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Non stimò servigio alla Corona esequire tali ordini. Commercio e interventi governativi nella...

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Il volume raccoglie venti saggi di storia economica che altrettanti amici e colleghi di Angelo Moioli gli hanno voluto dedicare, per celebrare la sua lun- ga e impegnata carriera accademica, improntata sempre a una seria ricerca scientifica e a un’appassionata attività istituzionale. Lo spettro degli articoli offerti ripercorre l’ampia gamma dei suoi interessi scientifici, dall’organizza- zione dell’economia in antico regime alle dinamiche macro-economiche di lungo periodo, dai problemi della fiscalità alle soluzioni del credito coopera- tivo, dall’industria otto-novecentesca ai temi del lavoro e della società con- temporanea, dai protagonisti del ceto imprenditoriale ad alcune figure cen- trali della politica economica italiana del ventesimo secolo. Scritti di: F. Balletta, A.M. Bocci Girelli, G. Bognetti, A. Bonoldi, P. Cafaro, E.C. Colombo, G. Conti, G. De Luca, B. Farolfi, G.L. Fontana, G. Gregorini, A. Leonardi, C. Lorandini, P. Massa, L. Mocarelli, F. Piola Caselli, G. Sabatini, M. Taccolini, G. Tonelli, G. Vigo, S. Zaninelli. Tra le principali pubblicazioni di Angelo Moioli: L’economia italiana preu- nitaria. Lombardia (1700-1859). L’editoria milanese, in M. Romani (a cura di) Contributi dell’Istituto di Storia Economica e Sociale, Vita e Pensiero 1974, 2 voll.; La gelsibachicoltura nelle campagne lombarde dal Seicento alla prima metà dell’Ottocento. Parte prima: La diffusione del gelso e la cre- scita produttiva della sericoltura, Libera Università degli Studi di Trento 1981; La deindustrializzazione in Lombardia nel secolo XVII, in «Archivio Storico Lombardo», CXII (1986); A. Guenzi, P. Massa, A. Moioli (a cura di), Corporazioni e gruppi professionali nell’Italia moderna, FrancoAngeli 1999; A. Moioli (a cura di), Cattaneo. Scritti sulla Lombardia, Mondadori 2002; G. De Luca, A. Moioli (a cura di), Debito pubblico e mercati finanziari in Italia. Secoli XIII-XXI, FrancoAngeli 2007; Il dibattito sulla unificazione economica, in A. Giovagnoli, A. Persico (a cura di), Pasquale Saraceno e l’U- nità, Rubbettino 2013. 7000.183 P. CAFARO, G. DE LUCA, A. LEONARDI, L. MOCARELLI, M. TACCOLINI (a cura di) LA STORIA ECONOMICA COME IMPEGNO LA STORIA ECONOMICA COME I MPEGNO Saggi in onore di Angelo Moioli a cura di Pietro Cafaro, Giuseppe De Luca, Andrea Leonardi, Luca Mocarelli, Mario Taccolini S TORIA DELLA SOCIETÀ DELL ’E CONOMIA E DELLE I STITUZIONI FrancoAngeli FrancoAngeli La passione per le conoscenze 7000.183 5-05-2015 17:01 Pagina 1
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Il volume raccoglie venti saggi di storia economica che altrettanti amici e

colleghi di Angelo Moioli gli hanno voluto dedicare, per celebrare la sua lun-

ga e impegnata carriera accademica, improntata sempre a una seria ricerca

scientifica e a un’appassionata attività istituzionale. Lo spettro degli articoli

offerti ripercorre l’ampia gamma dei suoi interessi scientifici, dall’organizza-

zione dell’economia in antico regime alle dinamiche macro-economiche di

lungo periodo, dai problemi della fiscalità alle soluzioni del credito coopera-

tivo, dall’industria otto-novecentesca ai temi del lavoro e della società con-

temporanea, dai protagonisti del ceto imprenditoriale ad alcune figure cen-

trali della politica economica italiana del ventesimo secolo.

Scritti di: F. Balletta, A.M. Bocci Girelli, G. Bognetti, A. Bonoldi, P. Cafaro,

E.C. Colombo, G. Conti, G. De Luca, B. Farolfi, G.L. Fontana, G. Gregorini,

A. Leonardi, C. Lorandini, P. Massa, L. Mocarelli, F. Piola Caselli, G. Sabatini,

M. Taccolini, G. Tonelli, G. Vigo, S. Zaninelli.

Tra le principali pubblicazioni di Angelo Moioli: L’economia italiana preu-

nitaria. Lombardia (1700-1859). L’editoria milanese, in M. Romani (a cura

di) Contributi dell’Istituto di Storia Economica e Sociale, Vita e Pensiero

1974, 2 voll.; La gelsibachicoltura nelle campagne lombarde dal Seicento

alla prima metà dell’Ottocento. Parte prima: La diffusione del gelso e la cre-

scita produttiva della sericoltura, Libera Università degli Studi di Trento

1981; La deindustrializzazione in Lombardia nel secolo XVII, in «Archivio

Storico Lombardo», CXII (1986); A. Guenzi, P. Massa, A. Moioli (a cura di),

Corporazioni e gruppi professionali nell’Italia moderna, FrancoAngeli

1999; A. Moioli (a cura di), Cattaneo. Scritti sulla Lombardia, Mondadori

2002; G. De Luca, A. Moioli (a cura di), Debito pubblico e mercati finanziari

in Italia. Secoli XIII-XXI, FrancoAngeli 2007; Il dibattito sulla unificazione

economica, in A. Giovagnoli, A. Persico (a cura di), Pasquale Saraceno e l’U-

nità, Rubbettino 2013.

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LA STORIAECONOMICA

COME IMPEGNOSaggi in onore di Angelo Moioli

a cura diPietro Cafaro, Giuseppe De Luca,Andrea Leonardi, Luca Mocarelli,

Mario Taccolini

STORIA DELLA SOCIETÀDELL’ECONOMIA

E DELLE ISTITUZIONI

FrancoAngeli

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

7000.183 5-05-2015 17:01 Pagina 1

LA STORIAECONOMICA

COME IMPEGNOSaggi in onore di Angelo Moioli

a cura diPietro Cafaro, Giuseppe De Luca,Andrea Leonardi, Luca Mocarelli,

Mario Taccolini

FrancoAngeli

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO

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Indice

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Presentazione, di Antonio Di Vittorio

Bibliografi a di Angelo Moioli

Uno studioso innovatore: le ricerche di Angelo Moioli sulle mani-fatture lombarde in età moderna, di Luca Mocarelli

Parte primaOrganizzazione, mercati e interventi governativi

nell’economia dell’età moderna

Tra azienda e giurisdizione. Strategie signorili e sfruttamento della terra a Caorso secondo l’estimo del 1647, di Emanuele C. Colombo

La gestione tecnico-organizzativa di un «edifi cio da carta» a metà Seicento, di Paola Massa

«Suum unicuique». Giustizia e mercato nell’antico regime, di Ber-nardino Farolfi

«Non stimò servigio della Corona esequire tali ordini». Commer-cio e interventi governativi nella Milano sei-settecentesca, di Gio-vanna Tonelli

La decadenza di una città: Como nel 1700, di Giovanni Vigo

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Il problema dell’effi cienza fi scale nello Stato Pontifi cio. Dalle do-gane cittadine alle dogane ai confi ni (sec. XVIII), di Fausto Piola Caselli

Le fi nanze del comune di Napoli durante il regno di Carlo di Bor-bone, di Francesco Balletta

«Ci furono dinotate per case solide e di onesto caratere»: sete tren-tine a Londra in età napoleonica, di Cinzia Lorandini

Parte secondaCredito cooperativo, lavoro, imprenditori ed economisti

tra Otto e Novecento

Friedrich Wilhelm Raiffeisen e l’esordio del credito cooperativo in Italia, di Andrea Leonardi

Banche e territori. I network del credito cooperativo e del medio credito regionale nel caso lombardo, di Pietro Cafaro

Settore ricettivo e comparto della ristorazione a Milano e in area lombarda nel quadro economico italiano di fi ne Ottocento, di An-gela Maria Bocci Girelli

Aspetti della “Kriegswirtschaft” in Tirolo. La Camera di commer-cio e industria di Bolzano e la gestione dell’economia di guerra (1914-1920), di Andrea Bonoldi

Le due “terze vie”: la regolazione macro e micro economica del capitalismo. Una rifl essione, di Giuseppe Conti

Società, industrializzazione, lavoro nella Lombardia orientale del secondo dopoguerra: il caso di Brescia, di Giovanni Gregorini e Mario Taccolini

La Cisl e il tentativo di modernizzare il Paese a partire dal lavoro, di Sergio Zaninelli

Alberto Mortara (1908-1991), studioso del settore pubblico, di Giuseppe Bognetti

La generazione del centrismo e la politica economica del centro-sinistra. Un inedito di Giuseppe di Nardi (1911-1992), di Gaetano Sabatini

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Dalla sabbia allo sviluppo immobiliare, passando per Piazza Affa-ri. La biografi a imprenditoriale di Giuseppe Cabassi (1929-1992), di Giuseppe De Luca

Da odontoiatra a imprenditore della salute: Carlo Gobbo e la clini-ca medica Hospitadella, di Giovanni Luigi Fontana

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«Non stimò servigio della Corona esequiretali ordini». Commercio e interventi governativinella Milano sei-settecentesca

di Giovanna Tonelli

Angelo Moioli ha dedicato tanta parte del suo lavoro allo studio del com-mercio in antico regime, e fu proprio verso la biografi a di un uomo a servizio della Monarchia asburgica, competente in materia di commercio e di dazi, che indirizzò la mia tesi di laurea1 negli anni in cui rifl etteva sull’economia della Lombardia spagnola nel Seicento e sulla regione economica lombarda2. Il mio interesse verso quegli argomenti non è rimasto circoscritto a quell’occasione. Ho intrapreso un percorso di ricerca3 che mi ha portata anche a lavorare con il Professor Moioli su questi temi, quando con altri siamo stati incaricati dal Co-mitato scientifi co dell’Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri di curare i due tomi degli «scritti economici»4.

1. Ne trassi l’articolo: G. Tonelli, Baldassarre Scorza e la riforma daziaria nella Lombardia asburgica, in «Nuova economia e storia», III (1997).

2. A. Moioli, La deindustrializzazione della Lombardia nel secolo XVII, in «Archivio storico lombardo», CXII (1986).

3. G. Tonelli, Il «Notarile» come fonte per la storia del commercio e della fi nanza a Milano (1615-1650), in «Mélanges de l’École Française de Rome. Italie et Méditerranée», t. 112 (2000); Ead., Percorsi di integrazione commerciale e fi nanziaria tra Milano e i Paesi d’Oltralpe nel primo Seicento, in Tra identità e integrazione. La Lombardia nella macroregione alpina dello sviluppo economico europeo (secoli XVII-XX), a cura di L. Mocarelli, Milano 2002; Ead., Commercio di transito e dazi di confi ne nello Stato di Milano fra Sei e Settecento, in Per vie di terra. Movimenti di uomini e di cose nelle società di antico regime, a cura di A. Torre, Milano, 2007; Ead., The Annoni and the Carenna in seventeenth-century Milan, in D. Jaffé, Rubens’s Massacre of the Innocents: the Thomson collection at the Art Gallery of Ontario, Toronto, 2009; Ead., «Conside-razioni sul lusso» nella riforma daziari dello Stato di Milano (seconda metà del XVIII secolo), in A. Alimento (a cura di), Modelli d’oltre confi ne. Prospettive economiche e sociali negli antichi stati italiani, Roma, 2009; Ead., Nella Milano secentesca degli affari: tra Mediterraneo e «Ol-tremonte», in A. Giuffrida, F. D’Avenia, D. Palermo (a cura di), Studi dedicati a Orazio Cancila, Palermo, 2011; Ead., Affari e lussuosa sobrietà. Traffi ci e stili di vita dei negozianti milanesi nel XVII secolo (1600-1659), Milano, 2012; Ead., «Mercanti che hanno negotio grosso» fra Milano e i Paesi riformati nel primo Seicento, in «Storia economica», a. XVII (2014), numero monogra-fi co dedicato al tema, a cura di G. Maifreda: Mercanti, eresia e Inquisizione nell’Italia moderna.

4. Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri, Roma, 2003 – prima serie, 6 voll., vol. II:

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Nelle pagine che seguono ripercorrerò quindi il contributo dato da Angelo Moioli alla storia del commercio milanese in età moderna, un apporto che ha segnato una svolta negli studi sull’economia lombarda di antico regime per la defi nizione che egli ha dato dei circuiti commerciali nei quali era inserito lo Stato di Milano fra Sei e Settecento e degli esiti degli interventi governativi in materia daziaria.

Nel Seicento: a Milano e a Madrid

Agli inizi degli anni ’80 del Novecento, sulla base di sollecitazioni che ve-nivano da Oltralpe5, gli storici italiani iniziarono a rifl ettere sull’economia di antico regime delle varie aree che compongono la penisola con riferimento ad ambiti geo-politici non più statali, ma regionali. Per quanto riguarda la Lom-bardia, Angelo Moioli fu il primo studioso a rileggerne le vicende economiche tenendo conto delle forti interdipendenze che ancora nel XVII secolo sussiste-vano fra la Lombardia spagnola e gli adiacenti territori di Bergamo e di Brescia, un tempo milanesi, allora veneziani6. Come ho già messo in evidenza altrove7, queste acquisizioni hanno segnato una svolta nelle ricerche dedicate all’eco-nomia lombarda: da allora sono state condotte non più soltanto sullo Stato di Milano, ma su un più vasto territorio composto da aree separate sotto il profi lo politico, ma interdipendenti dal punto di vista economico; e il tema della regio-ne economica, con riferimento al caso lombardo, è stato trattato tenendo conto anche dell’età moderna.

Tali interdipendenze erano originate innanzi tutto dalle risorse e dai poli produttivi variamente dislocati sul territorio. Nello Stato di Milano, nelle aree di montagna e di collina a nord della capitale, si integravano infatti i non lauti guadagni derivanti dall’agricoltura con l’esercizio di attività manifatturiere. Si realizzavano prodotti di non elevato pregio, come tessuti di lana o misti in cotone e lino, ma anche manufatti in ferro e in cuoio, e soprattutto si andava estendendo la produzione della fi bra serica8. A sud della capitale sino alle sponde del Po, l’area di pianura compresa fra le città di Novara e di Cremona, era una delle zone più fertili del continente. Vi si producevano lino, formaggi e soprattutto cereali in quantità tali da essere anche esportati dopo aver sfama-

Scritti di economia, fi nanza e amministrazione, a cura di G. Bognetti, A. Moioli, P.L. Porta, G. Tonelli, 2 tomi, 2006-2007, t. I.

5. L’Industrialisation en Europe au XIXe siècle, publié sous la direction de P. Léon, F. Crouzet, R. Gascon, Paris, 1972.

6. A. Moioli, La deindustrializzazione della Lombardia ..., cit.7. G. Tonelli, La Lombardia spagnola nel XVII secolo. Studi di storia economica dopo Sella,

in «Mediterranea. Ricerche storiche», a. V (2008), pp. 403-404; online: http://www.storiame-diterranea.it/public/md1_dir/r1213.pdf. Rimando a queste pagine per i riferimenti bibliografi ci relativi alla storiografi a successiva al contributo di Angelo Moioli.

8. V. Beonio-Brocchieri, «Piazza universale di tutte le professioni». Famiglie e mestieri nel Ducato di Milano in età spagnola, Milano, 2000.

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to lo Stato di Milano9, una fra le aree più densamente popolate e urbanizzate nell’Europa del tempo10. A differenza dell’adiacente area milanese, il territo-rio veneto di Bergamo era carente di cereali. Primeggiava però nella produzio-ne di semilavorati e manufatti in lana, di minerale e di articoli di ferro, e nel corso del Seicento si sarebbe imposto anche come centro di fi latura serica11. Il Bresciano era terra d’elezione della produzione di armi, di carta e della fi latura del lino12.

Angelo Moioli mise in evidenza come la varietà delle risorse e dei poli pro-duttivi dislocati su quest’area non fosse comunque un fattore suffi ciente per comprendere il defi nirsi e il permanere di un regione economica. A suo giudi-zio, le interdipendenze economiche fra le varie sezioni della regione emergeva-no anche attraverso i diversi circuiti di mercato entro i quali trovavano colloca-zione i beni che vi si producevano. Ne individuò uno a breve raggio: lo Stato di Milano esportatore di cereali, seta greggia, manufatti serici e lana fi lata verso il Bergamasco e importatore di tessuti di lana in larga parte di basso pregio, oltre che di bestiame e di manufatti in ferro; esportatore di cereali, lino grezzo e forse già stracci verso il Bresciano e importatore di lino fi lato e carta, come pure di bestiame, tessuti di lana, manufatti in metallo e soprattutto di armi13. Su un mer-cato a più ampio raggio la Lombardia spagnola esportava beni agro-alimentari: vini e cereali, soprattutto verso i Cantoni svizzeri, che minacciavano la chiusura dei passi alpini ai milanesi se non fossero stati regolarmente riforniti di grani, formaggi – il «grana» in particolare – e sempre più seta verso il Piemonte e la Francia14. Lo Stato di Milano riforniva inoltre il mercato estero di prodotti artigianali, come le maioliche o gli strumenti musicali, e soprattutto di tessuti pregiati ancora richiesti nell’Europa centro-orientale e negli Stati padani, nono-stante la concorrenza di analoghe produzioni realizzate al di là delle Alpi, che dalla seconda metà del XVI secolo erano andate sempre più imponendosi sul mercato internazionale e nello stesso Milanese15.

9. C. M. Belfanti, Lo spazio economico lombardo nella transizione del XVII secolo, in «An-nali di Storia moderna e contemporanea», 4 (1998).

10. D. Sella, L’economia lombarda durante la dominazione spagnola, Bologna, 1982, pp. 16-18; P. Malanima, Italian cities 1300-1800. A quantitative approach, in «Rivista di storia eco-nomica», 14 (1998); P. Subacchi, Tra carestie ed epidemie: la demografi a dell’area lombarda nel ‘lungo’ seicento, in Società italiana di demografi a storica, La popolazione italiana nel Seicento, Bologna, 1999.

11. Storia economica e sociale di Bergamo, 6 voll., Bergamo, 1993-2006, vol. II, Il tempo della Serenissima, 4 tt., t. I: Il lungo Cinquecento, a cura di M. Cattini e M.A. Romani; vol. III: Un Seicento in controtendenza, a cura di A. De Maddalena, M.A. Romani, M. Cattini.

12. L. Mocarelli, Cure del lino e fucine da chiodi. Attività manifatturiere e mercanti impren-ditori nella Riviera bresciana, in Atlante del Garda. Uomini, vicende, paesi, Brescia, 1991-1992, 3 voll., vol. II; G. Zalin, L’arte cartaria nella Riviera bresciana, ivi; L. Mocarelli, Le “industrie” bresciane nel Settecento, Milano, 1995, pp. 11-41.

13. A. Moioli, La deindustrializzazione della Lombardia ..., cit., pp. 181, 194.14. G. Tonelli, Percorsi di integrazione commerciale e fi nanziaria ..., cit., pp. 153-154.15. Ivi, pp. 151-152.

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Sul tema dei circuiti commerciali nei quali era inserito il Ducato intervenne-ro in seguito gli studiosi interessati all’Italia spagnola in età moderna: costoro si domandarono se la politica economica attuata da Madrid avesse teso a favorire gli scambi fra i territori sottoposti al suo dominio16. Ci si chiese quindi se nel corso del Seicento Madrid avesse varato provvedimenti che avrebbero potuto interferire sulla stabilità dei circuiti commerciali infra-regionali e internazionali nei quali era inserito lo Stato di Milano. Gli studi hanno dimostrato che le armi e i manufatti di lusso (soprattutto i tessuti) prodotti in Lombardia conquistarono il mercato spagnolo per la loro elevata qualità e non in seguito all’applicazione di eventuali politiche fi nalizzate a dirottare i traffi ci lombardi verso i territori iberici della Monarchia17. Per quanto riguarda i rapporti economici fra lo Stato di Milano e i territori italiani soggetti alla Corona spagnola, piuttosto che sotto il profi lo commerciale, risultano essere stati intensi i rapporti fi nanziari, per il sostegno fornito alla Lombardia dal meridione della penisola durante il prolun-gato periodo bellico, che a varie riprese interessò direttamente la regione nel corso del Seicento18.

Fu messo in evidenza inoltre come la politica economica adottata a Milano nei decenni centrali del XVII secolo avrebbe potuto invece compromettere la consolidata struttura dell’import-export milanese. Fra gli anni ’40 e ’50 del Seicento furono infatti varati provvedimenti volti a fronteggiare la crisi che aveva investito la produzione manifatturiera a partire dal quarto decennio del secolo, dovuta – secondo le acquisizioni di Moioli - alla scelta dei mercanti locali di importare i manufatti tessili di lusso, che avevano caratterizzato le esportazioni milanesi sino alla fi ne del XVI secolo, piuttosto che farli produr-re all’interno19. La manodopera era diventata infatti troppo cara dopo il de-cremento demografi co seguito alla peste del 1630 e il mercato internazionale richiedeva alla Lombardia spagnola sempre più seta greggia e fi lata anziché manufatti di elevata qualità. Per favorire le attività manifatturiere interne, nel 1646 fu dunque proibita l’importazione di tessuti in lana nelle città in cui si esercitava il lanifi cio (Milano, Como e Cremona), ad esclusione dei panni di Spagna, di alcuni tessuti fabbricati a Venezia, a Piacenza e a Firenze e soprat-tutto dei panni in lana non pregiati che caratterizzavano le importazioni mi-lanesi dalle adiacenti aree venete del Bergamasco e del Bresciano. Nel 1652

16. Cfr. le rifl essioni svolte riguardo a questo tema e la bibliografi a citata da G. Tore, Monar-chia ispanica, politica economica e circuiti commerciali nel Mediterraneo centrale. La Sardegna nel sistema imperiale degli Austrias (1550-1650), in B. Anatra e G. Murgia (a cura di), Sardegna, Spagna e Mediterraneo. Dai Re Cattolici al Secolo d’Oro, Roma, 2004.

17. Ivi, pp. 202-203.18. D. Maffi , Il baluardo della corona. Guerra, esercito, fi nanze e società nella Lombardia

seicentesca (1630-1660), Firenze, 2007, pp. 344-345.19. A. Moioli, Il mutato ruolo delle corporazioni nella riorganizzazione dell’economia mi-

lanese del XVII secolo, in A. Guenzi, P. Massa, A. Moioli (a cura di), Corporazioni e gruppi professionali nell’Italia moderna, Milano, 1999, pp. 51-52.

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fu la volta dei drappi serici, con l’emanazione di una grida che ne proibiva l’importazione e ribadiva un analogo e poco osservato provvedimento risalen-te al 156220. Gli studi hanno dimostrato l’ineffi cacia di questi provvedimen-ti, innanzi tutto perché non furono varate concomitanti politiche di sostegno all’attività manifatturiera21, oltre al fatto che l’attuazione di tali misure era compromessa dalla connivenza fra chi era preposto al controllo delle dogane, il potere politico e gli artefi ci della “svolta mercantile” della Milano degli anni ’30 del Seicento22. A vigilare sulle dogane dello Stato di Milano erano gli uomini a servizio degli impresari che avevano ottenuto in appalto la ri-scossione dei dazi di confi ne. Gli appaltatori non avevano alcuna convenienza ad ostacolare i fl ussi commerciali; e neppure il governo esigeva che tali leggi fossero rispettate perché, se si fossero registrati decrementi nel gettito, gli impresari dei dazi avrebbero potuto pretendere un risarcimento per il danno subito. Inoltre erano a capo di una cordata composta anche da banchieri e da negozianti di alto profi lo attivi nell’intermediazione commerciale e fi nanzia-ria a livello internazionale23. Si trattava degli stessi negozianti che favoriva-no l’importazione di beni di lusso nello Stato di Milano e che collocavano all’estero i prodotti della fi orente agricoltura lombarda, ottenuti in larga parte nelle tenute degli uomini che componevano gli organi di governo milanesi. Non solo, erano gli stessi operatori, o appartenevano comunque alla corpora-zione cui afferivano i mercanti e i banchieri che prestavano denaro alla città di Milano, ma soprattutto a una monarchia quasi perennemente in guerra, ed era quindi evidente che il potere politico non potesse ostacolare in alcun modo l’attività di costoro24. Sin da allora, quindi, come avrebbero sostenuto i negozianti milanesi nel corso della seconda metà del XVII secolo a proposito proprio dell’applicazione di alcune misure in materia commerciale volute con forza dalla Corte, «non stimò di fare il servigio della Corona coll’esequire tali ordini, in pregiuditio troppo evidente di questi sudditi e della Camera»; ordini ribaditi da Madrid, che «non si videro però mai in essecutione» per volontà dello stesso rappresentante della Corona, il governatore, perché risiedeva in loco e aveva quindi «notitie più sicure delle cose» rispetto a chi impartiva disposizioni da lontano25.

20. G. Vigo, Politica economica e metamorfosi industriale nella Lombardia spagnola, in «Rivista milanese di economia», 40 (1991).

21. Ivi, p. 123.22. G. Tonelli, Percorsi di integrazione commerciale e fi nanziaria ..., cit., pp. 161-164.23. Sui più importanti negozianti presenti a Milano nel Seicento, attivi sul mercato internazio-

nale: Ead., Affari e lussuosa sobrietà ..., cit.; Ead., «Mercanti che hanno negotio grosso» ..., cit.24. G. De Luca, Hombres de negocios milaneses al servicio de la Monarquía Hispánica, in

«Torre de los Lujanes. Revista de la Real Societad Económica Matritense», 46 (2002).25. Supplica a stampa: «Eccell.mo Sig.re Delli Abbati & Console Dell’Università de’ Ne-

gotianti di Milano», s.d., ma della prima metà degli anni ’70 del Seicento (Archivio General de Simancas, Secretarías Provinciales, Estado de Milán, legajo 2033, n. 15).

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Nel Settecento: a Milano e a Vienna

Si deve ancora ad Angelo Moioli la prima rifl essione condotta sui risvolti economici delle ridefi nizioni territoriali dello Stato di Milano nella prima metà del XVIII secolo, seguite alle guerre nella quale fu impegnata la monarchia austriaca durante la prima metà del Settecento. Fra il 1707 e il 1744 le province occidentali dello Stato comprese fra la Valsesia, l’Ossola e le fertili terre della bassa Novarese, della Lomellina, dell’Alessandrino e dell’Oltrepò pavese furo-no cedute al re di Sardegna26. Si trattava di un netto ridimensionamento territo-riale, pari a circa un terzo della superfi cie della Lombardia spagnola, compen-sato in parte a est con l’aggregazione del Ducato di Mantova.

Moioli mise in evidenza come le interdipendenze economiche fra le aree passate al Piemonte e lo Stato di Milano non furono compromesse dalla sepa-razione politica27. L’Ossola, una terra sterile, ma in posizione strategica perché confi nante con la Svizzera, continuò ad essere sfamata con grani lombardi28. Ai milanesi e ai pavesi che avevano proprietà fondiarie nei territori passati al Piemonte, il re di Sardegna concesse un trattamento daziario di favore sulle esportazioni dei loro raccolti nello Stato di Milano29. Pelli gregge continua-rono a essere inviate dallo Stato di Milano a Cannobio, un borgo sulla sponda occidentale del lago Maggiore, un tempo milanese, per esservi conciate e poi reimportate30. Vigevano continuò a lavorare seta milanese e a rifornire lo Stato di Milano di manufatti serici31. Angelo Moioli invitò inoltre a rifl ettere sul fatto che negli ultimi decenni del XVIII secolo Torino, Milano e Venezia vararono manovre daziarie che, con l’intento di favorire le produzioni interne ai rispettivi territori, avrebbero potuto incidere sulle consolidate interdipendenze economi-che fra i vari territori lombardi separati sotto il profi lo politico32. Concluse che tali interventi sui dazi non risultarono destabilizzanti se non per le manifatture dei pellami e della carta non di pregio, tutelate dapprima nella Repubblica di Venezia, poi nello Stato di Milano anche attraverso una forte aliquota daziaria sulle esportazioni di materie prime e sulle importazioni di prodotti fi niti non di qualità a partire dalla metà degli anni ‘7033. Lo stesso risultato fu raggiunto per i tessuti misti in cotone e lino milanesi, le cui importazioni nel corso del decennio successivo furono gravate con un dazio di elevata entità nei territori

26. C. Capra, Il Settecento, in D. Sella, C. Capra (a cura di), Il Ducato di Milano dal 1535 al 1796, Torino 1984, p. 153.

27. A. Moioli, Assetti manifatturieri nella Lombardia politicamente divisa della seconda metà del Settecento, in Storia dell’industria lombarda, a cura di S. Zaninelli, Milano, 1988-1992, vol. I: Dal Settecento all’unità politica, pp. 45, 75-76.

28. Edizione nazionale delle opere di Pietro Verri ..., cit., t. I, p. 141 nota 116.29. Ivi, p. 369 nota 137.30. A. Moioli, Assetti manifatturieri ..., cit., p. 45.31. Ivi, pp. 75-76.32. Ivi, pp. 65-82.33. Ivi, p. 67; G. Tonelli, «Considerazioni sul lusso» ..., cit., tabella n. 2.

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ceduti al Piemonte e addirittura proibite nella Repubblica di Venezia34. Angelo Moioli aveva quindi individuato nel regime daziario in vigore nello Stato di Mi-lano uno dei fattori che sostennero il permanere di interdipendenze economiche all’interno della “Lombardia politicamente divisa” di antico regime.

Si trattava di un argomento di indubbio interesse, che indusse il Professor Moioli a studiare le peculiarità del sistema daziario milanese. Egli mise in evi-denza come ancora nella seconda metà del XVIII secolo il Ducato fosse sud-diviso in tante giurisdizioni daziarie quante erano le maggiori città dello Stato. Ciascuna giurisdizione imponeva dazi non soltanto sulle merci che importava ed esportava, ma anche quando l’interscambio avveniva con le altre province del Ducato, tanto che risultava più conveniente commerciare con aree limitrofe anche se non appartenenti alla stessa entità statuale piuttosto che fra province dello Stato non confi nanti35. Al Professor Moioli si deve inoltre l’importante acquisizione relativa a una gestione che potremmo defi nire “contrattualistica” degli oneri di dogana sul commercio speciale: i tariffari daziari riportavano dei massimali di riscossione, mentre l’entità effettiva dell’onere di dogana era con-cordata fra gli appaltatori dei dazi di confi ne e i negozianti che importavano ed esportavano merci dallo Stato36.

La struttura del sistema daziario milanese fu strenuamente difesa a Milano contro la volontà di Vienna di favorire gli scambi commerciali fra le province del Ducato anche attraverso l’abolizione dei dazi fra le province e l’imposizione di oneri di dogana ai confi ni dello Stato. E i motivi del reiterato dissenso lombardo nei confronti del progetto della Corte furono sempre gli stessi ogniqualvolta fu riproposto: la temuta destabilizzazione dei circuiti di scambio entro i quali era inserito lo Stato di Milano37. Soltanto agli inizi del 1786 Vienna pose fi ne al tergiversare delle istituzioni milanesi sulla riforma daziaria. Come per il catasto era stato necessario l’intervento di uno straniero, il toscano Pompeo Neri, così avvenne anche per la reimpostazione del sistema daziario lombardo: l’incarico fu conferito al lorenese Stefano Lottinger, il quale durante quello stesso anno varò la riforma secondo le direttive impartite da Vienna da tempo38. Furono soppresse le giurisdizioni interne e fi ssate tariffe daziarie che avrebbero dovuto favorire le attività manifatturiere locali, soprattutto quelle rivolte alla trasfor-mazione delle materie prime in semilavorati e alla produzione di manufatti di bassa qualità. Angelo Moioli ha dimostrato come l’applicazione della “nuova tariffa” non alterò comunque la struttura dell’interscambio lombardo con l’e-

34. A. Moioli, Assetti manifatturieri ..., cit., pp. 74-75.35. Id., Pietro Verri e la questione della riforma daziaria nello Stato di Milano, in Pietro Verri

e il suo tempo, a cura di C. Capra, Bologna, 1999, 2 tt., t. II, pp. 853-856.36. Ivi, pp. 857-859.37. «Progetto che tende alla proibizione …» segnato B, s.d. [1724] (Archivio di Stato, Mila-

no, Commercio, p.a., cart. 15).38. G. Tonelli, Baldassarre Scorza ..., cit., pp. 63-64; Regolamento e tariffa per li dazj della

Mercanzia nella Lombardia austriaca, Milano, 1786.

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stero, sia con gli Stati padani adiacenti sia con i partner commerciali europei39. Modesta fu infatti l’incidenza daziaria prevista sulle importazioni di prodotti di lusso40, a salvaguardia del commercio di manufatti pregiati gravitante in larga parte sulla capitale e a sostegno di un’organizzazione produttiva e commerciale consolidata ormai da più di un secolo e mezzo, da quando nei primi decenni del Seicento lo Stato di Milano si era posto sul mercato internazionale come for-nitore di beni agro-alimentari, con i quali pagava le importazioni di manufatti di lusso41.

L’esito della riforma daziaria dell’86 rivela dunque come i confi ni economi-ci della Lombardia austriaca continuarono ad estendersi al di là di quelli politici e come ancora in età giuseppina fosse convinzione non soltanto dei Milanesi, ma anche degli uomini di governo chiamati a portare avanti le direttive della Corte, quali il Lottinger, che non si rendeva «servigio alla Corona coll’esequire [quegli] ordini, in pregiuditio troppo evidente di questi sudditi e della Camera».

39. A. Moioli, Assetti manifatturieri ..., cit., pp. 76-81. 40. Sull’incidenza daziaria cui fu soggetto l’import-export milanese a partire dai primi anni

’60 del Settecento: G. Tonelli, «Considerazioni sul lusso» ..., cit.41. A. Moioli, Il mutato ruolo delle corporazioni ..., cit., pp. 51-52.


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