dei suoi gloriosi patroni capeggiati dalla Ver-gine Maria e dal martire Gennaro, adagl La e sorretta da mani sante, alriparo di piviali e manti liturgici.'La città è costellata di <<case sante>>

che testimoniano l'indissolubile legame con il Cielo e accolgono i votidel popolo devoto in una fitta rete di congregazioni, confratemite, arci-confratemite, monti, ospedali, conservatori, ritiri, oratori., Il tenitoriourbano ne è invaso, in un panorama di presenze in continua evoluzionerispetto alle circa duecento istituzioni attive tra la fine del Cinquecento ei primissimi anni dell'Onocento.

1. La presenza pulsante e palpabile di questa schiera paradisiaca simanifesta attraver-so prodigi, chiari indizi di un'emcienza tangibile e viva nel sentimento popolare e spassoricchi dì premonizioni fauste o calamitose. Sui prodigi delle reliquie panenopee si veda M.Nrola, Il corpo milabile: mirucolo, sahgue, eslasi nella Napoli barocca, Meltemi, Roma2000. Un affollamento caotico circonda reliquie, spoglie e icone in un percorso mistico as-sai complesso e articolato; ogni creatura del cielo possiede requisiti taumaturgici o incamavirtÌr e conoscenze di sorprendente utilità: ammalati afigiani artisti commercianti indigentiprofessionisti possono contare tutti su un patronato fulgidissimo. ll rapporto tra sentimentidi fede e "propri" intercessori è indagato da L.M. Lombardi Saîriani, De sanguine,Melte-mi, Roma 2000. Sulle vinir del sangue si rimauda a P Camporesi,l/ sugo della vita. Simbo-lismo e magia del sangue, Edizioni di Comunità, Milano 1984.

2. Sulle istituzioni religiose a Napoli si nvia almero a R. De Maio, Chiesa e vitarcligiosa a Napolí nel Settecento, in Storia di Napoli, l0 voll., Società Editrice Storia diNapoli, Napoli 1967-1978, vol. VII, l9'/2,W.193-960;1d., Napoli saerc negli anní di Per-gole^ri, in (Studi Pergolesiani. Pergolesi Studies), I (1986), pp. 25-32 e C, Russo, Cri"sa e

comunítà nella díocesi dí Napoli tra Cinque e Settecento, GiJlda,Napoli 1984. Sul rapportodella città con I patroni cfi. M. Niola,lsanti patroní,lllllùlino, Bologna 2007.


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