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PROGETTI PER UNA CITTÀ D'ACQUA

Date post: 20-Feb-2023
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33 PROGETTI PER UNA CITTÀ D’ACQUA u IL CONTRIBUTO DI LUISA BERTACCHI, LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA, LE PROSPETTIVE DELLA FONDAZIONE PER AQUILEIA 1 Elaborato sulla base della LR 47/88. L’identi- tà di Aquileia vi è definita come città portuale con funzioni di capitale, posta nel punto della pianura padana dove le risorgive sono più vi- cine al mare. L’acqua vi è considerata come un elemento permanente che lega tutte le città che si sono succedute nel sito, esprimenndone la comune origine nella continuità, ognuna degna di essere valorizzata sulla base delle sue speci- fiche peculiarità, tramite opere ed azioni che mettano in atto un sistema di comunicazione permanente e in costante evoluzione a misu- ra delle nuove scoperte archeologiche e delle nuove opere. 2 I punti di forza del piano della portualità di Aquileia poggiano sul riconoscimento del si- Da diversi anni si è convinti che la tutela e la valorizzazione di Aquileia debbano abbandonare gli interventi isolati in favore di una pianificazione strategica, con l’accordo di tutte le am- ministrazioni interessate: Ministero, Regione, Provincia , Comune, conflui- te oggi nella struttura della Fondazione per Aquileia, istituita con LR 18/2006. La posta in gioco è la valorizzazione, su rigorose basi conoscitive e cultura- li, dell’intero compendio urbanistico- archeologico aquileiese, attualmente riportato alla luce, in modo peraltro frammentario, per una superficie non superiore al 10-20%. In tutti i piani, progetti e realizzazioni riguardanti Aquileia dal 1980 in poi – programmi della Soprintendenza, Piano del parco archeologico e monumentale, Piano della portualità, Piani regolatori gene- rali, alcune opere fra cui spicca la si- stemazione del porto canale - si è con- solidata, quale riferimento identitario primario per ogni strategia, la natura di Aquileia come città d’acqua, funzio- nalmente caratterizzata dal suo sistema portuale. (Fig. 1) Il sistema idraulico portuale infor- ma pertanto la struttura del Piano del parco archeologico e monumentale 1 ed è il contenuto specifico del piano della portualità 2 . Recentemente esso è stato oggetto di esplicito riconosci- mento anche da parte del Piano rego- latore generale comunale, che lo ha Amerigo Cherici
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PROGETTI PER UNA CITTÀ D’ACQUA

uIl contrIbuto dI luIsa bertacchI, la pIanIfIcazIone strategIca,

le prospettIve della fondazIone per aquIleIa

1 Elaborato sulla base della LR 47/88. L’identi-tà di Aquileia vi è definita come città portuale con funzioni di capitale, posta nel punto della pianura padana dove le risorgive sono più vi-cine al mare. L’acqua vi è considerata come un elemento permanente che lega tutte le città che si sono succedute nel sito, esprimenndone la comune origine nella continuità, ognuna degna

di essere valorizzata sulla base delle sue speci-fiche peculiarità, tramite opere ed azioni che mettano in atto un sistema di comunicazione permanente e in costante evoluzione a misu-ra delle nuove scoperte archeologiche e delle nuove opere.2 I punti di forza del piano della portualità di Aquileia poggiano sul riconoscimento del si-

Da diversi anni si è convinti che la tutela e la valorizzazione di Aquileia debbano abbandonare gli interventi isolati in favore di una pianificazione strategica, con l’accordo di tutte le am-ministrazioni interessate: Ministero, Regione, Provincia , Comune, conflui-te oggi nella struttura della Fondazione per Aquileia, istituita con LR 18/2006. La posta in gioco è la valorizzazione, su rigorose basi conoscitive e cultura-li, dell’intero compendio urbanistico-archeologico aquileiese, attualmente riportato alla luce, in modo peraltro frammentario, per una superficie non superiore al 10-20%. In tutti i piani, progetti e realizzazioni riguardanti Aquileia dal 1980 in poi – programmi

della Soprintendenza, Piano del parco archeologico e monumentale, Piano della portualità, Piani regolatori gene-rali, alcune opere fra cui spicca la si-stemazione del porto canale - si è con-solidata, quale riferimento identitario primario per ogni strategia, la natura di Aquileia come città d’acqua, funzio-nalmente caratterizzata dal suo sistema portuale. (Fig. 1)Il sistema idraulico portuale infor-ma pertanto la struttura del Piano del parco archeologico e monumentale1 ed è il contenuto specifico del piano della portualità2. Recentemente esso è stato oggetto di esplicito riconosci-mento anche da parte del Piano rego-latore generale comunale, che lo ha

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Fig. 1 - Il sistema portuale di Aquileia oggi. Si noti il grande sviluppo del sistema in rapporto alla parte monumentale riportata alla luce, in corrispondenza della Via Sacra. In tratteggio la città romana-patriar-cale all’interno della massima espansione delle mura (Fonte: Comune di Aquileia, Piano della portualità, 2006)

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stema fluviale-portuale come componente fon-dativa e permanente dell’identità di Aqulieia e del suo territorio, chiave di lettura delle città che si sono succedute nel sito, fattore di conti-nuità nella storia dell’insediamento aquileiese, fattore di connessione fra le parti antiche e mo-derne della città e di queste con il paesaggio naturale, valore storico-paesaggistico centrale per i programmi di sviluppo sociale ed econo-mico.3 La città di Aquileia ha sempre avuto un fon-damentale rapporto con l’acqua fin da quando, nell’antichità romana, con le possenti opere di banchinamento, rinvenute fra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 a seguito degli scavi arche-ologici, fu importante porto fluviale dedito ai commerci, sul sistema idrografico posto entro l’allora confluenza deltizia dei fiumi Torre, Natisone e Isonzo.”...Nel documento del Comitato per la program-mazione e il coordinamento delle iniziative e degli interventi per Aquileia del 20 novembre 1996 si sottolineava “...l’opportunità di svilup-pare, da parte della Provincia e del Comune, nell’ambito delle diverse competenze territo-riali, la previsione del Piano del parco archeo-logico indirizzata a connettere, con una serie di itinerari, di percorsi ciclabili e pedonali e di aree sistemate a verde, l’area archeologica di Aquileia con gli altri punti rilevanti del terri-

torio - dalla laguna di Grado sino a Palmanova - in modo da arricchire e qualificare l’offerta turistica e da consentire una fruizione integrata di tutti i beni presenti sul territorio”. In que-sta prospettiva, il PRGC riprende e sviluppa le proposte di ‘parco lineare’ e di ‘museo città’ ipotizzate nella proposta di piano del parco …” (dal Piano Regolatore Generale adottato).4 Si sottolinea che la svolta non consiste nel-la conoscenza della portualità aquileiese, già posseduta anche se in gran parte da esplorare, ma nella sua rilevanza per comprendere le cit-tà che si sono succedute nel sito e, soprattutto, per rapportare questo elemento identitario alle scelte progettuali strategiche.5 La dottoressa Luisa Bertacchi ha diretto i Mu-sei e gli scavi di Aquileia e del suo circondario dal 1959, data della sua entrata nei ruoli della Soprintendenza alle Antichità delle Venezie con sede a Padova, al 1989, anno del pensiona-mento., succedendo al prof. Giovanni Brusin. Dopo la quiescenza ha ricevuto la nomina a Conservatore Onorario del Museo Archeolo-gico di Aquileia. Ha ottenuto riconoscimenti da numerose Istituzioni scientifiche. Per una conoscenza completa della sua biografia e dei riconoscimenti dati alla sua attività di ricerca storica e archeologica in Aquileia, vedi “Aqui-leia Nostra”, Anno LXX, 1999, Associazione Nazionale per Aquileia.

inserito nelle proprie scelte di indiriz-zo3. Non ci si soffermerà, tuttavia, su questi strumenti e sui loro elementi di originalità, ritenendo giusto richiama-re l’attenzione sul sapere che ha reso possibile questa svolta4: l’immenso patrimonio di studi e ricerche effettua-to dagli storici e dagli archeologi dal settecento ad oggi, oggetto di una bi-bliografia ricchissima. All’interno di questo inestimabile patrimonio cultu-rale, che meriterebbe una divulgazio-ne più ampia rispetto alla cerchia de-

gli addetti ai lavori, emerge la sempre maggiore attenzione data negli ultimi decenni al sistema portuale della città romana da parte di diversi autori qua-lificati. In generale, tutti questi studi, che costituiscono una documentazione approfondita di fatti e ipotesi, per loro intrinseca natura escludono proiezioni di carattere progettuale. Con una fon-damentale eccezione: un contributo di Luisa Bertacchi5, con cui questa pro-tagonista dell’archeologia aquileiese esprime una posizione critico-propo-

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Fig. 2 - Il porto monumentale (da: Luisa Bertacchi con la collaborazione tecnica di Francesco Luigiano “Nuova pianta archeologica di Aquileia”, Edizioni del confine, Udine, 2003

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sitiva che ha influenzato in maniera decisiva gli orientamenti progettuali di quanti, compreso chi scrive, sono stati chiamati in quegli anni a lavorare su Aquileia. Vediamo di che si tratta.In un programma della Soprintendenza della metà degli anni ’80 del ‘900 fina-lizzato all’ottenimento di finanziamen-ti europei, Luisa Bertacchi lanciava una critica radicale alla via Sacra, che caratterizza, con il doppio filare di ci-pressi in rilevato, l’immagine di Aqui-leia dagli anni trenta del XX secolo ai nostri giorni. Per chi conosce le vicen-de dell’Aquileia moderna e dei suoi sofferti rapporti con i tesori archeolo-gici che custodisce, non era un attacco di poco conto: si metteva nientemeno in discussione una parte del meritorio e poderoso intervento con cui Brusin, a partire dal 1926, aveva riportato alla luce un fronte di 380 metri del porto fluviale romano, provvedendo contem-poranenamente alla realizzazione della via Sacra (Fig. 2). Quest’ultima, negli anni in cui Luisa Bertacchi elaborava il suo programma, rimaneva ancora, dai tempi del Cirilli6, l’unico intervento

su Aquileia in cui il proposito di unire tutela e valorizzazione avveniva in ma-niera non frammentaria e con una certa organicità. Brusin in questo modo im-metteva, nell’assetto urbano di Aqui-leia e nel paesaggio immediatamente circostante, un vero e proprio salto di scala, con un profilo che, pur ristretto ad una parte molto limitata del com-pendio archeologico antico, andava ad integrarsi in misura significativa con quello già consolidato della Basilica, del Cimitero degli Eroi e, con la sua visibilità da lunga distanza, del Cam-panile. Il complesso via Sacra-Basilica è di fatto l’unica immagine che si im-prima in chiunque passi per Aquileia con una forte caratterizzazione forma-le, apprezzata da molti nella sua aura romantica. Cosa aveva da criticare, dunque, l’attuale presidente onorario del Museo Archeologico Nazionale, ri-spetto ad un nume tutelare dell’arche-ologia aquileiese di cui, condividendo-ne la stessa passione, aveva proseguito l’opera?7 Prima di rispondere a questa domanda, vediamo in dettaglio in cosa consiste l’intervento del Brusin nella

6 L’arch. Guido Cirilli è l’autore della prospet-tiva di via Popone, anticipata dalle colonne romane all’incrocio con la via Julia Augusta e conclusa con la lupa e il campanile, e del “sa-cro recinto”di Piazza Capitolo/Piazza Patriar-cato delimitato dai cipressi che si connettono con il Cimitero degli Eroi e la via Sacra.7 Valgano le parole di Gemma Sena Chiesa: “Il lavoro che, come direttrice del Museo e degli scavi di Aquileia, Luisa Bertacchi ha svolto

dal 1959 al 1989 la pone fra le grandi figure di studiosi e di custodi della città adriatica, ere-de in particolare della perizia e dell’inpegno infaticabile di Giovanni Brusin. Non a caso il vecchio Maestro la definì ‘la strenua tutri-ce delle memorie archeologiche di Aquileia’, bellissimo elogio del fondatore della moderna archeologia aquileiese a chi doveva succeder-gli.” (in: “Aquileia Nostra”, cit.).

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sua genesi e nei suoi risultati.L’intervento prese origine da una sco-perta casuale nell’ambito di una cam-pagna di scavi, avviati nel 1926 nella parte orientale della città, finalizzata all’individuazione delle mura di Aqui-leia sulla base della documentazione fino ad allora disponibile8. Se in quel momento non gli era passato “neppure per la mente che in quel punto potesse-ro celarsi anche avanzi di altro genere”, non appena emersi alla luce i primi re-perti Brusin comprese immediatamen-te che si trattava di resti di banchine portuali9. Una parte rilevante in questa operazione avvenne nel quadro di inter-venti idraulici di competenza del Con-sorzio di Bonifica del Boscat10.L’assetto attuale dell’area della via Sa-cra11 – banchina portuale occidentale, viale alberato con esposizione di resti archeologici in rilevato, Roggia della

Pila (ex fiume Natissa), scolina e ope-re idrauliche sotterranee - è dunque il frutto di un lavoro di scavo arche-ologico e di sistemazione idraulica, in collaborazione fra enti diversi. Il riuso in loco del terreno di scavo per forma-re il rilevato di sezione trapezia, con la piantagione dei cipressi a tre metri sul medio mare (Fig. 3), fu la compo-nente di valorizzazione dell’intervento complessivo. Brusin dichiara con tra-sparenza la sua volontà di sintesi fra la cultura della ricerca archeologica e i valori patriottici della Grande Guerra, ancora freschi nella memoria, perpe-tuati dalla visione del Carso che chiude in lontananza l’orizzonte orientale del Cimitero degli Eroi.Possiamo ora dare risposta alla do-manda iniziale. La critica della Bertac-chi si incentrava proprio sul carattere “falsificatorio” della Via Sacra rispetto

8 Principalmente le piante del Bertoli, della Zuccolo, del Baubela, del Majonica. L’area interessata cadeva sulle particelle catastali n. 500/2 e n. 501, localizzate immediatamente a est dell’area della stazione ferroviaria.9 Il resoconto particolareggiato è riportato dal-la stesso Brusin nella sua pubblicazione “Gli scavi di Aquileia – Un quadriennio di attivi-tà dell’Associazione Nazionale per Aquileia (1929-1932)”, Edizioni de “La Panarie”, Udi-ne, MCMXXXIV-XII. Citato anche in Marie Brigitte Carre, Franca Maselli Scotti, Il Porto di Aquileia:dati antichi e ritrovamenti recenti, in: Antichità Altoadriatiche XLVI, Editreg Srl, École Française de Rome, Trieste-Roma 2001, dove si certifica che l’intervento del Brusin è tuttora la principale fonte di documentazione

sul compendio portuale romano.10 Valgano, per entrare nel vivo, le seguenti parole dello stesso Brusin: “L’on. Tullio, presidente del Consorzio di Bonifica del Boscat, ha comunicato la ben gradita notizia che essendo state assentite in concessione con recente decreto ministeriale un determinato gruppo di opere della detta bonifica, avranno esecuzione anche i lavori, compresi nello stralcio relativo, atti ad assicurare lo scolo permanente degli scavi del porto e del Foro romano di Aquileia. L’Associazione ha ringraziato sentitamente l’on. Tullio.” In: “Aquileia Nostra”, IX, n. 2, luglio-dicembre 1938.11 La via Sacra fu inaugurata il 3 giugno 1934.

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Fig. 3 - Lo scavo del porto monumentale e il rilevato della via Sacra con i cipressi appena impiantati. Moto evi-dente l’intenzionalità paesaggistica del Brusin (Fonte: Giovanni Brusin, “Gli scavi di Aquileia, cit., pag. 769

all’identità del luogo. Invece della pie-na restituzione della struttura portuale, che avrebbe dovuto comprendere il ba-cino idraulico, largo quarantotto metri, e la messa in luce anche della banchina orientale, Brusin, sia per conformità ai criteri di valorizzazione in uso all’epo-ca, sia per concorrere alla soluzione dei problemi idraulici, sia per risparmio, preferì sovrapporre alla struttura origi-naria, con il riuso in loco delle terre di scavo, un viale definito dalla Bertacchi “carducciano”, quindi appartenente ad una cultura urbanistica diversa da

quella antica, di sapore romantico-decadente, funzionale al collegamento con il Cimitero degli Eroi retrostante la Basilica, in un’aura di sacralità che lega idealmente le epoche: sacra Aqui-leia romana, sacro il luogo dei sepolcri dei caduti della Grande Guerra. In ciò sacrificando la possibilità di ripristina-re la dimensione originale del bacino portuale.Questa vicenda è di insegnamento non solo per la certificazione di Aquileia come città d’acqua ma anche per una riflessione di ordine generale sui criteri

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Fig. 4 - Sezione porto monumentale - Via Sacra nella sistemazione del Brusin. La Via Sacra è sta-ta comfermata dal Piano del parco archeologico e monumentale ex LR 47/88 (Fonte: Piano del parco archeologico e monumentale, 1996

e indirizzi di progetto in relazione alle identità dei luoghi. Se Luisa Bertacchi seppe svelare, progettando, la rilevan-za del sistema idraulico-portuale com-plessivo ai fini della valorizzazione di Aquileia12, a Brusin rimane il merito di aver individuato, pur in assenza di un piano strategico, semplicemente co-gliendo le opportunità, spremendo al massimo i pochi mezzi a disposizione (spesso frutto di elargizioni estempo-ranee) e ricercando la collaborazione con altri enti su base volontaristica, un criterio di valorizzazione che legasse, dando loro continuità, determinati va-lori contemporanei a quelli dell’anti-chità, soddisfacendo nel contempo le esigenze igieniche, di sicurezza e fun-zionali.Ma come si regolarono sulla base di questa valutazione gli incaricati del piano del parco archeologico nel caso della Via Sacra? Una prima proposta, che ne prevedeva la demolizione con il ripristino del bacino portuale, fu scartata sulla base di una valutazione più matura, coerente con un indirizzo di piano che nel frattempo era venuto definendosi, secondo cui la valorizza-zione dovesse riguardare tutte le città (le “Aquileie”)13 compresa la contem-poranea. In quanto valore consolidato e coerente con una cultura riconosci-

bile avente un ruolo rilevante nella sto-ria non solo del luogo ma dell’Italia, si optò per la conferma, salva l’ipotesi di una calibrata risagomatura per aumenta-re la superficie della lama d’aqua com-presa fra il rilevato e il fronte portuale (Fig. 4). Si valutò che quanto riportato alla luce dell’antico porto romano è una quota minima del presumibile sviluppo complessivo del sistema portuale (Fig. 1), quindi sarebbe stato meglio concen-trare gli sforzi, valutando i problemi idraulici fin dall’inizio, nel ripristino di tutto il sistema che, nell’ipotesi massi-ma, dovrebbe in prima istanza riguar-dare l’area ad est e a sud della Basilica, l’area delle Marignane, la riapertura e sistemazione del canale Anfora14. Si considerò che la passeggiata della via Sacra, oltre ad essere intrinsecamente gradevole, è una sorta di passerella in quota, che consente una visione otti-

12 Non va dimenticato infatti l’impegno per la riapertura del canale Anfora (v. L. Bertacchi in: Aquileia chiama-Bollettino dell’Associa-zione Nazionale per Aquileia, “Il Canale An-

fora”, anno XXX, dicembre 1983).13 Locuzione che rende felicemente l’idea, lan-ciata di recente dal Soprintendente dott. Luigi Fozzati.

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male del porto monumentale; apparve evidente, ancora, che la sua demoli-zione avrebbe scardinato un sistema idrulico consolidato ed efficiente, la-sciando molte incognite per la sua so-stituzione.Con l’illustrazione di un episodio par-ticolare della storia archeologica di Aquileia, che si è rivelato decisivo per i programmi ed i progetti avviati e in parte realizzati15 degli ultimi vent’anni, si cerca di dare un contributo positivo alla riflessione sui rapporti fra l’identi-tà del luogo con le azioni preordinate alla tutela e alla valorizzazione. E’ un nodo cruciale per una buona urbanisti-ca, per un’interrelazione produttiva fra quest’ultima e le stratificazioni archeo-logiche e per l’elaborazione di indirizzi e criteri di qualità nella progettazione delle opere. Il lavoro fatto negli anni passati da amministratori, progettisti, storici e archeologi fornisce contribu-ti sostanziosi al riguardo, a partire dal ruolo centrale del sistema idraulico-fluviale. Tener conto del complesso

14 Il piano del parco archeologico prevedeva nel master plan queste ipotesi , che furono in-serite anche del piano della portualità adottato in una prima versione dal Comune. Benchè si trattasse di previsioni indicative furono stral-ciate da quest’ultimo. In particolare la riaper-tura del bacino portuale ad est della Basilica, in prosecuzione del fronte portuale della via Sacra, non ebbe il parere favorevole della So-printendenza, “in quanto le proposte di immis-sione d’acqua nelle suddette zone porterebbe

di conoscenze, letture, interpretazioni, proposte progettuali – conditio sine qua di qualsiasi corrttezza metodolo-gica - tornerà utile al lavoro della Fon-dazione per Aquileia, e potrà essere di aiuto nel superamento delle difficoltà che in fase di avvio si sono palesate per una pianificazione strategica. Fer-ma restando la rigorosità scientifica, del resto ampiamente garantita dalle personalità inserite nell’istituzione, è il momento di superare i recinti settoria-li, in modo che la città sia il risultato dei contributi di tutti gli attori che han-no responsabilità e competenze nella comunicazione delle stratificazioni ar-cheologiche, nell’assetto urbano e nel-le sue architetture. Il piano strategico è la condizione irrinunciabile perché Aquileia possa diventare riferimento per un diverso modello non solo di tu-tela dei valori storico-archeologici, ma di assetto urbano capace di raccontare il luogo e di assicurare qualità e oppor-tunità agli abitanti e ai visitatori.E’, dunque, il momento dell’arte.

Amerigo Cherici

a un danneggiamento alle strutture romane da 1000 anni interrate;”. (Nota del 15 maggio 1998, Prot. N. 918/14 della Soprimtendenza archeologica e per i beni ambientali architetto-nici artistici e storici del Friuli-Venezia Giulia-Trieste).15 Fra le realizzazioni occupa un posto di rilie-vo assoluto la sistemazione del porto canale (2009) nel tratto fra Borgo S. Felice e Marina di Aquileia, in attuazione del piano particola-reggiato della portualità (approvato nel 2006).


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