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Primi approcci di Michel Foucault alla questione carceraria: Tesi

Date post: 10-Jan-2023
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1 INTRODUZIONE Nello studio della storia sul pensiero dei filosofi vengono sottovalutati molto spesso gli aspetti riguardanti la vita effettiva dell'autore andando a cogliere solamente l'aspetto teorico-filosofico, senza rivolgere lo sguardo sulla biografia che potrebbe far desumere le motivazioni di una certa cosa scritta dall'autore stesso. Come se con un dito si spingessero le tessere del domino, posizionate verticalmente, una accanto all'altra, l'equivoco primario origina altre inavvertite incomprensioni nella riflessione filosofica dell'autore portando ad una chiave di lettura storico-filosofica che distingue, in maniera dicotomica per quanto riguarda il campo nella filosofia contemporanea di Michel Foucault, due fasi fra loro totalmente separate, in un primo momento l'assoggettamento dei corpi attraverso l'azione plasmatrice dei dispositivi, in un secondo momento la possibile soggettivazione del sé attraverso la costituzione consapevole e volontaria del soggetto stesso. Talvolta ci si trova in situazioni imbarazzanti dove viene marginalizzata la vita e la filosofia politica dell'autore occultando un aspetto essenziale che potrebbe illuminare gli angoli bui e misteriosi del tempo intercorso fra due o più opere scritte. Senza uno studio sul Gruppo d'Informazione sulle Prigioni non si riuscirebbe a cogliere il collegamento tra le due fasi; infatti sfogliando le pagine dei quattro opuscoli ci si accorge che numerose caratteristiche del pensiero della soprannominata “seconda fase” sono già presenti: il discorso di verità della Volontà di sapere è applicato realmente, utilizzando differenti termini del linguaggio, nell'ambito delle prigioni. L'Hôpital général, a partire dal XVII secolo, nella Storia della follia, è espressione di un'istituzione morale che possiede la funzione di punizione, pretende di correggere “l'esilio immorale” dandosi un ordinamento etico attraverso i funzionari che posseggono il compito di correzione di una certa morale, esprimono la funzione giuridica e coercitiva dell'internamento degli oziosi. L'imprigionamento si è sempre espresso nella prassi come ordinamento pubblico dettato dalla classe sociale dominante permettendole di eliminare o marginalizzare gli individui eterogenei e deleteri per proteggere il proprio status. Michel Foucault, grazie alle notevoli influenze di Nietzsche, si configura come
Transcript

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INTRODUZIONE

Nello studio della storia sul pensiero dei filosofi vengono sottovalutati molto spesso

gli aspetti riguardanti la vita effettiva dell'autore andando a cogliere solamente

l'aspetto teorico-filosofico, senza rivolgere lo sguardo sulla biografia che potrebbe

far desumere le motivazioni di una certa cosa scritta dall'autore stesso. Come se con

un dito si spingessero le tessere del domino, posizionate verticalmente, una accanto

all'altra, l'equivoco primario origina altre inavvertite incomprensioni nella riflessione

filosofica dell'autore portando ad una chiave di lettura storico-filosofica che

distingue, in maniera dicotomica per quanto riguarda il campo nella filosofia

contemporanea di Michel Foucault, due fasi fra loro totalmente separate, in un primo

momento l'assoggettamento dei corpi attraverso l'azione plasmatrice dei dispositivi,

in un secondo momento la possibile soggettivazione del sé attraverso la costituzione

consapevole e volontaria del soggetto stesso. Talvolta ci si trova in situazioni

imbarazzanti dove viene marginalizzata la vita e la filosofia politica dell'autore

occultando un aspetto essenziale che potrebbe illuminare gli angoli bui e misteriosi

del tempo intercorso fra due o più opere scritte.

Senza uno studio sul Gruppo d'Informazione sulle Prigioni non si riuscirebbe a

cogliere il collegamento tra le due fasi; infatti sfogliando le pagine dei quattro

opuscoli ci si accorge che numerose caratteristiche del pensiero della soprannominata

“seconda fase” sono già presenti: il discorso di verità della Volontà di sapere è

applicato realmente, utilizzando differenti termini del linguaggio, nell'ambito delle

prigioni. L'Hôpital général, a partire dal XVII secolo, nella Storia della follia, è

espressione di un'istituzione morale che possiede la funzione di punizione, pretende

di correggere “l'esilio immorale” dandosi un ordinamento etico attraverso i

funzionari che posseggono il compito di correzione di una certa morale, esprimono la

funzione giuridica e coercitiva dell'internamento degli oziosi. L'imprigionamento si è

sempre espresso nella prassi come ordinamento pubblico dettato dalla classe sociale

dominante permettendole di eliminare o marginalizzare gli individui eterogenei e

deleteri per proteggere il proprio status.

Michel Foucault, grazie alle notevoli influenze di Nietzsche, si configura come

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filosofo della genealogia, mostrando la storia della nascita di ospedali, manicomi,

scuole e prigioni.

Questo modesto lavoro di ricerca vuole essere un'elaborazione genealogica, vorrebbe

in qualche modo risolvere da un lato la suddetta questione dicotomica per restituire

un certo senso alla narrazione di vita del filosofo francese, oltre che riempire

parzialmente lo spazio di tempo che si vuol tenere vuoto e far emergere quella

microstoria così importante all'interno della quale si trova in ogni anfratto di roccia,

una microscopica filosofia.

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FILOSOFIA E PRATICA

Il “Gruppo d'informazione sulla prigione” è stata l'esperienza che ha successivamente

portato alla scrittura di Sorvegliare e punire ed ha segnato profondamente la fase del

cambiamento nel pensiero di Michel Foucault e non solo. Si può vedere come il

pensiero della filosofia, con tutti i suoi relativi personaggi, è sempre influenzato dalla

pratica, dall' azione e, sicuramente, dall'epoca nella quale si è vissuti o si sta vivendo.

Il punto di vista che si vuole proporre è quello di non separare la vita e il pensiero,

intelletto e azione, teoria e pratica, perché facendo così si violenterebbe quella

potenza intrinseca dei discorsi che non porterebbe ad una comprensione maggiore e

più corretta del detto e non detto. Ulteriormente sbagliato sarebbe farsi trascinare in

inutili astrazioni e isolamenti della teoria che porterebbero ad errori certi fino ad

arrivare ad un 'interpretazione e descrizione che esula completamente dal significato

della rete di parole intrecciate dall'autore. Con Foucault l'estrarre significati che

neanche egli pensava è messa in pratica nella maggior parte dei casi. A questo punto

sembra arrivato il momento di aprire un piccolo squarcio che possa far capire meglio

cosa e come Foucault pensava il rapporto tra teoria e pratica, quale fosse il suo punto

di vista, in palese disaccordo con Sartre, su cosa fosse l'intellettuale e che ruolo

avesse all'interno dell' architettura del potere, sia in funzione di abbattimento che nel

mantenimento della struttura. Possiamo trovare degli spunti interessanti a partire

dalla conversazione tra Foucault e Deleuze “Gl'intellettuali e il potere” (1972), in

Microfisica del potere (1977). Questo confronto tra i due membri del G.i.p ci fa

intuire non solo quanto siano distanti dai concetti tradizionali, ma anche la tensione

permanente che spinge ad un continuo rinnovamento del pensiero sul reale

instancabilmente in perpetua trasformazione.

Nella prima parte Deleuze intuisce che “ i rapporti teoria/pratica” sono cambiati e si

vivono in una maniera diversa da come le cose stavano prima:

O si intendeva la pratica come un' applicazione della teoria, come

una conseguenza, o al contrario, come quella che doveva ispirare la

teoria, essere creatrice di una forma di teoria futura.

Ci si poneva chiaramente in una situazione dicotomica che teneva quasi totalmente i

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due campi separati, con un rapporto strettamente verticale che vedeva la pratica

sempre subordinata alla teoria, portando a un chiaro procedimento caratteristico

dell'ideologia, la quale tendeva sempre ad una visione dei rapporti “sotto la forma di

un processo di totalizzazione in un senso o nell'altro”. Ma qual’è l'altra prospettiva?

Cosa si contrappone alla concezione totalizzante? Senza dubbio la località:

Da una parte una teoria è sempre locale, relativa ad un piccolo

settore, e può avere la sua applicazione in un altro campo, più o

meno lontano.

Proprio per l'ambito circoscritto del locale la relazione dell'applicabilità non si basa

mai sulla somiglianza, bensì si verifica quando “la teoria penetra nel proprio campo”

incontrando molteplici ostacoli, o punti di scontro, che necessariamente andranno

superati con il cambio di un altra tipologia di discorso trovandosi in un reciproco e

continuo scambio che porterà ad un ripensamento di teoria e pratica:

La pratica è un insieme d'elementi di passaggio da un punto teorico

ad un altro, e la teoria il passaggio da una pratica ad un'altra.

Nessuna teoria può svilupparsi senza incontrare una specie di muro

ed è necessaria la pratica per sfondarlo.

Questa relazione mette ovviamente in crisi, rompendo la bolla di sapone della

tradizione nella quale si è rinchiusi, il classico approccio dell'intellettuale alla realtà

che vede il pensiero e l'azione strettamente separate senza che sia possibile

immaginare un incontro, un collegamento. In questo ambito, quello della figura

dell'intellettuale, Foucault prende in analisi due differenti prospettive che esistono in

due epoche diverse perché la storia, o meglio l'architettura, cambia spostando le

diverse travi per assumere un altra forma, mimetizzandosi cerca di sfuggire alla

comprensione in funzione difensiva. In una prima fase, in particolar modo nei

massimi sconvolgimenti storici come il dopo '48, dopo la Comune e il 1940,

l'intellettuale era respinto, perseguitato nel momento stesso in cui

le cose apparivano nella loro verità, nel momento in cui non

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bisognava dire che il re era nudo. L'intellettuale diceva il vero a

quelli che non lo vedevano ancora ed in nome di quelli che non

potevano dirlo.

Si trovava cioè, volontariamente o involontariamente, in una situazione dove poteva

far prendere coscienza rispetto a chi non voleva o non riusciva e, nello stesso

momento, si assumeva il compito di parlare per chi non poteva farlo. Per Foucault

questo ruolo dell'intellettuale non ha più senso, anzi

gli intellettuali stessi fanno parte di questo sistema di potere, l'idea

ch'essi siano gli agenti della coscienza e del discorso è parte di

questo sistema.

Di sicuro il modo di porsi non può essere visto nell'avanguardia, cioè nel produrre un

discorso totalizzante, e nemmeno nell'affiancare le così dette masse, ma sta in una

nuova scoperta:

quel che gli intellettuali hanno scoperto a partire dalle esperienze

politiche degli ultimi anni è che le masse non hanno bisogno di

loro per sapere; sanno perfettamente, chiaramente, molto meglio di

loro, e lo dicono bene.

Il ruolo della rappresentanza intellettuale viene a cadere perché le moltitudini si

sanno rappresentare da sole senza che nessuno parli per conto loro. Qui si vuole

semplicemente abbattere una pratica usata molto spesso in quegli anni da partiti (Pcf)

e sindacati (Cgt) che promuoveva la riforma come unica soluzione possibile e che

aveva come obiettivo la competizione e la distribuzione del potere. Di sicuro

l'obiettivo del ruolo dell'intellettuale non era riformare il potere ma al contrario

quello “ di lottare contro le forme di potere là dove ne è ad un tempo l'oggetto e lo

strumento: nell' ordine del sapere, della verità, della coscienza, del discorso.” In

questo senso per Foucault (e non in una deviazione) “il rapporto teoria/pratica” viene

alla luce facendo togliere la maggior parte dei dubbi:

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La teoria non sarà l'espressione, la traduzione o l'applicazione

d'una pratica, ma una pratica essa stessa. Locale o regionale: non

totalizzante. Lotta contro il potere, lotta per farlo apparire e

attaccarlo là dov'è più invisibile e più insidioso. Lotta non per una

presa di coscienza, ma per minare e prendere il potere, a fianco e

con tutti quelli che lottano per questo e non in disparte per

illuminarli.

Il livello sul quale si sta procedendo è quello di fornire mezzi alla moltitudine come

se si trattasse di una “cassetta degli attrezzi” da usare nei momenti e nelle situazioni

ritenute opportune adoperandoli tutti assieme o una alla volta rispetto alla strategia

adottata; ed è necessario che ci sia sempre qualcuno che abbia la volontà e la

possibilità di prenderli in mano, senza quest'ultimo punto tutti gli strumenti sarebbero

totalmente inutili. Come si è detto prima, l'intellettuale si rapporta in una dimensione

locale, o meglio particolare, che porta a far vacillare la smania di totalità del potere.

In questa ottica si può osservare l'opposizione profonda tra lotta particolare e volontà

totalizzante dettata dalla vasta gamma di dispositivi messi in moto da diversi soggetti

e strutture.

Date queste considerazioni si può dedurre che “il potere per natura opera delle

totalizzazioni” e di conseguenza “ha necessariamente una visione totale o globale”

delle cose, in sostanza si tratta di un vecchio procedimento: capire avendo la totalità

delle visioni, includendo la propria, per plasmare ogni singolo oggetto.

Il problema adesso non è tanto chiedersi in dettaglio quali siano i meccanismi di

cattura dell'arrogante universalizzazione, ma cercare cosa possa fornire dei possibili

primi approcci di resistenza anche solo in forma di teoria, ed è a partire proprio da

questo punto che s'incomincia a parlare di prigionieri e prigioni.

Quando i prigionieri si sono messi a parlare, avevano una loro

teoria della prigione, della penalità, della giustizia. Questa specie di

discorso contro il potere, questo controdiscorso fatto dai prigionieri

o da quelli che sono chiamati delinquenti, è questo che conta, e non

una teoria della delinquenza.

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Il detenuto vive continuamente la situazione della prigione ed è inutile che

qualcun’altro parli al suo posto. Si è relegati all’interno del carcere per non avere

dialoghi con l’esterno. Tutti i discorsi che si fanno all’interno della prigione non

riescono a trovare una comunicazione col fuori, a meno che non intervenga un agente

esterno che scateni la rottura simbolica delle barriere della prigione. I detenuti, per

far conoscere la prigione, devono prendere in mano i propri discorsi e convogliarli in

un canale diretto, verso l’agente che fornisce la comunicazione con l’esterno; quando

ciò si verifica nasce una forma d’opposizione alla prigione sia in ambito teorico che

pratico. Sarebbe un errore valutare la questione delle carceri come lotta totale, essa

“è un problema locale e marginale” eppure “ scuote la gente”, possiede questa

potenza dettata dalle privazioni della condizione della quale si narra e si è costretti a

subire:

Il sistema penale è la forma in cui il potere come tale si mostra nel

modo più chiaro. Mettere qualcuno in prigione, tenercelo, privarlo

del cibo, del riscaldamento, impedirgli di uscire, di fare l'amore...

ecc., è la manifestazione di potere più delirante che si possa

immaginare.

In questo luogo il potere stesso non si maschera, ma si mostra come puro dominio sui

corpi dei carcerati entrando nei dettagli più sottili dei desideri, dei bisogni fisici e

mentali per cercare di tagliare tutto ciò che prima era presente, in modo tale che il

singolo si senta circondato al punto da vietarsi l'immaginazione di un fuori per la

salvaguardia della sua psiche. Un altro punto da notare è che all’esterno del carcere

si utilizzano gli argomenti morali (es. “ho ben ragione di punire poiché è scorretto

rubare”), il cui obiettivo consiste nel giustificare moralmente l’esistenza della

prigione. All’interno delle mura della prigione il potere di giustificazione morale non

si manifesta, ma è praticato il dominio più crudo

la prigione è il solo luogo in cui il potere

può manifestarsi allo stato bruto, nelle

sue dimensioni più eccessive, e giustificarsi

[all’esterno] come potere morale.

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Il potere nella prigione “non si nasconde, non si maschera”, ma “si mostra come

tirannia” sui corpi degli imprigionati e può permettersi di compiere gli atti più crudeli

perché, nello stesso tempo, si trova “ giustificato” dal potere morale:“ la tirannia

bruta [della prigione] appare allora come dominazione serena del Bene sul Male”.

La giustificazione della prigione è messa in pratica dal potere morale, il cui compito

è quello di creare nella popolazione consenso o paura del dispositivo carcere. Per far

avvenire tutto questo è necessario che la prigione risulti come uno spazio dove quel

che accade al suo interno deve essere segreto. Quando ci si trova vicino ad una

prigione è impossibile al detenuto far sentire la propria voce e far vedere il proprio

viso perché deve rimanere separato dal mondo. Se la separazione e la segretezza

della prigione in una situazione di rivolta iniziasse a disgregarsi, il dispositivo

carcere crollerebbe su se stesso come un castello di carte.

Sicuramente il Gruppo d’informazione sulle prigioni, in particolar modo Foucault,

teneva bene in mente questo aspetto della separazione provando a rompere in

qualsiasi maniera la barriera interno/esterno, mettendo in pratica un sapere che non fa

molto riferimento ai libri, come Foucault ci ricorda in Poteri e strategie: la politica

“è un problema di gruppi, d’impegno personale e fisico; non si è radicali perché si è

pronunciata qualche parola. No, la radicalità è fisica, la radicalità è quella

dell’esistenza”.

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G.I.P E GAUCHE PROLETARIÉNNE

Il GIP e la Gauche Prolétarienne sono due gruppi che operarono all'incirca nello

stesso periodo, il primo dal 1971 al 1973, anno della disgregazione, il secondo

dall'autunno del 1968 al 27 febbraio 1970, giorno in cui il ministro Raymond

Marcellin ne impose la dissoluzione forzata, dopo la quale proseguì comunque la sua

attività in clandestinità. Il GIP entrò quindi in relazione con la Gauche Prolétarienne,

ma mantenne sempre una certa distanza sia metodologica che di prassi politica. La

Gauche Prolétarienne era un partito d'estrema sinistra nato dalla fusione tra il

Movimento Libertario del 22 marzo e la frangia maoista dell'UJCML (Unione dei

giovani comunisti marxisti-leninisti), movimenti fioriti entrambi durante l’esperienza

del ‘68, unificatisi in seguito per affinità politiche a livello contenutistico-ideologico

e con simili metodologie d'azione. Il sopracitato ministro degli interni in carica,

Raymond Marcellin, emise un decreto che dichiarava il partito di ultrasinistra fuori

legge, insieme ai suoi vari organi d'informazione, tra cui il principale giornale La

Cause du peuple, traendo in arresto quasi tutti i redattori e direttori. Nello stesso

periodo, nell’intento repressivo di dare una risposta legalitaria agli avvenimenti del

'68, gli apparati statali appesantirono la mano e dichiararono una sorta di stato di

polizia con l'istituzione della conosciuta legge anti-casseurs promossa dal ministro

della giustizia René Pleven, varata dal Parlamento il 4 giugno 1970 ed entrata in

vigore solo quattro giorni dopo. La legge prevedeva di punire “i nuovi modi d'azione,

individuali e di gruppo, permettendo di giudicare in flagranza di reato, rendendo gli

individui responsabili finanziariamente dei danni, stabilendo il delitto d'incitazione a

manifestare, perseguendo le violenze dei capi e le occupazioni di stabilimenti

pubblici”. Questo provvedimento, seguito poi da altri finalizzati al perfezionamento

del primo, ebbe come effetto primario e tempestivo il riempimento delle carceri della

Francia di una nuova tipologia di detenuto, non più il criminale “semplice”, bensì il

criminale “politico”, condizione non riconosciuta dal diritto penale francese. In

questo momento cruciale dello sviluppo storico contemporaneo si iniziarono ad

attuare, come strumenti di protesta e di lotta politica, gli scioperi della fame, il cui

obiettivo era ottenere il riconoscimento dello status di prigioniero politico. Questo

tipo di rivendicazione costituì il punto fondamentale della lotta di Alain Geismar,

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membro della Guache Prolétarienne arrestato il 25 giugno 1970 e condannato una

prima volta il 28 luglio per “ricostituzione della lega disciolta” ed una seconda alla

fine del 1971 dalla Corte di Sicurezza di Stato istituita da René Pleven e distinta

dall'apparato giudiziario normale. La lotta contro il carcere si indirizzò quindi verso

un solo argomento, quello del riconoscimento dello status di prigioniero politico; gli

altri detenuti criminali “semplici” non vengono presi in considerazione. Perciò

questo tipo di critica al carcere può riferirsi unicamente ai militanti della Gauche

Prolétarienne e a tutti quei gruppi affini come il Fronte di liberazione bretone e il

Fronte della liberazione della gioventù: si può parlare di lotta marginalizzante. L'idea

dello sciopero della fame, e la sua conseguente rivendicazione, era stata tratta dalle

vicende del conflitto della Guerra d'Algeria del 1960, dove i militanti del Fronte di

liberazione nazionale algerino riuscirono ad ottenere il riconoscimento dello status di

prigioniero politico. Tornando alla questione dell’organizzazione della lotta nelle

carceri, si rese necessaria la costituzione di un organismo o gruppo che desse la

possibilità di difesa legale (fornitura di avvocati) e appoggio solidale ai militanti

incarcerati: il 26 giugno 1970 nacque il Soccorso Rosso, una “associazione

democratica, legalmente costituita, indipendente da ogni organizzazione, e aperta a

tutti; il suo obiettivo essenziale sarà quello di garantire la difesa politica e giuridica

delle vittime della repressione e di offrire loro ed alle loro famiglie un sostegno

materiale e morale senza alcuna esclusività”. Interpretando, la Gauche Prolétarienne,

doveva trovare una sua ricostituzione legale che superasse il problema della

clandestinità forzata. Nell’intento di costruire una cinta protettiva, coinvolse tutta

quella parte d'intellettuali che poteva fornire un sostegno non indifferente nella difesa

e nell'arricchimento del pensiero del movimento. Queste esigenze diedero la spinta

propulsiva alla costituzione dell'Associazione degli amici di La cause du peuple, la

cui presidenza fu affidata a Simone de Beauvoir. Nello stesso tempo il noto filosofo

Jean-Paul Sartre divenne il direttore dei giornali di partito. Tutti questi sforzi fatti a

scopo protettivo favorirono uno scambio e una tensione continua che unificò diverse

generazioni: chi aveva partecipato alla resistenza antifascista, chi aveva combattuto

contro il colonialismo, arrivando a coinvolgere i giovani “antagonisti” che si

collocavano nell'immensa area di sinistra radicale extraparlamentare. Un ulteriore

allacciamento alla realtà storico-sociale coeva, forse quello più significante,

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consisteva nella tessitura e nella sintesi di diverse ideologie apparentemente distanti

fra loro: si andava dai cattolici per passare ai marxisti e liberali fino ad arrivare agli

anarchici. La stretta della morsa delle manovre del governo francese riuscì a far

scandalizzare anche molti soggetti “benpensanti”, portando all’inaspettata situazione

in cui molti giornalisti non radicali facevano inchieste: si diffuse così una comune

percezione di una particolare “ossessione dell'ordine e disprezzo del disordine, la

volontà di segnare il territorio della città attraverso una griglia poliziesca

permanente, la moltiplicazione della sorveglianza e del controllo”. Dalle intuizioni

che diedero vita a questi articoli giornalistici scottanti nacque il quotidiano

Libération, in seguito diretto da Serge July, dove si vide l'incontro del cattolico

Maurice Clavel e Michel Foucault. E' a partire da questo momento che Michel

Foucault e Daniel Defert decidono di coinvolgere tutti i conoscenti che avessero una

certa relazione o ostilità verso la prigione, sia a livello di pensiero sia a livello del

lavoro svolto dai singoli, e fu indetta una riunione alla fine del dicembre 1970 a casa

del filosofo stesso: medici, psichiatri, avvocati, giornalisti erano tra i partecipanti.

Uno dei punti principali che quest’incontro mise all’ordine del giorno fu quello di

far parlare i detenuti della propria condizione d'imprigionamento, con la loro stessa

voce, pubblicando su giornali e riviste, anche non militanti, per far scoprire il mondo

di violenza del carcere, del quale fino ad allora non si era voluto parlare. Differenti

erano gli obiettivi della cellula della Gauche Prolétarienne sulla questione delle

prigioni, conosciuta come OPP (Organizzazione dei Prigionieri Politici), la quale si

prefiggeva il compito di creare dei tribunali popolari con gruppi d'inchiesta guidati

da esperti sui singoli casi dei prigionieri politici. Il GIP voleva invece mantenersi

indipendente rispetto a questo percorso, conferendo però una precisa importanza alla

contro-inchiesta, che possedeva la capacità di svelare tutte le falsità che venivano

raccontate nelle aule dei tribunali di stato francesi e che erano riferite come verità

dall'informazione dei media.

TRIBUNALI E GIUSTIZIA

Proprio sulla questione dei tribunali popolari ci fu un lungo dibattito che iniziò nel

1970, e si protrasse fino al 1975. L'esigenza principale era quella di dare vita a un

sistema di “giustizia popolare” come metodo di lotta, contrastando la giustizia di

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stato giudicata troppo parziale. Questa metodologia non nasceva dal nulla ma da una

proposta di Daniel Cohn Bendit nel maggio del 1968, animato dall’obiettivo di

scoprire, capire e interpretare i massacri della guerra in Vietnam; egli fu ispirato

dall'immagine del tribunale Russell. L'obiettivo del tribunale popolare era quello di

mettere sul tavolo i contro-fatti giudicando la polizia negli episodi di violenza

durante le manifestazioni. Il primo esempio di applicazione pratica è rinvenibile nel

tribunale popolare di Lens organizzato dal Soccorso Rosso il 12 dicembre 1970,

creatosi per dare una risposta alla morte di sedici minatori provocata da una

esplosione di gas il 4 febbraio 1970; in seguito a questa tragedia nove militanti della

Gauche Prolétarienne vennero arrestati perché accusati del lancio di bottiglie

molotov contro gli uffici della direzione della miniera di carbone a Henin-Beaumont.

Nello stesso periodo dei nove arresti si tenne la seduta del tribunale popolare di Lens,

presieduto da Jean-Paul Sartre, il quale invitò un centinaio di studenti d’ingegneria a

svolgere una contro-inchiesta, che infine attribuì la responsabilità dell'incidente alla

direzione delle miniere. Henri Leclerc, uno dei militanti arrestati, non era comunque

d'accordo con questa modalità di lotta: ”La nozione di tribunale non è interessante

perché è direttamente legata alla nozione di potere”. Come si può notare Jean-Paul

Sartre non aveva l'unanimità all'interno della Gauche Prolétarienne e si trovava in

contrasto con Michel Foucault, il quale considerava la forma stessa del tribunale

come “burocrazia della giustizia” separata totalmente “dalla pratica di giustizia

popolare”. Su questo punto è necessario insistere per capire al meglio le differenze

filosofiche che, da una parte caratterizzavano Sartre e tutta l'area maoista e dall'altra

la maggior parte dei membri del GIP. Significativa è l'intervista-confronto “Sulla

giustizia popolare: dibattito con i maoisti” del 1971 in Microfisica del potere, tra

Victor il convinto maoista e Michel Foucault, nella quale troviamo i punti di

contrasto salienti per quanto riguarda la forma-contenuto del tribunale popolare e la

pratica di giustizia popolare. Si può notare innanzitutto che il problema messo sul

tavolo da Foucault è cruciale per definire il punto di partenza:

Mi sembra che non si debba partire dalla forma del tribunale e poi

chiedersi come e a che condizione possa esserci un tribunale

popolare, ma partire dalla giustizia popolare, dagli atti di giustizia

popolare, e chiedersi che posto un tribunale possa occuparvi.

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Bisogna domandarsi se questi atti di giustizia popolare possano o

no ordinarsi sotto la forma di un tribunale.

Il tribunale, visto come forma, deve pronunciare la sentenza facendola apparire come

un discorso di verità inconfutabile. La giustizia popolare è vista come atto di

ribellione popolare e non può essere assorbita dalla giurisdizione del tribunale. Sarà

proprio su questo punto che sussisterà la totale contraddizione, in un primo momento

basata su una supposizione ed in un secondo momento fondata quasi come certezza

su motivazioni storiche:

Ora la mia ipotesi è che il tribunale non sia l'espressione naturale

della giustizia popolare, ma ch'abbia piuttosto la funzione storica di

recuperarla, controllarla, strozzarla, reiscrivendola all'interno

d'istituzioni caratteristiche dell'apparato di stato.

Dalla spaccatura della crosta terrestre fuoriesce violentemente un qualcosa che

scuote gli spiriti, la potente spinta che provoca un terremoto verrà subito ri-plasmata

in modi e forme già più volte reiterati. Tutta questa metafora sottolinea il carattere

storico, percepito come quasi naturale, del compito di riassorbimento e messa in

recinto dalla mobilitazione statale generale del tribunale. Esattamente come accadde

nel 1792 il controllo è una macchina di recupero che fagocita gli atti nuovi per

circoscriverli nella normalità. Durante la rivoluzione, appena fatta notare, gli operai

di Parigi chiamati in guerra per andare a farsi ammazzare preferirono non partire, e

invece rimasero per combattere i nemici interni perché sapevano benissimo che al

loro ritorno avrebbero stabilito il vecchio ordine. Dunque a settembre dello stesso

anno ci furono delle esecuzioni, lette nello stesso tempo in due modi:

Erano insieme un atto di guerra contro i nemici interni, un atto

politico contro le manovre degli uomini al potere, ed un atto di

vendetta contro le classi che li opprimevano. In un periodo di lotta

rivoluzionaria violenta non era questo un atto di giustizia

popolare[...]?

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L’azione di giustizia comporta la fusione di due aspetti: quello politico che si scontra

con l’interesse della classe al potere e quello vendicativo che nasce dall’odio di

classe. Come s'impedì l'atto di giustizia popolare delle esecuzioni? La municipalità

parigina riuscì a porre un terzo organismo con il compito d'intervenire nei singoli

casi mediando tra gli accusatori (la popolazione insorta) e gli accusati, ciò fa notare

l’inizio di un qualcosa:

Non si vede apparire qui l'embrione seppure fragile d'un apparato

di Stato? La possibilità d'una oppressione di classe?

Il tribunale è una forma neutrale che ha lo scopo di addolcire gli animi popolari e che

ha la funzione di distinguere il vero dal falso, il giusto dallo sbagliato; attraverso

questo processo, il tribunale finisce per soffocare il libero atto di giustizia popolare e

consolida un conflitto apparente:

Ecco perché mi chiedo se il tribunale, invece di essere una forma

della giustizia popolare, non è la prima deformazione.

Agli occhi di Victor l’esempio storico riportato da Foucault è tipico di una

rivoluzione borghese. Identifica, invece, in una rivoluzione proletaria la rivoluzione

cinese:

Prendi la Cina: la prima tappa, è la rivoluzionarizzazione

ideologica delle masse, i villaggi che si sollevano, gli atti giusti

delle masse contadine contro i loro nemici.

Per il maoista questo è il primo stadio della rivoluzione vista come innesco della

rivolta. Si dovrà poi immaginare qualcosa che non sia solo l’espressione di una

rabbia popolare, ma che porti alla creazione di una nuova istituzione (es. l’armata

rossa):

Ma quando arriva uno stadio ulteriore, al momento della

formazione dell'armata rossa, non ci sono più semplicemente le

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masse che si sollevano da un lato ed i loro nemici che si sollevano

dall'altro, ma le masse, i loro nemici ed uno strumento

d'unificazione delle masse che è l'Armata Rossa. A questo punto,

tutti gli atti di giustizia popolare sono sostenuti e disciplinati.

Foucault, al contrario di Victor, non è per niente convinto che l’armata rossa sia una

terza istanza:

Direi che sono le masse stesse che si sono poste come

intermediario fra qualcuno che si sarebbe staccato dalle masse,

dalla loro volontà, per soddisfare una vendetta individuale e

qualcuno che sarebbe stato [certamente] il nemico del popolo , ma

non sarebbe preso di mira dall'altro se non come nemico

personale..

Se prendiamo in esame la rivoluzione del 1792, il tribunale era composto dalla

piccola borghesia parigina, quindi posizionata tra la borghesia e la plebe. Proprio per

la condizione appena enunciata era la terza classe che aveva preso in mano le redini

del tribunale dandogli un preciso valore ideologico. Victor pensa che il tribunale sia

semplicemente un mezzo a disposizione delle varie classi, distinguendo il tribunale

borghese da quello proletario. Foucault non sta sul piano del tribunale perché intende

bene che “l'atto di giustizia popolare [è] profondamente antigiudiziario, ed opposto

alla forma stessa del tribunale”, il quale è riconosciuto dalla giustizia popolare come

un mezzo che fa parte della macchina statale: il tribunale è uno strumento

d’oppressione di classe. Gli atti di giustizia popolare sfuggono continuamente dal

tribunale per una storia della giustizia ben precisa riscontrata in Francia:

Ogni volta che la borghesia ha voluto imporre alla sommossa

popolare la costrizione d'un apparato di stato, si [è] instaurato un

tribunale: un tavolo, un presidente , degli assessori, e di fronte i

due avversari. Così il giudiziario riappare.

Leggendo ciò si potrebbe interpretare questi passi in senso nichilista, ma sarebbe

16

errato, perché l'autore non vuol far cadere tutto nella banalità senza trovare una

soluzione per fuoriuscire dal tribunale, come si vedrà alla fine del dibattito.

Scorrendo le pagine possiamo identificare i vari punti di vista dell'analisi di Foucault

per quanto riguarda i tribunali, i quali fanno intuire il metodo di comprensione dei

vari dispositivi, indagati in Sorvegliare e punire. Qui si parte da un punto di vista che

fa comprendere il senso della disposizione spaziale di un'aula di tribunale:

Che cos'è questa disposizione? Un tavolo, dietro questo tavolo, che

li mette a distanza dai due contendenti, dei terzi che sono i giudici;

la loro posizione indica innanzitutto che sono neutri l'uno rispetto

all'altro, poi implica che il loro giudizio non è determinato in

anticipo, ma che si definirà dopo l'inchiesta attraverso

l'audizione delle due parti, in funzione d'una certa norma di verità.

Lo spazio: caratteristica principale del pensiero di Foucault, l'occhio che osserva

come le sedie e gli sguardi sono rivolti per ricavarne un preciso comportamento

interpersonale. Oltre a questo aspetto ne è presente un altro, il quale ha la funzione di

dividere la plebe:

Il sistema penale ha avuto la funzione d'introdurre un certo numero

di contraddizioni in seno alle masse, ed una contraddizione

principale è la seguente: opporre le une alle altre le plebi

proletarizzate e le plebi non proletarizzate.

Questo è il primo compito del sistema penale che si ramifica nell'applicazione

secondo tre pilastri basilari usati in modo preventivo: “giustizia-polizia-prigione”;

uno dei tre, a seconda delle epoche storiche, è prevalente rispetto agli altri. Da una

parte il sistema penale cerca di proletarizzare, ovvero costringe ad accettare la

propria condizione di classe e contemporaneamente incarcera le persone che

considera pericolose in modo da giustificare la prigione ed impedisce che queste

partecipino ai gruppi di resistenza popolare. L'altra direzione è quella di far percepire

ai proletari la plebe non proletarizzata come “feccia” o “teppa”. Ultima funzione di

separazione è quella riguardante la borghesia che si serve di elementi della plebe non

17

proletarizzata dirigendoli contro lo stesso proletariato sotto forma di “soldati,

poliziotti, trafficanti, sgherri”. Tutto ciò è finalizzato all'impedimento della

sedizione, vista dalla borghesia come pericolo principale. La giustizia è stata creata

proprio dalla classe antisediziosa, cioè la borghesia, ed è questo il motivo per cui la

lotta dovrà essere antigiudiziaria. Foucault identifica due forme che non dovranno

costituirsi nell'”apparato rivoluzionario”:

La burocrazia e l'apparato giudiziario; come non ci dev'essere

burocrazia, così non deve esserci tribunale; il tribunale è la

burocrazia della giustizia. Se si burocratizza la giustizia popolare le

si dà la forma del tribunale.

Victor, in riferimento alla burocratizzazione statale, è dall'altra parte della strada

perché vede nello stato una possibile stabilizzazione positiva del processo

rivoluzionario. Lo stato, secondo il maoista, assume il ruolo di arbitro tra popolo e

nemici del popolo ed interviene per risolvere gli interessi discordanti nelle masse, a

costo di reprimerle. Questa idea di rivoluzione, chiamata da Victor “ideologia del

proletariato”, non riesce ad avvicinarsi al piano di libera creazione proposto da

Foucault. Quando Victor chiede al filosofo quale possa essere l’organismo che avrà

la funzione di giudicare, Foucault risponde:

Bisogna inventarlo [...] Le masse troveranno un modo di regolare il

problema dei loro nemici, di coloro che, individualmente o

collettivamente, hanno fatto subire loro dei danni, dei metodi di

risposta che andranno dalla punizione alla rieducazione, senza

passare per la forma del tribunale che […] è da evitare.

L'istituzione del tribunale non deve esserci nel processo di liberazione perché può

funzionare da strumento per dividere la plebe proletarizzata dalla plebe non

proletarizzata. Nell'ultima parte del testo si cercano di riassumere i punti accennati in

precedenza, ma, durante il riepilogo, sorgono altre problematiche riguardanti il

concetto di giustizia popolare, che dovrà svolgersi in forma organizzata, non

spontanea, tramite un organismo controllato dalle masse stesse. La guerriglia

18

antigiudiziaria si pone in conflitto col meccanismo divide et impera della borghesia e

“contro il potere della giustizia”; “sfuggire alla polizia, schernire un tribunale, andare

a chiedere i conti ad un giudice” sono atti antigiudiziari. Tutti questi atti non si

possono relegare nella zona di contro-giustizia perché:

la contro-giustizia sarebbe poter esercitare, nei confronti di

qualcuno che sfugge di solito alla giustizia, un atto giudiziario, cioè

impadronirsi della sua persona, tradurlo dinanzi ad un tribunale,

mettere un giudice che lo giudichi riferendosi a certe forme di

equità e lo condanni realmente ad una pena che l'altro sarebbe

obbligato a scontare. Così si prenderebbe esattamente il posto della

giustizia.

Questa lunga citazione porta sicuramente a pensare che la forma della contro-

giustizia non può esserci e Foucault lo conferma dicendo : ”io penso che non possa

esserci contro-giustizia in senso stretto”. Nel tribunale popolare di Lens, per il

filosofo, non si è esercitata la contro-giustizia ma un “potere d'informazione”,

strappando, in primo luogo “agli ingegneri, delle informazioni che rifiutavano alle

masse” ed , in secondo luogo,

dal momento che il potere detiene i mezzi per trasmettere

l'informazione, il tribunale popolare ha permesso di superare

questo monopolio dell'informazione. Si son dunque esercitati due

poteri importanti, quello di sapere la verità e quello di diffonderla.

E' molto importante ma non è un potere di giudicare.

Al contrario Victor non dà molta importanza al potere del sapere, ma sottolinea il

fatto che “l'idea Houilleères, assassini” (dirigenti delle miniere assassini) diventi

preponderante rispetto ai lanci delle molotov contro la direzione delle miniere,

togliendo gli artefici dal gioco mediatico colpevolizzante: “quelli che hanno lanciato

le molotov sono colpevoli”. Infine il maoista assume la propria posizione sul

tribunale di Lens:

19

Dico che questo potere di pronunciare una sentenza che non può

essere eseguita è un potere reale che si traduce materialmente in un

rovesciamento ideologico nella testa della gente cui si destinava.

Non è un potere giudiziario [...], perché non può esserci un contro-

potere giudiziario. Ma c'è un contro-tribunale che funziona a

livello della rivoluzione ideologica.

D'altronde Foucault se non si trova totalmente d'accordo con Victor però riconosce

che :

Il tribunale di Lens rappresenta una forma di lotta antigiudiziaria.

Ha giocato un ruolo importante: si è svolto infatti nello stesso

momento in cui aveva luogo un altro processo dove la borghesia

esercitava il suo potere di giudicare com'essa può esercitarlo. In

quel momento stesso, si è potuto prendere parola per parola, fatto

per fatto, tutto quel che era detto in quel tribunale per farne venir

fuori l'altra faccia. Il tribunale di Lens era il rovescio di quel che si

faceva nel tribunale borghese; faceva apparire in bianco quel che là

era nero.

I due protagonisti della discussione su Lens si trovano d'accordo sul momento

pratico, però conferiscono un senso leggermente diverso al “che cos'é stato” e che

cosa ha significato questo episodio, seppur piccolo, molto importante per capire a

livello filosofico le differenti posizioni: quella di Victor molto dottrinale, mentre

quella di Foucault si pone sul piano d'abbattimento delle forme di “giustizia e

ideologia morale” del tribunale , le quali dovranno diventare “il bersaglio della nostra

lotta attuale”.

20

INCHIESTA E PRIGIONI

Il Gruppo d'Informazione sulle Prigioni (GIP) nacque sull'onda della proclamazione

di diversi scioperi della fame portati avanti da prigionieri politicizzati. Questa lotta

non aveva come obiettivo il riconoscimento dello status di prigioniero politico, ma

l'intenzione di combattere insieme ai detenuti comuni per ottenere un miglioramento

delle condizioni penitenziarie. L'8 febbraio 1971, nella conferenza stampa svoltasi

nella cappella di Saint-Bernard a Montparnasse, gli avvocati Henri Leclerc e Georges

Kiejman annunciarono la sospensione dello sciopero della fame dei prigionieri

durato 34 giorni. Dopo l'intervento dei due avvocati, presero la parola tre noti

personaggi come membri del neo-costituito GIP: Michel Foucault, Pierre Vidal

Naquet, conosciuto per aver denunciato in precedenza le pratiche di tortura

commesse dall'esercito francese nella Guerra d'Algeria e Jean Marie Domenach,

membro della Resistenza e direttore della rivista cattolica L'esprit. Fu in questo

frangente che Michel Foucault lesse per la prima volta il Manifesto del GIP :

Nessuno di noi è sicuro di poter sfuggire alla prigione. Oggi meno

che mai. Nella vita di tutti i giorni il quadrillage poliziesco si

rafforza: nelle vie e lungo le strade; intorno agli stranieri e ai

giovani; è riapparso il reato d'opinione; le misure antidroga

moltiplicano l'arbitrio. Siamo sotto il segno del “fermo di polizia”.

Ci dicono che la giustizia è debordata. Lo vediamo chiaramente.

Ma se fosse la polizia ad averla superata? Ci dicono che le prigioni

sono sovrappopolate. Ma se fosse la popolazione ad essere

sovraincarcerata? Si pubblicano poche informazioni sulle prigioni:

è una delle regioni nascoste del nostro sistema sociale, uno dei

buchi neri della nostra vita. Abbiamo il diritto di sapere, vogliamo

sapere. Ecco perché, con alcuni magistrati, avvocati, giornalisti,

medici e psicologi, abbiamo formato un Gruppo d'Informazione

sulle Prigioni. Noi ci proponiamo di far sapere che cosa è la

prigione: chi ci va; come e perché ci si entra; cosa vi succede;

quale è la vita dei prigionieri e anche quella del personale di

sorveglianza; quali sono gli edifici, il cibo, l'igiene; come funziona

il regolamento interno, il controllo medico, i laboratori; come se ne

esce e cosa significa, nella nostra società, essere uno di quelli che

ne sono usciti. Non troveremo queste informazioni nei rapporti

ufficiali. Noi le richiediamo a coloro i quali, a qualunque titolo,

hanno un'esperienza della prigione o un qualche rapporto con essa.

Li preghiamo di prendere contatto con noi e di comunicarci quel

che sanno. E' stato redatto un questionario, che ci può essere

richiesto. Appena saranno abbastanza numerosi, ne diffonderemo i

risultati. Non spetta a noi suggerire una riforma. Vogliamo solo far

21

conoscere la realtà. E farla conoscere immediatamente, quasi

giorno per giorno; perché il tempo stringe. Si tratta di avvisare

l'opinione pubblica e tenerla in allerta. Cercheremo di usare tutti i

mezzi di informazione, quotidiani, settimanali, mensili. Facciamo

dunque appello a tutte le tribune possibili. Infine, è opportuno

sapere come difendersi. Uno dei nostri primi obiettivi sarà quello

di pubblicare un piccolo Manuale del perfetto arrestato,

accompagnato naturalmente da un Avviso a chi arresta. Tutti coloro

i quali vogliono informare, essere informati o partecipare al lavoro

possono scrivere al G.I.P., 285 Rue de Vaugirard Paris XV

Per il Gruppo di Informazione sulle Prigioni

Jean-Marie Domenach

Michel Foucault

Pierre Vidal-Naquet

Il fine che il GIP voleva ottenere rendendo pubblico questo ciclostilato, era quello di

diffondere i questionari citati da Foucault nel Manifesto. Tali questionari, rivolti sia

ai detenuti nelle carceri francesi, sia alle famiglie, volevano essere la base di

un'inchiesta il cui scopo era quello di far emergere al di fuori delle prigioni tutti i

soprusi che avvenivano all'interno di esse. La situazione era infatti arrivata al limite

dell'accettabilità:

La situazione nelle prigioni è intollerabile. Si fa condurre ai

detenuti una vita indegna di un essere umano. I diritti che hanno

non sono rispettati. Vogliamo portare questo scandalo alla luce del

sole.

La parola chiave dell'inchiesta era: intolleranza. Proprio a partire da questa parola,

infatti, nacque la volontà di portare avanti una campagna di lotta diffondendo i

questionari in diversi istituti penitenziari della Francia. Fin dall'annuncio della

propria costituzione a Montparnasse, il GIP aveva, inoltre, la necessità di farsi

conoscere e spiegare cos'era l'inchiesta-intolleranza, utilizzando tutti i canali

d'informazione possibili. In virtù di questo, numerosi articoli e interviste videro la

luce su vari quotidiani e riviste non solo militanti.

22

COS' E' L'INCHIESTA

Il metodo dell'inchiesta non era stato scelto a caso, infatti traeva ispirazione dalle

inchieste operaie marxiste dei Quaderni Rossi che cercavano di comprendere i

cambiamenti socio-economici degli anni '60. Il problema era che il GIP non aveva

l'intenzione di lavorare sulla comprensione dei grandi cambiamenti storico-

economici, non ritenendolo necessario alla questione contingente che voleva

affrontare. Serviva, infatti, un'interpretazione della prigione, nonché della giustizia,

che fornisse gli strumenti necessari a scoprire ciò che avveniva all'interno delle mura

delle carceri e che veniva celato dall'apparato statale (secondini, giudici, magistrati e

alcuni avvocati). A partire da questo bisogno del gruppo, Michel Foucault entrò in

gioco in quanto poteva essere considerato colui che, più di tutti, aveva contribuito

allo sviluppo della questione sulla prigione con numerosi scritti e interviste.

L'istituzione prigione è come un iceberg. La parte visibile funziona

come giustificazione: “ci vogliono delle prigioni perché ci sono dei

criminali”. La parte nascosta è però la più importante, la più

temibile: la prigione è uno strumento di repressione sociale.

La parte oscura doveva (e ancora oggi deve) essere tenuta segreta. Questo perché lo

stato aveva, e ha, la necessità di rendere visibile solo la parte meno cruenta,

nascondendo all'esterno la feroce repressione che si concretizzava, e si concretizza,

all'interno delle mura degli istituti penitenziari. La detenzione all'esterno era vista

come “la privazione della libertà d'uscire, della libertà di agire quotidianamente

all'interno della propria famiglia e del proprio ambiente di lavoro”, mentre quel che

accadeva all'interno era persino peggiore rispetto a quanto ci si poteva immaginare,

perché

sotto il pretesto della detenzione, si [privavano] le persone di un

certo numero di altre libertà, o di un certo numero di altri diritti

fondamentali, come ad esempio il diritto all'informazione, o il

diritto al lavoro, o in ogni caso, il diritto alla giusta remunerazione

legittima del lavoro, persino il diritto alla vita sessuale

. Nelle carceri francesi, ad esempio, i detenuti non potevano leggere giornali che

contenessero informazioni politiche, era solo permesso leggere riviste come Jours de

France, che trattava esclusivamente di gossip. Le condizioni di lavoro dei detenuti

23

erano a dir poco sconcertanti: se si lavorava 8 ore al giorno per 22 giorni, la paga

mensile era di 15 franchi, ma solo 3 franchi andavano nelle tasche del detenuto

perché la prigione tratteneva una serie di spese supplementari. La repressione

sessuale, della quale i detenuti facevano fatica a parlare, era ai massimi livelli: oltre a

non essere tollerata l'omosessualità, era molto difficile per il prigioniero praticare la

masturbazione tanto che si arrivava al punto di compierla nella sala dei colloqui dopo

che si chiedeva alla propria donna di mostrare il seno. Era necessario che l'esterno

conoscesse questa orribile condizione d'imprigionamento. La soluzione venne

riconosciuta nella formulazione di un questionario che potesse dare “il diritto di

parola” a tutti i detenuti, i quali, in un certo modo, “erano esclusi dal discorso e dalla

parola.”

Abbiamo redatto un questionario assai preciso sulle condizioni

della detenzione. Lo facciamo pervenire ai detenuti e domandiamo

loro di raccontarci la loro vita di prigionieri con il maggior numero

di dettagli. Così, abbiamo preso numerosi contatti; attraverso

questa scorciatoia, abbiamo ricevuto delle autobiografie, dei diari

personali e dei frammenti di racconto.

Le domande dei questionari erano state scritte con l'aiuto di ex-detenuti e

riguardavano una serie di argomenti presenti nella vita quotidiana del carcere: visite

(frequenza, durata, facilità nell'ottenere i permessi), lettere (spedite e inviate),

godimento dei diritti rispetto al regolamento penitenziario, condizioni della cella

(igiene, assenza o presenza della toilette), ora d'aria, alimentazione (costo, qualità e

quantità del cibo), svaghi (cinema, sport, radio, studio), lavoro (tipologia, paga,

infortuni), assistenza sanitaria, disciplina (violenze dei sorveglianti, punizioni con

l'isolamento, relazioni con i prigionieri politici, autolesionismo). L'inchiesta-

intolleranza aveva l'intento di “dare la parola ai detenuti”, i quali non avevano

bisogno di “prendere coscienza” perché sapevano benissimo a cosa serviva il carcere

e qual era il loro nemico. I membri del GIP non erano degli sprovveduti, infatti si

erano dati degli obiettivi chiari e precisi.

Il Gruppo d'Informazione sulle Prigioni avvia la sua prima

inchiesta. Non è un'inchiesta di sociologi. Si tratta di lasciare la

parola a coloro che hanno esperienza della prigione. Non che

abbiano bisogno di essere aiutati a “prendere coscienza”: la

24

coscienza dell'oppressione è perfettamente chiara, ben consapevole

di chi sia il nemico. Ma il sistema attuale le nega le possibilità di

formularsi, di organizzarsi.

L'intento non era quello di divertirsi a fare una “commissione d'inchiesta”

giornalistica, né quello di svolgere una ricerca a carattere scientifico o accademico.

L’obiettivo era quello di abbattere l'isolamento delle rivolte che si era manifestato

negli anni precedenti in diversi istituti penitenziari, per non “lasciare più in pace le

prigioni”; si voleva far mutare “in sapere comune e in pratica coordinata” le

esperienze e i tumulti nelle carceri. Se si aveva il progetto di “infrangere le barriere

del ghetto”, per andare nella direzione di una collettivizzazione delle sommosse, era

necessario che le informazioni circolassero velocemente e il più ampiamente

possibile. I detenuti avevano completamente in mano la loro lotta perché, tramite il

GIP, avevano la possibilità di denunciare le condizioni di detenzione particolarmente

intollerabili e potevano consigliare anche le azioni esterne che volevano si

sviluppassero fuori dalla prigione.

Noi intendiamo spezzare il duplice isolamento in cui si trovano

rinchiusi i detenuti: attraverso la nostra inchiesta, vogliamo che

possano comunicare tra loro, trasmettersi ciò di cui sono a

conoscenza e parlarsi da prigione a prigione, da cella a cella.

Vogliamo che si rivolgano alla popolazione e che la popolazione

parli loro.

Se non si distruggeva il muro che teneva separato il dentro-fuori, era una lotta inutile

e logorante perché le energie usate portavano sicuramente a non ottenere nulla di

buono, solo grandi soprusi da parte dei secondini. Date queste intenzioni, l'inchiesta-

intolleranza non poteva essere ufficiale, cioè permessa dallo stato. I questionari,

infatti, erano fatti entrare ed uscire nelle carceri in maniera semi-clandestina a causa

della censura postale penitenziaria. Quando l'amministrazione penitenziaria scopriva

che un detenuto possedeva un questionario, veniva automaticamente picchiato e

punito con l'isolamento. Anche per questo motivo l'anonimato dei contatti e delle

risposte era garantito in modo “rigoroso”. Le difficoltà nell'inviare e ricevere

informazioni preziose non erano presenti solo all'interno della prigione, ma anche

all'esterno. I membri del GIP, infatti, quando andavano a distribuire volantini e

questionari davanti alle prigioni, per cercare contatti coi familiari dei detenuti, erano

25

sempre arrestati o disturbati dalla polizia. Fu proprio in uno di questi momenti di

volantinaggio che Foucault e Domenach vennero fermati, interrogati, accusati di

“attività ambulante senza ricevute”, rinviati a giudizio e una volta fuori dalla caserma

della gendarmeria picchiati dai poliziotti. A seguito di questo fatto il filosofo aveva

formulato, in forma scritta, una risposta che faceva notare il suo impegno a mettere

“praticamente in questione la giustizia” e la polizia:

La strada sta diventando un dominio riservato alla polizia; a

dettarvi legge è il suo arbitrio: circola e non fermarti; cammina e

non parlare; quel che hai scritto non potrai consegnarlo a nessuno;

vietati gli assembramenti. La prigione inizia ben prima delle sue

porte. Non appena usciamo di casa.

Il “sentimento di disuguaglianza davanti alla giustizia e alla polizia” nei confronti di

chi cercava “ di cogliere il punto della rivolta e mostrarlo” era all'ordine del giorno.

Lo stato temeva “il contagio” della rivolta “anche solo attraverso lo sguardo” o “nel

mutismo di un cenno d'occhi”. La polizia aveva il compito di annientare tutte le

possibili relazioni che si venivano a creare tra i singoli oppressi. Il compito dei

poliziotti era quello di controllare la circolazione al quale ognuno doveva sottostare.

Nell'arbitrio infinitesimo e quotidiano della strada, in un affare

apparentemente semplice di volantini distribuiti, l'ultimo dei

poliziotti è perfettamente consapevole del suo ruolo che gli si fa

svolgere; designa lui stesso il sistema che si stabilisce

inavvertitamente attraverso i suoi gesti rozzi e maldestri; celebra la

nuova funzione che esercita, e invoca con gioia il capo che si

merita.

Ogni singolo poliziotto era cosciente del proprio compito: l'incontro non doveva

avvenire, i flussi della circolazione dovevano essere totalizzanti. Tutto questo poteva

intimorire, ma si voleva combattere duramente l'esistente, ciò che era intollerabile. Si

aveva la decisa volontà di far accrescere l'intolleranza per farne “un'intolleranza

attiva”, la quale metaforicamente doveva far “esplodere le mura della prigione”. Un

esempio che andava in questo senso fu il primo opuscolo del GIP.

26

L'INFORMAZIONE È LOTTA

Il 4 giugno del 1971 uscì Enquête dans 20 prisons (Inchiesta in 20 prigioni), il primo

opuscolo del GIP edito dalle Editions Champ Libre, molto vicine all'area anarchica

parigina. In questa prima brochure di 47 pagine troviamo due questionari riprodotti

integralmente e due racconti. Prima di queste due parti c’è una prefazione scritta da

Michel Foucault. La prima parte è molto interessante per capire quali fossero le

caratteristiche dell'inchiesta: innanzitutto “questo opuscolo non [voleva essere] un

bilancio” delle lotte, ma “parte integrante dello sviluppo dell'inchiesta”; si trattava

“di dare ai detenuti delle varie prigioni i mezzi per prendere la parola

contemporaneamente sulle condizioni della detenzione, dell'imprigionamento [e] del

rilascio”. Questo lavoro era circoscritto nell'ambito del discorso sull'informazione, la

quale doveva “rimbalzare” da una persona all'altra con lo scopo di “trasformare

l'esperienza individuale in sapere collettivo, cioè politico”. Non si poteva parlare, a

livello concettuale, di controinformazione, poiché il GIP non si collocava nell'ottica

dell'avanguardia, ossia nel dare un senso ideologico ad ogni episodio che si

scatenava, ma cercava di svelare qualcosa che il potere voleva tenere segreto. Questo

meccanismo faceva sì che nel momento in cui si portava a galla quel qualcosa di

nascosto, ciò aveva già un senso intrinseco per il solo fatto che era difficile scoprirlo.

Quando si riusciva a togliere la maschera alle varie istituzioni allora “l'informazione

[diventava] una lotta”.

I tribunali, le prigioni, gli ospedali, i manicomi, la medicina del

lavoro, le università, gli organi di stampa e d'informazione:

attraverso tutte queste istituzioni, e sotto maschere diverse, si

esercita un'oppressione che è, alla sua radice, un oppressione

politica.

Considerando queste preziose prime righe dell'opuscolo, si può dire che a livello

pratico non c'era nessuna differenza tra informare e contro-informare, perché gli

organi del potere erano sempre visti in funzione di una oppressione di classe. Il

nuovo tipo d'intolleranza che si realizzava attraverso i questionari, si poneva

esattamente “in continuità con le battaglie e le lotte condotte per tanto tempo dal

proletariato.” La posizione nella quale si era determinati a stare era quella del

conflitto perché “la classe sfruttata” aveva sempre saputo in che “modo riconoscere

27

l'oppressione politica”, alla quale non aveva “mai cessato di resistere”, ma era

sempre stata “costretta a subirla”.

Nella parte più importante della prefazione erano stati posti dei punti basilari che

aiutano a comprendere, sul filo della riflessione precedente, quali fossero i bersagli

dell'inchiesta-intolleranza:

1) Queste inchieste non sono destinate a migliorare, ad addolcire, a

rendere più sopportabile un potere oppressivo. Sono destinate ad

attaccarlo, laddove si esercita sotto un altro nome, quello della

giustizia, della tecnica, del sapere, dell'obiettività. Ciascuna

dev'essere quindi un atto politico.

2) Mirano ad obiettivi precisi, a istituzioni che hanno un nome e

un luogo, ad amministratori, a responsabili, a dirigenti, che

causano anche vittime e che suscitano rivolte, persino tra coloro

che le devono governare. Ciascuna dev'essere il primo episodio di

una lotta.

3) Raccolgono attorno a questi obiettivi diversi gruppi sociali, che

la classe dirigente ha tenuto separati con il meccanismo delle

gerarchie sociali e degli interessi economici divergenti. Devono far

cadere queste barriere indispensabili al potere, riunendo detenuti,

avvocati e magistrati; o ancora: medici, malati e personale

ospedaliero. Ciascuna deve, in ogni punto strategicamente

importante, costituire un fronte, e un fronte d'attacco.

4) Queste inchieste non sono condotte da un gruppo di tecnici

dall'esterno; gli intervistatori sono qui gli stessi intervistati. Spetta

a loro prendere la parola, far cadere le distinzioni, dare una

formulazione a ciò che non è più tollerabile, e non più tollerarlo.

Spetta a loro guidare la lotta che impedirà all'oppressione di aver

luogo.

Quando i membri del GIP andavano a distribuire i volantini davanti alle prigioni e

venivano fermati, i giovani erano subito percepiti dalla polizia come estremisti;

oppure quando i familiari dei detenuti accettavano il questionario e partecipavano

alle riunioni del gruppo, significava accettare una determinata base politica in virtù

del fatto che, rischiando la propria incolumità, si affermava un atto politico. Il GIP

lasciava che i parenti dei detenuti si costituissero in gruppo per lottare su specifici

ambiti del carcere: abolizione del casellario giudiziario, problemi della detenzione

delle donne e difficoltà delle donne a sostenere i prigionieri.

Non possiamo scordare alcuni medici penitenziari che lottarono insieme agli ex

detenuti, divenuti lavoratori interni al carcere svolgendo mansioni di ausiliari in

28

infermeria. Insieme costituirono un gruppo che si prefiggeva di combattere le

divisioni interne alla prigione.

Fin dalla prima riunione i medici avevano detto:

noi non possiamo curare, e non solamente perché

l'amministrazione ci impedisce di fare il nostro mestiere, ma

perché questo mestiere ci mette in collusione con essa.

Compensare una carenza alimentare, dare un calmante a una “testa

calda”, fare una flebo ad uno che fa lo sciopero della fame, dare del

valium a qualcuno che è in preventiva dopo tre anni, non è “salvare

un uomo”, è assicurare il buon funzionamento della detenzione,

significa aiutarla a continuare. Non possiamo curare senza essere

dalla parte dello sbirro.

Lottare contro il carcere era una pratica di riappropriazione del sé che portava ad

assumere una posizione. Come Michel Foucault diceva: “il sapere non è fatto per

comprendere ma per prendere posizione”.

29

FLUERY-MÉROGIS UNA PRIGIONE MODELLO

Il 10 giugno del 1971 uscì il secondo opuscolo del GIP: Enquête dans une prison-

modèle: Fleury-Mérogis.

L'intenzione di questo prezioso libretto era quella di mostrare le caratteristiche della

prigione più grande d'Europa. La costruzione della “casa d'arresto” di Fleury-

Mérogis fu decisa nel 1962 dal guardasigilli René Pleven e fu realizzata dagli

architetti Guillaume Gilet, Pierre Vagne, Jacques Durand e René Bœuf: i lavori

iniziarono nel 1964 e si conclusero nel 1968. In origine Fleury-Mérogis avrebbe

dovuto sostituire La Santé, il vecchio carcere costruito nel 1867, situato nel centro di

Parigi e con struttura simile alla casa circondariale di San Vittore a Milano.

Naturalmente tutto ciò non avvenne; infatti, la vecchia prigione non fu demolita ed

entrambi gli edifici penitenziari nel 1970 si trovarono in stato di sovraffollamento: La

Santé deteneva 3000 persone e fu progettata per 1000 detenuti, mentre Fleury-

Mérogis deteneva 6000 persone e fu costruita per 3000 prigionieri.

La media dell'età di detenzione si abbassò drasticamente, da 40 a 25 anni, a causa dei

giudici che, alimentati dalla smania di “giustizia”, mettevano in prigione sempre più

giovani. Parte di tutto ciò fu causato e alimentato dalla capienza mastodontica di

Fleury-Mérogis, situata esattamente a 25 km da Parigi in mezzo ai boschi e

relativamente vicina ad alcune abitazioni.

Questa costruzione penitenziaria può essere considerata come una prigione-modello

perché, oltre ad essere situata in un luogo isolato e distante da Parigi, fu considerata

come il fiore all’occhiello della moderna detenzione degli anni '60 e '70, proprio per

la sua particolare struttura d’avanguardia penitenziaria. Le testate giornalistiche

dedicarono molto spazio alla questione del “prototipo carcerario” elogiando

ulteriormente la nuova modalità di gestione detentiva. Più i media esaltavano il

nuovo luogo di reclusione e più si soffocava la vera sostanza della pratica

d'imprigionamento che il singolo recluso era costretto a subire. A causa di questi

motivi per il GIP fu essenziale mostrare quale fosse l'effettiva realtà della condizione

carceraria di Fleury-Mérogis: solitudine, isolamento, altoparlanti, interfono,

tecnologia, suicidi. Questo fu, infatti, il nuovo modello di detenzione che per certi

aspetti fece, e continua a far ricordare il Panopticon di Jeremy Bentham, ma anche il

famoso romanzo 1984 di George Orwell.

30

MODERNITÀ E GRANDEZZA

Per spiegare il contesto architettonico, oltre che politico, in cui si inserisce la

costruzione di Fleury-Mérogis, è bene sottolineare che a partire dalla seconda metà

degli anni '60 i progetti delle nuove opere architettoniche furono creati dai primi

“esperti” di design. Grandezza e modernità furono i due concetti principali che le

opere avevano il compito di comunicare. Proprio in quest'epoca si costruirono gli

immensi mostri di cemento della banlieue totalmente separati dal centro della città.

Fleury-Mérogis fu progettata e costruita prendendo spunto proprio dalla forma degli

enormi palazzi della periferia francese.

Fleury-Mérogis, la prigione più moderna della Francia.

Fleury-Mérogis, la più grande prigione della Francia.

Queste sono le prime due righe del secondo opuscolo del GIP che evidenziano una

tipica caratteristica di questa prigione: la modernità è sinonimo di grandezza.

La grandezza e la modernità della prigione parigina erano, però, totalmente diversi

dal senso che invece questi due termini avevano se riferiti alla banlieue. Riguardo al

carcere i due termini rimandano, infatti, al significato di timore o paura: attraverso la

percezione dell'imponente struttura l'individuo si sentiva in condizione di inferiorità,

aveva come l'impressione di essere circondato. La nuova forma di reclusione nella

prigione moderna fu quindi di tipo individuale: l'intenzione era quella di isolare il

singolo facendogli trascorrere nella cella il maggior tempo possibile. Nelle vecchie

carceri l'aspetto della marginalizzazione individuale era presente, seppur in minima

parte, poiché l'obiettivo primario era sostanzialmente differente: rinchiudere i

“delinquenti” all'interno delle mura del penitenziario per giustificare l'esistenza del

sistema penale. Un esempio architettonico, che può esprimere al meglio il significato

della parola modernità all'esterno della prigione, fu la progettazione della Tour Eiffel,

costruzione simbolo del capitalismo industriale sfrenato di fine Ottocento. Il compito

dello spaventoso edificio metallico fu quello di trasmettere la modernità attraverso

l'altezza quindi “grandezza”, con la volontà di esprimere architettonicamente

l'immagine dei molteplici cambiamenti dei ritmi di vita dell'epoca.

Comprendere la composizione della struttura architettonica degli edifici è essenziale

per cogliere le pratiche d'assoggettamento alle quali gli individui sono sottoposti.

31

Prima di spiegare i tremendi esercizi di medicina della repressione individuale di

Fleury-Mérogis, è necessario descriverne la struttura.

A 25 km da Parigi c'è un'area di terreno spianata dai bulldozer. Un

muro invalicabile alto 8 metri, senza torri d'osservazione, di forma

esagonale. Un'area di 17 ettari. Non si riesce a vedere l'interno

dell'edificio. E' la casa d'arresto maschile di Fleury-Mérogis. Al

centro della prigione, un edificio circolare coperto da una cupola

con 6 guardiole d'osservazione che guardano in tutte le direzioni

della prigione. Attorno all’edificio circolare è presente una struttura

di forma esagonale. Tutto intorno, 5 sezioni a 3 raggi, simili alla

forma delle pale di un elicottero, infatti ogni blocco è chiamato

elica. Infine decine di celle allineate con le finestre rivolte verso il

cortile di ogni sezione della prigione. All’interno dell'edificio ci

sono i passaggi invisibili del personale di servizio. Vicino

all'entrata c'è l'accesso diretto per l’edificio circolare. L’edificio

circolare e la struttura esagonale attorno hanno il compito di far

accedere i detenuti che arrivano all’esterno della prigione; qui

entrano ed escono le macchine della polizia ed è presente la sala

d’attesa per i visitatori e la sala colloqui. Le eliche, composte da

quattro piani, sono edifici per la detenzione, numerati in ordine D1,

D2, D3, D4, D5, ognuna di queste può detenere fino a 620 uomini.

Il piano terra di ogni elica è riservato ai servizi generali, al

personale e alle celle d'accoglienza. Le celle penitenziarie

occupano tre piani. Al quarto piano è presente una sala di 150 posti

e lo spazio per l'ora d'aria individuale circondato da mura. In un

altro spazio sono situati i laboratori d'intrattenimento e di lavoro.

32

Le prigioni che furono costruite nel 1800 (es. La Santé e San Vittore) possiedono una

disposizione spaziale completamente diversa da Fluery-Mérogis.

Nelle vecchie galere, infatti, è presente una torre centrale d'osservazione dalla quale

si diramano diversi raggi (6 raggi nel caso di San Vittore e 5 a La Santé); lungo tutte

le mura perimetrali sono presenti numerose torri d'osservazione. Nel carcere-

modello, quindi nel caso particolare di Fleury-Merogis, la sorveglianza a vista è

collocata tutta al centro, nelle sei guardiole dell'edificio circolare.

Tutto ciò fu pensato perché si volle ottenere una diversa modalità di detenzione che

mirava, come ho spiegato in precedenza, alla solitudine del prigioniero. Per questo

motivo non era necessario che ci fossero molte torri d'avvistamento per contrastare

l'evasione o le possibili rivolte, perché la socializzazione fra detenuti fu ridotta ai

minimi termini. Le celle furono concepite in una forma disgraziatamente nuova.

Una rivista di architettura spiega come sono fatte le celle: sono

distribuite lungo tutto il corridoio centrale. Le dimensioni di una

singola cella sono: 4 metri di profondità, 2,5 metri di larghezza e

2,5 metri d'altezza. Per ragioni di sicurezza, i pavimenti e i muri

dovranno essere realizzati in cemento armato. La finestra è in triplo

vetro, ma ritorneranno a essere installate le sbarre.

Le finestre, con “vetro impossibile da sfondare”, non presentavano sbarre perché agli

occhi del soggetto esterno la prigione non doveva essere percepita come un luogo di

reclusione; infatti, il “carcere prototipo” fu pensato come “una prigione senza

sbarre”.

All'interno dell'istituto penitenziario furono installati numerosi cancelli d'accesso ad

apertura elettronica e le porte d'acciaio delle celle erano spesse dieci centimetri.

Le mura delle vecchie prigioni erano state erette con materiali edili meno resistenti

all'erosione (mattoni, pietra o cemento non armato), a differenza delle nuove carceri

costruite sempre con cemento armato allo scopo di evitare anche le possibili

evasioni.

33

Un altro importante aspetto del carcere-modello fu il modo di ripartizione dei

detenuti nelle varie “eliche” o sezioni.

La disposizione dei detenuti per ogni elica avviene nel modo

seguente: nella D2, vengono disposti i giovani dai 18 ai 21 anni

che fanno riferimento al tribunale di Parigi; nella D4, i giovani che

fanno riferimento al tribunale della regione parigina, esclusa la

città di Parigi; nella D1 e D3, gli adulti, che vengono ordinati nelle

celle secondo l'ordine alfabetico; in più i detenuti ritenuti pericolosi

sono raggruppati nella D3 dove sono presenti decine di celle per

l'isolamento; la D5 non è ancora stata aperta: una cinquantina di

secondini già vi abitano. Sono presenti circa 500 sorveglianti per

elica.

Nella maggior parte delle prigioni la disposizione avveniva secondo i seguenti

parametri: tipo di reato compiuto, durata della condanna, precedenti penali,

detenzione preventiva o condanna definitiva.

A Fleury-Mérogis le differenze furono stabilite su basi biologiche (età), dati

anagrafici (alfabeto) e competenze giuridiche (differenti tribunali). La novità

allucinante della tecnica medica d'imprigionamento non fu soltanto la tipologia di

ripartizione dei detenuti, ma soprattutto la permanente violenza psico-fisica che si

impiegava nei confronti del corpo del detenuto.

LA PRIGIONE DISTOPICA

La definizione di distopia che il dizionario fornisce è :“utopia al contrario;

situazione, condizione futura presentata e descritta come negativa, sgradevole e non

auspicabile in alcun modo”. Il romanzo distopico racconta una società indesiderata

che deve ancora crearsi, amplificando quelle piccole tendenze negative già operanti

nel presente. Fleury-Mérogis fu considerata come la prigione del futuro, la prigione

distopica.

34

La prigione linda e pulita, la prigione silenziosa. Ma perché circola

tanto valium, e se rifiuti di prenderlo te lo iniettano direttamente.

La prigione senza sbarre. Ma le rimettono ogni giorno. La prigione

elettronica. Ma ti urlano gli ordini per altoparlante, e ti ascoltano

anche quando dormi. La prigione dell'avvenire, che sarà costruita

in tutta la Francia in decine di modelli.

Il progetto del Panopticon di Jeremy Bentham fu sperimentato alla lettera negli anni

'50 in Svezia, ma per fortuna non ebbe esiti positivi perché si verificò una completa

evasione dei detenuti.

La “prigione prototipo” di Fleury-Mérogis traeva molti spunti dal modello panoptico,

poiché, l'obiettivo principale fu quello di separare gli individui rompendo tutti i

legami che si potevano venire a creare. Per questi motivi fu necessario dividere lo

spazio assicurando una sorveglianza che allo stesso tempo doveva essere globale e

individualizzata. Questa nuova forma di reclusione portò a drammatiche

conseguenze.

La prigione modello, anzi la prigione-suicidio, [fu] la prigione

dove [si verificarono] più suicidi. In un anno, nella sezione D2, su

1500 giovani detenuti [ci furono] 75 casi di tentato suicidio.

L'individualizzazione dei reclusi elaborata a Fleury-Mérogis fu l'aspetto più

spaventoso poiché il prigioniero viveva in una costante condizione d'introspezione,

dura da sopportare per lungo tempo. I soli dialoghi che il detenuto poteva compiere

erano quelli con se stesso, gli educatori e perfino i sorveglianti; se questi ultimi due

soggetti non si recavano nelle celle, si restava “soli 23 ore su 24”, sentendo

solamente “il proprio battito del cuore”. Gli esiti prodotti dal lungo tempo trascorso

in solitudine forzata portarono i singoli prigionieri al progressivo smarrimento del

proprio sé.

35

La solitudine produce degli strani effetti: ti esamini tutto il tempo,

ti tocchi, ti senti invecchiare, mangi molto e ti vedi ingrassare.

Finisci per conoscere ogni minimo angolo della cella e non puoi

impedirti di scrutarla continuamente. Ci sono quelli che la lavano

tre volte al giorno.

Le giornate passate in cella dovevano essere occupate in qualche modo, ma, più i

detenuti si spingevano a “conoscere” quello spazio, per passare il tempo, più la cella

diventava il luogo dove i carcerati subivano la perdita di percezione esatta del loro

corpo e della loro mente. Questi erano gli effetti della vita di reclusione in

isolamento.

Un grande problema della direzione di Fleury-Mérogis fu, ad esempio, quello di

tenere sempre occupati i detenuti giovani della sezione D2 e D4. Una possibile

soluzione fu trovata nella ginnastica, la quale funzionava da dispositivo per

“disciplinare i corpi” e per “evitare una possibile rivolta”.

Nell'architettura della prigione-modello, infatti, il rapporto potere-corpo fu pensato

nei minimi dettagli e l'ambito disciplinare rappresentò “ la materialità del potere sul

corpo degli individui”. La tecnologia ebbe un ruolo sostanziale all'interno del

“carcere prototipo”, perché sottometteva il detenuto ad una costante pratica

disciplinare elettronica.

Rendiamocene conto: a Fleury un microfono è sempre acceso, non

hai nemmeno il diritto di parlare o di intonare un motivetto in cella.

Cerchi di canticchiare piano come in ogni prigione, e di

abbandonarti alla fantasia, e poi vieni svegliato di soprassalto dalla

voce dell'altoparlante.

Una delle “meraviglie tecnologiche” di Fleury-Mérogis, furono gli altoparlanti

presenti in ogni piano, diretti dagli uomini nell’edificio centrale: il quadro dei

comandi consentiva ai sorveglianti di comunicare con qualsiasi detenuto senza

spostarsi. Tutti i detenuti erano costretti ad ascoltare la comunicazione in qualsiasi

36

cella senza che la potessero interrompere. Dopo che un educatore ebbe la notizia che

il suo colloquio con un detenuto era stato registrato dai sorveglianti, i suoi colleghi

non si recarono più in una cella senza portare con sé dei cartoni per tappare

l’interfono; era così potente che la sera il secondino poteva sentire il respiro del

detenuto che dormiva. Forniamo qui un esempio di una delle modalità d’impiego

degli altoparlanti all’interno della prigione:

Sono le ore 6 e 45, sveglia!! Sveglia sono le 6 e 45 del mattino!!

Detenuti dalla cella numero 1 alla cella numero 28 prepararsi ad

uscire per l’ora d’aria. Uscirete al mio ordine. Le celle dovranno

essere pulite. Sarà fatta un’ispezione. Prepararsi ad uscire ( le porte

si aprono elettronicamente). Non uscite dalle vostre celle! (una

volta che le porte delle celle sono tutte aperte) Avanzate!

Mantenersi vicino alle porte (le guardie passano per l’ispezione).

Posizionarsi in fila nel corridoio centrale! (si deve andare su delle

piastrelle di colore nero allineate per tutto il corridoio centrale e

non si devono abbandonare). Avanzate! (le guardie aprono il

cancello che fa accedere alle scale)

Il dispositivo elettronico fu originariamente pensato per combattere le possibili

aggressioni ai sorveglianti da parte dei detenuti; a partire da tali intenzioni, però, ne

nacquero ben altre come è stato fatto notare prima. Gli effetti sul soggetto detenuto

furono spaventosi, poiché, l’oppressione psicologica permanente degli altoparlanti e

dell’interfono portò la maggior parte dei carcerati a cambiamenti di personalità

repentini e frequenti, fino ad arrivare al totale disequilibrio del sé: si diveniva o

completamente violenti o totalmente docili. Per Foucault la prigione è “uno

strumento di trasformazione degli individui”, e per scoprire in che maniera avvenga

il mutamento all’interno del soggetto occorre scrutare in che modo la pratica

d’imprigionamento “pesa sulle coscienze” e come “s’introduce all’interno dei corpi”.

L’analisi dell’opuscolo su Fleury-Mérogis si configura proprio nel senso appena

mostrato; Michel Foucault e tutti i membri del GIP considerarono questa importante

brochure come “una specie di soffio che manda in pezzi porte e finestre”.

37

UN RAGAZZO DI CHICAGO: GEORGE JACKSON

Il terzo opuscolo intitolato L'assassinat de George Jackson (L'assassinio di George

Jackson) uscì l'8 dicembre del 1971 e fu curato da Michel Foucault e Gilles Deleuze,

con prefazione di Jean Genet.

Chi era George Jackson? Un nero di diciotto anni che ne trascorse

undici in prigione per complicità in un furto di settanta dollari. [...]

George fu condannato con questa strana sentenza: un anno di

prigione o la prigione a vita. L’enunciato è curioso. Significa che

Jackson fu condannato a un anno di prigione, ma che alla fine

dell’anno sarebbe dovuto comparire di fronte a un parol board che

avrebbe deciso se liberarlo o trattenerlo. Il parol board l’ha

trattenuto undici volte, per undici anni. Evidentemente le guardie

di Soledad scoprivano in lui quasi ogni giorno, quasi ad ogni

istante, moti d’indipendenza, di una fierezza insopportabile per i

bianchi, una fierezza che definirono arroganza poiché proveniva da

un nero.

George Jackson nacque a Chicago il 23 settembre del 1941; celebre membro del

Black Panther Party (Partito delle pantere nere), fu ucciso nel cortile del carcere di

San Quintino in California il 21 agosto 1971 da un tiratore scelto del reparto di

sorveglianza della prigione; i media e l'amministrazione penitenziaria diedero una

loro versione dell’omicidio dichiarando che George Jackson, armato di pistola, fu

ucciso mentre tentava l’evasione dal braccio di massima sicurezza cercando di

mascherare ciò che accadde realmente. Dalle testimonianze dei secondini risultarono

innumerevoli contraddizioni che fecero crollare, quasi totalmente, la versione

dell'omicidio portata avanti dagli organi di stampa.

I membri del GIP dimostrarono un notevole interesse verso questo tragico

avvenimento, e con un aiuto considerevole di Jean Genet, soprannominato

“intellettuale maledetto” per via del suo straordinario impegno politico contro ogni

sopruso, riuscirono a dissezionare gli articoli della stampa americana mostrando il

delitto di Jackson come un evidente “omicidio politico dissimulato”. Nell'opuscolo

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sull'assassinio di George Jackson, l'inchiesta-intolleranza, a differenza dell'intenzione

iniziale che aveva lo scopo di portare alla luce le condizioni d'imprigionamento

tenute nascoste dallo stato francese, si configurò come una vera e propria attività di

contro-inchiesta poiché l'obiettivo era quello di confutare tutte le falsità costruite

dall'informazione mediatica e dal personale dirigente dell'istituto penitenziario di San

Quintino.

La funzione dell'inchiesta era quella di smascherare le architetture tecniche montate

dall'apparecchio dell'amministrazione penitenziaria generale californiana e

dell'informazione pubblica.

Per diverse settimane i giornali americani hanno pubblicato

resoconti sulla morte di Jackson. E tutti, o quasi, divergono gli uni

dagli altri. Ad ogni passo s’incontrano assurdità, contraddizioni.

Una volta gli avvenimenti hanno inizio alle 15.10, un’altra volta

alle 14.25. Ora si dice che il revolver è un calibro 9, ora che è un

38. Ora Jackson porta una parrucca, ora non la porta. Il sabato si

parla di una vampata di trenta secondi; il lunedì di un lungo

massacro per trenta minuti. La maggior parte di queste notizie

provengono direttamente dalla direzione del penitenziario.

La volontà della contro-inchiesta non era solamente quella di mostrare le

incongruenze delle testimonianze sull’uccisione del più conosciuto membro delle

Black Panthers all’interno delle prigioni, bensì il GIP cercò di dare una propria

interpretazione del tragico avvenimento e, in un secondo momento, divulgò le più

importanti interviste di Jackson svolte durante i colloqui in prigione, rendendo così

noto il suo pensiero.

IL SENSO DELL'INCHIESTA E DELL'ASSASSINIO

Nel brevissimo paragrafo finale dell'opuscolo, probabilmente scritto da Michel

Foucault, furono riportate alcune riflessioni sull'assassinio di George Jackson chiare

e taglienti: l'atto dell'omicidio nei confronti del leader nero veniva riconosciuto come

“un'azione di guerra”.

39

Una riflessione simile era stata articolata in precedenza anche dallo stesso membro

delle Black Panthers, giacché riuscì ad intuire il verificarsi di una condizione

generale all'interno delle prigioni dove si era formato “un fronte di guerra” perché

“grazie ai militanti rivoluzionari imprigionati”, i detenuti “comuni” si trasformarono

“in rivoluzionari nel corso stesso della loro detenzione”.

Jackson l’aveva detto: quel che sta accadendo nelle prigioni è la

guerra. Un guerra che ha altri fronti: nei ghetti neri, in seno

all’esercito, davanti ai tribunali.

Lo stato di guerra, in queste preziose righe, è concepito come uno scontro tra due

fazioni contrapposte che, per interessi divergenti, combattono continuamente fino ad

arrivare alla subordinazione forzata di una delle due parti. Il conflitto nasce da

molteplici cause derivanti dalla particolare condizione di sottomissione di una

singola fazione e giunge a formarsi materialmente quando il rapporto di possibilità

d'azione e d'immaginario muta improvvisamente poiché la mistificazione della

volontà soggiogante e dominatrice viene spezzata.

George Jackson, ritrovandosi in una situazione determinata da vari episodi (spiegati

all’inizio del capitolo) accaduti durante la sua esistenza, riuscì a far germogliare il

rapporto di potere antagonista delle Black Panthers in un luogo in cui seminare la

politicizzazione tra individui reclusi era notevolmente complesso: la prigione.

Nel movimento delle prigioni

Jackson occupa un posto chiave. È uno dei primi leader

rivoluzionari che abbia acquisito una formazione politica

interamente in prigione, ed è altresì il primo la cui azione politica

si sia svolta unicamente nell’ambito della prigione, il primo che

abbia svolto un’analisi di classe dei prigionieri, attribuendo ai

detenuti un ruolo specifico nel processo rivoluzionario. Jackson

viene ucciso esattamente quando arriva il momento che egli aveva

preannunciato, quello in cui “i neri, i bruni e i bianchi” si lasciano

ingannare ogni giorno di meno dalle trappole di un razzismo

organizzato, ma cominciano a presentare un fronte di resistenza

40

comune, persino all’interno delle prigioni. […] Moltissime cose

sfuggono al potere, a cominciare dalle sue stesse azioni, che

prepara in segreto e poi non sa dominare. L’assassinio di Jackson è

uno di questi fatti.

L'assassinio di uno dei leader delle Black Panthers fece nascere numerose rivolte

nelle prigioni statunitensi, ma furono soppresse crudelmente dalla polizia procurando

la morte di decine di reclusi; solo nella prigione di Attica morirono 39 persone tra cui

10 ostaggi uccisi dagli stessi poliziotti durante l'assalto al carcere per reprimere la

rivolta.

La prassi di liberazione quotidiana di George Jackson, nei confronti dei “fratelli neri,

bruni e bianchi” detenuti, e il suo pensiero, ebbero una considerazione notevole da

parte di tutta quella moltitudine di soggetti che ambivano alla distruzione di un certo

modo di vivere e alla costruzione di una diversa vita basata su esigenze dissonanti.

IL PENSIERO DI JACKSON

Nelle riflessioni di George Jackson furono trovati diversi punti di discussione che

non procurarono però grandi contrapposizioni tra organizzazioni politiche degli anni

'60 e '70, perché venne preso in maggior considerazione il risultato che la pratica di

liberazione quotidiana di un singolo o di un gruppo produceva. Tutti i diversi

ragionamenti di Jackson derivavano dalla sua incessante attività all'interno delle

Black Panthers, che rappresentavano per il prigioniero di Chicago “l'unico strumento

di liberazione dei neri” e “l'unico mezzo per elevare il livello di coscienza dei

rivoluzionari neri”, perché questo gruppo era diventato e veniva di conseguenza

considerato come l'unico organismo che potesse consentire “la sopravvivenza della

comunità nera”.

Il Partito delle Pantere Nere [è] effettivamente la massima

organizzazione nera di questo paese e l’unica organizzazione

rivoluzionaria. Dobbiamo essere l’avanguardia perché ci troviamo

di fronte ad una evidentissima oppressione: a una necessità

41

oggettiva. Perché nella comunità nera sono presenti le condizioni

oggettive e soggettive per la rivoluzione.

L'avanguardia fu concepita come “tentativo per costruire” una possibile

organizzazione di un “fronte comune” con lo scopo di “guidare la gente in una giusta

direzione”; qualora la prova sperimentata non avesse avuto successo, non c'era “che

da ricominciare”. Le condizioni oggettive e soggettive parlarono da sole: senza il

bisogno di grandi spiegazioni, tutti i neri d'America vivevano e subivano ogni giorno

gli spietati atti violenti della polizia ed ogni nero era stato disposto a combattere

strenuamente la maggior parte delle iniquità, mettendo in pericolo la sua stessa vita.

George Jackson, davanti alla situazione dell'epoca, si considerò un “focolaio

detonatore” che forniva un innesco di un primo possibile approccio “all'attività

rivoluzionaria”, affinché si potessero estinguere “le contraddizioni razziali e di

classe” . Questo personale approccio alla realtà ebbe origine da un preciso principio:

La teoria dei focolai detonatori [...] stabilisce un legame tra due

forze diverse: una forza politica e una forza militare. Il focolaio

detonatore, l’iniziativa, la spinta, il motore della rivoluzione deve

essere appoggiato da una forza politica. Quando si passa all’azione

con l’idea di dare un esempio, e non c’è nessuno che segua, che

costruisca un contropotere, che ricostruisca il mondo del popolo a

mano a mano che si distrugge, che cosa succede? Si resta a mani

vuote.

L’azione, per essere efficace, doveva essere formata da due parti tra loro inscindibili: il

politico, cioè l'azione costruttiva vista effettivamente da Jackson nella colazione per i

bambini neri organizzata dalle Black Panthers, e il militare, vista come l'azione distruttiva

atta a depredare l'agibilità produttiva del gruppo dominante.

I Weartherman Underground, gruppo politico che compiva azioni di sabotaggio negli Stati

Uniti d’America per ostacolare la guerra in Vietnam, secondo il parere di George Jackson,

non disponevano della parte politica, pur avendo un'efficace pratica militare, in quanto

miravano solamente alla distruzione logistica della produzione capitalistica senza riuscire ad

42

ottenere nuove possibili pratiche di ricomposizione di vita del popolo.

I “weatherman” non sono e non possono essere più incisivi perché

la loro attività politica non ha un’organizzazione, né essi hanno

prospettive politiche. Infatti, pur distruggendo la forza di resistenza

e la capacità produttiva della classe al potere, si deve anche

ricostruire il mondo del popolo. È, questo, il compito politico del

popolo.

I Weatherman Underground si formarono negli Stati Uniti d'America durante il 1968

dalla scissione all'interno del movimento Studenti per una Società Democratica nato

in precedenza dalle mobilitazioni di opposizione alla guerra in Vietnam. Il motivo

della divisione all'interno del “movimento democratico” fu causato da contenuti e

modalità d'azione differenti dalle ortodosse personalità che facevano della non

violenza un dogma e non un semplice mezzo da applicare secondo le esigenze del

momento per raggiungere un determinato scopo. I Weatherman combatterono

principalmente contro la guerra in Vietnam andando a colpire negli Stati Uniti varie

strutture collegate con la spedizione di conquista militare ed economica del paese

asiatico.

George Jackson, pur criticando la pratica dei Weatherman, si sforzò sempre di

comprenderli rendendosi conto che il gruppo possedeva “una visione del mondo

veramente internazionalista”.

Non desidero sembrare eccessivamente critico nei riguardi dei

“weatherman”, tanto più che cerco di capirli. E poi non è il caso di

discutere per stabilire qual è il partito d’avanguardia. Non è questo

il problema; il problema è l’emancipazione incondizionata del

popolo, la sua liberazione e l’organizzazione del “fronte”.

I Weatherman iniziarono a compiere determinate azioni perché volevano dare prova

che muoversi su specifiche pratiche era possibile e desideravano, dunque, la

43

formazione di altri gruppi d'azione negli Stati Uniti con lo scopo di ostacolare la

guerra in Vietnam. L'opinione di George Jackson riguardo alle Black Panthers era

simile, tuttavia sussisteva una piccola differenza: i progetti e la preparazione di

strutture politiche dovevano aver inizio a partire dalla comunità nera statunitense

perché in quell'ambito sociale esistevano “le condizioni oggettive necessarie” sia

economiche che politiche.

Il punto d'incontro tra i due gruppi fu la volontà di diffondere la contaminazione

ribelle con la speranza che altre comunità potessero venire toccate dal desiderio di

rivolta. Le due “organizzazioni politiche” furono sempre in continuo dialogo, poiché

l'obiettivo comune mirava verso una possibile liberazione dalle ingiustizie dominanti.

La diffusione del pensiero di Jackson, oltre ad essere costituito da interessanti spunti

originali, fu molto importante per non far affossare nelle tenebre il suo spirito nero

indocile. La stampa e la direzione penitenziaria, dopo l'assassinio, mirarono

all'annichilimento dello spirito della sua personalità scambiandola con un'immagine

alterata. Ciononostante il GIP, avendo compreso la concreta situazione infamante,

riuscì a comporre questo prezioso opuscolo ostacolando, anche in Europa, la

campagna diffamatoria che si stava espandendo nei confronti del prigioniero nero più

conosciuto nell'America degli anni '70.

44

SUICIDI E PRIGIONI

A partire dalla primavera del 1972 fino ad arrivare all'inizio del gennaio 1973 si

verificarono numerosi suicidi nelle prigioni francesi: il GIP ne registrò 32, Le monde

nell'edizione del 5 gennaio 1973 ne riepilogò 37, il CERFI ( Centre d'Études, de

Recherche et de Formation Institutionnelles, animato da Félix Guattari) ne conteggiò

45, l'amministrazione penitenziaria si fermò a 36 e rese noti 172 casi di tentato

suicidio. I dati usciti dagli uffici della gestione degli istituti penitenziari non erano

attendibili poiché alcuni suicidi furono derubricati come decessi ordinari con lo

scopo di occultare ogni tipo di responsabilità. La tragica ondata dei suicidi fu causata

in maggior parte dalle riforme penitenziarie, pretese dai detenuti attraverso numerose

rivolte nelle prigioni, che erano state promesse ai reclusi dal governo francese ma

mai effettivamente stilate. Seguendo la primaria spinta che il GIP si era dato

(l'inchiesta-intolleranza), il 21 gennaio del 1973 uscì il quarto e ultimo opuscolo

della collana Intolérable, curato da Gilles Deleuze e Daniel Defert, Suicide de prison

che, secondo Defert,

rivelò la ricaduta del movimento delle rivolte collettive nelle

prigioni, il rovesciamento su di sé di una violenza che il nuovo

contesto non permetteva più di rendere collettiva.

Nella brochure sono elencati i nominativi dei trentadue detenuti morti per suicidio, di

cui sette diverse narrazioni più articolate, con ampio spazio lasciato alle lettere di

H.M., il trentunenne Gérard Grandmontagne, arrestato la prima volta nel 1957 per

furto di cioccolatini, reincarcerato più volte per vari reati di furto, pena prolungata da

due anni a quindici anni di prigione per oltraggio e liti varie, trasferito in una

quindicina di prigioni, tossicodipendente e omosessuale (considerati all'epoca reati

punibili con l'isolamento), più volte additato dagli psichiatri della prigione come

tendente al suicidio, infine punito per omosessualità dal direttore della prigione di

Fresnes, s'impiccò in una cella d'isolamento il 25 settembre del 1972. Le

straordinarie e bellissime lettere di H.M.

parlano di ogni sorta di voglia di fuggire, come di vivere. Non una

45

evasione impossibile. Ma fuggire dalle pieghe della polizia che lo

hanno portato in prigione. Fuggire in India dove voleva andare

prima del suo ultimo arresto. Fuga spirituale alla Krishna. O

meglio, nella prigione stessa, fuggire dal posto, e sfuggire a se

stesso sconfiggendo alcuni personaggi che lo abitano, fuggire alla

maniera degli schizofrenici, e dell'antipsichiatria.

Secondo il GIP, i suicidi non erano causati da specifici problemi personali come

particolari biografie difficili o fragilità psichiche dell'individuo recluso, ma erano

provocati da innumerevoli soprusi sui detenuti compiuti dal personale

dell'amministrazione penitenziaria e da tutti gli organi istituzionali collegati ad essa(

sistema giudiziario e sistema penale).

Questi suicidi non sono solamente suicidi in prigione, il regime e

l'amministrazione penitenziaria, il sistema penale sono coinvolti

attivamente. Questi sono suicidi di prigione.

Questa profonda distinzione mostrò quanto l'atto autolesionista fosse scatenato da

precise pratiche definite nella struttura della prigione, la quale doveva trascinare il

duro peso di tutte le morti determinate dall'uso di un modo maniacale relativo ad una

specifica metodologia del sistema d'imprigionamento, come l'isolamento, che

possedeva un concentrato di ossessiva violenza psichica sull'individuo.

L'azione estrema del suicidio fu compresa dai membri del GIP da un punto di vista

lucido e originale poiché, seppur trattandosi di un gesto basato su una decisione

solamente individuale, fu fatto rientrare nel campo della ribellione collettiva con

motivazioni formulate e scritte nella prima pagina dell'opuscolo.

Ci sono sempre stati dei suicidi nelle prigioni, delle

«automutilazioni» come dicono i rapporti ufficiali. Quest'anno,

sono numerosi più che mai, e hanno un altro significato, un'altra

ripercussione.

1° Poco tempo fa, i detenuti si uccidevano per ragioni personali

(depressione, salute, pensieri familiari) che si sommavano alle

condizioni della prigione, rendendo la loro vita impossibile. Al

46

contrario, molti suicidi odierni si iscrivono invece nella vita del

carcere stesso ed esprimono la lotta contro il sistema penitenziario;

fanno anche parte della rivolta questi uomini che non dispongono

che dei loro corpi per battersi e resistere.

2° Poco tempo fa gli altri detenuti accettavano i suicidi nel silenzio

e nella prostrazione: per loro era una questione personale. Oggi,

attraverso azioni collettive, essi rinnovano il ricordo della morte

dei loro compagni (Dijon, Grenoble, Fleury, Fresnes).

3° Le irrisorie promesse di riforme, per lo più mai mantenute, sono

una delle cause principali dei suicidi. Fanno parte di una

repressione più diretta: alla minima protesta segue un incremento

dei sorveglianti ed è presente una totale indifferenza verso forme di

lotta tradizionale come lo sciopero della fame. Il suicidio diviene

obbligatoriamente l'ultima tappa. Non bisogna credere che i suicidi

segnino la fine delle rivolte: è un aspetto dell'intolleranza collettiva

dei detenuti, è il tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica.

Ogni recente suicidio s'inscrive già nelle forme di combattimento

del domani.

Dopo l'ultimo opuscolo i membri del GIP decisero di sciogliere il gruppo perché

notarono che il compito prefissato agli albori dell'iniziale costituzione incominciava

ad essere svolto in una maniera più dinamica rispetto al passato. L'ex-detenuto Serge

Livrozet fondò il C.A.P (Comité d'Action des Prisonniers ), mentre personaggi come

Gilles Deleuze e Daniel Defert s'impegnarono nel già costituito

A.D.D.D.(Association pour la Défense des Droits des Détenus) che offriva assistenza

giudiziaria ai detenuti e alle loro famiglie.

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LA PRIGIONE GIORNO PER GIORNO DI DANIEL DEFERT

ELEMENTI PER UNA CRONOLOGIA, APRILE 1970 - GENNAIO 1973

1970

30 Aprile Voto da parte dell'Assemblea Nazionale della legge detta “anti-casseur”, in

prima lettura.

25 maggio A Parigi meeting nel Palais de la Mutualité a sostegno degli imprigionati.

27 maggio Dissoluzione della Gauche prolétarienne (GP) per mano del consiglio dei

ministri.

25 giugno Arresto di Alain Geismar, dirigente della Gauche prolétarienne.

26 giugno Fondazione del Soccorso rosso (Secours Rouge SR).

1-15 settembre Sciopero della fame dei 29 militanti “maoisti” imprigionati.

4 settembre Il giudice d'applicazione delle pene (JAP) di Clairvaux avverte il

guardasigilli del clima di “incremento della rabbia” che è presente alla casa centrale.

15 settembre A Parigi, manifestazione in piazza Vendome delle famiglie dei

prigionieri politici.

22 settembre I guardasigilli cedono e annunciano la modificazione del regime di

detenzione dei militanti politici in sciopero della fame.

23 settembre Primo numero della rivista Tout!, l'organo di stampa di Viva la

Rivoluzione (VLR).

25 settembre Gli scioperanti della fame interrompono il loro movimento.

20-22 ottobre Condanna di Alain Geismar nel tribunale di correzione di Parigi a 18

mesi di prigione; manifestazione dei militanti di Viva la Rivoluzione davanti alla

prigione femminile di La Roquette a Parigi per ricordare che i diritti comuni sono

anche dei prigionieri politici.

24 ottobre A Nantes manifestazione di solidarietà proibita: 20 arresti.

4 novembre Tribuna libera su Le Monde degli avvocati Jean-Denis Bredin e Robert

Badinter sulla repressione giudiziaria.

12 novembre In Italia, l'organizzazione Lotta Continua annuncia la ribellione

generalizzata e la resistenza alla “strategia della tensione”.

17-18 novembre Comparsa davanti alla Corte di sicurezza dello Stato da parte dei

militanti di Viva la Rivoluzione che avevano attaccato il municipio di Melun il 6

48

marzo.

20-24 novembre Alain Geismar é condannato dalla Corte di sicurezza dello Stato a

due anni di prigione, 10.000 franchi di ammenda e la privazione dei diritti civili e

familiari per la ricostituzione del gruppo dissolto; questa pena non è da confondere

con quella del tribunale di correzione: l'arresto sarà cancellato dalla Corte di

cassazione.

Dicembre Pubblicazione, sotto l'egida del Soccorso Rosso, di Combat des détenus

politiques con Maspero che fa un resoconto dello sciopero della fame di settembre.

1 dicembre I guardasigilli pubblicano una circolare d'applicazione sulla detenzione

provvisoria( legge del 17 luglio 1970).

2 dicembre A Parigi, lezione inaugurativa di Michel Foucault al Collège de France,

cattedra di storia dei sistemi di pensiero, mentre il Quartiere Latino è bloccato dalla

polizia; lo stesso giorno la conferma della pena di Geismar nell'undicesima camera

della corte d'appello di Parigi.

12 dicembre Iniziativa del tribunale popolare di Lens , con Jean-Paul Sartre.

14 dicembre Processo, davanti alla Corte di sicurezza dello Stato, di due militanti

della Gauche Prolétarienne, accusati di avere incendiato l'edificio di Houillères de

Lens.

23 dicembre Decreto d'applicazione sul controllo giudiziario, seguito da una

circolare il 28 dicembre (legge del 17 luglio).

1971

Gennaio Sulla stampa locale, denuncia di un avvocato per le condizioni di detenzione

nella prigione di Draguignan (sovraffollamento e assenza di riscaldamento).

5 gennaio Nella prigione di Toulouse, sciopero della fame di quattro detenuti politici.

14 gennaio Nuovo sciopero della fame in prigione di una ventina di militanti

“maoisti”.

15 gennaio Pubblicazione del primo numero del giornale J'accuse diretto da Jean-

Paul Sartre.

21 gennaio “Dichiarazione dei prigionieri politici”.

23 gennaio A Parigi, manifestazione davanti alla Santé in solidarietà con gli

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scioperanti della fame.

27 gennaio Tribuna aperta di Casamayor su Le Monde. Manifestazione davanti alla

prigione per le donne nella Petite-Roquette: il “Movimento del 27 maggio” rivendica

l'azione.

28 gennaio Sciopero della fame di solidarietà agli undici prigionieri politici militanti

del Soccorso Rosso.

29 gennaio A Parigi, di fronte alla prigione della Santé, azione di “Nuova resistenza

popolare” (organizzazione maoista), che lancia una serie di razzi illuminanti e

diffonde un messaggio in direzione dei prigionieri.

1 febbraio A Parigi, manifestazione del Soccorso Rosso in favore dei militanti

detenuti. A Lille, i giovani maoisti del “27 maggio”, sigla della Gauche prolétarienne

dissolta, attaccano la direzione dell'amministrazione penitenziaria.

3 febbraio Per solidarietà con i prigionieri politici che fanno lo sciopero della fame,

per ottenere il regime speciale, sciopero della fame di alcuni insegnanti e ricercatori

dell'università parigina La Sorbona. Sette donne e madri, fra cui Redith Geismar,

s'incatenano alla rampa della scala principale della stazione Saint-Lazare a Parigi.

Lancio di molotov contro due macchine della polizia posizionate in via della Santé a

Parigi. A Marsiglia, manifestazione di sostegno del Soccorso Rosso.

4 febbraio Riunione del professore Alfred Kastler, premio Nobel di fisica, Laurent

Schwartz, Pail Ricoeur e Pierre Vidal-Naquet, vicepresidente della Lega dei diritti

dell'Uomo, con i guardasigilli sulla situazione dei militanti imprigionati. Saccheggio

del locale degli scioperanti della fame della cappella Saint-Bernard.

5 febbraio Il “Movimento 27 maggio” lancia delle molotov contro il commissariato

del V arrondissement di Parigi, Piazza del Pantheon. La CFDT richiede attraverso un

comunicato il regime politico per i detenuti in sciopero della fame.

6 febbraio Meeting del Soccorso Rosso: a Halle-aux-Vins (Jussieu) radunati 3000

giovani.

8 febbraio Dei detenuti prendono in ostaggio alla casa d'arresto d' Aix-en-Provence

un 'infermiera e un assistente sociale. Due detenuti feriti dalla polizia muoiono

all'ospedale Baumettes. Una sala del comune di Lille è occupata dai militanti del

Soccorso Rosso. Tre dei loro iniziano uno sciopero della fame di solidarietà. A

Parigi, alla cappella Saint-Bernard, conferenza stampa degli avvocati dei detenuti

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politici per annunciare la sospensione dello sciopero della fame dei militanti

imprigionati e del loro comitato di sostegno. Michel Foucault, con al suo fianco Jean-

Marie Domenach e Pierre Vidal-Naquet, annunciano la creazione del GIP (Gruppo

d'informazione sulle prigioni), la cui sede è il domicilio di Michel Foucault.

9 febbraio I guardasigilli annunciano la creazione di una commissione per

determinare i criteri di conseguimento del regime penitenziario speciale (delitti

politici), la commissione Pleven. Manifestazione del Soccorso Rosso al Sacro-Cuore

a Parigi, in sostegno ai prigionieri che chiedono il “regime speciale”. Richard

Deshayes, leader del Fronte della liberazione della gioventù (FLJ) è accecato da un

lacrimogeno lanciato ad altezza uomo.

14 febbraio Conferenza stampa di Jean-Paul Sartre per protestare contro la virulenza

della polizia al Sacré-Coeur.

17 febbraio La Cause du peuple pubblica un comunicato di vittoria facente

riferimento agli scioperi dei prigionieri politici del FLN.

13 marzo Jean Ferniot pubblica un reportage su France-Soir sulla sua visita in una

“prigione modello”, Fleury-Mérogis.

15 marzo Prima riunione a porte chiuse della commissione Pleven. Pubblicazione di

un decreto che riforma la gestione del salario guadagnato dai detenuti: a loro è

permesso di conservare la totalità del loro salario fino a quattro franchi.

Pubblicazione di un testo-appello del GIP per l'inchiesta-intolleranza. Pubblicazione

di un intervista di Foucault sulle prigioni in Politique Hebdo, n°24: “Inchiesta sulle

prigioni: abbattere le barriere del silenzio” (pp. 4-6); alle domande di C.Angeli

rispondono P. Vidal-Naquet e Foucault, il quale riferisce particolarmente la sua

esperienza alla Santé il sabato durante le parlate con le famiglie, dà estratti di lettere

dei detenuti, e ricorda gli avvenimenti del 17 ottobre 1961 (massacro di algerini

anticolonialisti a Parigi).

18 marzo A Parigi, arresto da parte della polizia municipale di sette persone che

distribuivano davanti alla prigione di Petite Roquette dei questionari del GIP.

20 marzo Journal officiel del 20 marzo: risposta dei guardasigilli ad una domanda

scritta da Michel Rocard sui metodi dell'amministrazione penitenziaria.

23 marzo Rivolta di un detenuto con la minaccia di prendere degli ostaggi alla casa

centrale di Muret.

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31 marzo A Corse, scoppio di una polemica sul penitenziario di Casabianda.

1 aprile Secondo i dati dell'amministrazione penitenziaria, la Francia conta 84

prigioni che detengono 20 000 detenuti ma possono disporre di 15 557 posti.

1-13 aprile Michel Foucault, in viaggio nel Québec, incontra gli indipendentisti,

visita in prigione Pierre Vallières (autore di Negri bianchi d'America) e dà

un’intervista a Radio-Canada sul GIP.

2 aprile Pubblicazione in francese del libro di George Jackson, I Fratelli Soledad,

prefazione di Jean Genet.

Pasqua I detenuti di Torino e Milano si rivoltano e distruggono sistematicamente la

prigione.

12 aprile Pubblicazione di più dossier dell' Espresso sulle prigioni( 12-26 aprile).

24 aprile Prima riunione pubblica del GIP (via Buffon a Parigi).

29 aprile Dimissioni di Jean-Jacques de Felice, avvocato degli scioperanti della fame

e membro della Lega dei diritti dell'Uomo, dalla commissione Pleven istituita il 10

febbraio 1971.

1 maggio Arresto di Michel Foucault, Jean-Marie Domenach e una dozzina di

membri del GIP davanti alla prigione di Fresnes e della Santé che distribuivano un

testo sull'abolizione della cassa giudiziaria. Michel Foucault denuncia i poliziotti per

arresto illegale, attentato alla libertà pubblica, ingiurie pubbliche e violenza leggera

con premeditazione.

3 maggio Pubblicazione sul Nouvel Observateur, sotto il titolo “L'école des

“matons””, di documenti interni della scuola di formazione dei guardiani di prigione

trasmessi dal GIP al giornalista Michèle Manceaux.

5 maggio Pubblicazione su Combat “La prigione dappertutto”, articolo di Michel

Foucault scritto in risposta al suo arresto del 1 maggio. Otto giovani detenuti si

ribellano a Fleury-Merogis.

6 maggio Risposta del guardasigilli ad una domanda scritta da un deputato UDR

inquietato dall'oziosità dei detenuti: 60% fra di loro lavorano.

11 maggio Alexandre Parodi, relatore della commissione Pleven, consegna i suoi

rapporti al Ministero.

20 maggio Invitato in Tunisia, Michel Foucault interviene invano di fronte alle

autorità in favore dei militanti tunisini detenuti.

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22 maggio Dieci persone del GIP sporgono denuncia contro ignoti per attentato alla

libertà individuale, arresto illegale, sequestro, violenza con premeditazione e ingiurie

sul modello della denuncia fatta da Michel Foucault.

24 maggio Pubblicazione sul n°1 di Cause du Peuple-J'accuse di un articolo del GIP

intitolato: “La prigione la posta in gioco di una lotta. Quando l'informazione è lotta”.

29 maggio Pestaggio del giornalista del Nouvel Observateur Alain Jaubert, alla fine

della manifestazione ad Antillais. Dopo qualche giorno è costituita una commissione

d'inchiesta; comprende specialmente Denis Langlois (Lega dei diritti dell'Uomo),

Gilles Deleuze, Michel Foucault, e Claude Mauriac.

30 maggio Il padre Vernet, cappellano generale assistente della prigione, pubblica su

La Gazzette du Palais un testo che propone “ L'abolizione della pena di morte”.

4 giugno Pubblicazione del GIP di un primo opuscolo “Intolerable” edizione Champ

Libre: Inchiesta in 20 prigioni.

8 giugno Le monde si rende conto dell’importanza dell'inchiesta del GIP e dà la

parola a Jean-Marie Domenach.

9 giugno A Parigi riunione del GIP con le famiglie dei detenuti, alla sede della Lega

dei diritti dell'Uomo.

24 giugno A Parigi, sfratto della polizia nella “casa dei delinquenti” nei confronti di

giovani a Epinettes. Il GIP stima che l'educazione monitorata è passibile delle stesse

critiche delle prigioni.

25 giugno Pubblicazione di una circolare che autorizza, a partire dal 12 luglio, i

detenuti alla lettura di un quotidiano “francese d'informazione generale o sportiva

non specializzato, a condizione che non dovrà essere soggetto a confisca nei prossimi

tre mesi”[ periodo di prova].

7 luglio Nuova comparsa di Alain Geismar davanti alla Corte di sicurezza dello

Stato: è condannato a 18 mesi senza condizionale, senza privazione di diritti, e le

pene questa volta sono diverse.

9 luglio Pubblicazione sul Journal officiel (n°160) d'una legge preventiva delle pene

di reclusione criminale perpetuata per gli autori di presa d'ostaggi.

27 luglio A Lione, il sorvegliante principale della prigione Saint-Paul è aggredito da

un detenuto, estenuato dalle sevizie subite; il sorvegliante muore un mese più tardi.

5 agosto Pubblicazione di una circolare AP 71-6 bis: la lettura della stampa

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quotidiana in prigione è autorizzata a partire1 dal 16 agosto: uno degli obiettivi è di

mettere la regolamentazione in armonia con le regole ad minima elaborate dal

Consiglio d'Europa.

10-14 agosto A Grenoble, i detenuti della casa d'arresto Saint-Joseph entrano in

sciopero della fame.

21-22 agosto Evasione di dieci detenuti dalla casa d'arresto di Perpignan.

21 agosto Assassinio del leader nero George Jackson da una guardia nella prigione di

San Quentin in California.

23-26 agosto Sette dei dieci evasi dalla casa d'arresto di Perpignan sono ritrovati e

arrestati.

24 agosto Josette d'Escrivan, assistente sociale a Fresnes, allerta il consolato degli

Stati Uniti sul caso di un cittadino americano imprigionato che è stato picchiato e

messo in isolamento dopo un tentativo di suicidio. La signora Escrivan è incolpata

poi licenziata il 14 dicembre 1971 dalla Croce Rossa su domanda

dell'amministrazione penitenziaria.

28 agosto Morte di un sorvegliante della prigione ferito da un detenuto a Lione.

31 agosto Celebrazione in onore di un guardasigilli organizzata da un sorvegliante di

Lione.

1-2 settembre Alla casa centrale di Melun, sciopero dei detenuti e sabotaggio del

reparto contro i sorveglianti.

10-14 settembre Rivolta della prigione d'Attica (Stato di New York), prese in

ostaggio 46 guardie, conclusa con la morte di 32 detenuti e 11 guardie.

18 settembre Molte migliaia di persone manifestano a New York per protestare

contro l'assalto inferto il 13 settembre nella prigione d'Attica.

19 settembre Il decreto modifica le condizioni d'attribuzione del regime penitenziario

speciale scritto nel Journal officiel : il regime speciale è accordato dopo il consiglio

di una commissione presieduta da un magistrato.

20 settembre Adozione di un decreto mirato ad autorizzare il permesso d'uscita dei

detenuti con lo scopo di far mantenere i legami familiari, preparando i detenuti al

reinserimento sociale (esisteva già, questi permessi non sono stati applicati).

21-22 settembre Aube, Claude Buffet e Roger Bontems, detenuti della prigione di

Clairvaux, prendono un infermiera e un sorvegliante in ostaggio. Claude Buffet li

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uccide. Il giudice d'applicazione della pena, Petit mette in causa la durezza del

regime carcerario di Clairvaux, e lo psichiatra dell'istituto si lamenta di non essere

stato chiamato per la mediazione.

23 settembre A Fleury- Merogis, arresto del lavoro dei sorveglianti all'annuncio degli

avvenimenti di Clairvaux.

24-25 settembre A Fleury-Merogis, giorno d'azione delle guardie (soppressione delle

visite e della radio) il giorno di sepoltura delle vittime di Clairvaux. Protesta dei

giovani detenuti che sono pestati dai sorveglianti in borghese. Trasmissione

televisiva al Club della stampa sul dramma di Clairvaux e le prigioni di Francia. Le

guardie di Clairvaux chiedono la pena di morte per tutte le uccisioni commesse

all'interno della prigione. Durante una conferenza stampa di delegati CGT, FO e

CFDT, i sindacati dichiarano “noi reclamiamo un aumento immediato effettivo del

10%”. Roussel, direttore del Sindacato del personale : “Su trenta o trentacinque mila

detenuti, ci possono essere 1500 a 2000 guardie credo.”

26 settembre Condanna di quattro membri del GIP per aver distribuito dei volantini

alle porte della prigione di Fresnes.

29 settembre Tribuna di Robert Badinter intitolata “La legge del taglione?” ,

pubblicata su Le Monde. Claude Buffet e Roger Bontemps sono accusati di sequestro

d'ostaggi e omicidio.

Ottobre Seminario offerto dal dipartimento di filosofia dell' università di Parigi-

Vincennes per l'anno 1971-1972:” Analisi di lotta nelle prigioni” di Danielle

Rancière.

1 ottobre Due detenuti sono condannati a cinque anni di prigione per avere ferito un

sorvegliante.

5 ottobre Pubblicazione su Le Monde di una testimonianza di un detenuto preso a

pugni nel momento della sua uscita di prigione. Il GIP decide di aprire un’inchiesta

dopo l'incidente di Fleury-Merogis del 26 settembre.

8 ottobre Claude Buffet e Roger Bontems sono trasferiti, il primo alla prigione di

Melun, il secondo alla prigione d'Auxerre con sanzione disciplinare di 90 giorni

d'isolamento per tentativo d'evasione.

13 ottobre A Fresnes, sciopero della fame di un detenuto contro la sua detenzione

preventiva.

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14 ottobre A Marsiglia, un detenuto della prigione di Baumettes è ucciso a colpi di

pistola da un sorvegliante, dopo un tentativo di evasione e di presa in ostaggio di

un'infermiera.

16 ottobre Rapporto d'inchiesta del GIP sugli avvenimenti della fine del mese di

settembre a Fleury-Merogis, pubblicato in un bollettino speciale dell'Agenzia di

stampa Liberazione Internazionale.

29 ottobre Annuncio della stampa di un suicidio per impiccagione di un detenuto

della prigione di Caen, incarcerato per furto e vagabondaggio.

11 novembre A Parigi, meeting alla Mutualité organizzato dal GIP sulla situazione

delle prigioni francesi e americane. Dopo la proiezione del film girato nelle prigioni

di Soledad e San Quentin, davanti a più di 6000 persone, le famiglie dei detenuti e

anziani prigionieri testimoniano per la prima volta.

12 novembre Alla prosecuzione degli incidenti nelle prigioni, il guardasigilli Pleven

sopprime il pacco dei viveri eccezionalmente autorizzato ai detenuti per Natale.

14-15 novembre Alla casa d'arresto di Draguignan (Var), un centinaio di detenuti

protestano per tre ore contro le loro condizioni generali di detenzione e in particolare

contro la qualità del cibo.

15 novembre A Soissons, tentativo d'evasione con presa d'ostaggio: il detenuto è

neutralizzato.

18 novembre Alla prigione di Toulouse, tentativo mancato d'evasione con presa

d'ostaggio.

21 novembre Alla prosecuzione del divieto del pacco viveri di Natale, dei detenuti

manifestano alla casa centrale di Poissy, 80% dei detenuti rifiutano di mangiare e di

lavorare. Qualche giorno più tardi, trasferimento di 22 prigionieri a Fresnes.

24-25 novembre Una sommossa scoppia al penitenziario di Rahway, piccola città del

New Jersey vicino a Baltimora (Stati Uniti). Circa 150 detenuti hanno preso il

direttore in ostaggio dopo aver ferito 6 guardie accoltellandole. Il penitenziario che

conta 1500 detenuti è accerchiato dalla polizia locale. L'indomani, l'ammutinamento

prende fine, il loro governatore ventenne assicura che le loro rivendicazioni saranno

considerate e che non subiranno rappresaglie fisiche.

25 novembre A Fresnes, terza divisione, inizio dello sciopero della fame contro la

soppressione dei pacchi viveri di Natale.

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26 novembre A Parigi il movimento di protesta nelle prigioni invade La Santé

(sezione sud poi sezione nord), nasce dagli iniziatori degli scioperi della fame contro

la soppressione dei pacchi viveri di Natale.

30 novembre Una spedizione dell'APL rammenta che esiste da 5 anni in Svezia un

movimento di sostegno dall'esterno delle prigioni alle lotte dei detenuti (KRUM) e

un’organizzazione interna dei detenuti dall'inizio del 1971(FFCO) mostra che 1500

detenuti sono in sciopero da una settimana in 33 su 70 prigioni svedesi (sciopero del

lavoro, là obbligatorio, della fame, anzi della sete).

1 dicembre Lo sciopero della fame è quasi generale nella sezione nord della Santé; il

movimento si estende a Lione, Nimes, Grenoble, Draguignan, Fresnes e Poissy.

3 dicembre In Svezia, il FFCO chiama i detenuti a cessare la loro azione in seguito

alle promesse fatte dal ministro dopo aver ricevuto il KRUM.

4 dicembre Una delegazione di una cinquantina di persone, famiglie di prigionieri e

membri del GIP (con Claude Mauriac, Pierre Vidal-Naquet, Jean-Jacques de Félice) è

ricevuta da Dominique Le Vert, consigliere tecnico di Pleven, dopo una

manifestazione in piazza Vendome contro le sanzioni collettive applicate ai detenuti

di Clairvaux. Un grosso “pacco di rabbia” é depositato alla Cancelleria in forma di

petizione con 540 firme. A Toulouse, delle famiglie bloccano le porte della prigione

Saint-Michel con dei pacchi di Natale vuoti.

5 dicembre Alla centrale Ney di Toul, una prima rivolta scoppia alle ore 17.

6 dicembre Pubblicazione sul Nouevel Observateur di una “Lettera aperta”

dell’anziano medico della prigione della Santé, Charles Dayant, racconta i tentativi

quotidiani di suicidio (buon lavoro prima dell'uscita del suo libro).

7 dicembre Arresto di un militante del GIP a Toulouse. Alla prigione di Toul, inizio

di uno sciopero del lavoro. Alla televisione, René Pleven autorizza i pacchi viveri di

Natale per i detenuti e gl'imprigionati con meno di 18 anni.

9 dicembre Seconda rivolta di Toul, con saccheggio dei locali. Fallimento di un

tentativo d'evasione con presa d'ostaggio alla prigione di Draguignan.

10 dicembre Uscita del secondo opuscolo del GIP, Il GIP inchiesta in una prigione

modello: Fleury-Merogis (edizione Champ Libre, coll. “Intolerable”), realizzato da

Jaques-Alain Miller e François Régnault; trasferimento di giovani dalla prigione di

Toul, ma le proteste continuano.

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11 dicembre Il GIP propone delle commissioni d'inchiesta indipendenti dalle

prigioni. Il consiglio municipale di Toul (in maggioranza UDR), riunione di fatto

straordinaria, vota una mozione di sostegno all'unanimità al direttore della prigione.

12 dicembre Le preghiere sono sospese alla prigione di Toul; l'amministrazione

penitenziaria vieta l'accesso al cappellano e alla psichiatra dell'istituto, il dottore

Edith Rose.

13 dicembre All'annuncio del mantenimento del direttore della prigione di Toul

scoppia una nuova rivolta repressa duramente e rapidamente con l'intervento di

guardie mobili. I detenuti hanno spaccato le serrature delle loro celle.

14 dicembre A Toul, creazione del Comitato Verità Toul (CVT) fondato da Velten,

Robert Linhart, militanti e studenti. Arrivo di un ispettore generale

dell'amministrazione penitenziaria per un'inchiesta amministrativa. Il GIP propone la

formazione di una commissione d'inchiesta sulle angherie contro i detenuti, sulle

cure mediche e su le sorti della rivolta di Toul, composta da giornalisti,giuristi,

medici, e famiglie dei detenuti.

15 dicembre Creazione di René Pleven di una commissione d'inchiesta sulle origini e

cause degli avvenimenti di Toul, presieduta dall'avvocato generale Robert Schmelck.

Il personale penitenziario (CGT, CFTC, FO) afferma la sua “totale solidarietà con la

direzione locale”.

16 dicembre Prima conferenza stampa CVT/GIP a Toul davanti a 200 persone:

Michel Foucault legge il rapporto del dottor Edith Rose, psichiatra della prigione.

Creazione di un GIP a Nancy con vecchi detenuti di Charle-III. Il GIP riceve

ugualmente un messaggio d'incoraggiamento proveniente dalla prigione di Uppsala

in Svezia. In Italia nel n°20 di Lotta Continua “un detenuto in lotta” spiega come “ la

prigione è una scuola di rivoluzione”.

18 dicembre Uscita del supplemento speciale del n°15 de La Cause du Peuple-

J'accuse su Toul, titolo “Toul, la voce degli insorti si farà capire per tutta la Francia”.

Michel Foucault acquista con Simone Signoret una pagina della pubblicità su Le

Monde per pubblicare il rapporto del dottor Rose in forma di “ Lettera aperta al

Presidente della Repubblica”.

20 dicembre Conferenza stampa dei sindacati delle guardie CGT e FO che

denunciano l'atteggiamento del dottor Rose e quella dei cappellani, e riaffermano il

58

loro sostegno al direttore.

22 dicembre Alla riunione annuale del Consiglio superiore dell'amministrazione

penitenziaria, il Sindacato della magistratura richiede la revisione dello statuto dei

detenuti.

23 dicembre Liberazione d'Alain Geismar che ha scontato interamente la sua pena. A

Toulouse, manifestazione davanti alla prigione di quindici militanti del GIP contro la

soppressione dei pacchi viveri di Natale; una religiosa, ferita dalla polizia, sporge

denuncia.

24 dicembre A Parigi, manifestazione di 30 persone, fra cui Claude Mauriac, Jean

Chesneaux, Henri Leclerc, Jerome Peignot, Alain Jaubert, e Michelle Manceaux,

davanti alla Santé con petardi e bengala davanti agli occhi dei detenuti vicini alle

finestre; un messaggio è letto:” Noi siamo preoccupati perché siamo tutti prigionieri

in punizione; i detenuti non saranno più soli; noi siamo con voi.”

25 dicembre Il padre Bernard Bro, che predica la messa televisiva a Natale, parla

delle condizione di vita in prigione. La sera, rivolta al campo dei pregiudicati (lunghe

pene) di Bussac-Foret in Charente-Maritime.

27 dicembre A Besançon, una manifestazione di militanti di “sinistra” davanti alla

prigione provoca un putiferio all'interno. Foucault pubblica nel n°372 del Nouvel

Observateur “Il discorso di Toul”, con estratti dei rapporti del dottor Rose davanti

all'Ispettore generale dell'amministrazione penitenziaria.

28 dicembre Alla prigione di Besançon, 14 detenuti si mettono in sciopero della

fame.

31 dicembre- 1 gennaio Fuochi d'artificio organizzati dal GIP davanti alle prigioni di

Fresnes, Toul, Besançon, Toulouse, e La Santé a Parigi.

1972

1 gennaio Le prigioni francesi contano 31 668 detenuti in totale ( 13 085 preventivi,

18 583 condannati).

3-4 gennaio Alla casa centrale di Nimes, sciopero del lavoro dei detenuti che

lanciano una parola d'ordine di sciopero largamente seguito: 430 detenuti lavoranti

nei locali su 485 cessano di lavorare; il CRS penetra accerchiando la prigione di

59

Nimes; trasferimento dei capi della rivolta ad Avignon e di altri a Baumettes.

5 gennaio A Toul, il CVT organizza un dibattito con la presenza di Michel Foucault e

Gilles Deleuze.

7 gennaio Un gruppo di sostegno ai detenuti della casa d'arresto di Toulouse fa

esplodere dei petardi di fronte alla prigione, mentre si diffonde il messaggio

all'altoparlante sulle intenzioni dei detenuti.

8 gennaio Pubblicazione del Rapport Schmelck su Toul, che ufficializza il problema

delle prigioni.

10 gennaio Ammutinamento in tre prigioni: Amien, Loos-lès-Lille e la prigione di

Grund a Lussemburgo.

11 gennaio Casamayor pubblica un articolo su Le Monde intitolata “ Del buon uso

dell'evidenza”. A Toul, il giudice Hardy avverte il prete Velten; il dottor Edith Rose

sarà avvertito il 13 gennaio. Movimenti alla prigione Bonne-Nouvelle di Rouen per

la qualità del cibo.

12 gennaio Le Monde pubblica in una tribuna di Robert Badinter: “Il lebbrosario

penitenziario”.

13 gennaio Le rivolte nelle prigioni è il tema della trasmissione “l'attualità in

questione” diffusa in diretta il 13 gennaio alle 20:30 sul primo canale della

televisione.

14 gennaio A Fleury-Merogis, una sessantina di detenuti manifestano per ottenere

due ore d'aria supplementari. A Ecrouves, otto detenuti manifestano contro i salari e

gli orari di ginnastica. Organizzazione a Parigi del GIP e del Soccorso Rosso di una

manifestazione di sostegno ai detenuti.

14-15 gennaio Una lettera del Sindacato dei magistrati al guardasigilli denuncia” la

costante degradazione del clima nelle prigioni francesi”. Sostituzione di tre direttori

di prigione (Clairvaux, Melun e Rouen).

15 gennaio A Nancy, rivolta nella prigione di Charles-III: 300 detenuti si

ammutinano per 6 ore e fanno pervenire le rivendicazioni annunciandole dal tetto.

16 gennaio Trasferimento di 50 detenuti della prigione di Nancy, “avevano dato

prova di buona volontà”, verso le prigioni di Metz e di Toul. In una circolare del 12

gennaio resa pubblica il 15, René Pleven prescrive un inchiesta ufficiale al

procuratore generale della Repubblica sulla situazione nelle prigioni: vuole

60

identificare i capi delle rivolte.

17 gennaio A Parigi, manifestazione di una quarantina di persone (fra cui Michel

Foucault, Claude Mauriac, Gilles Deleuze, Michelle Vian, Jean-Pierre Faye, Alain

Jaubert, Daniel Defert, Jean Chesneaux) davanti al ministero della Giustizia, piazza

Vendome. Conferenza stampa di Michel Foucault a nome del GIP.

19 gennaio Il consiglio dei ministri approva un insieme di misure concernenti il

regime penitenziario. Il direttore della prigione di Toul è trasferito a Chateauroux.

Nell'Ile de Ré, una quindicina di detenuti tentano l'ammutinamento verso le 17:30,

intervento dei CRS. Alla casa d'arresto di Mulhouse, sei prigionieri sospettati di

volere organizzare un movimento di rivendicazione sono trasferiti. Tavola rotonda

pubblica organizzata dal Movimento d'azione giudiziaria (MAJ) sul tema “ Lo

scandalo delle prigioni”. Debutto della pubblicazione di una lunga inchiesta sulle

prigioni su Le Figaro: “Prigioni, quando l'uomo è dimenticato”; apparizione di un

numero “ Speciale Toul” di Cause du peuple-J'accuse.

20 gennaio A Tolouse, quattro ordigni incendiari esplodono contro la porta d'entrata

della prigione Saint-Michel, senza però causare danni.

21 gennaio Le commissioni di riforma del regime penitenziario sono costituite. Per

protestare contro il regime penitenziario all'appello del GIP e del Soccorso Rosso,

manifestazione di 800 persone a Parigi. Lancio di più ordigni incendiari

sull'immobile del Bureau del lavoro penale.

25 gennaio Il Sindacato della magistratura critica la composizione delle commissioni

costituite il 21 gennaio, si lamenta di non avere avuto l'invito a partecipare a questo

lavoro.

26 gennaio L'anziano ministro socialista Daniel Mayer pubblica su Le Monde un

tributo sulla riforma penitenziaria intitolato: “ Qualche semplice suggestione ”.

1 febbraio In visita a Toulouse, il guardasigilli rifiuta d'incontrare le famiglie dei

prigionieri incatenate davanti a Monoprix e decidono la “creazione di un'inchiesta

popolare”.

5 febbraio A Toul, il cappellano protestante richiede il trasferimento del prete Velten

dopo il divieto d'accesso notificato.

7 febbraio Alla prigione di Fresnes, 400 detenuti manifestano.

8 febbraio Tre detenuti della casa d'arresto Saint-Joseph a Grenoble tentano d'evadere

61

salendo sul tetto; un gruppo si forma nella via davanti alla prigione; intervento della

polizia.

9 febbraio Un breve ammutinamento nell'area del ricevimento alla casa d'arresto di

Chartres.

15 febbraio Dibattito televisivo sulle prigioni all'uscita di “Il dossier della cortina”;

alcuni rappresentanti del GIP non sono stati invitati, questi membri decidono di

chiamarsi SVP.

15-16 febbraio Prima conferenza dei direttori delle amministrazioni penitenziarie

degli stati membri del Consiglio d'Europa a Strasburgo, all' iniziativa del Comitato

Europeo per i problemi criminali: invitato, R. Schmelck dichiara che” le prigioni

sono diventate un territorio d'elezione per i processi rivoluzionari”.

16-18 febbraio I 120 detenuti dei laboratori di rilegatura di libri e della tipografia

amministrativa della casa centrale di Melun- cioè più di un terzo degli effettivi-

iniziano uno sciopero per ottenere aumenti del salario.

17 febbraio Rapporto sugli avvenimenti della casa d'arresto Charles-III di Nancy,

richiesto dalla polizia giudiziaria su rogatoria del giudice d'istruzione Hardy.

18 febbraio Accusa di sei Ammutinati di Nancy per violenza e distruzione concertata

commessa in gruppo.

19 febbraio Sulla condizione di Melun, una quindicina di militanti del GIP

distribuiscono dei volantini riproducenti il testo di una lettera redatta dai detenuti

della casa centrale a proposito della revisione del regime penitenziario.

23 febbraio A Flers, sciopero della fame di giovani in stato di semilibertà: ottengono

la sospensione del direttore e dell'educatore.

24 febbraio Sei detenuti sono accusati di infrazione alla legge anti-casseurs.

25 febbraio A Fresnes, pestaggio organizzato dai detenuti alla 2° divisione. Morte di

René-Pierre Overney (cf. 27 luglio 1971).

26 febbraio A Nancy, durante una conferenza stampa, Michel Foucault annuncia la

creazione d'una commissione di controllo popolare.

26-27 febbraio Creazione di un collettivo chiamato “ Difesa Attiva” in presenza di 40

avvocati, di un rappresentante dell'APL e un membro del GIP.

28 febbraio Richiamo a René Pleven del primo presidente della Corte di cassazione

sui rapporti della commissione incaricato dopo il 21 gennaio di fare delle proposte di

62

revisione del regime penitenziario.

2 marzo A Nancy, evasione di due detenuti dalla prigione di Charles-III.

4 marzo Sepoltura di René-Pierre Overney al cimitero di Père Lachaise a Parigi (cf.

27 luglio 1971).

5 marzo Alla casa d'arresto di La Talaudière vicino a Saint-Etienne, suicidio di un

detenuto.

7 marzo Tre detenuti nordafricani, condannati all'isolamento per avere rifiutato

d'eseguire il loro lavoro quotidiano, accendono il fuoco con i loro materassi. Uno di

loro muore per intossicazione.

12 marzo A Nimes, sei detenuti evadono dalla casa d'arresto.

14 marzo Nell'occasione della pasqua ebraica, il direttore dell'amministrazione

penitenziaria decide di levare il divieto dei pacchi durante questo periodo.

16 marzo Pubblicazione su Le monde di una inchiesta sui regimi penitenziari in

Europa Occidentale (Svezia, Italia, Belgio) intitolata: “Dai “paradisi” svedesi ai

“campi di concentramento” italiani”.

24 marzo Alla corte d'assise di Lione, l'omicida del sorvegliante della prigione Saint-

Paul (cf. 27 luglio 1971) é condannato a morte.

28 marzo A Ginevra, i detenuti della prigione Saint-Antoine manifestano a più

riprese lanciando dalle finestre dei volantini e delle torce di carta infuocate.

29 marzo Pubblicazione di un opuscolo intitolato Prigioni di Lione. Pubblicazione

del bollettino dell'APL annuncia “la piattaforma (d'avvocati) per una difesa

collettiva” (che si doveva pubblicare nella Guida dell'arresto).

2 aprile Pubblicazione del GIP Cahiers de revendication sortis des prisons lors des

recentes révoltes.

4 aprile Il giornale Le Monde annuncia che un detenuto algerino si é dato fuoco il 27

marzo a Fleury-Merogis.

8 aprile Una circolare del direttore dell'amministrazione penitenziaria autorizza a

partire dal 1 maggio i prodotti di bellezza nelle prigioni femminili.

13 aprile Il Sindacato della magistratura pubblica un numero nella sua rivista Justice

intitolato “ Le prigioni: venirne fuori”.

18-19 aprile A Riom, due detenuti algerini della casa centrale incendiano il loro letto

nella notte. Sono ricoverati a Clermont-Ferrand.

63

19 aprile Un detenuto partecipante della rivolta di Amiens è condannato a quattro

mesi di prigione per avere picchiato una guardia. L’accusa è di aver provocato la

rivolta.

21 aprile Michel Foucault visita la prigione d'Attica (Stati Uniti) e incontra il

comitato di difesa di questi prigionieri.

24 aprile Una circolare di René Pleven annuncia la creazione di una commissione

d'applicazione delle pene per ogni prigione, la cui funzione é solamente consultativa.

27 aprile A Lione, processi per diffamazione verso l'amministrazione penitenziaria

davanti al tribunale correzionale contro il giornale satirico Guignol che ha pubblicato

il 9 settembre 1971 un articolo sulla morte del sorvegliante a Saint Paul con questa

frase: “Un bon maton, c’est un chasseur habile”.

12 maggio A Rouen, suicidio di un detenuto alla prigione Bonne-Nouvelle

(informazione redatta da Le monde il giorno dopo).

13 maggio Un comunicato della Gauche proletarienne di Lille denuncia le sevizie

esercitate su un detenuto alla prigione di Loos; una volta scarcerato, è stato visitato

da un medico confermando le violenze che ha subito il prigioniero.

16 maggio Riunione di formazione dell'associazione per la salvaguardia dei diritti dei

prigionieri e delle loro famiglie con Dominique Eluard (presidente Vercors, Gilles

Deleuze e Jacque Madaule vicepresidenti, Claude Mauriac segretario) per permettere

un’assistenza giudiziaria ai detenuti.

17 maggio Alla prigione di Grenoble e alla Santé di Parigi, sciopero della fame molto

partecipato, in solidarietà con gli accusati di Nancy.

18 maggio Processo per ammutinamento a Nancy rinviato all'8 giugno su richiesta

della difesa. Meeting di sostegno a sei di Nancy, Grenoble e Toulouse.

18-19 maggio A Pontoise, durante la notte, tre detenuti della prigione mettono a

fuoco le loro celle: due di loro sono gravemente ustionati. I tre detenuti- uno dei

quali muore all'ospedale Foch di Suresnes –hanno tentato di uccidersi dandosi fuoco,

rapporto stampa.

20 maggio Alla casa d'arresto di Nimes, sei detenuti, tutti d'età minore di 21 anni,

tentano di scappare perforando il soffitto della loro cella.

23-24 maggio Il movimento di sciopero indetto il giorno 24 dai sorveglianti della

prigione di Nimes, i quali avevano deciso di unirsi allo sciopero dei sorveglianti di

64

Fresnes, si estende dalla sera del 23 in tutti gli uffici penitenziari francesi.

24 maggio Alla prigione Saint Michel di Toulouse, scoppia una rivolta nella sezione

n°4, riservata ai giovani delinquenti.

25maggio Perseguito con l’accusa di diffamazione e ingiurie verso l'amministrazione

penitenziaria, su richiesta di René Pleven, il direttore della pubblicazione del giornale

Guignol è condannato al risarcimento di 1000 franchi. Il tribunale non ha accolto due

accuse su cinque.

26 maggio Al congresso dell' Unione federale dei magistrati, René Pleven dichiara

che “la riforma del regime penitenziario sarà portata in parlamento verso la fine della

sessione”.

30 maggio La sezione di Nancy del GIP presenta il libro nero della Révolte à la

prison de Charles-III de Nancy.

1 giugno Domanda scritta da Michel Rocard, delegato di Yvelines, al ministro della

giustizia sul progetto di riforma del sistema penitenziario.

4 giugno Assoluzione negli Stati Uniti di Angela Davis, liberata dalla prigione dopo

18 mesi di detenzione.

5 giugno Conferenza stampa annunciante la creazione di un comitato di sostegno ai

condannati di Nancy, dal dottore Jean-Pierre Gille, che rende pubblico il manifesto di

solidarietà firmato da 135 persone.

6 giugno In una sala di Nancy, il GIP organizza una riunione pubblica sotto la

presidenza di Jean-Marie Domenach sulle “ condizioni carcerarie di Charle-III, cause

della rivolta”.

7 giugno A Marsiglia, un detenuto di 28 anni, in detenzione preventiva alla prigione

di Baumettes, s'impicca nel corso della notte secondo Le Monde che riporta

l'avvenimento il 9 giugno.

20 giugno Alla casa d'arresto di Metz, agitazione nella sezione dell'isolamento,

intervento delle forze dell'ordine.

21 giugno René Pleven presenta al Consiglio dei ministri la riforma del regime

penitenziario, progetto di legge che sarà esaminato in maniera autonoma dal

parlamento. Philippe Boucher annuncia su Le Monde che “ la rivolta dei detenuti ha

cessato di fare paura”.

22 giugno Alla casa d'arresto di Nizza, un giovane detenuto s'impicca nella sua cella.

65

23 giugno Alla prigione di Saverne, un detenuto si suicida nella sua cella

d'isolamento.

26 giugno Apertura del processo di Claude Buffet e Roger Bontems davanti alla corte

d'assise di Troyes.

28 giugno Alla casa d'arresto di Dijon, morte di un giovane detenuto. Uno sciopero

della fame inizia il giorno seguente, due detenuti ingeriscono alcune lamette del

rasoio e devono essere portati in ospedale, una rissa si oppone ai due detenuti.

Secondo l'amministrazione, la prigione deve riparare a un certo numero di

provocatori trasferiti dopo la rivolta dell'inizio dell'anno.

29 giugno Condanna a morte di due evasi di Clairvaux dalla corte d'assise di l'Aube;

il 1 luglio, Casamayor pubblica un tributo critico su Le Monde: “ Su un verdetto”.

30 giugno La Commissione di legge dell'Assemblea nazionale decide di costituire

due missioni parlamentari d'informazione: la prima, sul problema penitenziario, sarà

presieduta da Raymond Zimmerman (UDR), la seconda da Michel de Grailly (UDR)

con il compito di descrivere la modalità d’applicazione della legge del 17 luglio

1970, creata per i servizi giudiziari e penitenziari, dandosi l’obiettivo di rafforzare

la protezione dei diritti individuali dei cittadini.

2 luglio Alla Cartoucherie di Vincennes, Ariane Mnouchkine e la sua compagnia

teatrale, il Teatro del sole, recitano le testimonianze sul processo degli

ammutinamenti di Nancy per “ mettere in scena la giustizia”.

11 luglio Alla prigione di Fresnes, tentativo di presa d'ostaggio da parte di un

detenuto; è messo nella sezione disciplinare.

14 luglio Grazia presidenziale a più di un centinaio di condannati.

28 luglio Alla prigione della Santé, un prigioniero è ritrovato morto nella sua cella. Il

lunedì 31 luglio, i detenuti fanno uno sciopero della fame per protestare contro

questo suicidio.

1-2 settembre L'agitazione si estende alle prigioni britanniche.

8 settembre In Calabria, un ammutinamento scoppia nella prigione di Cosenza.

4 settembre I prigionieri entrando nella prigione della Santé ricevono una notizia

d'informazione dei propri diritti e doveri.

12 settembre Alla prigione Saint-Paul di Lione, un detenuto di 26 anni é ritrovato

impiccato nella sua cella. L'informazione è riportata dalla stampa.

66

13 settembre Alla casa d'arresto di Saint-Quentin (Aisne), un detenuto resta cinque

ore sul tetto per proclamare la sua innocenza. La notizia appare in breve su Le

Monde.

19 settembre Decreto che istituisce le sezioni d'isolamento e autorizza la parola

libera, senza interfono.

20 settembre Il Journel Officiel consacra sette pagine a diverse modifiche del regime

penitenziario.

25 settembre Alla prigione di Fresnes, un detenuto s'impicca nella sezione

disciplinare. Il mattino stesso, è stato condannato ad una pena di otto ore

d'isolamento per omosessualità, come riporta Le Monde.

12 ottobre Respinta del ricorso in cassazione di Claude Buffet e Roger Bontems.

3 novembre Per la prima volta, France-Soir intitola : “Due suicidi in prigione” (alla

Santé e a Pau): ventiquattro suicidi dopo l'inizio dell'anno, secondo il GIP.

7 novembre René Pleven ristabilisce il pacco viveri a Natale.

16 novembre Il GIP annuncia due nuovi suicidi a Niort e a Fleury-Merogis.

22 novembre Articolo su Le Figaro: “ Il suicidio, ultima espressione del detenuto”.

26 novembre Le Monde segnala il suicidio a Saint-Michel, vicino a Hirson, del

piccolo Thierry, 14 anni, la cui madre è stata in prigione per furto aggravato: tutta la

stampa urla allo scandalo.

28 novembre Alla casa d'arresto della Santé, esecuzione di Claude Buffet e Roger

Bontems, gli “assassini di Claivaux”, alle 5:13 e alle 5:20.

3 dicembre A casa di Dominique Eluard, assemblea generale costituente

dell'Associazione di difesa dei diritti dei detenuti (ADDD), presieduta da Verocors,

che si sostituisce alla precedente associazione (cf. 16 maggio 1972).

4-10 dicembre Articolo di Michel Foucault sul Nouvel Observateur, n°421 : “Le due

morti di Pompidou”, che termina con: “ Noi accusiamo la prigione degli assassini”.

8 dicembre Uscita un anno dopo Toul del n° 1 del CAP-Comité d'action des

prisonnier.

22 dicembre Alla prigione di Melun, agitazione dei detenuti e sciopero a

intermittenza fino al 15 gennaio 1973: i CRS in tre giorni spengono la rivolta:

repressione, trasferimenti , ma la stampa non riporta queste informazioni.

29 dicembre Legge “tendente a semplificare e a completare certe disposizioni

67

relative alla procedura penale, dalle pene alla loro esecuzione”, per rendere più

umana la prigione.

1973

Gennaio Uscita dell'ultimo opuscolo del GIP: Suicidi in prigione, Gallimard, coll.

“Intolerable”, n°4.

68

CONCLUSIONI

La prigione è quell'organo dove l'argomento morale ed etico è centrale per la

funzione del suo mantenimento.

Il sistema penale si fonda sull'aspetto punitivo e correttivo dell'individuo adoperando

varie strategie che eccedono la legge.

Il sistema giudiziario possiede anch'esso le medesime caratteristiche: il giudice è un

medico convinto che la punizione servirà ad una eventuale rieducazione del futuro

imprigionato, senza questo ultimo aspetto non sussisterebbe la punizione poiché la

funzione degli ufficiali giudicanti non avrebbe senso a causa della mancanza di

giustificazioni di carattere morale e giuridico.

Il penitenziario è un concentrato della società dove le tecnologie politiche sono

istituzioni totali e totalizzanti contro le quali è difficile compiere un atto di resistenza.

L'anatomo-politica assale gli individui anche nel corpo, mentre la biopolitica ha per

oggetto di intervento “la popolazione”, intesa come insieme di esseri viventi retti da

processi biologici da incrementare.

Questi due grandi tronchi sono la naturale composizione della tecnologia disciplinare

che si trova in Sorvegliare e punire. I delinquenti che entrano ed escono

continuamente dalla galera costituiscono una micro-popolazione che è usata sia per

sostenere l'esistenza della struttura punitiva e, allo stesso tempo, attraverso un

impedimento legale che crea attorno a sé pratiche illegali, riescono a ricavare un

profitto illecito essendo protetti dagli organi di stato.

In conclusione di questo breve lavoro di analisi, bisogna considerare che la

descrizione delle diverse modalità con le quali si attuava la gestione della

delinquenza, a differenza di tutti gli altri argomenti esposti in precedenza, non deriva

direttamente dall'esperienza del GIP in quanto Michel Foucault impiega esattamente

quattro anni per scrivere l'opera sulla “nascita delle prigioni”: inizia nel 1972,

quando il gruppo sulle prigioni non si era ancora sciolto, per terminarla nel 1974.

Secondo Gilles Deleuze il Gruppo d'Informazione sulle Prigioni è stato “una specie

di pensiero sperimentazione” dove si trattava di cogliere una determinata situazione

che vivevano i prigionieri e si presentò come novità rispetto al panorama dei gruppi

politici esistenti dopo il '68 perché la sua ottica era locale e non totale.

69

Michel Foucault vede l'esperimento del gruppo come “un'impresa di

problematizzazione” allo scopo di procurare dubbi su determinate evidenze, pratiche

e consuetudini radicate da parecchi anni nell'ambito della “giustizia penale, della

legge e della prigione”. Il GIP, secondo il filosofo francese, provocò un cambiamento

poiché fin dall'inizio del XIX secolo era normale che gli intellettuali si occupassero

delle prigioni, ma a partire dal 1971, anno della creazione del gruppo sulle prigioni, il

modo di occuparsene è stato totalmente ribaltato: prima ci si chiedeva “che cos'è la

prigione? Ha origine sociale o no? Chi va in prigione?”, dopo “che cosa se ne fa della

prigione? Qual è il suo utilizzo? Cosa significa essere reclusi?”. Gli intellettuali si

opposero duramente al nuovo approccio sulla questione carceraria poiché non

avevano più il compito di svelare ciò che la popolazione non poteva scoprire, il

popolo sapeva perfettamente in quanto viveva continuamente quotidiani soprusi:

l'avanguardia non aveva più senso, impediva la naturale crescita di movimenti

dissidenti dato che possedeva una teoria totale e totalizzante.

I reclusi sapevano elaborare un discorso contro i dispositivi di potere, dunque

l'intellettuale non era tenuto a formulare “una teoria della delinquenza”, ma doveva

appoggiare gli imprigionati mostrando l'intollerabile delle prigioni.

La prigione, secondo Foucault, entra nel problema dell'attualità, un luogo nel quale

agisce il quotidiano e la storia, perciò è necessario mostrare l'intollerabile che accade

al suo interno.

Per il filosofo francese l’esperienza del Gruppo d’Informazione sulle Prigioni ha

rappresentato un punto d’inizio che ha portato all'ulteriore sviluppo riguardo

all'analisi della disposizione spaziale di oggetti e individui all’interno delle numerose

istituzioni: scuole, ospedali, caserme, città. Lo si può notare a partire dal secondo

opuscolo che prende in considerazione la struttura della prigione-modello di Fleury-

Mérogis, nel quale si analizza il rapporto tra la disposizione spaziale della struttura-

prigione e il detenuto considerando la percezione dello spazio che possiede

quest’ultimo. Un’evidente traccia possiamo trovarla in Sorvegliare e punire nel

paragrafo sull'arte delle ripartizioni, dove “la disciplina procede prima di tutto alla

ripartizione degli individui nello spazio” adoperando molteplici tecniche, in

particolar modo due: la clausura forzata che impedisce la distribuzione in gruppi per

scomporre le strutture collettive dividendo lo spazio per quanti sono i corpi o gli

70

oggetti da ripartire, e la creazione di determinati luoghi o istituzioni che marchiano

l'individuo dandogli una precisa identità e funzione allo scopo di plasmare la

personalità per impedire la formazione di moltitudini non desiderate dal sovrano.

Le impronte su Foucault lasciate dall'esperienza del GIP proseguono fino ad arrivare

ad una più articolata filosofia dello spazio affrontata nel corso al Collège de France

Sicurezza, territorio, popolazione del 1977-78, che tratta parzialmente il vasto

argomento della biopolitica analizzando la formazione e i progressivi cambiamenti

dello spazio urbano. Nella lezione dell'11 gennaio 1978 si affronta l'argomento del

biopotere dando notevole importanza, però non spiegata nel corso, all'analisi del

campo penale come spunto per avviarsi verso lo studio della disposizione spaziale

nel campo urbano. La distribuzione spaziale della città è sempre stata un parametro

per misurare l'efficacia politica del sovrano a partire dal XVIII secolo. In questa

epoca lo spazio urbano ha subito una considerevole modifica seguendo tre principi:

in primo luogo, l'igiene, favorendola attraverso l'areazione e il rifacimento di alcuni

quartieri considerati troppo affollati; in secondo luogo l'ampliamento delle strade per

garantire il commercio all'interno delle città; in terzo e ultimo luogo, il collegamento

delle vie urbane interne con le strade esterne che portavano in altre città per facilitare

la circolazione delle merci. Nello stesso momento dell'applicazione reale dei tre

principi di gestione urbana, si è incominciato anche a praticare effettivamente la

sorveglianza a causa dell'abbattimento delle mura della città utilizzate a scopo

protettivo. Le prime vere e proprie prigioni affiancate da un sistema penale articolato,

inizialmente molto efficace per il mantenimento della sovranità, furono pensate e

costruite realmente a partire dai cambiamenti dinamici di questo secolo.

Come si può intuire dai due riferimenti delle opere del filosofo francese prese in

esame, la questione carceraria in Michel Foucault presenta innanzitutto un aspetto

pratico, il Gruppo d'Informazione sulle Prigioni, che riuscì realmente a mettere in

discussione le fondamenta del sistema penale e giudiziario facendo fuoriuscire dalle

prigioni la quotidianità dei soprusi, ma anche uno teorico, sviluppatosi poi a irradiare

l’opera complessiva fino al 1984, anno di morte.

71

BIBLIOGRAFIA

OPERE DI FOUCAULT

Gruppo d'Informazione sulle Prigioni, Intolérable 1. Enquête dans 20 prisons,

prefazione di Michel Foucault, Editions Champ Libre, Paris, 1971.

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dans une prison-modèle: Fleury-Mérogis 2, Editions Champ Libre, Paris, 1971.

L'assassinio di George Jackson (1971), a cura di Michel Foucault, Gilles Deleuze e

del Groupe d'Information sur les Prisons, prefazione di Jean Genet, trad. it. Maria

Gregorio, Feltrinelli, Milano, 1972.

Gruppo d'Informazione sulle Prigioni, Intolérable 4. Suicides de prison, Gallimard,

Paris, 1973.

Michel Foucault, Microfisica del potere. Interventi politici, a cura di Alessandro

Fontana e Pasquale Pasquino, trad. it. Giovanna Procacci e Pasquale Pasquino,

Einaudi, Torino, 1977.

Michel Foucault, Sorvegliare e punire. Nascita della prigione (1975), trad. it. Alcesti

Tarchetti, Einaudi, Torino, 1993.

Michel Foucault, Poteri e Strategie. L'assoggettamento dei corpi e l'elemento

sfuggente, a cura di Pierre Dalla Vigna, Mimesis, Milano, 1994.

Michel Foucault, Prigioni e Dintorni. Detti e scritti tratti dall'«Archivio Foucault»,

trad. it. Agostino Petrillo, Feltrinelli, Milano, 1997.

Michel Foucault, Conversazioni. Interviste di Roger-Pol Droit, a cura di Fabio

Polidori, Mimesis, Milano-Udine, 2007.

72

Michel Foucault, Sicurezza, territorio, popolazione. Corso al Collège de France

1977-1978 (2004), trad. it. Paolo Napoli, Feltrinelli, Milano, 2007.

Michel Foucault, Storia della follia nell'età classica (1961), trad. it. Franco Ferrucci,

Bur, Milano, 2008.

Michel Foucault, La volontà di sapere. Storia della sessualità 1 (1976), trad. it.

Pasquale Pasquino e Giovanna Procacci, Feltrinelli, Milano, 2009.

Michel Foucault, La società disciplinare, a cura di Salvo Vaccaro, trad. it. Andrea

Gilardoni e Salvo Vaccaro, Mimesis, Milano-Udine, 2010.

Michel Foucault, L'emergenza delle prigioni. Interventi su carcere, diritto, controllo,

trad. it. Raffaele Nencini, La casa Usher, Firenze, 2011.

STUDI CRITICI E ALTRO

Le Groupe d'Information sur les Prisons. Archive d'une lutte 1970-1972, documenti

riuniti e curati da Philippe Artières, Laurent Quéro e Michelle Zancarini-Fournel,

Éditions de L'IMEC, Paris, 2003.

Grégory Salle, «Mettre la prison à la l'épreuve. Le GIP en guerre contre

l'«Intolerable» », Cultures & Conflits n° 55, L'Harmattan, Paris, 2004.

Salvo Vaccaro, Biopolitica e disciplina. Michel Foucault e l'esperienza del GIP

( Group d'Information sur le Prisons), Mimesis, Milano, 2005.

Jeremy Bentham, Panopticon ovvero la casa d'ispezione. Interventi di Michel

Foucault e Michelle Perrot (1983), Marsilio, Venezia, 2009.

Gilles Deleuze, Due regimi di folli e altri scritti. Testi e interviste 1975-1995, trad. it.

73

Deborah Borca, Einaudi, Torino, 2010.

FONTI INTERNET

http://lgxserver.uniba.it/lei/filpol/ktbo/32.html, La filosofia analitica della politica e

il ruolo degli intellettuali

http://detentions.wordpress.com

http://michel-foucault-archives.org

http://www.bnf.fr/fr/acc/x.accueil.html

http://conflits.revues.org/

74

RINGRAZIAMENTI

Questo lavoro è nato da un'esigenza primaria legata ai fatti e agli accadimenti

avvenuti nei 23 anni della mia vita, attorno ai quali si sono magicamente intrecciati

incontri di ogni squisito genere. Come dice Gustavo Esteva, siamo le relazioni che

viviamo, una fantastica rete formata da visi, espressioni, odori e sapori e non un

individuo strettamente isolato. Secondo questo punto di vista sembra giusto

ringraziare tutte quelle persone che hanno fatto e fanno parte della mia vita

donandomi sempre particolari nuovi stimoli.

Innanzitutto ringrazio il mio splendido relatore, Dario Borso, che con la sua

formidabile personalità, nonostante l'argomento trattato, mi ha dato la possibilità per

realizzare il lavoro di ricerca lasciandomi una meravigliosa libertà di scrittura.

Ringrazio Sara, la mia aiutante preferita, che mi ha sempre regalato uno sconfinato

affetto negli ultimi cinque anni ed è riuscita a sostenermi in qualsiasi momento. I

ricordi e la felicità che mi trasmette in ogni istante non li scorderò mai.

Ringrazio Andrea per la sua impagabile gentilezza e disponibilità rivelata attraverso

un semplice sorriso e per il suo francese squisitamente delicato.

Ringrazio Aurora, appassionata letterata, che con il suo sconfinato entusiasmo ha

saputo darmi dei consigli di primaria importanza.

Ringrazio tutta la mia famiglia e, in particolar modo, mia madre, Rosita, per l'aiuto,

la pazienza immensa e la comprensione dimostrata nel momento del bisogno.

Ringrazio, infine, tutti i miei compagni di vita, dissidenti di ogni luogo che hanno

fatto della propria esistenza un'avventura di conflitto. Grazie a tutti quanti per gli

innumerevoli momenti di gioia trascorsi fuori dalla grotta dell'allegoria platonica,

nella quale ogni tanto si entrava per spezzare le catene di qualche prigioniero

accortosi di qualche crudele evidenza.

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