INSTRVMENTA INSCRIPTA V
Signacula ex aere.Aspetti epigrafici, archeologici, giuridici,
prosopografici, collezionistici
ATTI DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE
(Verona, 20-21 settembre 2012)
a cura di Alfredo Buonopane e Silvia Braito
con la collaborazione di Cristina Girardi
Scienze e LettereRoma 2014
Volume stampato con il contributo di: Dipartimento Tempo Spazio Immagine Società (TeSIS) dell’Università degli Studi di Verona
Rotary Club Como Baradello
Con il patrocinio di: Università degli Studi di Verona, Dipartimento TeSIS Association Internationale d’Épigraphie Grecque et Latine (A.I.E.G.L.) Terra Italia Onlus
&RPLWDWR�VFLHQWL¿FR� Giulia Baratta, Alfredo Buonopane, Ivan Di Stefano Manzella,
Sergio Lazzarini, Marc Mayer i Olivé, Giovanni Mennella
Redazione: Alfredo Buonopane, Silvia Braito, Cristina Girardi
(GLWLQJ�H�OD\RXW�JUD¿FR��Cristina Girardi
Coordinamento peer review: Alfredo Buonopane
I contributi raccolti in questo volume sono stati sottoposti alla peer review secondo la procedura del “doppio cieco”
© 2014 Scienze e Lettere dal 1919 S.r.l.già Bardi EditoreVia Piave, 7 – 00187 RomaTel. 0039/06/4817656 – Fax 0039/06/48912574e-mail: [email protected] 978-88-6687-072-2
In copertina: il signaculum di Asturius (CIL XV, 8094) in J. Muselli, Antiquitatis reliquiae, Verona 1756, tab. XXXXVIII, 2 (incisione di Dionisio Valesi e Domenico Cunego).
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Alfredo BuonopanePremessa
Marc Mayer i Olivé Signata nomina; sobre el concepto y valor del término signaculum con algunas consideraciones sobre el uso de los instrumentos que designa
Ivan Di Stefano ManzellaSignacula ex aere e mercatura: indizi e ambiguità testuali
Manfred HainzmannSignacula und Synonyme
Simona MarchesiniSignacula: analisi linguistica
Sergio LazzariniI signacula: tra certezza dei “diritti soggettivi” e tutela GHOO¶DI¿GDPHQWR
Margherita Bolla&HQQL�VXOOH�IDOVL¿FD]LRQL�QHOOD�EURQ]LVWLFD
Giulia BarattaIl signaculum al di là del testo: la tipologia delle lamine
Francesca CeneriniNec desunt mulieres: signacula al femminile
Alfredo BuonopaneSchiavi e liberti imperiali nei signacula ex aere
Indice
Silvia Braito1HOO¶RI¿FLQD�GHO�CIL. I signacula nei lavori preparatori del Corpus inscriptionum Latinarum
Cristina GirardiLe societates nel mondo romano: attestazioni dai signacula ex aere
Norbert FrankenDie lateinischen Bronzestempel der Berliner Antikensammlung aus sammlungsgeschichtlicher Sicht
Daniela Rigato I signacula ex aere del Museo Nazionale di Ravenna: un quadro introduttivo
Antonio SartoriNon Dianam magis montibus quam Minervam inerrare
Giovanna CicalaSignacula pompeiani: appunti di una ricerca in corso
Raimondo ZuccaSignacula ex aere provinciae Sardiniae
Silvia EvangelistiSignacula da Aeclanum in CIL (IX e X). Alcune note
Claudia GattaSignacula ex aere e collezionismo. Carlo Morbio e le sue raccolte
Stefano MagnaniSignacula ex aere dal territorio di Aquileia
Filippo BoscoloSignacula conservati nel Museo Archeologico di Padova
Giovanni MennellaSignacula aenea e bollatura di laterizi: a proposito di un timbro inedito nel Museo di Antichità di Torino
Marina VavassoriSignacula a Bergamo e dintorni: curiosità e quesiti
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Elena CimarostiTre signacula da raccolte museali nell’Italia nord-occidentale
Valeria ValcheraSignacula ex aere del Museo Civico Archeologico di Bologna: notabilia�WHFQLFL��SURVRSRJUD¿FL�H�FROOH]LRQLVWLFL
Simona Antolini, Silvia Maria MarengoI signacula ex aere della regio VI adriatica
Silvia BraitoSignacula “in rete”: fra documentazione, aste online e collezionismo
Heikki SolinEpiclinus: una nota onomastica
Marco FirmatiSigilli di mercatores per doli dal porto di Pisa
Luigi Vecchio Un signaculum in bronzo con iscrizione greca da Velia
Paola Pacchiarotti, Giada Fatucci, Laura Ebanista, Sarah Gozzini, Federica LamonacaI signacula del Museo Nazionale Romano: un’esperienza didattica tra studio e EDR
0DXUL]LR�%XRUD��(UJ�Q�/DÀÕTre signacula dall’Asia Minore
Christophe Schmidt HeidenreichSignacula ex aere dans les deux Germanies et les trois Gaules : observations sur une documentation récalcitrante
Gaetano ArenaVasetti iscritti e produzione di medicamenta a Priene ellenistico-romana
Margherita Cassia“Marchi di fabbrica” a Creta e tituli picti di Ercolano: considerazioni socio-economiche
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Reinhold WedenigBleiplomben mit Stempel- und Ritzinschriften aus Iuvavum (Noricum)
Zsolt VisyInstrumenta Inscripta Aenea aus Ungarn
Angela Donati(�SHU�¿QLUH
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Lista autori
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Riassunto: Questo contributo analizza le attestazioni femminili sui signacula, che sono proporzionalmente molto inferiori a quelle maschili, ma che non possono essere trascura-te, dato il loro numero (circa 120 quelle sicure). Sulla base dei loro nomi, le donne posso-no essere libere o liberte e proprietarie del timbro e dei beni da timbrare, oppure schiave delegate alla timbratura di beni altrui. Nella maggioranza dei casi, però, l’interpretazione rimane incerta.
Abstract: This paper analyzes evidences of women on the signacula, which are propor-tionally far inferior to those concerning males but cannot be downplayed, given their num-ber (around 120 of them attested). On the basis of their names, women can be free or freedwomen and owners of stamps and goods to be stamped, or female slaves committed to the stamping of other people’s goods. In most cases, however, the interpretation remains uncertain.
Parole chiave: donne romane, Cleostrata di Plauto, beni dotali Keywords: Roman women, Plautus’ Cleostrata, dowry
5LÀHWWHUH�VX�signacula e appartenenza di genere non è, forse, del tutto peregrino o, peggio, forzato, se già Theodor Mommsen, nella sua introduzione alla pubblicazione dei signacula di Pompei e di Ercolano nel Corpus Inscriptionum Latinarum1 aveva notato nec desunt mulieres, segno che il fatto che sui signacula comparissero delle donne lo aveva colpito. Si tratta, comunque, di una notevole minoranza, come ha già notato Ivan Di Stefano Manzella2: per dare una idea, molto approssimativa, su circa 2600 signacula o poco più editi nel CIL (così come riportato da Giovanna Cicala3), soltanto un centinaio si può ascrivere con un certo margine di sicurezza a donne, cui va aggiunta una ventina di testi editi successivamente al CIL (si tratta, ovviamente, di
1. CIL X, 2, p. 915. 2. di stefano Manzella 2011, p. 353. 3. cicala 2010, p. 213.
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ONEquelli che io sono riuscita a reperire).Ci si può chiedere a quale titolo le donne fossero menzionate sui signacula. Questa
domanda può essere interessante perché, come è già stato ampiamente notato, il primo signaculum (in senso lato) di cui fanno menzione le fonti letterarie è proprio in rela-zione a una donna4. Si tratta di un passo della Casina di Plauto che è probabilmente una delle ultime opere (se non addirittura l’ultima) scritte dal commediografo5, che morì nel 184 a.C. Al verso 144 Cleostrata, la moglie del padrone di casa Lisidamo, dice: opsignate cellas! Referte anulum ad me. E’ ragionevole pensare che, in questo caso, si possa trattare dell’anulus signatorius del padrone di casa, lo stesso cui fa rife-rimento Plinio il Vecchio in un famoso passo6 in cui rimpiange il buon tempo antico, quando non bisognava timbrare il cibo di casa con l’anulus, come invece è diventato necessario fare in seguito, per tutelarlo dalle rapine. Questo stesso anulus è quello di cui parla Papiniano nel Digesto7, quando afferma: SDWHU��SOXULEXV�¿OLLV�KHUHGLEXV�LQVWL-WXWLV��PRULHQV�FODYHV�HW�DQXOXP�FXVWRGLDH�FDXVD�PDLRUL�QDWX�¿OLDH�WUDGLGLW et libertum HLGHP�¿OLDH��TXL�SUDHVHQV�HUDW��UHV�TXDV�VXE�FXUD�VXD�KDEXLW�DGVLJQDUH�LXVVLW.
L’evoluzione della condizione femminile in età romana si presenta contraddittoria e non sempre facile da capire, dato che non segue uno sviluppo lineare, ma alterna fasi di accelerazione del processo di “emancipazione”, a fasi di stagnazione, se non, addirittura, di involuzione. Tale evoluzione è, a mio parere, una diretta conseguenza di GHFHQQL�GL�FRQÀLWWL�EHOOLFL�DO�WHUPLQH�GHL�TXDOL�5RPD�DYHYD�FRQTXLVWDWR�PHUFDWL�VHP-SUH�SL��UHGGLWL]L��$�FDXVD�GHOOD�FRQVHJXHQWH�GHPRJUD¿D�PDVFKLOH�LQ�VRIIHUHQ]D��LQIDWWL��era stato consentito alle donne di diventare proprietarie anche di ingenti patrimoni. «Nell’esperienza giuridica romana l’ingresso della donna nel sistema ereditario è da collegare alla patrimonializzazione dell’hereditas e all’acquisto da parte della donna stessa di adeguate capacità patrimoniali e successorie»8. Lo studio di queste capacità è complesso e, per tanti aspetti, ancora non del tutto chiaro. Sembra, però, evidente che nel pensiero giuridico romano la proprietà femminile fosse, in un certo qual modo, considerata provvisoria, in attesa di essere trasferita, appena possibile, agli uomini della famiglia. In buona sostanza, i Romani avevano preferito, cioè, non disperdere gli assi patrimoniali consentendo la proprietà femminile, anche se avevano pensato di istituire una sorta di controllo pubblico sui patrimoni femminili attraverso le diverse forme della tutela mulierum9.1RQ�D�FDVR��L�QXRYL�DVVHWWL�HFRQRPLFL�H�¿QDQ]LDUL�GHOOD�UHSXEEOLFD�URPDQD�GRSR�OD�
conquista dei mercati mediterranei sono tra le cause della «profonda trasformazione
4. Per quanto riguarda l’uso dell’anulus signatorius da parte della madre di Cicerone, rimando al contributo di Marc Mayer in questi Atti. 5. chiarini 1992, p. 9. 6. PLIN. Nat., XXXIII, 1, 26. 7. DIG. XXXI, 77, 21. 8. venturini 1997, p. 617. 9. venturini 1997, p. 669.
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ONEdell’etica coniugale»10. Soltanto con la morte dei detentori della manus (il padre e il marito, solo il padre dopo l’introduzione del matrimonio sine manu) la donna poteva emanciparsi, cioè sottrarsi alla manus e diventare proprietaria dei suoi beni, anche se rimaneva sotto tutela per quanto riguardava la loro gestione. Il diritto romano, pro-gressivamente, elaborò tutta una serie di normative che tendevano a mitigare e anche ad annullare la tutela muliebre, anche se non mancheranno le proposte di legge varate per limitare la concentrazione di grandi patrimoni in mani femminili (fenomeno che, HYLGHQWHPHQWH��VL�VWDYD�DIIHUPDQGR�LQ�PDQLHUD�VLJQL¿FDWLYD���DG�HVHPSLR�OD�lex Voco-nia del 169 a.C. che proibiva a un cittadino appartenente alla prima classe censitaria di far testamento in favore di una donna e le disposizioni relative alla penalizzazione dell’eredità femminile in caso di successione ab intestato11.
È già stato evidenziato che le commedie di Plauto (a prescindere dalla derivazione formale dal modello della nea� DWWLFD�� ULÀHWWRQR� L�PXWDWL�RULHQWDPHQWL�JLXULVSUXGHQ-]LDOL�UHODWLYL�DOOH�QXRYH�FDSDFLWj�SDWULPRQLDOL�IHPPLQLOL�H�L�ORUR�ULÀHVVL�VXOOD�VRFLHWj�romana12. Plauto mette in scena “donne forti”13, che possono essere le uxores dotatae, indipendenti e autonome che, nello spazio della rappresentazione comica, sono in JUDGR�GL�FRQWUDVWDUH�HI¿FDFHPHQWH�OD�VXSUHPD]LD�PDVFKLOH��&OHRVWUDWD�DSSDUWLHQH��D�mio parere, a questa categoria della rappresentazione femminile da parte di Plauto. Mi sembra che i riferimenti meta-teatrali di Plauto lo evidenzino con chiarezza: l’amica Mirrina le dice di stare attenta a opporsi al marito Lisidamo, prototipo del senex libi-dinosus��DOWUD�ULFRUUHQWH�¿JXUD�SODXWLQD��LQ�TXHVWR�FDVR�D�SURSRVLWR�GHOOH�DVSLUD]LRQL�maschili di un ius primae noctis con la bella schiava di turno, la Casina del titolo), perché rischia di essere sbattuta fuori di casa e di morire di fame. Mirrina teme, infatti, che Lisidamo possa pronunciare la fatidica frase che indica la volontà di divorziare: ei foras mulier14. Cleostrata, invece, si lamenta di essere trattata male dal marito domi, cioè nella casa coniugale15, nec mihi ius meum optinendi optio est16, mentre Mirrina si stupisce dato che viri ius suum ad mulieres optinere haud queunt17. Ma Cleostrata, come abbiamo visto, rivendica con energia (ad me, e non a nessun altro) la consegna del sigillum�GL�FDVD��GRSR�DYHUH�RUGLQDWR�GL�VLJLOODUH�OH�GLVSHQVH��UL¿XWDQGRVL�FRVu�GL�preparare da mangiare al marito traditore. Ma sarà lei la vincitrice morale e materiale della commedia, disposta a perdonare il marito che senza di lei, in buona sostanza, è perduto, come pure il buon andamento dell’amministrazione domestica. Infatti, la matrona plautina, ancorché molto spesso caratterizzata da un carattere impossibile, è
10. giunti 2004, p. 438. 11. Cfr. cenerini�������SS��������H�LYL�OD�ELEOLRJUD¿D�SUHFHGHQWH� 12. BraMante 2007. 13. Petrone 1989. 14. PLAUT. Cas. 211. 15. PLAUT. Cas. 185. 16. PLAUT. Cas. 190. 17. PLAUT. Cas. 190-191.
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ONEcomunque sempre impegnata sulla scena a difendere l’integrità economica e morale
della propria domus� H�� LQ� WDO�PRGR��¿QLVFH�SHU� DGHJXDUVL� DOOD� UDSSUHVHQWD]LRQH�GHO�modello ideale matronale (Cleostrata si fa portare la conocchia quando si reca dalla
vicina18���/D�ULFFKH]]D�H�OD�VXSHULRULWj�VRFLDOH�GHOOD�PDWURQD�VRQR�JLXVWL¿FDWH��VHFRQGR�l’etica del tempo, dall’adesione a un codice di corretto comportamento morale (mos maiorum��� FXL� OD�PDWURQD�GRYUHEEH�VHPSUH�DGHJXDUVL��SHU�PDQWHQHUH�H�JLXVWL¿FDUH�il suo stato privilegiato, ad esempio nei confronti della familia degli schiavi. Plauto,
SHUz��GD�¿QH�RVVHUYDWRUH�GHOOD�VRFLHWj�D�OXL�FRQWHPSRUDQHD��PHWWH�LQ�VFHQD�O¶LQFLSLHQWH�FULVL�GHO�PRGHOOR� LGHDOH�PDWURQDOH��6L�QRWL�FKH��FRPXQTXH��3ODXWR�DI¿GD�D�XQ�DOWUR�personaggio femminile, Mirrina, la rivendicazione della condizione femminile del
passato: di fronte alla dichiarazione di Cleostrata che Casina è mihi ancillulam �…� quae mea est, quae meo educta sumptu siet19, Mirrina le risponde scandalizzata che
una moglie “perbene” (proba) non può avere proprietà nascoste al marito, a meno che
non se le sia procurate disonestamente: hoc viri censeo esse omne quicquid tuum est20.
A mio parere, quindi, l’idea di Ivan Di Stefano Manzella21 che l’introduzione del
signaculum sia conseguenza dei mutamenti sociali avvenuti in occasione delle con-
quiste oltremare troverebbe un’ulteriore conferma: lo sviluppo di attività economi-
che e di prassi amministrative che coinvolgevano schiavi e liberti come delegati alle
timbrature va di pari passo con l’evoluzione della condizione femminile che, come
DWWHVWDQR�LQQXPHUHYROL�GRFXPHQWL�HSLJUD¿FL��VL�DSUH�DO�PRQGR�GHOO¶LPSUHQGLWRULD��VLD�SXUH�FRQ�JOL�LQL]LDOL�YLQFROL�GHWWDWL�GDO�JHQHUH�GL�DSSDUWHQHQ]D��DQFKH�VH�FRQ�OD�¿QH�dell’età repubblicana la ricchezza delle donne diventa un fatto consolidato. I patri-
moni femminili alla metà del I secolo a.C. raggiungono una consistenza notevole,
FRPH�q�DWWHVWDWR�GDO�IDPRVR�GLVFRUVR�SURQXQFLDWR�GD�2UWHQVLD��OD�¿JOLD�GHOO¶RUDWRUH�4��Ortensio Ortalo, in opposizione a una tassazione esclusivamente femminile imposta
dai triumviri Antonio e Ottaviano22. Lo storico Appiano23 narra che era stato emanato
XQ�SURYYHGLPHQWR�¿VFDOH�VWUDRUGLQDULR�FKH�LPSRQHYD�D�PLOOHTXDWWURFHQWR�GRQQH�ULF-che di fornire un contributo per le spese militari dei triumviri, sulla base di una stima
GHOOH�ORUR�SURSULHWj��/H�GRQQH�VL�PRELOLWDQR�FRQWUR�TXHVWR�REEOLJR�¿VFDOH�H�2UWHQVLD�VL�assume l’onere di contestare questo provvedimento davanti al tribunale dei triumviri
nel foro, dopo che la via della mediazione familiare era fallita. La linea di difesa di
Ortensia è eminentemente pragmatica: le donne sono state rese orfane, vedove e sen-
]D�¿JOL�PDVFKL�H�IUDWHOOL��SULYDWH��FLRq��GHJOL�XRPLQL�GL�IDPLJOLD��D�FDXVD�GHOOH�JXHUUH�civili; se i triumviri le spogliano anche delle loro ricchezze, non possono più vivere
FRQIRUPHPHQWH�D�TXHOOR�VWLOH�GL�YLWD�GL�QRELOH�H�DOWR�SUR¿OR�FXL�L�SDGUL�H�L�PDULWL�OH�
18. PLAUT. Cas. 169.
19. PLAUT. Cas. 193-194.
20. PLAUT. Cas. 198-202.
21. di stefano Manzella 2011, p. 363.
22. Cfr. da ultimo, cenerini 2013, pp. 73-78.
23. APP. Civ. 4, 32-34.
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ONEavevano destinate. Ortensia afferma, inoltre, che le donne non sono tenute a pagare le tasse perché sono escluse a priori dall’esercizio delle magistrature e del potere po-OLWLFR�H�PLOLWDUH��2UWHQVLD�UL¿XWD�DQFKH�OD�JLXVWL¿FD]LRQH��HYLGHQWHPHQWH�DGGRWWD�GDL�triumviri, della necessità dovuta allo stato di guerra: già nel passato le donne avevano contribuito volontariamente con donazioni di gioielli, ma non era mai stato chiesto loro di intaccare la proprietà terriera e la dote, beni necessari alla vita di una donna nobile, come annota lo stesso Appiano./D�GRFXPHQWD]LRQH� HSLJUD¿FD� FL� SDUOD� GL� JUDQGL� ULFFKH]]H� IHPPLQLOL�� HSLJUDIDWH�
dall’espressione pecunia sua (penso, tanto per citare gli esempi più noti, a Mineia di Paestum24 o a Eumachia di Pompei25, ma anche Salvia Postuma di Pola26 o Gavia Maxima di Verona27 non sono da meno) e le Augustae sono donne ricchissime e im-prenditrici, come attestano le fonti letterarie e i bolli impressi sui prodotti delle loro attività. Anzi, come hanno ben intuito Alfredo Buonopane e François Chausson28, la loro appartenenza al genere femminile con il tempo le privilegia, in quanto possibili destinatarie, nel II secolo d.C., dei beni dei congiunti maschi che aspiravano a diven-tare imperatori e che intendevano mantenere la piena disponibilità personale del loro patrimonio e sottrarlo al ¿VFXV.
Le scritture sui signacula fotografano questa evoluzione della condizione femmi-nile. Va anche detto che, a quanto mi consta, forme e scritture dei signacula utilizzati dalle donne sono quelle più comunemente attestate. Un signaculum29 ricorda la ric-FKLVVLPD�0DWLGLD��PROWR�SUREDELOPHQWH�0DJJLRUH��HVVHQGR�GH¿QLWD�Augusta (Matidia Minore non lo fu mai, almeno sulla base della documentazione in nostro possesso30). Questo signaculum, proveniente dall’agro Allifano��FLRq�XQ¶DUHD�LQ�FXL�OD�¿JOLD��0DWL-dia Minore, aveva numerosi possedimenti, ricorda Liberalis, p(rocurator)31 di Matidia $XJXVWD��FRVu�FRPH�XQR�GHL�PRQXPHQWL�HGL¿FDWL�D�6XHVVD�$XUXQFD�LQ�RQRUH�GL�0DWLGLD�Minore fu posto da Agathemerus, liberto e procuratore32. Finora sui signacula sono at-testate pochissime clarissimae feminae, riconoscibili dalla sigla C. F.33, oppure tramite una ipotizzabile parentela con un senatore, come nel caso di Herennia M.f. Helvidia Aemiliana, ricordata, oltre che sul sigillo34, anche su due basi onorarie: la prima35 si
24. Cfr. torelli 1999, pp. 101-105. 25. Cfr. zanker 1998, pp. 93-101; cooley 2013. 26. Cfr. chiaBà 2005. 27. Cfr. Basso 2005, pp. 366-367. 28. chausson, BuonoPane 2010. 29. CIL IX, 6083, 84. 30. chausson 2008. 31. È preferibile lo scioglimento p(rocurator) piuttosto che p(osuit), anche sulla base del confronto con l’iscrizione seguente. 32. CIL X, 4746. 33. CIL X, 8059, 18: $HP�LOLD��5X¿OOD; CIL XV, 8584: [L]arg(i)a Granilla. 34. CIL XV, 8168. 35. EphEp VIII, 718.
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ONEtrova in Sardegna e le è stata dedicata dall’ordo Karalitanus e la seconda36 è attestata nel santuario di Ercole Vittore a Tivoli. Herennia è la moglie di L. Claudio Procu-lo Corneliano, console nel 139 d.C., come oggi comunemente ritenuto37. Salutaris è probabilmente il ser(vus) a[c]tor della c(larissima) f(emina) Mariana Valeriana nota da un signaculum di Aeclanum38, il cui gentilizio è stato corretto in Maiana39. E’ atte-stato anche un caso di honesta femina40. Un signaculum41 riporta il nome di Neratia Procilla, ma, allo stato attuale della documentazione, non è possibile postulare nessun collegamento certo con Neratia Procilla�H�FRQ�OD�¿JOLD�Neratia Betitia Procilla��ÀDPL-nica di Faustina Minore, appartenenti alla nobilitas senatoria ed equestre di Saepinum e di Aeclanum42.
Come già detto da Buonopane e Chausson43, il comportamento economico delle Augustae e delle clarissimae feminae è simile: «schiavi e liberti sono gli attori essen-ziali della praxis quotidiana, mentre la volontà della domina» pertiene «soprattutto alla trasmissione per via matrimoniale di grandi tenute, nella loro compravendita o ancora nella trasmissione testamentaria», comprendendo «ogni attività economica o commerciale che si poteva svolgere a partire dalle risorse di queste tenute».
Un certo numero di donne attestate sui signacula sono ingenue come è indicato dal patronimico44; quelle senza patronimico (che sono la maggioranza dei casi) possono essere (ma anche non essere) liberte45; ho trovato, invece, una sola indicazione di patronato esplicito46. Ci sono un certo numero di schiave47, personale subalterno che, si può presumere, si occupava materialmente della timbratura come delegato, al pari dei colleghi maschi. Ma, soprattutto, ci sono molti casi in cui l’interpretazione è to-talmente incerta: in primis, per quello che riguarda questo mio contributo, se si tratti effettivamente di donne: come dobbiamo interpretare la parola Euprepe attestata in CIL X, 8959 (Galliani / Euprepe)? Euprepes è un cognomen maschile attestato su un signaculum conservato a Madrid: T. Didius Euprepes48; Euprepis è un cognomen fem-minile attestato in CIL II, 89. In più, come ho già accennato, nella maggioranza dei
36. InscrIt IV, I, 105. 37. Cfr., da ultimo, Porrà 2007; iBBa 2008. 38. CIL IX, 6083, 130. Si veda il contributo di S. Evangelisti in questi Atti. 39. raePsaet-charlier 1987, p. 437, n. 517. 40. CIL XV, 8139: Laurentia. 41. CIL X, 8059, 274. 42. raePsaet-charlier 1987, pp. 470-472, n. 571. 43. chausson, BuonoPane 2010, pp. 92-93. 44. Ad esempio CIL II, 4975, 68: Vibia C. f. Pacula; CIL II, 4975, 23: Faenia T. f. Moniana. 45. Ad esempio CIL II, 6959, 1: Acutia Capitolina; CIL II, 4975, 26: Flavia Felicul(a); CIL X, 8059, 38: Anicia Prisca, su cui cfr. cicala 2012b, p. 256, n. 3; CIL XV, 8080: Apuleia Primilla, su cui cfr. Mennella 2008, p. 1316, n. 6; AEp 1976, 784: Licinia Urbica; CIL IX, 6083,115: Plotia Hierea, su cui cicala 2010, p. 241, n. 4; NSA 1986, p. 228: Titinia Saturni(na), il cui sigillo è stato rinvenuto nell’atrio della casa di Pupius Rufus, su cui cfr. wallace-hadrill 1994, p. 108. 46. CIL XV, 8096: Atenais Onagr(i) vel Onagr(idis) l. 47. Ad esempio castellano, giMeno, stylow 1999, pp. 75-76: Paula Eumetri (serva). 48. CIL II, 4975, 17.
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ONEcasi è incerta la condizione giuridica delle donne attestate sui signacula. L’incertez-za può riguardare l’interpretazione dell’intero signaculum, sia riguardo ai personag-gi menzionati, ad esempio CIL XV, 8214 (incertum utrum intellegendum sit Felicis Amulli(ae) Gemellae (sc. servi) an signaculum fuerit Felicis et Gemellae servorum Amulli) e CIL XV, 8062 (incertum num intellegendum sit Alle( ) C. [f.] Caesonilla) di cui sono state date ora due convincenti ipotesi di lettura da Ivan Di Stefano Manzel-la49; parimenti, si può dubitare anche della reale antichità del signaculum: dobbiamo sospettare di un Plauto a Sarsina50? Sono attestati pochissimi casi in cui compaiono un uomo e una donna non legati da un rapporto di patronato: ad esempio CIL XV, 8289 (Iusti et Sabinae) e CIL�;9��������GXH�IUDWHOOL�RSSXUH�SDGUH�H�¿JOLD��SDUHQWL�GHOOH�GXH�Melanie, ricordati appunto da Paolino di Nola, come riportato nella scheda del Corpus Inscriptionum Latinarum.
Ritorniamo alla domanda iniziale, sul rapporto tra donne e signacula: con i signa-cula si timbravano i beni personali, quindi anche quelli delle donne (mi chiedo se e quali beni dotali fossero timbrati): come è noto in caso di divorzio il marito doveva restituire i beni dotali alla moglie: infatti, quando attorno al 230 a.C. Spurio Carvilio 5XJD�VL�UL¿XWz�GL�IDUOR��YHQQHUR�LVWLWXLWH�DSSRVLWH�actiones o cautiones rei uxoriae51. I sigilli attestano attività imprenditoriali, anche di donne, sia attraverso la menzione di personale (ad esempio actores52), anche di semplice condizione servile53, sia attraver-so la diretta menzione della donna sui timbri. Tra questi ultimi è noto il signaculum di Coelia Mascellina��ULQYHQXWR�QHO�¿XPH�7HYHUH�QHOO¶DUHD�GHO�SRUWR�ÀXYLDOH��GL�IRUPD�circolare, già collegato al commercio dell’olio betico e del vino gallico54. Secondo le ipotesi formulate da Silvia Marengo55, invece, tale sigillo si deve interpretare nel FRQWHVWR�GL�©RSHUD]LRQL�GL�PLVXUD]LRQH��YHUL¿FD�H�GL�UHJLVWUD]LRQH�GHOOH�PHUFLª��FRQ�funzione paragonabile a quella ipotizzata da Michel Feugère e Stephan Mauné56, rela-tiva alla timbratura di targhette di piombo che sigillavano i contenitori (ad esempio i sacchi) delle merci rinvenute nella Narbonese.
Spero di essere riuscita a dare un’idea, sia pure molto preliminare, del rapporto tra donne e signacula e qualsiasi spunto per ulteriori linee di indagini sarà per me prezioso.
49. Si veda il contributo di I. Di Stefano Manzella in questi Atti. 50. CIL XI, 6712, 337. 51. fayer 2005, pp. 79-81. 52. CIL IX, 6083, 48; CIL IX, 6083, 130 (?). 53. CIL XIII, 10022, 184. 54. taglietti 1994, pp. 172-174. 55. Marengo 2008, p. 1304. 56. feugère, Mauné 2005-2006.