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OPERAZIONI BANCARIE SUL RECTO DI UNA LETTERA DI NERONE AGLI ALESSANDRINI (PUG I 10)?
Serena Perrone
Abstract: Closer examination of the unpublished recto of PUG I 10 (Genoa University, DAFIST, inv. 8652), yet described by the editors of the Nero’s letter on the verso as two pasted documents of financial nature, with references to the city of Alexandria, a cheristes named Alexandros and an exchanges bank (kollybistike trapeza). Towards an edition of the text, whose definition could also cast light on the reuse context for the copy of the imperial epistle.
Tra i papiri dell'Università di Genova (PUG inv. 8562v) si conserva una copia di una lettera dell'imperatore Nerone alla città di Alessandria. Alla prima edizione del testo, curata da Augusto Traversa nel 19691 (e confluita in SB X 10615), seguì immediatamente una recensione di Jean Bingen in «Chronique d'Egypte»2 e una riedizione di Mario Amelotti e Livia Migliardi Zingale in «Studia et Documenta Historiae et Iuris» 1970, poi ripresa nel primo volume della serie Papiri dell'Università di Genova (PUG I 10)3. La lettera è inclusa nella raccolta postuma di James H. Oliver, Greek Constitutions4 e più di recente è stata brevemente esaminata da Andrew Harker nel volume Loyalty and Dissidence dedicato agli Acta Alexandrinorum5. L'epistola imperiale è stata copiata su materiale di riuso, un ritaglio da un tomos sunkollesimos ruotato di 180°. I righi sono molto lunghi (un aspetto condiviso con altre epistole imperiali)6 e allineati in modo impreciso. La scrittura è piuttosto rapida (frettolosa) e sono presenti diverse abbreviazioni per sospensione. Si possono notare una correzione in interlinea (r. 3) e alcuni errori. Le caratteristiche materiali indicano insomma una copia privata. Il testo dell'epistola è molto lacunoso a causa dei gravi guasti materiali del papiro, soprattutto nella porzione di sinistra, in cui alle lacune si aggiunge il fatto che in più punti l'inchiostro è saltato. Nei primi tre righi si legge un'ampia titolatura imperiale (Nerone Claudio, figlio del divo Claudio, nipote di Cesare Tiberio e di Cesare Germanico, discendente del divo Cesare Augusto, Germanico, pontefice, tribunicia potestas, console, imperatore), dalla quale desumiamo una datazione della lettera al 55 d.C.7 La lettera è indirizzata a una città, verosimilmente Alessandria d'Egitto (r. 3 Ἀ[λ]ε[ξανδρέω]ν τῇ π[ό]λει χ(αίρειν)). L'integrazione, paleograficamente accettabile e compatibile con la lunghezza della lacuna, può trovare qualche appiglio in due elementi: 1) un parallelo con la formulazione presente nella lettera di 1 A. Traversa, Un rescritto di Nerone (PUG. inv. n. 8562, verso), in Hommages à Marcel Renard, éd. par J. Bibauw, Bruxelles 1969, pp. 718-‐725. 2 J. Bingen, CE XLIV 1969, pp. 151-‐152. 3 M. Amelotti, L. Migliardi Zingale, Nerone agli Alessandrini, SDHI XXXVI 1970, pp. 410-‐418, ripresa in PUG I, Milano 1974, con nuove letture a inizio r. 5 e r. 7. Vd. inoltre W. Williams 1975 (= BL VII 274). 4 Oliver 1989, 110-‐112 n° 33 (= BL IX 361). 5 Harker 2008, pp. 21, 50, 211. 6 La lunghezza è di oltre 50 lettere per rigo. Presentano caratteristiche simili altre epistole imperiali a città, sia epigrafiche sia papirologiche, ad es. Oliver 1989 n° 1 (Augusto ai Sami) e altre lettere imperiali conservate da iscrizioni di Afrodisia n° 48, 211, 218, 219. Interessante anche il caso della lettera di Claudio agli Alessandrini (Oliver 1989 n° 19), in cui le colonne hanno ampiezze diverse: più ridotta la col. I con l’editto del prefetto, più ampie le colonne successive che riportano il testo dell’epistola (col. II e III in particolare), tranne l’ultima (col. IV) che si stringe di nuovo verosimilmente per ragioni di spazio, dato che anche in quel caso come in PUG I 10 la lettera è copiata su materiale di riuso (vd. infra). 7 Il riferimento ai diversi titoli senza specificazione dell’anno porta a pensare che si tratti del primo anno di accesso a tali cariche. Nerone sale al trono il 13 ottobre 54 e il primo accesso al consolato data a fine 54. Il primo anno di regno è quello tra la nomina e il 29 agosto (giorno di inizio dell'anno egizio). Sui rr. 1-‐2 vd. le proposte di correzione di Oliver (BL IX 361): Oliver integra a r. 1 «imperatore augusto» riferito a Nerone [Καῖσαρ Σεβα(στὸς), θεοῦ ], «figlio di un dio» (Cfr. IG II2 3277); al r. 2 introduce un riferimento alla parentela di sangue con Ottaviano (il padre di Nerone, Gneo Domizio Enobarbo era discendente di Ottavia, sorella di Ottaviano; la madre, Agrippina Minore, era figlia di Germanico, nipote di Augusto).
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Claudio agli Alessandrini (P.Lond. VI 1912, rr. 15-‐16 Ἀλεξανδρέων τῇ πόλει χαίρειν)8, mentre in altre lettere imperiali indirizzate a città la formulazione standard è di norma più ampia: τοῖς ἄρχουσι καὶ τῇ βουλῇ καὶ τῷ δήμῳ “ai magistrati, al consiglio e al popolo” (formulazione inadatta ad Alessandria, che in quel periodo non aveva una sua boulè), anche se non mancano altri esempi epigrafici semplicemente con il genitivo dell’etnico seguito da τῇ πόλει (ad es. Δελφῶν τῇ πόλει)9. 2) Alessandria, come vedremo, torna in causa nel testo inedito sul recto. Anche l'oggetto della missiva resta alquanto incerto: riguarda tale Potamon, figlio di Boccas, e i suoi figli (rr. 3-‐4 \περὶ/ Ποταμων τοῦ Βοκκᾶ | καὶ [τ]ῶν υἱῶν αὐ[τοῦ] ἀ[ ]φ[) ed è una risposta alle numerose lettere inviate all'imperatore dallo stesso Potamon (rr. 4-‐5 πλεονάκ(ις) ἐκ τῶ[ν] ἐπιστολῶν αὐτοῦ ἔγνων | περὶ ὧν και" αὐτ[)10. Nel poco che si legge dei righi successivi l'imperatore conferma una disposizione precedente (r. 5 διαφυλάττωι11). Il verbo διαφυλάσσω è usato di frequente nelle epistole imperiali per indicare che si mantiene una disposizione, ad esempio confermando concessioni accordate da imperatori precedenti (un tema tipico delle epistole imperiali)12: è il verbo che esprime la garanzia di continuità di diritti e privilegi acquisiti (abbiamo detto che la lettera data al primo anno dell’impero di Nerone). Nerone infatti ha giudicato valida una entolè (κεκρικὼς ἐντο[λ]η"ν κυρίαν), forse un mandatum del suo predecessore (entolè può essere un’autorizzazione, una delega o più genericamente una istruzione)13 e comunica la sua krisis, la sua decisione o la sua sentenza, se si ipotizza con Amelotti e Migliardi un contesto giudiziario14. Ciò che segue è ancora più incerto. Forse l’imperatore mostra benevolenza nel mitigare qualcosa (ὅπερ ταύτην ἡδῖαν ποιω[), la sentenza secondo Amelotti-‐Migliardi, oppure l’entolè, la disposizione del suo predecessore15. Ci doveva poi essere un riferimento in genitivo a due o più personaggi, tra i quali un Potamon neoteros, verosimilmente uno dei figli di Potamon (] καὶ τοῦ νε[ω]τ[έ]ρου Ποτάμωνος), e a quando essi divennero ἐπ[, forse una carica pubblica (cfr. sopra a r. 5 ὑπʼ α[ὐτ]οῦ ἀρχ[ῆ]ς)16.
8 P. Lond. IV 1912 Vo (Bell, Harold Idris / Crum, Walter Ewing 1924), = CPJ II 153 (Tcherikover, Victor A. / Fuks, Alexander) = Sel. Pap. II 212 (Hunt, Arthur S. / Edgar, Campbell Cowan). "At Alexandria the word polis means the Demos plus at least the Jews" (Oliver 1989, p. 5, cfr. p. 83). Cfr. anche P.Oxy. XLII 3022 = Oliver n° 46, Lettera di Traiano agli Alessandrini in cui però è il punto cade in lacuna (rr. 3-‐4 Ἀλεξ[). In Oliver n° 5, lettera di Augusto agli Alessandrini la formulazione è invece Ἀλεξανδρέων δήμῳ. 9 Oliver 1989, p. 5: n° 44, 57, 62, 75, 76. 10 Nelle epistole imperiali troviamo diversi esempi di menzione di lettere o scritti in risposta ai quali ha luogo la corrispondenza imperiale (Oliver 1989, pp. 2-‐4; vd. ad es. n° 15, con riferimento a una epistole portata da un'ambasceria, n° 138 con riferimento a grammata), anche se più comunemente l'imperatore fa riferimento a un decreto (psephisma) presentatogli da un'ambasceria. Cfr. Anastasiadis-‐Souris 2000, ss.vv. 11 Lo iota mutum per ipercorrettismo è un errore che ricorre ad esempio anche in P.Lond. VI 1912 (Oliver n° 19, Lettera di Claudio agli Alessandrini), cfr. Bell 1924. 12 Cfr. ad es. Oliver n° 23,7; 19 III 54 Lettera di Claudio agli Alessandrini, anch’essa datata agli inizi del regno, momento in cui il nuovo imperatore riconosce e conferma i privilegi accordati dal suo predecessore; 29, 6. Vd. Anastasiadis-‐Souris 2000, s.v. Sul tema vd. Oliver pp. 11 e 23 e Montevecchi 1970, p. 14 Lettera di Nerone a polis e ai 6475, col. II 3. 13 ἐντολή è parola frequente nei papiri, sia con significato generico di ordine, comando, ingiunzione, sia con significati più specifici quali mandato (P.Oxy. 2771), circolare (P.Tebt. 6, 10; P.Osl. 49, 8), direttiva fornita dall'imperatore agli amministratori locali per l'esecuzione, istruzione (anche ad esempio quella che una città dà ai suoi delegati in un’ambasceria), autorizzazione, delega (rappresentanza legale, vd. ad es. POxy 48.3389). Sui mandata come disposizioni scritte degli imperatori ai nuovi governanti provinciali vd. Oliver 1989, p. 18 e cfr. n° 40 Entolai di Domiziano al procuratore Claudio Atenodoro. Sulle entolai degli ambasciatori vd. Kayser 2003, p. 449 e cfr. Oliver n° 5 (Augusto agli Alessandrini), r. 5. Sulla corrispondenza con il mandatum latino vd. C. Spicq, Lexique théologique du Nouveau Testament, 1991, 521-‐523. 14 «Comunicazione della sua sentenza in seguito a ricorso in sede di giudizio». In linea con un possibile contesto giudiziario a r. 4 Amelotti-‐Migliardi ipotizzano ἀ[μ]φ[ισβήτησεως = controversia. 15 Cfr. in particolare BGU I 140 (Lettera di Adriano al prefetto Rammio Marziale, AD 119), rr. 16-‐20 ἥδιστα δὲ αὐτὸς προείεναι τὰς ἀφορμὰς διʼ ὧν τὸ αὐστηρότερον ὑπὸ τῶν πρὸ ἐμοῦ Αὐτοκρατόρων σταθὲν φιλανθρωπότερ[ο]ν ἑρμηνεύω; BGU II 372 (Editto di Sempronio Liberale, AD 154 Arsinoite), rr. 14-‐15 ἵ]να δὲ τουτο προθυμ[ότ]ερο[ν κ]αι) ἥδιο[ν π]ο[ιή]σω[σιν;. Vd. anche Anastasiadis-‐Souris 2000, s.v. ἠδύς. 16 A inizio r. 7 nell’edizione PUG I 10 si è aggiunta la lettura è η ἱκα[, forse una forma connessa con ἱκανόν o ἱκανοδοσία? (ad es. una garanzia data da Potamon giovane e qualcun altro quando ricoprirono una certa carica). Una delle tante possibilità sarebbe ἐπιτηρηταὶ (“sovrintendenti”, vd. Wallace 1938, 308).
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Segue il riferimento alla pubblicazione dell’epistola in piazza, tramite affissione (π[ροετ]έθη) o tramite pubblica lettura (α" [νεγνώ]σθη BL VII 274)17. Di norma queste epistole terminavano con la datazione e i saluti, che qui però non siamo in grado di leggere. Chi fosse questo Potamon e quale fosse la questione su cui interviene Nerone resta per noi oscuro. Si doveva però trattare di qualcosa di rilevante per la città. Potamon doveva avere verosimilmente un ruolo pubblico e contatti diretti con il potere imperiale. La corrispondenza imperiale si avviava in genere in risposta ad ambascerie, spesso inviate da città (o da leghe e associazioni) per presentare decreti onorifici, mostrare benemerenze e richiedere concessioni (il riconoscimento di autonomia decisionale o di privilegi fiscali ad esempio). Ma era anche possibile che un singolo individuo in posizione prominente inviasse un messaggero con una richiesta e ricevesse un'epistola in risposta18. Questo sembrerebbe il nostro caso (cfr. rr. 4-‐5 con il riferimento alle molte lettere inviate da Potamon). Il fatto che la risposta sia indirizzata all'intera città e non al singolo19 mostra che si tratta di una questione di rilevanza pubblica e trova un parallelo ad es. nella lettera di Antonino Pio agli Efesini sul benefattore Vedio Antonino (Oliver n° 138 = SIG3 850, AD 145)20. Chi era dunque Potamon? Il nome Ποτάμων è relativamente diffuso21: in Trismegistos People sono registrate 264 attestazioni tra papiri ed epigrafi. Limitando i risultati al I sec. d.C. troviamo più volte il nome Potamon in papiri dell’archivio di Kronìon figlio di Apione, responsabile del grapheion di Tebtynis. Il nome è citato ad esempio per contratti di compravendita (ad es. P.Mich. II 126; P.Mich. V 238), ma apparentemente senza alcun ruolo di rilievo. Troviamo poi un Tiberio Claudio Potamon, stratego di Ossirinco nel 58 a cui è indirizzata una richiesta di efebato (P.Oxy. XLIX 3463), forse identificabile con il Claudio Potamon di un altro papiro ossirinchita di pochi anni precedente (P.Oxy. XLVI 3271, 47-‐54 d.C.), una petizione presentata al prefetto da una madre con possedimenti ad Alessandria. Potamon di Ossirinco sarebbe un personaggio che ha ottenuto la cittadinanza romana sotto Claudio e che ricopre una carica pubblica di rilievo (stratego di Ossirinco P.Oxy. XLIX 3463) e ha forse anche connessioni con Alessandria (per i possedimenti familiari, se lo identifichiamo con uno dei figli della petente in P.Oxy. XLVI 3271). Ma l'attestazione più suggestiva del nome Potamon nel contesto alessandrino del I sec. è certamente quella nel già citato P.Lond. VI 1912, la copia della Lettera di Claudio agli Alessandrini del 41 d.C. dall’archivio di Nemesion a Philadelphia: il padre di uno dei delegati nell’ambasceria a Claudio si chiama appunto Potamon (II 18 Πασίων Ποτάμωνος). La partecipazione alle ambascerie spesso permetteva di allacciare proficui rapporti con la corte imperiale, in alcuni casi ottenendo la cittadinanza romana (Harker 2008, p. 19) o comunque incarichi di prestigio. Diversi partecipanti all'ambasceria greca del 41 fecero poi "carriera", basti pensare a Cheremone, che diventa precettore del giovane Nerone, e a Tiberio Claudio Balbillo, che Nerone nominerà prefetto d'Egitto nel 55. Non è da escludere che il Potamon della lettera di Nerone sia da mettere in relazione con la famiglia di Pasio figlio di Potamon, uno dei partecipanti all'ambasceria.
17 Il verbo προτίθημι è frequente nella pubblicazione di lettere imperiali (editti e rescritti soprattutto). Vd. Anastasiadis-‐Souris 2000, s.v. (tra altri esempi non registrati vd. ad es. Oliver n° 38, 19). Meno rispondente alle labili tracce del papiro α" [νεγνώ]σθη proposto da Williams (BL VII 274), che troverebbe paralleli in IGRR IV (1927) 1619 Lettera di Caracalla a Aurelio Giuliano (213 d.C.) letta nel teatro, r. 26 (ἀνεγνώσθη), e in P.Lond. VI 1912, nell’editto del prefetto Lucio Emilio Retto che ordina la pubblicazione (r. 6 ἐκθεῖναι) della lettera di Claudio agli Alessandrini facendo riferimento alla pubblica lettura a cui non tutta la popolazione aveva potuto assistere (rr. 2-‐5 ἐπειδὴ τῇ ἀναγνώσει τῆς ι" εροτάτης καὶ εὐεργετικωτάτης ἰς τὴν πόλειν ἐπιστολῆς πᾶσα ἡ πόλεις παρατυχεῖνοὐκ ἠδυνηθην διὰ το" πληθος αὐτῆς). 18 Oliver 1989, p. 1. Sulle ambascerie vd. anche Kayser 2003. 19 Sono rare le epistole imperiali indirizzate a singoli a noi note (Oliver n° 35, 263, 282, 287), e ciò non stupisce, perché difficilmente tali lettere furono eternate pubblicamente su pietra, al pari delle lettere con risposte negative. Cfr. Kokkinia 2003. Quando trattano di singoli le lettere imperiali riguardano di solito persone che detengono una carica pubblica oppure benefattori (martyria). 20 Vedius Antoninus 3 RE, benefattore che per mantenere la promessa di costruire edifici per la città aveva richiesto aiuto all’imperatore. Vd. Kokkinia 2003. L'imperatore fa riferimento a lettere inviate da Vedio Antonino (cfr. supra nota 10). 21 Masson, Onomastica, 1990, I, p. 250; Clarysse / Thompson, P. Count., 2006, II, p. 320 e I ad P.Count. 47, 111.
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Accenna a questa possibilità Harker, che ipotizza anche un'eventuale relazione familiare con il filosofo alessandrino Potamon, vissuto ai tempi di Augusto, di cui dà testimonianza la Suda22. Il nome Potamon si tramanda all'interno della famiglia anche nel caso del nostro papiro, in cui si fa riferimento a un Potamon junior. Resta il fatto che Potamon non è un nome così raro e gli elementi di identificazione sono troppo fragili per indulgere ulteriormente su queste ipotesi. Oltre a chi fosse l'oggetto della missiva imperiale l'altra domanda è: chi aveva interesse a copiare questa epistola? Su questo interrogativo torneremo dopo aver esaminato il testo inedito sul recto del papiro. È bene precisare che non abbiamo informazioni sulla provenienza del papiro (si tratta di un acquisto sul mercato antiquario) né sull'esatta datazione. La data dell'epistola imperiale al 55 d.C. costituisce infatti un terminus post quem per il riuso, ma non sappiamo quanto tempo dopo fu ricopiata sul nostro papiro23, né a quanto tempo prima risalisse il materiale riutilizzato. Un inquadramento nel I sec. d.C. appare comunque congruente con le scritture, che non sembrano molto distanti tra loro. Il recto conserva la parte inferiore di due documenti incollati l’uno all’altro probabilmente in un tomos sunkollesimos. Del contenuto diedero brevemente notizia gli editori del testo sul verso: «due documenti diversi, riguardanti alcune operazioni bancarie, compiute forse attraverso una banca di Alessandria», in uno dei quali «sono menzionati la città di Alessandria, un cheristes di nome Alessandro ed una kolubisti[ke (sic!)24 trapeza, cui si debbono forse riferire le due somme finali che chiudono il frammento»25. In entrambi i documenti si nota un’ampia interlinea. La parte sinistra è quella in condizioni più disperanti (come abbiamo visto anche sul lato opposto): del primo documento non si legge che qualche lettera qua e là. Si distinguono numerali incolonnati a destra, in almeno tre casi somme di talenti (nell’ordine di grandezza della decina a r. 2 e r. 7, cinque a r. 5). Si tratta quindi di un conto di denaro, ma è molto difficile decifrare le poche tracce superstiti. Mi soffermerò quindi sul documento a destra, di cui vi propongo qui una trascrizione provvisoria. Abbiamo il margine sinistro e inferiore. A destra non dovrebbero essere cadute in lacuna molte lettere. _ _ _ _ _
1 καὶ ω" στ[ε] ει"ς Ἀλεξάνδρειαν κα [
2 Ἀλεξάνδρῳ χειριστ(ῇ) Χοιὰχ δ" [
3 καὶ ε[ ἐ]πιθήκηι Ἀπολλωνίου κολυβιστ [
4 Ἀ[λε]ξάνδρειαν διὰ Μαρτιάλ(ι ) (δραχμαὶ)[
5 γίνεται καὶ τούτων (τάλαντα) ι[
6 γίν[ετ]αι ἐπὶ τὸ αὐτο" ἀργ(υρίου) α[
<margine> Si tratta anche in questo caso di un conto con somme di denaro, in dracme e in talenti. Si conservano le ultime due voci del conto (introdotte dal καὶ) e disposte ciascuna su due righi con un lieve rientro. Seguono un totale e un totale complessivo.
22 Harker 2008, p. 21: "The family of Pasion son of Potamon may be referred to in Nero’s letter to the Alexandrians and may also be related to Potamon, an Alexandrian philosopher of the Augustan period mentioned in the Suda". Suda π 2126: Ποτάμων, Ἀλεξανδρεύς, φιλόσοφος, γεγονὼς πρὸ Αὐγούστου, καὶ μετ’ αὐτόν. εἰς τὰς Πλάτωνος Πολιτείας ὑπόμνημα. Un Potamon Alessandrino è citato anche da Diogene Laerzio nel prologo delle Vitae Philosophorum I 21 come iniziatore di una scuola eclettica. 23 Gli Acta Alexandrinorum testimoniano copie anche a due secoli di distanza dagli eventi a cui fanno riferimento, vd. Harker 2008, p. 24. 24 Il “sic” si riferisce allo scempiamento del doppio lambda, pur se non attestato altrove per questo termine, è un fenomeno molto comune nei papiri di età romana (vd. Gignac 1976, vol. I p. 155). 25 Amelotti-‐Migliardi 1970, pp. 21-‐23.
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In entrambe le voci è citata la capitale Alessandria (r. 1 e r. 4, in accusativo), verosimilmente come destinazione delle somme conteggiate. Sembrerebbe quindi un conto di uscite. Nel primo caso è coinvolto nell’operazione, datata al 4° giorno del mese di Choiak (fine novembre), un cheiristes di nome Alessandro. Il termine cheiristes si potrebbe tradurre in modo generico con “agente”, ma forse indicava una figura più precisa. Nei papiri di età tolemaica troviamo cheiristai in connessione a versamenti di grano, forse come agenti dei sitologi, ma anche nel ruolo di impiegati di banca incaricati del trasporto di basilika chremata (dalla petizione P.Enteux. 38, del 221 a.C., sappiamo che il cheiristes della banca regia della meris di Polèmon aveva noleggiato a questo scopo 73 asini)26. Nei documenti di età romana i cheiristai sono spesso incaricati di raccogliere le tasse nei villaggi e depositarle nelle banche pubbliche locali27. Emettono ricevute per il pagamento delle imposte28 e presentano rendiconti mensili ai praktores. Sembra insomma che siano assistenti dei praktores nella riscossione, con compiti pratici tra i quali il trasporto del denaro. La seconda voce del nostro conto è quella che chiama in causa la kollubistike trapeza. Queste banche di cambio (il kòllubos è la moneta spicciola) sono attestate già nella Atene del IV sec. e in Egitto a partire dal III sec. a.C., ma la documentazione segna una significativa espansione di questo tipo di banche sotto Augusto e nel primo secolo d.C., in connessione con la reintroduzione da parte di Augusto dell’argento standard e della prosperità economica del periodo. Le κολλυβιστικαὶ τράπεζαι sono numerose in particolare ad Alessandria, città in cui superano gli altri tipi di banche, ma sono presenti in tutto il territorio dell’Egitto29. Piuttosto che κολλυβιστική τράπεζα (così Amelotti-‐Migliardi 1970, p. 23 e PUG I 10, p. 25), si potrebbe integrare qui κολλυβιστοῦ, quindi “di Apollonio cambiavalute”. L'omicron pare più adatto alle tracce, perché il segno visibile in frattura è tondeggiante e rialzato sul rigo. Vero è però che κολλυβιστής nei papiri è decisamente più raro rispetto al più frequente κολλυβιστική τράπεζα. È attestato in 3 papiri tolemaici e 2 di inizio età romana30. Tra questi sono particolarmente rilevanti per le informazioni che ci offrono BGU VI 1303 e P.Oxy. XXXVI 2772, perché sono le prime attestazioni di un ruolo, oltre che di cambio moneta, anche di banca: si può depositare denaro e avere un conto presso un κολλυβιστής. Il papiro di Berlino è una lettera dall’Arsinoite31 in cui un commerciante dà istruzioni per il trasporto e la vendita di 1.780 artàbe di cereali. L’autore della lettera chiede al suo corrispondente di fargli sapere il valore corrente dell’argento e di attendere che sia depositato argento o bronzo al cambiavalute Apollonio32 (θεματίζ[ειν τό] τε ἀργύ(ριον) εαν τε χα[λ]κὸν ἐπὶ τὴν Α) πολ[λω]ν[ίου] [το]ῦ κολλυβιστοῦ). Apollonio è certamente uno dei nomi greci più frequenti ma è naturale chiedersi se l'Apollonio cambiavalute dell'Arsinoite di questa lettera sia lo stesso Apollonio cambiavalute del nostro PUG. Questa identificazione (che ci fornirebbe un utile riferimento geografico) sembra a prima vista cronologicamente difficile. L'editore di
26 P.Enteux. 38, p. 101. Il fatto che il termine non sia accompagnato da ulteriori specificazioni fa pensare che avesse un significato più preciso di un generico agente o assistente, ma ignoriamo quale sia questa funzione precisa. 27 Vd. Bogaert 1994, pp. 348, 373, e 381-‐2, 384. Vd. anche P.Col. V p. 112: il cheiristes è la persona per le cui mani passa il pagamento. Per i cheiristai come assistenti dei praktores o di altri esattori vd. Preisigke 1910, p. 15 n. 2 con riferimento a BGU III 991 (151 d.C. Kranis, lettera di un praktor a un cheristes, in cui però è il praktor ad assumere il compito di trasportare l'incasso ricevuto dal cheiristes alla banca pubblica) e Wallace 1938, pp. 306, 310-‐311, 314. Per il compito di raccogliere le tasse dei villaggi vd. P.Mich. XII, p. 52, soprattutto per la riscossione da abitanti di villaggio residenti fuori dai loro idia, cfr. P.Princ. 8 e vd. Wallace 1938, p. 473. 28 La formulazione standard è δι(έγραψε) + dat. nome cheristes, es. SB XVI 12238. Vd. Bogaert 1994, p. 382. 29 Bogaert 1983 e Id. 1994, pp. 4ss. Sulle banche di cambio vd. anche Geva 2011, 144. 30 Di età tolemaica: P.Petr. III 59a 9 = P.Count 14, 7 (IIIa Arsinoite? un elenco di mestieri che annovera 6 cambiavalute [κολλ]υβισταί ϛ); PTebt III 2, 1079, 49 (conto III-‐IIa Tebtynis, Arsinoite Πτολεμαίωι κολλυβισ(τῆι)); BGU VI 1303 (Ia Arsinoite). Di età romana: P.Oxy. XXXVI 2772 (10/11? Instructions to a banker) e SB XII10793 (18 Arsinoite?). Cfr. Bogaert 1983, pp. 21-‐23. 31 Bogaert 1987, p. 74, in base alla presenza nella lettera di un riferimento al cimitero dei sacri coccodrilli a Moeris, ipotizza una provenienza da Crocodilopolis. Cfr. anche Bogaert 1998, p. 179. Sul contenuto della lettera vd. Rossi 2010, p. 650. 32 Su Apollonio kollubistes (ProsPtol. 1159) vd. Bogaert 1983, p. 22 e n. 4 (= Id. 1994, p. 95).
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BGU, W. Schubart (1922), inquadrava il papiro a fine età tolemaica33. La lettera riporta una datazione, di incerta lettura, al sesto regno. In base a questi elementi avremmo come possibili date il 75 a.C. (Tolomeo XII Aulete) o il 46 a.C. (Cleopatra VII)34, ma non è possibile valutare la correttezza di queste ipotesi perché non sono mai state pubblicate immagini del papiro, che ormai è perduto35. Di fronte a due cronologie incerte forse l'identificazione non è così impossibile, e ci permetterebbe di contestualizzare il nostro testo nell'Arsinoite, ma l'ipotesi resta indimostrabile. Il papiro di Ossirinco, databile all’11 d.C., conserva la lettera di un romano che, scrivendo con alfabeto latino in lingua greca, dà istruzioni al kollubistes Archibio di girare 1.953 dracme sul suo conto presso il kollubistes Arpocrazione36. Questo esempio di transazione, un trasferimento di fondi, gestita da un kollubistes è interessante per quel che pare di poter leggere nel nostro PUG nel rigo in questione. Subito prima di Ἀπολλωνίου si distinguono le lettere ιθηκηι precedute da una lettera con tratto orizzontale sulla parte alta del rigo. L’unica integrazione possibile sembra essere ἐ]πιθήκηι. Una ἐπιθήκη è una lettera in cui si chiede a qualcuno (intermediario) di pagare una certa somma di denaro a qualcun altro. Questa lettera veniva inviata al beneficiario, che in forza di essa poteva presentarsi dall’intermediario a riscuotere la somma stabilita. Non si tratta quindi di un ordine di pagamento ma di una lettera di credito, una sorta di assegno tramite intermediario, non necessariamente bancario (anzi i casi in cui sono coinvolte con sicurezza banche sono limitati)37. Forse la traduzione più appropriata potrebbe essere "cambiale tratta" (“bill of exchange”)38. Il primo riferimento nei papiri data alla seconda metà del I sec. a.C. (SB 7530 lettera dall'Herakleopolites del 38 o 16 a.C.) e ne abbiamo alcuni esempi diretti del terzo secolo d.C. (BGU IV 1064, SB XIV 12094, P.Laur. II 25, P.Oxy. IL 3979). Le epithekai potevano essere usate sia in transazioni del governo39 sia in affari privati, ed erano comuni negli affari commerciali, anche per trasferire un proprio credito a un creditore40. Il ricorso a questo metodo di pagamento era utile in particolare per trasferire (virtualmente) denaro in luoghi più o meno lontani (una sorta di traveller’s cheque), e anche in questo aspetto è assimilabile alla permutatio usata anche in altre parti dell’impero romano41. Si usavano proprie conoscenze per pagamenti e per trasferimenti di denaro a distanza. Abbiamo nei papiri esempi in cui il valore nominale di una epitheke entra a far parte della contabilità42. Nel nostro caso viene inserito nel conto il valore di un’epitheke del cambiavalute Apollonio e nel rigo successivo si fa riferimento ad Alessandria e all’intermediazione di tale Marziale. La situazione che possiamo immaginare è che l’epitheke sia stata emessa dal cambiavalute Apollonio, forse per conto di qualcun altro che ha versato a lui il denaro (l’autore del nostro conto?), che il beneficiario si trovi ad Alessandria e che l’intermediario che pagherà le dracme indicate sia Marziale (Μαρτιάλις o Μαρτιάλιος). Un’altra possibilità è che 33 Schubart scrive laconicamente "Aus dem Ende der Ptolemäerzeit". La datazione è ipotizzata su base paleografica presumibilmente, poiché nel contenuto non ci sono elementi utili. 34 Cfr. Bogaert 1987, p. 74. 35 Rossi 2010, p. 650. Tra l'altro la datazione di questo documento è particolarmente importante perché costituirebbe la prima attestazione della presenza di banche private nella metropoli dell'Arsinoite (vd. Bogaert 1987, pp. 73-‐74). 36 Roger S. Bagnall and R. Bogaert, "Orders for Payment from a Banker's Archive: Papyri in the Collection of Florida State University," AncSoc 6 (1975) 79-‐108. 37 Su questo aspetto insiste in particolare Inoue 2000, vd. in particolare p. 91. Vd. P.Oxy. 3092 e PSI 890. Inoue esclude l'esempio classico BGU 1064 perché il riferimento al mestiere di trapezites per il destinatario è frutto di integrazione. Cr. anche Concannon 2010, p. 84. 38 La trattazione classica è in Preisigke 1910, che si basava però sul solo BGU IV 1064 e intendeva l’epitheke come un ordine di pagamento rivolto alla banca. Vd. anche Pintaudi ZPE 23 (1976) “nel suo principale significato di assegno bancario il termine è ampiamente presente nella documentazione”. Un riesame generale della questione in Inoue 2000. Cfr. anche Concannon 2010. 39 P.Oxy. XLIII 3146 (AD347 Oxyrhynchus), r. 8. 40 Cfr. ad es. P.Oxy. VII 1055 (267 d.C.). 41 Hollander 2007, pp. 40-‐41. Sui trasferimenti di fondi nell'Egitto greco-‐romano vd. Geva 2011, pp. 140ss. 42 Ad es. P.Oxy. XLIX 3505 (II sec. d.C.). Vd. Concannon 2010, pp. 82 e 83 e altri esempi in Inoue 2000.
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Marziale sia solo il latore della lettera di epitheke ad Alessandria e che non sia indicato chi effettuerà il pagamento. Apollonio è titolare di una banca di cambio nella chora, doveva avere contatti nella capitale e buona reputazione di solvibilità (condizione necessaria perché l'epitheke fosse accettata)43. Ci sfugge se il contesto sia quello degli affari privati o quello governativo, connesso con l’amministrazione fiscale, come potrebbe far supporre il riferimento al cheiristes (r. 2), e spesso i due ambiti erano strettamente connessi. Ciò che appare chiaro è che questi pochi righi conservati indicano movimenti di capitali tra la chora e Alessandria e testimoniano l’uso di strumenti finanziari. E torniamo all’interrogativo: chi aveva interesse a copiare sul retro di questi conti la lettera di Nerone? La maggior parte delle epistole imperiali ci sono note attraverso iscrizioni, ma in Egitto si sono conservate anche copie di epistole imperiali su papiro44. Ovviamente questi testi rivestivano interesse dal punto di vista giuridico, per il loro valore giurisprudenziale, ma in alcuni casi, e soprattutto nel caso delle epistole a città, potevano giocare un ruolo importante anche altri motivi di interesse, politici ed economici. Qualche indizio sui contesti che produssero tali copie può venire dall’esame degli aspetti materiali e dai casi in cui sono realizzate su materiali di riuso. È significativo che quasi la metà dell’epistole di imperatori a città siano trascritte sul verso di altri documenti. Otre PUG I 10, altri esempi sono:
• Il più volte citato P.Lond. IV 1912 = C.Pap.Jud. II 153 = Oliver 1989 n. 19 (AD41 Philadelphia): Lettera di Claudio agli Alessandrini, scritta dall'imperatore in risposta all'ambasceria greca in seguito ai gravi disordini tra comunità greca e comunità ebraica ad Alessandria (38-‐41 d.C.), una vicenda di cui conosciamo bene i dettagli anche grazie ai racconti di Filone e di Giuseppe Flavio (AJ XIX 279-‐85). Il documento è sul verso di un registro fiscale (tutt'ora inedito45) relativo all'anno 37/38 e appartiene all’archivio di Nemesion, figlio di Zoilo. Nella scrittura rapida che ha eseguito la trascrizione con molti errori riconosciamo la mano dello stesso Nemesion, esattore dell'imposta di capitazione a Philadephia durante i regni di Claudio e Nerone, nonché ricco e rispettabile uomo d'affari, attivo nell'allevamento di ovini e nel prestito di denaro a interesse, con buone entrature nei vertici dell'amministrazione locale e solidi rapporti con personaggi dai nomi romani46.
• Il papiro di Milano SB XII 11012= Oliver 1989, n. 39 (AD55 Arsinoite): Lettera di Nerone a una polis e ai 6.475, copiata sul verso di un testo letterario di uso scolastico (favole esopiche), databile a fine Ia. Indicativo di un “ambiente di greci di mediocre cultura o di ellenizzati”47.
43 Vd. in particolare P.Oxy.Hels. 48, rr. 11-‐15: εἰ οὖν οἶδας ὅτι ἐπιθήκην εὑρίσκομεν παρὰ σοὶ ὥστε με-‐ ταβληθῆναι τὸ κερμάτιον ἐνθάδε, ἔρχομαι πρὸς σὲ εἰς συνωνὴν ἐρίων. Cfr. Inoue 2000, pp. 94-‐95. Vd. anche l’invito a non accettare epithekai in P.Oxy. 3864, rr. 20-‐33. 44 Tra lettere, editti, rescritti, istruzioni e discorsi Oliver 1989 annoverava 44 papiri, alcuni dei quali raccolgono più testi (ad es. P. Oxy. XXVII 2476, BGU 1074, P.Oxy. Hels. 25 e P. Oxy. 2610, contenenti una raccolta di lettere imperiali al sinodo di artisti dionisiaci; P.Giss. 40, raccolta di editti e istruzioni di Caracalla; P.Col. 123, raccolta di apokrimata). Per un elenco aggiornato di costituzioni imperiali (ma le nuove acquisizioni sono per lo più epigrafiche) vd. Purpura 2009. Un elenco specifico delle epistulae in Hoogendij-‐van Minnen 1987, pp. 68-‐69. I papiri che restituiscono epistole imperiali indirizzate a città sono dodici: Oliver 1989 n. 5 (Augusto agli Alessandrini 10/9 a.C., P.Oxy. XLII 3020), 19 (P.Lond. IV 1912, vd. infra), 33 (il nostro PUG I 10), 39 (SB XII 11012, vd. infra), 46 (P.Oxy. XLII 3022, vd. infra), 137 (Antonino Pio ai cittadini di Antinoopolis, P.Strasb. III 130, AD 149?), 164-‐166 (tre lettere imperiali ai cittadini di Antinoopolis riportate in una petizione, P.Würz. 9, AD161-‐9 Arsinoite), 174 (Marco Aurelio e Lucio Vero ai cittadini di Antinoopolis, BGU I 74, AD166-‐169 Arsinoite), 185 (Lettera di un imperatore o usurpatore agli Alessandrini?, P.Oxy. LXVII 4592, II-‐III sec. Ossirinco), 283 (P.Ant. III 191, vd. infra), 292 (frammento di una lettera insieme ad editti, P.Oxy. XII 1407, AD 240?); a questi occorre aggiungere almeno P.Vindob. Graec. Inv. 25945 (tre lettere di Gordiano III ai cittadini di Antinoopolis, SB XVIII 13774-‐13776, AD 241-‐242, ed. Hoogendij-‐van Minnen 1987). 45 P.Brit.Mus. inv. 2248. Inedito a parte una limitata porzione presentata in Hanson 1984. Cfr. Ead. 2010, pp. 310-‐311. 46 Sulla figura di Nemesion vd. in particolare Hanson 1989. 47 Montevecchi 1970, p. 6.
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• P.Oxy. XLII 3022 = Oliver 1989, n. 46 (AD98 Oxyrhynchus): Lettera di Traiano agli Alessandrini, copiata in “a large crude hand” sul verso di una lettera privata con molte cancellature, inedita48.
• P.Ant. III 191 = Oliver 1989, n. 283 (fine III sec., Antinoopolis?): testo relativo a procedimenti su privilegi religiosi degli Antinoiti in cui è riportata una lettera di Gordiano III ai magistrati, al consiglio e al popolo di Antinoopolis, trascritta “in an inelegant hand” sul verso di P.Ant. I 37 “Affidavit of Registration” (AD 209-‐210). Contesto giuridico.
Il caso più vicino al nostro è quello del papiro dall’archivio di Nemesion, anch'esso una copia privata di una lettera alla città di Alessandria su materiale di riuso di natura contabile. Anche l'aspetto grafico è simile, tanto che in un primo momento certe congruenze mi avevano fatto pensare a una possibile connessione, non confermata49. Mentre per il nostro PUG I 10 non è possibile delineare il contesto se non in modo ipotetico, nel caso del papiro londinese abbiamo precise informazioni sulla persona e l'ambiente in cui venne realizzata la copia della famosa lettera di Claudio agli Alessandrini. Molto è stato scritto su questa lettera e molti si sono interrogati sul perché un esattore di tasse dell'Arsinoite, che non era un cittadino di Alessandria, potesse essere interessato a copiarla50. È possibile che alcune di queste epistole imperiali, e in particolare proprio la lettera di Claudio agli Alessandrini per il tema in essa affrontato, potessero essere copiate anche nell'ambito di un interesse per i cosiddetti Acta Alexandrinorum, una forma semi-‐letteraria di propaganda anti-‐romana la cui diffusione nel territorio egiziano è bene attestata nei papiri, ma anch'essa spesso difficile da contestualizzare, a parte felici eccezioni come il caso del frammento che fa parte dell'archivio di Sokrates, un altro esattore delle tasse di un villaggio arsinoitico (Karanis, II sec.)51. È stato ipotizzato che l'élite di Philadelphia fosse interessata ai contrasti tra comunità greca e comunità ebraica ad Alessandria perché viveva anche a livello locale simili tensioni etniche52. Ed è stato evidenziato che Philadelphia nel suo piccolo era una sorta di specchio della capitale: l’élite locale, a cui Nemesion appartiene e per la quale copia la lettera, era interessata alle questioni della capitale che erano anche le questioni che in misura proporzionale viveva un piccolo centro della chora. Tanto più in una regione come quella di Philadelphia, che anche per posizione geografica rappresenta un collegamento con la capitale e in cui sappiamo c'era un gran numero di proprietà di membri della famiglia imperiale o di amici e liberti dell’imperatore53. Non stupisce affatto che l’élite greca o ellenizzata della chora sia interessata a documenti di questo tipo. È direttamente interessata a ciò che succede nella capitale e al rapporto con il potere imperiale, per le cariche amministrative che ricopre, per la gestione del potere locale, per i propri affari e per i privilegi che mira a ottenere o mantenere. Spesso i cittadini di Alessandria hanno proprietà nella chora e i membri dell'élite locale ambiscono ad acquisire la cittadinanza alessandrina, come primo passo per poter ottenere la cittadinanza romana, e quindi esenzioni e privilegi fiscali54. 48 Secondo l'editore è “possibly that 3022 was copied as part of the Acta literature not merely for its own sake”. 49 A una più attenta analisi paleografica risulta che la mano di Nemesion non corrisponde a quella di PUG I 10 nella realizzazione di diverse lettere (beta e tau in particolare). Per la scrittura del recto un buon confronto mi pare P.Mich. XII 640 (AD 38 Jun 24 before?; or AD 56 Jun 24?; or AD 42 Jun 24?; Philadelphia, ma più mani). 50 Il motivo della copia è un problema posto ad esempio anche da Pestman 1990, pp. 105-‐9; Kayser 2003, pp. 439ss. 51 Harker 2008, p. 4. Per il frammento dell’archivio di Socrates vd. Musurillo 1954, n° 22, cfr. Harker 2008, p. 180. Tuttavia l’appartenenza del frammento al genere degli Acta Alexandrinorum è stata revocata in dubbio da Rodriguez 2009. 52 Non abbiamo documentazione di sentimenti di anti-‐semitismo nella Philadelphia di Nemesion (i riferimenti portati da Schwarts 1985, e ribaditi ad es. da Harker 2008, 25, si basavano su errate letture), ma un certo grado di separazione tra semiti e resto della popolazione ci doveva essere, come testimoniato dal fatto che Arabi e Giudei sono gli unici etnici specificati nell'archivio, vd. Hanson 1992. 53 Hanson 1984 ed Ead. 1992, pp. 139-‐140. 54 Bowman-‐Rathbone 1992, p. 116.
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Non stupisce dunque che una copia di un'epistola imperiale agli Alessandrini potesse essere prodotta in un contesto come quello che si intravvede nel recto inedito della Lettera di Nerone: un contesto in cui si tiene contabilità di cifre relativamente alte, si utilizzano banche e strumenti finanziari, un contesto forse connesso con la riscossione di tasse, certamente un contesto che mostra evidenti relazioni economiche e finanziarie con la capitale d'Egitto. Le élites economico-‐politiche locali guardano ad Alessandria e a Roma per mantenere e acquisire prestigio, potere e ricchezza.
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